Il Palcoscenico Della Guerra Di Libia. Protagonisti, Retorica, Nazione, 1911-1912 Valentina Nocentini

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Il Palcoscenico Della Guerra Di Libia. Protagonisti, Retorica, Nazione, 1911-1912 Valentina Nocentini Il palcoscenico della guerra di Libia. Protagonisti, retorica, nazione, 1911-1912 Valentina Nocentini Submitted in partial fulfillment of the requirements for the degree of Doctor of Philosophy in the Graduate School of Arts and Sciences COLUMBIA UNIVERSITY 2013 © 2013 Valentina Nocentini All rights reserved ABSTRACT The stage of the Libyan War. Protagonists, rhetoric, nation, 1911-1912 Valentina Nocentini This dissertation explores the historical representation of the Italian nation in regard to the narration of the Libyan War and its causes and implications in the consolidation of both state and society. The texts I examine were all published in contemporary newspapers and magazines, which span from 1910 to 1912, as they refer to events throughout the war. The facts involved in and that led to the war created the first important organic affiliation between politics, finance, mass-society and mass media. I will argue that through the literary narration of this war, Italians came to terms with problematic and unresolved issues of national identity while concurrently confirming the embodied gender configurations along with the relation of the state's power over citizens to their claims of national participation. Chapter I frames the Libyan war from a political, social and economic point of view. It investigates how war was used to stimulate the Italian new capitalistic economy while balancing the new industrial concentration of power and the mass demand of welfare and participation. Chapter II elucidates the moralistic and epistemological dimensions of the rhetoric of violence, which leads to an understanding of how the war was used to regulate and produce a collective national organism. Chapter III provides the foundation for a reflection on how men and masculinity were ‘constructed’ authorities and guarantor within the traditional patriarchal society and the new capitalistic system. The final chapter, then, focuses on how women reshaped their role (the crocerossina’s explicit sexuality subverted a superimposed homosocial order) while still placing themselves under the hegemonic control of men. My analysis traces the figure of the mother as the driving force in the creation of this new nation. Italy’s attempt to cultivate a strong nation-state instead catalyzed the formation of the fascist regime. INDICE DEI CONTENUTI I RINGRAZIAMENTI IV INTRODUZIONE 1 CAPITOLO 1. 1911, CINQUANTENARIO DEL RISORGIMENTO: LA GUERRA DI LIBIA 1.1 Dalla penetrazione militare del Banco di Roma alla guerra di Giolitti. 8 1.2 Industria, finanza e capitalismo italiano. 15 1.3 Siderurgici, stampa e nazionalismo corradiniano. 22 1.4 Sud d’Italia e Nord d’Africa: la Questione Meridionale e l’educazione all’ordine. 28 1.5 Italiani: da massa a popolo. 33 1.6 L’aspetto mediatico della guerra: giornali, intellettuali, opinione pubblica. 36 1.7 La violenza dopo il dolore: il trauma della sconfitta di Adua. 45 1.8 Conclusioni. 53 CAPITOLO 2. LA COSTRUZIONE RETORICA DELLA VIOLENZA, LA COSTRUZIONE DELLA NAZIONE 2.1 Una guerra moderna: l’organizzazione manageriale della violenza. 55 i 2.2 Una guerra di religione, una nuova guerra santa. 59 2.3 Sacrificio, morte e santità. 64 2.4 Lo spettacolo della violenza: il caso delle tre giornate di Sciara Sciat nei reportage degli inviati di guerra. 73 2.5 Violenza della politica e precarietà della vita nell’Italia Liberale. 83 2.6 La violenza del discorso coloniale: l’arabo. 90 2.7 Conclusioni e prospettive di genere. 97 CAPITOLO 3. MASCOLINITA’ E GUERRA DI LIBIA, STATO LIBERALE E CAPITALISMO PER MASCHI 3.1 Umanità, uomini e guerra: introduzione. 98 3.2 Le sfide dell’uomo di inizio secolo e la ridefinizione della mascolinità egemonica. 103 3.3 La militarizzazione dell’uomo italiano. 112 3.4 Il soldato ideale: l’aviatore. 118 3.5 Individuo, società e fratellanza maschile. 124 3.6 Eroticizzazione del corpo: virilità e sessualità del soldato italiano. 132 3.7 Il disinganno della guerra ed il ritorno in patria. 138 ii CAPITOLO 4. DONNE E GUERRA: LO SPAZIO AL FEMMINILE DELL’IMPRESA ITALIANA IN LIBIA 4.1 Genere, donne e guerra di Libia. 143 4.2 La realtà femminile italiana di inizio secolo. 145 4.3 I motivi dell’antimilitarismo femminile italiano durante la guerra. 149 4.4 Rappresentazioni di madri dolorose. 155 4.5 Madri educatrici, donne della nazione. 162 4.6 L’interventismo e la sessualità femminile sulla scena pubblica. 168 4.7 Donne al fronte. L’esperienza delle prime crocerossine italiane in Libia. 