CAFFARO S.p.A.

Torviscosa (UD)

Relazione Idrogeologica

06957-003R01E01-PAT/PAU/GAI/POL Milano, 05 agosto 2004 1. PREMESSA...... 1 2. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO...... 4 2.1 Generalità...... 4 2.1.1 Ambiente lagunare: la Laguna di Grado e di Marano...... 6 2.2 Caratteristiche morfologiche dell’area di Torviscosa ...... 7 3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO - STRUTTURALE DEL SITO...... 8 3.1 Unità deposizionali e paleogeografia...... 8 3.2 Elementi Tettonici e sismicità...... 14 4. CARATTERIZZAZIONE GEOLITOLOGICA DEL SITO DI TORVISCOSA . 16 4.1 Geologia di superficie ...... 16 4.1.1 Aspetti pedologici...... 18 4.2 Successione litostratigrafica...... 20 4.2.1 Generalità...... 20 4.2.2 Aree interne allo stabilimento Caffaro (impianti e discariche) ...... 21 4.2.3 Aree esterne allo stabilimento...... 28 4.2.4 Schema litostratigrafico di riferimento...... 38 5. INQUADRAMENTO METEOCLIMATICO ...... 41 5.1 Pluviometria...... 43 5.2 Termometria...... 51 5.3 Evapotraspirazione...... 52 6. IDROGRAFIA SUPERFICIALE...... 55 6.1 Generalità...... 55 6.2 Reticolo idrografico naturale - fiumi...... 56 6.3 Reticolo idrografico artificiale – bacino a scolo meccanico ...... 56 6.4 Idrovore...... 69 6.5 Azione delle maree...... 70 6.5.1 Previsioni di marea nell’area di Torviscosa...... 72 7. IDROGEOLOGIA...... 73 7.1 Generalità...... 73 7.1.1 Caratteristiche chimico-fisiche naturali delle acque ...... 78 7.1.2 Valutazione delle portate in circolazione idrica sotterranea profonda...... 80 7.2 Unità idrogeologiche – classi di permeabilità...... 82 7.2.1 Orizzonte S1, materiali di riporto...... 82 7.2.2 Orizzonte S2, limi argillosi superficiali ...... 83 7.2.3 Orizzonte S3, ghiaie...... 83 7.2.4 Orizzonte S4, sabbie...... 85 7.2.5 1° Acquitardo, limi – argillosi...... 87 7.2.6 Orizzonti A1, A2 ed A3, ghiaie con sabbie – sabbiose (2° Acquifero) ...... 89 7.2.7 2° Acquitardo, limi – argillosi...... 90 7.2.8 Orizzonte B, ghiaie con sabbie – sabbiose, (3° acquifero)...... 90 7.3 Piezometria...... 91 7.3.1 Prima Falda...... 91 7.3.2 Livelli piezometrici della Prima Falda in aree esterne allo stabilimento - area “ casse di colmata”...... 111 7.3.3 Livelli piezometrici nei terreni di riporto (piezometri corti)...... 114 7.3.4 Gradiente idraulico e direzione di deflusso della Prima Falda...... 118 7.4 Falde artesiane...... 126 7.4.1 Livelli piezometrici delle falde artesiane ...... 127 7.4.2 Gradiente idraulico e direzione di deflusso della Prima Falda Artesiana ...... 131 8. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE...... 134 8.1 Rapporti tra Prima Falda e falde artesiane...... 135 8.2 Rapporti tra Prima Falda e idrografia superficiale ...... 136 9. DOCUMENTI DI RIFERIMENTO E BIBLIOGRAFIA ...... 141 06957-003R01E01 pag.1

1. PREMESSA

L’area oggetto della presente relazione, è rappresentata dalla porzione della Bassa Pianura Friulana compresa tra gli abitati di (Ud) e di (Ud), con particolare riferimento al territorio di Torviscosa (Ud), sede dello Stabilimento Caffaro S.p.A. .

Figura 1.1: corografia dell’area di indagine L’area di Torviscosa (), secondo quanto disposto dal DM 24 febbraio 2003 (Perimetrazione del sito di interesse nazionale della laguna di Grado e Marano) è inserita nel sito di interesse nazionale della Laguna di Grado e di Marano, all’interno del quale sono presenti alcuni importanti insediamenti industriali: - la zona industriale Aussa-Corno - lo stabilimento Caffaro di Torviscosa 06957-003R01E01 pag.2

A ciò si aggiunga anche la Nuova Centrale Turbogas Edison, adiacente allo stabilimento Caffaro ed attualmente in costruzione. Da quando (31/3/2001) Caffaro S.p.A. ha deciso di effettuare comunicazione alle Autorità secondo quanto disposto dall’ex art.9 del DM 471/99 per l’area di stabilimento, gli scriventi, incaricati di redigere il Piano della Caratterizzazione ambientale, hanno raccolto una notevole quantità di dati di carattere idrogeologico, oltre che analitico, utili a fornire un quadro esaustivo delle caratteristiche idrogeologiche non solo nell’area dello stabilimento, ma anche di buona parte del territorio comunale. L’oggetto del presente rapporto è quindi la ricostruzione delle caratteristiche idrogeologiche dell’area di Torviscosa, tenendo conto in particolare dei seguenti aspetti: - riconoscimento di unità geologiche principali, riferite alla bibliografia; - definizione di una successione litostratigrafica e di uno schema stratigrafico di riferimento generale dell’area, sino a profondità di ragionevole interesse dal punto di vista idrogeologico e della vulnerabilità della falda rispetto ad una potenziale contaminazione; - definizione delle caratteristiche geomorfologiche dell’area, con particolare attenzione all’impatto antropico; - idrografia superficiale, con particolare interesse alla regimazione delle acque nell’area ed alla relativa interazione le acque sotterranee; - influenza delle maree sui corpi idrici superficiali, naturali ed artificiali presenti nell’area; - definizione di unità idrogeologiche, anche su basi sperimentali, cui attribuire differenti valori di permeabilità, fino a giungere alla ricostruzione di uno schema idrogeologico di riferimento direttamente confrontabile con quanto riportato in letteratura; - ricostruzione delle direzioni di deflusso della falda freatica (o semiconfinata) e della falda artesiana, sulla base di misure sperimentali. - rapporti afflussi - deflussi - rapporti tra corpi idrici superficiali e profondi. 06957-003R01E01 pag.3

Per la stesura del presente rapporto sono stati utilizzate, oltre che a una nuova serie di misure sperimentali, espressamente eseguite per lo scopo, anche una serie di fonti bibliografiche e non, reperite direttamente in loco. Ciò è stato possibile grazie all’ausilio delle Autorità locali, in particolare modo dell’ARPA , che ha permesso di ottenere, tra l’altro, una serie di dati molto utili alla definizione del regime idrogeologico delle falde profonde. Per quanto riguarda la ricostruzione dei meccanismi che regolano il reticolo idrografico superficiale sono risultati di grande utilità i dati reperiti presso il Consorzio di Bonifica della . Per la ricostruzione delle caratteristiche meteoclimatiche ed in particolare delle precipitazioni, ci si è avvalsi del servizio offerto dall’Osservatorio Meteorologico Regionale, mentre per la definizione dei flussi di marea è stato consultato il sito dell’Università degli Studi di – Dipartimento di Scienze della Terra - Oceanografia e Meteorologia”. Nel capitolo conclusivo vengono elencate nel dettaglio tutte le fonti ed i documenti utilizzati. 06957-003R01E01 pag.4

2. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

2.1 Generalità

Da un punto di vista morfologico, il Friuli-Venezia Giulia può essere diviso in due parti: un’area montuosa a Nord (Carnia) ed un’ampia pianura a Sud. L’area montuosa comprende la porzione meridionale delle Alpi Carniche e la parte più occidentale delle Alpi Giulie. A Sud della lunga valle del Tagliamento-Fella-Resia si trovano le Prealpi friulane divise trasversalmente dal Tagliamento stesso in Prealpi Carniche e Giulie. Procedendo ancora verso Sud si incontrano le colline sub alpine marnoso arenacee e la pianura friulana. La linea di costa è bassa ad occidente, dove si aprono le lagune di Marano e Grado, mentre nell’area orientale la zona rocciosa del Carso triestino forma gradini orografici scoscesi a ridosso del mare. Il settore di pianura friulana in oggetto è limitato ad oriente da rilievi montuosi, a Nord da modesti rilievi collinari di origine morenica ed a occidente dal corso del fiume Tagliamento. Nel settore orientale i rilievi al margine della pianura presentano dislivelli maggiori (ovvero una maggiore energia del rilievo) nella parte settentrionale, decrescenti verso Gorizia e quasi nulli in quella meridionale del Carso. Il reticolo idrografico presenta un andamento che non risente delle strutture geologiche nella parte settentrionale, è influenzato da queste in quella centrale ed è quasi assente in quella meridionale. La congiungente -Campolongo al Torre, che corrisponde all’incirca alla linea delle risorgive, divide la pianura friulana in due ambienti morfologicamente distinti. Nell’alta pianura, posta a Nord di tale linea, gli elementi più evidenti sono costituiti dalle scarpate dei terrazzi alluvionali formati dall’azione erosiva dei fiumi, da Ovest verso Est, Tagliamento, Corno, Cormor, Torre, Natisone e Isonzo. Tali scarpate raggiungono i 70 m nella sinistra idrografica del Tagliamento al suo sbocco in pianura. Le scarpate del Torre presentano un’altezza massima di 50 m, quelle del Natisone di oltre 20 m e quelle dell’Isonzo di oltre 35 m. La loro altezza si riduce fino alla linea delle risorgive. La zona settentrionale è caratterizzata da forme molto 06957-003R01E01 pag.5

evidenti e pronunciate che si attenuano verso Sud e che derivano dai processi di modellamento dei principali corsi d’acqua sui depositi fluvioglaciali ed alluvionali della pianura. Nella fascia pedemontana, al raccordo con i rilievi, si osservano infatti delle convessità legate alle conoidi dei fiumi al loro sbocco in pianura. Nella parte alta della pianura i corsi d’acqua hanno alvei a canali anastomizzati con ampiezza variabile da un massimo di 2.500 m per il fiume Tagliamento (all’altezza di Spilimbergo) ai 600 m del fiume Torre ed ai 1.500 m dell’Isonzo. Il Tagliamento mantiene tali caratteri fino all’altezza di , dove l’ampiezza del suo alveo si riduce bruscamente ed il suo corso diventa a meandri. Ad oriente i fiumi principali confluiscono nel fiume Isonzo che riduce anch’esso l’ampiezza del suo alveo verso Sud. Con la linea delle risorgive si passa quindi da forme ad elevata energia nell’alta pianura a forme caratteristiche di energie minori nella bassa pianura. Nel settore nord-occidentale di questa, sono presenti tracce di paleoalvei, evidenziati morfologicamente da dossi allungati con fianchi a debole pendenza e poco rilevati rispetto alla piana circostante. Essi presentano una lunghezza variabile da poche centinaia di metri al chilometro, una larghezza che supera anche i 400 m ed orientazione circa Nord-Sud. Per la loro distribuzione e vicinanza all’apparato morenico più esterno, tali paleoalvei possono considerarsi legati a processi fluvio- glaciali. Le tracce di corsi d’acqua esistenti sono estremamente sviluppate soprattutto nel settore centrale (Sud Ovest di Udine). All’altezza di Cervignano sono state osservate tracce di andamenti NE-SO, ad oriente, e N-S, ad occidente. In tale area i paleoalvei assumono evidenza maggiore, ma densità minore, rispetto all’alta pianura. Ben evidente nei pressi di è il paleo Aussa, di cui è conservata la foce in una laguna attualmente bonificata. In tutto il territorio pianeggiante si riscontrano aree rilevate o depresse, con forme concave o convesse, isolate e con estensioni inferiori al chilometro quadrato. Le forme convesse, presenti soprattutto nel settore settentrionale ed orientate secondo un asse Nord-Sud, sono di origine sedimentaria e costituiscono dossi probabilmente formati da depositi a granulometria più grossolana rispetto a quella dei terreni circostanti. Le aree concave e depresse rappresentano invece le forme di erosione legate all’attività di antichi corsi d’acqua. L’insieme di tali forme individua perciò le divagazioni antiche e recenti della rete idrografica. Nella bassa pianura 06957-003R01E01 pag.6

sono presenti dossi caratterizzati da dislivelli fino a 3-4 m connessi a differente costipazione dei materiali più grossolani di alveo e che rappresentano le divagazioni idrografiche relativamente recenti. Nella zona a Sud di Aquileia si riscontrano dune costiere disposte in direzione NE-SO, più rilevate ed evidenti in prossimità della laguna, tendono ad appiattirsi verso l’entroterra. Dune analoghe e con stessa direzione si rinvengono anche nella zona di Lignano, dove sono state spianate dall’urbanizzazione turistica. Nella fascia costiera si rinvengono le seguenti tipiche forme litoranee e lagunari: • cordoni litoranei sabbiosi rilevati, numerosi in destra idrografica del delta del fiume Isonzo; • canali lagunari tuttora attivi; • isole, barene, velme e piane con sedimenti lagunari, abbondanti soprattutto nella parte centrale della laguna di Marano.

Le aree a quote inferiori al livello del mare sono geneticamente legate a processi naturali (subsidenza e diagenesi) con meccanismi di compattazione differenziale dei sedimenti terrigeni.

2.1.1 Ambiente lagunare: la Laguna di Grado e di Marano

La laguna di Grado e Marano, immediatamente prossima all’area in oggetto, si sviluppa parallelamente alla costa per una lunghezza di circa 30 km, su circa 150 km 2 di superficie complessiva. L’area lagunare è chiusa verso mare da cordoni litoranei di dune sabbiose interrotte da bocche lagunari, attraverso le quali avvengono in fase di alta e bassa marea vasti movimenti di corrente che ne impediscono l’impaludamento. Tra i corsi d’acqua che affluiscono presso la Laguna di Grado e Marano comprendono sia fiumi a carattere costante, originati da risorgive, quali l’Aussa ed il Corno, sia corsi d’acqua a regime torrentizio. L’area di Torviscosa si imposta nell’immediato retroterra lagunare; si tratta di terreni di bonifica protetti da argini verso il mare, in quanto la quota del piano di campagna è spesso inferiore al livello medio del mare. 06957-003R01E01 pag.7

Le escursioni di marea non sono elevate (generalmente inferiori al metro) ma hanno notevole influenza in particolare modo lungo i canali ed i corsi d’acqua tributari della laguna. Le oscillazioni sono infatti registrabili in modo evidente anche ad alcuni km di distanza dalla linea di costa; ciò è direttamente osservabile anche nell’area dello stabilimento Caffaro, in cui il Canale Banduzzi, collegato alla darsena interna all’impianto, risente direttamente delle escursioni di marea. Per quanto riguarda i sedimenti presenti sul fondo della laguna occorre operare una distinzione tra i termini sabbiosi ed i termini pelitici. I termini sabbiosi, prevalentemente presenti in corrispondenza delle bocche di porto dei canali, provengono essenzialmente dall’erosione delle spiagge circostanti, mentre i termini pelitici sono principalmente riferibili al trasporto della marea ed ai materiali in sospensione presenti nelle acque del Tagliamento. Solo una parte limitata (circa il 25%) dei sedimenti fini proviene da materiale deposto da tributari secondari.

2.2 Caratteristiche morfologiche dell’area di Torviscosa

Per quanto riguarda l’abitato di Torviscosa, esso è caratterizzato da pendenze medie estremamente ridotte, dell’ordine di circa 0.03 %. Le quote medie del piano campagna naturale variano da 1.5 – 2.0 m s.l.m. nei campi a Nord dello Stabilimento Caffaro sino a quote di 0.5 m s.l.m. o inferiori al medio mare nei terreni subito a Sud della recinzione. L’area dello stabilimento è complessivamente pianeggiante; il piano campagna, rialzato rispetto all’originario di circa 1.5/2.0 m, si colloca a quote comprese tra 1.60 e 3.00 m s.l.m. circa. Tutte le depressioni ed i rilievi esistenti sono esclusivamente da imputare all’azione dell’uomo. In particolare, l’azione antropica si è esplicata principalmente nella realizzazione di canali di bonifica e rogge, oltre che di rettifica parziale di alcuni corsi d’acqua esistenti. I rilievi più significativi esistenti invece sono da riferire agli argini dei corsi d’acqua ed alla presenza delle discariche in oggetto, che hanno creato aree che si 06957-003R01E01 pag.8

elevano alcuni metri (localmente anche 8-9 m) rispetto al piano campagna originario. La situazione geomorfologica naturale è stata quindi radicalmente modificata dall’azione dell’uomo, dapprima con la regimazione del sistema idrografico preesistente (finalizzato allo sfruttamento agricolo mediante le azioni di bonifica effettuate dalla fine del 1600) e, in epoca più recente, (prima metà del secolo scorso), con la costruzione dell’area industriale.

3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO - STRUTTURALE DEL SITO

3.1 Unità deposizionali e paleogeografia

Il sito in esame e’ ubicato nella parte meridionale della pianura alluvionale friulana, il cui limite settentrionale viene convenzionalmente fatto coincidere con la fascia delle risorgive, presente qualche chilometro a Nord di Torviscosa. Dal punto di vista paleogeografico la bassa pianura friulana trae origine dall’alternarsi di sistemi fluviali quaternari, connessi alle acque glaciali di scarico, con ambienti deposizionali palustri, prevalenti in condizioni di trasgressione marina e di minore energia deposizionale. Ciò si esplica litologicamente in una potente coltre di depositi clastici, caratterizzati da variazioni granulometriche talvolta brusche, che si sviluppano sia in senso verticale che orizzontale. I sedimenti che costituiscono tali depositi alluvionali sono raggruppabili in tre domini principali, distinti in base alle loro caratteristiche granulometriche: - ghiaie (prevalenti in subaffioramento ed in spessore nel settore più a Nord); - sabbie - limi-argille-torbe (prevalenti in subaffioramento ed in spessore nel settore più a Sud).

La parte montuosa della Provincia di Udine è caratterizzata fondamentalmente da formazioni di natura calcarea (calcari massicci emergono da una massa argilloso scistosa nella zona della Catena Carnica ed affiorano in corrispondenza degli 06957-003R01E01 pag.9

altopiani carsici dei monti Mia e Matajur e del colle Medea), calcareo-dolomitica (Alpi Giulie) ed arenaceo-marnosa (le pieghe prealpine che affondano sotto le alluvioni fluvio-glaciali, emergendo in pianura come colli isolati, quali quello di Butrio, Rosazzo e Farra), rappresentate nella zona di pianura per lo più dalla sezione argilloso-sabbiosa.

L’attuale pianura è costituita da una potente coltre di sedimenti clastici depositati da numerosi corsi d’acqua in forma di bassi ed ampi conoidi di deiezione. Dai ghiacciai würmiani si originarono infatti corsi d’acqua che depositarono materiali grossolani a monte e più fini a valle. Questa situazione determinò la principale differenziazione della pianura in una parte pedemontana costituita da depositi grossolani ghiaiosi (alta pianura) ed in una parte più a valle costituita prevalentemente da sabbie, limi ed argille (bassa pianura); le due parti sono separate dalla linea delle risorgive.

Tale zona si sviluppa a valle della linea delle risorgive, dove si trovano principalmente lenti sabbiose e limoso-argillose che si sviluppano in tutta la zona perilagunare, nel cui ambito i depositi clastici relativamente più grossolani o scompaiono o sono presenti come digitazioni allungate che si raccordano a settentrione con le ghiaie della media pianura.

Per una migliore comprensione del quadro litostratigrafico, nel successivo elenco sono riportate le unità stratigrafiche, a partire dai depositi più antichi, così come dal Foglio 40 “” della Carta Geologica d’Italia (cfr.).

Würmiano (auct.) Alluvioni prevalentemente sabbioso-argillose della bassa pianura Tali alluvioni, simili a quelle deposte in destra del Tagliamento, hanno caratteri molto uniformi su vaste estensioni. Le variazioni più evidenti riguardano solamente il maggior o minore grado di sabbiosità e di decalcificazione, e quindi caratteri di scioltezza o di compattezza e di contenuto in carbonati; come pure la posizione e lo sviluppo dell’orizzonte cementato (caranto), che alle volte può trovarsi a bassissima 06957-003R01E01 pag.10

profondità. I terreni hanno in superficie una spiccata tinta giallastra impartita dagli idrati di ferro che derivano da fenomeni di alterazione paralleli a quelli della ferrettizzazione. Spesso lo strato superficiale acquista tinte brune e nerastre poiché, durante i lunghi ristagni di acqua, si è avuta commistione con sostanze organiche più o meno decomposte. La potenza dello strato alterato è molto variabile (da pochi centimetri ad oltre un metro) ed il passaggio al sedimento profondo inalterato è graduale e talora individuato dal caranto. In profondità sono molto frequenti alternanze di banchi ghiaiosi con altri sabbioso- argillosi, in relazione alle naturali variazioni di regime idraulico delle antiche correnti.

Alluvioni Prevalentemente Ghiaiose Costituiscono la quasi totalità dell’alta pianura pedemorenica che si spinge fino alla linea delle risorgive, con caratteri di netta rubefazione in seguito ai processi di alterazione superficiale. Da qui continuano a valle insinuate fra una sedimentazione sempre più estesa di sottili alluvioni sabbioso-argillose, anch’esse decalcificate in superficie. Queste strisce ghiaiose a valle della linea delle risorgive perdono la rubescenza della ferrettizzazione per l’azione esplicata dalla falda, acquistano più elementi sottili, sabbiosi ed argillosi e si alternano con depositi più o meno estesi di argille. Nella zona più vicina alla laguna il volume dei ciottoli si riduce molto e la ghiaia medio fine si alterna a cospicui depositi sabbiosi ed argillosi. Di conseguenza si distinguono tre zone: quella a monte delle risorgive, ghiaiosa ed alterata, quella situata nella zona di risorgenza, formata da ghiaie miste ad abbondanti materiali più sottili, e quella situata a Sud della linea ferroviaria Venezia-Trieste, sabbioso-argillosa, con ghiaia medio fine raccolta in depositi lenticolari; le sabbie presentano anche qui manifestazioni di rubefazione conseguente a fenomeni di ferrettizzazione.

Würmiano e Postglaciale (auct.) “Ferretti” rimaneggiati o misti a più recenti alluvioni Si tratta di alluvioni sulle quali successive onde di piena depositarono quantità variabili di materiali di torbida. Talvolta questo fenomeno accadde in tempi relativamente antichi, in modo che tutto il cappello di copertura ne risultò coinvolto nel processo di alterazione superficiale; altre volte, invece, si tratta solo di commistione del materiale ferrettizzato con altro estraneo di età evidentemente più 06957-003R01E01 pag.11

recente. Una di queste plaghe si trova lungo la linea ferroviaria Risano-Palmanova ed è dovuta alle invasioni marginali delle espansioni di acque di piena del Torre che si riversavano nella pianura ormai abbandonata dalle più antiche correnti fluvio- glaciali. Questa si caratterizza per un rivestimento degli originari substrati ghiaiosi con una coltre più o meno regolare e potente di sottile materiale di torbida; materiale che è stato poi coinvolto nei normali processi di alterazione. Questi terreni possono considerarsi una zona di transizione fra le plaghe ghiaiose ferrettizzate e le aree di più recenti alluvioni.

Alluvioni sabbioso-argillose della Bassa pianura del Torre Fra il Würmiano ed il postglaciale si colloca la deposizione di questa plaga sabbioso- argillosa che costituisce più propriamente la bassa pianura del Torre. Le correnti del Torre, per un certo tempo unite a quelle del Tagliamento, in fase di progressivo sgombero della zona morenica costituirono un cono di deiezione piatto, ghiaioso circa all’altezza di Udine, che divenne in seguito prevalentemente sabbioso-argilloso per la diminuita forza di trasporto. Successive correnti di piana erosero e rimaneggiarono vasti tratti di questa plaga. Un lembo argilloso superstite si rinviene fra S.Vito e Crauglio, che prosegue poi più a valle fondendosi con l’argillosità sabbiosa generale del Cervignanese. Tale lembo sente il contributo delle alluvioni del Natisone che sono molto ricche di carbonati, e pertanto più resistenti ai fenomeni di alterazione. Il complesso alluvionale del Cervignanese risente a sua volta del contributo di questi materiali e presenta pertanto ancora una notevole ricchezza di carbonati e ciottoli sparsi. Tale unità deve essere pertanto interpretata come più recente di quella, ad essa attigua, situata a ponente dell’Aussa, sebbene non sia possibile individuare quanta parte spetti alla costruzione würmiana e quanta ad un eventuale rimaneggiamento superficiale. L’unità riconosciuta a ponente dell’Aussa è rappresentata dai terreni sabbioso ghiaioso-sabbiosi che sono stati ossservati nei primi 10 – 20 m di successione a Torviscosa e rappresentanti l’acquifero di maggiore interesse per lo studio in oggetto. 06957-003R01E01 pag.12

Postglaciale Alluvioni prevalentemente sabbioso-limose Tali alluvioni, appartenenti al postglaciale, sono presenti nella zona di Rivignano, fra Gorizzo e , nella zona più vicina al Tagliamento e, per quanto riguarda l’area in esame, a Sud di . Esse sono costituite da limi sabbioso-argillosi o da sabbie finissime che presentano tinte biancastre, talvolta lievemente grigio- giallognole, più o meno scure per sostanza organica e talora con ciottoli.

Alluvioni sabbioso-argillose con ciottoli Si trovano riuniti in questa categoria i tipi alluvionali recenti in cui aree prevalentemente sabbiose ed altre prevalentemente ghiaiose si alternano tanto frequentemente da essere distinguibili solo ad un rilievo di grande dettaglio; in tali alluvioni sono comprese sia alluvioni miste, ossia sabbioso-limose o sabbioso-argillose con ciottoli, sia terreni di rimaneggiamento per lo più originariamente ghiaiosi e cosparsi in superficie da alluvioni argillose dilavate da adiacenti colli marnoso- arenacei eocenici o disperse nella sottostante pianura da torrenti che da essi provengono. Su queste vie di deflusso i terreni sono di tipo sabbioso-argilloso o sabbioso-limoso cosparsi o misti a percentuali variabili di ciottoli, che talvolta si concentrano dando filoni di ghiaia o plaghe più ghiaiose. A monte della confluenza del Natisone nel Torre si estende una vasta zona di tali alluvioni molto ricche di carbonato di calcio.

Terreni spesso ancora organici, riposanti su depositi fluviali o di fondo lagunare (Zona perilagunare di bonifica) Le alluvioni antiche e recenti che si spingono nella laguna di Marano e di Grado vi si raccordano con una fascia di terreni palustri in via di progressivo prosciugamento per lavori di bonifica. Nonostante la messa a cultura dei terreni modifichi rapidamente l’originaria consistenza ed aspetto, essi mantengono ancora evidenti tracce del passato. La tinta scura e bluastra del terreno deriva dalle sostanze organiche che si accumularono e dall’ambiente asfittico e riducente delle plaghe lungamente sommerse. Non è sempre semplice fissare i limiti settentrionali di tali terreni, specialmente laddove plaga si prolungano in altri, anch’essi bassi, umidi e palustri, ma imbibiti da acque dolci. 06957-003R01E01 pag.13

Per definire la situazione stratigrafica dell’area di Torviscosa, dedotta dalle stratigrafie dei pozzi e dai dati dei sondaggi effettuati in aree contermini, è possibile riconoscere alcuni complessi principali, con omogeneità granulometrica in grande, utili a definire i limiti degli acquiferi più importanti. Tracciando una sezione tipo fino a circa 210 metri di profondità (che corrisponde al limite massimo raggiunto dalle stratigrafie disponibili), possiamo distinguere:

- Tra la superficie e circa – 20 m da p.c., un orizzonte prevalentemente sabbioso – ghiaioso definito da alcuni Autori (cfr. Broili – [11])“LENTE DI TORVISCOSA”. Tale unità è probabilmente riferibile all’unità citata nel Foglio Palmanova della Carta Geologica d’Italia, situata a ponente dell’Aussa, ed indicata come “wurmiana”. - Tra circa – 20 m e circa – 40 m da p.c., un complesso prevalentemente costituito da sedimenti limosi argillosi, con subordinate lenti sabbiose e più raramente ghiaiose. - Tra circa – 40 m e circa – 110 m da p.c., un complesso costituito da ghiaia, sabbia con subordinati conglomerati. Localmente tali orizzonti grossolani risultano isolati da livelli impermeabili (limi e argille), di potenza e continuità laterale piuttosto variabili. - Tra circa – 110 m e circa –150 m da p.c., un secondo orizzonte poco permeabile con prevalenza di depositi limoso-argillosi. - Tra circa –150 e circa –220 m da p.c., un secondo complesso costituito prevalentemente da sabbia e ghiaia. All’interno degli orizzonti descritti precedentemente, con esclusione del primo, sono presenti numerose lenti e livelli granulometricamente difformi dal complesso principale. A causa della loro limitata potenza e continuità, si ritiene che, pur interrompendo localmente l’omogeneità della facies principale, esse abbiano limitata influenza sulle caratteristiche idrogeologiche generali dell’area, se considerate in una visione complessiva a grande scala.

Alcuni studi specifici (Martinis, 1993) hanno consentito di riconoscere 5 fasi deposizionali differenti nel Quaternario, che trovano una buona corrispondenza 06957-003R01E01 pag.14

nella successione stratigrafica sopra esposta; queste fasi sedimentarie si sono così sviluppate: - deposizione di ghiaia in epoca antecedente al Wurmiano; - trasgressione marina con conseguente formazione di vaste lagune a monte dell’attuale laguna di Grado e Marano e deposizione di terreni a granulometria fine; - riempimento delle lagune per l’apporto di sedimenti medio grossolani connessi alle fasi di scarico fluvioglaciale durante il Wurm; - trasgressione marina post-glaciale con formazione di apparato litorale; - nuovo interramento connesso a sistemi fluviali, sino al raggiungimento del limite attuale.

3.2 Elementi Tettonici

In conseguenza delle caratteristiche peculiari del sito in oggetto e considerate le finalità del presente rapporto, non si ritiene necessario approfondire gli aspetti geologico-strutturali dell’area friulana. Per quanto riguarda l’evoluzione tettonica, limitandosi a periodi successivi al Pliocene, occorre rimarcare il progressivo riempimento del solco marino padano; sino all’inizio del Quaternario si formarono quindi la pianura veneta e friulana, si modellarono le forme del rilievo terrestre in dipendenza delle strutture tettoniche e della diversa natura delle rocce erose. All’inizio dell’era quaternaria, durante il Pleistocene, l’azione glaciale produsse una forte demolizione di tutta l’area montana, convogliando allo sbocco delle valli enormi colate moreniche che, sovrapponendosi alle alluvioni preesistenti, riempirono il golfo pliocenico formando lembi sempre più estesi di pianura. La sedimentazione fluvio-glaciale, proseguita anche dopo il ritiro dei ghiacciai, estese ulteriormente la pianura a spese del mare, dando luogo ad una linea di costa interessata dai processi di deltazione fluviale (Tagliamento, Isonzo) e dall’effetto delle maree, che nell’Adriatico settentrionale raggiungono ampiezze dell’ordine di un metro. Sommando a questi fenomeni anche i bradisismi e gli eustatismi si possono comprendere le continue variazioni delle spiagge e la formazione delle lagune di 06957-003R01E01 pag.15

Grado e Marano che si estendono tra gli apparati deltizi dell’Isonzo e del Tagliamento. Concentrandosi sui movimenti tettonici più recenti è opportuno rimarcare che, a fronte di un accentuato sollevamento della zona pedemontana, nella fascia costiera si riscontrano movimenti legati a fenomeni di subsidenza. L’entità di tale fenomeno è rilevante ed ha riflessi sul reticolo idrografico, sulla pericolosità di esondazione e sull’erosione dei litorali. I movimenti tettonici tardivi, lenti, ma tuttora in atto, causano una perenne modificazione del rilievo ed un continuo ringiovanimento. Tali movimenti seguono tuttora le direttrici strutturali principali dalle grandi faglie. Fra queste vi è la direttrice tettonica della Valsugana orientata ENE-OSO, che rappresenta anche la direzione geografica della catena alpina del Veneto centro-occidentale e di buona parte del Friuli. Una seconda direttrice, che prende il nome di faglia di Schio-Vicenza, è diretta da NNO-SSE e separa la dorsale formata dai Lessini, i Berici e gli Euganei dalla regione piatta della pianura veneta. Ad essa è parallelo il decorso della costa tra Monfalcone e Trieste, l’allungamento del Carso triestino-goriziano ed il limite fra colline e pianura da Monfalcone a . Altri movimenti secondo le direzioni orientate da ONO-ESE sono da collegare all’apertura ed allo sprofondamento della valle padana. I movimenti secondo queste linee di debolezza sono avvenuti soprattutto in tempi neogenico-quaternari, ma sono stati preceduti da fenomeni analoghi secondo le stesse direzioni anche in tempi geologici più antichi. 06957-003R01E01 pag.16

4. CARATTERIZZAZIONE GEOLITOLOGICA DEL SITO DI TORVISCOSA

4.1 Geologia di superficie

L’area di Torviscosa si presenta estremamente antropizzata, pur se inserita in un contesto generale non urbanizzato. Oltre ovviamente all’attività industriale, infatti, l’aspetto naturale originario è stato pesantemente modificato dall’uomo nei secoli scorsi ed appare ora improponibile, in assenza di indagini geognostiche, effettuare esclusivamente un rilievo di superficie diretto. Ciò è particolarmente evidente nell’area dello stabilimento Caffaro, laddove la presenza di uno spessore di terreno di riporto o di rifiuti (vd. area delle discariche di ceneri) ha sopraelevato il piano campagna cancellando ogni evidenza cromatica di variazioni litologiche. Per la redazione della Carta Litologica (tavola 1, in allegato), riportata anche nei documenti [1] e [7] le attività si sono quindi articolate in varie fasi: 1) rilievo di superficie preliminare; 2) analisi dei dati storici, bibliografici e topografici disponibili; 3) analisi delle foto aree; 4) rilievo di superficie finalizzato; 5) confronto incrociato tra tutti i dati precedentemente ottenuti e le stratigrafie disponibili.

Scendendo in dettaglio, si sono rilevate assai utili alcune informazioni di carattere storico e bibliografico reperite presso il Centro Informazione e Documentazione Marinotti di Torviscosa. In particolare, una pubblicazione della SAICI (“La Canna Gentile”) riguardante le condizioni naturali del sito di Torviscosa (denominato “Torre di Zuino” in epoca antecedente alla costruzione dello stabilimento) è corredata di una serie di carte tematiche, tra cui una carta della “Natura dei terreni del tenimento di Torviscosa” nel 1937, ovvero subito prima della costruzione del primo impianto, finalizzata principalmente alla possibilità di sfruttamento agricolo. 06957-003R01E01 pag.17

Da tale carta è possibile osservare che i terreni naturali originariamente subaffioranti nell’area attualmente occupata dall’impianto (prima quindi della posa del terreno di riporto) erano prevalentemente “terreni sciolti” nel settore occidentale e centro- occidentale dello stabilimento, mentre nel settore orientale e sud-orientale prevalevano i “terreni torbosi”. Le “argille” affioravano più a Sud, in un’area più prossima alla Laguna. Si sottolinea che il concetto di “terreno sciolto”, considerate le finalità agronomiche della carta, è da riferire a terreni litologicamente costituiti da ghiaie e sabbie prevalenti. Gli scavi per la realizzazione della darsena e del relativo canale di accesso, già riportati nella carta, si sarebbero quindi presumibilmente impostati all’interno di terreni prevalentemente ghiaioso sabbiosi, la cui estrazione sarà indubbiamente apparsa economicamente assai vantaggiosa per l’industria degli inerti per calcestruzzo, o, più probabilmente, per la semplice posa in sito di spessori di terreno stabilizzato su cui fare sorgere il futuro stabilimento. I limiti riportati in tale carta, pur se approssimativi ed indubbiamente assai discutibili da un punto di vista litostratigrafico, hanno trovato alcune importanti conferme all’esterno dello Stabilimento dalle risultanze del rilievo di superficie, dall’analisi delle foto aree e, in parte, anche dalle risultanze dei sondaggi geognostici eseguiti in questa fase di indagine. La presenza di strutture fluviali sepolte a litologia sabbioso ghiaiosa infatti è ben evidente nei campi arati esistenti sia a monte che a valle dello stabilimento. Il riconoscimento è favorito da limiti cromatici netti tra i terreni sabbioso ghiaiosi (nocciola o biancastri) e le torbe (nerastre). Le foto aree dello stabilimento rendono ancora più evidenti i suddetti limiti e consentono di tracciare con maggiore precisione le differenze litologiche presenti nei primi metri. La conferma di terreni interessanti dal punto di vista dell’attività estrattiva è data anche dalla presenza di una piccola cava dismessa di sabbia e ghiaia presente a monte dello Stabilimento, lungo la Strada Statale Triestina; attualmente sono ancora ben visibili il frantoio ed un limitato specchio d’acqua. Quanto sopra esposto introduce un importante concetto dal punto di vista della vulnerabilità ad un potenziale inquinamento dei terreni di sottofondo nell’area: pur se in un contesto generale geologicamente riferibile a facies palustri a granulometria 06957-003R01E01 pag.18

fine, una parte dell’impianto sorge direttamente su terreni ghiaioso sabbiosi, caratterizzati cioè da conducibilità idraulica elevata.

