Documento Della Convenzione Del 1900 in Qualità Di Preparatore Della Documentazione Preliminare
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di Storia SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN : Scienze Storiche INDIRIZZO: Storia CICLO XXI TITOLO TESI “Quando il timore vince l’abilità” Formazione e professionalità dell’ufficialità della Marina Militare italiana nell’età giolittiana. 1895-1910 Direttore della Scuola : Ch.ma Prof.ssa Maria Cristina La Rocca Supervisore : Ch.mo Prof. Pietro Del Negro Supervisore : Ch.mo Prof. Enrico Francia Dottorando : Antonio Burrasca 1 Presentazione Nei quindici anni compresi tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX la formazione degli ufficiali della Regia Marina Italiana venne profondamente modificata, in seguito all’azione legislativa del ministro Costantino Enrico Morin. A seguito dell’applicazione dei Regi Decreti 28 gennaio 1894 n. 33, “Nuovo Ordinamento della Regia Accademia Navale” e Regio Decreto 17 dicembre 1896 n. 589, “Riordinamento dell’accademia navale”, conosciuti come “Riforma Morin”, il mondo culturale italiano di carattere navale conobbe una spaccatura e vide aprirsi un lungo scontro tra i fautori e gli oppositori della riforma. Il nocciolo della questione venne individuato nell’eccessivo spostamento dell’asse formativo verso le discipline scientifiche in generale e matematiche in particolare. Gli oppositori obiettarono che la formazione matematica non fosse utile alla creazione di comandanti ed ammiragli e lamentarono un profondo e pericoloso disinteresse verso il lato umano ed emotivo della professione di ufficiale. Nel contempo in campo civile le correzioni del sistema educativo spinsero gli istituti tecnici – tra cui figuravano anche i nautici – verso una sempre maggiore presenza delle materie umanistiche, come la storia e la letteratura, nei curricola così da rafforzare la preparazione “umana” e “liberale” degli studenti. Nel 1940 quegli stessi ufficiali, formati secondo le linee della riforma Morin, si trovarono impegnati nel secondo conflitto mondiale in posizioni di comando e alta responsabilità; e la querelle di inizio secolo trovò nei fatti la sua risposta. Negli anni conclusivi del secondo conflitto mondiale e nel secondo dopoguerra gli scienziati sociali si interrogarono sui grandi temi legati alla domanda: “perché gli uomini combattono?” e svilupparono un concetto di “professionalità” e di “professione” finalmente riferito allo specifico mondo militare. Alla luce di questa teoria è finalmente possibile inserire le problematiche della formazione all’interno di un più generale dibattito, e posizionare un ennesimo tassello all’interno del mosaico di motivazioni che hanno dato luogo alla performance militare navale italiana nella seconda guerra mondiale. Nello specifico rende possibile la formulazione di una prima risposta alla domanda circa il perché del verificarsi di prestazioni operative tanto differenti tra la flotta pesante da battaglia e le unità sottili e mercantili a cui fu affidata la conduzione della “battaglia dei convogli”. Mettere in luce questa differente prestazione “professionale”, rispondere alla domanda “erano professionisti quegli uomini?” allargando il dibattito sul binomio “Efficacia/Efficienza” sulla base di rilevamenti di carattere non tecnico è lo scopo di questo lavoro. 2 Presentation In the 1894 the Italian minister of the navy Enrico Costantino Morin modified the law for the access in Italian naval academy. In force of that law the formation of the navy officers was strongly oriented for the technical aspect of the officer profession. Consequently the Italian world of navy culture was broken in two part: the first that defend the priority of the liberal culture and the second prefers the technical aspects of the military profession. Those groups fought a long battle between 1896 and 1911, when the minister of the navy Pasquale Leonardi Cattolica decided for a new change of the educational system. The heart of the matter was the formation of the navy officers; the officers of the navy had to be commanders or technicians? Should be the liberal skills (as history or literature), or the scientific skills (as maths or science) the professional skills of an officer? The problem was very important in those years and it is even more important today because it is connected to the questions of “efficiency/efficacy” of the military. At the end of the XIX century and in the first decade of the XX century in Italy, a group of historians and sea scholars like Camillo Manfroni, Augusto Vittorio Vecchj, Cristoforo Manfredi, David Levi Morenos, Gaetano Limo, and some other tried to explain to the country - through the pages of a lot of magazines - that an officer who doesn’t know the history, the traditions, the literature of his country, isn’t