Master Erasmus Mundus en Cultures Littéraires Européennes – CLE

ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA ARISTOTELEION PANEPISTIMION THESSALONIKI UNIVERSITÉ DE STRASBOURG

Master Erasmus Mundus en Cultures Littéraires Européennes - CLE

INTITULÉ DU MÉMOIRE Fortuna del romanzo Il figlio del cardinale di Ethel Lilian Voynich dal Novecento al Duemila. Ragioni della vasta popolarità in Russia e del suo insuccesso italiano. ______

Présenté par Svetlana Gorbunova ______

Directeur

Prof. Gabriella Macrì______Tesi di Master EM CLE in letteratura comparata

Co-directeurs

Prof. Vincenza Perdichizzi ______Prof. Keir Douglas Elam______

2013/2014

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Indice

Introduzione 5

Parte prima. Ricezione del romanzo in Russia

Capitolo 1. Perché si tratta di Russia

1.1 La figura di Ethel Lilian Voynich tra l’Italia e la Russia 6

1.2. I rivoluzionari russi come prototipi del protagonista di The Gadfly 9

1.3 Ethel Lilian Voynich come scrittrice rivoluzionaria 13

Capitolo 2. La ricezione del romanzo The Gadfly da parte dei critici letterari nell‘Unione Sovietica e nella Russia contemporanea

2.1. La storia della divulgazione dell’opera in Russia 17

2.2. La seconda “nascita” dell’opera 19

2.3.I critici letterari sovietici sull’opera 22

2.4 I critici russi del romanzo degli anni duemila 29

Capitolo 3. La ricezione del romanzo nella cerchia degli scrittori sovietici e non solo

3.1. I giudizi sull’opera da parte degli scrittori sovietici più importanti e da parte di personaggi noti 37

3.2. Le opinioni degli altri scrittori sovietici sul romanzo 44

Parte seconda. Ricezione del romanzo in Italia

Capitolo 1. Il protagonista principale, l‘opera, l‘autrice

1.1. Il Tafano 47

1.2. L’autrice e l’opera 53

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Capitolo 2. I motivi della mancata pubblicazione dell‘opera in Italia tra fine Ottocento e il primo Novecento

2.1. Motivi politici, economici, sociali 58

2.2. Motivi religiosi. L’opera di Émile Zola Roma in relazione al Il figlio del cardinale 62

2.3. L’immagine del cattolicesimo nelle opere 66

2.4. L’immagine del primo cristianesimo 71

Capitolo 3. La fortuna dell‘opera in Italia

3.1. La “scoperta” del testo in Italia 76

3.2 .I motivi dell’insuccesso della prima traduzione del romanzo in Italia 83

3.3. La “ri-scoperta” del testo in Italia 86

Conclusione 90

Bibliografia 92

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Introduzione

In questo lavoro viene studiata la fortuna dell‘opera The Gadfly, della scrittrice e compositore inglese Ethel Lilian Voynich (Boole) (1864 – 1960). Suo padre, , è stato un eminente matematico, logico e filosofo inglese. Proprio lui ha posto i fondamenti dell‘elettronica digitale, diventata oggi la base del computer. Sua madre, Mary Everest, era nipote di Sir , il cui nome è attribuito alla più alta montagna del mondo. Suo marito invece, Wilfrid Michael Voynich, è noto per aver scoperto nel 1912 un manoscritto creato con un sistema di scrittura sconosciuta, che oggi è detto il manoscritto di Voynich. A parte The Gadfly (1897) E.L. Voynich ha scritto ancora quattro opere letterarie: Jack Raymond (1901), Olive Latham (1904), An Interrupted Friendship (1910), Put Off Thy Shoes (1946). Però in Russia, Cina, Cuba, Vietnam, Iran è conosciuta prima di tutto come l‘autrice di The Gadfly. A causa della sua incredibile popolarità nella Russia Sovietica, dove il romanzo fu studiato con grande attenzione, sono state fatte quattro trasposizioni cinematografiche ispirate al testo (l‘ultima è una produzione ucraino-cinese del 2003), alcune trasposizioni teatrali, operistiche, qualche balletto e un musical. Abbiamo scelto di studiare questo argomento perché l‘opera della Voynich possiede una storia culturale molto interessante e ricca e vorremmo ampliare la fama e la fortuna di questo romanzo. La questione è che, pur essendo l‘opera ambientata in Italia nell‘epoca risorgimentale (l‘azione si svolge nel 1833 e nel 1846-1847), essa è rimasta quasi sconosciuta in Italia fino ad oggi. All‘inizio del nostro studio non eravamo neanche sicuri se esistesse una traduzione del romanzo in italiano. Non siamo riusciti a trovarlo subito a causa del fatto che il titolo originale del testo è stato cambiato fino a diventare praticamente irriconoscibile. Agli inizi degli anni duemila due giovani ricercatori italiani, Alessandro Farsetti e Stefano Piastra, si sono interessati all‘opera. Ambedue si sono imbattuti nel romanzo per caso e si sono messi d‘accordo nel collaborare. Cogliamo l‘occasione per ringraziare entrambi della loro disponibilità e cordialità e siamo consapevoli che è anche merito loro se questo studio ha potuto essere realizzato. Come si intuisce dal titolo della tesi il nostro obiettivo è stato quello di studiare la letteratura scientifica, critica e narrativa dedicata a quest‘opera per capire i motivi per cui in Russia il romanzo ottenne un‘indiscutibile popolarità mentre in Italia verrà praticamente ignorato.

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Parte prima. Ricezione del romanzo in Russia

Capitolo 1. Perché si tratta di Russia

1.1. La figura di Ethel Lilian Voynich tra l’Italia e la Russia

Cominciamo dall‘inizio e proviamo a capire perché, parlando di un romanzo inglese ambientato in Italia, sorge la questione del suo rapporto con la Russia. Ethel Lilian Voynich nasce nel 1864. La seconda metà dell‘Ottocento è il tempo dei cambiamenti in molti paesi europei: l‘unificazione della Germania, la formazione della Grecia autonoma, la Terza Repubblica francese, il Carlismo in Spagna, il Risorgimento italiano, l‘aspirazione alla democrazia e al socialismo in Russia. L‘Inghilterra di questo periodo vive la lunga epoca vittoriana, conosciuta per la politica di pace nelle relazioni internazionali, per la stabilità economica interna e la tranquillità sociale, fattori che avevano portato il paese a un proficuo sviluppo nelle lettere e nelle arti. Nonostante il benessere nel loro paese, gli inglesi erano molto attenti alla situazione politica e sociale degli altri paesi europei, tra cui l‘Italia e la Russia (in quanto parzialmente situata nel continente europeo). Gli esponenti della cultura e della società come Elizabeth Barrett Browning, Frances Power Cobbe, Garrow Trollope, George Gordon Byron, Hester Piozzi, Percy Bysshe Shelley viaggiavano in Italia e poi scrivevano le loro impressioni.1 Il loro fine principale era di osservare la bellezza dell‘arte italiana per poter conoscere il bello; il secondo era di conoscere da vicino il fenomeno del Risorgimento, assurto ormai quasi a mito in Europa. C‘erano poi coloro che visitavano la Russia per accertarsi della verità della durezza della situazione, tra cui Ethel Lilian Boole (diventata Voynich soltanto dopo il suo soggiorno in Russia). Molti anni dopo nei suoi ricordi preparati soprattutto per i suoi lettori sovietici la Voynich scrive:

I wanted to go to Russia in order to see with my own eyes whether things were really as bad as they were reported by emigrants.2

1Alison Chapman, On Il Risorgimento, BRANCH: Britain, Representation and Nineteenth-Century History. Ed. Dino Franco Felluga. Extension of Romanticism and Victorianism on the Net, nella pagina web . 2Sono citati nel libro di E.A Taratuta Naš Drug Ethel Lilian Voynich, Pravda, Mosca, 1957, qui ci riferiamo alla traduzione del libro in inglese di Seamus Ó Coigligh Our Friend Ethel Lilian Voynich, p. 39, nella pagina web .

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Il movimento in direzione opposta: dall‘Italia e dalla Russia verso l‘Inghilterra è rappresentato dalle due figure, di rilievo, di e Serghej Mikhajlovič Stepniak-Kravcinskij. Ambedue erano esuli, emigrati forzati dalle rispettive nazioni e cercavano, seppure a distanza, di prestare il loro aiuto alla lotta per la liberazione nelle rispettive nazioni. Sorge anche una correlazione ideologica tra i due e la Voynich. Quando quest‘ultima scopre la personalità di Giuseppe Mazzini, lui era già morto da sette anni:

In 1879, she returned to Ireland to spend the summer with her great uncle John Ryall, a classical Greek scholar, and his wife. While there she had a life-altering experience. She read about Giuseppe Mazzini, the Italian writer, politician and revolutionary, whom she made her ideological hero. The seeds for her own commitment to revolutionary causes were sown then.3

Lewis Bernhardt, studioso statunitese, riferendosi all‘immagine che Mazzini aveva assunto nell‘immaginario della Voynich, dichiara:

She adored his melancholy beauty and distinction and copied his clothes style. She dressed in black, mourning the state of the world, until she was married.4

Come profugo politico Mazzini trascorse a Londra la maggior parte della sua vita: dal 1837 al 1848 e dal 1849 al 1870. Privato della possibilità di combattere per la creazione di uno Stato unitario italiano, tentava di attirare l‘attenzione sulle sue idee democratiche di indipendenza nazionale fuori dall‘Italia. Fondava a Londra alcuni fogli politici come L’apostolato popolare, Pensiero e azione, L’educatore, e ricreava nella capitale inglese l‘organizzazione della Giovine Italia. L‘obiettivo della sua attività civile e pubblicistica all‘estero somigliava a quello di Kravcinskij, l‘uno e l‘altro pubblicavano in Inghilterra la letteratura rivoluzionaria proibita nei loro paesi con la missione di diffonderla clandestinamente nei rispettivi Paesi e pubblicamente in altri Stati europei e negli Stati Uniti per attirare dalla loro parte la comunità internazionale. I soldi raccolti dalla vendita dei fogli politici andavano all‘organizzazione di azioni rivoluzionarie e, in madre patria, venivano utilizzati per insurrezioni e attentati terroristici. Attraverso i suoi libri Mazzini era diventato l‘idolo italiano della Voynich, mentre Stepniak-Kravcinskij era il suo idolo russo. E non meno della Voynich egli possedeva uno

3Pamela Blevins, Ethel Voynich. Revolutionary, Novelist, Translator, Composer, 2005, nella pagina web . 4Bernhardt, The Gadfly in Russia, in Princeton University Library Chronicle, vol. XXVIII, fasc. 1, 1966, p. 2.

7 spirito risorgimentale, basato sul modello italiano. Secondo i dati di Evghenia Aleksandrovna Taratuta, Stepniak5 era stato probabilmente il primo a tradurre dall‘italiano in russo il romanzo Spartaco di Raffaello Giovagnoli.6 Stepniak aveva anche scritto in russo il primo saggio biografico su Giuseppe Garibaldi. Il suo libro più conosciuto La Russia sotterranea era stato redatto prima in italiano e pubblicato nel Pungalo7 nel novembre del 1881, mentre solo 12 anni dopo lui stesso lo traduceva in russo.8 Abbiamo detto tutto questo per avallare l‘ipotesi che, per la Voynich, Stepniak era stato uno dei numerosi prototipi di Arthur Burton, di Felice Rivarez e del Tafano.9

5Uno dei numerosi pseudonimi di Kravcinskij che appare per la prima volta nella rivista milanese Pungalo e gli rimane attaccato per sempre come doppio cognome. 6Taratuta, S.M. Stepniak-Kravcinskij – Revoluzioner i pisatel’ (Rivoluzionario e scrittore), Khudoţestvennaia letteratura, Mosca, 1973, p.5. 7Una rivista milanese retrograda, secondo Kravcinskij. 8Ibidem, p.6. 9Il titolo inglese del libro della Voynich è The Gadfly (Il Tafano), però il titolo italiano è Il figlio del cardinale.

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1.2. I rivoluzionari russi come prototipi del protagonista di The Gadfly

Forse Stepniak è stato il principale prototipo russo del protagonista.10 Prima di conoscere personalmente Serghej Kravcinskij, Ethel Lilian Boole aveva letto e quindi conosceva il volume La Russia sotterranea che l‘aveva indotta ad incontrare l‘autore ed era stato una delle cause della sua decisione di compiere il viaggio in Russia.11 La particolarità del libro consisteva nel fatto che esso era il primo tentativo di fare il bilancio della storia dell‘attività rivoluzionaria in Russia dall‘inizio degli anni Settanta del XIX secolo, quando erano apparse le prime teorie nichiliste e fino al 1881 (l‘anno della pubblicazione del libro in italiano), quando l‘attentato alla vita dello zar Alessandro II di Russia si era concluso con la sua morte. Nel libro sono rappresentate le figure di famosi rivoltosi dell‘Ottocento. Tra i più importanti si possono ricordare le due giovani rivoluzionarie Vera Ivanovna Zassulič e Sof‘ia L‘vovna Perovskaia, la prima aveva provato ad uccidere il sindaco di San-Pietroburgo, Fiodr Fiodorovič Trepov, nel 1877; la seconda era stata l‘esecutrice stessa dell‘omicidio di Alessandro II. Queste donne e altri personaggi descritti da Stepniak avrebbero contribuito a creare l‘immagine del rivoluzionario russo nellaVoynich.12 A questo punto si deve aggiungere che anche lo stesso Stepniak aveva commesso un atto eroico (sotto l‘aspetto rivoluzionario): nel 1878 aveva pugnalato il capo della Terza sezione della Cancelleria privata di Sua Maestà Imperiale, Nikolaj Vladimirovič Mesenzev.13 L‘emigrato politico Stepniak oltre a La Russia sotterranea aveva scritto in lingua inglese il romanzo The Career of Nihilist14. Il protagonista incarna l‘immagine complessa dei rivoluzionari russi, però le persone intorno a Kravcinskij ritenevano che il protagonista fosse l‘immagine autobiografica dell‘autore stesso.15

10Se c‘era un prototipo. Nella sua lettera dal 14 gennaio 1957 a B.N. Polevoj la Voynich scriveva: «Le immagini nell‘opera non hanno sempre i prototipi delle persone reali. Esse sono il risultato del complesso processo che avviene nell‘immaginazione dell‘autore e dipendono da: 1) l‘esperienza personale dell‘autore, 2) l‘esperienza della gente che l‘autore incontra, 3) la grande erudizione letteraria (come quella che possiedo anch‘io)». (In E.L. Voynich, Raccolta di opere in 3 volumi, 3 vol., lettere, Pravda, Mosca, p. 450-451). 11Queste informazioni sono prese dai ricordi scritti dalla Voynich per i lettori sovietici e pubblicati nel libro della Taratuta Our Friend Ethel Lilian Voynich, p.35. 12La Russia sotterranea è uscita nel 1881 nella rivista milanese Pungalo in forma di saggi letterari pubblicati come messaggi giornalistici arrivati dalla Svizzera. 13Si veda il pamphflet di Kravcinskij Smert’ za smert’ (La Morte per la morte), nel libro Revoluzionnij radicalism v Rossii: vek deviatnadzatij (Il radicalismo rivoluzionario in Russia nell‘Ottocento) a cura di E.L. Rudnitskaja, Arkheograficeskij tsentr, Mosca, 1997, pp. 397-404. 14Tradotto in russo sotto il titolo Andrej Kožukhov (nome e cognome del protagonista principale) dopo la morte di Kravcinskij. 15Si veda la prefazione della Taratuta al romanzo Andrej Kožukhov, Goslitizdat, Mosca, 1950.

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A Londra nel 1885-1886 Ethel Lilian Boole aveva fatto conoscenza, tramite Serghej Kravcinskij,con gli emigrati politici russi Piotr Alekseevič Kropotkin e Feliks Vadimovič Volkhovskij. Essi facevano parte della società londinese The Society of the Friends of Russian Freedom alla quale si era associata anche la giovane scrittrice inglese. Lily Boole (aveva cominciato a chiamarsi così secondo l‘esempio dei rivoluzionari, legati tra loro da un sentimento di amicizia e da un comportamento solidale) partecipava alla redazione della rivista Free Russia e al lavoro del fondo Fund of the Free Russian Press, creati da Stepniak.16 Suo marito17 Wilfrid Michael Voynich era un emigrato polacco nato nella città lituana (fino al Settecento Polonia e Lituania formavano la Confederazione polacco-lituana); ma siccome nell‘Ottocento i territori della Polonia e della Lituania erano entrati a far parte dell‘Impero Russo18, lui divenne un rivoluzionario russo, scappato dalla Siberia (dove era stato mandato in esilio), in Inghilterra. Tutti questi rivoluzionari russi circondavano E.L. Boole dal 1885 e la loro attività indubbiamente esercitò una grande influenza su di lei, impressione convalidata dopo il suo soggiorno in Russia nel 1887-1889, epoca in cui Vasilij Karaulov19 era stato incarcerato prima nella fortezza di Šlissel'burg e dopo nella prigione Špalernaja (a San-Pietroburgo).20 Ethel Lilian aveva preso parte attiva al destino di Karaulov. La giovane inglese portava cibo fatto in casa nel carcere di San-Pietroburgo, perché Karaulov era ammalato e non poteva mangiare più i pasti della prigione. Nei suoi ricordi laVoynich scrive che non aveva mai visto Karaulov di persona però, aspettando delle ore nella sala di ricevimento, si era fatta una immagine dell‘ambiente del carcere. Riteniamo inoltre che l‘immagine di questo invisibile Karaulov, nata dai racconti fatti dalla famiglia di lui e dalla fantasia della Voynich, abbia rappresentato una sorta di modello di rivoluzionario russo che ispirò il personaggio del protagonista italiano dell‘autrice. La Taratuta scrive:

Lily Boole was not in Siberia but what she saw in Petersburg and other Russian towns and villages was enough.21

16Taratuta, Our Friend Ethel Lilian Voynich, in Translator’s notes da Séamus Ó Coigligh, p. 53. 17Dal 1892 (secondo Taratuta) o dal 1902 (secondo Blevins), non ci sono dati precisi. 18A.S. Orlov, V.A. Gheorghiev, N.G. Gheorghieva, T.A. Sivokhina, La Storia della Russia, MGU, Mosca, 2006, (anche più avanti per tutti gli argomenti storici ci riferiamo a questo libro). 19È stato cognato di Kravcinskij, incarcerato per ragioni politiche. 20Taratuta, Our Friend Ethel Lilian Voynich, tradotto da Séamus Ó Coigligh, p. 40. 21Ibidem, p. 41.

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Nelle memorie della Voynich di cui abbiamo già parlato ci sono alcuni paragrafi sul suo soggiorno in Russia, dove lei ricorda per esempio il funerale di Saltikov-Ščedrin che chiamò dimostrazione politica:

The burial of Shchedrin made an exceptional impression on me, thanks to the fact that the people who took part in it decided not to allow the demonstration to be broken up.22

La descrizione più dettagliata del tempo trascorso in Russia si può trovare nel suo terzo romanzo Olive Latham23:

As regards my life in Russia, much of what I had seen, heard or experienced there is described in Olive Latham.24

William Leonard Courtney nella sua recensione al romanzo osserva:

And, lastly, we have some graphic scenes in St. Petersburg and the Russian provincial life, together with sidelights on the Russian police, and the character which inevitably becomes Nihilist and Anarchist. It is doubtless in this last aspect that the novel has its chief interest, for this is the central motive on which the incidents depend, and which gives a sort of unity to an otherwise disconnected piece of work.25

Taratuta nella sua ricerca26 sulla Voynich menziona anche il quadro del famoso pittore russo Vassilij Vassil‘evič Vereščaghin Kazn’ zagovorščikov v Rossii (L‘esecuzione dei cospiratori in Russia) (1884-1885). Crede che, secondo le lettere trovate nell‘archivio di Stepniak, la Voynich non avesse potuto vedere questo quadro (perché era in Russia durante l‘esposizione dei quadri di Vereščaghin a Londra, nel 1887); però lo stesso Stepniak e una delle sorelle di Ethel avrebbero potuto parlarle del quadro. Lì sono dipinti rivoluzionari, partecipanti all‘organizzazione russa Narodnaia volia (La volontà del popolo) condannati a morte. C‘era anche un altro quadro che la Voynich avrebbe potuto vedere e che poteva averla influenzata27: è il quadro di Ilia Efimovič Repin Il rifiuto della confessione prima dell’esecuzione (1879-1885). Repin l‘aveva dipinto in seguito all‘impressione suscitata gli dalla poesia drammatica di Nikolaj Maksimovič Minskij Ispoved’. Posviaščaetsia kaznionnim

22Ibidem, p. 42. 23 È uscito in Inghilterra nel 1904. 24Ibidem, p. 39. 25Courtney, The feminine note in fiction, Chapman & Hall, , 1904, p. 173, nella pagina web: . 26Taratuta, Our Friend Ethel Lilian Voynich, p. 12. 27Si tratta di una rivelazione della Voynich riportata nelle sue memorie per i lettori sovietici.

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(La Confessione. Dedicato ai giustiziati). La poesia era stata pubblicata nel giornale clandestino Narodnaia volia28 e parlava di un ―narodnik‖ (così si chiamavano i membri della Narodnaia volia) che aveva rifiutato di confessarsi prima della morte perché aveva perso la fede in Dio. Repin non era indifferente ai ―narodniki‖ e li aveva raffigurati nel quadro. Egli è stato il primo pittore russo che si è dedicato al tema del movimento rivoluzionario nella pittura.

28Il giornale rivoluzionario dell‘organizzazione omonima, pubblicato in Russia dal 1879 al 1885.

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1.3. Ethel Lilian Voynich come scrittrice rivoluzionaria

Continuiamo ad analizzare l‘immagine del rivoluzionario russo nel The Gadfly e sottolineamo il fatto che, secondo Taratuta, che si è occupata molto della vita e dell‘attività civile della scrittrice e oggi rimane la sua studiosa più importante, Ethel Lilian Voynich era una vera rivoluzionaria anche lei: infatti mentre traduceva le opere degli scrittori russi (Vsevolod Mikhajlovič Garšin, Nikolaj Vassil‘evič Gogol, Mikhail Evgrafovič Saltikov- Ščedrin, Fiodor Mikhajlovič Dostojevskij, Gleb Ivanovič Uspenskij, Mikhail Iur‘evič Lermontov, Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij) e del poeta ucraino Taras Ševcenko in inglese per Free Russia, partecipava alla diffusione della letteratura proibita in Russia ed era andata a Leopoli (Ucraina) per esportare alcune copie rivoluzionarie attraverso il confine ucraino- russo.29 Nel 1966 Bernhard dopo aver analizzato la letteratura critica accessibile sulla Voynich scrive:

Taratuta‘s purpose – to show that Mrs. Voynich herself was a revolutionary.30

Tuttavia la Taratuta non è stata la prima ad aver avanzato l‘ipotesi dell‘appartenenza della Voynich ai movimenti rivoluzionari. Il suo giudizio sull‘attività sovversiva della scrittrice è diventato autorevole per i critici letterari sovietici, anche se lo studioso inglese Arnold Kettle aveva fatto la stessa dichiarazione qualche tempo prima della Taratuta.31 Egli nel suo saggio mette in rilievo la personalità del marito di Ethel Lilian Voynich, Wilfrid Michael Voynich, essendo convinto dell‘importanza del suo destino per la vita della moglie:

Wilfrid Michael Voynich was clearly very much the Eastern European intellectual, whose interests included bibliography, politics and the natural sciences. In 1885, when he was twenty, he was arrested for participation in the Polish national movement against the Czarist government, was kept without trial in a fortress in Warsaw used for political prisoners and then sent to Siberia, escaping to England in 1890.32

29Taratuta, Our Friend Ethel Lilian Voynich, p. 31. 30Bernhardt, The Gadfly in Russia, in Princeton University Library Chronicle, vol. XXVIII, fasc. 1, 1966, p. 9. 31Il libro di E.A. Taratuta Our Friend Ethel Lilian Voynich inizia a uscire in forma di brani separati nella rivista sovietica Ogoniok (La fiammella) dall‘ottobre del 1957 (il 13 ottobre 1957, fasc. 42), mentre l‘articolo di Kettle appare in Inghilterra nella rivista Essays in Criticism nell‘aprile del 1957 (volume VII, fasc. 2, aprile 1957). 32Kettle, E.L. Voynich: A Forgotten English Novelist, in Essays in Criticism, Oxford University Press, 1957, p. 163.

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Kettle paragona la coppia dei Voynich a quella di Dorothea Casaubon e Will Ladislaw descritta nel romanzo di George Eliot Middlemarch e sostiene che la moglie di un sovversivo acquista per forza delle qualità rivoluzionarie anche lei, non rimane una donna che manca di carattere, una esteta idealizzata. Lo studioso nota tra l‘altro una strana coincidenza negli eroi e cioè che vantano la stessa nazionalità d‘origine (Will Ladislaw è polacco come Wifrid Voynich). Non è questa la sede per continuare le riflessioni di Kettle sull‘argomento della crisi del romanzo europeo alla fine dell‘Ottocento e della sua indagine sugli scrittori dell‘Eroe (cioè di un protagonista con un carattere fermo, una volontà energica, sicuro di sé stesso, con degli obiettivi precisi) e sulla narrazione, in cui si vede spesso una persona estranea (un polacco in Inghilterra, un bulgaro in Russia).33 Nondimeno sarebbe opportuno mettere in evidenza il fatto che anche Arthur Burton è italiano per metà, e per di più all‘inizio dell‘opera (tutta la prima parte) abita in una casa inglese ed è sicuro di essere inglese per intero. Stefano Piastra spiega bene questo concetto:

La Livorno in cui, nel libro, Arthur Burton diventa adulto è efficacemente resa come una città portuale importante (all‘epoca, si trattava del principale porto granducale), e sopratutto caratterizzata da uno spiccato cosmopolitismo: gli stessi Burton erano di origine inglese, londinesi per la precisione, e si erano qui insediati per motivi commerciali agli inizi del Settecento.34

Il capofamiglia di casa Burton si era sposato con la governante inglese dei suoi figli maggiori e si sottintendeva che Arthur fosse il figlio di questa seconda moglie, mentre il padre naturale di Arthur sarebbe stato il sacerdote italiano Lorenzo Montanelli. Arthur l‘aveva saputo soltanto dopo la morte dei suoi genitori inglesi, all‘età di diciotto anni. Kettle nota che alla base del romanzo della Voynich si possa ipotizzare l‘influenza del movimento rivoluzionario sulla giovane scrittrice contemporanea:

Almost the whole of the interest of her work can be traced back very obviosly to this one factor: the impact of the values and experiences of a powerful and heroic revolutionary movement upon a sensitive and a spring young woman of the professional middle class of late-Victorian England.35

La cosa più importante da sottolineare è che la Voynich avrebbe risentito di questo influsso subito dopo gli avvenimenti russi.

33Ibidem, pp. 166-168. 34Piastra, I luoghi di un romanzo, tra realtà e rappresentazione, in Il figlio del cardinale, Roma, Castelvecchi, 2013, p. 332. 35Kettle, E.L. Voynich: A Forgotten English Novelist, in Essays in Criticism, p. 164.

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Alla fine Kettle sostiene la tesi del carattere rivoluzionario di ogni scrittore nella seconda metà dell‘Ottocento:

By the second half of the nineteenth century, I would suggest, it had become impossible for a novelist to operate adequately within the framework and assumptions of bourgeois society. To put it crudely, it was no longer possible to be honest enough to be a great writer without being in some sense a revolutionary. To achieve a necessary sense of the vigour and potentiality of life, to bring a full humanity and vitality to literature, it was necessary to go outside the contracting or decaying bourgeois framework.36

Le nozioni chiave in questo enunciato sono il vigore e la potenza della vita, l’umanità e la vitalità perché, parlando dell‘esperienza vitale della Voynich, ci riferiamo comunque alle sue impressioni sulla vita in Russia, alle sue relazioni con i rivoluzionari russi, alla sua adesione alla Società degli amici della libertà russa. Si potrebbe continuare e anche spiegare la sua scelta riguardo ai libri di autori russi da tradurre in inglese. Per fare un esempio, le opere di Saltikov-Ščedrin sono ancora oggi molto popolari in Russia dato che sono piene di satira pungente che smaschera le ipocrisie e mette a nudo i vizi della burocrazia e del potere. Garšin si era suicidato all‘età di 33 anni perché si sentiva coinvolto, colpevole per l‘ingiustizia che dominava nella società e perché non riusciva a cambiare la situazione, nonostante avesse provato a reagire (aveva partecipato alla guerra russo-turca del 1877-1878 per condividere le sofferenze della guerra con il popolo).37 Il critico letterario sottolinea ancora una volta:

What is impressive about the novel is the maturity of Mrs Voynich‘s approach to the personal and public problems of the revolutionaries, the sense of a tremendous impetus of struggle involved, and the moral honesty of the handing of the difficult anticlerical theme.38

E altrove sostiene:

It is as though, through her experience of the revolutionary movement, Mrs Voynich was able to see certain aspects of contemporary life without a veil, with a moral clarity which though in some respects crude, gives a sudden illumination denied to subtler writers.39

Si può comprendere come la vicinanza ai rivoluzionari e proprio la sua esperienza rivoluzionaria abbiano permesso alla Voynich di scrivere il romanzo.