4.1.1 Aspetti pedologici

I terreni che caratterizzano la Bassa Pianura friulana, in generale, si presentano variamente ghiaiosi e sabbiosi nella parte settentrionale e si arricchiscono delle componenti più fini procedendo verso sud. Nel settore centrale compreso tra i fiumi Torre e Tagliamento si possono distinguere in senso nord-sud tre zone: una in corrispondenza della fascia delle risorgive, una mediana e infine una litoranea. La parte più a nord, ricoperta un tempo da paludi, è formata da terreni sabbioso - limosi misti a terreni argillosi e argilloso-limosi più o meno organici. Nella parte mediana affiorano invece terreni in prevalenza argillosi, variamente decalcificati in superficie, derivanti dalle alluvioni wurmiane. Nella zona più meridionale, infine, si rinvengono terreni umiferi e torbosi, spesso salmastri. Per quanto riguarda l’ambito del presente studio, sulla base delle caratteristiche tessiturali e delle zone di affioramento dei vari terreni, essi possono essere inquadrati a grande scala secondo le indicazioni fornite da A. Comel, 1984, nella “Carta pedologica della Pianura Friulana e del connesso anfiteatro morenico del Tagliamento”. Nella stessa pubblicazione essi sono stati classificati secondo la classificazione FAO/UNESCO (1968), di seguito riportata. • Terreni ghiaiosi e ghiaioso-sabbiosi; si tratta di terreni spesso misti o alternati in profondità a depositi sabbiosi. Procedendo verso la laguna tali terreni si arricchiscono in sabbia e argilla, miste a ciottoli. La fertilità è generalmente discreta, salvo presenza della falda subsuperficiale. (Dystric Calcaric Cambisols); • Terreni vari delle bassure di risorgenza; con tale espressione vengono indicati terreni a prevalente granulometria fine, il cui profilo pedologico è connesso alle variazioni della falda prossima alla superficie. Si tratta di terreni vari, per lo più poco fertili, in relazione alla presenza di acqua e alle sue oscillazioni all’interno dei corpi acquiferi. (Gleysols); 06957-003R01E01 pag.19

• Terreni argillosi; si tratta in genere di terreni di buona fertilità, anche se quest’ultima dipende dalle pratiche connesse alle lavorazioni del terreno. (Calcic Cambisols); • Terreni della zona perilagunare; sono i terreni soggetti a recenti bonifiche, che presentano caratteristiche di fertilità estremamente varie: si tratta di Solonchaks (terreni salsi), Solonetsz (terreni con residui di salsedine), Histosols (terreni torbosi), Phaeozems (terreni umiferi).

Per quanto riguarda i terreni sopra descritti, va sottolineato che nell’ambito oggetto del presente studio l’acqua rappresenta l’elemento che maggiormente condiziona la pedogenesi e quindi la fertilità degli stessi. La presenza, infatti, nel terreno di acqua in eccesso, può creare condizioni tipicamente asfittiche che possono provocare la sospensione di molti processi microbiologici e il rallentamento della decomposizione della sostanza organica, fino a provocare la formazione di gas e composti dannosi ai fini agricoli.

Procedendo nella bassa pianura dalle coste lagunari verso l’interno si osserva una progressiva diminuzione della maturità pedologica. Si incontrano infatti successivamente i terreni sabbiosi di duna, i terreni umiferi e torbosi della bassa in zone di acque dolci o salmastre litoranee, i terreni di alluvioni post-glaciali recenti, sabbioso-limosi, calcareo-dolomitici, i terreni di alluvioni wurmiane variamente decalcificati in superficie, sabbioso-limosi o sabbioso-argillosi e quelli ciottolosi umiferi della zona delle risorgive.

L'area in esame ricade nell'unità fisiografica dei ripiani intermedi del Pleistocene superiore e dell'Olocene antico, costituenti il piano basale della pianura. I suoli che vi si rinvengono sono mediamente profondi e sufficientemente sviluppati.

Nella zona di Torviscosa i terreni sono prevalentemente sabbiosi o sabbioso-argillosi non alterati cosparsi di ciottoli con diametro generalmente inferiore ad un centimetro. Talora zone a più spiccata ghiaiosità alternano con altre prevalentemente sabbiose. In particolare, nella zona orientale dell'area si incontrano terreni prevalentemente argillo-limosi della bassa pianura del Cellina, rimaneggiati in 06957-003R01E01 pag.20

superficie da alluvioni più recenti e caratterizzati da buona fertilità (Eutric Fluvisols per la classificazione FAO).

4.2 Successione litostratigrafica

4.2.1 Generalità

Per la ricostruzione litostratigrafica dell’area di Torviscosa il presente studio si è avvalso di una serie di dati, che possono essere così riassunti: - Dati provenienti da fonti bibliografiche (generalmente derivanti da correlazioni tra stratigrafie di terebrazioni di pozzi), che presentano il vantaggio di spingersi molto in profondità, ma che non possono essere considerate completamente affidabili dal punto di vista delle descrizioni litologiche, se non per grandi gruppi (es. terreni permeabili o poco permeabili). Un ulteriore svantaggio è rappresentato dalla scarsa densità di dati sul territorio in oggetto (escludendo il sottosuolo dello Stabilimento Caffaro), che non possono consentire correlazioni litostratigrafiche sicure a grande scala tra litologie comuni, particolarmente in ambienti deposizionali quali quello in oggetto, caratterizzato da brusche variazioni laterali di corpi alluvionali . - Dati provenienti da studi di carattere geotecnico ed ambientale antecedenti al 2002, reperiti principalmente presso gli archivi dello Stabilimento Caffaro. Le stratigrafie e le informazioni ottenute presentano un sufficiente dettaglio litologico e consentono di effettuare correlazioni stratigrafiche affidabili. Questi dati presentano generalmente lo svantaggio di raggiungere profondità modeste. - Indagini geognostiche successive al 2002 nell’area dello Stabilimento Caffaro ed adiacenze; tali indagini sono state direttamente od indirettamente supervisionate dagli scriventi, e, avendo finalità prettamente ambientali, erano rivolte più direttamente alla definizione delle caratteristiche idrogeologiche dei terreni presenti. Tuttavia, considerata ovviamente la maggiore attenzione rivolta agli acquiferi più vulnerabili, solo una limitatissima aliquota di tali indagini è stata spinta a profondità superiori ai 30 m. (si veda [1][3][4][5][7]) 06957-003R01E01 pag.21

Come già sottolineato in premessa, nella “banca dati” litostratigrafica del presente studio esiste un chiaro sbilanciamento nel dettaglio di informazioni, sia in profondità (tra i primi 20 m di successione e le litologie più profonde) sia arealmente (tra le aree di proprietà Caffaro e le aree esterne). Nella definizione delle caratteristiche litostratigrafiche del sito di Torviscosa è quindi opportuno distinguere tra aree interne ed esterne allo stabilimento Caffaro, per poi giungere ad uno schema litostratigrafico comune. Allo scopo di rendere più immediata la descrizione litostratigrafica riportata, sono state effettuate una serie di sezioni rappresentative di determinate aree, che ben evidenziano i rapporti stratigrafici tra i vari strati attraversati.

4.2.2 Aree interne allo stabilimento Caffaro (impianti e discariche)

I sondaggi geognostici fin qui eseguiti hanno consentito di ricostruire una successione litostratigrafica di buon dettaglio per i primi 20- 30 m di sottosuolo dello Stabilimento di Torviscosa, mentre per le gli strati più profondi, localmente sede di acquiferi in pressione sfruttati, si è fatto riferimento alle stratigrafie dei pozzi esistenti, che raggiungono anche i 210 m di profondità. Le sezioni di riferimento sono riportate nella tavola 4 (in allegato) Alla luce delle correlazioni effettuate è stato possibile osservare una generale buona continuità stratigrafica orizzontale e verticale per buona parte dell’estensione areale complessiva dello stabilimento. In particolare, correlando le indagini svolte per la caratterizzazione dello stabilimento e delle discariche ceneri interne allo stesso (si vedano [1] [7]) la serie stratigrafica è costituita inizialmente da uno spessore variabile di terreno di riporto, costituito prevalentemente da ghiaie, ciottoli e sabbie nell’area degli impianti e da ceneri nell’area delle discariche, seguito da uno strato limoso argilloso con abbondante materia organica, di chiara origine palustre; questo strato può essere considerato rappresentativo di gran parte della situazione ambientale originaria. Sulla base di rilievi plano-altimetrici effettuati all’interno dello stabilimento, la quota di questo piano campagna originario si sarebbe collocata a circa +0.50 m sul livello medio del mare. 06957-003R01E01 pag.22

Nell’area centrale dell’impianto di idrogenazione ed in altre aree dello Stabilimento, principalmente localizzate nel settore centrale ed occidentale, è invece presente una lente ghiaiosa che localmente interrompe la serie dei depositi palustri ponendosi a diretto contatto con l’acquifero sottostante. In realtà questa lente ghiaiosa può essere riferita al medesimo contesto deposizionale a maggiore energia cui appartiene l’acquifero sabbioso presente sino a 20 – 21 m di profondità e che può essere riferita alla sopracitata “lente di Torviscosa” . I sedimenti torbosi si sarebbero quindi depositati in corrispondenza di depressioni in un’epoca successiva all’abbandono dell’alveo fluviale. Non è completamente da escludere l’ipotesi che si possa anche trattare di aree localizzate in cui è stato scavato lo strato palustre e sostituito con ghiaia; tuttavia, la presenza di questo strato ghiaioso anche in aree molto lontane dagli impianti, lo spessore talora considerevole e l’aspetto della litofacies fanno al momento ritenere poco credibile tale ipotesi. La locale variabilità laterale osservata nei primi metri di successione è osservabile nelle sezioni orientate E-W e riportate nelle tavole allegate. Al di sotto di questi primi strati la serie si presenta invece ovunque omogenea; in particolare, è presente un potente acquifero, litologicamente costituito da sabbie prevalentemente medio grosse a permeabilità da discreta a buona, sovrastate da spessori metrici di ghiaia media e fine molto permeabile, che nella zona centrale dell’impianto è in continuità stratigrafica verticale e deposizionale con la lente ghiaiosa sopra descritta. Questo strato poggia su un “substrato” poco permeabile, collocato ad una quota pressoché costante in tutto lo Stabilimento (-20/-21 m circa da p.c.), di spessore generalmente superiore ai 3 metri e litologicamente costituito da limi, prevalentemente argillosi, localmente sabbiosi. In una limitata area prossima alle discariche si registra un sensibile approfondimento del tetto del primo acquitardo, che raggiunge profondità anche di 28 m da p.c. All’interno di questo orizzonte essenzialmente impermeabile, si possono individuare delle lenti, di spessori e continuità laterale del tutto disomogenei, costituite da sabbie e ghiaie. Tali orizzonti a conducibilità idraulica maggiore, ospiterebbero un acquifero artesiano. 06957-003R01E01 pag.23

In estrema sintesi, considerata la notevole quantità di dati a disposizione, è possibile distinguere 3 grandi aree all’interno dello stabilimento, caratterizzate da alcune differenze litostratigrafiche, particolarmente nei primi metri di successione: 1) AREA DELLA CHIMICA ORGANICA 2) AREA CLORO SODA E CLOROPARAFFINE 3) AREA DELLE DISCARICHE Seguono nel dettaglio le ricostruzioni delle serie stratigrafiche per ciascun settore.

1) AREA DELLA CHIMICA ORGANICA (sezioni 1 e 2 in tavola 4)

E’ esclusivamente in quest’area dello stabilimento, collocata nel settore Ovest, che si evidenzia la locale assenza del livello argilloso superficiale. La successione stratigrafica può essere così schematizzata:

0 1 Riporto ghiaioso medio - grossolano 2 3 4 Limi argillosi palustri Ghiaia 5 6 Ghiaia fine e media 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Sabbia medio grossolana 16 17 18 19 20 21 22 23 m da p.c. Limi argillosi Figura 4.1: schema dei rapporti stratigrafici nell’area della Chimica Organica

In particolare si riconoscono 5 orizzonti con caratteristiche granulometriche diverse: 06957-003R01E01 pag.24

- 1° STRATO (da p.c. a –1.50/-3.00 m circa): Terreno di riporto: ghiaia medio grossolana con ciottoli in matrice sabbiosa, localmente limosa, con presenza di frammenti di laterizi e calcestruzzo; - 2° STRATO ( localmente assente) da –1.50/-3.00 m a -2.50/-4.50 m circa: limi argillosi di colore grigio verdastro, sovrastati generalmente da circa 30-40 cm di limi organici e torbe di colore nerastro, coincidenti con il piano campagna originario e di chiara origine palustre; - SOLO PER IL SETTORE NORD (da –1.15 m a –4.00 m): ghiaia medio grossa subarrotondata sabbiosa grigiastra. - 3° STRATO (da –2.50/-4.50 m a –5.50/-7.50 m circa): ghiaia fine e media subarrotondata in matrice sabbiosa grossolana generalmente scarsa, localmente limosa; - 4° STRATO (da –5.50/-7.50 m a –19.50/23.30 m circa): sabbie prevalentemente medie o medio-grossolane con elementi di sabbia fine, sovente con ghiaia fine subarrotondata, localmente limose. - 5° STRATO (da –19.50/23.30 m a –22.00/-25.00 m ed oltre): limi con argille, localmente sabbiosi, con intercalazioni millimetriche o centimetriche di torbe.

Nell’area precedentemente occupata da un ramo di darsena, ora interrato, sono stati riscontrati terreni di riempimento a granulometria pressochè esclusivamente ghiaiosa, anche per spessori di 8 – 9 m.

2) AREA CLORO SODA E CLOROPARAFFINE (sezione 3 in tavola 4)

Scendendo in dettaglio, l’area nord-orientale dello stabilimento è caratterizzata dalla presenza di modesti spessori di sedimenti alluvionali riferibili ad ambienti con energia media (ghiaie fini e sabbie) subito al di sotto di terreno di riporto eterogeneo, localmente non presente e sostituito da terreno vegetale limoso. Questi depositi alluvionali, osservati pressoché solo in questo settore, poggiano ovunque sulle argille e sulle torbe, che costituivano buona parte del terreno originario su cui è sorto lo stabilimento negli anni ‘30. Al di sotto di questa prima serie di terreni, che si esaurisce sostanzialmente entro i primi 3-4 m di successione, è presente una potente coltre alluvionale a 06957-003R01E01 pag.25

granulometria medio grossolana, dapprima costituita da ghiaie fini e poi da sabbie, generalmente medio grosse, in scarsa matrice limosa. Questa coltre si protrae pressoché senza soluzione di continuità sino a circa 20 m di profondità e poggia su uno strato limoso argilloso di spessore superiore a 3-4 m. La successione stratigrafica può essere così schematizzata:

0 Terreno vegetale 1 Sabbie Riporto ghiaioso medio - grossolano 2 3 Limi argillosi palustri 4 5 Ghiaia fine e media 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Sabbia medio grossolana 16 17 18 19 20 21 22 Limi argillosi 23 m da p.c.

Figura 4.2: schema dei rapporti stratigrafici nell’area del clorosoda e delle cloroparaffine

In sintesi, la serie stratigrafica-tipo presente nel settore nord-orientale dello stabilimento può quindi essere così descritta: - 1° STRATO (da p.c. a –1.00/-2.00 m circa): Terreno di riporto prevalentemente ghiaioso grossolano, con presenza di frammenti di laterizi e calcestruzzo; localmente sostituito da circa 1 m di terreno vegetale; - 2° STRATO (da –1.00 m a – 2.00 m e talora assente): alluvioni recenti del Fiume Aussa prevalentemente costituite da sabbie nocciola con ghiaie fini; - 3° STRATO (da –1.00/-2.00 m a -2.50/-3.50 m circa):argille limose prevalenti, sovente con torba alla sommità; 06957-003R01E01 pag.26

- 4° STRATO (da –2.50/-3.50 m a -5.00/-7.00 m circa): ghiaie fini e medie subarrotondata prevalenti; - 5° STRATO (da -5.00/-7.00 m circa m a –20.00/-21.00 m): sabbie medio-grossolane prevalenti - 6° STRATO (da –20.00/-21.00 m): limi argilloso – sabbiosi.

3) AREA DELLE DISCARICHE (sezioni 4 e 5 in tavola 4) Per la ricostruzione della successione stratigrafica nell’area delle discariche sono stati correlati i dati provenienti dalle indagini eseguite per il Piano di Investigazione. La serie presenta di seguito ricalca sostanzialmente la successione-tipo delle aree interne agli impianti, con l’eccezione di una fascia, ubicata verso Est, in cui si riscontra dapprima un netto approfondimento del tetto dell’acquitardo basale e successivamente un innalzamento, che si manifesta con un graduale aumento delle interdigitazioni limose nella sabbia e con una parallela variazione cromatica delle litofacies, che passano da grigie a nocciola a marrone giallastro. Ciò è con ogni probabilità testimonianza di un passaggio graduale a facies più recenti rispetto alla già citata “lente di Torviscosa” e riferibili, secondo quanto già riferito dagli Autori, ai depositi delle “a lluvioni sabbioso-argillose della Bassa pianura del Torre ”, dominanti nel Cervignanese . Schematizzando, si riconosce quindi la seguente successione stratigrafica:

4 3 2 Ceneri in discarica 1 0 1 Limi argillosi palustri 2 3 4 5 6 Ghiaia fine e media 7 8 9 10 11 12 13 14 Sabbia medio grossolana 15 16 17 18 19 20 Figura 4.3: schema dei rapporti 21 stratigrafici nell’area delle 22 Limi argillosi 23 discariche m da p.c. 06957-003R01E01 pag.27

In particolare si riconoscono 5 orizzonti con caratteristiche granulometriche diverse:

- 1° STRATO (da sommità discariche sino al piano campagna originario): depositi di spessore compreso tra 4.50 m e 10.0 m circa, riferibili a ceneri di centrale termoelettrica, frammisti solo localmente a scarti di altra natura. Sono caratterizzati da una granulometria generalmente limosa, vario grado di cementazione o completamente privi di consistenza se imbibiti; - 2° STRATO (dal piano campagna originario sino a -0.10/-3.00 m circa): limi con torba ed abbondanti resti vegetali, passanti verso il basso ad argille con limi grigio verdastre. Lo strato si assottiglia notevolmente al di sotto del settore centrale delle discariche per poi ispessirsi nuovamente verso Est. - 3° STRATO (da –0.10/-3.00 m circa sino a -5.50/-8.50 m circa): ghiaie fini e medie subarrotondate prevalenti; - 4° STRATO (da --5.50/-8.50 m circa a –21.00/-25.50 m circa): sabbie medio- grossolane prevalenti passanti a sabbie con ghiaie verso i punti più depressi; - 5° STRATO (da –21.00/-25.50 a fine perforazioni): limi argilloso – sabbiosi.

4.2.2.1 Stratigrafia profonda

Nessun sondaggio geognostico eseguito per il Piano di Caratterizzazione dello stabilimento è stato protratto sino ad intercettare gli acquiferi più profondi. Solo il punto di indagine denominato DP4, finalizzato alla caratterizzazione delle discariche (punto di “bianco”) ed ubicato presso il reparto cloro-soda, ha intercettato il primo acquifero in pressione. Nel caso specifico è stata raggiunta la profondità di 34.00 m. La perforazione ha attraversato interamente l’acquitardo basale, qui rappresentato da limi ed argille per uno spessore complessivo di 8 m, per poi intercettare un terreno dapprima a granulometria sabbiosa fine e successivamente ghiaiosa, caratterizzato da una colorazione complessivamente assai più chiara rispetto al primo acquifero. Ciò è indice di un bacino di alimentazione pressochè esclusivamente rappresentato da rocce calcaree. 06957-003R01E01 pag.28

Le altre informazioni relative agli strati più profondi provengono dalle stratigrafie dei pozzi interni allo stabilimento. Si tratta ovviamente di descrizioni litostratigrafiche assai approssimative e poco affidabili, se non nelle differenziazioni litologiche più evidenti. Dalla correlazione tra tutti questi punti di indagine è stato possibile comunque ricostruire 2 sezioni (si veda la tavola 2 allegata) che evidenziano la seguente situazione litostratigrafica a partire da circa 20 m da p.c.: - da circa 20 m da p.c. a circa 30 m da p.c.: limi ed argille prevalenti; - da circa 30 m da p.c. a circa 35 m da p.c. (strato non sempre presente): ghiaie e sabbie di colore generalmente grigio chiaro o biancastro, sede della prima falda in pressione; - da circa 35 m da p.c. a circa 40 m da p.c.: limi ed argille prevalenti; - da circa 40 m a circa 45/48 m da p.c.; ghiaie e sabbie; - da circa 45/48 m a circa 50 m da p.c.: limi ed argille prevalenti; - da circa 50 m da p.c. a circa 60/68 m da p.c.: ghiaie e sabbie; - da circa 60/68 m a circa 70/72 m da p.c.: limi ed argille prevalenti; - da circa 70/72 m da p.c. a circa 100 m da p.c.: ghiaie localmente cementate prevalenti.

4.2.3 Aree esterne allo stabilimento

La successione riscontrata all’interno dello stabilimento trova parziale conferma anche nelle aree esterne. Tali aree, come già sottolineato, hanno minori informazioni stratigrafiche rispetto alle precedenti. Nella Tavola 5 sono riportate alcune sezioni litostratigrafiche basate su dati ottenuti da: - campagne di indagine Caffaro in aree di proprietà (casse di colmata) - indagini effettuate da Caffaro Energia (Edison) per la costruzione della Nuova Centrale Turbogas - indagini effettuate da Caffaro Energia (Edison) per la realizzazione del metanodotto e dell’elettrodotto collegati alla centrale - dati bibliografici di pozzi censiti dalla Regione Friuli Venezia Giulia, in particolare per la definizione della stratigrafia profonda. 06957-003R01E01 pag.29

- prove penetrometriche ed indagini geognostiche a debole profondità effettuate per il progetto dell’acquedotto del Basso Friuli.

Da un primo confronto è comunque possibile riscontrare alcune significative variazioni rispetto all’area di stabilimento; tali variazioni trovano tra l’altro conferma anche nelle indicazioni provenienti dai dati bibliografici. In particolare, l’elemento che emerge dall’analisi dei dati stratigrafici limitrofi è un progressivo approfondimento del tetto del primo acquifero sabbioso, procedendo sia verso Ovest-Sud Ovest, verso la Zona Industriale dell’Aussa Corno, si verso Est (Cervignano), associato ad assottigliamento dello spessore ed a una diminuzione della granulometria. Non si esclude altresì che tale acquifero non sia più riferibile al medesimo dominio di Torviscosa. L’ipotesi di un andamento lenticolare delle sabbie e delle ghiaie di Torviscosa, avanzata dal Prof. Broili [11] sembra quindi trovare conferma.

1) AREA DELLE CASSE DI COLMATA (sezione E in tavola 5)

Le casse di colmata sono ampie vasche di contenimento di fanghi di scarto dei processi di produzione della cellulosa dello stabilimento Caffaro e sono state realizzate in un’area ubicata oltre 1 km a Sud dello stabilimento. Per la caratterizzazione di quest’area e per la descrizione dettagliata delle caratteristiche litostratigrafiche si rimanda alla relazione [10]. Dagli studi ambientali ad oggi effettuati, qui limitati ai primi 12 m di successione, è possibile concludere che, procedendo verso Sud, aumentano gli spessori dei terreni con granulometria fine (limi principalmente), rappresentativi di ambienti deposizionali con energia scarsa e, con ogni probabilità, riferibili al sopracitato sistema alluvionali del Torre, che scorre alcuni chilometri più ad Est. Le variazioni litologiche e granulometriche avvengono con continue interdigitazioni, caratteristiche di facies alluvionali e transizionali. Alcuni sondaggi, ubicati a Nord della prima cassa di colmata, non hanno attraversato lo strato di origine palustre superficiale presente nello stabilimento, intercettando esclusivamente terreni ghiaioso sabbiosi, sia di origine alluvionale sia, in aree limitate, ascrivibili a terreno di riporto. 06957-003R01E01 pag.30

Un successivo approfondimento di indagine ha consentito di circoscrivere ulteriormente gli strati di origine palustre, i quali, relativamente alla sezione in oggetto, sembrano mantenere una certa continuità lungo tutto lo sviluppo Nord-Sud delle casse di colmata.

Lo schema stratigrafico che segue sintetizza questi concetti.

0 Terreno vegetale 1 2 Limi argillosi palustri 3 4 5 Ghiaia fine e media 6

7 Limo sabbioso 8 9 Sabbia medio grossolana 10 11 12

m da p.c.

Figura 4.4: schema dei rapporti stratigrafici nell’area delle casse di colmata

Ciò è tra l’altro confermato anche dalle correlazioni stratigrafiche riportate nell’indagine eseguita dallo Studio GTA di Brescia nel 1997, dalle quali si evince la presenza costante di un livello limoso argilloso di spessore metrico o plurimetrico al di sotto di tutto lo sviluppo degli argini. Gli unici dati stratigrafici disponibili relativi a profondità superiori a 12 m da p.c. sono contenuti in quest’ultimo documento, in cui le perforazioni, in larga parte eseguite sugli argini, hanno raggiunto profondità anche di 25 m. L’assenza di una livellazione topografica riferita al medio mare impedisce di effettuare correlazioni stratigrafiche precise con i sondaggi eseguiti nelle campagne successive. Facendo riferimento alla situazione litostratigrafica riportata nell’area di stabilimento, si può ipotizzare anche qui la presenza di uno strato basale limoso argilloso a profondità superiori a 15 – 20 m, localmente di spessore plurimetrico, che tenderebbe ad assottigliarsi notevolmente verso Sud. 06957-003R01E01 pag.31

Rispetto alla situazione riscontrata nello stabilimento è da sottolineare che il livello argilloso limoso profondo riscontrato nell'area delle casse di colmata, non appare unico, ma sembra piuttosto svilupparsi in numerose lenti giustapposte ed intercalate a livelli sabbiosi. La situazione stratigrafica è stata comunque ricostruita sulla base di una sezione geologica longitudinale, tracciata lungo la strada sterrata parallela alle casse, che tiene conto anche delle risultanze dei sondaggi eseguiti durante le campagne successive al 2001.

2) AREA NUOVA CENTRALE TURBOGAS ED AREA A SUD DELLE DISCARICHE CENERI (sezioni A e B in tavola 5)

Questo settore corrisponde ad una fascia che si sviluppa in direzione W-E per una lunghezza di circa 1.2 km e larghezza circa 250 m ed è limitata verso Nord dal confine Sud di stabilimento e verso Sud dai limiti di proprietà Caffaro e Edison/Caffaro Energia. Essendo l’area inserita in un contesto privo di manufatti o strutture, la quota media del piano campagna si colloca a quote assai prossime al livello medio del mare. I terreni di riporto sono quindi pressoché assenti e le litologie più superficiali sono quasi sempre rappresentati quindi da limi ed argille organici a spessore variabile, talora così assottigliato da non renderle distinguibili dal terreno vegetale che copre direttamente le ghiaie e le sabbie del primo acquifero. Si sottolinea inoltre che le perforazioni eseguite nell’area della nuova Centrale Turbogas sono state spinte sino a profondità di 30 m da p.c. intercettando localmente il primo acquifero in pressione e fornendo utili informazioni sulla stratigrafia profonda. Dalle correlazioni di tali indagini con quelle eseguite in aree di proprietà Caffaro finalizzate al monitoraggio piezometrico a valle delle discariche, è stato possibile verificare che in questo settore la situazione litostratigrafica esistente a profondità comprese tra 18 e 30 m si presenta assai complessa e caratterizzata da continue interdigitazioni e brusche variazioni litologico tessiturali. L’aspetto più rilevante è indubbiamente rappresentato dall’approfondimento del primo acquitardo, il cui andamento sembra mostrare un solco orientato dapprima 06957-003R01E01 pag.32

N-S nel settore a Nord di Villa Diotti, con un progressivo approfondimento in corrispondenza del punto di confluenza della canaletta di scolo (anche 28 m da p.c.), per poi deviare verso SW, mostrando un lento innalzamento. Nel settore orientale, così come già evidenziato nell’area delle discariche interne allo stabilimento si osserva invece un rapido innalzamento dell’acquitardo sino a 13 – 14 m da p.c.

Il profilo del tetto dell’acquitardo mostra invece verso W un aspetto tabulare, mantenendosi la profondità di tale livello intorno a 18 m da p.c. Al di sotto di tali profondità prevalgono litologie a granulometria fine, rappresentate da limi ed argille, sovente interrotte da livelli ghiaiosi grigio chiaro o biancastri, anche metrici, ma che non sembrano mantenere una geometria regolare in direzione W-E. Si segnala in particolare la presenza di un livello ghiaioso in area Caffaro Energia intercettato dai sondaggi PE7p e PE2p, con spessori da 1 m a 5 m e falda in pressione, a profondità comprese tra 25 e 30 m da p.c. Tale livello non è stato più intercettato nei sondaggi limitrofi ad Est ed a Ovest, ad una distanza di 700 – 800 m. Si tratta con ogni probabilità di lobi alluvionali ad elevata energia che mantengono buona continuità in direzione N-S , ma non in direzione W-E.

Schematizzando, la successione stratigrafica può essere definita come segue: 06957-003R01E01 pag.33

0 1 Limi argillosi palustri 2 3 4 5 6 Ghiaia fine e media 7 8 9 10 11 12 13 14 Sabbia medio grossolana 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 Limi argillosi 27 28 Ghiaia media grossolana 29 30 31 32 Sabbie bianche con ghiaia 33 34 35 36 m da p.c. 37

Figura 45: schema dei rapporti stratigrafici nell’area della nuova centrale Turbogas

In sintesi si riconoscono:

- 1° STRATO (dal piano campagna originario sino a –1.00/-3.00 m circa): limi con torba ed abbondanti resti vegetali, passanti verso il basso ad argille con limi grigio verdastre. Lo strato si assottiglia notevolmente sino a non essere più distinguibile rispetto al terreno vegetale. - 2° STRATO (da –1.00/-3.00 m circa sino a –5.00/-8.00 m circa): ghiaie fini e medie subarrotondate prevalenti; - 3° STRATO (da --5.00/-8.00 m circa a –33.00 m circa): sabbie medio-grossolane prevalenti passanti a sabbie con ghiaie verso i punti più depressi. All’interno di questo strato di interdigitano sovente lenti discontinue argilloso limose. - 4° STRATO (da –18.00/-28.00 m a 33.00 m): limi ed argille. 06957-003R01E01 pag.34

- 5° STRATO (PRESENTE SOLO NEL SETTORE CENTRALE DELLA NUOVA CENTRALE TURBOGAS da 25.00 a 30.00 m circa): ghiaia medio grossolana e sabbia di colore grigio chiaro e biancastro. - 6° STRATO DA 33.00 a 37.00 m (quota massima raggiunta): limi e sabbie fini con abbondanti frammenti di conchiglie di origine marina.

4) TORVISCOSA (sezione B in tavola 5)

La sezione B, allegata in tavola 5, orientata grossomodo in direzione NNW – SSE schematizza la situazione litostratigrafica presunta al di sotto del centro abitato di Torviscosa e prosegue per un lungo tratto lungo la strada comunale che costeggia la Roggia Zuina.

Per la ricostruzione litostratigrafica si sono rivelate di fondamentale importanza le indagini commissionate dalla Edison S.p.A. per il progetto di costruzione della Linea ad Alta Tensione e per il Metanodotto, opportunamente correlate ad alcuni punti di “bianco” realizzati per la caratterizzazione ambientale dello stabilimento Caffaro ed alcune stratigrafie di pozzi.

Ciò che emerge dall’analisi della sezione è una buona corrispondenza con la successione litostratigrafica-tipo presente in larga parte dell’area in oggetto. L’aspetto più significativo è rappresentato da una variazione comunque non sostanziale nelle caratteristiche della litofacies argilloso limosa più superficiale, caratterizzata da limi più o meno sabbiosi di colore nocciola chiaro nel settore settentrionale.

La successione può essere così schematizzata: 06957-003R01E01 pag.35

0 1 Limi argillosi palustri 2 3 4 Ghiaia con sabbia 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Sabbia medio grossolana 16 17 18 19 20 21 22 Limi argillosi 23 m da p.c.

Figura 4.6: schema dei rapporti stratigrafici nell’area di Torviscosa (centro abitato)

- 1° STRATO (dal piano campagna originario sino a –1.00/-3.00 m circa): limi con torba ed abbondanti resti vegetali, passanti verso il basso ad argille con limi grigio verdastre. Nel settore settentrionale la litofacies è rappresentata da limi più o meno sabbiosi di colore nocciola chiaro. - 2° STRATO (da –1.00/-3.00 m circa sino a –5.00/-7.00 m circa): sabbie grossolane con ghiaie fini; - 3° STRATO (da --5.00/-7.00 m circa a –19.00/-22.00 m circa): sabbie passanti a sabbie fini, localmente con ghiaie alla base. All’interno di questo strato di interdigitano sovente lenti discontinue argilloso limose. - 4° STRATO (da –19.00/-22.00 m a –37.00 m circa): limi ed argille passanti verso la base a limi con sabbie fini.

5) MALISANA (sezione C in tavola 5)

L’aspetto più rilevante nell’area è rappresentato dal marcato approfondimento verso Sud dell’acquifero sabbioso ghiaioso della lente di Torviscosa. 06957-003R01E01 pag.36

Come si evince dalla sezione C allegata, in corrispondenza dell’estremità NW dell’area (sondaggio PZM5S) è ancora presente un potente banco sabbioso sino a circa 21 m di profondità, ma che procedendo verso l’abitato di Malisana si assiste ad un progressivo aumento delle terminologie limose ed argillose. Tuttavia, la litofacies di tali argille non è riferibile direttamente ai terreni organici che ammantellano gran parte delle aree precedentemente descritte. Si tratta infatti di argille e limi, sovente sabbiosi, di colore grigio chiaro o nocciola, pressochè privi di torba. Scompaiono poi sostanzialmente le ghiaie fini presenti al di sotto del primo acquitardo superficiale. Il primo acquifero, che è stato osservato solo a 10 m di profondità in corrispondenza dell’abitato di Malisana (sondaggi PZM4S e PZM5S), è rappresentato da sabbie fini limose e raggiunge in certi punti spessori inferiori agli 8 m. Seguono ovunque, a profondità comprese tra 18 e 21 m le argille ed i limi dell’acquitardo basale.

