“I know it's over and it never really began but in my heart it was so real...” ( – I Know It's Over)

Intro: non va in tour a Dicembre

di Andrea Gratton

Il 16 dicembre 1991 non è una data particolare per l'uomo Steven Patrick Morrissey. O meglio, non è una data particolare per il Morrissey cantante, ex frontman degli Smiths, icona degli anni ottanta, autore di alcune tra le canzoni più belle che il pop-rock ricordi. Il suo ultimo ( Kill Uncle , uscito il 4 marzo dello stesso anno per la EMI) non è stato un successo e, a discapito di ciò che Morrissey ha sostenuto nelle diverse interviste promozionali, l'impressione generale è che quei “singoli estemporanei”, raccolti e raffazzonati in un LP, abbiano dato il la al “declino tra virgolette” di Morrissey. Declino che, con la sua strana ed arcinota mescola di sfacciataggine ed apatia, lo stesso cantante rubricava in questi termini:

E comunque, chissà perché, gli articoli che mi riguardano, elogi o stroncature che siano, non sono mai noiosi. È sempre una lettura piacevole. 1

1 Morrissey, intervista a “New Musical Express”, 18 maggio 1991, in L'importanza di essere Morrissey (a cura di P. A. Woods), Milano, ISBN edizioni, 2010, p. 190. 1

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

Reduce da un decennio di successi, prima con il gruppo mancuniano degli Smiths, poi come solista, grazie al sorprendente album di debutto , agli inizi degli anni '90 Morrissey sembra giunto al capolinea della sua vita artistica. Nessun tour in programma, poche idee per i lavori futuri, la possibilità di un nuovo esilio, americano questa volta, dopo quello (semi-obbligato) londinese. Il 1991 non è affatto un bell'anno per Moz. Il futuro, però, gli riserverà delle sorprese: una nuova vita musicale, una rinascita artistica, il ritorno (questa volta stabile) sulla cresta dell'onda. Questa, però, non è la storia che sto per raccontare. Per lo meno fino ai titoli di coda.

Vivere, in fondo, è vivere di similitudini. Di metafore. Le esistenze, a volte, non sono nient'altro se non grandi metafore di loro stesse. «Le metafore sono una cosa pericolosa. Con le metafore è meglio non scherzare. Da una sola metafora può nascere l'amore.» 2. E gli amori non consumati sono certamente gli amori più grandi. Se si tratta di amori artistici, poi, la suggestione si fa superiore. Più che di un amore, però, questa è la storia di un'affinità elettiva zodiacale. Narrata sotto forma di metafora, tra libri, crolli nervosi e canzoni pop.

1. Ultimo domicilio: Mercurio

«Quelli della Vergine forse sono un po’ così: un po’ malinconici, un po’ autunnali, solitari, pignoli, pessimi partner e ottimi singoli. Hanno una grande vita interiore che non necessita di mondanità per esprimersi. Nello stesso tempo forse sono fin troppo preda di umor nero, di attacchi di atrabile, insomma di malinconia.» 3. Chi parla così di se stesso è Pier Vittorio

