Nouvelle Vague” in Francia
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IL CINEMA ITALIANO DEL TERZO MILLENNIO TRA CONTINUITÀ E INNOVAZIONE: LA COMMEDIA DA MONICELLI E RISI A VERDONE,VIRZÌ, MUCCINO E GLI ALTRI Introduzione • Fine del modello classico, nascita del cinema moderno. • Cleopatra (1961) di Joseph Mankiewicz e l’esaurirsi del successo del cinema ultraspettacolare degli anni Cinquanta. • La (ri)nascita dei movimenti dei “nuovi cinema” nazionali in tutto il mondo: “Nová vlna” in Cecoslovacchia, il “Free Cinema” in Inghilterra, il “Cinéma Nôvo” in Brasile, lo “Junger Deutscher Film” (1962, con il Manifesto di Oberhausen) nella RFT e soprattutto la “Nouvelle vague” in Francia. • Negli Stati Uniti: il “New American Cinema”, il cinema “Indi(pendent)” e poi la “Nuova Hollywood”. Eccentricità della situazione italiana Festival di Cannes 1959: I quattrocento colpi di François Truffaut e Hiroshima mon amour di Alan Resnais Festival di Venezia 1959: Leone d’oro ex-equo a Il generale della Rovere di Roberto Rossellini e La grande guerra di Mario Monicelli INIZIA IL QUINDICENNIO D’ORO DEL CINEMA ITALIANO: LE CIFRE • Incassi italiani negli anni Cinquanta mediamente circa il 30% (USA 60%), all’inizio degli anni ‘60 circa 50% (USA 40%), alla fine del decennio 60% (USA 30%) • La produzione: 129 film nel 1960 (USA 230), 265 film nel 1963 (USA 203), 205 nel 1965 (Francia 151, USA 248), 294 nel 1968 (USA 230), 236 film nel 1969. • Spettatori: da 745 milioni di spettatori nel 1960 si passa ai 663 mil. del 1965 (Francia 259 mil., RFT 320) e ai 551 milioni del 1969. • Incassi salgono dai 121 miliardi di lire del 1960 ai 159 miliardi del 1965 e ai 179 miliardi del 1969. Le trasformazioni strutturali negli anni Sessanta • 1961 ristrutturazione degli stabilimenti di “Tirrenia” (vicino Pisa); nel 1962 si avvia la costruzione di “Dinocittà” (vicino Pomezia sulla Pontina). • Si inaugura a Roma il primo “cinema d’essai” italiano, il “Salone Margherita”. • Aprile 1962 riforma (molto moderata) della censura ma ancora casi clamorosi censori a danno di grandi registi come Marco Ferreri, Pier Paolo Pasolini e Bernardo Bertolucci. • Il 4 novembre 1965 viene varata una nuova legge sul cinema, la cosiddetta 1213 detta legge Corona. • Inizio del rapporto tra cinema e televisione pubblica a partire dal 1966. Le principali innovazioni della Legge Corona, una legge “dirigista” • Introduzione dell’“l’articolo 28” che consente il finanziamento ad opere ispirate a finalità artistiche e culturali. • L’istituzione dei “premi di qualità”. • Il rifinanziamento dell’Ente Gestione Cinema (EGC, fondato nel maggio 1958) che assicura l’intervento dello stato nella produzione e nel noleggio. La cosiddetta “Politica dei Produttori” • L’espressione è una formula antagonista a quella della “politica degli autori” francese. Tale “politica dei produttori” venne guidata dalla “Titanus” di Goffredo Lombardo e da altre importanti case come la “Champion” di Carlo Ponti, da Dino De Laurentis, dalla Cineriz o dalla “Vides” di Franco Cristaldi. • Nello stesso periodo anche grazie alla Legge Corona nascono delle strutture parzialmente indipendenti come la Cooperativa “22 Dicembre” oppure “L’arco Film” di Alfredo Bini (il produttore del primo Pasolini) o l’“Ager Film” di Gaetano De Negri. • Si pensa che il cinema italiano sia alle porte di un grande rinnovamento generazionale. Tuttavia lo storico Lino Miccichè ha mostrato dello scetticismo in materia. Lino Micciché, L’operazione “nouvelle vague” italiana in Id., Il cinema degli anni Sessanta, Marsilio, Venezia 1986 [prima ed. 1975]. Per ricapitolare Così si possono sintetizzare le principali caratteristiche del cinema italiano degli anni Sessanta: • Un generale processo di evoluzione-traslazione che porta il nostro cinema ad assumere una specifica posizione in Europa. Non c’è stata una vera guerra con il “cinema di papà”. • Al posto di una “nouvelle vague” italiana abbiamo il “cinema della crisi” che prepara il ‘68 e la rivolta studentesca. Con film come Prima della rivoluzione (1964) di Bernardo Bertolucci, I pugni in tasca (1965) di Marco Bellocchio, Uccellacci e Uccellini (1966) di P.P. Pasolini, I sovversivi (1967) dei Fratelli Taviani. • La presenza di una congiuntura economica favorevole consente la compresenza di esperienze molto diverse che convivono insieme, ad opera di tre diverse generazioni. • L’esperienza del cinema di genere di cui la commedia all’italiana è stato (insieme allo spaghetti-western) il caso più interessante. I generi del cinema italiano degli anni Sessanta • I generi più noti sono: oltre alla commedia all’italiana, lo spaghetti western. Ma non solo: • Il “peplum” detto nel mondo anglosassone Sword and sandal oppure Historical epics o Religious epics, si riferisce al genere “storico- mitologico”. • E’ il cinema dei forzuti, degli “uomini forti”, dei divi muscolari sempre ricorrenti anche oggi: da Arnold Schwarzenegger o Sylvester Stallone a Jean-Claude Van Damme Esempi di film storico-mitologici in Italia Quo vadis? 