6) SETTORE SUD-OVEST – FIUME CORNO (sezione D in tavola 5)

L’area in oggetto è assai vasta e si sviluppa in direzione SW verso la zona Industriale dell’Aussa Corno. Si tratta di una ampia zona di bonifica a campi coltivati, pressochè priva di abitazioni. I dati provenienti da pozzi sono assai distanti tra loro e le uniche informazioni per una ricostruzione litostratigrafica provengono dai sondaggi eseguiti per il metanodotto e per la Linea AT delle Edison S.P.A. Dalla correlazione tra tali punti di sondaggio è comunque possibile effettuare alcune considerazioni, limitate tuttavia i primi 30 m della serie. La tendenza ad un approfondimento e ad un assottigliamento della “lente di Torviscosa” si fa più marcato procedendo verso SW in direzione della foce del Fiume Corno, in cui le argille superficiali, rilevate sino a profondità superiori a 10 m, presentano un maggiore contenuto organico. Anche in questo settore le sabbie del primo acquifero presentano spessori medi di 8 m . Le argille ed i limi dell’acquitardo basale mantengono profondità medie di 18 – 20 m dal piano campagna 06957-003R01E01 pag.37

4.2.3.1 Stratigrafia profonda

La successione stratigrafia osservabile a profondità superiori a 30 m ricalca sostanzialmente la litologia presente nelle aree interne allo stabilimento Caffaro. Come già precedentemente sottolineato, nell’area a Sud dello stabilimento Caffaro è stata riscontrata la presenza di lenti ghiaiose di spessore plurimetrico che tendono a chiudersi bruscamente in direzione Est ed Ovest a profondità comprese tra 25 e 30 m. Procedendo verso Sud e verso Sud Ovest sino alla sponda sinistra del Fiume Corno, mancano totalmente informazioni a profondità superiori ai 30 m ed occorre fare riferimento esclusivamente a correlazioni tra pozzi distanti anche diversi chilometri tra di loro. Sulla base di tali dati è possibile, con molta cautela riconoscere la presenza anche in questi settori di uno strato ghiaioso sabbioso sotto il primo acquitardo. Tale litologia, intercalata a litofacies più marcatamente argillose, tende progressivamente ad approfondirsi procedendo verso la laguna ed a mutare composizione granulometrica, passando da ghiaie prevalenti a sabbie. Questo livello, comunque sempre caratterizzato da discontinuità laterale in direzione W-E, riveste particolare importanza in quanto rappresenta il primo vero acquifero in pressione nell’area oggetto del presente studio. Ancor più in profondità si riscontrano le medesime alternanze riscontrate al di sotto dello Stabilimento Caffaro, con un sostanziale progressivo approfondimento di tutti i livelli procedendo verso Sud, associato ad una diminuzione della granulometria riferibile ad una progressiva diminuzione dell’energia deposizionale in direzione della Laguna di Grado e Marano. 06957-003R01E01 pag.38

4.2.4 Schema litostratigrafico di riferimento

Le due sezioni tipologiche orientate N-S e W-E riportate in tavola 2, correlano in modo dettagliato tutti i punti di indagine, profondi e superficiali. Ai fini di una maggiore sintesi, si fa riferimento agli schemi dei rapporti stratigrafici riportati nelle figg. 4.7 e 4.8.

Figura 4.7: schema dei rapporti stratigrafici (sezione stratigrafica tipologica N-S) 06957-003R01E01 pag.39

Figura 4.8: schema dei rapporti stratigrafici (sezione stratigrafica tipologica E-W)

Da tale schematizzazione, che si estende in direzione N-S dalla fascia delle risorgive alla Laguna ed in direzione W-E da S.Giorgio/Z.I. Aussa Corno sino a Cervignano, si evince che il primo acquifero sabbioso ghiaioso appare separato verso Nord da strati argilloso limoso che si correlano in profondità al primo acquitardo basale, rinvenuto con continuità in tutta l’area di stabilimento. I livelli palustri argilloso limosi e torbosi superficiali ricoprono solo parzialmente il tetto di tale acquifero, lasciandolo localmente a diretto contatto con la superficie e trasformandolo quindi in freatico. In profondità si rinvengono strati prevalentemente limoso-argillosi sino a 60 – 80 m di profondità, all’interno dei quali sono comunque presenti potenti banchi ghiaiosi che con ogni probabilità tendono a ricongiungersi in un unico materasso alluvionale indifferenziato a Nord della fascia delle risorgive. Tali corpi progressivamente si 06957-003R01E01 pag.40

assottigliano verso Sud, scomparendo, approfondendosi e diminuendo di granulometria. In direzione W-E l’aspetto più appariscente è invece rappresentato dalla geometria globalmente lenticolare del primo acquifero sabbioso e ghiaioso. Come già accennato, esso tende ad approfondirsi e ad assottigliarsi in entrambe le direzioni. Ad Est del Fiume Aussa le sabbie di Torviscosa si interdigitano in modo discontinuo ma molto fitto con i terreni limosi argilloso sabbiosi riferibili al Torre, con una graduale diminuzione complessiva della granulometria. Verso Ovest il passaggio avviene in modo assai più evidente e si esplica in una profondità di rinvenimento delle sabbia talora superiore ai 10 m, sottostante a potenti coltri argilloso limose di colore nocciola e quindi non ascrivibili a terreni organici come quelli scuri e ricchi in torba presenti nei primi metri a Torviscosa. Allo stesso modo le sabbie tendono a diventare più fini ed a arricchirsi in limo procedendo verso Ovest, diminuendo tra l’altro di spessore. Così come in direzione N-S, procedendo in profondità prevalgono dapprima i terreni a granulometria fine, all’interno dei quali appaiono evidenti le geometrie lenticolari dei corpi ghiaiosi che, a dispetto di spessori di alcuni metri (si veda area Caffaro Energia), scompaiono bruscamente verso Ovest e verso Est. A profondità superiori (80 – 100 m circa) prevalgono ovunque litologie ghiaiose, sovente cementate e di spessore anche ragguardevole. 06957-003R01E01 pag.41

5. INQUADRAMENTO METEOCLIMATICO

In generale il clima della Bassa Pianura Friulana può essere definito, secondo la classificazione introdotta da Koppen, come temperato umido . I picchi nella piovosità media mensile si hanno in autunno e in primavera; i mesi estivi e quelli invernali, invece, sono caratterizzati da precipitazioni in genere del tutto ridotte. Il mare e la laguna svolgono un effetto termoregolatore in realtà piuttosto limitato e più evidente nei mesi invernali. Nel tentativo di fornire un primo bilancio idrologico del territorio d’interesse, i primi dati da elaborare sono quelli pluviometrici e termometrici. I dati che verranno di seguito presentati, sono stati reperiti presso la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Direzione Regionale dell’Ambiente, Servizio dell’Idraulica – Unità Operativa Idrografica di Udine e, per il periodo 2000-2004, presso OSMER – Osservatorio Metereologico Regionale dell’ARPA FVG. Nella tabella che segue (tab. 6.1) sono descritte le caratteristiche delle stazioni meteoclimatiche utilizzate.

Quota (m Periodo Acquisizione Località Codice X (G.B) Y (G.B) s.l.m.) dati

Torviscosa E016 2385765 5076270 3 1969 – 1997 Torviscosa (Belvat) E017 2387530 5073485 3 1969 - 1995 Torviscosa (Planais) E028 2383375 5070335 3 1969 – 1999 Fauglis E011 2385375 5083170 18 1969 – 1999 Cervignano E015 2391045 5075760 3 1951 – 1971 Cervignano (OSMER) 2000-2004 S.G. di Nogaro E018 2380970 5077730 5 1951 - 1999

Tabella 5.1: stazioni meteoclimatiche.

Nella figura che segue (fig. 5.1) si riporta l’ubicazione delle stazioni meteoclimatiche di riferimento. 06957-003R01E01 pag.42

Figura 5.1 – ubicazione stazioni meteoclimatiche (autocad) 06957-003R01E01 pag.43

5.1 Pluviometria

Nella tabella che segue (tab. 5.2) sono presentati, per ognuna delle stazioni meteoclimatiche di riferimento, i valori di piovosità annua (mm/anno) registrati. Come si evince dalla tabella sopra riportata, le misure sono state effettuate dal 1969 al 1999 per la maggior parte delle stazioni (le sole stazioni di Cervignano e di San Giorgio di Nogaro presentano acquisizioni a partire dal 1951). La sola stazione in grado di fornire dati meteoclimatici al 2004, è quella OSMER di Cervignano del Friuli, per la quale, però, non è consultabile la serie storica dei dati (le misure a disposizione partono, infatti, dal 2000).

Fauglis Cervignano S.G.Nogaro Toviscosa Belvat Planais MEDIA 1951 1363,7 1314,8 1332,2 1336,90 1952 1237,4 896,7 1081,1 1071,73 1953 1054 1056,4 1055,8 1055,40 1954 1000,9 869,6 1065,5 978,67 1955 1224 1003,7 1113,85 1956 913,7 913,70 1957 848,7 783 815,85 1958 1215,7 1205,2 1210,45 1959 1411,1 1357,1 1384,10 1960 1652,8 1425 1538,90 1961 1306,5 1226,2 1266,35 1962 1168,3 1106,3 1137,30 1963 1242 1251,5 1246,75 1964 1241,7 1251,7 1246,70 1965 1600,6 1659,5 1630,05 1966 1274,8 1274,80 1967 1189,7 1106,6 1148,15 1968 1049 1060,4 1054,70 1969 1070,6 924,5 928,5 877,4 913,1 878,5 932,10 1970 1188,7 1141 1130,5 1056,7 1071,5 1118,7 1117,85 1971 1182,6 1344 1081,2 1060 1165,5 1083 1152,72 1972 1415,7 1203,6 1431,4 1448,5 1442,7 1388,38 1973 1031 852,6 1035,7 1132 994,8 1009,22 1974 1081,1 1019,2 1026,9 1131,3 990,6 1049,82 1975 1377,8 1246,7 1409,7 1390,6 1181,4 1321,24 1976 1393 1301,8 1332,8 1413,3 1308 1349,78 1977 1259,2 1215,2 1265,7 1147,5 1221,90 1978 1491,1 1356,5 1405,2 1330,2 1225,6 1361,72 1979 1415,9 1276,2 1313,1 1338,1 1202,5 1309,16 1980 1309,1 1216,9 1071,3 955,7 1138,25 1981 1191,9 1144,6 1153,7 1156,8 1107,9 1150,98 1982 1262,9 1057,9 1179 1222,9 1180,68 1983 854,3 776 834,8 866,2 796,1 825,48 1984 1353,4 1194,2 1429,8 1252,8 1307,55 1985 1178,5 1163,8 1257,9 1086,1 1171,58 1986 1048,5 1091,5 1289,8 1164,6 1031,4 1125,16 1987 1264,3 1240,4 1412,2 1409,1 1235,9 1312,38 1988 1268,6 1074,1 1261,2 1213,3 1015 1166,44 1989 1083,2 955,1 1091 1044,5 1034,2 1041,60 1990 1268,6 1247 1352,2 1279,1 1205,6 1270,50 1991 1197,8 1106,3 1164 1087,8 1138,98 1992 1465,1 1407 1204,6 1315,8 1251,8 1328,86 1993 1255,3 1072,6 963,9 973,6 920,7 1037,22 1994 1203,6 1120,1 962,1 1008,4 985,7 1055,98 1995 1499,3 1491,7 1394,5 1399 1422,4 1441,38 1996 1564,6 1525,9 1412 1500,83 1997 1043,7 918,7 690,5 838,5 872,85 1998 1188,7 974,8 976,8 1046,77 1999 1043,2 917,3 800,9 920,47 MEDIA 1240,36 1224,52 1141,57 1178,41 1195,98 1093,38 1176,98 06957-003R01E01 pag.44

Analizzando tali dati è possibile giungere alle seguenti conclusioni:

• la piovosità media annua è pari a 1177 mm/anno. • la piovosità media annua diminuisce da nord (stazione di Fauglis, 1240 mm/anno) a sud (stazione di Planais, 1093 mm/anno). • l’anno con la piovosità massima è stato il 1965 (1630 mm/anno), ma rimangono particolarmente piovosi anche il 1960 (1539 mm/anno) e il 1996 (1501 mm/anno). • l’anno con la piovosità minore è stato il 1957 (816 mm/anno), ma rimangono particolarmente siccitosi anche il 1983 (825 mm/anno) e il 1997 (873 mm/anno).

Piovosità media annua

1800,00 1600,00 1400,00 1200,00 1000,00 800,00

mm/anno 600,00 400,00 200,00 0,00 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

Figura 5.2 distribuzione della piovosità media annua

Particolare importanza riveste la stazione di Torviscosa-Belvat, ubicata nelle immediate vicinanze dello Stabilimento Caffaro e dell’omonima idrovora. Essa infatti si colloca in una posizione rappresentativa per ciò che riguarda la regimazione delle acque superficiali e di prima falda nell’area di interesse.

Appare quindi opportuno soffermarsi, con un dettaglio maggiore, anche nell’analisi della distribuzione media mensile delle precipitazioni . Nella tabella che segue (tab. 5.3) sono presentati i valori di piovosità mensile (mm/mese) registrati nella stazione di interesse. 06957-003R01E01 pag.45

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 1969 81 110,3 68,2 39 54,3 98,7 38 164 88,5 22,7 111,5 36,9 1970 131,9 32,3 156,8 87,6 82,3 27 104,7 170,1 67,3 17,9 59,1 134,5 1971 108,4 49,9 73,6 66,2 201,7 157,1 62,8 108 52,8 70,9 152,9 61,2 1972 95,6 150,9 81,2 155,2 106 262,5 106,3 76,1 98 54 106,3 156,4 1973 79,2 90,6 2,8 163,1 23,8 74,9 63,3 8,2 244,8 287,8 40,6 52,9 1974 48 89,8 56,1 156,6 85,7 181,6 33,7 98,6 155,8 150,4 65,4 9,6 1975 52,5 0,5 185,5 144,4 149,6 109,5 175,8 137,4 92,8 79,2 160,3 103,1 1976 21,1 94 19,1 154,2 67,6 36,6 97,4 95,3 211,4 345,6 112,9 158,1 1978 183,1 93,1 45,9 186 159,5 121,1 76,2 116,9 47,6 101,9 67,8 130,5 1979 185,3 68,9 122,7 100,1 21,5 71,2 54,5 127,9 235,6 100,6 128,1 121,7 1981 19,6 12,1 107,4 32,5 93,7 94,4 210,4 49,3 308,1 23,1 16,8 189,4 1982 28,4 33,7 63,6 7 82,4 170 37,3 121 52,8 240,1 248,4 94,3 1983 23,4 75,3 79,5 61,6 101,4 48,1 32,8 72,7 129,4 78,3 24,5 139,2 1986 71,9 72,6 82 82,6 127,9 131,8 70,2 149 100,2 94,7 102,3 79,4 1987 108 167,8 47,5 81,9 104 131,7 31,9 83,9 161,4 325,1 130,3 35,6 1988 133,4 89,5 154,4 81,5 100,8 155,7 59,7 126,3 161,6 74,8 20 55,6 1989 0,9 70,3 59,5 241,3 46,1 107,3 72,4 219,9 63,3 25,6 109,5 28,4 1990 33,3 23,3 62,2 187,5 57,9 102,5 159,3 85,3 139,3 269,2 91,4 67,9 1991 40,7 35,6 51,4 60,1 203,5 204,9 57,2 87,6 114,8 91,5 204,6 12,1 1992 15,7 32,6 65,9 90,9 77,2 112,6 101,9 148,1 238,3 237,3 62,1 133,2 1993 1,2 4,5 45,8 44,8 21,9 85,3 67,4 57,8 248,2 291,1 52,7 52,9 1994 144,7 25,9 16,9 109,4 82,7 100,5 30,3 59,4 169,6 164,1 75,4 29,5 1995 44,9 133,2 128 22,2 150,2 199,4 49,5 174,8 250 0 97,4 149,1 Valore massimo annuale MEDIA 71,83 67,68 77,22 102,42 95,73 121,06 77,96 110,33 149,20 136,78 97,40 88,33 MAX 185,3 167,8 185,5 241,3 203,5 262,5 210,4 219,9 308,1 345,6 248,4 189,4 Min. 0,9 0,5 2,8 7 21,5 27 30,3 8,2 47,6 0 16,8 9,6 Dev. St. 55,653 45,861 46,261 60,886 51,150 57,021 47,965 48,288 77,148 109,585 57,288 53,339

Tabella 5.3: precipitazioni medie mensili registrate nella stazione di Torviscosa Belvat

Dall’analisi di questi dati si possono fare le seguenti considerazioni:

• il mese mediamente più piovoso è settembre, con 149,2 mm di pioggia caduti, ma rimane ben rappresentato anche ottobre (con 136 mm/mese). • il mese mediamente meno piovoso è febbraio, con 67,68 mm di pioggia caduti, ma rimangono particolarmente siccitosi anche gennaio (71,83 mm/mese) e marzo (77,22 mm/mese). • si riconoscono due picchi di massimo, uno primaverile (aprile-giugno) e uno, principale, autunnale (settembre-ottobre). • non si riconoscono picchi di minima piovosità particolarmente evidenti

Il grafico che segue (fig. 5.3) sintetizza questi concetti. 06957-003R01E01 pag.46

Piovosità media mensile

160,00 140,00 120,00 100,00 80,00 60,00 mm/mese 40,00 20,00 0,00 Aprile Luglio Marzo Maggio Giugno Agosto Ottobre Gennaio Febbraio Dicembre Settembre Novembre

Figura 5.3: distribuzione della piovosità media mensile

Per la stazione OSMER di Cervignano del Friuli, infine, è possibile valutare la distribuzione giornaliera delle piogge. L’analisi è riferita agli anni 2002 e 2003, che coincidono con l’inizio delle misure piezometriche a cadenza mensile effettuate nell’area dello Stabilimento Caffaro di Torviscosa.

Nelle tabelle che seguono (tabb. 5.4 - 5.5) sono sintetizzati i dati raccolti 06957-003R01E01 pag.47

2002 G F M A M G L A S O N D 1 0.0 0.2 2.0 0.0 0.1 0.0 0.1 64.0 0.1 0.1 0.1 0.0 2 0.0 0.3 1.2 0.0 0.0 0.0 0.3 0.1 0.0 0.2 0.1 1.7 3 0.1 0.3 0.6 0.0 3.1 0.0 0.3 0.0 0.0 0.1 1.6 9.6 4 0.0 0.2 0.0 0.0 24.5 0.0 0.3 7.8 0.3 0.1 10.5 2.8 5 0.0 0.9 0.0 2.1 3.0 0.8 0.0 1.4 0.5 0.1 0.1 1.4 6 0.0 19.3 1.2 0.0 0.1 20.8 1.2 32.7 0.1 12.0 0.0 0.0 7 0.0 19.3 0.0 0.0 0.0 18.8 0.1 0.1 0.0 1.3 0.0 0.0 8 0.0 0.2 0.0 8.6 7.2 0.3 0.0 0.0 0.0 1.7 0.0 0.0 9 0.0 0.1 0.0 19.5 6.2 1.5 0.0 16.8 0.1 2.9 0.0 0.0 10 0.1 0.4 0.0 0.0 0.0 0.1 0.0 18.7 14.8 17.0 0.0 0.0 11 0.1 0.2 0.0 9.2 6.7 0.0 0.0 41.1 0.0 9.8 0.0 0.0 12 0.1 0.0 0.0 82.2 0.1 0.0 0.0 4.0 0.1 10.8 6.0 0.4 13 0.0 0.2 0.1 12.1 14.2 0.0 0.0 0.1 0.0 0.1 7.7 0.0 14 0.0 1.2 0.0 1.1 1.6 0.0 17.9 0.2 0.0 0.0 0.1 0.0 15 0.0 14.2 0.0 11.2 0.1 0.0 5.9 0.0 0.3 0.2 0.0 6.6 16 0.1 18.8 0.2 0.0 0.0 16.6 1.6 0.0 0.0 0.0 0.7 2.4 17 0.1 4.2 0.2 0.0 0.0 0.0 2.3 1.5 0.1 1.9 5.9 0.0 18 0.0 3.7 0.1 0.5 0.0 0.1 3.9 0.0 0.0 0.0 27.8 1.0 19 0.0 0.1 0.5 1.5 9.4 0.0 0.0 0.5 32.2 0.1 9.5 0.1 20 0.0 0.1 0.1 4.3 2.0 0.0 0.0 0.1 36.0 0.1 1.0 0.0 21 0.0 3.3 0.1 0.5 0.0 0.0 0.5 0.7 16.3 3.6 47.7 0.0 22 0.1 0.0 0.3 3.5 0.0 0.0 38.9 0.0 0.6 104 85.5 0.4 23 0.5 0.0 0.0 0.0 15.2 0.0 0.0 0.0 13.2 0.5 0.1 0.0 24 29.4 0.0 0.0 0.0 1.0 0.2 0.6 0.0 26.6 4.2 4.7 0.7 25 0.2 0.0 0.0 0.0 0.0 25.3 19.0 0.1 6.5 0.5 1.1 0.0 26 0.1 0.0 0.0 0.0 16.5 0.0 0.0 0.5 0.0 0.0 8.3 0.0 27 0.2 1.3 0.0 38.9 17.1 0.0 0.0 1.0 7.0 0.1 0.1 11.5 28 0.1 0.9 0.0 0.0 7.7 32.5 0.0 0.0 2.1 0.2 0.0 4.5 29 0.1 0.0 0.0 0.2 0.0 0.0 3.3 0.0 0.0 18.6 0.1 30 0.9 0.0 0.0 0.1 0.0 1.6 0.0 0.0 0.0 0.1 0.0 31 0.7 0.0 0.0 5.0 1.7 0.0 17.0 TOTALI 32,90 89,40 6,60 195,20 136,10 117,00 99,50 196,40 156,90 171,60 237,30 60,20 Giorni di 6 19 8 14 16 9 15 16 13 16 15 13 Pioggia

Tabella 5.4: precipitazioni giornaliere (mm/giorno) registrate nella stazione OSMER di Cervignano del Friuli nel 2002 06957-003R01E01 pag.48

2003 G FM A M G L A S O N D 1 0.0 0.0 0.1 0.0 1.2 2.1 0.1 0.2 0.9 0.1 57.6 0.1 2 6.8 0.0 0.1 40.0 0.0 1.8 0.0 0.0 0.0 0.3 0.9 0.0 3 0.2 2.6 0.0 31.2 0.0 0.1 0.4 0.0 0.0 0.5 0.3 0.0 4 0.0 17.8 0.0 0.1 0.1 0.0 1.7 0.0 0.0 2.6 0.2 0.1 5 7.4 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 12.7 0.0 0.0 6 1.7 0.0 0.0 0.0 0.0 0.1 0.0 0.3 0.0 0.7 0.0 0.0 7 5.3 0.0 0.2 0.0 0.1 0.0 4.8 0.0 0.0 0.1 0.0 0.0 8 0.2 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 1.8 0.0 9.9 0.0 9 0.9 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 28.0 0.0 11.5 0.0 0.0 0.0 10 3.0 0.0 0.0 18.1 2.2 0.0 0.0 2.2 0.3 0.0 0.2 0.7 11 0.2 0.0 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 14.7 0.0 0.1 6.2 12 0.0 0.0 0.0 22.5 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.1 0.2 13 0.0 0.0 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.1 0.0 0.0 0.1 14 0.0 0.0 0.0 0.0 6.6 0.0 0.0 11.0 0.0 0.0 0.0 0.0 15 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 11.6 0.0 0.1 0.0 0.0 0.0 0.1 16 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 1.2 0.0 17 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 16.1 0.0 0.0 0.0 21.0 0.0 18 0.0 0.0 0.0 2.5 0.0 0.4 0.0 0.0 0.1 0.0 0.0 0.0 19 0.0 0.0 0.0 0.2 0.0 0.0 0.0 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 20 0.0 0.0 0.0 0.0 16.2 0.0 0.0 0.0 0.1 24.7 0.5 0.0 21 19.8 0.0 0.0 0.1 3.0 0.0 0.0 0.0 0.2 9.9 0.1 12.3 22 17.0 0.0 0.0 0.0 0.2 0.0 0.5 0.0 0.1 0.0 0.0 9.5 23 0.2 0.0 0.0 0.0 0.0 0.2 7.8 0.0 0.3 19.9 0.0 0.0 24 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.2 5.2 0.1 0.5 0.1 0.0 0.0 25 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 9.1 0.1 15.4 0.0 0.1 0.0 0.0 26 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.1 0.0 0.0 0.0 0.1 50.5 0.0 27 0.0 0.0 0.0 32.9 0.0 0.3 0.0 0.0 0.0 0.0 2.7 0.0 28 0.0 0.1 0.0 0.0 9.7 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 20.7 8.7 29 3.3 0.0 0.1 0.0 0.1 0.0 0.0 11.5 10.6 0.2 81.8 30 0.1 0.0 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.1 14.2 0.0 34.7 31 0.0 0.2 0.0 13.4 17.6 3.8 3.1 TOTALI 66,40 20,50 0,80 147,80 39,30 26,20 78,10 47,00 42,20 100,40 166,20 157,60 Giorni di 13 2 2 7 7 8 9 6 9 11 13 9 Pioggia

Tabella 5.5: precipitazioni giornaliere (mm/giorno) registrate nella stazione OSMER di Cervignano del Friuli nel 2003

Dall’analisi di questi dati appare evidente che sia il 2002 che il 2003 si siano rivelati due anni caratterizzati da anomalie pluviometriche abbastanza marcate; si può quindi concludere che: 06957-003R01E01 pag.49

• la precipitazione totale annua nel 2002 è stata di 1499,10 mm/anno (valore decisamente maggiore rispetto alla media registrata in questi contesti) • la precipitazione totale annua nel 2003 è stata di soli 892,5 mm/anno (valore decisamente minore rispetto alla media registrata in questi contesti) • il mese più piovoso nel 2002 è stato Novembre, con 237,3 mm/mese; ma rimangono a piovosità intensa anche agosto (196,4 mm/mese) e Aprile (195,2 mm/mese) • il mese più piovoso nel 2003 è ancora una volta novembre, con 166,2 mm/mese; ma rimane piovoso anche dicembre, con 157 mm/mese • il mese meno piovoso nel 2002 è stato marzo, con soli 6,6 mm/mese, ma rimane particolarmente siccitoso anche gennaio, con 32,9 mm di pioggia caduta • il mese meno piovoso nel 2003 è ancora marzo, con una precipitazione totale di soli 0,8 mm di pioggia; rimane particolarmente siccitoso anche febbraio, con 20,5 mm/mese • la massima precipitazione giornaliera è stata di 104 mm/giorno (registrata il 22 ottobre del 2002); si segnalano anche gli 85,5 mm/giorno del 22 novembre del 2002 e gli 81,8 mm/giorno del 29 dicembre 2003 • nel 2002 ci sono stati 160 giorni di pioggia, nel 2003 solamente 96

In generale, il clima di questi settori sembra caratterizzato da precipitazioni intense concentrate in pochi giorni di pioggia. Il numero di giorni effettivamente caratterizzati da una precipitazione di una qualche importanza (contrassegnati in tabella), sono relativamente ridotti.

I grafici che seguono (figg. 5.4 – 5.5) sintetizzano questi concetti. Nel primo viene presentata la distribuzione media mensile delle precipitazioni, nel secondo la distribuzione mensile dei giorni di pioggia. 06957-003R01E01 pag.50

Piovosità media mensile

250,00

200,00

150,00

100,00 mm/mese 50,00

0,00 GFMAMGLASOND

2002 2003 media 1969-1995

Figura 5.4: distribuzione della piovosità media mensile registrata negli anni 2002 e 2003

Il grafico proposto evidenzia come sia relativamente anomala la distribuzione delle piogge cadute nel 2002 e nel 2003 (la media 1969-1995 presa come riferimento, è quella relativa alla stazione meteoclimatica Belvat elaborata nei paragrafi precedenti).

Giorni di pioggia

20

15

10

5 giorni di pioggia di giorni 0 GFMAMGLASOND

2002 2003

Figura 5.5: distribuzione dei giorni di pioggia (2002-2003, stazione meteoclimatica di Cervignano del Friuli). 06957-003R01E01 pag.51

5.2 Termometria

Ai fini di una valutazione, pur speditiva, di un bilancio idrologico nell’area di interesse, si è ritenuto opportuno prendere in considerazione anche i dati disponibili relativi alle temperature nell’area di Torviscosa. Nella tabella che segue (tab. 5.6) sono presentati i valori termometrici medi mensili (°C) registrati, tra il 1971 e il 1995 relativamente alla stazione meteoclimatica di Torviscosa. La scelta, oltre che opportuna per l’ubicazione della stazione, è stata necessaria in quanto si tratta dell’unico punto di misura ritenuto completo per un’analisi statistica.

GFMAMGLASOND MEDIA 1971 6,2 6,2 8,8 12,7 17 18,9 22,5 23,3 15,7 11,4 7,5 3,1 12,78 1972 3 6,8 9,7 11,8 15,6 19,5 22,1 20,8 15,2 11,3 6,8 4 12,22 1973 3,7 4,4 7,1 9,5 16,4 20,4 21,9 22,6 19 12,4 6 2,3 12,14 1974 4,7 7 8,6 11 15 17,5 21,1 22,9 18 9 7,4 3,9 12,18 1975 4,3 4,6 7,5 11,4 17,1 18,7 21,5 21,1 2 13,2 7,2 4,1 11,06 1976 1,6 4,9 5,2 11,4 16,2 20,3 22,4 18,6 16,4 14,4 9,7 3,7 12,07 1977 5,1 6,5 9,4 9,3 15,2 18,8 19,6 19,2 14 11,4 5,4 1 11,24 1978 1,5 1,3 5,7 9,4 13 15,2 18,9 15,5 11,5 6,8 4,6 X 1979 2,2 6,1 9,5 11,7 17,2 22,6 22 21,1 18,4 13,5 8,3 6,3 13,24 1980 3,6 6,2 8,9 11,1 16 19,2 21,5 23,7 19,4 14,5 7 3,9 12,92 1981 2,7 4,5 10,6 13,8 17,1 21,3 22,6 22,8 20,2 15,7 8 5,9 13,77 1982 5,2 5,4 19,3 22,5 24 22,4 21,8 15,2 10,4 X 1983 4,3 3,4 8,8 13,8 18 21,6 26 23,7 20,9 15,3 8,2 5,7 14,14 1984 4,1 4,4 7,5 12 15 19,2 22 21,7 18,1 15,5 9,9 6,5 12,99 1985 1,2 3,2 8,9 12,5 17,5 19,9 24,2 23,5 21 15,2 8,1 6,8 13,50 1986 4,4 3,5 8,6 13,6 20,7 21,9 24,1 24,1 19,1 15,5 10,8 4,6 14,24 1987 2,7 6,9 5,8 13,8 17,1 20,5 22,7 21 20,7 14,1 8,1 4,3 13,14 1988 6,6 5,3 7,2 12 17,7 19,4 24 23,7 18,3 15,4 4,9 3,7 13,18 1989 2,8 6,8 10,7 14 17,5 19,9 23,2 22,7 19,3 12,9 9,2 6,8 13,82 1990 5,8 9,4 12,7 14,3 20,8 22 24,5 24,7 20,1 16,6 11,3 5,7 15,66 1993 3,7 4,8 7,7 13,1 19,6 21,4 22,5 24,5 18,3 14,6 7,7 5,9 13,65 1995 4,7 7,9 9,7 13,9 18,9 21,6 24,6 20,1 18 10,1 6,8 14,21 MEDIA 3,82 5,43 8,50 12,20 17,18 20,10 22,72 22,35 17,80 13,94 8,13 4,74 13,08 Tabella 5.6: valori termometrici registrati nella stazione di Torviscosa (1971-1995)

Dall’analisi di questi dati si evince che:

• la temperatura media annua è pari a 13.1 °C • il mese con la temperatura media più alta è luglio, con 22,7 °C, ma rimangono a clima caldo anche agosto (22,3 °C) e giugno (20,1°C) 06957-003R01E01 pag.52

• il mese con la temperatura media più bassa è gennaio, con 3,8 °C, ma rimangono freddi anche febbraio (5,4 °C) e dicembre (4,7 °C) • l’anno più caldo è stato il 1990, con una temperatura media di 15,6 °C • l’anno più freddo è stato il 1975, con 11,1°C

Il grafico che segue (fig. 5.6) sintetizza questi concetti.

Temperature medie mensili

25,00 20,00 15,00

°C 10,00 5,00

0,00 Aprile Luglio Marzo Giugno Agosto Maggio Ottobre Gennaio Febbraio Dicembre Novembre Settembre

Figura 5.6: distribuzione delle temperature medie mensili

5.3 Evapotraspirazione

Come paragrafo conclusivo all’inquadramento meteoclimatico in oggetto, si fornisce un calcolo dell’evapotraspirazione reale (Etr) caratteristica per l’area di Torviscosa. Le considerazioni che seguono vanno intese come generali ed introduttive, ma, in relazione alle finalità peculiari del presente elaborato, non è sembrato necessario affrontare l’argomento con maggiore dettaglio. Per il calcolo dell’evapotraspirazione reale si applica la relazione introdotta da Turc (1954):

ETR = P / √√√ [0,9 + (P 2 / L 2 )] dove:

ETR = evapotraspirazione reale (mm/a) P = precipitazioni (mm/a) 06957-003R01E01 pag.53

L = 300 + 25Tc + 0.05Tc 3 Tc = temperatura media annua corretta(°C) Tc = ( ΣΣΣPi x Ti) / ΣΣΣPi Pi = precipitazione media dell’ i-esimo mese Ti = temperatura media dell’ i-esimo mese

Applicando le formule proposte, si ottiene un valore di Tc = 13,95 °C e un valore di L = 784,48. Inserendo questi valori nella formula generale, si ottiene un valore di Evapotraspirazione Reale pari a :

ETR = 664,9 mm/anno

L’evapotraspirazione rappresenta, con le debite approssimazioni, il quantitativo d’acqua in uscita da un sistema idrologico. Il bilancio idrologico di un bacino idrografico, in sintesi, è riassunto dalla relazione:

P = E TR + Q P + I P

dove: P = precipitazioni

ETR = evapotraspirazione

QP = ruscellamento superficiale potenziale

I P = infiltrazione potenziale

Il quantitativo d’acqua effettivamente a disposizione per il bacino idrografico, quindi, si ottiene sottraendo il valore di evapotraspirazione reale dal contributo fornito dalle precipitazioni:

QP + I P = P - E TR

Di questo quantitativo, una parte sarà persa per ruscellamento superficiale (Q P), il rimanente (I P) andrà effettivamente ad alimentare le riserve idriche sotterranee.

IP = P - E TR - Q P 06957-003R01E01 pag.54

Il bacino idrografico che caratterizza l’area di Torviscosa, in realtà, è controllato dall’azione di un sistema di scolo meccanico (idrovore), descritto nei paragrafi successivi. L’azione delle idrovore, in relazione alla presenza di un importante reticolo di canali e rogge di dimensioni ed importanza diversa, non permette, per il bacino in oggetto, la formulazione di un bilancio idrologico basato sui metodi classici.

Può essere comunque interessante, a titolo di esempio, confrontare il valore di precipitazione media annua (1177 mm/anno) e quello di evapotraspirazione reale (664,96 mm/anno) ottenuti. Il 57% circa delle acque di precipitazione meteorica, si perderebbe per effetto dell’evapotraspirazione.

Dall’analisi di questo confronto, si evince come il quantitativo d’acqua meteorica (P) che effettivamente rimane a disposizione per il bacino, depauperato per effetto dell’evapotraspirazione (Etr), è in realtà di 512 mm/anno circa. 06957-003R01E01 pag.55

6. IDROGRAFIA SUPERFICIALE

6.1 Generalità

L’idrografia superficiale della Pianura Friulana è caratterizzata dalla presenza di fiumi alpini, che scendono dallo spartiacque principale ponto-adriatico, come il Tagliamento e l’Isonzo, dai loro affluenti prealpini con regime spiccatamente torrentizio, come il Cellina, il Meduna ed il Torre, e da fiumi carsici, alimentati dalle acque sotterranee, come il Timavo ed il Livenza. Nell’anfiteatro morenico del Tagliamento nascono le “lavie”, corsi d’acqua intermittenti quali il Corno di S.Daniele ed il Cormor, che disperdono le loro acque nelle alluvioni fluvio-moreniche. Una serie di corsi brevi, ma dalle portate copiose e costanti, nasce inoltre dalle risorgive e scorre nella bassa pianura (“fiumi di Risorgiva”). La differenza più marcata tra i corsi d’acqua di origine montana e quelli che nascono dalle risorgive risiede nel regime delle portate. I fiumi di origine montana sono caratterizzati infatti da un’alternanza di periodi di notevoli portate, che avvengono nelle stagioni piovose (primavera ed autunno), e di magre eccessive. Tali fiumi perdono inoltre, per infiltrazione, gran parte delle loro acque nell’alta pianura e sono poi rialimentati nella zona delle risorgive. Essi sono inoltre sovraccarichi di materiale detritico, presentano un letto pianeggiante e spesso rilevato dalle alluvioni depositate e terminano con delta di notevoli dimensioni. Al contrario, i corsi d’acqua alimentati dalle risorgive hanno un regime meno variato, esercitano un’azione erosiva solo nel loro tratto superiore e diventano pensili nella parte inferiore, risultando privi di una gettata deltizia di una qualche importanza. Una caratteristica peculiare dell’idrografia superficiale della bassa pianura, consiste nella mancanza di un bacino idrografico ben determinato. Tale fenomeno è legato in parte all’originale lento deflusso delle acque verso il mare, che avveniva tramite dilagazioni in estesi acquitrini, non sempre limitati da sponde terrazzate, ed in parte alla realizzazione di canali artificiali che hanno allacciato i vari collettori originariamente indipendenti. 06957-003R01E01 pag.56

Tra i fiumi di risorgiva della bassa friulana, i principali sono lo Stella, l’Aussa ed il Corno che si gettano nella laguna di Marano. Questi ultimi due, sono oggi utilizzati per la navigazione e fanno capo rispettivamente ai porti di Torviscosa e di Nogaro.

