Il Talento Di Francesco. Totti E Borromini: Due Fuoriclasse a Confronto
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ENRICO MAIDA E FULVIA STRANO IL TALENTO DI FRANCESCO Totti e Borromini fra genio e creatività Edilazio Letteraria PREFAZIONE di Vincenzo Cerracchio “Totti è un genio, questo lo sai...” Quando Fulvia - coautrice di questo libro e, soprattutto, amica mia - iniziò la manovra di aggiramento, io la scambiai ingenua - mente per la solita provocazione da romanista a laziale. Sorrisi scettico e dissi “beh...” “Quello che non sai è che ha lo stesso talento di Borromini, è un genio controcorrente” . Quando Fulvia - coautrice di questo libro e, soprattutto,storica dell’arte - cominciò a sparigliare il discorso, io lo scambiai stupi - damente per un paradosso a effetto. Il sorriso si fece perplesso e dissi “ah...” “Ho idea di scrivere una storia incrociata. E ho bisogno del tuo aiuto”. Quando Fulvia - coautrice di questo libro e, soprattutto, donna - si mette in testa una cosa, le strade sono due: assecondare o fug - gire. Va così con qualsiasi donna, no? Io scelsi la strada intermedia: glissare. Guardai verso un imperdibile orizzonte e dissi “uhm...” “Hai capito male. Mica devi scriverci tu, di Totti. Laziale come sei, sai che schifo ne uscirebbe. Però devi trovarmi un Tottologo”. Spiegava, si accalorava, scalava la terza in doppia debraiata, ma - 5 gnificando il tacco di Totti, il suo cucchiaio, i suoi gol, difficili e inevitabilmente meravigliosi, irridenti come le orecchie d’asino sullo stemma papale di un architetto del Seicento che si chiamava Francesco anche lui. Borromini, quello che ha trasformato la Ro - metta in Roma, senza essere un calciatore. Nati lo stesso giorno, un 27 settembre, diversamente simili: dipenderà dall’ascendente quel poco che non hanno in comune? Feci finta di allacciarmi una scarpa e dissi “boh...” Visto che non la fermavo comunque - o forse avevo finito la gamma di interiezioni - buttai lì una frase così: “Un libro? Ma dai, come fai? Un articolo ci potrebbe anche stare, sarebbe curioso. Magari me lo fai leggere e poi lo spediamo a qualche rivista romanista...” “Ma allora non hai proprio capito niente! Tu trovami il Tottologo e vedrai. Però ci scommettiamo su. Scommettiamo una prefazione. La prefazione di un laziale a un libro che parla bene di un roma - nista, anzi di due”. A noi laziali - questo è noto - non piace vincere facile. E qui commisi la seconda leggerezza. Mettendola in contatto con Enrico - coautore di questo libro e, soprattutto, amico mio - il giornalista che più somiglia a uno scrittore che io abbia mai cono - sciuto. Ho pensato che ci volesse un gran genio e una fantasia illi - mitata per scrivere vita e opere di Totti in modo accattivante. E che comunque non sarebbero andati, in due, oltre le dieci pagine di WorldPad a righe strette e caratteri larghi. Ora i beninformati, o meglio i maligni, sosterranno che, essendo stato Enrico il mio capo alla redazione sportiva del Messaggero, io abbia cercato semplicemente di attirarlo in una trappola o, più bo - nariamente - come si dice a Roma - di tirargli una sòla. Posso solo ammettere, ma in presenza di un avvocato, di essermi fregato le mani una volta fatte le presentazioni. 6 La farò breve. Questa che state leggendo è una scommessa persa. Ma basterà avventurarsi nella storia - che questa è in fondo, av - vincente, singolare, sorprendente molto più di qualsiasi saggio - per scoprire la scommessa vinta. Perché il ritratto dei due Francesco è una sfaccettatura continua, un insieme di particolari, di curiosità, d’introspezioni che finiscono per rendere vivida e realistica l’intuizione di metterli a confronto. E perché il primo denominatore comune, quella Roma “magnifica e presuntuosa” nella quale i due si muovono e si riflettono, a di - stanza di secoli, da sottofondo che sembrava si erge quasi subito a prepotente protagonista. Eresia per eresia, posso dire che questo, scritto da due romani, è un grande libro su Roma e sui suoi capolavori, architettonici e tecnici? Su Roma e sul suo cuore pulsante, artistico e popolare, connubio dalla Storia non più scindibile? E che non è necessario essere né cultori d’arte né tifosi della Sud per goderselo appieno? Talento per talento, posso dire che Fulvia ed Enrico ne hanno, nei rispettivi campi che incredibilmente s’incrociano a loro volta, quanto i due Francesco mirabilmente ritratti? Scommessa per scommessa, e visto che Totti è perduto, posso dire almeno che Borromini sarebbe stato laziale...? 