Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

0.0.0 PREMESSA...... 3 0.1.0 IL QUADRO NORMATIIVO REGIIONALE: EVOLUZIIONE E PROSPETTIIVE ...... 3 0.2.0 IL PUC NELL’ATTUALE QUADRO NORMATIIVO REGIIONALE...... 5 CAPO I ANALISI E QUADRO CONOSCITIVO...... 7 A.0 – INQUADRAMENTO E GENERALIITÀ...... 7 A.0.1 Inquadramento territoriale – Analisi del contesto ...... 7 A.0.2 Sistema della mobilità ...... 8 A..0..2..1 - Liivellllo dii iinttegraziione con lle diiverse modalliittà dii ttrasportto urbano ...... 10 A..0..2..2 - Presttaziionii iinffrasttrutttturallii da garanttiire ...... 11 A.0.3 – Uso e assetto del territorio – Cenni storici...... 11 A.0.4 Patrimonio storicoarchitettonico ...... 17 A.1 – QUADRO CONOSCIITIIVO NORMATIIVO ...... 25 A.1.1 Corredo urbanistico attuale ...... 25 A.1.2 Vincoli derivanti da norme ambientali – Vincoli beni culturali Rispetti Altri vincoli...... 26 A..1..2..1 - Viincollii paesiisttiicii œ ex 431//85...... 26 A..1..2..2 - Viincollii benii culltturallii...... 27 A..1..2..3 - Viincollii ambiienttallii...... 27 A..1..2..4 -Riispettttii...... 27 A..1..2..5 - Allttrii viincollii...... 27 A.2 – QUADRO CONOSCIITIIVO AMBIIENTALE...... 28 A.2.1 – Il Rischio sismico e geologico...... 28 A..2..1..1 œ Riischiio siismiico e cllassiiffiicaziione siismiica...... 28 A.2.2 – Autorità di Bacino – Piano di Bacino – Piani Stralcio ...... 31 Tav 1:: Piiano Sttrallciio Assetttto IIdrogeollogiico ...... 34 A.2.3 – Il Piano di Tutela delle Acque ...... 36 A.2.4 Rischio Alluvioni...... 37 A..2..4..1.. IIll Piiano dii Gesttiione dell Riischiio dii Alllluviione...... 37 A.2.5 – Progetto pilota torrente Salzola...... 41 A.3 PIIANIIFIICAZIIONE DII COORDIINAMENTO TERRIITORIIALE...... 44 A.3.1 Il Piano Territoriale Regionale (PTR)...... 44 A..3..1..1 - Gllii Ambiienttii IInsediiattiivii (AII) dell PTR...... 45 A..3..1..2 - II Siisttemii Terriittoriiallii dii Sviilluppo (STS) dell PTR...... 47 A..3..1..3 - II Campii Terriittoriiallii Compllessii (CTC) dell PTR...... 48 A..3..1..4 œ Le sttrattegiie dell PTR...... 50 A.3.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) ...... 55 A..3..2..1 - Siisttema IInsediiattiivo e Sttoriico Culltturalle ...... 57 A..3..2..2 - Siisttema Natturalliisttiico e Ambiienttalle dellllo Spaziio Ruralle Apertto...... 62 A..3..2..3 - Rette Ecollogiica::Schema dii Assetttto Sttrattegiico œ Sttrutttturalle...... 63 A..3..2..4 - Aree agriicolle e fforesttallii dii iintteresse sttrattegiico ...... 65 A..3..2..5 - Siisttema delllla Mobiilliittà,, delllle IInffrasttrutttture e deii Serviizii alllla Produziione ...... 66 A..3..2..6 - IIll siisttema produttttiivo...... 67 A.3.3 PSR 20072013 ...... 69 A.4 ANALIISII DEII DATII DEMOGRAFIICII...... 74 A.4.1 Andamento demografico comunale...... 74 A.4.2 Distribuzione della popolazione sul territorio...... 75 A.4.3 Analisi della struttura familiare e andamento del numero di famiglie...... 76 A.5 SIISTEMA IINSEDIIATIIVO E PATRIIMONIIO ABIITATIIVO ...... 77 A.5.1 Distribuzione, dotazione e titolo di godimento delle abitazioni ...... 77 A.5.2 Abitazioni non occupate da residenti o vuote ...... 79 A.5.3 Rapporto Vani/Stanze...... 79 A.5.4 Abitazioni occupate da residenti: grado di utilizzo ...... 80

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A.6 CARTA UNIICA DEL TERRIITORIIO (VIINCOLII, TUTELE E VULNERABIILIITÀ)...... 81 CAPO II DOCUMENTO STRATEGICO...... 82 B.2.0 TRASFORMABIILIITÀ AMBIIENTALE ED IINSEDIIATIIVA ...... 85 B.2.1 La Carta della Trasformabilità ambientale e insediativa...... 85 B.2.2 Principi e criteri perequativi e compensativi ...... 87

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0.0.0 PREMESSA

0.1.0 IL QUADRO NORMATIIVO REGIIONALE: EVOLUZIIONE E PROSPETTIIVE Ad oltre ventidue anni dalla prima legge urbanistica regionale (la L.R. n.14/82), la Regione nel 2004 ha rivisitato profondamente la disciplina di competenza, anche in conseguenza della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001. La L.R. n.16/2004 (“Norme sul governo del territorio”) ha quindi visto un primo periodo di applicazione durante il quale, a fronte di principi e procedure fortemente innovativi, mancavano adeguate indicazioni di metodo e prassi. A tale carenza la Regione ha inteso rimediare, in un certo qual modo, con una serie di direttive e norme tecniche approvate con delibere di G.R. n.627/2005, n.635/2005 e n.834/2007. In particolare, con l’ultima delle predette delibere, assunta quasi tre anni dopo l’entrata in vigore della L.R. n.16/2004, venivano emanate le —Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa“. Tuttavia, dette disposizioni non hanno avuto “lunga vita”. Infatti, dopo le modifiche “minori” alla L.R. n.16/2004 introdotte dalle LL.RR. 15/2005, 1/2007 ed 1/2008, la Regione ha rivisitato in maniera decisamente più profonda il quadro normativo regionale in materia di “governo del territorio”, introducendo ulteriori e più sostanziali innovazioni con la L.R. n.1/2011. L’innovazione più incisiva alla L.R. n.16/2004 è stata sicuramente l’introduzione dell’art.43bis, che rinvia ad un regolamento di attuazione la disciplina dei procedimenti di formazione degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica e di altri strumenti ed istituti connessi (accordi di programma, piani settoriali regionali, comparti edificatori, ecc…). Il Regolamento di Attuazione della L.R. n.16/2004 (R.R. n.5/2011) è stato quindi emanato il 4 agosto 2011 e pubblicato sul BURC n.53 dell’8 agosto 2011, ossia dopo quasi sette anni dalla promulgazione della legge originaria. Nel gennaio 2012, poi, l’AGC n.16 della Regione Campania ha rilasciato un —Manuale operativo del Regolamento“, contenente indicazioni di carattere operativo sull’applicazione delle norme procedimentali introdotte dal Regolamento, nell’intento di definire —un glossario condiviso tra gli operatori, che consenta alle Amministrazioni di esercitare la propria attività di pianificazione, adottando un linguaggio e omogenei parametri di riferimento“. Ciò malgrado, a tutt’oggi, a dieci anni dalla L.R. n.16/2004 e a tre anni dal Regolamento di attuazione, ancora non si è pervenuti ad una precisa ed univoca codificazione né sotto il profilo contenutistico, né sotto quello procedurale. Quanto innanzi si verifica principalmente in conseguenza delle incoerenze tuttora sussistenti tra la Legge e il Regolamento.

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In particolare, la prima stabilisce all’art.3, co.3, che —La pianificazione provinciale e comunale si attua mediante: a) disposizioni strutturali, con validità a tempo indeterminato …. b) disposizioni programmatiche tese a definire gli interventi … in archi temporali limitati, correlati alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali delle amministrazioni interessate“, senza esplicitare in modo chiaro la struttura progettuale degli strumenti di pianificazione, diversamente dalle Leggi urbanistiche di altre Regioni che sanciscono in modo chiaro l’autonomia tra la parte strutturale e la parte programmatica, con le rispettive diverse valenze e procedure. Nel contempo, il Regolamento stabilisce all’art.9 che —Tutti i piani disciplinati dalla legge regionale n.16/2004 si compongono del piano strutturale, a tempo indeterminato, e del piano programmatico, a termine …“, riportando per ciascuno dei suddetti due “piani” una precisa e distinta definizione dei rispettivi contenuti. Quanto innanzi sembra sanare la lacunosità dell’art.3 della L.R. n.16/2004, chiarendo la distinta natura e portata del piano strutturale (disposizioni strutturali) e del piano programmatico (disposizioni programmatiche). Tuttavia all’art.3 lo stesso Regolamento disciplina il procedimento di formazione e pubblicazione dei piani senza accennare alla distinzione tra piano strutturale e piano programmatico di cui al succitato art.9, dando così adito a diverse interpretazioni che rinvigoriscono l’incertezza applicativa. Inoltre, l’art.25 della L.R. n.16/2004 definisce gli Atti di Programmazione degli Interventi (API) come una elaborazione autonoma e successiva al PUC (cfr. art.25, co.1: —…in conformità alle previsioni del Puc e senza modificarne i contenuti“), ancorché da approvare —… per la prima volta contestualmente all‘approvazione del Puc“ (cfr. art.25, co.7), assunto che gli comunque gli API (assimilati ai “programmi pluriennali di attuazione”) vanno coordinati con i bilanci pluriennali e con la programmazione triennale delle OO.PP. dei Comuni, assumendo quindi una portata temporale limitata. Nel mentre, l’art.9, co.7, del Regolamento prevede che —Il piano programmatico/operativo del PUC … contiene altresì gli atti di programmazione degli interventi di cui all‘articolo 25 della legge regionale n.16/2004“, cosicché non risulta chiaro come possa un PUC, se interpretato come strumento urbanistico unitario ed unico, contenere al suo interno un elemento (gli API) che, da un lato, ha una portata temporale limitata e verosimilmente ancora più ristretta di quella del —piano programmatico“ e, dall’altro, deve essere obbligatoriamente conforme allo stesso PUC che lo contiene, che diviene così al tempo stesso un piano a tempo indeterminato ma anche a tempo determinato, un piano flessibile ma anche immutabile se non con una defatigante procedura di variante. Le incertezze, come può evincersi da quanto finora illustrato, sono molte e ad oggi risultano aggravate dalla Ordinanza del TAR di Napoli depositata il 14/05/2014, che in merito alla questione di legittimità costituzionale dell’articolo 43bis della L.R. n.16/2004 (ai sensi del quale è stato emanato il Regolamento di Attuazione n.5/2011), sollevata dal Comune di Napoli, ha disposto l’immediata trasmissione degli atti alla

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Corte Costituzionale per le valutazioni di competenza. Si opera, pertanto, in un contesto di incertezza e finanche di palpabile precarietà, tanto è vero che la questione è già oggetto di dibattito tra la Regione e gli organismi professionali della materia. Ad ogni modo, ad oggi il processo di formazione del piano deve necessariamente seguire il modulo contenutistico e procedurale tuttora in vigore, come di seguito riepilogato con la sistematicità resa possibile dalle circostanze appena illustrate.

0.2.0 IL PUC NELL’ATTUALE QUADRO NORMATIIVO REGIIONALE L’attività di pianificazione urbanistica comunale (come anche quella provinciale), nel sistema delineato dalla L.R. n.16/2004 (Norme sul governo del territorio), si esplica mediante (cfr. art.3, comma 3): a) disposizioni strutturali, con validità a tempo indeterminato, tese a individuare le linee fondamentali della trasformazione a lungo termine del territorio, in considerazione dei valori naturali, ambientali e storico- culturali, dell‘esigenza di difesa del suolo, dei rischi derivanti da calamità naturali, dell‘articolazione delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità; b) disposizioni programmatiche, tese a definire gli interventi di trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporali limitati, correlati alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali delle amministrazioni interessate. Il —Regolamento di attuazione per il Governo del Territorio“ del 04.08.2011, n.5, pubblicato sul BURC n.53 del 08.08.2011, all’art.9 ha definito i termini di attuazione del succitato art.3, stabilendo che: —Tutti i piani disciplinati dalla legge regionale n.16/2004 si compongono del piano strutturale, a tempo indeterminato, e del piano programmatico, a termine, come previsto all‘articolo 3 della L.R. n.16/2004“.

Inoltre, il Regolamento n.5/2011 introduce lo strumento del PIIANO PRELIIMIINARE che, unitamente al

RAPPORTO AMBIIENTALE PRELIIMIINARE (cfr. Regolam. n.5/2011 art.2, co.4; art.3, co.1; art.7, co.2), costituisce la base di partenza per le attività di consultazione, condivisione e partecipazione che dovranno portare alla definizione di un quadro pianificatorio comunale “sostenibile” non solo sotto il profilo “ambientale”, ma anche sotto il profilo “sociale”. Il “Manuale operativo del Regolamento”, nell’intento di esplicitare le procedure di formazione degli strumenti di Governo del Territorio previsti dalla L.R.16/04, prevede che il Comune, in qualità di proponente, elabora il PIIANO PRELIIMIINARE del PUC, composto da indicazioni strutturali e da un documento strategico. Il Preliminare, insieme ad un “Rapporto Preliminare sui possibili effetti ambientali significativi dell’attuazione del PUC”, diventano quindi il “corpus” per l’avvio delle procedure contestuali di VAS e di Pianificazione, base per l’Auditing con le Associazioni e con i soggetti pubblici interessati e base per la consultazione con gli SCA (Soggetti con competenze ambientali). Alla luce di quanto esposto, il Piano Preliminare è un documento di ipotesi sul nuovo PUC, basato su un

RELAZIONE Pag. 5 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare quadro conoscitivo di prima approssimazione e contente un complesso di obiettivi strategici preliminari; un documento “informale”, non esaustivo né prescrittivo, fatto per suscitare la discussione intorno alle ipotesi in esso rappresentate. In altre parole, lo scopo del Piano Preliminare è di stimolare, sin dalle fasi iniziali della redazione del Piano, la partecipazione di cittadini, Enti ed organizzazioni affinché questi, quali soggetti che concretamente vivono e operano sul territorio, possano fornire informazioni e contributi utili a definire un quadro conoscitivo e programmatico condiviso per il territorio. Contemporaneamente, ulteriori contributi, in tal senso, potranno essere forniti dai soggetti con competenze ambientali (SCA) ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. . Pertanto appare evidente che, dopo la fase preliminare, il momento partecipativo e la consultazione degli SCA, il Piano Strutturale potrà avere contenuti anche sensibilmente diversi da quelli del Piano Preliminare.

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CAPO I ANALISI E QUADRO CONOSCITIVO

A.0 – INQUADRAMENTO E GENERALIITÀ

A.0.1 - Inquadramento territoriale œ Analisi del contesto Situata dai 276 ai 553 m. s.l.m.(con un’altitudine del centro abitato di 294 mt s.l.m.), di superficie territoriale pari a 8,53 kmq. in provincia di , e sviluppatasi intorno allo specus Martyrum (IV sec.) e al castello di Truppoaldo da cui prese il nome (X sec.), la città di Atripalda vanta una storia millenaria che affonda le sue radici nella città di Abellinum della quale cospicue testimonianze vengono alla luce in località Civita. Contigua al comune di Avellino, Atripalda dista dal centro del capoluogo di Provincia circa 4 Km e confina, inoltre, con i comuni di , Avellino, , , , , . L’intero ambito territoriale di Atripalda si caratterizza per la presenza di importanti attrattori, tra i quali, oltre la città capoluogo di Avellino e l’importante svincolo autostradale di Avellino Est, si ricorda il polo industriale della zona A.S.I. di Pianodardine. Dal punto di vista morfologico, il territorio è caratterizzato da una conca pedemontana alle pendici del Monte Partenio, tanto da essere ricompresa nella Regione Agraria n.8 – Colline di Avellino. Il sistema insediativo comunale è costituito oltre che dal centro capoluogo, contiguo all’abitato di Avellino ed ai centri di FaenzeraPastenaca del Comune di Manocalzati e Macchie del Comune di San Potito Ultra, dalla località San Vincenzo, contigua al Centro Sabina del Comune di Aiello del Sabato ed al centro Cesinali del comune omonimo, e dalla Località Alvanite. Il campo rurale aperto è interessato da nuclei e aggregati prevalentemente residenziali sviluppati lungo la viabilità locale (strade provinciali), così come evidenziato anche dallo stesso documento preliminare del PTCP della Provincia di Avellino nella Carta della naturalità (tavola 1.1.1b) . Sotto il profilo ambientale naturalistico il territorio è caratterizzato dalla presenza di un articolato reticolo idrografico definito dal Fiume Sabato e dai torrenti Salzola e Fenestrelle, dalla presenza di numerose aree boscate e mosaici agricoli di grana minuta, a tratti in condizioni di notevole frammentazione ecologica per la presenza del reticolo infrastrutturale, di nuclei ed aggregati insediativi e di manufatti minori. Di particolare interesse risulta essere il Parco Pubblico. Ad ovest il territorio comunale si caratterizza per la predominanza di una copertura a boschi di latifoglie, per la presenza di terreni utilizzati a pascolo naturale o pascolo non utilizzato, nonché per sistemi colturali complessi. Sul declivio di una ridente collina con clima particolarmente asciutto e soleggiato si estende il verde lussureggiante del Parco di S. Gregorio Pietramara che domina tutta la valle del Sabato. Lassù, secondo un’antica tradizione, era presente un tempio romano, il leggendario Atrio di Pallade, da cui sarebbe derivato il nome di Atripalda, e tutt’ora, in zona Pietramara, si individuano i resti di un acquedotto

RELAZIONE Pag. 7 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare romano. Scipione Bellabona, nel ´600 parlò dell'esistenza di un bosco paludoso, "atra palus", e di un fiume che lo costeggiava, il Salzola. Al suo interno sono presenti quattro antiche case coloniche dirute ed alcuni pozzi per attingere l’acqua sorgiva, di cui uno particolarmente antico, ricoperto di edere e numerose liane, che testimoniano sia la straordinaria ricchezza di acque che la bellezza selvaggia dei luoghi. Le piante arboree più diffuse nel parco sono pino strobo, pino eccelsoe pino insigne, mentre accanto alle case coloniche si ritrovano alberi da frutto ed arbusti pregiati (mortelle); dovunque il terreno è ricoperto di edere e fragole di bosco. Indicatore Fonte Unità di misura Valore Superficie ISTAT Kmq 8,53 Pop. Residente (31.12.2013) ISTAT Ab 11.029 Densità (31.12.2013) Ab/Kmq 1.293 Altitudine del centro ISTAT m. 294 Altitudine minima ISTAT m. 276 Altitudine massima ISTAT m. 553

Il progetto di Piano, pertanto, non potrà prescindere da tali caratterizzazioni fondamentali del territorio, meglio dettagliate di seguito.

A.0.2 - Sistema della mobilità L’ambito territoriale così definito è servito da alcune importanti infrastrutture di comunicazione quali, in primis, il raccordo autostradale Avellino che assicura i collegamenti verso sud (Autostrada A3/ Napoli – Reggio Calabria) e che, in particolare, collega il capoluogo irpino con il polo universitario dell’Università di Salerno presso Fisciano, a pochi metri dall’uscita omonima del raccordo, ed il casello autostradale Avellino Est della A16/ Napoli Bari che garantisce i collegamenti tra il versante tirrenico e quello adriatico del paese, nonchè i collegamenti con le zone dell’Alta dal lato orientale e col napoletano dal lato occidentale. Il territorio è inoltre servito dalla Circumvallazione Sud di Avellino o Variante, una sorta di tangenziale sud del capoluogo irpino, in comune con il tratto finale della SS7 bis che collega il casello di Avellino Ovest dell’A16 con la SS 7 presso il casello di Avellino Est dell’autostrada A16. Questa strada, in particolare nei momenti di festa cittadina o in occasione del mercato, offre un ottimo collegamento tra la zona periferica di Atripalda con l'altra parte della città, oltre che con l'autostrada. La S.P.24, detta anche Tufarole – Aiello, garantisce i collegamenti con i comuni contermini dell’area urbana meridionale di Avellino ed il collegamento con la Strada dei Due Principati S.S. 88 che collega Salerno, Avellino e Benevento terminando presso Morcone nell’area beneventana ed attraversando l’avellinese prima e la Valle dell’Irno poi per terminare a Salerno. la S.P. 162 collega Atripalda con il serinese, la S.P. 61 con Manocalzati, e la Strada

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Nazionale delle Puglie S.S. 7. Inoltre la città è servita dalla vicinissima stazione ferroviaria di Avellino, ai confini comunali, che la collega a Benevento e Salerno e la collegava alle aree dell’alta Irpinia attraverso la ormai disattivata storica ferrovia Avellino – Rocchetta Sant’Antonio. Numerosi sono anche i collegamenti della mobilità urbana che la collegano ad Avellino ed alla sua area urbana. Il Comune di Atripalda si inserisce, secondo la classificazione posta in essere nel PTR ex L.13/08, nel Campo Territoriale Complesso n. 4 Area Interprovinciale Caserta – Benevento Avellino, contesto territoriale che si colloca al centro della parte settentrionale del territorio regionale, in un’area intermedia tra le province di Benevento e di Avellino. I collegamenti stradali extraregionali che si dipartono da questo campo sono l’autostrada A16 (attraverso il raccordo “Castel del LagoBenevento” tra l’A16 e la tangenziale di Benevento), la SS 88 “dei due principati” e la SS 212 (direzione Molise), la SS 369 e la SS 90 bis “delle Puglie” (direzione Foggia). Le linee ferroviarie a servizio di quest’area sono cinque: la CancelloBenevento, la CasertaBenevento, la

BeneventoFoggia, la BeneventoAvellino e la BeneventoCampobasso. Gli interventi infrastrutturali previsti consentono il perfezionamento del sistema della mobilità mediante la chiusura della maglia autostradale tra i capoluoghi di Provincia della Campania, il collegamento del territorio compreso tra Caserta e Benevento alle aree costiere ed alla rete autostradale nazionale e il miglioramento delle condizioni di accessibilità delle aree interne della provincia di Benevento e di Avellino.