36Ibidem, p. 169. 37Garšin, Il fiore rosso, Novij Kliuč, Mosca, 2006. 38Kettle, E.L. Voynich: A Forgotten English Novelist, in Essays in Criticism, p. 171. 39Ibidem, p. 172.

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Nel 1962 Aleksandr Belkin ha pubblicato un saggio su The Gadfly della Voynich nella rivista The Anglo-Soviet Journal, nel quale parlava dell‘esperienza rivoluzionaria della scrittrice. Egli osservava che quando la passione per la vita reale e individuale dell‘autore diventano parte del libro, quando il libro diviene parte integrante della pratica rivoluzionaria dell‘artista, il lettore percepisce questa unità interiore dell‘arte e dell‘attività civile dell‘autore e si sottomette all‘effetto letterario prodotto.40

40Belkin, Ethel Voynich and The Gadfly, in The Anglo-Soviet Journal, giugno 1962, pp. 14-18, il saggio era stato precedentemente pubblicato nella rivista sovietica mensile letteraria Novij Mir, Mosca, fasc. 5, aprile 1961.

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Capitolo 2. La ricezione del romanzo The Gadfly da parte dei critici letterari nell‘Unione Sovietica e nella Russia contemporanea 2.1. La storia della divulgazione dell’opera in Russia

La prima edizione del romanzo in Russia appare nella rivista Mir božij (Il Mondo di Dio)41 nel gennaio del 1898, un anno dopo la sua pubblicazione negli Stati Uniti e in Inghilterra. La prima traduttrice è stata Zinaida Afanass‘evna Vengherova. Secondo alcuni studiosi la Vengherova (una traduttrice di opere europee molto conosciuta in Russia all‘inizio del Novecento) è stata la prima ad essere citata nel Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron alla voce ―autore del romanzo‖. Lei aveva potuto redarre e pubblicare l‘articolo in quanto suo fratello Semion Afanass‘evič Vengherov era uno dei redattori del dizionario. Nel dizionario E.L. Voynich è chiamata Lily Voynich invece di Ethel Lilian.42 Questo fatto ha permesso alla Taratuta di avanzare l‘ipotesi che la Vengherova e la Voynich si conoscessero e che la Voynich fosse a conoscenza della traduzione del suo romanzo in russo da parte della Vengherova. Questa ipotesi sarebbe verosimile visto che il marito della Vengherova, il poeta e scrittore russo Nikolaj Maksimovič Minskij, era in corrispondenza con la Voynich43 e dietro suo suggerimento il romanzo avrebbe potuto essere tradotto dalla moglie. Ovod44 ha avuto una diffusione rapida in Russia, particolarmente nei circoli degli operai, però nessuno conosceva l‘autrice. Si ipotizzava una sua origine russa, perché il suo nome di famiglia era un cognome comune in russo. C‘erano persone che credevano che la Voynich fosse uno scrittore45 e non una scrittrice, perché questo cognome al nominativo (così come veniva scritto sulla copertina) è invariabile per i due generi, maschile e femminile. Quando si voleva parlare del romanzo della Voynich, però non si sapeva come declinare il cognome. Fino alla rivoluzione del 1917 il romanzo venne censurato due volte: nel 1905 e nel 1906. È possibile che ci siano state le ripercussioni della ―Domenica di sangue‖ del 22 gennaio 190546 a San-Pietroburgo, data conosciuta come l‘inizio della Prima Rivoluzione russa. In uno dei saggi sull‘edizione italiana del 2013 Alessandro Farsetti scrive che nel 1905

41Il titolo della rivista non ha niente a che fare con le edizioni religiose, al contrario si tratta di una rivista laica e svariata, di istruzione generale. Tale titolo in russo significa ―il mondo creato da Dio‖, senza riguardo alcuno al mondo della chiese. 42La particolartà del Dizionario era la libertà stilistica degli articoli (non interveniva cioè sullo stile personale di ciascun autore). 43Voynich, Raccolta di opere in 3 volumi, vol. 3, lettere, Pravda, Mosca, 1975. 44 Il titolo russo di The Gadfly. 45Stefano Canzio, Prefazione all‘opera di E.L. Voynich, Il figlio del cardinale, Firenze, Parenti, 1956, pp. 12-25. 46O del 9 gennaio 1905 secondo il calendario gregoriano.

17 venne ritirata l‘intera tiratura del romanzo a causa dei contenuti, mentre nel 1906 ne fu vietata una versione teatrale, perché come aveva detto il censore:

Se il dramma venisse rappresentato nelle periferie già segnate dalle rivolte, servirebbe solo a infiammare il movimento rivoluzionario.47

Dopo l‘apparizione dei dati sulla Voynich nel Dizionario di Brockhaus ed Efron, gli articoli sulla scrittrice sono stati inclusi nell‘Enciclopedia della letteratura del 1929, nel dizionario Esponenti del movimento rivoluzionario in Russia del 1927-1934, nella Grande Enciclopedia Sovietica (tre edizioni, la prima del 1926-1947, la seconda del 1949-1958, la terza del 1969-1978).48 La produzione critica sulla Voynich tende a sottolineare le molteplici edizioni che il suo romanzo ha avuto in Unione Sovietica, l‘alta tiratura di ogni pubblicazione, la grande quantità delle traduzioni del testo nelle lingue dell‘URSS (Evghenia Aleksandrovna Taratuta, Boris Polevoj, Nikolaj Bogdanov, Alessandro Farsetti, Lewis Bernhardt, Ann Fremantle, William Leonard Courtney, Pamela Blevins). Si nota che gli anni della più ampia notorietà di Ovod si dividono in due periodi: dal 1917 al 1937 e dal 1955 al 1970. Il primo periodo segue la rivoluzione di Ottobre, per cui i valori della lotta per la libertà, per la pace erano molto apprezzati; il partito dei bolscevichi aveva bisogno di una letteratura dai risvolti ideologici, con una fisionomia molto intensa dei sostenitori della libertà, intrepidi, capaci di resistere ai nemici. Il secondo periodo comincia con la notizia che l‘autrice di Ovod fosse in vita e abitasse a New York49. Era stata una notizia straordinaria perché nell‘URSS tutti credevano che l‘autore del romanzo fosse già morto da molti anni.

47Farsetti, La fortuna dell’opera, in Il figlio del cardinale, Roma, Castelvecchi, 2013, p. 338. 48Al contrario delle enciclopedie inglesi dove, secondo Lewis Bernhardt, il nome della Voynich non appare mai, né nell‘Enciclopedia Britannica, né nel Cambridge History of English Literature. 49Nella rivista più popolare e autorevole sovietica Ogoniok, fasc. 16, aprile 1955.

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2.2. La seconda “nascita” dell’opera

In Ogoniok50 (La fiammella) del 2008 sotto la rubrica 100 anni con Ogoniok è stato pubblicato un articolo di Ekaterina Safonova, collaboratrice della rivista. Si tratta della ricerca della Voynich scritta dalla Taratuta, la quale collaborava con Ogoniok e vi pubblicava tutte le informazioni sulla Voynich che era riuscita a scoprire. La Safonova ha raccontato nel suo articolo l‘inizio di questa ricerca:

Che anno è oggi? 1954? Allora, oggi la Voynich avrebbe più di novanta anni. Non si vive tanto tempo.51

Questa sarebbe stata la risposta di un collaboratore del giornale Pravda (La verità) alla domanda della Taratuta di trovare l‘indirizzo della Voynich. Nel 1954 i lettori sovietici avevano già dimenticato l‘autrice di Ovod, cionondimeno la ricercatrice la ritrovò ancora viva ma a New York. Il nome della Voynich e il suo indirizzo erano presenti nell‘elenco annuale Who is who del 1954.52 Gli appunti di viaggio negli Stati Uniti, Amerikanskie dnevniki (I diari americani) sono considerati un‘opera classica della letteratura sovietica.53 In questo testo l‘autore Boris Nikolaevič Polevoj,54 giornalista e scrittore di talento, ha descritto le sue impressioni sul viaggio in America del 1955, e c‘è anche il ricordo dell‘incontro della delegazione sovietica con Ethel Lilian Voynich. La scrittrice aveva già novantuno anni di età, ma era in pieno possesso delle sue facoltà mentali. Viveva negli Stati Uniti dimenticata da tutti e non avrebbe mai potuto immaginare che la sua opera sarebbe stata un best-seller55 nell‘URSS. La visita sovietica provocò una seconda nascita dell‘opera e una grande gioia nell‘autrice, la quale era sicura di possedere l‘ultima edizione sovietica dell‘Ovod che era stata pubblicata nel 1913. La scrittrice non poteva credere che fino al 1955, la sua opera fosse stata tradotta in 20 lingue dell‘Unione Sovietica e che fossero state pubblicate due milioni di copie.56

50Ogoniok è una rivista settimanale politico-sociale e letteraria russa, fondata nel 1889. 51E. Safonova, C’è l’opinione: non si vive tanto tempo, nel Ogoniok, fasc. 52, 20-28 dicembre 2008, versione elettronica nella pagina web . 52Ibidem. 53Polevoj, Amerikanskie dnevniki, Sovetskij pisatel‘, Mosca, 1956. 54Polevoj è uno pseudonimo, il vero cognome è Kampov. 55Anne Fremantle, The Russian Best-Seller: The Gadfly, in History Today, vol. XXV, fasc. 9, 1975, pp. 629- 637, è accessibile a pagamento alla pagina web . 56Polevoj, Amerikanskie dnevniki.

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La delegazione sovietica girò un brevissimo filmato muto durante la visita alla scrittrice. Il filmato,57 in bianco e nero, dura soltanto un minuto ma fu importantissimo per i lettori dell‘Unione Sovietica, perché in questo modo ebbero l‘unica possibilità di vedere ―la leggenda‖ vivente in carne e ossa.58 Nel 1958, tre anni dopo la prima visita negli Stati Uniti, Polevoj entrò a far parte di una nuova delegazione sovietica. Di nuovo la delegazione andò a fare visita alla scrittrice. La visita è descritta in un altro libro di Polevoj, Silueti (Le sagome).59 Si citano di seguito, emblematicamente, alcuni passi tratti dal volume di Polevoj:

Oggi siano stati da Ethel Lilian Voynich, l‘autrice di Ovod. So che questa frase suonerebbe quasi allo stesso modo se io dicessi: «Sapete, oggi al caffè sono stato a colazione con Vladimir Galaktionovič Korolenko», o: «Oggi in Park Avenue ho incontrato Mikhail Evgrafovič Saltikov- Ščedrin».60

L‘impressione di Polevoj costituiva un evento, perché nell‘Unione Sovietica il romanzo Ovod era posto accanto ai romanzi di Charles Dickens, Theodore Dreiser, Mark Twain. Il protagonista Arthur Burton era paragonato all‘ultimo dei Mohicani61 e ai tre moschettieri.62 Le numerose pubblicazioni dell‘opera nell‘Unione Sovietica uscivano in traduzioni diverse e con i saggi introduttivi dei più importanti critici letterari. Tra i titoli dei saggi è doveroso citare: Zinaida Afanass‘evna Vengherova, Roman iz revol’uzionnoj žizni Italii XIX veka (Il romanzo della vita rivoluzionaria dell‘Italia dell‘Ottocento, 1904), Aleksandr Viktorovič Maslov, Roman iz revol’uzionnoj žizni Italii, (Il romanzo della vita rivoluzionaria dell‘Italia, 1908), Aleksandr Viktorovič Vinogradov, Ovod. Istoriceskij roman (Ovod. Il romanzo storico, 1930), Iaroslav Vladimirovič Kirpiciov, O romane Ovod, (Sull‘opera Ovod, 1935), Solomon Iakovlevič Marvič, Ovod i ego vremia, (Ovod e il suo tempo, 1948), Igor‘ Borisovič Novikov, U avtora romana Ovod, (Dall‘autore del romanzo Ovod, 1957), Evghenia Aleksandrovna Taratuta, Roman Ovod e ego avtor (L‘opera Ovod e il suo autore, 1960), Elena Nikolaevna Petrova, O Vojnič i eio knigakh, (La Voynich e i suoi libri, 1965), Natalia Iur‘evna Ţluktenko, Večnaja molodost’ starogo romana, (La giovinezza eterna dell‘opera vecchia, 1990).

57Nella pagina web . 58Polevoj chiama E.L. Voynich la leggenda nel suo libro Silueti. 59Polevoj, Silueti, Sovetskij pisatel‘, Mosca, 1978. 60Polevoj, Amerikanskie dnevniki, Sovetskij pisatel‘, Mosca, 1956, p. 59. 61Il famoso protagonista dell‘opera omonima dello scrittore inglese James Fenimore Cooper. 62I protagonisti del romanzo d‘appendice dello scrittore francese Alexandre Dumas (padre).

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Come scrive Aleksej Viktorovič Mironov63, la particolarità della ricezione del romanzo prima della rivoluzione era dovuta alla tendenza dei critici a paragonarlo all‘opera di Raffaello Giovagnioli Spartaco, perché entrambe erano opere storiche e parlavano della lotta per la libertà in Italia. Dall‘altra parte nella Russia ancora zarista e religiosa non capivano il giudizio dell‘autrice riguardo alla religione. L‘opinione pubblica era piuttosto contro il suo punto di vista che sembrava molto ateistico. Notiamo che ancora oggi questa questione rimane in sospeso. Ci sono due articoli contemporanei a proposito dell‘argomento. Ma ne parleremo più avanti.64 Quasi tutti i saggi critici scritti in Unione Sovietica avevano l‘obiettivo di spiegare Ovod dal punto di vista ideologico. Il contenuto complesso del romanzo, le sue particolarità poetiche, lo psicologismo non erano stati colti. Gli studiosi parlavano con enfasi della lotta rivoluzionaria del protagonista per la libertà, esaltavano la sua morte eroica, citavano la sua vita come esempio ideale che tutti dovevano seguire.

63Mironov, Mifopoetica romana E.L. Voynich Ovod v svete sovremennych teorij mifa(Mitopoetica del romanzo di E.L. Voynich Ovod alla luce delle teorie moderne del mito), tesi di dottorato, Niţnij Novgorod, 2002, p. 8. 64L.A. Grizaj, Russkaia tema romana E.L. Voynich v kontekste tvorcestva S.A. Essenina, F.M. Dostojevskogo i L.N. Tolstogo (Il motivo russo del romanzo di E.L. Voynich nel contesto delle opere di S.A. Essenin, F.M. Dostojevskij i L.N. Tolstoj), Filologhia i literaturovedenie, fasc. 3, dicembre 2011, nella pagina web . S.S. Mitiaghina, Relighioznij aspect literaturnogo tvorcestva E.L. Voynich (La questione religiosa nell‘opera di E.L. Voynich), Sovremennie naučnie issledovania i innovazii, fasc. 4, agosto 2011, nella pagina web .

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2.3. I critici letterari sovietici sull’opera

Facciamo una rassegna della letteratura critica sovietica sull‘opera. Nell‘URSS era di primaria importanza indubbiamente il pathos rivoluzionario del romanzo. Subito dopo il 1917, quando il fervore della lotta rivoluzionaria non si era ancora quietato, il testo della Voynich era arrivato a proposito, era stato un vero esempio di confronto.65 Per di più parlare della rivoluzione nei saggi critici ormai era considerato un elemento obbligatorio. Molti articoli e recensioni sull‘opera appaiono su riviste sovietiche. Per esempio, c‘è un articolo anonimo nella rivista Smena (Il cambio)66 del luglio 1935 che porta un titolo importante Neumiraiuščij obraz (L‘immagine immortale).67 Si riporta in questa sede, a titolo d‘esempio, un brano di questo articolo per avere un‘idea dello stile e dei contenuti con cui erano redatti quasi tutti gli articoli che riguardavano Ovod nell‘Unione Sovietica:

Ovod68! Questa immagine insigne della letteratura mondiale, che ha emozionato tante generazioni di rivoluzionari, risorge una volta ancora Il movimento proletario della nostra epoca ha allevato i suoi propri Ovodi. Essi sono i bolscevichi russi che hanno vinto diciassette anni e mezzo fa. Sono i comunisti tedeschi che lavoravano nella clandestinità senza paura. Sono i partigiani di tutti i paesi capitalistici che mostravano coraggio e fermezza nella lotta contro il fascismo. In questi eroi vivono i tratti dell‘immagine straordinaria creata dalla scrittrice inglese Ethel Lilian Voynich. La Giovane guardia69 fa una cosa di grande portata ristampando i migliori libri della letteratura russa e mondiale. I nostri giovani leggeranno un libro come Ovod con vivo interesse e ne saranno avvinti. Questa opera sviluppa il senso dell‘eroismo, dell‘audacia e della devozione assoluta alla causa della rivoluzione.70

Nikolaj Bejbin71, critico sovietico, ha scritto nella rivista Literaturnoe obozrenie72 un articolo che contraddice l‘opinione positiva della maggiore parte dei critici. Egli ritiene che l‘opera sia troppo melodrammatica e romantica, che il suo protagonista principale assomigli molto ai personaggi di Lord Byron e che i proletari non debbano imitare l‘esempio di Ovod.

65Sulle opere influenzate o che citano esplicitamente Ovod più avanti. 66La rivista pubblicistica e letteraria sovietica e russa, fu fondata nel 1924. 67Neumiraiuščij obraz (L‘immagine immortale), articolo anonimo, in Smena, fasc. 7, del luglio, 1935, p. 22. 68Si tratta dello pseudonimo del protagonista principale dell‘opera che è chiamato nel testo Arthur Burton, Felice Rivarez, Ovod (Il Tafano). 69Casa editrice sovietica e anche russa, è stata fondata nel 1922, è una delle più vecchie case editrici in Russia. 70Qui e più avanti le traduzioni in italiano dei brani di testi letterari russi sono fatte dall‘autrice della tesi. 71Bejbin, Ovod, Literaturnoe obozrenie (La rassegna della letteratura), fasc. 2, Mosca, 1939, pp. 53-57. 72La rivista letteraria sovietica che usciva due volte al mese a Mosca dal 1936 al 1941 (chiusa a causa della guerra), aveva come obiettivo di mettere a disposizione del lettore delle informazioni critiche e bibliografiche su opere letterarie sovietiche e straniere.

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Cionondimeno,il critico è riuscito a evidenziare qualche tratto positivo nel testo: quello che potrebbe ―salvare‖ l‘opera è il senso di giustizia, i tentativi del protagonista di ristabilire la giustizia nella società. Felice Rivarez ci riesce al prezzo della propria vita: dopo aver perso suo figlio per la seconda volta, Montanelli rinnega la fede. Nel 1957 Igor‘ Maksimilianovič Katarskij, autore dei manuali di letteratura straniera per studenti, in occasione dei sessanta anni dalla pubblicazione del romanzo dedica all‘opera della Voynich un opuscolo. Nel suo saggio sono presenti già molti dati biografici;73 soprattutto egli presta grande attenzione al periodo trascorso in Russia dalla scrittrice.74 Katarskij loda il romanzo per il suo spirito ateistico, mette l‘autrice accanto agli scrittori inglesi William Morris75, Rudyard Kipling, , Thomas Hardy. Katarskij è sicuro che si debba separare la rivoluzione dalla religione, per questo ammira la fine del romanzo, quando Ovod ride in faccia al sacerdote che gli propone di pentirsi:

- When you stand before your Judge it will be too late to repent. Will you approach His awful throne with a jest upon your lips? - A jest, your reverence? It is your side that needs that little homily, I think. When our turn comes we shall use field-guns instead of half a dozen second-hand carbines, and then you‘ll see how much we‘re in jest.76

Per un critico letterario di chiara ideologia comunista un dialogo di tale tipo è la prova migliore dell‘anticlericalismo dell‘autrice. Katarskij formula l‘ipotesi che Ethel Lilian Voynich avesse preso in prestito la trama del suo romanzo dal saggio di Stepniak-Kravcinskij su Giuseppe Garibaldi. È logico supporre che l‘elemento di unione tra l‘opera della Voynich e il saggio di Kravcinskij su Garibaldi77 sia l‘unità di spazio e di tempo in un certo periodo delle vite dei due protagonisti: poiché Arthur, come Garibaldi, trascorre 13 anni della sua vita nell‘America del Sud prima di rientrare in Italia, la somiglianza dei loro caratteri (l‘abnegazione e la fermezza di entrambi), la coincidenza dei loro obiettivi rendono simili i due personaggi. Tuttavia la trama dell‘opera della Voynich è, ovviamente, molto diversa dalla trama dell‘opera sulla vita di Garibaldi.

73La Taratuta comincia la sua corrispondenza con E.L. Voynich nel 1955. 74Katarskij, Ethel Lilian Voynich: k 60-letiju so dnia vikhoda romana Ovod (per il sessantesimo anniversario dell‘opera Ovod), Znanie, Mosca, 1957. 75Anche William Morris faceva parte della Società degli amici della libertà russa a Londra. 76Ethel Lilian Voynich, The Gadfly, Marston Gate, Ulan Press, 2012, p. 345. 77Kravcinskij, Garibaldi, in La raccolta di scitti, parte 5, Pravda, Mosca, 1958.

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Secondo Issaak Markovič Nussinov78, critico letterario sovietico, professore di letteratura straniera al MGU,79 nell‘opera viene descritta la lotta di liberazione nazionale. È un‘opinione di grande importanza, perché tutti i critici sovietici, influenzati dalle direttive del partito, tentavano di far emergere la somiglianza tra la trama dell‘opera e gli eventi rivoluzionari in Russia, dove c‘era stata la lotta di classe. Nussinov scrive che nel romanzo ci sono tre agenti principali: la Chiesa, gli austriaci e il movimento rivoluzionario. Lo studioso fa riferimento alla storia d‘Italia, in cui il potere spirituale è stato sempre un rivale temibile nei contrasti del potere temporale e della forza degli invasori. La Chiesa è il primo nemico dei rivoluzionari nell‘opera anche perché il comunismo sovietico a cui appartiene ideologicamente lo studioso è palesemente contro la religione. Come la maggioranza dei critici che scrivono sul romanzo, Nussinov fa una breve digressione sulla vita dell‘autrice, ma evidentemente non può fornire molti dati, perché nel 1937 la sua biografia non è ancora conosciuta. Nussinov finisce il suo saggio affermando che questo romanzo è molto utile se viene usato come strumento perl‘insegnamento dei valori rivoluzionari; se invece lo si legge soltanto come un testo storico non si possono trarre molti vantaggi. L‘edizione completa delle opere della Voynich del 1975 è preceduta dall‘Introduzione della Taratuta.80 La struttura del suo saggio non differisce molto dai testi degli altri studiosi. All‘inizio la Taratuta racconta che il romanzo era stato accolto con entusiasmo in Russia prima della rivoluzione nei circoli degli operai e degli studenti, fa un elenco delle persone famose che avevano letto il romanzo, che ammiravano e tentavano di vivere e comportarsi come Ovod. Nella seconda parte racconta la vita di E.L.Voynich mettendo soprattutto in rilievo i suoi anni in Russia. Alla fine parla dell‘opera, pone sempre l‘accento sulla componente ideologica e sottolinea che gli eroi muoiono senza paura perché sanno che la loro causa vivrà e vincerà. Quando la Taratuta commenta la concezione del mondo dell‘autrice, istituisce un parallelo fra Ovod e alcune opere tarde di Dostojevskij (L’idiota, I fratelli Karamazov, I demoni). Ritiene che Ovod probabilmente non è stato concepito al fine di fare polemica con le idee di Dostojevskij, nonostante la Voynich nella sua opera fornisce risposte diametralmente opposte alle stesse domande che Dostojevskij pone nelle sue opere. La Taratuta afferma che l‘autore russo si tormenta come la Voynich per cercare una soluzione che renda gli uomini felici e la trova nella religione. Egli contrappone la religione alla

78Nussinov, O romane Voynich Ovod (Sull‘opera di Voynich Ovod), in Nussinov, Scritti scelti, Pravda, Mosca, 1959. 79Moskovskij Gosudarstvennij Universitet imeni Lomonossova (Università statale Lomonossov di Mosca), è considerata la prima università in Russia. 80Taratuta, Ethel Lilian Voynich, in Raccolta di opere in 3 volumi, vol. 1, Pravda, Mosca, 1975, pp. 3-40.

24 rivoluzione e l‘immagine di Cristo ai rivoluzionari. La Taratuta conclude che Dostojevskij umilia immeritatamente i rivoltosi, che è arrivato il tempo di sostituire l‘eroe fautore del suo destino ad un Cristo dai toni pacati. Tuttavia ci sembra che Dostoijevskij, dopo essere passato per l‘esecuzione finta, la deportazione in Siberia e l‘ergastolo, avesse una motivazione profonda per sostenere queste idee. Mikhail Vassil‘evič Urnov, studioso sovietico di letteratura e traduttore, condivide l‘opinione di Bejbin. Dal suo punto di vista Ovod non merita tante lodi perché l‘autrice mette troppo in rilievo le relazioni personali fra i personaggi, cioè aggiunge un forte effetto melodrammatico al testo e costringe il lettore ogni tanto a dubitare delle azioni dei protagonisti, della loro giustezza e incontestabilità.81 Dunque Urnov vede il romanzo della Voynich come un‘opera mediocre e di scarsa poeticità. Sarebbe interessante anche commentare l‘articolo della studiosa sovietica Liudmila Il‘inična Kricevskaia82 che ci presenta l‘analisi delle immagini dotate di valore artistico presenti nell‘opera. La Kricevskaia evidenzia nella descrizione dei personaggi una particolarità che riflette lo stile di Leonardo da Vinci. Il sorriso enigmatico del protagonista, gli occhi socchiusi appaiono negli episodi più importanti del romanzo. Per rendere chiaro il concetto della Kricevskaja si riporta l‘esempio del testo, dove Ovod guarda Montanelli come un ―tordo intelligente” prima di dichiarare che lui stesso creava i due fogli politici:83 in uno attaca il padre mentre nell‘altro lo difende:

The Gadfly put his head on one side, like an intelligent robin (come un tordo intelligente), looked at him for a moment gravely, then suddenly threw himself back and burst into a peal of laughter.84

Secondo la studiosa questi sono i segni della riservatezza e del riserbo dell‘anima del protagonista che accompagnano la formazione del forte carattere italiano, l‘apparizione di un uomo perfetto così come era concepito nell‘epoca rinascimentale e quindi all‘epoca di Leonardo da Vinci. La Kricevskaia crede che bisognerebbe percepire l‘opera della Voynich come una leggenda o una parabola su un profeta dalla fede rivoluzionaria. Avremmo potuto aggiungere al saggio della studiosa qualche idea sui motivi e sulle immagini rappresentate.

81Urnov, Istoria zarubežnoj literaturi konza XIX - načala XX vekov (La storia della letteratura straniera dalla fine dell‘Ottocento all‘inizio del Novecento), Mosca, 1978, 331-332. 82Kricevskaia, Dialog s Leonardo. Motivi iskusstva vozroždenija v tvorcestve Voynich(Il dialogo con Leonardo. I motivi dell‘arte rinascimentale nell‘opera della Voynich), in Naučnie dokladi Visšej školi. Filologhiceslie nauki (I rapporti scientifichi della Scuola Superiore. Le lettere), fasc. 3, 1985. 83Si tratta dell‘attività propagandistica di Ovod contro la Chiesa. 84Voynich, The Gadfly, p. 291.

