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IL CINEMA ITALIANO DEL TERZO MILLENNIO TRA CONTINUITÀ E INNOVAZIONE: LA COMMEDIA DA MONICELLI E RISI A VERDONE,VIRZÌ, MUCCINO E GLI ALTRI

Introduzione

• Fine del modello classico, nascita del cinema moderno. • Cleopatra (1961) di Joseph Mankiewicz e l’esaurirsi del successo del cinema ultraspettacolare degli anni Cinquanta. • La (ri)nascita dei movimenti dei “nuovi cinema” nazionali in tutto il mondo: “Nová vlna” in Cecoslovacchia, il “Free Cinema” in Inghilterra, il “Cinéma Nôvo” in Brasile, lo “Junger Deutscher Film” (1962, con il Manifesto di Oberhausen) nella RFT e soprattutto la “Nouvelle vague” in Francia. • Negli Stati Uniti: il “New American Cinema”, il cinema “Indi(pendent)” e poi la “Nuova Hollywood”. Eccentricità della situazione italiana

Festival di Cannes 1959: I quattrocento colpi di François Truffaut e Hiroshima mon amour di Alan Resnais Festival di Venezia 1959: Leone d’oro ex-equo a Il generale della Rovere di e La grande guerra di INIZIA IL QUINDICENNIO D’ORO DEL CINEMA ITALIANO: LE CIFRE

• Incassi italiani negli anni Cinquanta mediamente circa il 30% (USA 60%), all’inizio degli anni ‘60 circa 50% (USA 40%), alla fine del decennio 60% (USA 30%) • La produzione: 129 film nel 1960 (USA 230), 265 film nel 1963 (USA 203), 205 nel 1965 (Francia 151, USA 248), 294 nel 1968 (USA 230), 236 film nel 1969. • Spettatori: da 745 milioni di spettatori nel 1960 si passa ai 663 mil. del 1965 (Francia 259 mil., RFT 320) e ai 551 milioni del 1969. • Incassi salgono dai 121 miliardi di lire del 1960 ai 159 miliardi del 1965 e ai 179 miliardi del 1969. Le trasformazioni strutturali negli anni Sessanta

• 1961 ristrutturazione degli stabilimenti di “Tirrenia” (vicino ); nel 1962 si avvia la costruzione di “Dinocittà” (vicino Pomezia sulla Pontina). • Si inaugura a Roma il primo “cinema d’essai” italiano, il “Salone Margherita”. • Aprile 1962 riforma (molto moderata) della censura ma ancora casi clamorosi censori a danno di grandi registi come , e . • Il 4 novembre 1965 viene varata una nuova legge sul cinema, la cosiddetta 1213 detta legge Corona. • Inizio del rapporto tra cinema e televisione pubblica a partire dal 1966. Le principali innovazioni della Legge Corona, una legge “dirigista” • Introduzione dell’“l’articolo 28” che consente il finanziamento ad opere ispirate a finalità artistiche e culturali. • L’istituzione dei “premi di qualità”. • Il rifinanziamento dell’Ente Gestione Cinema (EGC, fondato nel maggio 1958) che assicura l’intervento dello stato nella produzione e nel noleggio. La cosiddetta “Politica dei Produttori”

• L’espressione è una formula antagonista a quella della “politica degli autori” francese. Tale “politica dei produttori” venne guidata dalla “Titanus” di Goffredo Lombardo e da altre importanti case come la “Champion” di Carlo Ponti, da Dino De Laurentis, dalla Cineriz o dalla “Vides” di Franco Cristaldi. • Nello stesso periodo anche grazie alla Legge Corona nascono delle strutture parzialmente indipendenti come la Cooperativa “22 Dicembre” oppure “L’arco Film” di Alfredo Bini (il produttore del primo Pasolini) o l’“Ager Film” di Gaetano De Negri. • Si pensa che il cinema italiano sia alle porte di un grande rinnovamento generazionale. Tuttavia lo storico Lino Miccichè ha mostrato dello scetticismo in materia. Lino Micciché, L’operazione “nouvelle vague” italiana in Id., Il cinema degli anni Sessanta, Marsilio, Venezia 1986 [prima ed. 1975]. Per ricapitolare