2 M. Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere , Milano, Adelhi, 2007, p. 19. 3 Tondelli 2000, p. 33. 2

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

Tondelli. Appassionato di oroscopi ed astrologia, lo scrittore di Correggio inserisce spesso queste tematiche tanto nelle sue opere (si pensi, ad esempio, ai Biglietti agli amici , in cui unisce i domicili dei pianeti alle tavole angeliche), quanto nelle sue considerazioni personali. Difficile immaginare, quindi, che Tondelli non avesse mai pensato a Mercurio, domicilio astrale del suo segno, ed alle caratteristiche che questo domicilio astrologico comporta. Molte fonti sottolineano come Mercurio in Vergine caratterizzi persone attente, logiche e razionali, che hanno sempre bisogno di conoscere tutto fin nei minimi particolari. La loro mente è ampia, concreta, critica, e dà loro grandi doti di osservazione e di analisi dei risultati, con una tendenza di fondo all'enciclopedismo. Caratteristiche rilevabili in tutta la produzione tondelliana e, in particolare, in quella saggistica e giornalistica; per la quale, a ragione, si può parlare di enciclopedismo. Cos'altro è, infatti, Un weekend postmoderno se non una profonda ed accurata enciclopedia (o Bibbia, che dir si voglia) degli anni '80? Un'eccezionale madeleine per chi quegli anni li ha vissuti in prima persona, ed un indispensabile compendio per chi (come il sottoscritto) è arrivato, anagraficamente parlando, con un decennio di ritardo. Proprio in Un weekend postmoderno , fedeli alla ricerca di quella “vita interiore che non necessita di mondanità per esprimersi”, troviamo la riproposizione di una delle prime e più complete dichiarazioni d'amore che, dalle pagine di Rockstar dove teneva la rubrica “Culture Club”, Tondelli aveva riservato ad un altro artista domiciliato in Mercurio: il sopracitato Morrissey - Moz, leader indiscusso degli Smiths:

Il “bel tenebroso” continua a consolarci con la sua voce sensuale, strascicata e maledetta: l'unica un po' perversa che questi primi anni ottanta -obsoleti, invece, di falsetti e

3

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

mezzeseghe- ci abbiano dato. 4

E ancora:

A parte la piacevole arditezza delle proposte acustiche degli esordi […] il lato letterario è quello che avvince maggiormente negli Smiths. Un lato letterario che potrebbe lasciare anche perplessi (quel Morrissey fotografato sempre accanto alle stesse edizioni di Oscar Wilde: avrà letto solo quello?), ma che poi emerge dai testi prepotente e ben indirizzato. 5

L'articolo è del 1986 e, come possiamo notare, ciò che colpisce Tondelli non è solamente l'aspetto musicale e l'originalità tematica degli Smiths (per altro ben sottolineati ed evidenziati grazie al loro essere lontani «dalle scheccate di Freddie Mercury, dalla zuccherosità dei Bronski Beat, dalle baracconate Bowie-Iggy Pop, dalla tenebrosità dannata di Lou Reed, dagli inni Gay-Pride di Tom Robbins» 6), piuttosto la vena prettamente letteraria dei testi di Morrissey. Una vena che, se pur inizialmente mitigata dal dubbio amletico “avrà letto solo Oscar Wilde?” (in questa domanda Tondelli sottovalutava l'importanza iconoclastica e talismanica che le opere di Wilde hanno sempre assunto nel Morrissey- pensiero: «Mentre brancolavo nella tarda adolescenza ero piuttosto isolato e Oscar Wilde era diventato ancora più importante[...] Crescendo, l'adorazione aumenta. Non mi separo mai da lui. È quasi una Bibbia. Un rosario da portare sempre con sé» 7), finisce con rivelarsi intima e genuina, fino a spingere Tondelli ad accostarne i testi ai vari Joyce, Musil, Dylan Thomas, Sartre e Lee Masters, puntando soprattutto l'attenzione su un aspetto molto caro allo stesso scrittore correggese:

4 P.V. Tondelli, Un weekend postmoderno , in Opere vol. II (Cronache, saggi, conversazioni) , Milano, Bompiani, 2005, p. 327. 5 Ivi. 6 Ivi. 7 Morrissey, “Smash Hits”, 21 giugno – 4 luglio 1984, in L'importanza di essere Morrissey (a cura di P. A. Woods), Milano, ISBN edizioni, 2010, p. 23. 4

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

quella stagione dell'adolescenza, e della prima giovinezza, avara di piacevolezze e ricca invece di difficoltà, di domande non risolte, di angosce, di struggimenti, di conflitti, di passioni, di intensità autodistruttive, di star male... 8

