PROGETTO “GREEN MOUNTAIN” Un modello di sviluppo sostenibile per le aree montane

PIANO DI GESTIONE

Provincia di Macerata Parco Nazionale dei Monti Sibillini VERSION 1.0

Informative sheet

Project acronym GREEN MOUNTAIN

Project full title A SUSTAINABLE DEVELOPMENT MODEL FOR GREEN MOUNTAIN AREAS

Work Package WP4 – Territorial concertation process and drawing up of management plans

Activity WP4.2 – Management Plans

Description The development of Management Plans on the basis of: WG results, the draft common Sustainable Development and Management Model incl. the European Guidelines

Participating Partners Macerata Province and Monti Sibillini National Park

Tasks & Responsibilities Drawing up a Management Plan that will cover the area of intervention

Authors Paolo Pinciaroli (Macerata Province), Maria Filippa Plotino and Maria Laura Talamè (Monti Sibillini National Park)

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Indice

Premessa ...... 6

Introduzione ...... 7

Il territorio ...... 9

1. Contesto ambientale, sociale ed economico ...... 10 Il paesaggio ...... 10 Le risorse naturali ...... 11 Gli insediamenti abitativi e la popolazione ...... 13 Il quadro economico e produttivo ...... 14 Il turismo come strategia di sviluppo sostenibile ...... 18

2. Quadro delle politiche di gestione esistenti ...... 20

3. Analisi SWOT ...... 26

4. Analisi degli stakeholder ...... 29

5. Pianificazione strategica verso uno sviluppo sostenibile: vision, mission e values ...... 30

6. Il ruolo strategico dell’informazione, formazione e sensibilizzazione ...... 31

9. Piano delle attività ...... 32

Programma 1: Cultura turistica e partecipazione ...... 32 Obiettivo 1.1: Rafforzare il sistema turistico locale ...... 32

Azione 1. Il Forum degli operatori turistici come strumento per incrementare l’integrazione nel “Sistema Sibillini” ...... 32

Azione 2. Creazione di un metodo di concertazione per la partecipazione attiva del territorio all’individuazione e realizzazione di iniziative di sviluppo sostenibile nelle aree montane ...... 34

Azione 3. Collaborazione con le Guide del Parco per lo sviluppo di programmi di interpretazione e visite guidate che valorizzino il sistema di fruizione ...... 35

Azione 4. Miglioramento funzionale del Museo del Camoscio appenninico ...... 36 Obiettivo 1.2: Ottimizzazione del sistema di accoglienza e di fruizione del territorio ...... 37

Azione 1. La riscoperta di itinerari, cultura e tradizioni delle aree montane…..a passo d’asino .... 37

Azione 2. Miglioramento dei servizi di accoglienza e informazione turistica forniti dalle Case del Parco e dai Centri visita ...... 44

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Azione 3. Miglioramento sistema di informazione...... 46

Azione 4. Ottimizzazione della fruizione dei percorsi ...... 47 Obiettivo 1.3 : Valorizzazione della cultura, delle tradizioni e delle produzioni locali di qualità ...... 48

Azione 1. La valorizzazione economica del tartufo nero pregiato e del tartufo bianco dei Sibillini” ...... 48

Azione 2. La valorizzazione della carne dei bovini della razza Marchigiana nella ristorazione pubblica e privata ...... 53

Azione 3. Avvio per i visitatori di numerose iniziative di marketing dei prodotti locali (aziende agricole aperte, botteghe aperte …) ...... 58

Azione 4. Il menù della Sibilla ...... 59 Obiettivo 1.4: Informazione e educazione ...... 59

Azione 1. Supporto ai CEA per lo sviluppo di proposte didattico ricreative secondo i paradigmi di Equilibri naturali ...... 60

Azione 2. Sostegno allo sviluppo delle fattorie didattiche ...... 61 Obiettivo 1.5: Creazione di prodotti turistici mirati alla scoperta del territorio e dei suoi valori ...... 61

Azione 1.La valorizzazione dei gusti e dei sapori della terra delle armonie ...... 62

Azione 2. La valorizzazione delle produzioni agroalimentari e qualificazione della gastronomia locale ...... 72

Programma 2: Sviluppo sociale ed economico del territorio nell’ottica della sostenibilità ...... 72 Obiettivo 2.1: Sviluppo di attività produttive locali di qualità ...... 72

Azione 1. Recupero produttivo dei castagneti da frutto ...... 73

Azione 2. Produzione della Genziana Lutea per la creazione di una filiera corta locale ...... 78

Azione 3. Azioni di marketing a supporto dei prodotti turistici basati sul sistema dei percorsi del Parco ...... 81

Azione 4. Filiera corta per la ristorazione ...... 82

Programma 3: Green Mountain: da progetto a prodotto ...... 83 Obiettivo 3.1: Sviluppo di azioni congiunte tra i partner del progetto ...... 83

Azione 1. “La vetrina on-line delle produzioni tipiche, della cultura enogastronomica, delle manifestazioni popolari e dell’ecoturismo nelle aree “Green Mountain” del Sud-Est Europa.” ...... 83

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Azione 2. “Iniziative di gemellaggio enogastronomico ed ecoturistico fra i partner del progetto “Green Mountain” ...... 89

10. Valutazione e monitoraggio...... 89

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Premessa

Il 40% circa del territorio dell’Unione Europea a 27 è rappresentato da aree montane che ospitano meno del 20% della popolazione complessiva ma costituiscono, a beneficio dell’intera collettività, un grande serbatoio in termini di acqua, energia, biodiversità, turismo, ecc. Infatti l’approccio secondo cui le zone montane sono considerate solo aree marginali e svantaggiate è ormai superato a fronte di una riconosciuta consapevolezza, sia da parte dell’opinione pubblica che delle istituzioni, del loro valore di risorsa per l’intera Comunità.

La ricchezza di risorse naturali, il permanere di tradizioni ancorate a una sapiente gestione del territorio, la vocazione per una produzione agricola di qualità, la naturale vocazione alla conservazione di un’elevata biodiversità, rivestono una connotazione fondamentale per la qualità della vita e per le attività economiche e ricreative. Ciò assume un maggior valore nella realtà provinciale poiché le aree montane e collinari sono predominanti per estensione e su di esse insistono tesori di architettura, arte e cultura tali da rafforzarne la vocazione e le potenzialità turistiche.

A conferma di questa concezione il Reg. Ce n. 1698/05, che promuove e sostiene lo sviluppo rurale, parla di zone montane e non più di zone svantaggiate di montagna, quasi a rimarcare la loro specificità di territorio da tutelare e valorizzare per promuovere, stante la specificità dello strumento, un utilizzo sostenibile delle risorse agroforestali.

Naturalmente, questo non significa negare gli svantaggi naturali che gravano sulle aree montane, caratterizzate da una notevole limitazione delle possibilità di utilizzazione delle terre e dal conseguente aumento dei costi dei lavori a causa principalmente di caratteristiche orografiche, climatiche e socio- economiche.

La sfida di maggiore importanza, determinante nel prossimo futuro, è migliorare la comunicazione per valorizzare l'immagine di queste aree. Ciò vale non soltanto per l'esterno e cioè accreditare la funzione, le finalità, gli sforzi e i risultati ottenuti nel campo della conservazione e della promozione a livello nazionale e internazionale ma anche, e soprattutto, all'interno degli stessi territori.

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Introduzione

Il Progetto Green Mountain è stato pensato, sviluppato e proposto dalla Provincia di Macerata quale possibilità per valutare, sperimentare, mettere a sistema e diffondere, in condivisione con gli altri partner partecipanti1, politiche di gestione, opportunità di crescita e attività sostenibili al fine di preservare e valorizzare, in maniera viva e vitale, le bellezze naturali e paesaggistiche dei territori montani.

Si tratta di un patrimonio naturale da salvaguardare dal degrado ambientale, proteggere dai rischi di possibili “aggressioni” di esasperata infrastrutturazione e recuperare come interessante opportunità di sviluppo socio-economico per le Comunità che lo vivono, nonché rendere fruibile al pubblico. Tutto nel rispetto della sostenibilità.

Il progetto promuove lo studio e la ricerca di strategie idonee a valorizzare il territorio montano, in una logica di tutela del patrimonio naturale e di sviluppo sostenibile dal punto di vista economico e sociale, favorendo la collaborazione tra le regioni montuose dell’Europa di sud-est e la coesione tra i territori anche diversamente sviluppati.

L'obiettivo generale del progetto è di sviluppare e trasferire congiuntamente un modello di sviluppo e gestione sostenibile in grado di fornire una strategia integrata e coordinata per la conservazione e la valorizzazione delle aree montane protette e sensibili attraverso un approccio partecipativo e multi-settoriale.

Gli obiettivi specifici sono, fra gli altri:

 individuare attività che possono facilitare lo sviluppo territoriale e, al contempo, garantire la tutela e valorizzazione delle aree sensibili quali, ad esempio, il turismo verde, attività agricole tradizionali, la valorizzazione dei mercati/prodotti di nicchia;  sviluppare strategie in grado di valorizzare il territorio e le sue attività: ad esempio, attraverso l'etichettatura dei prodotti tipici, attraverso i marchi di qualità DOP (Denominazione di Origine Protetta) e BIO, e la creazione di piattaforme on-line sia per aumentare l'accessibilità del territorio/prodotti e per rafforzare e promuovere l'identità territoriale;  definire gli indicatori per valutare l'efficienza/efficacia degli interventi, anche al fine di garantire un miglior uso degli strumenti finanziari e dei fondi;

1 9 Paesi e 11 Organizzazioni (Provincia di Macerata – Ente Pubblico Locale, Parco Nazionale dei Sibillini (IT) – Parco Nazionale; Agricultural Research and Education Centre Raumberg-Gumpenstein – AREC (AT) – Centro di ricerca; Multifunctional Association of the Municipalities of Kőszeg Microregion (HU) - Ente Pubblico Locale; Regional Governor with Administrative Center Smolyan (BG) – Ente Pubblico Regionale; National Forest Administration – Romsilva (RO) – Ente Pubblico Nazionale; Region of Epirus (GR) – Ente Pubblico Regionale; Slovak Environmental Agency (SK) – Agenzia Nazionale dell’Ambiente; Solktaler Natural Park (AT) – Parco Naturale; Ministry of Civil Engineering and Phisical Planning - Herzegovina Neretva Canton (BIH) – Ente Pubblico Regionale; Municipality of Pljevlja (SCG-Serbia and Montenegro) - Ente Pubblico Locale.

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 sviluppare competenze e aumentare la consapevolezza tra gli attori economici e i decisori politici, e del pubblico in generale, rispetto al valore di questi beni naturali e il potenziale di sviluppo delle aree protette che possono, quindi, generare interesse politico ed economico.

Tale obiettivo si sviluppa attraverso un lavoro condiviso su tre specifiche aree tematiche:

a) individuazione di attività economiche sostenibili per favorire lo sviluppo territoriale; b) metodi e strategie per la gestione coordinata del territorio; c) metodi e strategie di informazione, formazione e sensibilizzazione.

I tre Working Group relativi alle suddette tematiche hanno sviluppato altrettanti Report che, insieme alle Existing Situation analysis e alle Best Practices, hanno costituito la base per lo sviluppo della prima fase del progetto

Il progetto “Green Mountain” prevede l’attuazione di tre fasi d’intervento volte ad assicurare risultati concreti che possono essere trasferiti a ciascun partner/territorio:

1) sviluppo congiunto di un Modello Comune di gestione e sviluppo sostenibile; 2) concertazione a livello territoriale, fra attori politici, economici e decisori ed elaborazione dei Piani esecutivi di gestione; 3) trasferimento e sperimentazione del Modello attraverso la realizzazione di workshop, attività pilota, un PORtale on-line e una serie di azioni di sensibilizzazioni e formazione rivolte sia agli attori politici ed economici che al pubblico in generale.

La 1° fase è stata completata nell’estate 2012 con la redazione del “Modello Comune”, così come è stato portato avanti con successo il processo di concertazione con i portatori di interesse locali. La Provincia di Macerata e il Parco dei Monti Sibillini, che condividono una parte importante del loro territorio, sono stati invitati, nell’ambito del Progetto a redigere un unico “Piano di gestione” rispondente a Comuni obiettivi. Infatti, il presente Piano è un’opportunità interessante di gestione condivisa di conoscenze, strategie e processi realizzativi di un territorio montano Comune senza tralasciare l’unicità dei singoli enti e le diverse responsabilità amministrative.

Un risultato importante è stato la condivisione di strategie che vadano oltre la realizzazione del progetto e il raggiungimento degli obiettivi dello stesso: un percorso gestionale da condividere per rendere possibile quel modello di sviluppo sostenibile che, nel presente lavoro, ha sottolineato con forza l’impegno e la collaborazione come elemento fondamentale.

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Il territorio

Provincia di Macerata

Parco Nazionale dei Monti Sibillini

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1. Contesto ambientale, sociale ed economico

Il paesaggio La carta dei sistemi di paesaggio del Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR) evidenzia come il territorio della Provincia di Macerata può essere suddiviso, su base morfologica, in tre macrosistemi: le dorsali appenniniche, le aree collinari e i fondovalle. Le dorsali appenniniche sono costituite da due parallele, la dorsale umbro-marchigiana, che segna il confine occidentale della regione, e ad est la dorsale marchigiana. Ad esse se ne aggiunge una terza, minore, ancora più orientale, la dorsale di Cingoli. Le due principali dorsali appenniniche si saldano nei Monti Sibillini.

L’identità dei Monti Sibillini risulta composta da molte immagini/simbolo in un territorio variegato e senza soluzioni di continuità con le regioni limitrofe, in cui il paesaggio, molto ricco, è percepito come un sistema reticolare di inquadrature, molte delle quali ‘offerte’ e aperte, ed altre caratterizzate dal ‘segreto’, dall’effetto ‘nicchia’. La macrostruttura del territorio dei Sibillini può essere descritta con relativa semplicità, mentre risulta molto complessa la morfologia locale, che caratterizza differentemente numerosi paesaggi e provoca continue integrazioni visive tra le diverse fasce altimetriche. Il sistema insediativo, sempre presente e principale agente plasmatore del territorio, è molto articolato sia nelle sue parti edificate che nel sistema agrario, ovunque interagente con frange o isole di componenti paesistiche di maggiore naturalità, generando un paesaggio di bassa e media quota molto frammentato e ricchissimo di segni e di microambiti locali. Il sistema vegetazionale e orografico in quota, viceversa, costituisce un paesaggio particolare, percepito come molto omogeneo, con una forte identità nel suo insieme e relativamente poche differenziazioni interne (percepite per lo più solo da un ristretto novero di escursionisti). I modelli di fruizione del territorio e di conoscenze del paesaggio evidenziano per gli abitanti una netta differenziazione tra le diverse nicchie locali (di dimensione comunale o addirittura inferiore) e soprattutto una scarsa o nulla conoscenza della ‘montagna’ (la parte non coltivata); mentre anche per i turisti emerge una relativa specializzazione: i “camminatori” che conoscono le parti di vette e crinali, i “naturalisti”, che si concentrano lungo le gole e le nicchie più riparate, gli “itineranti”, che toccano solo alcune mete a media quota, inserite in percorsi di vasto raggio, per lo più automobilistici. La struttura del paesaggio alla scala delle regioni paesistiche si può articolare nel modo seguente: - un sistema di dorsale ad alta identità, che viene letto dall’esterno come un fronte unitario di montagne allineate sull’asse latitudinale, ma che racchiude una serie di ambiti interni, per lo più nascosti e inaspettati, costituenti il vero ‘cuore’ dei Monti Sibillini; - un complesso pedemontano di sistemi locali molto articolati in ambiti insediati dall’intricato andamento collinare, quasi sempre ben separato dalla dorsale da salti di quota boscati o rocciosi con frequenti incisioni a gola o brevi terrazze; - i bordi della fascia pedemontana dei Sibillini, cui appartengono tre tipi di paesaggi insediati particolari: la valle di transito transmontano, i suoi punti di snodo presidiato e la piana chiusa di S.Scolastica, simmetrica per storia geologica all’altopiano interno;

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- l’esterno dell’area montana con presenza di paesaggi che appartengono a diverse tipologie, a seconda dei versanti: quella degli insediamenti di crinale delle colline della Marca, quella delle valli transmontane picene e quella delle valli chiuse umbre. Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Piano per il Parco

Le aree collinari terrigene compongono la gran parte del resto del territorio provinciale e sono suddivisibili in due ambiti geografici distinti: il primo, compreso tra le due dorsali ed i Sibillini, è la sinclinale camerte; l'altro, esterno alla catena appenninica, è parte della grande fascia collinare marchigiana che giunge sino al mare. I rilievi collinari intorno a Camerino costituiscono la porzione meridionale della sinclinale e si caratterizzano per morfologie che tendono a divenire sempre più aspre andando verso sud con un mosaico di boschi e coltivi di grande valore ambientale e paesaggistico, che si collega con le formazioni forestali appenniniche. La fascia ad est delle dorsali montane è suddivisibile in due sistemi, dei quali quello interno è caratterizzato da rilievi piuttosto acclivi, incisi dai corsi d'acqua, dove, pur in un contesto sostanzialmente agricolo, le formazioni boschive hanno un peso ancora importante, tendendo a diminuire per diventare assolutamente residuale nella fascia basso collinare, dominata dai coltivi. Il terzo macrosistema di paesaggio presente nelle aree interne della Provincia di Macerata è quello dei fondovalle, che interessa parte delle vallate del Potenza, del Chienti e del Fiastra. Qui la morfologia pianeggiante ha favorito l'uso antropico del territorio rispetto alla permanenza di aree naturali; oggi queste aree sono testimoni di un forte incremento dell'urbanizzazione e industrializzazione a danno dei coltivi e delle aree boscate che, sostanzialmente, sono relegate alle strette fasce ripariali.

Le risorse naturali La Provincia di Macerata è la più estesa delle Marche, con una superficie territoriale di 2.774,2 kmq e una popolazione residente di 325.362 persone. Il territorio è armonicamente suddiviso da est ad ovest in tre fasce, costiera, collinare e montana e quest’ultima costituisce più della metà dell’intera estensione. Infatti, dei 57 Comuni della Provincia, 34 sono classificati come interamente montani e parzialmente montani, coprendo una superficie complessiva di 1.773 kmq. Il territorio interno della Provincia di Macerata rappresenta una delle aree naturalisticamente più importanti della Regione Marche. La vegetazione è estremamente ricca e rappresentativa, dominata quantitativamente dalle formazioni forestali, che coprono quasi il 32% della superficie. La tipologia di gran lunga più abbondante è quella dei boschi di carpino nero (55% del totale) seguiti da quelli di roverella (18%) e dalle faggete (13%), formazione tipica delle aree montane. Le praterie, sia secondarie, originate cioè dall'uomo per favorire la zootecnia, che primarie, cioè naturali, hanno un valore biologico elevatissimo per il grande contributo che danno alla biodiversità. Di grandissimo interesse anche la fauna. Tra i mammiferi citiamo, a solo titolo di esempio, la presenza del lupo, diffuso lungo tutta la dorsale appenninica, del gatto selvatico, elusiva presenza dei boschi, dell'orso bruno marsicano, presente con regolarità fino al 2010 nei Monti Sibillini. Da non sottovalutare, per l'impatto socio-economico, è il cinghiale la cui diffusione nel corso degli ultimi decenni, frutto di reintroduzioni a scopi venatori, ha portato ad interferenze diffuse e

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significative con le attività agricole, con ripercussioni di tipo economico e sociale. Tra gli uccelli le specie più vistose sono certamente i rapaci diurni: in particolare l'aquila reale, di cui sono segnalate diverse coppie, il falco pellegrino ed il lanario; di assoluto valore, nel suo complesso, è la Comunità nidificante nelle praterie. Altro aspetto interessante è il considerevole numero di specie di interesse conservazionistico legate per lo più alle aree rupestri, per le quali è evidente il grande valore ecologico oltre che paesaggistico. Da ultimo va segnalata la presenza della lampreda padana, di cui nel Potenza vive l'unica popolazione al mondo al di fuori del bacino del Po.

Gli Enti pubblici della Regione Marche e della provincia di Macerata hanno destinato porzioni consistenti di territorio all’istituzione di numerose aree protette, fra le quali le Riserve Naturali di Abbadia di Fiastra e Montagna di Torricchio, 6 Foreste Demaniali, 39 Aree Floristiche e 6 Oasi di protezione della fauna (Monte Fietone, Laghetti di porto Potenza Picena, Lago di Polverina, San Vito Arcofiato, Lago delle Grazie e Lago di Castreccioni). Nel 2009 è stata istituita una nuova riserva naturale regionale. Si tratta della “Riserva naturale regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito” con una superficie di circa 1.500 ettari compresi nei territori dei Comuni di Matelica, Gagliole, San Severino Marche e Apiro. La riserva presenta un elevato valore naturale testimoniato dalla presenza del Sito di Importanza Comunitaria “Monte San Vicino”, dalla Zona di Protezione Speciale “Monte San Vicino e Monte Canfaito”, dai tenimenti demaniali regionali e dalle aree floristiche “Monte San Vicino” e “Piani di Canfaito”. A livello di tutela nazionale, la principale area protetta presente nel territorio provinciale è il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, oltre a diversi SIC e ZPS.

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini si estende per una superficie di 71.437 ettari, compresa fra due Regioni (Marche ed Umbria), quattro Province (Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Perugia) e 18 Comuni (Acquacanina, Amandola, Arquata del Tronto, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Fiastra, Fiordimonte, Montefortino, Montegallo, Montemonaco, Norcia, Pievebovigliana, Pievetorina, Preci, San Ginesio, Ussita, Visso). Il bosco ricopre il 36% ca della superficie del Parco (25.278 ha), i pascoli primari e secondari il 34% (23.875 ha), mentre le zone coltivate il 16% (11.234 ha). Quanto alla vegetazione, va segnalato che sino a circa 1000 m predomina il bosco di roverella, carpino nero e orniello, e quindi la faggeta, mista e poi pura. Il limite della vegetazione forestale risulta essere intorno ai 1700-1750 m, ovvero circa 100 m inferiore a quello originario a causa dei tagli effettuati in passato per motivi zootecnici. Specie rare e preziose, proprie dei pascoli primari sono: Artemisia petrosa ssp. eriantha, la Stella alpina dell'Appennino (Leontopodium alpinum ssp. nivale) ed inoltre Viola eugeniae, Anemone millefoliata, Gentiana dinarica, Dryas octopetala. Rilevante è anche la presenza di Ephedra nebrodensis nella Valnerina e di Carex disticha che, nel Pian Grande, ha una delle sue due uniche stazioni italiane. La Fauna annovera fra i Mammiferi il Lupo ( 30 - 35 soggetti), il Gatto selvatico, l'Istrice, che diffusosi solo da qualche decennio, occupa le zone più termofile, nonché il Cinghiale (1500 soggetti) e il Capriolo (1200 soggetti circa). Grazie a specifici progetti di reintroduzione oggi nel Parco sono tornati a vivere il cervo (circa 200 esemplari) e il camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata), con 37 esemplari.

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Fra gli uccelli sono da ricordare l'Aquila reale con 4 coppie nidificanti, che dall'istituzione del Parco ha iniziato a nidificare anche in zone abbandonate da anni, l'Astore e lo Sparviero, tipici abitatori dell’ambiente boschivo e il Falco pellegrino. Fra gli strigiformi è invece presente il Gufo reale (1 coppia), mentre fra i galliformi, la Coturnice meridionale (Alectoris graeca graeca). Frequenti sono anche il Gracchio alpino e quello corallino(184 coppie) e il Piviere tortolino. Fra i rettili è particolarmente interessante la presenza della vipera dell'Ursini che sui M. Sibillini raggiunge il limite settentrionale di diffusione in Italia. Quanto agli invertebrati ricordiamo il chirocefalo del Marchesoni, endemico del lago di Pilato.

Gli insediamenti abitativi e la popolazione La Provincia di Macerata, l'unica delle Marche a confinare con altre tre della stessa regione (Ancona a nord, Ascoli Piceno all'estremo sud ovest e Fermo a sud) comprende 57 Comuni, dei quali solo 4 superano la soglia dei 20 mila abitanti ed in essi si concentra una quota complessiva di popolazione prossima al 39% sul totale provinciale. Vi risiedono 325.362 persone (Macerata è il Comune più popoloso con 43.002 residenti) e risulta la più estesa delle Marche con un territorio pari a 2.774,2 kmq. La densità media è di 116,3 abitanti per kmq, valore inferiore alla media nazionale pari a poco meno di 200 ab./kmq. La popolazione femminile supera quella maschile di 9.646 individui: in media ci sono 51,5 donne ogni 100 abitanti. La ripartizione della popolazione per classi di età, come già in altre aree della regione, evidenzia un’elevata presenza di ultra sessantacinquenni sul totale (20,10 % maschi e 25,60 % femmine). In parallelo, si riscontra la simultanea minore incidenza sia dei giovani con meno di 15 anni (14,06 % maschi, 12,47 % femmine nelle Marche, a fronte del 14,9% dei maschi e del 13,26 % delle femmine a livello nazionale) sia degli individui di classe intermedia. La popolazione di classe intermedia, con età compresa tra i 40 ed i 59 anni, è il 29,0 % se maschi ed il 27,34 % se femmine sul totale dei residenti per genere, la media italiana è di 29,31 % per i maschi e del 28, 27 % per le femmine. I giovani tra i 20 ed i 39 anni sono il 26,10 % dei residenti maschi (media nazionale 26,96) e le giovani tra i 20 ed i 39 anni sono il 24,45 % delle residenti femmine (media nazionale 24,93).

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini è caratterizzato, nella fascia collinare, da una diffusa presenza di centri e nuclei d'origine medioevale, situati in posizione strategica rispetto alle principali vie di Comunicazione ed in cui sono rinvenibili emergenze di notevole interesse storico e architettonico. Tredici dei Comuni interessati dal Parco possiedono il centro abitato principale all’interno dei confini dell’area protetta; 10 Comuni hanno oltre il 50% del proprio territorio in area Parco, e di questi 4 sono interamente compresi nel Parco. La popolazione residente all’interno del perimetro del Parco è stimata in circa 13.500 abitanti ed è soggetta ad un rilevantissimo declino che ha avuto inizio con il dopoguerra e che comporta un preoccupante spopolamento di numerose aree e l'accentuarsi sempre più manifesto dell'invecchiamento della popolazione. Nel corso degli ultimi 50 anni i residenti (attualmente 13.200 abitanti) si sono più che dimezzati e questo processo di depauperamento di risorse umane interessa tutto il territorio del Parco, ma in alcuni Comuni

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(Montegallo, Castelsantangelo sul Nera, Arquata del Tronto) si configura con una particolare drammaticità. La marcata de-antropizzazione ha contratto la densità demografica media dell’area montano-collinare a circa 65,8 ab/kmq, valore inferiore sia a quello medio provinciale (99,9) che regionale (101,6). La struttura della popolazione appare più sbilanciata verso le classi meno giovani, ciò è dovuto anche al rientro di emigranti degli anni ‘50 e ‘60 i quali, giovanissimi e sulla base di prospettive migliori di lavoro, trasmigrarono verso le città. La quota di popolazione con più di 65 anni che vive nel Parco rappresenta quasi il doppio della media nazionale e se è vero che tale dato non va drammatizzato considerando il ruolo prezioso che oggi un anziano può svolgere, è altrettanto vero che la carenza generalizzata di risorse umane ed in particolare di popolazione giovanile si pone con una forte drammaticità nel territorio.

Il modello insediativo delle Comunità locali del Parco ha una struttura scarsamente concentrata e la popolazione si distribuisce nelle numerosissime frazioni, tuttavia più della metà della popolazione risiede nei Comuni di Norcia, Amandola, San Ginesio. I Comuni del Parco sembrano caratterizzarsi come dei Comuni scarsamente abitati, con un'alta percentuale di abitazioni non occupate (54% a fronte di una media nazionale pari a 21.1%) e oggi inutilizzate come residenza abituale, ma utilizzate, nella maggioranza dei casi, per le vacanze per accogliere il cosiddetto "turismo di ritorno", quando molte persone del luogo, stabilitesi altrove, tornano nella Comunità di origine per trascorrervi il periodo delle ferie, con i conseguenti problemi di gestione dei flussi, di carenza di servizi, d'impatto sull'ambiente, di scarsa incisività economica.

Il quadro economico e produttivo Nel territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, gestito quasi integralmente dalle attività agro- silvo-pastorali, le modalità adottate in ambito economico assumono un ruolo fondamentale nella determinazione dei caratteri paesaggistici. Dalle analisi effettuate emerge una significativa differenziazione dell’agricoltura praticata, ed in particolare si rilevano: porzioni di territorio fortemente caratterizzate dalla presenza di ecosistemi semi-naturali come i boschi cedui ed i prati pascolo (Preci, Visso, Ussita, Acquacanina, Bolognola, Montefortino, Montegallo e Castelsantangelo); PORzioni di territorio in cui prevale la superficie agricola utilizzata (seppure in forma estensiva) rispetto ai boschi (Arquata e Montemonaco); PORzioni di territorio in cui l’utilizzo a fini agricoli è più intenso (Amandola, San Ginesio, Cessapalombo e Pievebovigliana) e PORzioni di territorio che non sembrano avere una specifica caratterizzazione. Si ha dunque preminentemente la diffusione di un’agricoltura a carattere estensivo (con bassa rilevanza di seminativi), con rese per ettaro piuttosto basse, praticate in aziende per lo più a gestione familiare (94% delle giornate lavoro deriva dall’utilizzo delle forze lavoro familiari) che non consentono alle aziende di essere concorrenziali, anche per la mancanza di produzioni di forte tipicizzazione (ad esclusione della lenticchia di Castelluccio) e di produzioni ‘biologiche’. Le produzioni arboree sono caratterizzate quasi esclusivamente dalla castanicoltura che è particolarmente fiorente nella zona dell'Ascolano dopo il superamento dei problemi fitosanitari riscontrati nel recente passato. Le produzioni legnose sono rappresentate per la grande maggioranza da legname da ardere, accompagnate da un ritrovato interesse per la produzione di

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carbone, caratterizzato da forte tipicizzazione, e una discreta produzione di legname da paleria, di legname da opera, di truciolati o di estratti tannici. La diffusione dell'allevamento, praticato per lo più con il sistema semibrado, sconta la mancanza di appositi laboratori ed attrezzature per la prima lavorazione del latte. Si nota un degrado della “risorsa pascolo” a causa di un eccessivo sfruttamento effettuato in passato. Le politiche economiche per uno sviluppo sostenibile nel Parco sono definite attraverso uno specifico strumento di pianificazione, il Piano Pluriennale Economico e Sociale (PPES) previsto dall’articolo 14 della Legge 394/91, elaborato su indicazioni della Comunità del Parco, organo del Parco stesso, formato dai Rappresentanti degli Enti Locali. Il PPES individua come attività economiche da promuovere e incentivare il turismo sostenibile e le produzioni agroalimentari. Benché non ancora adottato, il PPES è il documento di riferimento per gli interventi del Parco. In particolare, sulla scorta delle indicazioni in esso contenute, il Parco ha ampliato la pianificazione dotandosi di due strumenti fondamentali per garantire uno sviluppo turistico sostenibile:

. la strategia quinquennale per lo sviluppo turistico sostenibile . il Piano di Interpretazione ambientale.

Nel 2011 è stato stretto un accordo denominato Piano Agro-Ambientale, con fondi UE su iniziativa dell'Amministrazione Regionale (Marche) e con Il Parco quale capofila. Tale accordo, che per il momento è ristretto a 4 Comuni ma a più di 10.000 ha di Siti Comunitari rappresenta uno strumento innovativo nel quadro della programmazione degli interventi di sviluppo rurale ed è finalizzato a promuovere, in un ambito territoriale delimitato, un insieme di misure che convergano verso un Comune obiettivo specifico concernente la difesa del suolo, la tutela delle acque, il recupero del paesaggio rurale e la tutela della biodiversità. Gli accordi riguardano la finalità di tutela della biodiversità attraverso l’attivazione di un pacchetto di misure rivolte alla preservazione delle risorse della biodiversità naturale, con particolare riferimento alle aree Natura 2000, costituito dall’insieme degli impegni sottoscritti dagli imprenditori agricoli di un particolare e limitato territorio, a fronte delle compensazioni effettuate a valere sulle misure che possono essere attivate nell’ambito dello stesso. Vanno ancora menzionati lo sviluppo di nuove professionalità legate ai servizi ambientali nonché la riduzione dei danni provocati dalla fauna selvatica. Mentre per le nuove professionalità si tratta di un percorso ancora da iniziare con uno sviluppo imPORtante ma attualmente molto ridotto, il problema della riduzione dei danni da fauna selvatica appare rilevante in quanto in grado di influenzare notevolmente il grado di soddisfazione "economica" dei residenti. Nel 2010 sono stati erogati complessivamente €214.000,00 circa quale indennizzo per danni da Cinghiale e da Lupo (o Canidi, l’1,3%). Il problema è affrontato soprattutto con abbattimenti di controllo (in media circa 500/anno) ma anche con trappolaggio e prevenzione, settore però nei quali lo sforzo, anche se modesto, è largamente inferiore ai risultati.