1912 di Enrico Guazzoni, dall'omonimo romanzo di Henryk Sienkiewicz. Fu il primo kolossal Gli ultimi giorni di Pompei 1913 di della storia del cinema Mario Caserini e Eleuterio Rodolfi Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone, la maggior produzione del cinema italiano dell’epoca, è stato il modello per le superproduzioni di D.W. Griffith. Esempi di film storico-mitologici a Hollywood L’episodio babilonese di Intolérance di David W. Griffith (1916) Le due versioni de I dieci comandamenti entrambe dirette da Cecil B. De Mille, quella muta del 1923 e quella del 1956 con grandi star come Charlton Heston, Yul Brynner Edward G. Robinson, Yvonne De Carlo, Debra Paget I Kolossal storico-mitologici americani degli anni cinquanta e la “Hollywood sul Tevere” La fine di una era (1963) Realizzato nel 1959 con l’esaltazione Oggi: Il gladiatore (2000) di Ridley Scott, con Russell Crowe, Connie Nielsen, Richard Harris delle doti del cinemascope e Oliver Reed Il peplum italiano Coproduzione italo-americana prodotta nel 1954 dal binomio Ponti-De Laurentiis, Ulisse di Mario Camerini è considerato il film italiano più costoso del dopoguerra. La storia è naturalmente quella dell'Odissea omerica, sceneggiata dal regista insieme ad un folto gruppo di collaboratori: (Franco Brusati, Ennio De Concini, Ben Hecht, Ivo Perilli, Irvin Shaw, Hugh Gray). Con questo film si inaugura il periodo d'oro della "Hollywood sul Un antenato: Bartolomeo Pagano scoperto Tevere". da Pastrone per Cabiria (1914) interpreterà negli anni Venti molti film nel ruolo appunto di Maciste. Qui vediamo l’attore nella copertina della rivista Films Pittaluga, novembre 1923. Sembra che Mussolini copiasse la sua posa. L’apogeo del genere (1958-1965) Alcuni dati e caratteristiche: • 170 avventure dei vari eroi muscolari come Maciste, Ercole (per entrambi una ventina di titoli) e poi Ursus, Sansone, ecc. • Riuso di scenografie e costumi di seconda delle grandi produzione americane • Al posto di star come Kirk Douglas, Charton Heston o Richard Burton si lanciavano eroi muscolosi e culturisti. • Le star si chiamavano Steve Reevs (il più popolare) e poi Mark Forest, Alan Steel, Reg Park, ma anche il Giuliano Gemma. • I registi principali: Pietro Francisci (autore di 8 pepla), e Vittorio Cottafavi (7 pepla) tra cui soprattutto Ercole alla conquista di Atlantide (1961) • Altri nomi: Riccardo Freda (5), Mario Bava (4) – più rilevanti nell’horror – altri specialisti sono Domenico Paolella (7) o due “veterani”: Carlo Campogalliani (4) e Carmine Gallone (4) La decadenza, gli influssi e le parodie • Ercole Sansone Maciste e Ursus gli invincibili (1965) di Giorgio Capitani - una grande ammucchiata - è stato l’ultimo successo del peplum. • Cominciano anche le parodie: Totò contro Maciste (1962) di Fernando Cerchio • Sergio Leone con i suoi due primi film (Gli ultimi giorni di Pompei, 1959 e Il colosso di Rodi, 1961) si forma nel genere così come due futuri specialisti dell’italo-western: Sergio Corbucci e Duccio Tessari. • I primi lavori di Leone lo videro da assistente regista o direttore della seconda unità in numerose produzioni hollywoodiane come Quo vadis? di Mervyn LeRoy (1951), Ben-Hur di William Wyler (1959) e Sodoma e Gomorra (1962) di Robert Aldrich. • Alla metà degli anni Sessanta il peplum lascia definitivamente il terreno allo spaghetti-western. Dal Film-Opera ai Musicarelli Gianni Morandi e Laura Efrikian in una scena di In ginocchio da te (1964) di Ettore Maria Fizzarotti, altro specialista del genere insieme a Piero Vivarelli. • Il genere dei “musicarelli” inizia nel 1959 con I ragazzi del juke box e Urlatori alla sbarra entrambi diretti da Lucio Fulci, con le star della musica rock e moderna di allora: da Adriano Celentano a Fred Buscaglione, da Mina a Tony Dallara e Joe Sentieri, da Rita Pavone a Gianni Morandi ma anche per il grande jazzista Chet Baker. • Non al livello per esempio dei film di Richard Lester sui Beatles, i “musicarelli” sono spesso contro i “matusa”, mostrando un po’ della vita giovanile “ribellistica” degli anni Sessanta sul modello dei film hollywoodiani con Marlon Brando. Il film “antifascista” e resistenziale Alberto Sordi e Serge Reggiani Sofia Loren e Eleonora Brown • Un filone più che un genere è il cinema “antifascista” • Alcuni titoli importanti: Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini , La marcia su Roma di Dino Risi, Il federale di Luciano Salce, Le 4 giornate di Napoli (1962) di Nanni Loy, Kapò di Gillo Pontecorvo, Il terrorista di Gianfranco De Bosio con Gian Maria Volontè. •Alcuni film sono trascrizione letterarie: La ciociara (1960, da Alberto Moravia) o il più modesto I sequestrati di