Tematiche che lo stesso Tondelli aveva trattato nel suo folgorante libro d'esordio, Altri Libertini , nel quale, similmente ai primi album degli Smiths, la novità era rappresentata non solamente dallo stile, bensì dall'aver dato voce ad una fauna di personaggi che non erano ancora riusciti a trovare spazio nelle pagine della letteratura italiana. Un po' ciò che successe a Morrissey con l'introduzione di nuovi argomenti e di un diverso tipo di impegno in quella che, fino ad allora, era pura musica da intrattenimento: la pop music degli anni '80:

Troppe popstar non sono di buon esempio. I giovani hanno bisogno di figure di riferimento, per lo meno io, e la musica leggera è l'unica cosa che gli è rimasta. Non leggono libri, non credono ai film. C'è soltanto la musica, e molte popstar offrono modelli vuoti e inutili, oppure si accontentano di essere incomprensibili e misteriosi. Noi non saremo mai incomprensibili, non potremmo mai essere incomprensibili, perché nei miei testi uso un linguaggio essenziale. Parole semplici ma abbastanza forti, spero. 9

Inutile cercare di far passare sottotraccia le analogie tra Tondelli e Morrissey: l'importanza dell'artista come figura di riferimento e sprono (il progetto tondelliano degli Under-25, ed esempio), il valore del messaggio, l'uso di un linguaggio essenziale ma forte, il recupero di una dimensione “pop” (da non confondersi, però, con il significato che questo termine ha

8 P.V. Tondelli, Un weekend postmoderno , in Opere vol. II (Cronache, saggi, conversazioni) , Milano, Bompiani, 2005, p. 328. 9 Morrissey, “Hot press”, 4 maggio 1984, in L'importanza di essere Morrissey (a cura di P. A. Woods), Milano, ISBN edizioni, 2010, p. 46. 5

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

assunto a partire dagli “anni zero”...) capace di arrivare a tutti e di veicolare quelle voci di cui sopra. Non può stupire, quindi, la capacità di Tondelli non solo di comprendere in maniera analitica i testi di Morrissey, quanto più di identificarsi con gli stessi, fino a dar loro una collocazione autonoma nella sua opera letteraria. L'articolo monografico sugli Smiths apparso su “Rockstar”, quindi, svolge ottimamente la prima funzione: quella che potremmo definire ermeneutica, divulgativa. L'aspetto più intimo e personale del rapporto con Morrissey, però, Tondelli lo riserva alle pagine narrative, con esiti del tutto inaspettati.

2. Atlante sentimentale

L'“esordio” di Morrissey nella narrativa tondelliana avviene con Rimini (1985), certamente il più cinematografico tra i romanzi di Tondelli:

Io penso che un libro ha del cinematografico quando riproduce sulla pagina la sontuosità del linguaggio cinematografico che è musica, che è suono, che è luce, che è recitazione, che è il fatto visivo, e che non ha nulla a che vedere con la sceneggiatura cinematografica. 10

In un'operazione del genere la musica diviene non solo colonna sonora ideale, quanto più parte fondante e strutturale della narrativa stessa, accentuando la già notevole importanza rivestita nelle precedenti opere tondelliane 11 . Non a caso, infatti, in appendice al testo l'autore correggese elenca una selezione di musiche per il romanzo, tra le quali, appunto, figurano tre

10 P.V. Tondelli, conversazione con P. Spirito, “Il Piccolo”, 3 luglio 1985. 11 Nonostante l'ampissimo background musicale di Tondelli, con il passaggio da Pao Pao a Rimini assistiamo al quasi contemporaneo e non casuale passaggio dal punk-rock dei Clash al pop-rock degli Smiths: «Sì, in effetti i Clash mi hanno accompagnato per tutta la naja. Ho rischiato moltissimo per andare a sentirli a Bologna, nel 1980...» (Tondelli intervistato da G. Tesio, M'è sembrato di capire com'è la felicità , “La Stampa”, 15 gennaio 1982). 6