Così si possono sintetizzare le principali caratteristiche del cinema italiano degli anni Sessanta: • Un generale processo di evoluzione-traslazione che porta il nostro cinema ad assumere una specifica posizione in Europa. Non c’è stata una vera guerra con il “cinema di papà”. • Al posto di una “nouvelle vague” italiana abbiamo il “cinema della crisi” che prepara il ‘68 e la rivolta studentesca. Con film come Prima della rivoluzione (1964) di Bernardo Bertolucci, I pugni in tasca (1965) di , Uccellacci e Uccellini (1966) di P.P. Pasolini, I sovversivi (1967) dei Fratelli Taviani. • La presenza di una congiuntura economica favorevole consente la compresenza di esperienze molto diverse che convivono insieme, ad opera di tre diverse generazioni. • L’esperienza del cinema di genere di cui la commedia all’italiana è stato (insieme allo spaghetti-western) il caso più interessante. I generi del cinema italiano degli anni Sessanta

• I generi più noti sono: oltre alla commedia all’italiana, lo . Ma non solo: • Il “peplum” detto nel mondo anglosassone Sword and sandal oppure Historical epics o Religious epics, si riferisce al genere “storico- mitologico”. • E’ il cinema dei forzuti, degli “uomini forti”, dei divi muscolari sempre ricorrenti anche oggi: da Arnold Schwarzenegger o Sylvester Stallone a Jean-Claude Van Damme Esempi di film storico-mitologici in Italia

Quo vadis? 1912 di Enrico Guazzoni, dall'omonimo romanzo di Henryk Sienkiewicz. Fu il primo kolossal Gli ultimi giorni di Pompei 1913 di della storia del cinema Mario Caserini e Eleuterio Rodolfi

Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone, la maggior produzione del cinema italiano dell’epoca, è stato il modello per le superproduzioni di D.W. Griffith. Esempi di film storico-mitologici a Hollywood

L’episodio babilonese di Intolérance di David W. Griffith (1916)

Le due versioni de I dieci comandamenti entrambe dirette da Cecil B. De Mille, quella muta del 1923 e quella del 1956 con grandi star come Charlton Heston, Yul Brynner Edward G. Robinson, Yvonne De Carlo, Debra Paget I Kolossal storico-mitologici americani degli anni cinquanta e la “Hollywood sul Tevere”

La fine di una era (1963)

Realizzato nel 1959 con l’esaltazione Oggi: Il gladiatore (2000) di Ridley Scott, con Russell Crowe, Connie Nielsen, Richard Harris delle doti del cinemascope e Oliver Reed Il peplum italiano

Coproduzione italo-americana prodotta nel 1954 dal binomio Ponti-De Laurentiis, Ulisse di è considerato il film italiano più costoso del dopoguerra. La storia è naturalmente quella dell'Odissea omerica, sceneggiata dal regista insieme ad un folto gruppo di collaboratori: (Franco Brusati, Ennio De Concini, Ben Hecht, Ivo Perilli, Irvin Shaw, Hugh Gray). Con questo film si inaugura il periodo d'oro della "Hollywood sul Un antenato: Bartolomeo Pagano scoperto Tevere". da Pastrone per Cabiria (1914) interpreterà negli anni Venti molti film nel ruolo appunto di Maciste. Qui vediamo l’attore nella copertina della rivista Films Pittaluga, novembre 1923. Sembra che Mussolini copiasse la sua posa. L’apogeo del genere (1958-1965)