Dette previsioni di interconnessione tra le aree interessate e le reti nazionali, incrociandosi con alcune componenti strutturali della rete ecologica e del sistema dei valori paesistici ed ambientali, dovranno

RELAZIONE Pag. 9 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare essere attuate attraverso interventi per i quali siano valutati con attenzione gli impatti in termini di sistema. A livello locale un intervento programmato è l’asse attrezzato Pianodardine – Valle Caudina, infrastruttura stradale volta a collegare gli agglomerati ASI di Pianodardine (Avellino) con quelli della Valle Caudina (), nell’ambito delle aree industriali del Consorzio ASI della Provincia di Avellino. L’asse, attraversando territori a cavallo tra le province di Avellino e di Benevento alla base del Partenio, di grande valore agricolo (produzione vitivinicola di grande qualità, come ad es. le aree del Tufo) e paesaggistico, collegherà l’area di Pianodardine (Avellino) con il Comune di Airola, collegandosi poi con la Strada Fondovalle Isclero, passando per i comuni di , S. Martino Valle Caudina e Cervinara.

A.0.2.1 Livello di integrazione con le diverse modalità di trasporto urbano La mobilità urbana all’interno del territorio comunale e con il centro di Avellino è garantita da diverse linee di autobus, che viaggiano verso il capoluogo. La mobilità ed il trasporto nel comune di Atripalda è per lo più caratterizzato dalla tipologia su gomma, l’asse di maggior interesse è la SS7 che segna i collegamenti con , verso sud, ed verso nord, oltreché con tutti gli altri vari comuni dell’Alta Irpinia. Altre forme di mobilità riguardano quella su rotaia, data la vicinanza e perciò, facilmente raggiungibile, la stazione della FS sita nel comune confinante di Avellino a ridosso del confine comunale con Atripalda. E’ da sottolineare, infine, che in seguito all’Accordo di Reciprocità è stato redatto il Piano Strategico di Avellino che prevede la realizzazione di un sistema di metropolitana leggera che collega tutto l’hinterland avellinese da ovest, , ad est, Atripalda.

ACCORDO DI RECIPROCITÀ SISTEMA INTERCOMUNALE AVELLINESE TAV N.5 MOBILITÀ SOSTENIBILE DI PERSONE E MERCI

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A.0.2.2 Prestazioni infrastrutturali da garantire I collegamenti interni principali del tessuto urbano di Atripalda sono caratterizzati, in senso ovest – est, dall’asse di via Appia – via Roma che segna la dorsale strutturale del sistema della mobilità che attraversa poi lo stesso nucleo storico e continua sino al limite comunale con via Pianodardine, verso Manocalzati, e via Fiume che la interseca e definisce il lungo Sabato nella parte meridionale. Altro asse urbano di collegamento veloce in grado di bypassare il centro abitato è sicuramente la S.S. 7 bis Circumvallazione Sud di Avellino, di cui si prevede già nel P.T.C.P. di Avellino, per il tratto ricadente nel territorio di Atripalda, un adeguamento con sistemazione autostradale delle carreggiate. Su questo sistema della mobilità principale, al fine di garantire una maggiore percorribilità del tessuto urbano, con un effetto di decongestione, al contempo, del centro storico e dell’immediato ambito urbano, si è programmato di intervenire sia potenziando il sistema della mobilità esistente, con un ammodernamento della viabilità principale ed intercomunale, e sia valorizzando le risorse esistenti sul territorio, di tipo naturalistico e archeologico, con interventi di mobilità leggera lungo le aste fluviali del Fenestrelle e del Sabato, attraverso i resti dell’antica Abellinum, e con la previsione di piste ciclabili che coinvolgono i progetti della Rete Cy.Ron.Med.

Viia F..TedescoViia Atriipallda Viia Piianodardiine SS.7 bis

Via Roma

Via Appia

Via Fiume

A.0.3 œ Uso e assetto del territorio œ Cenni storici La storia di Atripalda è ricca di fascino, generosa di eventi eccezionali e di uomini leggendari. Fondata, secondo le ipotesi fantasiose di antichi scrittori, da Sabatio, pronipote di Noè, il quale avrebbe dato il nome di Sabathia al primo insediamento umano che trovò vita lungo la vasta fascia di terra bagnata, ieri come oggi, dal corso fluviale del “Sabato”, così denominato proprio in omaggio al discendente di Noè,

RELAZIONE Pag. 11 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare la primitiva città di Atripalda ospitò, sul pianoro tufaceo che da nordovest domina l’attuale centro abitato, l’antica città irpinoromana di Abellinum, localizzata presso la località Civita, dove insisteva l'insediamento hirpino, sulla riva sinistra del fiume Sabato, divenuta poi colonia romana per volontà di Silla nell’82 a.C., poco dopo le riforme agrarie promosse dai Gracchi. Dai reperti archeologici ritrovati in tale sito è possibile dedurre la presenza di un altro insediamento precedente, risalente fino all’età del Bronzo, popolato probabilmente dai Sabatini, considerati i grandi antenati degli Atripaldesi, ai quali successivamente si sostituirono gli Hirpini, tribù appartenente al popolo sannita. Successivamente alla sanquinosa battaglia di Aquilonia, che concluse le guerre sannitiche (343292 a.C.), la città fu espugnata dai Romani che da allora, fino alla guerra sociale (9189 a.C.), la inquadrarono come civita foederata, tenuta a prestazioni e tributi allo stato romano, ma dotata dei propri antichi ordinamenti e di ampia autonomia amministrativa. In seguito alla guerra sociale ed alla guerra civile tra Mario e Silla (8682 a.C. ), vinta da Silla contrariamente allo schieramento irpino, il territorio fu organizzato secondo la forma delle colonie di Pompei, Nola, Abella ed . Ci fu così il definitivo insediamento della stirpe romana, formata prevalentemente da milites lassi, trapiantati da Silla tra le mura di Civita, che modificarono il territorio dal punto di vista etnico, culturale ed economico. Civita fu anche il rifugio di ex legionari dell'imperatore Augusto che, come racconta Plinio, sostenne l'annessione di Abellinum all'Apulia.

Abellinum

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In epoca successiva tra il 220 ed il 230 d.C. giunsero nell'antica città di Silla i veterani dell'imperatore Alessandro Severo provenienti dall'Asia Minore. In questo vorticoso avvicendamento di popoli e di tradizioni, non tutta la primitiva gente sabatina abbandonò la terra di origine: molti indigeni, nel corso dei decenni, furono inesorabilmente assorbiti dagli Abellinati dai quali appresero la lingua latina e con i quali conobbero momenti di splendore e di grandezza. La città romana si sovrappose e inglobò il preesistente centro urbano; il vasto pianoro tufaceo a forma quadrangolare fu cinto da poderose mure difensive ed il centro urbano fu impostato su una struttura geometrica e razionale. Attraversato da due strade maggiori (cardo e decumano) che lo suddividevano in quattro quadrati che s’incrociavano nella piazza del foro, quattro porte sorgevano allo sbocco di queste strade che uscivano dalla città e continuavano attraverso l’area suburbana dirigendosi rispettivamente a Nuceria, Beneventum e nell’alta valle del Calore. Crisi economiche (III e IV secolo d.C.), violenti terremoti (346 d.C.), disastrose eruzioni vulcaniche (476 d.C.), invasioni di territori nel corso della guerra tra Goti e Bizantini (535555 d.C.) e la penetrazione sull'intero territorio della penisola dei Longobardi a partire dalla Pasqua del 568 d.C. spinsero fuori dalle mura di Abellinum la colonia romana che si trasferì laddove oggi sorge l’odierna Avellino.

Atripalda dal Medioevo al XIX sec.

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Mentre sulla sponda sinistra del Sabato l’Abellinum sillana si spense dopo secoli di vita intensamente vissuti, come testimoniano le scoperte archeologiche resti di sepolcreto, di anfiteatro, di edifici termali, di strade, sulla sponda opposta, il re longobardo Truppoaldo Racco, intorno all’anno Mille, riuscì ad ottenere il riconoscimento di autonomia per la popolazione sparsa nella zona, distaccandola amministrativamente dalla vicina Avellino longobarda, segnando, così la nascita di Tripalda. Il re edificò la sua fortezza e la chiesa di San Pietro in cima ad un’altura che sovrasta la cittadina irpina; dal castello scendeva una via pubblica che raggiungeva la chiesa paleocristiana di Sant’Ippolisto ove sorgerà un borgo murato, zona attualmente chiamata Capo La Torre; il principale nucleo intorno a cui si accorperà Atripalda sarà quello tra le chiese di Sant’Ippolisto Santa Maria – Archi. Atripalda nel corso degli anni, conobbe, oltre al dominio dei Longobardi, anche quello degli Svevi, Angioni, Aragonesi, Francesi, Spagnoli, Saraceni e Greci. Feudo dei Capece (Marino e Corrado nell'ottobre del 1254 guidarono re Manfredi nella sua fuga verso Lucera e lo ospitarono per una notte nel castello di Atripalda) e quindi degli Orsini e dei Monfort, la città registrò fin dal XIV sec. un notevole sviluppo economico che ne favorì l'espansione urbanistica e acuì i motivi di attrito con la vicina Avellino. Nell’epoca feudale la città della riva del Sabato, siamo nel 1502, divenne dominio della regina Giovanna d’Aragona, nipote del re spagnolo Ferdinando il Cattolico. A distanza di dieci anni fu ceduta per 25.000 ducati a don Alfonso Castriota, primo marchese di Atripalda dal 1513. Nel 1559 il “feudo Tripalda” fu acquistato per 60.200 ducati dal nobile finanziere genovese Giacomo Pallavicini Basadonna e fu proprio in quegli anni che i cittadini vollero una “strada dentro la terra” per imporre un pedaggio a quanti dai paesi limitrofi raggiungevano il capoluogo. Con il dominio dei Caracciolo, dal 1564 al 1806, epoca in cui venne abolita la feudalità, la cittadina irpina visse un periodo di grande splendore. Essi vi fissarono la propria dimora in un imponente palazzo, edificato verso la fine del XVI secolo al di sopra di Capo La Torre, del quale ancora oggi si ammirano le poderose strutture tardorinascimentali e uno stupendo parco, e nel 1581, passando anche Avellino sotto il dominio dei Caracciolo, si andò esaurendo la vecchia rivalità tra le due città. Mentre nel 1585 la chiesa di S. Ippolisto, sorta sin dal XII sec. sullo specus Martyrum, si guadagnava la sospirata autonomia dal clero Avellinese, i Caracciolo, con una programmazione rivoluzionaria seppero incentivare le risorse dell’intera valle bagnata dal Sabato, dando particolare impulso alle attività economiche (potenziando la dogana e sviluppando le filande, la lavorazione del rame, della carta e soprattutto della lana, e l’industria del ferro) e alla vita culturale (sostenendo con illuminato mecenatismo l'Accademia degli Incerti). Tra la fine del XVI e il XVIII sec. la città assunse l'assetto urbanistico che avrebbe conservato fino alla seconda metà dell'ottocento: importante fu la costruzione, nella seconda metà del XVI sec., della nuova

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Regia strada delle Puglie, che potenziò la vocazione commerciale di Atripalda, e della strada Santa Maria; in particolare la strada S. Maria, dove si erge la omonima chiesa annessa al convento dei PP. Domenicani (XIIXVIII sec.) si arricchì di palazzi gentilizi e al di la’ del fiume Sabato fu costruito il convento e la chiesa di S. Giovanni Battista (fine XVI sec.). Nel passaggio dal Regno di Napoli al Regno delle Due Sicilie anche la cittadina irpina fu inglobata nella suddivisione amministrativa del Principato Ultra. Nel corso del XIX sec. Atripalda si sviluppò oltre il fiume Sabato, sulla riva sinistra, verso il largo mercato, dove confluiscono le principali strade della città e dove, a partire dal 1885, fu edificata una nuova Dogana oggi adibita a museo, costituita da una grande sala centrale a padiglione, sorretta da una spettacolare struttura lignea di eccezionale ardimento e suggestione. Gravemente danneggiata dal sisma del 23 novembre 1980, la città di Atripalda ha registrato negli ultimi anni un notevole incremento demografico, e potenziato ulteriormente la sua antica vocazione commerciale, determinata sin dal passato dalla sua felice posizione geografica, quale punto di transito obbligato per il passaggio dal napoletano o salernitano verso l’alta Irpinia e la Puglia, e naturale, in quanto situata in una conca ricca di acque e vicina a vaste estensioni boschive. In tal modo poterono svilupparsi l’industria molinatoria, quella delle gualcherie e delle ferriere, le quali potevano usufruire sia di energia idraulica che di abbondante legna per alimentare le forge. Il mercato di Atripalda era ritenuto uno dei più importanti di tutto il Regno di Napoli (successivamente Regno delle Due Sicilie), grazie alla sfarinatura dei grani ed alla costruzione nella seconda metà del XVI secolo della nuova Regia strada delle Puglie. Complessi di notevole importanza per il rifornimento cerealicolo, furono infatti le dogane di Atripalda ed Avellino. Il grano, prima di essere caricato sui carri, veniva infatti sfarinato nella provincia avellinese, ed in particolare nei molti mulini posto lungo il Calore ed il Sabato. Nella sola Atripalda all’epoca erano in funzione 10 mulini. Un nuovo rilancio dello sviluppo urbano di Atripalda si registra a partire dagli anni ’60 dello scorso secolo. La struttura della cittadina in quegli anni appare simile agli inizi del Novecento, il centro urbano rivela l’antica organizzazione insediativa a nucleo, dalla quale protendono due principali direttrici di espansione: via Appia verso sudovest e via Manfredi verso Pianodardine. Il grande polo di piazza Umberto I, il centro storico alla destra del Sabato e le suddette direttrici di espansione appaiono grosso modo intatte, non essendovi affiancati e sovrapposti all’antica struttura urbana edifici di nuova costruzione. Nel 1956 in comune viene dotato di Programma di Fabbricazione. A partire dagli anni ’70 si concretizza l’espansione urbana della cittadina, con la nascita di veri e propri quartieri e nuovi agglomerati, invece del previsto sviluppo lineare indicato nel citato Programma di Fabbricazione lungo le direttrici di via Appia e via Pianodardine. Il primo quartiere a svilupparsi fu quello compreso tra piazza Leopoldo Cassese, Cupa S.Nicola e via

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Maddalena, dove nel periodo che va dal 1963 al 1974 furono realizzati ben diciotto fabbricati. Poi c’è il quartiere in località Civita, dove furono costruiti nove fabbricati, bloccato nella sua espansione dal provvedimento di vincolo della Soprintendenza per i Beni Culturali, per i ritrovamenti archeologici nell’area dell’antica Abellinum. Nello stesso periodo nascevano i quartieri di via Circumvallazione e Via Appia. Per via Appia il P.d.F. prevedeva due distinte zone di sviluppo per abitazioni civili e insediamenti per piccola e media industria, una che andava fino al passaggio a livello comprendendo via Ferrovia e via Cesinali, e l’altra che comprendeva via Tufarole e contrada Novesoldi; essa sarà teatro, nel tempo, di diverse operazioni di fantasia burocratica che permetteranno l’edificazione del primo edificio di 6 piani, alto più di 21 mt. posto come limite dal Regolamento Edilizio, e la nascita di un intero quartiere per 90.000 mc. Anche il prolungamento di Via Fiume verso la piana di via Tiratore era una prospettiva di ampliamento del centro urbano, ma esso fu realizzato in maniera inopportuna, con una strada stretta e con tanti fabbricati posti in fila senza la creazione di spazi pubblici per parcheggi e verde. Parimenti in via Manfredi si attuerà la scelta inopportuna di ubicare due complessi di edilizia scolastica. Le zone di via Pianodardine, via S.Lorenzo, via Spineta e via Fellitto (quest’ultima area destinata a verde agricolo di rispetto secondo il Piano Regolatore della zona ASI) furono caratterizzate da una notevole edificazione. Anche il centro storico ottocentesco non fu salvo da interventi di trasformazione urbanistica, uno dei quali si attuò attraverso la realizzazione di un edificio ai piedi della collina di San Pasquale. La fame di alloggi di quegli anni, dovuta al boom economico, venne soddisfatta anche con la realizzazione del PEEP sui due lati di via Cesinali, già interessata dalla crescita del tessuto edilizio. Nasceranno anche nuclei semirurali, come quello di contrada Novesoldi. Nel 1978 verrà avviata la redazione del Piano Regolatore Generale che, in linea generale, non prevedrà interventi espansivi, ma solo interventi di completamento di limitate aree già urbanizzate, quali, in particolare, contrada Spagnola e Novesoldi, e di riqualificazione del centro edificato consolidato. I caratteri ambientali del centro storico, già sviliti dal diffuso degrado dovuto alla sua emarginazione rispetto alle zone più vitali della città, sono stati successivamente compromessi dalla devastazione del terremoto del 1980 ed, ulteriormente, dalle successive demolizioni e ricostruzioni per niente tutelanti dei valori storico –architettonici preesistenti. Gli ultimi interventi di espansione urbana si avranno con l’approvazione dei Programmi di Edilizia Economica e Popolare in località Alvanite, per 303 alloggi e circa 1200 stanze e in via Cesinali, per la ricostruzione di alloggi fuori sito ex L. 219/81, per effetto della variante al P.R.G. adottata con delibera del C.C. del 1985, con l’approvazione dell’intervento dell’IACP per la realizzazione di ulteriori 100 alloggi in località Tiratore, per effetto di un’ulteriore variante al P.R.G. del 1986, e con l’approvazione di due ulteriori PEEP per la ricostruzione di alloggi fuori sito, uno in contrada Ischia e l’altro in contrada Spagnola, per

Pag. 16 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare effetto di un’ulteriore variante al P.R.G. degli anni ’90. Ma l’estensione urbana è evidente anche nelle zone rurali, con sensibili concentrazioni lungo alcune direttrici privilegiate, quali via , a sudest, e via TavernolaGiacchi,a sudovest; ad ovest, in particolare, si va addensando il nucleo esterno di contrada Novesoldi. Infine, con la rielaborazione del P.R.G. degli anni ’90, si recepiva, sostanzialmente, la situazione urbanistica creatasi e, con una ridisciplina dell’uso del territorio. Fonte: Mutascio Sabina - Lettura geografica del processo di con urbanizzazione œ ed. Il Papavero

Espansione postdopoguerra ad oggi

c/da Spagnola via Cesinali

via Tiratore via Appia

c/da Novesoldi c/da Alvanite

A.0.4 - Patrimonio storico-architettonico Alquanto cospicuo era, fino al sisma del 23 novembre 1980, il patrimonio storicoartistico di Atripalda, nonostante il degrado e l'abbandono in cui, in genere, versava. Pesantissimo è stato, però, il bilancio del sisma, con la perdita dell'intero quartiere di Capo La Torre, dalla caratteristica struttura urbanistica medioevale. Fortunatamente una completa ed accurata documentazione dell'intero patrimonio artistico atripaldese era stata tuttavia compiuta, soltanto pochi mesi prima del terremoto, dal locale "Centro di studi storici", che ne aveva realizzato un prezioso documentario filmato. Abbastanza ricco e variegato è il patrimonio architettonico di interesse pubblico presente sul territorio, anche se non sono moltissime le testimonianze di tecniche costruttive tipicamente locali a causa della

RELAZIONE Pag. 17 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare ricostruzione postsisma del 1980 e dell’incremento demografico che si è avuto nell’ultimo cinquantennio, che ha portato Atripalda nella conurbazione della città di Avellino, inglobando nel tessuto consolidato e moderno anche edifici di pregio.