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

pezzi degli Smiths. Si tratta di “Suffer little boy” 12 , “Reel around the fountain” e “I don't owe you anything” tutti brani tratti dall'omonimo album d'esordio degli Smiths, pubblicato il 20 febbraio 1984. Il contributo degli Smiths a Rimini , però, non si ferma qui. Tondelli, notevolmente colpito dai testi malinconici e romantici di Morrissey, attua un calco vero e proprio, riportando un'intera strofa di “I don't owe you anything” in uno dei passaggi più riusciti dell'intero romanzo: la scena dell'inaspettato incontro (ad anni di distanza) tra Bruno e Aelred:

Conosceva molto bene quella canzone. La ripescò dalla memoria. Faceva: Did I really walk this way/Just to hear you say/“Oh, I don't want to go out tonight”... I ricordi si scatenarono l'uno nell'altro, lo stordirono. L'ombra lo aveva ormai raggiunto e continuava a canticchiare: I don't owe you anything/But you owe me something/Repay me now... Bruno vide un ciuffo di capelli biondi. Alzò la mano come per accarezzarli. “Aelred” soffiò. “Come hai fatto a trovarmi ancora?” 13

Come possiamo notare, le liriche di Morrissey assumono un valore letterario all'interno del brano sopracitato. Il testo di “I don't owe you anything” (traduzione: io non ti devo nulla) si incastra perfettamente con ciò che Aelred vuole comunicare a Bruno. Nella loro relazione, che per Bruno è stata fonte di grande sofferenza, Aelred vuole rimarcare il suo ruolo di carnefice involontario: non si sente colpevole del dolore inflitto a Bruno, e non sente di essere in debito nei suoi confronti. Per rimarcare questo messaggio utilizza una canzone degli Smiths, il cui testo incarna i sentimenti ed il pensiero di Aelred. La sinestesia tra la musica, il ricordo e la presenza di Aelred è pressoché automatica per Bruno.

12 In realtà il titolo del brano degli Smiths è “Suffer little children”: con molta probabilità si tratta di un refuso “musicale” di Tondelli, il quale, nell'articolo del 1986 su “Rockstar”, però, lo citerà correttamente. 13 P.V. Tondelli, Rimini , in Opere vol. I (Romanzi, teatro, racconti) , Milano, Bompiani, 2005, p. 611. 7

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

Non c'è solo Rimini , però, a descrivere il rapporto Tondelli – Morrissey. Detto dei brani di The Smiths segnalati in appendice al romanzo, l'intimità che Tondelli legge nei testi di Morrissey lo spinge a citarne parti ritenute significative anche nei lavori successivi. Nel livre d'heures tondelliano che è Biglietti agli amici (consegnato ai 24 intimi destinatari la notte di Natale del 1986, ma su cui Tondelli stava lavorando già dal 1984) troviamo un'altra ampia e pregnante citazione di un brano degli Smiths. Il biglietto è il numero 16, per la quarta ora del giorno, destinatario S.Z. Il brano è “I Know it's Over”, presente nell'album The Queen is Dead . Il passaggio prescelto è il seguente:

Love is Natural and Real But not for you, my love Not tonight, my love Love is Natural and Real But not for such as You and I, my love. 14

Dato il carattere intimo ed esoterico di Biglietti agli amici , cercare un collegamento tra il messaggio ed il testo è un'operazione se non propriamente impossibile, quanto più scorretta. Registriamo, però, due aspetti importanti che emergono dalla scelta di Tondelli di citare per l'ennesima volta un brano degli Smiths (e, segnatamente, di Morrissey, paroliere del gruppo). Innanzi tutto l'importanza ed il fascino che i testi dell'artista mancuniano esercitano sullo scrittore correggese; importanza e fascino facilmente riscontrabili soprattutto alla luce del fatto che tra i 24 biglietti ci sono solo 3 citazioni musicali tout court : Assieme agli Smiths,

