Imp. Corretto
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SAGGI Storici municipali e regionali nell’Abruzzo di età spagnola Storiografia e giurisprudenza del Cinque-Seicento all’Aquila di Raffaele Colapietra a«Se la filosofia morale muove con le ragioni – premessa necessaria perché la rappresentazione scrive Bernardino Cirillo nella dedica, datata 20 de «gl’affanni et travagli della patria nostra et le maggio 1540 a Loreto, dove esercitava le fun- cause onde son derivati» giovi a suscitare pres- zioni di governatore di quella Santa Casa, degli so i concittadini i «contrari andamenti» atti a Annali della città dell’Aquila con l’historie del «rilevarla, conservarla et aumentarla» (e sia pu- suo tempo ai magnifici signori e cittadini di re che questa raccolta documentaria non meriti, Aquila1 – muove assai più l’historia con gli molto significativamente, «vero titolo d’historia esempi. Se le leggi humane puniscono gli erro- perché confesso di non saperla scrivere»). ri, l’historia insegna di schifargli, mostrando Pregiudiziale per quest’inversione di ten- quel che sia utile et quel che sia dannoso, quel denza è la pace interna, che la Spagna garanti- che sia vergogna et quel che si onore». sce, e della quale Cirillo è ferventissimo estima- Non si può certo affermare che un’imposta- tore, sia che si evochino le origini sveve di zione precettistica e pedagogica come questa Aquila da Federico II «questo inquieto impera- rivesta una qualsiasi nota di originalità nell’am- tore, che mai quietò mentre visse, né lasciò bito della storiografia post-guicciardiniana, e di vivere altri in quiete» o le vicende idilliche dei quella napoletana in particolare. Ma le cose tempi di re Roberto («Né per molto che corres- cambiano aspetto, ed il problema assume un’an- se la malignità de’ tempi le cose eran sì fatte di datura praticistica e connotati politici di non tra- tempera che il buono che volesse attendere a scurabile rilievo, allorché si rifletta al momento viver quietamente non avesse potuto farlo») o in cui Cirillo scrive ed all’argomento del suo quelle tempestose di Ladislao che «fu bello di discorso, l’autoritarismo di governo del viceré persona et hebbe molte guerre …onde inquietò Toledo da un lato, la vittima più illustre del molto altre et sé stesso» sia persino che si sistematico assolutismo spagnolo tra gli organi- richiamino alla memoria personaggi grandeg- smi comunali meridionali, dall’altro. gianti della storia cittadina, come quel conte Di queste vicende il Cirillo è stato testimone Lalle Camponeschi che a metà Trecento aveva e talora protagonista, e perciò il suo «esempio» riempito di sé le cronache abruzzesi col suo par- acquista una concretezza particolare nell’ambi- teggiare autorevolissimo per Ludovico d’Un- to dei rapporti tra le città provinciali ed il cen- gheria fino ad attirarsi violentemente la morte tralismo vicereale (della monarchia di Spagna) ad opera di Filippo di Taranto con conseguente al pari mutatis mutandis della problematica feu- prima e profondissima crisi costituzionale nello dale ed aristocratica che avrebbe suscitato, nella svolgimento statutario del comune aquilano stessa prospettiva dialettica, ed attraverso un («Questo fu il fine del conte Lalle, dopo l’haver «esempio» non meno ingente, Camillo Porzio. ucciso molti, posta la patria in gran travagli et Cirillo sa che Aquila è stata sempre soggetta spese, usato ribellione al principe et fatti danni all’altrui dominio, e perciò taglia corto con le infiniti a’ suoi contrari col suo perpetuo gareg- velleità repubblicaneggianti delle evocazioni giare»). romane, ateniesi e spartane («La corporazione A conseguire questo fine peraltro i sovrani non deve farsi tra cose dissimili») affermando debbono contribuire in modo determinante (e implicitamente un rigoroso lealismo, che è la qui anticipiamo il valore emblematico che a- NOTIZIE DALLA DELFICO - 1/2008 5 vrebbe assunto la stilizzazione di Federico munque, questo desiderio aveva un obiettivo d’Aragona nell’opera storiografica del Porzio) ben preciso, di cui il Cirillo aveva avuto modo guardandosi dal modello infausto di Bonifacio di discorrere in tutt’altra circostanza a proposi- VIII «esempio a’ principi secolari, non tanto a’ to dei tumulti popolari seguiti alla grande care- capi della Chiesa, che si dilettan d’essere più stia del 1330 («È naturale usanza che i miseri et temuti che amati da’ vassalli, dovendo temere bisognosi in simili tempi vorrebber l’abbondan- ognuno per sé chi vuol far temere altri» o da za a spese altrui, non avendo più innanzi gl’oc- quello machiavellianamente deteriore di Ludo- chi che l’utile et l’interesse loro») ma che ora, vico d’Ungheria che si era «insignorito del nella prospettiva e quasi nell’imminenza di un regno più per spavento et oppinion delle genti rivolgimento che si supponeva poter essere radi- che per virtù sua propria o forza d’arme» ed calissimo, acquistava dimensioni di vero e pro- ispirandosi viceversa alla «natura benigna et prio sconvolgimento sociale: «Eran venute grata», al «valore et animo grande» di Giovanna quelle genti in tanta rabbia – scrive il Cirillo, II (una sovrana eminentemente discussa e di- testimone