6.2 Reticolo idrografico naturale - fiumi

Nel territorio di Torviscosa la principale asta drenante è rappresentata dal fiume Aussa che, con una lunghezza dell’asta principale di 16 chilometri circa, presenta un bacino idrografico di 60 km 2. La portata media dell’Aussa può essere valutata in 30 m3/s . Si tratta, come già accennato di un fiume a portata pressoché costante, in quanto direttamente alimentato da risorgive. Le portate massime (45 m 3/s) si registrano, in genere, nel mese di febbraio, mentre quelle minime (8 m 3/s) nel mese di settembre. Eventuali superamenti dei livelli di attenzione del corso d’acqua, sono da imputare esclusivamente a condizioni meteorologiche particolari (pioggia associata a venti di scirocco) e, soprattutto, alle variazioni di marea. Nei periodi in cui il corso d’acqua è ai minimi stagionali (settembre), si osserva un’importante contaminazione da parte delle acque salmastre di laguna, che risalgono il corso del fiume per effetto della marea.

6.3 Reticolo idrografico artificiale – bacino a scolo meccanico

Dal punto di vista della canalizzazione delle acque superficiali, la Pianura Friulana può essere suddivisa, nei settori d’interesse, in quattro zone con caratteristiche diverse: • Una fascia ubicata a monte della linea delle risorgive, ed essenzialmente considerata come “Zona Superiore Asciutta”. I terreni qui presenti sono in grado di smaltire autonomamente le acque meteoriche (in parte alimentando la falda freatica e in parte per ruscellamento superficiale). • La fascia delle Risorgive, caratterizzata dall’emergenza della falda freatica (che defluisce nei “fiumi di risorgiva”). • Una fascia a “scolo naturale”, nella quale lo sgombro delle acque avviene attraverso i fiumi e i canali artificiali. 06957-003R01E01 pag.57

• Una fascia a “scolo meccanico”, caratterizzata da quote sovente inferiori al medio mare, confinata verso la laguna da un’arginatura di tre metri sul livello del mare e regimentata dalla presenza di impianti di sollevamento artificiale (le idrovore). Nella figura che segue (fig. 6.1), elaborata in [23], viene schematizzata la classificazione proposta.

Figura 6.1: suddivisione della Bassa Pianura Friulana in zone a caratteristiche idrauliche differenti (La ristrutturazione della rete scolante nei bacini a sollevamento meccanico”, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (1996) – Direzione Regionale dell’Agricoltura – Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana)

L’area oggetto del presente studio rientra proprio nella fascia a “scolo meccanico” che, tra l’altro, sembra in continuo allargamento verso nord (sono previsti interventi di potenziamento nel sistema di scolo qui attivo). Il territorio soggetto a scolo meccanico sottende un’area di 23.000 ha, coprendo tutto l’arco perilagunare della laguna di Grado e Marano. All’interno di tale territorio sono presenti 39 bacini di cui 27 gestiti dal Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana; si sottolinea che proprio la documentazione fornita dal Consorzio ha rappresentato un fondamentale contributo per la comprensione dei meccanismi che regolano le acque superficiali in aree di bonifica. 06957-003R01E01 pag.58

Le aree a scolo meccanico delle Bassa Friulana sono interessate da una fitta rete di canali, che fanno capo ad un sistema di 28 impianti idrovori, capaci di sollevare una portata di piena di complessivi 160 m 3/s. I corsi d’acqua di risorgiva, quali l’Aussa ed il Corno, con i collettori delle reti di bonifica a scolo naturale, attraversano l’area a scolo meccanico senza interessare i territori drenati dalle idrovore. Le arginature lungo i corsi d’acqua da risorgiva risalgono verso Nord, mantenendo una quota di 3 m s.l.m. su entrambe le sponde, fino al limite di influenza del deflusso delle alte maree . Si creano così vari comparti all’interno delle aree a scolo meccanico, delimitati: - verso Sud: dagli argini lagunari - verso Nord: dalla linea di separazione (generalmente rappresentata da canali collettori arginati) con i territorio bonificato a scolo naturale - lateralmente: dalle arginature dei fiumi di risorgiva. Tra tali comparti, quello di interesse per il presente studio è il Bacino del Corno, che vide l’inizio delle opere di bonifica a partire dal 1926. All’interno di questo comparto sono presenti i seguenti bacini, ciascuno regimato da un’idrovora: - Famula (idrovore Nogaredo, Belvat e Valletta) - Planais (idrovora Planais) Il bacino Famula è sostanzialmente coincidente con l’area oggetto del presente studio, mentre il bacino Planais comprende la Zona Industriale Aussa –Corno. Nella Tavola dell’idrografia superficiale (tavola 6, allegata) è stato riportato il reticolo idrografico nell’area di interesse. Un maggiore dettaglio è stato fornito dall’esecuzione di un rilievo eseguito in sito dagli scriventi, espressamente finalizzato. Le risultanze di tale rilievo vengono di seguito descritte e sono schematizzate nella stessa tavola 6. Vengono di seguito elencati nel dettaglio i principali corsi d’acqua artificiali che attraversano il sottobacino a scolo meccanico regimato dall’Idrovora Belvat (vd. bacino Famula), che riguarda in modo diretto l’area in oggetto. Nella figura che segue (fig. 6.2) sono riportati i limiti dei diversi bacini a scolo meccanico attivi nell’area di interesse. 06957-003R01E01 pag.59

Figura 6.2: bacini a scolo meccanico (autocad) 06957-003R01E01 pag.60

- CANALI ALIMENTATI DA ACQUE SALMASTRE - Canale Banduzzi Rappresenta il principale immissario del Fiume Aussa e riceve, a sua volta, le acque della Roggia Giarina e del Fiume Taglio, di cui si parlerà diffusamente oltre. Il canale in oggetto rappresenta il corso d’acqua principale per l’area dello stabilimento Caffaro di Torviscosa e, conseguentemente, uno dei principali ricettori ambientali. La denominazione “Canale Banduzzi” viene riportata generalmente in cartografia a partire dallo spigolo NW dell’area di stabilimento, in corrispondenza (si vedano i punti F5 e F6 in tavola 6) di un sistema di chiuse che separa in maniera non completa, come più avanti descritto in dettaglio, le acque della Roggia Zuina (ad andamento N-S) da quelle delle Roggia Giarina (W-E); il Banduzzi di fatto rappresenta la prosecuzione verso Est proprio della Roggia Giarina. Procedendo verso Est, il canale lambisce l’area attualmente occupata dalla Lavanderia Adriatica, prosegue poi sino a raggiungere il ponte ferroviario a Nord dell’area interna allo stabilimento di proprietà della SPIN S.p.A. (punto F8 in tavola 6) Per tutto il tratto finora descritto il canale mantiene un flusso costantemente diretto verso Est. Oltre il ponte ferroviario, in prossimità del punto in cui è presente un canale N-S di collegamento alla darsena, avviene un mescolamento di apporti idrici di varia origine, che possono esser così riassunti (punto F7 in tavola 6): - flusso da W: acque dolci provenienti dalla Roggia Castra (punto F10 in tavola 6), che in realtà si innesta nel Banduzzi da Nord poche decine di metri più ad Est. - flusso da S (solo in condizioni di alta marea): acque salmastri provenienti dalla darsena; - flusso verso S (solo in condizioni di bassa marea): acque dolci provenienti dal mescolamento delle acque del Banduzzi (e delle Roggia Giarina) da Ovest e della Roggia Castra da N. In queste condizioni di bassa marea le acque dolci si dirigono verso la darsena e si mescolano alle acque salmastre in aree tanto più a Sud quanto maggiore è l’escursione verso il basso della marea. Procedendo sempre verso Est, in corrispondenza del piazzale del si osserva la confluenza della Roggia Castra il cui flusso si dirige verso Ovest ed anche verso Est in condizioni di bassa marea, mentre in condizioni di alta marea si dirige solo verso 06957-003R01E01 pag.61

Ovest o tende a stagnare. Ciò avviene sia per il contrasto delle acque salmastre provenienti dalla darsena, sia anche e soprattutto per il contrasto delle acque salmastre del Banduzzi da Est. Seguendo sempre verso Est il corso del Banduzzi, è possibile osservare, durante diverse fasi della giornata, l’inversione di flusso verso Est (bassa marea) o verso Ovest (alta marea), come ad esempio presso il ponte del reparto cloro-soda (punto 12 in tavola 6). Oltre quest’area il canale devia verso Sud e si giunge alla confluenza con la Roggia Taglio (o fiume Taglio). Da questo punto in avanti il Taglio raggiunge, insieme al Canale, la quota di equilibrio con le fasi di marea. Poco più a Sud è presente l’Idrovora Zamaro (o idrovora Tre Ponti), punto 13 in tavola 6, che regima acque di raccolta interne allo stabilimento ed acque provenienti da una canaletta che raccoglie altre acque dolci esterne allo stabilimento Caffaro, riversandole nel Canale Banduzzi. Più a Sud il canale assume un aspetto rettilineo orientato NNE-SSW e, in corrispondenza del ponte girevole, presenta un ulteriore ramo che si collega alla darsena interna allo stabilimento denominato “canale navigabile”. Proseguendo verso Sud, il canale lambisce gli argini di contenimento della casse di colmata, e poco oltre raccoglie le acque di scolo provenienti dall’Idrovora Belvat, che a sua volta regima le acque provenienti dai due principali rami drenanti del bacino a scolo meccanico di Torviscosa: la Roggia Storta e la canaletta che lambisce ad Ovest le casse di colmata (vd. oltre). Le acque del Canale Banduzzi si immettono nel Fiume Aussa 500 – 600 m ad Est dell’idrovora Belvat, circa 2 km a Sud dello stabilimento (punto F18 in tavola 6). La profondità media del Canale Banduzzi, sulla base di misure batimetriche effettuate oltre dieci anni addietro, si attesta intorno ai 5 m. La realizzazione del Canale Banduzzi è strettamente connessa alla storia dello stabilimento stesso; le modifiche alla geometria del corso d’acqua sono state infatti quasi sempre finalizzate al miglioramento della navigazione da e per l’impianto.

- Canale navigabile e darsena 06957-003R01E01 pag.62

Il “canale navigabile ”, che dalla darsena interna allo stabilimento si collega al Banduzzi, ha subito sostanziali modifiche, oltre che vari dragaggi, in particolare dalla seconda metà degli anni ’50 agli anni ’60. Infatti, sulla base delle informazioni storiche reperite in loco e dall’analisi della cartografia idrografica antecedente alla costruzione dello Stabilimento, risulta evidente che una propaggine del suddetto ramo di canale si prolungava oltre la darsena, sino quasi alla Roggia Zuina, che corre in direzione N-S ad Ovest dello stabilimento. Un’altra sostanziale differenza è data dall’assenza, prima degli anni ‘50, dell’estremità meridionale della darsena ; è assai probabile che il terreno escavato sia stato utilizzato per tombare la propaggine occidentale del canale navigabile.

-CANALI ALIMENTATI ESCLUSIVAMENTE DA RISORGIVE

-Roggia o Fiume Taglio Il Fiume Taglio o Roggia Taglio, osservato lungo la S.S. Triestina in località Tre Ponti (punto F14 in tavola 6) è caratterizzato, a monte della confluenza con i Banduzzi, da elevata velocità e portata e possiede due fossi scolmatori che lo cingono lateralmente. La roggia raccoglie le acque delle risorgive scolmate da un bacino piuttosto ampio, che si sviluppa prevalentemente nelle aree circostanti l’abitato di Castions delle Mura e a NW di Cervignano.

- Roggia Zuina La già più volte citata Roggia Zuina, ad andamento N-S, riceve anch’essa acque di risorgiva e mantiene le caratteristiche di limpidezza anche a Sud dello Stabilimento. In corrispondenza del punto F5 (in tavola 6), ovvero all’intersezione con la Roggia Giarina, sono presenti delle chiuse che sostanzialmente isolano buona parte del quantitativo d’acqua della Zuina dalla Roggia Giarina, che, come è stato già sottolineato, diventa il Canale Banduzzi verso Est. Tuttavia tali chiuse lasciano passare una parte dell’acqua proveniente dalla Zuina verso Est, alimentando, di fatto, anche il Canale Banduzzi, così come si osserva nelle foto allegate alla già citata tavola 6 (allegata). 06957-003R01E01 pag.63

Un altro aspetto importante è rappresentato dalle differenze di quote esistenti tra il pelo libero dall’acqua della Roggia Giarina ed il pelo libero dell’acqua della Roggia Zuina. Come si osserva anche nella tabella sotto riportata, infatti, la quota del pelo libero dell’acqua della Zuina si mantiene al di sopra della quota della Giarina a W e del Banduzzi a E. Di fatto quindi la Zuina è pensile rispetto ai corsi d’acqua limitrofi. Le condizioni di pensilità si mantengono anche più a valle, ad Ovest dello stabilimento Caffaro. Ciò è particolarmente evidente in corrispondenza del punto F2 (tavola 6) ove è presente una chiusa; in questo punto si genera un dislivello marcato tra il pelo liero dell’acqua della roggia verso monte e verso valle. L’acqua si accumula a monte della chiusa sino a raggiungere una quota di –1.00 m dal piano stradale. La chiusa mantiene un minimo vitale verso valle, ma la quota del pelo libero è più bassa di oltre 1 m. Il punto si colloca ad Ovest del confine dello stabilimento Caffaro, lungo la Via Vittorio Veneto. Tale dislivello potrebbe essere all’origine di alcune anomalie piezometriche rilevate all’interno dello stabilimento, ma ancora in fase di studio. Il sistema di chiuse agisce in funzione delle necessità di irrigazione; in particolare, è stato possibile notare come durante il periodo estivo la Roggia Zuina a valle del punto F2 si mantenga ad una quota assai prossima al piano campagna fino alla successiva chiusa ed oltre, disperdendosi progressivamente verso Sud.

-Roggia Castra La Roggia Castra, già citata precedentemente, trae origine anch’essa da acque di risorgiva, ha andamento N-S e raccoglie, poco a Nord dello stabilimento Caffaro, le acque del Canale Riolino. La Roggia Castra, una volta attraversata la Line FS Venezia Trieste, si immette nel Canale Banduzzi (punto F10 in tavola 6) mescolando le acqua dolci di risorgiva con le acque salmastre connesse alle ingressioni di marea. Si genera quindi una sorta di “barriera di acqua dolce”, che, anche grazie al gradiente di immissione della roggia, impedisce alle acque salmastre di risalire oltre tale punto lungo il Banduzzi. 06957-003R01E01 pag.64

-Roggia Giarina La Roggia Giarina è, procedendo da Ovest verso Est, il primo immissario del bacino a scolo meccanico che riguarda direttamente l’area di Torviscosa. Anche questa roggia è originata dalla regimazione delle acque di “troppo pieno” delle risorgive e, dopo un tragitto N-S si innesta nel bacino a scolo meccanico poco più ad Est del punto in cui la S.S. Triestina si dirama dalla Linea ferroviaria (punto F23 in tavola 6). Da qui la Roggia Giarina assume un andamento W-E, raggiungendo poi lo spigolo NW dello stabilimento Caffaro (punto F4), da cui assume la denominazione di Canale Banduzzi. Come già più volte accennato solo a partire dal punto in cui il Banduzzi si interseca con la darsena inizia ad avvenire una contaminazione con acque salmastre. Conseguentemente, tutto il tracciato della Roggia Giarina è caratterizzato dalla presenza di acque dolci.

-Fosso di scolo Via dei Banduzzi Si tratta di un piccolo fosso che funge da raccolta di acque meteoriche e di “troppo pieno” dei canali principali di risorgiva (Zuina, Castra e Taglio), che scorre in direzione W-E a Nord dello Stabilimento Caffaro. Le acque di tale fosso sono regimate da un piccolo impianto idrovoro dello stabilimento, che impedisce l’allagamento di una fascia a Nord della ferrovia in caso di precipitazioni intense.

Da quanto sopra esposto, nessuno dei 3 principali immissari provenienti da acque di risorgiva giunge all’interno del bacino a scolo meccanico; anche la Zuina, che lo attraversa da N a S si mantiene pensile e non si mescola quindi direttamente alle acque regimate dalle idrovore.

- ASTE DRENANTI DEL BACINO A SCOLO MECCANICO -Canaletta lato Sud e lambente casse di colmata Da una derivazione della Zuina trae alimentazione la “canaletta” che cinge la strada sterrata a Sud dello stabilimento e che bruscamente devia verso Sud in corrispondenza di Villa Diotti. La medesima “canaletta”, che lambisce poi ad ovest le casse di colmata, è in parte alimentata dall’affioramento della falda e confluisce 06957-003R01E01 pag.65

nella Roggia Storta, quindi, per azione dell’idrovora Belvat, nel Banduzzi. La “canaletta”, caratterizzata da caratteristiche organolettiche anomale, è stata oggetto di uno studio di approfondimento [10], finalizzato al Piano di caratterizzazione ambientale delle discariche e delle casse di colmata, vista anche la vicinanza a situazioni di potenziale contaminazione. In considerazione della quota di incisione di tale canaletta, è chiaro che essa costituisce, dopo la Roggia Storta, il secondo asse di drenaggio del bacino a scolo meccanico regimato dall’Idrovora Belvat. La particolare situazione litostratigrafica presente lungo il profilo della canaletta (si veda sezione E in tavola 5) determina la possibilità che parte della stessa incida il primo acquifero, convogliando verso l’Idrovora anche le acque della prima falda. Le casse di colmata [10], ormai inutilizzate, sono rappresentate da tre vasche originariamente impiegate per la raccolta delle acque di smaltimento. Delle tre vasche, attualmente, solo quella centrale contiene acqua (di probabile origine meteorica).

- Roggia Storta – Roggia Roncali La Roggia Storta, che taglia trasversalmente, in direzione NW-SE, i campi coltivati a Sud dello stabilimento, rappresenta per ampiezza ed estensione il principale ramo drenante del bacino a scolo meccanico Belvat e quindi del bacino di Torviscosa. La Roggia Storta rappresenta di fatto la prosecuzione verso Sud-Est della Roggia Roncali. La denominazione cambia a partire dall’intersezione con la Roggia Zuina e con Via Vittorio Veneto (punto F21 in tavola 6). La Roggia Roncali, a sua volta, nasce raccogliendo acque di sgrondo di canali presenti all’estremità NW del bacino a scolo meccanico (punto F22) e prosegue verso Sud Est lambendo l’abitato di Malisana presso Villa Maddalena. A seguito del rilievo effettuato, non essendo stata riscontrata la presenza di apporti idrici superficiali da monte, si ritiene che raccolga sostanzialmente acque di prima falda, oltre che apporti meteorici. 06957-003R01E01 pag.66

Per approfondire il dettaglio nella conoscenza dei parametri idraulici dei canali e delle rogge descritte, è stata programmata ed eseguita una campagna di misura dei livelli idrici. Tutti i punti di misura sono stati quotati e georeferenziati mediante un rilievo planialtimetrico eseguito dalla Società GEOSTAT di Padova, le cui schede monografiche sono riportate in allegato. Nella tavola dell’idrografia superficiale allegata (tavola 6), viene riportata la precisa ubicazione delle 22 stazioni di misura istituite. In relazione al forte controllo esercitato dalle oscillazioni della marea sui livelli idrici di interesse, le misure sono state ripetute in diversi momenti della giornata. Si è cercato, in particolare, di ottenere una misura temporalmente prossima ad un periodo di massima ed una misura prossima ad un periodo di minima marea. Come verrà successivamente descritto, è comunque in fase di completamento un “protocollo” per l’esecuzione di letture regolari in funzione delle previsioni di marea e dei relativi tempi di ritardo in corrispondenza di determinati punti di misura. Nella tabella che segue (tab. 6.1) sono presentati i dati raccolti.

CANALI DI RISORGIVA

20/04/2004 21/04/2004 Quota punto di X (G.B.) Y (G.B.) Località rif. misura livello acqua livello acqua (m s.l.m.) (metri sul livello del mare) (metri sul livello del mare) mattina Pomeriggio delta mattina pomeriggio delta Chiusa Roggia Zuina-Giarina- 2386430 5076126 3,527 1,327 Banduzzi (lato W) Chiusa Roggia Zuina-Giarina 2386417 5076133 2,705 0,385 (lato W) Chiusa Roggia Zuina-Giarina- 2386442 5076129 2,809 0,389 Banduzzi (lato E) Roggia Zuina 2386424 5076011 2,524 1,324 (ponte Ristoro) Roggia Zuina - Chiusa Germani 2386403 5075721 2,378 1,338 1,458 1,308 0,15 (lato N) Roggia Zuina - Chiusa Germani 2386403 5075718 2,395 0,475 0,615 0,475 0,14 (lato S) 06957-003R01E01 pag.67

Roggia Zuina - Chiusa Barcata 2386379 5075324 2,192 0,252 (lato N) Roggia Zuina - Chiusa Barcata 2386379 5075324 2,192 0,252 (lato S) Roggia Storta - 2386344 5074438 -1,045 -2,565 Roggia Zuina Roggia Roncali - 2385130 5075574 2,41 -0,14 Malisana Roggia Giarina 2384733 5076307 3,892 1,602

LIVELLI INFLUENZATI DA MAREE E DALLE IDROVORE

20/04/2004 21/04/2004 Quota punto di X (G.B.) Y (G.B.) Località rif. misura livello acqua livello acqua (m s.l.m.) (metri sul livello del mare) (metri sul livello del mare) mattina Pomeriggio delta mattina pomeriggio delta Ponte Roggia Storta (zona 2387437 5073664 0,667 -2,423 -2,613 0,19 -2,413 -2,413 0 Belvat) "Canaletta" (zona 2387691 5075266 -0,217 -1,307 -1,337 0,03 villa Diotti) "canaletta" (zona -0,3 -2,68 -2,77 0,09 casse di colmata) Canale Navigabile 2388050 5075523 2,547 0,447 0,077 0,37 - Ponte Girevole Canale Banduzzi 2388226 5075886 2,636 0,416 0,016 0,4 -0,264 0,266 0,53 (area Zamaro) Canale Interno 2388210 5075893 1,446 -0,484 -0,424 0,06 -0,334 -0,484 0,15 (zona Zamaro) Canale Banduzzi (area Cloro - 2387781 5976062 2,81 0,4 0,04 0,36 Soda) Canale Banduzzi (ponte pedonale 2387116 5076091 1,493 0,413 0,083 0,33 -0,177 0,303 0,48 SPIN) Canale Banduzzi (ponte ferroviario 2387083 5076101 3,089 0,469 0,109 0,36 SPIN) Idrovora Belvat - 2387500 5073509 -0,009 -2,579 -2,589 0,01 -2,409 -2,409 0 lato Roggia Storta Idrovora Belvat - lato Canale 2387529 5073503 2,293 0,443 0,293 0,15 -0,107 0,363 0,47 Banduzzi Tabella 6.1: livelli idrici misurati nelle rogge e nei canali del sistema di scolo meccanico.

Per quanto riguarda i canali alimentati da risorgive o da prima falda, le misure effettuate hanno consentito di verificare la presenza di 3 differenti classi di livelli: 06957-003R01E01 pag.68

1) Quote comprese tra 1.30 e 1.60 m s.l.m.: - livelli della Roggia Zuina a monte della chiusa di cui al punto F3(circa 1.33 m s.l.m); - livello della Roggia Giarina all’innesto nel bacino (estremità NW  1.60 m s.l.m.) 2) Quote comprese tra 0.25 e 0.50 m s.l.m. circa: - livello della roggia giarina all’intersezione con la Roggia Zuina al punto F4( circa 0.39 m s.l.m); - livello del Canale Banduzzi al suo inizio, dopo le chiuse con la Zuina (circa 0.39 m s.l.m - roggia Zuina a valle della chiusa di cui al punto F3 (circa 0.47 m s.l.m) - roggia Zuina presso la chiusa all’intersezione con strada Barcata di cui al punto F1 (circa 0.25 m s.l.m.). 3) Quote prossime al medio mare: - Roggia Roncali al suo inizio (punto F23 circa -0.14 m s.l.m.)

La differenza rilevata presso la Roggia Zuina tra due misure effettuate in due momenti differenti potrebbe essere ricollegato ad una diversa alimentazione da monte. Queste differenti classi di livello assumono particolare importanza dal punto di vista dei rapporti con la prima falda, così come verrà diffusamente descritto in seguito.

Il “delta” espresso nella seconda parte della tabella, rappresenta invece l’escursione, in valore assoluto, tra due misure fatte, nell’arco della stessa giornata, in un momento rispettivamente di bassa e di alta marea. Le massime escursioni registrate sono dell’ordine dei 50 centimetri. Il canale che maggiormente risente delle oscillazioni di marea è il Banduzzi. L’aspetto più appariscente riguarda la risposta pressochè immediata che si rileva anche a distanze di alcuni chilometri tra differenti picchi di marea, come si osserva dal confronto tra F17 (Idrovora Belvat) ed il F12 (Canale Banduzzi in area cloro-soda). Si tratta comunque di temi che verranno adeguatamente approfonditi nel capitolo riguardante l’azione delle maree. In questa seconda parte della tabella sono invece riconoscibili due classi di livelli idrici: 06957-003R01E01 pag.69

- Canale Banduzzi a valle del ponte SPIN , avente livelli condizionati direttamente dalle oscillazioni della marea con oscillazioni rilevate direttamente di ± 30 cm rispetto al medio mare (ma presumibilmente anche maggiori in corrispondenza dei picchi di marea – si veda paragrafo 8.3.1.3.); - Quote comprese tra –1.30 e –2.70 m s.l.m. (canaletta lambente lato Sud stabilimento e lambente casse di colmata e Roggia Storta) - livelli regimati dalle idrovore.

6.4 Idrovore

Le idrovore hanno il compito di permettere lo sgrondo e il sollevamento delle acque meteoriche, che altrimenti non potrebbero essere scaricate a mare. La prevalenza che questi macchinari devono avere per scaricare i volumi d’acqua in laguna, sono dell’ordine dei 7-9 metri. Nel territorio che interessa i comuni di Torviscosa, Cervignano del Friuli e Terzo di Aquileia, per far fronte all’allargamento della zona da sottoporre a scolo meccanico, è in progetto la costruzione di nuovi canali (per una lunghezza totale di 61 km) e di realizzare tre nuovi impianti idrovori. Come già sottolineato nel paragrafo precedente, l’area di interesse per il presente studio è situata all’interno del comparto del Corno, nel bacino Famula e, in particolare, nel sottobacino Belvat, dal nome della già citata idrovora. Nell’area di interesse sono allo stato attuale attive le seguenti idrovore: • L’ Idrovora Zamaro (“Idrovora Tre Ponti” prima della costruzione dello Stabilimento Caffaro), ubicata all’interno dell’impianto (si veda tavola 6), che, come già accennato, regima le acque di una canaletta interna allo stabilimento e di un altro fosso di scolo che raccoglie le acque di un piccolo bacino esterno allo stabilimento. Le acque emunte vengono scaricate nel Canale Banduzzi. • L’ Idrovora Belvat che, ubicata circa 2 km a Sud dell’impianto, ha la funzione di regimare le acque della Roggia Storta e della Canaletta in prossimità della loro immissione nel Canale Banduzzi e, più ad Est, della conluenza con il Fiume Aussa. 06957-003R01E01 pag.70

Esiste poi una piccola pompa idrovora che regima le acque del fosso di Via dei Banduzzi, di cui si è parlato nel precedente paragrafo; questo impianto tuttavia riveste scarsa importanza ai fini dell’incidenza sul reticolo idrografico nell’area in oggetto.

Nella tabella che segue (tab. 6.2) sono sintetizzate le principali caratteristiche delle idrovore presenti nel territorio di interesse.

Superficie Portata kWh consumati Dislivello Idrovora Sottobacino bacino (ha) Massima medio (m) 2002 2003 (l/s) Zamaro Banduzzi 82 170 n.d. n.d. n.d. Belvat Belvat 1.100 11.100 268000 196800 2.4 Nogaredo 1.287 6.700 147200 75200 2.2 Famula o Famula Planais Planais 865 8.500 94000 66800 2.7 Tabella 6.2: caratteristiche delle idrovore attive nell’area di interesse.

L’ idrovora Belvat , con 11.100 l/s di portata massima, rappresenta l’impianto di sollevamento più importante nell’area di interesse. Nella Belvat sono installati 5 gruppi di pompe, con portate rispettive di 3000, 3400, 1900, 2000, 800 litri al secondo. Sulla base dei dati reperiti per gli ultimi 2 anni i 5 gruppi funzionano contemporaneamente. L’idrovora è collocata immediatamente a valle della confluenza della canaletta lambente le casse di colmata e la Roggia Storta (si veda tavola 6); le pompe entrano in funzione automaticamente non appena il livello dell’acqua della Roggia Storta supera la quota di –2.50 m s.l.m. Generalmente la durata di emungimento, in condizioni non eccezionali (piovosità intensa, venti di scirocco, ecc.) non supera le due ore.

6.5 Azione delle maree

L’area di Torviscosa dista circa circa 7 km dalla Laguna e circa 12 km dal mare aperto. 06957-003R01E01 pag.71

In conseguenza delle quote medie del piano campagna, in larga parte inferiori o assai prossime al livello medio del mare, l’intrusione salina e l’azione delle maree si risente direttamente, anche grazie alle direttrici preferenziali rappresentate dai canali navigabili. Le maree, come noto, sono determinate da cause astronomiche, ma sono largamente influenzate anche dalle modalità con cui le onde di marea, estremamente lunghe, si muovono dentro e fuori i bacini più o meno aperti. Generalmente nel Mare Mediterraneo le escursioni di marea non superano qualche decimetro, ma nella parte settentrionale del Mare Adriatico si manifestano anomalie marcate, con oscillazioni anche superiori al metro. In assenza di anomalie, le maree più accentuate si verificano in condizioni sigiziali (ovvero di allineamento Sole-Terra-Luna), mentre sono meno elevate in condizioni di quadratura (ovvero con Sole-Terra-Luna ad angolo retto). Il Golfo di Trieste e, di riflesso, la Laguna di Grado e Marano, sono tra l’altro continuamente interessati da fattori di disturbo che provocano delle oscillazioni libere del livello del mare, noti come sesse. Le cause che provocano le sesse vanno ricercate nel susseguirsi di venti e depressioni atmosferiche. Le sesse determinano un elevato fattore di incertezza nelle previsioni di marea. I fenomeni di acqua alta, strettamente legati all’azione delle maree e delle sesse sono noti maggiormente nella Laguna di Venezia, ma sono frequenti anche nella Laguna di Grado e Marano. Tali anomalie mareali si verificano al concorrere di varie cause: - venti di scirocco che addensano l’acqua dell’Adriatico alla sua estremità settentrionale. Si consideri che per una velocità del vento di scirocco pari a 10 km/h si stima un innalzamento di 20 cm del livello del mare e che si può avere un sollevamento massimo dovuto esclusivamente allo scirocco pari a 90 cm; - maree sigiziali; - sesse in condizioni di risonanza; - bassa pressione atmosferica sull’Adriatico settentrionale (può determinare un sollevamento di 20 cm) In concomitanza dell’alluvione del 1966, si sfiorò un sollevamento di 200 cm sul livello medio del mare per la concomitanza di sesse e di vento di scirocco. Tale evento, sulla base di calcoli probabilistici ha un tempo di ritorno di 164 anni. 06957-003R01E01 pag.72

6.5.1 Previsioni di marea nell’area di Torviscosa

La previsione di marea per il golfo di Trieste sono effettuate dal Dipartimento di Scienze della Terra - Oceanografia e Meteorologia dell’Università degli Studi di Trieste.

Dall’analisi delle informazioni ivi reperibili sono emersi i seguenti aspetti di interesse per l’area in oggetto: 1. Il periodo delle maree per la costa friulana è mediamente di 6 ore, ovvero la marea astronomica è prevalentemente semidiurna. 2. La massima ampiezza della marea astronomica possibile a Trieste è 0.81 m sopra o sotto il livello medio. 3. La propagazione della marea lungo la costa in questa zona avviene in senso antiorario. 4. L'ampiezza della marea si riduce con la distanza da Trieste ed all'interno delle lagune.

E’ stata inoltre calcolata la differenza di tempo con cui l'alta o la bassa marea si manifesta in punti diversi lungo la costa, specificando anche il ritardo in corrispondenza della darsena della Caffaro. Grazie a tali calcoli il dipartimento ha stabilito per la darsena Caffaro , con riferimento alle previsioni di Trieste, i seguenti parametri: Tempo di ritardo fase di marea = 60 min: Percentuale dell'altezza di marea =100% Grazie a tali calcoli ed all’analisi dei grafici che forniscono le previsioni di marea per Trieste, con altezze in centimetri e tempo espresso in ora solare è possibile prevedere (trascurando tutte le altre cause di variazioni del livello del mare) per un dato giorno l’orario e il livello delle maree semidiurne a Trieste e quindi nella darsena di Torviscosa. Dallo studio effettuato sui dati è stato possibile concludere che ogni giorno si verifica un ritardo di marea di circa 50 minuti rispetto al giorno precedente e che per l’area 06957-003R01E01 pag.73

di interesse il minimo di marea si verifica nel pomeriggio d’inverno e a notte inoltrata/alba in estate.

7. IDROGEOLOGIA

7.1 Generalità

Si distinguono, anche dal punto di vista idrogeologico, un’Alta e una Bassa Pianura Friulana, con caratteristiche geologiche ed idrogeologiche differenti, ma con una dinamica comune. L’Alta Pianura, costituita come già descritto da una successione piuttosto eterogenea di depositi di origine fluvio-glaciale prevalentemente ghiaiosi e caratterizzati da valori di conducibilità idraulica anche molto elevati, è sede di un importante falda freatica, che viene costantemente alimentata sia dalle acque di precipitazione meteorica, sia da quelle in arrivo dai grandi corsi d’acqua qui presenti (Tagliamento, Isonzo, Torre, Natisone, Cellina e Meduna). La direzione del flusso idrico sotterraneo si mantiene, a scala regionale, sulla direzione Nord – Sud caratteristica per questi settori di pianura. La Bassa Pianura, invece, è caratterizzata da un progressivo aumento, spostandosi verso Sud, degli orizzonti granulometricamente più fini e caratterizzati da una conducibilità idraulica minore, che diventano via via predominanti rispetto ai livelli ghiaioso-sabbiosi comunque ancora ben rappresentati. In questo settore diventa predominante la regimazione delle acque superficiali e la loro interazione con la prima falda. La figura (fig. 7.1) tratta da una pubblicazione del CNR – Istituto di ricerca sulle Acque dal titolo “La falda freatica nell’Alta Pianura friulana”, redatta da Stefanini (1978), propone l’andamento della linea delle risorgive a scala regionale. Come si può osservare la linea delle risorgive passa a sud degli abitati di , Castions, Palmanova ed Aiello; dista circa sei chilometri in direzione Nord dallo Stabilimento Caffaro di Torviscosa. 06957-003R01E01 pag.74

Figura 7.1: carta delle isofreatiche dell’alta pianura friulana (Stefanini, 1978).

A valle della linea delle risorgive gli acquiferi principali, di norma artesiani, sono ospitati negli orizzonti permeabili costituiti dai depositi sabbioso-ghiaiosi, confinati al tetto ed al letto dagli orizzonti impermeabili già descritti. Le falde artesiane ospitate nella Bassa Pianura friulana, verrebbero direttamente alimentate, da Nord, dalle acque dell’acquifero freatico dell’Alta Pianura friulana. I due sistemi, anche se differenti per caratteristiche stratigrafiche e, in parte, per genesi, presenterebbero quindi una dinamica comune, rimanendo fortemente vincolati l’uno con l’altro. 06957-003R01E01 pag.75

Stefanini & Cucchi (1977) individuano, per la Bassa Pianura, almeno otto acquiferi profondi. Nella tabella che segue (tab. 7.1) viene riproposta la classificazione introdotta dagli autori.