Ampliando il quadro economico e produttivo a tutta la Provincia, le caratteristiche del sistema agricolo maceratese basato sui dati forniti dalla Camera di Commercio Industria Artigianato ed Agricoltura di Macerata registra nel 2009 che le imprese agricole attive sono il 26,1%, rispetto al 21,2% delle Marche ed il 16,5% dell’Italia; gli addetti l’8,9%, quasi il doppio rispetto alla media

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marchigiana o nazionale; l’agricoltura della Provincia di Macerata, al pari della media regionale e nazionale è meno ricca in termini di Valore Aggiunto (1,8%) rispetto ad altri settori produttivi (Industria 27,2%, Costruzioni 6,2% e Servizi 64,8%). Nell’ultimo decennio 1999 – 2009 le imprese agricole iscritte alla CCIAA di Macerata sono diminuite di numero passando da n°11.745 a n°9.542, -18,8%. Rispetto alle imprese di altri settori produttivi, l’agricoltura della Provincia di Macerata è scesa dal 33,4% (1999) al 25,9% (2009), mentre gli altri settori, industria e terziario, sono costantemente cresciuti. L’imprenditoria agricola della Provincia di Macerata è molto invecchiata, negli anni dal 2003 al 2009 sono molto aumentati gli ultra settantenni. Oggi il 43% è rappresentato dalla fascia d’età 50– 69 anni, mentre il 34% dai 70 anni in su. L’imprenditoria femminile è in crescita, negli ultimi anni (2003-2009) è passata dal 29% al 31%. L’aumento maggiore si riscontra nella fascia d’età da 18 a 29. Nell’agricoltura della Provincia di Macerata prevalgono nettamente le imprese individuali (91%) anche se negli ultimi anni sono diminuite a vantaggio delle società di capitali. L’agricoltura maceratese è caratterizzata da un 77,7% di aziende specializzate nella produzione di cereali, legumi e semi oleaginosi, solo l’11,6% di queste associano anche l’allevamento. Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, dai dati forniti dalla Regione Marche emerge che nel 2007 erano 521 imprese (69,5% del totale provinciale) utilizzano questa pratica agricola. La superficie destinata a biologico interessa circa ventimila ettari, di cui il 38,2% è in conversione. La maggior densità di imprese agricole attive la si riscontra sempre nelle suddette aree rurali interne. Il sistema agricolo in tali aree conta circa 9.400 aziende (non sono iscritte al Registro delle imprese della CCIAA quelle che non vendono al dettaglio i propri prodotti), che rappresentano oltre il 60,5% di quelle provinciali e il 14,0% di quelle regionali; esse utilizzano il 70,5% circa della superficie territoriale complessiva ed il 69,2% risulta coltivato. La dimensione media aziendale nell’area è di circa 10,9 ettari di SAU per azienda, mentre quella totale (SAT) si aggira sui 15,7 ettari. I valori medi appena citati, per la presenza delle aree boscate, sono molto più elevati nei Comuni montani in particolar modo in termini di SAT (39,9 ettari) mentre la SAU aziendale risulta doppia (20,5). Si rileva una forte polverizzazione del territorio agricolo, circa il 72% delle aziende ha una dimensione inferiore o pari a 10 ettari, mentre solo il 5% ha dimensioni maggiori di 50 ettari. Nei territori comunali di Treia, Tolentino, Corridonia, San Severino Marche, Pollenza, Sarnano e Mogliano ricade circa la metà circa di tutte le imprese presenti nell’area ed in particolare di quelle di minori dimensioni (con meno di 5 ettari). La principale forma di conduzione è quella diretta (90,3%), mentre quelle condotte in economia e/o quelle che fanno ricorso esclusivamente al contoterzismo, rappresentano solo l’8,4%. In termini di superficie agricola, sia totale che utilizzata, il 58,0% nel primo caso, ed il 65,8% nel secondo, risulta gestita da sola manodopera familiare, segnale che le imprese più piccole sono quelle che si caratterizzano per questa tipologia di conduzione. Il quadro della forza lavoro impiegata nel settore agricolo appare ancora caratterizzato dalla prevalenza della manodopera familiare mentre solo il 5,3% della manodopera è rappresentata da quella extrafamiliare.

Ma l’agricoltura non si limita solo a produrre coltivando ed allevando, ma è sempre più impegnata ad offrire servizi, ovvero ad attuare la “multifunzionalità” (agriturismo, fattorie didattiche, servizi di gestione del territorio per conto di enti pubblici, produzione di energia da fonti energetiche

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rinnovabili, ecc.). Nel periodo 2003-2008, le aziende agrituristiche della Provincia di Macerata sono aumentate da 104 a 187 (nelle Marche da 407 a 768). Oltre ai servizi di ospitalità e ristorazione, 68 aziende agrituristiche forniscono anche altri servizi (equitazione, escursioni, osservazioni naturalistiche, trekking, attività sPORtive, ecc.).

Le aziende agricole autorizzate dalla Regione Marche con decreto della P.F. “Diversificazione delle attività rurali” a svolgere attività di “fattoria didattica” nella Provincia di Macerata sono 36. L’Agricoltura Sociale, intesa come uso dell’azienda agricola per il soddisfacimento di bisogni sociali quali il recupero e l’inserimento di soggetti svantaggiati, attività didattiche per la scuola, ecc., trova interessante attuazione nella Provincia di Macerata. La Regione Marche, tramite il Servizio Agricoltura, Forestazione e Pesca, e da esperti del mondo psicopedagogico, ha attivato nel gennaio 2012 le iniziative dell’“Agrinido di Qualità” definito dal DGR 722/2011. L’obiettivo che si sono posti la Regione e la Fondazione Chiaravalle-Montessori, attraverso l’operato delle aziende che hanno aderito al progetto “Agrinido di Qualità”, è quello di mantenere la popolazione rurale nel territorio montano, offrendo un servizio di asilo nido innovativo e completamente diversificato rispetto ai normali canoni di asilo nido proposti. Questo servizio, offerto alle famiglie rurali, dovrebbe incentivare le famiglie stesse alla permanenza nei territori più svantaggiati, evitando o rallentando la continua migrazione verso i centri più urbanizzati della bassa collina e della costa, che ha portato allo spopolamento delle zone montane della provincia. La prima iniziativa “pilota” avviata è stata nell’area montana della Provincia di Macerata con la costituzione dell’agrinido “L’Esperienza” presso l’Agriturismo “SaporRi di una Volta” di Pievebovigliana. Successivamente, nel settembre 2012, è stato inaugurato a San Ginesio il centro “Agrinido della Natura” presso l’Azienda “La Quercia della Memoria”. Una futura inaugurazione, prevista per il gennaio 2013, avverrà con l’“Agrinido Ippolandia”, dell’omonima azienda agricola, situata in località Gagliole. La dislocazione sul territorio di questi tre “Agrinido di Qualità” è mostrata in Figura 1. In particolare,

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l’Agrinido della Natura è stato scelto come azienda campione per questa categoria di attività di Agricoltura Sociale. Tra gli animali allevati spicca quella dell’asino, che è diventato un punto di forza dell’azienda, con lo scopo di rafforzare il legame instaurato nel passato tra questo animale e il territorio dove sorge l’azienda. Altre iniziative sono rivolte a bambini in età scolare con visite e attività aziendali nella Fattoria Didattica. Infine l’Azienda ha risposto all’iniziativa della Provincia di Macerata riguardo all’istituzione della Fattoria Sociale, mantenendo sin dal 2008 attivo questo servizio. In parallelo alle attività promosse e finanziate dalla Regione ci sono quelle portate avanti in modo indipendente dalle singole aziende agricole che hanno deciso in maniera autonoma o associati in cooperative di dedicare le loro attenzioni all’Agricoltura Sociale. Per quanto riguarda il comparto zootecnico, secondo i dati forniti dall’Associazione Provinciale Allevatori di Macerata, aggiornati ad Aprile 2010, gli allevamenti più diffusi sono quelli avicoli col sistema della soccida (700 mila capi circa), seguiti da quelli ovicaprini (1.305 allevamenti per un totale di 73.911 capi), poi quelli bovini (2.443 allevamenti per un totale di 21.044 capi) e suini (3.475 allevamenti per un totale di 19.106 capi allevati).

Il turismo come strategia di sviluppo sostenibile Le caratteristiche economiche e sociali delineate dal Piano Pluriennale Economico e Sociale (PPES) indicano una tendenza del territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini al declino demografico e ai diversi aspetti che lo caratterizzano: lo spopolamento delle aree, l'invecchiamento della popolazione, la concentrazione di essa in alcuni Comuni, la presenza di numerose frazioni e la persistente marginalità dell'economia locale. L'allearsi di queste variabili è tale da non consentire di lasciar le cose alla loro spontanea evoluzione, perché l'assenza d'interventi porterebbe inevitabilmente a far diventare il territorio "un museo senza popolazione", con la progressiva dissoluzione di gran parte dei Comuni oggi esistenti. E poiché la legge 394/91 affida ai Parchi il compito della conservazione del patrimonio naturale e culturale in sinergia con lo sviluppo economico del territorio, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, consapevole delle opportunità sociali ed economiche legate al turismo, ha posto come obiettivo strategico la promozione di uno sviluppo turistico che si concili con i principi definiti dalla Carta Europea del turismo sostenibile delle aree protette che il Parco, tra i primi in Europa, ha sottoscritto, in un quadro complessivo e di una prospettiva temporale che abbraccia il breve come il lungo periodo, i singoli elementi della filiera turistica e le differenti competenze espresse dal territorio, a beneficio sia dei visitatori sia di coloro che vivono e operano nel territorio. Il territorio del Parco costituisce uno straordinario laboratorio di sperimentazione di sinergia e mobilitazione del territorio, pertanto, con la collaborazione di ACTA e di The Tourism Company quali guide e strumenti di orientamento nell'elaborazione della Strategia quinquennale del turismo sostenibile in applicazione della Carta Europea, il Parco si propone di dare inizio a quel processo d'integrazione sistematica fra le diverse Istituzioni e fra Istituzioni e operatori, necessario perché il turismo si concili con i principi del turismo sostenibile e diventi un effettivo volano di sviluppo economico e sociale del territorio.

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Nella convinzione che i Parchi costituiscono dei laboratori ideali per sperimentare i più avanzati programmi strategici di un effettivo sviluppo sostenibile del territorio e che il territorio del Parco, in quanto caratterizzato da una straordinaria varietà ambientale e da una considerevole diffusione di siti d'interesse comunitario, può considerarsi un vero e proprio capitale per l'intera umanità, sottoscrivendo la Carta Europea del turismo sostenibile, si è impegnato a: · promuovere il turismo in modo conforme ai principi dello sviluppo sostenibile, · costruire una Strategia quinquennale dello sviluppo turistico in applicazione della Carta Europea, · privilegiare la partecipazione e il partenariato degli attori locali nella progettazione e attuazione della politica turistica, · tutelare il patrimonio naturale e culturale del territorio e realizzando ai fini turistici valore aggiunto dalla tutela dell'ambiente, · incrementare i benefici economici e sociali del turismo su tutto il territorio di competenza, · qualificare l'offerta turistica del Parco come un'offerta di ("turismo di valori"). Nella parte riservata alle attività proposte nell’ambito del presente Piano lo stretto rapporto che la programmazione del Parco ha nell’ambito del turismo con la Carta europea per il turismo sostenibile.

I programmi e progetti strategici contenuti nel Piano Generale di Sviluppo (PGS) 2012-2016, allineati con la relazione previsionale e programmatica e desunti dalle Linee di mandato, suddivisi in Programmi specifici comprendono il programma sul turismo che prevede come strategia generale quella di potenziare l’attività dell’ente di regia tra le istituzioni e gli operatori turistici, per mettere a sistema le azioni qualificanti e creare potenzialità economiche ed occupazionali. Nello specifico, • formare una significativa aggregazione di enti locali intorno ad una progettualità unitaria di promozione turistica del territorio che coinvolga anche gli altri attori locali (STL) • sviluppare iniziative di promozione complessiva e congiunta con le eccellenze territoriali turistico-culturali, produttive ed enogastronomiche • potenziare e qualificare i servizi di accoglienza (IAT) • incentivare il modello della progettualità sistemica e coordinata in tutte le iniziative di valenza turistica, anche con riguardo agli aspetti dell’innovazione e dell’occupazione • sperimentare progetti turistici dedicati alla famiglia. Oltre a questo programma, il PSG contiene altri programmi, fra gli altri il programma di tutela ambientale e sviluppo economico, riguardanti settori attinenti le iniziative presentate più avanti nel presente Piano di Gestione e riguardanti il Progetto Green Mountain.

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2. Quadro delle politiche di gestione esistenti

L’organigramma amministrativo delle Autorità competenti per la gestione delle aree montane in termini di pianificazione del territorio, salvaguardia e tutela delle risorse naturali e programmazione dello sviluppo.

UNIONE EUROPEA

STATO In relazione alle competenze REGIONE MARCHE legislative esclusive

PROVINCIA di MACERATA

Comunità Montana Comunità Montana Comunità Montana Camerino Monti Azzurri di San Severino

Comuni Comuni Camerino; Serravalle del Comuni San Ginesio; Ripe San Chienti; Muccia; San Severino; Treia; Ginesio; Gualdo; Sarnano; Pievebovigliana; Fiastra; Matelica; Gagliole; Penna S.Giovanni; Monte Acquacanina; Bolognola; Esanatoglia; Fiuminata; S. Martino; Sant’Angelo in Fiordimonte; Pievetorina; Pioraco; Castel Raimondo; Pontano; Loro Piceno; Montecavallo; Visso; Cingoli; Apiro; Poggio San Colmurano; Tolentino; Ussita; Castel Sant’Angelo Vicino Belforte del Chienti; sul Nera Serrapetrona; Caldarola; CamPORotondo di Parco Nazionale dei Fiastrone; Cessapalombo Regione Umbria Monti Sibillini Provincia di Perugia Comunità Montana Valnerina Provincia di Fermo Provincia di Ascoli Piceno Comuni Comunità Montana Comunità Montana del Norcia; Preci Monti Sibillini Tronto Comuni Comuni Amandola; Montemonaco; Arquata del Tronto; Montefortino Montegallo

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Diversi sono gli strumenti di programmazione e gestione del territorio a disposizione della Provincia di Macerata attraverso i quali cerca di valorizzare le sue risorse. Il più importante strumento di pianificazione territoriale di competenza della Provincia è, ai sensi dell’art. 20 del Testo Unico Enti Locali, il Piano Territoriale di Coordinamento (d’ora in poi PTC), adottato definitivamente del Consiglio Provinciale con atti nn. 39 e 40 rispettivamente del 30 maggio del 2000 e del 7 giugno 2000. Il PTC di Macerata offre una lettura accurata del territorio, dei suoi valori ambientali e delle regole sottese al suo sviluppo insediativo, utilizzando a questo scopo una pluralità di criteri. In particolare, il PTC articola le sue interpretazioni riconoscendo nel territorio tre sistemi (ambientale, insediativo e socioeconomico), rispetto ai quali costruisce l’apparato normativo costituito da direttive, indirizzi, prescrizioni. L’osservazione attenta e articolata del territorio, sostenuta dall’utilizzo di categorie interpretative derivate dalla più recenti conoscenze in materia di ambiente (“biodiversità”, “corridoi ambientali”, “sostenibilità ambientale”, “pressione ambientale”) ha permesso al PTC di Macerata di individuare particolari qualità del territorio (per esempio i varchi marini o gli affacci collinari al mare) da salvaguardare per valorizzare pienamente le qualità insediativo-spaziali del territorio provinciale”. Un altro strumento è il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSR) che contare su una disponibilità di fondi pubblici pari a circa € 490 milioni (la quota FEARS a carico dell’UE è pari al 44% e si articola in 5 Assi: ASSE 1 - MIGLIORAMENTO DELLA COMPETITIVITA’ DEL SETTORE AGRICOLO E FORESTALE ASSE 2 – MIGLIORAMENTO DELL’AMBIENTE E DELLO SPAZIO RURALE ASSE 3 – QUALITA’ DELLA VITA NELLE ZONE RURALI E DIVERSIFICAZIONE DELL’ECONOMIA RURALE ASSE 4 – APPROCCIO LEADER (riservato ai Gruppi di Azione Locale “GAL”) ASSE 5 – ASSISTENZA TECNICA La Regione Marche ha emanato il Decreto del Dirigente del Servizio Agricoltura, Forestazione e Pesca n° 141/S10 del 25 Marzo 2010 avente per oggetto: “Reg. (CE) 1968/2005 – PSR Marche Misure 3.1.3 – 3.2.1 – 3.2.3 - avviso pubblico per la presentazione dei Progetti Integrati Territoriali da parte delle Amministrazioni provinciali”. Con il suddetto decreto alla Provincia di Macerata sono stati assegnati € 2.356.774,26 che potranno essere spesi solo nelle aree rurali. Con gli incentivi dell’Asse 3: “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia Rurale” del PSR la Provincia di Macerata avrà un supporto alla sua azione di governo per la diversificazione economica, il miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali, l’incremento di attrattività dei territori rurali, la valorizzazione del ruolo multifunzionale dell’impresa agricola, la valorizzazione del patrimonio rurale e il miglioramento dell’accesso e della qualità dei servizi per la popolazione. La Provincia di Macerata, dopo aver predisposto un Piano Integrato Territoriale (P.I.T.), approvato dalla Regione Marche, in data 21 Dicembre 2012 ha emanato i bandi di accesso agli aiuti P.I.T. che attivano risorse PSR per promuovere lo sviluppo territoriale a sostegno dei seguenti obiettivi: Misura 3.1.3 – “Incentivazione di attività turistiche”; Misura 3.2.1. – “Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale”; Misura 3.2.3 – “Riqualificazione dei beni culturali" Il POR FSE 2007-2013 della Regione Marche articolato in 6 Assi (Adattabilità, Occupabilità, Inclusione sociale, Capitale umano, Interregionalità e trans nazionalità, Assistenza Tecnica).

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Una quota parte delle risorse pubbliche previste nel POR FSE vengono gestite dalla Provincia di Macerata la quale opera in termini di Organismo Intermedio (OI) per l’attuazione del POR Marche Ob.2-FSE 2007/2013, che costituisce uno degli elementi fondanti della Programmazione sostenuta dai fondi strutturali ed interviene in materia di formazione professionale, di politiche attive per il lavoro, di inclusione sociale e di pari opportunità. Questo piano ha un’operatività biennale in quanto è prevalentemente sostenuto, € 17.259.015,65, dalle risorse del POR FSE che la Regione ha assegnato all’Ente, a titolo di anticipo, sulle annualità 2011, 2012 e 2013. In conformità al Piano Provinciale nei Bandi di attuazione degli interventi andrà riconosciuta una premialità per gli investimenti che saranno realizzati nell’ambito delle diverse attività previste nei settori del turismo e dei beni culturali, della valorizzazione e distribuzione dei prodotti, agroalimentari e artigianali, tipici e di qualità del territorio, nonché dei servizi alle imprese. Programma Operativo Regionale (POR) – Fondo Europeo Sviluppo Regionale (FESR) “Competitività regionale ed occupazione 2007-2013”. L'Unione Europea con l’allargamento a 27 Paesi, sta affrontando una sfida senza precedenti per la competitività e la coesione interna, che cerca di sostenere nel periodo 2007-2013 anche con i Fondi Strutturali. La dotazione finanziaria del Bilancio UE assegnata alla politica regionale per il periodo 2007-2013 è pari a circa 348 miliardi di euro, di cui 278 miliardi destinati ai Fondi strutturali e 70 al Fondo di coesione. Tale importo rappresenta il 35% del bilancio Comunitario, ovvero la seconda voce di spesa. La Regione Marche può beneficiare dei fondi assegnati agli obiettivi "Competitività regionale e occupazione" e "Cooperazione territoriale europea". Con la riforma, gli interventi che nel 2000-2006 sono stati realizzati con risorse del FESR - Obiettivo 2, rientrano ora nell’obiettivo Competitività regionale e occupazione. Per quanto riguarda la Regione Marche gli obiettivi prioritari definiti nella strategia del POR FESR 2007-2013, in linea con gli Orientamenti strategici Comunitari, sono: quelli di concorrere a rendere più attraenti gli Stati membri, le regioni e le città migliorando l’accessibilità, garantendo una qualità e un livello adeguati di servizi e tutelando l’ambiente, e promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità e lo sviluppo dell’economia della conoscenza mediante lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, comprese le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Il piano finanziario per l'intero periodo di programmazione 2007-2013 ammonta a 288.801.634 euro. Il POR FESR 2007- 2013 Marche, che è stato approvato dalla Commissione Europea con decisione C(2007) 3986 dell’17 agosto 2007, si articola in 6 sei assi di intervento. L'asse ''Valorizzazione dei territori'' prevede interventi individuati e attuati tramite la progettazione integrata che coinvolge in un ambito di partenariato la Regione e le autonomie locali, come la Provincia di Macerata. Sono stati previsti interventi mirati al sistema regionale della ricerca industriale e dell'innovazione, la copertura di tutto il territorio marchigiano con la banda larga, il sostegno alle PMI per l'accesso alle tecnologie di informazione e comunicazione. Con l’approvazione della graduatoria per l’ambito di Macerata (decreto del dirigente delle politiche Comunitarie n.55 del 25/06/2010))la Regione Marche ha ammesso a finanziamento i progetti integrati territoriali, presentati a valere sulle risorse dell’asse V del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), per un importo complessivo di 8.851.152 euro. Si va da interventi di ottimizzazione del sistema di fruizione del Parco dei Monti Sibillini, a quelli che riguardano la

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vallata del Potenza, lo sviluppo sostenibile dei sistemi ambientali, storico-culturali e turistici dell’Alto Potenza ed Esino, e quelli interprovinciali con il fermano che riguardano i Comuni di Monte San Martino e Penna San Giovanni. Sono oltre venti i Comuni interessati dagli interventi finanziati. Ora, attraverso l’erogazione delle risorse ai soggetti capofila dei singoli raggruppamenti dei progetti avverrà l’effettiva distribuzione delle risorse ai singoli Enti beneficiari di ciascun raggruppamento. Si tratta di risorse ingenti che vanno a dare ossigeno ai Comuni e al territorio per investimenti di qualificazione e valorizzazione ambientale, storico-culturale e turistica. Il Piano Territoriale di Coordinamento provinciale (PTC), approvato definitivamente con delibera di Consiglio n.75 dell’11/12/2001, appresta gli strumenti di conoscenza, di analisi e di valutazione dell’assetto del territorio della Provincia e delle risorse in esso presenti; determina - in attuazione del vigente ordinamento regionale e nazionale e nel rispetto del piano paesistico ambientale regionale (PPAR) e del Piano di Inquadramento Territoriale (PIT) nonché del principio di sussidiarietà - le linee generali per il recupero, la tutela ed il potenziamento delle risorse nonché per lo sviluppo sostenibile e per il corretto assetto del territorio medesimo. Il PTC di Macerata è un supporto all’attività dei Comuni che permette di svolgere meglio i propri compiti di previsione e pianificazione territoriale; in particolare facilita e incoraggia il coordinamento tra diversi Comuni e favorisce il dialogo con la Provincia. Si è avviato quindi un percorso reale di co-pianificazione che va oltre il semplice dettato normativo che affida al PTC il compito di definire scelte e dettare norme alle quali i PRG devono solo adeguarsi. Il PTC costituisce per i Comuni una banca dati (le informazioni contenute possono contribuire non solo a migliorare la qualità dei piani, ed a semplificare la predisposizione dei loro strumenti di pianificazione, ma anche a facilitare il coordinamento e l’integrazione tra Comuni contermini e/o con problemi e programmi simili, un riferimento metodologico e operativo (la preselezione effettuata nel PTC delle questioni più significative ed urgenti da affrontare nei piani e oggetto di direttive e indirizzi specifici consente di evidenziare le questioni che hanno davvero bisogno di maggiori approfondimenti all’interno del territorio comunale evitando sprechi di risorse), un quadro di coerenza delle scelte di trasformazione (con il Ptc e in particolare con le carte delle reti e il progetto intersettoriale integrato si è fornito ai Comuni una “banca progetti”, cioè un elenco di interventi già verificati, e tali cioè da costituire uno strumento molto utile per la richiesta di finanziamenti). Il Piano Generale di Sviluppo (PGS) costituisce un importante documento di pianificazione strategica, collocato in maniera innovativa all’interno della nota e tradizionale successione degli strumenti di programmazione annuale e pluriennale dell’ente Provincia. All’interno di una ben definita cornice programmatica comunitaria, nazionale e regionale, parte dalle linee di mandato espresse dall’Amministrazione e approvate dal Consiglio Provinciale nella seduta del 20/3/2012 per dettagliarle in programmi e progetti strategici che trovano la loro valorizzazione contabile nella Relazione Previsionale e Programmatica, abbracciando un orizzonte temporale più ampio rispetto a quest’ultima, con previsioni fino alla scadenza del mandato elettorale. Quale vero e proprio Piano di Sviluppo Locale consente anche di esprimere una vision strategica del territorio amministrato e di sintetizzare la relativa mission. Il PGS accresce le occasioni di confronto programmatico con tutti i principali protagonisti dello sviluppo economico-sociale dell’area di interesse: nello specifico le forze economiche e sociali sono tutte chiamate a partecipare all’interno di Tavoli di concertazione appositamente costituiti

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dall’Amministrazione per avere in essi il luogo del confronto, della condivisione, della costruzione di politiche Comuni e sinergiche, anche e soprattutto sui temi strategici dello sviluppo locale. Con il PGS si vogliono fissare i paletti dell’agire amministrativo, indicare la strada ed il binario all’interno del quale deve muoversi la compagine burocratica dell’ente, nell’interesse pubblico, tenendo conto delle funzioni fondamentali che le Province saranno chiamate a svolgere, coordinando meglio le politiche degli enti locali, indirizzando il territorio a scelte coerenti e condivise, razionalizzando i percorsi amministrativo-politici, per alimentare la crescita del territorio, ma anche per eliminare sprechi e sovrapposizioni.

Nell’esperienza internazionale dei parchi naturali e, dal 1991, anche in quella italiana, il Piano del Parco (PP) è lo strumento fondamentale di gestione del territorio protetto. La L.394/1991 (art.12) gli assegna il compito di attuare la tutela dei valori naturali ed ambientali affidata all’Ente Parco, ossia di tradurne in disposizioni operative le finalità istituzionali. Tali finalità vanno perseguite con tutti gli strumenti di gestione di cui il Parco può disporre, in particolare quelli esplicitamente previsti dalla legge quadro, vale a dire, oltre al Piano del Parco, il Regolamento del Parco (RE), cui compete (art.11) la disciplina dell’esercizio delle attività consentite, e il Piano Pluriennale Economico e Sociale (PPES, art.14) per la promozione delle attività compatibili. Sebbene i due Piani, PP e PPES, abbiano funzioni specifiche diverse e, soprattutto, procedure formative diverse, le successive modifiche legislative (L.426/98) hanno stabilito che essi debbano essere predisposti congiuntamente, allo scopo di assicurarne la massima coerenza e complementarietà di contenuti. Tale linea, peraltro già anticipata dal Consiglio Direttivo dell’Ente Parco d’intesa con la Comunità del Parco, riflette palesemente la necessità, largamente avvertita, di saldare le politiche di protezione, vincolo e regolazione con quelle di promozione, investimento e sviluppo, e sottolinea nel contempo la centralità del Piano del Parco in ordine a tale saldatura. Ciò porta a troncare in radice la possibilità di concepire il PP come un piano esclusivamente “naturalistico” oppure “urbanistico” o “paesistico”, e a conferirgli un carattere inevitabilmente complesso, tale da consentirgli di “sostituire” (come prevede la L.394/1991, art.12) ogni altro tipo di piano. In base alla Legge, esso deve infatti contenere: a) organizzazione generale del territorio e sua articolazione in aree o parti caratterizzate da forme differenziate di uso, godimento e tutela; b) vincoli, destinazioni d’uso pubblico o privato e norme d’attuazione relative con riferimento alle varie aree o parti del piano; c) sistemi di accessibilità veicolare e pedonale con particolare riguardo ai percorsi, accessi e strutture riservati ai disabili, ai portatori di handicap ed agli anziani; d) sistemi di attrezzature e servizi per la gestione la funzione sociale del Parco, musei, centri di visite, uffici informativi, aree di campeggio, attività agrituristiche; e) indirizzi e criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull’ambiente naturale in genere. Il Piano del Parco deve svolgere una funzione regolativa, volta a tutelare con opportune norme di disciplina, vincoli e prescrizioni, i siti, le risorse ed i paesaggi istituzionalmente protetti, prevalendo, ove occorra, sulla disciplina posta in essere dagli altri strumenti di piano; tale funzione acquista un significato particolare nel nostro caso, ove occorre conciliare l’esigenza di una rigorosa difesa dell’unitarietà ambientale del Parco con l’esigenza di una accurata differenziazione delle

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forme di tutela e di valorizzazione in relazione alle specificità paesistiche, culturali, economiche e sociali delle sue diverse parti; Il Piano deve anche svolgere un ruolo insostituibile di quadro di riferimento strategico per coordinare ed orientare le azioni ed i programmi d’intervento che competono ai diversi soggetti, pubblici e privati, a vario titolo operanti sul territorio (dentro e fuori i confini del Parco, comunque in grado di influenzare le dinamiche e la gestione del Parco stesso), valorizzando le sinergie e le complementarietà che possono derivare dalla “messa in rete” di risorse, opportunità e competenze differenziate; anche questa funzione, orientata a quella “gestione cooperativa” (co- management) che costituisce ormai l’orientamento emergente delle politiche dei Parchi a livello internazionale, acquista nel nostro caso un significato particolare, in relazione alla complessità dei problemi del contesto, ed all’articolazione e numerosità delle competenze istituzionali che lo riguardano. Inoltre il Piano non può non svolgere una funzione di giustificazione argomentativa, nel senso di esplicitare le poste in gioco ed i valori di riferimento, le ragioni delle scelte e i loro margini di negoziabilità, le condizioni del dialogo e del confronto tra i diversi soggetti istituzionali, i diversi operatori e i diversi portatori d’interessi; tale funzione è tanto più importante quanto più ci si allontana da una concezione puramente vincolistica del Piano e quanto più si punta a stimolare la positiva interazione dei diversi soggetti istituzionali nei processi di pianificazione, rispettandone la relativa autonomia ma sollecitandone la responsabilizzazione sui problemi comuni. Le funzioni strategica e quella argomentativa giustificativa delle scelte, possono essere in parte condivise dal Piano Pluriennale Economico e Sociale, da integrare strettamente al Piano del Parco. Ma spetta soprattutto al Piano del Parco sviluppare una quarta funzione, quella promozionale, la cui importanza nel territorio in questione balza evidente. Proprio l’integrazione tra i due strumenti dovrebbe infatti consentire di superare o mitigare la dissociazione cronica nella pianificazione italiana, tra le politiche di vincolo e protezione e le politiche di spesa e investimento. Una dissociazione tanto più inaccettabile quanto più si intenda far sì che i benefici attesi dalla valorizzazione del Parco si traducano in vantaggi reali per le popolazioni locali (sulle quali gravano comunque molti dei costi e delle penalizzazioni inerenti la conservazione del patrimonio ambientale) ed in impulsi significativi allo sviluppo endogeno locale. Pertanto, il PP si trova ad esercitare le 4 funzioni sopra richiamate in stretto coordinamento con il PPES e col RE, nonché coi progetti, i programmi ed i piani settoriali con cui si articolano le attività di gestione di competenza dell’Ente Parco. Il rapporto d’integrazione tra PP e PPES è stato particolarmente ribadito dalla L.426/98, che non soltanto ne ha stabilito la necessaria “contestualità” ma ha anche ridefinito il ruolo della Comunità del Parco, proprio nella direzione sopra indicata. In questa stessa direzione si muove l’articolata “progettualità” che riguarda, ormai da qualche anno, i parchi e le aree protette. Essa concerne sia i progetti in vario modo connessi ai programmi europei (in particolare al V° programma quadro), sia quelli connessi alla programmazione nazionale dei fondi strutturali, sia i progetti e programmi “di sistema” (in primo luogo il Progetto APE, che proprio negli ultimi mesi ha conosciuto un significativo rilancio col Programma d’azione deliberato dal CIPE), sia ancora i progetti e le iniziative locali di Province, Comuni, Comunità montane, Autorità di bacino ed altre agenzie di spesa pubbliche o parapubbliche.