Parco Archeologico dell‘Antica Abellinum Tra le emergenze architettoniche troviamo i resti dell’antica città di Abellinum che occupano l’attuale pianoro della “Civita“, a nordovest dell’odierna Atripalda, sulla riva sinistra del fiume Sabato. Prima della conquista romana la Valle del Sabato fu abitata dalla tribù sannitica degli Hirpini, cui doveva appartenere il gruppo degli Abellinates, identificati come gli abitanti di Abellinum in età sannitica. La collina della Civita ha restituito materiali votivi che possono far ipotizzare l’uso della collina come “area sacra”, fortificata da una cinta muraria di tipo sannitico, che attesta l’esistenza di un luogo di aggregazione degli Abellinates rispetto ai villaggi della valle. In età romana venne fondata la città vera e propria che nel toponimo conservò la sua discendenza sannitica. In età augustea la colonia visse il periodo del suo massimo splendore con la costruzione del complesso delle mura e degli edifici pubblici, quali l’anfiteatro e le terme, nonché la costruzione del grande acquedotto romano del Serino. Per l’età che segue scarse sono le informazioni sulla vita del centro: con il terremoto del 346 d.C. le condizioni di vita dell’antico centro divengono difficili, e con la guerra greco gotica (535555 d.C.) si assiste ad un graduale abbandono sino alla conquista longobarda, a partire dalla fine del VI sec. d.C. Il perimetro urbano dell’antica Abellinum, la cui estensione è di circa 25 ettari, era delimitato da una cinta muraria di oltre due chilometri e mezzo, di cui restano significative rovine, risalenti al I secolo a.C. Nonostante la vastità e l'importanza di questo sito archeologico, soltanto nel 196263, dopo scavi e rinvenimenti occasionali, ci si rese conto della sua rilevanza, durante i lavori di costruzione dell'autostrada A16 Napoli Bari e della superstrada Avellino Salerno. I lavori, che tagliarono il centro abitato romano nel lato nord del perimetro urbano, portarono alla luce un cospicuo e ben

Abellinum conservato edificio pubblico di vaste dimensioni, nel quale fu rinvenuto uno splendido mosaico di età imperiale, oggi conservato presso il Museo Irpino. Nel 196768 scavi regolari vennero condotti nella “cupa della Maddalena", area della necropoli extraurbana, nel corso dei quali vennero scoperti alcuni mausolei funerari ed

Ruderi della basilica paleocristiana alcuni edifici attigui di culto.

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Già nel 1881, in quella stessa zona, durante i lavori per la costruzione della via per la stazione ferroviaria, era stata rinvenuta una singolarissima tomba a camera sotterranea in travertino in stile orientaleggiante, che fu studiata dall'insigne archeologo Antonio Sogliano. Successivamente rinterrata, oggi l'importantissima tomba a camera non è più visibile e se ne ignora la sorte. Convento di San Giovanni Battista

Destino addirittura peggiore è toccato ai monumenti funerari portati alla luce nel 196768, al cui loro posto oggi, inspiegabilmente, sorge un moderno edificio. L'area della cupa della Maddalena, cioè dell'antica necropoli extraurbana, che fiancheggiava la strada per Nuceria, è stata, infatti, quella della Civita più interessata da fenomeni di speculazione edilizia. Complesso religioso della SS. Annunziata

Tra il 1970 ed il 1972 sono stati edificati nell’ area archeologica, addirittura al di là delle mura urbiche della città romana, ben 11.200 mc. di costruzioni, che sarebbero divenuti molti di più se non fosse intervenuto, sia pur tardivamente, il vincolo della Soprintendenza per i beni archeologici. Integre si conservano, invece, le imponenti mura urbiche di

Abellinum sul lato sudest della cupa della Maddalena. Chiesa di Santo Ippolisto

La stessa Soprintendenza ha recentemente promosso degli scavi all'interno dell'area urbana di Abellinum, alle spalle del convento di San Pasquale. Cospicui sono stati i risultati di tali indagini, tra i quali ricordiamo la scoperta della più antica cerchia murata della città e di una villa patrizia di età repubblicana. Recenti scavi nei pressi della cinta muraria dell’antica Abellinum hanno messo in luce cospicui avanzi di un tronco del Fontis Augustei Aquaeductus, che provvedeva al rifornimento idrico di Abellinum e Beneventum e che utilizzava le sorgenti Urciuoli.

Tra i principali elementi presenti nell’area si può citare, Chiesa di Santa Maria del Carmelo all’interno della cinta muraria, sul lato est, l’area interessata dai complessi pubblici: il foro e le terme. Del complesso termale si conservano le tegole tubolari dell’ambiente caldo (calidarium) sul quale poggia la

RELAZIONE Pag. 19 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare ben nota “Torre degli Orefici”. Nella zona nordorientale della Civita è venuto alla luce un importante complesso residenziale delimitato da un decumano maggiore e da un cardo minore. La domus di tipo ellenistico pompeiano ha un ‘estensione di circa 2500 mq ed è appartenuta nel periodo iniziale dell’impero a Marcus Vipsanius primigenius, liberto di Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, come attesta il ritrovamento di un sigillo di bronzo. Indagini archeologiche effettuate lungo via San Giovanniello, negli anni Ottanta, hanno portato all’individuazione di un nucleo paleocristiano con parte di una necropoli monumentale più antica, che ha restituito una fitta presenza di tombe disposte su più livelli di sepolture, tra le quali si concentrano, nello strato superiore, i seppellimenti dei cristiani. All’interno della necropoli lo scavo ha rilevato anche diversi avanzi monumentali che si sono configurati come parti di un grandioso edificio a pianta basilicale, con orientamento estovest, riferibile, per l’impianto e la tipologia delle opere murarie, ai primi decenni del IV secolo d.C. I reperti provenienti da Abellinum (tra i quali singolari monete erotiche) sono oggi esposti al Museo Irpino del capoluogo e alla Dogana dei Grani di Atripalda. Moltissimo rimane ancora da fare per la scoperta, la valorizzazione e la salvaguardia del sito archeologico di Abellinum, che sicuramente può diventare un punto di riferimento turistico e culturale a livello regionale; all’uopo è anche da sottolineare una vicenda giudiziaria che coinvolge il parco archeologico di Abellinum, vicenda che tuttora non vede un epilogo e di cui si possono rimarcare gli ultimi passaggi che di seguito si riportano la sentenza del T.A.R. di Salerno n. 570/11 che, nel maggio 2011, riconsegnava i terreni di via Manfredi ai legittimi proprietari; il successivo sequestro preventivo dell’area archeologica disposto dalla Procura di Avellino per i danni procurati al patrimonio storico architettonico, con l’affidamento della stessa in custodia giudiziaria cautelare alla Soprintendenza per i beni archeologici di

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Avellino; in ultimo, la sospensione, da parte del TAR di Salerno, del decreto di esproprio per pubblica utilità con il quale il Comune di Atripalda sarebbe rientrato in possesso dell’area archeologica posta sotto sequestro. In conclusione è atteso un nuovo provvedimento che possa restituire definitivamente alla collettività questo importante patrimonio storico.

La Dogana dei Grani Realizzata nel 1883, la Dogana dei Grani ha segnato, nella storia Atripalda, lo spostamento del centro direzionale della città sulla sponda sinistra del Sabato. In questo modo l’edificio veniva a rappresentare la continuità dell’importanza di Atripalda nello smercio dei grani provenienti dalla Puglia durante il reame borbonico, simboleggiando la tradizionale dedizione al commercio degli Atripaldesi. All’inizio del ‘900, infatti, la popolazione dei territori circostanti era addirittura divenuta tributaria di Atripalda per quanto riguarda i mercati. Nel corso del tempo l’edificio è diventato contenitore delle più varie funzioni, senza mai trovare una definitiva collocazione nella struttura della città. Ormai trasformata in sede per convegni ed esposizioni la Dogana è diventata, senza dubbio, con il suo orologio, i pinnacoli e il tetto piramidale, il simbolo stesso della città. Nella Dogana è, inoltre, ospitato un antiquarium con i materiali di recupero dell'antica Abellinum, ed un centro di documentazione del beni architettonici e storici della provincia.

Il convento di San Giovanni Battista Oggi denominato di “San Pasquale”, per il culto che i Padri Alcantarini della Provincia di S. Pietro d'Alcantara di Napoli hanno saputo sviluppare verso il santo dell'Eucarestia S. Pasquale Bylon il convento, con l’annessa chiesa, sorge sulla collina sopra il paese, ed è accessibile da una delle due rampe di Piazza Umberto I. La sua costruzione inizia nel 1589 su iniziativa dell’Università di Atripalda e con l’apporto dei duchi Caracciolo, e, in un primo momento, fu destinato ai Padri Conventuali Riformati, frati che vivevano quasi da eremiti. Gran parte del complesso poggia su fondamenta di epoca romana, forse sulle rovine di un tempio pagano, distrutto verso la fine del paganesimo dai primi cristiani. Il 22 aprile 1593 fu deciso, da parte del Comune, l'ampliamento della fabbrica e l'acquisto dell'orto. Dal 1670, con decisione papale, il convento venne assegnato ai Frati Alcantarini Scalzi, la cui devozione verso San Pasquale finì per dare il nuovo nome. Dagli Alcantarini, nel 1689, fu costruito il refettorio. In seguito alle leggi eversive il 7 luglio 1866 la Chiesa, il Convento e il giardino, dal Demanio passarono al Comune e pochi frati vi rimasero per la ufficiatura della Chiesa; il restante Convento divenne Ospedale

RELAZIONE Pag. 21 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare civile e lazzaretto. L'8 maggio 1911 questo Convento passò alla Provincia dei Frati Minori di S. Maria delle Grazie di Benevento. Dal 1928 Padre Beniamino Aversano, già Ministro Provinciale, rilancia il francescanesimo in Atripalda con iniziative sociali e caritative come l’associazione francescana di beneficenza per i poveri e le missioni francescane Labor et Caritas. Nel 1962 il Padre Cherubino Martini completa la costruzione dell’ala conventuale che costeggia il giardino, per uno studentato per i giovani frati. Nel terribile terremoto del 13 novembre 1980 è la sola ala rimasta in piedi, mentre la chiesa ed il convento rovinano. Poi l’intero stabile, con i contributi dello Stato e la generosità dei cittadini viene ristrutturato. Oggi il Convento è sede della Gioventù Francescana di Campania e Basilicata. La chiesa, intitolata a San Giovanni Battista, completata nel 1593, era inizialmente in stile tardogotico, ma nel 1700, dopo i rovinosi terremoti del 1688 e del 1694, è stata completamente trasformata, assumendo l'attuale stile neoclassico con una navata e sei cappelle laterali. Nel 1699 fu costruita l'abside della Chiesa che fu rinnovata completamente con il contributo della principessa di Avellino D. Antonia Spinola. Nel 1707 fu rifatto il pavimento della Chiesa e nel 1718 fu creata la parte più bella del Convento: le celle e il corridoio che sporgono sulla piazza principale del paese. La Chiesa fu consacrata il 6 ottobre 1850 dal vescovo francescano Mons. Giuseppe Maniscalco. Nel 1930 la chiesa viene abbellita nella volta con le pitture di Raffaele Palazzo Caracciolo Iodice; in precedenza, nel 1772, sulle pareti a lato dell'altare maggiore Vincenzo De Mita aveva dipinto le tele Ecce homo e Mater dolorosa, mentre sull'altare maggiore un San Giovanni Battista. Dello stesso periodo ma di autore sconosciuto sono le 14 tele della Via Crucis. Danneggiata gravemente dal sisma del 1980, il 17 maggio 1995, festa di San Pasquale, con solenne cerimonia presieduta da S.E. mons. Antonio Forte Vescovo di Avellino (francescano), la chiesa viene riaperta al culto. Palazzo Romano

L’attenta opera di restauro ha riportato all’antico splendore sia gli affreschi che le tele. Sugli altari delle cappelle laterali, si trovano le statue di San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio di Padova, San Pasquale Baylon, l’Immacolata Concezione, San Giovan Giuseppe della Croce e un quadro della Madonna di Pompei. Al lato destro dell’abside è stata creata la cappella del Crocifisso, per la preghiera personale, dove si trova Palazzo di Rito anche una recente statua lignea di San Giuseppe Moscati. Caratteristica è anche la cappella di Santa Chiara d’Assisi, alla quale si accede attraverso la sacrestia, che è al lato sinistro dell’abside.

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Il complesso religioso della SS. Annunziata Costituito dalla piccola chiesa, dall’aula del Capitolo, dai locali della Confraternita e dall’ex Ospedale dei poveri camminanti, il complesso religioso della SS. Annunziata sorge nel centro storico di Atripalda, a ridosso del quartiere di Capo la Torre. Le ipotesi sull’antica origine del sacro edificio sono confermate dal ritrovamento, nel corso dei lavori di scavo effettuati per il consolidamento delle fondazioni, di una stele funeraria romana. Il complesso dell’Annunziata, in effetti, è situato in un’area di grandi ritrovamenti archeologici della quale fa parte anche la Chiesa Madre di Atripalda intitolata a S.Ippolisto, e situata a poche centinaia di metri di distanza. L’importanza del sito è confermata anche da un’antica e diffusa tradizione orale che vuole che nella chiesa dell’Annunziata abbia officiato, fra la fine del V e l’inizio del VI secolo D.C., il vescovo Sabino, patrono con Sant’Ippolisto, della città di Atripalda. La presenza, inoltre,di un cimitero cristiano nell’area confermerebbe l’ipotesi di una origine medievale della chiesa. L’annesso “Hospitale dei poveri camminanti” è invece una istituzione caritatevole, risalente al XII secolo, nata dalla necessità di assicurare ricovero ed assistenza ai mendicanti e ai pellegrini diretti nei luoghi santi.

La chiesa di S. Ippolisto Le prime testimonianze storiche risalgono ad alcuni documenti del 1174. Il complesso fu edificato in epoca tardopaleocristiana nel cuore di Atripalda, con il riordino e l’ampliamento del cimitero cristiano, sorto sui resti di una necropoli romana. La chiesa si fonda sullo Specus Martyrum, oggi cripta della chiesa, il più importante esempio di arte paleocristiana di Atripalda, luogo, dove furono sepolti i martiri della città in seguito alla persecuzione di Diocleziano (304312 d.C.). Infatti nella stessa catacomba e nella cappella del tesoro, sigillate in urne di bronzo dorate e busti, furono seppellite le reliquie di diciannove martiri cristiani, mentre i sepolcri di S. Ippolisto e di S. Sabino (e il suo diacono S. Romolo) si trovano in due cappelle distinte. Il complesso fu elevato a collegiata nel 1598. L’aspetto ottocentesco che si può ammirare oggi tuttavia, è dovuto ai lavori di restauro avvenuti nel 1852. A causa del terremoto del Novembre 1980, la chiesa è stata restaurata nuovamente nel corso degli anni. Un’ampia scalinata precede l’entrata della chiesa, che presenta una facciata in stile romanico a tre portali. Il portale centrale è inquadrato in mezzo a quattro lesene appena in rilievo sul resto della facciata; nella lunetta sovrastante si trova un affresco. Le due porte laterali sono un poco arretrate. Nella parte superiore della facciata si apre un finestrone contornato da due nicchie nelle quali sono allocate le statue in terracotta di S. Sabino e di S. Ippolisto.

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La pianta della chiesa è a croce latina a tre navate. I pilastri della navata centrale sono realizzati in blocchi di pietra calcarea squadrata. Rispetto all’impianto cinquecentesco, la pianta della chiesa presenta un'asimmetria alla presenza del campanile ubicato zona sinistra. Particolarmente rinomato è l’altare in stile barocco, alle cui spalle si trova il “Martirio di San Ippolisto”, un famoso quadro dipinto da Nicola Volpe. Altrettanto importante è l’affresco del XIII secolo il “Martirio del levita Romolo”. Sono presenti nella chiesa molti affreschi di Michele Ricciardi (1728).

La Chiesa Santa Maria del Carmelo Ubicata in prossimità del largo mercato, al di fuori della città medievale, la chiesa Santa Maria del Carmelo, ora sola ed unica navata, fu realizzata come sede di una frateria laica sin dalla metà del XVII secolo. Essa si presenta semplice nella struttura e sobria nelle decorazioni, adornata esclusivamente da lesene e divisa in due ordini sormontati da un timpano. Nell'ordine superiore si apre una semplice finestra vetrata che consente una fievole illuminazione interna. Affiancata da un campanile a pianta quadrata, anch'esso semplice nelle decorazioni La chiesa, nella sua forma attuale, fu completata nei primi anni del ‘700 e nell’aprile del 1717 fu solennemente aperta al culto. Abbellita con marmi e stucchi nel corso del XVIII secolo, dopo la ricostruzione del 1735 (a seguito del rovinoso terremoto del 1732), si arricchì di un dipinto collocato nel soffitto ligneo e di una pregevole statua di Santa Maria del Carmelo. Eretta a chiesa parrocchiale con decreto vescovile del marzo 1933, fu gravemente danneggiata dal sisma del 23 novembre 1980 e subì il crollo del campanile. Oggi è restituita alla Città, grazie ad un sobrio ed accurato restauro.

La Chiesa San Nicola da Talentino Ubicata presso il convento dei Padri Agostiniani che facevano parte della Congregazione di S. Giovanni a Carbonara, esistente nel territorio atripaldese sotto il nome di San Nicola dal Tolentino, e denominata chiesa di Santa Monica, la chiesa di San Nicola da Talentino è stata di fondata anteriormente al 1779. Dell’annesso convento agostiniano da tempo non avanzano quasi più tracce, e la sua area è oggi occupata dall’edificio delle scuole elementari. La chiesa, che risulta edificata su un antico tempio pagano, è stata gravemente danneggiata dal sisma del 23 Novembre 1980. Dopo il restauro è stata riaperto al culto il 19 Maggio 2010. La Chiesa, interamente in stucco, è composta da una sola navata ed ospita le statue della Vergine Maria, il Cristo del Venerdì Santo, San Nicola da Tolentino, Santa Monica e Santa Rita. Nell’assetto originario vi erano, oltre alla crociera, otto cappelle, e l’altare maggiore presentava un tabernacolo di legno indorato con chiave di ferro, col quadro della Madonna della Consolazione.

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Palazzo Caracciolo Costruito nelle prossimità dei ruderi del Castello Truppoaldo, Palazzo Caracciolo venne edificato intorno al 1564 dalla omonima famiglia feudataria di Atripalda per ospitare la loro vasta corte. L’edificio a pianta rettangolare, ancora integro nella purezza della sua severa linea tardo rinascimentale, si erge su due piani, il secondo dei quali caratterizzato da ampie balconate. All’impianto originario venne aggiunta una seconda porzione e poi una terza, di collegamento tra le prime due. Un vasto parco, arricchito di piante rare, fontane e giochi d'acqua impreziosisce sia il retro che il prospetto principale del palazzo. Il Palazzo, fatto restaurare nel 1787 dal principe Giovanni Caracciolo, venne saccheggiato nel 1799, venduto nel 1806 e dichiarato monumento nazionale il 30 aprile del 1912. Le condizioni dell'edificio sono letteralmente disastrose, essendo la struttura invasa dai rovi e, probabilmente, pericolante. Nel centro storico di Atripalda sono presenti altri due palazzi signorili particolarmente significativi: Palazzo Romano, ubicato a stretto ridosso della piazza centrale, praticamente alle spalle del monumento dei caduti ed a lato della dogana, in posizione nascosta, e preceduto da una piazzetta, e Palazzo di Rito.