7 1. L’ INCONTRO IMPOSSIBILE . QUEL MAGICO 27 SETTEMBRE Il giorno si annuncia foriero di novità. A fronte di un’Orsa Maggiore all’altezza minima Cassiopea rag - giunge quasi lo zenith , mentre il Triangolo estivo a sud ovest è an - cora ben evidente e lo sarà fino alla fine del mese. Pegaso è in posizione dominante a sud, con la caratteristica forma ‘a quadrato’ da cui si diparte la costellazione di Andromeda e, più in là, di Per - seo. Il cielo del mese, da autunno boreale o quasi, lascia già intra - vedere la regione d’Orione, anticipata dalle Pleiadi del Toro e, a seguire, da Aldebaran. Roma si è svegliata presto, al suono antico delle campane di qualche parrocchia del centro storico, stuzzicata da un’aria pun - gente che presto verrà stemperata dal sole; l’azzurro deciso del cielo promette un’altra giornata d’estate. La Chiesa festeggia, tra gli altri, San Vincenzo De’ Paoli e molte Dame della Carità si apprestano a rendere omaggio al loro fonda - tore in San Pietro, davanti alla statua gigantesca che Pietro Bracci pose nel 1754 in una nicchia della navata mediana. Un atto di fede ed un segno di distinzione per le associate, giustamente orgogliose di un’appartenenza che vanta quattrocento anni di storia. Attraver - sano a passo svelto la piazza, tra i rintocchi un po’ ovattati del cam - panile di Santa Maria dell’Anima, nascosto alla vista sebbene bellissimo: “opera del Bramante” recitano le vecchie guide di Roma, ma esagerano. Al posto dei vecchi carretti, sui sampietrini scricchiolano gli am - mortizzatori un po’ sgangherati dei motorini e le catene arrugginite di qualche bicicletta bipartisan : a piazza Navona, si sa, ci vivono i ricchi. Peppino il barista distende le tovaglie sui tavolini, non senza aver prima squadrato il cielo in cerca di nubi. Non sembra affatto 9 preoccupato dall’avanzare di quell’ammasso plumbeo da via dei Coronari: a Roma, si sa, piove solo quando è nero su San Pietro. Sistema i posacenere come sgranando i semi di un rosario “ve - diamo un po’ quanti ce ne restano, oggi” sospira tra sé e sé. Consuelo, la peruviana badante del principe Orsini, apre le per - siane del mezzanino e innaffia i gerani rinsecchiti con lo stesso amore con cui accompagna il vecchio brontolone a comprarsi il giornale ogni mattina. Sorride a tutti e sopporta con cristiana pa - zienza le angherie blasonate degli avidi congiunti, pronti a sbra - narsi l’osso di una ben scarna eredità che tarda ad arrivare. Al centro della piazza è già montato il palco per il grande con - certo di stasera. Un mausoleo di tubi innocenti e paratie, oltre le quali si sente zampillare l’acqua dei Quattro Fiumi che Bernini im - mortalò nel marmo, a figurare i soli continenti allora noti. Senza l’Australia fanno quattro, appunto. “E quattro: fanno otto. Vai un po’ a prende le altre casse, regazzì. Datte ‘na mossa.” Con la calma che si addice al luogo e alla sua gente, i tecnici del suono cominciano il lavoro: cavi, cavetti e con - trospine saranno maneggiati, smontati e rimontati fino a che tutto non sarà pronto. Suona Venditti questa sera, per festeggiare assieme ad altri artisti il compleanno del Capitano della Roma; l’unico, il solo Capitano, il 10 che fa tutti innamorare per la bravura certo, ma ancor di più per la grandezza d’animo e la magia con cui riesce a trasformare in sogno l’avventura del gioco del pallone. Tiepido il sole, è ancora presto. Ma lentamente qualcuno inizia ad affluire, chi per guardare chi per un caffè nella piazza più bella che ci sia. È così originale questo invaso oblungo, un salotto ina - spettato dentro il reticolo contorto di strade, vicoli e palazzi che si dipana tutt’intorno. Domiziano il folle, megalomane e autoritario imperatore che si meritò la damnatio memoriae ha vinto sulla Sto - ria, lasciando il suo nome impresso per sempre nella mente e negli occhi della gente, grazie allo stadio che qui volle costruire, proprio nel cuore del Campo Marzio. Sopravvissuto in negativo, cioè sol - tanto nella pianta ellittica della cavea e dell’arena pensata per i ludi ginnici , la sua impronta vuota ha condizionato l’urbanistica della 10 città e ne ha dettato l’aspetto di salotto, elegante ed eccentrico come il principio geometrico sotteso. Così oggi il Capitano festeggerà due volte il compleanno: alle tre giocando una partita amichevole all’Olimpico; alle nove parteci - pando al concerto in suo onore a piazza Navona. Due Stadi per una stessa festa: non male come idea. Vicino al palco un po’ di gente si è radunata. Semplici curiosi, passanti interessati a sapere che succede – forse sono laziali, o ju - ventini mascherati da stranieri – tutti a sbirciare e commentare l’evento del giorno. Non mancano le critiche: “troppo rumore dan - neggia i monumenti” e poi “non c’è pace per questa fontana! Prima quel pazzo che l’ha danneggiata staccando un pezzo di marmo, e adesso arrivano i decibel a completare l’opera”. Ma la gran parte del pubblico è entusiasta. Sarà la fede romanista, sarà la voglia di far festa: una serata così chi se la perde? E all’improvviso, dalle Cinque Lune, imbocca nella piazza uno sciame confuso di persone, difficile capirne la natura. Troppo cao - tici nell’andamento per essere un gruppo di turisti, varie le età e i portamenti: non è una scolaresca.