SOMMARIO

1 PREMESSA ...... 4

1.1 Motivazioni della richiesta e caratteristiche del progetto geotermico ...... 7

1.2 Alternative di progetto ed ipotesi zero ...... 9

1.3 Struttura dello studio di impatto ambientale ...... 10

2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 11

2.1 Pianificazione Energetica ...... 11

2.1.1 Pianificazione Energetica Nazionale ...... 11 2.1.2 Piano Energetico Regionale ...... 13 2.1.3 Piano Energetico Provinciale della Provincia di Grosseto ...... 14 2.1.4 Piano Energetico Provinciale della Provincia di Siena ...... 15 2.2 Pianificazione Territoriale e Paesaggistica ...... 16

2.2.1 Piano di Indirizzo Territoriale e Piano Paesaggistico della Regione Toscana . 16 2.2.2 Piano Regionale di Azione Ambientale (P.R.A.A.) 2007-2010 ...... 19 2.2.3 Piano Territoriale di Coordinamento - Provincia di Siena e Grosseto ...... 23 2.3 Pianificazione settoriale ...... 24

2.3.1 P.A.I. – Autorità di Bacino del Fiume Fiora ...... 25 2.3.2 P.A.I. – Autorità di Bacino del Fiume Tevere ...... 28 3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE...... 32

3.1 Obiettivi primari dell‟esplorazione nell‟area in Istanza ...... 32

3.2 Acquisizione, sistematizzazione ed elaborazione dei dati geologici, gravimetrici, stratigrafici, geochimici e geotermici esistenti ...... 33

3.3 Rilievo Geologico-Strutturale ...... 34

3.4 Studio idrogeologico e geochimico di dettaglio ...... 34

3.5 Redazione del progetto esecutivo delle indagini geofisiche e svolgimento pratiche autorizzative per la realizzazione (art. 15 D.P.R. 395/1991) ...... 36

3.6 Esplorazione di superficie mediante prospezioni geofisiche ...... 36

3.6.1 Prospezione gravimetriche ...... 36

1

3.6.2 Prospezione magnetotellurica ...... 38 3.6.3 Prospezione sismica ...... 40 3.7 Interferenza con altri progetti ...... 46

4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ...... 47

4.1 Ubicazione ...... 47

4.2 Descrizione generale del territorio ...... 49

4.3 Caratteristiche geomorfologiche ed idrografiche ...... 50

4.3.1 Inquadramento geologico ...... 50 4.3.1.1 Definizione del modello geotermico dell‟area di intervento ...... 52 4.3.2 Inquadramento geomoforlogico ...... 56 4.3.3 Idrogeologia ...... 56 4.4 Caratteristiche urbanistiche e paesaggistiche ...... 56

4.5 Descrizione delle componenti ambientali ...... 58

4.5.1 Atmosfera ...... 58 4.5.1.1 Meteorologia ...... 58 4.5.1.2 Qualità dell‟Aria ...... 64 4.5.2 Ambiente Idrico ...... 65 4.5.2.1 Ambiente idrico superficiale ...... 65 4.5.2.2 Ambiente idrico sotterraneo ...... 66 4.5.3 Suolo e Sottosuolo ...... 68 4.5.3.1 Dissesti ...... 72 4.5.3.2 Sismicità ...... 72 4.5.4 Flora, Fauna ed Uso del Suolo ...... 73 4.5.4.1 Flora e Fauna ...... 73 4.5.4.2 Uso del suolo ...... 74 4.5.5 Rumore ...... 75 4.5.6 Paesaggio ...... 77 4.5.6.1 Macroambiti di paesaggio ...... 77 4.5.6.2 Vincoli paesaggistici ed ambientali dell‟area ...... 80 4.5.7 Vibrazioni ...... 88 4.5.8 Traffico ...... 88

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4.5.9 Salute...... 89 5 STIMA DEGLI IMPATTI ED IDENTIFICAZIONE DELLE EVENTUALI MISURE DI MITIGAZIONE ...... 90

5.1 Criteri per la mitigazione degli impatti ...... 95

5.2 Fasi progettuali ...... 95

5.3 Identificazione degli impatti ...... 97

5.4 Atmosfera ...... 99

5.5 Ambiente idrico ...... 100

5.6 Suolo e sottosuolo ...... 101

5.7 Flora, fauna ed ecosistemi ...... 103

5.8 Contesto socio – economico ed aspetti paesaggistici ...... 107

5.9 Sintesi finale degli impatti ...... 107

5.10 Interazione con le aree naturali protette ...... 109

6 CONCLUSIONI...... 111

7 BIBLIOGRAFIA...... 113

TAVOLE ALLEGATE: TAVOLA 1: COROGRAFIA – SCALA 1:50.000; TAVOLA 2: CARTA GEOLOGICA; TAVOLA 3A: UBICAZIONE DEI RILIEVI GRAVIMETRICI TAVOLA 3B: UBICAZIONE DEI RILIEVI MAGNETOTELLURICI TAVOLA 3C: UBICAZIONE DELLE TRACCE SISMICHE TAVOLA 4: USO DEL SUOLO (CORINE LAND COVER 2000); TAVOLA 5: UBICAZIONE DEI DISSESTI (P.A.I.) TAVOLA 6: UBICAZIONE DELLE AREE PROTETTE

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1 PREMESSA

Il presente documento costituisce lo Studio di Impatto Ambientale relativo ad alcune attività di ricerca da svolgersi nell‟ambito del Permesso di Ricerca di Risorse Geotermiche denominato “Poggio Montone” e dei progetti di Ricerca denominati “Montorio” e “La Grasceta”, che presentano complessivamente nel territorio toscano un„estensione di 165,5 km2, ed interessano (sempre per la parte toscana) i territori comunali di Castell‟Azzara, Semproniano, Sorano e Santa Fiora in Provincia di Grosseto, Piancastagnaio e San Casciano dei Bagni (escluso dall‟area di intervento) in Provincia di Siena. La perimetrazione del Permesso e dei progetti di Ricerca e l‟area di intervento all‟interno della quale ricadranno le attività di ricerca oggetto del Progetto e analizzate nel presente Studio è rappresentata in Tavola 1.

Proponente del progetto è Sorgenia Geothermal srl, che annovera le capacità tecniche, economiche e finanziarie per l‟esecuzione delle attività di ricerca in progetto.

In data 28/07/2010 Sorgenia Geothermal srl ha presentato alla Regione Toscana Istanza di Verifica di Assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) delle attività di ricerca inerenti l‟istanza del permesso di ricerca di risorse geotermiche denominato “Poggio Montone”, ai sensi di quanto previsto dalla LR n.10/10 (“Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza”). Tale legge include le richieste di Permesso di Ricerca tra i progetti soggetti a ―Verifica di Assoggettabilità, particolare così come riportato nell„Allegato B1 lettera a) Attività di ricerca sulla terraferma delle sostanze minerali di miniera di cui all’art. 2, comma 2 del Regio Decreto 29 luglio 1927, n. 1443, ivi comprese le risorse geotermiche, incluse le relative attività minerarie.

Per le attività di rilievo geologico strutturale, rilievo idrogeochimico e rilievo gravimetrico, previste esternamente alle aree protette localizzate nell‟ambito del permesso di ricerca, è stata ottenuta l‟esclusione dalla VIA con Decreto Regionale del 25 Novembre 2010 n. 5673.

In data 29/07/2011 Sorgenia Geothermal ha presentato alla Regione Toscana Istanza di Verifica di Assoggettabilità alla VIA per il progetto delle attività di ricerca inerenti l‟istanza del progetto di ricerca di risorse geotermiche denominato “Montorio” ai sensi di quanto previsto dalla LR n.10/10. Per tutte le attività (rilievi geologico strutturali, idrogeochimici, gravimetrici, magnetotellurici e sismici mediante Vibroseis), previste esternamente alle aree protette localizzate nell‟ambito del progetto di ricerca, è stata ottenuta l‟esclusione dalla VIA con Decreto Regionale del 21 Dicembre 2011 n. 5886.

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In aggiunta ai due progetti di ricerca sopra elencati, Sorgenia Geothermal ha precedentemente presentato, in contitolarità con la società Energy Packet Srl, l‟istanza di permesso di ricerca denominato “Triana”, originariamente in situazione di concorrenza con l‟istanza denominata “Murci” della Enel Green Power.

A seguito della procedura di selezione dell‟istanza concorrente, conclusasi a favore della Enel Green Power, e dello sfavorevole esito del ricorso promosso da Sorgenia Geothermal e da Energy Packet contro tale sopracitata selezione, i contitolari, in data 06/06/2012, hanno presentato richiesta alla Regione Toscana al fine di ottenere la porzione di territorio dell‟istanza “Triana” non interessata dal permesso “Murci”.

L‟istanza è stata ridenominata in “La Grasceta”, in ottemperanza al D.P.R. 395/1991, che impone la denominazione delle istanze geotermiche in base ad un toponimo ricadente nell‟area del permesso.

Per le attività di rilievo geologico strutturale, rilievo idrogeochimico e rilievo gravimetrico, previste esternamente alle aree protette localizzate nell‟ambito del progetto di ricerca, è stata ottenuta l‟esclusione dalla VIA con Decreto Regionale del 12 Luglio 2010 n. 3453.

Al fine di ottenere dei risultati continui a livello territoriale ed accurati nell‟ambito di tutta l‟area del permesso e dei progetti di ricerca, è intenzione di Sorgenia eseguire le attività di ricerca geotermica anche all‟interno delle aree naturali protette presenti. Secondo quanto disciplinato dal comma 4 dell„art 43 della LR n.10/2010, sono “sottoposti a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale i progetti […] qualora ricadenti, anche parzialmente, all‟interno delle aree naturali protette istituite […] ai sensi della LR n.49 del 11/04/95 […]”.

Inoltre è sempre intenzione di Sorgenia estendere alcune delle attività di ricerca anche ad alcuni ambiti dei due progetti e del permesso non inclusi nelle zone protette.

Il presente documento costituisce lo Studio di Impatto Ambientale ai sensi della LR n.10/2010 delle attività di ricerca geotermica da realizzare nelle aree protette presenti nel permesso di ricerca di “Poggio Montone” e nei progetti di ricerca di “Montorio” e di “La Grasceta”. Nello specifico le seguenti attività di ricerca superficiale saranno oggetto dello studio:

1. Rilievo geologico strutturale (nelle sole aree protette di “Poggio Montone”, “Montorio” e “La Grasceta”);

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2. Rilievo idrogeochimico (nelle sole aree protette di “Poggio Montone”, “Montorio” e “La Grasceta”);

3. Rilievo gravimetrico (nelle sole aree protette di “Poggio Montone”, “Montorio” e “La Grasceta”);

4. Rilievo magnetotellurico (nelle aree protette per l‟intera area di studio e nelle aree non protette per il permesso “Poggio Montone” e per il progetto di “La Grasceta”);

5. Rilievo sismico a riflessione operato mediante mezzi Vibroseis (nelle aree protette per l‟intera area di studio e nelle aree non protette per il permesso “Poggio Montone”).

Sulla base delle istanze presentate e sopra riportate si ribadisce che:

- Per il progetto denominato “Poggio Montone” sono già stati autorizzati, all‟esterno delle aree protette, le attività di cui ai numeri 1, 2 e 3. Pertanto il presente documento è funzionale alla richiesta di autorizzazione all‟esecuzione dei rilievi di cui ai punti 4 e 5 nelle aree esterne alle aree naturali protette nell‟ambito del permesso di ricerca e l‟esecuzione delle attività di cui ai punti da 1 a 5 nell‟ambito delle aree protette presenti nel territorio di progetto.

- Per il progetto denominato “Montorio” sono già stati autorizzati, all‟esterno delle aree protette, le attività di cui ai numeri da 1 a 5. Pertanto il presente documento è funzionale alla richiesta di autorizzazione all‟esecuzione di tutti i rilievi nell‟ambito delle sole aree protette presenti nel territorio di indagine oggetto di studio.

- Per il progetto denominato “La Grasceta” sono già stati autorizzati, all‟esterno delle aree protette, le attività di cui ai numeri 1, 2 e 3. Pertanto il presente documento è funzionale alla richiesta di autorizzazione all‟esecuzione del rilievo di cui al punto 4, nelle aree esterne alle aree naturali protette nell‟ambito del permesso di ricerca e l‟esecuzione delle attività di cui ai punti da 1 a 4 nell‟ambito delle aree protette presenti nel territorio di progetto. Non sono previsti rilievi sismici nell‟ambito del progetto “La Grasceta”.

Conseguentemente l‟area di intervento coincide solo parzialmente con la perimetrazione dei titoli e dei progetti di ricerca, risultando ad essa interna come raffigurato in Tavola 1.

Infine si anticipa che, in conformità a quanto richiesto dal DPR 120/03 e alla L.R. 10/2010 contestualmente al presente studio di impatto ambientale, viene presentato alle Autorità Competenti anche lo studio di Valutazione d‟Incidenza Ambientale (VINCA), vista la 6

presenza di Siti di Interesse Comunitario/Zone di Protezione Speciale secondo quanto definito dalle Direttive 79/409/CEE concernente la “conservazione degli uccelli selvatici” (ora aggiornata e sostituita con la direttiva 2009/147/CE), 92/43/CE relativa alla “conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” e loro recepimenti e modifiche.

1.1 Motivazioni della richiesta e caratteristiche del progetto geotermico

L‟area del Monte Amiata, dove sono localizzati il permesso di ricerca ed i due progetti di ricerca oggetto del presente studio, rappresenta per importanza la seconda area geotermica della Toscana con 88 MWe di potenza già installata nei due campi geotermici di “Piancastagnaio” e di “Bagnore”. Questi campi sono ad acqua dominante sia nel serbatoio superficiale (140-190 °C), ospitato nelle formazioni carbonatiche della Serie Toscana, che nel serbatoio profondo (300-340 °C), contenuto nelle filladi termometamorfiche del basamento.

Motivazione principale all‟esecuzione delle attività di ricerca superficiale oggetto del presente Studio, è la necessità di ricostruire l‟assetto geologico profondo, migliorando le conoscenze attuali, coerentemente con quanto dichiarato dal proponente nel Programma dei lavori del Permesso di Ricerca “Poggio Montone” e dei progetti di Ricerca “Montorio” e “La Grasceta”. In quest‟ottica, al fine di ottenere un quadro il più possibile completo, esteso e definito dell‟area di ricerca, è opportuno avere la possibilità di investigare e ottenere informazioni relativamente all‟intera area sottesa al Progetto di ricerca, così da poter disporre di un continuum di dati da processare ed interpretare per una corretta ricostruzione del sottosuolo, riducendo l‟incertezza connaturata con questa tipologia di iniziative.

Una precisa e definita conoscenza delle strutture geologiche e geotermiche profonde e del potenziale disponibile, di rilevante e prevalente interesse pubblico, permetterà inoltre di ottimizzare dal punto di vista tecnico ed ambientale le eventuali e successive fasi di esplorazione profonda e di coltivazione delle risorse rinvenibili, evitando eventuali criticità localizzate e individuando le situazioni pienamente sostenibili.

Il progetto di cui al presente studio costituisce quindi il razionale complemento ai progetti di ricerca geotermica precedentemente presentati e autorizzati aventi quale obiettivo primario una investigazione il più possibile completa e dettagliata delle aree di ricerca.

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E‟ inoltre rilevante la futura valenza ambientale del presente Progetto di ricerca.

La produzione di energia geotermica in Toscana avviene attualmente con centrali geotermiche convenzionali a flash nelle quali la risorsa estratta costituisce il fluido di lavoro del ciclo, comportando una inevitabile significativa immissione in atmosfera di vapore geotermico e gas incondensabili ad impatto tutt‟altro che trascurabile. A questo proposito si sottolinea come alcune delle problematiche di accettabilità sociale della geotermia in quest‟area siano proprio legate al tipo di tecnologia impiegata per la produzione elettrica.

L‟impegno della società proponente è quello di ricorrere, qualora le indagini oggetto del presente studio dovessero dare esito positivo, a soluzioni ad altissima sostenibilità quali il ciclo binario, tecnologia affidabile e allo stato dell‟arte, caratterizzata da un impatto ambientale estremamente ridotto, grazie alla totale reiniezione, al confinamento del fluido geotermico e alla totale assenza di contatto tra lo stesso e l‟ambiente esterno.

Lo studio geotermico del sottosuolo italiano è relativamente recente. Nel 1976, sotto le pesanti ripercussioni dovute alla crisi petrolifera, l‟allora Ministro dell‟Industria Donat Cattin convocò i vertici di Eni e Enel per valutare in maniera puntuale il potenziale energetico del territorio italiano. Eni e Enel formarono così una joint venture e trivellarono per anni centinaia di pozzi su tutto il territorio nazionale, mari compresi.

Il risultato di queste prospezioni fu eccezionale, rivelando un'Italia geotermica ben più ricca di quella conosciuta fino ad allora e seconda solo all‟Islanda.

All‟inizio degli anni 90, il petrolio era tornato a livelli accettabili e la campagna di perforazioni si concluse, non esistendo più l‟incentivo finanziario per continuare la sfida tecnologica e la ricerca di fonti di energia alternative dal sottosuolo.

Oggi però il quadro energetico internazionale è nuovamente cambiato: con l'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e la sempre più crescente richiesta di energia, la geotermia sta conoscendo una nuova fase di sviluppo. L'Italia è un Paese geotermicamente attivo ed ha un potenziale talmente vasto da giustificare una scommessa tecnologica e di ricerca unica al mondo. Rispetto alle fonti tradizionali, questa fonte energetica sarebbe continua e, allo stato delle attuali conoscenze, praticamente inesauribile.

In chiave futura, quindi, attività quali quelle svolte da Sorgenia potrebbero consentire all‟Italia di ridurre, in maniera anche considerevole, la dipendenza energetica da Paesi stranieri.

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1.2 Alternative di progetto ed ipotesi zero Come si evince dai prossimi capitoli del presente studio, le attività progettuali proposte da Sorgenia possono essere considerate le migliori nel campo della ricerca geotermica, sia dal punto di vista tecnico che ambientale.

Pertanto, allo stato delle attuali conoscenze, non sono disponibili alternative progettuali che consentano di ottenere i dati e le informazioni che si intendono acquisire, con tecnologie con un identico o superiore livello di qualità tecnica e sostenibilità ambientale.

Al fine di ottenere una visione organica della potenziale risorsa disponibile, appare impraticabile anche l‟ipotesi di un diverso inquadramento geografico delle indagini, in termini di densità superficiale dei rilievi (numero sondaggi per km2) e di direzione dei profili di ricerca, in quanto, quello proposto risponde a precise esigenze di dettaglio di investigazione, necessario per una corretta ricostruzione del sottosuolo.

La scelta progettuale operata da Sorgenia è quindi volta all‟esecuzione del minor numero possibile di rilievi, come giusto compromesso tra minimizzazione dell‟impatto e validità tecnica dei dati.

L‟ipotesi zero, ovvero la non esecuzione delle attività di ricerca, appare invece in contrasto con il piano energetico nazionale e regionale, che è sempre più indirizzato verso lo sfruttamento di fonti energetiche alternative a quelle tradizionali quali il petrolio.

Contrasto che risulta ancor più evidente rispetto all‟approvazione dei Programma di lavori di ricerca e all‟attribuzione di Permessi di Ricerca, volti alla rilevazione delle risorse geotermiche, da parte della competente Autorità Regionale.

Si ribadisce infatti che, pur trattandosi di semplici attività di ricerca, le attività oggetto del presente studio risultano non solo pienamente coerenti con i contenuti della normativa vigente in campo energetico ed ambientale, ma anche perfettamente in linea con le esigenze di mercato.

In particolare, il progetto risulta in coerenza:  con i provvedimenti di carattere energetico, in quanto il progetto contribuirebbe alla riduzione della dipendenza dell‟Italia dagli approvvigionamenti provenienti dall‟estero;

 con i provvedimenti di tipo ambientale in quanto l‟eventuale futuro sfruttamento di un campo di energia geotermica e le connesse attività non costituirebbero iniziative in 9

disaccordo con l‟Emission Trading, poiché il progetto contribuisce al raggiungimento degli obiettivi prefissati dal Protocollo di Kyoto di riduzione delle emissioni di gas serra a livello globale favorendo il controllo e la contabilizzazione

della CO2 emessa dal progetto.

1.3 Struttura dello studio di impatto ambientale

Oltre alla presente Introduzione (Capitolo 1), lo Studio di Impatto Ambientale comprende i seguenti Capitoli:

Capitolo 2 - Quadro di Riferimento Programmatico, dove sono analizzati gli strumenti di pianificazione territoriale, paesaggistica e di settore vigenti nel territorio interessato dal progetto e viene verificato il grado di coerenza del progetto proposto con le disposizioni e le linee strategiche degli strumenti considerati;

Capitolo 3 - Quadro di Riferimento Progettuale, che sintetizza le attività di ricerca in progetto e riporta le finalità, la localizzazione e configurazione del progetto;

Capitolo 4 - Quadro di Riferimento Ambientale, che riassume le principali caratteristiche del sistema ambientale di riferimento;

Capitolo 5 – Stima degli Impatti, che presenta la valutazione delle interferenze con le diverse componenti ambientali considerate, illustra i principali accorgimenti progettuali adottati per la prevenzione degli eventuali impatti provocati dall‟opera sull‟ambiente circostante e la descrizione delle principali misure di mitigazione eventualmente previste.

Capitolo 6 – Conclusioni dello Studio di Impatto Ambientale.

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

2.1 Pianificazione Energetica

2.1.1 Pianificazione Energetica Nazionale Il 10 Agosto 1988 è stato approvato il Piano Energetico Nazionale (PEN) che ha fissato gli obiettivi di lungo periodo della politica energetica in Italia, basati principalmente sul risparmio energetico e sulla riduzione della dipendenza energetica dall‟estero. Tutti gli strumenti normativi in ambito energetico successivi al 1988 hanno perseguito ed integrato le indicazioni contenute in tale atto.

Nonostante il PEN sia un documento ormai datato ed in attesa di aggiornamento, soprattutto in considerazione dei grandi cambiamenti nel quadro istituzionale e nel mercato economico Italiano, anche per effetto della crescente importanza ed influenza di una comune politica energetica a livello europeo, rimangono tuttavia pienamente attuali gli obiettivi e le priorità energetiche di lungo periodo da esso individuati.

In particolare, il piano individua e promuove i seguenti aspetti:

 competitività del sistema produttivo e sviluppo delle risorse nazionali;

 riduzione della dipendenza dall‟estero;

 diversificazione delle fonti e delle provenienze geopolitiche;

 uso razionale dell‟energia;

 protezione dell‟ambiente e della salute dell‟uomo;

 risparmio energetico.

In attuazione del PEN, la Legge No. 10 del 9 Gennaio 1991 “Norme per l‟attuazione del Nuovo Piano Energetico Nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, auto produzione e disposizioni fiscali”, disciplina appunto il settore idroelettrico, geotermico, e degli idrocarburi, incentivando l‟autoproduzione di energia elettrica e la realizzazione di nuovi elettrodotti.

Con tale legge vengono introdotte una serie di agevolazioni finanziarie per incentivare lo sviluppo di tecnologie, processi e prodotti innovativi a ridotto tenore inquinante ed a

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maggior sicurezza ed efficienza energetica nel settore della lavorazione, trasformazione, raffinazione, vettoriamento e stoccaggio delle materie prime energetiche, allo scopo di promuovere il risparmio energetico e la salvaguardia ambientale. In particolare, la legge riporta ricerca e coltivazione geotermica (Titolo II, Capo II, art. 15).

Inoltre, in attuazione del PEN la Legge No. 10 del 9 Gennaio 1991 (Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia) definisce al comma 3 dell‟Art. 1 (Finalità e ambito di applicazione) “fonti rinnovabili di energia o assimilate: il sole, il vento, l'energia idraulica, le risorse geotermiche” precisando al comma 4 che “L'utilizzazione delle fonti di energia di cui al comma 3 è considerata di pubblico interesse e di pubblica utilità e le opere relative sono equiparate alle opere dichiarate indifferibili e urgenti ai fini dell'applicazione delle leggi sulle opere pubbliche”, concetto ampiamente ripreso e rafforzato dal D.Lgs. 387/2003 relativo alla promozione di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili.

La più recente normativa che regolamenta la ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche è rappresentata dal D.Lgs 22/2010 “Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, a norma dell‟art. 27, comma 28, della legge 23 Luglio 2009, n. 99” che cita al comma 1 dell‟art. 1 “La ricerca e coltivazione a scopi energetici delle risorse geotermiche … omississ … sono considerate di pubblico interesse e di pubblica utilità”.