Alcuni dati e caratteristiche: • 170 avventure dei vari eroi muscolari come Maciste, Ercole (per entrambi una ventina di titoli) e poi Ursus, Sansone, ecc. • Riuso di scenografie e costumi di seconda delle grandi produzione americane • Al posto di star come Kirk Douglas, Charton Heston o Richard Burton si lanciavano eroi muscolosi e culturisti. • Le star si chiamavano Steve Reevs (il più popolare) e poi Mark Forest, Alan Steel, Reg Park, ma anche il . • I registi principali: (autore di 8 pepla), e Vittorio Cottafavi (7 pepla) tra cui soprattutto Ercole alla conquista di Atlantide (1961) • Altri nomi: Riccardo Freda (5), Mario Bava (4) – più rilevanti nell’horror – altri specialisti sono Domenico Paolella (7) o due “veterani”: Carlo Campogalliani (4) e Carmine Gallone (4) La decadenza, gli influssi e le parodie

• Ercole Sansone Maciste e Ursus gli invincibili (1965) di Giorgio Capitani - una grande ammucchiata - è stato l’ultimo successo del peplum. • Cominciano anche le parodie: Totò contro Maciste (1962) di Fernando Cerchio • con i suoi due primi film (Gli ultimi giorni di Pompei, 1959 e Il colosso di Rodi, 1961) si forma nel genere così come due futuri specialisti dell’italo-western: Sergio Corbucci e . • I primi lavori di Leone lo videro da assistente regista o direttore della seconda unità in numerose produzioni hollywoodiane come Quo vadis? di Mervyn LeRoy (1951), Ben-Hur di William Wyler (1959) e Sodoma e Gomorra (1962) di Robert Aldrich. • Alla metà degli anni Sessanta il peplum lascia definitivamente il terreno allo spaghetti-western. Dal Film-Opera ai Musicarelli

Gianni Morandi e Laura Efrikian in una scena di In ginocchio da te (1964) di Ettore Maria Fizzarotti, altro specialista del genere insieme a Piero Vivarelli.

• Il genere dei “musicarelli” inizia nel 1959 con I ragazzi del juke box e Urlatori alla sbarra entrambi diretti da Lucio Fulci, con le star della musica rock e moderna di allora: da a Fred Buscaglione, da Mina a Tony Dallara e Joe Sentieri, da Rita Pavone a Gianni Morandi ma anche per il grande jazzista Chet Baker. • Non al livello per esempio dei film di Richard Lester sui Beatles, i “musicarelli” sono spesso contro i “matusa”, mostrando un po’ della vita giovanile “ribellistica” degli anni Sessanta sul modello dei film hollywoodiani con Marlon Brando. Il film “antifascista” e resistenziale

Alberto Sordi e Serge Reggiani Sofia Loren e Eleonora Brown

• Un filone più che un genere è il cinema “antifascista” • Alcuni titoli importanti: Tutti a casa (1960) di , La marcia su Roma di , Il federale di , Le 4 giornate di Napoli (1962) di , Kapò di , Il terrorista di Gianfranco De Bosio con Gian Maria Volontè. •Alcuni film sono trascrizione letterarie: La ciociara (1960, da Alberto Moravia) o il più modesto I sequestrati di Altona (1962, dal dramma di Sartre) sempre di De Sica, La lunga e George Chakiris notte del ‘43 (1960, ,dal racconto di Giorgio Bassani), oppure La ragazza di Bube (1963, da Carlo Cassola) di Luigi Comencini. Il cinema underground e sperimentale • “Noi non vogliamo film falsi, rifiniti, suasivi. Noi li preferiamo rozzi, mal confezionati ma vivi” (Jonas Mekas). • Gli inizi: Gianfranco Burachello e Alberto Grifi realizzano La verifica incerta (1964/65) e l’esperienza della “Cooperativa Cinema Indipendente”. • Il cinema sperimentale si sviluppa soprattutto in contatto l’arte figurativa: Ugo Nespolo, Bruno Munari, Luca Patella e il più importante di tutti, Mario Schifano autore di tre lm: Satellite (1968), Umano non umano e Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani (entrambi 1969). • Cinema e teatro: l’attività di Carmelo Bene: Nostra Signora Dei Turchi (1968, da un suo romanzo pubblicato qualche anno prima), Capricci (1969) Don Giovanni (1970), Salomè (1972), Un amleto in meno (1973). • Il capolavoro del cinema sperimentale italiano è Anna (1975), realizzato in video da Alberto Grifi e Massimo Sarchielli. Alcune premesse fondamentali sulla commedia in Italia • Mancanza di una tradizione storica durante il muto dove è prosperato il peplum. • La commedia in Italia nasce all’avvento del sonoro con un impianto, almeno parziale, piccolo-borghese e realistico simile a quello che sarà proprio della commedia all’italiana. • Nella commedia viene meno il modello autoriale basato sulla preminenza del regista. Elementi distintivi della “commedia all’italiana” rispetto a Hollywood

