Archivio Comunale Di Ronchi Dei Legionari
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ARCHIVIO COMUNALE DI RONCHI DEI LEGIONARI Riordinato dalla Cooperativa degli Archivisti - Paleografi di Trieste INVENTARIO A cura di Sandi Deschmann Marina Dorsi Barbara Sablich Caterina Zocconi Anno 2014 - 2015 I INDICE Premessa Deliberazioni pag. 1 Atti amministrativi pag. 13 Fascicoli separati Amministrazione pag . 42 Opere pie, assistenza, beneficenza pag . 56 Polizia urbana pag. 61 Sanità ed igiene pag. 62 Finanze pag. 65 Governo pag. 123 Grazia, giustizia e culto pag. 130 Leva e truppe pag. 132 Istruzione pubblica pag. 136 Agricoltura, industria e commercio pag. 144 Stato civile, Anagrafe Censimento e Statistica pag. 151 Esteri pag. 173 Oggetti diversi pag. 173 Pubblica sicurezza pag. 174 Ufficio tecnico pag. 176 Protocolli pag. 224 E.C.A. pag. 235 S.E.M. pag. 240 Introduzione BREVE INQUADRAMENTO STORICO Tracce di vita sono presenti nel territorio del Comune di Ronchi dei Legionari fin dalla Preistoria. Segni di epoca romana rimangono nella cittadina sviluppatasi lungo il corso della via Gemina, che da Aquileia portava all’antica Emona, l’odierna Lubiana. La prima citazione scritta su Ronchi è riconducibile al Privilegio di Ottone I, nel 967, quando al patriarca di Aquileia fu donata una zona isontina molto vasta. L’11 luglio 1420 le truppe veneziane entrarono vincitrici anche nel Monfalconese, territorio che la Serenissima amministrò fino all’arrivo di Napoleone. Il 19 marzo 1797 egli passò l’Isonzo per il guado di Cassegliano andando ad occupare la fortezza austriaca di Gradisca. Trascorsero quindici anni in cui si susseguirono un primo governo austriaco (1798 – 1805), una seconda occupazione francese (1805 – 1807), una seconda presenza austriaca (1807 – 1809) e l’istituzione delle Province Illiriche francesi (1809 – 1813). Il 23 luglio 1814 le Province Illiriche vennero dichiarate parte integrante dell’Impero austriaco. Nel 1817, con la creazione del nuovo catasto austriaco, nacquero i due Comuni catastali di Ronchi (con Soleschiano) e Vermegliano (con Selz). Ronchi divenne Sottocomune della Podestaria di Monfalcone. Nel 1850 fu decretato Comune autonomo, con aggregati i rioni di Vermegliano, Selz e Soleschiano. I tragici eventi della Prima guerra mondiale colpirono la popolazione ronchese che ricorda ancora la profuganza verso Wagna in Austria. Sconfitta l’Austria ed annesso all’Italia, tutto il Monfalconese avviò l’opera di ricostruzione. Nel settembre 1923 fu eletto il primo Consiglio comunale sotto il nuovo Regno d’Italia. Uno dei suoi primi atti fu quello di proporre al Governo il cambiamento del nome della cittadina, che, in ricordo della marcia di D’Annunzio e dei suoi uomini, da allora è Ronchi dei Legionari. Durante la Seconda guerra mondiale la popolazione diede un notevole contributo alla Resistenza armata. Dopo l’8 settembre 1943 si svilupparono anche forme di collaborazione tra Italiani e Sloveni. Il 1° maggio 1945 le truppe dell’Ottava Armata Britannica si incontrarono con le truppe della Quarta Armata Jugoslava proprio a Ronchi. L’occupazione militare jugoslava delle attuali province di Gorizia e di Trieste durò quaranta giorni. In seguito agli accordi firmati a Belgrado il 9 giugno 1945 dal maresciallo Tito e dal generale Alexander, le funzioni del Comitato di Liberazione Nazionale di Ronchi come comitato amministrativo, legislativo ed esecutivo cessarono il 30 settembre 1945, dopo l’insediamento della nuova amministrazione nominata dal Governo Militare Alleato il 10 agosto 1945. Il 15 settembre 1946 entrò in vigore il Trattato di pace di Parigi e l’amministrazione del Monfalconese passò alla Repubblica italiana. Il 31 ottobre 1948 fu eletto il primo Consiglio comunale del secondo dopoguerra. Vinse la lista civica formata da democristiani, socialdemocratici ed indipendenti. STORIA DELL’ARCHIVIO E SUA COLLOCAZIONE L’archivio del Comune di Ronchi dei Legionari conserva gli atti inerenti l’amministrazione comunale a partire dal 1917. Tutta la documentazione precedente, risalente alla seconda metà dell’Ottocento, è andata distrutta durante le devastazioni della Prima guerra mondiale. Nella seconda metà degli anni ’80 del ‘900 l’edificio comunale fu ampliato, avendo cura di creare un locale a norma, interrato, dove collocare l’archivio dell’ente. Faldoni e registri erano stati posti su scaffalature in legno e per terra; successivamente, in seguito al primo intervento di riordino da parte della Cooperativa Archivisti e Paleografi di Trieste, nel 1989, furono acquistate adeguate scaffalature compatte. Il riordino fu effettuato seguendo il metodo storico, ossia cercando di ricostruire le serie archivistiche così come formate nell’arco degli anni. Ne conseguì che all’interno dell’inventario si poterono distinguere quattro serie principali: le