A.1 – QUADRO CONOSCIITIIVO NORMATIIVO A.1.1 - Corredo urbanistico attuale La regolamentazione urbanistica dell’intero territorio comunale di Atripalda ad oggi è costituita dal Piano Regolatore Generale approvato con decreto del Presidente della Provincia di Avellino n.1 del 21/01/2002, in vigore dal 02/04/2002 (pubblicazione sul B.U.R.C. n.18 del 02/04/2002). Nel contempo il Comune di Atripalda fruisce di alcuni piani esecutivi, tra cui il Piano di Recupero. Allo stato, l’antecedente urbanistico dell’intero territorio di Atripalda è schematizzabile come segue:

−−− PEEP —ACHILLE GRANDI“ approvato con del.C.C. n.51 del 13.06.1994;

−−− PIANO ATTREZZATURE COMMERCIALI- STRUMENTO D‘INTERVENTO PER L‘APPARATO DISTRIBUTIVO (SIAD) adottato con Delib. di C.C. n. 22 del 07/04/1998;

−−− PIANO DI ZONIZZAZIONE ACUSTICA approvato con Delib. di C.C. n. 22 del 07/04/1998;

−−− REGOLAMENTO EDILIZIO approvato con decreto del Presidente della Provincia di Avellino n.15 del 22/10/2001. In vigore dal 29/10/2001 (pubblicazione sul B.U.R.C. n.57 del 29/10/2001); −−− PIANO REGOLATORE GENERALE approvato con decreto del Presidente della Provincia di Avellino n.1 del 21/01/2002. In vigore dal 02/04/2002 (pubblicazione sul B.U.R.C. n.18 del 02/04/2002);

−−− PIANO ESECUTIVO CONCORDATO VIA SAN LORENZO adottato con delibera C.C. n. 22 del 21/07/2004;

−−− PIANO ESECUTIVO CONCORDATO LOC.SPINETA (VIA PIANODARDINE, DITTA GRUPPO ARGENZIANO S.R.L.) adottato con delibera n. 45 del 16/12/2004;

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−−− PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA PUBBLICA (CIA CESINALI) approvato con delibera C.C. n. 30 del 30/09/2010 pubblicato sul B.U.R.C. n. 17 del 21/03/2005;

−−− PIANO DI RECUPERO (RICOSTRUZIONE DI UN FABBRICATO AD INIZIATIVA DEI PRIVATI INTERESSATI) adottato con delibera di C.C. n.57 del 27/04/2007;

−−− PIANO DELLE ANTENNE (LOCALIZZAZIONE DELLE AREE PER INSTALLAZIONE DI IMPIANTI DI TELEFONIA MOBILE) adottato con delibera di C.C. n.36 del 26/11/2008;

−−− VARIANTE PEEP (VIA CESINALI) approvato con del.C.C. n.130 del 15/07/2009;

−−− PIANO DI INSEDIAMENTO PRODUTTIVO P.U.A. AVENTE VALORE DI PIP (INIZIATIVA PUBBLICA) VIA APPIA adottato con delibera n. 6 del 13/01/2010.

A.1.2 - Vincoli derivanti da norme ambientali œ Vincoli beni culturali - Rispetti - Altri vincoli

A.1.2.1 Vincoli paesistici – ex 431/85 Fascia di rispetto ai corsi d’acqua D. Lgs. n° 42 del 22/01/04 - —Codice dei beni culturali e del paesaggio“, art. 142, com. 1, lett. c), c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna. L.R. 14/82 e succ. mod. int. mt. 50 per i fiumi (a quota inferiore mt. 500 s.l.m. e mt. 25 a quota superiore) mt. 10 per i torrenti Obiettivo: tutela del sistema e paesaggio fluviale al fine di preservarlo da distruzione o modifiche che possano recare pregiudizio al valore paesaggistico.

Superfici boscate D.Lgs n° 42 del 22/01/04 - —Codice dei beni culturali e del paesaggio“ - art. 142, com. 1, lett. g) g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227. Obiettivo: tutela dei beni forestali anche attraverso il recupero alla forestazione di terreni nudi, cespugliati o comunque abbandonati e non utilizzabili per altre produzioni agricolo o zootecniche. Il vincolo è finalizzato alla tutela naturalistica, alla protezione idrogeologiche, di ricerca scientifica, di funzione climatica e turistico ricreativa, oltreché produttiva.

Usi civici D. Lgs. n° 42 del 22/01/04 - —Codice dei beni culturali e del paesaggio“, art. 142, com. 1, lett. h) h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici.

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Obiettivo: gli usi civici consistevano nei diritti spettanti ad una collettività organizzata ed insediata su un territorio di trarre utilità dalla terra, dai boschi e dalle acque e si inquadrava nell’ottica tipica di una economia di sussistenza. Con l’art. 142, lett. h, del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, le zone gravate da usi civici sono diventati beni paesaggistici

A.1.2.2 Vincoli beni culturali – Vincoli archeologici Immobili vincolati D. Lgs. n° 42 del 22/01/04 —Codice dei beni culturali e del paesaggio“, art.10 Obiettivo: tutela finalizzata alla conservazione del patrimonio storicoartistico ed archeologico.

A.1.2.3 Vincoli ambientali Sorgenti D.Lgs. n.152 del 03.04.2006 - —Norme in materia ambientale“, art. 94 - Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano.

Obiettivo: protezione delle risorse idriche.

A.1.2.4 Rispetti Fascia di rispetto agli elettrodotti D.M. 29.05.2008 “Approvazione della metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti“ Obiettivo: salvaguardare la salubrità, l’igiene e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro. All’interno della fasce di rispetto, ai fini di prevenzione dall’inquinamento elettromagnetico, non è consentito alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario ovvero ad uso che comporti una permanenza dell’uomo non inferiore a quattro ore.

A.1.2.5 Altri vincoli Aree percorse dal fuoco Legge n. 353 del 21/11/2000 - "Legge - quadro in materia di incendi boschivi" Obiettivo: conservazione del patrimonio silvopastorale e comprende la prevenzione e la difesa dei boschi dagli incendi.

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A.2 – QUADRO CONOSCIITIIVO AMBIIENTALE

A.2.1 œ Il Rischio sismico e geologico

A.2.1.1 – Rischio sismico e classificazione sismica La sismicità indica la frequenza e la forza con cui si manifestano i terremoti, ed è una caratteristica fisica del territorio. Se conosciamo la frequenza e l’energia associate ai terremoti che caratterizzano un territorio, e attribuiamo un valore di probabilità al verificarsi di un evento sismico di una data magnitudo in un certo intervallo di tempo, possiamo definirne la pericolosità sismica. La pericolosità sismica sarà tanto più elevata quanto più probabile sarà il verificarsi di un terremoto di elevata magnitudo, a parità di intervallo di tempo considerato. Le conseguenze di un terremoto dipendono anche dalle caratteristiche di resistenza delle costruzioni alle azioni di una scossa sismica. La predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata si definisce vulnerabilità. Quanto più un edificio è vulnerabile (per tipologia, progettazione inadeguata, scadente qualità dei materiali e modalità di costruzione, scarsa manutenzione), tanto maggiori saranno le conseguenze. Infine, la maggiore o minore presenza di beni esposti al rischio, la possibilità cioè di subire un danno economico, ai beni culturali, la perdita di vite umane, è definita esposizione. Il rischio sismico, determinato dalla combinazione della pericolosità, della vulnerabilità e dell’esposizione, è la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo, in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti). . L’Italia, uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica, ha una pericolosità sismica medio alta (per frequenza e intensità dei fenomeni), una vulnerabilità molto elevata (per fragilità del patrimonio edilizio, infrastrutturale, industriale, produttivo e dei servizi) e un’esposizione altissima (per densità abitativa e presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo). La nostra Penisola è dunque ad elevato rischio sismico, in termini di vittime, danni alle costruzioni e costi diretti e indiretti attesi a seguito di un terremoto. La pericolosità sismica, intesa in senso probabilistico, è lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, ovvero la probabilità che un certo valore di scuotimento si verifichi in un dato intervallo di tempo. Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone classificate sismiche. Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I Decreti Ministeriali emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984 avevano classificato

Pag. 28 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare complessivamente 2.965 comuni italiani su di un totale di 8.102, che corrispondono al 45% della superficie del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione. Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo. A tal fine è stata pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003,(GU n.108 dell'8 maggio 2003), con la quale si avviava in Italia un processo per la stima della pericolosità sismica secondo dati, metodi, approcci aggiornati e condivisi e utilizzati a livello internazionale. Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 "Testo Unico delle Norme per l’Edilizia”), hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale.

Zona 1 – E’ la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti Zona 2 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti Zona 3 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari Zona 4 – E’ la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari Questa iniziativa ha portato alla realizzazione della Mappa di Pericolosità Sismica 2004 (MPS04) che descrive la pericolosità sismica attraverso il parametro dell'accelerazione massima attesa con una probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni su suolo rigido e pianeggiante, che è diventata ufficialmente la mappa di riferimento per il territorio nazionale con l'emanazione dell'Ordinanza PCM 3519/2006 (G.U. n.105 dell'11 maggio 2006). Il nuovo studio di pericolosità, allegato all’Ordinanza PCM n. 3519/2006, ha fornito alle Regioni uno strumento aggiornato per la classificazione del proprio territorio, introducendo degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche. Suddivisione delle zone sismiche in relazione all‘accelerazione di picco su terreno rigido (OPCM 3519/06)

Accelerazione con probabilità di superamento Zona sismica pari al 10% in 50 anni (ag) 1 ag > 0.25 2 0.15 < ag ≤ 0.25 3 0.05 < ag ≤ 0.15 4 ag ≤ 0.05 A ciascuna zona o sottozone è attribuito un valore di pericolosità di base, espressa in termini di accelerazione massima su suolo rigido (ag).

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Tale valore di pericolosità di base non ha però influenza sulla progettazione. Le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008), infatti, hanno modificato il ruolo che la classificazione sismica aveva ai fini progettuali: per ciascuna zona – e quindi territorio comunale – precedentemente veniva fornito un valore di accelerazione di picco e quindi di spettro di risposta elastico da utilizzare per il calcolo delle azioni sismiche. Dal 1 luglio 2009 con l’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita nominale dell’opera. Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi comunali. La classificazione sismica (zona sismica di appartenenza del comune) rimane, pertanto, utile solo per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti (Regione, Genio civile, ecc.). Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune Regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte, altre Regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità. La Regione Campania, in base alla Delibera di G.R. n° 5447 del 07.11.2002, che approvava l’aggiornamento della classificazione sismica regionale, ha classificato i comuni campani, ritenuti tutti sismici, in tre zone: − zona di I categoria (di elevata sismicità) – 129 comuni; − zona di II categoria (di madia sismicità) – 360 comuni; − zona di III categoria (di bassa sismicità) – 62 comuni.

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Per la provincia di Avellino, il territorio di Atripalda, in riferimento all’aggiornamento della classificazione sismica di cui alla Delibera di G.R. n°5447 del 07/11/2002, rientra nella classificazione di II categoria, di media sismicità. Nel mentre, in riferimento alla mappa di pericolosità sismica di cui all’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20/03/2003 e alla successiva Ordinanza del PCM n° 3519/2006, rientra in zona sismica 2 Zona con pericolosità sismica alta, dove possono verificarsi forti terremoti, con 0.15 < ag ≤ 0.25. Accelerazione con probabilità di Zona sismica superamento pari al 10% in 50 anni (ag) 1 ag >0.25 2 0.15

A.2.2 œ Autorità di Bacino œ Piano di Bacino œ Piani Stralcio Le Autorità di Bacino sono state istituite con La Legge 183/89 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”, con lo scopo di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di un razionale sviluppo economico e sociale e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. A tal fine la Legge 183/89 ripartisce il territorio nazionale in Bacini Idrografici e definisce un nuovo strumento di pianificazione, il Piano di Bacino, la cui elaborazione è affidata a nuovi organi: le Autorità di Bacino Nazionali, Interregionali e Regionali, in grado di superare la frammentarietà delle competenze degli Enti esistenti (Ministeri dell’Ambiente, dei Lavori Pubblici, dei beni Ambientali e Culturali, nonché le Regioni interessate sullo stesso Bacino) ed assicurare il coordinamento di tutte le azioni sul territorio. Le finalità perseguite dalla pianificazione di bacino possono essere così riassunte: difesa, tutela, riqualificazione e governo delle risorse suolo ed acqua e del sistema ambientale connesso. Le funzioni svolte dalle strutture preposte alla pianificazione di bacino, le Autorità di Bacino, e da queste ultime assicurate, consistono nel perseguimento delle succitate finalità. Pertanto, la legge 183/89 identifica nel bacino idrografico l’unità territoriale di riferimento a cui applicare gli strumenti normativi previsti ed, in particolare, il Piano di Bacino, che ha valenza di piano territoriale di settore e coordinamento. Detto Piano, da realizzare per stralci funzionali, è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo, attraverso il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo, alla salvaguardia della qualità delle acque superficiali e sotterranee, all'approvvigionamento, uso e disinquinamento delle stesse, alla

RELAZIONE Pag. 31 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare compatibilità ambientale dei sistemi produttivi, alla salvaguardia dell'ambiente naturale ed alla gestione delle risorse nel loro complesso, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato. La legge stabilisce espressamente che alle prescrizioni del Piano di Bacino devono essere adeguati i piani territoriali urbanistici ed i piani paesistici, nonché i piani di risanamento delle acque, i piani per lo smaltimento dei rifiuti, i piani di disinquinamento. Inoltre, le prescrizioni contenute nel Piano di Bacino hanno carattere immediatamente vincolante per le Amministrazioni e gli Enti pubblici, e per i soggetti privati. Data la complessità degli studi e delle analisi per una conoscenza esaustiva del territorio, in riferimento alle problematiche di difesa del suolo e di tutela delle acque, l'art. 12 della Legge 4 dicembre 1993, n. 493, integrando l'art. 17 della L. 183/1989, ha previsto la possibilità di redazione di Piani Stralcio relativi a settori funzionali interrelati rispetto ai contenuti del Piano di Bacino, in grado di coprire i diversi e complessi aspetti della difesa del suolo e della tutela delle acque. Attraverso la Pianificazione di Bacino (Piano di Bacino e Piani Stralcio), l’Autorità di Bacino mira al conseguimento di un duplice obiettivo: - il raggiungimento di un alto valore del “rapporto sicurezza/rischio” nell’ambito di una zonazione territoriale; - l’individuazione degli interventi strutturali e non strutturali. Nel caso specifico, tra le sei Autorità di Bacino Nazionali istituite secondo la Legge183/89 l’Autorità di Bacino dei Fiumi LiriGarigliano e Volturno è l’Autorità competente per il territorio di Atripalda. L’Autorità si estende per 11.484 kmq (Bacino Liri – Garigliano 5.142 Kmq. e Bacino Volturno 6.342 kmq.), interessando, con un complesso di ben 31 sottobacini idrografici (14 del Bacino Liri – Garigliano e 17 del Bacino Volturno) 4 regioni (Abruzzo,Campania, Lazio, Molise e Puglia), 11 Province (L’Aquila, Benevento, Caserta, Avellino, Salerno, Frosinone, Latina, Roma, Isernia, Campobasso e Foggia), e 450 Comuni di cui 10 appartenenti ad entrambi i Bacini (168 comuni del Bacino Liri – Garigliano e 292 del Bacino Volturno), di cui 37 in Abruzzo, 239 in Campania, 124 nel Lazio, 46 nel Molise e 4 in Puglia. Nel caso di detta Autorità, il Piano di Bacino si articola nei Piani Stralcio di seguito elencati: • Piano Stralcio per l‘Assetto Idrogeologico œ Rischio Idraulico / Difesa dalle Alluvioni (PSAI-Ri); • Piano Stralcio per l‘Assetto Idrogeologico œ Rischio Frana / Difesa Aree in Frana (PSAI-Rf); • Piano Stralcio per il Governo della Risorsa Idrica Superficiale e Sotterranea; • Piano Stralcio per la Tutela Ambientale œ Conservazione zone umide - area pilota Le Mortine (PSTA); • Documento d‘indirizzo ed orientamento per la Pianificazione e la Programmazione della Tutela Ambientale (DIOPPTA); • Piano Stralcio di Erosione Costiera.

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In sede di redazione del PUC di Atripalda sarà di fondamentale importanza il riferimento al Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico – Rischio Frana (PSAIRf), e ai fenomeni di instabilità classificati dall’Autorità; inoltre l’attività di trasformazione del territorio, che si opererà attraverso le scelte programmatiche del PUC, sarà inevitabilmente rivolta alla “salvaguardia della dinamica evolutiva del contesto fisico naturale ed antropico improntata ad un appropriato uso del territorio”, e ciò in relazione agli indirizzi di tutela ambientale individuati dal DIOPPTA, Documento che, intendendo integrare le politiche attive già poste in essere dall’Autorità con il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PSAI Rischio frane Rischio idraulico) e con il Piano Stralcio Protezione della Risorsa Idrica sotterranea e superficiale (quantità e qualità della risorsa acqua), valutando le interazioni più ampie tra le risorse con il sistema ambientale ed antropico, anche in rapporto ai fattori climatici, biochimici, geopedologici, agro forestali e paesaggistici, al fine di considerare olisticamente il complesso ecosistema del bacino idrografico, tiene conto sia della normativa nazionale e sia delle direttive comunitarie in materia di salvaguardia delle risorse naturali. In particolare, la Carta del Piano Stralcio per l‘Assetto Idrogeologico - Rischio Frana (PSAI-Rf), classifica all’interno del territorio di Atriipallda aree A2 ed R2, nonché limitati e puntuali caratterizzazioni di aree A4 ed R3; in particolare si possono osservare: − “Aree a Rischio Elevato-R3”, a nord est del territorio comunale, a confine con San Potito, dove per il livello di rischio presente, sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione della funzionalità delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio naturale, così come definito nelle NTA del PSAI. − ”Aree a Rischio Medio-R2“, in varie aree a est del territorio comunale non antropizzato, nelle quali per il livello del rischio presente sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che però non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità e la funzionalità delle attività economiche. Gli interventi ammessi nelle suddette aree sono quelli previsti dal Piano di Bacino e, qualora dovessero sussistere incoerenze tra le previsioni grafiche e normative del PUC e le previsioni del PSAIRf citato, prevalgono le disposizioni di quest’ultimo. Nella redazione del PUC si dovrà tener conto, pertanto, delle disposizioni di cui al TITOLO II – norme d‘uso del suolo: divieti e prescrizioni: art. 6 (per le Aree classificate R3) e art. 8 (per le aree classificate R2) della normativa d‘attuazione allegata al predetto Piano Stralcio, laddove si richiamano le prescrizioni previste nel D.M.LL.PP. del 11/03/1988 pubblicato sul Supplemento ordinario n°47 della G.U.R.I. n°127 del 01/06/88, e nella Circolare LL.PP. n°3483 del 24/09/88 e successive norme ed istruzioni.

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Tav 1: Piano Stralcio Assetto Idrogeologico

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Con riferimento al DIOPPTA, Documento che ha, invece, un carattere di orientamento ed indirizzo non direttamente prescrittivo per la pianificazione ambientale, non definendo, infatti, norme attuative di disciplina d’uso del suolo cui attenersi, ma costituendo un utile —strumento di lettura, interpretazione, attenzione, pianificazione e gestione dell‘ambiente cui riferirsi nell‘attività ordinaria dell‘Autorità e degli altri Enti Territoriali“ al fine di perseguire un uso del territorio ambientalmente più sostenibile, il territorio comunale di Atripalda risulta caratterizzato da un Sistema collinare il cui obiettivo è “Curare la biodiversità”. Sono presenti in tale sistema Ambiti di intervento di riqualificazione urbana per la regolamentazione del rapporto costruito/spazio aperto in funzione della salvaguardia della risorsa acqua e suolo ed Ambiti di intervento di ricostruzione, tutela e valorizzazione dei corridoi longitudinali fluviali; tanto si evince dalla tavola “C2.V- Progetto della Rete Ambientale del Bacino” del DIOPPTA. Al fine di salvaguardare e valorizzare il sistema ambientale – territoriale di riferimento, tenuto conto delle potenzialità e delle criticità del territorio, ne deriva che tra le principali azioni di salvaguardia, tutela e riqualificazione previste dal Piano Urbanistico vi saranno quelle di seguito riportate: - la cura della biodiversità; - il riequilibrio idrogeologico; - il ripristino ambientale; - il recupero dell‘urbanizzato; - la creazione di presidi di valorizzazione dell‘identità, per la tutela delle risorse e la cura del paesaggio; - ricostruzione della qualità; - il ripristino della biodiversità; - il riequilibrio idrogeologico; - la riqualificazione e il risanamento dell‘urbanizzato; - la tutela delle risorse; - la ricomposizione del paesaggio degradato per la salvaguardia degli spazi rurali; - l‘incentivazione di sviluppi sostenibili; - la riqualificazione dei suoli; - la gestione corretta delle attività antropiche; - la realizzazione di aree verdi.

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A.2.3 œ Il Piano di Tutela delle Acque Il Piano di Tutela delle Acque, introdotto dal D.Lgs. 11/05/1999, n.152 Titolo IV artt. 42, 43, 44, costituisce un ulteriore piano stralcio di settore del piano di bacino, ai sensi dell'articolo 17, comma 6ter, della legge l8 maggio 1989, n. 183, ed è lo strumento di programmazione regionale, soggetto all’acquisizione del parere vincolante dell’Autorità, attraverso il quale realizzare gli obiettivi di tutela quali quantitativa previsti dallo stesso Decreto e dalle successive modifiche ed integrazioni, le cui disposizioni saranno recepite dagli strumenti di pianificazione vigenti in materia. Dalla “Carta degli interscambi idrici sotterranei tra la Regione Campania e le altre Regioni e le diverse Province” non risultano, per il territorio di Atripalda, particolari prescrizioni in merito allo stato ed alla tutela dei corpi idrici sotterranei. Ad ogni buon fine l’indagine sullo stato delle “fonti e sorgenti” presenti nel territorio comunale sarà indagato ad una scala di maggior dettaglio facendo riferimento allo studio geologico allegato al Piano Urbanistico, ai dati sullo studio delle acque “il monitoraggio in Campania 2002-2006” pubblicato dall’ARPAC, e alle successive pubblicazioni sullo stato dell’ambiente.