• Assenza di caratteri “raffinati” e alto-borghesi tipici della commedia brillante americana (la screwball-comedy o sophisticad-comedy). • Assenza o quasi della bizzarria comica scatenata dello Slapstick • Presenza predominante di figure e ambienti piccolo-borghesi. • La presenza della morte e mancanza del rassicurante lieto fine, dell’happy-end. Continuità tra la commedia degli anni Cinquanta e quella all’italiana • la rilettura critica del costume e della storia dell’Italia attraverso le lenti dell’ironia o della satira tramite alcuni personaggi tipo (un elemento già presente nella caratterizzazione di Sordi ne I vitelloni, 1953, di Fellini); • la prevalente realizzazione “en plein air (non in Studio come vuole la tradizione americana); • la presenza di uno star-system al maschile prima Totò, poi i quattro “mattatori”: , , e Manfredi); • la militanza sulle riviste satiriche “Il Marc’Aurelio” e/o “Il Bertoldo” di molti sceneggiatori e registi (Mario Monicelli, Luigi Comencini, Dino Risi, Age-Scarpelli, Scola, , Sonego, ecc.). Gli elementi di discontinuità • Il profondo legame della commedia all’italiana con il boom economico e l’evolversi del costume nell’Italia degli anni Sessanta- Settanta; • Mancanza o quasi di eroi positivi, critica caustica agli eterni vizi degli italiani; • Grandi numeri della produzione (alcuni parlano addirittura di 400 commedie all’italiana) • La formula del film ad episodi. Alcune cose fondamentali da ricordare

• I film cerniera tra la commedia degli anni Cinquanta e il periodo successivo sono due grandi successi di Mario Monicelli: I soliti ignoti e La Grande guerra (1959); • Insieme a Monicelli, Dino Risi è considerato il maggiore e più prolifico regista della “commedia all’italiana”; • La fondamentale importanza di un nutrito gruppo di sceneggiatori: Age/Scarpelli, Rodolfo Sonego, Ennio De Concini, Leo Benvenuti, , ; • L’altrettanto grande importanza degli attori soprattutto uomini ma anche di qualche attrice (); • Il problema della fine della “commedia all’italiana” e la sua suddivisione in fasi proposta da Enrico Giacovelli. Foto di Mario Monicelli nei decenni (1915-2010) Pioggia d’estate (1937)