E ancora, al comma 1 dell‟art. 15 cita “Le opere necessarie per la ricerca e la coltivazione, … omississ… sono dichiarate di pubblica utilità, nonché urgenti e indifferibili” ribadendo così quanto già indicato nella legge 10/1991 e dal D.Lgs. 387/2003.

Infine è opportuno citare il D.M. 15 Marzo 2012 (Definizione e qualificazione degli obiettivi regionali in materia di fonti rinnovabili e definizione della modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle regioni e delle provincie autonome (c.d. Burden Sharing)) promulgato in conformità a quanto indicato nel PAN (Piano di Azione Nazionale) per lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Tale Decreto Ministeriale, al sottoparagrafo 3.3.3 (FER-E: produzione geotermoelettrica) dell‟Allegato 2 (Criteri per la ripartizione tra regioni e province autonome degli obiettivi di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili previsti dal Piano di Azione Nazionale (PAN))

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cita “La produzione elettrica da fonte geotermica è da sempre localizzata in aree della Toscana e del Lazio e si prevede che anche al 2020 resti limitata a tali zone”.

Il Permesso ed i progetti di Ricerca oggetto del presente documento risultano pertanto coerenti allo spirito di innovazione e raggiungimento degli obiettivi fissati dalle leggi nazionali.

2.1.2 Piano Energetico Regionale Con Delibera n. 47 il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato, in data 8 luglio 2008, il ―Piano di Indirizzo Energetico Regionale, previsto dall„art. 5 della L.R. 24 febbraio 2005, n.39 ―Disposizioni in materia di energia, che rappresenta lo strumento con cui la Regione provvede ai compiti e alle funzioni che la Costituzione, come modificata dalla legge costituzionale 3/2001, le attribuisce in materia di energia.

Il Piano di Indirizzo Energetico Regionale (nel seguito PIER), valido fino al 2010 (ultima edizione disponibile, contiene previsioni che arrivano al 2020), intende creare le condizioni perché l„energia rinnovabile si faccia motore dello sviluppo economico nel rispetto dei caratteri tipici del territorio, della salvaguardia ambientale dei paesaggi e delle bellezze storiche ed artistiche.

Gli obiettivi generali dal punto di vista energetico ambientale sono:

 sostenibilità;

 sicurezza;

 efficienza energetica.

Il complesso di azioni previste dal PIER è rivolto ad assicurare la sostenibilità del sistema energetico regionale, intesa nelle sue più ampie declinazioni, da quella ambientale, a quella sociale, a quella economica. Tali azioni tengono conto sia della compatibilità con le esigenze proprie dell„ambiente sia della salvaguardia delle caratteristiche socio economiche del territorio e del complesso di tipicità culturali che lo connotano.

Gli obiettivi specifici previsti dal Piano sono:

 contribuire a conseguire una riduzione di almeno il 20% dei gas serra nel 2020;  portare la quota di rinnovabili nella produzione di energia al 20% al 2020 ed incrementare l„efficienza energetica;

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 favorire lo sviluppo della ricerca nel settore delle energie rinnovabili;  favorire la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas metano;  favorire la riconversione degli impianti maggiormente inquinanti;  migliorare il rendimento energetico degli edifici civili e degli impianti nei settori produttivi, del commercio e dei servizi; favorire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali ed assicurare la tutela dei consumatori.

Il PIER individua, tra le azioni finalizzate al raggiungimento dell„obiettivo di portare la quota di rinnovabili nella produzione di energia al 20% al 2020 ed incrementare l„efficienza energetica, quella di favorire lo sviluppo della risorsa geotermica.

Il Piano prevede inoltre tra gli obiettivi per la produzione di energia geotermoelettrica al 2020 una potenza aggiuntiva di 200 MWe rispetto alla situazione al 31/12/2005 (pari a 711MWe).

Infine, sempre in materia di fonti di energia rinnovabile, il PIER contempla l„ipotesi di valutare un„ulteriore installazione di 100 megawatt di potenza nel settore geotermico, sperimentando le nuove frontiere della media entalpia, attraverso l„installazione di piccoli impianti da parte di una imprenditoria nuova e diversificata.

Le attività di ricerca oggetto del presente documento risultano allineati alle previsioni di piano.

2.1.3 Piano Energetico Provinciale della Provincia di Grosseto Il Piano Energetico Ambientale Provinciale (nel seguito PEAP) è stato approvato con delibera n. 17 del 16/04/2009 dal Consiglio Provinciale della Provincia di Grosseto.

Tale Piano definisce le potenzialità e fissa gli obiettivi quantitativi da raggiungere sul territorio provinciale entro il 2020, in termini di sviluppo di energia proveniente da fonti rinnovabili e risparmio energetico, attraverso una serie di tappe intermedie. Il Piano indica i possibili scenari per raggiungere gli obiettivi stabiliti, tenendo conto delle potenzialità del territorio, delle vocazioni e del principio di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Entro il 2020 il Piano prevede il raggiungimento in Provincia di Grosseto di una potenza elettrica proveniente da fonti rinnovabili di energia, quali fotovoltaico, eolico, biomasse e idroelettrico, pari a 119 Megawatt (MW) e una produzione di energia termica proveniente

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dalla cogenerazione della biomassa, dalla geotermia e dal solare termico pari a 306.000 MWh/a.

In particolare per la geotermia è previsto il raggiungimento di quota 61.000 MWh/a: in tal senso sono previste azioni e finalità mirate, tra le quali favorire lo sviluppo della risorsa geotermica e la diffusione delle sonde geotermiche e di altre tecnologie per la produzione di calore.

Il progetto in esame risulta pertanto coerente con previsioni ed indirizzi del Piano Energetico Provinciale.

2.1.4 Piano Energetico Provinciale della Provincia di Siena Il Piano Energetico (PEP) è stato approvato dal Consiglio Provinciale della Provincia di Siena nel 2003. Con delibera della giunta provinciale n.359 del 27 dicembre 2010 si è provveduto, ai sensi dell‟articolo 15 della Legge regionale n.1 del 2005, all‟avvio del procedimento per la formazione del nuovo Piano energetico della Provincia di Siena, nonché all‟avvio delle procedure per la Valutazione ambientale strategica, ai sensi dell‟articolo 5 della Legge Regionale n.10 del 2010 e per la Valutazione Integrata.

Gli obiettivi del Piano sono:

 la razionalizzazione e la riduzione dei consumi energetici di fonti fossili non rinnovabili delle strutture pubbliche;

 la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti;

 l'implementazione e lo sviluppo della produzione di energia elettrica e termica su base di fonti rinnovabili;

 lo sviluppo della programmazione in forma coordinata con il Piano Energetico Regionale ed il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

Nella determinazione delle effettive potenzialità della risorsa geotermica, il PEP si propone due obiettivi distinti, ovvero determinare i siti sfruttabili tra quelli già esistenti e inutilizzati (pozzi con presenza accertata di fluido geotermico o manifestazioni geotermiche superficiali), ed individuare le aree in cui esiste una probabilità di reperire fluidi geotermici.

Il Piano individua nel territorio provinciale grandi potenzialità di sfruttamento della geotermia per usi termici, sia per quanto riguarda l'uso delle sorgenti che dei pozzi.

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Il progetto in esame risulta pertanto coerente con previsioni ed indirizzi del Piano Energetico della Provincia di Siena.

2.2 Pianificazione Territoriale e Paesaggistica

2.2.1 Piano di Indirizzo Territoriale e Piano Paesaggistico della Regione Toscana Il Piano di Indirizzo Territoriale 2005 - 2010 (P.I.T.) è stato approvato dal Consiglio Regionale in data 24 luglio 2007 con Delibera n. 72 (il prossimo aggiornamento è previsto per Settembre 2012 ).

Attualmente il P.I.T. risulta in fase di implementazione per quanto riguarda la disciplina paesaggistica: in data 16 giugno 2009 è stato infatti adottato il Piano di Indirizzo Territoriale con valore di Piano Paesaggistico in attuazione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Il Piano Paesaggistico costituisce quindi parte integrante del Piano di Indirizzo Territoriale, indicando alle amministrazioni e ai cittadini quali tipi di azioni saranno possibili all'interno di un determinato sistema territoriale ed offrendo strumenti urbanistici volti a migliorare e qualificare il paesaggio.

Il piano individua e descrive 38 sistemi territoriali per la Regione Toscana, ciascuno dei quali ha caratteristiche storiche, culturali, sociali differenti: ogni ambito è descritto nelle relative schede, che, superando l„ottica analitica, sostituiscono la classificazione tipologica con una visione sistemica più globale.

I principi cardine su cui si basa il Piano sono quelli della Convenzione Europea del Paesaggio sottoscritta a Firenze nel 2000 da 26 Paesi europei, secondo la quale il paesaggio non deve essere concepito come un elemento naturale immutabile, ma un bene dinamico, relazionato all'azione dell'uomo, un bene quindi che è frutto della percezione della popolazione e della sua esperienza sociale e culturale.

Il P.I.T. delinea la strategia dello sviluppo territoriale mediante l‟indicazione e la definizione:

- degli obiettivi del governo del territorio e delle azioni conseguenti;

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- del ruolo dei sistemi metropolitani e dei sistemi delle città, dei sistemi locali e dei distretti produttivi, delle aree caratterizzate da intensa mobilità nonché degli ambiti territoriali di rilievo sovraprovinciale;

- delle azioni integrate per la tutela e valorizzazione delle risorse essenziali.

Inoltre stabilisce:

- le prescrizioni relative alla individuazione dei tipi di intervento e dei relativi ambiti territoriali che, per i loro effetti intercomunali, sono oggetto di concertazione fra i vari livelli istituzionali anche in relazione alle forme di perequazione tra comuni;

- le prescrizioni per il coordinamento delle politiche di settore della Regione in funzione dello sviluppo territoriale;

- le prescrizioni relative alla individuazione degli ambiti territoriali per la localizzazione di interventi sul territorio di competenza regionale;

- le misure di salvaguardia immediatamente efficaci, pena di nullità, di qualsiasi atto con esse contrastanti, sino all‟adeguamento degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio di comuni e province allo statuto del territorio di cui al comma 1 e alle prescrizioni di cui alle lettere a) e c);

- le prescrizioni di cui all‟articolo 4, comma 7, della legge regionale 17 maggio 1999, n. 28 (Norme per la disciplina del commercio in sede fissa in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.114) come modificata dalla legge regionale 4 febbraio 2003, n. 10;

- i Comuni tenuti ad adottare il piano di indirizzo e di regolamentazione degli orari ai sensi dell‟articolo 2, comma 1, lettera d bis) della l.r. 38/1998.

Gli strumenti della pianificazione territoriale dei Comuni (Piani Strutturali) e delle Province (PTC) e gli atti di governo del territorio degli altri soggetti pubblici, si conformano al Piano di Indirizzo Territoriale. Il P.I.T. definisce inoltre gli obiettivi e le azioni strategiche del governo del territorio, così come gli obiettivi generali ed operativi, in riferimento a tre tipologie di risorse: le città e gli insediamenti urbani, il territorio rurale che comprende le risorse naturali, il paesaggio e gli insediamenti rurali, e la rete delle infrastrutture.

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Relativamente all‟utilizzazione della risorsa geotermica, il Piano evidenzia che la produzione di energia da fonte geotermica ha raggiunto oltre un terzo della produzione totale di energia, segnalando l‟importanza di una valorizzazione dell‟attività mediante l‟utilizzo dell‟energia geotermica di scarto, che può essere destinata all‟alimentazione di impianti di teleriscaldamento per le residenze e per gli utenti industriali delle comunità locali vicine alle centrali determinando un‟opportunità di diversificazione nell‟approvvigionamento energetico del territorio di riferimento.

La geotermia viene dunque definita come “fonte alternativa sia per l‟accrescimento della produzione di energia elettrica della Regione che per l‟utilizzo diretto di calore a bassa entalpia a scala locale, con benefici diffusi per lo sviluppo del territorio”, il cui potenziamento può contribuire quindi alla realizzazione dell‟obiettivo di aumentare l‟uso di fonti rinnovabili, in un‟ottica di sviluppo sostenibile e conservativo della risorsa stessa. Il Piano inserisce tra i punti di forza specifici del territorio toscano il potenziamento e l‟incentivazione di risorse naturali regionali (geotermia) nonché la conoscenza scientifica e l‟esperienza organizzativa dell‟attività geotermica, unica nel panorama nazionale, confermando l‟importanza del tavolo di concertazione per la geotermia, che vede impegnati gli enti locali e che persegue gli obiettivi:

- riferiti all‟uso della geotermia per la produzione di energia elettrica, che si concretizzano nel rinnovamento e mantenimento dei livelli di produzione degli impianti esistenti, allo scopo di elevarne l‟efficienza e ridurne i livelli di emissioni inquinanti ai livelli standard consentiti dalle nuove e migliori tecnologie;

- relativi ad altri usi diretti della geotermia a bassa entalpia, per i quali sono stati evidenziati potenziali di sviluppo in tutto il bacino geotermico.

L‟area di intervento individuata interessa principalmente tre ambiti territoriali (Figura 1):

 25 – Le colline dell‟Albegna;

 36 – La Toscana dei Tufi;

 37 – Monte Amiata; e per una piccolissima porzione all‟interno dell‟ambito 19 – Val di Chiana.

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In relazione agli obiettivi della ricerca, nello specifico, il PIT all‟articolo 34 bis – Prescrizioni a tutela del paesaggio in funzione del piano di indirizzo energetico regionale – indica che “La Regione promuove la realizzazione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili in attuazione del piano di indirizzo energetico regionale (PIER) approvato con la deliberazione del Consiglio regionale 8 luglio 2008, n.47 e assicura che il loro inserimento nel territorio toscano avvenga nel rispetto dei valori paesaggistici che lo caratterizzano”.

Figura 1 - Piano di indirizzo territoriale Regione Toscana. Rappresentazione schematica ambiti di paesaggio

2.2.2 Piano Regionale di Azione Ambientale (P.R.A.A.) 2007-2010 Il Piano Regionale di Azione Ambientale (P.R.A.A.), approvato dal Consiglio Regionale della Toscana con Deliberazione n. 32 del 14 marzo 2007 ed in vigore fino alla fine dell‟anno 2010 (ultima edizione disponibile), recepisce in un unico documento, in una logica

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d‟integrazione delle politiche ambientali con le altre politiche di settore, le indicazioni dei Piani approvati a livello internazionale, europeo e nazionale, in accordo con il precedente PRAA 2004-2006 e con l‟obiettivo di definire e delineare le strategie ambientali di intervento pubblico sulle quali si dovrà basare la politica ambientale regionale.

La definizione di politiche ambientali pubbliche nasce da due presupposti:

 la complessità dell‟ambiente naturale derivante dal numero elevato di interrelazioni che si instaurano tra le diverse componenti ambientali;

 la progressiva scarsità di risorse economiche da impiegare nelle politiche ambientali.

Vengono delineate le politiche ambientali che, sulla base del principio di integrazione, permettono di conseguire obiettivi ambientali utilizzando le risorse e gli strumenti delle politiche di settore e siano in grado di governare la complessità dei problemi.

La definizione di tale strategia deve però essere supportata da un quadro conoscitivo ambientale complesso ed aggiornato; è per questo che nel PRAA viene dato ampio spazio alla parte di analisi in cui viene presentato lo stato dell‟ambiente in Toscana attraverso indicatori ambientali ed indicatori per la sostenibilità, l‟analisi territoriale con l‟individuazione delle zone di criticità ambientale e le politiche ambientali di settore (energia, aria, rifiuti, bonifiche, acqua, biodiversità, parchi e aree protette, difesa del suolo ed erosione costiera, inquinamento elettromagnetico, rischi industriali, prevenzione e riduzione integrata dell‟inquinamento, rischio sismico). Sulla base di tali azioni prioritarie vengono poi individuati i macro-obiettivi, gli obiettivi specifici e gli interventi puntali ed infine i macro- obiettivi trasversali che rappresentano le azioni specifiche di integrazione tra le diverse politiche settoriali in campo ambientale. Il PRAA della Regione Toscana intende applicare lo sviluppo sostenibile alla realtà locale e facendo del principio di integrazione l‟asse portante della propria strategia. Il Piano ribadisce che “lo sviluppo sostenibile è molto più di un concetto puramente ambientale. Esso pone, infatti, una sfida fondamentale: conciliare un‟economia dinamica con una società in grado di offrire opportunità a tutti, aumentando al contempo la produttività delle risorse e disgiungendo l‟aspetto della crescita da quello del degrado ambientale”.

Nel PRAA 2007-2010 la sostenibilità ambientale e territoriale dello sviluppo è al centro di uno specifico programma che riguarda direttamente le tematiche ambientali:

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 ecoefficienza per il rispetto delle scadenze dettate dal protocollo di Kyoto;

 risorse energetiche, con l‟implementazione della percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili e a basso impatto ambientale;

 riduzione dei rifiuti e loro smaltimento in piena sicurezza e con le più moderne soluzioni, e incentivazione delle materie secondarie;

 tutela delle risorse idriche, con particolare riguardo a quelle ad uso idropotabile;

 tutela dello sviluppo della montagna toscana;

 promozione della ricerca e dell‟innovazione nei processi come nei prodotti per una maggiore diffusione della qualità ambientale dello sviluppo.

In coerenza con il Sesto Programma comunitario d‟azione in materia di ambiente e la Strategia d‟azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia, l‟articolazione strategica del Piano di Azione Ambientale definisce le priorità ambientali in riferimento a quattro diverse aree di azione:

 Cambiamenti climatici;

 Natura e biodiversità;

 Ambiente e salute;

 Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti.

Per ciascuno dei quattro settori vengono individuati gli obiettivi prioritari del piano per il triennio di riferimento (2007-2010): i Macro-obiettivi, in corrispondenza dei quali sono stati definiti alcuni indicatori ambientali denominati Macroindicatori.

Tra i Macro-obiettivi compresi nell‟area di azione prioritaria “Cambiamenti climatici” figura la volontà di “aumentare la percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili”, con l‟obiettivo specifico di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili del 4,8% rispetto alla produzione totale di energia regionale, perseguendo alcune azioni strategiche:

 incentivazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili rivolta ad imprese, società, enti locali e cittadini;

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 programma di incentivazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili;

 programma di sviluppo di specifiche iniziative sia in tema di utilizzo di fonti rinnovabili di energia, che di ecoefficienza energetica rivolto in via preferenziale a privati cittadini, con iniziative di diffusione e divulgazione;

 analisi delle potenzialità di sviluppo di specifici interventi che evidenzino le peculiarità del territorio toscano sia in termini di fonti rinnovabili di energia, che di ecoefficienza energetica, rivolto ad enti locali, centri di ricerca, università, agenzie regionali ed imprese;

 gruppi elettrogeni alimentati ad olio vegetale;

 impianti per la produzione di energia elettrica da biomasse;

 sviluppo di una rete di distributori di idrogeno (prodotto da fonte rinnovabile) su tutto il territorio regionale (superstrade, autostrade, grandi città) e bus-minibus ad idrogeno;

 studio per l‟ottimizzazione e diffusione di un sistema di produzione di energia elettrica mediante moduli fotovoltaici ad alta concentrazione.

Sempre nel macro-obiettivo relativo all‟aumento dell‟energia da fonti alternative, assume particolare rilievo l‟obiettivo specifico che consiste nell‟“Ottimizzare l‟utilizzo dell‟energia geotermica, incrementando l‟energia elettrica prodotta nel rispetto del migliore ed equilibrato utilizzo del giacimento, e ridurre gli impatti ambientali dell‟attività geotermica”, da realizzarsi attraverso mirati interventi di programmazione dello sviluppo della risorsa geotermica e la definizione dei criteri ottimali di localizzazione delle fonti energetiche rinnovabili con più elevata potenzialità.

Il PRAA, infine, indica l‟elenco delle “zone di criticità ambientale”, definite come quegli ambiti territoriali in cui uno o più fattori di crisi ambientale richiedono interventi fortemente contestualizzati in quella specifica dimensione territoriale e caratterizzati da un alto livello d‟integrazione, introducendo gli interventi da intraprendere al fine di ridurre la criticità ambientale individuata.

L‟area in esame è compresa nella zona “Monte Amiata”; le prescrizioni di Piano indicano quanto segue: “La pianificazione energetica regionale prevede per la zona un moderato

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incremento della geotermia” (dal Supplemento al Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n. 19 del 9.5.2007 pag. 165).

Da quanto esposto sulle modalità di ricerca e sulle specifiche finalità del PRAA riferito al triennio 2007-2010, si evince come l‟attività di ricerca di risorse geotermiche in esame sia conforme al documento di Piano.

2.2.3 Piano Territoriale di Coordinamento - Provincia di Siena e Grosseto

Il Piano territoriale di Coordinamento della provincia di Siena è stato approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 109 del 20 ottobre 2000.

Con Delibera G.P. n. 35 del 10/03/2009 è stato poi concluso il procedimento di revisione del Piano Territoriale di Coordinamento ai sensi della L.R. 1/2005, e trasmessa la relativa documentazione al Consiglio Provinciale per l'adozione, che è avvenuta in data 17/03/2010.

Tra gli obbiettivi del nuovo PTCP di Siena, in vigore dallo scorso 14 Marzo 2012, si segnala (Terzo obiettivo) quello di “Qualificare il territorio senese come il “luogo” delle eccellenze nella produzione delle energie rinnovabili, e attrarre allo scopo le migliori capacità di ricerca e di impresa nell’utilizzo delle risorse naturali e di quelle tipiche del sottosuolo senese, dotando per questa via l’economia senese di nuove opportunità imprenditoriali. In questa chiave, il PTC intende mantenere e migliorare la qualità e la quantità delle risorse idriche del territorio senese e delle risorse energetiche mediante una corretta utilizzazione delle risorse del sottosuolo, con prioritario riferimento alle attività legate al termalismo e allo sfruttamento della geotermia”.

Il Piano procede ad individuare i tipi e le unità di paesaggio per il territorio provinciale senese: in particolare, la parte dell‟area di ricerca che interessa la Provincia di Siena si inserisce all‟interno dell‟unità di paesaggio n.7 “Valli del Cecina e Feccia”.

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Grosseto (PTCP 2010) è stato approvato con DCP n. 20 dell'11/06/2010 - "Decisione finale di Valutazione Ambientale Strategica integrata e approvazione" ed ha acquistato efficacia dalla pubblicazione sul Supplemento del BURT n. 28 del 14/07/2010.

Nello specifico, in materia di “energia” il PTCP afferma che “nel quadro di un accresciuto interesse ecologico-economico, un’attenzione speciale è dedicata allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, di cui già il piano precedente era stato antesignano e a cui il nostro

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territorio appare chiaramente vocato. In termini quantitativi sono stai distinti due livelli di produzione: strutture per autoconsumo e impianti (centrali)”.

Nel PTC della Provincia di Grosseto, al comma 2 dell‟art. 34 (Energia) si cita “Alla provincia di Grosseto, sia per le generiche prerogative ambientali, paesaggistiche e socio- economiche, che per le specifiche potenzialità di energia rinnovabile –vuoi in termini di quantità, vuoi di qualità e varietà delle risorse –, si riconosce, da un lato, una marcata vocazione all’uso delle fonti naturali locali, dall’altro una sostanziale incompatibilità con la produzione di energia nucleare e da fonti esogene” e ancora al comma 4 “Alla diffusione della produzione di energie rinnovabili si attribuisce in particolare un ruolo portante nelle politiche di mantenimento del presidio territoriale e degli assetti socioeconomici e culturali legati all’attività agricola, con specifico riferimento all’opportunità che tali forme di produzione possano integrare i proventi delle aziende più soggette alla congiuntura del settore e promuovere la vitalità di centri di servizi e cooperative”.

Infine al comma 11 dell‟art. 34 si cita “Lo sfruttamento delle fonti geotermiche deve garantire l’assenza di ogni rischio di esaurimento dei singoli bacini geotermici. A tal fine saranno effettuati specifici studi indirizzati al mantenimento della risorsa.

Lo sfruttamento delle fonti geotermiche tradizionali sarà consentito solo nei due poli della geotermia (Amiata e Colline Metallifere). A tal fine si disporranno norme di tutela per mitigare l’impatto paesaggistico-ambientale degli impianti e delle reti, privilegiando tecnologie a scambiatore che limitino eventuali emissione in atmosfera.