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Tutto concorre dunque a sottolineare la necessità della massima coerenza e del miglior coordinamento tra le scelte del PP e quelle del PPES. Questa necessità non implica tuttavia che le scelte del PP si identifichino totalmente in quelle del PPES e viceversa, annullando ogni distinzione tra i due piani. In realtà tale distinzione sussiste, nella misura in cui il PPES precisa le proprie scelte con riferimento alle risorse e alle condizioni operative che possono definirsi nel breve medio termine, mentre il PP non può rinunciare a proiettare le proprie determinazioni e le proprie strategie su orizzonti molto più lunghi. E’ infatti inevitabile che molti degli esiti attesi dalle scelte del PP possano maturare soltanto in tempi relativamente lunghi. In questo senso gli indirizzi e le discipline poste in essere dal PP costituiscono piuttosto il quadro di riferimento all’interno del quale si collocano le scelte, a carattere più direttamente operativo, del PPES; scelte, peraltro, suscettibili di orientare a loro volta la definizione del quadro strategico del PP.

3. Analisi SWOT Il territorio in questione rappresenta una delle aree naturalisticamente più importanti del Centro Italia. Infatti, come detto, su di esso insistono le principali aree protette presenti nelle Marche e numerosi siti Natura 2000 e ZPS. Come altri settori montani italiani questo territorio è interessato da una dinamica, più o meno accentuata, di graduale spopolamento e abbandono del territorio. Ciò, sicuramente, in relazione alle caratteristiche orografiche del territorio, che condizionano pesantemente lo sviluppo delle attività produttive, ma anche ai fenomeni di forte sviluppo, nelle zone di bassa collina e di pianura, del manifatturiero (calzatura, pelletteria, mobili, accessori da arredo, etc.), che hanno attratto manodopera a discapito dell’agricoltura e delle aree interne. Il fenomeno dello spopolamento e i numerosi risvolti che esso comporta, quali ad esempio la scomparsa di alcune attività tradizionali, il disequilibrio nell’utilizzo delle risorse, la perdita degli originari stili di vita, possiede comunque connotazioni positive. Tra queste vanno ricordate il recupero della selvaticità (Wilderness), la ricostruita integrità del paesaggio e delle risorse naturali, nonché della fauna e della flora originaria e rara. Le principali problematiche ambientali del Parco, infatti, sono legate alla diffusa pressione antropica sulle componenti naturali. In particolare, risultano particolarmente sfruttate le risorse idriche, soprattutto per usi idropotabili, idroelettrici e per gli allevamenti ittici. Vi sono poi situazioni di criticità causate da una eccessiva presenza di attività-turistico ricreative, anche con mezzi a motore, in aree sensibili. Anche il bracconaggio è piuttosto diffuso, così come la presenza di cani vaganti. Alcuni progetti di nuova edificazione o di grandi infrastrutture e impianti energetici, anche in aree limitrofe al Parco, costituiscono invece delle potenziali minacce per l'integrità degli ecosistemi e del paesaggio. Da una ricognizione più ampia effettuata dalla Provincia di Macerata in collaborazione con le Università di Ancona e Camerino e la Regione Marche, emerge che il territorio montano è soggetto a rischio idrogeologico causato da processi naturali responsabili di esondazioni fluviali e movimenti franosi. Tra le tipologie di rischio a cui l’area è esposta c’è quello dell’inquinamento delle acque da parte dell’attività antropica ed in particolare di quella produttiva: industriale, agricola e zootecnica. Gli scarichi civili ed industriali, i prodotti utilizzati in agricoltura, in particolare i nitrati sono i maggiori responsabili dell’inquinamento e dello stato di degrado delle

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acque superficiali e sotterranee limitandone l’utilizzo idro-potabile o di altro genere. Ad esso si accompagna inoltre l’insufficiente presenza sul territorio di impianti di depurazione. Il territorio considerato, poi, si caratterizza per insediamenti residenziali diffusi sul territorio. Elevato risulta nell’area, rispetto alla realtà provinciale e regionale, il peso della popolazione residente nelle case sparse. Ciò determina il permanere di vasti paesaggi agrari grazie alla generale presenza di coltivatori residenti, appunto, nelle case sparse. Si segnala tale situazione in relazione all’esigenza ed all’opportunità di valorizzare il patrimonio edilizio, che potrebbe essere efficacemente recuperato, oltre che per fini sociali, anche nell’ottica di promuovere lo sviluppo di forme di ricettività diffusa, nell’ambito delle strategie di promozione ed incentivazione delle attività turistiche per l’entroterra. Una delle maggiori criticità che si rilevano è la scarsa conoscenza, da parte dei residenti delle sue peculiarità artistiche e naturalistiche, che si ritiene possa anche influire in una decrescente identità con le proprie radici, da parte delle popolazioni residenti. Infatti, una popolazione residente, consapevole del valore del patrimonio del proprio habitat, migliora sicuramente la qualità della vita e, ad esempio nel caso del turismo, può risultare sicuramente più ospitale, favorendo gli arrivi, la permanenza ed il ritorno dei turisti. I conflitti sociali in relazione al Parco, invece, sono soprattutto legati ai danni arrecati alle attività agro-silvo-pastorali da alcune specie faunistiche e, in particolare, dal Cinghiale e, secondariamente, dal Lupo, nonché ad alcune norme di salvaguardia e, soprattutto, al divieto di caccia e ai limiti alla edificabilità. Il territorio è altresì interessato dalle problematiche economiche e sociali Comuni a molte aree montane. Detti fenomeni incidono profondamente sulla struttura economica e sociale delle aree montane e necessitano, pertanto, di strategie d’intervento innovative, complesse e integrate, che puntino a un diverso modello di sviluppo e valorizzazione del territorio. A sintesi di quanto detto, per consentire una lettura in chiave di supporto al processo di pianificazione strategica che stanno adottando la Provincia di Macerata e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini per lo sviluppo del loro territorio comune, si propone il metodo dell’analisi S.W.O.T. (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats), che viene applicata: a) all’analisi demografica b) all’analisi territoriale c) all’analisi economico-produttiva

Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Minacce

 Elevata valenza  Senilizzazione della  Nuove possibilità di  Congiuntura economica paesaggistica del popolazione residente e di occupazione legate allo negativa a livello mondiale territorio quella attiva in agricoltura sviluppo del turismo e con maggiori costi di  Territorio caratterizzato  Scarso ricambio del suo indotto produzione e trasformazione da una diffusa presenza generazionale  Opportunità lavorative  Lenta ripresa occupazionale  Difficoltà a garantire la di risorse naturali per donne e giovani nei  Evoluzione della politica permanenza nei territori  Buona qualità delle nuovi settori del turismo agraria Comunitaria verso la anche per una distribuzione risorse naturali extra-alberghiero riduzione del sostegno alle territoriale dei servizi non  Presenza di Habitat e  Buone potenzialità di produzioni, assenza di adeguata rispetto ai bisogni

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specie animali e vegetali dei residenti commercializzazione dei adeguate politiche di di grande rilevanza per  Tasso di disoccupazione più prodotti biologici e sostegno allo sviluppo rurale la tutela della elevato per giovani e donne tipici, legata alla  Rischio di perdita di saperi biodiversità  Scarsa infrastrutturazione notorietà dell’area di locali tradizionali (specie  Presenza rilevante e dell’entroterra montano produzione specie per i nell’agricoltura, diffusa di siti di interesse consumatori .regionali; nell’artigianato e nella  Insufficiente conoscenza dei archeologico, artistico e gastronomia tipica) processi ecologici che sono  Sviluppo di fonti culturale  Scarsa propensione a alla base delle caratteristiche alternative di reddito  Tentativi d’integrazione recepire innovazione in attuali e dinamiche del attraverso la tra politiche per la agricoltura paesaggio diversificazione delle valorizzazione del attività agricole  Eccessivo sfruttamento dei  Saldo naturale negativo patrimonio storico- suoli per l’alta percentuale  Sviluppo dei consumi di artistico e quelle per la  Concentrazione stagionale e destinata a seminativi prodotti tipici e di valorizzazione del territoriale della pressione  Abbandono delle attività qualità patrimonio ambientale turistica agricole  Incentivazioni alla  Bassa dimensione  Individualismo  Basso livello di pressione nascita di nuove economica delle unità imprenditoriale accentuato antropica imprese e alla produttive con resistenza ad approcci di  Sviluppo della carta riconversione di quelle cooperazione produttiva ed europea del turismo  Elevato numero di esistenti organizzativa sostenibile; produzioni tipiche locali ma  Dinamica positiva della ridotta quantità di prodotto  Esclusione dai mercati  Consolidata attività domanda culturale e scarsa riconoscibilità dei rilevanti turistica nell’area  Individuazione dei prodotti locali  Declino della spesa in ricerca prodotti bandiera  Presenza di strutture e sviluppo  Limitata superficie dedicata identificabili con il ricettive extralberghiere  Fragilità delle competenze a produzioni agricole con territorio  Buona percentuale di manageriali alto valore aggiunto presenze turistiche  Avvio di azioni di  Resistenza diffusa ad straniere  Imprese agricole valorizzazione e approcciare strategie di  Presenza di edifici di scarsamente strutturate diffusione dell’immagine cooperazione produttiva ed valore storico (specie se di piccola e media del territorio organizzativa dimensione) architettonico da  Incentivi della  Interferenze tra destinare alla fruizione  Forte polverizzazione programmazione conservazione della fauna turistica aziendale regionale per selvatica e attività  Manifestazioni locali  Scarsi investimenti produttivi investimenti a antropiche (pascolo/lupo diffuse e che chiedono il e bassa capacità innovativa salvaguardia colture/ungulati etc.) coinvolgimento / la  Mancanza di sbocchi dell’ambiente e a  Dinamica debole del tasso di presenza del Parco. professionali per lavoratori recupero delle atte occupazione altamente qualificati  Aumento del turismo  Valorizzazione della  Isolamento e peggioramento  Crisi ricorrenti dei principali scolastico, con il quale è Rete Natura 2000 delle condizioni degli anziani distretti produttivi presenti  Polarizzazioni territoriali dei più agevole progettare  Incentivi economici a nel territorio servizi percorsi educativi e livello europeo;  Mancanza di una filiera dei  Frattura intergenerazionale formativi. prodotti di montagna  Rischio perdita di saperi  Tradizionale vocazione  Scarsa propensione alla locali e tradizioni in agricola e presenza di collaborazione produttiva e agricoltura, artigianato produzioni tipiche locali gestionale  Erosione e impoverimento  Sviluppo di fonti  Inquinamento delle acque dei suoli, desertificazione alternative di reddito superficiali e sotterranee  Congiuntura economica con la diversificazione  Concentrazione stagionale e negativa a livello mondiale delle attività agricole territoriale della pressione  Disomogeneità delle

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 Incentivazioni alla turistica politiche di promozione e di nascita di nuove  Carenza di prodotti/servizi di valorizzazione dei siti Natura imprese e alla turismo verde innovativi 2000 riconversione di quelle  Modello turistico  Riduzione quali-quantitativa esistenti monoprodotto ad elevata dei sistemi pastorali stagionalità  Interferenze far  Miglioramento dei  Scarsa organizzazione conservazione della fauna rapporti di filiera dell’offerta turistica selvatica e attività  Presenza di imprese  Gestione del patrimonio antropiche (pascolo/lupo biologiche artistico ancora colture/ungulati etc.)  Crescente attenzione eccessivamente dei consumatori alla frammentata e non qualità dei prodotti coordinata alimentari ed al loro  Offerta culturale ridotta legame col territorio, rispetto alle potenzialità con buone potenzialità  Mancanza di una visione di commercializzazione globale dei problemi dei prodotti biologici ambientali da parte degli  Buona attenzione (e operatori economici crescente) degli Enti  Mancanza di un modello di pubblici territoriali alle permeazione del territorio attività / opPORtunità (linkage) riguardo il ruolo del Parco; fondamentale  Apertura di tavoli di dell’Appennino marchigiano confronto anche con nel contesto programmatico categorie internazionale (Rete natura potenzialmente ostili o 2000) e nazionale (Progetto non favorevoli al Parco APE) con altre praterie (cacciatori, allevatori secondarie montane ecc);  Disomogeneità delle  Presenza sul territorio di politiche di promozione e di istituzioni, Università in valorizzazione dei siti Natura particolare, che operano 2000 negli ambiti d’interesse: Comunicazione, Formazione, Salvaguardia dell’Ambiente (Università di Camerino e Macerata) ;

4. Analisi degli stakeholder La co-pianificazione alla base di questo Piano, tra più soggetti istituzionali si inquadra nel tema più generale della cooperazione nella gestione delle risorse e nel governo del territorio coinvolge non solo gli Enti pubblici ma anche la pluralità degli attori sociali e dei portatori d’interessi in vario modo toccati dalle scelte di gestione. La cooperazione risponde infatti alla necessità di raccogliere sulle scelte di tutela e d’intervento il massimo possibile consenso sociale, di ridurre il più possibile le ragioni di dissenso e contestazione, di risolvere gran parte dei conflitti ambientali mediante la

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negoziazione e l’accordo più che con l’imposizione ed i vincoli. Solo la cooperazione può consentire la ricerca di complementarietà e sinergie tra le azioni di competenza dei diversi soggetti - pubblici e privati – a vario titolo operanti sul territorio comune; solo la cooperazione può offrire quel “valore aggiunto” che la somma di azioni separate e settoriali non consente di acquisire. Le strategie di gestione adottate in tale Piano sono state pertanto necessariamente dilatate nel senso di considerare, con un approccio “integrato” e con visione olistica, valori ed esigenze che non sono di esclusiva competenza dei due Enti ma che al contrario formano oggetto specifico delle competenze delle istituzioni locali, o di altre istituzioni come le Comunità Montane. Tale processo di concertazione ha visto il coinvolgimento soprattutto delle principali associazioni di Agricoltori e/o singoli agricoltori, di Allevatori e/o singoli allevatori, aziende di trasformazione dell’agroalimentare, cooperative/Imprese di servizi, come ad esempio quelle che gestiscono le strutture del Parco (Case del Parco, Area faunistica del Camoscio, Centro faunistico ed ecomuseo del Cervo di Castelsantangelo Sul Nera), cooperative/imprese che forniscono servizi turistici, Guide del Parco, gestori delle strutture ricettive e di ristorazione, gestori dei rifugi del G.A.S. (Grande Anello dei Sibillini) e del centro dei Due Parchi.

5. Pianificazione strategica verso uno sviluppo sostenibile: vision, mission e values Il processo di envisioning ha un ruolo essenziale nel percorso di costruzione del Piano, supportando gli Enti competenti per la gestione e gli stakeholder coinvolti a individuare meglio il proprio ruolo. Una vision orientata allo sviluppo sostenibile è la roadmap per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. La vision deve considerare nel suo percorso l’approccio sistemico e partecipativo. Il processo di envisioning deve riferirsi non solo alle questioni economiche ma anche alla dimensione sociale ed ambientale. Solo un considerare sistema queste componenti, considerando quindi una dinamica di integrazione tra i diversi ambiti, si può considerare il raggiungimento di obiettivi di reale sviluppo sostenibile e responsabile. Un approccio partecipativo che coinvolga la società civile, il settore privato e il governo, a diversi livelli, è fondamentale nel processo verso una vision di sviluppo sostenibile. Un processo che coinvolga le persone a diversi livelli nella discussione sul futuro del loro territorio. Significa condivisione delle conoscenze, delle capacità e partecipazione. Le vision potrebbero distinguersi, ma la sovrapposizione di comune valori potrebbero risultare i valori fondamentali dello sviluppo sostenibile. La costruzione di una vision comune che non risulti un’astrazione potrebbe orientare i comportamenti umani e rappresentare scenari sostenibili per tutti e stimolare azioni a sostegno di una "rete di comunità locale "per lo sviluppo sostenibile della montagna. “In the SEE “Green Mountain” Areas a skilled, responsible and proud community continuously strengthens its knowledge about the peculiarities, potentialities and values related to its living territory, developing a sustainable consciousness, preserving the nature and improving the quality of life.”(The Common Sustainable Development and Management Model).

La mission prefissa è guidare ed accompagnare, insieme agli altri attori locali e secondo una reale sussidiarietà orizzontale e verticale, il territorio e la comunità maceratese in un percorso che consenta di costruire le condizioni per il suo ulteriore sviluppo equilibrato, intelligente, inclusivo e

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sostenibile – coerentemente con le linee strategiche europee – puntando soprattutto sulla formazione di alto livello, ricerca ed innovazione ed investendo sulle persone, sulle famiglie, sulle imprese. L’adozione di una prospettiva interregionale ed europea risulta necessaria non solo per una corretta impostazione delle politiche perseguite, ma anche per mirare ad un efficace inserimento del territorio e delle comunità da esso interessate nei circuiti di valorizzazione e per scongiurare i rischi di isolamento e marginalizzazione. Tale mission implica un approccio globale (volto ad inquadrare i problemi nelle più ampie problematiche ambientali e territoriali), integrato (volto ad inserire le politiche nell’insieme delle politiche plurisettoriali per lo sviluppo sostenibile) e socialmente orientato insieme agli altri attori locali e secondo una reale sussidiarietà orizzontale e verticale. Il Piano, di concerto con gli altri piani concernenti il territorio interessato, deve perseguire la valorizzazione delle identità locali, delle risorse, dei paesaggi e delle culture locali, in quanto espressione dell’immagine e della ricchezza complessiva del Parco e fattore di riconoscibilità e di competitività, anche ai fini di un efficace inserimento delle diversificate realtà locali nei circuiti di fruizione, di scambio e produzione e dall’altro, espressione di capacità auto-organizzative ed auto- rappresentative dei sistemi locali e fattore di qualificazione delle condizioni d’abitabilità e fruibilità del territorio. Tale valorizzazione implica la promozione di forme anche innovative di fruizione e di turismo, basate sul consolidamento, il riuso e la rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio, urbanistico ed infrastrutturale, nonché sullo sviluppo delle attività informative, culturali ed interpretative. I valori condivisi riflettono quelli primari dello sviluppo sostenibile: la natura e la biodiversità, la cultura, storia e le tradizioni, consapevolezza, sensibilizzazione e educazione. Tali valori fondamentali sottendono valori strumentali che includono il rispetto per le generazioni future e, in generale, per tutti gli esseri viventi (natura e ecosistemi globali), la trasparenza e la responsabilità, l’ innovazione di servizi e prodotti e la risoluzione dei problemi.

6. Il ruolo strategico dell’informazione, formazione e sensibilizzazione La promozione dello sviluppo sostenibile delle aree montane richiede un processo volto a costruire una cultura alla sostenibilità che ha bisogno di un sistema di valori, aspettative e regole condivise dalla comunità locale. In tale processo l'istruzione riveste un ruolo fondamentale. Un territorio e una popolazione proiettata verso il concetto della sostenibilità implica prima di tutto un lavoro di formazione e di istruzione, al fine di rendere tutti consapevoli della possibilità di vivere una vita qualitativamente migliore nel rispetto del mondo che ci circonda. Attivare delle strategie educative è da considerarsi una priorità non solo in molti contesti locali di montagna, ma anche globalmente, considerato che l'attuale "insostenibile" modello di sviluppo è considerata una grave minaccia non solo per le aree montane, ma anche per l'intero pianeta.

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9. Piano delle attività

Programma 1: Cultura turistica e partecipazione

Obiettivo 1.1: Rafforzare il sistema turistico locale

I documenti di pianificazione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e quelli dell’Amministrazione Provinciale di Macerata individuano nel turismo il principale settore di sviluppo economico per le aree montane. Il settore del turismo ha mostrato nelle aree interne, e soprattutto nel territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, una forte espansione, confermando la grande importanza sotto il profilo economico e culturale. La massimizzazione dei benefici derivanti da questo settore passa attraverso lo sviluppo di tipologie turistiche sostenibili, tese ad una valorizzazione delle tradizioni locali ed a trarre dalla conservazione un utilizzo consapevole e responsabile delle risorse naturali. In questo scenario è strategico operare nell’ottica di Sistema turistico, garantendo l’integrazione delle politiche delle diverse Istituzioni che operano sul territorio e coinvolgendo attivamente gli stakeholder. Attraverso diverse azioni volte a favorire la partecipazione si intendono quindi rafforzare intese e collaborazioni, sia tra istituzioni, con particolare riguardo a quella già in atto tra Parco e Provincia di Macerata, che tra operatori. L’obiettivo strategico è confluire in una politica turistica “unitaria” che riconosca la specificità di ciascun soggetto e che colleghi il contributo dei singoli attori nella filiera turistica, operando di fatto come sistema turistico. Lo strumento della partecipazione degli stakeholder a vario titolo coinvolti nel processo sono la chiave per garantire la piena attuazione del programma e dell’intero Piano delle attività.

Azione 1. Il Forum degli operatori turistici come strumento per incrementare l’integrazione nel “Sistema Sibillini”

Obiettivi  Rendere il Forum lo strumento chiave per il rafforzamento del “Sistema Sibillini”  Raggiungere un elevato grado di condivisione della politica turistica e/o di alcuni specifici temi  Mettere a disposizione adeguati strumenti di comunicazione atti a garantire la più ampia informazione sulle attività del Forum

Descrizione A seguito del rinnovo della CETS (2010) il Forum è stato istituzionalizzato, secondo le modalità previste nell’azione 1.1.1 del Programma delle azioni in tal sede presentato. E’ stata innanzitutto Individuata la mappa dei potenziali attori.

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E’ stato quindi redatto e approvato, in sede di Forum, il regolamento per il funzionamento, che prevede almeno due riunioni plenarie: la prima per la programmazione delle attività dell’anno, la seconda per un resoconto e una valutazione delle attività svolte. Il regolamento prevede inoltre l’organizzazione in Gruppi di lavoro, che si occupano di temi o interventi specifici, e di un tavolo di coordinamento a cui prendono parte i coordinatori di detti gruppi di lavoro. Per garantire la più ampia informazione possibile sulle attività del Forum sono stati creati appositi spazi virtuali : - Pagine Web sul Sito www.sibillini.net (al link http://www.sibillini.net/attivita/turismoSostenibile/index.html è possibile visualizzare lo spazio dedicato) - Spazio di discussione riservato su piattaforma web2 (gruppo face book) Per il nuovo quinquennio si intende proseguire l’attività del Forum rafforzandone la centralità di ruolo nello sviluppo del turismo sostenibile nel Parco- Le azioni previste sono di seguito riportate: - ampliare la mappa dei potenziali attori e favorire la massima partecipazione degli stessi - Gestire le attività del forum secondo le modalità previste nel regolamento per il funzionamento, sia riguardo alle riunioni plenarie, sia ai gruppi di lavoro che si occupano di temi o interventi specifici. - Mantenimento e integrazione degli spazi web realizzati

Costo presunto Non sono previsti costi eccetto quelli riconducibili al personale del Parco che partecipa agli incontri e alle relative spese di missione.

Chi e quanto Parco, Enti Locali, Operatori turistici

Indicatori N° di incontri in seduta plenaria N° partecipanti N° incontri dei Gruppi di lavoro % di partecipazione (n° di presenze/totale degli inviti) Gestione e implementazione degli spazi web dedicati

Monitoraggio Fascicolo dell’azione contenente: una scheda di registrazione degli incontri lettera di invito e verbale di ciascun incontro; Relazione annuale di valutazione dell’attività Schede di monitoraggio degli spazi virtuali

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

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Azione 2. Creazione di un metodo di concertazione per la partecipazione attiva del territorio all’individuazione e realizzazione di iniziative di sviluppo sostenibile nelle aree montane

La Provincia di Macerata, nell’ambito del progetto “Green Mountain” sta operando su due argomenti strategici per l’economia delle proprie zone interne e montane: 1. la valorizzazione delle produzioni che caratterizzano il proprio territorio; 2. lo sviluppo di forme di turismo più compatibili con le forme di ospitalità a la realtà paesaggistica, storico-culturale delle aree interne e montane. Questo Ente ha istituito da tempo due specifici tavoli di concertazione con i vari stakeholders, uno per coloro interessati alla tematica del turismo e l’altro riguardante la “Consulta provinciale per l’agricoltura”. Sono strumenti di concertazione prevedono a priori la lista degli aventi diritto a partecipare al tavolo di concertazione, rappresentando talvolta un limite per un’efficace concertazione. L’attività realizzata nella prima fase del progetto “Green Mountain” e che ha portato alla stesura di un “Modello comune”, lascia invece intendere che è necessario utilizzare una maggiore libertà nel coinvolgimento degli stakeholders al fine di gestire al meglio tutte le fasi di concertazione che vanno dall’individuazione della problematica da affrontare, alle strategie da adottare, fino alla collaborazione per l’attuazione dell’iniziativa di sviluppo sostenibile. Il progetto “Green Mountain” è finora servito a stimolare un nuovo approccio di concertazione per passare da un livello prettamente istituzionale verso una forma più libera ed adattabile alle esigenze. Ovviamente, le problematiche da affrontare e gli obiettivi strategici definiti nella prima fase di concertazione, devono comunque essere discussi ed approvati dall’organo politico-amministrativo territoriale prima che si passi alla fase realizzativa. In questo modo, gli stakeholders possono interagire in modo più diretto con la struttura politico-amministrativa locale, proponendo direttamente all’attenzione: problemi, strategie e collaborazione. Per descrivere l’attività di concertazione da condividere con l’apparato politico-amministrativo locale, nel caso specifico rappresentato dalla Provincia di Macerata, il lavoro finora effettuato dai working group “Green Mountain”, ha permesso anche di mettere a punto il seguente schema per descrivere e pianificare l’attività che si dovrebbe svolgere per individuare le iniziative si sviluppo sostenibile concertate e realizzate insieme agli stakeholders. Detto schema si sviluppa nei seguenti punti: Premessa Indicare le motivazioni che inducono a creare interesse verso la soluzione di determinate problematiche Il contesto Descrivere lo stato dell’arte riguardante il settore, la problematica, ecc. Stakeholder Motivare il coinvolgimento dei vari stakeholders, descrivendone le caratteristiche e le loro motivazioni a fornire collaborazione per la realizzazione dell’iniziativa. Concertazione Descrivere le modalità di gestione della concertazione: work-shop, seminario, incontro “faccia a faccia”, “open space meeting”, ecc. Strategie Descrivere le strategie concordate che gli stakeholder vorrebbero attuare per realizzare l’iniziativa.

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Pianificazione attività ed obiettivi Descrivere tutte le fasi, anche temporali, che si svolgeranno per assecondare tutte le strategie fissate, necessarie all’attuazione dell’iniziativa Risultati attesi e possibili restrizioni Descrivere sia i risultati che si prevede di ottenere, anche in termini quantitativi, nonché tutti gli ostacoli che si prevede possano ostacolare il raggiungimento degli obiettivi strategici pre-fissati. Monitoraggio Descrivere le modalità con cui verrà gestito il monitoraggio, ovvero quali saranno gli elementi da prendere in considerazione per valutare la riuscita dell’iniziativa. Divulgazione Descrivere le strategie ed i mezzi utilizzati per diffondere i risultati dell’iniziativa a livello di territorio La predetta strategia di concertazione, riassunta in questo schema, sono elementi utilizzati per sviluppare e dare concretezza alle varie iniziative di sviluppo sostenibile per le aree montane previste dalla Provincia di Macerata nell’ambito del progetto “Green Mountain”.

Azione 3. Collaborazione con le Guide del Parco per lo sviluppo di programmi di interpretazione e visite guidate che valorizzino il sistema di fruizione

Obiettivi  Sviluppare l’offerta delle attività di interpretazione ambientale e visite guidate  Promuovere l’offerta di tali attività  Favorire lo sviluppo di pacchetti turistici che includano dette attività, facilitando il rapporto tra Guide del parco, altri operatori turistici e tour operator.

Descrizione La commercializzazione di prodotti turistici non rientra tra i compiti istituzionali del Parco. Tuttavia l’Ente può stimolare l’aggregazione tra i vari operatori per favorire un’offerta integrata e facilitare l’incontro con tour operator per stimolare la produzione di pacchetti turistici di incoming. Questa azione prevede: - la collaborazione tra Parco e Guide del parco per lo sviluppo di attività di interpretazione ambientale e visite guidate, anche rivolte a diversamente abili; - l’organizzazione di incontri, nell’ambito del forum, tra guide del parco, operatori turistici e tour operator, volti a facilitare la creazione di specifici pacchetti turistici - la promozione del prodotto attraverso i canali di comunicazione del Parco - sostegno alla commercializzazione dei pacchetti predisposti attraverso la partecipazione a borse di settore (ad esempio Ecotur)

Costo presunto € 2000,00 annui

Chi e quanto Parco, fondi di bilancio. (non sono considerati i costi che vengono sostenuti da altre Istituzioni in quanto i programmi non sono ancora definiti)

Indicatori n° proposte

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n° attività realizzate n° utenti

Monitoraggio Fascicolo contenente: pacchetti dati sulle utenze e sulle attività

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Azione 4. Miglioramento funzionale del Museo del Camoscio appenninico

Obiettivi  Migliorare l’offerta didattico educativa  Conservare il camoscio appenninico, valorizzando la sua presenza

Descrizione Nel 2012 è stato completato l’allestimento del Museo del Camoscio appenninico a Fiastra (vedi rapporto di valutazione azione 3.3.6). Il museo è stato realizzato in modo tale che lo stesso sia: partecipato, differenziato (attento cioè a tipi di utenza come l'infanzia e gli anziani o le persone diversamente abili), sostenibile (realizzato con materiali e tecnologie ecocompatibili), interattivo (per cui l’allestimento fa si che il visitatore non sia un semplice fruitore, ma interagisca in modo attivo con lo spazio, le strumentazioni e le tecnologie), economico e rinnovabile (l’allestimento è cioè concepito in maniera da poter crescere secondo moduli successivi, predisponendo gli impianti in maniera da garantire la possibilità di istallare nuovi apparati da affiancare al primo percorso espositivo, oppure rinnovando i soli contenuti, sostituendo alcuni pannelli stampati, le immagini video, ecc, all’interno degli espositori. L’intervento che si intende realizzare prevede una integrazione degli allestimenti e delle dotazioni strumentali destinati alla didattica.