Il debutto nel lm in Pioggia d’estate con lo pseudonimo di Michele Badiek. Alcuni fotogrammi del film ritrovati nel 2011 nell'archivio privato del figlio del direttore della fotografia e montatore Manfredo Bertini. Totò cerca casa (1949) e gli anni Cinquanta Con Totò, Alda Mangini, Aroldo Tieri, Lia Molfese, Luigi Pavese, , , Mario Riva, Mario Castellani. Trama: rimasto senza casa per la guerra, impiegato statale vive in un’aula scolastica, spostandosi successivamente in un cimitero, nello studio di un pittore, al Colosseo e in una casa affittata a persone diverse. Altri lavori importanti successivi di Monicelli. In coppia con Steno: Vita da cani (1950) sul mondo del varietà, i film più personali di Totò: Guardie e ladri (1951), Totò e i re di Roma (1952); e da solo: Totò e Carolina (uscito nel 1955) o Un eroe dei nostri tempi (1955). Il primo capolavoro: I soliti ignoti Con Vittorio Gassman, , , Totò, Carla Gravina, Claudia Cardinale, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, . Trama: uno scombinato quintetto di ladri di mezza tacca tenta un furto a un Monte di Pegni nella periferia romana. Il colpo va buco, ma gli aspiranti ladri da strapazzo si consoleranno con una pasta e ceci. - L’eccezionale qualità del film nasce dalle scelte attoriali (la scoperta di Vittorio Gassman comico, gli esordi di Claudia Cardinale e Tiberio Murgia, un mirabile “cammeo” di Totò), una sceneggiatura perfetta (Age, Scarpelli, Suso Cecchi D'Amico), il bianconero di Gianni Di Venanzo che fotografa la Roma sottoproletaria e le musiche jazzistiche di Piero Umiliani. GLI ELEMENTI SALIENTI:

- Scelte attoriali (Vittorio Gassman comico, gli esordi di Claudia Cardinale e Tiberio Murgia); - Il film sancisce il passaggio di consegne tra Totò e i nuovi interpreti della commedia all’italiana ,anche se il grande attore napoletano ha un mirabile “cammeo”. - La sceneggiatura perfetta (Age, Scarpelli, Suso Cecchi D'Amico) dove già compare il tema della morte, tipico di Monicelli; - il film nasce come parodia del film noir francese o americano; - il bianco&nero di Gianni Di Venanzo fotografa la Roma sottoproletaria; - le musiche jazzistiche di Piero Umiliani; - Ha avuto due remake negli States: Crackers (Soliti ignoti made in Usa, 1984, con nel finale il salmone al posto della pasta e ceci) di Louis Malle e Welcome to Collinwood (Id., 2002) di Anthony e Joe Russo. Con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, , , Folco Lulli, Mario Valdemarin, Livio Lorenzon, , Tiberio Murgia, Elsa Vazzoler. Trama: Dopo aver tentato di imboscarsi, il romano Oreste Jacovacci e il lombardo Giovanni Busacca finiscono con la divisa dei fanti al fronte dove vivono da opportunisti un po’ fifoni il conflitto 1914-18, cercando di sopravvivere ad una guerra che non sentono propria. Catturati dagli austriaci, sapranno morire con dignità. - Scritto da Luciano Vincenzoni, Age & Scarpelli e Monicelli, lontanamente ispirato al racconto Due amici di Guy de Maupassant, La grande guerra contamina il racconto storico con la commedia. - Due grandi attori inseriti all’interno di un affresco collettivo composta da tante figure ben costruite. - Sagace equilibrio tra epica e macchietta, antiretorica e buoni sentimenti, denunzia degli inutili massacri bellici e un finale piuttosto patriottico. - Leone d'oro a Venezia ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini. - Lo splendido cinemascope in bianco&nero di Giuseppe Rotunno. I compagni (1963) Con: Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Annie Girardot, Folco Lulli, Bernard Blier, Raffaella Carra. Trama: “Torino alla fine dell’Ottocento” in una fabbrica tessile. Guidati da un militante socialista , il Prof. Senigallia (Mastroianni), gli operai si battono per ridurre da 14 a 13 ore l’orario giornaliero di lavoro che poteva arrivare allora anche a 16 ore. La repressione si abbatte sullo sciopero indetto dai lavoratori ma il futuro sembra riservare un possibile futuro migliore. • “In bilico tra Marx e De Amicis il film (scritto da Age&Scarpelli e Monicelli) ha delle parti deboli dove è evidente l’intenzione di creare un’atmosfera nazional- popolare e parti valide piene di verità. • Splendida fotografia “antica” di Giuseppe Rotunno. • Venne presentato in occasione dl partito socialista del 1963 dove Nenni era entrato al governo e non era per niente in sintonia con l’atmosfera rampante del boom”. Con: Vittorio Gassman, Catherine Spaak, Gian Maria Volonté, , , Barbara Steele, Carlo Pisacane. Trama: In un periodo non precisato di un fantasioso Medioevo, un gruppo di popolani sottrae a un cavaliere di passaggio la pergamena che lo nomina signore del paese di Aurocastro in Puglia. Contattano allora un nobile decaduto, Brancaleone da Norcia, perché si finga legittimo proprietario del feudo e li conduca a prenderne possesso. Il gruppo parte, ma durante il cammino si imbatte in una serie di esilaranti disavventure.

