Raccontare La Scuola. Testi, Autori E Forme Del Secondo Novecento

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Raccontare La Scuola. Testi, Autori E Forme Del Secondo Novecento Università degli Studi di Ferrara DOTTORATO DI RICERCA IN STUDI UMANISTICI E SOCIALI CICLO XXVI COORDINATORE Prof. Angela Andrisano RACCONTARE LA SCUOLA. TESTI, AUTORI E FORME DEL SECONDO NOVECENTO Settore Scientifico Disciplinare L-FIL-LET/10 Dottorando Tutore Dott. RUOZZI CINZIA Prof. MONTAGNANI CRISTINA _______________________________ _______________________ ______ (firma) (firma) Anni 2011/20013 1 INDICE Premessa 1. IL DIARIO SCOLASTICO DA STARNONE A ONOFRI. PERCORSI LETTERARI TRA PASSATO E PRESENTE 12 1.1 Domenico Starnone, Ex Cattedra 18 1.2 Altre storie di scuola 25 1.3 In dialogo con la tradizione. Starnone e De Amicis 34 1.4 Sandro Onofri, Registro di classe 41 1.5 Le nostre derelitte aule come regno di libertà 43 1.6 Il linguaggio delle cose. Il paesaggio 45 1.7 In dialogo con la tradizione. Onofri e Pasolini 47 1.8 Il Discorso dei capelli 48 1.9 L’infelicità dei giovani 50 1.10 Padri e figli 52 2. IL RACCONTO DELLA SPERANZA, Il RACCONTO DEL DISINCANTO 55 2.1 Leonardo Sciascia, Cronache scolastiche 60 2.2 Maria Giacobbe, Diario di una maestrina 65 2.3 Albino Bernardini, Le bacchette di Lula 72 2.4 Un anno a Pietralata 76 2.5 Lucio Mastronardi, Il maestro di Vigevano 79 2.6 Conclusioni 90 3. INSEGNARE AGLI ULTIMI 93 3.1 Lettera a una professoressa 95 3.2 Una scuola da rifare: tre autori dialogano con don Milani 105 3.3 La scuola degli ultimi 114 3.4 Edoardo Albinati, Maggio selvaggio 115 3.5 Eraldo Affinati, La città dei ragazzi 120 3.6 Carla Melazzini, Insegnare al Principe di Danimarca 128 3.7 Una voce contro 136 3.8 Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare 137 3.9 Conclusioni 141 4. LA SCUOLA DEI PROFESSORI ERRANTI 143 4.1 Angelo Fiore, Il supplente 145 4.2 Fabrizio Puccinelli, Il supplente 150 4.3 Silvia Dai Pra’, Quelli che però è lo stesso 154 4.4 Chiara Valerio, Nessuna scuola mi consola 162 4.5 Giusi Marchetta, L’iguana non vuole 165 4.6 Marco Balzano, Pronti a tutte le partenze 170 5. PIANI DI LAVORO 176 5.1 Sandro Spreafico, Le penultime lettere di un professore tentato di ricominciare 184 5.2 Fabio Pusterla, Una goccia di splendore 188 5.3 Giancarlo Visitilli, E la felicità prof? 191 5.4 Marco Lodoli, Il rosso e il blu. Cuori ed errori della scuola 2 italiana 194 5.5 Arnaldo Colasanti, Gatti e scimmie 197 6. FORME, STILI E STILEMI DEL RACCONTO DI SCUOLA 203 6.1 Un genere letterario 203 6.2 Alle origini del genere due direzioni opposte e complementari 204 6.3 Forme e tratti distintivi 207 6.4 La linea del comico 217 6.5 Epicità e antiepicità della figura dell’insegnante 224 6.6 Attese e imprevisti: l’epifania come rivelazione del significato profondo della propria esperienza 229 6.7 I ferri del mestiere 231 BIBLIOGRAFIA 236 3 Premessa La presente ricerca ha come oggetto il racconto di scuola degli ultimi trent’anni. Lo scopo è quello di indagare, attraverso una ricognizione di opere e di autori significativi, come la letteratura ha percepito e descritto i cambiamenti epocali che hanno investito la scuola nel secondo Novecento e nel primo decennio del nuovo secolo. Il punto di partenza è la constatazione del fatto che fin dalle prime forme embrionali di scuola pubblica (Legge Casati 1859-61) alle recenti riforme (Indicazioni nazionali per i Licei, gli Istituti Tecnici e Professionali del 2010), sotto lo sguardo acuto di insegnanti e romanzieri, la letteratura si è assunta il compito di registrare quanto stava avvenendo e avviene nel paese. La scuola è un luogo centrale del romanzesco moderno sia in quanto società in miniatura che riproduce i comportamenti, le gerarchie di valori, le prospettive ideologiche della società in grande; sia in quanto luogo di storie, antologia vivente di narrazioni. L’ intento è stato quello di ricostruire attraverso la contestualizzazione storica, il richiamo alle fonti legislative e soprattutto i testi letterari, la dimensione reale e simbolica della figura dell’insegnante e della scuola nella società. Il lavoro di ricerca si è quindi basato sull’intreccio di diversi piani di studio: le grandi trasformazioni sociali e culturali e la storia della scuola, considerati a grandi linee come sfondo irrinunciabile entro il quale collocare i testi considerati; la ricostruzione del dibattito culturale e pedagogico laddove era necessario per comprendere i cambiamenti in atto; l’analisi approfondita delle opere. Il primo problema affrontato, analizzando il cosiddetto “racconto di scuola”, è l’incerta linea di confine tra testi narrativi che hanno come oggetto principale la scuola e opere in cui essa si insinua, in modo significativo nella caratterizzazione del personaggio, nell’ambientazione della storia, nell’articolazione della trama. La stessa definizione “racconto di scuola” è del tutto arbitraria, in quanto non supportata da sufficienti studi di carattere scientifico. Considerata in maniera estensiva la scuola ci è apparsa come un topos letterario di