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Oltre a Leonardo da Vinci si potrebbero citare anche le immagini dell‘Inferno della Commedia di Dante Alighieri85e la cultura medievale del carnevale. Non a caso l‘azione è ambientata in Italia e l‘aspetto fisico di Arthur è stato ispirato alla scrittrice da un ritratto italiano del Cinquecento.86 La premessa di Natalia Iur‘evna Ţluktenko87, professoressa di letteratura straniera all‘università nazionale di Taras Ševcenko (Kiev, Ucraina), all‘edizione dell‘opera del 1990 è di particolare interesse, perché si occupa delle qualità letterarie del testo. La Ţlultenko pone l‘accento sul carattere romantico dell‘opera poiché l‘azione è ambientata in Italia (per gli inglesi sarebbe all‘estero), ed è inoltre spostata nel tempo. Ci sembra che la studiosa abbia ragione. Si tratta dell‘epoca risorgimentale – un‘epoca molto romantica dal punto di vista degli stranieri. Il Risorgimento è considerato un‘epoca quasi mitologica soprattutto agli occhi degli inglesi. Nel romanzo è stato inserito il topos romantico della separazione, che incontriamo nelle opere di Lord Byron, Bysshe Shelley, Samuel Coleridge. Oltre a ciò, secondo la studiosa, sono presenti i tratti grotteschi nella descrizione dei personaggi. Il punto di vista della Ţluktenko non può che essere condiviso. Così si vede Felice Rivarez, la cui immagine ogni tanto ci riporta alla mente l‘effigie del diavolo:

S-s-sancta simplicitas! Oh, you, sweet, innocent, Arcadian people—and you never guessed! You n-never saw the cloven hoof (la unghia biforcuta)?88

Egli è troppo mutilato, troppo mostruoso, la sua voce è stridula oltremisura, per di più tartaglia. I suoi rapporti con Zita, la zingara, sembrano inverosimili, eccessivamente licenziosi. Il comportamento di Zita nella società è troppo disinvolto:

The gipsy-girl was leaning back on the sofa, surrounded by a group of Simpering dandies and blandly ironical cavalry officers. She was gorgeously dressed in amber and scarlet, with an Oriental

85Citiamo un esempio: Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrivai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. (Primo Canto, il primo verso della terzina, l‘incipit). L‘immagine di selva oscura si può paragonare a the sheer edge of the precipice che vede il giovane Arthur di sera nelle montagne svizzere. 86Si veda la lettera della Voynich a Polevoj del 14 gennaio 1957, in Voynich, Raccolta di opere in 3 volumi, vol. 3, lettere, Pravda, Mosca, 1975, pp. 451-453. 87Ţluktenko, Večnaja molodost’ starogo romana, (La giovinezza eterna dell‘opera vecchia), in Voynich, Ovod, Mosca, 1990, pp. 3-18. 88Voynich, The Gadfly, p. 291.

26 brilliancy of tint and profusion of ornament as startling in a Florentine literary salon as if she had been some tropical bird among sparrows and starlings.89

I tratti grotteschi continuano anche nella rappresentazione del fratello maggiore di Arthur e di sua moglie Giulia. Anche il sacerdote Cardi è descritto in un modo lezioso, soprattutto la sua voce nell‘atto della confessione. Poi ci sarebbe il contrasto fra Arthur e Rivarez. L‘autrice sottolinea le caratteristiche irritanti di Felice Rivarez, che appare molto diverso dal raffinato Arthur. Durante gli anni in cui la politica dell‘Unione Sovietica era regolata dalle riforme della perestrojka appare l‘articolo di Marianna Ivanovna Voropanova, professoressa all‘università statale di Astaf‘ev di Krasnoiarsk e ricercatrice sul romanzo Ovod, la quale non espone i fatti in forma travisata. Afferma che l‘opera è caratterizzata da alcune qualità poetiche. Secondo la Voropanova considerare l‘opera soltanto come un inno rivoluzionario sarebbe un grande errore. Inoltre osserva quanto scorretto sarebbe semplificare le relazioni dell‘autrice con la religione fino al punto di credere che fosse atea come il suo protagonista.90 Vorremo dedicare qualche riga alla questione del rapporto fra la generazione dei giovani e il libro nell‘Unione Sovietica. Ancora nell‘anno della prima pubblicazione del libro sull‘appendice della rivista Mir Božij Voynich si rivolgeva a Minskij in una lettera:91

Ho notato che nella rubrica bibliografica di un fascicolo della Russkaia Misl’92 un critico analizzando una appendice a Mir Božij userebbe l‘espressione giovani lettori. Sarebbe questa opera una edizione per adolescenti? Ritengo che essi avrebbero pagato molto dopo aver assaggiato un alimento come Ovod! Il libro non è virginibus-pueris-guae.93

È evidente che la scrittrice non abbia destinato la sua opera ai giovani. Tuttavia l‘immagine di Ovod era molto conosciuta fra i giovani. Riportiamo un brano dell‘articolo di Nikolai Bogdanov scritto in inglese nel Journal of Educational Sociology nel 1961, dove si spiega il valore sociale di personaggi come Ovod:

Revolutionary natures have a deep appeal for Soviet teenagers and youth. Our growing Soviet generation is greatly inspired by such personalities as Spartacus, the leader of the uprising of the slaves in ancient Rome and the Gadfly, fighter for Italy‘s freedom, thanks to the splendid books by

89Voynich, The Gadfly, p. 120. 90Voropanova, Voynich, in Zarubežnie pisateli. Bibliograficeskij slovar‘ (Gli scrittori stranieri. Dizionario bibliografico), 2 volumi, Mosca, 1997, pp. 135-138. 91Lettera a Minskij dal 25 luglio 1898, in Voynich, raccolta di opere in 3 volumi, vol. 3, lettere, Pravda, Mosca, pp. 441-442. 92Una rivista di corrente liberale, uscita in Russia dal 1880 al 1918. 93Per ragazzi e ragazze, è anche il titolo del saggio di Robert Stevenson Virginibus puerisque, 1876.

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Rafaello Giovagnolli and Ethel Lilian Voynich. [...] Our young readers in chosing their heroes do not think of the age in which they lived or the country to which they belonged. What is most important to them is that the hero would have noble heart and fight for the freedom and good of his people. Such heroes march from age to age, across the boundary of every land, to pass from one generation to another the great torch of freedom and service to the people.94

Nell‘Unione Sovietica Ovod era uno dei libri di lettura obbligatori a scuola.95 In primo luogo Ovod era utilizzato nelle lezioni d‘inglese. C‘erano delle edizioni speciali con i commenti e un vocabolario, tra cui le più conosciute sono tre: una, abbreviata e facilitata di Iur‘ij Mikhajlovič Kattser e Serghej Aleksandrovič Kreines e uscita nel 1947 in 100.000 copie, si chiamava Easy English; una seconda edizione del 1953 in inglese con i commenti di N.K. Matveev; una terza preparata da Taratuta in occasione del centenario della Voynich nel 1964. Tutte le edizioni furono ristampate almeno quattro volte. Così con un solo testo si ottenevano due risultati: l‘apprendimento della lingua e la propaganda rivoluzionaria e anticlericale. Inoltre l‘opera si usava molto come lettura parascolastica, entrava nella lista di libri da leggere in estate. Bernhardt cita i nomi di due insegnanti che avevano elaborato due progetti per la scuola: Natal‘ia Mikhajlovna Soloviova e Stella Lasarevna Abramovič. Le conclusioni a cui dovevano giungere gli studenti erano le stesse: la protesta contro la Chiesa e la glorificazione della rivoluzione. Il centenario di E.L. Voynich era festeggiato moltissimo nell‘URSS, particolarmente a scuola. Andrew Rothstein, giornalista russo-britannico, scriveva in Anglo-Soviet Journal:

Schools, clubs and public libraries organised Voynich evenings in Moscow, Leningrad, Voronezh, Tambov, Leninabad, Riga and other large cities, and in many villages as well. A small filmstrip on Ethel Voynich, a record of Shostacovich‘s music for the film The Gadfly, and the film itself were used for these evenings. I attended the event at one Moscow school. The children had learned passages from The Gadfly in English, read poems by Shevchenko in Voynich‘s English translation, and described her life in English.96

94Bogdanov, Literary Characters Influence Life of Soviet Children, in Journal of Educational Sociology, vol. XXXV, fasc. 4, 1961, p. 162, nella pagina web . 95Il paragrafo è scritto sulla base dell‘articolo di Bernhardt, The Gadfly in Russia, in Princeton University Library Chronicle, vol. XXVIII, fasc. 1, 1966. 96Andrew Rothstein, Ethel Voynich Centenary, in Anglo-Soviet Journal, marzo, 1965, p. 43, nella pagina web .

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2.4. I critici russi del romanzo degli anni duemila

Ritorniamo ora alla nostra rassegna storica dei critici. Dopo il 2000 i seguenti studiosi si sono occupati dell‘opera di E.L. Voynich in Russia: Aleksej Viktorovič Mironov, Natal‘a Vladimirovna Ignat‘eva, Svetlana Sergheevna Mitiaghina, Liudmila Aleksandrovna Grizaj. Mironov97 ha scritto una tesi di dottorato sull‘opera. Egli prova a dimostrare che la struttura letteraria del romanzo si avvicina moltissimo allo schema generale mitologico. Mironov comincia dal tentativo di fornire una definizione alla nozione di mito. Lo studioso perviene alla conclusione che un mito sia la rappresentazione dell‘attività creativa umana allo stato embrionale, un cosidetto archetipo di tutta la cultura umana nel periodo iniziale. In secondo luogo, sottolinea che l‘archetipo stesso sia un elemento antichissimo del sistema letterario e artistico mondiale. Mironov inoltre definisce i punti di contatto fra letteratura e mitologia. Crede che l‘autrice avvicini l‘opera d‘arte al mito creando qualcosa di simile. Mironov esamina anche il concetto di uomo perfetto di Nietzsche convinto che quello rappresenti un tipo d‘eroe culturale. Infine lo studioso fa vedere il rapporto fra le riflessioni teoriche e il nucleo dell‘opera: la repetitività delle morti e delle resurrezioni del protagonista mostrerebbero il carattere ciclico della sua vita, che sarebbe fondamentale per la struttura del mito. Secondo Mironov nel testo è anche riprodotta l‘epoca della genesi del cristianesimo, del mondo sacrale e dell‘aldilà (si capisce dalla divisione dello spazio e del tempo nell‘opera). La conclusione finale di Mironov è che l‘opera abbia una composizione speculare: la prima parte (coincide con la prima parte del romanzo) si riflette nella seconda (sono le parti seconda e terza del testo). È nota infatti, dice Mironov, l‘organizzazione invertita tipica del mito. La tesi di dottorato di Ignat‘eva98 non riguarda il contenuto ideale dell‘opera. Come possiamo capire dal titolo: Modal’nyje sredstva v jazyke romana E.L. Voinic Ovod: tekstoobrazujuščij i perevodčeskij aspecti (Modalità espressive nel linguaggio del romanzo di E.L. Voynich Il figlio del cardinale: aspetti di formazione e di traduzione del testo), si tratta dell‘analisi linguistica del testo. Dopo aver esaminato 2550 unità linguistiche (parole, combinazioni di parole e particelle) la Ignat‘eva arriva alla conclusione che le modalità espressive erano molto sviluppate nel caso della Voynich e che esse esprimessero la relazione

97Mironov, Mifopoetica romana E.L. Voinich Ovod v svete sovremennych teorij mifa (Mitopoietica del romanzo di E.L. Voynich Il figlio del cardinale alla luce delle teorie moderne del mito), tesi di dottorato, Niţnij Novgorod, 2002. 98Ighnatieva, Modal’nyje sredstva v jazyke romana E.L. Voinich Ovod: tekstoobrazujuščij i perevodčeskij aspecti (Мodalità espressive nel linguaggio del romanzo di E.L. Voynich Il figlio del cardinale: aspetti di formazione e di traduzione del testo), tesi di dottorato, Krasnodar, 2007.

29 dell‘autore con il contenuto del testo. Cioè l‘autrice riuscirebbe ad influenzare la percezione del testo da parte del lettore tramite i tropi (metafore, metonimie, iperbole, litoti, similitudini, epiteti, ironie), il cambiamento dell‘ordine di parole, le file di sinonimi, le precisazioni, le riprese, i simboli. Secondo la Ignat‘eva questi segni tipici della modalità espressiva dell‘autore creano la identità del testo e di conseguenza ci appareilmodo in cui il lettore interpreta l‘opera. Nella sua tesi la Ignat‘eva mette a confronto anche le tre traduzioni del testo, fatte da Zinaida Afanass‘evna Vengherova (1898), Natal‘a Al‘bertovna Volgina (1936), L‘udmila Nikolaevna Novikova (1954). La sua analisi dei testi in russo e in inglese ha mostrato che nella maggior parte dei casi le traduttrici sarebbero riuscite a rendere la modalità espressiva della Voynich. Grazie al fatto che in entrambe le lingue ci sono molte possibilità di trovare dei mezzi per fare una traduzione equivalente, non sono state notate molte divergenze nell‘organizzazione e nell‘interpretazione delle traduzioni. Tutte tre le traduttrici avrebbero tentato di trasmettere con massima precisione le particolarità semantiche e espressive del testo originale. Mitiaghina si occupa dell‘aspetto religioso nell‘opera. Sono suoi alcuni articoli nella rivista Sovremennie naučnie issledovania i innovazii (Le ricerche e innovazioni scientifiche moderne). Gli argomenti affrontati negli articoli sono: la riflessione sulle ricerche religiose nell‘opera della Voynich, il ruolo dell‘epigrafe nel testo, i personaggi e le trame bibliche nell‘opera, il modernismo rivoluzionario e religioso. La Mitiaghina99 sottolinea che in alcuni saggi del periodo sovietico vengono menzionati i motivi religiosi dell‘opera della Voynich, ma ci sono sempre delle rettifiche miranti ad evidenziare che la scrittrice capiva la falsità della religione e ne faceva il suo nemico giurato. I risultati dello studio della Mitiaghina mostrano che i motivi religiosi nell‘opera della Voynich siano la conseguenza delle sue ricerche sulla fede durate tutta la vita. Il suo punto di vista sulla religione sarebbe cambiato nel corso della vita, a causa dei turbamenti e degli avvenimenti successi. La Mitiaghina cita l‘influenza sulla Voynich delle idee del presbitero francese Félicité de Lamennais e sostiene che, dopo aver letto il suo saggio Paroles d’un croyant (Parole di un credente), la scrittrice avrebbe imparato a distinguere le nozioni di Dio e delle Chiese. Quindi la Mitiaghina ritiene che nel romanzo venga presentata la critica di alcune correnti religiose e non del cristianesimo come dottrina.

99Mitiaghina, Relighioznij aspect literaturnogo tvorcestva E.L. Voynich (La questione religiosa nell‘opera di E.L. Voynich).

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Nell‘altro articolo100 la Mitiaghina presta attenzione all‘epigrafe:

What have we to do with Thee, Thou Jesus of Nazareth?

È un frammento della frase di un ossesso. È presente nel Vangelo secondo Marco (capitolo 1, verso 24) e nel Vangelo secondo Luca (capitolo 4, verso 34). La Mitiaghina pone l‘accento sul fatto che nell‘epigrafe è citata una parte del verso e che la frase intera tratta dalla versione della Bibbia di King James101 sarebbe:

Let us alone; what have we to do with Thee, Thou Jesus of Nazareth? art thou come to destroy us? I know thee who thou art; the Holy One of God.102

Considerata la tendenza della Voynich a codificare le informazioni nel testo e ad evitare di dare delle nozioni dirette, la Mitiaghina sottolinea che, non sarebbe casuale la citazione di solo metà della frase, dato che l‘autrice era consapevole che la maggioranza dei lettori conoscevano il prosieguo. Essi avrebbero dovuto capire che il Tafano era paragonato al Cristo, l‘ossesso simboleggiava i fautori moderati dell‘indipendenza nazionale, il demonio era metafora degli austriaci e dei loro complici italiani. Dato che alla fine di questo episodio il Cristo aveva guarito l‘ossesso, la Voynich, secondo la Mitiaghina, avrebbe provato a spiegare che il cristianesimo come religione di mitezza non si sarebbe mostrato degno e che un superuomo avrebbe dovuto sostituire il Cristo. Il terzo articolo103 della Mitiaghina tratta del ruolo delle immagini dei personaggi biblici nell‘opera. Il principale parallelo che fa la studiosa è certamente tra il Tafano e il Cristo. Tuttavia essa sviluppa le sue riflessioni a proposito di Montanelli. Suggerisce di paragonare Montanelli con Davide, Ponzio Pilato e Dio padre. Montanelli verrebbe paragonato a Davide quando pronuncia la frase biblica:

100Mitiaghina, Rol’ epigrafa v raskritii avtorskogo zamisla v romane E.L. Voynich Ovod (Il ruolo dell‘epigrafe nella spiegazione del concetto di autore nell‘opera della Voynich Il figlio del cardinale). 101Bibbia di re Giacomo, le parole dell‘epigrafe corrispondono a questa traduzione del testo biblico. 102«Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!», Mc 1, 24 (Edizione Paoline, 1968) (le traduzioni in italiano sono prese dall‘ Elenco delle citazioni religiose e letterarie, in Il figlio del cardinale, trad. dall‘inglese di Alessandro Farsetti, Roma, Castelvecchi, 2013, pp. 325-330. 103Mitiaghina, Avtorskij motiv zaimstvovania biblejskikh siužetov i personažej pri sozdanii obraza Lorenzo Montanell v romane E. Voynich Ovod (Il Motivo dell‘uso delle trame e dei personaggi biblici per la creazione della figura di Lorenzo Montanelli nell‘opera della Voynich Il figlio del cardinale), nonostante ci sembra che si tratti dei personaggi piuttosto che delle trame.

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For thou didst it secretly, but I will do this thing before all Israel, and before the sun; the child that is born unto thee shall surely die104 (sottolineato da E.L. Voynich)105.

Per provare il paragone fra Montanelli e Ponzio Pilato la Mitiaghina riporterebbe la battuta di Felice Rivarez:

Your E-eminence is thinking that I'm a conf-founded nuisance, and you wish s-somebody else had to settle what's to be done with me, without disturbing your s-sensitive conscience. That's a p- pretty fair guess, isn't it?106

Il terzo parallelo tra Montanelli e Dio padre suona nelle parole del cardinale:

But tell me, which among you has thought of that other Passion--of the Passion of God the Father, Who gave His Son to be crucified? Which of you has remembered the agony of God the Father, when He bent from His throne in the heavens above, and looked down upon Calvary?107

La Mitiaghina conclude che il primo parallelo servirebbe per incuriosire il lettore, il secondo per fustigare il punto vulnerabile del cristianesimo – il desiderio di sottrarsi alla responsabilità - il terzo sarebbe necessario per collegare l‘immagine del Cristo con l‘immagine del Tafano. Entrambi muoiono per il bene della gente. Montanelli rinnega la fede, riconoscendo la grandezza del Tafano rispetto a Cristo. Alla fine il trionfo del Tafano, afferma la Mitiaghina, significherebbe la vittoria del vangelo della Voynich sul Vangelo tradizionale. Il quarto articolo della Mitiaghina è scritto in inglese. Quindi ci sembra lecito presentare la sintesi del suo testo che lei stessa fa alla fine:

So, the results of the conducted research let us make the following conclusions:– While working on the novel The Gadfly E.L. Voynich based on the experience of outstanding researchers and writers who made attempts of revising the traditional doctrines and modernizing the Christian teaching according to the needs of the modern society and who used the image of Christ for stimulating social changes.– In the novel The Gadfly E.L. Voynich conveys the idea that Christianity as a religion of humility did not justify itself and that Christ must be changed by a new superpersonality – a person that possesses the same mighty charisma, is able to lead people but rejects humility and is ready to use any methods of struggle for national freedom.– E. Voynich stands for

104«Tu hai agito in segreto, ma io compirò quanto ho detto, davanti a tutto Israele e in faccia al sole [...] il figlio che ti è nato [, poiché hai oltraggiato il signore con tale colpa,] morrà senza dubbio», 2 Sam 12, 12 e 12, 14 (Edizione Paoline, 1968). 105Voynich, The Gadfly, p.13. 106Ibidem, p. 326. 107Ibidem, p. 326.

32 using religious feelings of the people as a mighty moving power. She suggests not to oppose religion to revolution but to use for the benefit of the struggle for national independence the inherent need of worshiping and the ground prepared by Christianity.108

Come possiamo vedere, l‘idea portante della Mitiaghina sull‘aspetto religioso nell‘opera della Voynich sarebbe che laVoynich non rinneghi l‘esistenza della religione e non sarebbe atea, ma sentirebbe la necessità di rinnovare il cristianesimo. Nondimeno è nostra propria opinione che esista una incoerenza nei pensieri della Mitiaghina; infatti nel primo articolo dice che l‘autrice non critica il cristianesimo, nel secondo spiega che, conformemente a quanto sostenuto dalla Voynich il cristianesimo non corrisponderebbe alle attese dell‘epoca (a cavallo tra due secoli), nel terzo la studiosa scrive che il vangelo della Voynich trionferebbe sul Vangelo tradizionale e, per finire, nel quarto dice che, secondo la Voynich, si dovrebbe sostituire il Cristo. Dunque è difficile vedere una logica coerente nelle riflessioni della ricercatrice. L‘articolo di Grizaj ―Russkija tema‖ romana E. L. Voynich v kontekste tvorcestva S.A. Essenina, F.M. Dostojevskogo i L.N. Tolstogo (―Il motivo russo‖ del romanzo di E. L. Voynich nel contesto delle opere di S.A. Essenin, F.M. Dostojevskij e L.N. Tolstoj) polemizza in modo sorprendente (ma forse non consapevolmente) con la serie degli articoli di Mitiaghina. L‘interpretazione del romanzo fatta dalla Grizaj sembra molto più vicina alla percezione che il testo ha ricevuto da parte di molti critici e lettori inglesi ed americani, i quali Bernhardt chiama western critics e catholic readers109. La Grizaj vede nelle figure di Ovod e di Montanelli prima di tutto delle personalità tragiche, abbandonate da Dio per via dell‘orgoglio eccessivo. Essa scrive che Arthur sin dall‘inizio non crede in Dio nel senso evangelico. LaGrizaj cita le parole del giovane Arthur:

A priest is a teacher of Christianity, and the greatest of all revolutionists was Christ.110

Arthur desidera la salvezza e la trasfigurazione dell‘uomo, sogna di creare l‘Italia unita e felice. Le stesse idee hanno i giovani russi, che credono nel cambiamento positivo della società nelle opere di Dostoievskij, Tolstoj, Essenin, Blok, Maiakovskij, Andreev. La Grizaj menziona il saggio del filosofo russo N.A. Berdiaev Gli spiriti della rivoluzione russa, dove la rivoluzione è collegata alla mentalità religiosa. I rivoluzionari credevano nel Messia perché amavano la loro patria con ardore e speravano che la sua venuta

108Mityagina, The Novel The Gadfly by E.L. Voynich as an Expression of Revolutionary-Religious Modernism. 109Bernhardt, The Gadfly in Russia, pp. 15 e 18. 110Voynich, The Gadfly, p. 33.

33 portasse il benessere a tutti. In questo modo Arthur e gli altri membri della Giovine Italia si consideravano profeti del futuro e si paragonavano ai rappresentanti delle catacombe cristiane. Anche il protagonista del poema di Essenin Tovarišč (Il compagno) paragona sé stesso e i suoi contemporanei ai profeti. In questo poema di Essenin appare l‘idea dell‘uomo- dio o, in modo concreto, la negazione dell‘immortalità del Dio, la negazione della possibilità della sua resurrezione. La Grizaj intravede lo stesso concetto in Ovod, cioè lì il protagonista negherebbe l‘esistenza del Dio e immolerebbe la propria vita per la causa della rivoluzione e dell‘avvenire dell‘Italia. Inoltre la Grizaj confronta le immagini di Arthur e di Raskol‘nikov dell‘opera di Dostojevskij Delitto e castigo dicendo che entrambi si credano eletti.111 Un altro parallelo emerge fra Arthur e Ivan Karamazov. Arthur arriva alla conclusione: se Dio tace, allora non esiste; mentre invece Ivan conclude: se Dio non esiste, tutto è permesso. La Grizaj crede che Arthur parta per l‘America del Sud al fine di vendicare i suoi amici della Giovine Italia e suo padre (Montanelli). L‘idea della Grizaj è che il giovane peccando di superbia, perda Dio dentro di sé. La superbia di Montanelli diventa il suo proprio nemico. Montanelli è paragonato al Grande Inquisitore tratto dalla leggenda omonima di I fratelli Karamazov. Secondo la Grizaj, anche il padre di Arthur è colpito dalla stessa superbia che affligge l‘Inquisitore. Entrambi arrivano alla lotta contro Dio per il desiderio di creare un mondo ideale. Nell‘articolo della Grizaj ci sono anche i paragoni fra Montanelli e un protagonista di Tolstoj; ma non parliamo più della comparazione, passiamo all‘altro punto dell‘articolo, dove c‘è la spiegazione dell‘epigrafe. L‘interpretazione dell‘epigrafe fatta dalla Grizaj è assolutamente opposta a quella della Mitiaghina. La Grizaj sostiene l‘opinione che Ovod e Montanelli siano come l‘ossesso per il giudeo, quindi ossessionati dalla superbia la quale spinge entrambi alla negazione di Dio e di conseguenza alla morte. La conclusione finale della Grizaj è che l‘idea principale dell‘opera non sia la lotta rivoluzionaria, ma sia il senso religioso della vita di ciascuno. L‘argomento centrale della letteratura e della filosofia russa è stato sempre il conseguimento delle basi spirituali del vivere. Dunque la Voynich esaminerebbe lo stesso argomento, l‘argomento russo, nella sua opera inglese. Ovod, Montanelli sarebbero delle persone profondamente tragiche. Come possiamo notare la interpretazione del tema centrale dell‘opera avanzata dalla Grizaj concorda con la lettura occidentale, ma anche con la lettura tradizionale russa

111Qui vorremo aggiungere che mentre il primo crede nel suo Dio rivoluzionario ardentemente, l‘altro invece vuole provare l‘esistenza di Dio in pratica.

34 dell‘Ottocento. In effetti le opere di Dostojevskij, Tolstoj, Essenin sono incentrate sull‘idea della religione cristiana, appunto sull‘ortodossia russa. Tutti i protagonisti delle opere dopo un lungo cammino pieno di sofferenze raggiungono la verità. Riteniamo pertanto che l‘intenzione della Grizaj sia di sostenere che questo cammino è predestinato anche per Ovod e per Montanelli. Tuttavia essi non arrivano alla fine, non sormontano la strada. Perché? Perché sono abbandonati da Dio (assumendo il punto di vista russo, essi dovrebbero aver raggiunto l‘illuminazione). Nell‘articolo non ci sono le riflessioni su questo punto, la Grizaj non ci fa andare avanti. Ci sembra che proprio in questo punto si possa individuare la distinzione fra la filosofia religiosa russa, che le trame dei testi russi seguono, e l‘opera della Voynich scritta a cavallo di due secoli. Se prendiamo in considerazione l‘esperienza di vita della Voynich emergente all‘interno del romanzo (il viaggio in Russia, i rapporti con gli emigrati politici in Inghilterra) sembra ragionevole presumere che la concezione dell‘autrice sia influenzata dal mondo slavo, ma abbia una conclusione differente. Nell‘opera si vedono le riflessioni della scrittrice sul tema della religione. Si potrebbe pensare che lei sia atea e sia contro la Chiesa. Questo punto di vista è ammissibile (ancor più sarebbe normale crederci dopo aver letto il dialogo fra Arthur e Montanelli prima dell‘esecuzione, quando alla proposta del figlio di scegliere fra lui stesso e l‘idolo di terracotta, il padre avrebbe scelto quest‘ultimo). La Voynich aveva concluso il testo all‘età di trentatre anni e, in questa fase della vita, nessuno è sicuro delle proprie convinzioni soprattutto chi cerca e tenta e riflette sul senso della propria esistenza. Quindi, pensiamo che in questo periodo la Voynich non avesse ancora la risposta esatta alle domande che poneva nell‘opera. Ci sono anche delle circostanze della vita successiva della Voynich che permettono di asserire che solo più tardi lei avrebbe trovato delle risposte. Blevins e Bernhardt, descrivendo la vita della Voynich negli Stati Uniti, sottolineano che essa insegnava musica nella Pius X School of Liturgical Music e al Manhattanville College of the Sacred Heart di New-York. È noto anche e scritto in tutte le biografie più complete della Voynich che dopo il 1920 essa si sia dedicata alla composizione musicale e, tra i brani da lei composti, ci sono quelli sacri: cantate, oratori, composizioni orchestrali (Babylon, Jerusalem, Epitaph in Ballad Form, The Sunken City). È conosciuta anche la lettera112 della Voynich a Polevoj dove lei scrive che avrebbe voluto adattare le parole tratte dalla Bibbia russa al suo oratorio Babylon che riteneva l‘opera d‘arte più importante creata nella sua vita. C‘è anche

112Voynich, Raccolta di opere in 3 volumi, vol. 3, lettera del 5 giugno 1956, Ogoniok, Mosca, 1975, pp. 448 – 450.