ACQUIFERO Profondità Minima (m dal lmm) Profondità Massima (m da lmm) A 20 80 B 70 130 C 110 150 D 120 175 F 160 210 G 230 260 H 265 295 I Non definita Non definita

Tabella 7.1: schematizzazione idrogeologica della Bassa Pianura Friulana

Sulla base dei dati bibliografici e di tutti quelli direttamente acquisiti dalle campagne geognostiche eseguite nel sito di Torviscosa da Caffaro S.p.A, l’assetto idrogeologico caratteristico di questo settore della Bassa Pianura Friulana è stato affinato e, con riferimento allo schema litostratigrafico riportato in figura 4.7, può essere descritto come segue. I primi venti metri della successione stratigrafica ospitano una falda freatica o semi- artesiana, che presenta una soggiacenza compresa tra gli 0.5 e i 2 metri. Secondo quanto riportato dalla letteratura, le linee di flusso della falda dovrebbero essere approssimativamente orientate da Nord a Sud. Non vengono escluse variazioni locali, dovute alla presenza di corpi idrici superficiali che potrebbero fungere da dispersori o da ricettori. La suddetta falda interesserebbe, senza soluzione di continuità, i sedimenti sabbiosi- ghiaiosi ( Lente di Torviscosa ) posti al di sopra di un livello impermeabile limoso- argilloso, il cui tetto è presente, a quote variabili, tra i 15 e i 30 metri circa dal piano campagna e che separa la falda freatica superficiale dalle falde artesiane sottostanti.

Dalla sintesi di tutti i dati a disposizione, è possibile schematizzare l’assetto idrogeologico dell’area in oggetto come segue: 06957-003R01E01 pag.76

Profondità Denominazione Stefanini & Acquifero Tipologia indicativa adottata Cucchi (1977) (m da p.c.) Livello impermeabile superficiale S2 (discontinuo) Falda superficiale Freatico - 0,5 ÷ 22 Prima Falda - (Primo Acquifero) Semiartesiano (localmente -30) S3-S4 1° Acquitardo Artesiano 25 ÷ 30 A1 A Orizzonte impermeabile intermedio Secondo Acquifero Artesiano 35 ÷ 40 A2 A Orizzonte impermeabile intermedio Artesiano 45 ÷ 65 A3 A 2° Acquitardo Terzo Acquifero Artesiano 70 ÷ 110 B B 3° Acquitardo

Figura 7.2: schematizzazione idrogeologica degli acquiferi presenti nella Bassa Pianura Friulana

Questo nuovo schema idrogeologico riprende nella sostanza la classificazione e le denominazioni adottate in bibliografia, giungendo ad un affinamento specifico per l’area di Torviscosa. La schematizzazione di questa nuova suddivisione idrogeologica (riportata in figura 7.2) rappresenta la diretta conseguenza dello schema dei rapporti stratigrafici (fig. 4.7), proposto come conclusione ai capitoli di inquadramento geologico – stratigrafico del presente elaborato. Le profondità indicative proposte per i diversi orizzonti, si riferiscono alla situazione stratigrafica caratteristica dell’area di pertinenza dello stabilimento Caffaro di Torviscosa (ricostruita sulla base delle verticali geognostiche eseguite e, per le profondità maggiori, delle stratigrafie dei 24 pozzi qui presenti).

Il livello impermeabile superficiale S2, costituito da limi di origine palustre, non è presente in modo continuo su tutta l’area di interesse, è infatti assente a nord dello stabilimento Caffaro di Torviscosa. L’orizzonte “A1”, in realtà, sarebbe rappresentato da un insieme di lenti, di spessore e continuità laterale difficilmente quantificabili, racchiuse all’interno del potente livello 06957-003R01E01 pag.77

impermeabile che isolerebbe la Prima falda freatica dai sottostanti acquiferi artesiani. Gli orizzonti definiti come “impermeabile intermedio” , che dividerebbero il secondo acquifero nei livelli A1, A2 ed A3, presenterebbero uno spessore ed una continuità laterale non omogenei, risultando localmente probabilmente assenti (in particolare, spostandosi verso nord, verso la linea delle risorgive, la divisione nei tre orizzonti A1, A2 ed A3 verrebbe completamente a mancare). La Prima Falda e, in parte, il primo acquifero artesiano A1, sono isolati rispetto alla falda freatica dell’Alta Pianura Friulana, (l’alimentazione avviene indirettamente attraverso le acque in circolazione superficiale, fiumi di risorgiva ).

Gli acquiferi del secondo (A2 e A3) e del terzo complesso (B), sono direttamente alimentati dalla falda freatica dell’Alta Pianura (la stessa che alimenta la Linea delle Risorgive). Di più difficile identificazione, invece, rimangono i rapporti esistenti tra gli acquiferi dell’Alta Pianura e i complessi più profondi della Bassa Pianura Friulana. In relazione alle finalità di questo studio, non sembra necessario investigare, con un dettaglio diverso da quello della bibliografia di riferimento, l’assetto idrogeologico caratteristico degli orizzonti più profondi (C ÷ I, collocabili a partire dai 110 metri di profondità). Questa scelta, inoltre, è condizionata dalla mancanza di una banca dati in grado di fornire le necessarie caratteristiche stratigrafiche ed idrogeologiche di questi orizzonti profondi.

Il gradiente idraulico può essere stimato per analogia dalle indicazioni contenute nello studio eseguito dal CNR “Indagine sulle falde acquifere profonde della Pianura Padana”. Prendendo a riferimento la cartografia allegata allo studio in oggetto, si ottengono valori di gradiente idraulico compresi tra circa 0.0005 e 0.001. Altri autori (Stefanini e Cucchi, 1977) stimano che il gradiente naturale dell’acquifero in questione sia dell’ordine dello 0.4 per mille o inferiore. Gli acquiferi in oggetto si estendono al di sotto della Bassa Pianura Friulana fino a penetrare nella laguna di Grado e Marano e da qui disperdersi nel Mare Adriatico. 06957-003R01E01 pag.78

7.1.1 Caratteristiche chimico-fisiche naturali delle acque

Dal punto di vista del chimismo delle acque occorre sottolineare che i dati bibliografici disponibili (Cucchi et al.) si riferiscono esclusivamente a contesti presenti molto a monte dell’area in oggetto e, sostanzialmente, riferiscono le caratteristiche chimico-fisiche delle acque degli artesiani più profondi dell’area in oggetto alle alimentazioni dei fiumi Tagliamento, Isonzo e Torre. I dati raccolti durante le indagini ambientali effettuate nell’area dello Stabilimento Caffaro di Torviscosa sono prevalentemente riferite alla prima falda, le cui caratteristiche chimico-fisiche sono influenzate essenzialmente dalla contaminazione antropica, che ne falsa i parametri naturali e dal cuneo di intrusione salina, che le configura come acque salmastre. Tenendo conto di tutte queste premesse è possibile attribuire indicativamente i seguenti valori ai parametri chimico-fisici delle acque di prima falda, desunti da campionamenti effettuati in piezometri non contaminati prossimi al Canale Banduzzi:

Parametro Valore Unità di misura Temperatura 12,5-13.5 °C COD 10 mg/l TOC 4,5 mg/l Cond. 20°C 7,2 mS/cm pH 6,1 Eh -199 mV H2S 1 mg/l Cloruri 2000 mg/l Tabella 7.2: parametri chimico – fisici rilevati per le acque di prima falda (in prossimità del Canale Banduzzi)

Sulla base di determinazioni analitiche effettuate in aree anche lontane da potenziali fonti di contaminazione è emersa una diffusa presenza di ferro e di manganese sia nelle acque superficiali, sia nelle acque di prima falda. Le elevate concentrazioni di questi metalli sono direttamente correlabili sia ai bassi valori del potenziale di ossidoriduzione Eh registrati, sia alla diffusa presenza di livelli torbosi tipici di ambiente anossico. La contaminazione determina concentrazioni superiori anche di un ordine di grandezza rispetto ai limiti imposti dalla normativa vigente sulle acque sotterranee (D.M. 471/99). 06957-003R01E01 pag.79

E’ in fase di ultimazione uno studio condotto da ARPA Friuli Venezia Giulia per approfondire tali aspetti e ricercare eventuali cause. Per quanto riguarda le caratteristiche chimico fisiche degli acquiferi più profondi, sono scarsi i dati disponibili dalla caratterizzazione ambientale. In generale il primo acquifero artesiano (cfr. A1) sembra caratterizzato dalla presenza di idrogeno solforato. Si tratta di un dato che trova immediato riscontro organolettico durante l’esecuzione di perforazioni che intercettano il primo acquifero a profondità superiori a 30 m. Sulla base di alcune perizie effettuate a valle delle discariche di ceneri dello stabilimento (cfr. Carniel et al.. – Proc. 6081/97) la presenza di questi composti sarebbe il risultato di reazioni redox a carico della materia organica (tra l’altro abbondante, vista la presenza di torbe) e di solfato disciolto, cui farebbe seguito la produzione di H 2S e CH 4. La presenza di acque sulfuree come componente naturale è stata documentata anche in studi precedenti, riguardanti alcuni pozzi artesiani a Malisana. I dati analitici disponibili per tale acquifero sono riferiti a piezometri profondi finalizzati al monitoraggio piezometrico delle discariche di ceneri dello Stabilimento Caffaro e possono essere così riassunti:

Parametro Valore Unità di misura Temperatura 11,3 °C COD 12 mg/l TOC 1,8 mg/l Cond. 20°C 0,4 mS/cm pH 7,1 Eh -170 mV H2S 1 - 2 mg/l Cloruri 2,6 mg/l Tabella 7.3: parametri chimico – fisici rilevati per le acque profonde (in prossimità di Malisana) 06957-003R01E01 pag.80

7.1.2 Valutazione delle portate in circolazione idrica sotterranea profonda

La Prima Falda (Lente di Torviscosa), come verrà diffusamente descritto oltre, risulta essenzialmente alimentata: dalle piogge, dal reticolo idrografico superficiale (fiumi di risorgiva) e dalle maree (che nel sito di Torviscosa risalgono nella darsena e nel canale navigabile qui presenti). Gli Acquiferi artesiani profondi, invece, risultano direttamente alimentati da Nord dalle acque della falda freatica dell’Alta Pianura Friulana. Gli apporti legati alle piogge e al reticolo idrografico superficiale dovrebbero essere, per questi contesti, del tutto subordinati. I valori complessivi di portata, valutati da vari autori per l’intera estensione della Bassa Pianura Friulana (43 km circa di sviluppo in direzione est-ovest), sarebbero quantificabili nell’ordine degli 80 – 100 m 3/s. La portata media complessiva delle risorgive, che rappresentano l’emergenza di “troppo pieno” della falda freatica dell’Alta Pianura, nella sola zona della provincia di Udine (compresa fra Tagliamento e Torre), può essere stimata nell’ordine dei 70 m3/s, con massimi di 115 m 3/s e minimi di 35 m 3/s in funzione del regime di magra o di piena. La valutazione delle portate reali degli acquiferi in oggetto risulta comunque estremamente problematica, data la mancanza di informazioni sugli emungimenti operati dal complesso dei pozzi presenti nella bassa pianura friulana. Un valido contributo alla definizione del bilancio idrologico dell’area in esame, può essere ottenuto da quanto presentato in “ Valutazione preliminare del volume di acqua estratta annualmente in Provincia di Udine dal sottosuolo della Bassa Pianura Friulana” (Granati et al., 2000). In questo lavoro sono stati censiti ed analizzati i dati relativi a circa 12.000 pozzi pubblici e privati, distribuiti nel contesto della Bassa Pianura Friulana. Di questi, 236 pozzi sono ubicati nel territorio comunale di Torviscosa. Gli autori hanno stimato in 701 milioni di metri cubi, il quantitativo annuo d’acqua complessivamente emunto dal sottosuolo, con portate per chilometro quadrato variabili tra i 0.89 e i 146.7 l/s. In totale la portata dei pozzi censiti è stata stimata in 22.000 l/s. 06957-003R01E01 pag.81

Non tutti gli orizzonti acquiferi, in realtà, sono sfruttati in uguale misura: nella tabella che segue (tab. 7.4) sono sintetizzate le percentuali di acqua estratte alle diverse profondità, dai diversi acquiferi.

Profondità pozzi (m) Quantitativo di acqua estratta (%) < 10 22 10 < p < 40 36 80 < p < 120 24 > 120 12

Tabella 7.4: percentuali di acqua estratte alle diverse profondità

Nel solo territorio comunale di Torviscosa si emungono per uso industriale, 52.98 milioni di metri cubi di acqua all’anno, con portate complessivamente stimate in 1680 l/s. Di questi, il 78.1% è captato da profondità comprese tra i 70 e i 120 metri. I pozzi dello stabilimento Caffaro rientrano, almeno in parte, in questi contesti. Dall’analisi delle stratigrafie dei pozzi Caffaro, si può affermare, in modo indicativo, che i tratti finestrati degli stessi si distribuiscano in corrispondenza dei livelli acquiferi A2, A3 e B. E’ importante sottolineare subito come i quantitativi emunti dalla Caffaro, rappresentino la quasi totalità dell’acqua captata ad uso industriale dal territorio di Torviscosa (24 pozzi dei 28 censiti sono di pertinenza Caffaro). Sulla base di osservazioni condotte in alcuni dei pozzi della Caffaro all’atto della perforazione (1960 – 1961), la risalienza della falda artesiana in oggetto nei pozzi, in condizioni statiche, è stimabile in pochi metri (circa 3.0 - 6.0 m). Pur con questa modesta prevalenza, le portate emunte dai pozzi sono cospicue (complessivamente 5750 m 3/h), a testimonianza della notevole potenzialità dell’acquifero in questione. La conducibilità idraulica e la trasmissività degli acquiferi investigati è quindi molto elevata, ed inoltre le evidenze confermano che si tratta di un acquifero in moto, con una ricarica continua e sensibile. 06957-003R01E01 pag.82

7.2 Unità idrogeologiche – classi di permeabilità

Sulla base delle considerazioni di carattere litostratigrafico sopra elencate, con particolare riferimento allo “ schema dei rapporti stratigrafici” proposto (fig. 4.7), è possibile ricostruire un modello idrogeologico a più strati, ad ognuno dei quali attribuire un coefficiente di permeabilità k di riferimento. La conducibilità idraulica caratteristica di ognuno degli orizzonti riconosciuti, è definibile sia sulla base delle risultanze delle prove di conducibilità idraulica (Lefranc) eseguite in sito o delle prove di conducibilità idraulica eseguite in laboratorio su campioni indisturbati; sia, per quegli orizzonti non direttamente interessati da prove di permeabilità, sulla base di esperienze maturate in contesti litologici analoghi. Il maggior numero di dati sperimentali a disposizione corrisponde, come accennato alle indagini eseguite nell’area dello Stabilimento Caffaro ed a profondità limitate alla prima falda. Nella tabella che segue (Celico et al., 1988) sono sintetizzati i valori di conducibilità idraulica (m/s), caratteristici per le diverse classi granulometriche.

Classe granulometrica Conducibilità idraulica (m/s) Ghiaia 1 > k > 10 -3 Sabbia 10 -2 > k > 10 -5 Sabbia siltosa 10 -3 > k > 10 -7 Depositi limosi 10 -5 > k > 10 -9 Depositi argillosi 10 -9 > k > 10 -12 Tabella 7.4: conducibilità idraulica caratteristica per le diverse classi granulometriche.

7.2.1 Orizzonte S1, materiali di riporto

La quasi totalità dell’area dello stabilimento Caffaro e, ovviamente, i centri abitati, sono ricoperti da un orizzonte costituito da ghiaia medio-grossolana, con subordinata sabbia e limo ( S1 ). Non sono state eseguite prove di conducibilità idraulica direttamente in materiali riferibili a questo orizzonte. La conducibilità idraulica di questo orizzonte può essere valutata come mediamente elevata: K =10 -3 ÷ 10 -4 m/s. La trasmissività di questo orizzonte può essere valutata in: 10 -4 m 2/s. 06957-003R01E01 pag.83

7.2.2 Orizzonte S2, limi argillosi superficiali

La Prima Falda è, nella quasi totalità dell’area di interesse, limitata a tetto da un ridotto spessore di materiale limoso – argilloso che determina, localmente, il carattere semi-freatico della Prima Falda stessa. Sono state eseguite anche alcune prove di conducibilità idraulica direttamente in materiali riferibili a questo orizzonte, su campioni indisturbati prelevati durante l’esecuzione di alcuni pozzetti esplorativi in aree interne allo stabilimento ( S2 ) . I valori ottenuti di collocano nel seguente intervallo: K =10 -8 ÷ 10 -10 m/s. tipico di terreni a permeabilità bassa o molto bassa La trasmissività di questo orizzonte può essere valutata in: 10 -8 m 2/s.

7.2.3 Orizzonte S3, ghiaie

Le ghiaie che costituiscono i livelli più superficiali ( S3 ) della “ Lente di Torviscosa”, sono state interessate, nel corso delle campagne d’indagine ad oggi realizzate, da numerosi sondaggi verticali, con relative prove di conducibilità idraulica di tipo Lefranc. I valori di permeabilità ottenuti sono riportati nella tabella seguente (tab. 7.5).

Sondaggio PROFONDITA’ K (m/s) litologia PROVA (m) PI4 5,1 1,16x10E-03 ghiaia medio fine PI5 3,4 1,36x10E-03 ghiaia media P16 5,05 2,18x10E-04 sabbia media P17 3,6 4,43x10E-04 ghiaia fine SP17 5,6 2,30x10E-04 ghiaia fine e sabbia media SP2 5,2 3,67x10E-03 ghiaia medio fine SP4 5 8,40x10E-04 ghiaia media SP7 3,5 1,93x10E-03 ghiaia fine e media SP9 5,1 2,67x10E-04 ghiaia medio fine con sabbia SP12 5 2,62x10E-03 ghiaia media SP13 4,8 3,19x10E-04 ghiaia medio fine SP16 3,8 9,28x10E-04 ghiaia fine SP18 5,1 2,85x10E-04 ghiaia fine 06957-003R01E01 pag.84

SP19 5,2 1,85x10E-03 ghiaia medio fine SP20 4,8 2,99x10E-04 ghiaia medio fine SP22 5 2,46x10E-03 ghiaia medio fine SP25 2 1,66x10E-03 ghiaia medio fine SP29 6,6 3,93x10E-03 ghiaia medio fine sabbiosa SP64 5 3,28x10E-03 Ghiaia medio fine sabbiosa SPD1 4,6 1,44x10E-04 Ghiaia medio fine sabbiosa SPD5 6,7 2,25x10E-04 Ghiaia media SPD8 5 1,42x10E-04 Ghiaia medio fine con sabbia SPD10 6,7 1,67x10E-04 Ghiaia medio fine con sabbia SPD14 4,5 3,17x10E-04 Ghiaia medio fine con sabbia SPD16 5,1 1,35x10E-04 Sabbia medio grossa SPD18 4,9 2,92x10E-04 Ghiaia sabbiosa

Tabella 7.5: valori di conducibilità idraulica misurati nei terreni dell’orizzonte ghiaioso S3.

Un’analisi statistica dei dati a disposizione permette di fare le seguenti considerazioni: • la conducibilità idraulica media è valutata in 1,08 x 10 -03 m/s • la mediana della distribuzione dei valori di conducibilità idraulica è pari a 3,19 x 10 -04 m/s • la conducibilità idraulica massima registrata è valutata in 3,93 x 10 -03 m/s (SP29) • la deviazione standard nella distribuzione dei valori è pari a 1,19 x 10 -3 m/s • la distribuzione dei valori si mantiene in un intorno ristretto del valor medio Il diagramma che segue sintetizza quanto descritto.

Conducibilità idraulica (orizzonte S3)

18 16 14 12 10 8 6 frequenza 4 2 0 e-02 e-03 e-04 e-05 e-06 e-07 e-08 e-09 e-10 e-11 m/s

Figura 7.3: distribuzione dei valori di conducibilità idraulica misurati nell’orizzsonte ghiaioso S3 06957-003R01E01 pag.85

Sulla base di tutte queste considerazioni, e come confermato dai dati bibliografici presi come riferimento, si può concludere che la conducibilità idraulica delle ghiaie dell’orizzonte S3 è da considerarsi mediamente elevata: K =10 -3 (÷ 10 -4 ) m/s. La trasmissività di questo orizzonte può essere valutata in: 5,4x10 -3 m 2/s.

7.2.4 Orizzonte S4, sabbie

Le sabbie, in genere a granulometria media, che costituiscono i livelli più profondi (S4 ) della “ Lente di Torviscosa”, sono state interessate, nel corso delle campagne d’indagine ad oggi realizzate, da numerosi sondaggi verticali, con relative prove di conducibilità idraulica di tipo Lefranc. I valori di permeabilità ottenuti sono riportati nella tabella seguente. SONDAGGIO PROF, PROVA (m) K (m/s) litologia PI1 14,9 9,86x10E-05 sabbia media PI2 12,6 6,05x10E-05 sabbia media PI3 8 9,36x10E-05 sabbia medio grossa P16 15,6 1,44x10E-05 sabbia media limosa

SP17 10,6 3,29x10E-05 sabbia medio fine limosa SP1 12,5 6,90x10E-05 sabbia medio fine limosa SP3 8 5,75x10E-05 sabbia medio grossa SP5 18,6 8,63x10E-06 sabbia medio fine limosa SP6 12 1,33x10E-05 sabbia media limosa SP8 17,8 3,14x10E-05 sabbia media limosa SP10 12,9 6,90x10E-07 sabbia fine con limo SP11 12,5 1,25x10E-05 sabbia media SP14 14 1,23x10E-05 sabbia media SP15 15,5 1,29x10E-05 sabbia media SP21 12,6 2,21x10E-05 sabbia media SP23 11 6,05x10E-05 sabbia media limosa SP24 9,5 3,48x10E-05 sabbia media limosa SP25 14 2,77x10E-05 sabbia media limosa SP26 9,5 1,73x10E-05 sabbia medio fine con limo SP27 9,5 7,80x10E-05 sabbia media SP28 11,25 6,98x10E-05 sabbia media SPD3 14,1 1,62x10E-04 Sabbia grossa 06957-003R01E01 pag.86

SDP7 16,6 1,38x10E-04 Sabbia media fine SPD15 9,6 7,73x10E-05 Sabbia medio fine SPD19 8,2 1,81x10E-04 Sabbia medio fine

Tabella 7.6: valori di conducibilità idraulica misurati nell’orizzonte sabbioso S4 Dall’analisi statistica di tali si giunge alle seguenti conclusioni:

• la conducibilità idraulica media è valutata in 5,7 x 10 -05 m/s • la mediana della distribuzione dei valori di conducibilità idraulica è pari a 3,48 x 10 -05 m/s • la conducibilità idraulica massima registrata è valutata in 1,38 x 10 -04 m/s (SDP7) • la conducibilità idraulica minima è stata 6,90 x 10-07 m/s (SP10), valore in realtà isolato rispetto alla distribuzione media riconosciuta • la deviazione standard nella distribuzione dei valori è pari a 5,27 x 10 -5 m/s • la distribuzione dei valori si mantiene in un intorno ristretto del valor medio (ben 20 misure sulle 25 totali si collocano nella classe di conducibilità idraulica dei 10 -5 m/s) Il diagramma che segue sintetizza quanto descritto.

Conducibilità idraulica (orizzonte S4)

25

20

15

10 frequenza 5

0 e-02 e-03 e-04 e-05 e-06 e-07 e-08 e-09 e-10 e-11 m/s

Figura 7.4: distribuzione dei valori di conducibilità idraulica misurati nell’orizzonte sabbioso S4 06957-003R01E01 pag.87

Sulla base di tutte queste considerazioni, e come confermato dai dati bibliografici presi come riferimento, si può concludere che la conducibilità idraulica delle sabbie dell’orizzonte S4 è da considerarsi da media a medio-elevata: K = 10 -5 m/s. La trasmissività di questo orizzonte può essere valutata in: 8,5x10 -4 m 2/s.

7.2.5 1° Acquitardo, limi – argillosi

La Prima Falda, rappresentata dagli orizzonti S3 ed S4, è sostenuta, al letto, da un livello limoso – argilloso essenzialmente impermeabile. Nel corso delle campagne d’indagine ad oggi realizzate, nei 17 sondaggi verticali che hanno raggiunto i terreni che costituiscono questo orizzonte, sono stati prelevati campioni indisturbati da sottoporre a prova di conducibilità idraulica in laboratorio. I valori di permeabilità ottenuti sono riportati nella tabella seguente.

PIEZOMETRO PROF, PROVA (m) K (m/s) litologia PI1 22.4-23.0 6,26x10E-10 Limo ed argilla PI2 22.1-22.6 1,14x10E-08 Limo PI4 22.0-22.5 8,4x10E-10 Limo con argilla PI5 21.5-22.0 3,44x10E-07 Limo debolmente sabbioso PI6 22.1-22.6 3,53x10E-09 Limo ed argilla SP17 22.5-23.0 4,54x10E-10 Limo con argilla SP2 22.0-22.6 6,46x10E-10 Limo con argilla SP3 22.0-22.6 7,53x10E-10 Argilla e limo SP5 22.0-22.6 9,73x10E-08 Limo localmente argilloso SP7 23.0-23.6 5,22x10E-09 Limo debolmente argilloso SP8 21.0-21.5 3,08x10E-07 Limo debolmente sabbioso SP12 22.0-22.6 1,39x10E-09 Limo argilloso SP13 22.0-22.6 2,58x10E-08 Limo debolmente sabbioso SP16 21.0-21.5 6,92x10E-10 Limo SP19 20.8-21.4 5,15x10E-10 Limo argilloso SP20 21.0-21.6 1,86x10E-09 Limo argilloso SP21 21.0-21.5 9,41x10E-10 Limo argilloso

Tabella 7.7: valori di conducibilità idraulica misurati nell’orizzonte limoso-argilloso S6

Un’analisi statistica dei dati a disposizione permette di fare le seguenti considerazioni:

• la conducibilità idraulica media è valutata in 4,73 x 10 -08 m/s 06957-003R01E01 pag.88

• la mediana della distribuzione dei valori di conducibilità idraulica è pari a 1,39 x 10 -09 m/s • la conducibilità idraulica massima registrata è valutata in 3,44 x 10 -07 m/s (PI5) • la conducibilità idraulica minima è stata 4,54 x 10-10 m/s (SP17). • la deviazione standard nella distribuzione dei valori è pari a 1,08 x 10 -7 m/s • la conducibilità idraulica dei terreni investigati, si sposta verso i termini di massimo (10 -07 m/s) per quei campioni caratterizzati dalla presenza di sabbia; si sposta, invece, verso l’estremo inferiore (10 -10 m/s) per quei campioni caratterizzati da una maggior concentrazione della frazione argillosa.

Il diagramma che segue sintetizza quanto descritto.

Conducibilità idraluca (1° acquitardo)

9 8 7 6 5 4 3 frequenza 2 1 0 e-02 e-03 e-04 e-05 e-06 e-07 e-08 e-09 e-10 e-11 m/s

Figura 7.5: distribuzione dei valori di conducibilità idraulica misurati nell’orizzonte limoso – argilloso S6

Sulla base di tutte queste considerazioni, e come confermato dai dati bibliografici presi come riferimento, si può concludere che la conducibilità idraulica dei limi – argillosi che costituiscono il 1° acquitardo è da considerarsi da bassa a molto bassa: K =10 -8 (10 -7 ÷ 10 -10 ) m/s.

E’ importante segnalare, come già sottolineato nei capitoli introduttivi, che , in alcune aree interne allo Stabilimento Caffaro, sono a contatto diretto terreni caratterizzati da elevata conducibilità idraulica (venendo meno il livello limoso- argilloso superficiale S2 ). Tali litologie a granulometria medio grossolana costituiscono 06957-003R01E01 pag.89

un unico acquifero, che si sviluppa senza soluzione di continuità da piano campagna sino al primo importante acquitardo, collocato a profondità superiori ai 20 metri.

7.2.6 Orizzonti A1, A2 ed A3, ghiaie con sabbie – sabbiose (2° Acquifero)

Il Secondo Acquifero, suddiviso nei tre orizzonti A1, A2 ed A3 , risulta essenzialmente formato da ghiaie. La frazione sabbiosa, quasi assente a nord dello stabilimento Caffaro di Torviscosa, diventa progressivamente più rappresentata spostandosi verso sud, verso la linea di costa. Non si hanno a disposizione dati diretti, ottenuti da prove di conducibilità idraulica eseguite sui materiali che costituiscono questi terreni, ma si può ritenere con un buon margine di certezza, che la permeabilità media di questi sia mediamente elevata: k = 10 -2 ÷ 10 -5 m/s. La conducibilità idraulica di questi orizzonti sarebbe controllata, in buona sostanza, dalla diversa concentrazione della componente sabbiosa. Si può ritenere che nell’area dello stabilimento, i valori si spostino verso i termini a più alta permeabilità della classe individuata: k=10 -3 m/s. La trasmissività del 2° acquifero nel suo complesso, può essere valutata in: 0,4x10 -2 m2/s. Non è da escludere, infine, che la permeabilità media di questi terreni granulari tenda a diminuire con l’aumentare della profondità. I depositi che formano l’orizzonte A3, a tale proposito, sottoposti ad una carico geostatico notevole, potrebbero veder diminuita la loro porosità e, di conseguenza, la loro permeabilità primaria.

Gli “orizzonti impermeabili intermedi”, che suddividono il 2° acquifero nei tre orizzonti A1, A2 ed A3, presenterebbero una conducibilità idraulica media del tutto confrontabile con quanto proposto per i limi – argillosi del 1° acquitardo: K =10 -8 ÷ 10 -10 ) m/s. 06957-003R01E01 pag.90

7.2.7 2° Acquitardo, limi – argillosi

Il Secondo Acquifero (A) è limitato a letto da un orizzonte limoso – argilloso, definito nello schema di riferimento proposto come 2° Acquitardo. Non si hanno a disposizione dati diretti, ottenuti da prove di conducibilità idraulica eseguite sui materiali che costituiscono questo orizzonte, ma si può ritenere che la permeabilità media di questi sia molto bassa: k = 10 -9 ÷ 10 -11 m/s.

7.2.8 Orizzonte B, ghiaie con sabbie – sabbiose, (3° acquifero)

Il terzo acquifero individuato (orizzonte B) è costituito, in buona approssimazione, da ghiaie con sabbie – sabbiose. Localmente si individuano orizzonti con un maggior grado di cementazione (conglomerati). Non si hanno a disposizione dati diretti, ottenuti da prove di conducibilità idraulica eseguite sui materiali che costituiscono questi terreni, ma si può ritenere che la permeabilità media di questi sia mediamente elevata: k = 10 -3 ÷ 10 -5 m/s. L’elevata permeabilità di questo orizzonte può essere localmente di tipo secondario, indotta dalla presenza di fessurazioni nel cemento dei termini conglomeratici. La trasmissività di questo orizzonte può essere valutata nell’ordine dei: 10 -2 m 2/s. L’elevata efficienza dei numerosi pozzi (pozzi Caffaro) che emungono a queste profondità, sembra confermare queste considerazioni.

Nella figura che segue (fig. 7.6) viene riportata la distribuzione verticale delle diverse unità idrogeologiche. 06957-003R01E01 pag.91

Figura 7.6: distribuzione verticale delle permeabilità

7.3 Piezometria

7.3.1 Prima Falda

La Prima Falda è ospitata, come già descritto nei paragrafi precedenti, nei livelli ghiaiosi e sabbiosi che costituiscono gli orizzonti S3 e S4 (Lente di Torviscosa). Nel corso delle varie campagne geognostiche che sono state ad oggi eseguite nell’area dello stabilimento Caffaro, è stata installata, in corrispondenza di questi orizzonti acquiferi, una rete di piezometri capace di coprire con un dettaglio adeguato l’intera area di interesse. Le letture piezometriche programmate sono state ripetute nel tempo con una frequenza tale da fornire una corposa banca dati, su cui impostare la caratterizzazione idrogeologica in oggetto. 06957-003R01E01 pag.92

Per poter effettuare qualsiasi considerazione relativa ad una eventuale distribuzione di valori piezometrici confrontabili è necessario dividere i piezometri installati in cinque gruppi diversi:

• piezometri installati nella Prima Falda, in corrispondenza di quelle aree caratterizzate dalla presenza del livello limoso – argilloso superficiale ( S2 ) • piezometri installati nella Prima Falda, in corrispondenza di quelle aree caratterizzate dall’assenza del livello limoso – argilloso superficiale ( S2 assente ) • piezometri installati in area “Cloro – Soda” e, in parte, in area “discariche”, che risentono particolarmente delle oscillazioni del livello di marea • piezometri installati in area “casse di colmata” • piezometri corti (profondità inferiore ai 3 metri), fenestrati solamente in corrispondenza dei terreni di riporto superficiale ( S1 )

Questa suddivisione è motivata da diversi fattori. In primo luogo la Prima Falda, con comportamento freatico o semi-artesiano, sembra presentare un andamento diverso a seconda che sia limitata a tetto dal livello argilloso – limoso descritto ( S2 ). I piezometri installati nell’area “Cloro – Soda” e in parte in area “discariche”, sono quelli che maggiormente risentono delle oscillazioni nei livelli di marea. I terreni di riporto ( S1 ) non ospiterebbero un vero e proprio acquifero, ma piuttosto un ristagno di acque essenzialmente controllato dalle precipitazioni meteoriche e solo indirettamente correlato alla sottostante Prima Falda. I piezometri installati in prossimità delle casse di colmata, infine, sono fenestrati solamente fino ai 12 metri di profondità, e si inseriscono in un contesto idrogeologico particolare. L’insieme di tutti le misure così individuate, comunque, sarà utilizzato per elaborare la carta della piezometria della Prima Falda allegata (Tavola 7). 06957-003R01E01 pag.93

7.3.1.1 Livelli piezometrici della Prima Falda (in presenza del livello S2)

Nella tabella che segue (tab. 7.8), sono elencati i 18 piezometri che possono essere considerati per caratterizzare i livelli piezometrici medi della Prima Falda, in corrispondenza di quegli orizzonti limitati al tetto dalla presenza del livello argilloso – limoso S2 .

Piezometro SP9 SP18 SP20 SP21 SP10 PI3 PI6 SP6 SP7 SP11 SPD12 Quota p.c. 2,27 2,53 2,46 2,59 2,64 2,67 2,59 2,92 2,72 2,60 0,37 Quota b.p. 2,21 2,39 3,21 2,44 2,60 2,45 2,47 2,82 2,54 2,41 0,43

Piezometro SP23 SP25 SP26 SP22 SP27 SP31 SP32 Quota p.c. 0,45 2,69 2,63 0,59 2,73 3,43 0,43 Quota b.p. 0,4 2,63 2,53 0,54 2,58 3,28 0,31 Tabella 7.8: piezometri intestati in contesti caratterizzati dalla presenza dell’orizzonte S2.