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A.2.4 - Rischio Alluvioni La Direttiva 2007/60 CE, nell’incipit, recita: —Le alluvioni possono provocare vittime, l‘evacuazione di persone e danni all‘ambiente, compromettere gravemente lo sviluppo economico e mettere in pericolo le attività economiche della Comunità. Alcune attività umane (come la crescita degli insediamenti umani e l‘incremento delle attività economiche nelle pianure alluvionali, nonché la riduzione della naturale capacità di ritenzione idrica del suolo a causa dei suoi vari usi) e i cambiamenti climatici contribuiscono ad aumentarne la probabilità e ad aggravarne gli impatti negativi. Ridurre i rischi di conseguenze negative derivanti dalle alluvioni soprattutto per la vita e la salute umana, l‘ambiente, il patrimonio culturale, l‘attività economica e le infrastrutture, connesse con le alluvioni, è possibile e auspicabile ma, per essere efficaci, le misure per ridurre tali rischi dovrebbero, per quanto possibile, essere coordinate a livello di bacino idrografico.“

A.2.4.1. Il Piano di Gestione del Rischio di Alluvione Con l’emanazione del D.Lgs. n.49 del 2010 relativo a “Attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni“ compete alle Autorità di Bacino Distrettuali l’adozione dei PGRA. Questo nuovo strumento normativo riguarda tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento nazionale e tengono conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino interessato. I piani di gestione possono anche comprendere la promozione di pratiche sostenibili di uso del suolo, il miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque, nonché l'inondazione controllata di certe aree in caso di fenomeno alluvionale. Il predetto D.Lgs. 49/2010, in particolare, tiene conto, oltre alle Direttive comunitarie collegate, anche della vigente normativa nazionale riguardante sia la pianificazione dell'assetto idrogeologico (tra cui il D.Lgs. 152/2006) sia il sistema di Protezione civile relativo al rischio idrogeologico. In base a quanto previsto dal citato D.Lgs. 49/2010 i Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni sono predisposti dalle Autorità di Bacino Distrettuali, per la parte di propria competenza, e dalle Regioni in coordinamento tra loro e con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, per la parte relativa al sistema di allertamento per il rischio idraulico ai fini di protezione civile. La norma introduce una serie di adempimenti da compiersi con relative scadenze temporali, così articolate: valutazione preliminare del rischio di alluvioni entro il 22 settembre 2011 (art. 4); aggiornamento e realizzazione delle mappe della pericolosità da alluvione e quelle del rischio di alluvioni entro il 22 giugno 2013 (art. 6); ultimazione e pubblicazione dei piani di gestione del rischio di alluvioni entro il 22 giugno 2015 (art.7); successivi aggiornamenti (2019, 2021).

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I Piani di cui al D.Lgs. 49/2010 devono prevedere misure per la gestione del rischio di alluvioni nelle zone ove possa sussistere un rischio potenziale ritenuto significativo evidenziando, in particolare, la riduzione delle potenziali conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l'ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali, attraverso l'attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di azioni per la riduzione della pericolosità. I piani, inoltre, contengono gli elementi indicati nell'Allegato I (sostanzialmente uguale all'Allegato della Direttiva 2007/60/CE). Per la parte relativa al sistema di allertamento, i Piani contengono una sintesi dei contenuti dei Piani Urgenti di Emergenza previsti dall'art.67, co. 5, del D.Lgs. 152/2006, e tengono conto degli aspetti relativi alle attività di: previsione, monitoraggio, sorveglianza e allertamento attraverso la rete dei centri funzionali; presidio territoriale idraulico posto in essere dalle regioni e dalle province; regolazione dei deflussi attuata anche attraverso i piani di laminazione; attivazione dei piani urgenti di emergenza previsti dalla richiamata normativa vigente. Infine l'art.4 del D.Lgs.10 dicembre 2010 n.219, ha attribuito alle Autorità di Bacino di rilievo nazionale ed alle Regioni (ciascuna per la parte di territorio di propria competenza), il compito di provvedere all'adempimento degli obblighi previsti dal decreto legislativo 23 febbraio 2010, n.49. Ai fini della predisposizione degli strumenti di pianificazione le Autorità di Bacino di Rilievo Nazionale svolgono la funzione di coordinamento nell'ambito del distretto idrografico di appartenenza. Dal punto di vista dei contenuti il PGRA, seppur indiscutibilmente —vicino“ ai PSAI, viene considerato un strumento differente, in quanto é predisposto, fatti salvi gli altri Piani eventualmente vigenti, con specifico riferimento alla gestione e, quindi, è da considerare necessariamente uno strumento diverso. Interrogarsi sulla natura di questa diversità costituisce uno fatto importante per non creare confusione di ruolo tra i due Piani che hanno molti punti in comune ma che devono risultare del tutto distinti, senza produrre inutili sovrapposizioni. In merito alle affinità si evidenzia che: • Entrambi i Piani sono basati sulla conoscenza della pericolosità e del rischio da alluvione e la determinazione di questi elementi è stata effettuata, in entrambi i casi, attraverso le stesse indicazioni, vale a dire le disposizioni del DPCM. 29/09/98 che definisce le note quattro classi di rischio e pertanto, a parità di altre condizioni quali il naturale aggiornamento temporale; la base conoscitiva, analisi e perimetrazione, risultante è del tutto equivalente. In merito alle differenze si evidenzia: • La prima è data dall’ambito di applicazione che nel PGRA è molto più esteso in quanto riferita al Distretto idrografico Appennino Meridionale che ha un’estensione di 68.200 km2, nei PAI è riferito ai singoli bacini idrografici di competenza delle AdB;

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• La seconda, di maggior rilievo tra i due strumenti sta nelle finalità. Di fatto i Piani Stralcio, derivati dal Piano di Bacino perseguono la finalità complessiva della mitigazione del rischio, che rappresenta la parola chiave di tutto il processo. Il PGRA, anche attraverso la pericolosità e rischio idraulico, invece è riferito alla gestione del medesimo rischio; • La terza, che deriva dalla seconda, sta nel fatto che i PGRA, in considerazione del risalto alla gestione, sta nell’integrazione sia la pianificazione dell'assetto idrogeologico (tra cui il D.Lgs. 152/2006) in termini di gestione, e sia il sistema di Protezione civile relativo al rischio idrogeologico. Di fatto, i Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni sono predisposti dalle Autorità di Bacino Distrettuali, per la parte di propria competenza, e dalle Regioni in coordinamento tra loro e con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, per la parte relativa al sistema di allertamento per il rischio idraulico ai fini di protezione civile. Nei PAI questi due aspetti sono considerati separati; • L’ultima differenza, legata ai nuovi approcci della pianificazione, è quella relativa al processo di Partecipazione e di Condivisione fra gli Enti chiamati alla valutazione e gestione del rischio alluvione, nonché alla massima informazione delle comunità locali; processo del PGRA che è reso più rilevante ed integrato rispetto a quanto avvenuto nei PAI. La strategia del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni, predisposto dall’Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi LiriGarigliano e Volturno, sul territorio del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, in linea anche con la Direttiva 2000/60/CE e D.lgs. 152/2006 e smi. (di cui al comma 1 dell’art. 9 del D.lgs 49/2010) in ottemperanza alla Direttiva 2007/60/CE ed al D.lgs. 49/2010, è quella di agire con una gestione integrata e sinergica dei rischi di alluvioni al fine di pervenire alla riduzione delle conseguenze negative per la salute umana, per il territorio, per i beni, per l'ambiente, per il patrimonio culturale e per le attività economiche e sociali derivanti dalle stesse alluvioni. E’ in questa logica che il PGRA è da considerare come un tassello funzionale all’ampliamento delle prospettive della politica quadro europea sulle acque, così come del resto affermato nelle considerazioni introduttive della Direttiva 2007/60/CE, la quale stabilendo all’interno dei distretti l’elaborazione dei Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni, marca l’attenzione sulle misure di prevenzione, di protezione e di gestione delle emergenze al fine di ridurre i rischi di conseguenze negative derivanti dalle alluvioni soprattutto per la vita e la salute umana, l‘ambiente, il patrimonio culturale, l‘attività economica e le infrastrutture, connesse con le alluvioni. In questa ottica si articolano le finalità specifiche del PGRA: Politiche di gestione integrata per la riduzione del rischio alluvione e la tutela del territorio attraverso un programma organico e sistemico per l'attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di azioni per la riduzione della pericolosità (comma 2 art. 7 D.lgs 49/2010) ed il loro organico sviluppo nel tempo; Politiche di salvaguardia della vita umana e del territorio, ivi compresi gli abitati ed i beni; Politiche di cura, tutela, risanamento della risorsa suolo;

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Politiche di manutenzione, monitoraggio e presidio territoriale del sistema fisico/ambientale (versanti, ambiti fluviali e di costieri); Politiche di tutela e valorizzazione dei beni ambientali, patrimonio aree protette, beni culturali, storici e paesaggistici. La redazione delle mappe di pericolosità e di rischio alluvioni (art.6 D.Lgs. 49/2010 – scadenza 22/06/2013) costituisce un punto fermo del lungo processo formativo e di attuazione del PGRA, proponendosi come un punto di arrivo e nello stesso tempo di partenza verso successivi traguardi mirati alla migliore forma di gestione del rischio da alluvione. Detta redazione si configura come segue: Per le mappe di pericolosità il comma 2 individua gli scenari (bassa, media ed elevata probabilità) e il comma 3 individua, per ciascun scenario, i seguenti elementi da considerare per la predisposizione delle mappe della pericolosità: a. estensione dell’inondazione; b. altezza idrica o livello; c. caratteristiche del deflusso (velocità e portata). Per le mappe del rischio di alluvioni il comma 5 indica le potenziali conseguenze negative derivanti dalle alluvioni, nell'ambito degli scenari di cui al comma 2, prevede le 4 classi di rischio di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 29 settembre 1998 ed individua un’altra serie di elementi da considerare per la redazione delle mappe: a) numero indicativo degli abitanti potenzialmente interessati; b) infrastrutture e strutture strategiche (autostrade, ferrovie, ospedali, scuole, etc.); c) beni ambientali, storici e culturali di rilevante interesse presenti nell'area potenzialmente interessata; d) distribuzione e tipologia delle attività economiche insistenti sull'area potenzialmente interessata; e) impianti di cui all'allegato I del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, che potrebbero provocare inquinamento accidentale in caso di alluvione e aree protette potenzialmente interessate, individuate all'allegato 9 alla parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006; f) altre informazioni considerate utili dalle autorità di bacino distrettuali, come le aree soggette ad alluvioni con elevato volume di trasporto solido e colate detritiche o informazioni su fonti rilevanti di inquinamento. L’altro elemento che concorre alla valutazione del rischio è il valore associato ai Beni Esposti che, nel caso di analisi puramente qualitative (vulnerabilità pari ad 1) fanno si che la Mappa del Bene Esposto coincida con quella del Danno Potenziale. Tale informazione combinata opportunamente con la pericolosità consente di determinare il livello atteso di rischio di alluvione. Completata la fase di predisposizione delle “mappe della pericolosità e del rischio”, che rappresenta la componente conoscitiva e mappatura del territorio del PGRA, attualmente si è avviata la redazione del

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Piano di Gestione del Rischio Alluvioni PGRA (art.7 – scadenza 22 giugno 2015) che rappresenta il penultimo step del processo del Piano attraverso l’individuazione di tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento. L’ultimo step riguarda l’attuazione del PGRA secondo le disposizioni del D.lgs 49/2010 ed in particolare attraverso la predisposizione dei programmi di intervento. I corsi d’acqua del Distretto Appennino Meridionale indagati e soggetti a rischio alluvione sono circa 150, riportati nella tabella 7 del PRGA anche se tale dato è attualmente oggetto di verifica da parte delle Autorità di bacino regionali ed interregionali ricadenti nel distretto. I corsi d’acqua che interessano il territorio di Atripalda, direttamente ed indirettamente, sono il Sabato, che lo attraversa anche nel Centro abitato, ed il Fenestrelle che confluisce in esso all’altezza di Pianodardine. E’ proprio il distretto industriale e commerciale di Pianodardine a rappresentare un elemento di assoluta criticità; come si evince dalla tavola Carta Unica del Territorio del presente Piano Preliminare, l’area di Pianodardine è caratterizzata da Valore Esposto molto elevato (E4) e in virtù di una pericolosità di base significativa ( Area P3 Pericolosità elevata) si ha un valore del rischio che sottende degli approfondimenti e delle considerazioni. In particolare l’area ricade quasi totalmente in R4 “Aree/elementi a rischio molto elevato” confermando ancora una volta che il distretto si trova in area a forte rischio. L’elaborazione dell’Autorità di Bacino è necessariamente contemplata in sede di Piano Preliminare, ossia lo strumento su cui avviare un processo di consultazione e confronto aperto a tutte le categorie di interlocutori. Tuttavia in questa fase è necessario prendere atto che valori economici significativi sono esposti a rischi di alluvione significativamente alti che indurrebbero ad alleggerire il carico insediativo nella suddetta area; si rimanda a fasi successive l’individuazione di strategie che consentano di contemperare l’esigenza di conservare attività produttive, in ogni caso già insediate nella zona, con adeguate strategie di mitigazione del rischio rilevato.

A.2.5 œ Progetto pilota torrente Salzola L’attuale cultura urbanistico ambientale promuove la realizzazione di aree naturali protette di interesse locale intese non solo come zone vincolate, ma come ambiti territoriali che necessitano di azioni correlate di salvaguardia, conservazione, restauro e ricostituzione delle originarie caratteristiche morfologico ambientali, finalizzandone il loro uso ad uno sviluppo eco – compatibile dell’area stessa, strettamente correlato ed integrato alla realtà di un più ampio territorio. In tal senso l’individuazione di aree protette, quali parchi naturali, regionali, interregionali, urbani, può

RELAZIONE Pag. 41 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare operativamente attuarsi attraverso un’equilibrata interrelazione tra protezione del patrimonio naturale e culturale dell’area, promozione delle attività ricreative ed educative, sostegno e sviluppo delle economie locali. In tale logica il torrente Salzola, che attraversa i Comuni di Sorbo Serpico, , San Potito Ultra ed in ultimo Atripalda, confluendo nel fiume Sabato proprio nel nucleo urbano consolidato di quest’ultimo comune, per le sue innegabili bellezze naturali e per le testimonianze storico – culturali presenti sulle sue sponde, nonché per le attività economiche esistenti, può costituire una importante risorsa di natura ambientale da tutelare con la creazione di un parco fluviale. Con questo spirito è stato portato avanti dai comuni interessati, con Atripalda capofila, il progetto pilota per il risanamento ambientale del torrente Salzola, approvato dal comune di Atripalda con Delibera di Consiglio Comunale n°59 del 04/12/2002 che, alla luce degli attuali orientamenti di salvaguardia integrata, si è basato, fondamentalmente, sui concetti che di seguito, sinteticamente, si riportano: 1. il fiume come oggetto da difendere da canalizzazioni, prelievi, inquinamenti che ne minacciano la sopravvivenza; 2. il fiume inteso non più come elemento di separazione dei diversi ambiti comunali che attraversa, ma bene comune la cui utilizzazione è per tutti un diritto essenziale; 3. il fiume come preziosa riserva d‘acqua fuori, ma soprattutto dentro la città, evitando che il progressivo inquinamento lo trasformi in una sgradita presenza che per essere resa accetta e fruibile richieda difficili e spesso inefficaci opere di risanamento; 4. il fiume come luogo di svago per le cosiddette attività del tempo libero, e come elemento riservato all‘osservazione della natura; 5. l fiume come scenario e panorama per —promenades“ tese alla riscoperta delle qualità paesaggistiche e naturalistiche specifiche e alla riscoperta delle emergenze architettoniche legate ad attività produttive pre-industriali. Il progetto poi, nel rispetto di una più giusta e programmata valorizzazione, non prescinde da considerazioni di carattere territoriale più ampio, che guardano non solo al parco fluviale in sé stesso ma anche alle altre emergenze ambientali che lo circondano alle quali è strettamente correlato: il fiume Sabato, il torrente Fenestrelle, il Parco dei Picentini e del Partenio. Proprio per questo il progetto di parco ha tenuto conto del fatto che il sistema idrografico del fiume Sabato e dei suoi affluenti (Salzola e Fenestrelle) si configura come una potenziale struttura portante naturale per la formazione di un insieme di parchi fluviali, che una volta realizzati, andrebbero a creare, per la loro continuità territoriale, dei “corridoi biologici” per gli ecosistemi dei due Parchi Regionali, ripristinando l’equilibrio ambientale attualmente interrotto dagli agglomerati urbani di valle. Inoltre il piano in argomento ha affrontato la tutela ed il miglioramento della condizione qualitativa dell’ambiente non solo come una condizione da salvaguardare, da contemplare, ma anche da fruire,

Pag. 42 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare da mettere a disposizione, da far scoprire. In particolare gli obiettivi specifici dello studio sono stati: ° L’analisi delle problematiche storico ambientali, economico sociali, demografiche, geologiche, biologiche; ° la valorizzazione dell’ambiente fluviale del torrente Salzola; ° la valorizzazione dei manufatti storico culturali (mulini, canalizzazioni ed opifici) posti lungo le sponde del torrente o ad esso connessi. ° l’integrazione del flusso turistico connesso al Parco fluviale del Salzola con le tipologie turistiche legate alla fruizione di altre risorse naturali (parchi dei Monti Picentini, Parco Urbano di S. Gregorio di Atripalda), archeologiche, storico artistiche presenti sulla restante parte dei territori comunali del parco stesso; ° la pianificazione di un sistema di infrastrutture a servizio dell’ambito omogeneo del torrente Salzola che contestualmente comporti un deciso miglioramento della qualità della vita delle comunità interessate; ° la realizzazione di una integrazione fisico infrastrutturale dell’area fluviale con i centri cittadini. Tra gli obiettivi che il progetto prevede di raggiungere attraverso l’attivazione di una serie di azioni normative e procedurali articolate in un Piano d’area e in una serie di Schemi di Piani Attuativi e Strumentazione Operativa di Intervento, tali da coniugare i due aspetti della pianificazione e della programmazione economico – finanziaria degli interventi, quelli che interessano in modo particolare il comune di Atripalda risultano essere: ° gli interventi di bonifica e risanamento ambientale nel nucleo urbano consolidato, restituendo al solco fluviale, attraverso una serie di opere di ingegneria naturalistica, una immagine amena di immissione di un elemento naturale in un elemento fortemente antropizzato; ° gli interventi sul patrimonio di archeologia industriale attraverso il recupero dei ruderi dei mulini e degli opifici al fine di conservare la memoria storica dei luoghi a fini didattici; ° l‘attivazione di una linea ferroviaria —verde“ che nei giorni festivi possa collegare il capoluogo Avellino con i comuni dell’hinterland attraverso itinerari tematici. Tale proposta richiede per la sua attuazione, la riqualificazione dell’attuale area della stazione ferroviaria situata nel comune di Salza e l’introduzione di un nuovo stazionamento da realizzarsi nel territorio del comune di Atripalda nei pressi dell‘antico palazzo dei Caracciolo; ° la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili che consentano di percorrere su ambedue le sponde l’intero sviluppo del torrente per garantire il sistema di mobilità interno al parco. Il PUC di Atripalda, alla luce dei presupposti e degli obiettivi che il progetto di risanamento ambientale del torrente Salzola si è proposto di raggiungere, non può non tener conto degli indirizzi e delle strategie contenuti nello stesso, frutto dell’elaborazione tecnica di suggestioni e “visioni”, risultando nelle scelte coerente scelte con essi.