Costo presunto € 15.000,00

Chi e quanto € 11.25000 GAL Sibilla € 3.250,00 Comune di Fiastra (con cofinanziamento del parco)

Indicatori Realizzazione dell’intervento Aumento del numero di utenti presso il CEA % annua di incremento degli utenti

Monitoraggio Il progetto verrà monitorato e rendicontato secondo le modalità e i parametri stabiliti dall’Unione Europea e dalla Regione Marche per i GAL

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

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Programma 2: Valorizzazione del sistema turistico locale

Obiettivo 1.2: Ottimizzazione del sistema di accoglienza e di fruizione del territorio

Azione 1. La riscoperta di itinerari, cultura e tradizioni delle aree montane…..a passo d’asino

Premessa La Provincia di Macerata ha un territorio molto attraente turisticamente, sia per l’ambiente e il paesaggio, nonché per l’arte, la storia e le tradizioni presenti nei piccoli paesi e borghi di origine medioevale. Questi sono tutti presupposti per affrontare con convinzione un progetto di sviluppo dell’ECOTURISMO che può interessare tutto il territorio della Provincia di Macerata, in particolare quello montano e collinare. Una delle definizioni di ecoturismo maggiormente condivise è quella dell'International Ecotourism Society, recita: «l'ecoturismo è un modo responsabile di viaggiare in aree naturali, conservando l'ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali». L'Associazione Ecoturismo Italia, referente italiano dell'International Ecotourism Society, propone una sua definizione: «un modo di viaggiare responsabile in aree naturali, conservando l'ambiente in cui la Comunità locale ospitante è direttamente coinvolta nel suo sviluppo e nella sua gestione, ed in cui la maggior parte dei benefici restano alla Comunità stessa”. Secondo questa definizione, l'ecoturismo ha una forte componente programmatica e descrive non solo un determinato segmento della domanda, ma anche un insieme di risultati auspicabili, che possono essere riassunti come segue: • compatibilità ambientale e socio-culturale come condizione fondamentale. • apporto di benefici per i progetti di protezione dell'ambiente e per la popolazione locale (partecipazione, creazione e ampia distribuzione di reddito). • accrescimento della consapevolezza ambientale e maggiore accettazione della conservazione della natura come uso del territorio proficuo e adeguato (sia tra i turisti che tra gli altri soggetti interessati allo sviluppo locale). Il Prof. Federico Niccolini, nella rivista “Ricerche per la progettazione del paesaggio” definisce L’ecoturismo come un segmento che presenta forti potenzialità per indirizzare l’intero comparto turistico nella direzione della conservazione della natura, della Corporate Social Responsibility e dello sviluppo sostenibile. Ritiene inoltre che, per il raggiungimento di tale complessa sfida, è fondamentale che le organizzazioni impegnate nella filiera eco turistica sviluppino un approccio sistemico riguardo l’organizzazione, il management e il processo strategico. Il contesto La Regione Marche, nell’ambito delle azioni dirette alla conoscenza, valorizzazione e tutela del proprio patrimonio ambientale, delle tradizioni locali e dei caratteri culturali e storici del paesaggio marchigiano, per favorire lo sviluppo dell’attività escursionistica, quale mezzo per realizzare un rapporto equilibrato con l’ambiente e per sostenere uno sviluppo turistico compatibile, e promuovere il recupero della viabilità storica, con legge n° 2 del 18 gennaio 2010 ha istituito la

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Rete escursionistica Marche (RESM). Questa rappresenta l’insieme delle strade carrarecce, mulattiere, tratturi, piste ciclabili e sentieri riportati sulle carte dell’Istituto geografico militare e sulla cartografia regionale e comunale o comunque esistenti con evidenza sul territorio, piste, strade vicinali, interpoderali e comunali che, ubicate prevalentemente al di fuori dei centri urbani ed inserite nel catasto, consentono l’attività di escursionismo. Per escursionismo s’intende l’attività turistica, ricreativa e sportiva che, prevalentemente al di fuori dei centri urbani, si realizza nella visita o nella esplorazione degli ambienti naturali, anche antropizzati, senza l’ausilio di mezzi a motore. La RESM è considerata risorsa essenziale del territorio regionale ed è inserita nel sistema cartografico informativo regionale. La Giunta regionale ha istituito presso di se il catasto della RESM, articolato in sezioni provinciali gestite dalle rispettive Province, le quali sono chiamate ad un’opera di coinvolgimento attivo e propositivo da parte delle amministrazioni comunali, nonché ad un intervento diretto di georeferenziazione dei sentieri escursionistici. Un’attività turistica innovativa e molto attraente per le famiglie è quella del trekking “a passo d’asino”, in cui la comitiva è accompagnata appunto da questi animali. In Provincia di Macerata esistono associazioni ed imprenditori che si occupano della valorizzazione sociale e turistica dell’asino, come ad es.: • l’associazione “LA CAROVANA” ( www.associazionelacarovana.it ) • o aziende agrituristiche già impegnate a valorizzare l’asino, come ad es. l’agriturismo “Terre della Sibilla” di Congionti Augusto a Pievebovigliana (MC) ( www.agriturist.marche.it ) che nel 2010 ha inaugurato la prima “Asinovia” della Regione Marche. Inoltre, l’Associazione Regionale Allevatori delle Marche (ARAM), negli ultimi anni riserva all’asino un ruolo da protagonista nell’ambito della Rassegna Agricola del Centro Italia (RACI) che la Provincia di Macerata organizza nel mese di Maggio. Attraverso l’asino, un animale che attrae molto i bambini, le famiglie intere ed i turisti, attraverso tutte le animazioni che con esso si possono fare, ci sono tutte le condizioni per favorire una maggiore fruizione turistica della montagna per conoscere nuovi sentieri e percorsi, per avvicinarsi di più all’arte, alla storia ed alle tradizioni degli abitanti del luogo. Nella Provincia di Macerata ricade gran parte del territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, territorio ricco di opportunità per il turismo escursionistico. Il particolare spicca “Il Grande Anello dei Sibillini”, un percorso escursionistico di circa 120 Km che abbraccia l’intera catena montuosa. Articolato in nove tappe che toccano tutte le Province del Parco, esso è completamente segnalato e permette di conoscere, oltre alla molteplicità di paesaggi e bellezze naturali, parte dell’inestimabile patrimonio storico culturale che questo territorio conserva. Per una migliore fruizione del Grande Anello, il Parco ha provveduto alla ristrutturazione di rifugi escursionistici. Le tappe del “Grande anello” sono: Iª TAPPA: VISSO - CUPI - (sviluppo 12,100 km; tempo di percorrenza circa 4 h 20') - Dal centro storico di Visso, si sale lungo le pendici del Monte Careschio, aggirandolo fino ai Piani di Macereto, in cui è situato l'omonimo Santuario bramantesco e da cui si ammira la spettacolare parete rocciosa del M. Bove Nord. Si prosegue poi, aggirando il Fosso La Valle, fino a giungere a Cupi.

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IIª TAPPA: CUPI-FIASTRA - (sviluppo 11,500 km; tempo di percorrenza circa 4 h) - Risalendo il versante sinistro di Costa Tranquilla si raggiungono i pascoli alla testata della Valle di Campobonomo fino alla dorsale del Monte Coglia. Da qui, una lunga discesa, da cui si aprono ampi panorami sul Lago del Fiastrone, conduce a Trebbio di Fiastra. IIIª TAPPA: FIASTRA – MONASTERO - (km 9,100 per un tempo di percorrenza di circa 3h) - Si percorre obliquamente il versante nord dell’ampia dorsale che scende dal Pizzo di Chioggia, attraversando vallette e fossi tra cui il Rio Bagno e il Rio Fessa. Il percorso offre ampie vedute sul Lago del Fiastrone e sull'omonima impervia Valle, in cui è visibile l’Abbazia di S. Salvatore a Monastero. IVª TAPPA: MONASTERO – GARULLA - (Sviluppo km 18,27; Tempo di percorrenza circa 5h 30’) - Il percorso attraversa le ampie distese dei Prati di Ragnolo, che regalano spettacolari fioriture primaverili e vedute mozzafiato sulle colline marchigiane e sul versante settentrionale dei Monti Sibillini, con le valli dell'Acquasanta e del Fargno. Vª TAPPA: GARULLA – RUBBIANO - ((Sviluppo km 9,700;Tempo di percorrenza circa 3h 50’) - Si attraversano le propaggini orientali del M. Amandola e del M. Priora, che sovrastano le strette incisioni della Valle dell'Ambro e del Tenna, caratterizzate da profondi e suggestivi canyon, come la Gola dell'Infernaccio, scolpiti nella roccia calcarea dall'azione erosiva dell'acqua. VIª TAPPA: RUBBIANO –COLLE DI MONTEGALLO - (Sviluppo km 13,60; Tempo di percorrenza 5h) - Da Rubbiano si risalgono le ampie e ripide praterie del M. Zampa che si diparte dal M. Sibilla e precipita sulla Valle dell'Aso. Oltre la panoramica frazione di Altino si incontrala chiesa di Santa Maria in Pantano, che conserva affreschi raffiguranti le Sibille. Si prosegue quindi fino a Colle di Montegallo sovrastato dall’imponente M. Vettore. VIIª TAPPA: COLLE DI MONTEGALLO – COLLE LE CESE - (Sviluppo km 18,57; Tempo di percorrenza 5h 30’) - Si continua al cospetto del grandioso versante Est del Vettore per poi entrare nella vasta pineta che copre la base del roccioso versante sud-orientale. Percorrendo il Sentiero dei Mietitori si giunge in prossimità di Forca di Presta, da cui il panorama si apre sulla valle del Tronto e sui Piani di Castelluccio. VIIIª TAPPA: COLLE LE CESE – CAMPI VECCHIO - (Sviluppo km 19,50; Tempo di percorrenza 6h 30’) - Questo lungo itinerario contorna i Piani di Castelluccio, la maggiore depressione tettonica dei Sibillini, con splendidi scorci panoramici che hanno come sfondo l’imponente versante ovest di Cima del Redentore. Dalla Forca di Giuda, punto più alto dell’intero anello (1794 m), si scende verso la Forca di Ancarano per poi proseguire sul sentiero per Campi. IXª TAPPA: CAMPI VECCHIO –VISSO - (Sviluppo km 9,500; Tempo di percorrenza 3h 30’) - Da Campi si traversa la Val Majore fino alla sella tra il M. Macchialunga ed il Monticello che si apre sulle ampie praterie dei Casali dell'Acquaro; si scende quindi nella Valle di Visso, una via di Comunicazione storica tra Visso e Norcia Quelle di particolare interesse per la Provincia di Macerata sono le prime 4 e la nona in quanto rappresentano un punto di riferimento importante per “agganciarci” una rete escursionistica da realizzare nel restante territorio provinciale. Tutto il territorio provinciale è vocato e si può considerare strategico per la costruzione della suddetta rete escursionistica, per lo sviluppo dell’ecoturismo nella Provincia di Macerata. Ci sono realtà eco turistiche già avviate e molte altre che si stanno avviando grazie all’attività di

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concertazione per la realizzazione della presente iniziativa Green Mountain ed alla disponibilità di finanziamenti del Programma di Sviluppo Rurale delle Marche, messi a disposizione da specifici bandi del Progetto Integrato Territoriale (P.I.T.) della Provincia di Macerata emanati nel primo trimestre 2013 per incentivare queste forme di ecoturismo. Ai fini della misura 3.1.3 “Incentivazione di attività turistiche” del P.I.T. della Provincia di Macerata, ed in particolare della sottomisura 3.1.3/a “Creazione, potenziamento ed adeguamento di infrastrutture su piccola scala” la presente scheda di attività costituisce un progetto valido per tutto il territorio provinciale, per la valorizzazione di aree protette o aree di elevato valore ambientale o di comprensori rurali caratterizzati dalla presenza di produzioni enogastronomiche di qualità e/o di beni storico-architettonici e/o di tradizioni storiche e culturali. Dalla concertazione con gli stakeholders e comunque da contatti amministrativi con il territorio, ad oggi, le aree che si stanno evidenziando come particolarmente strategiche per l’avvio e realizzazione di una proposta organica di “ecoturismo” nella Provincia di Macerata sono: • l’intero territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini con la sua eccellenza ecoturistica è rappresentata dal “Grande anello dei Sibillini” – G.A.S.; • l’area Nord del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, rappresentata dai Comuni di Cessapalombo e Pievebovigliana. Essi rappresentano un’area strategica di unione fra il “G.A.S.” e la restante rete eco turistica provinciale, tanto da essere stati individuati per realizzare un progetto pilota “Green Mountain” di accoglienza ecoturistica e per la realizzazione della prima “asinovia” intercomunale provinciale ; • la Riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra ricadente nel territorio dei Comuni di Tolentino ed Urbisaglia. • i Comuni limitrofi alla Riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra: Loro Piceno, Mogliano, Petriolo, Corridonia, Urbisaglia, Colmurano • Tolentino e Pollenza, (territori che ospitano i luoghi della “battaglia di Tolentino”, 2-3 maggio 1815, un episodio decisivo della guerra austro-napoletana considerato come la prima battaglia del Risorgimento italiano); • San GInesio, definito “il Balcone dei Sibillini”, ricco di storia medioevale, territorio di unione sentieristica strategica fra i Comuni della Val di Fiastra ed il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. • i Comuni di Camerino, San Severino Marche e Serrapetrona (in particolare l’area interessata al protocollo d’intesa relativo al progetto: “Itinerari dell’alto maceratese – natura, arte, spiritualità e paesaggi” per la realizzazione del primo itinerario ecoturistico denominato: “Tra santi ed incanti”; • il territorio dei Comuni dell’Alta Val Potenza (Sefro, Pioraco, Fiuminata, Castelraimondo, Gagliole, Esanatoglia e Matelica). Il rifugio di Vallescurosa nel Comune di Sefro, che per la sua operatività in tema escursionistico assicurata dall’Associazione “La Carovana”, rappresenta un punto operativo particolarmente strategico per tutta la Valle del fiume Potenza e non solo. • il territorio collocato intorno al lago di Castreccioni (Cingoli, Apiro, Poggio San Vicino, San Severino Marche) • l’area del Monte San Vicino molto vocato ed apprezzato dalle famiglie per il turismo ambientalistico; • la riviera del Mare Adriatico, con la sua pista ciclabile che permette di percorrere la costa della Regione Marche, da Nord a Sud.

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Gli stakeholder Dagli incontri di concertazione si sono mostrati particolarmente interessati allo sviluppo di un progetto di ecoturismo in tutta la Provincia di Macerata con la creazione e valorizzazione di un’ampia ed attiva rete sentieristica: • il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, territorio dove ricadono 11 Comuni della Provincia di Macerata; • le 3 Comunità Montane di San Ginesio, Camerino e San Severino Marche che rappresentano 40 Comuni montani, compresi quelli ricadenti nel Parco Nazionale; • le Amministrazioni comunali di Cessapalombo e Pievebovigliana Su questi due Comuni è incentrato il progetto pilota “Green Mountain” per mettere a punto le modalità di collaborazione fra due territori confinanti, ovvero fra gli amministratori, gli operatori turistici quali ad es.: agriturismi, B&B, associazioni, ecc. per mettere a punto un’organizzazione sostenibile di accoglienza turistica incentrata sulla valorizzazione della rete sentieristica presente e la creazione di pacchetti turistici. • l’azienda agrituristica “Terre della Sibilla” di Pievebovigliana (MC), che con il supporto finanziario del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, nel 2010 ha creato ed inaugurato la prima “Asinovia” della Regione Marche; • l’associazione “La Carovana” di Appignano (MC), nuova realtà specializzata nel trekking “a passo d’asino”; • l’A.R.G.A. - Associazione Regionale Giornalisti (Agricoltura, Alimentazione, Ambiente, Territorio, Foreste, Pesca, Energie Rinnovabili) delle Marche; La concertazione Già durante tutto il 2012, mentre il progetto “Green Mountain” era ancora alla prima fase che avrebbe portato all’adozione di un “Modello Comune”, è di fatto iniziata informalmente la fase di concertazione fra Provincia di Macerata ed alcuni stakeholders per individuare le strategie da perseguire per realizzare un progetto di “Ecoturismo” che coinvolgesse tutto il territorio provinciale, in particolare quello delle aree: montana, pedemontana e collinare. Le riunioni ufficiali di concertazione finalizzate alla condivisione delle strategie da adottare per la realizzazione di questa iniziativa, sono tenute: • 8 Novembre 2012 – Macerata - Workshop sul tema: “Lo sviluppo sostenibile delle aree montane – un’opportunità di gestione condivisa. • 27 Novembre e 07 Dicembre 2012–Macerata–“face to face meeting”: riunione di concertazione su iniziativa: “La riscoperta di itinerari, cultura e tradizioni delle aree montane - a passo d’asino”. Le strategie Le strategie da adottare, condivise con gli stakeholder, partono dalla consapevolezza di poter contare su un territorio ricco di paesaggio, storia, cultura, tradizioni, prodotti. Si vuole assecondare il concetto filosofico di “Heritage” e cioè: “l’eredità che ci viene dal passato è il patrimonio per il nostro futuro, sia in termini di tradizioni culturali, sia di oggetti materiali”. Vengono considerati elementi tangibili ed intangibili dell’heritage: • edifici e monumenti storici, • siti di importanti avvenimenti passati, quali le battaglie,

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• paesaggio tradizionale e flora e fauna locali, • lingua, letteratura, musica e arte, • eventi tradizionali e pratiche popolari, • stili di vita tradizionali, tra cui cibi, bevande e sport. In considerazione di ciò, di concerto con gli stakeholder, verranno adottate le seguenti strategie per realizzare il progetto provinciale di “Ecoturismo” che si sviluppi su gran parte del territorio della Provincia di Macerata, in modo attivo ed organizzato fin dal 2013: • Collaborazione della Provincia di Macerata verso gli enti locali, per un utilizzo più organizzato dei finanziamenti previsti dai bandi del suo Progetto Integrato Territoriale (P.I.T.) provinciale, in scadenza al 15 Marzo 2013. Questi fondi sono destinati anche allo sviluppo delle attività turistiche attraverso investimenti che possono riguardare: la creazione di nuovi centri di accoglienza e di informazione turistica ed agrituristica, la segnaletica stradale turistica ed agrituristica, l’organizzazione di percorsi ed aree di sosta, la realizzazione di infrastrutture ricreative, quali quelle che permettono l’accesso ad aree naturali o di particolare interesse paesaggistico e servizi connessi alla piccola ricettività quali ad es. rifugi, ecc. e per la creazione di appositi “pacchetti” turistici. • Realizzazione di uno specifico progetto di organizzazione dell’accoglienza turistica da realizzarsi di concerto fra i Comuni di Cessapalombo e Pievebovigliana (Comuni situati nell’area Nord del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, confinanti con gli itinerari del “Grande anello dei Sibillini”). Saranno previste: l’organizzazione di attività escursionistiche “a passo d’asino” ed altre forme di “mobilità dolce”. • Creazione di una rete sentieristica che interessi l’area provinciale esterna al Parco Nazionale dei Monti Sibillini e creazione dei presupposti per la sua piena funzionalità riguardo l’accoglienza turistica. • Georeferenziazione, ad opera della Provincia di Macerata, di un primo “lotto” di sentieri, pari a circa 150 Km, da censire nel catasto della Rete Escursionistica Marche (RESM), ed individuazione di un secondo lotto di sentieri da georeferenziare. • Implementazione del portale del Turismo della Provincia di Macerata con un’apposita area dedicata all’ECOTURISMO e creazione di contatti con altri portali nazionali per la divulgazione dell’offerta eco turistica del territorio. • Creazione di un portale condiviso fra i partner del progetto “Green Mountain” per promuovere le iniziative di ecoturismo nei rispettivi territori, nonché i relativi “pacchetti turistici”. • Promozione dei “pacchetti turistici” che verranno creati a seguito da questa iniziativa, alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT) a Milano nel Febbraio 2014. Pianificazione delle attività e degli obiettivi • Entro il 15 marzo 2013, la Provincia di Macerata dovrà informare gli enti locali sulle opportunità di finanziamento offerte dai bandi della misura 3.1.3 “Incentivazioni attività turistiche” del Progetto Integrato Territoriale (PIT) emanati dalla Provincia stessa e coordinarli per garantirsi una progettazione degli interventi più efficace in funzione del presente progetto di sviluppo dell’ecoturismo. • ad inizio primavera (fine Marzo 2013), presentare alla stampa il trekking “a passo d’asino”, itinerario turistico a tappe, a cura dell’Associazione “La Carovana”, che si svolgerà nella settimana

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di Pasqua, da Matelica a Porto Recanati, lungo le colline della Val Potenza. Esso inaugura la stagione di eventi proposti da questa associazione (vedi file allegato). • entro maggio 2013, lavorare con le amministrazioni ed imprenditori locali dei Comuni di Cessapalombo e Pievebovigliana per organizzare l’accoglienza turistica finalizzata alla fruizione della rete sentieristica, anche a “passo d’asino”. Verrà organizzato anche un evento inaugurale di presentazione di questa nuova forma organizzata di attività escursionistica che potrà essere gestita sia nell’ambito dei rispettivi territori comunali e sia come collegamento con il “Grande anello dei Sibillini” e con la restante rete sentieristica provinciale esterna al Parco Nazionale dei Monti Sibillini. • presentare il presente progetto di sviluppo dell’ecoturismo in Provincia di Macerata in occasione della 29^ edizione della Rassegna Agricola del Centro Italia (RACI) che si svolgerà a Macerata il 10, 11 e 12 Maggio 2013, in quanto esso è finalizzato alla valorizzazione turistica ed economica del territorio rurale e delle imprese agro-silvo-pastorali che vi operano. • in tutto il 2013, creare pacchetti ecoturistici, validi per ogni periodo dell’anno, legati al territorio rurale, alle sue produzioni, alla sua storia e tradizioni. • entro il 2013, completare il lavoro di sopralluogo e georeferenziazione di un primo “lotto” di 150 Km di rete sentieristica da censire nel catasto regionale della RESM e di concerto con i Comuni, individuarne un secondo “lotto” da georeferenziare. • entro il 2013, in associazione con il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, organizzare la promozione della rete ecoturistica della Provincia di Macerata, creando o implementando siti internet, coinvolgendo “tour operator”, creando appositi “App store” per smart-phone, tablet, ecc., creando una sinergia con altri importanti eventi anche di altro genere che si svolgono nel territorio provinciale, ecc. • nel Febbraio 2014 partecipazione alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT) di Milano, per promuovere i risultati del progetto Green Mountain ed i relativi “pacchetti turistici” che nel frattempo si è iniziato a creare a seguito da questa iniziativa, da parte di tutti i partner e non sono della Provincia di Macerata. Risultati attesi e possibili restrizioni Questa iniziativa di sviluppo dell’ecoturismo “a passo d’asino”, ma non solo, è di fatto divisa in 3 azioni: 1. sperimentare un lavoro di organizzazione dell’accoglienza ecoturistica in sinergia fra amministrazioni comunali; 2. valorizzare l’attività ecoturistica svolta per iniziativa di associazioni private, come ad esempio quella “a passo d’asino” che da poco tempo ha iniziato a svolgere l’Associazione “La Carovana”; 3. mettere in “rete” le realtà ecoturistiche già attive e quelle potenziali da creare in accordo con le amministrazioni locali già durante il 2013, creando e promuovendo un progetto organico di ecoturismo provinciale. In generale, il principale risultato atteso è quello di riuscire a far considerare l’ecoturismo come nuova e prioritaria risorsa per un territorio della Provincia di Macerata, che offre grandissime potenzialità paesaggistiche, storico, culturali ed enogastronomiche. Nello specifico ci si attende un risultato positivo in tutte e 3 le linee d’azione anziddette.

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Le possibili restrizioni potrebbero venire soprattutto da una cultura radicata ancora nella gente, fatta di grande operosità, ma con una ancora modesta propensione a valorizzare turisticamente le “bellezze” che questo territorio, dal mare ai monti, può offrire, creando nuova economia e lavoro. Per costruire una “rete ecoturistica” efficiente, è strategico il ruolo di coordinamento degli “attori” del territorio che possono svolgere la Provincia di Macerata, le 3 Comunità Montane ed il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Monitoraggio Il monitoraggio sarà incentrato sulla verifica di: • n° di Km di sentieri utilizzati fin dal 2013, per iniziative di ecoturismo nella Provincia di Macerata, fra quelle individuate nella presente azione “Green Mountain”. • n° di iniziative di ecoturismo messe in atto nel 2013. • n° di pacchetti turistici creati. Risorse divulgative La Provincia di Macerata ha in uso un portale territoriale ( www.provincia.mc.it/ ) unico per tutti gli Enti (Comuni, Comunità montane, uffici statali ed altri enti). Esso è gestito tramite la TASK e permette a qualsiasi ente collegato di interagire con gli altri, ovvero con tutti i dipendenti. Questo sistema potrà essere un elemento strategico per interagire con il territorio e divulgare le attività ed i risultati che si andranno man mano realizzando. Questo sistema informativo territoriale, opportunamente integrato con i fondi stanziati dai bandi del Progetto Integrato territoriale, può diventare una preziosa banca dati anche per promuovere tutte le offerte turistiche ed eco turistiche. Inoltre, attraverso il sistema dei “QR Code” si punta a dare un’informazione più precisa, rapida ed aggiornata a tutti coloro che, trovandosi nel territorio, volessero sapere quali sono e dove trovare ad esempio le proposte eco-turistiche simili a quelle che stanno praticando in quel momento.

Azione 2. Miglioramento dei servizi di accoglienza e informazione turistica forniti dalle Case del Parco e dai Centri visita

Obiettivi  Aumentare la qualità dei servizi di accoglienza e informazione turistica  Aumentare il numero degli utenti dei servizi di accoglienza e informazione turistica  Promuovere una nuova cultura dell’imprenditorialità, fonte di sviluppo sociale ed economico per il territorio locale  Sostenere l’occupazione, in particolare quella giovanile e delle donne.

Descrizione Negli anni 2011 e 2012 sono stati avviati interventi per la gestione dei servizi di accoglienza e informazione attuati in stretta collaborazione con i Comuni: 1. articolazione del sistema di accoglienza e di informazione turistica secondo i seguenti poli: • ALTO NERA (Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera) • ALTA VALLE DEL FIASTRONE E DEL CHIENTI (Acquacanina, Bolognola, Fiastra,Pievebovigliana, Pieve Torina)

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• FIASTRONE (Cessapalombo, San Ginesio) • Valle del Tronto e Valle del Fluvione (Montegallo e Arquata) • VAL DI TENNA E VALLE DELL’ASO (Amandola, Montemonaco e Montefortino) • VAL NERINA (Norcia e Preci) 2. Diretto coinvolgimento, anche finanziario, degli enti locali proprietari delle strutture e delle Province di MC, AP, FM e PG, con i quali è stato definito e condiviso un progetto strategico di gestione dei Centri di accoglienza, finalizzato a garantire: a. un sistema di accoglienza turistica unitario ottenuto mediante l’unificazione e/o l’accorpamento, dei Centri/Uffici informativi esistenti nei Comuni del Parco e funzionalmente dipendenti dalle Provincie, dal Parco e dagli Enti Locali nonché l’accorpamento delle funzioni fino ad allora svolte; b. l’individuazione delle modalità per coordinare e unificare, ove possibile, gli strumenti di comunicazione al pubblico con particolare riguardo: • alle attività di back-office e front-office; • alla produzione di materiali di accoglienza e promozione turistica realizzati in forma cartacea e/o multimediale; • alla visibilità del sistema di accoglienza su tutti gli strumenti di comunicazione adottati dai singoli soggetti firmatari; c. individuazione dei servizi minimi di accoglienza che i Centri garantire consistenti in azioni: • di promozione del territorio • di organizzazione delle attività collegate al Centro Visita o al Museo • di rete con il sistema dei Centri Visita e dei Musei del Parco • di rete con altre strutture di informazione turistica • di gestione ecosostenibile. Per il prossimo quinquennio si intende proseguire sulla base dell’esperienza di questi anni.

Le azioni migliorative che si intendono avviare sono le seguenti: a. aumento del periodo di apertura dei centri (nel 2011 è stata garantita la sola apertura nei mesi di luglio e agosto, mentre nel 2012 è stata garantita l’apertura anche nel periodo natalizio) b. creazione di rete tra il suddetto sistema e gli altri centri/punti IAT presenti nei Comuni esterni al Parco c. individuazione di partner sia pubblici che privati interessati, anche in qualità di sponsor, a sostenere finanziariamente il funzionamento del sistema di accoglienza turistica così strutturato (eventuali risorse potrebbero pervenire dalla vendita della PARCO CARD (vedi azione 3.2.3).

Costo presunto € 90.000,00 l’anno

Chi e quanto Parco, Province, Regioni Marche e Umbria e soggetti privati

Indicatori Incremento del periodo di apertura n. utenti che hanno usufruito dei servizi informativi n. utenti che hanno visitato il Centro (biglietti staccati, ove disponibili)

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n. delle iniziative/eventi realizzati dai gestori dei Centri n. reclami n. prodotti a marchio Parco venduti

Monitoraggio 1. Predisposizione di almeno due database ad accesso riservato per la comunicazione periodica dei dati (esclusivamente via internet) da parte dei gestori dei Centri; 2. compilazione di format predisposti dal Parco per il rilevamento di altri dati significativi; 3. incontri periodici (informativi e di aggiornamento) con i soggetti gestori dei Centri Visita, dei Musei e delle Casa del Parco; 4. incontri periodici con gli enti locali e i partner del progetto strategico. Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Azione 3. Miglioramento sistema di informazione

Obiettivi Ampliare la rete dei punti informativi

Descrizione L’azione è finalizzata ad estendere il servizio di informazione turistica erogato dal sistema delle Case del Parco e dei Centri Visita ai Rifugi del Grande Anello, ai Centri di Educazione Ambientale del Parco, alle fattorie didattiche del territorio e alle strutture ricettive, con particolare riguardo a quelle della rete qualità del Parco. L’esigenza di ampliamento della rete dei punti informativi nasce da più considerazioni. In primo luogo, la previsione di una ulteriore diminuzione delle risorse economiche del Parco e degli Enti Locali non offre la prospettiva di un’apertura delle Case del Parco e dei Centri visita che vada oltre i periodi di massima affluenza turistica e ciò crea ai turisti, nei restanti periodi, difficoltà nel reperire informazioni. La seconda considerazione è che il turista ha come primo contatto i gestori delle strutture ricettive o operatori turistici che offrono vari servizi. La terza considerazione è che gli operatori dei Rifugi del Grande Anello, dei Centri di Educazione Ambientale, delle fattorie didattiche hanno già una conoscenza piuttosto ampia del Parco e del territorio. Sulla base di tali considerazioni si intende sviluppare questa azione che prevede: - l’individuazione delle strutture che intendono fornire adeguati servizi di informazione ai visitatori - l’organizzazione di brevi corsi di formazione per gli operatori di dette strutture, finalizzati ad accrescere la conoscenza del Parco, delle sue risorse, dei suoi valori e delle opportunità di fruizione - l’organizzazione del sistema di distribuzione dei materiali informativi e di accoglienza da mettere a disposizione dei visitatori presso le suddette strutture

Costo presunto € 2000,00 annui relativi alle spese di spedizione dei materiali. Non si prevedono costi per la formazione, in quanto verranno utilizzati il personale e le strutture del Parco.

Chi e quanto Fondi di bilancio del Parco

Indicatori

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n° strutture che aderiscono n° partecipanti alla formazione n° utenti del servizio

Monitoraggio Apertura fascicolo contenente: - documentazione dell’attività di formazione (materiali distribuiti, foglio presenze, ecc…) - schede rilevamento utenze compilate dalle strutture - relazione di elaborazione dati

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Azione 4. Ottimizzazione della fruizione dei percorsi

Obiettivi  Migliorare l’offerta turistica del Parco  Soddisfare la specifica richiesta dell’utenza in merito all’apposizione di segnaletica lungo i percorsi  Orientare i flussi turistici su percorsi in grado di sopportare il carico turistico  Descrizione La pastorizia transumante, da sempre praticata sui Monti Sibillini, ha creato nel corso dei secoli una miriade di sentieri di montagna. Il Parco, dopo averne effettuato il censimento ne ha individuato 70 che sono stati scelti (in condivisione con i Comuni) come sentieri ufficiali. Su questi è stata apposta inizialmente una segnaletica orizzontale. In una seconda fase sono stati individuati e realizzati 17 percorsi ad anello che toccano le mete più panoramiche ed ambite della dorsale dei Sibillini sui quali è stata apposta segnaletica orizzontale e verticale e una bacheca di inizio percorso. Sono strati inoltre realizzati 14 percorsi per mountai bike ed i Grande anello Bike, apponendo adeguata segnatetica. Gli interventi verranno completati con - la realizzazione di un’apposita guida turistica ai percorsi escursionistici per facilitare la fruizione e dare una corretta informazione ed interpretazione dei luoghi ai visitatori - l’aggiornamento e la ristampa della guida Pedalando nel Parco

Costo presunto € 15.000,00

Chi e quanto Parco con fondi di bilancio

Indicatori Realizzazione della guida ai percorsi escursionistici aggiornamento e ristampa della guida Pedalando nel N° copie delle guide vendute per anno

Monitoraggio

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Apertura del fascicolo contenente tutti gli atti procedurali e gli esiti.

