anno quindicesimo numero quarantadue set./dic. 2013

Uomo e ambiente montano fra specificità e omologazioni

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, D.C.B. - Periodico quadrime- strale registrato dal Tribunale di Trento il 9.5.2002, n. 1132. Direttore responsabile: Sergio Benvenuti - Distribuzione gratuita - Taxe perçue - ISSN 1720 - 6812 AVVISO IMPORTANTE

Dopo oltre dieci anni dalla sua prima uscita siamo costretti, nostro malgrado, a sospendere l’invio gratuito di Altrestorie. A partire dal prossimo numero, primo del 2014, tutti coloro interessati a ricevere la nostra rivista sono invitati a versare un contributo annuo, per tre numeri, di euro 5,00 (Italia e U.E.) euro 10,00 (Paesi extracomunitari). Si è trattata di una scelta difficile, ma necessaria, per poter pro- seguire in un’esperienza editoriale motivo per noi di grande soddisfazione per i riconoscimenti ufficiali ottenuti, per i nume- rosi apprezzamenti raccolti e, crediamo, anche per l'originalità della proposta. Nella speranza di potervi annoverare ancora fra i nostri affezionati lettori vi chiediamo, pertanto, di effettuare il versamento tramite conto corrente postale o bancario (causale: abbonamento 2014 ad Altrestorie) secondo le seguenti coordi- nate: Fondazione Museo storico del via Torre d'Augusto, 41 - 38122 TRENTO Conto corrente postale IBAN: IT 86 W 07601 01800 000092246537 BIC/SWIFT - BPPIITRRXXX [oppure] Conto corrente bancario Cassa Rurale di Trento IBAN: IT 87 V 08304 01807 000007329154 BIC/SWIFT - CCRTIT2T76A L’eventuale versamento può essere effettuato anche presso i nostri uffici di via Torre d’Augusto, 35 (Biblioteca) o di via Tommaso Gar, 27 (Amministrazione)

2 anno quindicesimo numero quarantadue set./dic. 2013

Uomo e ambiente montano fra specificità e omologazioni 4

Le montagne e la Grande Guerra: mitologie e tradimenti 5 nella testimonianza di Piero Calamandrei di Silvia Bertolotti

La sospensione dei monti: lo sguardo di Silvio D’Arzo e Curzio Malaparte sulla montagna 9 di Stefano Chemelli

Verso una “riminizzazione” delle Alpi? 11 di Alice Manfredi

I rischi dell'omologazione: interviste con Gauro Coppola e Bruno Zanon 14 a cura di Rodolfo Taiani e Paola Bertoldi

L'andamento della distribuzione altimetrica della popolazione: 22 il caso del Trentino-Alto Adige nel periodo 1869-2001 di Hugo Penz

La montagna scritta: tracce di alfabetizzazione in area alpina 24 di Quinto Antonelli

La memoria dell'acqua: cronaca di un'indagine in valle di Gresta 27 di Marta Villa

Sagron Mis: una ricerca interdisciplinare 30 a cura dell'Associazione Laboratorio Sagron Mis

L’avvenire delle Alpi: un simposio del 1974 e un piano d'azione dimenticato 33 di Paola Bertoldi

Terre coltivate: una mostra sul paesaggio agrario trentino 35 di Alessandro de Bertolini

Proposte di lettura 38

Infomuseo 39

3 Alla base di questo nuovo nu- Uomo da un’asserzione semplice, ma mero di Altrestorie, dedicato alla tutt’altro che banale: quella di montagna e alle relazioni che e ambiente montano pensare alla montagna come a l’uomo ha saputo intrecciare con fra specificità uno spazio vissuto e non sem- essa nel corso della storia, risie- plicemente attraversato, come dono due osservazioni fra loro e omologazioni erroneamente sembrava ipotiz- apparentemente estranee: da un zare anche il grande maestro di lato la crescita del timore nei confronti di un’aggres- Bergier stesso, Fernand Braudel. sione umana che di giorno in giorno sembra smarrire Parlare di antropizzazione della montagna significa, ogni limite e dall’altro una migliore conoscenza del pertanto, non solo indagare i modi e le forme con le passato che solo di recente, dagli anni settanta del quali i più diversi gruppi umani si sono insediati nel Novecento, si è potuta arricchire di nuove riflessioni corso dei millenni in tale ambiente, ma comprendere metodologiche e indagini. tutta una serie di scelte che ha reso possibile il com- L’area montana è sempre stata raccontata nella pro- plesso connubio che ne è seguito. Abbandonate le spettiva suggerita da chi la guardava dall’esterno, mitizzazioni, frutto di una cultura prevalentemente ur- da posizioni altimetricamente inferiori, mai in quella bana e borghese, è emersa finalmente l’immagine di indicata da chi l’abitava. Raramente gli storici hanno un ambiente insospettatamente dinamico, estraneo ai tentato metaforicamente di scalare queste alture e d’in- numerosi stereotipi e sterili luoghi comuni con i quali dividuarvi quegli elementi che ne hanno determinato era stata etichettata. Un ambiente oggi alle prese con le peculiarità. Solo grazie alla crescente e progressiva sfide ben diverse da quelle affrontate in passato: non attenzione di studio di cui sono state fatte oggetto, le l'obiettivo della garanzia di sopravvivenza per la po- montagne hanno potuto mostrare il loro vero volto, polazione che vi dimora, ma più ancora la conserva- quello di un mondo a sé stante, ma tutt’altro che iso- zione stessa dell’ambiente minacciato da modelli di lato o impermeabile al mutamento. Il volume con il sviluppo che nulla hanno a che fare con quel senso di quale alcuni allievi e colleghi hanno voluto omaggiare “precario” equilibrio che le comunità del passato non nel 1996, in occasione del suo sessantacinquesimo hanno mai consapevolmente sottostimato o ignorato. compleanno, Jean François Bergier, lo studioso sviz- Rivolgersi alla storia può così aiutare a recuperare zero che più di altri ha saputo rinnovare la tradizione di elementi di riflessione utili ad affrontare con maggiori studio sulla montagna, s’intitolava guarda caso Quand argomenti e più consapevolezza le scelte che quoti- la montagne aussi a une histoire (Quando anche la dianamente sono poste da un mutamento in costante, montagna ha una storia); una storia che scaturisce e per certi versi incontrollata, accelerazione. (rt)

4 Scriveva il premio nobel per Le montagne in alcune zone d’Italia, e per la letteratura Rudyard Kipling lunghi anni, un’antropizzazio- nel 1917, in un reportage dal e la Grande Guerra ne a scopo bellico. Fenomeno fronte di guerra italiano: mitologie e tradimenti che con lo scoppio del primo “Gli uomini devono essere conflitto mondiale ha trovato nati nelle montagne o rotti alla nella testimonianza la sua più triste e devastante vita montana perché queste di Piero Calamandrei manifestazione; a quell’epoca riescano loro accessibili. Esse le montagne hanno voltato sono troppo piene dei loro pagina per affrontare un nuo- geni diabolici locali”. Lo sto- di Silvia Bertolotti vo capitolo della loro storia, rico dell’ambiente Marco Ar- questa volta da protagoniste miero, nel suo originale saggio incarnando lo spazio della na- Le montagne della patria; natura e nazione nella sto- zione in armi e la vita del soldato. La Grande Guerra ria d’Italia: secoli XIX e XX, afferma che le montagne in Italia, spesso lo si dimentica, è stata soprattutto hanno rivestito un ruolo cruciale nella storia dell’Ita- guerra di montagna, combattuta sulle Prealpi e le lia e nel suo divenire nazione. Nazionalizzare le mon- Alpi; le montagne hanno assunto in tutto ciò una tagne ha significato un lungo e tortuoso processo, doppia valenza: simbolo di confine e orgoglio pa- un percorso di antropizzazione e di sviluppo storico- trio da un lato, sofferenza e costante sfida alla natura culturale per il quale alla creazione di ogni mito le- dall’altro. La Grande Guerra trasforma di fatto un ter- gato ai luoghi della montagna è seguito spesso un ritorio geografico in uno spazio narrativo, letterario tradimento morale, e talvolta una violenza devastan- e storico. Alla figura del montanaro si sovrappone te sul paesaggio. L’avvincente excursus storico che quella dell’alpino, i sentimenti e le suggestioni legati conduce dalle montagne di frà Dolcino al brigantag- all’immaginario delle zone montane si trasformano gio dell’Appennino meridionale, dall’Altipiano di Ri- radicalmente, per cui l’immagine romantica, ex lege goni Stern alla guerra partigiana nella val di Susa, e ribelle delle foreste e dei rilievi è convertito in uno ha in sé la forza di un romanzo che intesse capito- spazio di gerarchia, disciplina e obbedienza; ma la lo dopo capitolo una memoria condivisa, densa di guerra in montagna è tra le più aspre e insidiose, si simbologie, segni e toponimi. È noto che accanto a combatte e contemporaneamente si lavora senza una antropizzazione della montagna per finalità abi- posa, perché la natura, attimo dopo attimo, cerca di tative, turistiche, agricole o silvo-pastorali è esistita, riprendersi ciò che l’uomo ha sottratto o profanato.

Zocchio, 10 marzo 1916: gruppo di soldati della Milizia territoriale. Calamandrei è il terzo da destra

5 Veduta del Pasubio dalla partenza della teleferica tra Ponte Verde e il rifugio Balasso, giugno 1916 Tra le innumerevoli testimonianze frutto della scrit- trasferito sul monte Novegno, e lo scenario naturale tura memoriale sulla guerra 1915-1918 si ritaglia uno che lo circonda è stato in parte sfigurato, percosso, spazio di profonda intensità ed efficacia narrativa l’e- ridotto a orrido relitto; Calamandrei ne è impressio- pistolario e il reportage fotografico di guerra di un nato: lo indica sui suoi profili altimetrici, lo segnala giovane Piero Calamandrei, soldato volontario, dap- negli schizzi, lo descrive nella corrispondenza. La prima sottotenente del 176. Milizia territoriale, suc- conca che si trova sulla sommità del Novegno e le cessivamente promosso al grado di tenente e infine pendici del monte Giove nei mesi di maggio e di giu- di capitano presso la Brigata Volturno. Un’esperien- gno del 1916 sono il terreno di una serie di aspri ed za di guerra, che se pure condotta prevalentemente estenuanti combattimenti, che vedono le truppe ita- in retrovia, lo vedrà protagonista di un'instancabile liane impegnate nell’arrestare l’avanzata delle forze azione di propaganda presso l’Ufficio P, e tra i primi imperiali, avanzata che rientrava nel piano strategi- ufficiali a entrare nella Trento liberata.Dal dicembre co, già di vecchia data, dell’Offensiva di primavera 1915 Piero Calamandrei è in zona di guerra a San (Strafexpedition). Nell’immane scontro si fronteggia- Vito di Leguzzano, in provincia di Vicenza. Nei pri- no più di un milione di uomini. Per il fronte Nove- mi mesi del conflitto l’addestramento e le marce lo gno-Giove le battaglie si concentrano in particolare portano ben presto in Vallarsa, sul monte Zugna e in due settimane di resistenza durissima, disperata al pian delle Fugazze. In seguito alla Spedizione di e a oltranza. Tra il 12 e il 13 giugno le forze degli primavera Calamandrei è costretto a ripiegare con austriaci sono sul punto di sfondare e il monte No- i reparti di prima linea verso il monte Pasubio, un vegno diventa il letzter Berg, ovvero l’ultimo mon- baluardo montano divenuto spazio mitico all’inter- te che separa gli imperiali dal dilagare nella pianura no della geografia epica della Grande Guerra, per vicentina. Gli austriaci ascrivono perciò al Novegno adempiere a opere di fortificazione e a lavori di fa- un significato quasi mitico, facendone il simbolo di tica, quali spalare la neve o allargare le strade, non- una conquista definitiva, dopo la quale non vi pote- ché trasportare i numerosi feriti. Alla fine del maggio va che essere la vittoria; lo dimostrano anche alcuni 1916 è a più di 2000 metri e divide una baracca di documenti rinvenuti su cadaveri di soldati austriaci, legno con i commilitoni: "Ieri notte sul Pasubio, ho in cui è possibile leggere: "ancora quest’ultimo mon- dormito in una baracchina di legno, disteso in terra te e poi la pianura [morgen angriff am letzten Berg ravvolto in una coperta; ai miei due lati, stretti stretti und dann kommt die Ebene]". Successivamente alle per star più caldi, erano un ufficiale della mia compa- aspre e sfibranti battaglie la natura appare a Cala- gnia, ed un soldato alpino: e sui miei piedi, sulle mie mandrei violata e dal Novegno il dorso del monte gambe, sulle mie braccia, erano appoggiati, seduti, Giove assume alla vista un aspetto inquietante e mo- semisdraiati tanti e tanti soldati infreddoliti, che non struoso. Quasi incredulo, Calamandrei descrive ciò potevano passar fuori la notte per via della pioggia che si offre ai suoi occhi all’amico Roberto Pio Gatte- gelata e che chiedevano alla nostra baracca l’elemo- schi il 19 agosto 1916: sina di un po’ d’ospitalità". “E io tutte le volte che vado sui lavori a sorvegliare Nei mesi di luglio e agosto del 1916 Calamandrei è i miei soldati, mi stupisco dinanzi alle tracce del mi-

6 racolo. Si profila dinanzi ai miei occhi, a meno di un camminamenti, sono solcate dai tornanti delle mu- chilometro dal luogo dove noi lavoriamo, il dorso di lattiere, perforate dalle gallerie, invase da forti, tende M. Giove dove si infransero gli attacchi austriaci che e baracche, mentre i pascoli verdissimi hanno lascia- scendevano dal conquistato Pria Forà. È un monte to spazio a un’enorme quantità di rovi di ferro. La silenzioso, un immoto inanimato ammasso di roc- natura che Calamandrei immortala, tuttavia, è spes- ce: ma commuove e atterrisce come lo scheletro di so e volutamente una natura ieratica, che silenziosa- un eroe abbandonato ai cani sul campo di battaglia. mente sta a guardare, apparentemente imperturba- Forse ai primi di maggio il M. Giove era verde, come bile ed eterna di fronte a tanto caos e a tanto smarri- anche ora è verde il Novegno; oggi invece il M. Gio- mento; è un paesaggio naturale in cui non sempre è ve è tutto grigio e rossastro sconvolto calcinato arso possibile cogliere dei punti di riferimento, è un pae- dal feroce bombardamento nemico, sfatto e sforma- saggio metafisico. Del resto l’iconografia della guer- to dagli enormi imbuti scavati dai 305. La prima vol- ra alpina ha grande fortuna, e la guerra sulle linee ta che lo vidi, a uno svolto della via, vicinissimo, mi italiane nella stampa estera dell’epoca è spesso vista dette quasi un ribrezzo fisico, così bucato e scrostato e presentata ai lettori come guerra di montagna, per- esso apparisce: par la testa di un morente bruttata ciò quotidiani e riviste offrono una grande quantità di da un’inguaribile lebbra… Orbene, su questa vetta illustrazioni e fotografie dedicate agli alpini e alle tormentata, di cui non un palmo di terra è restato im- quote più alte e impervie del fronte, rafforzando an- mune dalle esplosioni, i nostri senza trincee blindate, che con il tramite delle immagini la forte coesione tra senza camminamenti rivestiti di cemento, senza ri- i soldati e l’affermazione dei valori individuali che il coveri scavati nella roccia (tutte difese che si costru- conflitto mette in gioco. Moltissimi scatti sono dedi- iscono ora) hanno resistito, hanno infranto l’impeto cati da Calamandrei al Pasubio ed è in queste imma- austriaco che stava per traboccare”. gini che la guerra si fa più vicina e reale, meno oleo- Piero Calamandrei fa esperienza della guerra di mon- grafica, meno retorica, non più scanzonata; sono le tagna, si trova immerso in un campo d' indagine psi- immagini del freddo, della sofferenza, della paura, cologica ed etnografica privilegiato, un microcosmo della fatica, della contemplazione silenziosa. Il terri- in cui si possono enucleare tutte le peculiarità della torio alpino è colto soprattutto nella sua magnifica, guerra dolomitica: la costruzione di trincee, di stra- ma anche terribile, veste invernale sullo sfondo di un de, camminamenti, baraccamenti, la nascita tra i sol- paesaggio lunare, scabro, fatto di pietre, ghiaccio e dati di un vero e proprio “gergo speciale”, un lin- neve, o in un desertico nitore estivo; la massima par- guaggio spesso metaforico, l’azione dei “recuperan- te del massiccio prima del conflitto apparteneva al ti” ante litteram. Nasce in tale contesto una mitologia territorio dell’Austria-Ungheria, con lo scoppio della del paesaggio, la guerra rinomina i luoghi creando Grande Guerra il Pasubio diviene una zona nevralgi- una diversa geografia. Dove il conflitto ha scavato, ca dal punto di vista strategico e difensivo. È chiaro, ferito, solcato, invadendo gli spazi naturali con una infatti, che se gli imperiali si fossero impadroniti del vera e propria trama di opere e forme, l’immaginario suo versante vicentino avrebbero avuto strada libera dei soldati, contribuisce a una vasta produzione sim- verso la pianura veneta. Quindi a partire dal 1915, il bolica e al conio di una lunga serie di nuovi toponi- territorio del Pasubio, da placida terra di pastori e mi. Così nella topografia del popolo delle trincee, contadini, luogo di silenzio e di natura inviolata, vie- all’interno di quello che Eric J. Leed definì “mondo ne assalito su di ogni versante dalla furia bellica sia labirintico”, la spaventosa realtà e la leggenda della dell’esercito italiano, sia dell’esercito imperiale. Sul guerra si sostituiscono a una storia millenaria e alla “Pasubio eroico”, così viene definito a conflitto anco- tradizione. Il Novegno è il letzer Berg, alcuni rilievi ra in corso, si costruiscono una serie di teleferiche sulla sommità del massiccio del Pasubio si trasfigu- che assicurano il trasporto di uomini, di animali e ri- rano nel “cappello del carabiniere”, il “groviglio", il fornimenti in quota. Durante l’epopea del Pasubio i “cocuzzolo dei morti”, il “dente italiano”, il “dente au- reparti del Regio Esercito italiano, in balia anche del- striaco”, il monte Corno in Vallarsa diviene, dopo le più ostili condizioni climatiche, inverni con tempe- l’impresa di Cesare Battisti, il “Corno Battisti”, e il rature fino a 35 gradi sotto lo zero, abbondantissime passo Buole è ribattezzato “le Termopili d’Italia”. Ca- nevicate e vento sferzante, furono impegnati nella lamandrei sperimenta come la guerra non sia solo costruzione di un incredibile sistema di strade e alterazione delle coscienze, dei sentimenti e del ca- camminamenti, teleferiche, telefori, portarono in rattere individuale, ma anche inesorabile e crudele quota l’acqua, l’energia elettrica, l’aria compressa trasformazione del paesaggio. Anche se nelle istan- (per i martelli perforatori), il telefono, idearono un re- tanee inviate alla fidanzata Ada cerca di trasfigurare ticolo di gallerie che fu protagonista della spietata gli scenari di guerra, la violenza sulla natura è a ogni guerra di mine; in località Porte di Pasubio, al riparo passo; le montagne sono piagate dalle trincee e dai dal tiro delle artiglierie nemiche, edificarono un si-

7 stema di baracche e ricoveri che arrivò a ospitare un medesimo culto dei caduti non è un’invenzione migliaio di persone, una cittadella che venne battez- esclusiva della propaganda fascista, ma il Regime fa- zata “il Milanin”; fino all’opera maggiore, ovvero la scista se ne appropria, lo rende istituzione, ne defini- Strada delle Gallerie o della 1ª Armata: realizzata dal- sce la ritualità, secondo un determinato quadro nor- la 33. compagnia minatori del 5. reggimento Genio e mativo, inaugurando cerimonie e pratiche comme- da sei centurie di lavoratori militarizzati, una strada morative di massa, innalzando monumenti e sacrari. della lunghezza complessiva di 6.300 metri, dei quali Fagocitando e metabolizzando il culto della razza, la 2.300 distribuiti in 52 gallerie. Calamandrei docu- pratica dell’alpinismo e l’ideologia dello strapaese, il menta perciò la frenetica, brulicante attività di quella Fascismo identifica nell’abitante delle montagne un sorta di grande formicaio umano e di Babele che si modello e il custode della vera razza, nelle imprese muove alle spalle della prima linea, fotografa la tele- alpinistiche una palestra per il corpo e lo spirito, nei ferica che risale la val Canale (Pasubio) e la sua sta- campi di battaglia, nelle gallerie e nelle trincee della zione di comando, gli attendamenti della territoriale, Grande Guerra, il sacrario della memoria nazionale. le cucine organizzate nel bosco; coglie con grande Tuttavia, un secondo conflitto mondiale travolge tut- spontaneità i più caratteristici momenti quotidiani to e i boschi e le montagne, ridotte a rifugio o terreno all’interno del campo militare: il barbiere, la mensa, di guerriglia, accolgono la lotta partigiana; le monta- le pause di riposo, la sistemazione nelle tende, la di- gne incarnano, in questi frangenti, il simbolo della stribuzione di viveri. Ricreando inconsapevolmente libertà, della democrazia e dell’Italia repubblicana. È un piccolo teatrino di guerra, in cui i protagonisti, chiaro perciò come la montagna entri ed esca spesso anonimi, si muovono come maschere fisse dall’immaginario culturale della nazione definendo di sulla scena. "La politicizzazione del paesaggio alpino volta in volta storie e miti contraddittori. Il turismo all’indomani della Grande Guerra ha interessato sia culturale, il turismo della memoria ha fatto oggi delle la natura sia gli esseri umani. Le Alpi sono state esal- montagne della Grande Guerra un luogo di pellegri- tate come bastione naturale del paese e confine in- naggio a volte distratto, a volte fanaticamente lugu- valicabile della comunità italiana, mentre i suoi abi- bre e sinistro. Il contenuto di verità e l’essenza stessa tanti diventavano l’archetipo del vero patriota, il pro- di quelle tristi vicende trascende, invece, ogni testi- totipo dell’italiano che veglia sull’integrità della na- monianza materiale: zione" (Armiero). Era nato così, sopra a ogni altro, il “I nostri occhi mortali non vedono: le ombre dei mor- mito degli alpini, destinato a durare fino a oggi nella ti sono ancora lì, ognuno dinanzi alla propria feritoia, memoria collettiva. Nel periodo postbellico la strate- a guardare quei pochi metri di terra che per quattro gia retorica attuata dal fascismo attorno alla monta- anni furono il mondo di ciascuno. E talvolta questi gna è assolutamente incisiva; con Regio Decreto del morti si riuniscono nei ricoveri delle trincee […]. Si 29 ottobre 1922 il Pasubio, così come il monte Grap- riuniscono nell’ombra, in quei ricoveri mezzi crollan- pa, il monte San Michele, e il monte Sabotino sono ti, dove filtra attraverso l’imboccatura un chiarore di dichiarati “zona sacra”; è, infatti, indubbia la capacità luna: stanno lì in silenzio, senza nulla dirsi. Solo pa- del regime di rielaborare i miti e le conquiste ideali ghi di essere ancora insieme, colla stessa mestizie, precedenti piegandoli a una volontà autocelebrativa a guardare i monti, il Grappa, il Sabotino, il Pasubio” e di legittimazione di un potere politico assoluto. Il (Calamandrei). Pasubio: Alpini e muli in Alta val Canale, giugno-luglio 1916