«L’ispirazione venne così: facciamo un film su un medioevo cialtrone, fatto di poveri, di ignoranti, di ferocia, di miseria, di fango, di freddo; insomma tutto l’opposto di quello che ci insegnano a scuola, Le Roman de la Rose, Re Artù, e altre leziosità. [...] È forse il film a cui sono più affezionato, perché trovo che sia il mio più originale». (Monicelli) La nuova armata Brancaleone è un cortometraggio-burla del 2010 firmato (ma non girato) dal regista Mario Monicelli, con la collaborazione del compositore Stefano Lentini, di Mimmo Calopresti in veste di pseudo- sceneggiatore e di Renzo Rossellini come pseudo-produttore. Amici miei (1975)

Il Righi (Bernard Blier)

La trama: le avventure di 4 + 1 amici, dei cinquantenni immaturi e sfigati (Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, , Adolfo Celi, Duilio Del Prete) che coltivano l’antico gusto toscano delle burle ora estrose, ora crudeli. Il gruppo è tenuto insieme la voglia di giocare e di non prendere nulla sul serio, nemmeno sé stessi. • Venata di misantropia (e di misoginia), è una commedia di costume iniziata da e passata a Monicelli dopo la sua morte, piena di grinta, scatto e ricchezza di trovate comiche. • E’ guidato da una “filosofia” che sembra dirci che la cattiveria sia rimasta l’unica forma di libertà rimasta, pur in una premeditata vaghezza dell’ambientazione. • Il film ebbe 7 milioni di spettatori nella stagione 1975-76 e superò gli incassi dello Squalo di Steven Spielberg. Gli esordi di Dino Risi (1916-2008) • Dopo la guerra Risi si laurea in psichiatria seguendo le orme del padre medico ma abbandona quasi subito la professione per dedicarsi alla sceneggiatura, al documentario e alla pubblicità. • . Girati diversi documentari e un cm di metacinema Buio in sala (1950), debutta nel 1952 con un dignitoso film interpretato da bambini Vacanze col gangster a cui segue un secondo lungometraggio dedicato al mondo del cinema Viale della speranza (1953). • Sempre nel 1953 partecipa con un episodio all’esperimento zavattiniano di Amore in città, forse il canto del cigno dell’esperienza neorealista, in cui già si riconosce la mano del futuro maestro della “commedia all’italiana”. • Amore in città (1953) Regia di , Dino Risi, , , Francesco Maselli, Cesare Zavattini, . Le commedie degli anni Cinquanta