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Obiettivo 1.3 : Valorizzazione della cultura, delle tradizioni e delle produzioni locali di qualità

Azione 1. La valorizzazione economica del tartufo nero pregiato e del tartufo bianco dei Sibillini”

Premessa Questa iniziativa interessa il territorio montano della Provincia di Macerata che rappresenta circa 2/3 dell’intera superficie provinciale. La fascia a ridosso del versante orientale dei Monti Sibillini è straordinariamente ricca di tartufi. Ci sono tartufaie naturali e coltivate che si estendono su una superficie di circa 2.500 ettari, di cui circa 2.000 ettari nella sola Comunità Montana di Camerino. I tartufi sono funghi ipogei, ammasso miceliare composto da un frutto: detto “carpoforo” e da un intreccio di filamenti detti: “ife” che vivono in simbiosi mutualistica “micorriza” con la pianta superiore da cui assorbe i carboidrati ( non potendoli produrre in modo autonomo per mancanza di fotosintesi clorofilliana) restituendole sali minerali dissociati altrimenti non assimilabili dalla pianta stessa aumentandone la capacità esploratrice della radice. Conosciuti fin dal tempo dei Sumeri (1700 1600 a.c.), i Greci pensavano fossero prodotti dalla combinazione dei fulmini con terra e acqua e li chiamavano “ydnon” da cui “idnologia” la scienza che studia i tartufi. Il nome latino di “Tuber” viene impiegato invece per definirne il genere. Plinio Il Vecchio li considerava “massimo miracolo della natura” e li collocava tra quelle cose che “nascono ma non si possono seminare”. In natura sono presenti diverse specie di tartufi, ma per la legge italiana solo 9 possono essere raccolte e commercializzate nei periodi stabiliti :  Tuber magnatum Pico – Tartufo bianco pregiato (1 ottobre – 31 dicembre)  Tuber borchii – Tartufo bianchetto o marzuolo (15 gennaio – 30 aprile)  Tuber macrosPORum Vitt – Tartufo nero liscio (1 ottobre – 31 dicembre)  Tuber malanosPORum Vitt – Tartufo nero pregiato (1 dicembre – 15 marzo)  Truber aestivum Vitt Tartufo estivo o scorzone (1 maggio – 31 agosto e 1 ottobre – 31 dicembre)  Tuber brumale Vitt - Tartufo nero invernale (1 gennaio – 15 marzo)  Tuber brumale var moschatum De Ferri - Tartufo moscato (1 gennaio 15 marzo)  Tuber mesentericum Vitt - Tartufo nero ordinario (1 ottobre – 31 gennaio) Nelle tartufaie dei Monti Sibillini si possono raccogliere tutte le specie consentite dalla legge ed in particolar modo ì quattro tartufi più apprezzati sui mercati: il Tartufo Bianco Pregiato (Tuber magnatum Pico), il Tartufo Nero Pregiato (Tuber melanosporum Vittadini), il Tartufo Estivo (Tuber aestivum Vittadini e la sua forma uncinatum), il Tartufo Bianchetto (Tuber borchii Vittadini). Grazie a tale diffusa presenza, in questo territorio è possibile avere tartufo fresco tutto l’anno.

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Il tartufo raccolto nel territorio dei Sibillini, a giudizio di esperti e ristoratori, è tra i migliori che si possano rintracciare sul mercato. Le tartufaie naturali producono essenzialmente: il Tuber Uncinatum, il Tuber Aestivum ed il Tuber Magnatum. Le tartufaie artificiali, per il 90% circa producono invece il “Tartufo nero pregiato” (Tuber Melanosporum).In questi territori montani manca un’economia legata alla produzione del tartufo tal quale o trasformato. Si preferisce infatti venderlo ad acquirenti di altre regioni che lo utilizzano per alimentare una propria filiera commerciale. Questa situazione impedisce la creazione di posti di lavoro legati ad una filiera di trasformazione e commercializzazione, rende difficoltoso lo sviluppo del turismo legato a questo prodotto “bandiera” del territorio dei Sibillini. L’idea, per cui si è voluta proporre questa iniziativa, è quella cercare di far emergere il mercato del tartufo in una forma organizzata, che permetta di creare opportunità economiche per uno sviluppo sostenibile delle aree montane della Provincia di Macerata. Il contesto La ricerca e la raccolta del tartufo nella Regione Marche è un’attività che rappresenta un fattore di promozione turistica e territoriale di grande interesse. La tartuficoltura si presenta, inoltre, come un’importante opportunità per l'economia montana e, poiché presuppone il rimboschimento di aree marginali con specie autoctone, anche per la conservazione dell'ambiente e la tutela del paesaggio. La Regione Marche con la delibera n. 482 del 06.03.2001 ha delineato gli indirizzi inerenti l'attuazione e gestione dell'attività vivaistica e forestale regionale e ha affidato all'ASSAM la gestione coordinata e la realizzazione dell'attività stessa in ambito regionale. Successivamente a questo importante atto di indirizzo, con la DGR n. 2354 del 16 novembre 2001 è stato approvato il programma di attività vivaistica predisposto da questa Agenzia e sono state individuate le procedure di attuazione delle attività stesse, avviate nell'anno 2002. L'attività è essenzialmente volta alla produzione di specie autoctone e non, oltre a piantine micorrizzate con tartufo nero pregiato, scorzone e tartufo bianco. La produzione delle specie autoctone ha un riscontro sia a livello di Comuni, Enti e Associazioni (Legge 113) che nei confronti di singoli privati e aziende agricole nell'ambito del PSR. I vivai sono situati nei seguenti Comuni: Senigallia (AN), S. Angelo in Vado (PU), Amandola (AP) e Pollenza (MC). L’importanza della tartuficoltura in Italia e nelle Marche è stata, ed è tale, che, il Ministero dell’Agricoltura e la Regione Marche sono intervenuti direttamente promulgando apposite leggi per il settore (L.N. 752/85, L.N. 162/91, L.R. 34/87) e creando un’apposita struttura qual è il Centro Sperimentale di Tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado (PU) (L.N. 752/85 art. 2).Nato per svolgere attività nel campo della sperimentazione agro-forestale volta all’incremento della produzione di tartufi, nel 1996 è stato potenziato a seguito della convenzione tra Regione Marche, ed il Centro di Biochimica delle Proteine dell’Università degli Studi di Urbino. Grazie a questa cooperazione è stato attivato un progetto con due precise finalità: "Potenziamento del Centro di Ricerca sul tartufo di Sant’Angelo in Vado della Regione Marche per la certificazione delle diverse specie di Tuber", per il riconoscimento con metodologie biomolecolari dei tartufi in tutte le fasi del loro ciclo biologico e "Caratterizzazione degli ecosistemi naturali legati alla produzione delle diverse specie di Tuber", per la conoscenza dei fattori che regolano la crescita e lo sviluppo del tartufo con lo scopo di incrementarne la produzione.

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Con la creazione del Centro di Ricerca l’Università degli Studi di Urbino ha voluto considerare l’opportunità di adeguare le strutture, l’organizzazione e le risorse, agli standard internazionali di qualità secondo le norme UNI EN ISO 9000. Con l’adeguamento a tale normativa, si vuole testimoniare l’idoneità dei nuovi laboratori a compiere prove specifiche, ma anche la capacità di fornire un servizio di alta qualità in termini di programmazione e pianificazione del lavoro. Il Centro, che da anni è riferimento per tutto quello che è attinente al tartufo ed alla tartuficoltura, oggi si completa con le più sofisticate metodiche di cui la Ricerca è a conoscenza, affermandosi come riferimento per la certificazione dei Tuber e delle piante micorrizate. Si avvale infatti di idonee strutture, personale specializzato e apparecchiature all’avanguardia. In particolare sono attivi diversi settori di ricerca con i laboratori biomolecolare, morfologico e geopedologico. Il paese famoso in tutto il mondo per il suo pregiatissimo “tartufo bianco” è Acqualagna, in Provincia di Pesaro-Urbino, che lo presenta e vende in una rinomatissima mostra mercato, giunta alla 47^ edizione, che si svolge a fine Ottobre/Novembre. Nello stesso periodo, ad Amandola in Provincia di Fermo, si organizza un’importante manifestazione, denominata “Diamanti a tavola”, dedicata in particolare al tartufo bianco di quell’area dei monti Sibillini. Nella Provincia di Macerata, pur con varie difficoltà, da otto anni, con sede ormai stabile a Camerino, si organizza “Le terre del tartufo”, manifestazione con mostra-mercato dedicata in particolare al “tartufo nero pregiato”. La tartuficoltura nella Provincia di Macerata, grazie anche ai cofinanziamenti europei destinati, attraverso vari regolamenti, all’imboschimento di superfici agricole, è cresciuta molto nell’ultimo ventennio, fino alle dimensioni di superficie citate in premessa. Mancano iniziative per aggregare, trasformare, commercializzare, valorizzare enogastronomicamente e turisticamente il “prodotto” annualmente raccolto. L’Assemblea Legislativa delle Marche ha in esame in III^ Commissione consiliare, la proposta di Legge n° 238 “NORME IN MATERIA DI RACCOLTA E COLTIVAZIONE DEI TARTUFI E DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO TARUFIGENO” del 10 Agosto 2012. Con questa proposta di legge si vuole rafforzare e rilanciare la vocazione “tartufigena” della Regione nella consapevolezza che questo settore, se adeguatamente sostenuto, può rappresentare un interessante volano per l’economia regionale. Il nuovo impianto normativo intende, dunque, arricchire la legge statale dando spazio a nuove ed inedite prospettive di valorizzazione ambientale, turistica e commerciale legate al tartufo. In particolare viene riconosciuto il ruolo centrale dell’associazionismo di settore nella promozione e nella valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale, nel rispetto dei ruoli e delle competenze proprie delle istituzioni locali. Viene altresì sottolineato il nesso inscindibile fra valorizzazione del patrimonio tartufigeno e conservazione e tutela dell’ambiente, in linea con la sensibilità ambientale che è caratteristica imprescindibile della programmazione agricola regionale. Inoltre le caratteristiche peculiari dei tartufi dell’entroterra marchigiano vogliono essere salvaguardate dalla illecita introduzione sul mercato di tuberi di specie non presenti nel nostro paese. Con la presente proposta di legge si vogliono altresì favorire le condizioni che consentano il miglioramento, la tutela, la certificazione e la valorizzazione del tartufo a partire dalla maggiore conoscenza dell'ecosistema di questa specie. La proposta di legge regionale, inoltre, in linea con la legge 752/1985, vieta la commercializzazione di ogni tipo di tartufo diverso da quello autoctono e vuole favorire la coltivazione di piante micorrizate o idonee alla tartuficoltura. L'elevata richiesta di tartufi non è soddisfatta dalla

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produzione spontanea, che per questo va tutelata ma anche integrata assicurando il miglior risultato produttivo nelle tartufaie coltivate. Gli stakeholder Dagli incontri di concertazione si sono mostrati particolarmente interessati alla valorizzazione del tartufo dei Sibillini: • le 3 Comunità Montane di San Ginesio, Camerino e San Severino Marche (in particolare quella di Camerino che circa 2.000 ettari di tartufaie nel suo territorio, suddivise in 700 concessioni); • le 4 organizzazioni professionali agricole, in particolare la Coldiretti; • l’Università degli Studi di Camerino (UNICAM); • l’A.R.G.A. - Associazione Regionale Giornalisti (Agricoltura Alimentazione Ambiente Territorio Foreste Pesca Energie Rinnovabili) delle Marche; • il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. La concertazione Nel Dicembre 2011, anche se il progetto “Green Mountain” era ancora alla prima fase che avrebbe portato all’adozione di un “Modello Comune”, è di fatto iniziata informalmente la fase di concertazione fra Provincia di Macerata ed alcuni stakeholder per individuare le strategie da perseguire per la valorizzazione del tartufo dei Sibillini, confermate ed ampliate poi nelle riunioni di accompagnamento alla stesura del presente piano di gestione. Le riunioni ufficiali di concertazione finalizzate alla condivisione delle strategie da adottare per la realizzazione di questa iniziativa, sono tenute: • 8 Novembre 2012 – Macerata - Work-shop sul tema: “Lo sviluppo sostenibile delle aree montane – un’opportunità di gestione condivisa. • 18 Dicembre 2012 – Camerino (MC) – “face to face meeting”: “La valorizzazione economica del tartufo nero pregiato e del tartufo bianco dei Sibillini” e “Recupero produttivo dei castagneti da frutto”. Le strategie Le strategie da adottare, condivise con gli stakeholders, sono: • Collaborare attivamente con l’Assemblea legislativa delle Marche per dotarsi di una nuova legge regionale che valorizzi ancor di più il patrimonio tartufigeno autoctono e permetta chi creare nuove opportunità di lavoro nelle aree montane. • Organizzare telematicamente, ad opera delle Comunità Montane, la mappatura delle concessioni per tartufaia rilasciate, la loro georeferenziazione e la raccolta dei dati produttivi per una migliore organizzazione del mercato e sviluppo di attività economiche connesse. • Prevedere da parte della Provincia di Macerata, Ente che rilascia l’autorizzazione alla raccolta e commercializzazione dei tartufi, una forma di “premio” per i titolari di detta autorizzazione affinché si organizzino per costituire una filiera corta con la ristorazione locale o per la creazione di una filiera di trasformazione e commercializzazione. Pianificazione delle attività e degli obiettivi Già nell’autunno 2012, la Provincia di Macerata e le 3 Comunità Montane, su invito dell’Assemblea Legislativa delle Marche, con lettera Prot. n° 71869 del 12/11/2012, hanno fornito le loro osservazioni in merito alla suddetta proposta di legge n° 238 del 10/08/2012.

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Si sono fornite indicazioni sia su ad alcuni aspetti tecnici di gestione delle fasi di raccolta, sia sull’utilizzo dei proventi dal rilascio delle autorizzazioni per la raccolta dei tartufi, ma soprattutto si sono forniti suggerimenti utili ad aggregare l’offerta tartufigena regionale per crearci nuove opportunità di lavoro. Per il futuro, sulla base di quanto concordato con gli stakeholder, si prevede d’intervenire nel modo seguente: - nel 2013, si seguirà l’iter di questa proposta di legge, fornendo ulteriore supporto all’Assemblea Legislativa, in particolare per: • l’art. 17 con il quale si mira a quantificare e mappare la produzione di tartufi in sede di richiesta di rinnovo della concessione di superficie a tartufaia; • l’art. 19 con il quale si vorrebbe creare un marchio che identifichi la produzione tartufigena autoctona. Entro il 2013, utilizzare i fondi previsti nel bando del Progetto Integrato Territoriale della Provincia di Macerata: misura 3.2.1 “Avviamento di servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale”–sottomisura d) “Servizi informativi per i cittadini”, allo scopo di permettere alle Comunità Montane di organizzare telematicamente la mappatura delle concessioni per tartufaia, la loro georeferenziazione e la raccolta dei dati produttivi per una migliore organizzazione del mercato e sviluppo di attività economiche connesse. - dall’estate 2013 in poi, creare una forma di “primalità” per i titolari dell’autorizzazione alla raccolta di tartufi, affinché si organizzino per costituire una filiera corta con la ristorazione locale o per la creazione di una filiera di trasformazione e commercializzazione.

- a dicembre 2013, rendicontare e promuovere tutta questa attività in occasione della 9^ edizione di: “Le terre del tartufo”. Risultati attesi e possibili restrizioni Il lavoro da compiere per organizzare meglio il settore della tartuficoltura locale al fine di creare nuove opportunità economiche e di lavoro nelle aree montane è sicuramente complicato. Per la riuscita della presente iniziativa “Green Mountain”, ovvero per evitare possibili restrizioni alla riuscita degli obiettivi, molto dipende dalle norme legislative, ovvero, dagli adempimenti in fatto di trasparenza e quantificazione della produzione che i proprietari di tartufaie ed i raccoglitori dovrebbero essere chiamati a fornire. Importante sarà, da parte della Regione Marche, l’individuazione di un appropriato sistema di tracciabilità della produzione tartufigena. Per quanto nelle possibilità del gruppo di stakeholder locali, ci si attende, ad opera delle Comunità Montane, di riuscire ad organizzare telematicamente, tutti i dati relativi alle concessioni per le tartufaie, alla georeferenziazione di esse, alla produzioni da poter organizzare in una filiera commerciale o per fini turistici, alle licenze per la raccolta dei tartufi. Come Ente Provincia, cercherà di organizzare un sistema di premialità per coloro che producono tartufo e che si rendono disponibili ad organizzarsi in una filiera. In particolare si concerterà con il Servizio Agricoltura della Regione Marche, l’attivazione di una specifico bando PSR che stanzi fondi a sostegno della creazione di una “filiera produttiva, di trasformazione e commerciale per la valorizzazione dei tartufi autoctoni”. Monitoraggio

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L’azione di monitoraggio per la verifica della riuscita della presente azione, mira a verificare se: • i suggerimenti della Provincia di Macerata e delle 3 Comunità Montane, forniti all’Assemblea Legislativa delle Marche, troveranno riscontro nella nuova legge regionale sulla tartuficoltura, ora in discussione. • verrà realizzato dalle Comunità Montane, un portale per la gestione informatizzata del settore della tartuficoltura (autorizzazioni, georeferenziazione delle tartufaie, quantificazione e tipologia delle produzioni). • verrà costituita una prima filiera corta turistico-enogastronomica legata al tartufo autoctono dei Sibillini. Divulgazione La Provincia di Macerata ha in uso un portale territoriale ( www.provincia.mc.it/ ) unico per tutti gli Enti (Comuni, Comunità montane, uffici statali ed altri enti). Esso è gestito tramite la TASK e permette a qualsiasi ente collegato di interagire con gli altri, ovvero con tutti i dipendenti. Questo sistema potrà essere un elemento strategico per interagire con il territorio e divulgare le attività ed i risultati che si andranno man mano realizzando. Ovviamente, un ruolo importante lo avranno le Comunità Montane e le organizzazioni professionali agricole nella divulgazione, rispettivamente, ai proprietari di tartuficoltori/raccoglitori di tartufi ed ai loro associati.

Azione 2. La valorizzazione della carne dei bovini della razza Marchigiana nella ristorazione pubblica e privata

Premessa La Provincia di Macerata ha una grande storia e cultura agricola e contadina. Migrato dall’antica Podolia, il bos taurus asiaticus, progenitore della razza Marchigiana fa la propria comparsa nella penisola Italica, molto prima dell’anno mille, accompagnando uomini ed eserciti. Prima del 1800, il bovino podolico rappresentava quella forza lavoro necessaria per eseguire lavori di dissodamento del terreno e messa a coltura. Poca importanza, tuttavia, rivestiva la produzione della carne, il cui uso si limitava al “lesso”. I bovini podolici, infatti, presentavano un lento sviluppo corporeo ed erano mediocri produttori di carne per la poca disposizione e scarsa facilità all’ingrasso. Il passaggio dalla duplice attitudine “lavoro-carne” alla specificità delle razza come produttrice di carne procede di pari passo con i cambiamenti economici e sociali. Infatti, nella seconda metà dl 1900, con l’avvento della meccanizzazione agricola, pian piano questa razza è stata specializzata per la produzione di carne, allevandola sia in stalla che al pascolo in montagna. Al fine di migliorare l’attitudine alla produzione della carne, le bovine locali furono, alla fine del 1800, incrociate prima con tori della razza di Valdichiana e, successivamente con tori di razza Romagnola. La selezione permetteva di ottenere bovini con forti capacità dinamiche e con buona attitudine alla produzione della carne, ne derivava un “razza popolazione” di notevole polimorfismo. Le attuali finalità della selezione mirano ad ottenere soggetti con spiccata attitudine alla produzione della carne, in termini di velocità di accrescimento, precocità e resa alla macellazione e allo spolpo, salvaguardandone la capacità di adattamento a sistemi di allevamento.

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Inoltre si cerca di migliorare l’attitudine materna ed i caratteri dell’efficienza riproduttiva quali l’età al primo parto, e l’intervallo interparto al fine di ottenere il più elevato numero di vitelli per vacca l’anno. I bovini della razza Marchigiana sono ormai apprezzati in molti paesi del mondo, sia per essere allevati come tali, sia per effettuare incroci per migliorare le performance produttive delle razze locali. I bovini della razza Marchigiana sono animali che si adattano bene anche al pascolo e sono in grado valorizzare anche le aree montane con un prodotto ad alto valore aggiunto come la carne. I bovini della razza Marchigiana rappresentano la storia contadina della Provincia di Macerata tant’è vero che prendono anche il nome dalla nostra Regione Marche. Sono apprezzati in molti paesi del mondo per le ottime performance produttive di carne. Da 28 anni, a Macerata, nell’ambito della Rassegna Agricola del Centro Italia (RACI), si organizza la mostra nazionale dei bovini della razza Marchigiana. Questa iniziativa si sviluppo sostenibile interessa tutto il territorio della Provincia di Macerata. Nel territorio montano gli allevatori sono soliti allevare i bovini della razza Marchigiana allo stato brado e semibrado per produrre vitelli da destinare all’ingrasso, mentre nelle aziende zootecniche di collina e fondovalle, dotate di terreni più fertili per fornire foraggi e granaglie, effettuano l’ingrasso. In generale, tutti i consumatori della Provincia di Macerata sono interessati alla valorizzazione di questa carne in luna logica di filiera corta locale. In generale, il sostegno a questo settore zootecnico, garantisce la permanenza e l’ulteriore diffusione di forme di allevamento allo stato brado e semibrado, specie in montagna, con sicuri vantaggi sul paesaggio e sull’economia turistica.

Il contesto La popolazione bovina della razza Marchigiana ha vissuto il picco di diffusione nel 1946 con 147.000 capi, più degli abitanti della nostra provincia. Allora si usava come animale da lavoro oltre che da carne. Con la motorizzazione degli anni ‘60 c’è stato un primo calo ma la selezione fatta ha portato ad una qualità di carne tra le più apprezzate, non solo in Italia dove tra le razza autoctone è la più diffusa. In Brasile si contano 1.200.000 capi da provenienti da incroci e 17.000 vacche di razza pura. Ma è diffusa anche nel Nord America, in Inghilterra e in Olanda. Oggi nella provincia di Macerata sono poco meno di 10.000 i capi bovini della razza Marchigiana censiti, segue la Provincia di Pesaro con 6591, quella di Ancona con 4342 ed Ascoli-Fermo con 3801. Gli allevamenti sono: a Macerata 333, a Pesaro 204, ad Ancona 159 e ad Ascoli-Fermo 204. Gli allevamenti di medie e grandi dimensioni nel maceratese sono pochi. Oltre a “Morica”, azienda zootecnica di Pollenza che vanta la stalla di bovini di razza Marchigiana più grande di tutta la regione con oltre 400 capi, gli allevamenti con centinaia di capi si contano sulle dita di una mano. Tra questi i più consistenti sono quelli di Alderico Mei a Montecosaro (circa 300 capi) e quello dei Fratelli Mei di Morrovalle (260 bovini). Sono aumentati pure i capi di bovini di razza Marchigiana allevati in parte all’aperto o addirittura allo stato brado. Tra questi ultimi, l’allevamento con il maggior numero di capi (circa 200) è quello dell’azienda Conforti di Crispiero di Castelraimondo.

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La carne di questa razza, che si fregia anche del marchio “Marchigiana IGP”, ha la caratteristica di essere particolarmente magra e quindi compatibile con le nuove abitudini alimentari meglio di altre razze non autoctone. Si sta consolidando il sistema commerciale di macelleria a “km zero”, cioè punti vendita aperti dagli stessi allevatori per la vendita al minuto delle carni di propria produzione. Non manca, comunque, nel maceratese il ricambio generazionale, con numerosi giovani, anche donne, che si avvicinano all’attività zootecnica. A Macerata è situata la sede dell’Associazione Regionale Allevatori delle Marche (ARAM) la quale svolge le prioritarie funzioni di: • fornire supporto tecnico-veterinario al settore zootecnico regionale; • gestire “Centro Tori” dei bovini della razza Marchigiana, centro di miglioramento genetico della razza, situato presso l’Istituto Agrario di Macerata; • organizzare, ormai da 28 edizioni, la “Mostra Nazionale dei bovini della razza Marchigiana” presso gli spazi della Rassegna Agricola del Centro Italia (RACI) che si svolge ogni anno presso il centro fiere di Villa Potenza di Macerata; • curare la diffusione di questa razza nel mondo. Gli stakeholder I soggetti interessati a valorizzare questa carne nella ristorazione pubblica e privata, e quindi a collaborare per la realizzazione della presente iniziativa sono: • Associazione Regionale Allevatori delle Marche (ARAM); • Le 4 Organizzazioni Professionali Agricole (Coldiretti, CIA, Copagri e Confagricoltura); • L’Associazione Regionale dei Giornalisti dell’Agroalimentare (e mondo rurale) (ARGA); • Le Associazioni di categoria che rappresentano le imprese munite di mense aziendali; • I Sindaci dei Comuni che hanno mense scolastiche e le gestiscono in proprio; • Grandi imprese private munite di propria mensa; • Parco Nazionale dei Monti Sibillini. La concertazione Le riunioni ufficiali di concertazione finalizzate alla condivisione delle strategie da adottare per la realizzazione di questa iniziativa, sono tenute: • 8 Novembre 2012 – Macerata - Work-shop sul tema: “Lo sviluppo sostenibile delle aree montane – un’opportunità di gestione condivisa. • 20 Dicembre 2012 – Macerata – “face to face meeting”: “La valorizzazione della carne dei bovini della razza Marchigiana nella ristorazione pubblica e privata.”. Le strategie Durante il primo step del progetto “Green Mountain” che ha portato alla redazione del “Modello Comune”, la Provincia di Macerata aveva proposto un’iniziativa per la valorizzazione di questa razza nei paesi del Sud-Est Europa. Aveva immaginato di considerare l’area del Sud-Est Europa come un’unica macro-regione e la Provincia di Macerata che si rendeva disponibile ad esportare i pregi ed il know-how di questa razza, ad Est. La logica di questo progetto prevede invece per i partner di proporre iniziative di sviluppo sostenibile, ognuno per il proprio territorio. Motivo per cui, lo stakeholder principale, ovvero l’ARAM ha suggerito di modificare gli obiettivi dell’iniziativa e di lavorare per la valorizzazione di questa carne nella ristorazione pubblica e privata.

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La strategia generale da adottare, condivisa con gli stakeholder, mira alla valorizzazione della carne dei bovini della razza Marchigiana, con un sistema che coinvolga positivamente anche l’allevamento vacca-vitello, più tipico dei pascoli dell’area montana, ma importante per rifornire di animali da ingrasso (da vitello, fino a vitellone-torello) gli allevamenti, che per questo scopo sono principalmente collocati nei fondovalle, dove i terreni sono più fertili ed in grado di offrire una maggiore quantità di cibo per una razione alimentare adeguata. Grazie alla presenza di grossi allevamenti, si può creare una filiera fra gli allevatori e la ristorazione collettiva, sia pubblica e privata in grado di fornire regolarmente la carne per le esigenze quotidiane. Per i piccoli allevamenti, specie se esercitati al pascolo in area montana, essendo per loro quasi impossibile rifornire regolarmente la ristorazione collettiva, si reputa interessante mettere a punto una gestione organizzata dell’offerta delle carni, prevedendo la prenotazione on- line e, magari, la consegna a domicilio o presso punti vendita associati. Nello specifico, le strategie emerse dalla concertazione, da adottare per il raggiungimento dei suddetti obiettivi, sono state: •Sottoscrizione di un protocollo intesa fra la Provincia di Macerata ed i vari stakeholder, finalizzato ad avviare una filiera corta fra gli allevatori ed i rappresentanti della ristorazione collettiva pubblica e privata, nonché dello specifico settore del commercio al dettaglio delle carni. •Stipula di contratti di fornitura di carne bovina della razza Marchigiana, fra gli allevatori e le aziende proprietarie di mense pubbliche o private e le associazioni che rappresentano la ristorazione privata, nonché lo specifico settore del commercio delle carni. •Stimolare la domanda di carne bovina della razza Marchigiana per incentivare la presenza di allevamenti di piccola e media dimensione nella “rete” dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), che si avvalgono del sistema gestionale degli ordini: “GASISTA FELICE”, piattaforma web creata recentemente con il sostegno finanziario della Provincia di Macerata. • Stimolare la domanda di carne bovina della razza Marchigiana per incentivare la presenza di allevamenti di piccola e media dimensione nel circuito dei “farmer market”, anche “bio”, presenti nella Provincia di Macerata, spazi organizzati nelle città, dove agricoltori ed allevatori effettuano la vendita diretta delle loro produzioni e/o raccolgono prenotazioni per una fornitura organizzata di particolari prodotti, come ad esempio la carne. • Organizzazione della “29^ Mostra Nazionale dei Bovini della razza Marchigiana” in occasione della Rassegna Agricola del Centro Italia (RACI) che si svolgerà il 10, 11 e 12 Maggio 2013 presso il Centro Fiere di Villa Potenza di Macerata. • Organizzazione di degustazioni guidate di questa carne bovina, nell’area culinaria e dimostrativa della RACI. • Organizzazione di un open day, aperto al pubblico, in aziende zootecniche che allevano la razza Marchigiana , in occasione dell’evento: “Aspettando la RACI”. • Valorizzazione della carne bovina della razza Marchigiana in occasione di molti eventi che rientreranno nell’iniziativa Green Mountain per la valorizzazione dei gusti e dei saPORi della terra delle armonie. Pianificazione delle attività e degli obiettivi • Entro Aprile 2013, definire e sottoscrivere un protocollo d’intesa fra la Provincia di Macerata ed i vari stakeholder per la creazione di una filiera corta, fra le aziende zootecniche e la ristorazione

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collettiva pubblica e privata, nonché i rappresentanti dello specifico settore del commercio al dettaglio delle carni. • Al fine di valorizzare il consumo della carne bovina della razza Marchigiana, entro Aprile 2013, organizzare un open day, aperto al pubblico, in aziende zootecniche che allevano la razza Marchigiana , in occasione dell’evento: “Aspettando la RACI”. • Sempre principalmente per il predetto scopo, il 10, 11 e 12 Maggio 2013, in occasione della RACI che si svolgerà presso il Centro Fiere di Villa Potenza di Macerata, organizzare la “29* Mostra Nazionale dei Bovini della razza Marchigiana” e gli eventi collaterali legati alle degustazioni guidate delle carni. • Durante tutto il 2013, effettuare specifiche azioni di sensibilizzazione (distribuzione di volantini informativi, organizzazioni di degustazioni guidate, ecc.) per favorire la richiesta di carne di questa razza, sia nel commercio al dettaglio, sia nella “rete” dei GAS che nei vari “farmer market”. Risultati attesi e possibili restrizioni Come si evince dalle strategie e dalla pianificazione delle attività, le aspettative sono molte ed interessanti. Nello specifico ci si aspetta: • la sottoscrizione del suddetto protocollo d’intesa da parte di tutti i soggetti citati nel paragrafo relativo agli stakeholder; • il successo organizzativo degli eventi dedicati ai bovini della razza Marchigiana in occasione della RACI 2013; • entro il 2013, l’ingresso nella “rete” dei GAS e dei “farmer market”, di nuove aziende allevatrici di bovini della razza Marchigiana.

Monitoraggio Il monitoraggio riguarderà principalmente la verifica di: • n° di stakeholder sottoscrittori del protocollo d’intesa; • n° di visitatori coinvolti durante gli eventi della RACI 2013, dedicati ai bovini della razza Marchigiana; • n° di nuovi allevamenti entrati nel 2013 nella “rete” dei GAS e dei “farmer market”; • l’entità dei quantitativi di carne bovina della razza Marchigiana consumati a seguito della suddetta azione promozionale, evidenziando eventuali incrementi nei consumi, sia quantitativi che rispetto alla carne di altre razze. Divulgazione La Provincia di Macerata ha in uso un portale territoriale ( www.provincia.mc.it/ ) unico per tutti gli Enti (Comuni, Comunità Montane, uffici statali ed altri enti). Esso è gestito tramite la TASK e permette a qualsiasi ente collegato di interagire con gli altri, ovvero con tutti i dipendenti. Questo sistema potrà essere un elemento strategico per interagire con il territorio e divulgare le attività ed i risultati che si andranno man mano realizzando. Ovviamente, un ruolo importante lo avranno anche le reti esterne dei circuiti dei GAS e dei “farmer market”.