Per quanto riguarda in particolare il bacino dell’Amiata, ogni forma di sfruttamento sarà subordinata alla dimostrata assenza di rischi di compromissione fisico-chimica e biologica dell’acquifero, nonché del microclima, dell’atmosfera, del suolo e delle acque superficiali, anche in ragione della ricaduta dei fumi.

Lo sfruttamento della risorsa a bassa entalpia sarà incentivato su tutto il territorio provinciale”.

2.3 Pianificazione settoriale

Nel presente paragrafo sono analizzati i Piani di Assetto Idrogeologico dei due bacini interessati dall‟area di intervento.

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2.3.1 P.A.I. – Autorità di Bacino del Fiume Fiora

Lo svolgimento delle funzioni amministrative relative alle opere idrauliche ed alle risorse idriche nell‟ambito del bacino idrografico del Fiume Fiora, è disciplinata dall‟intesa stipulata tra la Regione Toscana e la Regione Lazio, in virtù dell‟art. 15 della legge n°183 del 18.05.1989 recante “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”.

L‟intesa è stata approvata rispettivamente dal Consiglio Regionale della Regione Toscana con delibera n°74 del 23.03.1999 e dalla Giunta Regionale della Regione Lazio con delibera n°2507 del 11.05.1999. Il Comitato Istituzionale dell‟Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Fiora ha stabilito un “Programma di lavoro per la formazione del piano stralcio di bacino per l‟assetto idrogeologico”. Il programma prevede la delimitazione delle aree a rischio idraulico e tra queste la delimitazione delle aree a diversa probabilità di inondazione e lo schema di misure di salvaguardia con l‟individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico elevato R3 e molto elevato R4, e degli eventuali interventi necessari per la mitigazione o rimozione del rischio stesso.

E‟ stato inoltre condotto lo studio relativo alla franosità delle aree di bacino. Il bacino del fiume Fiora occupa una superficie di 802,46 kmq di cui 21,67 kmq risultano in frana. La propensione al dissesto dei versanti è stata valutata effettuando un‟analisi statistica sulla distribuzione dei dati relativi a geologia, uso del suolo, pendenze ed esposizione dei versanti sia all‟interno delle aree in frana che nei restanti territori apparentemente stabili.

In questo modo sono stati identificati i fattori o le combinazioni di fattori più favorevoli al dissesto e successivamente individuata la distribuzione di tali fattori anche nelle aree apparentemente stabili ai fini della definizione di pericolosità potenziale da frana.

In riferimento all' art. 1 della Legge n° 183/89, il PAI del bacino del fiume Fiora si prefigge lo scopo di assicurare la difesa del suolo intendendo per suolo: "il territorio, il suolo, il sottosuolo, gli abitati e le opere infrastrutturali". Pertanto le attività di programmazione, di pianificazione e di attuazione degli interventi destinati a realizzare la finalità sopra espressa curano in particolare:

- la sistemazione, la conservazione ed il recupero del suolo nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulici, idraulico-forestali, idraulico-agrari, silvo-pastorali, di forestazione e di bonifica, anche attraverso processi di recupero naturalistico, botanico e faunistico;

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- la difesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, nonché la difesa degli abitati e delle infrastrutture contro i movimenti franosi e altri fenomeni di dissesto;

- il riordino del vincolo idrogeologico;

- la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d'acqua;

- la moderazione delle piene, anche mediante serbatoi di invaso, vasche di laminazione, casse di espansione, scaricatori, scolmatori, diversivi od altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti;

- la protezione delle coste e degli abitati dall‟invasione e dall‟erosione delle acque marine ed il ripascimento degli arenili, anche mediante opere di ricostruzione dei cordoni dunali;

- a riduzione del rischio idrogeologico, il riequilibrio del territorio ed il suo utilizzo nel rispetto del suo stato, della sua tendenza evolutiva e delle sue potenzialità d‟uso;

- la riduzione del rischio idraulico ed il raggiungimento di livelli di rischio socialmente accettabili;

- la manutenzione ed il restauro delle opere idrauliche e di sistemazione montana;

- la disciplina delle attività estrattive nelle aree di interesse fluviale, al fine di prevenire il dissesto del territorio, inclusi erosione e abbassamenti degli alvei e delle coste;

- l‟equilibrio costiero tramite azioni di contenimento dei fenomeni di subsidenza del suolo e di risalita delle acque marine lungo i fiumi e nelle falde idriche, anche mediante azioni strutturali finalizzate al recupero delle preesistenti condizioni di equilibrio delle falde sotterranee.

Dalle carte disponibili per il Bacino del Fiora (Tavola 5) emerge anche che all‟interno delle aree di progetto sono presenti alcune aree a Pericolosità di Frana molto elevata (P.F. 4) e Pericolosità di Frana elevata (P.F. 3).

Gli interventi nelle aree P.F.4, definiti sulla base di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnici effettuati secondo i criteri definiti dall'Autorità di Bacino, dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza.

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Gli studi devono attenersi ai criteri definiti dall‟Autorità di Bacino, che si esprime sulla coerenza degli stessi con gli obiettivi e gli indirizzi del PAI e dei propri atti di pianificazione e, ove positivamente valutati, costituiscono implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano.

In tali aree, sono vietati gli invasi d‟acqua, gli scavi, i riporti ed i movimenti di terra e tutte le attività che possano esaltare il livello di pericolosità e le stesse non potranno essere oggetto di trasformazione dello stato dei luoghi, con interventi di carattere edilizio, urbanistico ed infrastrutturale, ad eccezione di quelli di seguito elencati:

1. interventi di demolizione senza ricostruzione;

2. interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, così come definiti alle lettere a), b), c), dell‟art. 3 del D.P.R. 380/01 (Testo Unico dell‟edilizia) e succ. mod. ed integr., sugli edifici, sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti senza aumento del carico urbanistico o incremento dell‟attuale livello di rischio;

3. interventi di ristrutturazione edilizia così come definiti alla lettera d) dell‟art. 3 del D.P.R. 380/01 (Testo Unico dell‟edilizia) e succ. mod. ed integr.che non comportino aumento di superficie o di volume, purché siano realizzati senza aggravare le condizioni di instabilità e non compromettano la possibilità di realizzare il consolidamento del movimento franoso e la manutenzione delle opere di consolidamento;

4. interventi strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie o volume, senza cambiamenti di destinazione d‟uso che comportino aumento del carico urbanistico;

5. interventi sul patrimonio edilizio per adeguamenti minimi necessari alla messa a norma delle strutture e degli impianti relativamente a quanto previsto dalle norme in materia igienicosanitaria, di sicurezza ed igiene sul lavoro e di superamento delle barriere architettoniche;

Tali aree potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriale per previsioni edificatorie non diversamente localizzabili, subordinando l'attuazione delle stesse alla preventiva esecuzione di interventi di consolidamento, bonifica, protezione e sistemazione.

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Gli Enti competenti si esprimono sugli interventi di cui ai commi precedenti e si posso avvalere del parere dell‟Autorità di Bacino, in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell‟area.

Nelle aree P.F.3. sono vietati gli invasi d‟acqua, gli scavi, i riporti ed i movimenti di terra e tutte le attività che possano esaltare il livello di pericolosità e non potranno essere oggetto di trasformazione dello stato dei luoghi, con interventi di carattere edilizio, urbanistico ed infrastrutturale, ad eccezione di quelli previsti ai punti da 1 a 10 per le aree P.F.4., e di quelli di seguito elencati:

1. opere che non sono qualificabili come volumi edilizi;

2. nuovi interventi pubblici o privati, previsti dagli strumenti urbanistici vigenti alla data di approvazione del presente piano, la cui realizzazione è subordinata all‟esito di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnici, effettuati secondo i criteri definiti dall'Autorità di Bacino, finalizzati alla verifica delle effettive condizioni di stabilità ed alla preventiva realizzazione degli eventuali interventi di messa in sicurezza. Gli interventi di messa in sicurezza dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione e prevenzione dei fenomeni, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza.

Le attività di progetto non prevedono la realizzazione di invasi d‟acqua, scavi, riporti e movimenti di terra.

Si precisa che le attività di ricerca previste non interagiranno con l‟assetto morfologico ed idrogeologico suddetto.

2.3.2 P.A.I. – Autorità di Bacino del Fiume Tevere

Il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) è stato redatto dall‟Autorità di Bacino del Fiume Tevere ai sensi della L. 183/89 e del D.L. 180/98.

Il P.A.I. si pone come obiettivo la ricerca di un assetto che, salvaguardando le attese di sviluppo economico, minimizzi il danno connesso ai rischi idrogeologici e costituisca un quadro di conoscenze e di regole atte a dare sicurezza alle popolazioni, agli insediamenti, alle infrastrutture ed in generale agli investimenti nei territori che insistono sul bacino del Fiume Tevere.

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Il P.A.I. individua i meccanismi di azione, l‟intensità e la localizzazione dei processi idrogeologici estremi, la loro interazione con il territorio e quindi in definitiva la caratterizzazione di quest‟ultimo in termini di pericolosità e di rischio.

Il Piano è stato infatti sviluppato sulle seguenti linee di attività:

- l‟individuazione della pericolosità da frana e la perimetrazione delle situazioni di maggior rischio.

- l‟individuazione della pericolosità e del rischio idraulico con riferimento al reticolo principale, secondario e minore, attraverso la perimetrazione delle aree inondabili per diversi tempi di ritorno e la valutazione del rischio degli elementi esposti.

- la valutazione dell‟efficienza idrogeologica dei versanti del bacino, con riferimento a 181 sottobacini considerati come unità territoriali di riferimento;

- l‟analisi dei trend delle dinamiche idrogeologiche e dell‟antropizzazione del territorio onde individuare le maggiori criticità e delineare le priorità di intervento;

- la definizione di un complesso di interventi a carattere strutturale e normativo.

Per quanto riguarda il rischio idraulico, il PAI suddivide il reticolo idrografico in reticolo principale, secondario e minore. Sul reticolo principale sono state individuate le fasce di assetto idraulico e la disciplina relativa delle attività al loro interno compatibili e le aree a Rischio R4-molto elevato, R3-elevato ed R2-medio per le quali sono previsti disposizioni tecnico-normative che disciplinano l‟uso delle aree a rischio, interventi strutturali di difesa idraulica e delocalizzazioni.

L‟individuazione delle aree di rischio idraulico R4 e R3 sul reticolo secondario e minore, è avvenuta sulla base di studi in possesso dell‟Autorità di bacino relativi a oltre 700 aree in dissesto idraulico e sulla base di segnalazioni regionali e di enti locali.

Per quanto riguarda il rischio geologico, la valutazione del rischio e della pericolosità da frana è stata effettuata sulla base di un inventario dei fenomeni franosi esteso a tutto il territorio del bacino.

L'inventario permette di avere una visione globale della franosità del bacino nei limiti delle incertezze intrinseche del metodo adottato.

Le norme del PAI richiedono che i comuni recepiscano l‟Inventario dei fenomeni franosi al fine di verificare, sulla base di studi geologici e geomorfologici di dettaglio, la compatibilità

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delle previsioni urbanistiche con la pericolosità da frana evidenziata, onde prevenire l'esposizione ai rischi derivanti da movimenti franosi.

Sulla base dell'inventario dei fenomeni franosi e di sopralluoghi effettuati, il PAI individua e definisce le situazioni di rischio da frana.

Le situazioni di maggior rischio (R3 - R4) perimetrate sono 328 in 142 comuni. Altre 460 aree sono state classificate a rischio minore per un totale di 788 aree in 201 comuni dei 334 compresi nel bacino del fiume Tevere.

Le norme del PAI adottano misure prescrittive ed interventi di mitigazione del rischio nelle aree individuate R3 ed R4 e rappresentate nell'Atlante delle situazioni di rischio da frana.

Le disposizioni normative previste dal PAI sono finalizzate alla corretta gestione del territorio in chiave di difesa idrogeologica ed ambientale, alla prevenzione dell‟esposizione alla pericolosità idrogeologica volta ad evitare la costituzione di nuove situazioni di rischio ed alla applicazione di prescrizioni dirette in situazioni di rischio conclamato per la tutela dei beni esposti e della vita umana.

Per l‟assetto idraulico le principali direttrici dell‟impianto normativo prevedono:

- La corretta gestione del reticolo idrografico e delle aree di pertinenza fluviale è perseguita con disposizioni che regolamentano la manutenzione degli alvei, il ripristino dell‟officiosità idraulica, la manutenzione delle opere idrauliche esistenti ed il dimensionamento delle opere in progetto. Il PAI fornisce indicazioni per la disciplina dell‟estrazione di inerti nelle aree di pertinenza fluviale.

- La prevenzione dell‟esposizione al rischio idraulico e la vocazione ambientale delle aree di pertinenza fluviale è perseguita attraverso disposizioni d‟uso delle fasce fluviali individuate e perimetrate negli elaborati tecnici del PAI. Il PAI prevede disposizioni diversificate in funzione del livello di pericolosità idraulica e ai fattori morfologici ed ecosistemici che caratterizzano i territori ricadenti nelle fasce.

- Nelle situazioni a maggior rischio idraulico, il PAI prevede misure di salvaguardia tese ad evitare l‟aggravio delle condizioni di rischio.

Per quanto concerne l‟assetto geomorfologico:

- La corretta gestione dei territori collinari e montani viene perseguita a livello normativo attraverso il riordino del vincolo idrogeologico volto a prevenire cambiamenti di destinazione d‟uso dei suoli ed utilizzi che comportino scadimento

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della funzionalità antierosiva e di regimazione delle acque del sistema suolo- soprassuolo. Il PAI individua gli elaborati tecnici di supporto alle regioni per il riordino del vincolo idrogeologico di loro competenza. Il PAI promuove azioni coordinate della gestione del patrimonio forestale e dà indicazioni per la regolamentazione delle attività estrattive sui versanti.

- La prevenzione dell‟esposizione alla pericolosità geologica è perseguita, tra l‟altro, attraverso la verifica della compatibilità delle destinazioni urbanistiche con la distribuzione sul territorio dei movimenti gravitativi. Il PAI prevede disposizioni per tali verifiche e per gli eventuali adeguamenti degli strumenti urbanistici.

- Nelle situazioni di maggior rischio per frana il PAI prevede misure di salvaguardia tese ad evitare l‟aggravio delle condizioni di rischio.

Si ribadisce nuovamente che le attività di progetto non prevedono la realizzazione di invasi d‟acqua, scavi, riporti e movimenti di terra; pertanto le attività di ricerca previste non interagiranno con l‟assetto morfologico ed idrogeologico suddetto.

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3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

3.1 Obiettivi primari dell’esplorazione nell’area in Istanza Le aree di interesse del presente documento, che riguardano esclusivamente la porzione Toscana dei progetti / permessi di ricerca denominati “Poggio Montone”, “Montorio” e “La Grasceta”, sono situate a Sud-Est del territorio della Regione Toscana, nell‟area geotermica del Monte Amiata, e ricadono negli ambiti comunali delle città di Santa Fiora, Castell‟Azzara, Semproniano e Sorano, in provincia di Grosseto, e di Piancastagnaio e San Casciano ai Bagni (escluso dall‟area di intervento), in Provincia di Siena.

Come anticipato nel capitolo introduttivo, il principale obiettivo che si intende perseguire nelle aree oggetto di studio è avviare una strutturata e razionale attività di ricerca della risorsa geotermica.

La zona risulta caratterizzata da una rilevante anomalia geotermica positiva già accertata e che si inserisce in un quadro geologico strutturale profondo da dettagliare mediante le esplorazioni di superficie, prima della eventuale perforazione dei pozzi esplorativi.

L„attività prevista nell„ambito dell‟area di intervento, con lo scopo di migliorare le conoscenze indirette del substrato, comprende l‟esecuzione di rilievi geologico-strutturali, idrogeochimici e gravimetrici; inoltre è prevista l‟esecuzione di prospezioni magnetotelluriche e di rilievi sismici a riflessione (operati mediante mezzi Vibroseis).

Di seguito si specificano nel dettaglio, nella loro sequenza temporale, le attività di ricerca previste dal Proponente, con particolare riferimento ai lavori con possibili impatti con l‟ambiente:

1. Rilievo geologico strutturale;

2. Rilievo idrogeochimico;

3. Rilievo gravimetrico;

4. Rilievo magnetotellurico;

5. Rilievo sismico a riflessione operato mediante mezzi Vibroseis.

In merito ai lavori di ricerca si procederà partendo da un‟acquisizione, sistematizzazione ed elaborazione dei dati geologici, gravimetrici, stratigrafici, geochimici e geotermici esistenti,

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in modo da definire il modello geologico e geotermico di riferimento. Contemporaneamente saranno eseguite delle verifiche di campagna senza impatto sul territorio consistenti in studi idrogeologici e geochimici di dettaglio, con un censimento dei pozzi e delle sorgenti presenti nell‟area ed un campionamento delle acque sotterranee e superficiali e dei gas significativi e disponibili.

Successivamente saranno eseguite le analisi chimiche, geochimiche ed isotopiche delle acque e dei gas campionati e sarà quindi definito il modello geochimico e geologico preliminare per l‟individuazione delle unità geostrutturali del reservoir, nonché il possibile percorso dei fluidi geotermici. Sarà quindi eseguita la fase di campagna di approfondimento geofisico, che prevederà solo attività di superficie, quali rilievi magnetotellurici, postazioni gravimetriche e profili sismici a riflessione con trascurabili implicazioni sul territorio e sull‟ambiente.

Nel seguito vengono descritti nel dettaglio i lavori di ricerca da eseguire, individuando per ognuno gli eventuali potenziali impatti sull‟ambiente e sul territorio.

Resta inteso che le eventuali variazioni in ambito esecutivo rispetto ai dettagli forniti nel Progetto Definitivo, cui si riferisce il presente Studio, andranno sempre nella direzione di un‟attenuazione degli impatti potenzialmente prodotti e verranno prontamente comunicati alle competenti autorità.

3.2 Acquisizione, sistematizzazione ed elaborazione dei dati geologici, gravimetrici, stratigrafici, geochimici e geotermici esistenti Le attività prevedono l‟analisi delle banche dati pubbliche disponibili presso la Regione Toscana, l‟UNMIG, l‟ISPRA, l‟INGV, il CNR, le Università di Pisa, Firenze e Siena, l‟Istituto di Geoscienze e Georisorse di Firenze delle pubblicazioni specialistiche in materia. La ricerca dei dati esistenti riguarderà nello specifico la geologia, la geologia strutturale, la gravimetria, la stratigrafia, la geochimica, la geotermia e la sismica con particolare riferimento all‟area dei permessi di ricerca e alle zone limitrofe. I dati verranno sistematizzati ed elaborati con la finalità di ricostruire un modello geologico-geochimico-geotermico preliminare. Si tratta quindi di un lavoro da eseguire a livello di ricerca bibliografica e da non implementare sul territorio.

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3.3 Rilievo Geologico-Strutturale Il rilievo geologico – strutturale consiste nell‟effettuazione di una campagna di osservazione e di rilevamento geologico in situ delle diverse unità geologiche affioranti in superficie al fine di individuare le principali strutture esistenti, mettendole in relazione con l‟assetto geologico - strutturale previsto nel sottosuolo.

La campagna di rilievo geologico – strutturale viene effettuata a piedi da personale specializzato e si configura come semplice attività di osservazione e registrazione di dati in loco.

La redazione e l‟aggiornamento della carta geologica dell‟area di interesse, con l‟individuazione delle differenti litologie affioranti, costituisce parte integrante della presente prospezione.

Non è previsto nessun uso o consumo di risorse naturali per l‟esecuzione del rilievo geologico-strutturale in quanto questa fase è limitata all‟osservazione delle unità affioranti. Il disturbo ambientale sarà solo quello legato al passaggio di tecnici nei luoghi, senza produzione di rifiuti o produzione di alcun tipo di inquinamento diretto o indiretto.

L‟analisi sopra esposta evidenzia che gli effetti diretti ed indiretti dei lavori relativi al “rilievo geologico-strutturale” sono nulli e che quindi tali lavori non avranno alcun effetto sulla morfologia del territorio, sulla flora e fauna, sulle opere antropiche, sull'ambiente in senso generale.

3.4 Studio idrogeologico e geochimico di dettaglio Una volta ricostruito il modello preliminare dell‟area di intervento, sarà eseguita una campagna di rilevamento idrogeologico dell‟area (per il quale verrà impiegato solo personale a piedi sul territorio per prelievi), con censimento dei punti d‟acqua (sorgenti, pozzi, manifestazioni gassose e derivazioni di acque superficiali) di possibile interesse geochimico in riferimento agli obiettivi della ricerca. Verranno opportunamente selezionati

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alcuni punti di prelievo di acque e gas, sui quali verranno eseguite analisi geochimiche ed isotopiche di dettaglio.

Per quanto concerne le acque, i campioni vengono prelevati in modesta quantità (100-200 cc), filtrati per eliminare impurità e solidi in sospensione e divisi in due-tre contenitori sigillati uno dei quali viene leggermente acidificato per ostacolare la deposizione di alcuni composti. In particolare, in campagna, vengono subito eseguite misurazioni di alcuni parametri fisici (pH, Eh, conducibilità, temperatura, ecc.) e di alcuni anioni e cationi che potrebbero subire alterazioni dal momento del prelievo a quello dell‟analisi. A tal fine verrà impiegato un laboratorio portatile in valigetta di campagna corredato dagli usuali accessori di uso ed eventualmente da apparecchi portatili per la misura dei suddetti parametri fisici.

In analogia con il rilievo per le acque, anche per le manifestazioni di gas verrà adoperata una apposita strumentazione in loco per una prima valutazione quali-quantitativa, mentre in laboratorio verranno effettuate analisi di maggior dettaglio quali analisi chimiche e fisiche sui componenti e le analisi isotopiche, avendo cura di determinare i cosiddetti “indicatori di fuga” che costituiscono indicatori di permeabilità e preziosi indizi di esistenza di condizioni geotermiche favorevoli, quali tritio, deuterio, ed ossigeno.

La successiva elaborazione dei dati permetterà di costruzione specifici diagrammi quali quelli di equilibrio, dei rapporti di interazione acqua-roccia e di altri peculiari equilibri di solubilità in funzione della temperatura (geotermometria), capaci di fornire informazioni indirette anche a livello termico.

Tutti i dati geochimici verranno poi interpretati per caratterizzare le acque, la loro natura e provenienza, il tempo di permanenza nel sottosuolo, le peculiarità delle rocce che hanno attraversato ecc.

Allo stesso tempo, le indagini sui gas permetteranno di individuare le zone maggiormente attive dal punto di vista geotermico ed evidenzieranno le aree sulle quali concentrare la successiva fase di indagine geofisica.

I risultati di questa interpretazione congiunta permetteranno di affinare il modello geotermico preliminare dell‟area.

Per i lavori da eseguirsi in laboratorio di analisi non sono previsti potenziali impatti sull‟ambiente e sul territorio.

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I prelievi ed i campionamenti di acque e gas da eseguire in campagna, benché di scarsissima entità ed interazione con l‟ambiente, verranno presi in considerazione nel presente studio ambientale, poiché classificabili come potenzialmente impattanti sull‟ambiente e sul territorio.

3.5 Redazione del progetto esecutivo delle indagini geofisiche e svolgimento pratiche autorizzative per la realizzazione (art. 15 D.P.R. 395/1991) Prima di procedere alla descrizione progettuale dei rilievi geofisici, preme precisare che, a valle dell‟esecuzione delle prospezioni di tipo preliminare (rilievo geologico strutturale e idrogeochimico), ai sensi della vigente normativa in materia, sarà redatto e consegnato all‟autorità competente il progetto esecutivo di tutte le indagini geofisiche previste, (rilievi gravimetrici, magnetotellurici e sismici) per la relativa autorizzazione.

L‟ubicazione prevista dei punti di rilievo gravimetrici e magnetotellurici sono indicati rispettivamente nelle Tavole 3A e 3B allegate mentre in Tavola 3C sono visibili le tracce delle linee di prospezione sismica.

3.6 Esplorazione di superficie mediante prospezioni geofisiche

3.6.1 Prospezione gravimetriche

La misura dell'accelerazione di gravità terrestre permette di rilevare la presenza di anomalie, attribuibili esclusivamente a fattori geologici nel sottosuolo. La prospezione gravimetrica si basa infatti sulla misura delle variazioni delle componenti verticali dell‟accelerazione di gravità, rilevabili superficialmente a causa delle variazioni della densità delle rocce presenti nel sottosuolo (Figura 2).