35 un‘altra lettera113, scritta alla Taratuta, dove la Voynich discute di questioni di religione e asserisce che, secondo lei, la religione non è morta (contraddicendo quanto affermato dalla Taratuta).

113Taratuta, E. L. Voynich. Sud’ba pisatelia i sud’ba knighi (Il destino dello scrittore e del libro), Khudožestvennaia literatura (Le lettere), Mosca, 1964, p. 320.

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Capitolo 3. La ricezione del romanzo nella cerchia degli scrittori sovietici e non solo

3.1. I giudizi sull’opera da parte degli scrittori sovietici piùimportanti e da parte di personaggi noti

Abbiamo detto molto a proposito del punto di vista critico sull‘opera della Voynich in Russia. Adesso ritorniamo verso l‘inizio del XX secolo e vediamo come l‘opera è stata accolta dagli autori russi e da parte di alcuni personaggi noti. Farsetti nel saggio La fortuna dell’opera114 scrive:

Lo stesso Maksim Gor‘kij115, grandissimo scrittore e figura chiave nell‘orientamento culturale dell‘URSS negli anni Venti e Trenta, attribuiva un grande significato educativo al romanzo e lo raccomandava come una delle migliori opere artistiche della letteratura mondiale.

Inoltre Gor‘kij era davvero colpito personalmente dal romanzo della Voynich. Ci sono stati una serie di avvenimenti e di persone che avevano collegato la figura di Gor‘kij all‘opera della Voynich. Nella sua premessa116 alla raccolta di opere della Voynich del 1975 la Taratuta, parlando del romanzo della Voynich più conosciuto, fa un elenco deglie sponenti politici e della cultura che avevano letto Ovod e erano stati impressionati dall‘opera. Tra di essi viene annoverato un certo Piotr Andreevič Zalomov. È una persona quasi sconosciuta nella Russia odierna. Era un partecipante attivo al movimento rivoluzionario all‘inizio del secolo, poi membro del partito dei bolscevichi e aveva letto l‘opera della Voynich e ammirava molto il coraggio di Ovod. Il motivo per cui ne parliamo in questa sede è che lui sarebbe stato il prototipo del protagonista principale del romanzo di Gor‘kij Mat’ (La madre)117 Pavel Vlasov. Nella critica russa nessuno parla degli echi di Ovod in questo romanzo di Gor‘kij, però ci sembra che tra i due ci siano dei paralleli. Dopo la pubblicazione del romanzo era stata intentata contro Gor‘kij una causa penale, lo scrittore era stato accusato di sacrilegio. Nel romanzo il protagonista è paragonato al Cristo, la manifestazione operaia del Primo Maggio organizzata da lui è chiamata dall‘autore la processione, i personaggi sono paragonati agli angeli o agli apostoli, l‘autore ha usato delle immagini bibliche. Tanto per dare un esempio possiamo ricordare la scena in cui Pavel, mentre si prepara alla manifestazione, decide di portare la bandiera rossa degli operai pur sapendo che sarebbe stato

114Farsetti, La fortuna dell’opera, in Il figlio del cardinale, Roma, Castelvecchi, 2013, p. 339. 115Maksim Gor‘kij è uno pseudonimo; il vero nome è Aleksej Maksimovič Peškov (la nota è nostra). 116Taratuta, Ethel Lilian Voynich, in raccolta di opere in 3 volumi, vol. 1, Pravda, Mosca, 1975, pp. 7 – 9. 117Gor‘kij, La madre: romanzo di vita russa (il titolo nella traduzione italiana), l‘unica edizione italiana, casa editrice Monanni, 1928, 382.

37 arrestato per questo. Quando gli amici di Pavel gli propongono di evadere dalla prigione, egli rifiuta la proposta. Gor‘kij scrive che nell‘immaginazione della madre di Pavel i volti del figlio e dei suoi amici si uniscono nell‘unico viso, scarno, tranquillo, risoluto, con lo sguardo profondo degli occhi scuri, affabile e severo, del Cristo.118 Nel romanzo di Gor‘kij si riflettono le idee della cosidetta corrente ―Bogostroitel’stvo” (La costruzione del Dio).119 La Bogostroitel’stvo è una corrente appartenente alla filosofia positivistica e ateistica dell‘inizio del Novecento. Il suo obiettivo principale è la creazione di una nuova religione, la religione senza Dio, ispirata all‘esperienza collettiva e all‘attività di lavoro degli uomini. Le origini della corrente sono fatte risalire sia alle idee di Ludwig Feuerbach, sulla necessità di una religione liberata dall‘interpretazione teologica di Dio, sia a quelle di Auguste Comte su una religione universale per gli uomini, sia a Carlo Marx sul socialismo scientifico e a Friedrich Nietzsche sulla morte di Dio. Secondo la logica della Bogostroitel’stvo, la figura di Cristo come figlio di Dio dovrebbe essere sostituita con una immagine dell‘uomo-dio, un uomo divinizzato.120 Questa immagine dell‘uomo divinizzato si rivela anche nel romanzo della Voynich. Si tenga presente che la Voynich faceva parte della Società degli amici della libertà russa, influenzata dal marxismo (la figlia e seguace di Marx, Eleonora Marx-Eveling, era membro della società; Stepniak-Kravcinskij conosceva Gheorghij Valentinivič Plekhanov, teorico e propagandista del marxismo ed era in corrispondenza costante con Friedrich Engels, legato da una profonda comunanza d‘idee con Marx),121 ed è del tutto ragionevole credere che la scrittrice condividesse le opinioni della società. Oltre che dal padre del realismo socialista122 il romanzo della Voynich è stato apprezzato da Aleksandr Aleksandrovič Fadeev, Segretario generale dell‘Unione degli scrittori dell‘URSS123 (1946-1954) e scrittore russo sovietico.124 Conosciamo l‘opinione di Fadeev sull‘opera grazie al Libro di ricordi di Taratuta:

118Gor‘kij, La raccolta completa delle opere in 25 volumi, Nauka, Mosca, volume 8, 1968, p. 108. 119L‘enciclopedia ortodossa russa a cura del patriarca della Chiesa ortodossa russa Cirillo I, la raccolta in 33 volumi, Pravoslavnaia enziclopedia, Mosca, 1998-2014, volume 12, la voce Gor’kij, pp. 158-161, versione elettronica alla pagina web . 120Ibidem, volume 5, la voce Bogostroitel’stvo, pp. 542-543, versione elettronica alla pagina web . 121Our Friend Ethel Lilian Voynich, Translator‘s notes, p.57. 122Gor‘kij ha formulato i principi del realismo socialista al Congresso degli scrittori sovietici nel 1934. 123Si tratta degli scrittori professionisti dell‘URSS, il cui scopo era di propagandare le idee comuniste nella letteratura sovietica; la base teorica dell‘unione era il programma del realismo socialista. 124Le sue opere di rilievo sono Razgrom (La disfatta), 1926 e Molodaia gvardia (La giovane guardia), due edizioni: 1945 e 1951, nel 1946 Fadeev venne insignito del premio Stalin di primo grado per Molodaia gvardia.

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Mi ha chiesto notizie sulle mie occupazioni attuali. Quando ho cominciato a parlargli del mio lavoro di ricerca legato all‘opera Ovod e alla sua autrice, Aleksandr Aleksandrovič è cambiato in un attimo, come se si fosse acceso da dentro, le pieghe sul suo viso si sono spianate. […] - Sì, ho letto il Suo articolo nel Ogoniok. Racconti! Racconti! […] Poiché Ovod è il mio libro preferito sin dall‘infanzia, dalla giovinezza. Dopotutto vengo da una famiglia di tradizioni rivoluzionarie. Il mio patrigno è figlio di un rivoluzionario-narodnik.125 […]Ho letto e riletto Ovod incessantemente. In quel tempo sapevo molte pagine a memoria. Nella mia famiglia parlavamo spesso di Ovod126, degli eroi-rivoluzionari. Allora, Lei pensa che la Voynich sia in vita? - Ne sono sicura! Cercherò di trovarla… Dopo aver sentito da me dei rapporti di Ethel Lilian Voynich con i rivoluzionari russi, delle mie supposizioni sulle sue relazioni con Stepniak-Kravcinskij, del fatto che le mie supposizioni si erano dimostrate vere ed erano state confermate dai documenti d‘archivio, Fadeev cominciò a interrogarmi con bramosia, a chiedermi dei dettagli della mia ricerca. - Lei dovrebbe scrivere su questo argomento in maniera dettagliata […]! Aleksandr Aleksandrovič si rasserenò, accennò un sorriso. Mi tempestava di domande. In un istante si era trasformato in un‘altra persona.127

Oltre a questa, è conosciuta l‘opinione di Aleksandr Trifonovič Tvardovskij sull‘opera. Egli era un noto poeta sovietico e anche il caporedattore della rivista mensile letteraria Novij mir (Il mondo nuovo).128 Nella prefazione alla raccolta di opere della Voynich la Taratuta scrive:

Una volta Aleksandr Tvardovskij ha detto ai suoi amici: - Per me uno dei modi di verificare il valore di un‘opera è di chiedermi se ho voglia di stare con i protagonisti. Ho voglio di stare vicino a Ovod perfino durante la sua esecuzione.129

Anche Boris Polevoj130, di cui abbiamo già parlato prima, ammirava il romanzo, soprattutto il suo protagonista. Nel suo libro Silueti131,una raccolta di ricordi dello scrittore e giornalista in forma di racconti, si ricorda che nei suoi primiarticoli, che uscivano nel giornale

125Il membro dell‘organizzazione rivoluzionaria Narodnaia volia (La volontà del popolo) (1879-1887). L‘obiettivo dell‘organizzazione era costringere il governo russo ad attuare delle riforme democratiche. Il metodo principale della lotta politica era il terrore. 126Il nome del protagonista. 127Taratuta, Kniga vospominanij (Libro di ricordi), Ianus-K, Mosca, 2001, pp. 45-46. 128Quando Tvardovskij era a capo della rivista (1958-1970) Novij mir diventò il diffusore delle idee liberali nell‘arte; la letteratura e la critica pubblicate erano liberate dalle direttive del realismo socialista. Il famoso racconto sulla vita nei campi di lavoro forzato Una giornata di Ivan Denissovič di Aleksandr Issaevič Solţenizin venne pubblicato in questa rivista nel 1962 grazie a Tvardovskij. 129Taratuta, Ethel Lilian Voynich, in raccolta delle opere in 3 volumi, vol. 1, p. 34, Pravda, Mosca, 1975. 130Polevoj è uno pseudonimo, il vero cognome è Kampov. 131Polevoj, Silueti, Sovetskij pisatel, Mosca, 1978, p.8.

39 di scuola, si firmava con il nome d‘arte B. Ovod. Poi ricorda anche la storia del suo incontro con il romanzo:

Una volta quando avevo circa 12 anni mia madre mi ha dato un libro in rilegatura gialla, lo ricordo come se fosse oggi. - Leggilo. È il libro preferito di tuo padre, -disse. Tale affermazione evidenziava l‘altissimo impegno letterario della nostra famiglia. Mi ricordo che ero occupato e che avevo cominciato a leggerlo di malavoglia, ma dopo aver letto alcune pagine non avevo potuto staccarmi dal libro per due giorni. Da quel tempo intrepido, nobile e pungente Ovod è rimasto un mio amico per tutta la mia vita. Ho riletto il romanzo molte volte, ho visto i film ispirati al libro, in bianco e nero e a colori, ho assistito alle messe in scena in teatri diversi. Ogni volta qualcosa si aggiungeva all‘impressione percepita prima, qualcosa che non avevo osservato nel passato. È uno di quei libri felici, che si possono leggere molte volte e, ogni volta, traiamo ancora qualcosa di nuovo a seconda dell‘età, dell‘esperienza della vita, dell‘umore.132

Nikolaj Alekseevič Ostrovskij133 è stato uno scrittore sovietico che cita esplicitamente il titolo dell‘opera della Voynich e usa l‘immagine di Ovod nel suo romanzo Kak zakalialas’ stal (Come fu temprato l‘acciaio).134 Ostrovskij ha creato un romanzo dai tratti autobiografici135 in cui il protagonista principale ammira Felice Rivarez (Ovod). La questione dell‘autobiografia è importante perché permette di capire se l‘autore stesso si fosse ispirato, per l‘atteggiamento del protagonista della sua opera Pavel Korčaghin, a Ovod. Secondo le ricerche contemporanee di Evghenij Buzni136 sulla personalità e le opere di Ostrovskij, l‘immagine di Pavel Korčaghin è parzialmente autobiografica. Il ritratto psicologico del protagonista è profondo, se ne evidenzia l‘evoluzione e coincide con i pensieri dell‘autore, espressi nelle sue lettere e nel materiale d‘archivio. La vita di Ostrovskij è stata molto tragica come quella del suo protagonista Pavel Korčaghin. All‘età di 23 anni si ritrovò inchiodato al letto a seguito di una malattia reumatica infiammatoria, la quale comportava l‘ossificazione graduale delle articolazioni.

132Ibidem, p.59. 133Da non confondere con Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij (1823-1886), drammaturgo russo, fondatore del teatro russo moderno. 134La prima edizione fu pubblicata nella rivista mensile letteraria e politico-sociale Molodaia gvardia (La giovane guardia) dall‘aprile al settembre 1932. La riedizione corretta e completata fu pubblicata nella raccolta di opere di Ostrovskij, Molodaia gvardia, Mosca, 1889. L‘edizione italiana Come fu temprato l’acciaio, è edita da Mondadori, Milano, 1949. 135Nella critica letteraria sovietica il romanzo era considerato autobiografico, però la questione era stata aperta fino al 1989, quando l‘opera è stata ripubblicata e ci sono stati inseriti i capitoli mancanti, prima tagliati dalla censura, e anche delle lettere dello scrittore e dei documenti d‘archivio. 136Membro dell‘Unione di scrittori e giornalisti russi, socio corrispondente dell‘Accademia della letteratura russa, uno dei creatori del sito alla memoria di N.A. Ostrovskij: .

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Immobilizzato e cieco, fu costretto a dettare il suo romanzo Come fu temprato l’acciaio. Il suo protagonista Korčiaghin era membro dell‘organizzazione clandestina bolševica, aveva fatto la guerra civile, aveva avuto una vita intensa e piena di difficoltà e alla fine, colpito dalla stessa malattia, aveva scritto un libro ed era persino riuscito a pubblicarlo. Nel testo di Ostrovskij appare Ovod per la prima volta: Korčaghin aveva solo sedici anni circa quando partecipava alla guerra civile come soldato dell‘Armata rossa. Di sera gli uomini del distaccamento di ricognizione in cui era arruolato Pavel, riuniti intorno al fuoco, vedendolo leggere il romanzo della Voynich gli chiesero di leggerlo ad alta voce:

- Korčaghin, raccontaci, che cosa hai appreso dal libro? [...] - Compagni, questo libro si chiama Ovod, l‘ho preso in prestito dal commissario di leva del battaglione. Sono molto impressionato da questo libro e, se state tranquilli, ve lo leggo. [...] Finite di leggere le ultime pagine Pavel mise il libro sulle ginocchia e, guardando il fuoco, si fece pensieroso. Per qualche minuto tutti rimasero zitti, impressionati dalla morte di Ovod. Poi, rompendo il silenzio, Sereda disse - È una storia opprimente. – Allora, c‘è gente così al mondo? Nessun uomo avrebbe mai potuto sopportarlo senza avere uno scopo. Ci si potrebbe riuscire solo se si avesse un‘idea da difendere! Si sentiva che lui parlava con emozione. Il libro gli aveva fatto impressione.137

Quando Korčaghin fu gravemente ferito alla testa, si ritrovò in ospedale. Il medico curante ammirava il suo coraggio, la sua resistenza al dolore e scrisse nel giornale che Korčaghin non si lamentava quando gli trattavano la ferita, non gemeva mai e, alla domanda del medico «Perché», rispose:

Legga l‘opera Ovod e capirà.138

Dopo tutto c‘è un episodio, in cui Pavel spiega alla ragazza, che amava, perché avevano smesso distudiare ed era sparito:

- Non è solo per colpa mia, ma anche per colpa di Ovod, per il suo romanticismo rivoluzionario. I libri in cui si raccontava vivamente dei rivoluzionari coraggiosi, forti d‘animo e di volontà, intrepidi e devoti senza riserva alla nostra causa, mi facevano un‘impressione indelebile e mi provocavano il desiderio di essere simile a loro. Avevo provato un sentimento per te come Ovod sentiva l‘amore per Gemma. [...]

137Ostrovskij, Come fu temprato l’acciaio, Molodaia gvardia, Mosca, 1989, pp. 112-113. 138Ibidem, p. 127.

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Apprezzo l‘essenziale in Ovod: il suo coraggio, la sua tenacia assoluta, la sua abilità nel sopportare le sofferenze senza mostrarle agli altri. Apprezzo questo tipo di rivoluzionario, per il quale l‘individuale è nulla rispetto al bene comune.139

Come vediamo, il protagonista dell‘opera della Voynich accompagnava Korčaghin dappertutto. Cominciando dall‘età, quando era ancora ragazzo, lui l‘aveva idealizzato e cercava di seguirne i principi di vita. Ostrovskij è morto all‘età di trenta due anni, due anni dopo la pubblicazione del suo romanzo; ancora oggi la sua personalità serve da sostegno ed esempio per gli invalidi in Russia. Nella prefazione alla raccolta di opere della Voynich, la Taratuta menziona tra l‘altro il nome dell‘Eroe dell‘Unione Sovietica Aleksej Petrovič Maress‘ev e scrive che Ovod era anche il suo protagonista preferito. Ci interessa la figura di Maress‘ev in rapporto al romanzo di Polevoj Povest’ o nastoiaščem celoveke (La storia di un uomo vero).140 Il pilota sovietico Maress‘ev è stato il prototipo del protagonista dell‘opera di Polevoj Aleksej Meress‘ev.141 Ambedue, il vero Meress‘v e l‘omonimo protagonista del libro, sono stati gravemente feriti nel corso della Seconda Guerra Mondiale142 e per salvargli la vita in ospedale gli hanno amputato entrambe le gambe. Malgrado la disgrazia il pilota, nella vita e nel libro, impara a vivere con gli arti artificiali e ritorna al fronte. Fino alla fine della guerra abbatterà sette aerei nemici. Polevoj è stato uno dei giornalisti venuti in ospedale per intervistare il pilota. Successivamente Polevoj ha scritto un libro sull‘eroe. Nell‘opera di Polevoj non si dice niente del romanzo della Voynich, però un‘altra persona nota nell‘Unione Sovietica ha riunito nel suo libro i protagonisti dei due testi. Si tratta di Ûrij Alekseevič Gagarin.143 Nelle sue memorie144 Gagarin scrive:

Mi piaceva il film La storia di un uomo vero ispirato dal libro di Boris Polevoj. L‘avevo visto alcune volte e, anche il libro, l‘avevo letto qualche volta. È espressa bene la forza d‘animo dell‘uomo sovietico. Aleksej Maress‘ev, il prototipo del protagonista dell‘opera La storia di un uomo vero era più forte dei personaggi di Jack London che mi piacevano, percepivo meglio il suo stato d‘animo e i suoi desideri. Pensavo spesso cosa avrei fatto se mi fossi trovato in un pasticcio simile a quello di Maress‘ev. Dall‘epoca della mia infanzia mi piaceva l‘immagine di Ovod, creata da Ethel Lilian

139Ibidem, p. 248. 140La prima pubblicazione nel 1946. 141Nel libro il cognome è un po‘cambiato. 142Il 4 aprile 1942, vicino a Novgorod, nella Russia nord-occidentale. 143Conosciuto come il primo uomo nello spazio il 12 aprile 1961. 144Û.A. Gagarin, Doroga v kosmos. Zapiski liotcika-kosmonavta (La strada nello spazio. Memorie del pilota spaziale), Voennoe izdatel‘stvo ministerstva oboroni SSSR, Mosca, 1961, p.14, nella pagina web .

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Voynich nell‘opera omonima. Era l‘eroe preferito dei ragazzi. Leggevo: « Hidden on his breast was the handkerchief which Montanelli had let fall. It had been kissed and wept over all night, as though it were a living thing».145 Vedevo davanti a me questo fazzoletto spiegazzato, umido, impregnato di sale, sentivo chiaramente i colpi sparati dai soldati ad Ovod. Ovod, l‘amavo, ma mi ero innamorato di più di Maress‘ev. Egli era mio contemporaneo, viveva insieme a noi, sulla stessa terra, ed io avrei voluto incontrarlo, stringergli la mano.146

145Voynich, The Gadfly, pp.341-342. 146Gagarin, Doroga v kosmos. Zapiski liotcika-kosmonavta, p. 15.

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3.2. Le opinioni degli altri scrittori sovietici sul romanzo

Nell‘Unione Sovietica ci sono stati anche altri scrittori le cui opere sono stateinfluenzate dal romanzo della Voynich. Nel 1921 Pavel Andreevič Bliakhin (1886-1961) ha scritto un lungo racconto Krasnie d’iavoliata (I diavoletti rossi). Nella premessa147 l‘autore scrive che il suo libro è stato uno dei primi racconti dedicati agli avvenimenti della Guerra civile russa (1918- 1922). I protagonisti del libro sono due giovani gemelli, fratello e sorella, che avevano partecipato alla guerra come soldati dell‘Armata Rossa. All‘età di quindici anni la sorella, nel leggere l‘opera della Voynich rimase molto impressionata dalla morte tragica di Ovod e giurò a suo fratello di sacrificarsi e morire con lo stesso coraggio nella lotta per la libertà che aveva avuto Ovod. Adotta pertanto, come soprannome, quello di Ovod.148 Nel 1950 lo stesso Bliakhin nel lungo racconto autobiografico Na rassvete (All‘alba) rivela il ruolo del romanzo della Voynich nella sua vita. Aveva letto il libro quando aveva sedici anni nel 1903 e si ricordava che, leggendo la scena della fucilazione di Ovod, si vedeva regicida e sognava di diventare rivoluzionario il più presto possibile.149 Ricordiamo che Bliakhin, oltre ad essere stato scrittore, è stato un partecipante attivo alla rivoluzione e membro del partito. Veniamin Aleksandrovič Kaverin, un altro scrittore sovietico, ha creato l‘opera per i ragazzi Dva kapitana (Due capitani).150 Il protagonista principale Sania Grigor‘iev si paragona a Ovod quando la sua migliore amica non gli crede più. Egli è calunniato dalla gente, ma è innocente:

[...] Leggendo questo bellissimo romanzo trovavo che la storia di Ovod somigliava alla mia. Ero stato denigrato come Ovod; la ragazza, che Ovod amava, aveva rotto con lui, come Katia aveva fatto con me. Mi immaginavo che ci saremmo incontrati dopo 14 anni e che lei non mi avrebbe riconosciuto. Come Ovod, mi avrebbe chiesto guardando il mio ritratto: « - Who is it, if I may ask? - It is a portrait, taken in childhood, of the friend I told you about the other day… - Whom you killed?»151

147La prima edizione uscì nel 1923, Baku, Azerbaigian. 148Bliakhin, Krasnie d‘iavol‘iata, Sverdlovskoie kniţnoie izdatel‘stvo, 1960. 149Bliakhin, Na rassvete, il primo volume della trilogia Dni miatežnie (I giorni inquieti), Sovetskij pisatel‘, Mosca, 1961, pp. 9-13. 150Prima edizione è uscita nel 1944, poi c‘è stato un centinaio di riedizioni. 151Voynich, The Gadfly, p. 203.

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A quel punto lei sarebbe trasalita nel riconoscermi. Allora io le avrei gettato tutti i documenti che provavano la mia innocenza e l‘avrei abbandonata.152

Aleksej Silant‘evič Novikov-Priboj (1877-1944) è stato uno scrittore di marina. Aveva participato alla guerra russo-giapponese (1904-1905). I suoi ricordi della battaglia di Tsushima153 sono alla base dell‘opera Tsushima.154 Il romanzo è autobiografico. Aveva partecipato alla battaglia come semplice marinaio sulla corazzata Oriol. Racconta che nell‘equipaggio della nave c‘era l‘ufficiale Vassil‘ev, con cui Novikov intratteneva rapporti amichevoli. Tuttavia prima di avvicinarsi a lui, aveva riflettuto sulla personalità dell‘ufficiale ed aveva iniziato a sospettarlo quando gli aveva proposto di leggere l‘opera dellaVoynich:

Pensavo continuamente a Vassil‘ev. Che persona è? Perché si è sdegnato sulle imperfezioni della nostra squadra? E perché mi ha sbolognato il libro, che nessun ufficiale avrebbe consigliato ai nostri? Egli mi faceva una buona impressione. Ma non potevo accettare l‘idea che mi provocasse: i suoi occhi, la sua voce e tutto il suo aspetto non mi convincevano. Nondimeno non potevo credere che un ufficiale potesse mettersi dalla parte del popolo. Del resto, tra i rivoluzionari c‘erano degli ufficiali, tra cui anche quelli di grado superiore rispetto a Vassil‘ev.155

Nel 1950 Liubov‘ Timofeevna Kosmodem‘ianskaia ha scritto l‘opera Povest’ o Zoe i Šure (Il lungo racconto su Zoia e Šura), in cui si parla dei suoi figli morti nel corso della Seconda guerra mondiale. Un capitolo del libro è chiamato Ovod. Si narra di come Zoia, leggendo l‘opera, piangesse. Poi all‘età di diciotto anni la ragazza venne impiccata dai Tedeschi; secondo i testimoni, le sue ultime parole furono:

Per quanti di noi impiccheranno, non potranno impiccarci tutti, non potranno impiccare tutti i 170 milioni di persone che difendono l'Unione Sovietica.156

La scrittrice sovietica Liudmila Andreevna Iamščikova-Dmitrievna (1893-1978) prese per la sua attività letteraria lo pseudonimo di Arthur Felice, formato dal doppio nome dei suoi eroi letterari preferiti: Arthur Burton – Felice Rivarez. Una delle sue opere per bambini porta il titolo Pod znamenem Garibaldi (All‘insegna di Garibaldi), però il romanzo fantastico non ha un rapporto diretto col testo della Voynich. Nel libro di Aleksandr Šarov (al secolo: Šer

152Kaverin, Dva kapitana, Izdatel‘stvo Detskoj literaturi, Mosca, 1957, p. 94. 153L‘ultima e la più importante battaglia della guerra, 27 maggio-28 maggio 1905. 154Novikov-Priboj, Tsushima, romanzo in 2 volumi, Pravda, Mosca, 1985. 155Ibidem, p. 85. 156M.M. Gorinov, Zoia Kosmodem’ianskaia (1923-1941), in Otecestvennaia istoria (La storia nazionale), la rivista accademica sulla storia russa, fasc. 1, 2003, pp. 77-92.

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Izlailevič Nûrenberg) Putečestvie prodolţaetsia (Il viaggio continua)157 la protagonista legge Ovod e passa ore a meditare sul romanzo. Šarov è stato scrittore di racconti fantastici e per bambini. In un altro libro per bambini Gornij veter (Vento di montagna)158 di Serghej Venediktovič Sartakov il protagonista vuole emulare la vita di Ovod. Il protagonista del lungo racconto di Arsenij Ivanovič Rut‘ko Povest’ o pervomm podvighe (Il racconto della prima impresa gloriosa)159 legge Ovod della Voynich e decide di immolare la propria vita seguendo l‘esempio di Ovod. Rut‘ko è stato autore di libri per bambini incentrati sul tema della rivoluzione del 1917 e della Guerra civile russa (1918-1922).160 Dopo aver visionato i testi influenzati dal romanzo e i testi in cui l‘autore esplicitamente si riferisce all‘opera della Voynich, possiamo arrivare alla conclusione che la maggior parte dei libri sia stata destinata ai giovani allo scopo di essere un esempio di coraggio per gli adolescenti sovietici. Inoltre sono frequenti i collegamenti fra la vita reale e la letteratura. Lo scrittore Novikov-Priboj essendo impressionato dal protagonista dell'opera di Voynich nel suo romanzo Tsushima descrive sé stesso e menziona il romanzo della scrittrice. Il simile fa Ostrovskij nella sua opera con i tratti biografici Come fu temprato l'acciaio.