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Azione 3. Avvio per i visitatori di numerose iniziative di marketing dei prodotti locali (aziende agricole aperte, botteghe aperte …)

Obiettivi  Valorizzare le attività rurali e artigianali  Incrementare la spesa dei visitatori  Estendere i benefici del turismo ai produttori locali

Descrizione Fra le attività promozionali del territorio, un grande interesse generano le iniziative di “cantine, aziende, ovili, botteghe aperte". Occorre quindi definire con gli operatori interessati un programma di degustazione, di racconto della storia, di coinvolgimento nell’attività. Tanto più si riesce a far vivere al visitatore un'esperienza dei saperi e sapori del territorio, tanto più elevato è il suo gradimento e, di conseguenza, il suo interesse a tornare a visitare il Parco. Nel costruire la filiera turistica, la Guida-interprete ha un posto centrale in quanto deve far vivere al visitatore quel momento, quel clima, quel personaggio, quel mestiere in modo di far diventare la visita un’esperienza indimenticabile. Le attività previste sono le seguenti: - organizzazione di incontri, nell’ambito del forum, tra i produttori, le fattorie didattiche, le aziende agricole e le guide del parco volti a creare la collaborazione necessaria per l’organizzazione condivisa delle attività - promozione dei programmi e delle attività attraverso i canali di comunicazione del Parco

Costo presunto Non sono previsti costi ad eccezione di quelli per il personale

Chi e quanto Parco

Indicatori n° incontri effettuati n° programmi attivati n° iniziative realizzate per ciascun programma

Monitoraggio Fascicolo dell’azione contenente: lettera di invito agli incontri, foglio presenze, verbale, programmi dlele attività.

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

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Azione 4. Il menù della Sibilla

Obiettivi  Creare una rete di ristoranti che valorizzano le produzioni tradizionali e i prodotti locali  Valorizzare attraverso l’immagine della Sibilla la gastronomia locale  Rafforzare l’offerta turistica legata alla gastronomia

Descrizione L’azione rappresenta un intervento puntuale per la valorizzazione della gastronomia locale e per la promozione dei prodotti locali. Utilizzando il Forum come strumento di incontro e scambio reciproco, si individuerà la rete dei Ristoranti della Sibilla attraverso le seguenti attività: -Individuare, tramite appositi incontri, i ristoratori interessati ad essere inseriti nel progetto “menù della Sibilla”. -Individuare, per ciascun ristorante, il piatto tipico, realizzato con prodotti locali, e definire quando è possibile consumarlo nel locale di riferimento (un particolare periodo o giorni specifici della settimana) -Progettare graficamente e realizzare il menù che raccoglie tutte le proposte -Distribuire il menù nei diversi locali, in modo da suggerire ai clienti tutti i ristoranti della rete “Menù della Sibilla”, in cui poter degustare pietanze particolari preparate con prodotti a Km. 0

Costo presunto € 5.000,00 per la stampa dei materiali

Chi e quanto Fondi di bilancio del parco Indicatori n° ristoranti inseriti nella rete n° clienti che richiedono piatti del menù %clienti che richiedono piatti del menù della Sibilla

Monitoraggio Il Parco predisporrà un fascicolo dell’azione contenente: L’accordo/convenzione con i ristoranti che aderiscono alla rete Le scheda di rilevamento del N° di clienti che richiedono piatti del menù e della % di clienti sul totale che richiedono tali pietanze, inviate semestralmente al Parco dai gestori dei ristoranti della rete

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Obiettivo 1.4: Informazione e educazione

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Azione 1. Supporto ai CEA per lo sviluppo di proposte didattico ricreative secondo i paradigmi di Equilibri naturali

Obiettivi  Sviluppare l’offerta di attività didattico ricreative rivolte ai bambini e alle loro famiglie

Descrizione Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini è il promotore di Equilibri Naturali, un progetto innovativo di educazione ambientale e animazione socio-culturale, che ha come obiettivo prioritario quello di favorire il benessere dei bambini attraverso lo sviluppo di più occasioni di contatto con gli ambienti naturali. Il progetto si ispira a una campagna internazionale che coinvolge negli Stati Uniti oltre 50 milioni di persone e che è finalizzata a recuperare il rapporto tra natura e bambini, per il loro benessere. La campagna parte dalla constatazione che i ragazzi (e le loro famiglie) stanno gradualmente perdendo la conoscenza della “Natura Vera”, passando una media di 36 ore la settimana davanti ad uno schermo (TV, playstation, computer). Tra i risultati di questo allontanamento dalla natura, l’aumento di malattie, l’aumento dell’obesità infantile. Al progetto aderiscono molte aree protette, Associazioni e organizzazioni private; mediante un coordinamento nazionale, vengono promosse azioni di rete ed iniziative di formazione; a livello locale invece vengono avviate specifiche attività secondo i principi generali stabiliti a livello di rete. Seguendo i principi di Equilibri naturali, il Parco ha sviluppato negli scorsi anni progetti che sono stati finanziati dal Ministero dell’Ambiente e dalle Regioni, incentrati su proposte didattico ricreative rivolte al mondo della scuola, ma anche al tempo libero di bambini e ragazzi e delle loro famiglie. Questa rinnovata offerta turistica ha accolto il consenso del pubblico e l’interesse delle istituzioni che hanno avviato specifiche azioni promozionali per il turismo scolastico e per il turismo natura che vede come destinatari i bambini e le loro famiglie. Per il prossimo quinquennio si prevede: - il coordinamento del Parco per lo sviluppo da parte dei CEA delle proposte didattico educative sopra descritte, anche rivolte a diversamente abili, - la promozione di tali attività attraverso i canali di comunicazione del Parco - Il rafforzamento della collaborazione con le Regioni per un’adeguata promozione di questa tipologia di offerta - il miglioramento dell’offerta attraverso la creazione del Club di prodotto

Costo presunto € 80.000,00 annui (esclusi costi di promozione direttamente sostenuti dalle Regioni)

Chi e quanto € 40.000,00 Parco con fondi di bilancio € 40.000,00 Regioni con fondi per progetti dei CEA

Indicatori n° didattici proposte didattico-ricreative n° attività realizzate n° utenti

Monitoraggio Fascicolo contenente: programma delle attività

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dati sulle utenze e sulle attività

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Azione 2. Sostegno allo sviluppo delle fattorie didattiche

Obiettivi  Favorire lo sviluppo delle fattorie didattiche conferendo loro un ruolo centrale nei processi di informazione ed educazione ambientale  Rafforzare il rapporto di collaborazione con le realtà agricole del territorio  Valorizzare e diffondere le attività tradizionali

Descrizione Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha cofinanziato attraverso tre diversi bandi lo sviluppo delle fattorie didattiche all’interno del proprio territorio. In particolare sono stati finanziati specifici percorsi didattici che favoriscano la conoscenza e la diffusione della caratteristiche ambientali e dei valori del Parco Nazionale dei Monti Sibillini nonché attività di valorizzazione didattica volte alla conoscenza dell’agricoltura sostenibile e delle tradizioni locali. Al momento sono due le fattorie didattiche che hanno usufruito dei finanziamenti del Parco ma nei prossimi anni si intende aumentarne il numero attraverso altri bandi. L’intervento prevede la promozione delle fattorie didattiche attraverso i vari strumenti di comunicazione del parco.

Costo presunto € 60.000,00

Chi e quanto Ministero dell’Ambiente Fondi residui Piano dell’agricoltura

Indicatori n° fattorie didattiche cofinanziate Creazione pagine web dedicate

Monitoraggio Apertura del relativo fascicolo

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Obiettivo 1.5: Creazione di prodotti turistici mirati alla scoperta del territorio e dei suoi valori

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Azione 1.La valorizzazione dei gusti e dei sapori della terra delle armonie

Premessa Il territorio della Provincia di Macerata è stato definito da un poeta del Duecento "Lo bel paese da li dolci colli", ed è stato descritto da Guido Piovene nel suo "Viaggio in Italia" "L'Italia, con i suoi paesaggi, è distillato del mondo; le Marche dell'Italia. Qui abbiamo l'esempio più integro di quel paesaggio medio, dolce, senza mollezza, equilibrato, moderato, quasi che l'uomo stesso ne avesse fornito il disegno. Non esiste una terra meno gotica, o meno barocca...", “…con te, dolcissima armonia, ancora qui con te, la terra mia.” Così recita l’Inno di Macerata, interpretato dalla voce appassionata del cantante camerte Jimmy Fontana, famoso negli anni Sessanta. E ancora, nei versi del grande poeta recanatese: “… ed erra l’armonia per questa valle.” Il Leopardi ne “Il passero solitario” coglie così, con una sensibilità estrema, l’essenza più intima della sua terra. L’armonia è l’anima che permea tutto il paesaggio maceratese: non a caso “La terra delle armonie” è il motto che contraddistingue la Provincia di Macerata. Armonia che nasce da un rispetto antico dell’uomo per questa terra, da quel suo eterno sentirsi parte di essa. Armonia di forme e colori, di suoni e silenzi, di presente e passato. I campi lavorati con cura, costellati di case coloniche del colore del mattone, dalla tipica architettura (ognuna con la sua scala esterna, il fienile a lato e l’aia tutt’intorno), isolate e sparse, ma tutte a un “tiro di sguardo”, rivelano al visitatore quell’indissolubile legame del contadino con una terra generosa. Le strade si snodano rettilinee nei fondivalle e si arrampicano poi senza troppa fatica, sinuose, fino a raggiungere ogni paese appollaiato su un crinale e stagliato contro il cielo. Questa bellissima trama di strade che intersecano la geometria dei campi, collegando fra loro i borghi e i casolari, ha la sua origine nella mezzadria: fu a seguito di tale forma di contratto agrario, comparso in epoca medioevale, e alla fatica quotidiana e secolare di molte generazioni di contadini che le colline maceratesi assunsero quell’aspetto attuale di “giardino all’italiana”, come definito dallo scrittore Guido Piovene. “Da ogni borgo, abbracciato dalle sue antiche mura, lo sguardo si distende fino a cogliere orizzonti lontani, che disegnano ora il profilo azzurrino e frastagliato dei monti, ora le morbide curve delle verdi colline a perdita d’occhio, ora la linea retta blu scuro del mare.” L’uomo continua ancora oggi a dipingere con le sue attività agricole il paesaggio e a donare alla campagna maceratese, che muta ad ogni stagione, magici tocchi di colore: il verde tenero ai campi di grano a fine inverno; nuvole di rosa e di bianco alle piante in fiore a primavera; il giallo oro, sotto il solleone, alle spighe mature e alle accese corolle dei girasoli; il bruno intenso alle zolle lavorate da poco e ricche di promesse in autunno; infine è il bianco immacolato della neve a creare la magia del paesaggio invernale. La qualità della vita si misura anche dalla civiltà della tavola, alla quale la nostra provincia ha sempre annesso grande importanza, elaborando e conservando tradizioni che modulano ed esaltano i prodotti della fascia montana, quelli della fascia collinare e quelli della costa. Nel piatto e sulla tavola c’è la “rete” e la cultura di un territorio e questa iniziativa di sviluppo sostenibile intende valorizzare quella cultura di produzioni agroalimentari e di enogastronomia che interessa tutto il territorio della Provincia di Macerata, con particolare attenzione al territorio montano e collinare. La Provincia di Macerata si è sempre impegnata per la

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valorizzazione delle sue “eccellenze” agroalimentari. Lo dimostra la creazione di un apposito sito istituzionale: www.gustitipicimaceratesi.it. L’enogastronomia è anche un elemento fondamentale per realizzare tanti itinerari che permettono di scoprire un territorio pieno di fascino, dove la civiltà contadina ha operato pazientemente per secoli, lavorando senza snaturarlo, un paesaggio già di per sé accogliente e vario. Nella Provincia di Macerata si organizzano annualmente centinaia di eventi di vario genere (enogastronomico, culturale, storico, rievocativo, ricreativo, turistico, di tempo libero, sportivo, ecc.), nei quali c’e uno spazio più o meno ampio dedicato all’enogastronomia. Essi potrebbero diventare veri motori di promozione per l’economia rurale, gastronomica e turistica del territorio, nonché assolvere al ruolo di rendere sempre più informato e consapevole il consumatore. Il Contesto La nostra provincia, come tutta la regione, vanta un'antica tradizione gastronomica fatta di ingredienti semplici e genuini, di sapori unici, di tempi peculiari. Una cucina che porta in tavola ingredienti freschi e di prima qualità, ma soprattutto antica saggezza e remote tradizioni. Alcune ricette vengono ancora proposte - in alcuni casi regolarmente in altri solo in particolari occasioni - nei ristoranti e negli agriturismi locali: è il caso dei vincisgrassi e delle con sugo di papera, dei frascarelli e dei calcioni, della pezzata e della polenta costarelle e salsicce, dei “tajulì pilusi” e dei maltagliati con i ceci, dei crostini con fegatini di pollo o delle verdure fritte in pastella. Anche i nostri forni tramandano antiche tradizioni e producono ancora dolci di altri tempi come scroccafusi, cicerchiata e sfrappe, tutti tipici del nostro carnevale, e focacce salate come la crescia co li sgrisciuli. Altre ricette vengono ormai tramandate nelle famiglie e fatte quasi esclusivamente in casa, come la frustenga o i vucculotti sapa e noci. Di molte si rischia purtroppo di perdere la memoria. Tra questi ricordiamo i dolci che erano un tempo legati alle attività contadine, come i maceratesi spizzutelli tipici della spannocchiatura del granturco; quelli che venivano fatti in particolari momenti della vita sociale, come la roccia o fulignata usata nella zona di Camerino nei rituali matrimoniali; quelli confezionati per le feste religiose, come lu Lattacciolu fatto a Sarnano in occasione della festa di San Biagio e per il Corpus Domini. Alcuni di questi dolci antichi vedono curiosamente protagonisti i legumi, come nel caso dei calcioni dolci di fava o de lu cicerò. Spesso le ricette di un tempo utilizzano prodotti che la natura offre spontaneamente, come nel caso delle erbe di campo che vengono "strascinate" o della carlina, con cui si possono fare gustosi canditi ed una particolarissima marmellata. L’agricoltura maceratese è ricca di storia, di tradizione e soprattutto ha contribuito molto alla soluzione di problemi di approvvigionamento alimentare, sia locale che mondiale grazie agli studiosi dell’Accademia Georgica di Treia (MC) ed al famoso genetista Nazareno Strampelli di Castelraimondo (MC) di fama mondiale. Il 20 luglio 1778, sulle basi dell’antica Accademia dei Sollevati di Montecchio, nacque l’Accademia Georgica di Treia (MC), la prima dello Stato Pontificio. Fortunato Benigni, nella relazione sulla istituzione di detta Accademia e sui mirabili risultati conseguiti nel campo dell’agricoltura non solo in Treia ma in tutte le Marche, così recita:”...I soci tutti, di lodevole emulazione ripieni, a gara hanno fatto per provvedersi di nuovi semi, e di piante esotiche insolite ad allignare fra noi. Riconobbe taluno di essi la penuria di foraggi e tosto si diede a procurare i semi opportuni per formare i prati artificiali. Tali furono i semi dell’erba medica conosciuta dagli antichi per Foenum Burgundicum, della Lupinella o sia

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Poternium Sanguisorba di Linneo, del Lolium Perenne, della Hedisarum Onobrichis e della Bromus Arvensis pur del medesimo.....”. “....Vide alcun altro la scarsezza degli erbaggi per la negletta coltura degli orti e pensò immediatamente ad accrescerli. A tal effetto, dal chiarissimo Signor Conte Fabio d’Asquino, si ebbero i semi della verza alta.....”. “ Alle indefesse cure dei nostri Soci debbesi similmente attribuire la coltura e propagazione delle patate, le quali dal predetto Fortunato Benigni con reiterate prove sono state impiegate in vari usi, formandone ancora un ottimo pane. Tolga Dio che questa nostra provimcia debbasi mai più trovare nelle lagrimevoli circostanze di soggiacere ad una carestia com’è avvenuto altre volte. Vedrebbesi allora chiaramente in qual vantaggio sia la coltura e moltiplicazione di una pianta così benefica in mancanza di grano, e quanto debba desiderarsi che si propaghi nella maggior quantità possibile. Se fosse stata questa conosciuta e coltivata per lo passato, chi sa quanti infelici avrebbero evitato la fame e la morte?”. Alla fine del 1800, nella storia della genetica agraria, crebbe la figura di Nazzareno Strampelli che per primo in Italia scoprì la scienza dell’eredità dei caratteri. Basandosi sulle teorie di Mendel, incrociò diverse varietà portatrici di caratteri utili per creare individui che portassero ricombinati i caratteri favorevoli, presenti separatamente nei genitori. Grazie a queste scoperte della genetica agraria, furono create varietà di frumento quali Ardito, Fanfulla, Fieramosca e Balilla. Grazie al contributo di questo illustre maceratese, l’Italia aumentò notevolmente le rese produttive ad ettaro e vinse quella famosa «battaglia del grano» del ventennio fascista che tutti i libri di storia riPORtano e raggiunse l’autosufficienza granaria. La cultura alimentare dipende dalle produzioni agricole di un territorio. L’agricoltura maceratese risente molto delle caratteristiche orografiche, pedologiche e dell’influenza della Politica Agricola Comunitaria (PAC), ovvero delle sue integrazioni di reddito e degli incentivi per favorire gli investimenti per lo Sviluppo Rurale. Nell’agricoltura meceratese prevale la cerealicoltura quali: frumento duro, frumento tenero e . Grazie soprattutto all’agricoltura biologica, trovano sempre più spazio cereali minori e antichi, tipo il farro, l’orzo mondo, ecc. Per esigenze di successione agraria trovano spazio le leguminose da granella secca quali il favino, il pisello proteico, il cece, la lenticchia. I legumi hanno rappresentato la componente proteica dell’alimentazione contadina. Sono molto coltivati anche per esigenze di rotazioni agrarie per la loro caratteristica di coltura miglioratrice della fertilità dei suoli. Ad Appignano (MC) da alcuni anni, con la collaborazione del Centro Ricerche per l’Agricoltura di Monsampolo del Tronto (AP) è stato concretizzato un progetto di tutela della biodiversità che ha intressato i legumi (Cece « Quercia », fagiolo « Solfì » e Rovejia). Molto coltivate sono anche le colture oleaginose quali il girasole ed il colza, e le foraggere come ad es. l’erba medica. Grazie ad un progetto finanziato con il programma «Leader», nell’entroterra maceratese è stata reintrodotta la coltura dello zafferano che fornisce ottime integrazioni di reddito e si sta organizzando attraverso un’apposita associazione produttori. Nei fondovalle irrigui sia del fiume Chienti che del Fiume Potenza, si producono ortaggi sia da consumo fresco (carciofo di Montelupone, insalate, finocchi, cavolfiori, pomodori, peperoni, melanzane, zucchine, ecc.), sia da industria conserviera come il pomodoro e per l’industria della surgelazione come il fagiolo borlotto, il pisello, il fagiolino e lo spinacio. Un ruolo importante nell’economia agricola maceratese lo ha la viticoltura. Nella Provincia di Macerata ricadono ben 10 aree di produzione di vini a denominazione di origine, delle quali, 7

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aree sono DOC (Colli Maceratesi, I terreni di San Severino, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica, Esino e Rosso Piceno ) e 3 sono DOCG (Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, Verdicchio di Matelica Riserva, Vernaccia di Serrapetrona). Molto importante è anche l’olivicoltura grazie anche al pregevole lavoro che vari enti ed istituzioni stanno facendo a favore della produzione di oli di elevata qualità e dell’opera di divulgazione per valorizzare la qualità a beneficio dei consumatori. Le varietà prevalenti sono la Mignola, il Leccino, l’Orbetana, il Piantone di Mogliano, la Coroncina. La frutticoltura si caratterizza soprattutto per la melicoltura che ha come varietà storica di riferimento la «Mela Rosa», frutto simbolo delle colline maceratesi, specie dell’area pedemontana. Nell’ambito della Comunità Montana dei Monti Azzurri opera il “Consorzio della Mela Rosa” con lo scopo primario di reintrodurre questo frutto in quelle aree particolarmente vocate dal punto di vista pedoclimatico. Da un decennio la Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche collabora a questo progetto ed il Comune di Monte San Martino dedica a questo frutto una sagra ad inizio Novembre. Nella Regione Marche il castagneto occupa un’area di 4.600 ha di cui un quarto è rappresentato da castagneti da frutto ancora in attualità d'uso, mentre la restante parte da cedui più o meno a regime. Un quarto di tutto ciò ricade in Provincia di Macerata. L'attuale tipologia dei boschi di castagno è strettamente correlata alle vicende di abbandono del castagneto da frutto e successive ceduazioni dettate da esigenze di lotta fitosanitaria : mal dell'inchiostro (Phytphtora cambivora) , cancro corticale (Cryphonectria parasitica). Negli ultimi 10-15 anni si è assistito a un’evidente ripresa d’interesse attorno al tema della castanicoltura tanto che il recupero produttivo dei boschi di castagno appare fondamentale per far rivivere il ruolo antico che questa pianta aveva società contadina dell’alto maceratese. Una vera e propria “civiltà del castagno” per il ruolo centrale che il frutto ricopriva nell'alimentazione umana. Grazie al progetto Green Mountain si sta avviando un'azione di recupero e valorizzazione dei castagneti dell'Appennino maceratese per arrivare alla produzione di «marroni». Il tartufo nero pregiato dell’entroterra maceratese merita tutta l’attenzione per l’importanza economica che esso riveste, tanto che la Comunità Montana di Camerino, ogni anno a Dicembre organizza un importante evento enogastronomico Alla crescita dell’importanza economica di questo settore hanno contribuito i fondi europei del programma di sviluppo rurale legati rimboschimento delle superfici agricole che hanno permesso di ricreare numerose tartufaie. Sono circa 2.500 gli ettari destinati a tartufaie naturali ed artificiali nel territorio montano maceratese. L’allevamento ha rappresentato una caratteristica ed un punto di forza delle aziende agricole maceratesi. Secondo i dati forniti dall’Associazione Provinciale Allevatori di Macerata aggiornati ad Aprile 2010 gli allevamenti più diffusi sono quelli avicoli col sistema della soccida (700 mila capi circa), seguiti da quelli ovicaprini (n. 1.305 allevamenti per un totale di 73.911), poi da quelli bovini (n. 2.443 allevamenti per un totale di 21.044 capi) e suini (n. 3.475 allevamenti per un totale di 19.106 capi allevati). Sicuramente sono i bovini della razza marchigiana quelli che rappresentano la storia della civiltà contadina del secolo scorso. Nata come una tipica razza a duplice attitudine, lavoro e carne, è oggi apprezzata soprattutto come razza da carne. Col loro pelo corto, bianco e liscio, i bovini di questa razza sono i più diffusi nella nostra Provincia. Inizialmente utilizzati come forza lavoro, oggi si allevano per produrre una carne di pregio. La genetica di questa razza è

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richiestissima nel mondo per migliorare altre razze. A Macerata da 27 anni si organizza la “Mostra Nazionale della Razza bovina Marchigiana”. Presso l’Istituto Tecnico Agrario di Macerata c’è anche il Centro Fecondazione con la banca del seme dei migliori esemplari di questa razza. Come detto, l’agricoltura maceratese ha grandi tradizioni cerealicole. Prevale la coltivazione di frumento duro per la produzione di . Stanno trovando sempre più spazio i cereali minori quali il farro, l’orzo mondo, e vecchie varietà di frumento di alto valore nutrizionale. La Regione Marche eccelle per la presenza di imprese e cooperative di trasformazione e confezionamento di produzioni biologiche, cerealicole in particolare. La principale cooperativa alla quale aderiscono come soci molti agricoltori «Bio» maceratesi è La Terra e il Cielo. Il pane fatto con le farine di frumento tenero è sempre stato una realtà di tutti i giorni. Occorreva della buona farina, una lenta fermentazione e la cottura nel forno a legna. Con il passare del tempo però sono cambiate alcune delle caratteristiche di base: meno tipi di frumento dal quale ricavarlo, la pasta acida è stata sostituita con il lievito di birra. L’offerta però si è arricchita di pani integrali di farro, di segale, di grano duro, arricchiti di semi vari, dal girasole, al sesamo, dai semi di lino ai semi di papavero. Quindi le aziende della nostra provincia con siffatte tradizioni alle quali ispirarsi, mettono sul mercato produzioni eccellenti, curate sicuramente con metodi moderni ma con un occhio al passato rappresentato dal lavoro instancabile delle massaie alle prese con l’impasto e il forno. A seguito del Decreto Ministeriale n°212/2010, il pane oggi può essere prodotto anche da aziende agricole. Con lo stesso decreto le aziende agricole oggi possono produrre anche. Grazie alla Rassegna Nazionale della Birra Agricola che si organizza in Provincia di Macerata, questo territorio provinciale si pone come leader in Italia per la crescita di un settore strategico per l’economia agricola nazionale e della nostra Provincia tipicamente cerealicola. Nella tradizione cerealicola, c’è sempre stata la produzione di mais nostrano da polenta. La polenta un tempo era abbondantemente consumata dai contadini dall'autunno e per tutto l'inverno. Si mangiava, appena macinata, a partire da ottobre con la sapa, con il mosto, con il brodetto di pesce, con le aringhe, con le erbe di campo “strascinate”, con le salsicce... insomma con quel che era disponibile. Si cuoceva "nellu callà" - nel caldaio - sul fuoco del camino e quella che avanzava dal pranzo veniva riproposta in altre ricette, in graticola, fritta e anche per la colazione del mattino successivo. La polenta del maceratese è fatta con il mais quarantino nostrano ottofile, una varietà locale tipica che è diventata oggetto di tutela ai fini della conservazione della biodiversità, da parte della Regione Marche. La storia dei salumi marchigiani è legata alla famiglia mezzadrile, che usava per alimentarsi quasi tutte le parti del maiale. Molta attenzione veniva posta nell'alimentazione dell'animale che si allevava con ghiande e pastoni. Tale aspetto è tuttora particolarmente curato e ciò si riflette molto positivamente sulla qualità dei salumi. La pista o salata, cioè l’uccisione e la preparazione delle carni, veniva effettuata d'inverno, uno o 2 giorni dopo l'uccisione del maiale. Nel campo della salumeria, fra i cosiddetti “prodotti bandiera”, la Provincia di Macerata ha il “ciauscolo”, salume grasso tipico del territorio che si è visto riconoscere il marchio IGP (Indicazione geografica Protetta). La Provincia di Macerata, di concerto con vari stakeholder, sta lavorando alla creazione del marchio per il “Ciauscolo DOP” (Denominazione Origine Protetta) che garantirebbe anche l’origine locale della carne. Per migliorare la qualità delle carni suine valorizzando l’ambiente e le

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aree marginali, la Regione Marche, l’ASSAM, le Università di Ancona e Camerino, l’Associazione Regionale Allevatori ed il centro di selezione riproduttori di Matelica (MC) stanno portando avanti il progetto di selezione di una nuova razza suina allevabile allo stato brado: “Il suino della marca”. Essa è l’unica razza in Italia ad offrire: rusticità, prolificità, elevate performance di accrescimento. Ad oggi si prende atto che salumi prodotti con queste carni hanno vinto primi premi o avuto prestigiosi riconoscimenti in concorsi nazionali. La storia dei formaggi è secolare e suggestiva quanto quella della pastorizia. Fino agli anni ’50, si praticava ancora la transumanza, che spostava gli armenti dai monti al piano e viceversa. Dalla zona dell’alto maceratese di Visso d Ussita partivano le forme di pecorino, verso est, fermandosi sulla costa adriatica, per giungere persino sulle barche dei pescatori che preferivano il formaggio di queste zone per condire le loro tagliatelle al sugo di pesce. Il formaggio pecorino dei Sibillini è un prodotto tipico di grande apprezzamento gastronomico che gode anche di un presidio slow food. La Provincia ha riscoperto anche il “Cacio fiore dei Sibillini” prodotto ottenuto con l’ausilio di caglio vegetale. La qualità e la tipicità del nostro olio sono il frutto della combinazione di diversi fattori: la base varietale utilizzata, l’ambiente pedoclimatico marchigiano, le antiche tecniche agronomiche e, non ultima,la sapiente tradizione frantoiana, che vede coesistere le realtà produttive più all'avanguardia con i piccoli impianti che effettuano ancora la frangitura con molazze e l'estrazione a pressione. Queste caratteristiche, mescolate tra loro, arricchiscono l’olio di sapori e di profumi mentre, spremute in purezza, caratterizzano e rendono tipico l’olio monovarietale che risulta particolare per le spiccate caratteristiche di ciascun tipo. Il risultato è un olio che, da anni, non fa che collezionare riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. Da vari anni, in Provincia di Macerata si organizza la Rassegna Nazionale degli Oli Monovarietali. La Provincia di Macerata, adeguatamente supportata, sta lavorando per informare i consumatori anche sui pregi dell’olio, sull’importanza del contenuto in polifenoli (antiossidanti) legati alle caratteristiche di amaro, piccante e fruttato. Il miele è da sempre il fiore all’occhiello della gente delle nostre campagne: tecniche e conoscenze sono state tramandate con orgoglio, e sono giunte fino ai nostri giorni cariche di significati storici e culturali. Alla fine del 1800, il Prof. Alessandro Chiappetti affinò la cultura apistica ideando l’arnia di tipo marchigiano, una tecnica innovativa d’allevamento esportata in altre regioni che diede grande impulso all’attività apistica nazionale. Questo tipo di alveare, avendo misure standard, consentiva facili allevamenti ed operazioni di manutenzione, risultando particolarmente adatta per operare raccolti veloci da realizzare a seguito di rapide fioriture delle essenze stagionali. L’apicoltura maceratese, ad esempio, è all’avanguardia nel recupero delle razze locali d’api, e si sta specializzando nella produzione di api regine e di pappa reale. Il miele prodotto non è solo il gustoso ingrediente di tanti dolci tipici, ma contiene numerose vitamine, specie del gruppo B e C. Tracce d’antibiotici rendono il miele prezioso durante la brutta stagione, soprattutto per anziani e bambini, nei quali favorisce anche l’assorbimento del calcio. Il miele rappresenta una importante produzione tipica del territorio maceratese che da anni va in vetrina attraverso varie mostre mercato quali “Apimarche” che si organizza a Montelupone (MC) e che in passato ha anche ospitato il “Premio qualità miele marchigiano”.