8 Sarebbe difficile individuare La sospensione dei monti assai evasivo e non formula una sola ragione, ma lo shock che tardi la sua straordinaria immaginativo, incardinato nel lo sguardo di Silvio D’Arzo richiesta. Il prete si scandalizza termine antropizzazione del e Curzio Malaparte e i due non si vedono più. In- paesaggio, apre l’orizzonte, in fine la vecchia muore (a quan- prima battuta, in una sorta di sulla montagna to pare di morte naturale) e il evocazione istantanea, a due prete fa venire da Bobbio le opere difficilmente assimilabi- di Stefano Chemelli prefiche, le piagnone salariate li, eppure capaci di suggerire che devono vegliare la salma”. suggestioni profonde. La limpida bellezza di una sof- La prima è Casa d’altri, uscito nel 1952 su Botteghe ferta osmosi, lungo il corso incerto del camminare, Oscure e in volume per la Biblioteca di Paragone nel tempo ridotto di uno scioglimento finale, perva- l’anno successivo, del reggiano Silvio D’Arzo, che de l’aria frizzante di un ambiente sospeso nell’inde- muore a 32 anni, proprio nel 1952. terminatezza, dell’interrogazione morale, nel senso La seconda, risale a qualche anno prima, pubblicata dello sforzo e nel significato del sacrificio. nel 1947, Il sole è cieco, sulla rivista Tempo, del pra- È un’ascesa che avviene nella leggerezza acquisita, tese Curzio Malaparte. solo nel momento del distacco, dell’abbandono de- Entrambi sono scrittori, con storie personali agli anti- finitivo. podi: quanto D’Arzo è figura appartata e meditativa, L’ironia della sorte si comprime in poche parole: “là Malaparte ha goduto di una straripante arte dell’es- al le gole avevano il colore della ruggine vec- sere e dell’apparire, attraversando la parte primo- chia e l’aria dava già nel celeste: e chi non sapeva novecentesca con la forza di una scrittura e di una che più in là c’era Bobbio poteva anche pensare di presenza scenica quasi ingombrante. trovarsi ai confini del mondo”. Una soglia che ognu- D’Arzo risponde, in un dialogo irrisolto, con la com- no, in qualche modo, varca, assistito, nel migliore pattezza di un’opera tutta concentrata in poche pagi- dei casi, da chi rimane, “con degli occhi che sembra- ne, rispetto alla fluviale produzione di Malaparte, che no i nostri”, lo sguardo penetrante e sguarnito di chi concilia con metodo mondanità e rigore d’autore. partecipa a un lutto non elaborato. Ma in questi due racconti gli opposti si toccano. Sia- La battaglia delle Alpi Occidentali, combattuta nel mo in situazioni limite, tra monti di diversa estensio- giugno del 1940 fra l’Italia – entrata in guerra al fian- ne – gli Appennini e le Alpi – con un fortissimo sen- co della Germania – e la Francia, fa da sfondo a un so del luogo, dove la natura domina incontrastata, testo malapartiano che non raggiunge l’intensità di in contesto di pace e di guerra, con paesaggi reali certe immagini potenti e commosse dedicate ai sol- e metafisici, dove l’introspezione di ognuno si cala dati abruzzesi (tra le più vivide del camaleonte tosca- in una specie di foro interiore, accesa dall’esistenza no) date alle stampe su rivista in Francia, ma rientra- quotidiana, percepita e sognata. no comunque nel novero delle più autentiche. Carnalità e silenzio, riflessione e attrito del reale si “Il sole è già scomparso, lasciando una lieve pelu- fondono in un’unica sinfonia che riesce a esprime- ria rosea sui neri tronchi degli alberi, sulle bianche re la fatica di vivere con il fascino dei suoi fantasmi, creste dei monti. Gruppi di alpini escon dal bosco, delle proprie aspettative, raramente combacianti a attraverso la radura che scende a Petosan, cammina- quelle degli altri. no a passi lunghi scavalcando le ombre degli alberi. Così come l’elemento animale assume la sembianza Calusia tace, è lì in piedi, appoggiato al tronco di un del più veridico Naturmotiv, in senso filologicamen- larice, un filo d’erba fra i denti, il viso, lievemente te wagneriano, con le capre di Casa d’altri e i muli piegato sulla spalla, rivolto verso il Monte Bianco. in Il sole è cieco ad abbagliare il lettore, con il tono Respira profondamente, con le labbra socchiuse. rarefatto della compassione per il destino dell’uma- Quell’odore d’erba e di foglie, quell’odore freddo e no, a fronte della morte e nella limitatezza del suo molle che il vento porta giù dalle alte valli”. procedere incerto nel soffio della vita. Calusia è l’alpino semplice destinato al sacrificio, Eugenio Montale aveva colto, per i lettori del Corrie- l’emblema di un concettismo umano abbinato in ac- re della Sera, il racconto di Silvio D’Arzo nel giro di coppiata indissolubile con un mulo: pochi scrittori poche righe: “Si svolge in un nudo villaggio del no- hanno celebrato con solennità dignitosa il senso e la stro Appennino. Personaggi, un vecchio prete e una presenza di questi animali indispensabili per ogni al- vecchia lavandaia sola al mondo, distrutta dagli anni pino, essenziali ai gruppi di artiglieria da montagna. e dalla fatica. Lei vorrebbe uccidersi ma è religiosa e Il paesaggio colpisce per l’antropizzazione forzata, sente che le occorrerebbe una ‘dispensa ecceziona- estrema, nei toni dei momenti che contano, dove le' del prete, un’autorizzazione. Gli si confida in modo le parole si diradano e diventano ancora più tese,

9 rivelandosi nei gesti e nelle espressioni, in visioni da di ognuno, dei nostri stessi stati d’animo. Non è assolute e gravi. “I ghiacciai scintillano al sole, le un caso che si mobiliti tutto il nostro essere quando rocce le creste i picchi le guglie fumano, le slavine qualcuno ci suggerisce una lettura. corrono come verdi lucertole lungo il dorso azzurro Qualcuno che riteniamo autorevole, magari un au- dei nevai, e giunge il rombo lento e remoto delle va- tore, in qualche pagina nascosta, o di persona, negli langhe di pietre, che il sole già caldo fa rotolare giù incontri che contano. Come dimenticare, solo per per la schiena della montagna”. Siamo abbracciati fare un esempio, un racconto come La sirena (Li- dalla Tête d’Enclave al Mont Léchaud, dall’Aiguille des Glaciers alle Pyramides des Calcaires, il nostro sguardo corre da Seloge a Les Mot- tes, accompagniamo gli al- pini dell’Edolo, del Tirano, del Duca, del Morbegno, del Verona, gli artiglieri del Gruppo Bergamo, gli Chas- seurs sul Col de Fours, sul Col de la Croix du Bonhom- me, sui piani prossimi alla Ville de Glaciers. Qui, chi e dove, si conosce il proprio destino di vitti- ma o carnefice, qui l’uomo e l’animale entrano in una partita ferale, qualunque sia la propria traiettoria, estesa o sbarrata quanto quella di Calusia e del suo mulo. “Il mulo sente l’odore dell’uo- mo, e muore così nell’odo- Casa Malaparte, nell'isola di Capri (1943). Progettata da Adalberto Libera, esempio d'integrazione re vivo dell’uomo, muore tra modernità razionalista e ambiente naturale così nell’odore vivo e caldo dell’uomo”. Non è coscien- te della morte il mulo, può morire, ma non è con- ghea) di Tomasi di Lampedusa: fa parte per sempre sapevole di dover morire, afferma Malaparte. Calu- della nostra vita, lo si rilegge, trovandovi nuove de- sia dissolve la propria presenza nell’esito scontato lizie e letizie. dell’irreparabile, ma come un fantasma entra nelle Lo si consiglia: qui l’antropizzazione del paesaggio è menti dei suoi superiori, penetra nell’animo dei suoi cittadina e allo stesso modo lontanissima, insulare e compagni di sventura, assale con il dolore della acquatica, e per assonanza familiare come non indi- sua presenza-assenza il senso del nostro essere di care in Boris Biancheri e nel suo Il quinto esilio, con il passaggio sul palcoscenico nascosto e plateale del passo più articolato del romanzo, una peregrinazio- vissuto. Come in Casa d’altri contano le domande, i ne secolare che induce ammirazione e inquietudine, dubbi, il sottotesto, la potente visualità di una paro- lo stato d’animo quotidiano delle vite ricche di incon- la che lascia spazio, in modo diverso ma deciso, al tri, intelligenze, varietà mischiate senza pregiudizi. lettore. I racconti ci portano in uno spazio peculiare, Il lettore ha davanti a sé lo spazio e il tempo limitati, possono essere davvero “perfetti”, perché possiedo- che lo costringono a scacciare ipocrisie, opportuni- no una misura – conforme – possono rappresentare smi, superficialità. il baluardo della nostra immaginazione, una difesa. Il lettore italiano in questo esercizio di attenzione, Come altrimenti sarebbe possibile accostare Silvio “l’attenzione è la preghiera dell’anima” sosteneva D’Arzo e Curzio Malaparte? Nascono interrogativi, si Malebranche, è chiamato a una fatica maggiore. pongono situazioni che suonano anche diverse nel Ma forse proprio le pagine di Silvio D’Arzo, e per i tempo e nello spazio concesso a coloro che incon- più volenterosi le opere di Curzio Malaparte, potreb- trano il testo, anche solo per il fatto che le occasioni bero costituire un viatico onorevole in direzione del- di entrare nella pagina degli scrittori variano a secon- la letteratura antropologica.

10 Nelle domeniche d’estate a Verso una rismo in Alto Adige-Südtirol. volte mi capita di andare a Secondo l’autrice esiste una camminare in montagna. Non “riminizzazione” forte peculiarità di questi luo- tanto in alto e, di solito, nem- delle Alpi? ghi chiaramente percepita da meno partendo troppo presto. chi li visita e molto appetibi- Talvolta, in occasioni come le dal punto di vista turistico. queste, avverto quasi un sen- di Alice Manfredi Una peculiarità legata alla lin- so di claustrofobia. Mi ripeto gua, alle tradizioni e soprattut- che questi luoghi non sono to al pae­saggio. Il paesaggio è, miei, ma di tutti. Sono posti infatti, curato, anche dal pun- in cui ognuno ha diritto di venire per passeggiare e to di vista agricolo, secondo un consolidato criterio distrarsi un po’. Nonostante questo tentativo di auto- estetico. Autentica o costruita a fini promozionali convinzione razionale, non posso evitare di provare che sia, questa peculiarità è sempre stata un punto un certo fastidio perché sento urlare sui sentieri o di forza del turismo altoatesino. Lo sviluppo turistico perché nei rifugi c’è spesso chiasso e confusione. di questi luoghi comincia nel corso dell’Ottocento ed Mi è capitato qualche volta di fare la coda sulle ferra- è fin da subito osteggiato dalle fasce più conservatri- te o di fermarmi in mezzo alle piste da sci per cerca- ci. Comunque all’inizio si tratta di un fenomeno mol- re di immaginare una traiettoria che non collida con to contenuto. Si tratta di nobili e borghesi di lingua troppe persone. L’irritazione che provo cozza con il tedesca che vengono in questi luoghi per ragioni principio – che condivido con convinzione – per cui di cura o per trovare sollievo dal caldo estivo. Solo tutti hanno diritto di godere di questi spazi. Ma cozza verso la fine del secolo iniziano a farsi strada altre anche irrimediabilmente con l’immagine di monta- immagini legate alla montagna e al tipo di svago che gna che mi porto dietro da anni. Nel tempo libero e qui si può ricercare, richiamando quindi un diver- senza particolari pretese ma con costanza, frequento so genere di turismo. Le vette divengono spazio di i monti del Trentino e dell’Alto Adige, fin da bam- conquista individuale e i territori circostanti luoghi in bina. In questi circa venticinque anni di conoscenza cui praticare sport invernali, primi fra tutti, lo sci e il diretta mi sembra che molto sia cambiato. Forse è pattinaggio. Da questo momento in poi, il fenomeno perché quando erano i miei genitori o il gruppetto è in costante crescita. Ma c’è un ultimo importante della SAT a programmare le uscite si partiva presto passaggio da considerare. A inizio Novecento co- e si evitavano i luoghi affollati, mentre io ora spesso mincia una serie di iniziative per agganciare turismo mi lascio dominare dalla pigrizia. O forse no. e agricoltura: ad esempio, i contadini si propongono come guide e viene promossa la vendita di prodotti Origini di un dibattito locali. Nei cinquant’anni successivi su questa base Il turismo in montagna muove i suoi primi passi tra prenderà avvio l’agriturismo. Questa rapida scorsa Settecento e Ottocento e cresce in modo particolare sulle principali tappe dello sviluppo turistico altoa- tra la fine del secolo e inizio Novecento. Dopo la pri- tesino non deve far pensare a un processo lineare e ma guerra mondiale pacifico. Ci furono, comincia ad assu- come è facile im- mere le caratteristi- maginare, contrasti che di un fenomeno tra locali e turisti e consistente ma è ne- tra conservatori e gli ultimi trent’anni liberali; ma soprat- che il cambiamento tutto, ed è quello è radicale non solo che qui maggior- nei numeri, ma an- mente interessa, che nelle modalità. si pose da subito Un caso particolare il problema della noto e studiato e che “snaturazione”, pri- può servire da gui- ma della popolazio- da è quello dell’Alto ne, poi dell’ambien- Adige. Ne parla dif- te. Una questione fusamente Daniela ancora attuale. Da- Tommasini nel suo niela Tommasini Geografia, paesag- descrive il fenome- gio, identità e agritu- no in questi termi-

11 ni: “Che il turismo non debba proteggere un territorio in cui snaturare e culturalmente im- possono scegliere, senza ec- poverire le popolazioni locali cessive rinunce, di non tornare è un tema vivo nel XIX secolo più. D’altra parte, la mancanza ma ancora ben presente nelle di questa voce è fuori di dub- discussioni recenti. Agli albo- bio un elemento di debolezza ri dello sviluppo turistico le della riflessione. Ma non solo forme di resistenza al turismo gli interlocutori sono pochi, erano dovute allo spirito con- anche le circostanze in cui il servatore, oggi il dibattito si è dibattito prende corpo sono spostato piuttosto ai temi della limitate. Di questi temi si par- salvaguardia della natura, prin- la molto ma per breve tempo cipale risorsa turistica, e delle quando si verificano inciden- culture patrimonio delle popo- ti e in caso di novità come la lazioni locali”. Le voci critiche diffusione di sport alternativi o nei confronti di un turismo che la costruzione di infrastrutture modifica in modo evidente paesaggi e società non percepite come significative. potevano che aumentare quando negli anni settan- ta inizia anche in Alto Adige/Südtirol un processo di Cermis 2013 crescente costruzione di infrastrutture. Nonostante Nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013 sul Cermis, a ciò, secondo Daniela Tommasini, questo territorio causa di una corsa notturna in motoslitta su una pista ha saputo conservare, anche grazie alla sua tradizio- nera, muoiono sei turisti. La notizia viene ripresa da ne agrituristica, un paesaggio peculiare e armonico. stampa, tv e web. Per lo più si tratta di articoli e pezzi Ammesso che sia così, in ogni caso non ovunque di cronaca ma non mancano alcuni approfondimen- sulle Alpi i cambiamenti hanno preso questa direzio- ti. Il giorno successivo, il 6 gennaio su La repubblica ne e le conseguenze di un turismo di massa in quota compare un’intervista a Mauro Corona a firma Chia- danno nuova linfa al dibattito. ra Pasolini. Il pezzo, inserito come commento al fatto di cronaca, richiama alcuni concetti abbastanza tipici Un dibattito circoscritto del dibattito in questione. Il noto alpinista e scrittore Nonostante il relativo clamore in alcuni casi spora- denuncia la trasformazione della montagna in parco dici, l’impressione è quella di una discussione e una dei divertimenti, accusa i montanari di averla sven- riflessione molto circoscritte. Solo alcune voci si fan- duta e la politica di aver cancellato i servizi neces- no sentire e per lo più in determinate circostanze. sari per consentire agli abitanti di vivere in quota. Chi interviene sul tema appartiene di solito a una o Lo stesso giorno, sul Corriere della sera trova spazio più delle seguenti categorie: appassionati di monta- un articolo di Isabella Bossi Fedrigotti. La scrittrice gna, abitanti di questi luoghi o zone limitrofe, gestori propone il concetto di “riminizzazione della monta- di attività economiche qui situate. Spiccano poi quel- gna”, che attribuisce, parole testuali, “ad un alber- li che nelle teorie della comunicazione vengono chia- gatore della vicina val Badia che la montagna la ama mati opinion leaders. Persone che trovano spazio sui moltissimo e da molti anni combatte per difenderla media quando il dibattito in questione assume rile- e per trovare adepti della sua difficile battaglia”. Ma vanza e che si crede siano in grado di orientare al- cosa si intende per “riminizzazione”? Isabella Bossi meno in parte l’opinione pubblica. Tra questi ci sono Fedrigotti la definisce come il “fenomeno per cui la alpinisti come Reinhold Messner e Mauro Corona, Disneyland nella quale si sono trasformate ormai da ma anche albergatori noti, almeno localmente, per tempo le nostre principali spiagge è stata trasferita le loro posizioni radicali tra cui Michil Costa. Queste anche nelle più belle, più incontaminate valli alpine”. voci di solito avvallano l’idea di una montagna come Tutto questo in concreto ha a che fare con happy luogo da preservare il più possibile nel suo essere hour, musica ad alto volume sulle piste, bandiere e “intatta” e combattono una concezione che defini- altre novità che secondo l’autrice del pezzo hanno scono da “parco dei divertimenti”. Non prendono in conseguenze sia di natura estetica sia in materia di genere parte al dibattito attori pur direttamente coin- sicurezza. Manca, ma forse è sottinteso, il riferimen- volti in questo fenomeno e cioè i turisti stessi. Forse to alle conseguenze di natura ambientale, spesso perché non invogliati, non intervengono sui rischi e sottolineate in altri interventi. L’articolo ha avuto uno benefici di una presenza di massa in montagna. Que- strascico polemico. Non si è fatta attendere la replica sta assenza, da un lato, è comprensibile: si tratta di dell’assessore al turismo e commercio del persone che non sentono come proprio il compito di di Rimini, Maurizio Melucci, che ha scritto al Corrie-

12 re contestando l’uso del termine e indicando tutte le Dolomiti Patrimonio UNESCO iniziative proposte in riviera per renderla più sicura. Il 26 giugno 2009 le Dolomiti vengono inserite nel- Nonostante questa e altre simili prese di posizione, il la lista dei Beni naturali dell’UNESCO divenendo un concetto continua a essere utilizzato, non tanto con sito protetto. Anche questo fatto alimenta il dibat- riferimento alla sicurezza – e sicuramente non come tito su una supposta eccessiva impronta turistica critica a Rimini – ma come sinonimo della trasposi- del territorio. La domanda che trova, infatti, spazio zione di un certo tipo di turismo invadente, dal punto su internet e sui media tradizionali è la seguente: di vista estetico e ambientale, in un territorio fragile. cosa comporterà questa nomina? Più tutela? Op- Un territorio che, d’altro canto, pretende di fare del- pure più marketing e dunque turismo e accessi? Gli la “naturalità” un valore da giocare in termini pro- organi istituzionali cercano di diffondere la prima mozionali. La contraddizione evidente tra crescente versione, mentre sui blog si parla prevalentemente diffusione di infrastrutture e “naturalità” anche come della seconda ipotesi. E se le Dolomiti patrimonio strumento di sviluppo turistico non emerge spesso dell’UNESCO significano più turismo, le voci tendo- nel dibattito. Eppure potrebbe essere un buon punto no a schierarsi. Alpinisti e ambientalisti chiedono la di contatto tra i diversi schieramenti, un modo per chiusura dei passi in determinate fasce orarie e più dialogare anche con chi ha forti interessi economici severità nel regolamentare gli accessi; per esempio, nel settore. in questo senso si pronuncia già nel 2011 il presi- dente della SAT Piergiorgio Motter. Al contrario, gli Chi rovina la montagna? albergatori e alcuni turisti domandano maggior aper- Un’altra circostanza che con una certa regolarità sca- tura. Sono istanze conciliabili? tena il dibattito è la diffusione di nuovi sport “mon- tani”. In questi casi nasce spesso una polemica che Nuove infrastrutture, nuovo dibattito vede fronteggiarsi i praticanti di nuovi sport con i Ovviamente anche la progettazione e la costruzio- cultori di attività tradizionali: elemento del contende- ne di impianti sciistici scatenano la polemica. Così re è chi rovina di più la montagna, chi è più o meno come il cambiamento architettonico e funzionale “invasivo”. È accaduto quando si è diffuso lo snow- dei rifugi. Il 22 maggio 2012 sul Corriere della sera board, si è ripetuto negli ultimi anni con la crescente appare un articolo di Franco Brevini dal titolo ine- presenza di mountain bike sui sentieri. Nella prima- quivocabile: “Quello che Michil Costa chiama lo vera del 2013, in Friuli Venezia Giulia, la “Commis- stile porno alpino”. L’autore richiama il dibattito sul sione Giulio Carnica sentieri” del CAI, per voce del mutamento nello stile architettonico dei rifugi – da presidente Danilo Bettin, prese posizione contro la tradizionale a moderno e Hi-Tech – per poi concen- pratica della bicicletta sui sentieri montani adducen- trarsi su una tendenza che giudica più pericolosa. E do come motivazione il danneggiamento dei percor- qui cita Michil Costa parlando del cambiamento di si e la mancanza di fondi per sistemarli e metterli in funzione di questi luoghi: da semplice riparo e pun- sicurezza. In Trentino, dal 1993, esiste una legge che to di partenza verso la vetta ad alberghi di lusso in regolamenta e limita questo sport, ma alcune dispo- alta quota. Brevini sottolinea l’importanza di questa sizioni sono difficili da attuare e i controlli paiono riflessione per identificare una linea di sviluppo pos- modesti. Della questione, si è parlato anche in oc- sibile. Anche Annibale Salsa è intervenuto sul tema casione dell’”International Mountain Summit 2013” nel marzo 2013 introducendo il convegno “Rifugi in a Bressanone. Si è concluso, come prevedibile, che divenire”. Secondo Salsa il dibattito, a questo punto, la situazione giuridica resta confusa e che un inter- ricorda quello tra apocalittici e integrati che impe- vento in materia è sempre più necessario. Più che gnò gli intellettuali negli anni sessanta. Una polemi- condivisibile, ma un intervento in quale direzione? ca che dimentica un paio di aspetti. Anzitutto, per quanto sobri e spartani, i rifugi sono un inserimento non naturale nell’ambiente e, in secondo luogo, non è sacrilego pensare a forme di innovazione innestate su una tradizione da conservare. Negli ultimi anni, insomma, il dibattito sulla questione del turismo “in- tensivo” in montagna si è sviluppato ad ondate con picchi in certi luoghi, tempi e circostanze. Manca for- se una riflessione complessiva che sia in grado di sostenere una visione per il futuro che da molte parti viene invocata. Un disegno generale che ci metta al riparo dalle decisioni prese di volta in volta e caso per caso senza una direzione di marcia condivisa.