157È uscito nell‘URSS nel 1954. 158È uscito nell‘URSS nel 1957. 159È uscito nell‘URSS nel 1958. 160Tutto il paragrafo è scritto in base alla Nota biografica di Farsetti, in Il figlio del cardinale, Roma, Castelvecchi, 2013, pp. 373-374.

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Parte seconda. Ricezione del romanzo in Italia

Capitolo 1. Il protagonista principale, l‘opera, l‘autrice

1.1. Il Tafano

In Russia e negli altri paesi dell‘Unione Sovietica i lettori si sono sempre interessati alla ricerca del prototipo del protagonista principale dell‘opera, il Tafano. Prendiamo come punto di partenza alcuni elementi emersi dall‘analisi di Alessandro Farsetti e Stefano Piastra che hanno cominciato già ad esaminare la figura di Arthur e procediamo. Prima di tutto l‘immagine di Arthur viene dall‘infanzia della Voynich.161 Alla piccola Ethel piaceva molto ascoltare la storia del conte Castellamare e Carlo Poerio,162 due esuli italiani. Dopo la prima guerra di indipendenza italiana, nel 1849 erano stati condannati a diciannove anni di prigione a Napoli, ma nel 1858 grazie al rapporto scritto da William Ewart Gladstone, un politico liberale britannico, in cui erano state denunciate le condizioni disumane della carcerazione, essa era stata sostituita con l‘esilio dalla patria e l‘ergastolo nell‘America del Sud. Però nel 1859 quando la nave con Castellamare, Poerio e altri esuli raggiunse l‘Oceano Atlantico, i passeggeri chiesero al capitano di cambiare rotta e andare verso le isole britanniche. Dopo lo scoppio di una rivolta a bordo il comandante accolse la richiesta. Una volta sbarcati sulla costa irlandese, vicino a , il padre di Ethel, George Boole, aveva dato asilo ai profughi. A quell‘epoca Ethel non era ancora nata ma, avendo ascoltato da bambina il racconto di quei fatti ed essendo di carattere impressionabile, si immaginò quegli esuli italiani vivi, come se li avesse visti di persona e li avesse lei stessa aiutati. Qui si possono notare dei punti di riferimento con la vita di Arthur il quale era partito per l‘America. Così era diventato un esule italiano volontario, subito dopo aver organizzato la messa in scena del proprio suicidio. Cioè i personaggi di Arthur, Felice Rivarez e il Tafano che vengono presentati nel libro risalirebbero nell‘immaginazione della Voynich all‘epoca lontana della sua infanzia.

161Natalia Klevalina, Zitadel’ Ethel Lilian Voynich (Il caposaldo di Ethel Lilian Voynich), l‘articolo nella rivista Vokrug sveta (Attorno al mondo, la più vecchia rivista russa sulla geografia etnografica, fondata nel 1860), fasc. 7, luglio del 2005, nella rubrica La gente e il destino, versione elettronica nella pagina web . 162Si veda Francesco-Saverio Baldachini-Gargano, Della vita e dei tempi di Carlo Poerio, Napoli, Stamperia della R. Università, 1867, pp. 17-18.

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La seconda fonte d‘ispirazione dell‘immagine del Tafano è il ritratto di un giovane italiano del Cinquecento vestito di nero che un giorno Ethel aveva visto al Louvre. Era successo nel 1885163 quando Ethel Boole, dopo aver finito i suoi studi nel conservatorio di musica a Berlino, era andata a fare un giro in Europa. Aveva vissuto a Parigi per circa un anno. Il ritratto era nel Salone Quadrato del Louvre, dove tutti andavano ed ancor oggi vanno ad ammirare la Gioconda. Nondimeno Ethel ci andava per guardare Il ritratto d’uomo del 1510 del pittore fiorentino Francesco di Cristofano, detto il Franciabigio (1482-1525). Le piaceva a tal punto che vi si recava sempre e, prima di partire da Parigi, ne ordinò una copia. Nel 1955 il quadro ancora era appeso alla parete del suo appartamento; lì l‘avevano visto i giornalisti sovietici quando la Voynich spiegò loro la relazione del ritratto con Arthur. Il personaggio del quadro aveva lo sguardo pensoso ed era vestito di nero, così come la Voynich che, da giovane, si vestiva del medesimo colore influenzata dall‘immagine del repubblicano Mazzini. La figura di Giuseppe Mazzini sembra riflessa nell‘immagine del giovane Arthur. La Voynich menziona il suo nome nella sua lettera a Polevoj164, in cui spiega l‘origine del Tafano. È doveroso tuttavia precisare che l‘autrice non scrisse mai di aver adattato i tratti del carattere, le idee o i fatti della vita di Mazzini alla personalità di Arthur. L‘unico riferimento in proposito viene dalla testimonianza di Ann Neal, la socia che viveva assieme alla Voynich a New York, la quale rileggendo le note biografiche che precedono I doveri dell’uomo di Mazzini, aveva richiamato l‘attenzione della scrittrice sui molti particolari nel testo che avevano potuto influenzare la creazione dell‘immagine di Arthur.165 La Voynich aveva letto gli scritti di Mazzini da giovane ed era stata impressionata dai suoi pensieri. Poi forse aveva inserito inconsapevolmente alcuni tratti mazziniani nell‘immagine di Arthur. Riconosciamo nel giovane Arthur il giovane Mazzini.166 C‘è la stessa idea romantica del genio, del profeta, dell‘apostolo della fede religiosa che doveva portare la gente verso l‘unificazione d‘Italia. Inoltre, Mazzini era appassionato dell‘opera di Dante De monarchia, che aveva influenzato molto la sua concezione del mondo. Arthur, venuto un giorno al seminario per vedere Montanelli, trovò il De monarchia sul tavolo del padre e dopo aver

163Taratuta, Ethel Lilian Voynich, in raccolta delle opere in 3 volumi, vol. 1, p. 34, Pravda, Mosca, 1975, pp.11- 12. 164In E.L. Voynich, Raccolta di opere in 3 volumi, 3 vol., lettere, Pravda, Mosca, p. 450-451. 165Questo è successo quando Voynich aveva già novantatre anni e doveva ricordarsi della modalità di stesura di Il figlio del cardinale (dunque sessant‘anni prima) e dei fatti della sua lunga vita e lo faceva insieme con Ann Neal, la quale era attacata alla famiglia dei Voynich da molti anni. 166Francesco de Sanctis, Giuseppe Mazzini, Politico, Filosofo, Letterato, versione elettronica nella pagina web .

48 cominciato a leggere il libro, non riuscì più a staccarsene finché Montanelli non apparve in biblioteca. La Giovine Italia, fondata da Mazzini nel 1831, era concepita come un movimento d‘avanguardia, di persone eroiche appassionate dall‘idea della liberazione dell‘Italia e del rinnovamento della società con una forte impronta religiosa. Tutto questo sembra molto vicino ai pensieri di Arthur, descritti dall‘autrice nella prima parte. Il suo profeta, il suo apostolo, una sorta di capo spirituale, era Montanelli, che doveva diventare il liberatore dell‘Italia dagli austriaci, il creatore di una repubblica libera con, a capo, l‘unico signore, il Cristo. Lui vede i suoi amici, appunto Gemma, accanto a lui nella lotta per una stessa causa comune. Inoltre nel romanzo sono descritti gli avvenimenti storici collegati alla Giovine Italia. L‘arresto e l‘incarcerazione di Arthur descritti nel romanzo facevano parte dei tentativi insurrezionali studenteschi avvenuti negli anni 1833-1834 in Toscana, Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna. Per di più la Voynich inserisce nell‘opera il noto motto mazziniano ―Dio e popolo‖. Se nell‘immagine del giovane Arthur si possono identificare alcune caratteristiche di Giuseppe Mazzini, nella figura di Felice Rivarez si manifestano alcune somiglianze con l‘altro personaggio famoso del Risorgimento, Giuseppe Garibaldi. Al di là delle coincidenze forse volute dalla Voynich tra gli spostamenti di Garibaldi e del Tafano dall‘Italia al Sud America e ritorno, ci sono ancora altre allusioni a Garibaldi nell‘opera, rilevate da Piastra.167 Il ricercatore segnala il parallelismo creato dalla scrittrice tra Garibaldi e il Tafano, il quale in tale modo avvicina l‘eroe del libro all‘Eroe dei due mondi. Si tratta dell‘episodio del romanzo che ha luogo a Marradi, un piccolo villaggio vicino a Brisighella. Il Tafano arriva in Emilia-Romagna per discutere del problema del contrabbando delle armi dal Granducato di Toscana allo Stato Pontificio. L‘autrice descrive l‘incontro del Tafano con due cospiratori, avvenuto nell‘osteria di Marradi al fine di ottenere ulteriori informazioni sulla loro impresa. Durante la loro conversazione nell‘osteria entra una spia degli austriaci, ma il Tafano, Michele e Gino riescono a non palesarsi. Piastra ha rilevato la corrispondenza di questo episodio con un fatto noto della vita di Garibaldi e descritto da Francesco Mini nella sua monografia storica Il trafugamento di Giuseppe Garibaldi dalla pineta di Ravenna a Modigliana ed in Liguria.168 Lì il caso è testimoniato dalla figlia dell‘oste che si trovava nella stessa stanza e aveva visto Garibaldi e Giovan Battista Culiolo, soprannominato anche ‗Maggiore‘ o ‗Capitano Leggero‘, uno dei più fedeli uomini di Garibaldi.

167Piastra, I luoghi di un romanzo, tra realtà e rappresentazione, in Il figlio del cardinale, p. 333, Farsetti, Piastra, The Gadfly di Ethel Lilian Voynich: nuovi dati e interpretazioni, pp. 44-45. 168 Si può trovare nella pagina web .

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Questa scena, riprodotta dalla Voynich nell‘opera, sembra una invenzione fantastica somigliante a quella di Alexandre Dumas, come attesta anche Mario Curelli nella sua breve presentazione della scrittrice inglese:

Ambientato nel periodo dei moti carbonari pre-risorgimentali, questo romanzone pieno di spie, tradimenti, sparizioni, ritorni e vendette nello stile del Conte di Montecristo, ha per eroe byroniano, un giovane rivoluzionario, Arthur Burton [...].169

Nonostante questo spirito d‘avventura, come possiamo costatare, la Voynich basa il testo su avvenimenti storici e avvicina i suoi protagonisti a persone reali. Per continuare con il tema delle spie soffermiamoci su un prototipo del Tafano che sembrerebbe del tutto reale, malgrado i dubbi che potrebbe suscitare. Si tratta di una spia britannica conosciuta come Sidney Reilly, soprannominata Asso delle spie, la quale è anche stata il prototipo di James Bond dell‘autore .170 Molti ricercatori di provenienza occidentale qui citati hanno avallato più o meno l‘ipotesi del legame tra il Tafano e Sidney Reilly (Ann Fremantle, Laurens Davies, Pamela Blevins, Alessandro Farsetti). Il primo però, che scrisse su questo argomento, è stato Tibor Szamuely,171 uno dei fondatori del partito comunista ungherese. Ci sia concessa qualche parola sulla personalità di Sidney Reilly. Si tratta di una storia molto intricata, forse perché parzialmente inventata dallo stesso. La versione più accreditata172 parlerebbe di un ebreo, nato ad Odessa in Ucraina, che faceva parte dell‘Impero Russo nel 1873. Il suo vero nome sarebbe stato Georgi Rosenblum e avrebbe lavorato come spia britannica per Scotland Yard, per l‘ufficio di controspionaggio e per l'agenzia di spionaggio estero della Gran Bretagna. Si racconta un episodio della sua vita sul quale, però, non ci sarebbe garanzia di certezza. Nel 1895 avrebbe conosciuto E.L. Voynich e, fra loro, sarebbe nato un amore o una passione. Insieme sarebbero partiti per l‘Italia e li, si sarebbe sfogato con la Voynich e le avrebbe raccontato la sua vita, dopo di che si sarebbero lasciati. La Voynich avrebbe poi attribuito le vicende di vita di Rosenblum alla storia del giovane Arthur (dalla morte della madre fino al ritorno dall‘America del Sud).

169Curelli, Ethel Lilian Voynich, in Scrittori inglesi a Pisa. Viaggi, sogni, visioni dal Trecento al Duemila, ETS, Pisa, 2005, p. 307. 170Farsetti, Riprendendo i fili di un’opera dimenticata, p. 355. 171Tibor Szamuely, The Gadfly and the spy, in Spectator, il 16 maggio del 1968, p. 9, alla pagina web . 172Robin Bruce Lockhart, Reilly: Ace of Spies, Penguin Books, 1967.

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Così, Robin Bruce Lockhart, il cui padre Sire Robert Bruce Lockhart collaborava con Sidney Reilly e ne era amico, avrebbe descritto questo episodio.173 Tuttavia già nel 1968, quindi soltanto un anno dopo la pubblicazione della biografia di Reilly da parte di Lockhart, Timor Szamuely scrisse che una tale versione dei fatti non sarebbe stata affatto possibile, perché:

The Gadfly is Sidney Reilly...with one crucial difference: so far from having been a revolutionary, Reilly was the Bolsheviks ‗deadliest and most determined opponent, the author of a dozen conspiracies against the Soviet regime. He is the only foreign spy whose name is known to every educated Russian. It is possible to imagine anything more weird than the fact of Soviet Russia‘s most revered literary hero being based upon the real life character of their greatest enemy?174

La Blevins nel suo articolo sulla Voynich ha confrontato le date cruciali della vita della scrittrice e della spia e ne ha ricavato la stessa conclusione. Infatti è noto che l‘idea dell‘opera sarebbe venuta alla Voynich ancora nel 1885, quando Georgi Rosenblum aveva soltanto undici anni e che nel 1895 l‘opera era quasi finita. Inoltre la Blevins è stata in corrispondenza con Andrew Cook, il quale scrisse un‘altra biografia di Reilly175, e le avrebbe spiegato che:

[...] it is not likely that Ethel Voynich had an affair with Reilly since anecdotal family sources indicate that Ethel‘s sexual preferences may well have precluded a romantic attachment to Rosenblum [Reilly], or indeed any other man, come to that.176

Inoltre Cook afferma che le tendenze sessuali della Voynich sarebbero state indifferenti al fascino maschile. Allora, seguendo il ragionamento di Cook, il matrimonio della Voynich con Wilfrid Voynich sarebbe stato solo di facciata. Cook tuttavia tende a dare credito alla versione che Sidney Reilly avrebbe usato la biografia del Tafano, inventata dalla Voynich, per presentare la storia della propria vita. Anche la Blevins scrisse che Taratuta e Polevoj conoscevano questi dettagli della vita della scrittrice, ma non volevano divulgarli in Unione Sovietica, dove l‘autrice e il suo protagonista erano idealizzati come dei veri e propri eroi. L‘ultimo prototipo del Tafano è Cristo o, più esattamente, si potrebbe pensare di proporre un confronto con Cristo. Il tema religioso dell‘opera è già stato analizzato da

173Blevins, Ethel Voynich. Revolutionary, Novelist, Translator, Composer, 2005, nella pagina web . 174Tibor Szamuely, The Gadfly and the spy. 175Andrew Cook,The Ace of Spies, the True Story of Sydney Reilly, Stroud, Gloucestershire: Tempus 2004. 176Blevins, Ethel Voynich. Revolutionary, Novelist, Translator, Composer.

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Farsetti. Lui chiama questo argomento il ―vangelo rovesciato‖. Esamina tutta la struttura evangelica dell‘opera dall‘epigrafe e dalle citazioni bibliche nel testo fino ai paragoni di Montanelli con Dio-padre e Arthur con Gesù Cristo. Alla fine giunge alla conclusione seguente circa il tema del confronto Arthur-Cristo:

[...] il Tafano si eleva alla pari o sopra a Cristo, assumendo un‘aura ―laicamente‖ sacrale; ciò equivale tuttavia a disintegrare il dogmatismo della religione, in nome di una professione di fede che abbia come oggetto l‘impegno civile attivo. Non si fa l‘Italia aspettando un dio invisibile e di dubbia esistenza, ma con il nostro sacro e concreto agire, cosicché – divenuti eroi – prenderemo il posto degli idoli abbattuti [...].177

Se ricordiamo lo studio della Mitiaghina sull‘immagine della religione nel romanzo, non possiamo che ammettere che la conclusione della Mitiaghina sia simile – cioè che cerchi di dimostrare il bisogno di sostituire il Cristo. Nondimeno l‘analisi del Farsetti ci pare più coerente. Inoltre non si può dimenticare che non ci sono informazioni chiare a proposito dell‘attegiamento della Voynich verso la fede. Nella prima parte abbiamo provato a ricostruire il ruolo della religione nella vita della scrittrice, ma siccome mancano dati biografici certi, la questione rimane aperta. In conclusione anche se il prototipo evangelico del Tafano pare essere alla base della concezione dell‘intera opera, tuttavia esso conduce, per i motivi di cui abbiamo discusso, alla negazione della fede intesa come pratica della dottrina cristiana.

177Farsetti, Piastra, The Gadfly di Ethel Lilian Voynich: nuovi dati e interpretazioni, p. 53 (si tratta del secondo paragrafo scritto da Farsetti).

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1.2. L’autrice e l’opera

Il romanzo si colloca tra la Russia (con lo sfondo biografico della Voynich) e l‘Italia (con il contenuto storico dell‘opera). Farsetti nota un triplo parallelismo nell‘opera che lega la scrittrice con il suo protagonista e con il protagonista principale della storia cristiana:

Le analogie biografiche più evidenti con il Tafano sono: un rapporto difficile con la religione, la scrittura e l‘attività rivoluzionaria. [...] Tra l‘altro è curioso che il libro venisse pubblicato quando lei aveva trentatre anni, nonostante il romanzo fosse pronto da più di un anno e mezzo, come se l‘autrice avesse aspettato quell‘età per creare un ulteriore parallelismo con il proprio personaggio (e con Cristo).178

Nella prima parte del presente lavoro è stato già affrontato il discorso sulla Voynich come scrittrice rivoluzionaria che faceva parte della Società degli amici della libertà russa. Sappiamo che si occupava della divulgazione della letteratura proibita in Russia attraverso Leopoli, che aiutava Stepniak-Kravcinskij nella correzione in inglese dei suoi articoli rivoluzionari e che traduceva lei stessa delle opere di autori russi in cui si sentiva lo spirito rivoluzionario. Nel suo saggio Farsetti si riferisce anche all‘articolo di Courtney di cui abbiamo già parlato. Anche Courtney nota la stessa tendenza autobiografica della scrittrice:

We seem, moreover, to catch here and there a personal note, as though the author herself had taken sides with her hero against the world. Mrs Voynich is not neutral in her creations as an artist should be.179

È scontato sottolineare che ogni testo creato da un autore contenga, se non dichiarati elementi autobiografici, almeno tracce della sua esperienza di vita, dei suoi sentimenti, delle sue emozioni e delle sue impressioni. L‘opera della Voynich non fa eccezione. Prima di sparire dalla casa dei suoi fratelli inglesi Arthur aveva mandato in frantumi il crocifisso di terracotta, rompendo così con la sua fede cristiana. La rinuncia alla religione potrebbe essere collegata agli avvenimenti della vita della Voynich. Nella prima parte abbiamo già parlato un po‘ dell‘atteggiamento della scrittrice circa la questione religiosa e abbiamo anche detto che questo punto della sua biografia è difficile da approfondire anche

178Farsetti, Riprendendo i fili di un’opera dimenticata, p. 348. 179Courtney, The feminine note in fiction, Chapman & Hall, London, 1904, p. 163, nella pagina web: .

53 perché non esistono molti dati su questo aspetto. Tuttavia abbiamo mostrato che è possibile che le sue convinzioni sulla religione fossero cambiate nel corso della sua vita. L‘origine della svolta sul tema della religione potrebbe essere ricollegata ad un fatto accaduto durante la sua infanzia.180 All‘età di otto anni la ragazza si era gravemente ammalata e durante il periodo di degenza la madre l‘aveva mandata da suo zio, che abitava in campagna, nella contea del Lancashire. Nonostante la sua professione di direttore di miniera, lo zio era un fanatico protestante e credeva che la sua vocazione princiale fosse la redenzione dei peccati umani. Un giorno accusò la nipote di aver rubato dello zucchero. Lei si dichiarò innocente ma, offesa della colpa attribuita, rimase in silenzio. Per punizione, lo zio la chiuse a chiave in una stanza oscura. Pur avendo avuto molto paura, la bambina non gridò e si assunse la responsabilità dell‘accaduto. A quel punto lo zio aprì la porta e la minacciò per farla confessare. Lei allora promise che si sarebbe lasciata annegare nello stagno. A queste parole lo zio la lasciò andare ma, al rientro a Londra lei era ancora in preda ad un forte esaurimento nervoso. L‘accaduto potrebbe sembrare insignificante; in realtà però causò delle gravi conseguenze. Come scrive la Klevalina, quando rimase al buio Ethel si rivolse in preghiera al conte Castellamare, (evocato invece di pregare Dio) nella speranza che venisse a salvarla. Non contava più nell‘aiuto di Dio, perché non capiva le ragioni della differenza fra il Dio dello zio e il Dio a cui si era abituata, buono e pietoso, che tuttavia non era venuto e non l‘aveva difesa. Anche Arthur, a pensarci bene, aveva cominciato a mettere in dubbio l‘esistenza di Dio quando aveva saputo che il sacerdote, padre Cardi, aveva tradito il segreto della confessione:

Arthur turned away in silence. On the wall hung a large wooden crucifix; and his eyes wandered slowly to its face; but with no appeal in them, only a dim wonder at this supine and patient God that had no thunderbolt for a priest who betrayed the confessional.181

Arthur si era fidato di lui e, in sede di confessione, gli aveva raccontato che aveva provato un sentimento di gelosia per Gemma a causa di un suo compagno d‘organizzazione. L‘astuto sacerdote, che lavorava per gli austriaci, era riuscito a farsi dire il nome

180È anche raccontato nell‘articolo di Klevalina. 181Voynich, The Gadfly, p. 68.

54 dell‘organizzazione, Giovine Italia, e il nome del suo compagno, Giovanni Bolla. In tal modo, Arthur si sentì responsabile di aver tradito i suoi amici e la loro causa comune. Il parallelismo con il Tafano ci sembra naturale. Sorge la domanda: perché crearne uno con la figura di Cristo? La risposta che abbiamo trovata è soltanto una: per provocare lo sdegno e l‘ira del mondo cristiano, dato che il fatto di paragonarsi con il Cristo sembra un‘operazione sacrilega. Per giunta quando questo Cristo è raffigurato come ateo l‘indignazione cresce. Però nella prospettiva storica appunto tale rappresentazione di Cristo crea un legame speculare tra la Russia sovietica, dove l‘opera è apprezzata a causa del comunismo, e l‘Italia cattolica, dove essa è negata per la stessa ragione. A questo proposito riteniamo necesario prendere in considerazione il saggio di Maria Pia Casalena182 Tra poesia e storiografia: l’immagine della nazione negli scritti storici di donne italiane, 1861-1915. Nel saggio sono analizzate le idee e le particolarità degli scritti storici delle donne straniere che si erano dedicate all‘Italia: l‘inglese Jessie White Mario (Della vita di Giuseppe Mazzini, 1891) e la tedesca Ludmilla Assing (In memoria di Giovanni Grilenzoni,1869). Esaminando la scrittura di White Mario, Casalena giunge alla conclusione che:

Jessie White Mario identifica alla fine la nazione italiana con il popolo, e la sua élite naturale con le forze della democrazia. Tutti gli altri, i ‗tiranni interni‘, a ben vedere, non appartengono se non limitatamente alla comunità nazionale: sono estranei al suo spirito e riottosi alla sua autentica volontà. L‘Italia nelle loro mani non è la grande nazione spirituale e romantica dei profeti e dei martiri, ma una copia in tono minore della ‗geometrica‘ Francia napoleonica resa ancor più vile dal persistente potere feudale della Chiesa e dei ceti. [...] Anzi, ciò che la White aborriva era proprio l‘immagine della nazione, retta dalla monarchia paterna e desiderosa di riconciliarsi con l‘autorità religiosa, che si voleva far passare anche negli scritti storici e biografici per le scuole, e per le famiglie.183

Come possiamo capire, l‘attegiamento di White Mario verso la Chiesa italiana è molto negativo in quanto essa soffocherebbe lo sviluppo democratico in Italia e ostacolerebbe il raggiungimneto della libertà nazionale. Dunque, vediamo la grande somiglianza dei suoi pensieri con quelli espressi nell‘opera della Voynich. Nel riassunto dello scritto di Ludmila Assing dalla Casalena si riconoscono i sogni del giovane Arthur nei confronti dell‘Italia e le parole del Mazzini. Cioè ambedue, la Assing e la Voynich, seguono le idee del grande patriota italiano:

182Ricercatrice al Dipartimento di Storia Culture Civiltà, all‘Università di Bologna. 183Casalena, Tra poesia e storiografia: l’immagine della nazione negli scritti storici di donne italiane, 1861- 1915, nella pagina web < www.sissco.it/.../immaginazione/casalena.rtf>.

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I ―patrioti‖ per i quali l‘Italia ―si è distinta‖ come madre esemplare, hanno infatti formato una ―falange numerosa‖ che ha combattuto contro i suoi nemici ―spiegando la bandiera della libertà‖. Questi individui eletti hanno dimostrato di possedere ―la fede e l‘abnegazione di apostoli‖: hanno intrapreso l‘―apostolato della libertà‖, e hanno dato vita alla ―chiesa militante della democrazia italiana‖. Oltre che apostoli, e martiri, questi eletti sono stati dei profeti degni di venerazione in un prossimo futuro di democrazia: ―I grandi uomini che precorrono le moltitudini, e che patiscono per le loro idee, non patiscono invano‖, perché sono ―Cittadini dell‘avvenire [che] preparano la via del progresso umano‖.184

Ci sembra che l‘ultima frase di questa lunga citazione rappresenti in modo esplicito la concezione della Voynich espressa alla fine del romanzo durante la fucilazione del Tafano. Tali figure come la White Mario e la Assing e anche della stessa Voynich hanno trovato la loro rappresentazione nell‘opera Il Tafano. Dal nostro punto di vista, nel romanzo c‘è una protagonista messa a paragone con l‘autrice, è Gemma, una giovane donna che, pur essendo straniera, si è dedicata alla causa italiana. Nello stesso modo può essere concepita la Voynich che si identificò con la causa russa nel corso della sua vita. Ricollegandoci a quel passo del romanzo in cui si parla di Gemma nel 1846 (quando rientra il Tafano) possiamo vedere meglio questa correzione:

- […] Then do you intend to work on one of the new papers these good folk here are preparing to start? - I thought of doing so. There is always a great deal of practical work to be done in starting any paper - printing and circulation arrangements and… - How long are you going to waste your mental gifts in that fashion? - Why ―waste‖? - Because it is waste. You know quite well that you have a far better head than most of the men you are working with, and you let them make a regular drudge and Johannes factotum185 of you. Intellectually you are as far ahead of Grassini and Galli as if they were schoolboys; yet you sit correcting their proofs like a printer's devil.186

Questo frammento del dialogo fra il Tafano e Gemma potrebbe somigliare a una delle conversazioni che forse furono fatte fra Kravcinskij-Stepniak e la Voynich. Grazie alla Taratuta, sappiamo che la Voynich era stata segretaria della Società degli amici della libertà

184Ibidem. 185Esperto di tutto, maestro in niente. 186Voynich, The Gadfly, 204-205.