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A.3 PIIANIIFIICAZIIONE DII COORDIINAMENTO TERRIITORIIALE A.3.1 - Il Piano Territoriale Regionale (PTR) Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato con L.R. 13 del 13.10.2008 (BURC n.45 bis del 10.11.2008 e n.48 bis del 01.12.2008) si propone come Piano d’inquadramento, d’indirizzo e di promozione di azioni integrate, al fine di determinare coerenza e sinergia tra la pianificazione territoriale e la programmazione dello sviluppo. Attraverso il PTR la Regione, nel rispetto degli obiettivi generali di promozione dello sviluppo sostenibile e di tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio ed in coordinamento con gli indirizzi di salvaguardia già definiti dalle Amministrazioni statali competenti e con le direttive contenute nei piani di settore previsti dalla normativa statale vigente, individua: a) gli obiettivi di assetto e le linee principali di organizzazione del territorio regionale, nonché le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione; b) i sistemi infrastrutturali e le attrezzature di rilevanza sovraregionale e regionale, nonché gli impianti e gli interventi pubblici dichiarati di rilevanza regionale; c) gli indirizzi e i criteri per la elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale Provinciale e per la cooperazione istituzionale. Il PTR, in sintesi, definisce: a) il quadro generale di riferimento territoriale per la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, come definite dall’art. 2 e connesse con la rete ecologica regionale, fornendo criteri e indirizzi anche di tutela paesaggisticoambientale per la pianificazione Provinciale; b) gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio, nel rispetto della vocazione agrosilvopastorale dello stesso; c) gli elementi costitutivi dell’armatura territoriale a scala regionale, con riferimento alle grandi linee di Comunicazione viaria, ferroviaria e marittima, nonché ai nodi di interscambio modale per persone e merci, alle strutture aeroportuali e portuali, agli impianti e alle reti principali per l’energia e le telecomunicazioni; d) i criteri per l’individuazione, in sede di pianificazione Provinciale, degli ambiti territoriali entro i quali i Comuni di minori dimensioni possono espletare l’attività di pianificazione urbanistica in forma associata; e) gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali; f) gli indirizzi e i criteri strategici per la pianificazione di aree interessate da intensa trasformazione o da elevato livello di rischio; g) la localizzazione dei siti inquinati di interesse regionale ed i criteri per la bonifica degli stessi;

Pag. 44 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare h) gli indirizzi e le strategie per la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse culturali e paesaggistiche connesse allo sviluppo turistico ed all’insediamento ricettivo. La proposta di Piano è articolata in cinque Quadri Territoriali di Riferimento, utili ad attivare una pianificazione d’area vasta concertata con le Province e le Soprintendenze, in grado di definire contemporaneamente anche gli indirizzi di pianificazione paesistica; essi sono di seguito riportati: −−− LE RETI (la rete ecologica, la rete del rischio ambientale e la rete dell’interconnessione);

−−− AMBIENTI INSEDIATIVI (AI); −−− SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO (STS); −−− CAMPI TERRITORIALI COMPLESSI (CTC);

−−− INDIRIZZI PER LE INTESE INTERCOMUNALI E BUONE PRATICHE DI PIANIFICAZIONE. Il Comune di Atripalda rientra nell’AMBIENTE INSEDIATIVO N°6 – Avellinese, è compreso nel SISTEMA TERRITORIALE DI SVILUPPO a dominante urbana “D2 – Sistema urbano di Avellino”, che comprende, oltre Atripalda, i comuni di Avellino, e Monteforte Irpino, e rientra nel CAMPO TERRITORIALE COMPLESSO N°4 – Area Interprovinciale – Benevento – Avellino.

A.3.1.1 Gli Ambienti Insediativi (AI) del PTR Gli Ambienti Insediativi del PTR, individuati in numero di 9 sulla base delle analisi delle morfologie territoriali e dei quadri ambientali, delle trame insediative, dei caratteri economicosociali e delle relative dinamiche in atto, contengono le scelte strategiche con “tratti di lunga durata”, e dei conseguenti interventi strutturanti ai quali si connettono i grandi investimenti. Sono ambiti subregionali in trasformazione (“microregioni”), all’interno di una Campania “plurale” formata da aggregati dotati di relativa autonomia, per i quali vengono costruite delle “visioni” cui soprattutto i piani territoriali di coordinamento provinciali, che agiscono all’interno di “ritagli” territoriali definiti secondo logiche di tipo“amministrativo”, ritrovano utili elementi di connessione. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 3 lettera b, c ed e dell’art.13 della LR n.16/2004, dove si afferma che il PTR dovrà definire: −−− gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile del territorio e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio, nel rispetto della vocazione agro – silvo – pastorale dello stesso; −−− gli elementi costitutivi dell’armatura urbana territoriale a scala regionale, con riferimento alle grandi linee di comunicazione, viaria, ferroviaria e marittima, nonché ai nodi di interscambio modale per persone e merci, alle strutture aeroportuali e portuali, agli impianti e alle reti principali per l’energia e le telecomunicazioni;

−−− gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali. Gli Ambienti Insediativi sono dunque ambiti di un livello scalare “macro”, di carattere strategico – operativo,

RELAZIONE Pag. 45 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare nel quale si affrontano e si avviano a soluzione rilevanti problemi relazionali derivanti da caratteri strutturali (ambientali e/o insediativi e/o economicosociali) che richiedono la ricerca, di lungo periodo e concertata, di assetti più equilibrati di tipo policentrico e reticolare. Con gli Ambienti Insediativi il PTR persegue gli obiettivi strategici che possono essere sintetizzati come di seguito riportato: - Perseguire un assetto policentrico riferito ad una idea di “rete” territoriale a maglia aperta valorizzando le relazioni dei nodi il cui ruolo è frutto delle specifiche identità non delle dimensioni e delle gerarchie e le complementarità piuttosto che gli antagonismi concorrenziali; - Estendere la logica del policentrismo oltre il sistema urbano, dunque anche gli apparati produttivi e le loro interdipendenze, le relazioni sociali e culturali fra le comunità locali, le articolazioni istituzionali; - Valorizzare le zone interne attraverso i “sistemi di città”, in applicazione delle politiche dell’Unione Europea che incoraggiano “l’organizzazione a rete” di città mediopiccole, in “città diffusa”; - Pervenire ad una distribuzione territoriale corretta dei carichi insediativi mirando anche al radicale contenimento della dispersione edilizia. La responsabilità della definizione di piano degli assetti insediativi è affidata alla pianificazione provinciale. In coerenza con tale impostazione, il Piano Territoriale Regionale riserva a sé compiti di proposta di visioni di guida per il futuro, ma anche di individuazione di temi che – per contenuti strategici e/o per problemi di scala – pongono questioni di coordinamento interprovinciale da affrontare e risolvere secondo procedure di copianificazione sostanziale.

PTR: classificazione ambienti insediativi

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A.3.1.2 I Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) del PTR I Sistemi Territoriali di Sviluppo del PTR sono unità territoriali intermedie “costituite” in base non solo a caratteri sociali o geografici omogenei ma anche a reti di relazioni che collegano tra di loro diversi soggetti territoriali. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 2 lettera a) e c), dell’articolo 13 della L.R n. 16/04, dove si afferma che il PTR dovrà individuare: −−− gli obiettivi d’assetto e le linee di organizzazione territoriale, nonché le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione; −−− indirizzi e criteri di elaborazione degli strumenti di pianificazione provinciale e per la cooperazione istituzionale. I STS rappresentano, innanzitutto, dei luoghi di esercizio di visioni strategiche condivise: ambiti di programmazione di interventi sul territorio e di condivisione di obiettivi di sviluppo e valorizzazione di risorse eterogenee. Il PTR individua 45 STS sulla base della geografia dei processi di autoriconoscimento delle identità locali e di autoorganizzazione nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e sulla base di una verifica di coerenza con l’intervento in corso del POR Campania 20002006, con l’insieme dei PIT, dei Prusst, dei Gal e delle indicazioni dei PTCP, e privilegiando tale geografia in questa ricognizione rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo. I STS sono stati classificati anche in funzione di 6 diverse dominanti territoriali di sviluppo, in relazione alle caratteristiche ed alle vocazioni dei territori: naturalistica; rurale – culturale; rurale – industriale; urbana; urbano – industriale; paesistico culturale. Per ciascun STS è stata quindi definita una matrice degli indirizzi strategici, proposta aperta alla discussione, al contributo di approfondimento e precisazione, che verrà sviluppato nei confronti con le realtà locali nell’ambito delle Conferenze territoriali. L’individuazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo non ha valore di vincolo, ma di orientamento per la formulazione di strategie in coerenza con il carattere proprio del PTR, inteso come piano in itinere soggetto a continue implementazioni. L’individuazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo diventa, in tale ottica, la trama di base sulla quale costruire i processi di copianificazione. La definizione degli effetti che le conseguenti politiche di sviluppo avranno sulla pianificazione urbanistica di area vasta e sui Piani urbanistici comunali resta compito delle Province. Pertanto, in sede di redazione del Piano Urbanistico Comunale è comunque possibile operare un primo confronto con i lineamenti strategici, che rappresentano un riferimento per la pianificazione e per politiche integrate di sviluppo, che coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali.

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PTR: Articolazione dei STS

A.3.1.3 I Campi Territoriali Complessi (CTC) del PTR I Campi Territoriali Complessi sono ambiti prioritari d'intervento, interessati dalla convergenza ed intersezione di processi di infrastrutturazione funzionale ed ambientale così intensivi da rendere necessario il governo delle loro ricadute sul territorio regionale, anche in termini di raccordo tra i vari livelli di pianificazione territoriale. Tale parte del PTR, in conformità a quanto indicato al punto 3, lett. f), della L.R.16/04, definisce gli indirizzi e i criteri strategici per la pianificazione di aree interessate da intensa trasformazione o da elevato livello di rischio. I CTC rappresentano, in questo senso, “punti caldi” del territorio regionale, aree oggetto di trasformazioni intense e in alcuni casi in fase di realizzazione, dove sono già previsti, con provvedimenti istituzionali: o interventi e strategie di riequilibrio e di risanamento ambientale, di bonifica di aree ad alto rischio e valore paesistico; o opere ed interventi nel settore delle infrastrutture (in particolare nel campo dei trasporti e della mobilità); o politiche per la protezione del territorio ed il ripristino di condizioni sociali ed urbane di sicurezza, in relazione ai rischi naturali. I CTC, pertanto, sono definiti a partire dall’osservazione di elementi di conflitto e di criticità derivanti dalle intersezioni delle seguenti tre reti: - rete delle infrastrutture; - rete dei rischi; - rete dei valori ecologici e paesaggistici.

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Attraverso la definizione e la caratterizzazione dei CTC, ci si propone di: o evidenziare i processi di trasformazione più rilevanti in atto o programmati; o valutarne gli effetti, in termini di compatibilità con il territorio naturale ed urbanizzato, in rapporto con gli obiettivi condivisi e perseguiti nei sistemi di locali sviluppo, ma anche in rapporto con la forma del paesaggio e degli insediamenti; o suggerire alla pianificazione territoriale indirizzi di sviluppo ed orientamenti per la trasformazione, stabilendo criteri, prestazioni e regole per rendere coerenti ed integrate le azioni di trasformazione, limitandone l'impatto ambientale. . I Campi Territoriali Complessi sono da intendersi come ambiti territoriali aperti, non circoscritti in maniera definita e non perimetrabili secondo confini amministrativi o geograficamente individuati, in quanto risulta difficile valutare gli effetti e le ricadute sul territorio – dal punto di vista urbanistico e paesistico, e dunque economico e sociale – delle trasformazioni prese in considerazione. Tali ambiti non hanno forma chiusa poiché la presenza di uno o più interventi di trasformazione, spesso tra loro interagenti – soprattutto per ciò che riguarda le dotazioni infrastrutturali – determinano effetti a catena sulle componenti della struttura territoriale regionale, e di conseguenza inevitabili inferenze con gli altri Quadri Territoriali di Riferimento del PTR.

PTR: Articolazione dei CTC Inoltre, i campi sono posti dal PTR in rilievo come aree “critiche” nei processi di pianificazione, e sono evidenziate per essere prese in considerazione dalle Amministrazioni come “ambiti di attenzione” in cui

RELAZIONE Pag. 49 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare privilegiare le attività di controllo degli impatti e di valutazione degli effetti dispiegati dai diversi interventi affinché essi possano essere mitigati o potenziati, in consonanza con le scelte di pianificazione ai diversi livelli (regionale, provinciale e comunale).

A.3.1.4 – Le strategie del PTR

Ambiente Insediativo n°6 Avellinese

Per l’Ambiente Insediativo n° 6 – Avellinese, in cui ricade il territorio di Atripalda, il PTR rileva che la realtà territoriale dell’ambiente ha subito massicce trasformazioni nell’ultimo ventennio, soprattutto in conseguenza del terremoto del 23 novembre 1980, anche per effetto della ricostruzione postsisma e dell’insediamento di numerose aree industriali ed annesse grandi opere infrastrutturali (alcune realizzate in parte). Inoltre sono attualmente in itinere vari strumenti di concertazione per lo sviluppo (patti territoriali, contratto d’area, ecc.) ed altri sono in via di progettazione, che – in assenza di una pianificazione di area vasta – rischiano disorganicità di intervento. Il riassetto idrogeologico, e più in generale, la difesa e la salvaguardia dell’ambiente costituiscono una delle priorità dell’intera area. Sotto il profilo economico un primo ordine di problemi è relativo alla valorizzazione e al potenziamento delle colture “tipiche” presenti nell’ambito, che ben potrebbero integrarsi con forme turistiche innovative e compatibili con le qualità naturalistiche, ambientali e storiche presenti nell’ambiente. I problemi infrastrutturali ed insediativi possono così riassumersi: - scarsa offerta di trasporti pubblici collettivi;

- insufficiente presenza di viabilità trasversali interna; - scarsa integrazione fra i centri; - carenza di servizi ed attrezzature, concentrate prevalentemente nel comune capoluogo. L’ambiente è interessato da numerosi strumenti di programmazione. Gli strumenti più specificamente rivolti a promuovere lo sviluppo locale sono i Patti Territoriali e i Contratti d’Area. In particolare: Patto Territoriale Avellino (Attività produttive private); Patto territoriale Baronia (Infrastrutture, Attività produttive private); Patto Territoriale Baronia agricoltura (Infrastrutture, Attività produttive private); Patto Territoriale Baronia Turismo (Infrastrutture, Valorizzazione patrimonio ambientale e colturale, Attività produttive private); Patto Territoriale Calore Sviluppo 2000; Contratto d‘Area (Attività produttive private); Inoltre sono stati avviati 9 P.I.T.:

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2 riguardano i distretti industriali ( e ); 3 riguardano il settore turistico e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale (Borgo Terminio Cervialto, Filiera Termale e Filiera enogastronomia); 1 riguarda il potenziamento di servizi e attrezzature del capoluogo provinciale; 3 riguardano gli —itinerari culturali“ (Valle dell‘Ofanto, Alto Clanio e Regio Tratturo). L’obiettivo generale è volto alla creazione di un sistema di sviluppo locale nelle sue diverse accezioni e punta fortemente all’integrazione tra le aree, cercando di coniugare, attraverso un’attenta azione di salvaguardia e difesa del suolo, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali dell’area con un processo di integrazione socio economica. In questo quadro, la priorità è senz’altro da attribuire ad una rigorosa politica di riequilibrio e di rafforzamento delle reti pubbliche di collegamento, soprattutto all’interno dell’area, in modo da consentire a tutti i comuni di beneficiare di un sistema di relazioni con l’esterno. Appare evidente che, per tale ambiente, la suddivisione puramente amministrativa deve essere superata per stabilire intese, anche interprovinciali, al fine di realizzare una politica di coerenze programmatiche.

PTR: Visioning Tendenziale

Qualora le dinamiche insediative e socio – economiche dovessero continuare a seguire le tendenze in atto (visioning tendenziale), il PTR ipotizza un assetto caratterizzato da: un centro capoluogo sempre più polarizzante; un progressivo abbandono delle aree già —deboli“;

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inutilizzo, degrado ed abbandono dei centri storici minori e più in generale del rilevante patrimonio storico-culturale, artistico, ambientale, e naturalistico; ampliamento delle aree di sprawl edilizio con destinazioni prevalenti a residenze stagionali nelle zone amene più facilmente accessibili. Facendo invece riferimento ad una “visione guida per il futuro” costruita sulla base di criteri/obiettivi coerenti con le strategie del PTR, nell’assetto “preferito” potrebbero sottolinearsi: la promozione di una organizzazione unitaria della —città Baianese“, della —città di “, della —città Caudina“, della —città dell‘Ufita“, della —città dell‘Irno“ come —nodi“ di rete, con politiche di mobilità volte a sostenere la integrazione dei centri che le compongono ai quali assegnare ruoli complementari; la distribuzione di funzioni superiori e terziarie fra le diverse componenti del sistema insediativo, nell‘ambito di una politica volta alla organizzazione di un sistema urbano multicentrico; la incentivazione, il sostegno e la valorizzazione delle colture agricole tipiche e la organizzazione in sistema dei centri ad esse collegate; la articolazione della offerta turistica relativa alla valorizzazione dei parchi dei Picentini, del Terminio Cervialto e del patrimonio storico-ambientale; la riorganizzazione della accessibilità interna dell‘area.

PTR: Visioning Preferita

Sistema Territoriale di Sviluppo “D2 – Sistema urbano di Avellino” Esso è costituito, come detto, oltre che dal Comune di Atripalda, dal capoluogo provinciale (Avellino) più altri due comuni contermini, Mercogliano e Monteforte Irpino.

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È attraversato da ovest verso est dalla SS 7 bis di Terra di Lavoro sulla quale si inseriscono, provenienti da nord, la SS 374 di e la SS 88 dei due Principati proveniente da Benevento. A queste si aggiungono l’autostrada A16 Napoli – Canosa con gli svincoli di Avellino ovest e Avellino est, subito fuori il confine del sistema territoriale, ed il raccordo autostradale Avellino – Salerno. Per quanto riguarda la rete ferroviaria, il territorio è attraversato dalla linea Salerno – Avellino – Benevento con la stazione di Avellino e dalla sua diramazione verso Rocchetta S. Antonio . Attualmente l’aeroporto più prossimo è quello di NapoliCapodichino. Per raggiungerlo bisogna percorrere, a partire dallo svincolo di Avellino est, circa 46 km di autostrada e raccordo A1A3. Per il sistema stradale i principali invarianti progettuali sono: - adeguamento raccordo autostradale SalernoAvellino (codice intervento 23); Piano Territoriale Regionale 63; - potenziamento Svincoli Viabilità Hinterland Avellinese Sistemazione con rotatoria dell’intersezione strada 7 bis (Nazionale Torrette)casello autostradaleSS 374 per Montevergine (codice intervento 49); - realizzazione di un collegamento di trasporto collettivo in sede propria con tecnologie innovative tra Mercogliano ed Atripalda, in connessione con la stazione RFI di Avellino/Atripalda. Sul sistema ferroviario è allo studio l’intervento opzionale di potenziamento della linea AvellinoMercato S. Severino. In futuro l’aeroporto più prossimo sarà Pontecagnano raggiungibile percorrendo circa 42 km di raccordo autostradale Avellino – Salerno e autostrada A3, più altri 6 km per raggiungere lo scalo, una volta usciti dall’autostrada. Campo Territoriale Complesso n° 4 Area interprovinciale Benevento–Avellino Esso si colloca al centro della parte settentrionale del territorio regionale, in un’area intermedia tra le province di Benevento e di Avellino. I collegamenti stradali extraregionali che si dipartono da questo campo sono l’autostrada A16 (attraverso il raccordo “Castel del LagoBenevento” tra l’A16 e la tangenziale di Benevento), la SS 88 “dei due principati” e la SS 212 (direzione Molise), la SS 369 e la SS 90 bis “delle Puglie” (direzione Foggia). Le linee ferroviarie a servizio di quest’area sono cinque: la CancelloBenevento, la CasertaBenevento, la BeneventoFoggia, la BeneventoAvellino e la BeneventoCampobasso. Gli interventi previsti consentono il perfezionamento del sistema della mobilità, mediante la chiusura della maglia autostradale tra i capoluoghi di Provincia della Campania ed il collegamento del territorio compreso tra Caserta e Benevento alle aree costiere ed alla rete autostradale nazionale, nonché il miglioramento delle condizioni di accessibilità delle aree interne della provincia di Benevento e di Avellino. Questi interventi si incrociano con alcune componenti strutturali della rete ecologica e del sistema dei valori paesistici ed ambientali.

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Pertanto l’incremento di interconnessione tra le aree interessate e le reti nazionali, dovrà essere basato su interventi di cui siano valutati con attenzione gli impatti in termini di sistema. Tra le azioni infrastrutturali in programma si ricorda in questa sede l’infrastruttura stradale volta a collegare gli agglomerati Asi della Valle Caudina (Cervinara) con quello di Pianodardine (Avellino), direttamente a confine con il territorio di Atripalda, nell’ambito delle aree industriali del Consorzio ASI della Provincia di Avellino. L’asse area di Pianodardine (Avellino) con il Comune di Airola, collegandosi, poi, con la Strada Fondovalle Isclero, passando per i comuni di Roccabascerana, S. Martino Valle Caudina e Cervinara, è una strada extraurbana a scorrimento veloce con carreggiata unica e con svincoli sfalsati. La strada attraversa i territori a cavallo tra le province di Avellino e di Benevento, alla base del Partenio, di grande valore agricolo (produzione vitivinicola di grande qualità, come ad es. le aree del Tufo) e paesaggistico. Pertanto la progettazione di quest’asse e la sua realizzazione dovranno essere improntate a logiche di mitigazione degli impatti e di verifica continua con i valori paesistico ambientali, e di rispetto della continuità della rete ecologica. Le azioni infrastrutturali che caratterizzano il Campo n.4 rappresentano, quindi importanti interventi di completamento della rete della mobilità stradale regionale, nonché un’infrastrutturazione che consente il miglioramento dell’accessibilità e del collegamento con aree di sviluppo produttivo ed industriale. Non è possibile individuare concreti elementi di intersezione tra gli assi viari di progetto e aree di rischio antropico, salvo che nella zona a est di Maddaloni, dove esiste una consistente pericolosità dovuta al rischio frane. L’intreccio più delicato e quello con la rete ecologica, con le valenze ecosistemiche ed ambientali, e paesistiche dei territori attraversati. L’esigenza di verificare la compatibilità tra i tracciati, le tipologie d’intervento, ed il contesto territoriale ed ambientale si pone in particolare per quegli interventi che prevedono l’attraversamento di aree paesistiche di grande rilevanza e la presenza di colture di alto pregio. Per gli interventi non ancora in fase realizzativa o progettuale avanzata, sarà necessario studiare tracciati tenendo in conto la priorità della salvaguardia delle valenze ambientali e delle loro relazioni all’interno di “sistemi di paesaggio” di cui si dovrà assolutamente limitare gli effetti di frammentazione che tali assi stradali generalmente producono. Occorrerà inoltre valorizzare le potenzialità di riassetto intermodale della mobilità nell’intera provincia cogliendo tutte le opportunità di positiva sinergia con i tracciati delle reti su ferro (ad esempio, ubicando gli svincoli o le intersezioni con la viabilità preesistente tenendo conto delle ubicazioni delle stazioni ferroviarie, specie di quelle attrezzabili con opportuni parcheggi di interscambio e/o con fermate delle autolinee del trasporto locale). Il complesso delle previsioni strategiche e infrastrutturali contenute nel PTR saranno la struttura posta a base dell’impostazione progettuale del PUC di Atripalda, al fine di conseguire la necessaria coerenza con esso.