La conoscenza della distribuzione delle anomalie gravimetriche costituisce un utile strumento di interpretazione e di verifica delle ipotesi fatte in sede di definizione del modello concettuale del serbatoio geotermico, con particolare riguardo alla sua geometria e delimitazione.

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Dal punto di vista esecutivo, si prevede di effettuare il rilievo con una copertura il più possibile uniforme dell‟area di intervento, con una densità media pari a massimo 4 stazioni per km2 di superficie, per un massimo di circa 150 stazioni di misura.

Figura 2 - Esempio di strumentazione per il rilievo gravimetrico.

Come supporto del rilievo gravimetrico verrà condotto un rilievo topografico preliminare, costituito essenzialmente da una livellazione altimetrica.

Il rilievo gravimetrico sarà eseguito esclusivamente in superficie, misurando in ogni stazione il valore della gravità tramite un gravimetro portatile termostatato, da personale tecnico specializzato (solo personale a piedi sul territorio per i rilievi), coadiuvato dai tecnici progettisti delle indagini.

L‟ubicazione indicativa delle stazioni di misura, ottenuta mediante la generazione di una maglia regolare avente la densità di 4 stazioni/km2, è riportata nella Tavola 3A. L‟ubicazione

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definitiva, parte integrante del progetto esecutivo, verrà verificata successivamente dalla compagnia di servizi incaricata del rilievo.

Le misure di gravità acquisite saranno poi elaborate in modo tale da ricavare i valori di anomalia rispetto al campo gravitazionale regionale.

3.6.2 Prospezione magnetotellurica Il rilievo magnetotellurico (MT) consente di rilevare le variazioni di resistività elettrica nel sottosuolo imputabili alle diverse litologie delle strutture geologiche profonde, nonché all'eventuale circolazione di fluidi geotermici.

La metodologia MT non necessita di alcuna sorgente di energizzazione esterna, impiegando i segnali elettromagnetici naturali legati alle naturali variazioni del campo magnetico e del campo elettrico terrestre.

A seguito dell‟ottenimento delle autorizzazioni necessarie saranno complessivamente eseguiti un massimo di 290 rilievi magnetotellurici, dei quali circa 115 ricadenti in aree protette.

Le operazioni di prospezione saranno svolte da personale tecnico specializzato, coadiuvato dai tecnici progettisti delle indagini.

L‟ubicazione indicativa dei rilievi, salvo possibili lievi variazioni in relazione all‟accessibilità dei luoghi, è riportata nella Tavola 3B.

Il risultato finale delle indagini magnetotelluriche è costituito da una sezione di distribuzione della resistività apparente, come riportato a titolo di esempio nella Figura 3 sotto riportata.

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Figura 3 - Esempio di distribuzione di resistività determinato con dati magnetotellurici in un’area geotermica (da Volpi et al., 2003)

L‟acquisizione dei dati magnetotellurici ha un impatto ambientale quasi nullo, in quanto, come detto in precedenza, viene misurato un segnale elettromagnetico naturale che si propaga nel terreno.

La disposizione della strumentazione e dei sensori per l‟acquisizione è rappresentato in Figura 4.

Per maggiori dettagli progettuali si rimanda al Progetto Definitivo.

Alla fine della misura si procederà all‟estrazione degli elettrodi e dei magnetometri, al recupero di tutto il materiale e della strumentazione impiegata per il sondaggio, ripristinando completamente l‟area di rilievo mediante il riempimento delle piccole cavità di alloggio precedentemente realizzate.

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Figura 4 - Schema di acquisizione dati magnetotellurici (E=elettrodo)

Tali lavori di ricerca vengono presi in considerazione nel presente studio ambientale poiché sono classificabili come potenzialmente impattanti sull‟ambiente e sul territorio; tuttavia, le attività magnetotelluriche non presentano impatti significativi sull‟ambiente.

3.6.3 Prospezione sismica Il rilievo sismico a riflessione costituisce una delle indagini geofisiche più rilevanti in termini di definizione e accuratezza delle informazioni da esso ricavabili.

Mediante tale tipologia di prospezione è infatti possibile individuare e ricostruire in maniera fedele la geometria del presunto serbatoio geotermico offrendo una eccellente risoluzione delle strutture in profondità.

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La scansione delle formazioni viene effettuata sfruttando la propagazione delle onde sismiche, ovvero onde elastiche generate da un‟opportuna fonte di energizzazione posta in superficie.

Tali onde, in corrispondenza di interfacce tra mezzi caratterizzati da parametri fisico-elastici differenti, vengono riflesse verso la superficie e registrate, in funzione del tempo, da una serie di ricevitori anch‟essi posti in superficie (geofoni).

L‟attività sul terreno si diversifica in funzione del tipo di sorgente energizzante utilizzata per generare le onde elastiche (Figura 5). Le due principali alternative sono costituite da:

 esplosivo, piccole cariche di dinamite poste in un pozzetto di diametro ridotto;  vibroseis, massa di alcune tonnellate appoggiata sul terreno e fatta vibrare.

Figura 5 – Propagazione delle onde elastiche

In generale, l‟impiego di esplosivo permette di ottenere i migliori risultati in termini di qualità del segnale, definizione e capacità interpretativa del dato.

Ciò nonostante, il proponente intende impiegare quale fonte di energizzazione il Vibroseis, che rappresenta una eccellente soluzione di compromesso tra qualità del dato acquisibile, semplicità di acquisizione ed impatto ambientale.

Nel seguito viene descritta tale tecnica di energizzazione.

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Vibroseis I mezzi Vibroseis sono mezzi assimilabili ad autocarri dotati di apposita piastra vibrante capaci di immettere energia acustica nel terreno. La piastra infatti, una volta appoggiata sul terreno, emette una vibrazione (sweep) continua per un certo periodo di tempo (generalmente da 8 a 32 secondi) in un certo range di frequenze (generalmente fra 5 e 100 Hz).

Altra caratteristica fondamentale di questa tecnologia è il totale controllo sull‟energia emessa, che, si ricorda, è di tipo distribuito nel tempo, avendo la possibilità di variare in qualsiasi momento il carico applicato alla piastra, il tempo di energizzazione, il numero di Vibroseis impiegati e il range di frequenze immesse.

Raggiunto il punto da energizzare, la “squadra vibro”, ottenuto il via libera dall‟Operatore dell‟unità mobile, aziona il dispositivo che abbassa la piastra sul suolo.

Per questo rilievo si prevede l‟impiego di una “squadra vibro” costituita da 3 - 4 mezzi Vibroseis.

Figura 6 - Immagine di un tipico mezzo Vibroseis

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Dal punto di vista del rumore, l‟insieme di 3 - 4 Vibroseis con motore a regime nominale e fatti funzionare alla massima potenza di vibrazione è tale da generare un livello medio di pressione sonora pari a circa 73 dB a 20 metri di distanza.

L‟ubicazione dei profili sismici, salvo possibili lievi variazioni in relazione all‟accessibilità dei luoghi, è riportata indicativamente nella Tavola 3C. Le tracce sul terreno delle linee sismiche da rilevare, compatibilmente con le difficoltà topografiche esistenti, avranno un andamento il più possibile rettilineo. Con il termine di stendimento, (o base, o spread), si intende l'insieme costituito dal punto di energizzazione e dai centri dei gruppi di geofoni che vengono utilizzati per la registrazione dell'onda generata. I geofoni sono collegati tramite cavi al centro di registrazione, ospitato in un automezzo apposito.

A seconda della posizione del punto di energizzazione rispetto ai geofoni, si hanno tipi di stendimento, che dipendono dalle condizioni locali e dai vincoli tecnici imposti dalla geologia da investigare (

Figura 7). Occorre precisare che le attività di indagine che dovessero essere eseguite in prossimità di aree urbanizzate e/o di infrastrutture, verranno ubicate ad una distanza ragionevolmente sufficiente per non arrecare disturbi (almeno 50 m).

Inoltre, qualora necessario, si sottolinea la disponibilità di Sorgenia Geothermal ad effettuare, in fase di progettazione esecutiva, uno studio preliminare archeologico focalizzato sulle aree di intervento.

La fase progettuale terrà conto degli ambiti di interesse e il programma sismico potrà essere modificato e adattato in funzione dell'ambiente esistente; così come, i percorsi seguiti dalle tracce sismiche potranno essere leggermente variati in funzione di difficoltà logistiche (recinzioni molto diffuse nella zona in esame, impedimenti inerenti la proprietà privata, aree di particolare pregio ambientale) o imprevisti che potrebbero insorgere in corso d‟opera.

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Figura 7 - Stendimenti di gruppi di geofoni e geometria

La Tavola 3c mostra le tracce dei rilievi sismici previsti, individuati mediante una prima attività di pre-scouting effettuata sul campo attraverso sopralluoghi mirati ai fini della presentazione della presente istanza di V.I.A..

Tale attività preventiva è stata svolta al fine di rendere il più possibile “definitiva” la presente progettazione e, pertanto, si ritiene che le tracce individuate in Tavola 3c costituiranno con buona probabilità i tracciati del progetto finale di dettaglio.

In fase di progettazione esecutiva, in base alle risultanze degli altri rilievi e allo scouting della Compagnia di Servizio incaricata, si procederà comunque alla verifica del tracciato definitivo, che, al fine di garantire la migliore copertura e qualità del dato, potrà localmente presentare dei brevi tratti fuoristrada, a vantaggio della linearità del profilo.

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L‟acquisizione, che avverrà in orario esclusivamente diurno (07:00 – 19:00), sarà eseguita attivando in successione i differenti punti di energizzazione, che incidono su superfici estremamente limitate di territorio, fino a ricoprire l‟intera lunghezza dei profili.

Come si evince dalle Tavole allegate, alcuni profili risultano parzialmente esterni all‟area di intervento. Tale esigenza è motivata dalla necessità di ottenere una soddisfacente copertura in tutta l‟area di intervento, comprese le zone immediatamente adiacenti ai confini dei progetti stessi, in modo da ottenere una conoscenza il più possibile approfondita, estesa e regolare del potenziale serbatoio geotermico.

Al fine di avere copertura anche ai limiti delle aree di ricerca, per peculiarità tecniche del rilievo di tipo sismico, fondato sul fenomeno della riflessione delle onde elastiche, è pertanto necessario fuoriuscire dall‟area di intervento prolungando i profili, laddove possibile, di una lunghezza di almeno 1 km.

Figura 8 - Posizionamento dei geofoni

La realizzazione della campagna geofisica sarà affidata ad un contractor specializzato con personale altamente qualificato e con esperienza pregressa. Per il rilievo sismico nell‟area di intervento la metodologia proposta è il Vibroseis e il rilievo comprenderà 3 profili, per un totale di circa 55 km.

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Si anticipa che, per un tratto estremamente limitato ( ≈ 1 km) di uno dei profili, è possibile prevedere, qualora non risultasse fattibile in fase di progettazione esecutiva l‟impiego dei Vibroseis, l‟utilizzo di energizzazioni ad esplosivo, nel numero massimo di 20 pozzetti di sparo.

Tale possibilità si configurerebbe comunque esternamente ad aree naturali protette.

I dettagli progettuali di tale energizzazione sono riportati nel Progetto definitivo.

Tali lavori di ricerca vengono presi in considerazione nel presente studio ambientale poiché classificabili come potenzialmente impattanti sull‟ambiente e sul territorio.

3.7 Interferenza con altri progetti Sorgenia Geothermal, come indicato in Premessa, è titolare del permesso di ricerca di risorse geotermiche “Poggio Montone” e dei progetti di ricerca “Montorio” e “La Grasceta”.

Di conseguenza, il perimetro dei permessi di ricerca sopra richiamati, così come l‟area di intervento, non interseca il perimetro di alcuna concessione di coltivazione di risorse geotermiche o di permessi di ricerca già accordati e confermati, ad oggi attivi.

Vista la scarsa interazione con l‟ambiente delle operazioni preliminari di ricerca e la presenza temporale di durata limitata e saltuaria, non si rilevano interferenze significative con altri eventuali progetti.

Ad ogni modo, si segnala che la specifica disciplina in materia di ricerca di risorse geotermiche (D.P.R.395/1991, art.17) permette al permissionario di estendere i propri rilievi anche nell‟ambito di aree concesse ad altri titolari qualora sussista una riconosciuta necessità di esecuzione e completamento dei rilievi geofisici.

Pertanto, qualora emergesse, nell‟ambito del presente progetto di ricerca, la necessità di effettuare alcuni sondaggi, quantitativamente limitati, anche in territori soggetti a concessione di coltivazione conferiti ad altri soggetti, al fine di offrire una capillare copertura delle aree di interesse, tale situazione non potrà considerarsi un‟interferenza tra diversi progetti di ricerca, quanto piuttosto una razionale e giustificata possibilità che il legislatore ha concesso ai permissionari a vantaggio della completezza di indagine e del dettaglio della conoscenza delle aree in questione.

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4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

4.1 Ubicazione

L‟area di ricerca si colloca tra Toscana e Lazio, nella porzione di territorio compresa fra le pendici meridionali del Monte Amiata ed i rilievi collinari a Nord-Ovest del Lago di Bolsena.

Nel dettaglio il permesso di ricerca di risorse geotermiche denominato “Poggio Montone” ed i progetti di ricerca denominati “Montorio” e “La Grasceta” comprendno le località suddette e si sviluppano in parte nel territorio della Regione Toscana e in parte nella Regione Lazio, nei Comuni di Santa Fiora, Semproniano, Castell‟Azzara e Sorano in Provincia di Grosseto, Piancastagnaio e San Casciano dei Bagni in Provincia di Siena, Acquapendente, Onano e Proceno in Provincia di Viterbo, per una superficie pari a 232,38 chilometri quadri (di cui 165,5 km2 in Toscana e 66,88 km2 nel Lazio).

In particolare l‟area per la quale si chiede l‟autorizzazione all‟esecuzione di tutte le attività di ricerca programmate comprenderà solo i comuni ricadenti nel territorio della Regione Toscana.

Le coordinate dei vertici definenti l‟area del permesso e dei due progetti di ricerca sono i seguenti:

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Figura 9 Elenco coordinate dei vertici del permesso e dei progetti di ricerca

In Tavola 1, in aggiunta alla perimetrazione dei suddetti Permessi e Progetti di ricerca, è individuata l‟area di intervento oggetto del Progetto di ricerca per il quale il presente Studio costituisce lo S.I.A..

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Figura 10: Area dei Permessi di ricerca e area di intervento

4.2 Descrizione generale del territorio

Dal punto di vista orografico, l‟area risulta prevalentemente montuosa nella porzione occidentale, con massimi in elevazione di 1107 m s.l.m. sul Monte Civitella, e collinare nel restante territorio. L‟area collinare presenta pendenze basse e medio-basse nella parte centro-nord. e maggiori pendenze con incisioni fluviali nella porzione sud.

Per quanto concerne il reticolo idrografico, la porzione occidentale dell‟area di intervento è costituito da piccoli fossi che si immettono in direzione S-SO nel bacino del Fiume Fiora, il quale recapita le acque a mare in prossimità di Montalto di Castro.

Ad oriente il corso d‟acqua principale è rappresentato dal Torrente Paglia, che lambisce l‟area di intervento con andamento NO-SE, e dai suoi principali affluenti di destra Torrente Siele e Fosso Stridolone.

Nel complesso l‟area di ricerca presenta una medio-bassa densità di presenza antropica, con principali insediamenti abitativi rappresentati dai centri di Castell‟Azzara, Selvena, San Giovanni delle Contee, Castell‟Ottieri e varie abitazioni sparse e piccoli agglomerati rurali.

Dal punto di vista infrastrutturale, l‟area è caratterizzata da una buona viabilità rappresentata, per la parte Toscana, dalle seguenti strade provinciali:

• S.P. N.4 Pitigliano- Santa Fiora;

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• S.P. N.76 Montorio;

• S.P. N.95 Sforzesca;

• S.P. N.123 Val di Fiora;

• S.P. N.66 Abetina;

• S.P. N.34 Selvena;

• S.P. N.73 Acquapendente;

• S.P. N.99

• S.P.N.18

Esiste inoltre una rete di viabilità minore facente capo a strade comunali, vicinali e campestri che ben compenetrano il tessuto rurale del territorio.

Figura 11: Viabilità nei Permessi e Progetti di Ricerca

4.3 Caratteristiche geomorfologiche ed idrografiche

4.3.1 Inquadramento geologico

L‟area di intervento si trova nella Toscana meridionale e nel Lazio settentrionale, che si estende dal M.te Amiata sino a Roma lungo il margine tirrenico della catena appenninica, è

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stata interessata da una complessa storia geologica durante il Neogene. Di fatto, è stata sede di una serie ripetuta di eventi di subsidenza, con lo sviluppo di numerosi bacini sedimentari di origine marina e/o continentale e da fenomeni di sollevamento. A partire dal Pliocene, si è sviluppata un‟intensa attività magmatica, i cui centri di emissione hanno subito una migrazione nel tempo e nello spazio in direzione S-SW, con annesse variazioni del chimismo dei prodotti emessi. Nell‟intera regione è presente inoltre un‟anomalia geotermica, caratterizzata da un elevato flusso di calore, tanto da rendere l‟intera area una delle più studiate al fine dello sfruttamento geotermico.

L‟assetto geologico dell‟Italia centrale è il risultato di due processi tettonici principali, una prima fase compressiva che ha prodotto l‟impilamento di falde delle unità liguri e toscane sulla serie umbro marchigiana (Oligocene-Miocene) ed il sollevamento della catena appenninica (Miocene-Plio Pleistocene), a cui è seguita una fase estensionale (Miocene Superiore Pleistocene Superiore) che ha modificato l‟assetto delle strutture compressive precedentemente impostate dando origine a numerosi bacini orientati NW-SE e riempiti da sedimenti neogenici (Lavecchia, 1990). L‟assottigliamento crostale collegato al regime tettonico estensionale è stato seguito da un‟intensa fase magmatica lungo il margine tirrenico della penisola italiana (Barberi et al., 1971; Marinelli, 1975; Civetta et al., 1978). Nel sistema tirrenico-appenninico è possibile riconoscere due settori crostali contraddistinti da connotati geologici, geofisici e geotermici diversi (Barchi et al., 1998). Il settore occidentale (peritirrenico) è caratterizzato da elevato flusso di calore, localmente più di 200 mW m-2 (Della Vedova et al., 1994), anomalie magnetiche positive (Arisi Rota & Fichera, 1985), terremoti superficiali, anomalie gravimetriche positive e assottigliamento crostale (20-25 km). Le più importanti aree geotermiche italiane di alta entalpia si trovano in questo settore (Larderello-Travale, M.te Amiata, Latera, Cesano, Campi Flegrei), di media entalpia (Torre Alfina) e di bassa entalpia (Viterbo). Il settore esterno (appennino) è caratterizzato invece da un flusso di calore identificabile con quello medio, un‟anomalia gravimetrica negativa, uno spessore crostale di circa 35 km e da un profondità ipocentrale dell‟attività sismica compresa in un range che oscilla tra gli 8 ed i 14 km.

L‟area di intervento rientra all‟interno di tale scenario geologico, ed è interamente compresa nel settore peritirrenico e include unità neoautoctone, liguri e toscane. Il complesso neoautoctono consiste di depositi post orogenici sia marini che continentali (argille, sabbie, calcari organogeni e travertini quaternari) principalmente depositi all‟interno dei bacini neogenici. Le unità liguri includono le ofioliti associate a sequenze pelagiche (Giurassico Cretaceo inf.) e torbiditi calcaree (cretaceo Neogene). Le unità toscane consistono nel

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basamento metamorfico Paleozoico e da sequenze carbonatiche-evaporitiche sottostanti a formazioni flyschoidi (Oligocene Miocene medio). Inoltre, l‟area è contraddistinta dalla presenza di complessi vulcanici quaternari, quali il M.te Amiata e i M.ti Vulsini, la cui attività è da collegare al regime estensionale che ha portato all‟assottigliamento crostale nell‟area tirrenica. L‟assetto idrogeologico della regione è contraddistinto dalla presenza di un acquifero regionale situato nelle formazioni carbonatiche-evaporitiche della serie toscana e da acquiferi, di dimensioni molto inferiori, ospitati nelle rocce vulcaniche e nei depositi alluvionali recenti. L‟acquifero principale è in parte sepolto da una copertura a bassa permeabilità (argille, argilliti e marne appartenenti alle unità liguri e al complesso neoautoctono) le cui aree di ricarica corrispondono agli affioramenti delle formazioni carbonatiche evaporitiche. In accordo con CELATI et al. (1990) e MINISSALE et al. (2002) è possibile supporre una continuità laterale delle sequenze Mesozoiche sepolte al di sotto dei complessi di copertura che permette una circolazione a livello regionale nell‟intera area.

4.3.1.1 Definizione del modello geotermico dell’area di intervento Sulla base dei dati gravimetrici disponibili in bibliografia viene delineata la geometria delle strutture che hanno controllato la sedimentazione e l‟attività vulcanica durante il Plio- Pleistocene nell‟area tosco-laziale, descritta nel precedente capitolo.

La mappa rappresentante le anomalie di Bouger (Figura 12) è stata elaborata con un‟equidistanza di 10 mgal. Da una visione d‟insieme della si può notare come vi sia un‟estesa banda con trend appenninico, caratterizzata da un minimo di gravità. Questa si trova tra due aree con intensa anomalia positiva, una corrispondente al margine tirrenico, l‟altra alla catena appenninica.

Le aree con anomalie gravimetriche negative più marcate corrispondono ai più estesi bacini sedimentari neogenici; dall‟osservazione della Figura 12 si evince come questi siano strutturati in vaste depressioni separate l‟un l‟altra da alti strutturali. Oltre alle strutture conosciute grazie ai lineamenti geologici superficiali (Radicofani, Chiani, Val Tiberina), la mappa gravimetrica permette l‟identificazione di altre aree con elevati spessori sedimentari, quali Bagnoregio, Vico-Cimini, Nepi e l‟area a sud dei M.ti Cimini.

Nel settore occidentale del margine tirrenico persiste una buona correlazione tra minimi di gravità e bacini Neogenici. Queste aree hanno anomalie negative meno intense rispetto alle precedenti e sono intervallate da zone caratterizzate da anomalie positive in corrispondenza di alti strutturali ove il substrato pre-neogenico affiora (basamento

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metamorfico, flysch). Le anomalie positive, collegate agli alti strutturali locali delle formazioni carbonatiche e flyschoidi sono ben evidenziate in Figura 12. Oltre ciò, si osserva come il settore occidentale del margine tirrenico sia caratterizzato non solo da bacini con andamento appenninico, ma anche da bacini con andamento NE-SW, come quello dell‟Albegna e strutture estensionali con andamento N-S, sviluppate nel settore tirrenico e peri-tirrenico Tosco-Laziale (Bernini, 1991; Funicello, 1994). Il passaggio fra le depressioni strutturali ad est ed i bacini del lato tirrenico si verifica in una zona centrale che mostra anomalie gravimetriche positive in coincidenza dell‟affioramento della struttura positiva di Castell‟Azzara – M.te Razzano (Baldi et al., 1974).

Quest‟affioramento rappresenta i resti di una dorsale pliocenica la cui continuità verso sud non è chiaramente evidenziata dalle anomalie gravimetriche, ricordando che queste sono, inoltre, fortemente influenzate dalle strutture vulcaniche presenti di età pleistocenica. In effetti, le strutture vulcaniche hanno un effetto considerevole sul campo di gravità, sebbene vadano ad influenzare il campo gravimetrico in modo diverso per i singoli apparati vulcanici. I complessi acidi del M.te Amiata e dei M.ti della Tolfa sono associati ad anomalie negative e ciò può esser spiegato dall‟effetto combinato di contrasto di densità tra rocce vulcaniche e formazioni flyschoidi e la presenza di corpi intrusivi profondi.

Durante il corso del pleistocene le strutture tettoniche hanno subito un‟inversione del regime subendo subsidenza della parte centrale. I bacini continentali collegati ai settori interessati da tale regime tettonico si sono sviluppati immediatamente prima ed in concomitanza dell‟attività vulcanica quaternaria.

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Figura 12 Stralcio mappa delle anomalie gravimetriche di Bouger (equidistanza 10 mgal). Carta realizzata da AGIP e Servizio Geologico d’Italia

Ne sono esempio i bacini continentali posti a nord ed a est dei Vulsini nella zona di Vitorchiano, Corchiano e Civita Castellana. Infine si sono impostati importanti lineamenti trasversali con andamento antiappenninico. I complessi dei Vulsini e dei Sabatini si sono sviluppati in coincidenza delle due più grandi discontinuità osservate che interrompono le strutture estensionali plioceniche e le dorsali mediane. La struttura trasversale più settentrionale coincide con l‟allineamento sismico identificato a settentrione ed a oriente del Lago di Bolsena (Buonasorte et al., 1987a).