• Il primo lm importante di Risi è Il segno di Venere (1955), una delle più divertenti commedie degli anni Cinquanta con Sophia Loren e Franca Valeri, e poi: De Sica, Sordi, . • Dopo aver diretto Pane, amore e... (sempre del 1955), Risi si inventa una serie fortunatissima e tipica degli anni Cinquanta, quella dei (1956), film a low budget che salva la Titanus dal fallimento. Trent’anni dopo ne farà un misero remake nel suo ultimo lavoro per il grande schermo: (1996). • Trama: Due amici fraterni ( e Renato Salvatori) fanno la corte alla stessa sartina (), che flirta con entrambi, ma poi preferisce loro un suo ex, I due si consolano con le rispettive sorelline ( e ). • Su soggetto di Risi, sceneggiato insieme a e Massimo Franciosa, è il miglior prodotto del neorealismo rosa urbano, un raro esempio di commedia di successo non affidata a comici di professione, ma all’abilità del copione e della regia. • Tra le commedie significative “pre boom economico” ancora La nonna Sabella (1957) con . Poi dal 1959 inizia la fase più scatenata di Risi: oltre al Vedovo (con Alberto Sordi) ricordiamo con Vittorio Gassman (l’attore preferito di Risi: 15 film insieme!). Una vita difficile (1961) La trama: Panoramica su quasi vent'anni di vita italiana attraverso le vicende di un ex partigiano giornalista, Silvio Magnozzi (Alberto Sordi), che cerca di inserirsi nel sistema di una borghesia reazionaria, perde e riconquista la moglie (). • La sceneggiatura di Rodolfo Sonego è quasi autobiografica con una carrellata storica – diventata un modello - che va dalla Resistenza all’inizio del boom con la corruzione e la fine dei valori resistenziali. • Commedia satirica corale o dittatura di un mattatore? • La scena del “cinema nel cinema” con , Silvana Mangano e Vittoria Gassman nella parte di se stessi girando un peplum a Cinecittà • Sordi in una parte non da italiano medio. Compresenza in uno stesso personaggio di due elementi costitutivi (il tragico e il comico). • Prodotto da , contiene alcune sequenze celebri: la cena in una famiglia monarchica, la notte del referendum per la proclamazione della Repubblica; tra poesia e dramma, Magnozzi a Viareggio insegue la moglie in un Night Club alla moda - una scena in gran parte improvvisata, fuori copione e che è quasi un finale. (1962)

Con: Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, , la Lancia Aurelia B24 sport supercompressa. Trama: per Bruno Cortona (Gassman), quarantenne ossessionato dalla furia di vivere e dal timore della vecchiaia, correre in auto diventa una rivincita sui fallimenti della vita privata. Coinvolgerà nelle sue avventure Roberto Mariani, uno studente timido e introverso (Trintignant). • Sceneggiato da Risi, Ettore Scola e Ruggero Maccari, il film capta l’atmosfera del “boom”, della società del periodo agli inizi degli anni Sessanta con un’euforia rara e insieme con un’ammirevole sapienza nel passare dall’agro al dolce, dal comico al grave. • “Il gran merito del film è non solo di aver così bene isolato e descritto quel personaggio emblematico, ma anche di averlo giudicato, con la catastrofe finale frutto della sua incoscienza; di avere insomma insinuato qualche dubbio di inquietudine nel tempo delle vacche apparentemente grasse...” (Masolino D’Amico). • ll coesistere della tensione “vitalista” e dello sguardo dell’ “entomologo” in un grande road movie ante litteram. • La precisa delineazione dei due caratteri antagonisti. • Gli spazi della società del boom: la spiaggia, la strada, la sala da ballo, i riti della vacanza. • L’uso della canzonetta in funzione drammaturgica e ambientale. Il resto della produzione di Risi • Le grandi commedie di Risi negli anni Sessanta: La marcia su Roma (storico-resistenziale, 1962, Tognazzi/Gassman), (1963) , Il giovedì (1963, Walter Chiari) , (1964, Gassman), L’ombrellone (1965, Enrico Maria Salerno), Operazione San Gennaro (1966, un “rififì” alla napoletana), Il tigre (1967, Gassman), Straziami ma di baci saziami... (1968, Manfredi/Pamela Tiffin), Vedo nudo (1969, Manfredi). • Due film “profetici”: Nel nome del popolo italiano (1971), Mordi e fuggi (1973). • Tra dramma, saga e letteratura: Profumo di donna (1974), Telefoni bianchi (1975), Anima persa (1976), La stanza del vescovo (1977), Fantasma d’amore, (1981), Scemo di guerra (1985). • Le ultime commedie: (1977), Primo amore (1978), Caro papà (1979). • La decadenza: Teresa (1987), Il vizio di vivere (1989), Giovani e belli (1996). La grande crisi del cinema italiano 1975-2005