13 I rischi dell'omologazione interviste con Gauro Coppola e Bruno Zanon

a cura di Rodolfo Taiani e Paola Bertoldi

Gauro Coppola è stato professore associato presso Bruno Zanon, docente di tecnica e pianificazione l’Università degli studi di Trento per l’insegnamento urbanistica presso l’Università degli studi di Trento, di storia economica, ma anche di storia moderna Dipartimento d’ingegneria civile, ambientale e mec- e contemporanea. È stato collaboratore perma- canica, si è formato come architetto. Svolge attività nente dell’Istituto storico italo-germanico in Trento di ricerca nel campo della pianificazione territoriale, e membro del comitato di redazione degli Annali dello sviluppo sostenibile, dell’innovazione degli dell’Istituto stesso. Ha partecipato all’attività del strumenti di governo del territorio. Ha preso parte Gruppo interuniversitario per la storia dell’Europa a esperienze di pianificazione territoriale (Piano mediterranea e al suo comitato scientifico fin dalla urbanistico provinciale del Trentino 1987 e 2008) e sua fondazione. È stato componente del comitato di ambientale (Piano del parco naturale Paneveggio- direzione dell’Associazione internazionale di storia Pale di San Martino) e ha collaborato all’avvio della delle Alpi. È socio della Società storica lombarda pianificazione territoriale di alcune Comunità di e di numerose istituzioni scientifico-culturali fra le valle. È membro di società di urbanisti (INU, SIU) ed quali, in ambito trentino, si ricordano l’Accademia è attivo in reti di ricerca internazionali. roveretana degli Agiati e la Società di studi trentini È autore di numerosi articoli e libri nei quali ha svi- di scienze storiche. È stato anche presidente del luppato particolarmente il caso Trentino affrontato Comitato scientifico del Museo degli usi e costumi da un punto di vista sia metodologico, sia delle della gente trentina di San Michele all’Adige. esperienze di pianificazione.

Gauro Coppola: "Processi di generale omologazio- avuto qualche perplessità di fronte alle affermazioni ne a parte, presentare un’immagine degli spazi mon- di Fernand Braudel sulla marginalità di queste regio- tani piegata alle aspettative di consumo costruite su ni nella formazione della civiltà moderna europea. valori estranei a quanto naturalmente disposto e Quelle valutazioni, però, vanno contestualizzate nel storicamente formato, mi sembra un risultato cultu- modello che lo storico de La Méditerranée andava ralmente retrivo". componendo per spiegare lo sviluppo capitalisti- co occidentale. Focalizzando la sua attenzione sulle Da semplice serbatoio di mano d’opera a zona di città, sul commercio, la pianura produttiva, le rela- cerniera fra diverse aree geopolitiche e geoculturali: zioni marittime, gli appariva logico valutare il ruolo di fra queste due immagini quasi opposte dell’arco al- “quel sipario di montagne sterili” come un supporto pino si è mossa la ricerca storica dell’ultimo mezzo finalizzato, o nel migliore dei casi complementare, secolo contribuendo a trasformarne radicalmente la alla costruzione di quell’économie monde che era percezione. Ci può sinteticamente raccontare quan- l’approdo teorico della sua opera. In questo senso do e come ha iniziato a porsi questa diversa pro- va presa la sua provocazione di escludere la mon- spettiva di studio e a quali domande auspicherebbe tagna dalla grande storia (la storia della montagna che la futura ricerca storica dia delle risposte? è quella di non averne). La storiografia successiva, Credo che buona parte degli studiosi che hanno però, soprattutto dagli anni settanta del secolo scor- affrontato i temi di storia della montagna, abbiano so, ha portato a temperare o, se vogliamo, a supera-

14 re questo quadro, aprendo la strada ad altre visioni za sono stati per me preziosi per una comprensione del mondo della montagna e a specificarne meglio ulteriore o se vogliamo più problematica dell’am- la diversa partecipazione alla trasformazione dei vari biente che stavo studiando. La reciproca stima e, nel contesti. tempo, una cordiale amicizia, hanno reso particolar- Personalmente ho iniziato a interessarmi a questi mente fruttuosa la collaborazione che si è poi crea- temi per diverse ragioni, alcune pensate altre del ta nel nostro lavoro comune. Credo che una sintesi tutto occasionali. Ovviamente si parte sempre dalla chiara della sua visione storiografica sia stata da lui constatazione di un deficit storiografico: studiando stesso tracciata presentando il primo volume (1996) l’agricoltura della bassa pianura padana in età mo- della rivista Histoire des Alpes dal titolo esplicativo: derna avevo notato molte interazioni non occasionali Des Alpes traversées aux Alpes vécues. Innanzi tutto tra ambienti, istituzioni, persone, interessi del piano il rovesciamento di prospettiva: la storia delle Alpi con le aree montane, alpine nello specifico, che non vista dal di dentro e in tutte le sue dimensioni e non mi apparivano sufficientemente verificate. Trasferen- dal di fuori, dal basso, dalle città mercantili, dai porti, do la mia attività in Trentino mi era parso logico ap- dalle istituzioni accentrate del potere, sulla base dei profondire questi aspetti, data la disponibilità in loco loro archivi che inevitabilmente relegavano al margi- di una buona consistenza archivistica. Peraltro, in ne l’ambiente montano. Conseguentemente occor- quel periodo (anni settanta) anche la storia regionale reva indirizzare le ricerche sulle risorse che la monta- (o locale come si diceva) connotava meglio la sua gna offriva (e offre): miniere, saline, risorse umane, natura e si orientava in modo nuovo sul piano del rurali, energetiche, manifatturiere; contestualmen- metodo e sull’uso delle fonti. Contestualmente ero te si valorizzavano le forme di vita comunitarie, le entrato a far parte di un’istituzione molto stimolante: tecniche, l’architettura, le creazioni artistiche, la re- il Gruppo interuniversitario per la storia dell’Europa ligiosità e non ultimo l’ambiente fisico, l’altitudine, mediterranea (GISEM), energicamente coordinato il clima. Tutto questo attingendo alle fonti non solo da Gabriella Rossetti, che aveva fra i suoi temi di ri- scritte, ma anche a quelle orali, all’archeologia ma cerca le Alpi e più largamente il mondo montano- anche alla natura stessa. Un progetto, quindi, che alpino. Circolazione, rapporti, strutture, scambi, restituiva ai montanari una grande regione d’Euro- popolazioni, élites: ecco i parametri e le categorie pa, senza barriere e frontiere, e una sua specifica e con cui ci siamo cimentati per comprendere questa compatta storia. Non per nulla il volume offerto da realtà. Per ultimo, ma non ultimo, va ricordato che in più studiosi in onore di Bergier nel 1996 è intitolato quegli anni prende vita a Trento anche un centro di Quand la montagne aussi a une histoire. Come ben documentazione e ricerca sui demani collettivi che, si può valutare vi è un’idea ben diversa da quella del pur orientato in prevalenza sul piano giuridico e am- suo maestro Braudel che, a suo parere, «regarde les ministrativo in funzione attuale, necessitava, tuttavia, montagnes depuis la mer». di una visione storica di riferimento. Il concentrarsi di Fra gli istituti che più di altri hanno contribuito a raf- tutte queste iniziative, oltre a far maturare il dibattito forzare gli studi sulla storia della montagna, secondo conduce a superare certe valutazioni pregiudiziali, gli insegnamenti di Bergier, vi è sicuramente da ri- con il risultato di una produzione consistente non cordare l’Istituto di storia delle Alpi, oggi Laboratorio solo nei termini di una microstoria più matura, ma delle Alpi, attivo a Mendrisio in Svizzera. È in questa anche di tentativi di sintesi sull’intero arco alpino e sede che lei ha avuto modo, per l’appunto, di cono- più in generale montano. scere Bergier e di partecipare attivamente alla vita Un ruolo centrale nella costruzione di un diverso ap- dell’Istituto stesso. In particolare si ricorda il conve- proccio alla storia della montagna spetta senz’altro a gno “La città nella montagna, la montagna nella città” Jean François Bergier, storico svizzero, scomparso organizzato proprio da lei a Trento alla fine degli anni nel 2009, molto vicino al grande Fernand Braudel e novanta e i cui atti sono poi stati pubblicati nel 2000 alla scuola francese delle Annales. Lei ha avuto il pri- sul n. 5 della rivista Histoire des Alpes=Storia delle vilegio di frequentare e dialogare con Bergier. Cosa Alpi. Che cosa ci può raccontare di quest’esperienza ci può raccontare di lui e della sua visione storiogra- e soprattutto di cosa vi ha gravitato intorno in termini fica? di collaboratori, contenuti e discussioni? Ho conosciuto Jean François Bergier agli inizi degli Della creazione di un’associazione di studiosi delle anni novanta, in uno dei convegni dell’Istituto Datini Alpi si era più volte parlato; particolarmente in un di Prato del quale sarebbe stato presidente del co- seminario al monte Verità di Ascona nel 1993 era mitato scientifico proprio in quegli anni. Abbiamo sembrato maturo il momento e il clima per riuni- avuto modo di parlare delle nostre ricerche e dei re stabilmente questi “storici senza frontiere”. Due nostri interessi che si rivelarono sempre più coinci- anni dopo, a Lucerna, veniva fondata l’Associazione denti. I suoi suggerimenti e la sua matura esperien- internazionale per la storia delle Alpi (AISA-AIHA-

15 IGHA) con un discreto numero di soci fondatori in anche in un periodo storico che tradizionalmente re- rappresentanza di Francia, Svizzera, Italia, Germania legava le regioni alpine in una periferia solitaria. Un (Baviera), Austria, Liechtenstein, Slovenia e qualche tema, questo, ancora tutto da esplorare. studioso di altra nazionalità. La presidenza venne na- Lo storico dell’ambiente Marco Armiero osserva turalmente affidata a Bergier. La sede organizzativa che, nonostante le montagne costituiscano il 35% denominata Istituto di storia delle Alpi (ISALP) migrò del territorio italiano, solo in poche circostanze da Lucerna a Lugano presso l’Università della Sviz- hanno occupato uno spazio centrale nell’immagina- zera italiana, poi, definitivamente a Mendrisio, pres- rio collettivo e nel discorso pubblico: la prima guerra so l’Accademia di architettura, dove si riappellò LA- mondiale, la Resistenza, il Vajont. È d’accordo con BISALP. Il progetto di organizzare ogni due anni un quest’affermazione? Perché il territorio alpino in Ita- convegno e la pubblicazione annuale di una rivista si lia ha suscitato così poca attenzione? E si tratta di concretizzò in breve tempo e nel settembre del 1997 una condizione solo italiana o anche altrove la mon- a Grenoble si tenne il primo incontro. Nel 1999 toccò tagna è di per sé poco considerata? a Trento ospitare il convegno sul rapporto tra città L’immaginario collettivo ha recepito l’elemento ca- e montagna che affrontava il punto nodale di una tastrofico di questi eventi e lo ha associato a una presunta dicotomia, più percepita che reale. La rete complicità ambientale dell’aspro territorio. Le cata- degli studiosi interessati alle ricerche si era nel frat- strofi accompagnano la storia montanara, le barrie- tempo allargata; le discussioni, quasi sempre anima- re naturali, gli orridi, le frane e le slavine, la ferocità te, toccavano diversi campi disciplinari spesso con della fauna e la pericolosità perfida dei nativi, fanno diversificati approcci disciplinari: società, economia, costante parte dell’armamentario descrittivo dell’at- demografia, ecologia, politica, istituzioni, arte, cultu- traversamento e svelano l’ottica di una percezione ra popolare, mentalità. Numerosi saggi originali co- dal basso da parte di una cultura urbana. Non credo minciavano ad apparire prodotti da aderenti all’As- affatto che sia una condizione tipicamente italiana, sociazione, e il campo cominciava ad allargarsi com- solo che in questo caso il sistema montuoso attra- parativamente dalle Alpi ad altre aree montane alla versa tutta la nostra penisola. Comunque è come, ricerca di quei “marcatori forti” indicativi del ruolo stando sulla terraferma, associare al mare le mo- specifico e non subordinato di queste culture. struose piovre giganti o la tragedia del Titanic. Sempre in tema d’impegno di ricerca sulla storia Secondo lei e in base alla sua esperienza di studio delle Alpi lei ha anche curato con Bergier, il volume e di dialogo con altri ricercatori quali momenti par- Vie di terra e d’acqua: infrastrutture viarie e siste- ticolarmente cruciali potrebbero essere individuati mi di relazioni in area alpina (secoli XIII-XVI) edito nella lunga storia della difficile relazione fra uomo e nel 2007 dall’editore Il mulino nella collana Quaderni montagna? degli Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Più che momenti cruciali parlerei di un costante an- Trento. Quali sono i contenuti e gli spunti d’interesse tagonismo. Nonostante la granitica immobilità ap- offerti da questo volume che ha in parte suggellato parente anche la montagna cambia nel tempo per il suo stretto rapporto di collaborazione con Bergier? congeniti motivi; l’uomo, necessariamente, deve Il convegno, organizzato dall’Istituto storico italo- adattare il suo modus vivendi alle modificazioni germanico in Trento, e la conseguente pubblicazio- della natura. Ma anche l’uomo, a sua volta, muta il ne degli atti sono stati gli ultimi momenti della mia suo rapporto con l’ambiente e spesso entrambi pa- collaborazione con Bergier. Ne avevamo discusso gano costi sensibili all’evoluzione naturale o sociale. insieme e ci era sembrato interessante riflettere su Questo, ad esempio e per limitarci all’area italiana, un problema che, per l’area alpina, è cruciale: quel- è accaduto tra fine Ottocento e primo Novecento lo, cioè, delle vie, e delle attività umane che attorno quando alla modernizzazione dell’economia e della a esse gravitano, si sviluppano, s’intrecciano. Il su- società conseguì un sostenuto spopolamento delle peramento delle barriere naturali è qui fondamenta- regioni montane, così efficacemente documenta- le per l’esistenza stessa degli insediamenti umani e to dall’inchiesta dell’Istituto nazionale di economia della vita di comunità. Strutture complementari alle agraria (INEA) degli anni trenta. Al disagio delle po- strade, viabilità volta a volta vivace oppure emer- polazioni si accompagnò anche l’inevitabile degrado genziale o abbandonata, mezzi e animali da traspor- ambientale di molte aree, ormai stabilizzate su un to (i muli in particolare), zattere e zattieri sulle acque, equilibrato modello di antropizzazione. itinerari complessi con direzioni variabili, non soltan- La montagna e le sue caratteristiche fisico-ambien- to sul percorso più praticato Nord-Sud, ma anche tali in che modo hanno influito sull’organizzazione e Ovest-Est altrettanto sostenuto. La scelta, poi, del la gestione delle risorse dal punto di vista del lavoro periodo medioevale era giustificata dal desiderio di dell’uomo e dell’amministrazione del territorio? verificare se quel sistema di circolazione sussistesse Hanno influito moltissimo poiché gli ostacoli oppo-

16 sti all’agire umano sono chiaramente più difficili da positivo o negativo per quanti si trovano oggi a ope- superare: il clima (ricordiamo le grandi e piccole gla- rare nello stesso ambiente cercando di contrastare i ciazioni), l’orografia, l’assetto idro-geologico, la stes- danni causati da una violenta aggressione dettata da sa verticalità impongono soluzioni del tutto partico- ragioni d’interesse economico? lari. Basti pensare allo speciale ordinamento agrario Storicamente abbiamo molti esempi di comporta- che prevede, salvo rare eccezioni, la coesistenza di menti virtuosi che, esercitati nel tempo, sono diven- piccole aziende di diretta coltivazione e grandi com- tati radicati orientamenti culturali la cui inosservan- plessi di dominio collettivo, per cogliere al massimo za veniva vissuta come trasgressione socialmente la produttività del lavoro e la solidarietà comunita- condannabile e talvolta giuridicamente perseguibi- ria; all’uso di singolari attrezzi di lavoro; al ricorso al le. Non di meno vi sono molti casi di una sregolata sistema dell’allevamento transumante o monticante gestione sia delle risorse, specie quelle collettive, sia invece di quello stabulare; alla scelta della fluitazione dei rapporti di produzione o dei sistemi di relazione fluviale del legname mercantile; all’accettazione di all’interno delle comunità. Gli statuti indicano come una strutturale migrazione stagionale di significative occorre operare in ambito comunitario, ma nella quote di popolazione alla ricerca di una necessaria realtà le deroghe, gli abusi, le violazioni amministra- integrazione di reddito; e altro ancora. tivamente accertate non sono poche e ci dicono che Le scelte assunte in passato dalle popolazioni che ri- l’aderenza alle regole non sempre è praticata. Ciò siedevano in montagna possono fornire un esempio può accadere per sopravvenute esigenze indifferibi-

17 li della stessa comunità (catastrofi, guerre, carestie luppato in termini di politica economica e territoriale ecc.), ma anche per uno squilibrio dei rapporti di sostenendo quel sistema di utilizzo collettivo delle forza tra poteri contrapposti o il prevalere d’interessi risorse in funzione di una riqualificazione dell’assetto di gruppi particolari. Credo, però, di poter afferma- idro-geologico, biologico, faunistico che da anni dà re che nel lungo periodo si possa riconoscere una segni d’intrinseco degrado. Il passaggio, non solo sostanziale tenuta di un equilibrio che permette al semantico, da un’utilizzazione sostenibile del territo- sistema socio-economico montano di resistere ai rio a un approccio compatibile con le sue specifiche processi di disgregazione interna o di colonizzazione vocazioni potrebbe essere un modo certamente più esterna. Questo fenomeno, che potremmo chiamare saggio e nel tempo più produttivo d’intervento. conservativo, mi è parso di coglierlo nei fenomeni di Sempre sulla base delle sue ricerche che idea si è cambiamento strutturali o in presenza d’innovazio- fatta della cosiddetta risorsa turismo? Può rappre- ni radicali: in questi casi la ricezione del nuovo non sentare veramente un di sviluppo per la è esclusa a patto che serva a confortare e a raffor- montagna e per la gente che la abita, o rischia di zare l’equilibrio socialmente consolidato nel tempo diventare, sul lungo periodo, fonte d’impoverimento (defensive innovation). a causa della progressiva perdita di quella specificità Alla luce di quanto ha potuto leggere nella storia che al momento ne costituisce paradossalmente l’e- della montagna da lei affrontata in prospettiva sto- lemento di maggior richiamo? rico-economica e storico-sociale, ritiene possibile e La parola “turismo” esprime un comportamento auspicabile un ri-orientamento della politica econo- complesso e spesso ambiguo che si rivolge a ogget- mica per le regioni alpine anche attraverso una riva- ti di varia natura e con risultati diversi. È banale ri- lorizzazione delle attività agro-pastorali? cordare che il fenomeno nasce da un’esigenza di co- Considerando il settore agricolo in senso stretto va noscenza diretta e di crescita intellettuale, umana e detto che esso si è inevitabilmente concentrato in anche spirituale; nel tempo si è sempre più allocato fondovalle o in fasce pedemontane che, allo stato nell’area del loisir e della vacanza. Personalmente mi attuale, sono ampiamente utilizzate al limite della sa- crea qualche problema vedere il turismo sotto il pro- turazione. Qui gli indirizzi si sono da tempo modifi- filo della mera opportunità economica, tanto più che cati in funzione delle vocazioni del territorio e delle spesso i turisti prendono più di quello che danno. tendenze della domanda; rebus sic stantibus, non Ma tant’è: il settore gira pur sempre intorno ai dieci appare verosimile un radicale mutamento se non punti del PIL, anche se con sensibili discontinuità. nell’adozione d’innovazioni di prodotto o di proces- Ciò detto, per le nostre aree va richiamata l’estrema so. Per quanto riguarda l’alta collina e la media (e delicatezza del territorio per la complessità fisica che anche talvolta) l’alta montagna, a parte alcune pro- esprime, per l’habitat che propone alla fauna e alla duzioni di nicchia di contenuta rilevanza, ci si scontra flora che ospita, per la singolarità della storia sociale con i limiti e le possibilità dell’ambiente. Lo sfrutta- che la informa. Ne deriva quindi la necessità di un mento delle risorse naturali, ma anche la silvicoltu- approccio leggero, felpato, rispettoso e collabora- ra e l’allevamento del bestiame devono rispondere tivo, in una parola responsabilmente ecologico. Un a logiche connesse alla riproducibilità delle risorse comportamento di mero consumo non può essere, stesse. Già gli antichi statuti comunitari limitavano fortemente gli interventi pesanti sui territori. Oggi il problema si pone ancora di più tenendo conto delle tendenze produttive intensive obbligate dal conte- nimento dei costi di produzione. Un discor- so serio comunque può essere svi-