Le letture piezometriche sono state eseguite, per la maggior parte dei piezometri indicati, con cadenza circa mensile, dall’aprile del 2002 all’aprile del 2004. Nella tabella che segue (tab. 7.9) sono sintetizzate le misure acquisite. Livelli Piezometrici: metri sul livello del mare mag Piezometro apr ‘02 ‘02 giu ‘02 ago ‘02 sett ‘02 ott ‘02 nov ‘02 dic’ 02 feb’ 03 mar’ 03 apr. ‘03 mag.03 giu ‘03 lug ‘03 ago ‘03 sett ‘03 ott ‘03 nov ‘03 gen ‘04 feb ‘04 mar ‘04 apr ‘04 SP9 0,02 0,16 0,09 -0,03 0,11 0,41 0,23 0,02 0,07 -0,02 0,07 0,12 0,07 -0,07 -0,14 -0,09 0,11 0,2 0,04 0,27 0,08 SP18 0,41 0,5 0,69 0,59 0,58 0,69 0,64 0,36 0,46 0,49 0,47 0,41 0,38 0,3 0,24 0,29 0,4 0,42 0,3 0,48 0,32 SP20 -0,13 -0,3 -0,31 -0,15 -0,2 -0,07 0,21 -0,1 -0,24 -0,16 -0,21 0,42 0,4 0,38 0,36 0,17 -0,19 SP21 0,16 0,09 0,17 0,22 0,09 0,22 0,49 0,3 0,01 0,21 0,14 0,13 0,14 0,1 0,04 -0,08 0,02 0,16 0,15 0,01 0,23 0,09 SP10 -0,18 -0,18 -0,12 -0,12 -0,21 -0,09 0,15 -0,16 -0,25 -0,16 -0,19 -0,23 -0,29 -0,3 -0,27 -0,52 -0,41 -0,28 -0,35 -0,57 -0,29 -0,44 PI3 0,61 0,49 0,63 0,48 0,57 0,85 0,71 0,44 0,57 0,46 0,45 0,47 0,44 0,36 0,34 0,38 0,52 0,55 0,44 0,59 0,53 PI6 0,35 0,29 0,49 0,45 0,35 0,46 0,58 0,54 0,35 0,42 0,3 0,34 0,34 0,36 0,29 0,26 0,25 0,36 0,32 0,17 0,39 0,35 SP6 0,6 0,52 0,51 0,65 0,51 0,66 0,82 0,73 0,48 0,62 0,56 0,51 0,48 0,53 0,47 0,5 SP7 1,13 1,04 0,95 1,17 0,72 1,02 1,13 0,96 0,8 0,87 0,82 0,85 0,94 0,85 0,66 0,68 0,79 0,93 0,77 0,49 1,01 0,97 SP11 -0,23 -0,1 0,2 0,09 -0,08 0,04 0,19 -0,01 -0,16 -0,15 0,21 -0,07 -0,26 -0,18 -0,21 -0,25 -0,28 -0,16 -0,45 -0,55 -0,13 -0,13 SP12 0,56 0,52 0,61 0,64 0,75 0,91 0,58 0,47 0,53 0,49 0,41 0,6 0,66 0,69 0,68 0,75 0,62 0,57 0,65 0,74 SP23 -0,47 -0,37 -0,46 -0,54 -0,53 -0,57 -0,65 -0,66 -0,69 -0,68 -0,92 -0,84 -0,62 -0,76 -0,78 -0,69 -0,74 SP25 0,27 0,38 0,18 0,02 0,07 -0,01 0,15 0,07 0,16 0,21 0,1 0,06 0,13 SP26 0,18 0,37 0,11 0,03 0,24 -0,06 0,01 0,15 -0,03 -0,07 -0,11 -0,08 0,29 -0,15 -0,29 0,06 0,07 SP22 -0,42 -0,25 -0,43 -0,53 -0,45 -0,5 -0,56 -0,56 -0,61 -0,6 -0,87 -0,81 -0,62 -0,72 -0,77 -0,66 -0,71 SP27 0,24 0,44 0,08 0,07 0,15 0,09 0,1 0,07 0,07 0,06 -0,120,01 SP31 1,34 1,71 1,38 1,25 0,79 0,5 0,76 SP32 -0,65 -0,66 -0,72 -0,74 -0,79 -0,79 -0,87 -0,81 -0,64 -0,63 -0,76 -0,64 -0,68 MEDIA 0,32 0,25 0,34 0,37 0,22 0,32 0,51 0,31 0,08 0,12 0,08 0,10 0,10 0,15 0,09 -0,02 0,00 0,09 -0,05 -0,13 0,10 0,02 MASSIMO 1,13 1,04 0,95 1,17 0,72 1,34 1,71 1,38 0,8 0,87 0,82 0,85 0,94 1,25 0,79 0,68 0,79 0,93 0,77 0,57 1,01 0,97 MINIMO -0,23 -0,3 -0,31 -0,15 -0,21 -0,47 -0,37 -0,46 -0,54 -0,65 -0,66 -0,72 -0,74 -0,79 -0,79 -0,92 -0,84 -0,64 -0,76 -0,78 -0,69 -0,74 Livelli Piezometrici: metri dal piano campagna (SOGGIACENZA) mag Piezometro apr ‘02 ‘02 giu ‘02 ago ‘02 sett ‘02 ott ‘02 nov ‘02 dic’ 02 feb’ 03 mar’ 03 apr. ‘03 mag.03 giu ‘03 lug ‘03 ago ‘03 sett ‘03 ott ‘03 nov ‘03 gen ‘04 feb ‘04 mar ‘04 apr ‘04 SP9 2,25 2,11 2,18 2,30 2,16 1,86 2,04 2,25 2,20 2,29 2,20 2,15 2,20 2,34 2,41 2,36 2,16 2,07 2,23 2,00 2,19 SP18 2,12 2,03 1,84 1,94 1,95 1,84 1,89 2,17 2,07 2,04 2,06 2,12 2,15 2,23 2,29 2,24 2,13 2,11 2,23 2,05 2,21 SP20 2,59 2,76 2,77 2,61 2,66 2,53 2,25 2,56 2,70 2,62 2,67 2,04 2,06 2,08 2,10 2,29 2,46 2,46 2,46 2,46 2,46 2,65 SP21 2,43 2,50 2,42 2,37 2,50 2,37 2,10 2,29 2,58 2,38 2,45 2,46 2,45 2,49 2,55 2,67 2,57 2,43 2,44 2,58 2,36 2,50 SP10 2,82 2,82 2,76 2,76 2,85 2,73 2,49 2,80 2,89 2,80 2,83 2,87 2,93 2,94 2,91 3,16 3,05 2,92 2,99 3,21 2,93 3,08 PI3 2,06 2,18 2,04 2,67 2,19 2,10 1,82 1,96 2,23 2,10 2,21 2,22 2,20 2,23 2,31 2,33 2,29 2,15 2,12 2,23 2,08 2,14 PI6 2,24 2,30 2,10 2,14 2,24 2,13 2,01 2,05 2,24 2,17 2,29 2,25 2,25 2,23 2,30 2,33 2,34 2,23 2,27 2,42 2,20 2,24 SP6 2,32 2,40 2,41 2,27 2,41 2,26 2,10 2,19 2,44 2,30 2,36 2,41 2,44 2,39 2,45 2,42 2,92 2,92 2,92 2,92 2,92 2,92 SP7 1,59 1,68 1,77 1,55 2,00 1,70 1,59 1,76 1,92 1,85 1,90 1,87 1,78 1,87 2,06 2,04 1,93 1,79 1,95 2,23 1,71 1,75 SP11 2,83 2,70 2,40 2,51 2,68 2,56 2,41 2,61 2,76 2,75 2,39 2,67 2,86 2,78 2,81 2,85 2,88 2,76 3,05 3,15 2,73 2,73 SP12 2,13 2,17 2,08 2,05 2,69 1,94 1,78 2,11 2,22 2,16 2,20 2,28 2,09 2,03 2,00 2,01 1,94 2,07 2,69 2,12 2,04 1,95 SP23 0,92 0,82 0,91 0,99 0,98 1,02 1,10 1,11 1,14 1,13 1,37 1,29 1,07 1,21 1,23 1,14 1,19 SP25 2,42 2,31 2,51 2,67 2,62 2,70 2,54 2,62 2,53 2,48 2,59 2,63 2,56 2,69 2,69 2,69 2,69 SP26 2,45 2,26 2,52 2,60 2,39 2,69 2,62 2,48 2,66 2,70 2,74 2,71 2,34 2,78 2,92 2,57 2,56 SP22 1,01 0,84 1,02 1,12 1,04 1,09 1,15 1,15 1,20 1,19 1,46 1,40 1,21 1,31 1,36 1,25 1,30 SP27 2,49 2,29 2,65 2,66 2,58 2,64 2,63 2,66 2,66 2,67 2,85 2,72 2,73 2,73 2,73 2,73 2,73 SP31 2,09 1,72 2,05 3,43 3,43 3,43 3,43 3,43 2,18 2,64 2,93 2,67 3,43 3,43 3,43 3,43 3,43 SP32 1,08 1,09 1,15 1,17 1,22 1,22 1,30 1,24 1,07 1,06 1,19 1,07 1,11

MEDIA 2,33 2,35 2,26 2,27 2,41 2,11 1,91 2,11 2,35 2,20 2,24 2,22 2,22 2,17 2,23 2,34 2,31 2,25 2,35 2,41 2,24 2,30 MASSIMO 2,83 2,82 2,77 2,76 2,85 2,73 2,49 2,8 3,43 3,43 3,43 3,43 3,43 2,94 2,91 3,16 3,05 3,43 3,43 3,43 3,43 3,43 MINIMO 1,59 1,68 1,77 1,55 1,94 0,92 0,82 0,91 0,99 0,98 1,02 1,1 1,11 1,14 1,13 1,3 1,24 1,07 1,06 1,19 1,07 1,11 Tabella 7.9: misure piezometriche acquisite nei piezometri intestati in quei contesti caratterizzati dalla presenza del livello S2 06957-003R01E01 pag.95

Dall’analisi statistica delle misure così sintetizzate, si può concludere che:

• il livello piezometrico medio (m s.l.m.), riferito all’intero intervallo di misure, è pari a 0,15 metri s.l.m. • il valore massimo delle medie mensili è pari a 0,51 metri s.l.m. [il massimo assoluto, 1,71 m s.l.m., si è registrato nel novembre del 2002 nel piezometro SP32]. • Il valore minimo delle medie mensili è pari a -0,13 metri s.l.m. [il minimo assoluto, - 0,92 m s.l.m., si è registrato nel settembre del 2003 nel piezometro SP23]. • L’escursione piezometrica media (m) è pari a 0,64 metri. • La soggiacenza media (m dal piano campagna) è pari a 2,25 metri.

Nella tabella che segue (tab. 7.10) sono espressi, per ognuno dei piezometri considerati, i livelli piezometrici medi (metri s.l.m.) riferiti all’intero intervallo di acquisizione delle misure (2002-2004).

Piezometro SP9 SP18 SP20 SP21 SP10 PI3 PI6 SP6 SP7 m s.l.m. 0,082 0,449 -0,007 0,140 -0,248 0,518 0,364 0,572 0,889

Piezometro SP11 SP12 SP23 SP25 SP26 SP22 SP27 SP31 SP32 m s.l.m. -0,121 0,622 -0,645 0,138 0,042 -0,592 0,105 1,104 -0,722 Tabella 7.10: livelli piezometrici medi Il grafico che segue sintetizza quanto espresso.

Livello piezometrico (m s.l.m)

2,50

2,00

1,50

1,00 m s.l.m. m 0,50

0,00

-0,50

Figura 7.7: andamento del livello piezometrico medio 06957-003R01E01 pag.96

Nello schema idrogeologico che segue (fig. 7.8) viene indicato il livello piezometrico medio annuo registrato in quei contesti caratterizzati dalla presenza del livello limoso argilloso S2 .

2 Tratto cieco 1 Riporto ghiaioso medio - grossolano (S1) 0,15 media 0 -1 Limi argillosi palustri (S2) -2 -3 Tratto fenestrato Ghiaia fine e media (S3) -4 -5 -6 -7 -8 -9 -10 -11 -12 -13 Sabbia medio grossolana (S4) -14 -15 -16 -17 -18 -19 -20 Limi argillosi (1° Acquitardo) -21 m s.l.m.

Figura 7.8: livello piezometrico medio annuo

7.3.1.2 Livelli piezometrici della Prima Falda (in assenza del livello S2)

Nella tabella che segue (tab. 7.11), sono elencati i 13 piezometri che possono essere considerati per definire i livelli piezometrici medi della Prima Falda, in corrispondenza di quei contesti caratterizzati dall’assenza del livello argilloso – limoso S2 .

Piezometro PI1 PI2 PI4 PI5 PI7 SP17 SP16 SP19 SP15 SP24 SC11 SP28 Quota p.c. 2,72 2,96 2,73 2,63 2,66 2,64 2,50 2,69 2,90 2,26 2,64 2,49 Quota b.p. 2,63 2,86 2,50 2,42 2,66 2,61 2,29 2,69 2,82 2,11 2,64 2,2

Piezometro SP29 Quota p.c. 2,55 Quota b.p. 2,36 Tabella 7.11: piezometri intestati in contesti caratterizzati dall’assenza dell’orizzonte S2. 06957-003R01E01 pag.97

Le letture piezometriche sono state eseguite, per la maggior parte dei piezometri indicati, con cadenza circa mensile, dall’aprile del 2002 all’aprile del 2004.

Nella tabella che segue (tab. 7.12) sono sintetizzate le misure acquisite.

Livelli Piezometrici: metri sul livello del mare Piezometro apr '02 mag '02 giu '02 Ago '02 sett '02 ott '02 nov '02 dic' 02 feb' 03 mar' 03 apr. '03 mag.03 giu '03 lug '03 ago '03 sett '03 ott '03 nov '03 gen '04 feb '04 mar '04 apr '04 PI1 1,67 1,67 1,63 1,59 1,53 1,54 1,57 1,53 1,51 1,53 1,5 1,47 1,53 1,53 1,44 1,49 1,49 1,55 1,52 1,52 1,58 1,71 PI2 1,27 1,26 1,44 1,67 1,58 1,81 1,89 1,87 1,91 2,13 1,99 1,92 1,89 1,87 1,67 1,69 1,8 1,95 1,97 1,91 2,04 2,04 PI4 1,99 1,13 1,14 0,77 0,74 1,04 1,42 1,26 0,76 0,87 0,82 0,79 0,79 0,78 1,14 0,62 0,68 0,89 1,43 1,36 1,51 1,29 PI5 1,51 1,23 1,37 1,3 1,16 1,24 1,4 1,36 1,08 1,18 1,02 0,97 1,01 0,97 1,12 0,91 1,08 1,21 1,37 1,27 1,37 1,3 PI7 2,36 2,31 2,16 2,18 2,16 2,19 2,2 2,18 2,19 2,2 2,19 2,19 2,21 2,21 1,76 1,77 1,75 1,78 1,8 1,79 1,84 2 SP17 1,99 1,96 1,92 1,84 1,8 1,82 1,82 1,83 1,95 1,94 1,85 1,83 1,8 1,81 1,51 1,6 1,59 1,6 1,57 1,5 1,51 1,52 SP16 0,8 1,21 0,96 1,12 1,31 1,21 1,26 1,16 1,18 1,13 1,09 1,09 0,98 1,02 0,83 1,13 1,11 1,15 1,15 1,23 SP19 1,47 1,5 1,51 1,46 1,54 1,5 1,43 1,39 1,34 1,32 1,28 1,3 1,26 1,28 1,22 1,27 1,29 1,27 1,27 1,32 SP15 0,87 0,56 0,66 0,72 0,54 0,63 0,72 0,59 0,51 0,63 0,09 0,67 0,64 0,72 0,7 0,73 0,78 0,82 0,72 0,63 0,91 1,1 SP24 1,46 1,41 1,51 1,47 1,45 1,35 1,35 1,32 1,29 1,31 1,21 1,19 1,19 1,3 1,31 1,3 1,3 1,22 SC11 1,32 1,4 1,46 1,44 1,35 1,64 1,4 1,44 1,4 1,44 SP28 1,33 1,26 1,26 1,22 1,22 1,2 1,07 1,17 1,04 1,09 1,03 1,11 1,21 1,18 1,17 1,2 1,17 SP29 1,36 1,31 1,21 1,27 1,3 1,22 1,17 1,16 1,09 1,04 0,94 0,9 0,78 0,82 0,87 0,93 0,82 MEDIA 1,67 1,45 1,40 1,42 1,34 1,41 1,49 1,44 1,38 1,41 1,31 1,32 1,32 1,31 1,24 1,19 1,20 1,32 1,35 1,32 1,39 1,40 MASSIMO 2,36 2,31 2,16 2,18 2,16 2,19 2,2 2,18 2,19 2,2 2,19 2,19 2,21 2,21 1,76 1,77 1,8 1,95 1,97 1,91 2,04 2,04 MINIMO 0,87 0,56 0,66 0,72 0,54 0,63 0,72 0,59 0,51 0,63 0,09 0,67 0,64 0,72 0,7 0,62 0,68 0,78 0,72 0,63 0,91 0,82 Livelli Piezometrici: metri dal piano campagna (SOGGIACENZA) Piezometro apr '02 mag '02 giu '02 ago '02 sett '02 ott '02 nov '02 dic' 02 feb' 03 mar' 03 apr. '03 mag.03 giu '03 lug '03 ago '03 sett '03 ott '03 nov '03 gen '04 feb '04 mar '04 apr '04 PI1 1,05 1,05 1,09 1,13 1,19 1,18 1,15 1,19 1,21 1,19 1,22 1,25 1,19 1,19 1,28 1,23 1,23 1,17 1,20 1,20 1,14 1,01 PI2 1,69 1,70 1,52 1,29 1,38 1,15 1,07 1,09 1,05 0,83 0,97 1,04 1,07 1,09 1,29 1,27 1,16 1,01 0,99 1,05 0,92 0,92 PI4 0,74 1,60 1,59 1,96 1,99 1,69 1,31 1,47 1,97 1,86 1,91 1,94 1,94 1,95 1,59 2,11 2,05 1,84 1,30 1,37 1,22 1,44 PI5 1,12 1,40 1,26 1,33 1,47 1,39 1,23 1,27 1,55 1,45 1,61 1,66 1,62 1,66 1,51 1,72 1,55 1,42 1,26 1,36 1,26 1,33 PI7 0,30 0,35 0,50 0,48 0,50 0,47 0,46 0,48 0,47 0,46 0,47 0,47 0,45 0,45 0,90 0,89 0,91 0,88 0,86 0,87 0,82 0,66 SP17 0,65 0,68 0,72 0,80 0,84 0,82 0,82 0,81 0,69 0,70 0,79 0,81 0,84 0,83 1,13 1,04 1,05 1,04 1,07 1,14 1,13 1,12 SP16 1,70 1,29 1,54 1,38 1,19 1,29 1,24 1,34 1,32 1,37 1,41 1,41 1,52 1,48 1,67 1,37 1,39 1,35 1,35 1,27 SP19 1,22 1,19 1,18 1,23 1,15 1,19 1,26 1,30 1,35 1,37 1,41 1,39 1,43 1,41 1,47 1,42 1,40 1,42 1,42 1,37 SP15 2,03 2,34 2,24 2,18 2,36 2,27 2,18 2,31 2,39 2,27 2,81 2,23 2,26 2,18 2,20 2,17 2,12 2,08 2,18 2,27 1,99 1,80 SP24 0,80 0,85 0,75 0,79 0,81 0,91 0,91 0,94 0,97 0,95 1,05 1,07 1,07 0,96 0,95 0,96 0,96 1,04 SC11 1,32 1,24 1,18 1,20 1,29 1,00 1,24 1,20 1,24 1,20 SP28 1,16 1,23 1,23 1,27 1,27 1,29 1,42 1,32 1,45 1,40 1,46 1,38 1,28 1,31 1,32 1,29 1,32 SP29 1,19 1,24 1,34 1,28 1,25 1,33 1,38 1,39 1,46 1,51 1,61 1,65 1,77 1,73 1,68 1,62 1,73 MEDIA 1,08 1,42 1,41 1,39 1,32 1,23 1,15 1,20 1,27 1,24 1,33 1,32 1,32 1,33 1,40 1,46 1,44 1,33 1,30 1,32 1,26 1,25 MASSIMO 2,03 2,34 2,26 2,26 2,36 2,27 2,18 2,31 2,39 2,27 2,81 2,23 2,26 2,18 2,2 2,17 2,12 2,08 2,18 2,27 1,99 1,8 MINIMO 0,3 0,35 0,5 0,48 0,5 0,47 0,46 0,48 0,47 0,46 0,47 0,47 0,45 0,45 0,9 0,89 0,91 0,88 0,86 0,87 0,82 0,66

Tabella 7.12: misure piezometriche acquisite nei piezometri intestati in quei contesti caratterizzati dall’assenza del livello S2 06957-003R01E01 pag.99

Dall’analisi statistica delle misure così sintetizzate, si può concludere che:

• il livello piezometrico medio (m s.l.m.), riferito all’intero intervallo di misure, è pari a 1,37 metri s.l.m. • il valore massimo delle medie mensili è pari a 1,67 metri s.l.m. [il massimo assoluto, 2,36 m s.l.m., si è registrato nell’aprile del 2002 nel piezometro PL7]. • Il valore minimo delle medie mensili è pari a 1,19 metri s.l.m. [il minimo assoluto, 0,09 m s.l.m., si è registrato nell’aprile del 2003 nel piezometro SP15]. • L’escursione piezometrica media (m) è pari a 0,48 metri. • La soggiacenza media (m dal piano campagna) è pari a 1,31 metri.

Nella tabella che segue (tab. 7.13) sono espressi, per ognuno dei piezometri considerati, i livelli piezometrici medi (metri s.l.m.) riferiti all’intero intervallo di acquisizione delle misure (2002-2004).

Piezometro PI1 PI2 PI4 PI5 PI7 SP17 SP16 SP19 SP15 SP24 SC11 SP28 m s.l.m. 1,55 1,80 1,06 1,20 2,06 1,75 1,11 1,36 0,68 1,33 1,43 1,17 Piezometro SP29 m s.l.m. 1,07 Tabella 7.13: livelli piezometrici medi Il grafico che segue sintetizza quanto sopra espresso.

Livello piezometrico (m s.l.m)

3,00

2,50

2,00

1,50

ms.l.m. 1,00

0,50

0,00

Figura 7.9: andamento del livello piezometrico medio 06957-003R01E01 pag.100

Nello schema idrogeologico che segue (fig. 7.10) viene indicato il livello piezometrico medio annuo registrato in quei contesti caratterizzati dall’assenza del livello limoso argilloso S2 .

2 1,37 media 1 Tratto cieco Riporto ghiaioso medio - grossolano (S1) 0 -1 -2 -3 Tratto fenestrato Ghiaia fine e media (S3) -4 -5 -6 -7 -8 -9 -10 -11 -12 -13 Sabbia medio grossolana (S4) -14 -15 -16 -17 -18 -19 -20 Limi argillosi (1° Acquitardo) -21 m s.l.m.

Figura 7.10: livello piezometrico medio annuo

Dall’analisi del grafico che segue (fig. 7.11), è possibile un confronto immediato tra il comportamento della Prima Falda in presenza o in assenza del livello limoso – argilloso S2 superficiale. 06957-003R01E01 pag.101

Livello piezometrico (m s.l.m)

1,80 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60

ms.l.m. 0,40 0,20 0,00 -0,20 -0,40

In assenza del livello limoso-argilloso in presenza del livello limoso-argilloso

Figura 7.11: confronto tra l’andamento del livello piezometrico medio misurato nei due gruppi di piezometri

E’ interessante notare come, in buona approssimazione, il trend delle due curve si mantenga del tutto confrontabile. Tra i due livelli piezometrici medi si riconosce una differenza di quota costantemente prossima al metro. Questa differenza potrebbe essere legata sia ad una diversa risposta dell’acquifero agli apporti meteorici diretti, che avrebbero un impatto maggiore proprio in corrispondenza degli orizzonti non protetti dal livello argilloso – limoso superficiale; sia alle perdite nella rete idrica sfruttata dallo stabilimento, che comporterebbero un anomalo ristagno d’acqua, con conseguente risalita del livello piezometrico medio, in corrispondenza degli stessi settori non protetti al etto dall’orizzonte argilloso – limoso ( S2 ).

7.3.1.3 Livelli piezometrici della Prima Falda con influenza diretta delle oscillazioni di marea

Come descritto nei paragrafi di inquadramento, nel Canale Banduzzi e nella Darsena interna allo stabilimento si verificano le oscillazioni del livello idrico associate alle escursioni di marea. Queste oscillazioni si ripercuotono, inevitabilmente, sul livello piezometrico della Prima Falda, venendo registrate più marcatamente da quei piezometri ubicati nelle immediate vicinanze dei canali stessi. Vista l’estrema variabilità nei livelli piezometrici medi registrati in questi piezometri, è sembrato opportuno analizzare i dati ottenuti separatamente dagli altri. 06957-003R01E01 pag.102

Nella tabella (tab. 7.14) che segue, sono elencati i 28 piezometri che possono essere considerati per definire i livelli piezometrici medi della Prima Falda, in corrispondenza di quei contesti fortemente controllati dalle escursioni di marea.

Piezometro SP2 SP3 SP4 SP5 SP13 SP14 S1 S3 S5 SP53 SP54 SP55 Quota p.c. 2,95 1,61 1,61 2,61 2,84 2,94 1,50 1,26 1,45 2,53 2,48 2,47 Quota b.p. 2,80 1,40 1,52 2,46 2,65 2,84 1,41 1,21 1,32 2,17 2,39 2,37 Piezometro SP56 SP57 SP58 SP59 SPD1 SPD2 SPD3 SPD4 SPD5 SPD10 SPD15 SPD19 Quota p.c. 1,27 1,13 1,56 1,62 3,43 3,38 4,10 2,85 3,41 3,18 0,79 0,95 Quota b.p. 1,37 1,29 1,25 1,29 3,37 3,53 3,80 2,89 3,48 3,23 0,84 1,07 Piezometro SPD6 SPD7 SPD8 SPD9 Quota p.c. 3,20 6,06 3,22 3,15 Quota b.p. 3,15 6,42 3,27 3,15 Tabella 7.15: piezometri intestati in contesti controllati dalle oscillazioni di marea

Le letture piezometriche sono state eseguite, per la maggior parte dei piezometri indicati, con cadenza circa mensile, dal maggio del 2002 all’aprile del 2004.

Nella tabella che segue (tab. 7.16) sono sintetizzate le misure acquisite. 06957-003R01E01 pag.103

Livelli Piezometrici: metri sul livello del mare Piezometro apr '02 mag '02 giu '02 Ago '02 sett '02 ott '02 nov '02 dic' 02 feb' 03 mar' 03 apr. '03 mag.03 giu '03 lug '03 ago '03 sett '03 ott '03 nov '03 gen '04 feb '04 mar '04 apr '04 SP2 0,22 0,66 0,53 0,28 0,43 0,15 0,09 0,03 -0,07 0,3 0,13 0,18 0,25 0,18 0,65 0,21 0,49 0,24 0,32 0,36 SP3 0,02 0,2 0,56 0,37 0,67 0,01 0,26 -0,01 -0,07 0,33 0,19 0,18 0,02 0,31 0,23 0,73 0,45 0,34 0,4 SP4 0,00 0,17 0,45 0,22 0,47 -0,02 0,09 -0,09 -0,13 0,25 0,16 0,19 -0,04 0,27 0,2 0,68 0,11 0,49 0,21 0,3 0,36 SP5 -0,07 0,14 0,37 0,25 0,4 0,12 0,07 -0,07 -0,01 0,26 0,18 0,19 0,25 0,18 0,66 0,26 0,49 0,3 0,37 0,35 SP13 0,20 0,65 0,67 0,38 0,57 0,31 0,47 0,24 0,2 0,44 0,34 0,26 0,39 0,32 0,75 0,38 0,62 0,35 0,45 0,51 SP14 0,00 0,04 0,44 0,23 0,35 0,14 0,22 0,01 0,06 0,24 0,22 0,18 0,18 0,16 0,61 0,24 0,47 0,26 0,35 0,37 S1 0,04 0,26 0,21 0,21 0,13 0,24 0,2 0,6 0,42 0,34 0,38 S3 0,01 0,24 0,2 0,17 0,16 0,21 0,19 0,63 0,39 0,37 0,4 S5 -0,1 0,15 0,09 0,11 0,13 0,07 0,54 0,37 0,37 0,12 0,23 0,26 SP53 0,32 0,23 0,35 0,28 0,71 0,74 0,58 0,33 0,42 0,48 SP54 0,23 0,13 0,24 0,2 0,58 0,37 0,47 0,23 0,36 0,4 SP55 0,27 0,2 -0,08 0,38 0,34 0,76 0,4 0,48 SP56 0,2 0,16 -0,01 0,26 0,25 0,69 0,35 0,37 0,38 SP57 0,11 0,12 0,18 0,11 0,58 0,16 0,41 0,12 0,27 0,3 SP58 0,07 0,16 0,05 0,28 0,24 0,72 0,4 0,3 0,37 SP59 0,17 0,19 0,28 0,19 0,7 0,41 0,5 0,22 0,34 0,37 SPD1 -0,09 -0,07 0,06 0,14 0,06 -0,39 -0,17 SPD2 SPD3 0,06 0 0,1 0,1 0,17 -0,23-0,27 SPD4 0,130,16-0,25-0,22 SPD5 0,020,06 0 -0,28-0,17 SPD6 -0,14-0,24-0,17-0,23 SPD7 -0,06-0,02-0,24-0,15 -0,2 SPD8 -0,07-0,08-0,07-0,13-0,17 SPD9 -0,17-0,22-0,22-0,28 SPD10 -0,01 -0,06-0,04 -0,19 -0,12 SPD15 -0,27 -0,33 -0,29 -0,45 -0,4 -0,28 SPD19 -0,91 -0,81 -0,84 -0,99 -0,81 -0,81 MEDIA 0,06 0,31 0,50 0,29 0,48 0,12 0,20 0,02 -0,01 0,27 0,19 0,18 0,02 0,26 0,21 0,47 0,17 0,17 0,02 0,08 0,14 MASSIMO 0,22 0,66 0,67 0,38 0,67 0,31 0,47 0,24 0,20 0,44 0,34 0,26 0,16 0,39 0,34 0,76 0,74 0,62 0,35 0,45 0,51 MINIMO -0,07 0,04 0,37 0,22 0,35 -0,02 0,07 -0,09 -0,13 0,15 0,07 0,11 -0,09 0,13 0,07 -0,91 -0,81 -0,84 -0,99 -0,81 -0,81 Tabella 7.16: misure piezometriche acquisite nei piezometri controllati dalle oscillazioni di marea 06957-003R01E01 pag.104

Tabella 7.16 (continua): misure piezometriche acquisite nei piezometri controllati dalle oscillazioni di marea

Livelli Piezometrici: metri dal piano campagna (SOGGIACENZA) Piezometro apr '02 mag '02 giu '02 ago '02 sett '02 ott '02 nov '02 dic' 02 feb' 03 mar' 03 apr. '03 mag.03 giu '03 lug '03 ago '03 sett '03 ott '03 nov '03 gen '04 feb '04 mar '04 apr '04 SP2 2,73 2,29 2,42 2,67 2,52 2,80 2,86 2,92 3,02 2,65 2,82 2,77 2,70 2,77 2,30 2,74 2,46 2,71 2,63 2,59 SP3 1,59 1,41 1,05 1,24 0,94 1,60 1,35 1,62 1,68 1,28 1,42 1,43 1,59 1,30 1,38 0,88 1,16 1,61 1,27 1,21 SP4 1,61 1,44 1,16 1,39 1,14 1,63 1,52 1,70 1,74 1,36 1,45 1,42 1,65 1,34 1,41 0,93 1,50 1,12 1,40 1,31 1,25 SP5 2,68 2,47 2,24 2,36 2,21 2,49 2,54 2,68 2,62 2,35 2,43 2,42 2,36 2,43 1,95 2,35 2,12 2,31 2,24 2,26 SP13 2,64 2,19 2,17 2,46 2,27 2,53 2,37 2,60 2,64 2,40 2,50 2,58 2,45 2,52 2,09 2,46 2,22 2,49 2,39 2,33 SP14 2,90 2,50 2,71 2,59 2,80 2,72 2,93 2,88 2,70 2,72 2,76 2,76 2,78 2,33 2,70 2,47 2,68 2,59 2,57 S1 1,46 1,24 1,29 1,29 1,37 1,26 1,30 0,90 1,08 1,16 1,12 S3 1,25 1,02 1,06 1,09 1,10 1,05 1,07 0,63 0,87 1,26 0,89 0,86 S5 1,55 1,30 1,36 1,34 1,32 1,38 0,91 1,08 1,08 1,33 1,22 1,19 SP53 2,21 2,30 2,18 2,25 1,82 1,79 1,95 2,20 2,11 2,05 SP54 2,25 2,35 2,24 2,28 1,90 2,11 2,01 2,25 2,12 2,08 SP55 2,20 2,27 2,55 2,09 2,13 1,71 2,07 1,99 SP56 1,07 1,11 1,28 1,01 1,02 0,58 0,92 0,90 0,89 SP57 1,02 1,01 0,95 1,02 0,55 0,97 0,72 1,01 0,86 0,83 SP58 1,49 1,40 1,51 1,28 1,32 0,84 1,16 1,26 1,19 SP59 1,45 1,43 1,34 1,43 0,92 1,21 1,12 1,40 1,28 1,25 SPD1 3,52 3,50 3,37 3,29 3,37 3,82 3,60 SPD2 SPD3 4,00 4,003,93 4,33 4,37 SPD4 2,85 2,722,69 3,10 3,07 SPD5 3,39 3,353,41 3,69 3,58 SPD6 3,20 3,343,44 3,37 3,43 SPD7 6,12 6,086,30 6,21 6,26 SPD8 3,29 3,303,29 3,35 3,39 SPD9 3,323,373,373,43 SPD10 3,19 3,24 3,22 3,37 3,30 SPD15 1,06 1,12 1,08 1,24 1,19 1,07 SPD19 1,86 1,76 1,79 1,94 1,76 1,76 MEDIA 2,25 2,12 1,92 2,14 1,95 2,31 2,23 2,41 2,09 1,81 1,80 1,81 1,82 1,73 1,78 1,46 2,30 2,42 2,67 2,37 2,29 MASSIMO 2,73 2,90 2,50 2,71 2,59 2,80 2,86 2,93 3,02 2,70 2,82 2,77 3,52 2,76 2,78 3,50 6,12 6,08 6,30 6,21 6,26 MINIMO 1,59 1,41 1,05 1,24 0,94 1,60 1,35 1,62 1,25 1,02 1,02 1,01 1,10 0,95 1,02 0,55 0,87 0,72 1,01 0,86 0,83 06957-003R01E01 pag.105

Dall’analisi statistica delle misure così sintetizzate, si può concludere che:

• il livello piezometrico medio (m s.l.m.), riferito all’intero intervallo di misure, è pari a 0,20 metri s.l.m. • il valore massimo delle medie mensili è pari a 0,50 metri s.l.m. [il massimo assoluto, 0,76 m s.l.m., si è registrato nell’ottobre del 2003 nel piezometro SP55]. • Il valore minimo delle medie mensili è pari a -0,01 metri s.l.m. [il minimo assoluto, -0,99 m s.l.m., si è registrato nel febbraio del 2004 nel piezometro SP15]. • L’escursione piezometrica media (m) è pari a 0,51 metri. • La soggiacenza media (m dal piano campagna) è pari a 2,08 metri.

Nella tabella che segue sono espressi, per ognuno dei piezometri considerati, i livelli piezometrici medi (metri s.l.m.) riferiti all’intero intervallo di acquisizione delle misure (2002-2004).

Piezometro SP2 SP3 SP4 SP5 SP13 SP14 S1 S3 S5 SP53 SP54 SP55 m s.l.m. 0,28 0,27 0,21 0,23 0,42 0,24 0,28 0,27 0,20 0,44 0,32 0,34 Piezometro SP56 SP57 SP58 SP59 SPD1 SPD2 SPD3 SPD4 SPD5 SPD6 SPD7 SPD8 m s.l.m. 0,29 0,24 0,29 0,34 -0,07 - -0,01 -0,05 -0,07 -0,20 -0,13 -0,10 Piezometro SPD9 SPD10 SPD15 SPD19 m s.l.m. -0,22 -0,08 -0,34 -0,86 Tabella 7.17: livelli piezometrici medi Il grafico che segue sintetizza quanto detto.

Livello piezometrico (m s.l.m)

2,5

2

1,5

1

m s.l.m. m 0,5

0

-0,5 ott '03 ott ott '02 ott dic'02 giu '03 giu '03 lug giu '02 giu feb '04 feb feb' 03 feb' apr'04 apr'02 nov'03 nov'02 sett'03 sett'02 gen '04 gen ago '03 ago ago '02 ago apr. '03 apr. mar'04 mar'03 mag '02 mag mag. '03 mag.

Figura 7.13: andamento piezometrico medio 06957-003R01E01 pag.106

L’analisi del grafico proposto conferma l’azione di “disturbo” causata dalle oscillazioni di marea nelle misure piezometriche eseguite. La curva ottenuta, priva di un trend riconoscibile e caratterizzata da un’alternanza di picchi apparentemente, caotici, non è confrontabile con quanto ottenuto per le famiglie di valori elaborate nei paragrafi precedenti. Il fenomeno, che riveste importanza fondamentale nell’area in oggetto, viene di seguito studiato nel dettaglio.