14 P.V. Tondelli, Biglietti agli amici , in Opere vol. I (Romanzi, teatro, racconti) , Milano, Bompiani, 2005. 8

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

infatti, troviamo solo Joe Jackson e Leonard Cohen. Se riflettiamo nuovamente sull'“enciclopedica” cultura musicale di Tondelli, non possiamo non sottolineare come il trovare spazio all'interno delle citazioni musicali dei Biglietti possa esser stato possibile solamente in virtù di una marcata immedesimazione emotiva e sentimentale tra lo scrittore e il cantante. Tra il testo ed il messaggio che le parole stesse vogliono comunicare. Il secondo aspetto è la passione (o meglio, il «tifo sportivo») che Tondelli continua a nutrire nei confronti degli Smiths. The Queen is Dead esce infatti nel giugno del 1986 (dopo il mediocre Meat is Murder dell'anno precedente); nonostante Tondelli scriva l'articolo monografico sugli Smiths per “Rockstar” nei primi mesi del 1986 (articolo in cui dichiara di non aver ancora tra le mani l'ultimo album), ciò non toglie che nei mesi successivi, ovvero durante le ultime fasi della redazione di Biglietti agli amici , lo scrittore trovi il tempo di ascoltare The Queen is Dead e di restarne così colpito da decidere di inserire all'interno dell'opera l'ennesima citazione di Morrissey, a testimonianza (se ancora ce ne fosse bisogno) della “cotta musicale” presa il vecchio Moz.

3. Amori separati

Nemmeno la fine degli Smiths (datata 1987, con l'ultimo album in studio Strangeways, Here We Come ) riesce a minare l'interesse di Tondelli per Morrissey. Il 1988, infatti, oltre ad essere l'anno in cui lo scrittore correggese inizia a lavorare più intensamente ad un nuovo romanzo ( Camere Separate , che sarà l'ultimo romanzo di Tondelli, prende forma nella mente dello scrittore e negli appunti preparatori già dal 1987, ma la stesura si concretizzerà nel

9

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

biennio 1988-89, come testimoniano i carteggi con Wahl e Tagliaferri), è anche l'anno di uscita del primo lavoro solista di Morrissey: Viva Hate . Inutile dire che Tondelli non tarda ad accaparrarselo:

A Parigi Viva Hate di Morrissey, ossessivamente presente nei miei spostamenti in aereo, sui treni della banlieu , in certi pomeriggi-sere prima di uscire quando nella tua stanza d'albergo vorresti solamente un buon rum forte e ghiacciato che ti carichi per la serata […] bene, a Parigi, Viva Hate mi è entrato nel sangue soffusamente un sabato mattina in cui mi recavo a Versailles... 15

L'atmosfera parigina evocata da Tondelli in questo passaggio è facilmente riscontrabile in certi passaggi di Camere Separate: i bicchieri di rum consumati da Leo prima di uscire, i continui spostamenti in aereo, il caricarsi per le serate. Non stupisce, quindi, che anche dei brani di Viva Hate vengano citati diffusamente nell'ultimo romanzo di Tondelli, a testimonianza di quell'attenta lettura dei testi che sembra confermare le “paure” dello stesso Morrissey in occasione dell'uscita dell'album:

...ero arrivato a un punto in cui non volevo più lasciarmi coinvolgere dalle emozioni. Volevo una scrittura semplice, e per altri versi volevo quasi che il resto prendesse il sopravvento. Ma non è andata così, nell'accoglienza che ha avuto il disco. Tanta gente che ha comprato Viva Hate e comprava i dischi degli Smiths addirittura si studiava per giorni il foglio dei testi prima di mettere il disco. 16

Dopo queste parole, ci risulta inevitabile immaginarci Tondelli a Parigi, mentre ascolta