Durante il corso dell‟attività vulcanica pleistocenica, perciò, strutture trasversali ad andamento antiappenninico sono state attivate, con un ruolo di primaria importanza nel guidare la risalita di magmi potassici. Tra questi vi è la Orte-Vico (Borghetti et al., 1981) e la struttura che interseca Latera e il settore posto a nord dell‟apparato vulsino.

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In Figura 13 è riportata una schematizzazione delle principali strutture geologiche dell‟area in esame desunte (bacini sedimentari, strutture vulcanico-tettoniche e alti strutturali supposti/conosciuti) sulla base delle precedenti informazioni gravimetriche.

Figura 13 Schema dei principali bacini sedimentari Plio-Pleistocenici, da dati di letteratura e dalla interpretazione dei dati gravimetrici. 1) Complessi vulcanici acidi Plio-Pleistocenici. 2) Strutture bordiere dei principali bacini sedimentari Plio-Pleistocenici, dedotte da discontinuità gravimetriche. 3) Principali strutture calderiche e crateriche. 4) Principali duomi lavici.

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4.3.2 Inquadramento geomoforlogico

Le caratteristiche morfologiche dell‟area in esame sono state fortemente condizionate dalla natura delle rocce affioranti e dai processi, endogeni ed esogeni, che si sono succeduti ed avvicendati negli ultimi milioni di anni. Le forme del rilievo sono connesse con la natura vulcanica delle rocce affioranti ed al tipo di attività magmatica, relativa alla presenza di diversi centri eruttivi e, nella zona centrale, di vaste depressioni.

I rilievi più significativi, andando da nord a sud, sono quelli di Monte Civitella (1107 m s.l.m.), Monte Nebbiaio (1086 m s.l.m.), Poggio le Perazzate (932 m. s.l.m.), Poggio del Nibbio (881 m s.l.m.), Monte Calvo (930 m s.l.m.), Poggio Sotto Crocione (853 m s.l.m.), Monte Elmo (829 m s.l.m.), Monte Chiuso (851 m s.l.m.) e Poggio Montone (707 m s.l.m). Si tratta di rilievi organizzati in dorsali ad andamento circa nord-sud, che risultano separati dalle valli ad analoga direzione.

Le valli incise entro tale paesaggio, e successivamente rimodellate e ammantate, parzialmente, da depositi alluvionali, sono generalmente strette e profonde. Il paesaggio fisico cambia nettamente in corrispondenza delle due fasce marginali di territorio peri- vulcanico, in ragione dell‟affioramento di depositi prevalentemente sedimentari.

Infine la porzione nord-occidentale del permesso di ricerca è occupata dalle formazioni prevalentemente calcaree e calcarenitiche appartenenti al Dominio Toscano ed è caratterizzata, da un punto di vista morfologico, dalla presenza della dorsale calcarenitica del Monte Penna - Monte Nebbiaio - Monte Civitella che presenta una morfologia compatta e vette ben delineate e versanti con valli strette e molto incise dai corsi d‟acqua.

4.3.3 Idrogeologia

Dal punto di vista idrogeologico l‟area di studio è caratterizzata dalla presenza di due acquiferi a carattere regionale: uno superficiale presente nel corpo delle vulcaniti, ed un secondo connesso alle formazioni carbonatico-anidritiche mesozoiche ed alimentato da acque di origine meteorica che si infiltrano dalle aree dove tali formazioni affiorano in superficie. Quest‟ultimo, è un acquifero confinato, compreso tra le formazioni filladiche del basamento paleozoico sottostante, caratterizzate da bassa permeabilità, e le formazioni impermeabili delle Liguridi e delle peliti neogeniche (Calamai et al., 1970).

4.4 Caratteristiche urbanistiche e paesaggistiche

Il paesaggio risulta fortemente influenzato dalla natura litologica delle formazioni affioranti. Infatti la parte centro settentrionale del territorio, occupata dalle formazioni prevalentemente

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calcaree e calcarenitiche appartenenti al Dominio Toscano, è caratterizzata, da un punto di vista paesaggistico, dalla presenza della dorsale calcarenitica del Monte Penna - Monte Nebbiaio - Monte Civitella. Tale zona presenta una morfologia compatta e vette ben delineate ed è caratterizzata da un reticolo idrografico a densità media.

Nella porzione centro-settentrionale dell‟area del permesso di ricerca, dove affiorano i terreni prevalentemente argillitici delle Formazioni appartenenti al Dominio Ligure e dei Depositi lacustri e marini, il paesaggio è caratterizzato da una morfologia collinare più addolcita, con quote decisamente inferiori, che difficilmente superano i 500 metri s.l.m. e con un reticolo idrografico caratterizzato da un'elevata densità.

Nella restante parte del territorio, che occupa l‟area meridionale dell‟area di intervento, affiorano le formazioni di origine vulcanica. Ciò da origine ad una morfologia caratterizzata da pendenze deboli interrotte da brusche variazioni di pendenza con pareti verticali e sub- verticali e da un reticolo ben sviluppato, che presenta una elevata densità, con andamento lineare dei corsi d‟acqua che risultano scarsamente ramificati.

I prodotti delle attività vulcaniche si sono depositati sul terreno formando degli spessi strati che, con il tempo, si sono consolidati fino ad assumere la consistenza rocciosa dei tufi e del “peperino”. Questi potenti accumuli di materiale vulcanico sono poi stati incisi dagli agenti atmosferici e dai corsi d'acqua, creando dei solchi, delle vallecole, delle profonde forre.

I caratteri socio-economici del territorio rendono l'ambiente tipicamente rurale: l'economia della zona si basa quasi esclusivamente sulle attività agricole, che da sempre hanno caratterizzato tutto il paesaggio. Le colture più diffuse sono quelle cerealicole, cui si affiancano la produzione vitivinicola e olivicola.

Da segnalare inoltre la progressiva e persistente erosione della consistenza demografica, con conseguenze sul piano sociale legate al progressivo invecchiamento della popolazione ed all‟aumento della popolazione inattiva.

Nel complesso l‟area di ricerca presenta una medio-bassa densità di presenza antropica, con principali insediamenti abitativi rappresentati dai centri di Castell‟Azzara, Selvena, San Giovanni delle Contee, Castell‟Ottieri in Toscana e varie abitazioni sparse e piccoli agglomerati rurali.

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4.5 Descrizione delle componenti ambientali

4.5.1 Atmosfera

4.5.1.1 Meteorologia

L„area di intervento rientra nel più ampio quadro climatico della Regione Tirrenica, che presenta un ciclo stagionale caratterizzato da un autunno interessato da perturbazioni atlantiche, che provocano abbondanti piogge, ed un inverno influenzato da elevata variabilità, per l„alternarsi dell„anticiclone russo-siberiano, portatore di cielo sereno con temperature piuttosto rigide, e di depressioni mediterranee, che possono dare luogo a venti sciroccali con innalzamento delle temperature con arrivo delle piogge.

Una tipica situazione meteorologica che si verifica frequentemente nelle seconda metà dell„inverno è legata all„arrivo di fronti freddi che penetrano dalla valle del Rodano e, attraverso il Golfo di Genova, interessano direttamente con abbondanti piogge e venti di maestrale la Toscana meridionale.

La primavera si manifesta con due periodi distinti, il primo molto simile a quello invernale ed il secondo caratterizzato dall„arrivo dell„anticiclone delle Azzorre, più simile a quello estivo. L„estate è dominata dall„anticiclone delle Azzorre con condizioni di cielo sereno e mancanza di venti dominanti ad esclusione delle brezze lungo le coste. A causa del notevole riscaldamento del suolo sono possibili formazioni di nubi cumuliformi con possibili precipitazioni a carattere temporalesco, soprattutto nelle zone interne.

Il clima dei comuni interessati è di tipo temperato caldo-sub-umido. I dati pluviometrici indicano una piovosità media annua di 600-700 mm/anno per una durata di circa 70-75 giorni ed una temperatura media di 12-13° C. I mesi più caldi sono luglio e agosto in cui si registra un periodo discretamente siccitoso, mentre il mese più piovoso è novembre ed il più freddo gennaio. I mesi autunnali sono quelli in cui le precipitazioni cadono con maggior abbondanza ed intensità, mentre nel periodo primaverile risultano meno intense, ma molto abbondanti. Con il procedere dell'inverno diminuisce l'abbondanza e l'intensità delle piogge, le temperature si fanno rigide ed aumenta la possibilità di manifestazioni nevose.

Le tabelle seguenti riportano i dati delle serie storiche per le stazioni di monitoraggio più prossime all‟area di progetto, ricadenti nei comuni di Radicofani e Castiglione d‟Orcia.

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Temperatura massima

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 8.2 8.8 11.9 15.0 20.3 24.3 27.6 27.5 21.8 17.6 12.1 8.5 Medio

Anni 16 17 16 16 16 17 17 17 17 16 15 16 elaborati

Valore 19.3 Massimo 19.1 23.3 23.1 30.5 33.0 35.4 35.8 33.2 25.9 22.9 16.9 ('99) ('99) ('94) ('99) ('99) ('02) ('94) ('94) ('08) ('07) ('04) ('99) (anno)

Valore -3.5 -0.9 -3.3 3.4 9.6 10.2 16.9 16.4 11.4 4.5 0.7 -3.4 Minimo ('05) ('05) ('05) ('03) ('10) ('06) ('02) ('96) ('04) ('07) ('05) ('96) (anno)

Tabella 1 Temperatura massima, Dati stazione Comune di RADICOFANI (SI), località , 628 m s.l.m., 722966 E UTM, 4758697 N UTM - Periodo di analisi: 1993 – 2010

Temperatura minima

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 3.0 2.6 4.9 7.5 12.0 15.3 17.8 17.9 13.9 11.2 6.7 3.5 Medio

Anni 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 elaborati 6 7 6 6 6 7 7 7 7 6 5 6

Valore 13.0 10.4 13.4 15.6 22.0 24.2 25.6 26.0 21.9 17.6 16.0 11.5 Massimo ('00) ('98) ('99) ('99) ('09) ('98) ('05) ('03) ('08) ('01) ('04) ('10) (anno)

Valore -7.6 -6.8 -8.4 -4.3 3.9 6.3 8.9 8.9 6.6 0.3 -2.9 -10.2 Minimo ('06) ('05) ('05) ('03) ('04) ('06) ('00) ('95) ('94) ('07) ('05) ('96) (anno)

Tabella 2 Temperatura minima, Dati stazione Comune di RADICOFANI (SI), località Contignano, 628 m s.l.m., 722966 E UTM, 4758697 N UTM - Periodo di analisi: 1993 – 2010

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Temperatura media

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 5.4 5.5 8.1 11.0 15.9 19.5 22.4 22.2 17.4 14.0 9.2 5.9 Medio

Anni 16 17 16 16 16 17 17 17 17 16 15 16 elaborati

Valore 15.3 13.6 16.5 18.9 25.1 27.3 29.5 29.0 26.0 20.2 18.4 13.1 Massimo ('99) ('98) ('01) ('99) ('09) ('02) ('05) ('03) ('08) ('07) ('04) ('03) (anno)

Valore -4.7 -3.6 -6.4 -0.5 7.1 8.4 13.0 12.4 9.5 2.9 -1.1 -6.2 Minimo ('06) ('05) ('05) ('03) ('04) ('06) ('00) ('95) ('04) ('07) ('05) ('96) (anno)

Tabella 3 Temperatura media, Dati stazione Comune di RADICOFANI (SI), località Contignano, 628 m s.l.m., 722966 E UTM, 4758697 N UTM - Periodo di analisi: 1993 - 2010

Piovosità

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 48.7 44.0 36.1 38.5 52.7 35.8 18.2 37.4 59.4 61.0 91.7 85.4 Medio

Anni 16 17 16 16 16 17 17 17 17 16 15 16 elaborati

Num. medio di 6 6 6 7 6 4 2 4 5 7 9 8 giorni piovosi

Evento giornaliero 41.0 33.8 23.0 32.5 48.0 65.0 25.5 38.5 90.0 46.0 57.5 79.4 massimo ('96) ('08) ('09) ('97) ('04) ('09) ('96) ('96) ('98) ('99) ('99) ('08) (anno)

Tabella 4 Piovosità, Dati stazione Comune di RADICOFANI (SI), località Contignano, 628 m s.l.m., 722966 E UTM, 4758697 N UTM - Periodo di analisi: 1993 - 2010

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Temperatura massima

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 8.0 8.6 11.8 15.0 20.5 24.9 28.6 27.9 22.4 17.5 12.4 9.0 Medio

Anni 16 16 16 16 16 16 15 14 15 15 16 17 elaborati

Valore 17.0 17.1 26.6 24.6 29.7 33.5 35.3 37.1 31.8 26.8 22.6 16.9 Massimo ('08) ('10) ('01) ('03) ('01) ('01) ('98) ('98) ('08) ('00) ('04) ('00) (anno)

Valore -3.8 -1.8 -4.3 2.8 9.1 10.3 20.0 17.3 11.5 5.0 -0.3 -3.6 Minimo ('05) ('05) ('05) ('03) ('10) ('06) ('10) ('96) ('04) ('07) ('05) ('96) (anno)

Tabella 5 Temperatura massima, Dati stazione Comune di Castiglione d’Orcia (SI), località Le Masse, 680 m s.l.m., 713506 E UTM, 4759786 N UTM - Periodo di analisi: 1993 - 2010

Temperatura minima

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 2.7 2.3 4.4 7.0 11.4 14.8 17.6 17.5 13.6 10.5 6.5 3.6 Medio

Anni 16 16 16 16 16 16 15 14 15 15 16 17 elaborati

Valore 11.2 9.3 12.6 14.4 19.5 22.5 24.1 24.0 21.2 18.7 15.5 11.5 Massimo ('01) ('04) ('01) ('07) ('09) ('03) ('95) ('94) ('08) ('00) ('00) ('09) (anno)

Valore -8.1 -7.1 -9.1 -4.7 3.2 5.9 9.4 9.1 6.6 0.3 -3.5 -8.2 Minimo ('06) ('05) ('05) ('03) ('04) ('06) ('00) ('95) ('04) ('07) ('98) ('96) (anno)

Tabella 6 Temperatura minima, Dati stazione Comune di Castiglione d’Orcia (SI), località Le Masse, 680 m s.l.m., 713506 E UTM, 4759786 N UTM - Periodo di analisi: 1993 - 2010

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Temperatura media

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 5.2 5.2 7.8 10.7 15.7 19.5 22.7 22.3 17.6 13.7 9.4 6.2 Medio

Anni 16 16 16 16 16 16 15 14 15 15 16 17 elaborati

Valore 13.2 11.5 18.7 17.9 24.3 26.3 29.0 28.9 25.9 23.1 18.1 13.6 Massimo ('01) ('98) ('01) ('03) ('09) ('01) ('95) ('09) ('08) ('00) ('04) ('10) (anno)

Valore -5.2 -4.1 -6.9 -0.8 7.1 7.7 13.8 13.6 9.0 3.0 -2.2 -5.8 Minimo ('06) ('05) ('05) ('03) ('04) ('06) ('00) ('95) ('04) ('07) ('98) ('96) (anno)

Tabella 7 Temperatura media, Dati stazione Comune di Castiglione d’Orcia (SI), località Le Masse, 680 m s.l.m., 713506 E UTM, 4759786 N UTM - Periodo di analisi: 1993 - 2010

Piovosità

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 54.8 40.9 50.4 60.9 53.3 43.6 16.0 43.6 66.3 70.4 102.9 89.0 Medio

Anni 16 16 16 16 16 16 16 14 15 15 16 17 elaborati

Num. medio di 6 6 7 9 7 5 2 4 6 7 9 9 giorni piovosi

Evento giornaliero 36.8 30.0 25.0 35.4 42.8 79.0 36.0 61.0 63.5 41.4 55.4 84.0 massimo ('08) ('98) ('09) ('05) ('10) ('09) ('00) ('00) ('94) ('05) ('10) ('08) (anno)

Tabella 8 Piovosità, Dati stazione Comune di Castiglione d’Orcia (SI), località Le Masse, 680 m s.l.m., 713506 E UTM, 4759786 N UTM - Periodo di analisi: 1993 - 2010

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Temperatura massima

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 8.4 9.4 12.6 16.1 21.4 25.8 29.2 28.8 23.3 18.8 13.1 9.2 Medio

Anni 14 14 14 15 15 15 16 16 16 16 15 16 elaborati

Valore 17.6 17.1 24.2 24.6 31.4 34.7 37.4 36.5 33.4 27.7 21.0 16.8 Massimo ('08) ('08) ('01) ('03) ('09) ('02) ('05) ('98) ('08) ('07) ('09) ('00) (anno)

Valore -2.4 -0.2 -1.2 4.4 10.5 12.5 18.8 17.0 13.5 5.1 1.0 -3.9 Minimo ('05) ('99) ('05) ('97) ('10) ('06) ('02) ('96) ('06) ('97) ('98) ('96) (anno)

Tabella 9 Temperatura massima, Dati stazione Ripa d’Orcia, Comune di Castiglione d’Orcia (SI), località Poggio Grande, 490 m s.l.m., 710406 E UTM, 4767081 N UTM - Periodo di analisi: 1995 - 2010

Temperatura minima

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Valore 2.3 2.2 4.4 7.2 11.6 15.0 17.2 17.4 13.5 10.8 6.5 3.2 Medio

Anni 14 14 14 15 15 15 16 16 16 16 15 16 elaborati

Valore 10.9 9.5 11.9 14.0 20.7 23.5 23.7 24.7 22.3 18.2 15.0 13.5 Massimo ('01) ('04) ('01) ('05) ('09) ('02) ('05) ('03) ('08) ('00) ('02) ('09) (anno)

Valore -6.6 -5.6 -8.0 -3.4 4.1 6.4 9.0 9.0 6.8 1.7 -3.8 -9.1 Minimo ('06) ('03) ('05) ('03) ('04) ('05) ('00) ('95) ('95) ('07) ('98) ('96) (anno)

Tabella 10 Temperatura minima, Dati stazione Ripa d’Orcia, Comune di Castiglione d’Orcia (SI), località Poggio Grande, 490 m s.l.m., 710406 E UTM, 4767081 N UTM - Periodo di analisi: 1995 – 2010

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4.5.1.2 Qualità dell’Aria

Per caratterizzare lo stato della qualità dell„aria nell„area del Permesso e dei progetti di Ricerca è stato fatto riferimento a quanto riportato nel Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell„Aria, approvato dalla Giunta della Regione Toscana il 17 marzo 2008.

Il Piano, utilizzando una rete di centraline di monitoraggio identificate come rappresentative delle condizioni di qualità dell„aria nei diversi comuni della Regione, ne fornisce la classificazione, ottenuta a partire da quella relativa a ciascuna sostanza inquinante, e riporta la loro ripartizione in quattro tipologie indicate con le lettere A, B, C e D. Nella figura sottostante si riportano i criteri di classificazione delle zone.

Tabella 11 - Criteri di Classificazione Utilizzati dal Piano di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria per la Suddivisione in Zone

La classificazione è effettuata relativamente alla protezione della salute umana (rischio sanitario/esposizione) che costituisce l„obiettivo dei valori limite determinati dalla U.E.

I valori limite di qualità dell'aria utilizzati come riferimento per la classificazione sono quelli riportati nel D.M. n.60/02. Per l'ozono, sono stati presi a riferimento il valore bersaglio e l'obiettivo a lungo termine riportati nel D.Lgs. 21 maggio 2004 n. 183.

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Comuni interessati dal P.R.

Figura 14 - Classificazione del Territorio Regionale sulla Base dei Dati IRSE Relativi all'Anno 2005 e sulla Base dei Dati del Rilevamento della Qualità dell'Aria Relativi al Periodo 2000-2006

Come si evince dalla Figura 14 i comuni interessati dall‟area di intervento non presentano particolari criticità e risultano classificati in zona di mantenimento A – B, ovvero lo stato di qualità dell„aria risulta buono.

4.5.2 Ambiente Idrico

Nel presente paragrafo viene riportata una descrizione generale dell„ambiente idrico superficiale e sotterraneo dell„area di intervento.

4.5.2.1 Ambiente idrico superficiale

La circolazione idrica superficiale nell‟area in cui saranno eseguite le attività di superficie è caratterizzata dalla presenza di un reticolo fluviale ramificato, costituito da incisioni ben definite.

L‟area di intervento ricade all‟interno dei bacini idrografici dei fiumi Fiora e Tevere.

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Nella porzione occidentale il reticolo idrografico è costituito da corsi d‟acqua che si immettono in direzione S-SO nel bacino del Fiume Fiora. Il Fiume Fiora nasce dal versante grossetano del Monte Amiata e dopo circa 80 km scorrendo verso sud recapita le acque a mare in prossimità di Montalto di Castro.

Nella porzione orientale il corso d‟acqua principale è rappresentato dal Torrente Paglia, che attraversa l‟area di intervento con andamento NO-SE, e dai suoi principali affluenti di destra Torrente Siele e Fosso Stridolone.

4.5.2.2 Ambiente idrico sotterraneo Sulla base dei dati geologici e geofisici (Baldi et al., 1974; Liotta, 1996; Bonini e Sani, 2002;) è possibile riconoscere quattro unità idrogeologiche nell‟area in esame, dalla più superficiale alla più profonda, rispettivamente:

1) Un acquicludo costituito principalmente dai sedimenti argillosi pliocenici del bacino di Radicofani e, localmente, dalle unità flyschoidi “Liguridi”;

2) Un acquifero superficiale con una buona permeabilità all‟interno delle serie neogeniche nei conglomerati miocenici basali della serie;

3) Un acquicludo costituito dalle formazioni delle serie flyschoidi liguri al di sotto delle serie Neogeniche, spesso con una forte matrice argillosa;

4) L‟acquifero regionale principale delle serie calcaree mesozoiche affioranti nelle dorsali del M.te Cetona e di Castell‟Azzara.

Le sorgenti termali presenti nell‟area in esame, più in generale nel bacino di Siena- Radicofani, sono state ben studiate nel passato e numerosi lavori, sia sulla composizione chimica, che isotopica, esistono in letteratura sull‟argomento fin dagli anni 70 (Fancelli e Nuti, 1975; Duchi et al., 1987; 1992; Minissale et al., 1997). In particolare, dei due campi geotermici dell‟area Amiatina (Bagnore e Piancastagnaio) sono stati pubblicati anche numerosi dati di pozzi profondi, anche più di 3000 metri (Minissale et al., 1997). Minissale et al. (1997), in particolare, hanno studiato le sorgenti e le manifestazioni a gas dell‟intero bacino di Siena-Radicofani (Figura 15) mettendole anche in relazione con le composizioni dei fluidi geotermici, per derivarne eventuali potenzialità geotermometriche da utilizzarsi in fase di prospezione. Un analogo lavoro era già stato tentato nel 1992 da Duchi et al. (1992). Tutti i campioni prelevati in superficie e nel sottosuolo dai pozzi geotermici sono plottati nel diagramma di Langelier-Ludwig di Figura 16 (da Minissale et al., 1997).

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Il diagramma mostra una discreta complessità, in buona parte dovuta alla grande eterogeneità delle formazioni geologiche interessate dalla circolazione idrica, in quanto l‟area comprende anche alcune sorgenti termali che emergono nelle aree vulcaniche del distretto dei M.ti Vulsini e dei M.ti Cimini. Solo i fluidi prodotti dai pozzi dei campi geotermici di Latera e del M.te Amiata sono ben localizzati, nel settore delle acque clorurate, seppur con una discreta percentuale (15/20) di componente anionica bicarbonatica causata dalla elevata Pco2.

Figura 15 - Manifestazioni termali dell’area Amiatina (Minissale et al., 1997) e delle aree geotermiche di Latera e Torre Alfina

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Il catione prevalente è sempre il sodio, in quanto, ad elevate temperature, come noto, il calcio è tamponato dalla solubilità delle calcite (notoriamente bassa), mentre il magnesio, in più, oltre a coprecipitare col calcio nella calcite, viene anche fissato nella clorite idrotermale, un tipico minerale di alterazione per Fe e Mg a temperature superiori ai 200/250 gradi (Giggenbach, 1991).