18 alla lunga, che devastante e inevitabilmente costoso fine di attrarre visibilità su montagne di grande bel- al territorio e alle comunità che lo vivono. Ma que- lezza ma anche per vedere riconosciute le loro ca- sti sono ragionamenti di semplice buonsenso. M’in- pacità di gestire in modo appropriato beni di rilievo teressa, però, di far emergere un altro elemento: il internazionale. Si tratta di una scommessa da vin- regresso a una visione vecchia, ormai anacronistica, cere diffondendo la consapevolezza del privilegio e secondo la quale la montagna viene percepita, at- dell’onere conseguenti alla dichiarazione UNESCO traversata, fruita come un mondo altro da sé, dal di ed acquisendo nuove competenze nella gestione di fuori, dalla città, dal piano. Si direbbe un ritorno al beni che richiedono modalità di gestione diverse da dualismo braudeliano con una montagna senza sto- quelle consuetudinarie delle proprietà collettive della ria propria, subordinata a una civiltà altra. Processi montagna o dalle solite procedure amministrative. di generale omologazione a parte, presentare un’im- Per quanto riguarda la difesa e lo sviluppo sostenibi- magine degli spazi montani piegata alle aspettative le dell’ambiente montano, quanto è importante oggi di consumo costruite su valori estranei a quanto investire sulla formazione delle nuove generazioni? naturalmente disposto e storicamente formato, mi Crede che in Italia ci sia un’offerta adeguata? sembra un risultato culturalmente retrivo. La formazione delle nuove generazioni costituisce l’investimento di maggiore rilievo al fine di sostene- Bruno Zanon: "Lo scambio di conoscenze, la diffu- re le sfide del futuro. Si tratta di accrescere il capitale sione delle 'buone pratiche' sono modalità impor- più importante: quello umano. Per quanto riguarda i tanti per consentire processi di sviluppo locale che temi della montagna, ritengo che i processi di inte- rifuggano dall’idea che sia sufficiente copiare quan- grazione tra luoghi, territori, attività, e in particolare to rivelatosi di successo altrove per attivare percorsi la rapidità delle comunicazioni, abbia rotto l’isola- virtuosi di sviluppo" mento che fino a pochi anni fa penalizzava luoghi e vallate collocati anche a breve distanza dai fondoval- L’UNESCO ha recentemente dichiarato le Dolomiti le principali. Al contrario, oggi i valori ambientali, la Patrimonio dell’umanità. Che cosa pensa di que- qualità insediativa dei piccoli centri, l’offerta di servi- sto riconoscimento dal punto di vista delle ricadute zi e opportunità di molte aree montane costituiscono sull’ambiente montano? Va considerato solo in ter- un valore aggiunto anche per lo sviluppo di attività mini di opportunità oppure ci sono anche potenziali tradizionalmente urbane. Non solo. Molte città alpine rischi? traggono vantaggio proprio dall’essere inserite entro Il riconoscimento UNESCO nei confronti delle Dolo- un contesto montano di grande bellezza. Qualche miti è certamente importante, in quanto afferma che anno fa stavo andando a Grenoble in occasione di tali montagne sono d’interesse mondiale. Questo uno scambio tra università. Sul treno ho conosciuto solleva peraltro delle questioni, sia per le maggiori un sociologo francese che, conosciuta la mia desti- pressioni che si potranno generare su tali beni, sia nazione, esclamò: “Ah, la città degli ingegneri con la perché la responsabilità della conservazione è nelle camicia a scacchi!”. Chiesto un chiarimento rispetto mani delle comunità locali. Va peraltro sottolineato a quella che a me sembrava un' affermazione bizzar- che il processo del riconoscimento è stato attivato ra, mi spiegò che a Grenoble si stavano sviluppando proprio dalle comu- dei centri di ricerca avanzati che attiravano giovani nità direttamente di talento sollecitati da un lavoro altamente qualifi- interessate, al cato, ma anche dalla possibilità di vivere in una città che offre molte opportunità escursionistiche e spor- tive nell’ambiente alpino. Un fenomeno analogo sta succedendo anche a Trento e dovremmo saper va- lorizzare le relazioni tra città e montagna, tra attività innovative e saperi tradizionali. Prendendo come riferimento l’arco alpino, come considera, se ce ne siano stati di significativi, gli in- terventi normativi e i provvedimenti messi in atto dagli organi di governo? C’è o c’è stata un’azione po- litica efficace a sostegno del territorio? Faccio parte di una categoria, quella degli urbanisti, che ha sempre lamentato le carenze della legislazio- ne in materia di territorio, di ambiente e di paesag- gio. Ultimamente, anche per via della moltiplicazione di leggi contraddittorie da parte dello stato e delle

19 regioni, si sta ponendo maggiore attenzione al ruolo quelle più negative in Italia per quanto riguarda la della conoscenza, alle competenze da mettere in gestione e tutela del territorio alpino? campo, alla capacità di attivare percorsi di sensibiliz- Non è facile fare una classifica delle regioni virtuo- zazione, alla costruzione del consenso attorno a degli se. Sicuramente le regioni alpine rappresentano obiettivi e a delle soluzioni. In fondo, dobbiamo fare dei modelli, nei diversi paesi, di gestione di territori i conti con un paradosso: solo l’ampia condivisione complessi, che presentano situazioni morfologiche rende le norme veramente efficaci, ma in tale caso accidentate ma anche grandi risorse, ambientali e le norme – intese come vincoli e divieti – diventano umane. Nel passato le Alpi hanno vissuto momenti pleonastiche. Negli ultimi tempi è diventato forse più di crisi e di spopolamento, ma con delle differenze importante il confronto a livello internazionale. Pote- significative tra le singole regioni e le diverse valla- re paragonare una certa iniziativa con quanto viene te, che segnalano la presenza di culture insediative fatto nelle altre regioni alpine diventa un parametro differenti, della diversa capacità delle comunità locali più stringente ed elevato – e una motivazione ben di trarre vantaggio dalle risorse del territorio anche più efficace – di molte delle norme in vigore. nelle fasi di grande cambiamento economico. Oggi Che cosa pensa della presenza e diffusione dei par- sono numerosi i segnali di sviluppo locale e di ritor- chi naturali in Trentino e in Alto Adige? Che signi- no alla montagna. Naturalmente non si tratta di un ficato ha la loro istituzione e quali conseguenze ha salto all’indietro, ma del recupero di risorse ambien- prodotto nel tempo? tali, culturali, insediative grazie alle nuove conoscen- I parchi hanno costituito un momento cruciale di ma- ze, alle nuove tecnologie, alla possibilità anche per i turazione della sensibilità nei confronti della difesa piccoli insediamenti alpini di essere connessi con il della natura, che ha comportato discussioni talvolta mondo. anche aspre. In Trentino questo è avvenuto in tempi L’attuale crisi finanziaria ed economica dev’essere abbastanza precoci e su iniziativa locale: il Piano ur- l’occasione per un’inversione di tendenza, possibile banistico provinciale del 1967, promosso da Bruno solo con un’efficace sensibilizzazione della popola- Kessler ed elaborato da Giuseppe Samonà. La pro- zione. È perciò necessario che i Paesi alpini e gli enti posta riguardava, contemporaneamente, la difesa di locali rafforzino sensibilmente le politiche a favore aree di grande interesse naturalistico e la loro va- della protezione della natura e del paesaggio. Crede lorizzazione ai fini della promozione turistica in un che questa posizione sia realistica e attuabile? momento in cui la montagna non vedeva flussi signi- La crisi comporta un rallentamento forzato delle tra- ficativi. Nel giro di pochi decenni le ragioni del con- sformazioni del territorio. In questo senso, pur scon- tendere sono cambiate significativamente, a causa tando evidenti difficoltà di natura sociale, costituisce del venire meno di gran parte degli usi consuetudi- un'occasione di riflessione. L’ansia di fare ripartire la nari della montagna e per l’avanzamento delle co- macchina economica non deve far dimenticare che noscenze in campo naturalistico. A tale proposito, la i processi e i meccanismi non saranno più quelli di presenza del Museo di scienze di Trento e del Museo prima. civico di costituisce un patrimonio di asso- Per questo è necessario sapere analizzare i proble- luta eccellenza. L’esito recente è consistito, nel qua- mi economici a fronte delle risorse del territorio. E dro del programma europeo Natura 2000, nel rico- queste vanno lette in termini di capitale naturale, noscimento di una serie di aree di grande interesse capitale economico, ma anche – e forse soprattut- (Siti d’interesse comunitario, Zone di protezione spe- to – di capitale sociale. La ricchezza di un territo- ciale) e di una moltitudine di habitat da tutelare con rio montano, abituato alle forme della solidarietà e attenzione. Tutto questo comporta un cambiamento dell’autogoverno, consiste soprattutto nella capacità importante della visione del problema: dalla tutela di “fare rete”, di bilanciare la carenza di capitali e di di alcune isole di naturalità, intese come “santuari” infrastrutture con iniziative di collaborazione e coo- (questo è spesso il termine utilizzato in inglese) a una perazione. In provincia di Trento le Comunità di valle visione reticolare, che vede corridoi ecologici per- sono impegnate attualmente in processi di pianifi- correre le valli e risalire le montagne, intrecciandosi cazione territoriale che dovrebbero mirare proprio a con le aree antropizzate. E tutto questo fa scoprire sostenere tali processi. Naturalmente non mancano che molti degli habitat di maggiore interesse sono le difficoltà, in particolare perché riemerge l’abitudi- il frutto delle attività colturali tradizionali. La difesa ne a compilare lunghe liste di opere e attrezzature da della natura, in molti casi, invece di comportare l’e- realizzare con il denaro pubblico provinciale anche sclusione dell’uomo richiede la continuazione dello in assenza di reti di cooperazione che sappiano met- sfalcio dei prati, la monticazione degli alpeggi, il ri- tere a frutto tali iniziative. Per contro, il territorio si pristino di siepi e filari ecc. rivela quanto mai ricco di situazioni di presidio della Quali sono secondo lei le esperienze più virtuose e montagna e di iniziative di sviluppo locale basate sul

20 21 recupero di attività tradizionali, su interventi leggeri tore, un territorio montano come ad esempio quello di trasformazione, sulla combinazione di saperi tra- in cui sorge Madonna di Campiglio, quale genere di dizionali con nuove competenze e nuove tecnologie. misure si sentirebbe di assumere in prima battuta? Alcune riflessioni rilevano come esistano, per così Devo ammettere che talvolta immagino di potere dire, montagne di serie A e montagne di serie B: se prendere decisioni di tale genere. Devo, tuttavia, ri- le prime andrebbero tutelate dalla massiccia e ag- conoscere che le scelte politico-amministrative non gressiva presenza dell’uomo, le seconde andrebbe- sono semplici, riguardando in genere aspetti tecnici ro invece aiutate per scongiurare lo spopolamento con forti implicazioni socio-economiche, che solle- e la dispersione di memorie, tradizioni, stili di vita. vano questioni di consenso, a livelli diversi: locale Qual è la sua opinione a tale proposito? e a più ampia scala. In merito a ipotesi di ripresa di Il territorio di montagna è caratterizzato da grandi interventi pesanti di infrastrutturazione della monta- differenze anche entro brevi distanze. La morfologia, gna, ritengo si debba fare una pausa. Sono in atto l’altitudine, l’esposizione, la storia insediativa locale processi rapidi di selezione dei luoghi del turismo in- costituiscono fattori che comportano opportunità vernale, e tale attività vede una diversificazione della estremamente diverse. Non si deve però immagi- domanda, che include ora forme più soft di frequen- nare che operi un determinismo geografico. Sono tazione. Anche in questo caso, riuscire a caratteriz- le comunità locali a fare le differenze. E il cambia- zare in modo specifico l’offerta richiede capacità di mento richiede capacità di apprendimento, apertura analisi e di proposta che vadano oltre la semplice mentale, capacità di cooperazione. Spesso risorse prosecuzione dei vecchi processi di sviluppo. deboli vengono valorizzate in modo appropriato, Rispetto alla tutela del territorio montano quale tipo mentre beni ambientali di grande valore vengono di ruolo assegnerebbe all’associazionismo in genere dissipati. Lo scambio di conoscenze, la diffusione e, nel caso del Trentino, a una realtà rilevante come delle “buone pratiche” sono modalità importanti per la SAT? Come possono interloquire con le istituzioni consentire processi di sviluppo locale che rifuggano pubbliche e insieme collaborare al raggiungimento di dalla idea che sia sufficiente copiare quanto rivela- obiettivi comuni? E soprattutto, nella sua percezione tosi di successo altrove per attivare percorsi virtuosi personale e nella convinzione maturata come studio- di sviluppo. so, quali dovrebbero essere questi obiettivi comuni? Che idea si è fatta della cosiddetta risorsa turismo? Ho avuto la fortuna di essere coinvolto da SAT in Può rappresentare veramente un volano di sviluppo alcune esperienze di formazione riguardanti la pia- o un’opportunità di sopravvivenza per la montagna nificazione e la gestione del territorio montano. Tali e per la gente che la abita, o rischia di diventare, sul esperienze mi hanno fatto conoscere meglio la glo- lungo periodo, fonte a sua volta d’impoverimento a riosa SAT, che si sta dimostrando un'associazione causa della progressiva perdita di quella specificità dinamica, in grado di riflettere sulla propria storia che al momento ne costituisce paradossalmente l’e- e le proprie tradizioni e di proporre ragioni nuove lemento di maggior richiamo? alla pratica dell’andare in montagna. In particolare, Il turismo è sicuramente una risorsa fondamentale non si tratta più soltanto della conquista della vetta o per la montagna, da diversi punti di vista. In primo del bel gesto atletico. Frequentare l’ambiente mon- luogo, ovviamente, da quello economico; quindi da tano vuol dire apprezzare i diversi aspetti di una na- quello dell’immagine dei luoghi: il pregio turistico si tura ricca e fragile, cogliere fenomeni geologici che traduce in orgoglio locale e in senso di appartenen- meritano tutela, condividere i valori di un sistema za; infine da quello della dotazione di servizi e at- insediativo di antica tradizione, spesso a rischio di trezzature. Molti centri montani ora godono di servizi sparizione. In questo, SAT si pone in modo consape- di livello superiore impensabili in assenza di flussi vole come un interlocutore del mondo politico-am- turistici. Naturalmente bisogna stare attenti alla fra- ministrativo e, in virtù del proprio peso, riesce a far gilità dell’ambiente – anche sociale – montano. La riflettere sulla necessità di tutelare valori sottoposti cultura del limite è difficile da apprendere e solita- a pressione e sulla possibilità di valorizzare risorse mente si coglie la necessità di rispettare certe soglie apparentemente deboli. In questa prospettiva offre quando si è andati oltre il limite di rottura. Anche in anche delle competenze straordinarie: molti asso- questo caso il processo di apprendimento collettivo ciati si dedicano alle rilevazioni glaciologiche, della è fondamentale e bisogna sapere leggere le specifi- flora, del patrimonio speleologico e contribuiscono cità dei luoghi evitando, ancora una volta, di ripetere alla manutenzione dei sentieri. Il successo dei corsi semplicemente quanto fatto altrove o di proporre cui ho partecipato, frequentati da molti giovani, testi- vecchie soluzioni a nuovi problemi. moniano di quanto sia alta l’attenzione nei confronti Supponendo che lei si trovasse nelle condizioni di di tali temi e di quanta disponibilità vi sia a scommet- dover gestire da domani, nella veste di amministra- tere su nuove prospettive per la montagna.

22 L’area di insediamento per- L'andamento della metri di altitudine aumentò in manente nelle Alpi si concen- Alto Adige dal 23% del 1869 tra da sempre nei punti più distribuzione altimetrica al 42% del 2001, e nel Tren- bassi delle valli; nel Trentino della popolazione tino dal 34% del 1869 al 53% la struttura del rilievo ha fatto del 2001. Tale processo, gui- sì che la zona pianeggiante il caso del Trentino-Alto Adige dato dal mutamento socio- ricoprisse un ruolo più impor- nel periodo 1869-2001 economico, evidenziava però tante. Solo il 14% del territo- notevoli differenziazioni spa- rio in Alto Adige e il 30% nel ziali e temporali. Trentino si trova al di sotto dei di Hugo Penz Nella letteratura specialistica 1.000 metri di altitudine; in si è finora discusso soprat- entrambe le province la metà tutto del vistoso calo del nu- del territorio si situa fra 1.000 mero degli abitanti nelle zone e 2.000 metri di altitudine. altimetriche più alte del Tirolo La distribuzione altimetrica Si anticipano in queste pagine alcune di lingua tedesca, riconduci- della popolazione si disco- considerazioni statistiche tratte da uno bile alla crisi che ha colpito stava leggermente dalle con- studio del geografo Hugo Penz in corso di i contadini di montagna du- dizioni fisiogeografiche già pubblicazione nella sua forma integrale rante la Gründerzeit, ossia nella società rurale. Le opere sul terzo volume dell’opera Il Trentino- l’epoca attorno al 1870 che di disboscamento e disso- Alto Adige/Südtirol nel XX secolo dedi- ha corrisposto a una fase di damento medievali avevano cato al tema della popolazione e curato grande sviluppo economico inciso maggiormente in Alto da Rodolfo Taiani e Michael Wedekind. fra Austria e Germania. Negli Adige sopra i 1.000 metri; inol- ultimi anni della Gründerzeit, tre qui il numero degli insedia- quando l’avvento del turismo menti permanenti di alta quota era superiore che stimolò l’economia nei comuni montani dell’Alto nel Trentino. Le città e i mercati invece sorsero pre- Adige, fu possibile rallentare questo tipo di evolu- valentemente lungo le direttrici di transito, in punti zione. Nel Trentino, invece, negli anni dal 1869 al ubicati a quote più basse. Questo spiega perché già 1890 si registrò nelle zone altimetriche comprese fra nel 1869 erano più densamente popolate le valli più 250 e 750 metri un calo demografico più importante basse. Nel corso del moderno mutamento struttu- che lungo il limite superiore dell’area di insedia- rale aumentò maggiormente il numero degli abitanti mento permanente a causa del crollo della lavora- nelle zone altimetriche inferiori, dove si concentra- zione artigianale della seta. vano i posti di lavoro dell’industria e del settore dei Dopo la prima guerra mondiale le differenze fra Tren- servizi. La popolazione che viveva al di sotto dei 600 tino e Alto Adige si consolidarono. Nella provincia di Trento nel periodo fra le due guerre si registrò un si- Distribuzione della popolazione per zone altimetriche nel 1869 e nel 2001 in percentuale gnificativo calo demografico soprattutto nei comuni montani periferici. Prov. di Bolzano Prov. di Trento Tale sviluppo corrispondeva a quello di altre regioni Zona altimetrica italiane, dove il fenomeno dello spopolamento mon- 1869 2001 1869 2001 tano giocò un ruolo importante. Le misure statali adottate a partire dagli anni trenta, fra cui nel Tren- superiore a 1.000 metri 34,5 22,5 9,3 7,2 tino vanno posti in evidenza la bonifica dei prati ri- da 601 a 1.000 metri 42,2 36,1 56,2 39,9 vieraschi lungo il corso dell’Adige e l’insediamento di imprese industriali, contribuirono a stabilizzare il inferiore a 600 metri 23,2 41,6 34,5 52,9 numero degli abitanti. Gli interventi si concentrarono Numero abitanti in però sulla val d’Adige, trascurando perlopiù gli in- 197.017 460.665 335.391 476.442 valori assoluti sediamenti ubicati a più alta quota. Lo stesso dicasi degli strumenti di pianificazione del territorio nel se- Fonti: Popolazione residente dei Comuni. Censimenti dal 1861 al condo dopoguerra, che contribuirono a loro volta ad 1991. Circoscrizioni territoriali al 20 ottobre 1991. Roma: Istituto aumentare notevolmente la popolazione nei comuni centrale di statistica, 1994; 8° Censimento generale dell’industria e dei servizi, 22 ottobre 2001, con confronto tra Tirolo, Alto Adige e sotto i 400 metri di altitudine. Alle quote intermedie Trentino. Bolzano: Istituto provinciale di statistica, 2005; posizione fra 400 e 1.200 metri si registrò, invece, un ristagno altimetrica dei comuni secondo il 12° censimento generale demografico; molti comuni ubicati sui fianchi delle della popolazione, 25 ottobre 1981: II: Dati sulle caratteristiche strutturali della popolazione: Trentino-Alto Adige. Roma: Istituto valli si spopolarono. Lo sviluppo si rivelò simile a centrale di statistica, 1984 (elaborazione dell’autore). quello di alcune regioni montane elvetiche, in cui le

23 aree problematiche si trovavano ad altitudini com- Indici di sviluppo della popolazione dal 1869 al 2001 per zona prese fra 800 e 1.200 metri. Sui pochi comuni ubicati altimetrica (1869 è pari a 100) al di sopra dei 1.200 metri ha inciso fortemente il tu- rismo legato agli sport invernali, la cui crescente im- A. Alto Adige portanza ha comportato un incremento del numero Zona altimetrica 1869 1910 1951 1971 1991 2001 degli abitanti. Lo sviluppo demografico dell’Alto superiore a 1.200 metri 100 99 115 133 142 150 Adige, molto diverso da quello del Trentino, è da porsi in relazione con le numerose vessazioni, anche da 1.001 a 1.200 metri 100 103 121 134 143 154 di carattere economico, di cui, durante il ventennio da 801 a 1.000 metri 100 108 133 157 182 195 fascista, è stata oggetto la popolazione di lingua te- da 601 a 800 metri 100 113 127 146 166 179 desca che scorgeva nell’universo di valori della so- da 401 a 600 metri 100 125 146 179 200 218 cietà rurale un presupposto fondamentale per la sua fino a 400 metri 100 190 308 413 415 419 sopravvivenza. Totale 100 128 169 210 224 234 Accanto a forme di vita contadina poterono quindi affermarsi modelli demografici tradizionali: i saldi B. Trentino di natalità, ad esempio, erano molto positivi. Provo- Zona altimetrica 1869 1910 1951 1971 1991 2001 cato dall’immigrazione italiana nel periodo fra le due superiore a 1.200 metri 100 108 110 116 125 132 guerre, il ristagno del gruppo etnico tedesco (e il suo forte ancoramento alle strutture produttive del set- da 1.001 a 1.200 metri 100 113 111 107 100 102 tore primario) continuò anche dopo il 1945 e com- da 801 a 1.000 metri 100 106 100 93 88 93 portò un ulteriore aumento demografico nei comuni da 601 a 800 metri 100 102 97 91 90 95 montani. da 401 a 600 metri 100 104 100 98 103 112 Da quando, grazie al "Pacchetto di norme per l’Alto fino a 400 metri 100 131 150 187 206 218 Adige", numerose competenze amministrative sono Totale 100 114 118 128 134 142 state trasferite alla Provincia autonoma di Bolzano, Fonti: Popolazione residente dei Comuni. Censimenti dal 1861 al l’ente locale, nel quadro delle sue politiche di pia- 1991. Circoscrizioni territoriali al 20 ottobre 1991. Roma: Istituto nificazione del territorio, si è attivato sempre più centrale di statistica, 1994; 8° censimento dell’industria e dei servizi, 22 ottobre 2001, con confronto tra Tirolo, Alto Adige e in favore dei comuni rurali. Tali comuni hanno evi- Trentino. Bolzano: Istituto provinciale di statistica, 2005; zona denziato fino a oggi uno sviluppo perlopiù positivo, altimetrica dei comuni secondo il 12° censimento generale della popolazione, 25 ottobre 1981: II: Dati sulle caratteristiche tanto che il numero degli abitanti è cresciuto in tutte strutturali della popolazione: Trentino-Alto Adige. Roma: Istituto le zone altimetriche. centrale di statistica, 1984 (elaborazione dell’autore).

24 Uno dei tratti distintivi dell’a- La montagna scritta Spostamenti e scambi com- rea alpina è costituito da una merciali richiedevano abilità alfabetizzazione precoce (a tracce di alfabetizzazione in fatto di lettura e scrittura, partire almeno dal XVII secolo, in area alpina seppure a livelli modesti: acu- se non prima) che introduce ivano la necessità di imparare livelli di istruzione, per quan- di Quinto Antonelli almeno i rudimenti della lin- to differenziati da valle a val- gua altrui; la capacità di forni- le, mediamente più re recapiti, d'inviare alti che nelle pianure o ricevere denaro, di circostanti. Le tante maneggiare e con- ricerche di storici e di vertire ducati, fiorini, antropologi hanno, lire, di tenere in ordi- da tempo, sovverti- ne la contabilità, e in- to un luogo comune fine di rassicurare, e che vedrebbe le Alpi di essere rassicurati, caratterizzate solo su salute e compat- dall’arretratezza del- tezza della compagi- le forme di organiz- ne famigliare. A parti- zazione sociale, per re dal Seicento l’arco sottolinearne invece alpino è disseminato l’apertura. L’emigra- di scuole di alfabetiz- zione stagionale o zazione: scuole mo- temporanea, infatti, deste, aperte solo nei metteva in comuni- mesi invernali, affida- cazione con le aree te al clero locale o a più urbanizzate d’Eu- qualche artigiano che ropa. A Venezia, già unisce a una condot- sul finire del Cinquecento, giungevano i lanaioli e i ta irreprensibile il possesso dell’alfabeto. Sono scuo- facchini provenienti dalle valli bergamasche; a Vien- le che devono convivere con le poche risorse dispo- na lavoravano artigiani, arrotini, spazzacamini che nibili: le famiglie si suddividono il costo del maestro, avevano lasciato le valli trentine e poi gelatai bellu- ma spesso si limitano a compensarlo con uova, pol- nesi e commercianti di salumi friulani. Gli ambulanti lame, castagne, legna. Sopravvivono solo in un rap- di stampe del Tesino percorrevano l’Europa e si spin- porto fiduciario con le famiglie e se rispondono alle gevano fino a San Pietroburgo, nella lontana Russia. loro immediate esigenze.