56 russa e che appunto Stepniak le aveva proposto di scrivere un romanzo rivoluzionario per realizzarsi in quell‘attività letteraria, in cui dimostrava di possedere indubbie capacità. Gemma diventa una raffigurazione delle donne straniere che si sono dedicate alla causa italiana. Nasce la domanda: perché hanno deciso di unire la propria vita al destino di un altro paese, perché non sono rimaste in patria e non si sono occupate dei problemi del proprio paese? Dopo aver conosciuto sia pur brevemente lo svolgersi della loro vita, si nota la particolarità biografica comune a tutte: erano sposate con patrioti italiani. Quindi, forse l‘amore verso il proprio uomo le conduceva all‘amore per il suo paese. Nel caso della Voynich si deve precisare che anche lei aveva questo interesse, però verso un russo con cui non avrebbe potuto mai sposarsi perché lui aveva già la sua famiglia.187 La Voynich, di conseguenza, avrebbe scritto un romanzo sugli eventi rivoluzionari russi, camuffati sotto quelli italiani.188

187Si tratta di Stepniak-Kravcinskij, è la versione molto sviluppata dalla Taratuta nel suo libro Our friend Ethel Lilian Voynich. 188È una delle ipotese, sviluppata già nella prima parte della tesi.

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Capitolo 2. I motivi della mancata pubblicazione dell‘opera in Italia tra fine Ottocento e il primo Novecento

2.1. Motivi politici, economici, sociali

Per quanto riguarda la storia dell‘edizione del romanzo The Gadfly, sappiamo che venne pubblicato prima negli Stati Uniti nel giugno del 1897 dalla casa editrice di Henri Holt and Company di New York, e dopo tre mesi (settembre del 1897) apparve in Inghilterra edito dalla casa editrice Heinemann di Londra. Sorge spontanea la domanda se e quando ―l‘opera inglese, basata sul Risorgimento, movimento per l‘unificazione e l‘indipendenza italiana, venga pubblicata anche in Italia‖. Ebbene, la pubblicazione in Italia verrà fatta soltanto dopo quasi sessant‘anni, nel 1956. Farsetti nel suo saggio alla seconda edizione dell‘opera nel 2013 scrive:

È lecito pensare che E.L. Voynich tentasse di pubblicare il romanzo anche in Italia: forse la copia del libro con dedica dell‘autrice appartenuta a Giorgina Crauford, moglie inglese di Aurelio Saffi e convinta repubblicana (ora presso il fondo Saffi della Biblioteca comunale di Forlì), fu donata nella speranza che lei (o altri) ne realizzassero una traduzione. Le carte di archivio di Giorgina Saffi sono attualmente in gran parte conservate presso la Biblioteca comunale dell‘Archiginnasio (Bologna), ma dai pochi contributi critici sul tema non emerge alcun riferimento circa il probabile rapporto tra lei ed E.L. Voynich.189

In seguito alle ricerche da noi svolte presso la Biblioteca comunale dell‘Archiginnasio di Bologna, purtroppo non è stata trovata nessuna menzione sulla Voynich o sul suo testo nei documenti di Giorgina Saffi. Nella monografia di Liviana Gazzetta190 il cognome della scrittrice inglese non appare affatto. Farsetti tentando di capire i motivi della mancata pubblicazione del romanzo in Italia avanza l‘ipotesi di un romanzo ―scomodo‖ di fine Ottocento. Abbiamo già accennato alla sua scomodità riguardo alla pubblicazione in Russia, dove uscì in traduzione un anno dopo la sua apparizione in inglese. Adesso proviamo a capire perché non sia stato pubblicato in Italia l‘anno successivo. Il punto di vista di Farsetti è che nell‘opera si alluda non tanto all‘epoca risorgimentale quanto a quella seguente l‘unificazione d‘Italia. Il ricercatore pone l‘esempio dell‘anacronismo collegato alla setta rivoluzionaria degli Accoltellatori. Secondo Farsetti

189Farsetti, Riprendendo i fili di un’opera dimenticata, in Il figlio del cardinale, p. 353. 190Gazzetta, Giorgina Saffi: contributo alla storia del mazzinianesimo femminile, F. Angeli, Milano, 2003.

58 questo anacronismo non sarebbe dovuto ad uno sbaglio o distrazione dell‘autrice, ma sarebbe intenzionale. Gli Accoltellatori191 organizzarono delle rivolte antimonarchiche dopo la data ufficiale dell‘Unità italiana, dando voce a quell‘insoddisfazione verso il sistema statale stabilizzato. La congettura di Farsetti è che il nome della setta rinviasse «alla carica eversiva del romanzo» il quale «non celebra[va] il Risorgimento, ma allude[va] all‘attualità italiana postunitaria»192, caratterizzata dalle disillusioni nate dopo l‘avvenuta stabilità. Dunque, l‘opera non sarebbe stata né pubblicata in Italia né tradotta in italiano subito dopo la sua apparizione in inglese nel 1897 a causa degli echi di precedenti avvenimenti politici. Che cosa si intende esattamente con la parola echi? Lo storico Pierre Milza nel suo libro Storia d’Italia menziona la ―crisi di fine secolo‖ (1896-1901):

Le trattative diplomatiche e le tensioni parlamentari [...] si svolsero sullo sfondo di gravi conflitti sociali a cui il governo Pelloux193 [...] e il governo Saracco194 [...] risposero con una brutale repressione. Con il movimento insurrezionale del Mezzogiorno, si apre all‘inizio del 1897 un periodo di disordini che durerà poco più di quattro anni, solitamente indicato dalla storiografia italiana come la ―crisi di fine secolo‖.195

La descrizione di Milza196 della situazione del paese alla fine del secolo fa venire in mente alcune immagini, similari, della rivoluzione russa all‘inizio del secolo successivo. Il processo d‘unificazione italiano, ufficialmente cominciato nel 1861, non risolse i gravissimi problemi dovuti alla gestione autonomistica degli affari a cui ogni regione era abituata. Per fare solo qualche esempio, dopo la conquista del Sud gli agricoltori del Mezzogiorno avevano perso il mercato francese, mentre la giovane industria del Nord non si mostrava ancora in grado di sostenere lo sviluppo economico dell‘intero paese. Il governo italiano aveva provato ad iniziare un‘espansione coloniale in Africa, e precisamente di prendere il protettorato dell‘Etiopia, ma il giovane regno italiano mancava di mezzi finanziari e militari, fatto che aveva portato al fallimento dell‘impresa africana. Inoltre, gli scontri ripetuti tra la ―sinistra‖ progressista e la ―destra‖ conservatrice creavano dei problemi nel Parlamento

191 Occoltellatori nella versione originale del testo, Ethel Lilian Voynich, The Gadfly, Marston Gate, Ulan Press, 2012, p. 156. 192Farsetti, ibidem. 193Luigi Pelloux, Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano dal 29 giugno 1898 al 24 giugno 1900. 194Giuseppe Saracco, presidente del Consiglio dei ministri italiano dal 24 giugno 1900 al 15 febbraio 1901. 195Pierre Milza, Storia d’Italia. Dalla preistoria ai giorni nostri, Milano, Corbaccio, 2006, p. 745. 196I paragrafi successivi che descrivono l‘ambiente storico sono basati sulle informazioni prese dal libro di Milza.

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Italiano e rallentavano la dinamica dello sviluppo in tutti i settori di vita del paese. Gli effetti di questi avvenimenti si rivelarono sfavorevoli per i ceti popolari. I prezzi aumentarono senza un corrispettivo adeguamento dei salari, i quali addirittura videro un calo a causa della pressione demografica e della disoccupazione. Lo storico Milza, fa il bilancio di questa complessa situazione:

Il risultato fu un intensificarsi delle rivolte e delle violenze. Le zone rurali, in particolare quelle del Mezzogiorno, furono le prime a esserne interessate. Il movimento insurrezionale assumeva la forma consueta del fermento diffuso, non organizzato, inframmezzato da improvvise esplosioni di rabbia durante le quali la folla prendeva d‘assalto i municipi e bruciava gli archivi. Quando i carabinieri intervenivano correvano il rischio di essere linciati e dovevano spesso ricorrere all‘uso delle armi. A poco a poco la rivolta raggiunse le città, non solo le grandi metropoli industriali del Nord, ma anche Napoli, Bari, Firenze le città dell‘Emilia e della Romagna, dove si intensificarono le manifestazioni contro il carovita: un movimento quasi sempre spontaneo cui i partiti rivoluzionari cercavano di dare un contenuto politico.197

I rivoluzionari, rappresentati dal partito dei socialisti e dagli anarchici, strumentalizzavano l‘insoddisfazione della gente ai fini di raggiungere i loro scopi. I socialisti lottavano contro la borghesia conservatrice, si sforzavano di ottenere il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli operai, di diminuire la fame e la miseria nella massa popolare. Il capo degli anarchici era Enrico Malatesta, quello stesso personaggio che entrava a fare parte della Società degli amici della libertà russa a Londra e conosceva Ethel Lilian Voynich. Nel 1897, l‘anno della pubblicazione di The Gadfly negli Stati Uniti e in Inghilterra, Malatesta ―sbarcato ad Ancona di ritorno dall‘esilio, lanciò un appello all‘insurrezione‖.198 Gli avvenimenti che seguirono in Italia, con il fallito attentato al re nello stesso anno e con il suo assassinio nel 1900, sembrano ricalcare quelli russi (l‘attentato alla vita dello zar Alessandro II di Russia conclusosi con la sua morte). Tutte queste azioni facevano una gran paura al potere, perciò avevano suscitato una vasta ondata di repressione contro gli esponenti rivoluzionari, accompagnata da numerosi arresti e processi. In alcune città italiane (Roma, Firenze, Milano) era stato decretato lo stato d‘assedio. A Pavia la situazione aveva toccato il fondo con l‘assassinio di uno studente, figlio di un noto deputato radicale, e l‘arresto di tre operai, soltanto perché diffondevano dei volantini socialisti. Il generale Bava Beccaris aveva ordinato di arrestare i dirigenti socialisti

197Pierre Milza, Storia d’Italia. Dalla preistoria ai giorni nostri, Milano, Corbaccio, 2006, pp. 745-746. 198Ibidem, p. 746.

60 e sindicalisti e di bombardare i quartieri ribelli, che protestavano contro l‘ingiustizia. Il risultato fu più di ottanta morti e centinaia di feriti. Nello stesso 1897 Sidney Sonnino, il portavoce della corte di Umberto I e della borghesia conservatrice, nella rivista La Nuova Antologia pubblicò un articolo che portava come titolo l‘appello ―Torniamo allo Statuto‖. A seguito di ciò nel 1899, tramite dei provvedimenti legislativi, vennero limitate le libertà individuali sullo sciopero, sul diritto di associazione e di riunione, sulla libertà di stampa e su alcune forme di opposizione politica. Lo svolgimento degli avvenimenti politici e sociali della fine dell‘Ottocento ci aiuta a capire meglio la gravità della situazione nel paese. È lecito supporre che la pubblicazione di un‘opera in cui si parli della rivoluzione, anche passata (1848), e della necessità di lottare a qualunque costo, fosse inopportuna in un paese in ebollizione, in cui le passioni fervevano non meno che negli anni del processo di unificazione.

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2.2. Motivi religiosi. L’opera di Émile Zola Roma in relazione al Il figlio del cardinale

Un secondo motivo non meno importante che spiegherebbe la mancata pubblicazione del libro in italiano nei primi anni della sua apparizione potrebbe essere individuato nell‘aspetto anticlericale del romanzo in rapporto con la situazione della Chiesa in Italia a fine secolo. Si potrebbe scrivere un‘altra tesi prendendo in considerazione l‘idea della religione nell‘opera come argomento principale. Non ci sono informazioni chiare sull‘opinione della Voynich rispetto alla religione. Pur essendo plausibile che l‘idea della religione espressa nell‘opera sia diversa dalle convinzioni della scrittrice sulla fede, tuttavia proveremo ad avanzare l‘ipotesi di una probabile reazione da parte della Chiesa Italiana al testo della Voynich. Papa Pio IX morì nel 1878; il suo successore, papa Leone XIII, era stato molto diverso da lui. La seconda parte dell‘opera della Voynich comincia con la notizia che il corso preso dal nuovo papa eletto sembrasse più liberale e democratico in confronto a quello del predecessore:

Only a fortnight had elapsed since the famous amnesty which Pius IX. Had granted, on his accession, to political offenders in the Papal States; but the wave of liberal enthusiasm caused by it was already spreading over Italy. In Tuscany even the government appeared to have been affected by the astounding event.199

Ne segue subito un avvertimento che fa allusione alla politica abituale dello Stato della Chiesa:

The Holy Father, undoubtedly, is acting with the best intentions; but how far he will succeed in carrying his reforms is another question. Just now it's smooth enough and, of course, the reactionists all over Italy will lie quiet for a month or two till the excitement about the amnesty blows over; but they are not likely to let the power be taken out of their hands without a fight, and my own belief is that before the winter is half over we shall have Jesuits and Gregorians and Sanfedists and all the rest of the crew about our ears, plotting and intriguing, and poisoning off everybody they can't bribe.200 (Sono le parole del napoletano Galli).

Il giudizio di Galli nel libro viene confermato dalla storia. I pontefici cattolici avevano sempre tentato di mantenere il potere temporale. Papa Pio IX non faceva eccezione

199Voynich, The Gadfly, p. 91. 200Ibidem, pp. 94-95.

62 a questa regola generale. Il 29 aprile 1848 lo Stato Pontificio aveva rinunciato a fare la guerra all‘Austria,201 dunque a farsi comandare a bacchetta dalle forze liberali e nazionali. Questo episodio con la figura del papa, ricordato nel romanzo, mostra qualcosa di spiacevole sul capo della religione cristiana in Italia: smaschera cioè come la Chiesa cattolica abbia soffocato la corrente liberale. Non è realmente importante se la decisione finale provenisse direttamente dal papa o se lui fosse stato influenzato dal suo entourage. Il comportamento conservatore della Chiesa si era manifestato nel rifiuto di ammettere la divisione dei poteri e conseguentemente nella subordinazione del potere spirituale al potere temporale. Come noto Roma non avrebbe opposto resistenza in eterno all‘unificazione dell‘Italia sotto la guida di re Vittorio Emmanuele e nel luglio del 1871 era stata annessa al Regno d‘Italia. Tuttavia il papa si era dichiarato ―prigioniero in Vaticano‖ e aveva rifiutato di riconoscere il nuovo Stato. Torniamo adesso al tempo della redazione dell‘opera della Voynich e proviamo a pronosticare con quali punti del contenuto del libro la Chiesa non sarebbe stata d‘accordo se il libro fosse stato pubblicato in Italia a fine secolo, sapendo già che la Chiesa non accoglieva facilmente delle opinioni liberali. L‘opera di Émile Zola Roma, che fa parte del ciclo Le tre città,202 pubblicata nel 1896 in Francia, potrebbe rappresentare un esempio analogo; ovvero l‘accoglienza che il libro ricevette da parte della Chiesa cattolica rispetto al suo contenuto religioso permetterebbe di formulare, per estensione, l‘ipotesi di quale accoglienza avrebbe ricevuto il libro The Gadfly. Ambedue le opere sono state scritte nello stesso tempo, ambedue sono state scritte da autori stranieri che pongono come uno dei temi centrali dell‘opera la questione religiosa, ambedue sono ambientate nell‘ottocento in Italia. Ambedue sono caratterizzate dallo stesso atteggiamento sulla condizione del cristianesimo cattolico nell‘ottocento, nonostante il romanzo della Voynich sia ambientato quarant‘anni prima di quello di Zola e parli del tempo preunitario, mentre in quello di Zola l‘azione si sposta nell‘Italia postunitaria. Il testo di Zola Roma presenta un interesse non soltanto come opera d‘arte, ma anche come documento storico, perché è basato su testimonianze storiche:

201Pierre Milza, Storia d’Italia. Dalla preistoria ai giorni nostri, p. 640. 202Émile Zola, il ciclo di Le tre città, prima edizione italiana nel 1904, traduzione anonima, Roux e Viarengo, Torino.

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Le couple Zola va séjourner à Rome du 31 octobre au 5 décembre 1894 [...]. Le romancier en rapportera un abondant journal de voyage [...], dans lequel il consignera au jour le jour ses impressions, ses rencontres, les choses vues, les conversations entendues, les informations retenues.203

Il testo è autobiografico.204 Il protagonista del testo di Zola, il giovane sacerdote Pierre Froment, arriva a Roma per chiedere udienza a papa Leone XIII per difendere il suo libro che verrà messo all‘indice dei libri proibiti. Il libro si chiama La nuova Roma e rappresenta ―la revendication exaltée d‘un christianisme rénouvé, rendu à la pureté des principes évangéliques‖.205 È interessante stabilire il collegamento fra il protagonista e l‘autore del libro. Il primo romanzo di Zola appartenente al ciclo Le tre città, dal titolo Lourdes pubblicato nel 1894, era stato messo all‘indice dalla Chiesa cattolica e, quando lo scrittore venne a Roma per raccogliere delle informazioni su Roma, tentò come il suo protagonista di ottenere udienza dal papa, ma la sua richiesta venne negata dal Vaticano a causa del primo libro del suo ciclo:

[...] Zola, conformément à sa méthode documentariste, aurait souhaité rencontrer le pape, ou du moins quelque prélat important dans la hiérarchie catholique. Il semble qu‘au début du moins, il l‘ait naïvement espéré. Des son arrivée à Rome, il a fait passer au cardinal Rampolla, secrétaire d‘État du Vatican, par l‘intermédiaire de l‘ambassadeur de France près le Saint-Siège, une demande d‘audience pontificale qui lui a été refusée. [...] L‘argument invoqué pour justifier ce refus était facile à trouver: Lourdes avait été mis à l‘index deux mois plus tôt, et le pape ne pouvait recevoir un écrivain dont une œuvre venait d‘être condamnée...206

Contrariamente a quanto successo all‘autore, il suo protagonista ottenne udienza. Durante la discussione con il papa, Pierre Froment capì tutto quello che Zola sapeva sin dall‘inizio, ancora prima di cominciare a scrivere il romanzo, scritto proprio per informare i suoi lettori sulla verità circa la Chiesa Italiana. Il capitolo XIV del romanzo Roma rappresenta il punto culminante. Lì Zola descrisse il lungo itinerario di Pierre attraverso le sontuose sale del palazzo del Vaticano e l‘incontro del sacerdote con Leone XIII. Lì emerge anche la sua visione della religione cattolica e la figura del papa in relazione al mondo moderno.

203Jacques Noiray, Genèse de Rome, in Émile Zola, Oeuvres complètes: Tome 16 : Lourdes ; Rome ; Mon voyage à Lourdes ; Mon voyage à Rome ; Correspondance, Nouveau Monde Editions, Paris, 2007, p.344. 204Ibidem, 343-350. 205Ibidem, p. 345. 206Ibidem, p. 346.

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Nel seguito del nostro lavoro, innanzitutto cercheremo di individuare il punto di vista di Zola e della Voynich a proposito del cattolicesimo e, successivamente proveremo a mettere in evidenza il loro parere nei confronti dello spirito cristiano, di cui si parla nel Vangelo. 207

207L‘autrice della tesi non intende fare nessun proselitismo religioso ma intende analizzare in maniera obiettiva il parere degli autori esaminati.

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2.3. L’immagine del cattolicesimo nelle opere

Sappiamo che ambedue, la Voynich e Zola, avevano letto Paroles d’un croyant di Hugues- Félicité Robert de Lamennais208 ed erano stati impressionati dalla sua filosofia religiosa. Questo testo rappresenterebbe il punto di contatto fra le idee, comuni, della Voynich e di Zola, a proposito del cattolicesimo. Nella sua lettera del 14 gennaio 1957 a Polevoj la Voynich scriveva:

Da giovane sono stata influenzata molto dalla biografia e dalle opere di Mazzini e poi successivamente (1885-1886) dalla vita e dai libri dell‘abate Félicité de Lamennais, la cui opera Parole di un credente conosco quasi a memoria. [...] Mi sembra che la personalità di Lamennais avesse parzialmente esercitato un‘influenza su di me per la creazione dell‘immagine di Montanelli.209

Inoltre sarebbe interessante notare che l‘opera Paroles d’un croyant scritta da Lamennais nel 1834 era stata visionata e tradotta in russo da Stepniak-Kravcinskij nel 1872. Coigligh nelle sue note del traduttore al libro della Taratuta in inglese suppone che la Voynich fosse stata guidata dal suo amico intimo Stepniak-Kravcinskij nella scelta della figura dell‘abate per il suo personaggio Lorenzo Montanelli. Per quanto riguarda la conoscenza da parte di Zola dell‘opera di Lamennais, ne scrive lo stesso Noiray nel suo saggio Genèse de Rome (premessa al romanzo):

Pour bâtir le schéma de cette œuvre de passion et de foi, Zola s‘est appuyé sur une lecture rapide du Socialisme catholique de F.-S. Nitti qui lui a fourni les thèmes principaux du livre [...]. Il s‘est souvenu aussi des ardentes proclamations de Lamennais dans ses Paroles d’un croyant [...].210

Hugues-Félicité Robert de Lamennais era conosciuto come rappresentante del cattolicesimo liberale. Il suo quotidiano francese L’Avenir211 era stato condannato nell‘enciclica del papa Mirari Vos del 15 agosto 1832; successivamente l‘opera Paroles d’un croyant era stata condannata nell‘enciclica (Singulari Nos, 25 giugno, 1834), ed infine lui aveva abbandonato la Chiesa cattolica.

208Félicité de Lamennais, Paroles d’un croyant, Librairie de la Bibliothèque nationale, Paris, 1897, versione elettronica nella pagina web . 209E.L. Voynich, Raccolta di opere in 3 volumi, 3 vol., lettere, Pravda, Mosca, p. 451. 210Jacques Noiray, Genèse de Rome, p. 345. 211Giornale francese a cura dell‘abate Félicité de Lamennais uscito a Parigi dal 1830 al 1831; diffondeva le idee del cattolicesimo liberale e fu chiuso dopo la condanna del papa Gregorio XVI.

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Paroles d’un croyant è un testo letterario in cui vengono presentate parabole e leggende, alcune delle quali fanno venire in mente delle prediche cristiane. Una delle parabole più ―scottanti‖ nel testo di Lamennais racconta la storia della nascità della Chiesa cattolica. Se ne riportano, a testimonianza, alcuni brani:

C‘était dans une nuit sombre; un ciel sans astres pesait sur la terre, comme un couvercle de marbre noir sur un tombeau. [...] Et alors les ténèbres s‘épaississaient, et chacun sentait son âme se serrer, et le frisson courir dans ses veines. [...] Et dans une salle tendue de noir éclairée d‘une lampe rougeâtre, sept hommes vêtus de pourpre, et la tête ceinte d‘une couronne, étaient assis sur sept siéges de fer. Et au milieu de la salle s‘élevait un trône, composé d‘ossements, et au pied du trône, en guise d‘escabeau, était un crucifix renversé; et devant le trône, une table d‘ébène, et sur la table, un vase plein de sang rouge et écumeux, et un crâne humain. [...] Alors le septième, ayant comme les autres bu dans le crâne humain, parla de la sorte, les pieds sur le crucifix: « - Plus de Christ; il y a guerre à mort, guerre éternelle entre lui et nous. Mais comment détacher de lui les peupes? C‘est une tentative vaine. Que faire donc? Écoutez-moi: il faut gagner les prêtres du Christ avec des biens, des honneurs et des puissance. Et ils commanderont au peuple, de la part du Christ, de nous être soumis en tout, quoi que nous fassions, quoi que nous ordonnions; Et le peuple les croira, et il obéira par conscience, et notre pouvoir sera plus affermi qu‘auparavant.» Et tout répondirent: «Il est vrai. Gagnons les prêtres du Christ.» [...]212

Questa scena rappresenta la grandiosità oscura, la sontuosità spaventosa della chiesa dell‘epoca. Il colore nero della notte senza stelle e del buio è alternato con il colore rosso del sangue e della luce della fiamma. Sette uomini (numero santo) bevono a turno il sangue dal teschio come da una coppa. Nella chiesa cristiana il vino è associato al sangue di Cristo, mentre il pane simboleggia il corpo. Ambedue i simboli sono presenti nel dogma cristiano della transustanziazione. Nell‘episodio il sangue, che ad ogni sorso dà forza e coraggio, si sostituisce al vino. Questo rito richiama alla mente qualche culto pagano. Tutti gli oggetti e gli effetti (buio, timore, tremito, sangue, teschio, crocifisso), descritti sembrano rappresentare dei valori cattolici rovesciati. La festa religiosa del Corpus Domini descritta dalla Voynich verso la fine del romanzo Il figlio del cardinale sarebbe un adattamento di questa parabola di Lamennais. Nel

212Félicité de Lamennais, Paroles d’un croyant, pp. 39-45.

67 romanzo la scena è descritta nell‘ultimo capitolo.213 Sono presenti, unite in un solo punto, sia l‘idea della festa nella chiesa sia la riunione dei sette nelle Parole di un credente. La gente, i cui antenati si erano radunati molti secoli prima per congiurare contro Cristo, ora sarebbe venuta per riverirlo prendendo parte alla processione santa. È probabile che questa gente fosse venuta proprio per venerare la forza immensa della Chiesa Cattolica quale aveva coperta di sè il volto veridico di Cristo. Il tratto principale nei due testi è sicuramente il sangue. E se nel frammento della Voynich viene rappresentato soltanto un miraggio (quello di Montanelli), in Lamennais abbiamo una parabola, quindi ancora una volta qualcosa di non reale. Il sangue nell‘espressione della scrittrice somiglia al vino rosso:

Come to the pouring of blood-wine and drink of it while it is red; take and eat of the Body.214

Lo stesso sangue viene bevuto in una coppa, in sostituzione del vino bevuto dalle sette persone nel testo dell‘abate. Possiamo istituire un parallelo tra l‘immagine del sangue che sgocciola dall‘altare (la visione del Montanelli) e l‘immagine del sangue che si trova davanti al trono, sul tavolo, nel calice grande. Qui il trono sarebbe l‘altare. Si nota che il trono non è occupato. C‘è un luogo nel testo della Voynich, dove il sangue viene chiamato hot, red, foaming.215 Questi aggettivi sono gli epiteti esatti che usa Lamennais nel suo testo, sang rouge et écumeux.216 Nella descrizione della cerimonia religiosa si mette in rilievo il motivo dell‘ingordigia e dell‘animalità (cannibals, feast and orgie, sacramental feast of blood, as an army of famished rats, the devouring army, hungry eyes shone greedily, ravening wolves, jackals, bloodsuckers, carrion beasts)217 espresso nell‘atteggiamento del popolo. Questa cupidigia della gente fa appello alla bestialità dei sette i quali bevono il sangue da un teschio umano. Nel romanzo di Zola incontriamo gli stessi motivi dell‘avidità del potere, dell‘idolatria pagana, dell‘animalità (quello che abbiamo visto in Lammenais e nella Voynich).

213Voynich, The Gadfly, chapter VIII, pp. 352-366. 214Ibidem, p. 360. 215Ibidem, p. 359, p. 367. 216Félicité de Lamennais, Paroles d’un croyant, p. 39. 217Voynich, The Gadfly, pp. 360-367.

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Le seguenti citazioni tratte dall‘opera di Zola avevano lo scopo di impressionare i credenti e fare di tutto per influenzare l‘opinione pubblica sull‘operato della Chiesa e del pontefice come sua guida:

Ah! ce pape, comme il le retrouvait tel qu‘on le lui avait dépeint, à Rome, tel qu‘il n‘avait pas voulu le croire, plus intellectuel que sentimental, d‘un orgueil démesuré, ayant eu dès sa jeunesse l‘ambition suprême, au point d‘avoir promis le triomphe à sa famille pour obtenir d‘elle les sacrifices nécessaires, montrant partout et en tout une volonté unique, depuis qu‘il occupait le trône pontifical, régner, régner quand même, régner en maître absolu, omnipotent!218 Et il avait enfin la vue claire de ce clergé romain, [...] de ce gouvernement de l‘Église, représenté par le pape, ses cardinaux, ses prélats, que Dieu en personne a chargé d‘administrer ici-bas son domaine, les hommes et la terre. Ils commencent par mettre Dieu de côté, au fond du tabernacle, ne tolérant plus qu‘on le discute, imposant les dogmes comme les vérités de son essence, mais eux- mêmes ne s‘embarrassant plus de lui, ne s‘amusant plus à prouver son existence par de vaines discussions théologiques. Évidemment il existe, puisqu‘ils gouvernent en son nom. Cela suffit. Dès lors, ils sont au nom de Dieu les maîtres, consentant bien à signer des concordats pour la forme, mais ne les observant pas, ne pliant que devant la force, réservant toujours leur souveraineté finale, qui un jour triomphera.219

A nostro parere questi frammenti del testo esprimono chiaramente il punto di vista dell‘autore rispetto al papato. Questo viene trasmesso al lettore attraverso la percezione di Pierre. Abbiamo sottolineato alcuni passi nella citazione, dai quali emergono le idee dello scrittore. Il papa vi è descritto come una persona dotata di due qualità importanti: l‘orgoglio e la superbia. L‘aspirazione al potere è alla base di ogni sua azione, poiché il potere rappresenta per lui il sommo piacere. Ciò che più di tutto desidera il papa è l‘onnipotenza, come era stata incarnata da Augusto, primo Imperatore romano e Pontefice massimo, cioè racchiudere in una sola persona il potere temporale e spirituale. La religione effigia un sistema gerarchico, con le sue regole, le sue concessioni e la sua diplomazia. Da molto tempo il papa e i suoi delegati avrebbero deviato dal loro compito principale – essere nucleo di diffusione del soccorso e del bene sulla Terra, come era stato concepito all‘inizio del cristianesimo. Un magnifico esempio di idolatria nel testo di Zola è la cerimonia pubblica offerta dal papa nella Basilica di San Pietro, alla quale assiste Pierre:

218Zola, Roma, p. 622. La sottolineatura è nostra. 219Ibidem, p.637. La sottolineatura è nostra.