grande fortuna, un luogo della rappresentazione nel tempo e nello spazio del quale la letteratura ha fornito numerose descrizioni. Si pensi, per esempio, al caso del romanzo di formazione, (ampiamente studiato nelle sue caratteristiche da Franco Moretti), già di per sé significativo per la situazione di apprendimento che prefigura; oppure ad alcuni romanzi contemporanei come Il sopravvissuto (2005) di Antonio Scurati dove la scuola costituisce uno sfondo forte in cui proiettare il conflitto generazionale dell’età postmoderna e la riflessione sulla presenza del male, di una violenza casuale e incomprensibile, o come Una 4 classe difficile (2012) di Giulia Bozzola in cui prendendo a pretesto l’ambientazione scolastica si sviluppa un giallo d’investigazione. Da qui la necessità di restringere il campo di analisi alle sole opere in cui la scuola è l’elemento centrale e pregnante della narrazione, il tema forte, il cardine. Si è poi dovuto distinguere tra testi di carattere narrativo in cui prevale l’aspetto finzionale e altri in cui risulta più urgente il resoconto della propria esperienza scolastica. Detto in modo così semplicistico sembrerebbe possibile collocare da una parte il romanzo di scuola, cioè una forma a più alto tasso letterario e dall’altra i sottogeneri del diario, della cronaca, dei ricordi, vale a dire della documentazione e testimonianza di un vissuto personale. Aver individuato una prima suddivisione in due filoni narrativi non ha esaurito le necessità tassonomiche, ma ha aperto nuove domande, per esempio il confine tra la registrazione del vissuto e la sua trasposizione romanzesca, poiché come scrive Lidia De Federicis «il tema narrativo della scuola passa senza sforzo da una forma all’altra, nel duplice valore di fiction e fictio».1 Infatti studiando a fondo i testi ci si accorge che sono le opere stesse a sfuggire al tentativo di costruire dei recinti classificatori troppo stretti. Per esempio, come definire la ricca produzione letteraria di Domenico Starnone – presentata nel primo capitolo – che con i suoi racconti di scuola occupa più di un decennio di storia della scuola, se non complessivamente “il romanzo della scuola” degli anni Ottanta e Novanta? Si tratta di testi scritti in prima persona, da un narratore che nella finzione si chiama come l’autore, che spesso sceglie la forma del diario, della breve annotazione quasi si trattasse di prendere appunti. La sua opera di esordio, Ex cattedra (1987) è un romanzo? Un diario di scuola? Un romanzo in forma di diario? E che differenza c’è rispetto a un altro diario di scuola Registro di classe (2000) di Sandro Onofri scritto una decina di anni dopo? Allo stesso modo testi come Le Cronache di Regalpetra (1955) di Leonardo Sciascia e Quelli che però è lo stesso (2011) di Silvia Dai Pra’, pubblicato tanti anni dopo, hanno in comune lo spunto documentaristico e l’intenzione della denuncia sociale, ma sono molto lontani da un’opera come Il maestro di Vigevano (1962) di Lucio Mastronardi, dove la pista realistica e mimetica viene ben presto abbandonata per imboccare la strada del racconto grottesco; tuttavia si può affermare che opere così disomogenee rientrino nel genere del racconto di scuola, cioè di una grande narrazione su quanto la scuola ha rappresentato nella storia del nostro paese e sul modo in cui l’hanno saputa raccontare i suoi protagonisti. 1 Lidia De Federicis, Il romanzo della scuola, in «Belfagor» , anno LVII, n.2, 31 marzo 2002, p. 227. 5 Ne consegue che l’ambito di ricerca non è stato circoscritto a una forma letteraria o ad un’altra, perché le storie di scuola hanno trovato diverse espressioni narrative e complicato i confini tra i generi. Concludendo si è assunto il termine “racconto di scuola” nella sua accezione più ampia per definire le svariate forme della narrazione sull’argomento, includendo testi di carattere non finzionale e testi più marcatamente finzionali e precisando di volta in volta le loro caratteristiche. Per questo motivo si è scelto di dare voce alle storie ambientate in diversi tipi di scuola dalle elementari alle medie e superiori, con protagonisti che potevano essere il maestro o il professore. La ricerca sul racconto di scuola è stata considerata un unicum da esplorare a vari livelli percorrendo aree geografiche, piani temporali, generi testuali diversi tra loro, senza preclusioni di sorta. Abbiamo, per esempio, dedicato un ampio capitolo alla saggistica di scuola a partire dall’opera di don Milani, che ne segna gli esordi, e riunito in una sezione le scritture di giovani insegnanti supplenti, spesso esordienti in campo letterario, accomunati sotto il segno della precarietà lavorativa ed esistenziale. Nella parte dedicata alla figura del supplente è emerso quanto già le indagini sociologiche ci avevano descritto su uno dei problemi endemici della scuola, con la differenza che il discorso letterario è in grado di mostrarci le singolarità, lo svolgersi di vite frammentarie, le infinite declinazioni del rapporto tra identità e mondo del lavoro.
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