Il tema delle scritture di montagna connesso con La montagna ricordata (Philippe Martel, Francesca l’alfabetizzazione delle Alpi è stato al centro del Poggetti). decimo seminario dell’Archivio della scrittura Scrivere in casa, scrivere la casa di montagna popolare (15-17 novembre 2007) organizzato con (Quinto Antonelli, Christian Desplat, Anna Iuso, Giu- la collaborazione del Laboratoire d’anthropologie seppina Bernardin, Silvia Vinante, Luciana Palla). et d’histoire de l’institution de la culture di Parigi Per approfondimenti si rinvia ai seguenti volumi: (LAHIC). Nei prossimi mesi uscirà il volume degli Quinto Antonelli, W.A.B.L.: epigrafia popolare atti curato da Quinto Antonelli e Anna Iuso dal titolo alpina. (Tn): Parco naturale Paneveggio- La montagna scritta: alfabetizzazione alpina e scrit- Pale di San Martino, 2006; Le scritte dei pastori: ture popolari. etnoarcheologia della pastorizia in Val di Fiemme. I numerosi interventi sono articolati in sezioni che A cura di Marta Bazzanella e Giovanni Kezich. Man- cercano di descrivere i diversi aspetti che nel tempo tova: Società Archeologica, 2013; L’alfabeto in ha assunto il rapporto tra scrittura e montagna. montagna: scuola e alfabetismo nell’area alpina tra Epigrafia popolare: la montagna come supporto età moderna e XIX secolo. A cura di Maurizio Piseri. (Marta Bazzanella e Giovanni Kezich, Nathalie Milano: Angeli, 2012; Giuseppe Vanzetta, Le scritte Magnardi, Pierre Campmajo e Denis Crabol). delle Pizzancae e la “cava del bol”. Calliano (TN): La montagna come esperienza (Daniel Fabre, Diego Manfrini, 1991; Pier Paolo Viazzo, Comunità alpine: Leoni, Claudio Ambrosi, Beatrice Campesi, Enrico ambiente, popolazione, struttura sociale nelle Alpi Camanni). dal XVI secolo a oggi. Bologna: Il mulino, 1990.

25 Il rapporto con il sa- Fuori dai paesi, anche cro le zone del prealpeggio Quest’alfabetizzazio- fortemente antropizzate, ne diffusa, seppu- dove i valligiani possie- re limitata a poche e dono prati e baite, sono diseguali competen- ambienti scritti. Le stra- ze, si riflette anche de di collegamento con sull’ambiente: vil- l’abitato sono costellate laggi di fondovalle e da crocifissi, immagini masi di mezza costa, sacre, capitelli, tutti segni zone d’alpeggio e pa- del sacro che accompa- scoli di alta monta- gnano i viandanti fino al gna, diventano, lungo confine del terreno agri- i secoli, un “ambiente colo con il bosco. scritto” intessuto di Le pareti affrescate delle segni e simboli. Nei cappelle e dei capitelli piccoli centri, sede collocati lungo vie di pel- del municipio e della legrinaggio o in luoghi di chiesa parrocchiale, particolare e tradizionale particolare rilevanza devozione, sono anche assumono le “scrittu- un archivio della memo- re d’apparato”, scrit- ria comunitaria: su quelle ture religiose e laiche che generazione dopo gene- mura, spesso troviamo i nomi di uomini che lungo razione vengono collocate negli spazi rituali a testi- i secoli hanno lasciato un segno della loro esisten- moniare una memoria istituzionale e collettiva. Sono za terrena. Le iscrizioni graffite si configurano come le epigrafi poste all’esterno della chiesa a ricordo dei delle vere e proprie sottoscrizioni: la firma lasciata parroci defunti e dei benefattori della comunità; le la- nella chiesetta veniva a proporsi come solenne te- pidi sulle vie in memoria di uomini che si fecero ben stimonianza autografa di un adempimento religioso volere o che raggiunsero qualche fama. e dunque come sottoscrizione di un patto intimo, di Lungo il Cinquecento, le immagini sacre escono dai un legame interpersonale tra il visitatore e il sacro, luoghi di culto per diventare sulle case del paese af- destinato a perdurare nel tempo. freschi devozionali, pitture votive, venendo incontro a un bisogno popolare di rapporto quotidiano con il Le scritte dei pastori sacro. Sono prodotti di “frescanti” itineranti, decora- Scritte, infine, sono anche le zone dell’alpeggio, tori, pittori e imbiancatori di pareti abili anche nel la- dove il supporto è costituito dalle rocce sulle quali si vorare lo stucco: esempi di un’arte popolare e di una scrive con una punta metallica, con un legno carbo- “vernacolarizzazione” della grande arte, assai diffusa nizzato o intinto in misture particolari. I protagonisti almeno fino all’inizio del Novecento. Le immagini sa- di questo scrivere sono i pastori, la funzione è quella cre (le crocifissioni, le sacre conversazioni, le ado- di marcare il territorio, lasciare una traccia di sé, sa- razioni, le varie Madonne col bambino, i tanti santi nare la solitudine e la nostalgia. ausiliatori e protettori) sono spesso accompagnate Sono brevi acronimi, lettere alfabetiche faticosa- da iscrizioni che rimandano all’esecutore del dipinto mente incise sui sassi, o scritte a matita più articola- o al committente proprietario della casa o alle ragio- te. Il caso delle scritte della val di Fiemme, in Trenti- ni dell’affresco. A volte le iscrizioni a carattere de- no, studiate da Marta Bazzanella e Giovanni Kezich è vozionale trovano, all’esterno della casa, uno spazio del tutto particolare. La presenza in loco (nelle cave autonomo, spesso di non lunga durata. In tutti i casi della val Averta) di un’ocra rossa a base di ossido le scritte a pennello, per lo più chiuse tra righe oriz- di ferro che impastata con latte di pecora si trasfor- zontali a regolarne dimensioni e direzione, rivelano ma in una tinta (detta bol) durevole nel tempo (la se- un’apprendimento informale, faticoso, compiuto per quenza delle date va dal 1680 al 1940) ha offerto la accostamento. Sono scritte “rubate” all’epigrafia fu- possibilità di scrivere con buoni esiti, anche estetici: nebre, ai cartigli dipinti nelle chiese, ai frontespizi dei sono perlopiù composte da un acronimo con le ini- catechismi e dei libri di preghiere che poi rielabora- ziali dello scrivente e dalla data di composizione. A te, mescolando lettere capitali e minuscole, danno volte si aggiungono il numero delle pecore, un sa- vita a produzioni grafiche autonome e devianti dalla luto, un’invocazione religiosa, una massima devota. norma colta. Il tutto è inserito in una cornice a forma di chiesa o

26 di tabernacolo, accompagnata da altri disegni: croci, Dentro la casa ritroviamo altre iscrizioni, altre scritte, cuori e cuoricini, scene di caccia, animali. altri acronimi del tutto simili: oggetti di legno d’u- Scrive Giovanni Kezich che le scritte dei pastori di so comune ma decorati e scolpiti a punta di coltello Fiemme si caratterizzano come “imitazione” e “pa- mettono in mostra date, iniziali, formule devozionali, rodia delle forme della scrittura e della decorazione massime religiose, dediche. figurativa proprie di tutt’altro ceto”, per affermare il Le case e le baite offrono anche il supporto per testi proprio diritto di pascolo, per trasmettere “un mes- più distesi, non solo religiosi. Osservando in modo saggio semplice ed articolato insieme […], nascosto ravvicinato le travi o la porta delle baite non di rado in piena luce: ‘Io ero qui. Io ho diritto di essere qui. Io scorgiamo gli appunti di una scrittura diaristica che so scrivere' e forse anche, soprattutto, ‘Io sono io’”. si svolge anche all’interno sugli stipiti e sulla travatu- ra del tetto. Quelle scritte sono documenti della con- Scrivere la casa quista dell’alfabeto, di un suo uso quotidiano e non Le case di montagna, i masi, le baite diventano per magniloquente: sono appunti, conteggi, resoconti gran parte dell’anno i luoghi dell’abitare dei contadi- del lavoro fatto e da fare lì in montagna. ni e mostrano i segni del vissuto culturale e religioso O sono sottoscrizioni, appunti da Album amicorum, della famiglia. note poetiche connotate dal gusto popolare per un Sulla soglia già troviamo le iscrizioni incise nel legno: italiano alto e letterario. Anche le numerosissime sulla facciata inferiore della trave di colmo o sull’ar- scritte che si trovano sulle pareti esterne delle mal- chitrave delle porte dei fienili. Sono epigrafi che ri- ghe privilegiano l’uso del verso. portano le iniziali del proprietario, l’anno di costru- Non mancano poi le immagini e le scritte ritualmente zione, una piccola croce (alla base si trova spesso irrisorie (vere e proprie sanzioni sociali). anche il simbolo schematico del Calvario) affiancata Dentro e fuori la casa troviamo, inoltre, le tracce ad altri segni quali stelle, rosette o simboli apotro- dell’irruzione della storia nel quotidiano, i segni di paici. L’architrave, sede dell’iscrizione, è un elemen- piccoli e grandi eventi separatori: il servizio militare, to della casa di particolare intensità simbolica. Più l’emigrazione, la guerra. chiaramente l’architrave riassume in sé il carattere O la Rivoluzione francese come nel caso, del tutto magico-religioso che investe la porta di casa, luogo eccezionale, della casa “parlante” di Joseph Ichante, di passaggio che mette in comunicazione l’esterno pastore d’Aydius, nella valle d’Aspe (Pirenei bearne- (l’estraneo) con il domestico, il dentro e il fuori, lo si). Per quasi mezzo secolo, dal 1807 al 1849, Ichante spazio incontrollato con quello dominato. Le iscrizio- incide su lastre d’ardesia e di marmo i propri “annali ni fanno quindi parte dei riti della soglia: assumono, politici”, ma anche la genealogia della famiglia e poi insieme alle formule e ai simboli religiosi, un valore proverbi, motti, massime, proclami, trasformando la protettivo. Si tratta di un “alfabeto magico” comune casa in un libro di pietra destinato ai propri concitta- a molti popoli, religioni, epoche. dini perché leggano e conoscano.

27 L’acqua è un elemento chiave La memoria dell'acqua nella collettività la dimensione della vita umana, e anche in legata alla memoria e al ricor- montagna dove si crede per cronaca di un'indagine do intimo: gli anziani, primi consuetudine, erroneamente, in valle di Gresta depositari della storia parti- che ce ne sia in abbondanza e colare della collettività, de- che per questo non sia motivo vono essere in costante dia- di incontro/scontro culturale e di Marta Villa logo intergenerazionale così socio-politico, questa risorsa da fissare questa memoria e primaria può anch’essa per- contribuire alla progettualità mettere di comprendere l’ad- futura. L’argomento “memoria domesticamento del territorio fatto e acqua” è estremamente attuale. dall’uomo e lascia sia tracce visibili, Permette, infatti, di toccare aspetti come le opere in muratura, i pozzi, particolarmente significativi: il va- le fontane, sia segni nascosti nella lore dell’identità locale, della storia memoria delle popolazioni che si locale e dell’aggregazione territo- relazionano con essa. riale; l’acqua anche in montagna è In valle di Gresta, grazie a un pro- qualcosa che suscita criticità e pro- getto multidisciplinare che si è blematicità, ma anche qualcosa che svolto nel 2012, sono state svelate esacerba i sentimenti di difesa del alcune problematiche antiche lega- proprio patrimonio e del “senso di te all’acqua e si sono riletti alcuni località”. Essendo strettamente le- segni tangibili che stavano lenta- gata all’ecologia di un ambiente, ne mente perdendosi nell’oblio. La po- misura lo stato di salute e lo stato polazione di Ronzo-Chienis è stata di naturalità. La memoria, poi, è una protagonista negli anni sessanta dimensione intima e nel contempo di un episodio emblematico che collettiva, la costruzione del suo permette di comprendere meglio processo di genesi e mantenimen- il ruolo della risorsa acqua e la re- to è legata a molteplici fattori, la lazione intima che questa ha con il stessa scelta di cosa sia utile ricor- territorio: un gruppo di donne del dare e cosa invece debba essere paese una notte spaccarono a picconate l’acquedot- consegnato all’oblio è legata a strategie di potere e to per non far arrivare a Nago quella che conside- di difesa della propria costruzione identitaria. Risulta ravano la loro acqua; le donne e i bambini vennero pertanto fondamentale scoprire, analizzare e rispet- ovviamente utilizzati come copertura, il lavoro venne tare queste forme di controllo sociale intimo della eseguito dalle forti braccia degli uomini. Il mattino comunità, volte a proteggere se stessa e i propri successivo, infatti, le forze dell’ordine venute a con- componenti. L’acqua è stata generatrice di conflit- statare la situazione trovarono ad aspettarli le mogli, tualità che la comunità al proprio interno e in dialet- le madri, le sorelle e i figli di chi aveva agito con il fa- tica con l’esterno ha saputo e dovuto gestire ed ela- vore dell’oscurità. I giornali locali descrissero il fatto borare. La storia locale della val di Gresta ci racconta con dovizie di particolari e la cronaca della ribellione ad esempio di un’acqua non pubblica, di proprietà per l’oro blu arrivò persino sul Corriere della Sera lungo il corso dei secoli di chi possedeva la ricchezza nell’edizione nazionale: il fatto aveva fatto cronaca! ed essa stessa fonte di potere per chi la possedeva: L’acqua in val di Gresta non ha una gestione sem- un rapporto reciproco stretto e inscindibile. Questo plice: da un lato la necessità della vicinanza a que- tipo di relazione non è esclusivo di questo territorio, sta risorsa e dall’altro lato la minaccia di alluvioni o ma si inserisce all’interno della grande storia, dalla smottamenti dovuta alla piena dei torrenti che scen- quale apprendiamo che l’acqua come bene pubblico dono dai versanti delle montagna e del rio Gresta, il è stata una conquista molto tardiva dell’umanità: la principale corso d’acqua della valle, hanno condizio- Dichiarazione universale del diritto all’acqua è solo nato la stessa ubicazione dei paesi. del 28 luglio 2010 per mano dell’Assemblea gene- L’acqua inoltre permette lo svilupparsi di reti sociali, rale delle Nazioni unite. La Dichiarazione ha sancito culturali ed ecologiche, intessute all’interno della co- il diritto all’acqua potabile sicura e ai servizi igienici munità, composta da diverse frazioni che attualmen- come un diritto umano essenziale al pieno godimen- te sono di pertinenza di due comuni distinti (Mori e to della vita al pari di tutti gli altri diritti umani. Legato Ronzo-Chienis). Oltre alla ricerca storica e scientifi- a questo diritto, troviamo il racconto raccolto da un co-geologica, è sempre importante far riemergere importante studioso di storia locale, Giorgio Benoni

28 di Valle San Felice, che dimostra come da sempre E ancora: “Per quanto riguarda il paese di Nomesino l’acqua sia legata al potere e la sua distribuzione av- si racconta che la sorgente si trova in località Ac- venga secondo regole decise da chi comanda o da qualù. Lì c’è una fontana dove le donne del paese chi ha il denaro per accaparrarsela. Giorgio Benoni, andavano a lavare i panni e a prendere l’acqua per proprietario insieme al fratello dall'ex mulino Castel- cucinare, lavarsi e bere. Alla fontana della piazza barco a Valle San Felice, ha spiegato che la distribu- Vecia si abbeveravano gli animali delle stalle, con la zione dell’acqua nella contrada di La Rì a Valle San stessa acqua si irrigavano gli orti con i secchi. Oggi Felice era molto interessante ed esemplifica ancora la fontana si trova in località Fontana, qui le donne una volta la relazione tra acqua e possibilità econo- lavavano i panni e le lenzuola con la cenere (lisciva)”. miche. I signori che abitavano nella contrada aveva- Un anziano di Nomesino ha ricordato: “Prima della no finanziato la costruzione di un acquedotto intorno Grande Guerra c’era una sorgente che sgorgava al 1700. Le tubazioni erano in pietra e venivano fora- spontaneamente nel campo sopra l’attuale lavatoio. te presso il mulino Castelbarco di Valle San Felice. La Tutti la bevevano, ma alcuni si ammalarono e mo- famiglia Misturi, che voleva portarsi l’acqua in casa, rirono (fra questi anche la bisnonna). Allora gli Au- aveva finanziato quest'opera, captando una sorgen- striaci scavarono un tunnel e fecero una presa più te che si trovava poco sopra l’abitato. Prima di entra- profonda. Lì hanno costruito una grande fontana re nelle case, l’acqua si fermava in una grossa vasca con lavatoio che c’è ancora. Prima dovevano andare in pietra dove erano stati praticati tre fori a diverse all’Acqualù, a un chilometro dal paese, sia per abbe- altezze: il primo foro, quello più in basso, che anche verare il bestiame sia per il bucato”. in caso di siccità era sempre attivo, riforniva la fa- Una signora di Valle San Felice ha raccontato: “Quan- miglia Misturi, che aveva assicurato la somma più do io ero piccola c’era una bella fontana grande in ingente per l’edificazione; il secondo foro, poco più mezzo alla piazza; aveva due ferri di traverso per in alto era destinato alla famiglia Bacilieri, che aveva appoggiarci il crazidel. Chi doveva portare l’acqua anch’essa finanziato l’opera ma in maniera meno co- lontano usava la zerla con due crazidei. Lì si abbeve- spicua. L’ultimo foro, quello più in alto, era dedica- ravano gli animali, mentre a fare il bucato si andava to ad alimentare l’abbeveratoio dei contadini della alle lavandine che si trovavano prima del ponte e vi- contrada che lavoravano per questi signori. Questo cino al mulino, sia sopra che sotto la strada. Poi c’era acquedotto è stato utilizzato almeno fino alla prima una fontana più piccola qui in piazzetta, un’altra ai guerra mondiale. Finoti e una nella piazzetta della Rì. C’era una sorgen- Altre testimonianze importanti della vita quotidiana te anche ai Rossini che era più buona e più fresca. della val di Gresta, conservate nella memoria fami- C’era un’altra sorgente detta agli Ambrosi dietro a liare, sono state svelate grazie all’intervento degli casa Gentili, dove mettevano in ammollo lo stocca- alunni e delle insegnanti delle classi IV della Scuola fisso e lì andavano il sabato a lucidare i rami usando primaria di Mori e Ronzo-Chienis. la marmolina, una speciale pietra che si sgretolava e “Negli anni sessanta – racconta una nonna – l’ac- andava benissimo per pulire. Ai miei tempi il rio Gre- qua a Ronzo-Chienis era abbondante. C’erano molte sta era molto ricco d’acqua: c’erano cascate e gran- sorgenti: l’acqua de la bela siora presso il cimitero di pozze d’acqua dove i bambini facevano il bagno nuovo; l’acquedotto di Ronzo a nord del paese; l’ac- e si potevano pescare molte trote e inoltre a nord qua dell’albi sulla strada per Bordala; l’acqua de Verle del paese c’era una presa d’acqua che deviando dal sulla strada per lo Stivo, che si diceva fosse curativa Rio arrivava fino al mulino facendo girare la ruota”. e chi aveva ammalati andava a prenderla; l’acqua di Un’anziana contadina di Valle San Felice, Miriam, ri- Santa Barbara dove c’era una grande fontana per corda un antico proverbio che fin da bambina sen- abbeverare gli animali che scendevano dal pasco- tiva rimbalzare sulla bocca degli anziani: “L’aqua de lo; l’acqua de Castil che era freddissima. A Piazera la Val la cura ogni mal” e racconta che ancora oggi c’era una grande fontana per abbeverare il bestiame quest’acqua, particolare, dal sapore inconfondibile, e lavare il paiolo della polenta e i rami col belet, un può essere assaggiata in un’unica fontana della Valle miscuglio di sale, farina gialla e aceto. Per il bucato e sembra che sia salutare. Invece “A Varano ci sono invece si andava al lavatoio di legno che si trovava due fontane e una pozza d’acqua chiamata el fonta- vicino al mulino, sulla sponda destra del Rio Gresta”. nel. La fontana in piazza c’è sempre stata: si andava

29 a prendere l’acqua da bere, per lavare le stoviglie e perso determinate conformazioni geomorfologiche. per l’igiene personale. L’acqua in casa è arrivata solo La stessa radice preindoeuropea òr, legata all’acqua dopo la fine della seconda guerra mondiale. La fon- in generale, si ritrova ancora adesso in molti toponi- tana lavatoio si trova sulla stradina che conduce al mi (Cà de l’òra, ad esempio), nomi di attrezzi legati rio Gresta. Lì si lavavano i panni e chi faceva la liscia all’acqua (come la comune Bot de l’òra che era pre- alle lenzuola poi doveva pulire tutta la fontana. D’in- sente in molte fucine idrauliche in Trentino e che è verno l’acqua sembrava molto più calda. Al fontanel ancora funzionante presso la Fucina di Pannone del invece si lavavano le pentole di rame e i secchi di ot- fabbro Luigino Armani), o di manifestazioni naturali tone o rame con il belet, cioè farina gialla e aceto. Le (l’aria che soffia dal lago di Garda, la famosa òra del mucche bevevano sia in piazza che al lavatoio. Solo i Garda) o di feste religiose (candelora, ossia la bene- maschi del paese si costruivano en fontam, cioè una dizione delle candele con l’acqua santa)… e che ma- diga per poi fare il bagno. Alla fontana di Gole c’era gari ci potrebbe svelare la stessa origine del borgo di sempre poca acqua, ma non si è mai asciugata; be- M-òr-i, anch’esso legato all’acqua abbondante e on- vevano le persone e gli animali al pascolo”. nipresente in paese grazie ai numerosi rii che scen- Dalle storie raccolte dalla viva voce dei protagonisti dono dalle montagne vicine, alla vicinanza del fiume sono emerse anche tutte le espressioni dialettali le- Adige, alla presenza del lago di Loppio e al posizio- gate all’acqua e alla relazione dell’uomo con essa. namento in una vasta porzione di territorio chiamata Molti luoghi dove l’acqua c’era o sgorgava avevano proprio Vallagarina (valle allagata, il lagaro medieva- un nome preciso in vernacolo e questo toponimo è le ovvero la zona acquitrinosa e paludosa). Acqua e prezioso per individuare la geomorfologia di un pre- memoria sono legati nell’intimo di ogni individuo: ciso territorio: abbiamo quindi le moie, la giazzera, questo patrimonio, seppur fragile e che necessita co- pra dal lac, il sass de l’acqua, la zona dei lagarini, la stante cura, può essere mantenuto in vita grazie alla sorgente del breom, il fos dei albi, il boiom, acqualù, lettura su ogni territorio dei segni lasciati, che stanno prai de la rì. Tutte queste espressioni descrivono scomparendo o che si impongono come innovatori, determinati stati dell’acqua e permettono di confi- senza banalizzazione o stereotipia, ma permettendo gurare un preciso luogo che magari nell’attualità ha a ogni traccia di raccontare la propria storia.