15 P.V. Tondelli, Quarantacinque giri per dieci anni , in Opere vol. II (Cronache, saggi, conversazioni) , Milano, Bompiani, 2005, p. 672. 16 Morrissey, “Sounds”, 18 giugno 1988, in L'importanza di essere Morrissey (a cura di P. A. Woods), Milano, ISBN edizioni, 2010, p. 149. 10

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

Viva Hate di Morrissey, e ne sbircia i testi; cercando di impadronirsi tanto delle parole quanto del sound; stupendosi, quasi, sia dei cambiamenti di Moz («questo album intenso e soft, assorto con quel tanto di sguincio e di kitsch così ben mischiati nella voce di Morrissey» 17 ), che dei propri («La voce di Morrissey […] era perfetta. Non avrei mai immaginato tanta assorta tenerezza per quel duro che sono diventato»18 ). Ecco quindi che l'“assorta tenerezza” del nuovo, duro, Tondelli, diviene la durezza di Leo, che si rivolge a Eugenio citando il Morrissey di , in una scena che ricorda molto quella tra Aelred e Bruno in Rimini , con il canticchiare dei tesi di Morrissey utilizzato per comunicare un messaggio autonomo tra due personaggi del romanzo:

Altre volte, benignamente, Leo scherza sull'atteggiamento di Eugenio e gli canticchia Suedehead : “Why do you come here, why, why do you hang around?”, poi si accorge che, dietro ai sorrisi, Eugenio ne è ferito. 19

Se questo passaggio rimanda a Rimini (o, più correttamente, all'utilizzo delle canzoni di Morrissey che lì vi veniva fatto), l'ultima citazione di Moz in un romanzo tondelliano sembra quasi voler chiudere il cerchio, e rispondere idealmente a quel biglietto numero 16 dei Biglietti agli amici , in cui l'amore veniva definito «natural and real, but not for such as you and I, my love». In chiusura di C amere Separate , infatti, Leo appare deciso a riprendere in mano la sua esistenza, affermando la sua forza nata dal dolore e dall'abbandono e, allo stesso tempo, ritornando al mondo, come un uomo nuovo, più sereno, più fiducioso del suo amore:

17 P.V. Tondelli, Quarantacinque giri per dieci anni , in Opere vol. II (Cronache, saggi, conversazioni) , Milano, Bompiani, 2005, p. 672. 18 Ivi , p. 673. 19 P.V. Tondelli, Camere Separate , in Opere vol. I (Romanzi, teatro, racconti) , Milano, Bompiani, 2005, p. 1095. 11

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

Allora pensa all'Italia, ai suoi amici, a Eugenio che verrà a prenderlo a Milano e per il quale ha comprato alcuni regali. Segue le parole della canzone di Morrissey: “Oh, I'm so glad to grow older, to move away from those younger years, now I'm in love for the first time”. 20

La separazione dall'adolescenza e dalla prima giovinezza citata in precedenza ha avuto luogo per entrambi. Per Leo/Tondelli e per lo stesso Morrissey. Ora possono innamorarsi (ma di un amore in senso lato, ampio, esteso al di là dell'aspetto sentimentale) per la prima volta, così da dire che «in questa voce, in questo grido, posso cogliere le speranze del ragazzo che sono stato e dei ragazzi che tutti siamo stati. Morrissey ha buon gioco: “I am human, and I need to be loved.”» 21

4. WunderKitsch

Ricordiamoci due parole “inconsuete” utilizzate in precedenza: cotta e kitsch. In uno degli ultimi pezzi di Un weekend postmoderno , datato 1989 (il riferimento a Disintegration dei Cure, uscito il 1 maggio 1989, fa pensare che l'articolo sia stato scritto nella seconda metà dell'anno), Tondelli scrive: «e, finalmente, anch'io diventerò un fan di Robert Smith, un po' deluso dalla ripetitività, ahimè, del buon Morrissey...» 22 . Come tutte le “cotte”, infatti, anche quella importante e duratura di Tondelli per Morrissey ha fine o, per lo meno, vive momenti di appannamento. Gli ultimi anni di Tondelli sono sì ricchi di soddisfazioni letterarie ed umane, ma sono anni duri dal punto di vista fisico. La malattia incombe e i prodromi allusivo- descrittivi già presenti nelle ultime pagine di Camere Separate vengono sopraffatti