deliberazioni, gli atti amministrativi, i fascicoli separati ed i protocolli. Le Deliberazioni ancora oggi seguono l’ordine cronologico a partire dal 1919; sono suddivise fra deliberazioni del Consiglio, della Giunta e per gli anni ’20 del ‘900 vi è l’ulteriore distinzione di quelle podestarili. Gli Atti amministrativi, suddivisi nelle 15 categorie del Titolario Astengo furono riordinate tenendo presente la conservazione in uso fino al 1973, che prevedeva la sistemazione di più anni di una sola categoria in uno stesso faldone. Dopo tale anno le categorie furono raccolte e conservate seguendo la sequenza delle 15 categorie ed i ordine cronologico. Per una più omogenea lettura dell’inventario, in coda ai fascicoli separati di ogni categoria furono inseriti i relativi registri. Fisicamente, però, onde sfruttare al meglio gli spazi a disposizione, e per problemi di peso, furono collocati su scaffalature idoneamente rinforzate. Chiudeva l’inventario l’elenco dei protocolli, ordinati anch’essi cronologicamente. Nel 1995 fu eseguito un primo lavoro di aggiornamento che permise di integrare l’archivio con gli atti e documenti depositati fino a quella data. Ci si trovò, però, di fronte ad un locale in parte stravolto: atti e buste che giacevano in modo disordinato su scaffalature o in scatoloni e ceste della frutta accatastati sul pavimento, tavoli pieni di fascicoli e carte sciolte confuse a materiale non prettamente archivistico, il tutto ricoperto da uno strato di polvere e calcinacci prodotti dall'installazione della nuova serie di armadi compatti. Anche questi ultimi erano stati disordinatamente ed inadeguatamente sfruttati essendo stati riempiti da materiale archivistico dei più svariati uffici, da riviste e pubblicazioni destinate all'eliminazione ma lì buttate per liberare altri ambienti, da stampati in bianco ad uso amministrativo superati e non, da immondizie e scatoloni di nastri magnetici delle registrazioni delle sedute del Consiglio e della Giunta. L'impressione era dunque quella di un locale d'archivio non più in grado di ricevere alcun materiale dagli uffici e assolutamente fuori da ogni norma di sicurezza, difficilmente fruibile dal personale. L' aggiornamento quindi, non avrebbe interessato unicamente le carte conservate nei cartolari, ma anche l'adeguamento ed il riordino del locale adibito ad archivio onde permetterne l'utilizzo, vista anche l'assoluta necessità di creare nuovo spazio per i futuri versamenti. All'apertura della prima serie di armadi ci si rese immediatamente conto dell'illogico spostamento di svariati cartolari riordinati e numerati nel precedente intervento, nonché dello spostamento di tutto il materiale conservato in due armadi per far posto alla serie delle pratiche edilizie, dal 1921 al 1990. Il tutto aveva vanificato il lavoro fatto in precedenza non rendendo più funzionale l'uso dell'inventario redatto all'epoca e vanificando la spesa affrontata dall'Amministrazione comunale. Dato questo stato di cose, per crearsi uno spazio operativo fu innanzitutto necessario procedere ad un lavoro di facchinaggio non indifferente. Con la piena approvazione dell’allora Segretario comunale, cosciente dell'impossibilità di mantenere lo status quo, si intraprese lo sgombero del locale da tutto il materiale non prettamente archivistico: Gazzette Ufficiali, pubblicazioni, libri, stampati in bianco, immondizie che il Comune tempestivamente provvide ad eliminare. Si passò quindi ad una consistente operazione di scarto del materiale archivistico oggetto sia dell'aggiornamento sia del precedente riordino (R.D.3.10.1911 modificato con R.D.31.8.1933; art.35 del D.P.R.30.9.1963). Di quest'ultimo, in sostituzione ai cartolari numerati furono lasciate delle indicazioni su cartelli, giustificando così il vuoto numerico all'interno delle serie costituite. Si provvide quindi a ricompattare l'archivio riordinato nel 1989 - in base al numero di corda delle unità - con una sorta di "caccia al tesoro" per recuperare tutte le buste che lo componevano. Per fare questo fu scaricato dagli armadi il frammisto archivio delle pratiche edilizie (allora 363 faldoni), dandosi cura di collocarle immediatamente ed ordinatamente su altre scaffalature, consapevoli delle quotidiane necessità del competente ufficio. Vista, inoltre, la pressante richiesta di tale ufficio di isolare i propri atti rispetto al resto dell'archivio ci adoperammo a tal fine, per consentire anche l'ulteriore deposito di atti. Si affiancarono quindi alle pratiche edilizie le serie relative all'ufficio urbanistica ed all'ufficio tecnico. Furono sostituite eventuali buste rotte o inadeguate e fu compilato il relativo inventario. Si passò finalmente all'aggiornamento vero e proprio. Si dovevano ricostruire le tipiche serie archivistiche: delibere, categorie, fascicoli separati, di cui non si era trovata alcuna