30 A li chiamano Sagron Mis inserite in una banca dati in- gnódoli: per raggiungerli biso- formatica appositamente pre- gna valicare il passo Cereda; una ricerca disposta per il possibile uti- nell’area bellunese, invece, interdisciplinare lizzo da parte di fruitori esterni. li chiamano much o cruch: Il database digitale raccoglie abitano oltre il confine trac- e fa dialogare al suo interno ciato dal torrente Mis. Al loro a cura dell'Associazione le schede archivistiche con interno si distinguono chia- Laboratorio Sagron Mis le schede elaborate per l’am- mandosi in modo spregiativo bito orale e quelle relative alle conìci o pantegói e i due co- fonti iconografiche e mate- gnomi più diffusi, Broch e Salvadori, varcano rara- riali. All’interno del database si trovano oltre 1.500 mente il confine comunale. Essi vivono in un territo- schede archivistiche, bibliografiche e iconografiche, rio che si estende su circa 1.200 ettari di superficie destinate ad aumentare, essendo lo stesso predispo- e che occupa la porzione più estrema dell’Alta valle sto per possibili integrazioni. Attraverso questi do- del Mis, delimitata dai torrenti Sandriassa e Mis, sul cumenti è possibile ricostruire le prime tracce degli lato settentrionale, e dal torrente Pezzea, su quello abitanti dell’area, dalla fine del XVI secolo alla co- orientale. L’area è racchiusa entro una cornice do- struzione della prima cappella nel 1630, per seguirne lomitica: a Nord-Ovest la catena formata da cima poi le vicende, ecclesiastiche, economiche, sociali d’Oltro e cima Feltraio, appartenente al gruppo delle e politiche, fino ai giorni nostri. La ricerca orale ha Pale di San Martino, a Sud l’articolata catena che si visto la realizzazione di 26 interviste per un totale di sviluppa fra la forcella dell’Omo e il passo Cereda circa 45 ore di registrazione. Ognuna di esse è stata contraddistinta dalla cima del Piz di Sagron. I princi- realizzata a casa dell’intervistato, in modo tale da pali centri abitati della zona, tra i molti insediamenti non rendere “istituzionale” il dialogo (lo può diven- isolati esistenti, sono Sagron (detto anche Salvadori tare se le interviste sono condotte “fuori contesto”: o Villa) e Mis (composto da numerose frazioni). Su in ufficio o in luoghi non familiari) e per permettere questo territorio, il più piccolo comune della Comu- nità di Primiero e l’enclave comunale più orientale della provincia di Trento, vivono oggi 193 persone. A partire dal 2010 la Cooperativa di ricerca TeSto ha svolto qui una ricerca interdisciplinare tesa a delineare­ i principali aspetti storici dell’area attra- verso l’individuazione, la schedatura e l’analisi di fonti archivistiche, fotografiche, bibliografiche, orali, archeologiche, materiali e cartografiche. Questa ri- cerca è stata promossa dall’Associazione Laborato- rio Sagron Mis e finanziata dalla Fondazione Museo storico del Trentino, con il coordinamento della Rete della storia e della memoria di Primiero.

La ricerca e le fonti La ricerca di fonti archivistiche, fotografiche e biblio- grafiche ha interessato un ampio spettro di docu- menti, diversi per origine e tipologia e conservati in diverse biblioteche, in dieci archivi pubblici ed eccle- siastici e in ventidue archivi privati. La prima individuazione dei documenti di possibile interesse è avvenuta utilizzando, laddove disponibili, gli inventari d’archivio. In mancanza d’inventario, l’indagine archivistica è stata condotta attraverso una ricognizione generale delle serie archivistiche conservate e l’individuazione tra esse di materiale attinente alla ricerca. Dopo un primo inquadramento generale, i documenti sono stati reperiti e analizzati, procedendo a uno spoglio sistematico. Le informazioni desunte dai documenti sono state

31 all’intervistato di accedere a materiali personali utili la visibilità dei siti, e, insieme ai rilievi, ne limita la alla narrazioni quali fotografie, oggetti, riferimenti percorribilità. Progettare delle ricognizioni in conte- spaziali (“qui sopra”, “là in fondo”, “dall’altra parte sti postmedievali – come il territorio di Sagron Mis – della strada”). presenta il vantaggio di avere un’elevata percentuale Gli intervistati sono persone che hanno trascorso di siti conservati, scarsamente degradati, non alterati gran parte della loro esistenza a Sagron e Mis: lì o disturbati da fattori naturali e postdeposizionali. La sono nate e hanno vissuto almeno l’infanzia o la gio- ridotta superficie di territorio favorevole all’insedia- vinezza (se non l’intera vita), oppure lì si sono trasfe- mento o alle produzioni economiche permette di po- rite dopo il matrimonio. ter valutare con sicurezza quali porzioni di territorio Le interviste raccolte si possono definire non-strut- indagare, poiché potenzialmente più informative di turate o libere: non sono le domande a guidare le altre da un punto di vista antropico. risposte, ma le risposte a guidare le domande, l’in- La schedatura degli edifici storici ha trovato un note- tervistato ha creato il proprio filo narrativo senza al- vole supporto nell’analisi preliminare dei catasti sto- cun indirizzamento da parte degli intervistatori. Na- rici ottocenteschi, il cosiddetto catasto napoleonico turalmente ci sono stati degli argomenti preferenziali del 1814 e il catasto asburgico del 1859. Queste car- o delle domande specifiche, ma mai una forzatura tografie, essendo un termine di confronto imprescin- dello scorrere narrativo. Dopo la realizzazione di tali dibile fra il passato e il presente, sono state utilizzate interviste non-strutturate possiamo dirci in possesso come base per le ricognizioni nelle aree insediative (forzando un po’ il termine) di 26 storie di vita. Il nar- urbane ed extraurbane. È stato possibile così rintrac- rare libero ha, infatti, portato a racconti sull’infanzia, ciare edifici scomparsi non conservati o allo stato di sull’età adulta e sulla vecchiaia: i riferimenti tempo- rudere, e decifrarne le funzioni. Inoltre, in quanto ter- rali delle varie narrazioni raccolte sono quelli che mini cronologici sicuri, hanno offerto la possibilità in scandiscono il ciclo della vita e la sequenzialità del fase di analisi di datare tali evidenze. prima-durante-dopo si riferisce a eventi strutturanti All’interno del database geografico(GIS) sono stati l’esistenza soggettiva come la scuola, il matrimonio, schedati 637 siti, 133 strade, 15 strutture, 56 iscri- il primo figlio, la morte di qualche parente, il trasfe- zioni e 446 toponimi. I siti, databili anteriormente al rimento, il pensionamento. Tale sequenzialità non 1950, appartengono a diverse tipologie: edifici abi- segue mai la cronologia reale, dalla nascita alla vec- tativi, stalle-fienili, fienili, mulini, fornaci, piazze da chiaia, ma si sviluppa zigzagando avanti e indietro carbone etc.; oltre a essi sono state cartografate le nel tempo del vissuto. infrastrutture viarie storiche, altre evidenze come i Dopo la realizzazione, il riversamento e l’indicizza- muri di terrazzamento, le iscrizioni e i dati toponoma- zione, le varie interviste sono state schedate nel da- stici. I vari database, corredati da relazioni tecniche tabase digitale che contiene le fonti bibliografiche, e contributi analitici, sono consultabili presso le sedi archivistiche e iconografiche. La ricerca sulla cultura dell’Associazione Laboratorio Sagron Mis e della materiale e le fonti cartografiche si è concentrata sul Coo­perativa di ricerca TeSto. reperimento di tutte le informazioni materiali conser- vate sul territorio di Sagron Mis, attraverso la sche- I temi e i risultati datura di queste all’interno di un database geografico Attraverso le numerose testimonianze provenienti (GIS). Gli elementi censiti si configurano, secondo da fonti diverse, il dialogo fra documenti molto ete- l’impostazione metodologica della ricerca, come siti, rogenei per contesto di produzione, forma materiale, in quanto risultato della frequentazione del territorio produttori e destinatari, e con la continua interazione da parte dell’uomo, divenendo così fonti archeologi- di metodi desunti da varie discipline è emersa la che di fondamentale importanza per l’analisi delle di- molteplicità del reale in tutta la sua complessità. namiche insediative e delle attività economiche che La più antica attestazione documentaria relativa alla hanno caratterizzato il contesto di studio. frequentazione del territorio di Sagron Mis risale alla La schedatura dei siti è avvenuta attraverso dei sur- seconda metà del XIV secolo e tratta di una que- veys, ovvero delle ricognizioni sul territorio, basati stione sorta tra i territori sottoposti al castello della su un metodo di tipo selettivo. La scelta di questo Pietra di Primiero e i territori appartenenti alla pieve tipo di approccio è stata dettata dalla conformazione di Agordo circa la titolarità del diritto di pascolare e geomorfologica del territorio e dalla sua copertura fare fieno nella zona di Mis. Fin dalle prime ricogni- vegetazionale. In contesti montani di questo tipo le zioni sul territorio, inoltre, sono emersi dei ricorrenti ricognizioni di tipo estensivo, basate sull’indagine segni antropici – le piazze da carbone – a volte carat- sistematica di uno specifico contesto territoriale, terizzati anche da precisi toponimi, che hanno spinto risultano di difficile realizzazione, in quanto ostaco- ad approfondire il tema del carbone, indagando le late dall’eccessiva vegetazione che compromette dinamiche storiche, le tecniche di produzione e le

32 modalità di gestione di tale risorsa. Ne è emerso un Erera e Brenzol da parte dei curati di Sagron e dalle fenomeno su larga scala che si può collocare con si- processioni novecentesche dei fedeli di Tiser alla curezza fra il XVII e il XIX secolo. Alle evidenze mate- chiesa di Marcói per impetrare la pioggia, ha portato riali si è aggiunto poi il “mito di fondazione”, emerso a una riflessione sul ruolo del confine da un punto di dalle memorie collettive, che ha elevato i carbonai vista non solo religioso e politico, ma anche sociale provenienti da remoti luoghi a eroi civilizzatori della ed economico. Altri confini corrono all’interno dei zona. nuclei abitativi, lungo le maglie larghe che compon- A chi si deve dunque attribuire la prima occupazione gono la struttura insediativa: tra i piccoli nuclei di- di questo contesto territoriale: a “mitici” carbonai o stanti tra loro e costituenti tante realtà indipendenti, ad allevatori e pastori? La domanda non trova chia- collegate da tracciati non sempre agevolmente per- ramente una risposta univoca. La ricerca ha cercato corribili. di tendere verso l’elaborazione di ipotesi suffragate I racconti delle esperienze giovanili e i dati demo- dalle fonti a disposizione all’interno di narrazioni sto- grafici hanno infine evidenziato l’aspetto dell’emi- riche di tipo tematico. grazione. Ragazzi, ragazze, uomini e donne si sono L’approccio interdisciplinare ha portato allo studio spostati come artigiani (soprattutto seggiolai), ope- analitico del rapporto tra le attività svolte sul territo- rai, minatori, domestiche, tuttofare, perfino suona- rio, legate principalmente alla pastorizia, al sistema tori ambulanti. Tale endemica assenza è testimo- agricolo e d’allevamento, e allo sfruttamento del niata dalla discrepanza dei dati demografici, in cui bosco, per giungere alla comprensione delle dina- si rilevano significative oscillazioni, che arrivano a miche insediative che hanno sviluppato un sistema interessare fino a un quarto o un quinto della popo- organizzato in numerosi nuclei autonomi a carattere lazione. Il carbone, le vicende religiose ed ecclesia- sia abitativo che produttivo. Alcuni di questi nuclei stiche, le dinamiche insediative, la struttura sociale e abitativi si sono giovati, nel corso degli ultimi quattro familiare derivante da processi migratori stagionali secoli, del ruolo di centro politico e religioso della e permanenti, il sistema agricolo e d’allevamento, e, zona. Attraverso la documentazione relativa alle vi- non ultimo, il tema del confine, sono le tematiche cende delle tre chiese presenti nella zona (la chiesa forti emerse da una ricerca globale che ha cercato di a Marcói, la chiesa a Sagron e la chiesa a Mis, co- porre con rigore critico domande precise a fonti di struite rispettivamente nel 1630, 1794 e 1901) è stato diversa natura. possibile descrivere le traiettorie del potere politico Su tali tematiche sono state realizzate e pubblicate e religioso dell’area, i conflitti e le relazioni tra le delle monografie divulgative. Alcune tematiche sono componenti interne alla comunità e tra la comunità già esposte all’interno del volume Un luogo in cui e le aree limitrofe. Il legame religioso con l’area di resistere: atlante dei paesaggi di Sagron Mis (secoli ed Agordo, testimoniato dalle benedizioni XVI-XXI) curato dalla Cooperativa di ricerca TeSto, sette-ottocentesche agli animali e alle Cascine di edito nel 2013 dal Comune di Sagron Mis.

33 Quarant’anni fa a Trento, L’avvenire delle Alpi che voleva rappresentare un nell’estate del 1974, il Club al- primo passo per l’elaborazio- pino italiano (CAI) e l'Unione un simposio del 1974 e un ne di programmi comuni che internazionale per la conserva- piano d'azione dimenticato i governi della regione alpina zione della natura e delle sue avrebbero dovuto mettere in risorse (UICN) organizzarono campo in stretta collaborazio- un convegno internazionale di Paola Bertoldi ne. Le linee di indirizzo sono che si occupò di esaminare il molte e riguardano più setto- tema “L’avvenire delle Alpi”. ri, ma oggi, a distanza di qua- Il Simposio trattò l'argomento rant’anni, è utile soffermarsi a vari livelli ed elaborò un piano d’azione che oggi su alcune riflessioni e spunti emersi in quell’occa- vale la pena ripercorrere, sia perché evidenzia l’at- sione. Un primo aspetto innovativo riguarda l’at- tualità di certi principi nel tempo, sia per l’analisi tenzione al processo partecipativo delle comunità prospettica che a distanza di quasi mezzo secolo ci montane e l’affermazione del principio di sussidia- permette di delineare. Se, infatti, da un lato vediamo rietà: di qualunque cosa il comune denominatore è il come alcuni punti cardine della pianificazione terri- coinvolgimento delle popolazioni locali. “L’obiettivo toriale fossero indicati e contestualizzati con chia- da seguire è quello di mettere le popolazioni alpine rezza, dall’altro, leggendo il piano d’azione, emerge in grado di gestire e amministrare in modo autono- anche la mancanza di attuazione di molte linee gui- mo il loro patrimonio nel rispetto dell’equilibrio na- da, anche importanti. Questioni che quindi restano turale e culturale di cui sono garanti”; questo anche ancora oggi irrisolte o comunque affrontate solo par- per una fondamentale forma di tutela, dal momento zialmente, per mancanza di volontà politica, per og- che “gli interessi economici che spingono allo sfrut- gettive difficoltà o per fattori di varia natura. Anche tamento dei territori di montagna provengono spes- per questo il piano, in generale, rivela caratteri d'in- so dall’esterno”. credibile attualità. Un altro punto affrontato e non meno rilevante ha a La particolarità del convegno del 1974 fu che, pur av- che fare con l’aspetto occupazionale, in modo par- valendosi di risultati ed esperienze di altre conferen- ticolare con la necessità di evitare lo spopolamento ze, riunì per la prima volta attorno a uno stesso tavolo delle zone alpine. Per favorire l’impiego dei residen- scienziati, pianificatori, giuristi, esperti appartenenti ti ed evitare l’emigrazione andrebbero quindi create a organizzazioni non governative, insieme a politici “delle strutture per la formazione di quadri adatti al e amministratori, promuovendo così un approccio livello delle zone interessate e pertanto suscettibili di trasversale alle questioni. L’assunto di partenza del dirigere le forze di lavoro verso questo tipo di attivi- convegno è molto forte: le Alpi sono un patrimonio tà produttive e rafforzare la coscienza professionale d’Europa, di vitale importanza da diversi punti di vi- dei montanari”. In uno studio di questo tipo non pos- sta; nel tempo si è creata una cultura alpina ben de- sono ovviamente mancare importanti considerazio- finita e, nonostante fatti storici e divisioni politiche, ni nell’ambito dei trasporti: “L’infrastruttura stradale esiste un'incredibile affinità fra le popolazioni che abi- deve essere pianificata tenendo conto costantemen­ tano le Alpi. Oggi questa eredità è in pericolo perché te delle possibilità alternative offerte dal trasporto il ventesimo secolo, con le sue innovazioni a livello ferroviario. Occorre in ogni caso scoraggiare la pro- industriale e mec- liferazione di strade canico, ha moltipli- destinate alla circola- cato le possibilità zione ordinaria al di là di trasformazione del limite altimetrico dell’ambiente. delle abitazioni per- Questo ha com- manenti”. Si sottoli- portato un pro- nea inoltre che dovrà cesso di “aggres- essere prioritario il sione” alla na- miglioramento delle tura mettendo a strade esistenti e che repentaglio l’equi- andranno sospese le librio già precario costruzioni di nuove fra l’ambiente e strade turistiche. A l’uomo. Il conve- questo proposito una gno ha prodotto grande attenzione è un piano d’azione dedicata allo sviluppo

34 turistico: le Alpi devono essere considerate come chi e riserve vengano creati in base a studi ecologici una delle principali zone per la fruizione del tempo ed accurate valutazioni nel quadro della gestione del libero in Europa e quindi la pianificazione turistica territorio”. Il simposio ha poi preso in considerazione deve tenere conto di questa esigenza così come del- molti altri aspetti legati al tema centrale, dalla regola- le esigenze delle popolazioni locali. mentazione di attività come silvicoltura e pastorizia, Qualunque azione in questo senso deve quindi ave- allo sfruttamento delle risorse idroelettriche, dalla re a cuore principalmente la conservazione dell’am- gestione dei rifiuti all’introduzione di nuove specie biente naturale e dei fattori culturali, deve essere d'interesse venatorio e alla gestione generale della evitato in ogni modo il gigantismo delle strutture ri- selvaggina. Non è questa la sede per riportare tut- cettive e va rispettata una corretta proporzione fra ti i temi trattati nel corso del convegno, ma anche il numero dei turisti ospitati e quello degli abitanti. solo da questo breve riepilogo è evidente l’attualità Ogni tipo di sviluppo deve essere deciso con la par- di molti argomenti e allo stesso tempo la problemati- tecipazione delle comunità locali, di qualunque tipo cità di parecchie questioni che, a distanza di decenni, sia il progetto; va fatta un'accurata analisi che ne di- appaiono irrisolte o peggio ignorate. mostri l’attuabilità sul piano politico e finanziario, In conclusione, il piano redatto del 1974 fornisce al- mentre la costruzione di residenze secondarie deve cune linee guida per l’attuazione dei suoi assunti, esser scoraggiata con misure fiscali adeguate e po- che si possono riassumere in un elenco di azioni: nendo a carico dei privati i costi delle infrastruttu- l’educazione a tutti i livelli sulla delicatezza e com- re che queste residenze richiedono. In quest’ottica plessità dell’ecosistema; lo sviluppo su larga scala va abbandonato il modello di sfruttamento turisti- della ricerca scientifica relativa ai problemi della re- co basato sulle grandi concentrazioni immobiliari, gione alpina (con il coordinamento di un’organizza- strettamente collegate agli impianti di risalita, per- zione internazionale come l’UNESCO); uno sforzo da ché questo provoca “la degradazione irreversibile parte di tutti i paesi per armonizzare la propria le- dell’ambiente dell’alta montagna”. gislazione; il coinvolgimento di tutti gli strati sociali Sul piano della protezione della natura e delle sue della popolazione e delle organizzazioni non gover- risorse, si osserva l’inefficienza del sistema attuale native interessate, nonché il rafforzamento della co- dei parchi che non tiene sufficientemente conto “dei operazione interparlamentare in un quadro europeo diversi ecosistemi alpini. Si auspica che nuovi par- appropriato.

