Rapporto Ambientale Del Quarto Aggiornamento Del
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Provincia Autonoma di Trento Agenzia Provinciale per la Depurazione RAPPORTO AMBIENTALE DEL QUARTO AGGIORNAMENTO DEL PIANO PROVINCIALE DI RISANAMENTO DELLE ACQUE a cura di : Ing. Gianluca Vignoli Iscrizione Albo Ingegneri Provincia di Bolzano n. 1313 2 / 50 1 Piano Provinciale di Risanamento delle Acque Il territorio della provincia autonoma di Trento si distingue per le proprie peculiarità ambientali ed è quindi necessario tutelare le risorse naturali presenti mediante appositi piani gestionali, che mettano in sintonia le diverse esigenze del territorio; il principio fondamentale su cui si basano le politiche provinciali è l'integralità dell'approccio per la salvaguardia degli ecosistemi, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile delle attività antropiche. In questo contesto il Piano di Risanamento delle Acque è lo strumento pianifcatorio utilizzato per la salvaguardia della qualità delle acque pubbliche. Il primo piano di Piano di Risanamento delle Acque, approvato dalla Giunta Provinciale del Trentino nel 1987 e inserito nell'ambito della politica nazionale, rappresenta lo strumento concreto di afnamento degli concetti di tutela delle risorse idriche, mediante una descrizione dettagliata della situazione attuale delle acque, superfciali e sotterranee, l'individuazione delle aree cosiddette sensibili e la defnizione delle eventuali attività di modifca delle opere esistenti. Il Piano di Risanamento delle Acque è stato sottoposto a successivi aggiornamenti, negli anni 1991, 1995 e 2002. L'ultima modifca al Piano si è basata su precise linee guida già espresse nella direttiva quadro europea 2000/60/CE, la quale si diferenzia dalle precedenti direttive poiché istituisce un più ampio quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Questa direttiva rappresenta il risultato di un processo il cui obiettivo è l'elaborazione di principi di base per una politica sostenibile in materia di acque a livello dell'Unione Europea e il riconoscimento del valore degli ecosistemi acquatici. Il Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche (PGUAP) e il Piano di Tutela delle Acque (PTA), nati appunto dal recepimento della direttiva comunitaria, si basano su un approccio combinato che considera contestualmente sia i limiti emissivi agli scarichi (imposti dalle precedenti normative) che obiettivi di qualità delle acque dei corpi idrici superfciali. Nell’ambito dell’adeguamento normativo provinciale, la Provincia Autonoma di Trento assimila il Piano di Tutela delle Acque al Piano provinciale di Risanamento delle Acque. In particolare l’art. 55 della legge provinciale 19 febbraio 2002, n. 1 stabilisce che il piano provinciale di risanamento è adeguato, ai sensi dell’articolo 44 del d.lgs. 11 maggio 1999, n. 152, al piano di tutela, tenendo in considerazione sia le indicazioni del PGUAP che le direttive europee. In generale, il benessere qualitativo della risorsa idrica si valuta tenendo conto di diversi aspetti, quali le condizioni chimiche, fsiche e microbiologiche che, se non regolamentate, possono alterare irreversibilmente la natura degli habitat nei quali si sviluppa la fauna ittica. Qualora tali parametri risultassero anomali, potrebbero venir compromesse le capacità autodepurative dei corsi d'acqua, con conseguenti fenomeni di eutrofzzazione e la comparsa di condizioni anossiche. Il PTA individua 6 corsi d'acqua superfciali signifcativi all'interno della Provincia di Trento: il fume Adige, il torrente Noce, il torrente Avisio, il fume Brenta, il fume Sarca ed il fume Chiese, le cui portate convogliano un volume di acqua notevole essendo le principali aste fuviali del territorio. Per determinare lo stato di salute dei corpi idrici principali, il PTA prevede la 3 / 50 valutazione dell'Indice Biotico Esteso (IBE) e dell'Indice di Funzionalità Fluviale (IFF). L'IBE consente di formulare una diagnosi della qualità degli ambienti acquatici sulla base delle modifcazioni prodotte nella composizione delle comunità di macroinvertebrati determinate da signifcative alterazioni fsiche dell'ambiente fuviale. L'IFF consiste nella valutazione del stato complessivo dell'ambiente fuviale e della sua funzionalità, intesa come risultato di una serie di fattori biotici e abiotici presenti nell'ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato. Tale indice contiene informazioni sulle cause che hanno portato al suo deterioramento, ma anche indicazioni implicite per orientare gli interventi di riqualifcazione. Sulla base di tali valutazioni si può osservare che solo un numero limitato di aste fuviali dovranno essere sottoposte a rigidi interventi al fne di raggiungere l'obiettivo imposto dal PTA per l'anno 2016, ovvero il raggiungimento dello stato di qualità