oculare, non si dimentichi, e cittadino scutibile, ma a cui l’ispirazione patriottica della investito di responsabilità non indifferenti, in storiografia napoletana contemporanea guarda uno dei brani anche artisticamente più efficaci come all’ultima espressione dell’indipendenza dell’intera opera – che parevano uscite di senti- nazionale prima delle novità aragonesi e casti- mento poiché non solo di niuna ragione erano gliane) costantemente mostrati pur nelle «spes- capaci ma se l’un d’essi camminava solo per la se mutationi» onde il suo regno avventurosissi- strada andava gridando fra sé stesso muoiano i mo era stato funestato. traditori et viva la povertà, senza saper né di chi Alla savia moderazione dei sovrani i sudditi né di quali parlassero, ma pareva che o per risponderanno con un irrigidimento lealista influsso de i cieli o per maligni stravaganti antipopolare che costituisce uno dei fondamen- humori che gl’andavan per dosso fossero incor- ti più caratteristici della prospettiva politica del si in questa frenesia. Se avveniva che da qualche Cirillo. lor conoscente con piacevol modo fosse lor «Il più delle volte l’amore et affetione ne’ detto quel che volevano et quel che cercavano, popoli suol nascere dall’utile», egli lo sa benis- et chi era che gl’avessero offesi, et chi chiama- simo anche se l’asserzione nella circostanza gli van essi traditori perché sarebber stati gl’offen- giova per ribadire la condanna della bellicosa sori puniti, stavan stupidi, non sapendo che irrequietezza dei Francesi rispetto all’ossequio dirsi, et quando rispondevano dicevano parole che sinceramente, fino alla vigilia del Lautrec, generali, che la povertà non potea più restare et gli Aquilani avevano serbato nei confronti degli che bisognava uccidere i tiranni, et finalmente Spagnoli, da cui sostanzialmente «non s’era altro da loro non poteva raccogliersi se non ch’- ricevuta né di scortesia né danno» a parte l’af- havrebber voluto divitia in tempo di carestia». fievolimento e lo svuotamento, tutto sommato Uno sconvolgimento del genere, nelle sue positivi, del potere personale esercitato da stesse dimensioni informi ed apocalittiche, rap- Ludovico Franchi2. presenta la negazione violenta del buon governo Senonché, proprio in occasione della disce- comunitario, religiosamente ortodosso, politica- sa del Lautrec, con le montagne affollate di fuo- mente lealista e socialmente immobilistico rusciti, con tutta Italia in trepida aspettazione, vagheggiato dal Cirillo, e perciò l’infeudamento «la maggior parte delle genti divennero solleva- del comitatus costituisce per lui l’assestamento te et aspettavan d’hora in hora se levassi rumo- pacifico sotto le ali protettrici della Spagna assai re senza saper nessun di loro né a che fine ten- più che non la catastrofe irrimediabile delineata, dessimo le lor speranze e disegni, ma solo per come vedremo, dai contemporanei e dai posteri. istinto di natura di popolo desideroso de novi- Gli annali servono precisamente a questa pre- tà». cettistica politica, ad inculcare negli Aquilani il Irrazionale ed approssimativo che fosse, co- senso del savio e circoscritto sfruttamento delle 6 NOTIZIE DALLA DELFICO - 1/2008 proprie risorse naturali, a spingere il ceto intel- re onorevolissimamente la sua città nell’opera lettuale a guadagnare le prime fila non più con medesima, i tre giuristi, per nascita e per attivi- l’appassionamento politico ma con la riflessio- tà pubblica, sono fortemente radicati nel conte- ne dottrinaria e l’elaborazione trattatistica. E un sto della vita sociale napoletana contempora- messaggio che, nella seconda metà del Cinque- nea, e di quella aquilana in particolare. cento, verrà raccolto soprattutto dai giuristi, la Essi appartengono innanzitutto alla nuova generazione degli anni quaranta che non ha borghesia intellettuale ed affaristica che ha dato conosciuto i traumi del conflitto con l’autorità il cambio alla vecchia oligarchia mercantile vicereale, che accetta la convivenza tra oligar- dopo l’infeudamento del comitatus, il medico chia cittadina progressivamente aristocratizzata Salvatore Rustici, padre del giurista Giuseppe, in forme chiuse e magari infeudata, da un lato e, che è sceso dal castello di Rocca di Mezzo nel dall’altro, la società agraria feudale e militare quarto di S. Giorgio ad esercitarvi prestigiosa- circostante all’ombra comune dell’amministra- mente la professione, Vincenzo Trentacinque zione finanziaria e giudiziaria spagnola, che in che, nel quarto di S. Giovanni, ricava una rendi- tale ambito riprende ad esasperare la vecchia ta annua di 1530 ducati da censi e da traffico di contrapposizione città-campagna ma a danno zafferano, vino e grano, Gian Marino e Giam- esclusivo e programmatico delle università, del- battista Vivio che, nel quarto di S. Pietro, fonda- le comunità rurali e pastorali che si sono spri- no le loro fortune, per oltre settemila ducati di gionate più o meno autonomamente e vitalmen- rendita annua, esclusivamente su censi, talora a te dalla disgregazione del comitatus e che ora, carico delle più illustri famiglie mercantili della prese in mezzo tra la sopraffazione feudale e le città, come i Carli.