a military officer but only a navy driver, or an engineer; neither a commander nor an admiral. This work will try to reconstruct this discussion. In the same time I’ll try to insert the problem of “education/formation” of the officer in the most large discussion on the military officer like a “professional man”. At the end I’ll compare the results obtained by the Italians high command “Supermarina” and by the commanders of the battle fleet during the second world war, with the results obtained by the British officers during the war in the Mediterranean sea. 3 Indice Capitolo 1: Introduzione 1. Obiettivi e percorsi: una via atipica e accidentata; pp. 6 2. Le teorie: la scuola americana; pp. 17 3. Il caso italiano; pp. 27 Capitolo 2: La Regia Marina e il nuovo Regno d’Italia 1. La marina militare italiana: un parto complesso; pp. 34 2. L’Armata di Mare all’alba dell’età giolittiana; pp. 41 3. Il ruolo politico dei militari e il problema della loro applicazione; pp. 51 4. Gaetano Mosca e il ruolo dei militari all’interno delle strutture sociali: un caso di studio e uno di disinteresse; pp. 58 5. I rapporti tra società civile e società militare: “aristocrazia al servizio” o “al servizio dell’aristocrazia”?; pp. 64 Capitolo 3: Il problema della formazione 1. Le scuole di marina e il nodo della formazione del personale: la struttura educativa civile e militare nella “palude” politica italiana; pp. 75 2. Il problema della formazione; pp. 91 3. I programmi a confronto; pp. 93 4. Educazione o addestramento? La presenza della storia e il suo uso; pp. 112 5. “Professionalità dal basso” o “bassa professionalità”?; pp. 125 4 Capitolo 4: tecnici o umanisti? 1. Il dibattito generale sulla formazione dell’ufficiale di marina attraverso alcuni periodici del tempo (Rivista Marittima, Lega Navale, Nuova Antologia); pp. 134 2. Cosa leggono i marinai? Il problema della cultura del personale: dall’ufficialità al CRE (Corpo Reale Equipaggi); pp. 149 3. Le tracce della “professionalità militare” nelle parole dei formatori stranieri: una coscienza internazionale; pp. 169 Considerazioni & Conclusioni: pp. 170 Bibliografia pp. 208 Allegati: Appendice n. 1, pp. 223 5 Capitolo 1: introduzione paragrafo 1: Obiettivi e Percorsi: una via atipica e accidentata Scopo di questo lavoro era, al momento della sua impostazione, la realizzazione di un rilevamento, di un esame della partecipazione dell’ufficialità della marina militare italiana al dibattito culturale nazionale sia a tema eminentemente navale che storico e politico, con particolare attenzione per la trattazione dei problemi della formazione del personale e della pedagogia, negli anni compresi nel periodo 1900-1910. Scopo primario di tale rilevamento era mettere in luce il livello di penetrazione degli insegnamenti impartiti ai vari partecipanti al dibattito durante gli anni della loro prima formazione in accademia navale; secondo il principio che non si insegna nulla che non si voglia in un futuro vedere messo in pratica. E di conserva mettere in luce il livello di comprensione del problema più vasto della necessità di una formazione umanistica e/o tecnica da impartirsi al personale del ruolo “ufficiali”, sia da parte dei discenti, graduati essi stessi, che da parte dei docenti, in quanto responsabili dell’esecuzione della politica scolastica decisa dalla dirigenza della Forza Armata. Andando più nello specifico si voleva cercare di sondare la presenza e la penetrazione degli insegnamenti umanistici in generale e storici in particolare all’interno dell’habitus professionale e mentale dell’ufficialità di marina del tempo. Riuscendo così ad evidenziare parzialmente - attraverso l’enucleazione di un fondamentale parametro proprio della teoria sociologica della professione applicata al mondo militare – il livello di “professionalità” raggiunto dal corpo ufficiali posto in esame. Il periodo di riferimento scelto, come poc’anzi accennato, è quello generalmente noto come “Età Giolittiana”; nello specifico il primo decennio del XX secolo, che coincide quasi perfettamente con il momento di “massimo” di cosiddetta età. Periodo che coincide altresì con il periodo di prima formazione di quasi tutta quella ufficialità della 6 marina militare italiana che verrà coinvolta negli eventi bellici del primo e del secondo conflitto mondiale; prima in ruoli subalterni e poi con mansioni direttive e di alto comando, oltre che di vera e propria definizione della condotta strategico/tattica del conflitto. Questa scelta permetterà, al termine del lavoro, di avere un ulteriore riscontro della presenza e comprensione delle discipline e delle abilità apprese durante gli anni della formazione attraverso l’esame della prova pratica offerta dal corpo ufficiali in diversi momenti conflittuali successivi (guerra Italo-Turca; Prima Guerra Mondiale; crisi di