20 Ivi , p. 1105. La canzone cui fa riferimento è “Break up the family” di Morrissey, sempre da Viva Hate . 21 P.V. Tondelli, Un weekend postmoderno , in Opere vol. II (Cronache, saggi, conversazioni) , Milano, Bompiani, 2005, p. 330. 22 P.V. Tondelli, Un weekend postmoderno , in Opere vol. II (Cronache, saggi, conversazioni) , Milano, Bompiani, 2005, p. 608. 12

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

dall'evidenza della sofferenza e della consunzione fisica. Il Tondelli del 1988, quello che aveva lodato l'ultimo lavoro di Morrissey sottolineandone il perfetto connubio di sguincio e kitsch, è fisicamente e musicalmente distante anni luce dal Tondelli del 1989. Kundera afferma che «il Kitsch è la negazione assoluta della merda, in senso tanto letterale quanto figurato: il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell'esistenza umana è essenzialmente inaccettabile» 23 . L'uomo Steven Patrick Morrissey, per essere il Morrissey cantante, ex frontman degli Smiths, icona degli anni '80, autore di alcune tra le canzoni più belle che il pop-rock ricordi, ha dovuto eliminare tutto ciò, esibendo una sessualità ambigua (Morrissey non ha mai preso posizione in tale campo), una castità forzata, un abbigliamento estremo, un intellettualismo e delle pose perfettamente kitsch (come notava giustamente Tondelli). Ora, però, il tempo del kitsch era finito, ed il Tondelli uscito diverso e distrutto da Camere Separate ( il Tondelli, insomma, costretto ormai ad accettare anche l'inaccettabile epilogo della vita) non può non trovare noiose e ripetitive certe esibizioni di Moz. Tanto da chiamarlo “il buon Morrissey”, così come si potrebbe chiamare un vecchio amore che, spintosi troppo in là nel farsi adorare e desiderare, ha finito con il disperdere ogni tipo di interesse tanto sessuale quanto mentale nei propri confronti.

Inizialmente avevo scritto che questa era la storia di un'affinità elettiva narrata sotto forma di metafora. Anche le affinità elettive, dopotutto, bruciano di se stesse, giungendo così a conclusione. Se si trattasse di un film, direi che sarebbe doveroso raccontare come si sono concluse le reciproche esistenze dei suoi protagonisti. Con i titoli di coda ad evidenziare i loro sviluppi. La caduta all'inferno del Morrissey kitsch è durata un decennio, consumando buona

23 M. Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere , Milano, Adelhi, 2007, p. 254. 13

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .

parte degli anni novanta e dei primi anni zero. Il suo ritorno al successo si è concretizzato soltanto negli ultimi anni. La rinascita, inaspettata e quasi mitica, della sua figura artistica è passata per un parziale abbandono di quel kitsch, e per una presa di coscienza di sé, maggiore e più umanizzante. Tondelli ci ha lasciati prima; senza la necessità di rielaborare la sua poetica, o di dare ad essa nuova forma. Guardando indietro, si ha come l'impressione che a lui tutto fosse chiaro fin dall'inizio, anche nelle affinità elettive metaforiche.

-In fondo ve lo avevo già detto- sembra dire Tondelli in dissolvenza, rum in mano, mentre i titoli di coda lasciano spazio al nero della sala cinematografica -noi della Vergine siamo così: un po’ malinconici, un po’ autunnali, solitari, pignoli, pessimi partner e ottimi singoli...-.

14

Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 17 dicembre 2011. Intervento di Andrea Gratton: Morrisey non va in tour a dicembre .