173 CONCLUSIONI 185 BIBLIOGRAFIA 196 APPENDICE (Introduction and Conclusions in English) 218 iii Ringraziamenti Questa tesi non sarebbe stata scritta senza il prezioso aiuto del personale della sala periodici della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Nell’estate e nell’autunno 2011, il dott. Rocco Belfiore, Giuseppa Cuccia, Antioca Manconi, Carmela Tavernelli e il responsabile dell’Emeroteca, dott. Fulvio Stacchetti, mi hanno assistita ed agevolata nel rintracciare e leggere tutti i quotidiani e i periodici necessari alla mia ricerca. A New York, l’Interlibrary Loan Office di Butler Library a Columbia University ha facilitato le mie ricerche preliminari facendo arrivare molti libri ed articoli dall’Italia. L’Oldrini Travel Fellowship e la Dissertation Fellowship del Dipartimento di Italiano di Columbia University mi hanno dato il tempo e il sostegno finanziario per scriverla. Questo lavoro conclude un percorso di studi di dottorato presso il Dipartimento di Italiano di Columbia University. Molti sono i professori, i colleghi, gli amici e i familiari che, in modo diverso, hanno contribuito alla sua stesura e che desidero ringraziare. Prima di tutto i miei professori: Jo Ann Cavallo e Nelson Moe, entrambi membri della commissione di tesi, Victoria De Grazia, Flora Ghezzo, Andrea Malaguti e Barbara Spinelli. Un ringraziamento speciale va alla mia advisor, Elizabeth Leake, conosciuta negli ultimi anni dei miei studi, ma cruciale nell’indirizzare in maniera critica la mia ricerca e nel rassicurarmi quando credevo di non potercela fare. Sono grata in particolare anche a Paolo Valesio, per l’importanza che ha avuto come figura di riferimento durante la Graduate School; e a Teodolinda Barolini, per essere stata per me molto più di una professoressa. Desidero poi ricordare Albert Sbragia, con il quale ho iniziato a scrivere i miei primi paper e che ha accettato di far parte della commissione di tesi; e iv Susan Amatangelo, la quale mi ha guidata durante il mio primo anno negli Stati Uniti all’interno del mondo dei graduate studies. Ringrazio tutti i miei colleghi, con i quali ho condiviso gioie e dolori della Graduate School, ed in particolare: Gian-Maria Annovi, Davide Bolognesi, Savannah Cooper-Ramsey, Mariana Fraga, Susanne Knittel, Akash Kumar, Lynn MacKenzie e Jennifer Rhodes. Infine, grazie a Lani C. Muller, per avermi sempre aiutata a risolvere tutte le questioni burocratiche. Ringrazio tutti i miei amici, in Italia e negli Stati Uniti. Un ringraziamento di cuore va a Federica Franze e Valeria Vasta, per essere state per me come sorelle; a Patrizio Ceccagnoli, che con due battute e una risata ha sempre affettuosamente risolto i miei drammi; alle figliole, Chiara Benvenuti, Maria Teresa Federico, Martina Rabarbari e Valentina Vivoli, per esserci sempre state; a Laura Beiles Coppola, Silvia Ciabini, Concetta Dipace, Giovanni Fruttaldo, Kathleen Glick, Paola Schirru, Elisa Vitali e Susan Winter che, insieme a vino, sushi e cheeseburger, “have always made my day.” Ringrazio tutti i miei studenti, che mi hanno sempre divertita. In particolare: Zoe Bain, Noelle Balestrino e Kimberly Corliss, le quali hanno sempre corretto i miei testi in inglese. Grazie ai miei nonni Giuseppe, Ines, Milena e Natalino, che hanno sempre seguito i miei studi con interesse e stupore; e soprattutto, grazie a mia sorella Alessandra e ai miei genitori Fernanda e Lorenzo, che mi stimolano ogni giorno ad essere una donna migliore. v Ai miei genitori, Fernanda e Lorenzo A mia sorella Alessandra vi 1 Introduzione Questa tesi di dottorato analizza la Guerra di Libia del 1911-1912 come una costruzione retorica originata dal primo moderno legame fra politica, economia e stampa con l’obiettivo di creare quella collettività nazionale che il Risorgimento aveva mancato. All’interno di questo contesto, la guerra viene anche studiata come un particolare momento della Storia italiana che catalizzò il malessere e le problematiche di un Paese ad un bivio. La ricerca nasce da una serie di considerazioni e domande sorte nel periodo in cui, come dottoranda, mi sono trovata a studiare per la prima volta i fenomeni del colonialismo e dell’imperialismo italiano e mondiale. Nonostante la guerra di Libia sia stata oggetto di studio da parte della nuova recente storiografia coloniale italiana per le sue implicazioni diplomatiche, militari e nell’emigrazione, non è mai stata fatta realmente luce su quali siano stati i veri attori protagonisti di questo conflitto; per quale motivo l’allora primo ministro Giovanni Giolitti abbia deciso in pochi mesi di intraprendere questa campagna oltremare; e quale sia stata realmente la portata di tale impresa per l’Italia che proprio nel 1911 festeggiava i cinquant’anni della sua unificazione. Non è un caso, infatti, che ad oggi gli italiani poco sanno di questa guerra, presente nei libri e nei programmi di scuola media e superiore solo in maniera marginale, se non completamente assente.1 La Guerra Italo-Turca, così come riconosciuta dalla storiografia ufficiale, combattuta tra il Regno d’Italia e L’Impero Ottomano c’è stata, ma in Italia non viene raccontata. Eppure, il fatto che nell’immediato dopoguerra libico siano uscite antologie di scritti di quei due particolari 1 Lucia Re, “Italians and the Invention of Race: the Poetics and Politics of Difference in the Struggle over Libya, 1890-1913,” California Italian Studies 1.1 (2010): online. 2 anni come quella di Emilio Scaglione e di Gaetano Salvemini, e che recentemente siano state edite quelle nuove di Antonio Schiavulli, di Mirella Scriboni e di Isabella Nardi e Sandro Gentili, dimostra che la risonanza mediatica di allora nei riguardi di tale evento fu tutt’altro che marginale.
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