Dal Terrorismo Politico Alle Nuove Forme Di Terrorismo Globale: Strumenti Di Conoscenza E Di Contrasto in Ambito Nazionale Ed Europeo
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Sede didattico residenziale V corso di formazione per l’accesso alla qualifica iniziale della carriera prefettizia DAL TERRORISMO POLITICO ALLE NUOVE FORME DI TERRORISMO GLOBALE: STRUMENTI DI CONOSCENZA E DI CONTRASTO IN AMBITO NAZIONALE ED EUROPEO Consigliere: Dott.ssa Lorenza SIPIONE Anno 2017 1 Abstract Uno dei problemi drammaticamente attuali è quello legato al terrorismo. Si tratta di un problema che riguarda non soltanto il territorio nazionale, ma anche i confini extranazionali, dato che non esiste praticamente alcun regime del mondo che non vi abbia fatto ricorso o che non l’abbia subita. Il presente lavoro mira ad affrontare la questione della prevenzione del terrorismo dal punto di vista giuridico, sia in termini di collaborazione internazionale sia in termini di produzione di strumenti giuridici appositi. A tal riguardo l’Onu, su scala globale, la Comunità europea su scala regionale e l’Italia hanno compiuto numerosi sforzi per approntare, nonostante le difficoltà, una normativa ugualmente accettabile dalla comunità internazionale nel suo complesso. Scopo, dunque, del presente lavoro è di cercare di rispondere in modo sistematico al problema del terrorismo cui oggi il nostro Paese è tenuto in termini civili e democratici, dopo avere fatto un’accurata analisi del passaggio dal terrorismo politico della prima metà del secolo XX sino alle nuove forme di terrorismo globale. 2 INDICE I. Pag. 3 – LA NOZIONE DI TERRORISMO II. Pag. 5 – EVOLUZIONE STORICA DEL TERRORISMO III. Pag. 6 – LEGISLAZIONE ANTITERRORISMO IV. Pag. 9 – IL TERRORISMO POLITICO IN ITALIA V. Pag. 13 -LE LEGISLAZIONI SPECIALI ANTITERRORISMO VI. Pag. 14 – IL 1978 E IL SEQUESTRO MORO VII. Pag. 18 – LA FINE DEL TERRORISMO POLITICO IN ITALIA VIII. Pag. 19 – LA DIREZIONE CENTRALE DELLA POLIZIA DI PREVENZIONE IX. Pag. 21 –IL COMITATO DI ANALISI STRATEGICA ANTITERRORISMO (C.A.S.A.) X. Pag. 22 – EUROPOL, EUROJUST, PIANO D’AZIONE,STRATEGIA UE,PROGRAMMA DI STOCCOLMA XI. Pag 24 – IL NUOVO TERRORISMO GLOBALE XII. Pag. 29 – LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE FRA LE FORZE DI POLIZIA E L’INTELLIGENCE XIII. Pag . 31 - L’INTELLIGENCE ITALIANA XIV. Pag. 33 - L’ITALIA APPROVA LA LEGGE PER COMBATTERE LA RADICALIZZAZIONE XV. Pag. 36 – COME SCONFIGGERE IL NUOVO TERRORISMO? XVI. Pag. 37 – IL RUOLO DEI LUOGHI DI CULTO 3 I. LA NOZIONE DI TERRORISMO La definizione teorica di terrorismo è particolarmente controversa. Nel corso dei secoli il termine terrorismo è stato utilizzato con riferimento alla strategia dei Governi per sottomettere la popolazione; poi, all’uso sistematico della violenza ai danni delle entità statali da parte di organizzazioni clandestine con finalità politiche. Alcuni hanno sostenuto che il terrorismo sia un fenomeno complesso in quanto legato all’ambito criminologico, all’ambito politico e connesso ai concetti di guerra, di propaganda e di religione1. Altri, hanno teorizzato che bisogna guardare alle motivazioni, alla personalità e alla strategia del terrorista: i gruppi terroristici di matrice separatista sono mossi da ragioni politiche, come l’indipendenza del proprio territorio da una nazione cui non sentono di appartenere o il cambiamento dell’ordine sociale; altri gruppi, nazionalisti di stampo religioso appaiono più pericolosi perché spesso privi di un chiaro piano politico2. Di conseguenza, il termine terrorismo significa cose differenti per persone differenti. Questa è anche almeno in parte la ragione per cui il terrorismo non è mai stato definito in modo soddisfacente. I Governi cercano di lasciar fuori i soggetti istituzionali da ogni definizione di terrorismo e rigettano l’idea che possa anche esistere un collegamento causale tra atti terroristici sponsorizzati dagli Stati e il terrorismo dei soggetti non istituzionali. Inoltre, i Governi rifiutano di prendere in considerazione le cause del terrorismo e di affrontarle. L’assenza di una politica normativa coerente, lungimirante e organica sul terrorismo è in linea con l’approccio ad hoc adottato dai Governi con riferimento ai mezzi necessari per reagire efficacemente contro il terrorismo sul piano giuridico internazionale. Di conseguenza, la cooperazione interstatuale in materia penale per prevenire, controllare e reprimere il terrorismo rimane frammentaria, limitata e inefficace. Nei Paesi occidentali si ritiene che un atto terroristico sia caratterizzato dall'uso indiscriminato della violenza contro una popolazione civile, con l'intento di 1 A.SCHMID,Frameworks for conceptualising terrorism,in Terrorism and Political Violence vol 16,n.2,2004. 