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A.3.2 - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Avellino è stato approvato con Delibera del Commissario Straordinario n. 42 del 25.02.2014 (BURC n. 17 del 10.03.2014). Evidentemente il PTCP specifica ed approfondisce le previsioni della pianificazione territoriale regionale in coerenza con le linee di sviluppo della Regione Campania, detta le linee di indirizzo e le direttive per la pianificazione di settore di livello provinciale e le norme di indirizzo e coordinamento per la pianificazione comunale, articolando le sue disposizioni, in coerenza con l’art. 3 della L. R. n°16/2004, in contenuti strutturali e programmatici. Esso si basa sugli indirizzi approvati dalla Giunta Provinciale con delibera 196 in data 21/10/2010, anche a seguito di un intenso confronto con gli STS (Sistemi Territoriali di Sviluppo) del territorio provinciale. I quattro indirizzi programmatici approvati sono: − Salvaguardia attiva e valorizzazione del territorio, del paesaggio e della qualità diffusa; − Sviluppo equilibrato e cultura del territorio; − Sviluppo compatibile delle attività economiche e produttive; − Accessibilità e mobilità nel territorio. Sulla base di tali indirizzi, ai sensi dell’art. 3 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), elaborato P.02, sono “obiettivi operativi” del PTCP : ° il contenimento del consumo del suolo; ° la tutela e la promozione della qualità del paesaggio; ° la salvaguardia della vocazione e della potenzialità agricole del territorio; ° il rafforzamento della rete ecologica e la tutela del sistema delle acque attraverso il mantenimento di un alto grado di naturalità del territorio, la minimizzazione degli impatti degli insediamenti presenti, la promozione dell‘economia rurale di qualità e del turismo responsabile; ° la qualificazione degli insediamenti da un punto di vista urbanistico, paesaggistico ed ambientale; ° la creazione di un armatura di servizi urbani adeguata ed efficiente; ° la creazione di sistemi energetici efficienti e sostenibili; ° il miglioramento dell‘accessibilità del territorio e delle interconnessioni con le altre province e con le reti e infrastrutture regionali e nazionali di trasporto; ° il rafforzamento del sistema produttivo e delle filiere logistiche; ° lo sviluppo dei Sistemi turistici; ° il perseguimento della sicurezza ambientale; In sintesi il PTCP definisce e disciplina l’assetto del territorio e le sue componenti strutturali, individuando i sistemi fisici e funzionali di seguito elencati , di cui all’art. 8 delle NTA : ° Sistema insediativo e storico culturale;

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° Sistema naturalistico, ambientale e dello spazio rurale aperto; ° Sistema della mobilità, delle infrastrutture e dei servizi alla produzione. In riferimento al sistema insediativo, basato prevalentemente su centri la cui dimensione demografica è particolarmente debole, l’idea del PTCP è quella che comuni vicini s’immaginino e si pianifichino come un’unica realtà: di qui la proposta di creare 19 Sistemi di Città, ovvero 19 aggregazioni di Comuni del territorio provinciale, attraverso i quali il PTCP definisce gli elementi di raccordo tra il PUC e le indicazioni strutturali del PTCP, con indirizzi per la dotazione di servizi sovra comunali, di interventi sulle infrastrutture locali che possono avere un ruolo alla scala più vasta, con indicazioni specifiche di indirizzo per le aree trasformabili e per i carichi insediativi.

PTCP_TavP09_Articolazione del territorio in Sistemi di Città

Le 19 aggregazioni di città proposte sono: Città di Abellinum, in cui ricade il Comune di Atripalda, Città dell‘Alta Irpinia, Città dell'Arianese; Città del Baianese; Città della Baronia, Città della Bassa Valle del Sabato, Città Caudina, Città delle Colline del Calore, Città delle Colline del , Città tra i Due Principati, Città Longobarda, Città dell'Ofanto, Città del Partenio, Città dei Picentini, Città del Sele, Città del Serinese, Città dell'Ufita, Città della Valle del Calore, Città del Vallo Lauro.

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A.3.2.1 Sistema Insediativo e Storico Culturale Ai sensi dell’art. 39 delle NTA del PTCP, elaborato P.02: “I Comuni, in sede di formazione o di adeguamento del PUC, provvedono a verificare in dettaglio i riferimenti e le localizzazioni riportate nel PTCP (…). In funzione degli approfondimenti di cui all’art. 12 (delle NTA del PTCP), i PUC delimitano le aree già urbanizzate (…)”.

Il sistema insediativo della Provincia di Avellino è basato prevalentemente su centri la cui dimensione demografica è particolarmente debole. Su 119 Comuni, infatti, 76 hanno meno di 3.000 abitanti, 25 si collocano tra i 3.000 e i 5.000 abitanti, 10 tra 5.000 e 10.000 abitanti e solo 8 hanno più di 10.000 abitanti. Esistono, ovviamente aree dove la vicinanza, quando non addirittura la contiguità degli insediamenti, determina una maggiore dimensione urbana. E’ il caso dell’area urbana di Avellino e dei suoi Comuni confinanti, degli insediamenti nell’area dell’Ufita, della Valle Caudina, del Solofrano – Montorese. Il PTCP, come già anticipato, ipotizza una proposta di aggregazione di più comuni vicini in 19 Sistemi di Città (art. 15 œ Sistemi di città delle NTA) al fine di promuovere e sviluppare un’idea di pianificazione (di funzioni, servizi e attrezzature, sia pubbliche che private), adeguata ad un bacino demografico più consistente, e di specializzazione di ogni Comune del sistema di Città anche in base alle caratteristiche geografiche, storiche e della propria tradizione municipale. Il tutto nel rispetto dell’identità e dell’autonomia amministrativa di ogni Comune. Al fine di favorire la pianificazione coordinata/associata tra i comuni appartenenti allo stesso Sistema di Città il PTCP, ai sensi dell’art.30 delle NTA, promuove Conferenza tecniche di copianificazione. In particolare il PTCP propone e favorisce azioni di tutela e valorizzazione dei Centri storici (art. 16 œ Centri storici delle NTA, art. 36 – Norme per i Centri e nuclei storici) ed, in generale, delle componenti storiche del sistema insediativo, in quanto elementi essenziali della strategia di valorizzazione ambientale e insediativa del territorio; promuove pertanto sia azioni finalizzate alla conservazione del patrimonio storico per preservare i valori identitari di un luogo e di una popolazione e sia azioni finalizzate ad un suo riutilizzo come elemento strategico di sviluppo delle attività turistiche. Il PTCP, identifica, inoltre, i cosiddetti insediamenti lineari da riqualificare (art. 17 œ Sistemi insediativi lineari delle NTA), ovvero cresciuti lungo le principali arterie stradali senza una programmazione e progettazione urbanistica, che costituiscono una caratteristica insediativa molto diffusa nel territorio provinciale. Per essi il PTCP, ai sensi dell’art.37 delle NTA indica la necessità di un’azione di riqualificazione, da prevedersi nella pianificazione comunale, che potrà comprendere diverse tipologie d’intervento, quali: creazione di luoghi centrali dotati di elevata polifunzionalità, integrazione sociale, carattere identitario; identificazione e strutturazione di spazi per verde e servizi;

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potenziamento dei servizi di prossimità; ampliamento degli spazi pubblici attrezzati; creazione di fasce o aree verdi di mitigazione ambientale e/o paesaggistica, integrate a percorsi ciclo pedonali sicuri; separazione del traffico locale dal traffico di transito anche attraverso la creazione di circonvallazioni volte a diminuire l’impatto del traffico sugli insediamenti e sul loro livello di sicurezza. Per quanto detto l‘art.14 œ Insediamenti delle NTA del PTCP, in coerenza con gli obiettivi di cui all’art.3 sulla qualificazione degli insediamenti e il rafforzamento dell’armatura urbana, identifica nell’elaborato P.09 i Sistemi di città per i quali attivare forme di pianificazione comunale coordinata, ed identifica nell’elaborato P.11 i principali indirizzi per tale pianificazione. I Comuni, in sede di PUC, potranno ridefinire il territorio edificato sia nella componente più consolidata e compatta, sia nelle parti più rade ed ancora in formazione, ai fini di contenere l’ulteriore dispersione insediativa. Nel caso del PUC di Atripalda, la proposta di Piano Preliminare prelude, al di là delle verifiche di dettaglio già effettuate, ad una sostanziale coerenza tra i sistemi insediativi individuati dal PTCP per Atripalda e quelli localizzati dal Piano.

—Città di Abellinum“ I 19 Sistemi di Città proposti dal PTCP si configurano prevalentemente come sottoinsieme dei STS. La principale eccezione a questo criterio è costituita dalla Città di Abellinum, la cui definizione territoriale è determinata dalla constatazione di forme di continuità territoriale o dalla presenza di fenomeni insediativi dipendenti dalla vicinanza col Capoluogo. Pertanto il Sistema di “Città di Abellinum”, costituito dai comuni di Atripalda, Avellino, , , Manocalzati, Mercogliano, Monteforte Irpino, , Prata Principato Ultra e , si configura territorialmente sulla definizione di un’area urbana più estesa di quella identificata dal STS —D2 œ Sistema Urbano“. Si sono, infatti, considerate le tendenze d’espansione del Sistema Urbano (Atripalda, Avellino, Mercogliano, Monteforte Irpino) e il ruolo residenziale periferico che stanno assumendo alcuni centri nell’area della Valle del Sabato (Manocalzati, Prata Principato Ultra, Pratola Serra) che, di fatto, unitamente all’area industriale di Pianodardine, creano una sorta di urbanizzazione continua. Per analoghe ragioni si sono aggregati alcuni centri delle Pendici del Partenio (Capriglia Irpina, Grottolella, Montefredane).

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PTCP: TAVOLA P.11.1 IL SISTEMA INSEDIATIVO DELLA CITTA’ DI ABELLINUM

Pertanto nella costruzione della pianificazione urbanistica coordinata il PTCP prevede la possibilità di considerare tre sottosistemi: quello dell’STS urbano, del quale il comune di Atripalda è parte, quello a nord della Valle del Sabato e quello delle pendici del Partenio (gli ultimi due di caratteristiche ambientali e paesaggistiche peculiari e di un minore grado di strutturazione urbana), per i quali identificare alcuni temi comuni legati all’effetto urbano del sistema città di Abellinum, ed articolare la pianificazione coordinata intorno a tre contesti urbanistici: il Sistema Urbano di Avellino propriamente detto; i tre centri di Capriglia Irpina, Grottolella, e Montefredane; i centri di Manocalzati, Prata Principato Ultra e Pratola Serra che costituiscono una sorta di testata terminale dell’urbanizzazione condizionata dalla presenza del polo industriale di Pianodardine. Per quanto riguarda la stima della popolazione della Città di Abellinum si riporta di seguito la tabella della popolazione 2001/2011 allegata alla Scheda del Sistema di Città:

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Dal punto di vista dei caratteri fisicomorfologici il sistema della Città di Abellinum si estende prevalentemente su una depressione allungata in direzione ovestest, incisa a nord e sud dal torrente San Francesco e dal torrente Fenestrelle. A nord domina il massiccio del Partenio, ad est il monte Tuoro, a sudest il gruppo del Terminio e a sud ovest il monte Faliesi. Le fasce collinari che circondano la conca sono caratterizzate da una morfologia dolce che ha consentito una distribuzione antropica, per lo più costituita da case sparse o da aggregati elementari. La valle e le colline sono solcate da numerosi corsi d’acqua che si immettono nei tributari del Fiume Sabato che scorre con direzione sud – nord attraversando l’agglomerato industriale di Pianodardine. La presenza antropica è elevata, le aree urbanizzate sono notevoli come in generale le trasformazioni antropiche del territorio e l’impatto delle infrastrutture fisiche. La forte antropizzazione dei luoghi ha inevitabilmente accentuato la presenza di detrattori ambientali rappresentati principalmente dal polo industriale di Pianodardine (con tutte le accezioni inquinanti che si porta dietro) e dall’autostrada Napoli – Bari che costituisce un vero e proprio “taglio” territoriale nell’espansione a nord della città di Avellino. La definizione delle reti ecologiche La fitta rete di fiumi che contraddistingue la “Città di Abellinum”, con il fiume Sabato che rappresenta un importante corridoio di connessione biologica per la costruzione della rete ecologica regionale, ha determinato, di fatto, la diffusa presenza di elementi di biodiversità che costituiscono zone cuscinetto rispetto alle aree a più elevata naturalità. La salvaguardia ed il recupero ambientale di tale patrimonio sono d’importanza strategica per il mantenimento di corridoi ecologici associati ai corsi d’acqua, e di zone cuscinetto a tutela della qualità delle acque superficiali. Nel rispetto di quanto precedentemente riportato il PTCP, nell’ambito della sua componente programmatica, individua e promuove il progetto della Riqualificazione Fluviale, che interessa

Pag. 60 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare direttamente il Comune di Atripalda, attraversato dal Fiume Sabato e interessato dal Torrente Salzola, alla confluenza con il predetto fiume..

La rete dei beni culturali Tra i beni di interesse culturale presenti “nella città di Abellinum”, quello di notevole interesse per tutto il territorio in oggetto e per tutto il sistema provinciale, nonché regionale, è il polo archeologico rappresentato dai resti dell’antica Abellinum situati proprio nel comune di Atripalda. Armatura urbana Il sistema insediativo dei centri della “Città di Abellinum”, con particolare riferimento ai Comuni di Avellino – Monteforte Irpino, Atripalda e Mercogliano, facenti parte del STS “D2” del PTR, si caratterizza per la sua forte conurbazione, per la quale i suddetti comuni proposero la “Studio di fattibilità” dei PST che contengono la progettualità e gli accordi intercorsi tra i comuni facenti parte del Sistema Urbano Intercomunale Avellinese (SUIA), volti alla ricerca di un’identità socio economica nell’ambito regionale e nazionale. L’intento dell’Accordo di Reciprocità del Sistema Urbano Intercomunale Avellinese è stato proprio quello di costruire una pianificazione strategica per uno sviluppo intercomunale, sempre più necessaria per individuare obiettivi comuni e per disegnare progetti strategici per la comunità delle imprese e delle persone, al fine di rilanciare l'economia, stimolare la crescita sociale, tutelare e valorizzare l’ambiente, in una ottica di sviluppo sostenibile. Tutto ciò partendo dall’individuazione delle principali emergenze economico – sociali del territorio che attengono principalmente: alla sofferenza del sistema produttivo locale a fronte del rallentamento dello sviluppo economica globale ed a fronte della intensissima concorrenza di aree nazionali, continentali e mondiali caratterizzate da minor costo del lavoro; all'infrastrutturazione e razionalizzazione delle aree industriali; all’accresciuta necessità di sviluppare a livello intercomunale gli interventi materiali ed immateriali sul territorio; alla riqualificazione urbana in un territorio in cui ambiente comunale rappresenta una irrinunciabile risorsa di attrattiva civica, culturale, patrimoniale e turistica; alla necessità impellente di sviluppare coordinamento e partnership tra enti locali, autonomie funzionali, forze sociali e operatori territoriali; e ponendosi come obiettivo quello di individuare e approfondire una serie di aspetti legati alla pianificazione urbanistica e territoriale più direttamente riferibili alla scala sovracomunale e, in particolare, legati a quattro assi tematici di riferimento, quali quelli del sistema produttivo, del sistema dell‘inclusione sociale, del sistema ecologico e del sistema delle mobilità sostenibile.

RELAZIONE Pag. 61 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

Carichi insediativi Ai fini della pianificazione coordinata dei PUC, il PTCP, ai sensi dell’art.33 delle NTA, propone di ripartire la stima dei carichi insediativi tra i 19 sistemi di città. Tale previsione si basa sul fabbisogno abitativo legato a due fattori: 1. stima del fabbisogno pregresso basato su due elementi: disagio abitativo di famiglie che vivono in condizioni di affollamento; disagio abitativo di famiglie che abitano alloggi impropri e famiglie in coabitazione; 2. stima dell’incremento del numero di famiglie. Per quanto riguarda la “Città di Abellinum” dalla stima del fabbisogno abitativo pregresso da affollamento pari a: max 955 – min 682, del fabbisogno abitativo pregresso per coabitazioni e abitazioni inadeguate pari a: 2001 = 1.154 – stima 2011 (2001 – 30%) = 808, del numero di famiglie al 2020 pari a 46.007, rispetto al numero di famiglie al 2010 pari a 40.203, con un incremento in valore assoluto pari a 5.804 ed in percentuale pari a 15,18%, risulta dal PTCP una stima dei carichi insediativi rispetto al fabbisogno pregresso pari a: max 1.763 – min 1.490, al fabbisogno aggiuntivo al 2020 pari a: 5.804, per un totale pari a: max 7.567 – min 7.294. Ai fini del dimensionamento dei carichi insediativi, fermo restando la stima dei carichi insediativi residenziali definita dal PTCP per i diversi Sistemi di Città, in sede di PUC si potranno precisare i dimensionamenti in considerazione dell’andamento della crescita delle abitazioni occupate e delle analisi specifiche dei Comuni sulle abitazioni occupate, la loro consistenza e stato, sull’effettivo andamento demografico degli abitanti e delle famiglie. Le Conferenze tecniche di copianificazione, di cui all’art. 30 delle NTA, provvederanno alla definizione di dettaglio dei carichi insediativi attribuiti ai singoli comuni e al Sistema di città nel suo insieme, da localizzare nel territorio secondo i criteri stabiliti all’art.34 delle NTA. Inoltre i PUC, sempre ai sensi dell’art.33 delle NTA, potranno precisare i dimensionamenti delle altre componenti e funzioni del sistema insediativo secondo i criteri stabiliti per le attrezzature pubbliche, per le attività produttive industriali, artigianali e commerciali L’art. 34 delle NTA, ai fini della localizzazione dei fabbisogni insediativi e della limitazione del consumo di suolo agricolo e naturale, orienta i PUC, prioritariamente, verso il recupero del tessuto edificato esistente, in seconda istanza verso il completamento e la densificazione dello stesso, ed in terza istanza, laddove è possibile, verso aree di nuova urbanizzazione.

A.3.2.2 Sistema Naturalistico e Ambientale dello Spazio Rurale Aperto Il PTCP definisce la Rete Ecologica Provinciale (REP) ad integrazione e rafforzamento degli elementi della Rete Ecologica di livello regionale e sovra regionale individuati dal PTR, rinviando ai PUC la definizione di un livello secondario o locale, ai sensi dell’art.10 delle NTA, elaborato P.02.

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Ai sensi dell’art. 38 – Prescrizioni e direttive per i PUC in relazione alla identificazione della rete ecologica delle NTA “I Comuni, in sede di formazione o di adeguamento dei PUC, provvedono a verificare in dettaglio i riferimenti e le localizzazioni riportate nel PTCP in materia di Rete Ecologica (…). Nel caso del PUC di Atripalda, la proposta di Piano Preliminare prelude, al di là delle verifiche di dettaglio già effettuate, ad una sostanziale coerenza tra quanto localizzato per Atripalda dal PTCP in materia di Rete ecologica e quello localizzato nel dettaglio dal Piano.