7.3.1.3.1 Fluttuazioni del livello di falda per effetto della marea

Alla luce di quanto sopra esposto è evidente una correlazione diretta tra le oscillazioni di marea e le oscillazioni della prima falda in corrispondenza di piezometri ubicati in alcuni punti prossimi al Canale Banduzzi. Per studiare direttamente il fenomeno, che riveste particolare interesse anche dal punto di vista ambientale, nell’area dello Stabilimento Caffaro di Torviscosa, sono state effettuate, dal 2001 ad oggi, varie campagne di misure in continuo mediante installazione di trasduttori di livello, finalizzate allo studio delle correlazioni tra le oscillazioni di maree e i livelli piezometrici in varie aree di proprietà Caffaro. Tali campagne, la cui ubicazione è riportata nella tavola 7 (vedi allegati) si sono così articolate: - Giugno-Settembre 2001: GEOTECNICA VENETA letture piezometriche – indagini geognostiche – ambientali e topobatimetriche presso le casse di colmata in località Banduzzi a Torviscosa (UD) L’indagine era finalizzata a verificare la non corrispondenza tra le oscillazioni di marea ed i livelli idrici interni alle casse di colmata; furono quindi installati 4 trasduttori di pressione nei seguenti punti: - “Mareografo” : nel Canale Banduzzi presso l’idrovora Belvat; - PZ3 : in un piezometro esterno alle casse di colmata - PZA : in un piezometro interno alla Cassa di Colmata Nord - PZB: in un piezometro interno alla Cassa di Colmata Sud Le misure sono state effettuate nel periodo dal 15/06/01 al 02/07/01. Le risultanze sono riportate in allegato e mostrano effettivamente che l’acqua presente all’interno delle casse non sembra influenzata dalle oscillazioni di marea. L’oscillazione sinusoidale del PZ3, sebbene a scala estremamente ridotta 06957-003R01E01 pag.107

(circa 10 cm) mostra invece qualitativamente una correlazione con l’azione delle maree. Il piezometro PZ3 (si veda tavola 7) è ubicato a circa 150 m dal Canale Banduzzi.

- Settembre-ottobre 2002: GEOTECNICA VENETA letture piezometriche – indagini geognostiche – ambientali e topobatimetriche presso le casse di colmata in località Banduzzi a Torviscosa (UD) La nuova campagna, che ha rappresentato un approfondimento della campagna di indagini precedente, ne ha sostanzialmente confermato i risultati.

- Ottobre – Dicembre 2002: GEOTECNICA VENETA letture piezometriche presso lo Stabilimento Caffaro di Torviscosa (UD) L’indagine era finalizzata a verificare l’influenza delle oscillazioni di marea nei confronti della falda nell’area destinata alla costruzione del Nuovo Impianto Cloro-Soda nello stabilimento. Sono quindi stati installati 2 trasduttori di livello, la cui ubicazione è riportata nella tavola 7: - 1° TRASDUTTORE: nel Canale Banduzzi in corrispondenza dell’Idrovora Belvat - 2° TRASDUTTORE: nel piezometro SP4 nell’area prevista per la costruzione del nuovo impianto, circa 2.5 km più a Nord in linea d’aria rispetto al 1° trasduttore. L’analisi comparata tra i due grafici (si veda tavola7) mostra una corrispondenza quasi perfetta tra le oscillazioni rilevate. In particolare, le ampiezze di oscillazione e le differenze tra minimi e massimi di marea sono pressochè identiche.

- Dicembre 2003 – Gennaio 2004: Misure di messe in sicurezza di emergenza interne allo stabilimento – barriera idraulica lato Sud dello stabilimento - verifica dei rapporti idrodinamici tra la prima falda, l’emungimento e la marea. Per questa verifica sono stati installati, nel periodo dal 18/12/03 al 22/01/03, 4 trasduttori di livello in corrispondenza dei punti indicati nella planimetria di tavola 7, in particolare: - DS1: ubicato in corrispondenza della darsena interna allo stabilimento; - SP11: collocato in corrispondenza di un piezometro di prima falda ubicato circa 15 m ad Ovest della darsena; 06957-003R01E01 pag.108

- SP26: collocato in corrispondenza di un piezometro ubicato circa 60 m ad Oves della darsena - SP10: collocato in un piezometro di controllo di una barriera idraulica lungo il lato Sud dello stabilimento, ubicato circa 200 m a Sud della darsena. Dall’analisi dei grafici riportati nella tavola 7 si conferma l’influenza diretta della marea sulla prima falda prossima alla darsena. Dal grafico di confronto, riportato nella tavola, è altresì evidente la progressiva diminuzione dell’ampiezza di fase dell’oscillazione indotta dalla marea sui falda, man mano che ci si allontana dalla darsena (es. SP10)

- Marzo 2004 –Aprile 2004 : Piano di caratterizzazione ambientale delle discariche interne allo stabilimento Caffaro di Torviscosa - verifica dei rapporti idrodinamici tra la prima falda e la marea. Anche per questa verifica sono stati rilevati, sono stati installati, nel periodo dal 19/03/04 al 21/04/04, 4 trasduttori di livello in corrispondenza dei punti indicati nella planimetria di tavola 7, in particolare: - DS1: ubicato in corrispondenza della darsena interna allo stabilimento; - SPD3 collocato in corrispondenza di un piezometro di prima falda ubicato tra il canale navigabile e la discarica di ceneri D, a monte della stessa; - SPD8: collocato in corrispondenza di un piezometro ubicato circa 180-190 m a Sud del canale navigabile; - SPD14: collocato in corrispondenza di un piezometro ubicato circa 400 m a Sud del canale navigabile, al di fuori del perimetro di stabilimento. L’analisi dei grafici conferma quanto già evidenziato sopra. SI sottolinea che il piezometro SPD14 sembra non risentire affatto delle oscillazioni di marea, anche solo considerandone qualitativamente l’andamento. Ciò può essere determinato da 2 fattori: 1) la notevole distanza dal canale; 2) l’influenza esercitata dall’idrovora sulle acque della canaletta di scolo lambente il lato Sud dello stabilimento, che scorre qualche metro a Nord del piezometro SPD14. 06957-003R01E01 pag.109

Sulla base di questi dati sperimentali, correlati alle previsioni di marea di cui al paragrafo precedente, si è cercato di ricostruire delle isolinee di ugual ritardo dell’onda di marea a partire dalla darsena e dal Banduzzi nei confronti dei piezometri installati in prima falda, tenendo conto anche della permeabilità dei terreni. Esiste infatti in letteratura un’equazione che rappresenta le fluttuazioni del livello di falda per effetto della marea, valida per un modello semplificato, ovvero per un flusso monodimensionale in un acquifero confinato posto in prossimità del mare. La soluzione dell’equazione può essere utilizzata anche per acquiferi non confinati nella ragionevole ipotesi che le escursioni dovute alla marea siano piccole rispetto allo spessore dell’acquifero.

La soluzione dell’equazione permette di calcolare il tempo di ritardo, tLAG , con cui l’escursione di marea h 0 raggiunge un punto della falda a distanza x dal mare.

tLAG =x[t 0S/(4piT)] 0.5

x= punto dell’acquifero distante x dal mare t0= periodo d'onda= 6 ore S = coefficiente di immagazzinamento T= trasmissività

È stata calcolata una permeabilità equivalente per le unità idrostratigrafiche che compongo l’acquifero, e quindi un valore di trasmissività equivalente pari a 0.00465 m2/s. Questo dato è confrontabile con la trasmissività ricavata dalla prova di pompaggio sui pozzi della barriera idraulica interni allo stabilimento Caffaro (T = 0.00485 m 2/s). È stato utilizzato un coefficiente di immagazzinamento medio, pari a 0.005.

Il confronto tra i risultati della formula e i dati di campo forniti dai trasduttori di pressione ha verificato l’applicabilità di tale modello alla realtà.

Infatti il tLAG calcolato per i piezometri SP10 e SPD8 (2h.12’ per SP10; 2h.20’ per SPD8) è confrontabile con il ritardo medio di propagazione dei massimi negli stessi piezometri. Il valore medio del ritardo è stato stimato dalla serie di misure dei 06957-003R01E01 pag.110

trasduttori: per ogni giornata di cui si possiedono le registrazioni è stato calcolato il ritardo del massimo di marea tra darsena e piezometro ed è stata fatta la media.

7.3.1.4 Calcolo delle isolinee di ugual ritardo dell’onda di marea per la definizione di un protocollo di misure dei livelli di falda nei piezometri

Dopo aver verificato la corrispondenza tra dati di campo e risultati della formula, sono state calcolate le “isolinee di ugual ritardo dell’onda di marea ”, vale a dire la distanza cui giunge la perturbazione di marea in tempi fissati (30 minuti, 1 ora, 2 ore…6 ore). Tracciando le isolinee di ugual ritardo dell’onda di marea sulla mappa di stabilimento (si veda la tavola 7 allegata) si individuano le fasce (“fasce isolinee di ugual ritardo dell’onda di marea”) di misura dei livelli di falda ( e quindi anche eventualmente di campionamento analitico delle acque) dei piezometri; ovvero in ogni fascia sono rappresentati tutti i piezometri che, ad esempio, risentono dell’escursione di marea entro 30 minuti, quelli che ne risentono tra 30 minuti e un’ora, quelli tra 1 e 2 ore dal verificarsi del massimo o minimo di marea ecc.. Sulla base di tali fasce e tenendo conto delle difficoltà operative è possibile definire un “protocollo di monitoraggio piezometrico” che stabilisca l’ordine con cui eseguire le misurazioni o i campionamenti.

Accoppiando il protocollo alla previsione di marea presso la darsena Caffaro, ottenibile dal sito del OM- Oceanografia e Meteorologia del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Trieste, è possibile definire a priori per il giorno o i giorni in cui si effettuerà il monitoraggio piezometrico, gli orari di campionamento dei piezometri di ciascuna “fascia isocrona”, in modo da mantenere condizioni piezometriche (e quindi anche analitiche) omogenee. 06957-003R01E01 pag.111

7.3.2 Livelli piezometrici della Prima Falda in aree esterne allo stabilimento - area “casse di colmata”

A sud dello stabilimento Caffaro di Torviscosa, sono ubicate le tre casse di colmata già descritte nei paragrafi introduttivi. I piezometri ubicati in questo settore, intestati ad una profondità di 12 metri, sembrano risentire in modo particolare dell’azione drenante della canaletta di scolo che, con andamento N-S, corre parallelamente alle casse di colmata stesse.

Nella tabella che segue, sono elencati i 7 piezometri che possono essere considerati per definire i livelli piezometrici medi della Prima Falda, in corrispondenza di quei contesti fortemente controllati dall’azione drenante della canaletta di scolo descritta.

Piezometro PZ1 PZ2 PZ3 PZ4 PZ5 PZ6 SP30 Quota p.c. -0,12 -0,66 -0,88 -1,00 -1,07 -1,14 0,21 Quota b.p. -0,214 -0,734 -0,954 -1,104 -1,144 -1,274 0,24 Tabella 7.18: piezometri intestati nell’area casse di colmata.

Le letture piezometriche sono state eseguite, per la maggior parte dei piezometri indicati, con cadenza circa mensile, dal marzo del 2003 al marzo del 2004.

Nella tabella che segue (tab. 7.19) sono sintetizzate le misure acquisite.

Livelli Piezometrici: metri sul livello del mare Piezometro mar' 03 apr. '03 mag.'03 giu '03 lug '03 ago '03 sett '03 ott '03 nov '03 gen '04 feb '04 mar '04 PZ1 -1,59 -1,70 -1,73 -1,79 -1,81 -1,76 -1,80 -1,76 -1,63 -1,66 -1,76 -1,66 PZ2 -2,37 -2,29 -2,39 -2,33 -2,43 -2,45 -2,50 -2,36 -2,42 -2,43 -2,45 -2,40 PZ3 -2,58 -2,45 -2,50 -2,64 -2,64 -2,48 -2,60 -2,67 -2,65 -2,63 PZ4 -2,57 -2,44 -2,56 -2,64 -2,61 -2,61 PZ5 -2,62 -2,44 -2,47 -2,41 -2,58 -2,61 -2,62 -2,48 -2,56 -2,93 -2,64 -2,61 SP30 -2,08 -2,06 -2,06 -2,06 -2,10 -2,09 -2,15 -2,09 -2,05 -2,03 -2,10 -1,99 MEDIA -2,31 -2,19 -2,23 -2,15 -2,23 -2,31 -2,35 -2,27 -2,31 -2,40 -2,37 -2,32 MASSIMO -1,59 -1,70 -1,73 -1,79 -1,81 -1,76 -1,80 -1,76 -1,63 -1,66 -1,76 -1,66 MINIMO -2,62 -2,45 -2,50 -2,41 -2,58 -2,64 -2,64 -2,48 -2,60 -2,93 -2,65 -2,63 Tabella 7.19: misure piezometriche acquisite nei piezometri intestati in area casse di colmata 06957-003R01E01 pag.112

Livelli Piezometrici: metri dal piano campagna (SOGGIACENZA) Piezometro mar' 03 apr. '03 mag.'03 giu '03 lug '03 ago '03 sett '03 ott '03 nov '03 gen '04 feb '04 mar '04 PZ1 1,47 1,58 1,61 1,67 1,69 1,64 1,68 1,64 1,51 1,54 1,64 1,54 PZ2 1,71 1,63 1,73 1,67 1,77 1,79 1,84 1,70 1,76 1,77 1,79 1,74 PZ3 1,70 1,57 1,62 1,76 1,76 1,60 1,72 1,79 1,77 1,75 PZ4 1,57 1,44 1,56 1,64 1,61 1,61 PZ5 1,55 1,37 1,40 1,34 1,51 1,54 1,55 1,41 1,49 1,86 1,57 1,54 SP30 2,29 2,27 2,27 2,27 2,31 2,30 2,36 2,30 2,26 2,24 2,31 2,20 MEDIA 1,72 1,68 1,73 1,74 1,82 1,81 1,84 1,68 1,72 1,81 1,78 1,73 MASSIMO 2,29 2,27 2,27 2,27 2,31 2,30 2,36 2,30 2,26 2,24 2,31 2,20 MINIMO 1,47 1,37 1,40 1,34 1,51 1,54 1,55 1,41 1,49 1,54 1,57 1,54 Tabella 7.19 (continua): misure piezometriche acquisite nei piezometri intestati in area casse di colmata

Dall’analisi statistica delle misure così sintetizzate, si può concludere che:

• il livello piezometrico medio (m s.l.m.), riferito all’intero intervallo di misure, è pari a -2,29 metri s.l.m. • il valore massimo delle medie mensili è pari a -2,15 metri s.l.m. [il massimo assoluto, -1,59 m s.l.m., si è registrato nel marzo del 2003 nel piezometro PZ1]. • Il valore minimo delle medie mensili è pari a -2,40 metri s.l.m. [il minimo assoluto, -2,93 m s.l.m., si è registrato nel gennaio del 2004 nel piezometro PZ5]. • L’escursione piezometrica media (m) è pari a 0,25 metri. • La soggiacenza media (m dal piano campagna) è pari a 1,75 metri.

Nella tabella che segue sono espressi, per ognuno dei piezometri considerati, i livelli piezometrici medi (metri s.l.m.) riferiti all’intero intervallo di acquisizione delle misure (2003-2004).

Piezometro PZ1 PZ2 PZ3 PZ4 PZ5 PZ6 SP30 m s.l.m. -1,72 -2,41 -2,59 -2,58 -2,58 -2,07 -1,72 Tabella 7.20: livelli piezometrici medi

Le misure elaborate sembrano confermare l’azione drenante, esercitata dalla canaletta di scolo, sulle acque della Prima Falda in circolazione in questi settori. E’ interessante notare come l’escursione piezometrica media registrata (pari a 0,25 06957-003R01E01 pag.113

metri), risulti minore rispetto a quanto registrato negli altri settori (caratterizzati da escursioni maggiori ai 0,50 metri).

La canaletta si comporterebbe sostanzialmente come un limite a potenziale imposto.

Il grafico che segue (fig. 7.14) sintetizza quanto detto.

Livello piezometrico (m s.l.m)

0,00

-0,50

-1,00

-1,50 m s.l.m. m -2,00

-2,50

-3,00 ott '03 giu '03 giu '03 lug feb '04 feb nov '03 nov sett '03 gen '04 gen ago '03 ago apr. '03 apr. mar' 03 mar' mar '04 mag. mag. '03

Figura 7.14: andamento del piezometrico medio

Nello schema idrogeologico che segue (fig. 7.15) viene indicato il livello piezometrico medio annuo registrato nel settore delle casse di colmata, particolarmente controllato dall’azione drenante della “canaletta perimetrale” e della Roggia storta. 06957-003R01E01 pag.114

0 Terreno vegetale (S1) -1 Limi argillosi palustri (S2) -2,29 -2 media -3 -4 -5 Ghiaia fine e media (S3) -6 -7 Limo sabbioso -8 -9 Sabbia medio grossolana (S4) -10 -11 -12 m s.l.m.

Figura 7.15: livello piezometrico medio annuo in area casse di colmata

7.3.3 Livelli piezometrici nei terreni di riporto (piezometri corti)

Alcuni piezometri (in genere individuati dal codice SC) sono fenestrati solamente fino ad una profondità di 3 metri dal piano campagna. Queste verticali non raggiungerebbero la Prima Falda vera e propria, ma si intesterebbero nei terreni di riporto ( S1 ), che affiorano in tutta l’area interna allo stabilimento Caffaro di Torviscosa. Come già sottolineato, i terreni di riporto non ospitano un vero e proprio acquifero, ma piuttosto un ristagno di acque essenzialmente controllato dalle precipitazioni meteoriche e solo indirettamente correlato alla sottostante Prima Falda. Nella tabella che segue, sono elencati gli 11 piezometri che possono essere considerati per definire i livelli piezometrici medi caratteristici di questi contesti.

Piezometro PI6 SC7 SC8 SC9 SC10 SC13 SC14 SC6 SC15 SC16 SC17 Quota p.c. 2,59 2,07 2,75 2,8 2,73 2,74 2,63 2,18 2,55 2,6 2,48 Quota b.p. 2,47 1,9 2,64 2,69 2,69 2,88 2,49 1,92 2,34 2,44 2,31 Tabella 7.21: piezometri intestati nei materiali di riporto.

Le letture piezometriche sono state eseguite, per la maggior parte dei piezometri indicati, con cadenza circa mensile, dal settembre del 2002 all’aprile del 2004. Nella tabella che segue (tab. 7.22) sono sintetizzate le misure acquisite. 06957-003R01E01 pag.115

Piezometro sett '02 ott '02 nov '02 dic' 02 feb' 03 mar' 03 apr. '03 mag.03 giu '03 lug '03 ago '03 sett '03 ott '03 nov '03 gen '04 feb '04 mar '04 apr '04 PI6bis 1,24 1,29 1,35 1,3 1,16 1,23 1,18 1,11 1,15 1,17 1,16 1,11 1,17 1,24 1,28 1,22 1,28 1,23 SC7 1,31 1,33 1,23 1,27 1,28 1,23 1,16 1,02 0,91 0,98 0,88 1,18 1,28 1,21 1,21 1,21 SC8 1,47 1,53 1,47 1,51 1,43 1,35 1,33 1,32 1,25 1,33 1,2 1,17 1,18 1,3 1,3 1,27 1,28 SC9 0,37 0,48 1,3 1,04 0,38 0,5 0,52 0,34 0,29 0,3 0,17 0,24 0,42 0,72 1,21 0,7 0,64 SC10 0,73 0,88 1,57 1,05 0,65 0,93 0,71 0,59 0,43 0,37 0,36 0,42 0,97 1,64 1,37 0,92 1,49 SC13 0,28 0,55 0,95 0,77 0,4 0,55 0,48 0,66 0,5 0,45 0,45 0,45 0,66 1,1 1,08 0,88 0,81 SC14 1,3 1,3 1,39 1,36 1,26 1,3 1,24 1,21 1,2 1,21 1,11 1,09 1,11 1,27 1,27 1,23 1,29 SC6 1,29 1,26 1,26 1,26 1,29 1,19 1,14 1,02 0,88 0,77 -0,01 -0,09 0,06 -0,18 0,02 0,19 0,34 SC15 1,37 1,32 1,27 1,3 1,29 1,23 1,21 1,17 1,14 1,18 1,18 1,26 1,32 1,25 1,27 1,33 1,26 SC16 1,33 1,29 1,24 1,26 1,3 1,28 1,25 1,22 1,18 1,19 1,21 1,28 1,33 1,33 1,33 1,38 1,3 SC17 1,21 1,16 1,11 1,14 1,12 1,09 1,04 1,02 0,98 1,01 0,97 1,03 1,12 1,1 1,12 1,19 1,09 MEDIA 0,90 1,14 1,31 1,19 1,05 1,10 1,04 1,00 0,93 0,90 0,87 0,79 0,92 1,13 1,11 1,02 1,07 1,09 MASSIMO 1,47 1,53 1,57 1,51 1,43 1,35 1,33 1,32 1,25 1,33 1,2 1,21 1,28 1,64 1,37 1,33 1,38 1,49 MINIMO 0,28 0,48 0,95 0,77 0,38 0,5 0,48 0,34 0,29 0,3 0,17 -0,01 -0,09 0,06 -0,18 0,02 0,19 0,34

Piezometro sett '02 ott '02 nov '02 dic' 02 feb' 03 mar' 03 apr. '03 mag.03 giu '03 lug '03 ago '03 sett '03 ott '03 nov '03 gen '04 feb '04 mar '04 apr '04 PI6bis 1,35 1,30 1,24 1,29 1,43 1,36 1,41 1,48 1,44 1,42 1,43 1,48 1,42 1,35 1,31 1,37 1,31 1,36 SC7 0,76 0,74 0,84 0,80 0,79 0,84 0,91 1,05 1,16 1,09 1,19 0,89 0,79 0,86 0,86 0,86 SC8 1,28 1,22 1,28 1,24 1,32 1,40 1,42 1,43 1,50 1,42 1,55 1,58 1,57 1,45 1,45 1,48 1,47 SC9 2,43 2,32 1,50 1,76 2,42 2,30 2,28 2,46 2,51 2,50 2,63 2,56 2,38 2,08 1,59 2,10 2,16 SC10 2,00 1,85 1,16 1,68 2,08 1,80 2,02 2,14 2,30 2,36 2,37 2,31 1,76 1,09 1,36 1,81 1,24 SC13 2,46 2,19 1,79 1,97 2,34 2,19 2,26 2,08 2,24 2,29 2,29 2,29 2,08 1,64 1,66 1,86 1,93 SC14 1,33 1,33 1,24 1,27 1,37 1,33 1,39 1,42 1,43 1,42 1,52 1,54 1,52 1,36 1,36 1,40 1,34 SC6 0,89 0,92 0,92 0,92 0,89 0,99 1,04 1,16 1,30 1,41 2,19 2,27 2,12 2,36 2,16 1,99 1,84 SC15 1,18 1,23 1,28 1,25 1,26 1,32 1,34 1,38 1,41 1,37 1,37 1,29 1,23 1,30 1,28 1,22 1,29 SC16 1,27 1,31 1,36 1,34 1,30 1,32 1,35 1,38 1,42 1,41 1,39 1,32 1,27 1,27 1,27 1,22 1,30 SC17 1,27 1,32 1,37 1,34 1,36 1,39 1,44 1,46 1,50 1,47 1,51 1,45 1,36 1,38 1,36 1,29 1,39 MEDIA 1,81 1,42 1,25 1,36 1,51 1,45 1,51 1,55 1,62 1,65 1,69 1,76 1,63 1,43 1,45 1,54 1,41 1,47 MASSIMO 2,46 2,32 1,79 1,97 2,42 2,3 2,28 2,46 2,51 2,5 2,63 2,56 2,38 2,12 2,36 2,16 1,99 2,16 MINIMO 1,28 0,76 0,74 0,84 0,8 0,79 0,84 0,91 1,05 1,16 1,09 1,19 0,89 0,79 0,86 0,86 1,22 0,86

Tabella 7.22: misure piezometriche acquisite nei piezometri intestati nei materiali di riporto 06957-003R01E01 pag.116

Dall’analisi statistica delle misure così sintetizzate, si può concludere che:

• il livello piezometrico medio (m s.l.m.), riferito all’intero intervallo di misure, è pari a 0,99 metri s.l.m. • il valore massimo delle medie mensili è pari a 1,13 metri s.l.m. [il massimo assoluto, 1,64 m s.l.m., si è registrato nel novembre del 2003 nel piezometro SC10]. • Il valore minimo delle medie mensili è pari a 0,79 metri s.l.m. [il minimo assoluto, - 0,18 m s.l.m., si è registrato nel gennaio del 2004 nel piezometro SC06]. • L’escursione piezometrica media (m) è pari a 0,34 metri. • La soggiacenza media (m dal piano campagna) è pari a 1,56 metri.

Nella tabella che segue (tab. 7.23) sono espressi, per ognuno dei piezometri considerati, i livelli piezometrici medi (meri s.l.m.) riferiti all’intero intervallo di acquisizione delle misure (2003-2004).

Piezometro PI6 SC7 SC8 SC9 SC10 SC13 SC14 SC6 SC15 SC16 SC17 m s.l.m. 1,22 1,17 1,33 0,57 0,89 0,65 1,24 0,69 1,26 1,28 1,09 Tabella 7.23: livelli piezometrici medi

Il grafico che segue (figura 7.16) sintetizza quanto espresso.

Livello piezometrico (m s.l.m)

3,00

2,50

2,00

1,50

ms.l.m. 1,00

0,50

0,00

Figura 7.16:andamento del livello piezometrico medio 06957-003R01E01 pag.117

Nello schema idrogeologico che segue (fig. 7.17) viene indicato il livello piezometrico medio annuo registrato nei piezometri intestati nel solo terreno di riporto superficiale ( S1 ).

2 Riporto ghiaioso medio - grossolano (S1) 0,99 1 Tratto fenestrato media 0 Limo sabbioso (S2) -1 -2 -3 Ghiaia fine e media (S3) -4 -5 -6 -7 -8 -9 -10 -11 -12 -13 Sabbia medio grossolana (S4) -14 -15 -16 -17 -18 -19 -20 Limi argillosi (1° Acquitardo) -21 m s.l.m.

Figura 7.17: livello piezometrico medio annuo

A conclusione di questo paragrafo, può essere interessante confrontare le curve di andamento piezometrico medio mensile ottenute per i cinque diversi contesti considerati. 06957-003R01E01 pag.118

Livello piezometrico (m s.l.m)

2,00 1,00 0,00 -1,00 ms.l.m. -2,00 -3,00 ott '03 ott ott '02 ott giu '03 giu '03 lug giu '02 giu 02 dic' feb '04 feb apr'04 feb' 03 feb' apr'02 ago '03 ago sett'03 nov'03 '04 gen '04 mar ago '02 ago sett'02 nov'02 03 mar' apr. '03 apr. mag '02 mag mag. '03 mag.

In assenza del livello limoso-argilloso in presenza del livello limoso-argilloso CORTI casse colmata controllo maree

Figura 7.18: confronto tra l’andamento piezometrico medio registrato nei cinque diversi contesti individuati.

Dall’analisi di tale grafico, l’andamento medio delle diverse curve si mantiene in generale confrontabile. Le eccezioni maggiori riguardano i livelli medi del gruppo di piezometri ubicati nell’area “casse di colmata”, marcatamente minori e con limitate oscillazioni rispetto a tutti gli altri Ciò, come già sottolineato, è da mettere in relazione al forte controllo che l’asse drenante del bacino a scolo meccanico Belvat rappresentato dalla più volte citata “canaletta” esercita sui livelli della prima falda e, conseguentemente, su questo gruppo di piezometri. La curva relativa al gruppo di piezometri a più forte controllo da parte delle oscillazioni di marea, infine, segue un trend meno lineare e più difficilmente confrontabile con quello medio riconosciuto per gli altri contesti.

7.3.4 Gradiente idraulico e direzione di deflusso della Prima Falda

Come accennato nei paragrafi precedenti, gli agenti che direttamente o indirettamente controllano il flusso idrico sotterraneo della Prima Falda, nell’area dello stabilimento Caffaro di Torviscosa, sono diversi. 06957-003R01E01 pag.119

Nella figura che segue (fig. 7.14) viene ricostruito l’andamento piezometrico medio della Prima Falda. Il modello idrogeologico proposto è stato ricostruito sulla base dei valori piezometrici rielaborati nei paragrafi precedenti, considerando cioè le medie su 2 anni di letture (2002 – 2003). Tutte le elaborazioni effettuate sono state implementate con il programma Surfer 7.0 , utilizzando l’algoritmo Kriging , basato su procedura geostatistica . In particolare, in questa prima elaborazione, sono stati considerati i livelli piezometrici medi (riferiti ai due anni di acquisizione misure) di tutti i seguenti gruppi di piezometri:

• Piezometri installati nella Prima Falda, in corrispondenza di quelle aree caratterizzate dalla presenza del livello limoso – argilloso superficiale ( S2 ) • Piezometri installati nella Prima Falda, in corrispondenza di quelle aree caratterizzate dall’assenza del livello limoso – argilloso superficiale ( S2 assente ) • Piezometri installati in area “casse di colmata” e fortemente controllati dall’azione degli assi drenanti.

Per non “perturbare” la qualità e l’attendibilità del modello idrogeologico proposto, non sono stati invece considerati i valori relativi ai seguenti gruppi di piezometri:

• Piezometri installati in area “Cloro – Soda” e, in parte, in area “discariche”, che risentono particolarmente delle oscillazioni del livello di marea. • Piezometri corti (profondità inferiore ai 3 metri), fenestrati solamente in corrispondenza dei terreni di riporto superficiale ( S1 ), che non raggiungono la Prima Falda propriamente detta.

Il livello medio del Canale Banduzzi (imposto come costante per tutta l’estensione del canale stesso) è stato ottenuto come media dei livelli piezometrici registrati nei piezometri SPD1, SPD2, SPD3, SPD4, SP3,SP4 ed SP5. Queste verticali, infatti, realizzate nelle immediate vicinanze del canale, sembrano riflettere adeguatamente l’andamento del livello idrico interno al Banduzzi. 06957-003R01E01 pag.120

CAFFARO S.p.A. - Torviscosa (UD)

Andamento della falda nel mese di giugno 2003

K.106 3.8 2.0 3.9 2.9 2.1 VIA DEI BANDUZZI 2.7 3.9

2.5

2.8 3.0

2.7 FERROVIA

VENEZIA 2.4 2.4 3.0 TRIEST E

3.0

2.6

2.5 2.1 2.9 CHIMICA DEL FRIULI 2.6

2.8 2.0 3.0 3.0 SP12 2.4

2.9

1.6

2.6 2.2

2.7 0.6

2.8

2.7 2.8 2.2

2.7 0.9 2.6 2.8 2.7 2.7 2.9 2.9

0.8

2.3

1.6 0.1

1.5

3.0 3.1 2.5 1.4

1.1

1.5 2.5 2.9 3.2 SP6 2.9 1.9 1.7

1.3

2.4 11.9 0.6 3.0 3.0

3.0 0.9

2.7

0.9

1.3 0.9 1.5 CHIMICA DEL FRIULI SP15 1.6 0.7 2.9 2.7 2.8

1.8 -0.8

2.9

2.4 2.7

2.3 scavo 1 1.1 PI3 PI4 PI5 PE10 1.2 3.0 PI2 A13/21A13/20 2.5 2.9 N1 PI6 0.7 PE04A13/19 PE09 5.3

2.3 3.0 9.3

1.0 SP16 2.7 4.7 2.7 2.7 SP17 2.3 PI7 SP25 5.4 PI1 SC8 SC9 SC10 X4/28 PE06 3.0 2.2 9.3 PE07 SP11 6.5 PE05 A6/13 2.8 SC13 SP24 8.5 2.5

PE08 2.5 PE03 SC4 SP19 SC14 SC112.8 SP26 SP7 3.1 3.3 2.4 PONTE GIREVOLE 2.4 6.0 10.4

2.8

5.8 8.8

5.0 1.8 1.5 PE02 SP18 4.3 2.6 0.9 1.5 0.9

X6/29 2.5 O SP27 T 3.1

E

N 2.2 E PP4 2.5

V

X7/30 PP7 O

I 2.5

R

O PP5X10/33PP6 -0.4 T

T

I

V

SC17b

A

I

V 5.6 5.8 S1 0.2 S3 2.7 3.8 SP21S2 SC15SP28 SC16 SP29SC17

2.6

2.2 SC5 0.3 SP10 1.3 2.6 QP5 2.2 4.4 3.9 0.4 2.2 SC7b PE01 QP1 SC6 SC6b SC7 X11/34 X12/35 X8/31 X9/32 0.0 SP20 QP2 X3 1.1 4.5 5.7 -0.5 0.7 VILLA DIOTTI SP9 PA1 0.8 QP3 5.8 2.0 1.6 PE04 SP22 SP23 1.1 QP4 -0.5

1.8 0.7

0.2 0.2

1.1

2.2

2.8

0.4

1.7 QP6 0.6 1.4 1.4 -0.2 -0.5

0.4 0.3

1.8

0.0 1.5

-0.6

1.1

0.9

CASALI BANDUZZI

0.8

0.3 3.1 2.0 0.3

PE03 0.0

1.7 PE02 -0.8 PE01 -0.5

1.4 -0.3

0.6 -0.1

-0.9 -0.3 0.6

0.3

-0.6

-0.3 2.7 0.4

-0.5 A

1.8

1.0

3.4 -0.8 -0.9 A

I

Z

Z

U

D N 0.7 T A B

. -0.1

V

.

2.0 S -0.2 0.8

1.1

0.0 QP7 0.6

-1.0 0.1 -1.0 PZ1 -0.2

-0.9

N 0.6

A

A

N

I

U

Z

A

I -1.4

G

G

O

R -1.1

1.5

0.5 0.4 -0.1

C

1.2

I -1.1 0.6 0.1 -1.1

2.3 I Z

Z -0.1 U D

N

0.8 A 0.0

B

-1.0 E L

-0.4 A -1.1 N A

C

-1.1

R

0.2 0.4 -1.4

0.4

EE 0.4 -1.5

0.8 U -0.8 QP8

-0.5 A 0.4

-0.5

R

O 0.5

G

G

I A SP30 2.3 0.7 DD 0.3

-0.9 -1.4 -1.2 3.0 -1.3

Z -0.4 B

2.4 1.2

-0.6 -0.2

0.8

0.4

0.7 CC -1.1 2.4

B

A 0.2

R -0.1 3.7 C -1.9

A

T QP15 A -1.2

0.1 -0.2

PZ2 3.1 1.4 0.0 BB II AA

-0.3

0.2

1.0

-1.4

-0.8

-2.4

-1.3

RO GG IA

O HH

-1.2

D -0.2

-0.9 E

0.2 -1.5

2.5

R

-0.1

A

B

-0.8 0.0

-1.2 0.5 GG 2.5 ST FF O QP9 R -0.7 TA

-0.1 -0.7 3.5

O

D

E -0.2

R

A 0.3

G

O PZ3

N

I

D

-0.4

E

-2.6 -1.4

0.1

2.3

-1.2 -0.9 1.9

-1.1 -0.5 1.4 -1.5

0.4

1.7

I

Z

Z

U

-0.3 D

N A -0.1 0.5 B

.

V .