35 Con la mostra “Terre colti- Terre coltivate Per non trascurare il rapporto vate” la storia del paesaggio e con le filiere produttive legate dell’agricoltura del Trentino è una mostra sul paesaggio ai principali comparti agricoli entrata ne “Le Gallerie” di Pie- agrario trentino del Trentino, l’esposizione si dicastello. Data l’importanza sofferma infine sui prodotti del tema, la ricchezza delle della terra. Nelle “casette dei informazioni presenti e la rile- di Alessandro de Bertolini prodotti” sono presentate le vanza anche attuale degli ar- eccellenze. Le unità paesag- gomenti trattati, la Fondazione gistiche sono descritte con Museo storico del Trentino si un'introduzione generale e è avvalsa della collaborazione una serie di focus che “esplo- di partner di grande reputa- dono” brevi ma incisivi ap- zione scientifica. Il rapporto profondimenti. La viticoltura è più stretto si è consolidato suddivisa nelle varie zone ge- con la Fondazione Edmund ografiche del Trentino e nelle Mach. Il gruppo di curatela sue varie fasi storiche (dall’au- – composto dal direttore del toconsumo al commercio tra Museo storico del Trentino cantine sociale e vignaioli, Giuseppe Ferrandi, dallo stu- dalla coltivazione promiscua dioso e agronomo Sergio alla viticoltura specializzata, il Ferrari, dall’antropologo ed periodo della Grande Guerra, esperto di culture alpine Anni- la viticoltura eroica, i terrazza- bale Salsa, da Alessandro de menti, le uve bianche e le uve Bertolini e Roberta Tait (Mu- rosse). Il meleto è raccontato seo storico del Trentino) – ha nei suoi aspetti sia storici sia lavorato d’intesa con gli esperti della Fondazione attuali (che cosa c’era in Trentino prima delle mele, il Mach nell’individuazione delle tematiche e dei filoni boom della Golden, il caso della val di Non, la mecca- narrativi più importanti dentro al tema della trasfor- nizzazione, la lotta antiparassitaria, i teli antigrandine, mazione del paesaggio trentino e delle sue coltiva- i raccoglitori, la frutticoltura intensiva, l’irrigazione, il zioni. meleto di oggi e il meleto di ieri). Dell’olivo è fatto La grande diversità dei terreni che connota il Trentino un ritratto attraverso i tratti più caratteristici (i primi e l’intervento umano sul territorio hanno contribuito passi, l’olio come merce di scambio, la zona dell’Alto a disegnare una fitta trama di paesaggi agricoli la cui Garda, l’arte dei muretti, la raccolta delle olive, il lettura interpretativa è in grado di farci comprendere commercio ieri e oggi). La cerealicoltura mostra le le diverse “unità paesaggistiche” che la compon- sue diverse facce nei molti territori del Trentino (il gono. Il vitigno, il meleto, la cerealicoltura, l’orticol- “rito delle pannocchie”, l’uso collettivo che si faceva tura, la castanicoltura, il noceto, l’oliveto, l’alpicol- un tempo delle trebbiatrici, la pellagra, il frumento e tura, la selvicoltura. Alle principali si aggiungono le la battaglia del grano, il Nostrano di e il Caldo- “unità paesaggistiche scomparse” (la gelsicoltura, la nazzo Spin). L’alpicoltura narra la storia dei prati e dei tabacchicoltura, il grano saraceno) e le “unità pae- pascoli (la fienagione, la zootecnia, le malghe, i for- saggistiche residuali” (ciliegia, susina, piccoli frutti, maggi, il latte e in genere la filiera di prodotti lattiero- kiwi, pera, apicoltura). Ciascuna delle unità trova spa- caseari, un secolo fa e nel corso dell’Ottocento). La zio alle Gallerie con una sezione dedicata e corredata selvicoltura è raccontata attraverso il caso della val da testi, immagini, videoinstallazioni e videointervi- di Fiemme e della “foresta coltivata” (il bosco come ste. Alla descrizione dei paesaggi agrari del Trentino bene collettivo, i rimboschimenti di pino nero, il e delle loro trasformazioni si affiancano argomenti periodo tra le due guerre e lo sfruttamento dei le- trasversali, affrontati in exibit ad hoc, sul tema dei gnami, la Magnifica comunità di Fiemme e la foresta paesaggi di viaggio (letture di autori illustri che in di Paneveggio). L’orticoltura, soprattutto con il caso passato hanno descritto i paesaggi del Trentino, da della val di Gresta, presenta il caso tipico dell’orto Goethe a Cesare Battisti, da Aldo Gorfer a Michelan- familiare del Trentino insieme a una serie di altri gelo Mariani), sul tema del lavoro (la modificazione elementi legati a questo tipo di coltivazione (la dif- delle strutture proprietarie, il ruolo della mezzadria, fusione del biologico, lo stato di abbandono di molti il ruolo della cooperazione), sul tema della cucina terreni un tempo coltivati, la patata blu, il broccolo di (approfondimento sulla fiera dei sapori, sulle ricette Santa Massenza e il broccolo di Torbole, l’asparago, i del passato e sulla storia della cucina del Trentino). crauti, la patata di montagna). Il noceto presenta una

36 37 storia poco conosciuta ma radicata sul nostro territo- tamenti più generali delle comunità e degli organi di rio (il filò all’ombra dell’albero di noce, la raccolta, la governo. Alla base, lo sforzo individuale e collettivo smallatura, l’essicazione, le varietà di ieri e quelle di di dare risposta alla domanda sempre crescente di oggi, i noceti del Trentino). Allo stesso modo per la cibo e di prodotti dovuta all’aumento della popola- castagna (lo “splendore” di fine Ottocento, il declino zione e a motivi commerciali. Hanno reso possibile la nel Novecento, le zone del castagno, la battitura, le trasformazione alcuni principali fattori d'innovazione ricciaie). Molto suggestivi, inoltre, le incursioni sulle in un percorso di senso che è stato storico, cultu- unità paesaggistiche scomparse, che appartengono rale, sociale, economico, scientifico, agrario, politico a un mondo e a un paesaggio che non ci sono più e istituzionale. Come con le bonifiche di fondovalle (il gelso in Trentino con l’allevamento del baco da e i dissodamenti sui monti. Le prime bonifiche risal- seta e la trattura della seta, il tabacco con le masère gono alla seconda metà del Settecento con l'impe- e le coltivazione “sotto garza”, il grano saraceno con ratrice Maria Teresa d’Austria, per il risanamento di la grande fioritura, la semina e i covoni). La chiave ampie aree paludose in val d’Adige. Seguono i lavori di lettura dominante è la trasformazione. Come è nelle paludi della Valsugana e in varie altre zone. stato possibile il cambiamento? Come si è passati La sfida più difficile consiste nel raddrizzamento dei nel corso degli ultimi tre secoli dalle “terre incolte” maggiori corsi d’acqua nelle valli, come nel caso, alla alle “terre coltivate”? La mostra cerca di rispondere a fine dell’Ottocento, del fiume Adige e di altri come il queste domande raccontando le principali “unità pa- Brenta o il Fersina. In montagna, sui versanti, si pro- esaggistiche” del Trentino. Durante le ricerche sono cede invece a “educare” i pendii con i dissodamenti, stati individuati fondi fotografici e audiovisivi sia gli esboschi, gli espietramenti e mediante l’intensi- privati sia istituzionali dentro e fuori dagli spazi pro- ficazione di una pratica antica, quella dei terrazza- vinciali con un lavoro sul territorio capace di creare menti: muri a secco, gradoni, ciglioni erbosi, ripiani un’ampia rete di contatti e rapporti di collaborazione. con forme ed estensione differenti. Dove sussiste in- Nel corso di alcuni secoli, prima in modo graduale fine il problema della siccità, gli interventi dell’uomo poi attraverso le grandi accelerazioni del Nove- riguardano la canalizzazione delle acque per portare cento, il territorio del Trentino è stato domato, ad- la “linfa vitale” ai campi. Della fine dell’Ottocento è domesticato, piegato in un certo senso agli interessi anche l’aumento delle conoscenze e delle specializ- dell’uomo per il soddisfacimento dei bisogni primari zazioni in materia agraria. Nasce così l’Istituto agrario e del sostentamento. Il fondovalle, i terreni lungo di San Michele all’Adige, nel 1874, anche in risposta l’alveo dell’Adige, le valli, i pendii, i versanti, il bosco, ai gravissimi danni delle nuove fitopatologie (oidio, gli alpeggi. Tutti territori, questi, che hanno cambiato peronospora, filossera ecc.) che causano gravi care- volto a causa dell’intervento umano finalizzato. Il stie e grandi difficoltà. Tra i fattori d'innovamento ci cambiamento è stato decisivo. Un “movimento di sono anche il modificarsi delle strutture proprietarie, paesaggi” che si è basato sulla relazione tra la con- la nascita dei primi consorzi irrigui, nuove forme di dizione dell’ambiente fisico e del clima, gli scopi e le organizzazione nel lavoro, la cooperazione, l’impren- caratteristiche degli uomini operanti singolarmente ditoria privata, il sostegno pubblico all’economia, la o in piccoli gruppi sul territorio, le azioni e gli orien- codificazione di nuovi strumenti normativi, il mer-

38 cato libero europeo. Soprattutto, l’impatto tecnolo- (1816-1817), la diffusione della patata in Trentino e gico e il boom economico nella seconda metà del della polenta di patate (dal 1820-1860), la piaga della Novecento. Siamo al ruolo della meccanizzazione, pellagra (nel corso dell’Ottocento), l’abolizione della quando l’uomo si libera del bestiame per lavorare servitù della gleba in Tirolo (1848), lo spostamento la terra. dei fiume Adige (1854-1858), l’abolizione della feuda- A partire dagli anni sessanta/ottanta svolgono una lità in Tirolo (1862-1870), la costruzione della ferrovia funzione fondamentale l’utilizzo della chimica e della del Brennero (1867), la grande depressione euro- ricerca scientifica nella lotta antiparassitaria. In virtù pea (1870-1890), il periodo delle riforme in Trentino di questi fattori, la produzione agricola in Trentino au- (1874-1890), la prima ondata migratoria (1870-1914), menta portando alla luce, insieme agli aspetti positivi, la fondazione dell’Istituto agrario di San Michele anche le criticità legate alla dimensione industriale (1874), l’alluvione (1882), la pubblicazione del primo delle coltivazioni, delle infrastrutture, delle monocol- Almanacco agrario (1882), la nascita della Federa- ture, della frutticoltura intensiva, dell’uso degli agro- zione trentina delle cooperative (1895), la Grande farmaci. Crescono così nel tempo nuove sensibilità Guerra (1914-1918) e lo spostamento del confine al sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio ed emer- Brennero (1919), il “boom dell’idroelettrico” (1910- gono le coltivazioni biologiche, biodinamiche, nuovi 1950), la “battaglia del grano” (1925), il primo bom- scenari, nuovi soggetti, nuove frontiere. Compresa bardamento su Trento (1943), la costituzione del l’incertezza sui cambiamenti climatici in atto. Ministero delle politiche agricole della Repubblica A corredo della mostra una grande linea del tempo il- italiana (1946), l’accordo De Gasperi-Gruber e lo Sta- lustra le tappe principali della storia del Trentino delle tuto di autonomia (1946 e 1948), la riforma fondiaria terre coltivate ma non solo. In tutto, un centinaio di (1950), la nascita dei “Club 3P” in Trentino (1957), la date suddivise in fasce cronologiche con una tren- meccanizzazione e il boom economico (1960-1980), tina di momenti “cruciali”. Tra questi, la fine dell’ul- il piano urbanistico provinciale (1967), la costruzione tima glaciazione (20.000 anni fa), le prime e più im- dell’A22 (1968), il nuovo Statuto di Autonomia (1972) portanti frequentazioni della valle dell’Adige (riparo fino agli scenari più attuali e alle Dolomiti patrimonio Dalmeri, laghetti di Colbricon, riparo Gaban, palafitte dell’UNESCO. di ), la rivoluzione neolitica (12.000-8.000 anni Con “Terre coltivate” la Fondazione Museo storico del fa), la fondazione di Tridentum (50 a.C.), la scoperta Trentino cerca, così, di rappresentare le continuità dell’America (1492), i primi monasteri in Tirolo come e i cambiamenti che hanno riguardato il territorio. centri di attività agricole (intorno all’anno 1000), la Quella parte di territorio “usata” per garantire il so- transazione ferdinandea per l’esportazione del vino stentamento della popolazione e per trasformare l’a- (1529), il Concilio di Trento (1545), la “guerra delle gricoltura in uno dei fattori principali dell’economia noci” (1579), la lenta marcia del mais (1650-1670) e trentina. La mostra non è un’enciclopedia. L’obiettivo la diffusione in Trentino della polenta di mais (1650 dell’iniziativa è la divulgazione. Con la speranza di circa), il catasto teresiano (1759), gli Annali dell’a- restituire al grande pubblico e al mondo delle scuole gricoltura (1811), il cosiddetto “anno senza estate” un tema decisivo per la storia del Trentino.

39 Proposte di lettura a cura della Biblioteca della Fondazione Museo storico del Trentino

Jon Mathieu, Storia delle Alpi 1500-1900: ambiente, sviluppo e società. Lugano: Casagrande, 2004 Avvalendosi di numerosi documenti e dati statistici, Jon Mathieu smentisce molti luoghi comuni che resistono ancora oggi anche in ambito storiografico, e dimostra come le Alpi non abbiano mai rappresentato un mondo alla rovescia rispetto alla pianura e men che meno un corpo estraneo rispetto all’Europa. Due sono in sostanza gli interrogativi cui questo ampio affresco storico intende rispondere. Il primo, di carattere economico, concerne le relazioni tra popolazione, sviluppo e ambiente alpino. Il secondo affronta in una prospettiva socio- politica il complesso rapporto tra struttura agraria, società e sviluppo della civiltà moderna.

Luigi L. Cavalli Sforza e Luigi Zanzi, Civiltà alpina ed evoluzione umana. Milano: Jaka Book, 2012 Montanari non si nasce, ma si diventa: è, questo, uno dei “principi” con cui occorre impo- stare qualsiasi ricerca storica sul progressivo popolamento delle Alpi da parte dell’uomo (per lo più al seguito di altri animali e vegetali che hanno trovato sorte stanziale nelle Alpi man mano che è venuta arretrando la glaciazione). A poco a poco gli uomini si sono “fatti” montanari; hanno intrapreso un’esplorazione della natura in linea verticale e hanno tentato variamente di “abitare” le montagne. Questa vicenda ha trovato nelle Alpi uno dei suoi “teatri” più rilevanti. Molteplici gruppi popolazionali si sono avventurati nel mondo “alpino” seguendo differenti itinerari tra quelli propri della grande ramificazione di catene montuose che occupa il cuore d’Europa. Quello del popolamento umano è senza dubbio uno dei più grandi temi della storia delle Alpi. Si tratta di una vicenda che ha compor- tato non soltanto l’approccio “migratorio” di differenti unità genetico-popolazionali all’am- biente montano, ma anche aspetti d'“invenzione” di nuove specie animali con cui praticare un’assidua sim- biosi, nonché di nuove specie vegetazionali, coltivabili a fini di sopravvivenza, nonché principalmente di nuove “forme d’uomo”. È questo, pertanto, un capitolo di rilievo nella storia dell’evoluzione umana. In tal modo gli uomini si sono fatti interpreti di un paradigma “alpino” di civiltà, che attualmente rischia l’estin- zione e che si impone, per contro, come grande e prezioso retaggio culturale.

Pier Paolo Viazzo, Comunità alpine: ambiente, popolazione, struttura sociale nelle Alpi dal XVI secolo a oggi. Roma: Carocci, 2001 (1. ed.: Bologna: Il mulino, 1990) Mentre nei lavori di storici, geografici e antropologi prevaleva l’immagine di comunità di montagna economicamente chiuse e socialmente ripiegate su se stesse, alcune “ano- malie” emerse nel corso di una ricerca antropologica sul terreno condotta in un villaggio delle Alpi Occidentali hanno spinto l’autore a mettere in discussione l’immagine tradizio- nale delle comunità di montagna e a intraprendere un’ampia indagine comparativa che segue l’evoluzione sociale, economica e demografica dell’area alpina dal tardo Medioevo sino al giorno d’oggi. Il libro si segnala per la sua novità metodologica, ecologica, neo- funzionalista con le tecniche di analisi messe a punto dalla demografia storica. L’uso di questo approccio consente all’autore di affrontare alcuni nodi teorici centrali della ricerca antropologica e storico-demografica, proponendo al tempo stesso un’immagine nuova e controversa della società alpina nel passato e una diversa interpretazione delle sue tra- sformazioni demografiche ed economiche.

ALTRESTORIE – Periodico quadrimestrale di informazione Periodico registrato dal Tribunale di Trento il 9.5.2002, n. 1.132 ISSN 1720-6812 Comitato di redazione: Paola Bertoldi, Giuseppe Ferrandi, Patrizia Marchesoni, Rodolfo Taiani (segretario) Ha collaborato a questo numero: Francesca Rocchetti e Caterina Tomasi Via Torre d’Augusto, 35/41 Direttore responsabile: Sergio Benvenuti 38122 TRENTO Progetto grafico e impaginazione: Graficomp – Pergine (TN). Stampa: Alcione – (TN) Tel. 0461.230482 Fax 0461.1860127 In copertina: Le Grand Muveran (1912) dipinto di Ferdinand Hodler (1853-1918) [email protected] La rivista, o gli arretrati, possono essere richiesti, sostenendo le spese di spedizione, fino a esaurimento delle www.museostorico.it copie, presso i recapiti della Fondazione Museo storico del Trentino. I lettori interessati ad acquistare o a infor- marsi sull’insieme della pubblicazioni della Fondazione Museo storico del Trentino possono collegarsi all’indi- rizzo internet http://edizionimuseostorico.it o scrivere all’indirizzo di posta elettronica [email protected]

40 seo storico del Trentino, alcuni luoghi, forme e usi legati al siste- momenti di incontro con il pubbli- ma idrografico del Pinetano. Gli co nel corso dei quali sono stati obiettivi dell’indagine sono stati preparati creme, pomate e scirop- illustrati dalle ricercatrici Monica pi. Il 7 settembre, presso l’Istituto Anesin e Tatiana Andreatta con la comprensivo di , si è partecipazione di alcuni rappre- tenuto l’ultimo laboratorio dedica- sentanti coinvolti nel progetto. to ai rimedi invernali: sciroppo contro la tosse, burro cacao, tisa- Un documentario sulla riserva di na balsamica. Scanuppia La Provincia autonoma di Trento, Una mostra e un volume sulla INFOMUSEO il Comune di e la Fonda- INFOMUSEO storia della psichiatria zione Museo storico del Trentino, Presso il nuovo teatro comunale il 13 settembre a Besenello, han- di il 10 settem- no presentato e proiettato in ante- bre, nell’ambito di “OP! PERGINE: prima il documentario “La riserva SETTEMBRE progetto memoria ex Ospedale naturale di Scanuppia”, a cura di psichiatrico”, è stata inaugurata la Mario Cerato e Lorenzo Pevarello. mostra sulla storia della psichia- Alla serata sono intervenuti Cri- stian Comperini, sindaco del Co- In ricordo del bombardamento tria in Tirolo, Alto Adige e Trentino mune di Besenello, Giuseppe Fer- della Portèla “Non vi permetterò più di farmi passare per matto”, a cura di Lisa randi, direttore della Fondazione Lunedì 2 settembre Trento ha ri- Noggler e Celia Di Pauli. L’esposi- Museo storico del Trentino, Lucio cordato i settant’anni trascorsi zione, aperta fino al 7 ottobre, ri- Sottovia, direttore dell’Ufficio bio- dal primo bombardamento sul- costruisce le vicende biografiche topi e rete natura 2000, Paolo Ko- la città: nel 1943 a finire sotto le dell’aiuto guardiacaccia Josef B. vatsch, sostituto dirigente dell’A- granate sganciate dagli aerei fu il e di altri uomini e donne assistiti genzia provinciale delle foreste rione della Portèla. La commemo- nei due manicomi tirolesi di Hall demaniali. razione è avvenuta in piazza della e Pergine Valsugana e nella clini- Portèla e si sono succeduti gli in- ca psichiatrica di Innsbruck tra il Un dibattito sul ruolo del Trentino terventi di Alessandro Andreatta, 1830 e il 1980. Dopo l’inaugurazio- in ambito europeo sindaco di Trento, Giuseppe Fer- ne della mostra è stato presentato randi, direttore della Fondazione il volume Castagne matte, curato Museo storico del Trentino, Giu- da Felice Ficco e Rodolfo Taiani seppe Piccò, presidente dell’As- (Pergine, Publistampa, 2013), che sociazione nazionale vittime civili ripercorre le principali tappe che di guerra, Sandro Schmid, presi- hanno segnato la storia dell’assi- dente dell’ANPI del Trentino. stenza psichiatrica all'interno del manicomio, poi ospedale psichia- A tu per tu con il farmacista trico, di Pergine Valsugana.

Un progetto dedicato al sistema Il 17 settembre l’Associazione Mu- idrografico del Pinetano seo storico in Trento onlus ha pro- Il 12 settembre, presso il Centro posto un incontro-dibattito sul congresso Pinè 1000 di Baselga di tema “Una regione dolomitica: Pinè, la Fondazione Museo storico per una Europa civile: il ruolo del del Trentino ha organizzato il pri- Trentino”. Dopo il saluto del Sin- mo degli incontri previsti dal pro- daco di Trento e Presidente L’Associazione giovani farmacisti getto “L’acqua racconta i luoghi: dell’Associazione Museo storico Trentino Alto Adige/Südtirol ha memorie e nuovi scenari sull’al- in Trento Alessandro Andreatta, organizzato, con il sostegno del topiano di Pinè”, una ricerca stori- sono intervenuti all’incontro – Comune di Brentonico e la colla- co-antropologica e architettonica presso la sala Falconetto di palaz- borazione della Fondazione Mu- che analizza testimonianze di vita, zo Geremia a Trento – Paolo Prodi,

41 professore emerito, Pierangelo cato a “Storie e media: linguaggi, mostra dell’editoria trentina”, che Schiera, professore emerito, Mar- contenuti e strumenti multimediali si è tenuta in piazza Fiera a Trento co Boato, già membro della Com- per fare storia”. dal 27 al 29 settembre: tre giorni missione affari costituzionali della Il percorso formativo è stato strut- in cui editori, autori e librai hanno Camera, Daria de Pretis, Rettore turato in due moduli: il primo ha incontrato e dialogato con i lettori. dell’Università di Trento. Il dibatti- previsto due pomeriggi di appro- to, incentrato sul cambiamento fondimento sul tema multime- della situazione politica, istituzio- dialità e storia; il secondo invece nale, culturale della nostra auto- sarà dedicato alla progettazione nomia nel passaggio dal primo al e realizzazione di percorsi didatti- Incontrisecondo in biblioteca statuto, è stato coordina- ci multimediali con gli insegnanti to dal Vice Presidente dell’Asso- di scuola secondaria di secondo ciazione Museo storico in Trento grado interessati alla sperimenta- Vincenzo Calì. zione. Il 25 settembre alle Gallerie di La notte dei ricercatori Presentazione dell’ultimoUna politica volume Piedicastello si è tenuto il pri- Per il quinto anno consecutivo, il di Giovanni De Lunasenza religione mo appuntamento: Giovanni De 27 settembre, è tornata a Trento Dialogo con Giovanni De Luna Luna ha parlato de “I linguaggi “La notte dei ricercatori”, la lunga della contemporaneità: cinema e notte europea dedicata alla ricer- storia, televisione e storia”; Ste- ca e ai suoi protagonisti. Anche fano Cuppi, invece, ha affrontato alcuni ricercatori della Fondazione il tema “Editoria digitale scolasti- Museo storico del Trentino sono ca e piattaforme per la didattica”. stati presenti, nel quartiere delle La seconda giornata si è svolta il Albere, con lo stand “Raccontare 4 ottobre e ha visto la partecipa- la storia: tra ricerca e media”: dal- zione di Giuseppe Giannotti (“Rai le 17 all’una di notte si sono av- storia e Rai Scuola: strumenti per vicendati per raccontare come la la didattica”) e Patrizia Vayola (“Il storia incontra i media (soprattut- web come risorsa: analizzare i siti to la televisione) nelle pratiche di di storia”). ricerca e di diffusione dei risultati.

La mostra itinerante sulla coope- razione La Fondazione Museo storico del Trentino e l’Associazione Donne in cooperazione hanno inaugura- Il 25 settembre, presso la Bibliote- to il 27 settembre presso la Sala ca della Fondazione Museo stori- comunale di Ronzo Chienis, la co del Trentino, Giovanni De Luna mostra “Storia di genere: l’altra (docente di storia contemporanea metà della cooperazione”, a cura e fonti iconografiche e audiovi- di Alberto Ianes e Paola Antolini e sive per la ricerca storica presso aperta fino al 13 ottobre. l’Università degli studi di Torino) L’esposizione, itinerante, è stata ha dialogato con Renato Ballardini successivamente ospitata ad Al- e Marco Boato sui temi affrontati deno dall’8 al 23 novembre, a Tio- nel suo recente volume Una poli- ne dal 30 novembre all’8 dicem- tica senza religione (Torino, Einau- bre e a dal 15 dicembre di, 2013). al 5 gennaio 2014.