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Et l‘exaltation devint telle, un instant, que des femmes se dépouillèrent, jetèrent leurs porte- monnaie, jusqu‘aux sous qu‘elles avaient sur elles. Une, très belle, très brune, mince et grande, arracha sa montre de son cou, ôta ses bagues, les lança sur le tapis de l‘estrade. Toutes auraient arraché leur chair, pour sortir leur coeur brûlant d‘amour, le jeter aussi, se jeter entières, sans rien garder d‘elles. Ce fut une pluie de présents, le don total, la passion qui se dépouille en faveur de l‘objet de son culte heureuse de n‘avoir rien à elle qui ne soit à lui. Et cela au milieu d‘une clameur croissante, des vivats qui avaient repris, des cris d‘adoration suraigus, tandis que des poussées de plus en plus violentes se produisaient, tous et toutes cédant à l‘irrésistible besoin de baiser l‘idole. [...]220 Et l‘on vit des femmes se précipiter derrière le pape, se traîner à quatre pattes sur les dalles de marbre, y baiser ses traces, y boire la poussière de ses pas. [...] Une autre, une grosse blonde ; s‘acharnait, mangeait des lèvres, éperdument, un des bras dorés du fauteuil, où s‘était posé le pauvre coude frêle du vieillard. D‘autres l‘aperçurent, vinrent le lui disputer.221

Nella Sacra Bibbia è detto:

Non ti farai idolo né immagine alcuna...222

In questo frammento dell‘opera di Zola osserviamo un fenomeno contrapposto. Il papa, peraltro chiamato vicario di Cristo, diventa idolo per la gente. Zola inoltre usa una terminologia ben precisa: don, passion, objet de culte, adoration, idole. Queste donne venerano il loro proprio idolo, mentre lui accetta la loro devozione come se dovesse essere così. I verbi sottolineati e alcune espressioni fanno allusione al comportamento degli animali. Ne risulta che le persone diventano come animali davanti al volto di Cristo e in chiesa perdono l‘aspetto umano. Questa trasformazione avviene perché non vedono più il Cristo ma hanno ormai in mente solo la figura personale del papa.

220 Ibidem, 268. La sottolineatura è nostra. 221 Ibidem, 269. 222 Bibbia CEI-UELCI, 2008, Esodo, 20, 4.

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2.4. L’immagine del primo cristianesimo

Vorremmo ora fare riferimento ad un altro punto comune tra la Voynich e Zola, e precisamente al tema delle catacombe cristiane. Ne parliamo in questa sede perché Zola, il cui romanzo Roma era stato rifiutato dal Vaticano, ha menzionato nella sua opera, come anche la Voynich, varie volte le origini del cristianesimo contrapponendole al sistema cattolico esistente. L‘immagine delle catacombe diventa il contrappeso della realtà descritta nelle opere, cioè si contrappone alla dominazione del cattolicesimo. Félicité de Lamennais dà un‘immagine vivida delle catacombe nella sua opera:

Ressouvenez-vous des catacombes. En ce temps-là, on vous traînait à l‘échafaud, on vous livrait aux bêtes féroces dans l‘amphithéâtre pour amuser la populace, on vous jetait par milliers au fond des mines et dans les prisons, on confisquait vos biens, on vous foulait aux pieds comme la boue des places publiques; vous n‘aviez, pour célébrer vos mystères proscrits, d‘autre asile que les entrailles de la terre. Que disaient vos persécuteurs? Ils disaient que vous propagiez des doctrines dangereuses; que votre secte, ainsi qu‘ils l‘appelaient, troublait l‘ordre et la paix publique; que, violateurs des lois et ennemis du genre humain, vous ébranliez l‘empire en ebranlant la religion de l‘empire. [...] Si vous ne vous souvenez plus des enseignements du Christ, ressouvenez-vous des catacombes.223

Dobbiamo precisare che le catacombe di Roma non erano mai concepite come luoghi di riunione o di celebrazione delle cerimonie religiose dei primi cristiani. Lamennais ha finito Paroles d’un croyant nel 1834 e, di conseguenza, forse non era a conoscenza di questo fatto. Attualmente esiste una lunga tradizione interpretativa di questo tipo. Basti pensare che nel 1867 uscì il secondo tomo della Roma sotterranea cristiana di Giovanni Battista de Rossi, un lavoro scientifico in tre volumi (1864, 1867, 1877) sull‘epigrafia e l‘archeologia cristiane delle catacombe romane. In esso veniva fatta un‘analisi dettagliata del cimitero cristiano sotteraneo di Callisto,224 nella quale si diceva che:

[…] è dimostrata vana ogni ipotesi, che le gallerie cimiteriali scavate nel tufo possano essere state create in origine per uso diverso rispetto a quello a cui le vediamo dedicate (quindi a seppellire i

223Félicité de Lamennais, Paroles d’un croyant, pp. 82-83. 224Sono delle più grandi catacombe cristiani di Roma, portano il nome del papa Callisto I, il sedicesimo papa della Chiesa cattolica (217-222) e il responsabile del cimitero cristiano sulla via Appia.

71 morti, la nota è mia – S.G.), dopo avere ricostruito, passo dopo passo, il processo e le ragioni del lavoro.225

Tuttavia sembra giusto affermare che, al tempo delle persecuzioni dei cristiani a Roma (I-III secolo dopo Cristo), le catacombe fossero usate come luoghi di rifugio. Infatti, uno dei motivi più probabili della persecuzione nei confronti della fede cristiana era la sua contrapposizione alla religione romana ufficiale, quindi al culto dell‘imperatore, proclamato da Ottaviano Augusto. Pare che l‘epoca in cui i primi cristiani lottavano per il riconoscimento della loro religione e difendevano il diritto di esistere, sia diventata simbolo della nostalgia eterna di una vera religione evangelica. Una religione che non si riprenderà mai più. E proprio di questa impossibilità di tornare ad una religione sincera e autentica che si lamentò Zola nel suo romanzo esprimendosi attraverso la figura di Pierre, al quale ci volle un mese di soggiorno a Roma per capirlo. E proprio questo sogno di una religione rinnovata nell‘Italia unita era stato lo sbaglio del giovane Arthur. Questo confronto con la vera religione delle origini non piacque alla Chiesa cattolica di fine Ottocento. Citiamo qualche riga del romanzo Roma in cui è espresso bene il contrasto tra il cristianesimo primitivo e il cattolicesimo. Nel suo diario di 400 pagine226 scritto durante il suo soggiorno a Roma Zola prende degli appunti:

Je crois que mon Pierre, après avoir vu les tombeaux de la voie Appienne, ces témoins de l‘orgueil au plein soleil, doit descendre là voir les premiers chrétiens humbles et cachants leurs corps, avec les modestes inscriptions, l‘art disparu, les fresques enfantines, les sculptures d‘abord grossières. [...] Le noir des catacombes, ces boyaux irréguliers et frustes dans cette terre d‘un rouge sombre. Et le côté sépulcral, modeste, naïf. [...] L‘idée que la mort n‘était qu‘un sommeil.227 Plus tard on n‘enterrera plus là, et de nouveau le paganisme retriomphera dans le christianisme accepté, le fera sien, et l‘orgueil s‘étalera de nouveau dans la mort, les tombeaux des papes redevenus Césars, éclatera en grand luxe au plein soleil.

Ne Il figlio del cardinale non ci sono riferimenti diretti alle catacombe, cioè non ci sono delle descrizioni del cimitero come verrà fatto da Zola. Però lì è rappresentato lo spirito del tempo delle origini del cristianesimo, soprattutto nella prima parte del romanzo quando

225De Rossi, La Roma sotterranea cristiana, vol. II, Cromo-Litografia-Pontificia, Roma, 1867, p. 86, versione elettronica nella pagina web . 226Zola, Rome [Journal de voyage], in Oeuvres complètes : Tome 16 : Lourdes ; Rome ; Mon voyage à Lourdes ; Mon voyage à Rome ; Correspondance, Nouveau Monde Editions, Paris, 2007, p. 828. 227 La parola italiana cimitero deriva dal greco antico κοιμητήριον che significa luogo di riposo, il verbo κοιμᾶν significa fare addormentare.

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Arthur si crede ancora inglese, ma pratica la religione cattolica (invece di professare il protestantesimo come gli altri inglesi della sua famiglia e della famiglia della sua amica Gemma). Il primo riferimento al cristianesimo primitivo nel testo viene fatto dal giovane Arthur. Egli appare come un cristiano dei primi secoli:

«Leave off daubing at the landscape, Willie,» he said; «and draw that glorious Italian boy going into ecstasies over those bits of ferns. Just look at the line of his eyebrows! You only need to put a crucifix for the magnifying-glass and a Roman toga for the jacket and knickerbockers, and there's your Early Christian complete, expression and all.»228

A quell‘epoca, a diciott‘anni, Arthur non sembra ancora deluso dalla religione e non sa che Montanelli sia, oltre che il padre spirituale a cui lui si rivolge continuamente, anche il padre biologico. Il giovane pratica la religione (ha una buona conoscenza dei testi sacri, va in chiesa, pratica il digiugno, si confessa con regolarità, prega Dio ogni sera prima di addormentarsi). Tuttavia in che modo crede? Quale è la sua fede? Poniamo questa domanda perché ogni tanto abbiamo la sensazione che egli si esprima diversamente dal cattolico ordinario. Prendiamo ad esempio la sua opinione sui voti:

What is the use of vows? They are not what binds people. If you feel in a certain way about a thing, that binds you to it; if you don't feel that way, nothing else can bind you.229

Cioè nella coscienza di Arthur c‘è la convinzione che niente è più forte del fatto di credere in qualcosa, nemmeno l‘avere preso i voti. E questo emerge con chiarezza, secondo quanto riferito dalla stessa scrittrice, che sottolinea una sorta di affinità tra la lotta politica e la religione, in quanto entrambe sarebbero sostenute dalla forza di un ―credo‖ personale. La sua convinzione fondamentale è di morire, in caso di necessità, per l‘Italia, liberare il paese dalla schiavitù e dalla miseria, scacciare gli austriaci e creare una repubblica guidata da un unico signore, paragonato al Cristo.230 In questa dichiarazione si amalgamano idee socialiste e religiose, simili a quelle di Lamennais. Secondo Lamennais l‘incarnazione di queste idee può essere trovata nella religione cristiana dei primi secoli dato che, anche negli avvenimenti politici della Roma antica, si manifesta l‘opposizione dei cristiani allo Stato romano allo scopo di salvaguardare il diritto di praticare liberamente la fede. Immagini simili del primo

228Voynich, The Gadfly, p. 22. 229Ibidem, p. 24. 230Ibidem, p. 11.

73 cristianesimo vengono in mente quando leggiamo le parole di Arthur sulla religione rinnovata:

Montanelli, who for five years had been his ideal hero, was now in his eyes surrounded with an additional halo, as a potential prophet of the new faith.231 The Padre was to be the leader, the apostle, the prophet before whose sacred wrath the powers of darkness were to flee, and at whose feet the young defenders of Liberty were to learn afresh the old doctrines, the old truths in their new and unimagined significance.232 «A priest is a teacher of Christianity, and the greatest of all revolutionists was Christ.»233

La nuova Italia liberata si identificherebbe, per Arthur, con quella cristiana. I primi cristiani probabilmente sognavano il giorno in cui la loro religione sarebbe stata riconosciuta ufficialmente e Roma sarebbe stata rinnovata. Perciò la loro azione avrebbe prodotto un‘operazione di svecchiamento dell‘impero grazie alla purezza della loro fede. Non a caso nella figura di Montanelli alcuni234 intravedono un sacerdote liberale pronto ai cambiamenti. Montanelli concede ad Arthur di scegliere e decidere da solo, quando il ragazzo lo mette al corrente della riunione degli studenti. Il comportamento liberale di Montanelli potrebbe essere però interpretato in maniera diversa. Quando, ad esempio, suggerisce ad Arthur di non raccontargli niente, vista la promessa da lui fatta di tacere, si potrebbe immaginare che si tratti di un prete restio ad immischiarsi troppo nei problemi ―secolari‖, probabilmente per un meccanismo di autodifesa (dall‘ansia), invece di pensare che si tratti in realtà di un uomo di principio che stimi particolarmente chi è capace di mantenere un segreto e rispettare la parola data. Infatti sappiamo che nella storia lo stesso Montanelli, quando deve partire per Roma rimette la decisione ad Arthur, dicendogli: «Decidi tu, se io possa partire o debba rimanere qui con te». E ancora oltre quando dice al prigioniero Felice Rivarez: «Ho deciso di fidarmi di Lei; mi dica se devo liberarLa o consentire alla fucilazione».235 Il giovane Arthur vede ―l‘apostolo‖ nella persona di Montanelli. Montanelli sarebbe capace di brillare di luce propria e di trasmettere questa luce agli altri, ai giovani che

231 Ibidem, p. 26. 232 Ibidem, p. 46. 233 Ibidem, p. 33. 234Farsetti, Piastra, The Gadfly di Ethel Lilian Voynich: nuovi dati e interpretazioni, in «Romagna Arte e Storia», fasc. 91, 2011, p.46: Così come don Verità aderisce alla Giovine Italia, allo stesso modo, in The Gadfly, Montanelli si mostra particolarmente attento alle questioni sociali e politiche del suo tempo[...]. In The Gadfly, Montanelli viene descritto come vicino alle aperture liberali di Pio IX, appartenente al ―liberal party in the Church‖ e ―personal friend of the Pope and Cardinal Feretti‖.

235Questo e il precedente sono i riassunti dei discorsi del Montanelli (p. 38, p. 327 – 330).

74 sarebbero i suoi discepoli. E l‘oscurità davanti a lui si dissolverebbe mentre il flusso di luce si diffonderebbe grazie all‘operato dei suoi giovani sostenitori. E così Montanelli verrebbe visto come uno di quei divulgatori della fede cristiana che non avevano una chiesa per predicarla, ma si muovevano per il mondo trasmettendola da persona a persona. E la fede avrebbe vissuto grazie al loro coraggio e alla loro abnegazione. In questo senso si potrebbe dire che Cristo abbia davvero avuto un impatto rivoluzionario, avendo divulgato la fede che aveva cambiato il modo di pensare della gente.

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Capitolo 3. La fortuna dell‘opera in Italia

3.1. La “scoperta” del testo in Italia

Malgrado l‘assenza della traduzione italiana del romanzo nei primi anni dopo la sua pubblicazione, una recensione all‘edizione inglese apparve nella rivista italiana Nuova Antologia del 1899, nella rubrica Libri e recenti pubblicazioni. Il tono della recensione era molto positivo e suscitava il desiderio di leggere il libro:

Il libro è particolarmente interessante e animato da grande passione: vengono presentati un contesto storico e dei caratteri, seppur eccezionali, tuttavia spiccatamente umani e degni di simpatia.236

Nella recensione veniva sottolineato che lo scopo dell‘autrice era quello di presentare «una specie di lotta fra la religione e la patria». Nella conclusione veniva detto che il romanzo era degno di memoria in quanto trattava della ―questione italiana‖. Il fenomeno del Risorgimento non veniva menzionato direttamente, ma questo era tuttavia l‘argomento a cui alludeva. La prima traduzione italiana del romanzo uscì nel 1956.237 È lecito ipotizzare che l‘apparizione del testo in italiano potrebbe essere stata suscitata dalla presentazione del film sovietico Ovod, la cui prima proiezione risale al 12 aprile 1955.238 Ugualmente incisiva potrebbe essere stata la rivelazione dell‘individuazione della scrittrice a New York il 17 novembre 1955,239 notizia che contribuì ad aumentare la popolarità dell‘opera. Quale coincidenza che avvenimenti così importanti siano successi nello stesso anno! Allora, ci sembra naturale chiederci se ci sia un nesso tra di essi: la prima proiezione del film, l‘individuazione dell‘autrice negli Stati Uniti e l‘edizione italiana dell‘opera. Il regista sovietico Aleksandr Michajlovič Fajncimmer decise di girare il film ispirato all‘opera della Voynich nel 1952;240 nel 1954 le riprese erano già cominciate. Perché il regista si interessò al soggetto di Ovod? Gli anni cinquanta sono stati anni duri nel dopoguerra dell‘URSS, si sentiva l‘esigenza di avvenimenti grandiosi nella vita del paese per

236Anonimo, The Gadfly, in Nuova Antologia. Rivista di scienze, lettere ed arti, vol. LXXXI, fasc.659, 1899, p. 574. 237Il figlio del cardinale, Firenze, Parenti, 1956. 238Informazioni nella pagina web . 239Questa data appare in Ogoniok, nell‘articolo di Anatolij Safronov (redattore della rivista) La visita dall’autrice di Ovod, fasc. №50 del 16 decembre 1955, pp.25-26. 240Ada Rogovzeva, Il ritratto per due, in Argumenti i facti (Gli argomenti e i fatti, un giornale settimanale russo d‘informazione generale, fondato a Mosca nel 1978), fasc. 5, il 13 marzo 2007, pp. 7-9.

76 risollevarne lo spirito, per risvegliare la forza della gente ed iniziare la ricostruzione e per suscitare il desiderio di andare avanti. Un film sulla lotta per la libertà sembrava essere una buona scelta per influenzare la coscienza dello spettatore sovietico. Come sceneggiatura era stato scelto il romanzo della Voynich, che era uno dei libri più popolari in Unione Sovietica. Taratuta era stata liberata dai campi di lavoro nell‘aprile del 1954.241 Si trattava di una liberazione anticipata e non prevista, forse collegata con la morte di Stalin nel 1953 e con i cambiamenti nel regime politico che ne erano seguiti.242 In quell‘anno gli era capitato di leggere l‘articolo sulla Voynich e il suo romanzo, tratto dal giornale Komsomol’skaia Pravda (Verità del Komsomol). L‘articolo era stato scritto in occasione dell‘inizio delle riprese del film, la cui prima proiezione era prevista per la primavera successiva.243 Inoltre nell‘articolo si parlava della Voynich e si dava per scontato che fosse morta. Siccome Ovod era il romanzo preferito sin dall‘infanzia dalla Taratuta e poiché lei si era laureata alla facoltà di Lettere dell‘Università statale ―Lomonosov‖ di Mosca, decise di approfondire la questione. Dal 1954 decise quindi di occuparsi di Ovod e della Voynich e, nello stesso anno, riuscì a trovare l‘indirizzo della scrittrice negli Stati Uniti.244 Tuttavia nell‘articolo della Taratuta pubblicato sull‘ Ogoniok il 16 aprile 1955 non c‘era nessun riferimento all‘individuazione della scrittrice, dal momento che non esistevano ancora conferme ufficiali. L‘articolo, pubblicato in occasione della prima visione del film (12 aprile 1954), parlava della popolarità del libro in URSS, venivano presentate tutte le informazioni note sulla scrittrice, era sottolineato che il nuovo film di Fajncimmer fosse la seconda trasposizione sovietica dell‘opera (la prima era uscita nel 1928 in Georgia). Nel corso del primo anno quasi 40 milioni di persone avevano visto il film. Il fatto che la musica per la pellicola era stata prodotta da Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, compositore e pianista sovietico, considerato uno dei più importanti compositori di musica del Novecento, ne amplificò la popolarità. Voynich venne a sapere del film nel novembre del 1955, quando la delegazione sovietica le portò, a New York, il fascicolo del Ogoniok, uscito nell‘aprile precedente. Nel

241Natal‘a Petrovna Savkina, Iz vospominanij E.A. Taratuti (Dai ricordi di E.A. Taratuta), in Taratuta E.A.. Kniga vospominanij (Libro di ricordi), Parte seconda, Ianus-K, Mosca, 2001, p. 78. 242La ragione dell‘arresto era infondata, la Taratuta era stata accusata di spionaggio nel 1951 e condannata a 15 anni di prigione nei campi di lavoro. 243Safonova, C’è l’opinione: non si vive tanto tempo, in Ogoniok, fasc. 52, 20-28 dicembre 2008, versione elettronica, nella pagina web . 244Nell‘elenco annuale Who’s who delle biografie degli uomini politici, della finanza, pubblici, di cultura, lettere e scienza, che hanno influenzato, in un modo o nell‘altro, la vita nel mondo, in edizione in Gran Bretagna dal 1849.

77 dicembre dello stesso anno i lettori sovietici appresero la lieta notizia che l‘autrice di Ovod era ancora viva.245 Da tutto ciò ne consegue che il ritrovamento della scrittrice in Nord America e, contemporaneamente, l‘uscita del film siano stati una pura coincidenza, che non sarebbe mai potuta avvenire senza l‘imprevista liberazione della Taratuta. Adesso proveremo a capire come l‘edizione italiana di Il figlio del cardinale potesse dipendere da questi fatti. Si sa che la prima proiezione del film in Nord America era avvenuta nel settembre del 1956.246 È altresì noto che il libro in italiano era uscito nel 1956. Purtroppo non si sa nulla sul mese di pubblicazione. Ipotizzando che la traduzione fosse direttamente collegata alla rappresentazione cinematografica, sorge la domanda su quando essa fu realizzata, poiché sarebbe stato difficile completare e pubblicare la versione italiana del libro negli ultimi 3-4 mesi del 1956. Per questo motivo, sembra più probabile che il romanzo sia uscito alla fine del 1955, subito dopo il ritrovamento della scrittrice a New York, così il traduttore avrebbe avuto tutto il tempo di fare la traduzione e pubblicare il libro nel corso del 1956. Tuttavia rimane un elemento di confusione. Nella prefazione di Stefano Canzio non ci sono informazioni sulla vita della scrittrice dopo il 1945, anno segnato, nel testo di Canzio, dal romanzo Togliti gli stivali (Put off Thy Shoes)247. Non viene fatta menzione neanche se si trattasse o meno dell‘ultima opera della Voynich. L‘autore, per di più, non era al corrente se l‘autrice fosse ancora viva o morta come si può evincere dalla seguente citazione:

La vita della sua [del romanzo] autrice è per gran parte nell‘ombra, quasi si fosse svolta in un‘età lontana e non invece in tempi più che vicini a noi; [...].248

Se Canzio nel testo non diede nessuna informazione sulla vita della Voynich dopo il 1945, è lecito supporre che non ne fosse a conoscenza. In tal caso non può essere affermato che il libro fosse pronto soltanto dopo il ritrovamento dell‘autrice negli Stati Uniti (altrimenti ne avrebbe fatto riferimento). Pertanto sembra lecito concludere che: o la versione italiana era stata completata nel 1955 (cioè prima delle notizie di New York) oppure che Canzio non fosse informato sugli avvenimenti americani del 1955. Invece la premessa di Canzio contiene dei dati sulla vita della Voynich ancora sconosciuti in URSS nel 1956249 (sul periodo della sua vita dopo la partenza per l‘America

245Anatolij Safronov, La visita dall’autrice di Ovod, in Ogoniok, fasc. №50 del 16 decembre 1955, pp.25-26 246Il 15 settembre 1956, si veda la pagina web Internet Movie Database. . Sull‘argomento si veda il Capitolo 1 di questo lavoro. 247Voynich, Put off thy Shoes, Macmillan, New York, 1945; Heinemann, Londra, 1946. 248Canzio, Prefazione all‘opera di E.L. Voynich, Il figlio del cardinale, Firenze, Parenti, 1956, pp. 8-25.

78 nel 1920). Alla fine conclude sostenendo che il romanzo fosse stato tradotto in italiano dopo l‘uscita del film sovietico. Canzio si è servito delle informazioni sulla scrittrice accessibili all‘epoca in Italia. Rimane tuttavia incomprensibile come un film sovietico fosse noto in Italia, dato che l‘Unione sovietica era un paese chiuso ed è poco probabile che la prima proiezione della pellicola in russo nel 1955 abbia potuto raggiungere gli schermi europei. Dunque la risposta alla domanda iniziale è che l‘uscita del film ed il ritrovamento della Voynich coincidano per caso, mentre invece la traduzione italiana sia strettamente riconducibile alla première del film in URSS.250 La seconda domanda che ci siamo posti è: da quale lingua è stata fatta la prima traduzione dell‘opera in italiano? Essa era talmente sconosciuta in Italia che Piastra, primo italiano impegnato, dopo il 2000, all‘analisi dell‘opera, nel 2006 era sicuro di occuparsi di «un romanzo storico in lingua inglese sinora mai tradotto in italiano».251 Scrive inoltre il primo articolo sul testo della Voynich, in cui dà anche un potenziale titolo italiano all‘opera, nel caso in cui sarebbe stata tradotta: «The Gadfly (―Il Tafano‖)».252 Tuttavia nell‘articolo successivo, pubblicato in Studi Romagnoli dopo due anni,253 Piastra menziona la ―vecchia traduzione, risalente al 1956‖, precisando:

La mancata segnalazione di questa versione italiana nell‘articolo del 2006 è dovuta al discutibile stravolgimento del titolo originale (con tutta probabilità, nelle intenzioni dell‘editore, allo scopo di renderlo più accattivante) e nella storpiatura in ―Voinic‖ del cognome dell‘autrice inglese [...].254

Nel 2010 in una presentazione del libro ancora non ristampato Farsetti, metteva in rilievo che:

Il libro, che comprende pure una lunga prefazione di Stefano Canzio (storico del Risorgimento, pronipote di Giuseppe Garibaldi), non è andato però oltre la prima edizione ed è censito solo in 19 biblioteche italiane.255

249La prima monografia sulla Voynich della Taratuta è pubblicata nel 1957, si tratta di Our friend Ethel Lilian Voynich (qui citata nella traduzione inglese di Séamus Ó Coigligh). 250A questo proposito si veda ancora più avanti, nel paragrafo successivo. 251Piastra, Luoghi reali e luoghi letterari: Brisighella in The Gadfly di Ethel Lilian Voynich, pp. 718. 252Ibidem, p. 718. 253Nel 2008. 254Piastra, Il romanzo inglese di Brisighella: nuovi dati su The Gadfly di Ethel Lilian Voynich, in «Studi Romagnoli», vol. LIX, 2008, pp. 572 255Farsetti, Ethel Lilian Voynich e i ricercatori dell’opera perduta, in Blognotes: ad realiora. Arte, cultura, pensiero di mondi vicini e lontani. Nello spazio, nel tempo. Scoperta, ricordo, incontro, parallelismi, venerdì 10 settembre 2010, nella pagina web .