• La situazione nel cinema italiano cambia con una grandissima velocità nel giro di pochi anni. • Siamo negli “anni di piombo” del terrorismo e della liberazione delle tv private (1975). • La produzione: nel 1976 237 film nel 1978 143 nel 1986 109. Di recente la situazione è migliorata grazie al successo del comparto comico: • 2008 154 film (Francia 240) • 2009 131 (Francia 230) • 2010 141 Il calo degli spettatori è stato devastante: 1975 513,6 milioni di biglietti venduti l’anno 1977 373,8 1980 241,8 1985 123,1 1992 83,5 (la cifra più bassa mai toccata dal cinema in Italia, Fonte: Brunetta p. 403) Per fare un paragone con oggi: 2010 120 milioni Il fenomeno dei “nuovi comici” e la progressiva regionalizzazione del cinema italiano (Roma 1950) debutta con Un sacco bello (1980, qui nel personaggio dell’hippie Ruggero Brega). (Prato, 1955 a sinistra centro) inizia con il trio dei “Giancattivi” (Alessandro Benvenuti e ) in Ad ovest di Paperino (1981). Dal 1982 tre film diretti da Maurizio Ponzi: Madonna che silenzio c’è stasera (1982), Io, Chiara e lo Scuro (1983) e Son contento (1983). Poi il suo primo da regista, Casablanca, Casablanca (1985). Roberto Remigio Benigni (Castiglion Fiorentino, 1952, a destra) approda al cinema con Berlinguer ti voglio bene (1977) di Giuseppe Bertolucci. Dopo alcune esperienze di attore (Ferreri e Renzo Arbore) debutta dietro la mdp con Tu mi turbi (1983). (San Giorgio a Cremano, 1953 – Roma, 1994, a destra) gira nel 1981 Ricomincio da tre. Maurizio Nichetti (Milano 1948 a sinistra sotto) debutta nel 1979 con Ratataplan. Tratti comuni a questa generazione di comici-registi: • formazione e frequentazione del cabaret, del teatro o della televisione; • un umorismo legato alla vita quotidiana e/o ad una situazione esistenziale; • una forte connotazione regionale (Roma, Toscana, Campania, Milano). Alcune notizie bio-filmgrafiche su Carlo Verdone

• Nato a Roma nel1950, cresce in una famiglia che lo ha avvicinato al mondo del cinema: è figlio di Mario Verdone, critico cinematografico, docente universitario e insegnante al Centro Sperimentale di Cinematografia. Fin da adolescente ha la fortuna di conoscere registi come Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni, Roberto Rossellini e . • Realizza a cavallo degli anni Sessanta tre cortometraggi a tutt’oggi perduti: Poesia solare (1969), Allegoria di primavera (1970) , Elegia notturna (1971). • Nel 1972 si iscrive al Centro Sperimentale di Cinematografia e due anni dopo si diploma in regia con un lavoro intitolato Anjuta. • Fa esperienza di burattinaio alla scuola di Maria Signorelli e si fa dirigere a teatro dal fratello Luca, regista del "Gruppo Teatro Arte", una prima occasione per mettere in scena le sue capacità istrioniche. • Accumula incarichi di aiuto regista e assistente di Franco Rossetti in Quel movimento che mi piace tanto (1974), realizza due documentari per la Presidenza dei Ministri, fa qualche piccola collaborazione con e ha una parte marginale, come attore, in La luna (1979) di Bernardo Bertolucci. • A teatro conquista maggiori consensi: con lo spettacolo "Tali e quali" interpreta ben 12 personaggi che riprenderà, anche se rivisti e corretti, nella sua filmografia successiva e prima ancora nella trasmissione televisiva Non stop (in onda su Raiuno all'inizio del 1979). • Sergio Leone lo aiuta a pensare alla sceneggiatura di Un sacco bello (1980), il debutto cinematografico da regista, e qui si dà il via a una preziosa e fortunata collaborazione con Leo Benvenuti e Piero De Bernardi.