Figura 16 - Diagramma di Langelier e Ludwig (1942) per le sorgenti e i pozzi riportati in Fig.15 (da Minissale et al., 1997).

4.5.3 Suolo e Sottosuolo I più antichi sedimenti affioranti nell‟area d‟indagine appartengono al Giurassico ed affiorano nell‟area di Selvena. La descrizione si basa sulla cartografia 1:100000 del CARG, foglio 129 Santa Fiora.

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Serie Mesozoica

 Gi’; sono calcari massicci e calcari stratificati appartenenti al Lias inferiore. Dei primi, di colore biancastro con fiamme rosate e di aspetto saccaroide o ceroide erano già noti gli affioramenti presso il M.te Cetona, al Poggio Zoccolino e presso Selvena. Lo spessore dell‟Hettangiano varia tra i 200 e i 280 m, mentre quello del Sinemuriano non sembra di solito superare i 20 m.

 Gii’; calcari grigi ben stratificati, talora con sottili interstrati argillosi, di solito con abbondanti arnioni di selce seguono in continuità sedimentaria nel Sinemuriano. Secondo il MERLA (1951) e il FUCINI (1905) questa facies dovrebbe rappresentare il Lias medio e superiore.

 Gs; assai spesso nel corso del Fiora la serie Mesozoica termina con la formazione dei diaspri ove si possono ritrovare anche partimenti argillosi o calcarei. Di solito i diaspri sono alterati; perdendo durezza e compattezza questi sedimenti danno luogo ad estesi manti detritici di colore rosato, mentre la colorazione originaria varia dal verdognolo al rosso cupo/nerastro. L‟età di questa formazione dovrebbe comprendere gran parte del Malm. MERLA (1951) e LOSACCO (1959b) ritengono possibile la loro estensione cronologica sino al Cretacico inferiore. Lo spessore di questa formazione è di solito inferiore ai 30 m.

Serie Cenozoica

Al di sopra dei lembi della serie Mesozoica, affiorano sedimenti argillosi marnosi caratterizzati da vivace e intensa policromia. Questi sedimenti erano noti con il termine di Scisti Policromi, di età Cretacico-Eocenica, e ritenuti deposti in continuità di sedimentazione sulla maiolica. Per questa ragione MERLA ed altri Autori ritenevano ciò l‟evidenza dell‟assenza della trasgressione cenomaniana che il LOTTI aveva invece generalizzato per l‟intera Toscana. Ma poiché, nell‟ambito del Fiora si osserva l‟assenza/riduzione della maiolica, ciò fu interpretato da LOSACCO (1959a) o come difetto di accumulo o come sollevamento tettonico di detta maiolica. Gli scisti policromi fanno così parte del complesso delle facies flyschoidi e che giacciono in discontinuità e talvolta in evidente discordanza sui lembi di serie Mesozoica.

 ac; argille, argille marnose e marne variamente siltose con differente grado di costipazione e scistosità, per lo più grigiastre ma anche localmente varicolori, costituiscono il sedimento più diffuso tra quello delle facies dei flysch. Frequenti e

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talvolta predominanti per estensione sono gli interstrati calcarei, calcareo marnosi e calcarenitici, di frequente associati ad arenarie, puddinghe molasse e a scisti diasprini. I rapporti tra questo complesso ed un qualsiasi degli altri complessi con facies di flysch sono assai spesso determinati da passaggi graduali di litofacies.

 sv; scisti argillosi varicolori associati a marne e calcari marnosi rosati o biancastri, brecce, scisti argillosi grigi con calcari e calcareniti, microfaune cretaciche, eoceniche ed oligo mioceniche.  pt1; si tratta di arenarie prevalentemente quarzoso calcaree, a luoghi con caratteri di sedimentazione torbiditica, con lenticelle o nuvole di puddinghe minute. Gli strati arenacei alternano a scisti-argilloscisti e talvolta a strati più micaceo feldspatici con cemento argilloso marnoso. Affiorano in diverse zone nella parte occidentale

dell‟area di intervento, quasi ovunque in rapporto sedimentario con ac.  cl1; con questa sigla è stato indicato il complesso di sedimenti ben stratificati le cui prevalenti facies calcareo clastiche alternano a facies argillose e argilloso marnose. Solitamente questo complesso si trova a tetto degli scisti varicolori. Questo complesso, entro il quale le brecciole e le calcareniti presentano di norma i caratteri di roccia risedimentata (Parea, 1962) affiora tra Castell‟Azzarra e Selvena, in facies calcareo nerastra e vene di calcite bianca e con brecciole, calcareniti e marne alternate a lenti di scisti varicolori.  Pa; argille siltose plioceniche, miste a letti sabbiosi e ciottolosi, sono ben sviluppate in vaste aree del Fiora. Questo complesso occupa, in genere, una posizione basale rispetto agli altri complessi litologici del Pliocene, ma ciò non significa che ne costituisca ovunque la parte inferiore. Queste argille siltose, i cui elementi strati metrici risultano definiti dalle intercalazioni sabbiose, raggiungono in affioramento una potenza massima di 300 m. Nell‟area del permesso di ricerca affiora in modo esteso, con spessori superiori ai 400 m, nel così detto canale pliocenico compreso tra il M.te Cetona e il M.te Amiata. Questo canale si estende ancora verso nord, mentre verso sud viene ad essere ricoperto dai depositi piroclastici e dalle lave del gruppo dei Vulsini.  Po’-Po’’; intercalati nei sedimenti Pa nella zona tra il M.te Cetona e il M.te Amiata si osservano accumuli di materiale caotico, costituiti in prevalenza da elementi litoidi del complesso di flysch (Po’, ad occidente) e del Mesozoico (Po’’, ad oriente). Pochi di questi accumuli caotici, ripetutesi innumerevoli volte nel corso della

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sedimentazione pliocenica, raggiungono i 10 m di spessore massimo; essi sono sovente accompagnati da sedimenti gradati e presentano tutti gli aspetti dei depositi olistostromici (Jacobacci, Malferrari, Martelli, Perno).  Ps; sabbie, sabbie argillose, sabbie con lenti di argille e puddinga costituiscono un‟altra facies del Pliocene. I loro maggiori accumuli occupano di solito, nell‟ambito del corso del Fiora, una posizione superiore rispetto a quella del complesso Pa, e si rinvengono ad oriente del M.te Cetona, attorno a Samprugnano, a nord di San Martino sul Fiora ed a nord di Montorio.  pp; le puddinghe poligeniche, associate ad arenarie grossolane e a sabbie, occupano di solito il livelli più alti del Pliocene medio inferiore. Queste poggiano però anche sui sedimenti pre pliocenici e si osserva il loro passaggio laterale ai depositi sabbiosi o più argillosi pertanto, tale complesso, oltre che costituire il sedimento di regressione indica la persistenza della facies macroclatistica in ambiente prossimo alla costa.  B’; basaniti e tefriti leucititiche. Le basaniti affiorano attorno al M.te Rosso con una colata grigio scura molto compatta. Le tefriti leucititiche sono presenti con estese colate affioranti attorno ad Acquapendente. Quelle visibili lungo il versante destro del Paglia si differenziano dalle altre per l‟abbondanza di fenocristalli di leucite e per l‟alterazione che le trasforma in un sabbione rossastro.  B’’; leucititi passanti a tefriti leucititiche e basalti leucititici. Le leucititi e le leucititi passanti a tefriti sono rocce grigio scure compatte a grana molto fine. Esse si rinvengono in colate presso Acquapendente, Sorano e Grotte di Castro. Le leucititi passanti a basalti leucititici si alternano, nei dintorni di M.te Landro, a banchi di lapilli e scorie e si spingono sino all‟abitato di San Lorenzo.  t3; tufi gialli a pomici grigie. Poggiano direttamente sul flysch e sul Pliocene quanto sulle colate di lava e su altri tipi di piroclastici e raggiungono una potenza considerevole che supera anche i 50 m. Sono caratterizzati da grosse pomici e scorie nere del diametro di 20 – 30 cm. Alla base inglobano numerosi frammenti di lava e di calcari marnosi.  t2; tufi gialli a pomici chiare. I tufi gialli a pomici chiare sono molto compatti e generalmente riempiono paleo valli scavate nei sedimenti Pliocenici o nei tufi gialli a grosse pomici grigie. Con questa sigla si indicano livelli di tufi simili ai precedenti, ma con inclusi leucitici, a luoghi con potenza superiore ai 20 m. Sicuramente i vari

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tipi litologici provengono da diverse bocche eruttive. In genere questi orizzonti sono separati da paleo suoli che talora mostrano fenomeni di cottura, il che fa pensare che questi livelli possono essersi impostati con fenomenologie analoghe a quelle delle ignimbriti.  t1; tufi terrosi. Con questo termine si indica un‟alternanza di strati di lapilli, pomici e di cineritici separati da paleo suoli neri, ciascuno avente uno spessore variabile da un minimo di 10 cm ad un massimo di circa 2 m. Questa alternanza di prodotti piroclastici generalmente chiude una serie effusiva locale.

4.5.3.1 Dissesti

L„analisi dello stato di dissesto geologico ed idraulico dell„area interessata dal Permesso e dai progetti di Ricerca è stata condotta a partire dalle informazioni riportate in Tavole e Relazioni del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) dell„Autorità di Bacino del Fiume Tevere e del Fiume Fiora.

Il P.A.I. si pone come obiettivo la ricerca di un assetto che, salvaguardando le attese di sviluppo economico, minimizzi il danno connesso ai rischi idrogeologici e costituisca un quadro di conoscenze e di regole atte a dare sicurezza alle popolazioni, agli insediamenti, alle infrastrutture ed in generale agli investimenti nei territori che insistono sul bacino medesimo.

Dall‟analisi dei dati disponibili emerge che all‟interno dell‟area di intervento sono presenti alcune aree a Pericolosità di Frana molto elevata (P.F. 4) e a Pericolosità di Frana elevata (P.F. 3) ricadenti nel Bacino del Fiume Fiora.

Per quanto concerne il bacino del Tevere, in base a quanto rilevato, si evidenzia che l‟area di ricerca presenta limitate aree a rischio geomorfologico R2, R3 e R4 ed è caratterizzata da una franosità diffusa.

4.5.3.2 Sismicità

Con D.G.R. n.431 del 19 giugno 2006 la Regione Toscana ha approvato la nuova mappa di classificazione sismica del territorio regionale, in attuazione del D.M. 14.09.2005 e dell„Ordinanza PCM n.3519 del 28/04/2006. Inoltre con Deliberazione di G.R.T. del 26/11/2007, n.841 è stato approvato l'elenco aggiornato dei comuni a maggior rischio sismico: si tratta di ulteriori 14 comuni che si aggiungono ai 67 già inseriti con le precedenti deliberazioni di G.R. del 16/06/2003 n.604 e del 28/07/2003 n.751, per i quali sono estese le attività di prevenzione sismica previste dai programmi regionali.

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Comuni interessati dall‟area di intervento

Figura 17 Classificazione sismica nelle aree dei Permessi di Ricerca

I comuni ricadenti nell‟area di intervento sono classificati tutti in categoria 2, corrispondente ad un livello di sismicità medio, ad eccezione dei Comuni di Sorano e Semproniano, classificati in categoria 3S, corrispondente ad un livello di sismicità basso, a cui si tuttavia applica un‟azione sismica pari a quella della zona 2.

4.5.4 Flora, Fauna ed Uso del Suolo

La caratterizzazione della presente componente è stata effettuata mediante una descrizione delle principali caratteristiche vegetazionali e floristiche individuate nell„area di intervento a seguito di indagini bibliografiche.

L„analisi è stata inoltre ampliata mediante la caratterizzazione dell„uso dei suoli dell„area di intervento, utilizzando la carta della copertura del suolo del progetto CORINE Land Cover.

4.5.4.1 Flora e Fauna

Gli ambienti forestali sono costituiti da boschi di latifoglie mesofile e termofile, rimboschimenti di conifere, boschi misti di latifoglie e abete bianco. Una significativa porzione dell‟area di del P.R. è occupata da praterie secondarie, in regressione per fenomeni di abbandono e conseguente colonizzazione arbustiva.

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La fauna presente è quella tipica mediterranea: tra cui si segnalano i rapaci notturni (Gufo, Civetta, barbagianni, Allocco) e diurni, tra cui il Biancone, la Poiana, il Gheppio, Il falco Pellegrino e lo Sparviero.

Per quanto riguarda i mammiferi, le fonti bibliografiche indicano, per l„area in esame, la presenza di numerose specie quali riccio, lepre comune, scoiattolo, campagnolo rossastro, topo selvatico, volpe, tasso, puzzola, faina, donnola e cinghiale. Si segnala la presenza nell‟area dell‟Alto corso del Fiume Fiora della lontra (Lutra lutra), che rappresenta forse l‟ultima popolazione vitale della Toscana.

Tra i rettili si rileva la testuggine comune, diffusa in ambienti di macchia, nelle pinete e nelle leccete: l'area di ricerca presenta caratteristiche ambientali potenzialmente idonee alla specie.

I formulari standard della Rete Natura 2000 non segnalano la presenza di specie floristiche di particolare pregio, mentre la fauna di tali aree si presenta molto diversificata. Tra le specie animali protette, in particolare, si segnalano in particolare Nibbio Bruno, Martin Pescatore, Tottavilla, Calandro, Averla piccola, Ortolano, Gheppio, Assiolo, Averla capirossa, Lontra europea, Salamandrina dagli occhiali, Varione, Barbo italico, Barbo canino, Ghiozzo di ruscello, Rovella, Melanargia arge, Culbianco, Ferro di cavallo euriale, Rinolofo maggiore, Vespertilio minore, Vespertilio maggiore, Tritone crestato italiano, Ferro di cavallo minore, Vespertilio maggiore, Vespertilio smarginato, Barbastello comune.

Per una dettagliata descrizione delle specie appena elencate si rimanda alla Valutazione di Incidenza Ambientale allegata al presente Studio.

4.5.4.2 Uso del suolo

Per quanto concerne l‟uso del suolo, l‟area di ricerca ha carattere prevalentemente agricolo; il mosaico delle aree coltivate, si intervalla con estese aree boscate caratterizzate da latifoglie, conifere e boschi misti ed il tessuto urbano dei principali centri abitati.

Le aree agricole sono caratterizzate per la maggior parte da seminativi e sistemi colturali complessi con colture erbacee ed arboree, a carattere specializzato o promiscuo; nel complesso si tratta di utilizzazioni relativamente estensive.

Il tessuto urbano è di tipo discontinuo con coperture artificiali che coesistono con ampie superfici coperte da vegetazione e con suolo nudo.

Per l‟individuazione cartografica dell‟uso del suolo si rimanda alla Tavola 4, estratta dalla cartografia del Progetto CORINE Land Cover. 74

4.5.5 Rumore

Nel presente paragrafo viene riportata una caratterizzazione dello stato attuale della componente rumore per l„area interessata dalle attività in oggetto.

Tale caratterizzazione è stata effettuata facendo riferimento esclusivamente ai piani di classificazione acustica dei comuni interessati dalla richiesta del Permesso, senza procedere con campagne di monitoraggio, in quanto la potenziale interferenza delle attività in progetto, come descritto successivamente, è da considerarsi del tutto assimilabile a quella prodotta dai lavori agricoli tipici delle zone oggetto dell„intervento. Pertanto è ragionevole ritenere che il clima acustico dell„area del Permesso non risulti alterato in seguito alla realizzazione delle attività di indagine previste.

Si precisa che nelle aree soggette allo sviluppo del progetto di ricerca può essere assunto come livello equivalente di pressione sonora ponderato “A” attuale, quello indicato dai Piano di Classificazione Acustica Comunali.

Le tavole dei Piani di Classificazione Acustica considerati sono state consultate dal portale cartografico regionale http:\\web.rete.toscana.it (Figura 18).

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Figura 18 Classificazione acustica delle aree di progetto

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4.5.6 Paesaggio

Nel presente paragrafo è presentata l„analisi dello stato attuale della componente paesaggistica relativa all„area di intervento.

Lo stato attuale della componente paesaggio viene caratterizzato attraverso:

 l„individuazione dei macroambiti di paesaggio sulla base della classificazione prodotta dagli strumenti di pianificazione;

 l„analisi dei vincoli paesaggistici e territoriali presenti nell„area del Permesso di Ricerca, ed in modo particolare in corrispondenza dei siti ritenuti idonei.

Il Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana inserisce l„area del Permesso e dei progetti di Ricerca all„interno di quattro ambiti territoriali, principalmente l„ambito n. 25 ― Colline dell‟Albenga, n. 36 ― Toscana dei Tufi, n. 37 – Monte Amiata e n. 19 – Val di Chiana.

4.5.6.1 Macroambiti di paesaggio

Ambito “Val di Chiana”

Il sistema collinare di origine fluvio-lacustre posto ad ovest del Canale Maestro della Chiana si presenta in forma continua e in direzione parallela al canale ed è caratterizzato dalla presenza del sistema insediativi antico. Ad est emergono le colline di origine fluvio – lacustre di Brolio e Farneta. Da segnalare il geotopo di Poggio Ciliegio che segna il passaggio tra il sistema collinare e il terrazzo morfologico delle alluvioni recenti. Da segnalare il geotopo di Poggio Ciliegio che segna il passaggio tra il sistema collinare e il terrazzo morfologico delle alluvioni recenti. La pianura è delimitata ad est dal sistema dei rilievi appenninici (Alta di Sant‟Egidio) e ad ovest dai rilievi dei Monti del Chianti e dalla Dorsale Rapolano-Monte Cetona . La conca intermontana è articolata nel sistema delle colline di origine fluvio-lacustre che rappresentano il limite dell‟area di bonifica. Il reticolo idrografico capillare che ha origine nelle colline fluviolacustri confluisce nel sistema dei canali, anche pensili ed “a pettine”, del fondovalle bonificato.

Rilievi con versanti occupati da boschi di roverella e cerro e da castagneti cedui. Sulle dorsali sono presenti arbusteti (erica scoparia, calluna vulgaris ecc.) e praterie secondarie (SIR Monte Ginezzo e Monte Dogana). Il paesaggio agrario montano risulta prevalentemente boscato con presenza del sistema dell‟appoderamento a macchia di

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leopardo e di arbusteti nei pascoli di crinale abbandonati (montagna cortonese) e presenza di oliveti interni al bosco (colline e monti del Chianti). Il paesaggio agrario di collina è caratterizzato sul versante orientale dalla presenza di un sistema continuo di oliveti terrazzati; sul versante occidentale le colline di origine fluvio lacustre presentano un sistema di coltivi e aree ad oliveto terrazzato concentrato prevalentemente intorno ai centri antichi. Il vasto altipiano della Val di Chiana presenta una trama agricola geometrica determinata dalla rete irrigua che definisce ampi seminativi pressoché privi di alberature; all‟interno della pianura si conservano porzioni di tessitura agraria legata alla presenza del reticolo idraulico minore. I rilievi collinari e montani presentano una articolazione insediativa di matrice storica caratterizzata dalla presenza di centri capoluogo in origine fortificata e dal sistema dell‟appoderamento diffuso. L‟insediamento della pianura bonificata è strutturato secondo l‟organizzazione “pianificata” nel periodo granducale del sistema villa - fattoria e dell‟appoderamento. Sia nell‟ambito montano e collinare, che nella pianura contigua, è rilevante e diffuso il valore paesaggistico del sistema viario nel suo complesso (viabilità principale e secondaria, anche rurale). Sono da rilevare per il loro valore tutti i centri antichi dei comuni dell‟ambito e le zone circostanti; i complessi necropolari di Chiusi (inclusi i tumuli di Poggio Gaiella e Poggio Montollo), Chianciano Terme, Sarteano, Sinalunga, Cetona; il complesso di grotte ed insediamenti preistorici di , a Cetona; l‟area delle Terme di Fonteverde a San Casciano dei Bagni; l‟area delle terme romane di Mezzomiglio a Chianciano Terme; il sistema di necropoli e tombe monumentali (Sodo di Cortona) lungo viabilità etrusca; il sistema di insediamenti rurali collinari e pedecollinari afferenti a direttrici viarie; corsi fluviali e pianificazione centuriale relative allo sfruttamento agricolo della valle in età etrusca e romana prima dell‟impaludamento. Sui versanti collinari sono presenti espansioni residenziali a contorno dei nuclei storici mentre nel fondovalle e nel pedecolle sono presenti fenomeni di dispersione insediativa con espansione edilizia sia residenziale che produttiva di tipo lineare lungo le strade, sia principali che secondarie, ed anche su quelle rurali.

Per quanto riguarda la viabilità e infrastrutture storiche sono presenti tracciati stradali di origine etrusca e romana (Cassia) e un sistema di strutture difensive (, Valiano, ecc.) e dei porti per l‟attraversamento o lo sfruttamento dei grandi laghi.

Ambito “Le Colline dell’Albenga”

Geomorfologicamente i versanti sono tipicamente collinari, poco acclivi fra la piana dell‟Albegna e i rilievi interni. Il territorio è utilizzato per lo più a fine agricoli. La sorgente del fiume Albegna è situata tra due imponenti rocce calcaree che sovrastano l‟omonimo centro 78

urbano. Sono presenti numerose gole come quelle dell‟Albegna e Cellena, i massi di Cellena, Rocconi e Pietricci. Nelle vallecole strette e incise si trovano prevalentemente i boschi, mentre sulle sommità prevalgono i prati e i pascoli. I versanti montani che sovrastano Castell‟Azzara hanno come dominante il mosaico forestale Al suolo estremamente roccioso dell‟alta valle dell‟Albegna corrispondono attività di pascolo. L‟orditura del paesaggio rurale denota un denso sistema continuo di corridoi e macchie di vegetazione in corrispondenza alla trama dei seminativi semplici. Paesaggio rurale di collina con presenza di oliveti e vigneti. Caratteristica la suddivisione dei campi con siepi. Saturnia, centro termale rinomato fin dall‟antichità, è situata lungo il corso d‟acqua del fiume Albegna: I centri storici collinari, in posizioni dominanti, sono contornati da aree boscate e da oliveti.

Ambito “La Toscana dei Tufi”

L‟ambito si estende a ridosso delle ultime propaggini collinari del monte Amiata e costituisce la parte più meridionale della Toscana, al confine con il Lazio. La morfologia è connotata in modo deciso dai piani tufacei con mosaico misto di boschi e seminativi e dagli improvvisi sprofondamenti in profonde incisioni con balze e formazioni forestali rupestri. Le colture agrarie miste dominano intorno agli insediamenti e nelle aree a morfologia meno favorevole, mentre quelle specializzate sono concentrate sulle sommità dei basamenti tufacei. Le formazioni forestali prevalenti sono cerrete e boschi di latifoglie decidue termofile. La bassa densità insediativa fa ricondurre la utilizzazione dei suoli essenzialmente a quella produttiva di genere agrario, rispetto alla quale non si riscontrano significative problematiche di alterazione del paesaggio. Il mosaico agrario, connotato da una apprezzabile permanenza storica, conserva un sistema diffuso di formazioni vegetali di siepi, macchie di campo e vegetazione di ripa. La tipologia insediativa ricorrente è connotata da caratteri fortemente storicizzati, nei quali è ancora leggibile il rapporto equilibrato e congruente tra morfologia del rilievo ed insediamento, benché non indenne da fenomeni di espansione insediativa localizzati in prevalenza ai margini del nucleo storico. L‟ambito è connotato da una eccezionale sedimentazione archeologica e oltre agli insediamenti sorti sulle rupi tufacee, hanno grande rilievo le tagliate etrusche, nelle quali il percorso assume caratteri paesaggistici assolutamente singolari per le pareti verticali ricavate nei banchi di tufo con forme che denunciano in modo inequivocabile la natura antropica di queste configurazioni. Per l‟eccezionale patrimonio territoriale culturale, Pitigliano, Sorano e la campagna che li circonda sono ambite mete turistiche. Il paesaggio risulta complessivamente preservato da fenomeni insediativi legati alle attività ricettive.