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Vero è che la prima volta il romanzo uscì a bassa tiratura ad opera di una piccola casa editrice (Parenti Editore) che adesso non esiste più. Il primo traduttore dell‘opera Aldo Tortora non è nè conosciuto nè reperibile.256 Per quanto riguarda la questione della traduzione, Farsetti scrive:

In Italia si segnala invece un‘inaspettata edizione nel 1956, passata quasi inosservata e sorta evidentemente sull‘onda del successo sovietico (sembrerebbe addirittura una traduzione direttamente dal russo).257

Piastra nel suo saggio Il romanzo inglese di Brisighella: nuovi dati su The Gadfly di Ethel Lilian Voynich258 continua il pensiero di Farsetti:

Nonostante il pregio di divulgare ad un pubblico potenzialmente vasto un romanzo sostanzialmente sconosciuto nel nostro Paese, tale edizione italiana risulta approssimativa per diversi motivi. Innanzi tutto il titolo originale dell‘opera è erroneamente riportato come The Breezefly, una sorta di neologismo inglese composto dal termine breeze, arcaico per tafano, e fly mosca. Tale macroscopica inesattezza è di difficile spiegazione, visto che il romanzo della Voynich è unanimemente noto come The Gadfly e non presenta varianti di titolo nella versione originale. Nella traduzione, il nome di battaglia ―Gadfly‖ è stato poi malamente italianizzato in ―Assillo‖, invece che in ―Tafano‖.259

Sarebbe interessante chiedere al traduttore la ragione per cui aveva totalmente stravolto il titolo originale dell‘opera, dal soprannome del protagonista alla spiegazione della sua origine260 e perché aveva tradotto ―gadfly‖ come ―assillo‖, se nella lingua italiana esistono addirittura le espressioni essere noioso come un tafano e essere un tafano a proposito di persone moleste. Quindi l‘ipotesi di Farsetti, che il testo italiano fosse stato reso a partire dalla versione russa, sembra essere assolutamente convincente. Nondimeno si dovrebbe effettuare un‘analisi comparativa della traduzione dei due testi in italiano, quello del 1956 e quello contemporaneo del 2013, curato dal Farsetti261, al fine di affermare se la prima traduzione

256E.L. Voynich, Il figlio del cardinale, traduzione di Aldo Tortora, Firenze, Parenti, 1956. 257Farsetti, La fortuna dell’opera,p. 340. 258Piastra, Il romanzo inglese di Brisighella: nuovi dati su The Gadfly di Ethel Lilian Voynich, in «Studi Romagnoli», vol. LIX, 2008, pp. 571-583. 259Ibidem, p. 576. 260Sarebbe interessante notare che, secondo i dati forniti nell‘edizione moderna del romanzo (Castelvecchi, Roma, 2013) la traduzione del titolo in italiano è l‘unica traduzione libera. L‘opera è stata tradotta in 45 lingue del mondo e dapertutto il significato del titolo è mantenuto come quello del titolo originale. 261E.L. Voynich, Il figlio del cardinale, traduzione di Alessandro Farsetti, con saggi complementari di Alessandro Farsetti e Stefano Piastra, Castelvecchi, Roma, 2013.

80 fosse stata fatta dal russo. Si potrebbe chiedere ancora: perché proprio dal russo e non dall‘ucraino o dal bielorusso? La risposta in questo caso pare semplice: in Unione Sovietica c‘era stata una russificazione forzata. La lingua russa era la lingua ufficiale dello stato e la più diffusa. Ambedue, Piastra e Farsetti, danno un parere favorevole sulla prefazione al romanzo di Canzio. Lo storico comincia la sua premessa con dei miti sulla figura della Voynich e con i racconti sulla vasta popolarità dell‘opera nell‘Unione Sovietica. Segue poi la bibliografia della Voynich. La maggior parte della prefazione è occupata dalla storia del Risorgimento italiano, preceduta da un piccolo riassunto dell‘opera. Canzio loda l‘autrice dell‘opera per aver studiato con molta attenzione la base documentativa del Risorgimento italiano e per la sua fedeltà nella rappresentazione dello sfondo storico del testo, sottolineando che il vero successo della Voynich sia la combinazione riuscita dell‘ambiente dell‘epoca con le immagini letterarie. Inoltre dice che i protagonisti della Voynich raccolgono in sè tutti i tratti del carattere, impulsi ed ideali che erano presenti nelle persone nel periodo del Risorgimento e che la Voynich «...riesce a far parlare per la bocca dei suoi personaggi la voce di tutto un tempo e una società [...].»262 A questo punto si dovrebbe ricordare che i critici sovietici vedevano nel protagonista principale il tipo del rivoluzionario russo, però Canzio in quanto storico del Risorgimento aveva ragione nell‘affermare la somiglianza ai tipi italiani263. Per quanto riguarda la tematica religiosa dell‘opera lo storico si è espresso con cautela rappresentando il problema della religiosità come un dramma di molti giovani dell‘epoca. Nella conclusione Canzio mette l‘accento sul fatto che l‘opera della Voynich rappresentasse prima di tutto un prezioso documento storico e uno strumento efficiente per accostarsi a una visione più chiara della creazione dello Stato Italiano e si augura per di più che il libro diventi popolare in Italia così come lo era diventato nei paesi slavi. L‘altra interpretazione critica appare nella rivista letteraria Il Ponte264. L‘autore della recensione pare eccessivamente severo nei confronti dell‘opera, chiamandola ―una narrativa del genere squisitamente romantico‖265 e sostenendo che non possiede nulla di assai notevole né per quanto riguarda la sua composizione né a proposito della sua espressività artistica.

262Canzio, Prefazione all‘opera di E.L. Voynich, p. 11. 263Per di più i polacchi, sapendo che il marito della Voynich era di nazionalità polacca, riconoscevano nel Tafano un personaggio rivoluzionario polacco. 264Mario Giovana, Il figlio del cardinale, [recensione], in Il Ponte, n. 13, fasc. 3, 1957, pp. 469-471. 265Ibidem, p. 470.

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Le opinioni critiche sulla prima edizione finiscono qui. Più avanti ci occuperemo dell‘edizione recente del romanzo, preparata da Farsetti e Piastra.266

266E.L. Voynich, Il figlio del cardinale, traduzione di Alessandro Farsetti, con saggi supplementari del traduttore e di Stefano Piastra, Roma, Castelvecchi, 2013.

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3.2. I motivi dell’insuccesso della prima traduzione del romanzo in Italia

Prima di occuparci degli studi recenti dell‘opera, proviamo ad esaminare la situazione nella vita politica e sociale italiana negli anni cinquanta del Novecento. Cercheremo di ipotizzare il motivo per cui anche dopo la pubblicazione del testo, esso rimase sostanzialmente sconosciuto in Italia. Passò inosservato non soltanto dal pubblico che leggeva, ma anche dai critici letterari. Come abbiamo già visto, ricevette come unica recensione letteraria quella apparsa ne Il Ponte ed una seconda data dallo storico del Risorgimento Stefano Canzio nella sua prefazione. Il principale elemento problematico del testo rimane, anche negli anni cinquanta del Novecento, il suo aspetto anticlericale. Abbiamo già visto una delle possibili reazioni della Chiesa cattolica ad una opera dove si denunciava apertamente l‘aspetto conservatore della religione in Italia e la vanità di tutti i tentativi fatti per riuscire a cambiarla, perché il clero si opponeva a tutti quei movimenti considerati scomodi per la religione (socialismo, comunismo, lo sviluppo della scienza). Dopo la seconda guerra mondiale l‘Italia era rimasta un paese cattolico e conservatore. Anche se il potere spirituale era separato da quello temporale, il papa non lasciava mai il suo controllo del paese. Influenzava molto il partito della Democrazia Cristiana, fondata nel 1942 dopo la sconfitta dei fascisti. La Democrazia Cristiana267 (d‘ora in poi DC) ha svolto un ruolo di primaria importanza nella vita del paese. Uno dei grandi vantaggi del partito era la sua formazione interclassista, ci entravano socialisti, comunisti (la sinistra politica) monarchici e neofascisti (la destra). L‘unico legame che univa i suoi membri era la confessione. La composizione interclassista era la sua forza perché permetteva al partito di occupare le posizioni centrali nel governo italiano. Gli anni cinquanta furono considerati il tempo d‘oro per la DC. L‘elettorato principale era costituito dalla popolazione rurale, conservatrice con una forte fede cattolica, la quale costituiva la maggioranza del paese. Con l'inizio della guerra fredda la corrente più a sinistra della DC perse forza rafforzando la corrente di destra del partito. La traduzione del libro appare nel 1956, proprio nel tempo del confronto più aspro tra il blocco sovietico e quello statunitense. L‘Italia come paese capitalistico era sotto l‘influenza degli Stati Uniti. Per di più la Santa Chiesa Romana aveva un grande appoggio statunitense. Cercheremo ora di integrare il panorama degli eventi riguardanti la vita politica

267La base delle informazioni storiche è il libro di Milza, di cui abbiamo già fatto menzione.

83 del paese con alcune ipotesi formulate da Piastra268 nel corso di una discussione privata avvenuta recentemente, per la quale ringraziamo vivamente. Stefano Piastra è nato nel comune di Brisighella, un piccolo borgo, collocato alle pendici dell‘Appennino tosco-romagnolo. La terza parte del romanzo è ambientata quasì interamente a Brisighella. È da notare che vicino a Brisighella prima del 1861 passava il confine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana. Nel romanzo il Tafano partecipa al trasporto delle armi dal Granducato di Toscana allo Stato Pontificio al fine di organizzare una rivolta repubblicana contro il papato. Purtroppo i soldati del papa l‘arrestano e lui viene prima imprigionato nel castello della Rocca e successivamente lì fucilato. Ma torniamo all‘ipotesi di Stefano Piastra. Nel suo saggio sui luoghi reali e luoghi letterari del romanzo lo studioso scrive quanto segue:

Merita un‘ultima considerazione il fatto che nel libro Montanelli ha la propria sede prima vescovile, poi cardinalizia a Brisighella. Se dal punto di vista storico si tratta di una grossa incongruenza visto che tale centro non fu mai sede episcopale, verosimilmente la Voynich fece questa scelta non a caso, ma poiché informata del fatto che Brisighella nei secoli aveva dato i natali a numerosi cardinali (al tempo della scrittrice inglese già ben sei porporati tra brisighellesi ed oriundi brisighellesi, cifra poi destinata ad aumentare nel Novecento).269

Dunque Brisighella ha la fama di una località che ha dato la nascita a numerosi cardinali. Il 15 febbraio 1958 papa Giovanni XXIII ordinò cardinale Amleto Giovanni Cicognani, nato a Brisighella nel 1883. Prima di diventare cardinale, nel 1933, Cicognani era stato nominato Delegato Apostolico negli Stati Uniti. Svolgeva questo incarico da 25 anni, compreso il periodo del deterioramento dei rapporti tra Mosca e Washington. Quindi gli Stati Uniti disponevano di un uomo del Vaticano tramite il quale esercitavano la loro influenza sulla Chiesa cattolica italiana. Inoltre si sa che il papa aveva sempre un‘influenza nella politica italiana e poteva intervenire, direttamente o indirettamente, nel controllo del paese. Secondo Piastra, il Delegato Apostolico Cicognani, vivendo in America, avrebbe potuto venire a sapere le notizie sulla Voynich, sul suo ritrovamento a New York da parte dei giornalisti sovietici e sulla seconda ondata di popolarità dell‘opera in URSS. Il Delegato poteva supporre che il Partito Comunista Italiano, considerato il più forte partito comunista esistente in un paese capitalista, avrebbe cercato di pubblicare l‘opera in italiano. Siccome Cicognani era in missione da molti anni, doveva conoscere l‘inglese ottimamente ed era

268Sui ricercatori contemporanei dell‘opera si tratterà nel paragrafo successivo. 269Piastra, Luoghi reali e luoghi letterari: Brisighella, pp. 726.

84 possibile che abbia anche letto il libro. È lecito supporre che poi abbia fatto di tutto per ostacolare l‘apparizione dell‘opera dato il suo forte aspetto anticlericale, in cui sarebbe stato biasimato, addirittura in lingua italiana, il suo paese di nascita. Com‘è noto, nonostante ciò l‘opera venne pubblicata. Però la traduzione fatta da Aldo Tortora fu di qualità scadente. Il traduttore risulta essere assolutamente sconosciuto in Italia. Forse si tratta di un pseudonimo. Il tentativo di trovare qualche informazione su di lui non ha prodotto risultati positivi. La tiratura dell‘edizione fu bassa e il volume stesso fu scialbo. L‘intento divulgativo in sostanza non riuscì. A questo proposito è stata formulata l‘ipotesi che la scelta di un editore e di un traduttore, ignoti al grande pubblico, e la stampa in poche copie non siano avvenute per caso, ma per non attirare troppo l‘attezione sul romanzo appena uscito (ed evitarne così un‘eventuale proibizione). Probabilmente, per lo stesso motivo sulla copertina del libro venne scritto che la traduzione era stata eseguita dall‘inglese (per evitare qualsiasi forma di pregiudizio prevedibile nei confronti di un romanzo proveniente da un paese socialista). In fine, il titolo inglese The Breezefly, che non ha nessun legame con l‘opera della Voynich, sarebbe stato inventato per confondere e nascondere le tracce del vero romanzo (il quale, lo ripetiamo, non avrebbe dovuto essere tradotto). Una nostra ipotesi è che l‘iniziativa di pubblicare il romanzo in italiano sarebbe stata presa dai comunisti. In questo caso è chiaro che sarebbe stato decisamente più facile trovare la versione russa piuttosto che l‘originale inglese, perché nell‘Unione Sovietica il testo era molto diffuso al contrario dell‘Inghilterra, in cui, dopo gli anni venti, era stato dimenticato.

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3.3. La “ri-scoperta” del testo in Italia

Come abbiamo già detto precedentemente non esiste nessuna relazione tra la prima edizione del romanzo e la seconda. Lo studio dell‘opera in Italia è cominciato nel 2006 con l‘articolo di Piastra nella rivista Studi Romagnoli270. A seguito della nostra conversazione con l‘autore, è emerso che Piastra si è imbattuto nel romanzo inglese per caso. I suoi campi di studio non sono legati alla letteratura inglese. Si é laureato in topografia antica presso l‘Università di Bologna e ha conseguito presso la stessa Università il Dottorato di Ricerca in ―Qualità Ambientale e Sviluppo Economico Regionale‖. I suoi interessi scientifici sono centrati sul tema dell'evoluzione del paesaggio, dei rapporti uomo-ambiente, della gestione delle risorse naturali, della cartografia storica e su temi di geografia culturale.271 Ha conosciuto il romanzo della Voynich mentre cercava il nome del suo comune natale, Brisighella per l‘appunto, su un data-base di dati testuali inglesi concernenti la regione Emilia-Romagna. Siccome la terza parte dell‘opera è ambientata nella stessa regione, ci sono delle raffigurazioni letterarie del suo topos geografico con i nomi reali. Le sue ricerche sul romanzo riguardavano in particolare l‘immagine del borgo di Brisighella nel testo. Siamo venuti a conoscenza di Stefano Piastra, grazie ad un altro ricercatore italiano, Farsetti, dottorando in Lingue e Letterature dell‘Europa orientale dell‘Università di Venezia, che, come il primo, si era imbattuto casualmente nell‘opera della Voynich. Lui stesso racconta come è venuto a scoprire l‘opera dell‘autrice inglese:

«Nel 2009, a febbraio, quando ancora frequentavo il secondo anno della laurea specialistica a Forlì, ho conosciuto a lezione un ragazzo di Novgorod, approdato in Italia tramite il programma ―Erasmus Mundus‖ per errore: Romàn – questo il suo nome – non parlava italiano. In quell‘occasione ho scambiato con lui quel numero di parole sufficienti a farci capire che i nostri caratteri non potevano essere amici. Poi niente o quasi fino a una giornata di inizio giugno: lo incontro per caso presso la sede principale dell‘università e lui si fa di colpo loquace come una cicala. Si meraviglia con me per aver riscontrato la totale assenza in libreria di un romanzo, scritto da una scrittrice irlandese, 272 famosissimo in Russia e, soprattutto, ambientato in Italia. Lui mi consiglia di cercarlo in inglese, leggermelo, e poi dirgli cosa ne penso. ―Un libro bellissimo‖, mi dice e ―incredibile che, a quanto ne

270Piastra, Luoghi reali e luoghi letterari: Brisighella in The Gadfly di Ethel Lilian Voynich, in «Studi Romagnoli», vol. L – VII, 2006, pp. 717 - 735. 271Si veda il sito web del docente dell‘Università di Bologna . 272Una piccola precisazione: E.L. Voynich pur essendo di nazionalità inglese, era nata in Irlanda, a Cork, poiché suo padre, George Boole, vi si era trasferito per motivi di lavoro ancora prima della nascità di Ethel, ed era professore al Queen’s College di Cork.

86 so, non sia mai stato tradotto in italiano‖. Curiosità e destino si sono presi a braccetto: ho letto il romanzo e dopo un po‘ l‘ho tradotto.»273

Il Farsetti spiega che mentre leggeva il romanzo in inglese (perché non sapeva neanche che esisteva una traduzione italiana) cominciò a cercare delle informazioni a proposito della scrittrice e dell‘opera su Internet, incappando così in un saggio in italiano del 2006 sul romanzo. Era proprio il saggio di Piastra, professore dell‘Università di Bologna, intitolato Luoghi reali e luoghi letterari: Brisighella in The Gadfly di Ethel Lilian Voynich. Poi i due ricercatori si sono conosciuti e hanno deciso «[...] di far ‗rivivere‘ questa autrice dimenticata, facendola conoscere al maggior numero possibile di persone, ora più che mai data l‘imminente ricorrenza dei 150 anni dall‘Unità d‘Italia, uno dei temi principali del libro.»274 Per quanto riguarda Farsetti, ha tradotto l‘opera in italiano e ha svolto una ricerca anche nell‘ambito letterario russo, essendosi laureato in traduzione e interpretazione dall‘inglesee dal russo e avendo conseguito un dottorato in questo campo di studi.275 Farsetti e Piastra sono stati gli unici studiosi contemporanei di questo romanzo in Italia. A parte loro la figura della Voynich è ancora menzionata nel libro di Mario Curelli, Direttore del Dipartimento di Anglistica e Presidente del Dottorato di Ricerca in Letterature Straniere Moderne a Pisa, Scrittori inglesi a Pisa. Viaggi, sogni, visioni dal Trecento al Duemila. Infine viene menzionata in breve nella monografia di Viačeslav Kolomiez276, ricercatore di studi comparativi dei sistemi sociali e politici, Il Bel Paese visto da lontano...Immagini politiche dell’Italia in Russia da fine Ottocento ai giorni nostri (il testo è scritto in italiano). I titoli dei saggi di Farsetti e Piastra sono già stati menzionati molte volte nelle pagine di questa tesi, comprese le citazioni degli studi. Siamo molto contenti di aver avuto la possibilità di parlare con i ricercatori e di discutere su quanto non è stato ancora pubblicato malgrado il potenziale interesse. Per esempio, volevamo capire perché Farsetti ha tradotto l‘opera di nuovo, dato che lui stesso era stato il traduttore dell‘edizione, recente, del 2013. Da quanto appreso nel corso

273Farsetti, Ethel Lilian Voynich e i ricercatori dell’opera perduta, in Blognotes: ad realiora. Arte, cultura, pensiero di mondo vicini e lontani. Nello spazio, nel tempo. Scoperta, ricordo, incontro, parallelismi, venerdì 10 settembre 2010, nella pagina web . 274Ibidem, nell‘anno dell‘incontro dei ricercatori si festeggiavano i 150 anni dall‘unificazione dell‘Italia (17 marzo del 1861) 275Nell‘Università di Bologna prima e di Venezia poi. 276Candidato in scienze storiche (più o meno il grado di dottorato).

87 della conversazione privata con Farsetti, all‘epoca della sua traduzione del romanzo non era al corrente che in Italia una traduzione esisteva già. Per di più, avendo tradotto il titolo The Gadfly con Il Tafano si era reso conto che non avrebbe voluto utilizzare un titolo diverso da quello della prima versione in russo (dal momento che ancora non sapeva che il romanzo era stato tradotto negli anni cinquanta). Dunque, una prima osservazione è che la sua decisione di fare rivivere la scrittrice e la sua opera in Italia non è stata condizionata dal fatto che la prima versione italiana fosse di qualità scadente. Il titolo del romanzo rimane tuttavia invariato, cioè sceglie una traduzione non letterale. Quando ha proposto la traduzione all‘editore, poiché a quest‘ultimo non piaceva il titolo Il Tafano gli propone d‘intitolarlo Il figlio della rivoluzione. Tuttavia Farsetti non era d‘accordo con questo suggerimento poiché, dal suo punto di vista, un tale titolo avrebbe suscitato nei lettori l‘idea di leggere un libro sulla rivoluzione, associando altresì il cognome della Voynich alla rivoluzione russa del 1917. Alla fine la decisione di riprendere il titolo della vecchia traduzione è stata dettata dalla volontà di effettuare una scelta neutrale che rispettasse il lavoro del primo traduttore Tortora. Adesso si comprende perché è rimasto invariato il titolo dell‘edizione del 1956, sebbene non piacesse nemmeno all‘editore. Come ha sottolineato lo stesso Farsetti, nella letteratura italiana si evita di intitolare le opere con i nomi dei protagonisti principali. Poniamo la stessa domanda per la versione del 1956: Al di là del titolo inglese di copertina the Breezefly affiancato dal soprannome del protagonista Assillo, quali altri elementi hanno fatto pensare che la traduzione fosse stata fatta dal russo? Si è gia detto che nel testo di Tortora mancano o sono state ridotte alcune parti descrittive sulla natura e non sono stati tradotti alcuni brani in cui si parla di religione (soprattutto nella prima parte perché lì Arthur è ancora un buon cattolico). Sia Farsetti che Piastra sostengono, sulla base dei risultati ottenuti negli ultimi due anni, che la nuova traduzione del romanzo non ha avuto successo in Italia, malgrado il loro tentativo di pubblicizzare il libro. Hanno organizzato varie presentazioni del romanzo e della sua autrice nelle città italiane in cui è ambientata l‘azione del testo, in particolare a Forli, Faenza e Firenze. Prossimamente il romanzo sarà presentato anche all‘Università di Pisa. Dal canto suo Piastra ha raccontato la storia dei suoi tentativi di presentare il romanzo nella sua città natale Brisighella, ―il paese dei cardinali‖. Ancor oggi esiste un cardinale oriundo di Brisighella il quale viene considerato dai due ricercatori un ostacolo alla presentazione del libro, in quanto ha dichiarato che il libro non sarebbe mai uscito nella cittadina romagnola prima della sua morte. C‘è ancora un‘altra curiosità che stabilisce una

88 relazione fra Brisighella e la storia del romanzo. Secondo Piastra oggi a Brisighella abitano molte donne ucraine e romene le quali hanno dichiarato di aver letto in russo, a suo tempo, e di aver apprezzato Il Tafano. Questo testimonia, ancora una volta quanto il romanzo fosse popolare quando ancora i loro paesi erano parte dell‘Unione Sovietica. Ovviamente l‘ambientazione finale del libro nel borgo romagnolo non è un elemento impresso nei ricordi, cioè nessuno ha più la memoria di vivere in quel piccolo paese dove, secondo il romanzo, era stato fuciliato Arthur. Farsetti e Piastra sostengono che questo libro non avrebbe mai potuto piacere agli italiani, perché affronta problemi che non interessano più o apre questioni che non sono abituati ad affrontare in un‘opera letteraria. Per un italiano il contenuto di questo romanzo si riduce alla tragedia individuale di Arthur, la cui vita è stata distrutta da certe circostanze fatali che poi l‘hanno costretto a vivere una esistenza infelice e solitaria. Inoltre di solito in Italia sono tradotti e pubblicati i libri stranieri che hanno riscontrato un certo successo in altri paesi europei, ad esempio in Germania o in Francia. Però non esiste una traduzione francese di The Gadfly, mentre la traduzione tedesca appare soltanto nel 1960 nella Repubblica Democratica Tedesca (quindi sotto influenza dell‘URSS) e nel 1980 il romanzo esce anche nella Repubblica Federale Tedesca.277 Per quanto riguarda il pubblico più giovane, composto dai ragazzi delle medie superiori, Farsetti, nel mio incontro con lui, ha dichiarato che, secondo lui, un libro in cui si descrive apertamente un atto blasfemo contro Dio (si ricorda la scena della rottura del crocifisso) e si parla di fucilazione di combattenti per l‘unità d‘Italia non sarebbe mai stato proposto ai giovani.

277Farsetti, Nota biografica, in Il figlio del cardinale, 2013, p.369.

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Conclusione

A conclusione del nostro lavoro, possiamo sottolineare che la nostra ricerca ha contribuito a far luce su due ambiti degni di interesse che riguardano: il primo – la ricezione dell‘opera nell‘URSS e in Russia, il secondo – la sua ricezione in Italia. Riteniamo di essere riusciti in un‘intento non semplice e cioè nel combinare insieme il materiale scientifico e letterario sull‘opera che, scritto in lingue diverse, esisteva nei due paesi. Così facendo, sono state ampliate le possibilità d‘accesso all‘opera, facilitando per ciò stesso lo studio successivo. Certamente, non avremmo potuto ignorare la letteratura scientifica sul romanzo, scritta in inglese, poiché i critici inglesi e americani hanno dato un contributo significativo allo studio della vita della scrittrice (particolarmente: Blevins, Kettle, Bernhardt), riportando nei loro saggi un punto di vista esterno sulla fortuna del romanzo nell‘URSS. Riassumendo i risultati apparsi nel corso del lavoro. Per quanto riguarda la fortuna dell‘opera nell‘Unione Sovietica e in Russia: - nell‘URSS ci sono stati due periodi di grande popolarità del libro: gli anni dopo la rivoluzione del 1917 e quelli dopo il 1955, quando la scrittrice è stata ritrovata. - nell‘URSS Ovod era considerato ―il‖ romanzo sulla rivoluzione. - nell‘URSS l‘opera serviva al rafforzamento del sistema ideologico dello Stato. - nelle scuole sovietiche il libro faceva parte della letteratura obbligatoria. - nell‘URSS l‘opera è stata talmente famosa che il suo titolo e l‘immagine del protagonista principale sono entrati nelle opere degli scrittori sovietici. - nell‘URSS il romanzo è entrato a far parte dei migliori libri mondiali in circolazione. - nella Russia contemporanea il principale argomento di studio dell‘opera è il suo aspetto religioso. Le ragioni della popolarità del libro nell‘URSS e in Russia: - il libro è stato inserito con successo nel sistema ideologico del paese. - la scuola ha svolto una funzione di focolaio di contaminazione per la divulgazione del romanzo. - la riscoperta dell‘autrice in vita ha straordinamente aumentato la popolarità dell‘opera. - nella Russia odierna grande interesse suscita l‘atteggiamento dell‘autrice sulla religione. Sulla fortuna dell‘opera in Italia: - l‘edizione inglese del 1897, non raggiunge il confine italiano.

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- pubblicato in italiano nel 1956, il romanzo rimane poco diffuso. - l‘unico articolo critico sull‘opera appare nella rivista Il Ponte. - l‘opera è riscoperta per caso nel 2006 e anche nel 2009. - S.Piastra e A. Farsetti rimangono i soli ricercatori che si occupano del romanzo nell‘Italia odierna. - il romanzo rimane tutt‘oggi poco conosciuto in Italia. Le ragioni dell‘insuccesso dell‘opera in Italia: - La crisi di fine secolo in Italia provocò un irrigidimento dell‘autoritarismo politico che nacque alla divulgazione dell‘opera. - Il cattolicesimo, la cui influenza tanto ha pesato nello sviluppo della società italiana fino a tutt‘oggi, rappresentò un elemento di freno alla ricezione dell‘opera in Italia. - In Italia c‘è la tendenza a tradurre e pubblicare opere che godono di un certo prestigio negli altri paesi dell‘Europa Occidentale. Prima di concludere, vorremmo aggiungere che nello studio sull‘opera rimangono ancora alcune lacune; in primo luogo, sarebbe interessante paragonare le due traduzioni in italiano e chiarire il problema sulla lingua di origine della prima versione del libro. Insecondo luogo, negli studi finora svolti rimane soltanto sfiorato l‘aspetto poetico dell‘opera, in particolare, il tema del confronto tra le due culture, inglese e italiana. Infine,altrettanto interessante potrebbe essere l‘analisi della raffigurazione del romanzo in altre opere d‘arte (è quello di cui si occupa attualmente A. Farsetti, cercando di creare i sottotitoli italiani per il film Ovod del 1955). Vorremmo, prima di concludere, esprimere il nostro più sentito ringraziamento verso tutti coloro i quali hanno avuto la pazienza di leggere, correggere e discutere i vari punti di questo lavoro, prestando un prezioso contributo alla stesura di questa tesi. Un particolare sentimento di riconoscenza va espresso alla relatrice principale della tesi Gabriella Macrì e ai professori Chiara Del Rio, George Freris,Vincenza Perdichizzi, Keir Douglas Elam.

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