S

-1.2

3.3

-0.1

A

N -1.0

I

U

Z

0.6

A

L L -0.1

E

D

A

D -0.1

A

R -0.3

T S -0.2 3.6

-1.8 PZ4

-1.2 -0.6

-0.5

-0.1 2.5 0.6

0.2 QP14 0.6 -1.5

0.9 0.1

-1.2 -1.1

-0.2

-0.9 0.9

-1.0 0.1 1.9 0.1

I -0.6

-0.4 0.3 0.7 2.2

-1.1 0.1 PZ5 0.2 N 0.0

-1.5 -1.2 -1.2

CASALI DI SOPRA

ROGGIA ST

O RTA 0.2

-0.3 2.6 0.5 O

3.3 -0.7

-0.1

QP10 0.2 -1.5 0.0 2.1

-1.3 I Z

Z P U D

N

A

B

1.3 -1.1

E PZ6 L 0.1 A

N

-0.4 A

C

-1.6

2.5 1.6 QP11 0.6 0.4

-0.8 -1.5 L

-0.6 0.8 1.1

-1.7 0.1 2.3

2.2 -1.3 0.3

0.1

-0.2 A

0.8 0.6 1.1

-1.4

I DROVORA

T B ELVAT

-1.0 2.9 QP12QP13 2.9 1.4

1.1 0.4

0.7 -1.1 1.1 2.7 2.6 -0.6 0.6

SP-PI Sondaggi geognostici profondi a carotaggio S.. Sondaggi corti preliminari al PIP SCALA 1:5.000 Punti di misura del livello piezometrico continuo con installazione di piezometri X../.. Pozzetti esplorativi preliminari al PIP SC Sondaggi geognostici corti a carotaggio continuo 0 50 100 150 200 250 m Isopieze (m s.l.m.) con installazione di piezometri (tranne SC4, SC5, PZ-SP piezometri campagna d'indagine 2001-2002 SC6b, SC7B, SC17b)

PE-PP-N1 Pozzetti esplorativi a) b) FIGURA 4

Figura 7.14: carta piezometrica della Prima Falda a) andamento medio (riferito ad un anno, 2003, di letture); b) andamento medio mensile (riferito a giugno 2003) 06957-003R01E01 pag.121 06957-003R01E01 pag.121

A titolo di confronto è stata inoltre considerata la situazione piezometrica in corrispondenza di un mese indicativo (giugno 2003), in cui erano stati anche misurati i valori in quote assolute dei livelli del pelo libero delle acque della canaletta e della Roggia Storta e, per una migliore correlazione, anche i piezometri installati nell’area della costruenda Centrale a Turbogas Caffaro Energia – Edison. Quanto emerge dal confronto è una situazione ampiamente sovrapponibile, a conferma dello stretto legame tra acque superficiali ed acque di prima falda. In particolare, è possibile osservare come in entrambi i casi le linee di flusso si orientano dal canale Banduzzi e dalla Darsena (alimentatori), verso la Roggia Storta e la Canaletta (assi drenanti), che recapitano tutte le acque di falda verso il sistema di scolo meccanico (idrovora Belvat). Le linee isopiezometriche subiscono infatti una evidente distorsione determinata dall’azione dei più volte citati assi drenanti del bacino a scolo meccanico. Si sottolinea altresì che le linee riportate si riferiscono ad una situazione statica; in realtà l’assetto idrogeologico muta anche considerevolmente nell’arco della medesima giornata, vista l’influenza esercitata dalle maree sul Canale Banduzzi e dall’azione regimatrice dell’idrovora Belvat; quest’ultimo effetto, tuttavia, pur determinando variazioni nei livelli della canaletta perimetrale e della Roggia Storta di alcune decine di centimetri nell’arco dello stesso giorno, sembra avere una influenza limitata sull’assetto idrogeologico generale riportato in questa rappresentazione. Occorre inoltre sottolineare che la rappresentazione fornisce un modello semplificato dell’andamento presunto delle isopiezometriche nell’area, tralasciando la presenza di aree caratterizzate da scarsa permeabilità ed ipotizzando ovunque una influenza diretta da parte dell’idrovora sulla falda. Se si ipotizzasse infatti la presenza omogenea di un livello impermeabile nei primi 4 – 5 metri di successione stratigrafica, la regimazione esercitata dall’Idrovora Belvat riguarderebbe solo le acque superficiali. Occorre invece rimarcare, come elemento di fondamentale importanza nel modello sopra esposto, che sovente le incisioni dei corpi idrici superficiali secondari intercettano la superficie piezometrica. Di conseguenza il drenaggio esercitato dall’idrovora si ripercuote localmente anche sulla falda. 06957-003R01E01 pag.122

Ciò è particolarmente evidente in corrispondenza del settore più a Nord, ovvero adiacente alla cassa A ed alla cassa vuota, in cui il livello superficiale di argilla si assottiglia o addirittura scompare, come messo in evidenza dalle stratigrafie dei sondaggi PZ1 e SP30 e dall’analisi delle foto aeree. . In queste condizioni il gradiente piezometrico tra il pelo libero del Canale Banduzzi (+0.16 m s.l.m.) e la falda in SP30 (-2.06 m s.l.m.) su una distanza di 220 m, è assai elevato ed è pari a circa l’1% lungo la direttrice di deflusso. La direzione di deflusso della falda nell’area delle casse di colmata risulterebbe, sulla base delle misure effettuate, orientata dal canale Banduzzi verso la canaletta. In questo settore il deflusso della falda verso il fosso di scolo perimetrale non risulterebbe in alcun modo ostacolato dalla presenza di litotipi impermeabili. Osservando in dettaglio la figura si osservano altre importanti distorsioni rispetto alla direzione di flusso principale (NW – SE) nell’area dello stabilimento, principalmente determinate da perdite ed altre anomalie localizzate. Il modello esposto non consente di visualizzare l’effetto di sbarramento impermeabile esercitato delle casse di colmata, così come è stato invece verificato dalle misure dei livelli idrici interni ed esterni e dalle evidenze stratigrafiche. Dal confronto tra i livelli idrici interni alle casse, il pelo libero del Banduzzi, la falda misurata nei piezometri ed il livello del fosso di scolo perimetrale è possibile affermare che: - non vi è comunicazione diretta tra le casse di colmata ed il canale Banduzzi; - la falda rilevata nei piezometri è drenata dal fosso perimetrale, a sua volta regimato e tenuto ad una quota inferiore (circa pari a –2.00 m s.l.m.m.) dall’azione dell’Idrovora Belvat; - la falda risente limitatamente delle oscillazioni di marea, che sono di circa ± 0.80 m rispetto al medio mare. Inoltre, le acque contenute nelle casse di colmata non dovrebbero, se non per percolazione, entrare in contatto con quelle in circolazione idrica sotterranea.

In una situazione così complessa e fortemente influenzata da anomalie, per il calcolo del gradiente medio della Prima Falda sono stati considerati i piezometri tra di loro più distanti e collocati lungo la direttrice principale di deflusso, che può essere approssimata alla direzione NNW-SSE (SP12 a NW e SP20 con SP10 a SE). 06957-003R01E01 pag.123

La tabella sotto riportata (tab. 7.24) schematizza la situazione osservata:

PIEZOMETRO PROF. FALDA QUOTA QUOTA FALDA DIFFERENZA DISTANZA da GRADIENTE (m da p.c.) P.C. (m s.l.m.) QUOTA FALDA (m) SP12 MEDIO (m s.l.m.) Rispetto a SP12 (m) SP12 2.05 2.69 0.64 - - - SP20 2.61 2.46 -0.15 0.79 800 0.00099 SP10 2.76 2.64 -0.12 0.76 850 0.00089

Tabella 7.24: gradiente idraulico medio

E’ quindi possibile affermare che il gradiente piezometrico nell’area in oggetto è di poco inferiore allo 0.1%, con una velocità di deflusso stimata di 3-4 cm/giorno.

Per valutare l’andamento medio della Prima Falda in assenza di “disturbi” esterni, lo schema idrogeologico proposto in precedenza (fig. 7.14), è stato rielaborato escludendo i livelli piezometrici relativi alle verticali intestate in quei settori caratterizzati dall’assenza del livello limoso – argilloso (S2) superficiale. Nella figura che segue (fig. 7.15) sono messi a confronto i due risultati ottenuti: in a) l’andamento medio della Prima Falda è quello che si otterrebbe non considerando i livelli piezometrici registrati nei settori privi dell’orizzonte limoso – argilloso S2; in b) , invece, l’andamento medio della Prima Falda è quello già presentato in precedenza, ed elaborato sulla base di tutti i livelli piezometrici a disposizione. La necessità di questa ulteriore schematizzazione, trova le sue motivazioni nel fatto che nei settori caratterizzati dall’assenza del tetto limoso – argilloso impermeabile, si concentrano i ristagni d’acqua legati alle perdite nella rete idrica dello stabilimento e quelli di derivazione meteorica. Questi ristagni determinano un locale anomalo innalzamento nel livello piezometrico medio, perturbando di fatto il naturale decorso della circolazione idrica sotterranea. 06957-003R01E01 pag.124

A) B)

Figura 7.15: andamento piezometrico medio relativo alle due diverse elaborazioni effettuate. 06957-003R01E01 pag.125

L’analisi dei due schemi idrogeologici proposti sembra confermare queste ipotesi. Di fatto, in assenza delle perdite e dei ristagni d’acqua (a) , il flusso idrico della Prima Falda manterrebbe un decorso lineare, essenzialmente orientato da NNW a SSE. In presenza delle anomalie locali (b) , invece, si vengono a creare degli “alti” nella tavola d’acqua principale, che ne complicano la geometria e l’andamento delle linee di flusso principale. In particolare le zone di “alto” sono individuabili all’interno dello stabilimento Caffaro di Torviscosa. La situazione reale, comunque, si dovrebbe maggiormente avvicinare a quanto proposto nella seconda parte (b) della schematizzazione in esame. 06957-003R01E01 pag.126

7.4 Falde artesiane

Viene di seguito fornito un inquadramento dell’assetto idrogeologico degli acquiferi artesiani, ospitati nella potente successione alluvionale della Bassa Pianura Friulana. In particolare, si farà riferimento a due acquiferi (o sistemi di acquiferi) precedentemente citati e che compaiono nello schema litostratigrafico ed idrogeologico di figura 7.2 e nella classificazione adottata in bibliografia, ovvero: 1) il “secondo acquifero” (“ A” nella classificazione di Stefanini & Cucchi, 1977 – A1 , A2 e A3 nel presente elaborato) 2) “Terzo Acquifero” (“ B” in entrambe le suddivisioni).

Alla luce degli studi e dei dati disponibili i due sistemi dovrebbero mantenere caratteristiche idrologeologiche del tutto confrontabili. Per semplicità e, soprattutto, per la scarsità di dati a disposizione, le elaborazioni che seguono vanno riferite al solo “Secondo Acquifero”, ma le conclusioni a cui si è arrivati potranno essere, in buona approssimazione, riferite anche al sottostante “Terzo Acquifero”. Stefanini & Cucchi (1977), in realtà, evidenziano la possibilità che tra i due acquiferi in esame esista una certa differenza di carico idraulico. Questa considerazione è basata sul fatto che l’emergenza del “terzo acquifero” (B) sembra collocata ad una certa distanza (5 km) a monte della linea delle risorgive, la cui quota corrisponde all’emergenza del “secondo acquifero” A. Ciò comporterebbe una differenza di potenziale tra i due acquiferi comunque piuttosto bassa (nell’ordine del metro). Si sottolinea altresì che non esistono evidenze stratigrafiche di un vero acquitardo di separazione tra A e B. Mancano infatti dati che indichino affioramenti di terreni a litologia limoso argillosa alcuni km a monte delle risorgive. 06957-003R01E01 pag.127

7.4.1 Livelli piezometrici delle falde artesiane

Come già più volte citato, la qualità e la quantità dei dati piezometrici a disposizione per caratterizzare le falde artesiane non sono assolutamente confrontabili con quanto disponibile per la Prima Falda. Le limitazioni incontrate per effettuare una esaustiva ricostruzione piezometrica delle falde artesiane possono essere così riassunte:

- la quasi totalità dei piezometri installati all’interno dello stabilimento Caffaro di Torviscosa, per le finalità stesse con cui questi sono stati realizzati, si intesta nell’acquifero semiconfinato, non raggiungendo, se non in sporadiche eccezioni, il primo acquifero artesiano (A1). - le stratigrafie di dettaglio eseguite nei pochi sondaggi più profondi hanno messo in evidenza che il primo acquifero artesiano spesso manca o è sostituito da litologie a granulometria più fine. - i pozzi censiti nel territorio di interesse, attivi da molti anni e privi di una documentazione adeguata, sono, in genere, multifenestrati, emungendo acqua in modo indifferenziato da tutti gli acquiferi artesiani captati. - non esiste ad oggi una serie temporale di misure che consenta di verificare eventuali variazioni stagionali dei livelli piezometrici. - Tutti i pozzi artesiani presentano una prevalenza di alcuni metri rispetto al piano campagna attuale; le operazioni di lettura, particolarmente in pozzi vetusti ha presentato non poche problematiche operative. - appare estremamente difficoltoso reperire punti di misura relativamente “indisturbati”, considerato che molti dei pozzi artesiani presenti sono sfruttati in maniera differente nell’arco della giornata e visivamente si evidenziano variazioni di prevalenza nell’arco di pochi minuti.

Si è quindi provveduto, strettamente ai fini del presente rapporto, ad effettuare un serie di misure dirette dei livelli piezometrici (aprile 2004), selezionando i punti più indicativi e rappresentativi. A causa del mescolamento tra i livelli fenestrati nei pozzi è possibile, con ragionevolezza, assumere come condizione al contorno che le quote piezometriche 06957-003R01E01 pag.128

misurate si stabilizzano tutte con la quota piezometrica indotta dall’acquifero A1, spesso riscontrato a profondità superiori a 30 m da p.c. Sono stati considerati seguenti livelli: • Livelli piezometrici direttamente misurati nei pozzi artesiani non sfruttati e predisponibili ad effettuare tali misure Sono apparsi utili allo scopo esclusivamente 3 pozzi, interni allo stabilimento Caffaro di Torviscosa, in particolare: - POZZO 5 NORD, ritenuto adatto, in quanto era già esistente un tubo in gomma trasparente che ha consentito di effettuare direttamente le misure in oggetto:

Foto 1: lettura piezometrica nel pozzo 5 Nord

- POZZI 8 E 10 SUD, adatti allo scopo in quanto non attivi; 06957-003R01E01 pag.129

Foto 2: lettura piezometrica nel pozzo 8 Sud

Foto 3: lettura piezometrica nel pozzo 10 Sud • livelli piezometrici direttamente misurati nei piezometri più profondi realizzati per la caratterizzazione ambientale delle aree Caffaro; in particolare: P1 - terebrato per il monitoraggio delle discariche di ceneri, esterno allo stabilimento ed impostato in sabbie fini marine, quindi non correlabile direttamente all’acquifero A1; DP4 – per il monitoraggio a monte delle discariche di ceneri ed impostato in litologie ghiaiose 06957-003R01E01 pag.130

• livelli piezometrici direttamente misurati nei piezometri di monitoraggio delle discariche interne allo stabilimento esistenti da oltre 10 anni si tratta di piezometri realizzati su indicazioni del Prof. Broili e dei quali è ignota la stratigrafia. Per avere qualche indicazione maggiore si è provveduto a scandagliarne il fondo e, sulla base della portata d’acqua in uscita, prevedere una possibile litologia nei tratti fessurati: P2 – immediatamente a Nord del canale navigabile; per la misura di tale livello è stato necessario predisporre una prolunga con tubo metallico sino ad una altezza (circa 3 m) necessaria per impedire la fuoriuscita di acqua in pressione; sulla base di una valutazione qualitativa di portata, l’acquifero fessurato è molto permeabile (ghiaia e sabbia)

Foto 4: prolunga per la lettura piezometrica in P2 P3 – interno all’area delle discariche ceneri - sulla base di una valutazione qualitativa di portata, anche questo acquifero è da considerare molto permeabile (ghiaia e sabbia) Tutte le acque dei piezometri considerati sono caratterizzate da odore di idrogeno solforato e da buona limpidezza. 06957-003R01E01 pag.131

Nella tabella che segue (tab. 7.25) sono presentati i livelli piezometrici rilevati nei pozzi artesiani e nei piezometri profondi, interni allo stabilimento Caffaro di Torviscosa.

Quota p.c. Tratti Livello piezometrico Pozzo XY (m s.l.m.) fenestrati (m s.l.m.) 5 Nord 2,88 - 2386582 5076105 5,23 70-77 82- 8 Sud 2,75 2386717 5075353 3,94 90 70-82 10 Sud 1.98 83-83 2386925 5075349 3,40 87-102 P1 - 0,15 33-36 2387549 5075161 2,25 P2 1,61 36-39 2387535 5075774 4,52 P3 3,35 30-33 2387358 5075527 3,81 DP4 2,58 31-34 2386925 5076060 4,82

Tabella 7.25: misure piezometriche eseguite nei pozzi che raggiungono l’acquifero artesiano.

Come si vede, il livello piezometrico medio dell’acquifero, in pressione, varia dai 5,23 m s.l.m. a monte (registrati nel pozzo 5 nord), ai 2,25 metri s.l.m. a valle (registrati nel piezometro P1).

7.4.2 Gradiente idraulico e direzione di deflusso della Prima Falda Artesiana

Per affrontare correttamente l’argomento è opportuno considerare i seguenti aspetti: • in corrispondenza della Linea delle Risorgive, l’emergenza degli acquiferi in oggetto permette di valutare il carico idraulico esistente in questi settori (valutabile, su base topografica, ad una quota prossima ai 20 metri s.l.m.). 06957-003R01E01 pag.132

• in corrispondenza della linea di costa dovrebbe correre la piezometrica degli 0 metri s.l.m. (anche se alcuni autori indicano l’emergenza delle falde artesiane ad una certa distanza dalla linea di costa stessa). • il gradiente idraulico di questi acquiferi si dovrebbe mantenere su valori prossimi allo 0,001-0,002. • l’orientamento medio delle linee di flusso si dovrebbe mantenere, su scala regionale, allineato all’orientamento NNW – SSE riconosciuto per questi settori. L’importanza della campagna di misure effettuata e sopra descritta consiste nel fatto che si è cercato per la prima volta di fornire alle conoscenze bibliografiche un supporto sperimentale. Sulla base dei valori piezometrici direttamente misurati, è stato possibile effettuare una prima ricostruzione dell’andamento dell’acquifero artesiano nell’area dello stabilimento (fig. 7.16).

Figura 7.16: andamento piezometrico dell’acquifero artesiano nell’area dello stabilimento

In questa rielaborazione non sono stati presi in considerazione i livelli piezometrici regionali (linea delle risorgive e linea di costa), ma solo quelli sperimentali effettivamente misurati all’interno dello stabilimento. 06957-003R01E01 pag.133

Il gradiente medio, valutato tra i pozzi 5 nord e 10 sud (allineati essenzialmente lungo la medesima linea i flusso), è stimato nell’ordine dello 0,0016 , valore del tutto in linea con quanto riportato in bibliografia. A tale scopo, invece, in tavola 7 (vedi allegati) viene proposto l’andamento dell’acquifero artesiano a scala regionale. L’andamento delle isopiezometriche in questa ulteriore elaborazione, è stato determinato implementando i dati sperimentali a disposizione ed i dati bibliografici, con le considerazioni generali che è stato possibile effettuare (limiti a potenziale imposto in corrispondenza delle risorgive e dell’emergenza a mare della falda). L’analisi dello schema idrogeologico ottenuto, sembra confermare le ipotesi iniziali. L’acquifero artesiano, a scala regionale, presenta linee di flusso orientate da N-NW a S-SE, con un gradiente medio prossimo allo 0,0015 . Nell’area dello stabilimento Caffaro di Torviscosa, caratterizzata dalla presenza di numerosi pozzi in emungimento, si riscontra un’evidente distorsione nelle linee isopiezometriche stesse. In particolare, il raggio di influenza dei pozzi Caffaro è stato valutato nell’ordine dei 4 chilometri. 06957-003R01E01 pag.134

8. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Gli scopi applicativi del presente rapporto implicano la necessità di finalizzare tutte le considerazioni sopra esposte alla vulnerabilità dei corpi idrici, superficiali e profondi. In quest’ottica, il presente capitolo conclusivo, ha lo scopo di sintetizzare e rielaborare tutti i dati sopra esposti in dettaglio per renderli utili a rispondere a precisi quesiti di carattere ambientale.

Il punto di partenza può essere considerato a ragion veduta il ricettore ambientale “prima falda”, di cui è possibile affermare che: a) è localmente affetta da contaminazione determinata da attività pregresse dello Stabilimento Caffaro S.p.A. b) è costituita prevalentemente da acque salmastre c) non è sfruttata in alcun modo per usi idropotabili. d) Internamente ed esternamente allo stabilimento è in larga parte “protetta” da un livello poco permeabile limoso argilloso superficiale a spessore variabile.

Alla luce di ciò appare evidente l’importanza dei rapporti della “Prima Falda” con due ulteriori ricettori: a) le falde artesiane profonde, utilizzate ad usi idropotabili (generalmente a profondità superiori a 80 m) b) i corpi idrici superficiali , che possono convogliare acque contaminate dalla prima falda nell’ecosistema lagunare.

Vengono di seguito esaminati tali aspetti finalizzandovi tutte le risultanze del presente studio. 06957-003R01E01 pag.135

8.1 Rapporti tra Prima Falda e falde artesiane

Alla luce di quanto fino a qui esposto, si può concludere che la Prima Falda e gli acquiferi artesiani profondi, rappresentino due sistemi tra di loro indipendenti ed isolati. I numerosi sondaggi eseguiti nell’area dello stabilimento Caffaro di Torviscosa hanno infatti tutti incontrato il livello limoso-argilloso che rappresenta il “substrato” a bassissima permeabilità ( Primo Acquitardo ) della Prima Falda (Lente di Torviscosa). Questo livello presenta uno spessore variabile dai 0,5 metri (valore minimo a totale favore di sicurezza) ai 10 metri. Come già sottolineato, inoltre, le numerose prove di conducibilità idraulica effettuate su campioni di terreno indisturbati prelevati dal primo acquitardo, hanno mostrato per lo stesso una permeabilità media del tutto bassa (si veda par. 8.2):

kmedia = 4,7 x 10 -08 m/s

kmediana = 1,39 x 10 -09 m/s

Gli unici flussi di acqua possibili si verificherebbero dal sottostante acquifero in pressione verso la prima falda, e non viceversa. Questa situazione è determinata dalla forte differenza di carico che esiste tra il primo acquifero in pressione (caratterizzato da un carico idraulico medio di 5 ÷7 metri al di sopra del piano campagna) e la soprastante Prima Falda (con valori di risalienza massima di circa 2 metri). Ad ulteriore conferma di questo, le determinazioni analitiche effettuate in falda artesiana, a dispetto di una locale elevata contaminazione delle Prima Falda, non hanno mai mostrato evidenze della medesima tipologia di contaminazione nelle falde profonde.

A conclusione di quanto detto, si può affermare che la Prima Falda risulta isolata dai sottostanti acquiferi artesiani in considerazione di tre fattori principali:

• fattore geologico : la Prima Falda è limitata, al letto, da un orizzonte impermeabile continuo (di spessore compreso tra gli 0,5 e i 10 metri), caratterizzato da valori di 06957-003R01E01 pag.136

conducibilità idraulica costantemente ridotti (kmedia = 4,73 x 10 -08 m/s; kmediana = 1,39 x 10 -09 m/s); • fattore idraulico : tra le due falde (Prima Falda e Falda Artesiana profonda) esiste una differenza di carico idraulico significativa. La drenanza all’interno dell’acquitardo che separa i due acquiferi non può che svilupparsi dal basso (falda artesiana) verso l’alto (Prima Falda). • Fattore idrochimico : le determinazioni analitiche effettuate in falda artesiana non hanno mai mostrato evidenze di contaminazione nelle falde profonde.

8.2 Rapporti tra Prima Falda e idrografia superficiale

La Prima Falda, come detto, viene direttamente alimentata dalle piogge, dall’idrografia superficiale, dalle maree e dalle perdite che si hanno nelle reti idriche interrate. I flussi in uscita dalla stessa, invece, sono quasi esclusivamente controllati dall’attività della rete di scolo meccanico (canali di recapito ed idrovore) attiva in questi settori. La reale risposta della Prima Falda alle precipitazioni atmosferiche, in realtà, non risulta di immediata leggibilità. Confrontando l’andamento medio del livello piezometrico registrato, nel 2003, nei piezometri intestati in quei contesti caratterizzati dalla presenza del livello limoso – argilloso superficiale (S2), con la distribuzione media mensile della piovosità 1, infatti, non sembra esistere una diretta correlabilità tra le due curve ottenute.

1 L’andamento medio mensile della piovosità è stato ricostruito sulla base dei dati registrati, tra il 1969 e il 1995, dalla stazione meteoclimatica di Torviscosa (si veda il capitolo di inquadramento meteoclimatico). 06957-003R01E01 pag.137

0,2 160,00 140,00 0,15 120,00 100,00 0,1 80,00 60,00 m s.l.m.

0,05 40,00 mm/mese 20,00 0 0,00 ott '03 feb' 03 '03 giu '03 lug dic' 03 nov nov '03 gen' gen' 03 '03 ago mar' 03 '03 apr. sett '03 mag. mag. '03

livello piezometrico pioggia

Figura 8.1: confronto tra il livello piezometrico medio e l’andamento delle precipitazioni (nei settori con livello S2).

L’andamento medio della Prima Falda, in sostanza, non sembrerebbe direttamente controllato dalle precipitazioni atmosferiche.

Nell’elaborazione che segue è stato confrontato l’andamento piezometrico medio registrato nei piezometri che si intestano in quei contesti sprovvisti della copertura limoso – argillosa superficiale, con la distribuzione media mensile della piovosità.

1,6 160,00 1,4 140,00 1,2 120,00 1 100,00 0,8 80,00

m s.l.m. 0,6 60,00 mm/mese 0,4 40,00 0,2 20,00 0 0,00 ott '03 dic' dic' 03 feb' 03 giu '03 lug '03 nov nov '03 gen' 03 ago '03 sett '03 mar' 03 apr. '03 mag. '03

livello piezometrico pioggia

Figura 8.2: confronto tra il livello piezometrico medio e l’andamento delle precipitazioni (nei settori senza il livello S2).

L’andamento piezometrico medio, mantenendosi su un livello essenzialmente costante, non segue il trend riconosciuto negli apporti meteorici. 06957-003R01E01 pag.138

Teoricamente, in assenza del livello limoso argilloso superficiale, le piogge andrebbero direttamente ad alimentare la Prima Falda. Occorre tuttavia considerare 2 aspetti:

• i piezometri privi di copertura argilloso limosa risentono prevalentemente delle perdite dalle reti idriche interrate; • la maggior parte delle le aree in cui sono ubicati tali piezometri è pavimentata e quindi le precipitazioni non vi affluiscono direttamente

Come accennato nei paragrafi precedenti, esistono altri importanti agenti che direttamente o indirettamente controllano il flusso idrico sotterraneo della Prima Falda, nell’area di Torviscosa. • Il canale Banduzzi e il “canale navigabile” rappresentano i principali alimentatori della Prima Falda. Il livello piezometrico di questi canali, fortemente controllato dalle oscillazioni di marea, si mantiene di norma al di sopra di quello medio della Prima Falda. Le linee di flusso si orientano, quindi, dai canali stessi verso la Prima Falda, con un gradiente che varia in funzione del livello di marea. Tale situazione, è bene ricordare, non si verifica nell’area “Cloro Soda”, come già discusso nel paragrafo 7.3.1.3.1. • La Roggia Storta e la “Canaletta Perimetrale”, orientate, rispettivamente, NW-SE e N-S, rappresentano i due assi drenanti principali. Questi canali sono stati realizzati per convogliare le acque di falda verso l’idrovora Belvat (Sistema di Scolo Meccanico, progettato per mantenere il livello piezometrico medio al di sotto di una quota stabilita). • Gli apporti idrici provenienti da nord (canali di risorgiva) sono, in buona approssimazione, intercettati dal ramo del canale Banduzzi che, con andamento W-E, rappresenta il confine settentrionale dello stabilimento. Tali apporti idrici non forniscono quindi un apporto diretto alla Prima Falda. • La natura e l’entità degli apporti provenienti dalla roggia Zuina, infine, sono di difficile interpretazione, ma non dovrebbero rappresentare un apporto fondamentale per la Prima Falda, eccettuate, forse, alcune anomalie localizzate (settore W dello stabilimento). 06957-003R01E01 pag.139

Alla luce di queste considerazioni, si può concludere che la Prima Falda rappresenta, nell’area dello stabilimento Caffaro di Torviscosa, un sistema chiuso, alimentato prevalentemente da acque salmastre e controllato dall’azione del sistema di scolo meccanico (idrovora Belvat e canali di recapito). Tale sistema esercita un azione di drenaggio verso valle o ricicla le medesime acque verso monte a seconda che si verifichino condizioni di bassa o alta marea, creando alternativamente verso il Fiume Aussa un ciclo aperto o verso il Canale Banduzzi un ciclo chiuso. A compendio di tutte le considerazioni sopra esposte si ritiene utile e di immediata lettura lo schema a blocchi di seguito proposto. In questo vengono richiamati i principali rapporti esistenti tra i diversi elementi che costituiscono il “sistema idrogeologico” in esame. APPORTI DEFLUSSI PIOGGIA EVAPOTRASPIRAZIONE IDROGRAFIA SUPERFICIALE (Roggia Zuina)

Rete Idrica Perdite Utenze MAREA (Canale Banduzzi e Darsena)

FALDA DI PRIMA FALDA RISORGIVA (Alta (Alta marea)

CANALI DI SCOLO POZZI (Roggia Storta e Canaletta)

IDROVORA BELVAT

(Bassa marea) ACQUIFERO “A”

FIUME AUSSA

ACQUIFERO “B” LAGUNA – MARE APERTO 06957-003R01E01 pag.141

9. DOCUMENTI DI RIFERIMENTO E BIBLIOGRAFIA

Studio Geotecnico Italiano

[1] “Piano della caratterizzazione dello stabilimento di Torviscosa (UD)”, 29-03-2001, rif. SGI R.6380/3-DEL/MON/PAT/PAU.

[2] “Nuovo impianto di Idrogenazione all’interno dello stabilimento di Torviscosa (UD) - Piano di indagine finalizzato alla messa in sicurezza dell’area del cantiere”, 1-3- 2002, rif. SGI 06380-038R01E01DEL/PAT/ZUL.

[3] “Piano di indagini preliminari per il monitoraggio di suolo e sottosuolo all’interno dello stabilimento di Torviscosa (UD) - Programma e specifiche tecniche esecutive”, 12-03-2002, rif. SGI 06380-021R01E06/DEL/PAT/ PAU/NOS/ZUL.

[4] “Indagine preliminare per il monitoraggio di alcune aree all’interno dello stabilimento di Torviscosa (UD) - Approfondimento di indagine ambientale per l’individuazione delle misure di messa in sicurezza presso l’Area dell’Idrovora Zamaro”, 20-05-2002, rif. SGI 06380-057R01E01/GAI/PAT.

[5] “Piano di indagini preliminari per il monitoraggio di suolo e sottosuolo all’interno dello stabilimento di Torviscosa (UD) - Approfondimento di indagine ambientale per l’individuazione delle misure di messa in sicurezza per i residui di lavorazione presso il lato Sud dello stabilimento”, 20-06-2002, rif. SGI 06380-062R01E01/GAI/PAT/NOS.

[6] “Indagine preliminare per il monitoraggio di alcune aree all’interno dello stabilimento di Torviscosa (UD) - Interventi di messa in sicurezza d’emergenza presso l’Area dell’Idrovora Zamaro”, 22-07-2002, rif. SGI 06380-070R01E01/GAI/PAT.

[7] “Piano di indagini preliminari per il monitoraggio di suolo e sottosuolo all’interno dello stabilimento di Torviscosa (UD) - Misure di messa in sicurezza d’emergenza per i residui di lavorazione presso il lato Sud dello stabilimento”, 05-11-2002, rif. SGI 06380-098R01E01/GAI/PAT/NOS/RED. 06957-003R01E01 pag.142

[8] “Misure di messa in sicurezza d’emergenza per i residui di lavorazione presso il lato Sud dello stabilimento di Torviscosa (UD) - Specifiche tecniche per la realizzazione dei pozzi”, 12-11-2002, rif. SGI 06380-101S01E01/PAT/NOS.

[9] “Indagine preliminare per il monitoraggio di alcune aree all’interno dello stabilimento di Torviscosa (UD) - Relazione conclusiva”, 25-11-2002, rif. SGI 06380-092R01E01/COL/GAI/PAT/ /NOS .

[10] “Progetto delle opere di messa in sicurezza d’emergenza per le aree discariche interne e “casse di colmata”, 18-05-04, rif. SGI 06704- 013R01E01/GAI/MON/NOS/PAT/POL/TRO.

Altri documenti e studi

[11] “Dispositivi di monitoraggio delle vasche di contenimento di ceneri – Chimica del Friuli S.p.A. – Torviscosa”, Dott. Geol. Luciano Broili, 1990

[12] “Consulenza tecnica di cui al verbale di consulenza tecnica e di conferimento di incarico di data 31.07.97 e alle successive proroghe”, Procedimento n. 6081/97 R.G.N.R., Ditta Industrie Chimiche Caffaro S.P.A., 07.10.98.

[13] “Studio per la messa in sicurezza permanente dell’area “casse di colmata” in località Torviscosa (UD)”, Politecnico di Milano, Dip. di Ingegneria Idraulica, ambientale e del Rilevamento, Sez. ambientale, dicembre 2000.

[14] “Torviscosa – Malisana – La storia”, Associazione ‘i Primi di Torviscosa’, Dicembre 2002.

[15] Sito internet http://www.primiditorviscosa.it

[16] “Interventi di messa in sicurezza sito Caffaro oggetto di comunicazione ai sensi dell’art. 9 del DM 471/99. Valutazione proposta operativa di indagine Caffaro”, 20-02-2002, Prot. 1320/02. 06957-003R01E01 pag.143

[17] “ Progetto generale dell’acquedotto del Basso Friuli, Adduttrice Fauglis – Cervignano – 2° aggiornamento”, Consorzio per l’acquedotto del Friuli Centrale.

[18] “ Studio geoambientale e geopedologico del territorio Provinciale di Venezia – Parte Meridionale”, Provincia di Venezia.

[19] “ Indagine geognostica ed ambientale - CTE Torviscosa – Linea Alta Tensione e Metanodotto”, Edison S.p.A. – Caffaro Energia S.r.l.

[20] “ Risorse idropotabili integrative, sostitutive e di emergenza nella provincia di Udine”, Giorgetti F., Stefanini S., Righini M. (1994), Quaderni di Geologia Applicata, 2, 77-96

[21] “Valutazione preliminare del volume di acqua estratta annualmente in Provincia di Udine dal sottosuolo della Bassa Pianura Friulana”, Granati C., Martelli G., Roda C. (2000), Ingegneria e Geologia degli Acquiferi, 15, 13- 26

[22] “ Catasto regionale dei pozzi per acqua e delle perforazioni eseguite nelle alluvioni quaternarie e nei depositi sciolti del Friuli Venezia Giulia”, Direzione Regionale dell’Ambiente, Trieste, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (1990)

[23] “ La ristrutturazione della rete scolante nei bacini a sollevamento meccanico”, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (1996) – Direzione Regionale dell’Agricoltura – Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana

[24] “ Piano generale per il risanamento delle acque, Direzione Regionale dei Lavori Pubblici Servizio dell’Idraulica”, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (1990)

[25] “ L’acquifero della Bassa Pianura Friulana in Comune di S. Giorgio di Nogaro”, Martelli G., Roda C. (1998), Quaderni di Geologia Applicata, 5, 15-38 06957-003R01E01 pag.144

[26] “ Le acque freatiche della Regione: sintesi delle attuali conoscenze”, Stefanini S. (1978), Rassegna tecnica della Regione Friuli Venezia Giulia, 2, 3-11

[27] “ La falda freatica nell’Alta Pianura Friulana”, Stefanini S. (1978), Quaderni dell’Istituto di Ricerca sulle Acque 34, 343-361

[28] “ Gli acquiferi del sottosuolo della Provincia di Udine (Friuli Venezia Giulia)Le acque freatiche della Regione: sintesi delle attuali conoscenze”, Stefanini S., Cucchi F. (1977), Quaderni dell’Istituto di Ricerca sulle Acque 34, 131-147

[29] “ Caratteristiche idrogeologiche e chimiche della falda freatica nell’anfiteatro morenico del Tagliamento (Friuli Venezia Giulia)”, Stefanini S., Kobec O. (1978), Quaderni dell’Istituto di Ricerca sulle Acque 34, 203- 216

[30] “ Ground Water Hydrology, Fluctuations Due to Tides, External Loads and Earthquakes” D.K. Todd (1967)

[31] “Prospezioni Idrogeologiche” P. Celico (1988)