Ambito “Monte Amiata” 79

Il Monte Amiata è un vulcano inattivo di epoca quaternaria, che posa su di una base di rocce sedimentarie eoceniche. Il paesaggio, che risente in modo diffuso di queste dominanti morfologiche, mostra un mosaico strutturato in modo concentrico rispetto al massiccio e varia la sua composizione con l‟altitudine. Su tutti i versanti più alti dominano i boschi, in prevalenza faggete e castagneti, con una presenza significativa di boschi a dominanza di latifoglie decidue mesofile e sciafile. Salendo di quota ai castagneti si sostituiscono alcuni rimboschimenti (abetine e pini) e infine una densa faggeta ricopre tutta la parte sommitale del cono vulcanico (1734 metri slm). Gli insediamenti sono disposti secondo due semicorone ad altezze diverse, la superiore interrotta nei versanti di nord-ovest, mentre quella più bassa interessa la parte orientale da nord a sud. Il mosaico agrario è costituito per lo più da colture miste con la presenza delle specializzate concentrata sulle pendici più basse. La fascia che presenta maggior complessità si trova tra i 600 e gli 800 metri slm di altitudine, dove la roccia eruttiva entra in contatto con quella sedimentaria. Per la diversa permeabilità delle due formazioni, numerose sorgenti si trovano in queste zone. I terreni scistosi-argillosi dei torrenti Ente, Zancona, Vivo, più erodobili e malleabili, mostrano un andamento ondulato con vallecole e pianori coltivate a oliveto, prati pascolo e qualche vigneto, alternati ai castagneti da frutto. Le formazioni di arenarie, più resistenti alle azioni delle colate laviche e dei corsi d‟acqua, formano poggi e crinali marcati, che emergono sulle valli con la tipica formazione fluviale a “V”. Alle quote delle sorgenti sono nati i maggiori insediamenti, di matrice medievale. Gli insediamenti nel versante grossetano sono compatti, per quanto Castel del Piano tenda a svilupparsi sul pianoro su cui sorge; nel versante senese, si registra una maggiore diffusione lungo la viabilità principale che collega S. Fiora a Abbadia San Salvatore. Sulla vetta sono situate alcune strutture ricettive e dalle piste da sci aperte tra i boschi, emergono le numerose antenne per teletrasmissioni collocate sulla cima. La zona di Radicofani e di San Casciano dei Bagni si presenta come un sistema di valli aperte e poco profonde (Valli dell‟Orcia e del Paglia), di natura argillosa, con andamento ondulato e un susseguirsi di poggi di varia grandezza e altezza. L‟aspetto si diversifica da quello caratteristico amiatino, boscoso e verde, in quanto nudo e spoglio, dominato dal seminativo nudo, da qualche pascolo e da molti fenomeni di erosione e franosi. Difatti, per quanto ci sia un consistente utilizzo agricolo permangono in quantità crete e formazioni erosive. Radicofani si erge su questa piatta distesa, su di un piccolo cono vulcanico, con chiaro impianto medievale a guardia della via Francigena, che correva lungo il torrente Paglia.

4.5.6.2 Vincoli paesaggistici ed ambientali dell’area

Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS)

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In seguito a direttive europee, sono stati istituiti dei siti di interesse comunitario (SIC), intesi come siti che contribuiscono in modo significativo a mantenere o ripristinare un tipo di “habitat naturale”, in accordo ai principi definiti dalla rete ecologica europea denominata “Natura 2000” (Direttiva 92/43) che comprende le zone speciali, per cui devono essere garantite misure necessarie a mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie, di fauna e flora selvatica in uno stato soddisfacente.

Il sito di interesse comunitario o Sito di Importanza Comunitaria (SIC), in inglese Site of Community Importance, è un concetto definito dalla direttiva comunitaria n. 43 del 21 maggio 1992, (92/43/CEE) Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche nota anche come Direttiva "Habitat", recepita in Italia a partire dal 1997.

In ambito ambientalistico il termine è usato per definire un'area:

 che contribuisce in modo significativo a mantenere o ripristinare una delle tipologie di habitat definite nell'allegato 1 o a mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente una delle specie definite nell'allegato 2 della Direttiva Habitat;  che può contribuire alla coerenza di Natura 2000;  e/o che contribuisce in modo significativo al mantenimento della biodiversità della regione in cui si trova.

Secondo quanto stabilito dalla direttiva, ogni stato membro della Comunità Europea deve redigere un elenco di siti (i cosiddetti pSIC, proposte di Siti di Importanza Comunitaria) nei quali si trovano habitat naturali e specie animali (esclusi gli uccelli previsti nella Direttiva 79/409/CEE o Direttiva Uccelli) e vegetali. Sulla base di questi elenchi, e coordinandosi con gli stati stessi, la Commissione redige un elenco di Siti d'Interesse Comunitario (SIC). Entro sei anni dalla dichiarazione di SIC l'area deve essere dichiarata dallo stato membro zona speciale di conservazione (ZSC). L'obiettivo è quello di creare una rete europea di ZSC e zone di protezione speciale (ZPS) destinate alla conservazione della biodiversità denominata Natura 2000.

In Italia la redazione degli elenchi SIC è stata effettuata a cura delle regioni e delle province avvalendosi della consulenza di esperti e di associazioni scientifiche del settore.

Nello specifico la Regione Toscana, con la Legge Regionale del 6 aprile 2000 n. 56 "Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche (…)" ha attuato la Direttiva Habitat e il d.p.r. n. 357/1997, ampliandone il quadro di azioni previste per la conservazione della natura. In particolare, è stato definito un elenco 81

di specie e di habitat d'interesse regionale, più ampio di quello d'interesse comunitario, per i quali è possibile individuare Siti di Importanza Regionale (SIR e oltre 153 ulteriori specie, tra vegetali, invertebrati e vertebrati); è stato applicato in maniera immediata in tutti i SIR, quanto richiesto da direttiva e d.p.r. per i siti della rete Natura 2000: salvaguardie, valutazione d'incidenza, misure di conservazione, monitoraggio.

Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti, devono essere assoggettati alla procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale.

Nell‟area del Permesso e dei progetti di Ricerca si rilevano parti di tre SIC.

Nella tabella seguente si elencano i Siti di Interesse Comunitario, nonché Siti di Interesse Regionale compresi all‟interno dell‟area dei permessi e progetti di ricerca, con indicati i relativi codici e la superficie totale in ettari; per l‟ubicazione si rimanda alla successiva Tabella 12, per i dettagli si rimanda all‟allegata Valutazione d‟Incidenza.

CODICE SIC DENOMINAZIONE CODICE SIR SUPERFICIE (ha)

IT51A0020 Monte Penna, Bosco della Fonte, 120 1488 Monte Civitella

IT5190013 Foreste del Siele e del Pigelleto 99 1315 di Piancastagnaio

IT51A0019 Alto Corso del Fiume Fiora 119 7119

Tabella 12 - Elenco dei SIC/SIR che interessano in parte l’area del permesso di ricerca

Le zone di protezione speciale o ZPS, in Italia, ai sensi dell‟art. 1 comma 5 della Legge n° 157/1992 sono zone di protezione scelte lungo le rotte di migrazione dell‟avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori.

Anche tali aree, come precedentemente detto, sono state individuate dagli Stati membri dell'Unione Europea (Direttiva 79/409/CEE nota come Direttiva Uccelli) e assieme alle Zone Speciali di Conservazione costituiranno la Rete Natura 2000.

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Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti e che non siano non direttamente connessi e necessari alla loro gestione devono essere assoggettati alla procedura di Valutazione di Incidenza ambientale.

Le zone di Protezione Speciale presenti all‟interno dell‟area del P.R. (riportate in Tavola 6) sono di seguito elencate con i relativi codici e la superficie totale in ettari (Tabella 13).

CODICE DENOMINAZIONE SUPERFICIE (ha)

IT51A0019 Alto Corso del Fiume Fiora 7119

Tabella 13 - Elenco delle ZPS comprese in parte all’interno dell’area di intervento.

Aree Protette Regionali

Circa il 10 per cento del territorio regionale in Toscana, per una superficie totale di circa 230.000 ettari, è coperto da parchi e aree protette. Di questo sistema complesso e strategico fanno parte 3 parchi nazionali (Arcipelago Toscano, Appennino Tosco-emiliano e Foreste Casentinesi), 3 parchi regionali (Maremma, Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli e Alpi Apuane), 3 parchi provinciali (Montioni, che interessa le province di Grosseto e Livorno, e Monti Livornesi), 28 riserve naturali statali, 45 riserve naturali provinciali e 59 aree naturali protette di interesse locale (Anpil). Il sistema toscano dei parchi e delle aree protette è stato istituito nel 1995 con l‟approvazione della Legge regionale 49 che lo tutela e lo promuove. Con la rete delle aree protette si interseca la rete ecologica regionale che risulta costituita da un totale di 157 siti di interesse regionale (SIR) di cui 137 inseriti nella Rete europea Natura 2000. La superficie complessiva coperta dai 157 siti di interesse regionale è di 312.241 ettari, più del 12% dell‟intero territorio regionale. La rete ecologica punta a perseguire in loco la conservazione degli ecosistemi e habitat naturali, una priorità riconosciuta da tutti gli Stati membri della UE, e che è alla base di due direttive comunitarie, “Habitat” e “Uccelli”. L‟obiettivo è di prevenire le cause di riduzione o perdita della diversità biologica. La “rete di aree protette” è distinta dalla “rete ecologica”, avendo ognuna obiettivi diversi, ma sono reciprocamente funzionale l‟una all‟altra.

Di seguito si riportano le Aree Protette presenti all‟interno dell‟area del P.R. (Tabella 14), con indicati i relativi codici e la tipologia di area protetta.

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CODICE DENOMINAZIONE VINCOLO SUPERFICIE (ha)

EUAP0392 Monte Penna Riserva Naturale 1.110 Provinciale (Grosseto)

Tabella 14 - Elenco delle Aree Protette Regionali comprese totalmente o in parte all’interno dell’area di intervento.

Tale area risulta compresa all‟interno del SIC IT51A0020.

Vincolo Idrogeologico

Il vincolo idrogeologico è regolato dal R.D.L. 30/12/1923 n° 3267, che prevede il rilascio di nulla osta e/o autorizzazioni per la realizzazione di opere edilizie, o comunque di movimenti di terra, che possono essere legati anche a utilizzazioni boschive e miglioramenti fondiari, richieste dai privati o da enti pubblici, in aree che sono state delimitate in epoca precedente alla legge, e che erano considerate aree sensibili nei confronti delle problematiche di difesa del suolo e tutela del patrimonio forestale. Il R.D.L. del 30/12/23 n. 3267, prevedeva che qualsiasi movimento di terra, taglio di bosco, sistemazione montana fosse preceduto da una richiesta di autorizzazione all'Ufficio Dipartimentale delle Foreste competente per il territorio nel quale sussista vincolo idrogeologico.

La legge quadro della Regione Toscana in materia di foreste e vincolo idrogeologico ha avuto un'evoluzione complessa ed è stata soggetta a più revisioni. A partire dalla L.R. 21/03/2000, n.39 (Legge forestale della Toscana), fino alla L.R. 2 agosto 2004, n. 40 - “Modifiche della Legge regionale 21 marzo 2000 n. 39”, attualmente in vigore (dal 13/08/2004).

Il relativo Regolamento di Attuazione attualmente in vigore è infine il D.P.G.R. n. 48/R del 8 agosto 2003, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n° 37 parte prima del 18/8/2003, coordinato con decreto del Presidente della Giunta regionale 16 marzo 2010, n. 32/R..

In Figura 19 sono riportate le aree soggette a vincolo idrogeologico all‟interno dell‟area del P.R..

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Figura 19 Aree sottoposte a vincolo idrogeologico

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Si precisa comunque che le attività propedeutiche e le prospezioni di superficie previste dal Permesso e dai progetti di Ricerca non necessitano di specifico nulla osta ai fini del Vincolo Idrogeologico, in quanto non costituiscono attività contrastanti con le norme di cui agli artt. 7, 8 e 9 del R.D. 30 dicembre 1923, n. 3267; tali attività infatti non producono denudazioni, perdite di stabilità o perturbazioni del regime delle acque dei terreni coinvolti nel loro svolgimento.

Vincolo Paesaggistico

Per quanto concerne il vincolo paesaggistico, come indicato nella figura 25 sotto riportata, ricavata dal SIT della Regione Toscana (Geoscopio), nell‟area di intervento sono presenti alcune aree soggette a tutela paesaggistica ai sensi del D.Lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Nello specifico, nell‟area di intervento si rilevano aree soggette a tutela paesaggistica ai sensi dell‟art. 142 comma 1 del D.Lgs. 42/2004 lettera c – fiumi torrenti e corsi d‟acqua e relative sponde e piedi di argini, lettera f – parchi, riserve nazionali o regionali e altre aree protette, lettera g – foreste e boschi.

Si ritiene comunque che le attività propedeutiche e le prospezioni di superficie previste dal permesso e dai progetti di ricerca, che potranno interessare tali aree soggette a tutela non necessitino di specifica Autorizzazione Paesaggistica.

Beni Storici, Architettonici ed Archeologici

Il Piano di Coordinamento Territoriale (PTC) della Provincia di Siena mette in evidenza che nell‟area del Progetto di Ricerca “La Grasceta” sono presenti alcuni beni storici e architettonici evidenziati in Figura 20. In particolare si osserva che i beni storici e architettonici sono tutti ubicati presso l‟abitato di Selva. Le attività verranno svolte a debita distanza dai beni presenti.

Per quanto riguarda gli aspetti archeologici, non è invece segnalata la presenza di alcuna area vincolata.

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Figura 20 Immagine dei vincoli architettonici presenti nell’area di indagine

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4.5.7 Vibrazioni

L„area di intervento risulta poco abitata.

La linea sismica sarà scelta in modo da stare a distanze di sicurezza da eventuali abitazioni, pertanto nessuna vibrazione significativa raggiungerà gli eventuali ricettori presenti.

4.5.8 Traffico

Dal punto di vista infrastrutturale, l‟area è caratterizzata da una buona viabilità rappresentata, per la parte Toscana, dalle seguenti strade provinciali:

• S.P. N.4 Pitigliano- Santa Fiora;

• S.P. N.76 Montorio;

• S.P. N.95 Sforzesca;

• S.P. N.123 Val di Fiora;

• S.P. N.66 Abetina;

• S.P. N.34 Selvena;

• S.P. N.73 Acquapendente;

• S.P. N.99

• S.P. N.18

Esiste inoltre una rete di viabilità minori facente capo a strade comunali, vicinali e campestri che ben compenetrano il tessuto rurale del territorio.

Dato il carattere temporaneo delle operazioni e la scarsità di mezzi impiegati non si prevedono interferenze sul livello di servizio delle strade di accesso ai siti di interesse: l„impatto è paragonabile al transito di macchine agricole.

I mezzi utilizzati sono in sagoma stradale e non necessitano di alcun intervento di realizzazione di nuove piste o strade di accesso per raggiungere le postazioni dei rilievi. Le postazioni verranno ubicate in aree già servite dalla viabilità esistente.

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4.5.9 Salute

Le attività lavorative previste per lo svolgimento delle prospezioni geofisiche non comportano rischi specifici derivati dalla tecnologia e dalle sostanze impiegate, né verso i lavoratori impegnati nel progetto, né nei confronti delle popolazioni locali.

Rischi di incidenti a persone e cose sono, per natura e livello e per la sola attività di acquisizione sismica,, assolutamente simili a quelli di qualsiasi cantiere dove si eseguono lavori con impiego di macchinari di tipo elettromeccanico.

Anche per tali attività Sorgenia Geothermal impiegherà esclusivamente Compagnie di Servizio qualificate che implementeranno tutte le norme di sicurezza necessarie a protezione dei lavoratori e di eventuali parti terze.

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5 STIMA DEGLI IMPATTI ED IDENTIFICAZIONE DELLE EVENTUALI MISURE DI MITIGAZIONE

La valutazione degli impatti ambientali è la fase del SIA in cui si passa da una stima degli impatti previsti sulle diverse componenti ambientali, a una valutazione dell‟importanza che la variazione prevista per quella componente o fattore ambientale assume in quel particolare contesto.

Si tratta cioè di stabilire se la variazione prevista per i diversi indicatori utilizzati nelle fasi di descrizione e previsione produrrà una significativa variazione della qualità dell‟ambiente e, quando possibile, di indicarne l‟entità rispetto a una scala convenzionale che consenta di comparare l‟entità dei diversi impatti fra di loro e di compiere una serie di operazioni tese a valutare l‟impatto complessivo.

La stima degli impatti verrà eseguita:

• Scomponendo l‟ambiente nelle sue componenti elementari (individuate nel quadro di riferimento ambientale)

 Atmosfera;

 Ambiente Idrico;

 Suolo e Sottosuolo;

 Vegetazione, Flora e Fauna;

 Contesto socio – economico.

• Scomponendo il progetto nelle sue fasi operative (individuate nel quadro di riferimento progettuale)

 Rilievo geologico – strutturale;

 Rilievo idrogeochimico;

 Rilievo gravimetrico;

 Rilievo magnetotellurico;

 Rilievo sismico a riflessione.

• Valutando le interferenze tra ciascuna componente ambientale con ciascuna fase operativa, in termini di:

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 Emissioni in atmosfera;

 Movimentazione di suolo e sottosuolo;

 Fattori fisici di disturbo (presenza degli strumenti di indagine, generazione di rumore e vibrazioni);

 Produzione di rifiuti;

 Aumento del traffico indotto.

• Verificando la possibilità di eliminare e/o mitigare eventuali interferenze;

• Indicando possibili azioni di controllo, mitigazione, compensazione.

I criteri necessari per assicurare un‟adeguata oggettività nella fase di valutazione, sono di seguito elencati:

• Durata temporale dell‟impatto;

• Scala spaziale dell‟impatto (localizzato, esteso, etc.);

• Importanza/resilienza dei recettori e delle risorse;

• Numero di elementi coinvolti.

A ciascun criterio individuato verrà assegnato un punteggio numerico variabile da 1 a 4 in base alla rilevanza dell‟impatto in esame (1 = minimo, 4 = massimo). Tale punteggio viene attribuito sulla base della letteratura di settore, della documentazione tecnica relativa alle fasi progettuali, e dell‟esperienza maturata su progetti simili, secondo la seguente tabella

Tabella 15: criteri per l’attribuzione del punteggio numerico nella stima impatti

Criterio Valore Descrizione

Meno di 1 anno – Impatto 1 temporaneo, totalmente reversibile Durata temporale Tra 1 anno e 5 anni – dell‟impatto (reversibilità, 2 Impatto parzialmente irreversibilità dell‟impatto) reversibile

Tra 5 e 10 anni – Impatto 3 parzialmente irreversibile

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Tabella 15: criteri per l’attribuzione del punteggio numerico nella stima impatti

Oltre i 10 anni – Impatto 4 irreversibile

Scala locale – l‟estensione è relativa al solo sito di 1 intervento ed al suo intorno più prossimo

Scala regionale – l‟estensione è approssimativamente Scala spaziale dell‟impatto 2 coincidente con confini (locale, esteso, etc.) amministrativi (Provinciali e/o regionali a seconda dell‟intervento proposto)

3 Scala nazionale

Scala internazionale – 4 estensione transfrontaliera

Basso valore/sensibilità dei recettori o delle risorse, 1 capaci di ristabilirsi o adattarsi al cambiamento senza bisogno di interventi

Moderato valore/sensibilità dei recettori o delle risorse, capaci di adattarsi con poche 2 difficoltà e che potrebbero richiedere interventi di Importanza/resilienza dei mitigazione/tutela recettori e delle risorse Alto valore/sensibilità dei recettori o delle risorse, difficilmente capaci di 3 adattarsi al cambiamento e che richiedono ingenti interventi di mitigazione/tutela

Valore/sensibilità dei 4 recettori o delle risorse estremamente elevato, si evidenziano alterazioni

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Tabella 15: criteri per l’attribuzione del punteggio numerico nella stima impatti permanenti

L‟impatto coinvolge un basso numero di individui, poche 1 famiglie, aziende individuali e/o un basso numero di specie

L‟impatto coinvolge un basso numero di individui, comunità 2 o amministrazioni e/o un più elevato numero di specie o habitat Numero di elementi coinvolti L‟impatto coinvolge un gran numero di individui, famiglie 3 e/o aziende medio/grandi e/o habitat ed ecosistemi

L‟impatto coinvolge un ingente numero di individui, famiglie e/o grandi aziende 4 e/o la struttura degli habitat e le funzionalità degli ecosistemi

L‟impatto che ciascuna azione di progetto genera sulle diverse componenti di ogni comparto ambientale viene quantificata attraverso la sommatoria dei punteggi assegnati ai singoli criteri. Il risultato viene successivamente classificato come segue:

• CLASSE I (colore verde, punteggio 4-6): impatto ambientale trascurabile;

• CLASSE II (colore giallo, punteggio 7-9): impatto ambientale basso;

• CLASSE III (colore arancione, punteggio 10-12): impatto ambientale medio;

• CLASSE IV (colore rosso, punteggio 13-16): impatto ambientale alto.

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Valore Livello di impatto Azioni di controllo e gestione

Breve Assicurarsi che la politica e le misure di controllo previste siano termine adeguate per gestire l‟impatto

4-6 Trascurabile Verificare che le attività di monitoraggio e reporting siano stabilite in Lungo maniera appropriata per garantire la corretta applicazione della termine politica di controllo ed assicurarsi che le misure previste restino adeguate.

Verificare che la corrente politica e le misure di controllo siano Breve adeguate, e revisionarle per impostare appropriate obiettivi di termine miglioramento. 7-9 Basso Sviluppare adeguati piani ed attività per le misure di controllo, Lungo assicurandosi che vengano approvate ed implementate nei termini termine prefissati e con risorse (economiche ed umane) dedicate.

Breve Le azioni ed i piani vengono implementati per mitigare l‟impatto termine prima possibile. Vengono stabilite misure provvisorie di riduzione.

10-12 Medio Vengono sviluppati piani ed attività a lungo termine. I parametri Lungo vengono stabiliti e misurati, monitorati e verificati in maniera termine appropriata. Gli obiettivi vengono fissati nell‟ottica di un miglioramento e per stabilire azioni correttive.

Immediate misure di emergenza per ridurre l‟impatto. Adeguare il Azioni nel corrente livello di controllo e le misure implementate alle migliori breve pratiche disponibili per mirare alla risoluzione del problema. Gli termine obiettivi vengono fissati nell‟ottica di un miglioramento continuo. 12-16 Alto La Società dimostra il raggiungimento di prestazioni in continuo Azioni nel miglioramento attraverso l‟innovazione tecnologica, la formazione lungo del personale, collaborazioni strategiche e recependo le indicazioni termine di soggetti interessati, sia interni che esterni.

Tabella 16 – Stima Impatti, attribuzione del punteggio finale

In linea generale (e tenendo in debita considerazione il fatto che ogni singolo progetto va analizzato e gestito secondo le specifiche necessità) poi, ogni livello di impatto avrà le proprie azioni di controllo e gestione da mettere in atto, nel breve e nel lungo periodo.

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5.1 Criteri per la mitigazione degli impatti

La mitigazione e compensazione degli impatti rappresentano non solamente un argomento essenziale in materia di VIA, ma anche un fondamentale requisito normativo (Articolo 4 del DPCM 27 Dicembre 1988 e s.m.i.). Questa fase consiste nel definire quelle azioni da intraprendere a livello di progetto per ridurre eventuali impatti negativi su singole variabili ambientali. In generale, infatti, è possibile che la scelta effettuata nelle precedenti fasi di progettazione, pur costituendo la migliore alternativa in termini di effetti sull‟ambiente, induca impatti significativamente negativi su singole variabili del sistema antropico- ambientale.

A livello generale possono essere previste le seguenti misure di mitigazione e di compensazione:

 Evitare l‟impatto completamente, non eseguendo un‟attività o una parte di essa;

 Minimizzare l‟impatto, limitando la magnitudo o l‟intensità di un‟attività;

 Rettificare l‟impatto, intervenendo sull‟ambiente danneggiato con misure di riqualificazione e reintegrazione;

 Ridurre o eliminare l‟impatto tramite operazioni di salvaguardia e di manutenzione durante il periodo di realizzazione e di esercizio dell‟intervento;

 Compensare l‟impatto, procurando o introducendo risorse sostitutive.

Le azioni di mitigazione devono tendere pertanto a ridurre tali impatti avversi, migliorando contestualmente l‟impatto globale dell‟intervento proposto.

Per l‟opera in esame l‟identificazione delle misure di mitigazione e compensazione degli impatti è stata condotta con riferimento alle singole componenti ambientali e in funzione degli impatti stimati ed è esplicitata, per ciascuna componente, nei Paragrafi successivi.

5.2 Fasi progettuali

Così come riportato al Capitolo 3 (Quadro di riferimento progettuale), le attività prese in considerazione nel presente SIA si riferiscono essenzialmente ad attività di ricerca geotermica superficiale.