Un corso di formazione su storia e multimedialità La fiera dell’editoria trentina A teatro con Andrea Pazienza La Fondazione Museo storico del La Fondazione Museo storico del Il 27 settembre al teatro Cuminet- Trentino ha organizzato un corso Trentino è stata presente con le ti di Trento, nell’ambito del pro- di formazione per insegnanti dedi- proprie pubblicazioni a “Medita: getto “Trentino Italia storie pop”,

42 la Fondazione Museo storico del Trentino ha proposto lo spettaco- Una conversazione sul volume Una tavola rotonda su memoria e lo teatrale “Nel segno di Paz”, con dedicato alla psichiatria fotogiornalismo la regia di Antonio Tancredi: un All’interno del progetto “OP! Per- viaggio attraverso i fumetti e gli gine” e nell’ambito del seminario appunti di Andrea Pazienza, arti- permanente "Alla ricerca delle sta pugliese scomparso a 32 anni, menti perdute", attivo presso il che ha scelto le storie disegnate Dipartimento di scienze umane e per raccontare una generazione sociali dell'Università degli studi di perduta ma vitale, in bilico tra la Trento, il 2 ottobre, presso la Fa- disillusione di un nuovo mondo coltà di sociologia a Trento, è stato possibile e la normalizzazione de- proposto l’incontro “Conversazio- gli anni ottanta. ne su Castagne matte: la dialettica del mutamento nel manicomio di OTTOBRE Pergine”. Sono intervenuti Renato Mazzolini, docente di storia della scienza all’Università di Trento, Casimira Grandi, docente di storia Rassegna cinematografica in bi- sociale all’Università di Trento, Er- blioteca manno Arreghini, psichiatra. Si è tenuta alle Gallerie di Piedica- La rassegna cinematografica or- stello il 4 ottobre la tavola rotonda ganizzata nell’ambito del progetto I libri che hanno fatto la storia “Istanti della storia: come la foto- “Trentino Italia storie pop” e cura- Il 3 ottobre la Biblioteca della Fon- grafia e il giornale afferrano il dive- ta da Daniela Cecchin, dopo una dazione Museo storico del Tren- nire e lo rendono memoria”, in cui prima parte svoltasi tra aprile e tino ha ospitato la presentazione sono intervenuti Michele Smar- maggio, è proseguita nel mese di del volume Letture storiografiche: giassi, giornalista de La Repubbli- ottobre e si è conclusa a novem- i libri di storia che hanno fatto sto- ca e Floriano Menapace, storico bre. ria. Hanno partecipato all'incon- della fotografia. Hanno inoltre of- Presso la Biblioteca della Fonda- tro, con il curatore Marco Seve- ferto la loro testimonianza i foto- zione Museo storico del Trentino, rini, Nicoletta Pontalti e Vincenzo grafi Roberto Bernardinatti, Piero ogni martedì, sono stati proiettati Calì della Fondazione Museo stori- Cavagna, Dino Panato e Gianni i seguenti film: “I mille” di Alberto co del Trentino. Zotta. Il dibattito è stato guidato Degli Abbati, “Il cinema in cami- da Pierangelo Giovanetti, direttore cia rossa” a cura della Fondazione del quotidiano l’Adige. L’evento, Una serata sul tema della crimi- Cineteca italiana, “Sulle tracce di organizzato all’interno del proget- nalità Garibaldi” di Lorenzo Pevarello to “Trentino Italia storie pop”, era (1 ottobre); “Il richiamo del Klon- Il 4 ottobre, nell’ambito delle ini- a corollario della mostra “Istanti: dike” di Paola Rosà e Antonio ziative organizzate per riscoprire a passo di cronaca attraverso l’ar- Senter (8 ottobre); “Mari monti la figura del giurista e socialista chivio storico del giornale L’Adige e… gettoni d’oro” di Sandro Ga- trentino Scipio Sighele, il Gruppo (1955-1972)” allestita presso la stinelli (15 ottobre); “Su tutte le culturale Nago-Torbole e la Fon- Galleria bianca di Piedicastello. vette è pace” di Yervant Gianikian dazione Museo storico del Tren- L’incontro ha costituito anche un e Angela Ricci Lucchi (22 ottobre); tino hanno organizzato l’incontro omaggio al fotografo Giorgio Ros- “Fino a quando” di Vittorio Curzel “Criminalità: forme, percezioni e si, scomparso nell'estate 2013 e le (29 ottobre); “Giannantonio Man- rappresentazioni”, in cui è stato cui foto documentano la storia del ci: una vita da non archiviare” di presentato il n. 41 della rivista Al- Trentino nella seconda metà del Luca Bergamaschi e Katia Bernar- trestorie, dedicato a questo argo- Novecento. di e “Montagna Serena” di Andrea mento. Durante la serata, presso Tombini e Roberto Marafante (5 il Forte superiore di Nago, hanno Una mostra sul manicomio di novembre); “Eppur si muove… Il portato i loro contributi Andrea Pergine primo decennio della Costituzione Mubi Brighenti (Università degli italiana 1948-1958” di Daniele Gia- studi di Trento), Rodolfo Taiani e Dall’11 ottobre al 18 novembre, glianone, Corrado Borsa, Marco Mirko Saltori (Fondazione Museo presso la sala espositiva del nuo- Sassano, Alessandro Amaducci, storico del Trentino), Paolo Dome- vo teatro comunale di Pergine Mauro Zannerini (12 novembre). nico Malvinni. Valsugana, è stato possibile vi-

43 sitare la mostra realizzata dalla Kezich, direttore del Museo degli guidato da Silvia Camilotti dell’U- Fondazione Museo storico del usi e costumi della gente trentina niversità Ca’ Foscari di Venezia, si Trentino in collaborazione con di San Michele all’Adige e Vincen- è tenuto a margine della mostra Pergine spettacolo aperto “Il sen- zo Calì, storico. bibliografica “La vita e i libri”, cu- so della follia: 120 anni di storia rata da Silvia Camilotti e Maria dell’OspedaleIL SENSO di Pergine Valsu- Terre coltivate: una mostra sul pae- Rosa Mura per l’Associazione Il gana",DELLA curata FOLLIA da Rodolfo Taiani. ­saggio agrario trentino gioco degli specchi e ospitata dal Rispetto120 ANNI ai DI STORIAprecedenti DELL’OSPEDALE allestimen- 16 al 26 ottobre presso la Bibliote- È stata inaugurata il 19 ottobre alle ti, l’esposizionePSICHIATRICO DI PERGINE siVALSUGANA è arricchita da ca comunale di Ala. (1882-2002) Gallerie di Piedicastello la grande alcune foto di Luca Chistè, realiz- mostra “Terre coltivate: storia dei zate tra il 2008 e il 2009. paesaggi agrari del Trentino”, cu- Corso di formazione per inse- rata da Alessandro de Bertolini, gnanti Giuseppe Ferrandi, Sergio Ferrari, L’Istituto tecnico tecnologico “A. Annibale Salsa e Roberta Tait, che Pozzo” di Trento, in collaborazione rimarrà aperta fino all’8 giugno con il Laboratorio di formazione 2014. storica della Fondazione Museo storico del Trentino, ha proposto il corso di aggiornamento per in- segnanti di scuola secondaria di secondo grado dal titolo “Trento e il Trentino al tempo della Grande Guerra e del regime fascista: un percorso storico attraverso fonti Le fotografie dei giovani lavora- paesaggistiche, architettoniche, tori memorialistiche”. Il corso, tenuto presso l’istituto tecnico tecnologi- L’Associazione Campomarzio e co “A. Pozzo” di Trento, è articola- la Fondazione Museo storico del to in 7 incontri, tra il 28 ottobre e Trentino hanno inaugurato l’11 il 20 gennaio, per un totale di 15 ottobre alle Gallerie di Piedicastel- Un laboratorio sul fumetto ore. lo, la mostra “Giovani lavoratori 1974/1988”: 100 ritratti di altret- L’Associazione Ariateatro e l’Asso- tanti giovani professionisti trenti- ciazione AnomaliE, hanno propo- NOVEMBRE ni, realizzati dal fotografo Jacopo sto presso la Biblioteca della Fon- Salvi. L’esposizione, aperta fino al dazione Museo storico del Tren- 10 novembre, ha voluto stimola- tino, mercoledì 23 e venerdì 25 Le fotografie dell’ex Italcementi re nello spettatore una riflessione ottobre, un breve corso di lettura critica sulla complessa realtà lavo- animata per scoprire come la sto- rativa attuale. ria italiana è stata raccontata nei fumetti dal 1945 ad oggi; oggetto Un libro sul tempo di lettura sono state proprio alcu- ne tavole disegnate dai maggiori Il 18 ottobre la Biblioteca della fumettisti italiani. L’iniziativa è sta- Fondazione Museo storico del ta organizzata nell’ambito del pro- Trentino ha ospitato la presen- getto “Trentino Italia storie pop”. tazione del volume di Leonardo Angelini, Il sole, la campana, l’o- La vita e i libri rologio: modelli di temporalità a MOSTRA FOTOGRAFICA Locorotondo, una riflessione, a Nell’ambito del progetto “Trenti- di Pierluigi Cattani Faggion metà strada fra etnologia e psi- no Italia storie pop”, il 26 ottobre a cura di coanalisi, sulle testimonianze in presso la Biblioteca comunale di L’8 novembre allaLayla BettiGallerie di Piedi- LE GALLERIE - Trento tema di temporalità, raccolte nel Ala, è stato proposto l’incontro 8 novembre 2013 - 19 gennaio 2014 castelloda martedìè stataa domenica oreinaugurata 9.00-18.00 - Ingresso libero “Clin- “La vita e i libri: un percorso at- corso di una ricerca svolta nella kerINAUGURAZIONE Motel: ex Italcementi, 8 NOVEMBRE ORE Trento, 18.30 cittadina in provincia di Bari. Con torno a migrazioni, identità, plu- 2005-2013”,Tel. +39 0461 1747000 una - www.museostorico.it mostra - [email protected] fotografi- l’autore sono intervenuti Giovanni riappartenenze”. L’appuntamento, ca di Pierluigi Cattani Faggion, cu-

44 rata da Layla Betti. La mostra, la contessa Marina Gelmi di Capo- io 2014, racconta la storia dei mo- aperta fino al 19 gennaio 2014, rac- riacco, presidente dell'Associazio- numenti e dei busti che popolano coglie 44 fotografie scattate all’in- ne promotrice del premio, accom- il giardino antistante la stazione terno dell'ex Italcementi di Trento, pagnata da alcuni componenti ferroviaria di Trento: Dante, Prati, una fabbrica dismessa, dalla chiu- della Giuria. Canestrini, Gazzoletti, Carducci, sura definitiva alla demolizione, Verdi, Ranzi, Chini, Negrelli, Bre- ossia tra il 2005 e il 2013. Durante sadola, fino al monumento alla fa- l’inaugurazione il pubblico ha po- miglia. tuto assistere a un reading tratto da Le città invisibili di Italo Calvi- Un fumetto su Alex Langer no, a cura di Michela Embrìaco. Il 28 novembre l’Associazione Mu- seo storico in Trento ha organizza- La fiera della microeditoria di to la presentazione della graphic Chiari novel “In fondo alla speranza: Dall’8 al 10 novembre la Fondazio- ipotesi su Alex Langer” (Bologna, ne Museo storico del Trentino è Comma 22, 2013), opera del di- stata presente con le proprie pub- segnatore Jacopo Frey e dello blicazioni all’undicesima edizione sceneggiatore Nicola Gobbi de- della Rassegna della microeditoria Un libro sul PCI di dicata al pacifista e ambientalista di Chiari (BS): tre giorni di dibat- Alexander Langer, personaggio Il 21 novembre, presso la Bibliote- tito con grandi nomi della cultura emotivamente coinvolgente, il cui ca della Fondazione Museo stori- nazionale, di presentazioni di libri, impegno per la pace è stato trop- co del Trentino, Lorenzo Gardumi di appuntamenti artistici e musica- po presto dimenticato. Assieme ha presentato il volume di Giulio li che hanno preso le mosse dalla ai due autori, presso la Biblioteca Poli, La sezione del Pci di Riva del produzione dei piccoli e medi edi- della Fondazione Museo storico Garda 1921-1991, che ricostruisce tori italiani del Trentino, erano presenti Ro- la nascita e la vita della sezione del berto De Bernardis e Alessandro Partito comunista italiano di Riva Andreatta, Sindaco del Comune Il premio “Francesco Gelmi di Ca- del Garda, accostando volti e av- di Trento e Presidente dell’Asso- poriacco venimenti locali a una consistente ciazione Museo storico in Trento documentazione sull’attività del Giovedì 14 novembre al Museo onlus. delle Scienze di Trento si è tenu- partito a livello nazionale e provin- ta la cerimonia di premiazione ciale. Il riuso degli spazi urbani della sesta edizione del premio Francesco Gelmi di Caporiacco, Una mostra sui busti di piazza Nell’ambito della mostra fotografi- dedicato, in quest'edizione, alle Dante ca «Clinker Motel: Ex-Italcementi, scritture noir e promosso dall’As- Trento 2005-2013» l’Ordine degli sociazione culturale “Francesco architetti, pianificatori, paesaggi- Gelmi di Caporiacco”, dai giornali sti e conservatori della Provincia l’Adige, Corriere del Trentino, Cor- di Trento ha proposto l’incontro riere dell’Alto Adige e dalla rivista “Paesaggi urbani: creatività e riu- di studi storici Archivio trentino so”. L’obiettivo della conferenza, dell’Associazione Museo storico svoltasi il 28 novembre alle Gal- in Trento. Maurizio de Giovanni lerie di Piedicastello, era quello con il romanzo Per mano mia, edi- di discutere sul tema del riuso e to da Einaudi, e Luca Occhi con della rigenerazione urbano- terri- l’opera inedita Tartare, sono sta- toriale, con particolare attenzione ti i vincitori del Premio. Altri due La Fondazione Museo storico del alla realtà trentina. lavori ritenuti degni di particolare Trentino, ha inaugurato il 22 no- Sono intervenuti Renato Bocchi, segnalazione sono stati La notte vembre nella Sala Manzoni della docente di composizione archi- alle mie spalle di Giampaolo Simi Biblioteca comunale di Trento, la tettonica presso l’Università IUAV (Edizioni E/O, 2012) e il raccon- mostra curata da Elena Tonezzer di Venezia, Mosè Ricci, docente to inedito Giustizia sommaria di “Un parco di storie: alla scoperta di Urbanistica presso l’Univer- Gianroberto Viganò. Alla serata, delle statue di piazza Dante”. La sità di Genova, Beppo Toffolon, oltre agli scrittori, erano presenti mostra, visitabile fino all'1 febbra- presidente della sezione Trentino

45 di Italia Nostra, Giovanna Ulrici, Comune di e i Servizi presidente della sezione Trentino L’ultimo libro di Ferdinando Scian- Attività culturali e Conservazione dell’Istituto nazionale di urbanisti- na della natura e valorizzazione am- ca, Alberto Winterle, presidente Nell'ambito della mostra “Terre bientale della Provincia autonoma dell’Ordine degli architetti PPC coltivate” la Fondazione Museo di Trento, ha realizzato la mostra della provincia di Trento, Pao­lo storico del Trentino, in collabo- “Forte pura salubre acqua: mostra Biasioli, assessore con delega per razione con l'Associazione Impe- sul turismo termale nell’arco alpi- le materie della Pianificazione ur- rial Wines, Edizioni Contrasto e no: Levico tra XIX e XX secolo”, a bana del Comune di Trento. Il di- l'Associazione vignaioli trentini, cura di Francesco Filippi, Fabrizio battito è stato moderato da Ales- ha organizzato la presentazione Fronza, Elena Libardi, Laura Mot- sandro Franceschini del libro di Ferdinando Scianna ter e Rodolfo Taiani, che è stata Ti mangio con gli occhi (Edizioni inaugurata il 20 dicembre a villa DICEMBRE Contrasto, 2013). Il 6 dicembre Paradiso, all’interno del parco di alle Gallerie di Piedicastello Clau- Levico Terme. La mostra rimarrà dio Giunta dell’Università di Trento aperta fino al 28 settembre 2014. 21/12/13 Villa Paradiso ha discusso col fotografo Scianna 28/09/14 nel Parco di Levico Terme Dialogo con l'attore Lino Guan- attorno alla sua ultima opera che ciale indaga il ruolo che il cibo – inteso come cultura del mangiare – ha avuto nell’elaborazione di ricor- di, impressioni e idee dell’autore stesso.

Un libro sul quartiere di San Mar- tino a Trento

Per aPerTura e orari www.museostorico.it Dal 18 al 23 dicembre nel quartie- Biblioteca comunale di Levico Terme tel 0461 710206 [email protected] Fondazione Museo storico del Trentino tel 0461 230482 | www.museostorico.it re di San Martino a Trento sono [email protected]

iNGreSSo GraTuiTo chiuso il lunedì stati organizzati vati eventi per viSiTe GuidaTe Su PreNoTazioNe iNauGurazioNe veNerdì 20 diceMBre 2013 ore 17.00 festeggiare il Natale. Nell’occasio- mostra sul turismo termale nell’arco alpino ne, mercoledì 18 dicembre, la Bi- levico tra XiX e XX secolo

BIBLIOTECA DI LEVICO

blioteca della Fondazione Museo PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO COMUNE DI LEVICO Servizio Conservazione natura e valorizzazione ambientale Servizio Attività culturali storico del Trentino ha ospitato il Il 4 dicembre le Gallerie di Piedica- primo appuntamento della mani- stello hanno aperto le porte all'at- Un “dolce” pomeriggio alle Galle- festazione: la presentazione del rie di Piedicastello tore Lino Guanciale per un volume Vicino ma fuori: il quartie- incontro con la città su teatro, ci- re di San Martino a Trento, a cura La Fondazione Museo storico del nema e televisione. di Francesco Gabbi (Professional- Trentino, in collaborazione con Protagonista di successo sul pal- dremers, 2013). Il libro racconta l'Associazione tutela marroni di coscenico, al cinema e in televi- le trasformazioni del quartiere di Castione, Il Trentino dei bambini e sione, l'attore ha parlato del suo Trento attraverso cinque contri- RTTR, ha organizzato il 23 dicem- impegno nella formazione alla cit- buti dal diverso taglio disciplina- bre l’evento “Dolci storie alle Gal- tadinanza rivolto ai giovani delle re, che permettono di intuire la lerie”, un divertente pomeriggio scuole e delle università. complessità di una zona cittadina dedicato ai bambini e alle fami- In particolare, ha presentato “Il costantemente alla ricerca di una glie, con visita guidata alla mostra ratto d'Europa”, un progetto pro- propria collocazione. Sono inter- “Terre coltivate” e merenda a base dotto da Emilia Romagna Teatro venuti Francesco Gabbi e Bruno di castagne. (ERT) e da Teatro Roma che coin- Zanon; il dibattito è stato modera- volge i cittadini in un caleidosco- to da Francesco Minora. pio di eventi, spettacoli, letture pubbliche, giochi, per creare oc- Forte, pura, salubre acqua: una casioni di riflessione condivisa e mostra sul termalismo di partecipazione attiva sul tema dell’Europa e dell’identità euro- La Fondazione Museo storico del pea. Trentino, in collaborazione con il

46 Rogger della laurea honoris causa che è stato pazientemente portato EDIZIONI in Giurisprudenza, restituiscono il avanti su questo evento epocale senso del volume, la complessità del Novecento. Un lavoro che ha dei temi affrontati e soprattutto lo dato origine a numerose pubbbli- straordinario spessore umano e cazioni delle quali anche il cata- intellettuale di colui che è stato si- logo editoriale della Fondazione curamente uno dei maggiori pro- Museo storico del Trentino è assai tagonisti della storia trentina del ricco. Fra i tanti titoli segnaliamo i Novecento. dieci volumi della collana "Scrittu- re di guerra" uscita in coedizione Terre coltivate: storia dei pae- con il Museo storico italiano della saggi agrari del Trentino. A cura Guerra di Rovereto e l'altro testo di Alessandro de Bertolini, pp. Come si porta un uomo alla mor- 219, € 12.00 Leggere oggi il pae- te, straordinario album fotografi- NOVITÀ saggio agrario del Trentino signi- co, che racconta gli ultimi giorni fica volgere lo sguardo al passato di vita di Cesare Battisti. Altri titoli Mauro Marcantoni, Iginio Rog- per interrogarsi sulle modalità con si possono trovare consultando il ger, pp. 258, € 18.00 cui l’uomo ha interpretato l’am- nostro catalogo online all'indirizzo biente. Il paesaggio è in questo o ri- senso lo specchio delle attività di volgendosi ai nostri uffici. una comunità e ha a che fare con le modalità con cui la comunità si rappresenta. Con questo volume, catalogo dell'omonima mostra ospitata presso Le Gallerie di Pie- dicastello fino all'8 giugno 2014, si è cercato di dare un contributo di carattere sia divulgativo sia scien- tifico in grado di offrire al più va- PRESENTAZIONI sto pubblico di semplici cultori o specialisti alcune chiavi interpre- 3 dicembre 2013, Innsbruck tative e spunti di lettura per ulte- Il volume Università e nazionali- riori approfondimenti. smi: Innsbruck 1904 e l’assalto alla Facoltà di giurisprudenza italiana, a cura di Michael Gehler e Günther “Il profilo umano e scientifico di TERRE Pallaver, è stato presentato nella Iginio Rogger è così ricco e vasto, COLTIVATE sua versione tedesca, all’Univer- da rendere difficile illustrarne ap- sità di Innsbruck nell’ambito delle pieno le caratteristiche e i meriti iniziative organizzate dall’“Italien Storia sotto l’unica dimensione del con- dei paesaggi agrari Zentrum”. Assieme a Günther Pal- tributo offerto agli studi: lo studio- del Trentino laver è intervenuto Vincenzo Calì. a cura di Alessandro de Bertolini

so e l’ecclesiastico, lo storico e il TERRE COLTIVATE teologo, il religioso profondamen- 20 dicembre 2013, Vicenza te radicato nella comunità locale e La Sala degli stucchi di palazzo l’animatore di istituti di ricerca e di Trissino a Vicenza ha ospitato la cultura12.00.- EURO di rango internazionale si presentazione del volume La rosa ISBN 978-88-7197-169-8 fondono, infatti, nel caso di mon- dell’esilio: Giuseppe Antonio Bor- signor9 788871 971698 Rogger, in una personalità gese: dal mito europeo all’utopia e in un’esperienza nelle quali alla americana 1931-1939 di Silvia Ber- riconosciuta dottrina si unisce tolotti. Assieme all’Autrice sono un’altrettanto palese, umanissi- La Grande Guerra: segnalazioni dal intervenuti Silvia Calamandrei (Bi- ma sapientia cordis”. Queste pa- nostro catalogo: la ricorrenza del blioteca Archivio Piero Calaman- role, pronunciate dal prof. Diego centenario dall'inizio della Gran- drei, Montepulciano), Paolo Carta Quaglioni il 12 aprile 2006 in oc- de Guerra ha riacceso i riflettori (Università di Trento) e Massimo casione del conferimento a Iginio sul lavoro di ricostruzione storica Rizzante (Università di Trento).

47 TERRE GRUPPE GUT COLTI- VATE Storia dei paesaggi agrari del Trentino

le gallerie 20 ottobre 2013 8 giugno 2014

Ingresso libero mar-dom, ore 09 – 18, lunedì chiuso Informazioni/prenotazioni 0461 230482

www.museostorico.it, [email protected] Fondo Aldo Lunelli Fotografia

Manifesto-Terra-C-70x100-TW.indd 1 10.10.13 10:08