buono per l'intera rete fuviale della Provincia. Per quanto riguarda i laghi e gli invasi, maggiormente soggetti a contaminazione nel caso si trovino nelle zone vallive, dove è maggiore la concentrazione di agglomerati urbani e di terreni agricoli, il giudizio complessivo del loro stato di salute è mediamente sufciente. È importante sottolineare come la presenza dei principali nutrienti, come azoto e fosforo, in elevate concentrazioni possa determinare un sensibile deterioramento delle condizioni acquatiche. In particolare per il Trentino è stato individuato nel fosforo il fattore limitante, ovvero a causa della sua scarsità rispetto all'azoto esso può controllare la crescita algale con conseguente eutrofzzazione degli invasi. Per tale motivo, con la deliberazione n. 283 del 16.02.2004, la provincia ha formalmente individuato come aree sensibili tutti i bacini idrici provinciali, in modo da istituire una tutela capillare del territorio. Nella deliberazione si defniscono le misure di adeguamento degli impianti di depurazione delle acque refue urbane con potenzialità maggiore di 10'000 AE e del trattamento degli scarichi industriali. Gli impianti di nuova realizzazione saranno dotati di processi di defosfatazione e denitrifcazione per l'abbattimento dei principali nutrienti, responsabili di eventuali fenomeni di eutrofzzazione; gli impianti già esistenti verranno altresì sottoposti a modifche, con l'inserimento di processi di defosfatazione ed eventuale denitrifcazione. Il processo di denitrifcazione si rende necessario nel caso in cui vi sia un riscontro oggettivo della presenza di nitrati nel refuo in concentrazione superiore a 50 mg/L; in questa fase avviene la riduzione dei nitrati (NO3-) a nitriti (NO2-) e successivamente in azoto gassoso (N2) ad opera dei batteri denitrifcanti. Nel processo di defosfatazione invece, si ha l'eliminazione del fosforo in parte per via biologica e in parte attraverso un trattamento chimico- fsico che consiste nell'aggiunta di opportuni reattivi nel refuo da trattare (come il cloruro ferrico) i quali reagiscono con il contaminante precipitando sotto forma di fosfato. In tutte le aree sensibili del Trentino il fosforo non deve superare la concentrazione media annuale di 2 mg/L per i refui trattati provenienti da agglomerati di medie dimensioni, tra 10'000 e 100'000 AE; nel caso di agglomerati con più di 100'000 AE la concentrazione massima media annua non 4 / 50 deve superare il valore di 1 mg/L. Nel caso dell'azoto totale invece il limite superiore di concentrazione è di 15 mg/L per agglomerati di medie dimensioni e si riduce a 10 mg/l per agglomerati con più di 100'000 AE. Il limite normativo per la concentrazione negli scarichi di azoto e fosforo è un limite medio annuo. Il territorio trentino è inoltre caratterizzato da una forte variabilità delle dimensioni e della densità spaziale degli agglomerati urbani, determinata soprattutto dalle caratteristiche geomorfologiche territoriali. Le revisioni a cui è stato sottoposto il Piano di Risanamento delle Acque hanno come obiettivo comune la riduzione del numero degli impianti di trattamento primario con dismissione di numerose vasche di tipo Imhof ed il conseguente aumento del volume di refuo trattato in impianti di trattamento biologici, in modo da arrivare a trattare in modo spinto la maggior parte dei refui prodotti dall'intera provincia. Le modifche del piano successive all'anno 2004, devono essere corredate di Valutazione Ambientale Strategica, così come indicato nella direttiva europea 2001/42/CE, recepita con Legge Provinciale 10/2004. Inoltre la direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della fora e della fauna selvatiche, introduce il concetto di valutazione di incidenza con lo scopo di tutelare la biodiversità degli ambienti naturali attraverso la valutazione di tutti gli aspetti che possono alterare l'equilibrio della fora e della fauna. Le misure adottate dalle direttive europee tengono conto di diversi aspetti, quali l'economico e il socio-culturale, oltre a quello ambientale; particolare attenzione viene posta alle caratteristiche tipiche delle varie regioni, nella ricerca della massima sostenibilità dello sviluppo e delle trasformazioni territoriali. 1.1 Specifiche del quarto aggiornamento del Piano di Risanamento delle Acque La presente relazione costituisce il rapporto ambientale della VAS del quarto aggiornamento del Piano di Risanamento delle Acque e si articola su un confronto fra i tre diversi scenari costituiti dalla situazione esistente, la situazione prevista dal piano di risanamento ora vigente e la nuova situazione proposta con il quarto aggiornamento del piano, ora in discussione. Nello specifco, la situazione attuale contempla 157 agglomerati (vedi Tabella 1); sono attivi 71 depuratori biologici che realizzano un trattamento spinto