2 W.LAQUEUR,Il nuovo terrorismo,Corbaccio,Milano 2002, pp 102-103 4 diffondere il panico e di coartare un governo o un'autorità politica internazionale. All'origine del terrorismo, si aggiunge, ci sono sempre motivazioni ideologiche o politiche (e questo lo differenzia da comportamenti criminosi motivati da ragioni private, come la ricerca del guadagno o la vendetta personale). Ma questa interpretazione resta altamente problematica e non è accolta da molti autori. Anzitutto, essa non tiene conto della condizione in cui si trovano i popoli oppressi dalla violenza di forze occupanti, dal momento che la nozione di terrorismo viene circoscritta alla condotta illecita di soggetti non istituzionali. Anche rispetto a questo approccio limitato, i Governi hanno omesso di sviluppare un efficace regime giuridico internazionale volto a prevenire, controllare e reprimere il terrorismo. Essi hanno, invece, almeno finora, preferito un approccio confuso consistente nello sviluppare convenzioni distinte per materia che si riferiscono solo ad alcune particolari manifestazioni di violenza. Trattasi di un problema, dunque, di non poco momento, se si considera che la minaccia terroristica ha preso piede a livello internazionale in maniera sempre più intensa, specie negli ultimi anni. Basti ricordare i tragici fatti di Parigi del 13.11.2015, quelli di Bruxelles del 22.3.2016, del 14 luglio 2016 avvenuti a Nizza, quelli di Manchester del 22.5.2017, del 22.3.2017 e del 3.6.2017 verificatisi a Londra, da ultimo quelli di Barcellona del 17.08.2017. II.EVOLUZIONE STORICA DEL TERRORISMO Il terrorismo va analizzato anzitutto nella sua evoluzione storica. Trattasi di un fenomeno noto fin dall'antichità (basti pensare alle congiure di palazzo ai tempi dell'Impero romano) e nel Medioevo, ove il terrorismo ha avuto un suo precedente nel tirannicidio, rinverdito nel Rinascimento (emblematica l'uccisione nel 1537 a 5 Firenze di Alessandro de' Medici da parte di Lorenzino de' Medici, che poi nella sua Apologia rivendicò il gesto come doverosa difesa della libertà repubblicana) e, nel corso delle guerre religiose del sec. XVI, dalle teorie dei monarcomachi luterani, calvinisti e cattolici (che trovarono per esempio attuazione nell'assassinio del re di Francia Enrico IV, nel 1610, a opera del fanatico cattolico Ravaillac). Dopo la svolta rappresentata dal giacobinismo robespierrista, il terrorismo rimase appannaggio degli eserciti, da quelli napoleonici a quelli avversi a Napoleone, e delle forze della Restaurazione (“terrore bianco”), ma nelle aree del dissenso cessò di essere teorizzato soltanto come strumento di liberazione da un despota per divenire invece elemento di una più ampia lotta politica. In questo senso il terrorismo appare un fenomeno radicato nell'Ottocento, quando si diffuse l'immagine del rivoluzionario in armi pronto, se necessario, ad agire anche isolatamente. Come tale fu rivendicato dai populisti russi, che lo giustificarono in quanto reazione obbligata alle misure repressive estreme del potere zarista, e assunse il senso specifico di ribellione da parte di minoranze organizzate che passavano dalla cospirazione all'intervento armato. Sempre più, pertanto, venne differenziandosi sia dalle forme di violenza estrema messe in atto dagli apparati statali nel quadro di un sistema giuridico o anche in violazione di esso, sia dalla guerra condotta da eserciti regolari, sia dalla guerriglia. Nel corso del sec. XIX il terrorismo s'intrecciò con le teorie insurrezionaliste anarchiche ed ebbe particolare diffusione con la serie di attentati compiuti da giustizieri anarchici contro regnanti di vari Paesi (da quello contro lo zar Alessandro I nel 1866 a quelli contro il re d'Italia Umberto I del 1878 e 1900). Contemporaneamente si sviluppò un terrorismo nazionalista, rivoluzionario o controrivoluzionario, esploso in luoghi diversi dell'Europa continentale (dall'attentato parigino di F. Orsini contro Napoleone III del 1858 alla lotta armata dei separatisti irlandesi), dei Balcani e del Medio Oriente, dove crebbe negli anni della prima guerra mondiale a opera di varie organizzazioni (Mano Nera serba, Organizzazione rivoluzionaria interna macedone, sionisti palestinesi). III.LEGISLAZIONE ANTITERRORISMO Nell’ordinamento giuridico italiano, né tanto meno in alcun trattato delle Nazioni Unite né nei trattati multilaterali, è rintracciabile una chiara definizione di 6 terrorismo. Va, inoltre, considerato che la normativa nazionale relativa ai reati di terrorismo è frutto di varie disposizioni stratificatesi nel tempo, frutto di interventi a volte occasionali ed emergenziali. Dal punto di vista storico si può dire che il termine terrorismo viene introdotto nel nostro ordinamento solo nel 1978 quando viene inserito nel codice penale l’art.289 bis, che punisce il sequestro di persona a scopo di terrorismo o di eversione3. Infatti, il codice penale italiano, che risale al 1930, sanzionava i “Delitti contro la personalità interna” ed è stato modificato in risposta all’aggressione terroristica degli