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Tali attività e le relative perturbazioni potenziali che possono indurre nell‟ambiente circostante, sono riassunte nella tabella successiva.

Tabella 17: Fasi progettuali e possibili perturbazioni

ATTIVITA‟ DI PROGETTO PERTURBAZIONE NOTE POTENZIALE

Come riportato al Capitolo 3 del presente Studio, questa attività prevede la presenza di personale in campo, a piedi, col solo scopo di Rilievo geologico strutturale Nessuna prendere visione delle strutture geologiche affioranti. Si ritiene pertanto che l’impatto legato a questa attività sia di fatto nullo.

Interferenza con l‟ambiente idrico dell‟area. Rilievo idrogeochimico

Produzione di rifiuti

Fattori fisici di disturbo Rilievo gravimetrico legati alla presenza della strumentazione

Fattori fisici di disturbo legati alla presenza della strumentazione Rilievo magnetotellurico

Interazione con suolo e sottosuolo

Fattori fisici di disturbo legati alla presenza della strumentazione ed alla Rilievo sismico a riflessione generazione di rumore e vibrazioni

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Tabella 17: Fasi progettuali e possibili perturbazioni

Emissioni in atmosfera derivanti dai mezzi di lavoro

Interazioni con suolo e sottosuolo

Produzione di rifiuti

Dalla lettura del Quadro Progettuale e dall‟analisi fin qui svolta, si ritiene di poter escludere il rilievo geologico strutturale dalle successive fasi della stima impatti, in quanto tale attività prevede la presenza di personale in campo a piedi, col solo scopo di prendere visione delle formazioni affioranti ed il cui impatto ambientale è stimato essere non significativo.

5.3 Identificazione degli impatti

L‟identificazione degli impatti che le varie fasi progettuali hanno sui comparti ambientali è stata effettuata mediante una matrice di correlazione tra le azioni generate in ciascuna fase di progetto e le interazioni che queste hanno sui vari comparti ambientali.

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ATTIVITA’ DI PROGETTO Rilievo Rilievo Rilievo Rilievo sismico a riflessione idrogeochimico gravimetrico magnetotellurico

anti dai

INTERFERENZA

POTENZIALE

a con l‟ambiente idrico l‟ambiente con a

COMPARTI AMBIENTALI

Interferenz di rifiuti Produzione sottosuolo e suolo con Interazione di rifiuti Produzione antropica Presenza

Presenza fisica della strumentazione della fisica Presenza strumentazione della fisica Presenza strumentazione della fisica Presenza vibrazioni e rumore di Generazione Emissioni in mezzi impiegati atmosfera deriv Atmosfera X

Ambiente idrico X

Suolo e sottosuolo X X X X X X X

Flora, fauna ed ecosistemi X X X X

Contesto socio - X economico

Tabella 18 – Matrice degli impatti

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5.4 Atmosfera

Nel Quadro Ambientale è stata descritta la meteo-climatologia dell‟area in esame, mentre nella matrice degli impatti vengono identificate le attività di progetto che possono potenzialmente portare ad un‟alterazione di questa componente.

Dall‟analisi è emerso che, in linea di principio, un potenziale impatto può essere provocato dalle emissioni dei motori dei mezzi impiegati, in particolare durante l‟acquisizione sismica.

Nello specifico del progetto in questione, tuttavia, si tratta di 3 o 4 mezzi pesanti, che opereranno in maniera discontinua ed occuperanno via via porzioni diverse di area, per un tempo molto limitato (circa 30 giorni). L‟impatto è dunque assimilabile al passaggio di 3 - 4 automezzi lungo le strade statali e provinciali dell‟area sulle quali, sia a causa delle attività agricole che del consueto traffico veicolare, il passaggio è molto più elevato.

Tabella 19: Stima impatti sul comparto atmosfera

Rilievo sismico a riflessione

Emissioni in atmosfera

Durata temporale 1

Scala spaziale 1

Importanza/resilienza 1

Numero di individui coinvolti 1

Totale impatto 4

Classe di impatto Classe I

L‟applicazione dei criteri individuati per la stima delle interferenze indotte dall‟intervento, esposti nei paragrafi precedenti, evidenzia l‟assenza di impatti ambientali rilevanti derivanti dalle attività in progetto. La tipologia di impatto generato sul comparto atmosfera risulta infatti rientrare in Classe I, ossia in una classe ad impatto ambientale trascurabile (livello

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inferiore della scala di valutazione), indicativa di un‟interferenza localizzata e di lieve entità, i cui effetti sono considerati reversibili, caratterizzati da una bassa magnitudo e da una durata limitata nel tempo.

Nonostante ciò, sarà cura di Sorgenia:  verificare il corretto funzionamento e l‟avvenuta manutenzione dei mezzi utilizzati durante il progetto, in modo da mitigare ulteriormente l‟entità dell‟impatto, già di per sé trascurabile;

 minimizzare la produzione e la propagazione di polveri in corrispondenza di eventuali recettori residenziali, tenuto comunque conto del fatto che ci si terrà a sufficiente distanza da questi e che i profili interesseranno principalmente viabilità ordinaria, asfaltata e quotidianamente utilizzata.

5.5 Ambiente idrico

Nel Quadro Ambientale è stata descritta l‟idrografia dell‟area in esame, mentre nella matrice degli impatti vengono identificate le attività di progetto che possono potenzialmente portare ad un‟alterazione di questa componente.

Entrando nel dettaglio del progetto, tuttavia, emerge che l‟unica interazione con l‟ambiente idrico dell‟area di progetto è rappresentata, durante il rilievo idrogeochimico, dal prelievo di un esiguo quantitativo d‟acqua da sorgenti e/o corpi idrici superficiali. Si tratta di 100 o 200 centimetri cubici a campione per poche decine di provette, ovvero di un quantitativo infinitesimo rispetto a quanto presente nell‟area.

Nel loro complesso, le attività di ricerca non danneggeranno eventuali opere idrauliche esistenti, non interferiranno con il reticolo idraulico e non provocheranno ostruzioni. Gli accessi ai corsi d‟acqua risulteranno sempre liberi da qualsiasi materiale, e non è prevista l‟installazione di impianti tecnologici.

Non vi saranno interferenze o alterazioni delle risorse idriche presenti e si terrà conto delle fasce di tutela e di rispetto previste dalla normativa vigente.

Si ribadisce inoltre che anche la qualità delle acque non verrà in alcun modo alterata, poiché i campionamenti verranno effettuati con apposite provette sterili.

100

Rilievo idrogeochimico

Interazione con l’ambiente idrico

Durata temporale 1

Scala spaziale 1

Importanza/resilienza 1

Numero di individui coinvolti 1

Totale impatto 4

Classe di impatto Classe I

Tabella 20: Stima impatti sul comparto ambiente idrico

Anche in questo caso, la tipologia di impatto generato sul comparto ambiente idrico risulta rientrare in Classe I, ossia in una classe ad impatto ambientale trascurabile (livello inferiore della scala di valutazione), indicativa di un‟interferenza localizzata e di lieve entità, i cui effetti sono considerati reversibili, caratterizzati da una bassa magnitudo e da una durata limitata nel tempo.

5.6 Suolo e sottosuolo Le attività oggetto del presente Studio di Impatto ambientale si limitano ad attività di ricerca superficiale e non sono quindi di tipo invasivo.

I picchetti che verranno utilizzati per le attività di rilievo sismico resteranno inseriti nel terreno soltanto per il tempo necessario alle attività di registrazione, dell‟ordine dei giorni, per poi essere rimossi ed il terreno ripristinato. Si tratta comunque di normali picchetti di legno di pochi centimetri; discorso analogo per le piccole buchette realizzate per il rilievo magnetotellurico, che verranno immediatamente ricoperte al termine delle attività.

101

In aggiunta, l‟eventualità di utilizzare l‟esplosivo come mezzo energizzante sarebbe comunque limitata a circa 1 km, per un massimo di 20 punti di energizzazione, ed esternamente ad aree naturali protette e/o soggette a qualunque altro vincolo.

Ad ogni modo, per quanto concerne i rilievi sismici, si precisa che gli stessi non interesseranno in alcun modo le aree a rischio geomorfologico e si avrà cura di svolgerli esclusivamente al di fuori delle aree di frana attiva, verificando in campo la non interferenza delle indagini con la stabilità del terreno.

Un potenziale impatto sulla componente suolo e sottosuolo può essere identificato con la presenza fisica della strumentazione e con l‟eventuale produzione di rifiuti.

A tal proposito, tuttavia, si sottolinea che:

- Non è prevista una significativa occupazione di suolo, in quanto le diverse attività andranno ad occupare differenti porzioni di suolo per un tempo massimo dell‟ordine delle ore. L‟intero progetto verrà inoltre svolto nell‟arco di qualche mese e non richiederà l‟allestimento di un cantiere;

- Non vi sarà produzione di alcun rifiuto liquido che possa accidentalmente essere sversato. Gli unici rifiuti potenzialmente prodotti sono riconducibili agli involucri dei materiali di consumo, rifiuti assimilabili agli urbani, che verranno raccolti e smaltiti secondo la vigente legislazione in materia.

In linea con le buone pratiche di gestione comunemente adottate da Sorgenia, saranno messe in atto tutte le misure necessarie per evitare dispersione di rifiuti e per impedire possibili contaminazioni delle acque superficiali o sotterranee, nonché del suolo, a seguito di incidente.

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Stima impatti sul comparto suolo e sottosuolo

Rilievo idrogeochimico Rilievo Rilievo gravimetrico Rilievo magnetotellurico sismico Rilievo

Presenza Presenza Interazion Presenza Interazion Produzion fisica della fisica della e con fisica della e con e di rifiuti Produzion strumentazion strumentazion suolo e strumentazion suolo e e di rifiuti e e sottosuolo e sottosuolo

Durata temporale 1 1 1 1 1 1 1

Scala spaziale 1 1 1 1 1 1 1

Importanza/resilien 1 1 1 1 1 3 1 za

Numero di individui 1 1 1 1 1 1 1 coinvolti

Totale impatto 4 4 4 4 4 6 4

Classe di impatto Classe I Classe I Classe I Classe I Classe I Classe I Classe I

Tabella 21: Stima impatti sul comparto suolo e sottosuolo

La tipologia di impatto generato sul comparto suolo e sottosuolo risulta rientrare in Classe I, ossia in una classe ad impatto ambientale trascurabile (livello inferiore della scala di valutazione), indicativa di un‟interferenza localizzata e di lieve entità, i cui effetti sono considerati reversibili, caratterizzati da una bassa magnitudo e da una durata limitata nel tempo.

5.7 Flora, fauna ed ecosistemi Le popolazioni animali e vegetali presenti nell‟area di progetto sono state analizzate nel Quadro di riferimento Ambientale e, in maniera più approfondita, nella Valutazione di Incidenza Ambientale relativa alle stesse aree.

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Tra le principali specie oggetto di tutela segnalano in particolare Nibbio Bruno, Martin Pescatore, Tottavilla, Calandro, Averla piccola, Ortolano, Gheppio, Assiolo, Averla capirossa, Lontra europea, Salamandrina dagli occhiali, Varione, Barbo italico, Barbo canino, Ghiozzo di ruscello, Rovella, Melanargia arge, Culbianco, Ferro di cavallo euriale, Rinolofo maggiore, Vespertilio minore, Vespertilio maggiore, Tritone crestato italiano, Ferro di cavallo minore, Vespertilio maggiore, Vespertilio smarginato, Barbastello comune.

Le attività di progetto non andranno ad indurre alcun cambiamento significativo e permanente nelle aree e, quindi, il disturbo arrecato alle specie presenti sarà limitato all‟esecuzione delle attività di acquisizione dei dati in campo che, nel complesso, dureranno poche settimane.

I rilievi non comportano altresì occupazione di suolo né movimenti di terreno, né interventi sulle acque o azioni tali, comunque, da alterare seppur minimamente la morfologia del territorio e, quindi, le normali abitudini alimentari e biologiche delle specie presenti, a maggior ragione in considerazione del fatto che non varranno innalzate opere civili (edifici, strade, muretti, recinzioni, linee elettriche, etc.) tali da comportare una frammentazione degli habitat.

Si ribadisce comunque che, tutti i rilievi saranno effettuati utilizzando la viabilità esistente senza operare ampliamenti della carreggiata o tagli della vegetazione se non espressamente autorizzati.

In base alle risultanze degli altri rilievi e allo scouting della Compagnia di Servizio incaricata, si procederà comunque alla verifica del tracciato definitivo, che, al fine di garantire la migliore copertura e qualità del dato, potrà localmente presentare dei brevi tratti fuoristrada, a vantaggio della linearità del profilo.

I principali effetti potenziali sono essenzialmente riconducibili alla presenza fisica delle apparecchiature, che potrebbe interdire per brevi periodi la disponibilità di alcune aree ristrette, e la generazione di rumore e vibrazione durante le attività di rilievo sismico a riflessione.

In merito al rilievo sismico bisogna inoltre sottolineare che la maggior parte dei tracciati percorrerà, nelle sole ore diurne, la viabilità ordinaria, non costituendo un nuovo elemento di disturbo ed introducendosi in un contesto già ampiamente antropizzato.

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I mezzi a massa vibrante lavorano in modo discontinuo, con immissioni di segnale che durano pochi secondi ciascuna, in posizione sempre diverse lungo il percorso di acquisizione dello stendi mento sismico, mantenendosi ad una distanza di sicurezza da eventuali edifici presenti nell‟area.

L‟energizzazione per la produzione di segnali sismici può generare livelli di pressione sonora che, ad una distanza di 100 metri dalla sorgente, si stima essere compresi tra appena 40 e 50 dB(A) con l‟utilizzo dei mezzi con massa vibrante, per un tempo di pochi secondi.

Il sistema del mezzo con piastra vibrante trasmette al terreno una sollecitazione ondulatoria con limitata quantità di energia, con frequenza variabile, per alcuni secondi. Le vibrazioni o impulsi (onde elastiche) generate dai Vibroseis risultano essere di tipo ondulatorio con un‟ampiezza di frequenza che varia tra 8 e 100 Hz, con propagazione in superficie estremamente limitata, nell‟ordine di pochi metri.

La metodologia è adatta a zone abitate ed è utilizzata da oltre trent‟anni in tutto il mondo.

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Tabella 22: Stima impatti sul comparto flora, fauna ed ecosistemi

Rilievo sismico Rilievo

Rilievo gravimetrico Rilievo magnetotellurico Rilievo

Presenza fisica Presenza fisica Presenza fisica Produzione di rumore e della della della vibrazioni strumentazione strumentazione strumentazione

Durata temporale 1 1 1 1

Scala spaziale 1 1 1 1

Importanza/resilienza 1 1 1 2

Numero di individui 1 1 1 2 coinvolti

Totale impatto 4 4 4 6

Classe di impatto Classe I Classe I Classe I Classe I

La tipologia di impatto generato sul comparto flora, fauna ed ecosistemi risulta rientrare in Classe I, ossia in una classe ad impatto ambientale trascurabile (livello inferiore della scala di valutazione), indicativa di un‟interferenza localizzata e di lieve entità, i cui effetti sono considerati reversibili, caratterizzati da una bassa magnitudo e da una durata limitata nel tempo.

Data la presenza di aree naturali protette, popolate da un certo numero di specie animali di pregio, già in fase di progettazione Sorgenia avrà cura di limitare il disturbo alla fauna presente con particolare riferimento al periodo riproduttivo delle stesse.

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5.8 Contesto socio – economico ed aspetti paesaggistici In merito agli aspetti socio – economici e paesaggistici, l‟analisi del territorio induce ad affermare che nessuna delle attività di progetto ha un impatto negativo, nemmeno potenziale, sul contesto socio economico e paesaggistico locale.

Le operazioni da eseguire in campagna si configurano come una normale attività con presenza sporadica di persone e come tali non risultano influenti sulla percezione complessiva del paesaggio e di conseguenza l‟impatto visivo è praticamente nullo.

Le indagini non interesseranno zone archeologiche o zone di interesse archeologico. Sorgenia si impegna comunque a comunicare preventivamente la data di inizio lavori alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, di modo che quest‟ultima possa valutare l‟opportunità di presiedere ai lavori.

I mezzi utilizzati per lo spostamento delle semplici attrezzature per i rilievi geofisici, così come per quelle dei prelievi delle acque e dei gas saranno esclusivamente mezzi leggeri o mezzi specifici ad uso temporaneo. Salvo casi particolari, i mezzi utilizzati per le indagini simiche (Vibroseis) transiteranno sulla rete viaria ordinaria, utilizzando per l‟accesso ai luoghi le strade comunali, vicinali e campestri che ben compenetrano il tessuto rurale del territorio. Le operazioni non arrecheranno il minimo disturbo al traffico ordinario e non sarà necessaria la realizzazione di nuove piste carrabili.

Si vuole al contrario evidenziare un impatto che, seppur marginale, è da considerarsi positivo. La presenza di personale in campo, infatti, potrà comportare un maggior utilizzo delle strutture ricettive dell‟area, in particolare durante la fase di acquisizione geofisica che, per la sismica, nei momenti di picco, può prevedere la contemporanea presenza in zona di oltre 20 persone.

5.9 Sintesi finale degli impatti

Nel presente paragrafo sono sintetizzati i risultati della valutazione eseguita per ogni comparto ambientale, evidenziando l‟entità stimata, così come riportato nella tabella seguente.

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Tabella 23: Sintesi finale degli impatti

Classe di Comparto ambientale Azioni preventive Note impatto

Verranno utilizzate apparecchiature omologate, soggette a La descrizione dettagliata ATMOSFERA regolare manutenzione, Trascurabile della stima impatti è riportata cercando di nel paragrafo corrispondente minimizzare il tempo di acquisizione

Per i prelievi dei campioni La descrizione dettagliata AMBIENTE IDRICO di acqua verranno Trascurabile della stima impatti è riportata utilizzate provette sterili nel paragrafo corrispondente

Non vi saranno operazioni La descrizione dettagliata SUOLO E SOTTOSUOLO di movimento terra, né Trascurabile della stima impatti è riportata occupazione stabile di nel paragrafo corrispondente suolo.

In fase di progettazione Sorgenia avrà cura di La descrizione dettagliata FLORA, FAUNA ED limitare il disturbo alla Trascurabile della stima impatti è riportata ECOSISTEMI fauna presente con particolare riferimento al nel paragrafo corrispondente periodo riproduttivo delle stesse.

La descrizione dettagliata CONTESTO SOCIO – Trascurabile della stima impatti è riportata ECONOMICO - nel paragrafo corrispondente

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5.10 Interazione con le aree naturali protette

Come riportato nei paragrafi precedenti, l‟area di progetto è contraddistinta dalla presenza di aree naturali protette comunitarie e regionali, ed in particolare:

 Alto corso del Fiume Fiora (Codice SIC IT51A0019);

 Monte Penna, Bosco della Fonte e Monte Civitella (Codice SIC IT51A0020);

 Foreste del Siele e del Pigelleto di Piancastagnaio (Codice SIC IT5190013).

Le caratteristiche di queste tre aree, ampiamente descritte nella Valutazione di Incidenza Ambientale, vengono sintetizzate a seguire.

Alto corso del Fiume Fiora (Codice SIC IT51A0019) Qualità e importanza

Soprattutto nelle aree dove è più ampio e caratterizzato da vegetazione discontinua l'alveo del Fiora è utilizzato da numerose specie ornitiche rare e minacciate tipiche della garighe e degli altri ambienti aperti. Sito di rilevante importanza per la conservazione di Lutra lutra.

Vulnerabilità

Ecosistema fluviale fortemente influenzato dalle captazioni; esistono progetti di irrigazione che prevedono ulteriori prelievi.

Le attività di progetto, superficiali, non invasive e di breve durata temporale, non andranno in alcun modo a modificare la qualità del sito, né ad accentuarne le aree di vulnerabilità o a creare disturbo alle specie protette. Nel particolare, non sono previsti tagli di vegetazione né tantomeno captazioni idriche.

Monte Penna, Bosco della Fonte e Monte Civitella (Codice SIC IT51A0020)

Qualità e importanza

Area caratterizzata da un'elevata diversità ambientale. Negli impluvi e nelle doline ospita foreste mesofile a Fraxinus excelsior, Fagus sylvatica, Acer sp. pl., Quercus cerris; presenti anche praterie litofile ricche di specie di interesse fitogeografico. Da segnalare la presenza di specie ornitiche rare e minacciate, legate alle praterie e alle zone rupestri.

Vulnerabilità

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Praterie secondarie fragili e influenzate dall'attività pastorale, in diminuzione, che banalizza la flora ma favorisce la presenza di specie ornitiche minacciate. I livelli di naturalità sono abbassati da impianti artificiali di conifere.

Come più volte riportato, le attività di progetto saranno di breve durata temporale e per nulla invasive. Nel particolare, non verrà alterata la qualità delle praterie e delle zone rupestri, né verrà arrecato disturbo alle specie ornitiche presenti.

Foreste del Siele e del Pigelleto di Piancastagnaio (Codice SIC IT5190013)

Qualità e importanza

Di notevole valore forestale, comprende fitocenosi molto evolute e ricche in specie mesofile, alcune delle quali endemiche dei boschi centro-appenninici.

Struttura e stabilità dinamica notevoli; alcune cenosi sono da ritenersi prossime alla fase climax.

Vulnerabilità

Ecosistemi forestali stabili.

Il valore forestale ed ecosistemico del sito non verrà alterato, poiché non vi sarà alcuna attività che preveda movimento terra, ingente prelievo idrico o produzione di rifiuti solidi e liquidi, particolari ed intense emissioni in atmosfera.

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6 CONCLUSIONI

Il presente documento costituisce lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) a corredo dell‟Istanza di V.I.A. riguardante il Progetto di ricerca geotermica di “Poggio Montone”, “Montorio” e “La Grasceta”, da svolgersi nell‟ambito dell‟area di intervento interna al Permesso ed ai Progetti di Ricerca citati. I suddetti Permessi e Progetti interessano il territorio toscano e presentano nello stesso un„estensione di 165,5 km2, coinvolgendo (sempre per la parte toscana) i territori comunali di Castell‟Azzara, Sorano, Semproniano e Santa Fiora in Provincia di Grosseto, Piancastagnaio e San Casciano dei Bagni in Provincia di Siena.

Nel presente documento sono state descritte le modalità operative per la realizzazione delle attività di progetto:

1. Rilievo geologico strutturale;

2. Rilievo idrogeochimico;

3. Rilievo gravimetrico;

4. Rilievo magnetotellurico;

5. Rilievo sismico a riflessione operato mediante mezzi Vibroseis.

L‟analisi della compatibilità tra le indicazioni normative relative alla legislazione vigente e le indicazioni e le soluzioni prospettate dal progetto da realizzare, mettono in evidenza rapporti di coerenza tra il progetto stesso e l‟attuale situazione energetica italiana anche in relazione alla pianificazione futura.

L‟esame dettagliato delle componenti ambientali, riportato nel presente documento, fornisce un quadro dell‟ambito naturale caratterizzante l‟area in esame. In virtù delle caratteristiche stesse dell‟opera, della temporaneità delle attività e della limitata influenza che i fattori di perturbazione possono indurre, le attività previste non determinano impatti rilevanti sulle caratteristiche naturali del territorio circostante.

Tutte le attività previste evidenziano, infatti, l‟assenza di impatti ambientali significativi. La tipologia di impatto generato sui vari comparti considerati risulta rientrare esclusivamente in Classe I, ovvero in una classe ad impatto ambientale trascurabile (valore minimo della scala di valutazione), indicativa di un‟interferenza localizzata e di lieve entità, i cui effetti sono considerati completamente reversibili.

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L‟assenza di impatti ambientali significativi trova conferma, anche a livello legislativo, dalla Proposta di Deliberazione al Consiglio Regionale della Toscana n.17 del 14/05/2012 con la quale, ai sensi della L.R. 10/2010 si prospetta l‟esclusione dalla verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale delle attività di ricerca oggetto del presente Studio, al di fuori di aree naturali protette, nel rispetto di determinati criteri e condizioni dei quali Sorgenia ha già tenuto conto in fase di progettazione.

Pur avendo utilizzato un approccio fortemente cautelativo, nessuna componente ambientale risulta essere alterata, né influenzata in maniera significativa.

Tutte le attività previste saranno condotte da Sorgenia Geothermal nel massimo rispetto e tutela dell‟ambiente e del territorio ricorrendo dal punto di vista tecnico alle migliori tecnologie disponibili ed ottemperando a tutte le disposizione di legge in materia ambientale e di sicurezza.

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