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Molto importanti ed apprezzati sono i vini DOC (Colli Maceratesi, I terreni di San Severino, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica, Esino e Rosso Piceno ) e quelli DOCG (Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, Verdicchio di Matelica Riserva, Vernaccia di Serrapetrona). Soprattutto il Verdicchio di Matelica e la Vernaccia di Serrapetrona sono dei veri e propri “prodotti bandiera”. Lo è pure il «Vino cotto», bevanda ottenuta facendo sobbollire il mosto per far evaporare circa la metà di acqua prima della fermentazione. Quest’ultimo è il vino dell’accoglienza e del benvenuto presente da sempre in ogni cantina di campagna. C’è un’associazione produttori che sta lavorando per crescere ed inserirsi in maniera più pesante sul mercato. Le marmellate, prodotte con metodi tradizionali, esaltano il gusto della frutta locale mantenendo sapori e caratteristiche tipiche del prodotto appena raccolto: prugne, mela rosa e menta, more di gelso, fichi "della signora", mele e radici di cicoria. Le conserve poi che è possibile trovare nella nostra provincia sono quanto di più vario buono e colorato esista: dal calore del sole a quello del fuoco, dal fumo al sale, fermentati o sott’aceto, sott’olio o con lo zucchero, questi sono i sistemi ancora utilizzati per non fare deperire il cibo non consumato subito. I dolci tipici della nostra provincia sono sobri, frutto della prudenza e della misura, e sono preparati utilizzando le materie prime del territorio, in un equilibrio che evita i sapori eccessivi. Di solito contengono poco zucchero, proprio perché un tempo era un bene prezioso da usare con parsimonia ed era lasciato al miele il compito di arricchire i dolci. Venivano realizzati in occasione del Carnevale, di ricorrenze religiose o di avvenimenti legati alle stagioni. Lo storico delle tradizione marchigiane, il maceratese Giovanni Ginobili, a questo proposito ha scritto: "Dolci di occasione solevano farsi solo nelle grandi ricorrenze religiose o anche mondane; così nel periodo di carnevale erano tradizionali "li scroccafusi", "le sfrappe", "le frittelle", "le castagnole". L’agricoltura biologica è un metodo produttivo che riveste un’importanza economica strategica, che rispetta l’ambiente e la salute del consumatore. Essa contraddistingue in positivo l’intera Regione Marche dove viene attuata da circa 2.400 aziende agricole su circa 50.000 ettari di Superficie agricola utilizzata (SAU), pari al 12% della SAU Totale regionale. Un terzo di tutto ciò ricade nella Provincia di Macerata. Avendo sempre a riferimento gli alimenti essenziali della dieta mediterranea, da secoli la marineria di Civitanova Marche (MC) opera nel tratto di mare antistante la città rifornendo il Mercato ittico cittadino che a sua volta rifornisce le pescherie ed i ristoranti della costa e dell'hinterland. Il pesce che finisce di solito sulle nostre tavole, genericamente chiamato pesce dell'Adriatico, può essere suddiviso in quattro categorie. Il pesce azzurro è probabilmente il più diffuso, il più economico e il più presente sulle nostre tavole. La sua denominazione non corrisponde in realtà ad una specie scientificamente definita, bensì si è soliti parlare di pesce azzurro come di quello dalla tipica colorazione dorsale blu scuro e ventrale argentee, ad esempio l'acciuga, la lampuga, il pesce spada, la sardina, lo sgombro, il tonno. Per quanto riguarda i crostacei più consumati sono l'astice, la mazzancolla, lo scampo. Poi vi sono i molluschi, alimento molto importante per una sana alimentazione, sono infatti ricchi di acidi grassi insaturi utili alla nostra salute, oltre ad avere una notevole quantità di zinco, magnesio e ferro: da noi vi sono ad esempio, la capasanta, la cozza, la tellina e la vongola. Infine vi sono quelli allevati in acque salate: l'anguilla, la carpa, l'orata. Nella Regione Marche opera il disciplinare di “Scirocco 36” che garantisce tracciabilità e freschezza del

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nostro pescato. Per chi invece ama il pesce d'acqua dolce ci sono i gamberi di fiume e nelle fredde acque del fiume Nera e fiume Potenza moderni allevamenti di trote riforniscono d’ottime carni ittiche le tante pescherie della regione, sia allo stato fresco sia in filetti affumicati. Gli stakeholder Per realizzare la presente iniziativa si sono mostrati particolarmente interessati e disponibili a sottoscrivere il succitato “protocollo d’intesa”: • la camera di Commercio, Industria, artigianato ed Agricoltura (CCIAA) di Macerata, • l’U.N.P.L.I. (Unione Nazionale Pro-Loco Italiane) sezione provinciale di Macerata, • il Parco Nazionale dei Monti Sibillini; • le 4 organizzazioni professionali agricole (Coldiretti, CIA, Copagri e Confagricoltura); • le organizzazioni del mondo dell’artigianato e del commercio (Confartigianato, CNA, Confesercenti e Confcommercio; • l’Associazione Regionale dei Giornalisti dell’Agroalimentare (e mondo rurale in genere) (A.R.G.A.); • l’Associazione Regionale Allevatori delle Marche (A.R.A.M.); • ecc. La concertazione Già durante tutto il 2012, mentre il progetto “Green Mountain” era ancora alla prima fase che avrebbe portato all’adozione di un “Modello Comune”, è di fatto iniziata informalmente la fase di concertazione fra Provincia di Macerata ed alcuni stakeholder, in particolare l’UNPLI, per individuare le strategie da perseguire per realizzare un progetto di “valorizzazione delle eccellenze agroalimentari ed enogastronomiche provinciali” che coinvolgesse tutto il territorio provinciale, in particolare quello delle aree: montana, pedemontana e collinare. Le riunioni ufficiali di concertazione finalizzate alla condivisione delle strategie da adottare per la realizzazione di questa iniziativa, sono tenute: • 8 Novembre 2012 – Macerata - Work-shop sul tema: “Lo sviluppo sostenibile delle aree montane – un’opportunità di gestione condivisa. • 4 Dicembre 2012 – Macerata – “face to face meeting”: riunione di concertazione su iniziativa: “La valorizzazione dei gusti e dei sapori della Terra delle armonie”. Le strategie Dalla concertazione con i vari stakeholder sono emerse le seguenti strategie da attuare per realizzare la seguente iniziativa, riportate nell’allegata proposta di protocollo d’intesa, di seguito riportata in parte: 1. le “Parti” aderenti al Protocollo d’Intesa, con l’istituzione dell’iniziativa per la Valorizzazione dei gusti e dei sapori della Terra delle Armonie”, intendono porre in essere un coordinamento su scala provinciale della programmazione delle manifestazioni sia a carattere prettamente enogastronomico che di altro genere (culturali, storiche, rievocate, dedicate al turismo e tempo libero, ecc.) che nel loro programma organizzativo dedicano anche spazio alla valorizzazione agroalimentare ed enogastronomica del territorio; 2. con il Protocollo d’intesa le “Parti” si impegnano a promuovere, ciascuno secondo i propri ambiti di competenza ed operando anche in sinergia, l’adesione all’iniziativa per la Valorizzazione dei gusti e dei sapori della Terra delle Armonie” da parte dei soggetti organizzatori di

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manifestazioni, con spazio più o meno ampio dedicato all’enogastronomia ed agroalimentare, presenti sul territorio provinciale secondo quanto dettato dal regolamento che forma parte integrante del presente atto; 3. le “Parti” si impegnano a promuovere e sviluppare la creazione del marchio di qualità per l’iniziativa: Valorizzazione dei gusti e dei sapori della Terra delle Armonie”, a certificazione delle manifestazioni che hanno le caratteristiche di promozione del territorio e di “autenticità” indicate nel regolamento di cui al presente Protocollo. 4. le “Parti” concordano di definire ed avviare, con la firma del presente Protocollo, tutte le attività necessarie al raggiungimento degli obiettivi di cui ai precedenti punti 3 e 4. 5. le “Parti” si impegnano a: a. individuare risorse e mezzi da destinare alla creazione del che verrà approvato dalle “Parti” firmatari del protocollo; b. adottare idonei strumenti per la Comunicazione e divulgazione degli eventi contrassegnati dal marchio relativo all’iniziativa per la Valorizzazione dei gusti e dei sapori della Terra delle Armonie”; c. individuare e costituire una Commissione per la programmazione e la gestione di tutte le attività necessarie alla realizzazione della suddetta iniziativa; 6. la Commissione sarà costituita da un rappresentante per ciascuno dei sottoscrittori del Protocollo d’Intesa; 7. alla Commissione competerà, in accordo con quanto stabilito dalle “Parti”: a. l’approvazione del regolamento contenente i criteri per l’individuazione delle manifestazioni in possesso dei requisiti necessari; b. la selezione, attraverso i criteri contenuti nel regolamento, delle manifestazioni che saranno contraddistinte dal marchio; c. l’assegnazione del marchio; d. il monitoraggio e verifica a campione del rispetto del regolamento; e. l’individuazione delle eventuali criticità e la proposizione delle possibili soluzioni operative. Le “Parti” si impegnano a: 8. promuovere in sede legislativa provinciale e regionale, l’adozione di una normativa di promozione e tutela delle manifestazioni a carattere enogastronomico “autentiche”, volta alla valorizzazione dei beni tipici e culturali immateriali del territorio; 9. garantire al meglio, nell’organizzazione degli eventi, la tracciabilità, la divulgazione, la conoscenza dei prodotti di qualità certificata ; 10. favorire il massimo coinvolgimento delle Comunità locali nelle attività organizzative e ad incentivare aziende locali, istituti di credito, amministrazioni, ecc., al supPORto finanziario e tecnico. Pianificazione delle attività e degli obiettivi In occasione della 29^ Rassegna Agricola del Centro Italia (RACI) – 10, 11 e 12 Maggio 2013, la Provincia di Macerata e gli stakeholder definiranno e sigleranno il protocollo intesa dando il via a tutte le attività previste e citate al paragrafo precedente. Entro la fine del 2013 si dovrà:

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• implementare il portale territoriale creando un calendario di eventi da promuovere anche nella vetrina online dei prodotti e degli eventi che rappresentano significativamente i territori dei vari partner del progetto “Green Mountain”; • promuovere mediaticamente il marchio e gli eventi, stipulando un protocollo d’intesa fra mass media, Provincia di Macerata ed organizzatori al fine di assicurare a quest’ultimi agevolazioni su servizi e spot; • promuovere il marchio di qualità degli eventi fra i potenziali sponsor istituzionali e privati, stipulando un protocollo d’intesa fra loro e la Provincia di Macerata al fine di assicurare agli organizzatori di eventi che si fregiano del suddetto marchio, una priorità nel sostegno finanziario; • promuovere questo evento della Rassegna Agricola del Centro Italia (RACI) 2013; • promuovere gli eventi a marchio nel PORtale “Green Mountain”, nella specifica sezione dedicata a: vetrina on-line di prodotti tipici, ricette tradizionali, manifestazioni di qualità per il territorio, iniziative di ecoturismo e pacchetti turistici. Risultati attesi e possibili restrizioni Come risultati per il primo anno, ci si aspetta: • una piena funzionalità della commissione tecnica che deve valutare i progetti organizzativi ed attribuire eventualmente il “marchio” di qualità della manifestazione; • poter assegnare nel 2013, almeno 30 marchi ad altrettanti eventi; • sottoscrizione di un protocollo d’intesa da parte di almeno 2 sponsor istituzionali, per garantire un esclusivo sostegno alle sole manifestazioni che si vedranno assegnato il suddetto “marchio”;

• sottoscrizione di un protocollo d’intesa da parte di almeno 4 emittenti radio-TV, per garantire agli organizzatori un trattamento agevolato nelle spese di promozione delle manifestazioni che si vedranno assegnato il suddetto “marchio”. Monitoraggio Per la verifica della riuscita delle azioni, si opererà in tal direzione: • Verifica d’ufficio del numero di eventi a marchio; • Verifica del numero di sponsor sottoscrittori di un protocollo d’intesa per un trattamento agevolato agli organizzatori, riguardo le spese di promozione delle manifestazioni; • Verifica del numero di prodotti ed eventi promossi nella vetrina online del progetto “Green Mountain”. Divulgazione La Provincia di Macerata ha in uso un portale territoriale ( www.provincia.mc.it/ ) unico per tutti gli Enti (Comuni, Comunità montane, uffici statali ed altri enti). Esso è gestito tramite la TASK e permette a qualsiasi ente collegato di interagire con gli altri, ovvero con tutti i dipendenti. Questo sistema potrà essere un elemento strategico per interagire con il territorio e divulgare le attività ed i risultati che si andranno man mano realizzando. Ovviamente, un ruolo importante lo avranno tutti gli stakeholder sottoscrittori del predetto protocollo d’intesa nell’azione di divulgazione a tutti gli organizzatori di eventi sul territorio provinciale, specie quello montano.

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Azione 2. La valorizzazione delle produzioni agroalimentari e qualificazione della gastronomia locale

Obiettivi  Far conoscere il Parco per dei piatti che siano ricercati dai visitatori  Favorire al coltivazione di prodotti tradizionali e biologici

Descrizione Il Parco gode di un ricco patrimonio gastronomico che trova le sue radici nella trazione rurale, legata a produzioni agricole e zootecniche, ma soprattutto alla trasformazione di questi prodotti (basta pensare alla norcineria, il cui nome deriva proprio dalla città di Norcia). Questo patrimonio gastronomico rappresenta al momento un valore aggiunto alla qualità turistica, mentre potrebbe diventare di per sé un fattore di attrazione per il target del turismo enogastronomico. Per una maggiore valorizzazione di questo patrimonio si intende: - Ricercare le numerose ricette tradizionali e i prodotti dell’agricoltura locale che possono essere usati nelle stesse ricette - Fare una mappatura dei prodotti tradizionali usati nella gastronomia locale - Incoraggiare le aziende agricole a coltivare e commercializzare anche nel territorio i prodotti necessari (di uso tradizionale, biologici…). Vedi Azione 4.1.2. - Aumentare il numero di piatti tipici nei menù

Costo presunto Non sono previsti costi ad eccezione di quelli del personale dell’Ente Chi e quanto Parco, ristoratori, cittadini

Indicatori n° ricette tradizionali reperite Elenco prodotti locali Mappa delle produzioni tradizionali n° piatti tipici in menù

Monitoraggio Apertura fascicolo contenente tutti i dati acquisiti

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Programma 2: Sviluppo sociale ed economico del territorio nell’ottica della sostenibilità Obiettivo 2.1: Sviluppo di attività produttive locali di qualità

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Azione 1. Recupero produttivo dei castagneti da frutto

I radicali cambiamenti avvenuti in Italia nel corso degli anni '60 e '70 hanno modificato in maniera profonda il tessuto sociale del Paese e agito, come è ovvio, anche sulla relazione fra l'uomo e l'ambiente rurale. Il repentino cambio di marcia del processo post-bellico di industrializzazione ha letteralmente strappato alla campagna e alla montagna quegli operatori che tradizionalmente vivevano grazie alle attività legate allo sfruttamento delle risorse naturali. Nell'arco di due decenni lo spopolamento delle montagne ha originato una spirale complessa di cambiamenti destinati a destabilizzare gli equilibri preesistenti. L'interruzione, spesso repentina, delle cure manutentive con cui l'uomo aveva adattato durante i secoli gli spazi naturali alle proprie esigenze produttive e abitative hanno, in alcune circostanze, accentuato i rischi di dissesto idrogeologico, favorito la destabilizzazione ecosistemica e portato all'infragilimento o alla scomparsa dei sistemi economici locali e delle culture tradizionali, con gravi ripercussioni anche sulle aree di pianura. In Italia, dopo secoli di sfruttamento intensivo delle foreste e di contrazione delle aree boscate si è assistito, per la prima volta, all'aumento della superficie forestale. Il declino della presenza e delle attività antropiche in montagna ha favorito fenomeni di rinaturalizzazione e riorganizzazione ecologica portando all'espansione dei cosiddetti boschi di neoformazione. Nelle Marche, secondo l'Inventario Forestale redatto dalla Regione Marche (2001), la superficie boscata ammonta a 256.170 ha, pari al 26,4% dell'intero territorio regionale. I complessi boschivi delle Marche sono stati suddivisi in 11 categorie forestali, una di queste è il “castagneto”. Nelle zone a vocazione castanicola il decremento delle attività in montagna iniziato alla metà del '900 è coinciso con l'abbandono dei castagneti e col loro conseguente degrado, o col taglio delle antiche piante per recuperare parte di un patrimonio non più in grado di generare reddito. In questi casi il castagneto si è evoluto in ceduo o in alto fusto, e la produzione del frutto sostituita da quella del legno da paleria o da segheria. Nella Regione Marche, il castagneto occupa un’area di 4.600 ha (pari al 2% della superficie forestale totale) di cui un quarto è rappresentato da castagneti da frutto ancora in attualità d'uso, mentre la restante parte da cedui più o meno a regime. La Provincia di Macerata occupa il secondo posto, in fatto di superficie occupata da castagneti, seconda solo alla Provincia di Ascoli Piceno. L'attuale tipologia dei boschi di castagno è strettamente correlata alle vicende di abbandono del castagneto da frutto e successive ceduazioni descritte sopra, e soprattutto delle condizioni fitosanitarie. Infatti, come è noto, due avversità hanno contribuito all'abbandono della coltura dei castagneti da frutto: prima il mal dell'inchiostro (Phytphtora cambivora) poi il cancro corticale (Cryphonectria parasitica). Quest'ultimo ha successivamente perduto d'incidenza per il selezionarsi, internamente alla popolazione del patogeno, di ceppi ipovirulenti. Negli ultimi 10-15 anni si è assistito a un’evidente ripresa di interesse attorno al tema della castanicoltura. Nelle aree in cui c'è stato un ritorno alle zone montane con dinamiche e modalità tutte nuove (agriturismo, prodotti locali di eccellenza ecc..) questa attività sta partecipando all'evoluzione dell'ambiente, dell'economia e della società. Esperienze di recupero della castanicoltura in altre zone italiane come ad esempio nell'Appennino tosco-emiliano e l'Irpinia, sta recuperando potenzialità naturali e umane dando impulso a nuovi

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investimenti nel settore giustificati dalla buona redditività, specie del castagneto coltivato a “marrone”, che a parità di superficie, è più remunerativo e meno gravoso nella gestione di altre colture arboree. Se l'aspetto economico è essenziale per l'avvio di un processo di recupero, appare imprescindibile anche la centralità della componente ambientale. Bisogna ricordare che il castagneto da frutto è uno dei siti ideali per la nidificazione di specie protette dell'avifauna. In particolare, la “Direttiva Habitat” inserisce il succiacapre e la balia dal collare in una lista di specie migratrici da proteggere. Tali specie fanno del castagneto da frutto con i suoi alberi secolari uno degli habitat ideali per la nidificazione. Il recupero dei boschi di castagno appare fondamentale anche dal punto di vista storico paesaggistico in quanto tessera irrinunciabile del mosaico di alcune zone delle nostre montagne. La presenza di enormi ceppaie di castagno testimonia il ruolo antico di questa pianta nella società contadina, una vera e propria “civiltà del castagno” per il ruolo centrale che il frutto ricopriva nell'alimentazione. Il ripristino dei vecchi sentieri, la ripresa delle cure colturali, il ritorno alla funzionalità e all'efficienza dell'ecosistema castagneto sono benefici da due punti di vista. Da un lato assicurano stabilità idrogeologica alle zone vallive, ma allo stesso tempo offrono grandi opportunità all'economia del turismo. Ad esempio, il recupero dei castagneti si sposa perfettamente con i progetti di alcuni Comuni della montagna, che stanno recuperando e attrezzando sentieri per rendere accessibile il bosco anche a chi non pratica il trekking. A tal proposito, in futuro, sarebbe interessante allestire una rete di “sentieri del castagno” per sviluppare in modo maggiore le potenzialità turistiche del territorio. I sentieri sarebbero attrezzati con cartellonistica adeguata, punti acqua, punti di ristoro, paratie nei punti più scoscesi, e potrebbero diventare uno dei fattori di maggior richiamo per le zone del Castanetum, fascia climatica peculiare perché punto di passaggio tra le dolci colline della vallata e le montagne dei Sibillini. Per questi motivi sembra ormai imprescindibile l'avvio di un'azione di recupero e valorizzazione dei castagneti dell'Appennino maceratese. Il contesto Nella Regione Marche, il percorso di recupero produttivo dei castagneti è già stato avviato nell’area montana del Montefeltro (Provincia di Pesaro-Urbino) con la valorizzazione del marrone “Gentile” e nell'Appennino meridionale (Provincia di Ascoli Piceno) con il marrone della Laga e dei Sibillini. Alla fine del 2010, il Sindaco del Comune di Pievebovigliana, con il supporto tecnico/scientifico dell’agronomo Dott. Matteo Mancini, ha organizzato due incontri preliminari con i castanicoltori dei Comuni di Fiastra e Pievebovigliana. Lo scopo delle riunioni era illustrare le possibilità tecniche di recupero dei castagneti e testare la disponibilità dei produttori a partecipare ad un progetto. Ne è emersa l'adesione di una decina di castanicoltori proprietari in totale di circa 30 ettari di castagneti. Nel mese di luglio 2011, è stato avviato un progetto promosso da Confagricoltura Macerata e finanziato dalla Camera di Commercio di Macerata per avviare un percorso di recupero produttivo dei castagneti. Contestualmente è stata realizzata una giornata tecnico-pratica alla quale ha partecipato in veste di esperto, il Sig. Germano Lolli di Bologna, innestatore di castagneti con

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esperienza decennale, il quale ha mostrato praticamente le varie tecniche agronomiche di recupero che si potrebbero adottare. Nel periodo Ottobre-Dicembre 2011, a cura della Comunità Montana dei “Monti azzurri” di San Ginesio e del Comune di Camerino, sono stati organizzati due incontri tecnici con gli stakeholder, nei quali sono stati affrontati i temi del materiale genetico da innestare, della difesa sanitaria, delle opportunità di finanziamento per applicare le tecniche di recupero produttivo su ampia superficie. Già in questi incontri si è manifestato l’interesse a lavorare anche per una valorizzazione del “marrone” del maceratese fino a raggiungere un possibile riconoscimento ufficiale del prodotto come l'iscrizione ai registri di Denominazione d'Origine Protetta. Il progetto di Confagricoltura e Camera di Commercio si è concluso con la redazione di un “Manuale pratico per il recupero produttivo dei castagneti da frutto” (vedi file allegato) Gli Stakeholder Già durante il suddetto progetto della Confagricoltura e Camera di Commercio, sono stati individuati gli stakeholder che manifestavano un forte interesse ad affrontare il problema. Essi sono: • Confagricoltura Macerata (organizzazione professionale agricola); • le 3 Comunità Montane di San Ginesio, Camerino e San Severino Marche; • l’Università degli Studi di Camerino (UNICAM); • il Parco Nazionale dei Monti Sibillini; • l’A.R.G.A. - Associazione Regionale Giornalisti (Agricoltura Alimentazione Ambiente Territorio Foreste Pesca Energie Rinnovabili) delle Marche; • la Regione Marche attraverso l’Agenzia per i Servizi di Sviluppo Agroalimentare delle Marche (ASSAM). La Provincia di Macerata li ha informati dell’esistenza del progetto “Green Mountain”, e si è resa disponibile ad adottare con esso, un’apposita iniziativa di sviluppo sostenibile relativa al recupero. La Concertazione Durante le varie fasi di realizzazione del suddetto progetto di Confagricoltura e Camera di Commercio, anche se il progetto “Green Mountain” era ancora alla prima fase che avrebbe portato all’adozione di un “Modello Comune”, è di fatto iniziata informalmente la fase di concertazione fra Provincia di Macerata e stakeholder per individuare le strategie da perseguire, confermate poi nelle riunioni di accompagnamento alla stesura del presente piano di gestione. Le riunioni ufficiali di concertazione finalizzate alla condivisione delle strategie da adottare per la realizzazione di questa iniziativa, sono tenute: • 8 Novembre 2012 – Macerata - Work-shop sul tema: “Lo sviluppo sostenibile delle aree montane – un’opportunità di gestione condivisa. • 18 Dicembre 2012 – Camerino (MC) – “face to face meeting”: “La valorizzazione economica del tartufo nero pregiato e del tartufo bianco dei Sibillini” e “Recupero produttivo dei castagneti da frutto”. Le strategie Le strategie da adottare condivise con gli stakeholder, durante tutta la fase di concertazione, sono state:

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• sollecitare la modifica della legge regionale forestale n° 5/2006 relativamente all’art.2, comma 1, lettera h) in merito alla definizione di un castagneto da frutto, in modo da mettere in condizione i castanicoltori di poter accedere ai cofinanziamenti del programma di sviluppo rurale (PSR); • effettuare il censimento puntuale della superficie castanicola nella Provincia di Macerata; • ampliare e completare il sito da adibire a progetto pilota “Green Mountain” per il recupero produttivo dei castagneti da frutto, già individuato dai vari stakeholders e dal progetto della Confagricoltura e CCIAA di Macerata presso il castagneto dell’azienda agricola del Sig. Congionti Augusto, nel Comune di Pievebovigliana, all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini; • verificare la possibilità di accedere ai finanziamenti UE previsti con le iniziative del programma LIFE per la conservazione della biodiversità nei castagneti; • sperimentare la valorizzare dell’habitat dei castagneti con le iniziative di promozione turistica previste dall’altra iniziativa del progetto Green Mountain denominata: “La riscoperta di itinerari, cultura e tradizioni delle aree montane a passo d’asino”; • avviare un percorso di valorizzazione commerciale e gastronomica delle produzioni castanicole nella Provincia di Macerata. Pianificazione delle attività e degli obiettivi Già a fine 2011, di concerto con i suddetti stakeholder è stato affrontato il problema di come garantire potenzialmente a tutti i proprietari, nuove opportunità di cofinanziamento dei costi di recupero produttivo dei castagneti. I finanziamenti per raggiungere l’obiettivo del recupero produttivo dei castagneti, derivano normalmente dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR). L’ostacolo legislativo da rimuovere per garantire questo accesso agli aiuti era quello di far modificare il punto h), comma 2, art. 2 della legge regionale n° 5/2006 (Legge forestale regionale) che recitava: “h) castagneto da frutto in attualità di coltura: un impianto specializzato per la produzione di frutti costituito da piante prevalentemente coetanee, di altezza non superiore a 6 metri, con sesto regolare non superiore a metri 5 x 5, sottoposto alle ordinarie cure colturali aventi almeno cadenza annuale e idoneo alla raccolta dei frutti con mezzi meccanici;” È stato individuato nella Comunità Montana dei Monti Azzurri di San Ginesio, l’Ente preposto a gestire i contatti con l’area legislativa dell’Assemblea Legislativa della Regione Marche e farsi portavoce degli stakeholder di una iniziativa di modifica di legge. L’Assemblea Legislativa delle Marche ha recepito e discusso le suddette proposte di modifica ed ha varato la Legge regionale 04/06/2012, n. 20."Modifiche alla legge regionale 23 febbraio 2005, n. 6" - "Legge forestale regionale" con il seguente articolato: Art. 1 (Modifiche all'articolo 2 della l.r. 6/2005) 1. Alla lettera e) del comma 1 dell'articolo 2 della legge regionale 23 febbraio 2005, n. 6 (Legge forestale regionale) dopo le parole: "Sono compresi tra i boschi i castagneti da frutto," sono inserite le seguenti: "fermo restando quanto disposto dai commi 1 bis e 1 ter,". 2. Alla lettera h) del comma 1 dell'articolo 2 della l.r. 6/2005, sono soppresse le parole: "di altezza non superiore a 6 metri," e le parole: "non superiore a metri 5 x 5". 3. Dopo il comma 1 dell'articolo 2 della l.r. 6/2005 sono inseriti i seguenti: "1 bis. Ai fini dell'attuazione delle politiche dello sviluppo rurale, nonché di garantire la migliore gestione delle zone montane per la valorizzazione del territorio rurale e il mantenimento di un

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tessuto socio - economico vitale nelle aree interne, le superfici investite a castagneto da frutto, catastalmente classificate come tali e sede di pratiche agronomiche continuative e ricorrenti, sono assimilate alle superfici agricole utilizzate (SAU) in qualità di aree destinate a coltivazioni arboree permanenti. 1 ter. Le attività realizzate ai sensi del comma 1 bis devono essere comunque conformi ai canoni della buona pratica colturale e alle disposizioni legislative e regolamentari vigenti.". Art. 2 Disposizioni transitorie) 1. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, le Comunità montane effettuano il censimento dei castagneti da frutto in attualità di coltura, di quelli tradizionali assimilati alla SAU aziendale ai sensi dell'articolo 2 della l.r. 6/2005 come modificato dalla presente legge, e di quelli provenienti da tagli autorizzati dalle Comunità montane secondo le Prescrizioni di massima e di polizia forestale regionali (P.M.P.F.) di cui all'articolo 10 della l.r. 6/2005, che prevedono la conversione da ceduo di castagno a fustaia di castagno da frutto, fornendo i dati di seguito elencati: a) proprietà del castagneto da frutto; b) Comune, foglio e particella catastale; c) tipologia del castagneto da frutto (in attualità di coltura, tradizionale, proveniente da conversione); d) superficie complessiva sottoposta alle ordinarie cure colturali ricorrenti; e) stato vegetativo e fitosanitario. 2. Le Comunità montane provvedono a Comunicare i dati raccolti alla Regione e al Corpo forestale dello Stato. Il censimento è aggiornato ad ogni variazione dei dati censiti. Obiettivi di breve periodo (entro il 2013): Entro Aprile 2013, presso il castagneto dell’azienda agricola del Sig. Congionti Augusto, sito nel Comune di Pievebovigliana, verranno iniziate le attività per l’ampliamento ed il completamento del sito dimostrativo “Green Mountain” per il recupero produttivo dei castagneti da frutto, eseguendo le operazioni agronomico-forestali, meglio descritte nel preventivo di spesa allegato. In occasione dei lavori principali (es.: innesto) verrà organizzata almeno una giornata dimostrativa. Entro fine Maggio 2013, c’è l’obiettivo di completare il censimento dei castagneti da frutto in attualità di coltura, di quelli tradizionali assimilati alla SAU aziendale, come previsto dall’art. 2, comma 1 della L.R. n°20/2012. L’attività verrà eseguita dalle 3 Comunità Montane con il supPORto dell’UNICAM, per quanto riguarda l’utilizzo della cartografia. Nel periodo Giugno – Ottobre 2013 verranno realizzate iniziative di valorizzazione turistica del suddetto castagneto attraverso iniziative di trekking “a passo d’asino”, utilizzando l’asinovia presente in loco e gli asini di proprietà del Sig. Congionti, nonchè la rete sentieristica oggetto di attività nell’ambito dell’altra iniziativa “Green Mountain” proposta dalla Provincia di Macerata per “La riscoperta di itinerari, cultura e tradizioni delle aree montane a passo d’asino”. Nel periodo Ottobre-Novembre 2013, nell’ambito della provincia di Macerata, verranno realizzate iniziative per la valorizzazione commerciale e gastronomica delle produzioni castanicole (sagre, menu a tema in ristoranti ed agriturismi, incontri tecnico-divulgativi). Obiettivi di medio periodo (entro il 2014): 1. Completare i lavori agronomici di riconversione produttiva;

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2. Organizzare momenti di animazione/divulgazione dei risultati coinvolgendo gli imprenditori agricoli/forestali, proprietari dei castagneti censiti nel 2013. Obiettivi di lungo periodo (dal 2015 in poi): 1. Avvalersi dei fondi del nuovo programma di sviluppo rurale 2014-2020 per cofinanziare interventi di recupero produttivo dei castagneti, su più aziende, puntando a riconvertire più superficie possibile. 2. Creare un disciplinare DOP o IGP per la promuovere il consumo del “Marrone” della Provincia di Macerata. Risultati attesi e possibili restrizioni Fra i risultati attesi nel medio periodo, c’è la creazione di un metodo, ovvero una buona pratica di recupero produttivo che sia efficace e di esempio permanente nel medio e lungo periodo. Nel lungo periodo invece ci si attende una consistente recupero di aree boscate castanicole. Possibili restrizioni o ostacoli a questo progetto si potrebbero individuare in: • assenza o limitatezza dei cofinanziamenti del nuovo programma di sviluppo rurale 2014-2020; • possibile influenza negativa sulle produzioni che potrebbe essere indotta dagli attacchi del cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus), da poco apparso nei nostri territori montani e che potrebbe causare danni soprattutto alla produzione. Monitoraggio Il monitoraggio dei risultati attesi è abbastanza semplice. Si tratta di verificare: • quanti ettari saranno stati censiti come castagneti da frutto in attualità di coltura, di quelli tradizionali assimilati alla SAU aziendale, così come previsto dalla L.R. n°20/2012; • la % di attecchimento degli innesti fatti nel castagneto dimostrativo, • l’effettiva presenza nel nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 dei presupposti per finanziare il recupero produttivo dei castagneti da frutto. Divulgazione La Provincia di Macerata ha in uso un portale territoriale ( www.provincia.mc.it/ ) unico per tutti gli Enti (Comuni, Comunità montane, uffici statali ed altri enti). Esso è gestito tramite la TASK e permette a qualsiasi ente collegato di interagire con gli altri, ovvero con tutti i dipendenti. Questo sistema potrà essere un elemento strategico per interagire con il territorio e divulgare le attività ed i risultati che si andranno man mano realizzando. Ovviamente, un ruolo importante lo avranno le organizzazioni professionali agricole nella divulgazione ai loro associati delle azioni agronomiche da attuare per il recupero produttivo dei castagneti da frutto, nonché delle opportunità economiche per fare ciò.

Azione 2. Produzione della Genziana Lutea per la creazione di una filiera corta locale

Premessa L’area dei Monti Sibillini si è caratterizzata fino al recente passato per una flora che prevedeva la presenza di “Genziana lutea” e “Genzianella”. Parliamo di piante appartenenti alla famiglia delle “Gentianaceae” il cui habitat si ritrova nella zona montana dell’Europa centro-meridionale; in Italia, su pascoli alpini e appenninici. La genziana lutea è una pianta erbacea perenne a caule

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eretto, foglie ovali opposte, brevemente picciolate alla base, sessili e amplessicauli all’apice del fusto; 5-7 nervature longitudinali convergenti all’apice. grandi, giallo-oro, gamopetali, raccolti in verticilli all’ascella delle foglie superiori. Il frutto è una capsula. Radice brunastra, con evidenti solchi longitudinali, di sapore amarissimo. Dalle radici di 4-5 anni, a fine estate-autunno si estraggono: principi attivi seco-iridoidi (genziopicroside 2-3%, amarogenzioside 0,1% I.A. 1:58000000), xantoni, oligosaccaridi (genziobiosio). Essi hanno proprietà stimolante dell’appettito, amaro-tonica, eupetica e si impiegano per i disturbi digestivi; liquoreria. Riguardo alle problematiche per una sua possibile coltivazione si deve tener conto della dormienza del seme, della breve durata della sua facoltà germinativa e della lunghezza del ciclo produttivo legato al tempo balsamico (4-5 anni). È sicuramente una coltura interessante per i terreni marginali dell’area montana in quanto si possono avere rese fino a 250-350 q/ha (da 10 piante/m2) che si possono vendere ad un prezzo di circa: 5.5-6 €/kg. Il contesto Nel territorio montano della Provincia di Macerata è presente la Distilleria Varnelli che produce anche amari a base di genziane, la quale ha da tempo mostrato tutto il suo interesse a collaborare per creare una filiera corta locale con la produzione di genziana. Inoltre è presente la Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Camerino (UNICAM) che può offrire interessanti contatti con l’industria farmaceutica, finalizzati alla creazione di una possibile filiera produttiva anche con questo settore. Nel 2008, la Provincia di Macerata ha finanziato al Dipartimento di Scienze Chimiche dell’UNICAM un progetto per lo studio sulle modalità di coltivazione della genziana lutea nella sua area montana. L’azienda Varnelli ha manifestato il proprio interesse ad avere disponibili piante contenenti principi amari (in particolare, Genziana Maggiore e Genzianella) provenienti dal nostro territorio, vista l’importanza e l’interesse dei consumatori per la territorialità dei prodotti. Da quanto detto risulta evidente che un territorio che si dimostrasse in grado di coltivare e produrre Genziana e Genzianella avrebbe aperto un mercato abbastanza ampio e, soprattutto, in forte espansione, costituito non solo dalle aziende locali, che sarebbero comunque quelle che ne trarrebbero i maggiori vantaggi. Con questo progetto si è voluta testare la coltivabilità di Genziana maggiore (Gentiana lutea L.) e Genzianella (Gentiana dinarica Beck) nel territorio dell’alto maceratese (zona dei Monti Sibillini). Le specie oggetto della sperimentazione sono state quelle tipiche dei pascoli d’altitudine dei Monti Sibillini, molto richieste nel settore liquoristico ed erboristico. Questo progetto ha avuto dei primi risultati positivi, almeno per quanto riguarda la Gentiana Lutea. Le piante messe a dimora, in due terreni diversi, sono sopravvissute in percentuale ragionevole, e stanno crescendo. L’azienda Varnelli sta cofinanziando un dottorato di ricerca per verificare il tipo di residui presenti nel distillato ed il loro effetto a livello alimentare. L’UNICAM ha messo in piedi anche una filiera completa, dalla raccolta dei semi di piante autoctone all’interno del Parco, fino alla azienda vivaistica certificata Bio che produce le piantine dai semi forniti. Inoltre, in occasione del meeting Green Mountain tenutosi il 26 e 27 Gennaio 2012 a Irdning (Austria), il Direttore dell’Agricultural Research and Education Centre Raumberg- Gumpenstein, Dott. Bernhard Krautzer, ha fornito alla Provincia di Macerata i risultati dello studio quinquennale per la coltivazione della Genziana lutea, fatto dal suo centro di ricerca.

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Gli stakeholder Dagli incontri di concertazione si sono mostrati particolarmente interessati alla produzione di genziana lutea: • L’Università di Camerino (UNICAM) ( www.unicam.it )- per le competenze scientifiche specifiche in botanica, agroecologia e farmacologia; • La Distilleria Varnelli, azienda interessata a creare una filiera corta locale per l’utilizzo della genziana nel settore degli amari; • Le 3 Comunità Montane del territorio, in quanto in tutte e 3 ci sono potenziali idonee condizioni per la reintroduzione di questa coltura, anche se il territorio più idoneo per la presenza di genziana registrata nel secolo scorso, dovrebbe essere quello della Comunità Montana di Camerino. • Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ( www.sibillini.net ) – i possibili siti dimostrativi relativi a questo intervento di reintroduzione dovrebbero ricadere quasi sicuramente all’interno dell’area del Parco Nazionale, come pure gran parte della superficie che dovrebbe dimostrarsi vocata a questa coltivazione. • Organizzazioni Professionali Agricole – sono strategiche per il coinvolgimento degli imprenditori loro associati, nella successiva fase di divulgazione del processo di reintroduzione della genziana; La concertazione Già durante tutto il 2012, mentre il progetto “Green Mountain” era ancora alla prima fase che avrebbe portato all’adozione di un “Modello Comune”, è di fatto iniziata informalmente la fase di concertazione fra Provincia l’UNICAM per individuare le strategie da perseguire per realizzare un progetto di “Coltivazione della Genziana lutea da inserire in una filiera corta locale”. La riunioni ufficiale di concertazione finalizzate alla condivisione delle strategie da adottare per la realizzazione di questa iniziativa, si è avuta l’8 Novembre 2012 – Macerata - Work-shop sul tema: “Lo sviluppo sostenibile delle aree montane – un’opportunità di gestione condivisa. Successivamente si sono tenuti contatti telefonici e per email con la Sig.ra Orietta Varnelli, contitolare dell’omonima distilleria e con l’UNICAM per definire ulteriori strategie. Le strategie Dalla concertazione realizzata per questa iniziativa, si è condiviso di adottare le seguenti strategie: • sottoscrizione di un protocollo d’intesa fra Provincia di Macerata, UNICAM, Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Organizzazioni Professionali Agricole per l’avvio di un’attività di produzione della genziana finalizzata alla creazione di una filiera corta locale; • avvio della coltivazione della “Genziana lutea”, in appezzamenti gestiti da agricoltori previo accordo di filiera con la ditta acquirente; • approfondimento degli studi scientifici finalizzati all’individuazione delle aree vocate alla coltivazione della Genziana lutea e della “Genzianella”. • avvio di contatti per la costituzione di una filiera produttiva con le industrie farmaceutiche. Pianificazione delle attività e degli obiettivi. Le strategie concordate potranno realizzarsi secondo la seguente pianificazione: - entro la Primavera 2013: • sottoscrivere il protocollo d’intesa fra i vari stakeholders; • avviare la produzione di genziana in aziende agricole;

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• continuare l’approfondimento degli studi scientifici finalizzati all’individuazione delle aree vocate alla coltivazione della Genziana lutea e della “Genzianella; - entro Ottobre 2013, tramite l’UNICAM, avviare i contatti con industrie farmaceutiche interessate alle sostanze estraibili dalla Genziana. - dal 2013 al 2018, acquisire i dati agronomici relativi all’accrescimento della Genziana; - nel periodo 2017/2018, a conclusione del primo ciclo produttivo di radici di Genziana lutea, valutare i dati agronomici ed economici per unità di superficie, legati al prodotto (radici) ottenuto e messo in commercio. Risultati attesi e possibili restrizioni Il principale risultato atteso nel breve periodo è quello dell’avvio della coltivazione della Genziana lutea su almeno un’azienda agricola, previo accordo di fornitura prodotto con la Distilleria VARNELLI. Nel medio / lungo periodo ci si aspetta di aver identificato, climaticamente e pedologicamente, tutte le possibili aree montane della Provincia di Macerata, vocate alla produzione di Genziana lutea. Inoltre, ci si aspetta un risultato economico positivo per l’azienda agricola ed un maggiore e positivo ritorno d’immagine, in virtù della filiera corta, per la locale ditta acquirente le radici di Genziana. La filiera corta che deve servire a creare un forte legame con il territorio, dovrebbe evitare i negativi effetti concorrenziali dei mercati. Le possibili restrizioni potrebbero quindi derivare da una difficoltà di ambientamento ed attecchimento della Genziana su determinate aree. Monitoraggio Il monitoraggio nel breve periodo riguarderà principalmente il numero di aziende agricole e la superficie destinata alla produzione di Genziana. Divulgazione La Provincia di Macerata ha in uso un portale territoriale ( www.provincia.mc.it ) unico per tutti gli Enti (Comuni, Comunità montane, uffici statali ed altri enti). Esso è gestito tramite la TASK e permette a qualsiasi ente collegato di interagire con gli altri, ovvero con tutti i dipendenti. Questo sistema potrà essere un elemento strategico per interagire con il territorio e divulgare le attività ed i risultati che si andranno man mano realizzando. Ovviamente, un ruolo importante lo avranno anche le reti esterne dai vari stakeholder aderenti a questa iniziativa.

Azione 3. Azioni di marketing a supporto dei prodotti turistici basati sul sistema dei percorsi del Parco

Obiettivi  Promuovere lo sviluppo di pacchetti turistici basati sul sistema dei percorsi del Parco (Grande Anello dei Sibillini, Grande anello Bike, ai percorsi escursionistici e in mountain bike  Promuovere i pacchetti pacchetti  Favorire la commercializzazione dei pacchetti

Descrizione I percorsi escursionistici e bike

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La realizzazione del sistema dei percorsi ha posto le basi infrastrutturali per rafforzare lo sviluppo di un prodotto turistico rivolto agli amanti dell’escursionismo e della mountain bike.

L’intervento si propone: - il rafforzamento della collaborazione tra i vari operatori turistici (operatori del ricettivo, con particolare riguardo ai gestori dei rifugi escursionistici posti nei punti tappa dei Grandi , Guide del Parco, noleggiatori di attrezzature, ecc…), attraverso l’organizzazione di incontrio nell’ambito del Forum - favorire lo sviluppo di un club di prodotto - avviare un’azione promozionale consistente a. nella realizzazione di un video in cui un testimonial accompagna nella fruizione dei percorsi del Parco b. veicolazione del video su testate giornalistiche di settore, mezzi di comunicazione del Parco - favorire la creazione di pacchetti turistici - sostegno alla commercializzazione di tali pacchetti attraverso la partecipazione a borse di settore - organizzazione di Educational Tours per Tour Operator di settore Per la fase promozionale e di sostegno alla commercializzazione si intende coinvolgere le Regioni

Costo presunto € 50.000,00

Chi e quanto € 5.000,00 Parco, fondi di bilancio. € 45.000,00 Regioni, altri partner istituzionali e/o privati

Indicatori n° incontri di coordinamento realizzati n° pacchetti inseriti in cataloghi n° tour operators coinvolti n° attività di promozione realizzate

Monitoraggio Apertura fascicolo contenente: foglio presenze incontri materiale relativo ai pacchetti strutturati materiale relativo alle promozioni effettuate

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Azione 4. Filiera corta per la ristorazione

Obiettivi  Promuovere la filiera corta nella ristorazione  Estendere i benefici del turismo ai produttori locali

Descrizione

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La ricostruzione di circuiti locali attraverso filiere corte, filiere naturali, filiere agro-energetiche ed una nuova organizzazione della distribuzione e della commercializzazione, sta diventando al giorno d’oggi una necessità sia a livello nazionale che europeo. Purtroppo, però, ancora oggi, almeno a livello locale, non sempre vengono utilizzati nei servizi di ristorazione i prodotti locali. Con questa azione ci si propone quindi di fare un primo passo per favorire lo sviluppo della filiera corta, stimolando la creazione di una rete commerciale locale tra agricoltori e ristoratori. Alcune iniziative riguardanti la filiera corta sono state avviate con successo dalle Associazioni di categoria dei produttori. Per tale ragione sono già stati presi contatti con dette associazioni al fine di avviare questa azione in maniera congiunta. Anche in questo caso il Forum sarà la sede di incontro elettiva ed il ruolo del parco sarà quello di incentivare quanto più possibile i prodotti agroalimentari del territorio, oltre che promuovere le aziende e le strutture della rete.

Costo presunto Non sono previsti costi ad eccezione di quelli per il personale

Chi e quanto

Indicatori n° incontri effettuati n° ristoranti e aziende agricole partecipanti

Monitoraggio Fascicolo dell’azione contenente: lettera di invito agli incontri, foglio presenze verbale riunioni.

Periodo di attuazione 2013 2014 2015 2016 2017

Programma 3: Green Mountain: da progetto a prodotto Obiettivo 3.1: Sviluppo di azioni congiunte tra i partner del progetto

Azione 1. “La vetrina on-line delle produzioni tipiche, della cultura enogastronomica, delle manifestazioni popolari e dell’ecoturismo nelle aree “Green Mountain” del Sud-Est Europa.”

Premessa I “prodotti tipici” sono espressione di modelli di produzione che si fondano sulla co-evoluzione, su un periodo di tempo lungo o addirittura lunghissimo, dei sistemi di coltivazione/allevamento e di trasformazione del prodotto con il territorio in cui questi sistemi si realizzano e con le risorse che in essi sono presenti. Il legame con le tradizioni e la cultura di consumo che si sono sviluppate in quel medesimo territorio assume poi una rilevanza particolare. I prodotti tipici sono oggi premiati dalla complessiva evoluzione dei consumi alimentari che, sulla base di diversi ordini di motivazioni

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(dall’estremo edonistico fino a quello solidaristico o ispirato a motivazioni di ordine politico- ideologico), risultano sempre più attenti alla dimensione del “locale” e della “tradizione”. Proprio in virtù di questo clima generale favorevole, numerosi produttori e molte collettività locali (e le autorità pubbliche espressione di queste ultime come amministrazioni comunali, province, Comunità montane) ripongono grandi attese sulla possibilità offerte dalla valorizzazione della tipicità del prodotto. In particolare la tipicità viene vista spesso come il principale strumento per contrastare i potenziali effetti negativi della globalizzazione sui sistemi agricoli e di trasformazione basati sulle piccole e medie imprese e legati a specifici contesti territoriali, sistemi che spesso sono caratterizzati da fattori di debolezza rispetto a quelli propri dell’agricoltura “modernizzata”. È aspettativa diffusa che la valorizzazione del prodotto tipico sia portatrice di un insieme di potenziali benefici, non solo per le imprese coinvolte nel processo di produzione, ma, più in generale, per l’intero sistema socio-economico locale, o anche per l’ambiente; positivo può essere inoltre il contributo in termini di riequilibrio territoriale. I Governi europei, soprattutto quelli dei Paesi Mediterranei, per primi si sono posti il problema di come riconoscere i prodotti tipici frutto di culture e tradizioni presenti in aree rurali, di come promuoverne lo sviluppo e di come tutelarli nell’ambito dei confini nazionali, europei ed extraeuropei, proteggendoli da comportamenti sleali e da imitazioni. Il prodotto agroalimentare tipico può essere definito come «un prodotto che presenta alcuni attributi di qualità unici che sono espressione delle specificità di un particolare contesto territoriale in cui il processo produttivo si realizza». I fattori rilevanti nel determinare la tipicità del prodotto agroalimentare possono essere raccolti intorno a tre assi: • la specificità delle risorse locali impiegate nel processo produttivo; • la storia e la tradizione produttiva; • la dimensione collettiva e la presenza di conoscenze condivise a livello locale Nel mondo reale, l’universo dei prodotti tipici è estremamente variegato, in quanto l’intensità della presenza delle tre categorie di fattori rilevanti – specificità delle risorse locali, storia e tradizione, dimensione collettiva – è molto variabile da prodotto a prodotto. Anche la terminologia utilizzata per riferirsi a questo universo di prodotti presenta di conseguenza sfumature diverse, che spesso ingenerano una certa confusione non solo tra i consumatori ma anche tra gli addetti ai lavori. Il termine “prodotto tradizionale” sottolinea un collegamento con il passato, con una tradizione produttiva storica che non ha voluto o potuto adeguarsi alle tecniche moderne e standardizzate, almeno per un qualche aspetto rilevante che conferisce loro una qualche specificità, mentre il legame con il territorio risulta più sfumato. Anche i prodotti tipici dunque sono tradizionali, ma non necessariamente è vero il contrario, nel senso che il prodotto tradizionale può difettare di una specificità qualitativa derivante dal peculiare legame con un territorio. Il termine “prodotto locale” esprime invece la vicinanza fisica tra un prodotto e un consumatore. In questo caso si fa riferimento alla sola provenienza del prodotto da un luogo geografico, senza che ciò necessariamente sottintenda un collegamento tra tale luogo geografico e le particolari qualità e specificità del prodotto stesso. Il termine “prodotto nostrano” fa invece riferimento alla componente identitaria, volendo significare che il prodotto appartiene alla “nostra” tradizione

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produttiva e alimentare, talvolta anche culturale, e spesso con un richiamo all’idea di genuinità e freschezza. Anche in questo caso può mancare la specificità e irriproducibilità del prodotto al di fuori del suo contesto territoriale. Per quanto detto, nel “prodotto tipico” si può dire che c’è la cultura di un popolo e vi si ritrova la base per generare iniziative di sviluppo sostenibile. Per questi motivi, in occasione del meeting del progetto “Green Mountain” che si è svolto a metà Novembre 2012 in Montenegro, i vari partner hanno concordato di condividere un portale, aggiornabile a cura di ognuno di loro, che deve avere le funzioni di “vetrina on-line” dei “prodotti tipici” di ogni paese, in particolare di ogni area che collabora alla realizzazione del progetto “Green Mountain”. Va anche precisato che l’Unione Europea, dal 2010 ha affidato e riconosciuto al mondo rurale, il prezioso compito di produrre “beni pubblici”. La preservazione del paesaggio agricolo, la tutela della biodiversità, la disponibilità e la qualità dell’acqua, la funzionalità del terreno, la stabilità del clima riguardo alle emissioni di gas a effetto serra, la qualità dell’aria, ma anche la sicurezza alimentare, la vitalità rurale e la salute e il benessere degli animali, sono i principali beni o servizi pubblici forniti da chi vive ed opera nel mondo rurale alla società. Ogni popolazione ha legato la sua crescita culturale, a quello che l’ambiente, la natura, la perizia dei suoi operatori gli ha permesso di ottenere. Il cibo ed in particolare l’enogastronomia “tradizionale”, specie se legata all’utilizzo dei prodotti tipici, rappresenta per ogni territorio una vera e propria bandiera distintiva della propria storia, cultura e tradizioni. Questo stretto legame con il territorio, quasi sempre rappresenta un binomio inscindibile e prezioso per accedere con successo nel mercato turistico, in una logica di sviluppo sostenibile. Un peculiarità che accomuna tutti i partner del Progetto “Green Mountain” è quella di rappresentare territori di grande valenza ambientale, paesaggistica, storica, culturale ed enogastronomica. Sono tutti territori vocati alle attività di “ecoturismo”, inteso come “modo di viaggiare responsabile, il cui il turista visita e soggiorna in un paese straniero conservando e rispettando l'ambiente naturale e la cultura del luogo, sostenendo e contribuendo alla crescita economica e al benessere della popolazione locale”. L’ecoturismo praticato attraverso il trekking, il nordic-walking, con biciclette, a cavallo, con asini, ecc., è una proposta utile allo sviluppo sostenibile delle aree rappresentate dai partner del progetto “Green Mountain”. Infatti l’ecoturismo, in abbinamento ai prodotti tipici, all’enogastronomia tradizionale ed a tutte quelle manifestazioni che valorizzano le “eccellenze” di ogni territorio, sicuramente può contribuire ad accomunare detti partner “Green Mountain” in iniziative di gemellaggio, ed ancor più nella proposta di un “progetto pilota” di sviluppo sostenibile per la creazione di una rete per la valorizzazione “eco turistica” ed enogastronomica, delle aree montane del Sud-Est Europa. Il contesto L'Unione Europea ha realizzato un sistema di marchi per promuovere e proteggere la denominazione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità. Si tratta di tre marchi: la Denominazione di Origine Protetta, l'Indicazione Geografica protetta e la Specialità Tradizionale Garantita. Questo sistema di marchi permette, in tutti gli stati membri dell'Unione europea, di tutelare la diversificazione dei prodotti agricoli, di proteggere la diversa denominazione dei prodotti alimentari contro le imitazioni e i plagi e di aiutare il consumatore, informandolo sulle caratteristiche specifiche dei prodotti. Denominazione di Origine Protetta (DOP)

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Serve per riconoscere un prodotto la cui le diverse fasi (produzione, trasformazione ed elaborazione) hanno necessariamente luogo in una particolare area geografica, secondo un particolare disciplinare normato. Indicazione Geografica Protetta (IGP) È un riconoscimento che viene assegnato a un prodotto la gran parte dei processi produttivi (produzione, trasformazione ed elaborazione) sono strettamente legati a un'area geografica ben determinata. Specialità Tradizionale Garantita (SGT) Consiste nel riconoscimento del carattere di specificità di un prodotto agro-alimentare che, per le sue caratteristiche qualitative e di tradizionalità, permette di distinguersi nettamente da altri simili. È disciplinato dal regolamento CE n.509/2006 (che sostituisce il precedente Reg. CE n. 2082/1992). Nel caso specifico dell’Italia e della Provincia di Macerata, in passato l’agricoltura italiana, e quindi anche quella della Provincia di Macerata, ha dovuto affrontare lo scenario della politica agricola dell'Unione Europea partendo da condizioni nettamente svantaggiate. L'agricoltura moderna, estremamente indirizzata verso la meccanizzazione, richiede estensioni di terreno pianeggiante che in Italia difettano, sia per la configurazione naturale orografica, sia per l'antropizzazione spinta del territorio. La globalizzazione dei mercati ha reso poi ancor più difficile la concorrenza delle nostre produzioni. Per reagire a questa situazione il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha deciso di puntare nettamente su settori di nicchia, valorizzando i prodotti tradizionali in cui prodotti agricoli o dell'allevamento venivano lavorati secondo antiche ricette. Il requisito per essere riconosciuti come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) è quello di essere «ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni». Ma è lo stesso ministero a riconoscere che tali prodotti di nicchia, di produzioni limitate in termini quantitativi e relativi ad aree territoriali molto ristrette, tali da non giustificare una DOP o una IGP, incontrano molte riserve in sede di Unione Europea. Questa in linea di massima è contraria a queste produzioni e vieta la registrazione di marchi collettivi che contengano un nome geografico. Il timore è infatti che si confondano con i prodotti DOP e IGP. Il ministero ha pertanto rinunciato ad un ruolo attivo, delegando tali compiti alle regioni, e conservando a sé stesso solo un ruolo di controllo e quello della tenuta ufficiale del libro. Comune a livello nazionale è la suddivisione per categoria: prodotti lattiero-caseari, prodotti a base di carne, prodotti ortofrutticoli e cereali, prodotti da forno e dolciari, bevande alcoliche, distillati. Nell'elenco non rientrano i prodotti insigniti del marchio DOP o IGP, mentre esiste una certa categoria intermedia dei prodotti per i quali è in corso l'istruttoria di un riconoscimento europeo. Per valorizzare e conoscere meglio tutti i prodotti tipici e tradizionali, la Provincia di Macerata ha da qualche anno creato un apposito sito dedicato ai prodotti tipici ed all’enogastronomia tradizionale ( www.gustitipicimaceratesi.it ). Questo sito parte dal presupposto che qualità della vita si misura anche dalla civiltà della tavola, alla quale questa Provincia ha sempre annesso grande importanza, elaborando e conservando tradizioni che modulano ed esaltano i prodotti della fascia montana, quelli della fascia collinare e quelli della costa. Accanto ai prodotti è possibile trovare i nomi dei produttori, cercando nello specifico, se lo si desidera, solo le aziende che

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producono il biologico. Tra le tante sezioni da visitare, interessante quella dedicata ad un viaggio virtuale nella “Terra delle Armonie” con schede, video e pagine informative e assolutamente da non perdere quella dedicate alle ricette della bisnonna: qui troverete tutti i segreti per fare i veri Vincisgrassi maceratesi!! Una pagina del suddetto sito elenca tutti i nove vini doc e docg (Colli maceratesi, Esino, I Terreni di San Severino, Rosso Piceno, San Ginesio, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica, Vernaccia di Serrapetrona), offrendo per ognuno la possibilità di conoscere le tipologie, le zone di produzione e le cantine. Inoltre, la Regione Marche, nell'ambito delle politiche di sviluppo, promozione e protezione degli agro-ecosistemi e delle produzioni di qualità, ha approvato la Legge regionale 3 Giugno 2003 n. 12 "Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano". Oggetto di tutela sono: le risorse genetiche animali e vegetali quali specie, varietà, razze, popolazioni, ecotipi, cloni e cultivar, compresi i selvatici delle specie coltivate, autoctone, cioè originarie delle Marche o introdotte ed integrate negli agro-ecosistemi marchigiani da almeno cinquant'anni; minacciate di erosione genetica o a rischio di estinzione a causa del loro abbandono o dell'inquinamento genetico operati con l'introduzione di nuove cultivar o razze animali più produttive e resistenti; per le quali esista un interesse economico, scientifico, ambientale, paesaggistico o culturale. Le schede delle produzioni inserite nel repertorio regionale permettono, anche loro, di approfondire la conoscenza di molti prodotti tipici e tradizionali vegetali. Il 15 Novembre 2012, a Pljevlja (Montenegro), durante il “5th STEERING COMMITTEE MEETING, I partner “Green Mountain” hanno deciso di condividere una specifica azione, proposta dalla Provincia di Macerata, che promuovesse fra di loro, le iniziative di gemellaggio enogastronomico ed ecoturistico. La Provincia di Macerata, nell’ambito del presente “management plan” ha già individuato le seguenti due specifiche iniziative di sviluppo sostenibile: • “La riscoperta di itinerari, cultura e tradizioni delle aree montane” • “La valorizzazione dei gusti e dei sapori della Terra delle armonie”. Occorre quindi ampliare le strategie previste per le suddette iniziative, anche su dimensione più ampia e condivisa fra i vari partner “Green Mountain”. Gli stakeholder Oltre alla Provincia di Macerata che si fa carico della realizzazione del portale per la “La vetrina on- line delle produzioni tipiche, della cultura enogastronomica, delle manifestazioni popolari e dell’ecoturismo nelle aree “Green Mountain” del Sud-Est Europa”, gli stakeholder interessati sono: - Parco Nazionale dei Monti Sibillini; - Agricultural Research and Education Centre Raumberg-Gumpenstein (Austria), - Multifunctional Association of the Municipalities of Kőszeg Microregion (Ungheria), - Regional Governor with Administrative Center Smolyan (Bulgaria), - Brasov Agency for Sustainable Development (Romania), - Ministry of Civil Engineering and Phisical Planning (Bosnia-Herzegovina), - Municipality of Pljevlja (Montenegro), - Triglav National Park (Slovacchia), - National Forest Administration (Romania), - Region of Epirus (Grecia),

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- Chernivtsi Regional State Administration (Ucraina). La concertazione Il 15 Novembre 2012, a Pljevlja (Montenegro), durante il “5th STEERING COMMITTEE MEETING” organizzato per: “PRESENTATION OF MANAGEMENT PLANS AND TERRITORIAL CONCERTATION ACTIVITIES” è avvenuta la concertazione fra i partner che ha portato alla scelta di condividere una “La vetrina on-line delle produzioni tipiche, della cultura enogastronomica, delle manifestazioni popolari e dell’ecoturismo nelle aree “Green Mountain” del Sud-Est Europa”. Le strategie La “tipicità” viene vista spesso come il principale strumento per contrastare i potenziali effetti negativi della globalizzazione sui sistemi agricoli e di trasformazione basati sulle piccole e medie imprese e legati a specifici contesti territoriali, sistemi che spesso sono caratterizzati da fattori di debolezza rispetto a quelli propri dell’agricoltura “modernizzata”. La strategia da adottare mira a valorizzare il prodotto tipico in quanto portatore di un insieme di potenziali benefici, non solo per le imprese coinvolte nel processo di produzione, ma, più in generale, per l’intero sistema socio- economico locale, o anche per l’ambiente; positivo può essere inoltre il contributo in termini di riequilibrio territoriale. Si ritiene importante creare una “vetrina on-line” che faccia uscire fuori dai confini geografici di ciascun partner, i prodotti tipici che caratterizzano i loro rispettivi territori e li trasformi in una sorta di prodotti “bandiera” che siano trainanti per lo sviluppo di tante attività, in particolare quella turistica. La strategia principale è quella di “mettere in rete”, intesa come macro-area Sud-Est Europa, tutta l’offerta di prodotti tipici, di enogastronomica tradizionale, di manifestazioni che valorizzano le “eccellenze” di ogni territorio e di ecoturismo che ogni partner “Green Mountain” può mettere in evidenza per consolidare il rapporto instaurato fra i partner, sia attraverso iniziative di gemellaggio, sia per la valorizzazione turistica, sostenibile e condivisa dei rispettivi territori. In sintesi, gli obiettivi da perseguire sono quelli di: • creare un portale condiviso ed aggiornabile a cura dei partner per disporre di una “vetrina on- line” dei prodotti tipici, dell’enogastronomia tradizionale, delle manifestazioni che valorizzano tutto ciò, delle iniziative di gemellaggio fra territori partner e le offerte territoriali in fatto di ecoturistismo; • cominciare a creare “pacchetti ecoturistici”; • promuovere le iniziative di gemellaggio fra partner, specie quando legate a particolari eventi enogastronomici ed iniziative ecoturistiche; • presentare e promuovere tutto ciò, nel Febbraio 2014, alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT) di Milano. Pianificazione delle attività e degli obiettivi Per realizzare questa iniziativa e mettere in condizione i vari stakeholders di lavorare alla promozione dei loro prodotti tipici, si prevede di: - entro Luglio 2013, predisporre il sito: “GREEN MOUNTAIN - La vetrina on-line delle produzioni tipiche, della cultura enogastronomica, delle manifestazioni popolari e dell’ecoturismo nelle aree “Green Mountain” del Sud-Est Europa”

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- entro Ottobre 2013, ogni partner dovrà provvedere a caricare nel sito le schede dei vari prodotti tipici e ricette, complete di traduzione in inglese, le iniziative e le offerte di ecoturismo nei territori rappresentati dai partner, nonché individuare da parte di ognuno, almeno una proposta di gemellaggio. - da Ottobre 2013 in poi, ogni partner dovrà provvedere autonomamente ad aggiornare il proprio spazio nel sito. - Febbraio 2014 – utilizzando l’area espositiva della Regione Marche e della Provincia di Macerata, partecipare alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT) di Milano, per promuovere i risultati del progetto Green Mountain ed i relativi “pacchetti ecoturistici” creati da parte di tutti i partner. Risultati attesi e possibili restrizioni Fra i risultati attesi: • completare una prima “Vetrina on-line delle produzioni tipiche, della cultura enogastronomica, delle manifestazioni popolari e dell’ecoturismo nelle aree “Green Mountain” del Sud-Est Europa”; • l’avvio di attività volte alla creazione di pacchetti eco-turistici e di iniziative di gemellaggio fra soggetti che operano all’interno dei territori rappresentati dai partner del progetto”Green Mountain”. Nello specifico, da ogni partner “Green Mountain” ci si attende: • la creazione e la promozione nel suddetto portale, di almeno un pacchetto eco-turistico; • una proposta concreta di gemellaggio fra soggetti che operano nel territorio rappresentato dai partner del progetto” Green Mountain”. Monitoraggio Il monitoraggio si limiterà a verificare il numero di prodotti tipici e ricette tradizionali inseriti nella vetrina on-line, il numero di pacchetti eco turistici creati ed al numero di gemellaggi che ne potranno derivare. Divulgazione La divulgazione avverrà soprattutto attraverso l’apposito sito creato per promuovere questa vetrina on-line delle produzioni tipiche, della cultura enogastronomica, delle manifestazioni popolari e dell’ecoturismo nelle aree “Green Mountain” del Sud-Est Europa.

Azione 2. “Iniziative di gemellaggio enogastronomico ed ecoturistico fra i partner del progetto “Green Mountain” L’azione è in fase di pianificazione.

10. Valutazione e monitoraggio La valutazione e il monitoraggio dei processi di sviluppo sostenibile sono passaggi di fondamentale importanza. La sostenibilità significa il benessere per il nostro futuro e quindi l'attuazione dei processi di sviluppo devono essere monitorati alla luce di verificare l’influenza che questi possono avere sugli attuali problemi e su eventuali nuovi aspetti, pericoli o possibilità che devono essere affrontati. Il monitoraggio e la valutazione si basa su dati che vengono raccolti all'inizio e durante l'intero processo. La valutazione viene effettuata utilizzando indicatori: alcuni generali per

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controllare e valutare il successo del Piano rispetto allo sviluppo sostenibile, ma, a seconda degli obiettivi, ci possono essere aggiuntivi indicatori importanti.

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