A.3.2.3 Rete Ecologica:Schema di Assetto Strategico – Strutturale La Rete ecologica di livello provinciale si compone del sistema di Aree Naturali Protette già istituite e dal Sistema Rete Natura 2000 e definisce quindi fasce territoriali da conservare o potenziare individuate attraverso un processo di analisi del reticolo idrografico che consente di valutare se le condizioni di margine dei corsi d'acqua quali la presenza di ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e di fasce ripariali o contermini vegetate possono costituire un complesso lineare significativo da un punto di vista ecologico. Le intersezioni tra questi elementi, a volte anche particolarmente complessi in versanti dove il reticolo idrografico è particolarmente articolato e multiforme, dà luogo alla identificazione di nodi della rete ecologica dove conservare o potenziare i valori naturalistici e le funzioni ecologiche. La proposta di rete ecologica provinciale integra considerazioni di natura prettamente ecologica e identifica, quindi, gli elementi di interesse biologico, con gli elementi di natura polifunzionale. Gli elementi polifunzionali integrano considerazioni di natura paesaggistica, fruitiva ed ecologica dando luogo a indicazioni territoriali di aree e corridoi dove applicare direttive che comprendono: obiettivi ecologici, obiettivi paesaggistici, incluso il recupero di fattori storici e identitari, obiettivi fruitivi e obiettivi per il mantenimento del presidio agricolo anche attraverso il rafforzamento della multifunzionalità e la previsione di incentivi e condizioni favorenti la diversificazione delle entrate per le aziende agricole. Essa ha una doppia valenza: - strategica, con riferimento alla programmazione e allo sviluppo rurale e turistico dei territori; - strutturale prescrittiva con riferimento alla redazione dei PUC. Sotto il profilo strategico assumono particolare interesse per orientare le politiche di sviluppo le seguenti componenti:

Corridoio Appenninico Principale Corridoi Regionali Corridoio Regionale Trasversale Corridoio regionale da potenziare: Fiume Ofanto, Tratto di collegamento, Torrente Solofrana Direttrici polifunzionali REP: Regio Tratturo Candela – Pescasseroli; Collegamenti tra le Aree Protette

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Aree Nucleo della REP Parchi Regionali, Riserve naturali; Riserve demaniali regionali (Foresta Mezzana); SIC, ZPS Elementi lineari di interesse ecologico Fascia tutela corsi d’acqua; acque pubbliche; Intersezioni rilevanti del reticolo idrografico Geositi Ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico* 111 Boschi di conifere e latifoglie; 121 Macchia mediterranea e garighe; 122 Aree a ricolonizzazione naturale; 131 Rocce nude ed affioramenti; 132 Aree con vegetazione rada; 141 Pascoli e praterie; 211 Castagneti da frutto; Ecosistemi acquatici; Oasi di protezione della fauna**; Zone di ripopolamento e di cattura**; Rotte migratorie**. * N.B. I Codici sono riferiti alla Banca dati CUAS della Regione Campania ** Indicazioni dal Piano faunistico venatorio provinciale (2011)

Con riferimento alla redazione dei PUC hanno valore strutturale prescrittivo, ai sensi dell’art.10 delle NTA e, pertanto, non possono essere oggetto di previsioni di espansione urbana le seguenti componenti:

° Elementi lineari di interesse ecologico; ° Geositi; Con riferimento agli Elementi lineari di interesse ecologico, i PUC devono contribuire a minimizzare gli impatti sugli ecosistemi acquatici evitando la previsione di nuova urbanizzazione e, in caso, di aree già urbanizzate a promuovere interventi di mitigazione degli impatti. Chiaramente, i PUC, fatte salve le misure più restrittive derivanti da strumenti sovraordinati e di tutela per legge, dovranno meglio specificare, ai sensi del sopracitato art.10, in rapporto all’effettivo stato dei luoghi e ruolo ecologico, per quanto riguarda le seguenti componenti della Rete:

° Elementi lineari di interesse ecologico; ° Ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico; ° Geositi; ° Buffer zones. la delimitazione di tali aree, eventualmente individuando quelle per le quali non sussistono elementi configuranti una effettiva valenza ecologica e/o ambientale. Per gli insediamenti e le infrastrutture presenti in tali aree, ai sensi dell’art.11 delle NTA, i PUC potranno prevedere azioni di riqualificazione e completamento di alta qualità, oltreché azioni di mitigazione ambientale e di minimizzazione degli impatti ecologici e paesaggistici sulle fasce fluviali. I PUC potranno, inoltre contribuire al miglioramento della Rete Ecologica, individuando, in relazione al Sistema della Mobilità e dei Servizi alla Produzione; −−− azioni di miglioramento dell’inserimento ambientale delle infrastrutture della mobilità;

−−− interventi di qualificazione ecologico ambientale delle aree produttive esistenti; −−− interventi di ripianificazione o delocalizzazione delle aree produttive programmate e non ancora

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attuate; ed escludendo la previsione di discariche, impianti di selezione e trattamento dei rifiuti ed, in generale, di insediamenti industriali.

A.3.2.4 Aree agricole e forestali di interesse strategico Il PTCP, nel perseguire obiettivi di tutela anche per quanto riguarda le aree agricole e forestali di interesse strategico, ai sensi dell’art.12 delle NTA, promuove comunque lo sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse, dettando, ai sensi dell’art. 39, 40 e 41 delle NTA, indirizzi, direttive e prescrizioni per i PUC in materia di classificazione dei terreni agricoli e di limiti e divieti all’utilizzazione ai fini edilizi delle aree agricole. Come aree agricole e forestali di interesse strategico si intendono quelle superfici destinate ad uso agricolo o a copertura forestale per le quali è necessario, per le caratteristiche di qualità delle produzioni, per il valore agronomico dei terreni o per esigenze paesaggistiche, che la pianificazione urbanistica ne rispetti i valori preservandone uno sviluppo prevalentemente orientato a obiettivi agroambientali. Per le aree agricole vi è un legame inscindibile fra caratteristiche territoriali, paesaggio e qualità delle produzioni. È un carattere distintivo del settore agroalimentare italiano proporre al mercato come un prodotto unico qualità del cibo, cultura e bellezze paesaggistiche. Si tratta di una risorsa che deve essere oculatamente gestita e che richiede che tutte le politiche che incidono sul territorio siano coerenti. Il rispetto dei diversi ambienti, non solo in termini quantitativi ma soprattutto in termini qualitativi, è estremamente importante e da questo punto di vista la matrice del paesaggio è fondamentale. Alcuni paesaggi collinari della provincia, ad esempio, sono composti da appezzamenti di piccole o medie dimensioni di coltivazioni arboree, seminativi ed aree seminaturali legate alle incisioni del reticolo idrografico secondario. La trama è quindi completata da superfici a copertura forestale ed arbustiva, spesso legata ad affioramenti di substrati litoidi o a fenomeni di dissesto superficiale o profondo. Siepi e filari completano l’insieme paesaggistico. Le produzioni sono qualificate da marchi di tutela che legano per l’appunto prodotti di qualità e specifici ambiti territoriali. Tra le province campane, quella di Avellino, per le sue caratteristiche agro ambientali e forestali, si conferma tra quelle più vocate all’attività agricola e forestale e per cui, la difesa degli elevati valori ambientali rappresenta una priorità coerente come le sue strategie di sviluppo. Le principali produzioni irpine che possono costituire elemento da valorizzare in progetti di promozione del territorio sono indicate nell’elenco seguente: – Castagna di IGP – Castagna di Serino DOP* – Olio extravergine di oliva irpina – Colline Ufita DOP*

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– Vitellone bianco dell’Appennino centrale IGP – Salame IGP – Taurasi DOC – Irpinia DOC – Fiano di Avellino DOCG – Greco di Tufo DOCG – Formaggio pecorino di pecora bagnolese – Formaggio pecorino di Carmasciano di Laticano – Caciocavallo irpino della CM Alta Irpinia – Ufita – Caciocavallo podolico dell’Alto SELE – Mela annurca campana IGP – Olio Extravergine di Oliva “Terre del Clanis” DOP (in istruttoria ministeriale) – Cipolla ramata di Montoro. Le stesse sono state già utilizzate in progetti di itinerario enogastronomico per la valorizzazione dei sistemi locali quali le c.d. “Strade dei vini e dei sapori di Irpinia”. Rispetto a quanto sopra esposto il recupero ambientale delle cave, ai sensi dell’art.13 delle NTA, deve essere coerente con lo schema di assetto e gli obiettivi del sistema naturalistico e ambientale e dello spazio rurale aperto.

A.3.2.5 Sistema della Mobilità, delle Infrastrutture e dei Servizi alla Produzione Il PTCP, al fine di orientare e promuovere lo sviluppo sostenibile, ai sensi dell’art.18 delle NTA individua le infrastrutture di livello prioritario e secondario, e ai sensi dell’art.19 delle NTA persegue la creazione di un sistema integrato di mobilità dolce e promuove una rete di mobilità di interesse turistico in relazione alle principali direttrici della Rete Ecologica individuata. Il PTCP, nell’ elaborato P.03 Schema di assetto strategico strutturale, classifica i territori del sistema della produzione in: – PIP esistenti a valenza territoriale; – PIP esistenti di interesse locale; – PIP programmati a valenza territoriale; – PIP programmati di interesse locale; – Nuclei Industriali ex art. 32 a valenza territoriale; – Agglomerati Industriali ASI a valenza territoriale. Per le aree produttive esistenti il PTCP, ai sensi dell’art. 23 delle NTA, prevedendo per esse un ruolo centrale nella pianificazione attuativa, promuove interventi di qualificazione ecologica, ambientale ed energetica, mentre per quanto riguarda le nuove localizzazione produttive nelle aree ancora disponibili,

Pag. 66 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare garantisce corridoi e connessioni ecologiche necessarie a favorire la continuità degli elementi della rete ecologica. Per le aree produttive programmate e non attuate il PTCP, ai sensi dell’art. 24 delle NTA, prevede una specifica valutazione nell’ambito della redazione dei PUC, i quali dovranno ripianificarle per usi e assetti ecologicamente compatibili o eventualmente delocalizzarle. Per quanto riguarda, infine, le aree commerciali per la grande e medio – grande distribuzione, il PTCP, ai sensi dell’art. 26 delle NTA, promuove, nella formazione dei PUC, il ricorso alla tipologia del Centro Commerciale Naturale, ovvero quella forma di insediamento commerciale che si pone come elemento di riqualificazione dei tessuti urbani consolidati o da completare che favorisce l’integrazione con gli abitati e con le altre funzioni e servizi. Nel rispetto a quanto precedentemente riportato il PTCP, nell’ambito della sua componente programmatica, individua una serie di progetti e programmi prioritari, dei quali quelli che interessano direttamente ed indirettamente il comune di Atripalda sono i seguenti: ° La riqualificazione delle aree produttive, ° Il Completamento della strada a scorrimento veloce Pianodardine – Valle Caudina; ° L’adeguamento della tratta ferroviaria Avellino – Rocchetta S.Antonio e la sua promozione quale percorso di interesse turistico.

A.3.2.6 Il sistema produttivo Gli agglomerati dell‘ASI. L’intero apparato produttivo territoriale provinciale risulta ad oggi costituito da 4 agglomerati Asi, 8 nuclei industriali, 150 aree P.I.P. e 2 distretti industriali, Solofra e Calitri, attivi nella Provincia di Avellino a partire dal 1997. Il Consorzio di Sviluppo dell’Area industriale di Avellino gestisce attualmente quattro agglomerati: Solofra, Avellino (Pianodardine), che interessa direttamente il territorio di Atripalda, Valle Caudina e Valle Ufita, e otto nuclei industriali ex art.32 della L.219/81(realizzati a seguito del terremoto del 1980): Calitri – Nerico, , , Porrara (Sant’Angelo dei Lombardi), Lioni – Sant’Angelo dei Lombardi, Calaggio (Lacedonia), , . Considerando il numero di aziende presenti e attive nei quattro agglomerati ASI, si registrano negli agglomerati: di Pianodardine, circa 64 Aziende; del polo conciario di Solofra circa 147; di Valle Ufita, (Comuni di e ) circa 17 aziende; della “Valle Caudina” (Comune di Cervinara e di San Martino Valle Caudina) 3 aziende; I PIP Comunali.

RELAZIONE Pag. 67 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

In provincia di Avellino abbiamo 150 Aree PIP per un estensione territoriale totale di circa 1.201 Ha, di queste: − 32 sono ancora in fase di pianificazione urbanistica con piani non ancora adottati; − 11 sono in fase di progettazione urbanistica (Si tratta ovvero di PIP semplicemente adottati ma non ancora definitivamente approvati); − 23 sono in fase attuativa (esproprio con acquisizione delle aree e/o urbanizzate non ancora insediate, con assegnazione dei lotti); − 84 aree sono infrastrutturate e hanno aziende insediate. Risultano invece ad oggi 14 Comuni privi di aree PIP. Il PTCP si propone di favorire una riorganizzazione dell’offerta di aree produttive attraverso: − l’elevazione della dotazione infrastrutturale delle aree principali che per consistenza insediativa, stato di urbanizzazione e localizzazione in vicinanza degli assi e dei nodi infrastrutturali principali del territorio provinciale, presentano maggiori probabilità di attrarre investimenti; − il completamento delle aree industriali che si collocano in vicinanza degli assi e dei nodi infrastrutturali principali del territorio provinciale e di cui si può valutare la capacità di attrarre investimenti; − la verifica delle aree di interesse locale già realizzate, nell’ambito del ruolo che potranno svolgere nel quadro della riorganizzazione dell’armatura urbana, superando la logica campanilistica attraverso la formazione Dei Sistemi di Città; − L’eventuale riconversione totale o parziale di aree industriali che possono essere arricchite di nuove funzioni (di tipo energetico, insediativo, di servizio, ecc.). Al fine di salvaguardare e promuovere la qualità ambientale e delle acque, il paesaggio del territorio provinciale e di migliorarne la competitività economica, le aree produttive della provincia sono oggetto di intese e programmi per la loro efficienza funzionale (reti di comunicazione, servizi alle imprese insediate, ecc.) e per la loro qualificazione ecologica, ambientale ed energetica. Al fine di stabilire e promuovere elevati standard di qualità ecologico ambientale delle aree produttive, il PTCP promuove uno specifico progetto strategico territoriale, da realizzare d’intesa con i soggetti pubblici e privati interessati. Il progetto prevede interventi per la qualificazione energetica dei siti e dei cicli produttivi e incentivi alla produzione di energie rinnovabili. Inoltre promuove la creazione di sistemi energetici locali al fine di migliorare la competitività economica e la sostenibilità ambientale del sistema produttivo. L’obiettivo che il PTCP intende perseguire è duplice: − la compatibilità tra la presenza dell’elemento produttivo con il sistema ambientale tutelato dalla rete ecologica; − ll miglioramento, con iniziative programmatiche da parte delle pubbliche amministrazione, degli standards nelle componenti essenziali riguardanti il funzionamento di un’area produttiva: l’energia, i

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trasporti, il ciclo delle acque, il ciclo dei rifiuti.

A.3.3 - PSR 2007-2013 Nell’ambito di una strategia di sviluppo del territorio campano, il PTR, quale strumento per la pianificazione territoriale, diviene anche strumento fondamentale per la programmazione socioeconomica del territorio, nella convinzione che la pianificazione territoriale deve procedere di pari passo alla programmazione economica del PSR 20072013. La classificazione territoriale nell’ambito del P.S.R. Campania 2007/2013 è stata sviluppata individuando elementi di omogeneità tra i sistemi locali regionali, oltre che specificità e caratteristiche distintive di ciascun sistema, adottando un percorso analitico che, nel tentativo di evidenziare le specificità e le vocazioni locali, ha condotto all’aggregazione dei sistemi locali caratterizzati da elementi di omogeneità. L’analisi svolta ha consentito di pervenire ad una articolazione del territorio regionale in sette “macroaree”omogenee, ciascuna delle quali raggruppa più STS definiti dal PTR.

La classificazione territoriale nel PSR Campania 2007-2013

Si sottolinea che il PSN indica quattro tipologie territoriali all’interno delle quali sono riconducibili le 7 macroaree omogenee individuate dal PSR Campania 20072013, secondo lo schema di cui sopra. Il territorio di Atripalda rientra nella macroarea “C – Aree con specializzazione agricola e

RELAZIONE Pag. 69 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare agroalimentare e processi di riqualificazione dell’offerta”. Detta suddivisione del territorio, che quindi si sovrappone al quadro degli STS delineato dal PTR, è stata basata sulla individuazione delle specificità e dei fabbisogni espressi dai diversi contesti territoriali, al fine di articolare in modo adeguato l’offerta del programma. Per ciascuna macroarea omogenea il PSR individua le caratteristiche distintive e delinea il conseguente disegno strategico specifico. Il sistema delle valli e delle colline interne include 159 comuni delle province di Caserta, Benevento, Avellino e Salerno, che si estendono su una superficie pari al 23,3% del totale regionale.

La densità abitativa è mediamente elevata ma, comunque, ben al di sotto della media regionale. La dinamica demografica appare abbastanza positiva: nel periodo 1991 2004 la popolazione e aumentata del 4,2%, sebbene gli scenari appaiono piuttosto diversificati tra le aree vallive e quelle a ridosso dei capoluoghi irpino e sannita, da un lato, e le aree montane, dall’altro. Nel complesso, i processi di senilizzazione in atto sono piuttosto diffusi, ma non assumono proporzioni preoccupanti. La struttura produttiva appare abbastanza diversificata e, sebbene l’agricoltura svolga ancora un ruolo di primo piano nella formazione del Pil locale, una consistente quota della forza lavoro trova occupazione in settori extraagricoli. Riguardo al profilo produttivo agroalimentare il territorio è specializzato nei comparti vitivinicolo, olivicolo, della frutta in guscio e della zootecnia da carne, ed è caratterizzato da un modello di agricoltura semi intensiva. Occorre inoltre sottolineare che in quest’area è diffusamente presente la tabacchicoltura che, con i suoi 4.036,82 ettari rappresenta, in termini di superficie, circa il 32% del totale regionale. L’offerta agricola si caratterizza per una maggiore propensione alla produzione di qualità, legata a produzioni tipiche, molte delle quali con denominazioni d’origine riconosciute. Buona e la collocazione commerciale dei prodotti locali sui mercati regionali e nazionali; diffusa e la presenza di marchi di qualità in diversi settori produttivi. In particolare, si concentrano in quest’area gli areali produttivi delle produzioni Igp Castagna di Montella, Nocciola di Giffoni e Melannurca Campana, delle Docg Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo, delle Doc Aglianico del Taburno, Guardiolo, Sannio, Sant‘Agata de‘ Goti e Solopaca, nonchè delle produzioni le cui richieste di riconoscimento sono in corso di registrazione, ma che hanno ottenuto la protezione transitoria nazionale relative agli oli Dop Colline Beneventane e Sannio Caudino. Inoltre, buone sono le condizioni paesaggistico ambientali (in quest’area si concentra il 30,7% della superficie forestale regionale. Inoltre, il 35,6% della superficie complessiva e oggetto di protezione ambientale), alla cui valorizzazione contribuisce la stessa agricoltura.

Pag. 70 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

Tuttavia, ancora ampi rimangono i margini di miglioramento e di riqualificazione produttiva e commerciale dell’offerta agroalimentare, la cui funzione può costituire un volano per lo sviluppo delle potenzialità turistiche locali, attualmente non particolarmente sfruttate anche per l’inadeguatezza di azioni volte a valorizzare e riqualificare i villaggi rurali. Nel complesso, con 199 esercizi, il peso del territorio nella determinazione dell’offerta regionale di ospitalità e pari al 7,2% in termini di strutture ricettive ed al 3,4% in termini di posti letto. In quest’area l’iniziativa Leader+ coinvolge ben 70 comuni rurali. I fabbisogni Le aree in esame si caratterizzano per la forte presenza dell’agricoltura, ma anche per l’avvio di processi di diversificazione economica in settori contigui a quello agricolo (trasformazione agroalimentare di qualità, turismo enogastronomico ed ambientale, ecc.) che occorre sostenere adeguatamente. Al suo interno, presenta alcuni elementi di disomogeneità sul versante delle dotazioni infrastrutturali e dei servizi, con aree montane poco servite e in fase di impoverimento demografico a vantaggio delle aree vallive e dei maggiori centri urbani. Dato tale quadro, i fabbisogni sono schematizzabili come segue: ° Sostegno alla permanenza dei giovani nelle aree rurali; ° Creazione ed infittimento delle reti relazionali, integrazione di filiera e miglioramento dei sistemi di governance; ° Sostegno alla riqualificazione dei villaggi e del paesaggio rurale; ° Sostegno a processi di diversificazione dell‘economia rurale e del reddito agricolo in chiave turistica (enogastronomia, turismo verde); ° Diversificazione del reddito in risposta ad una domanda di beni e servizi a carattere sociale e/o ambientalepaesaggistico; ° Servizi di formazione e informazione e maggior partecipazione degli agricoltori in relazione ai cambiamenti climatici ed alla biodiversità; ° Realizzazione di infrastrutture tese ad eliminare il digital divide.

RELAZIONE Pag. 71 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

Le specificità locali si esprimono su più direttrici, lungo un percorso comunque orientato verso la qualificazione integrata dell’offerta territoriale, che impongono una risposta ai seguenti fabbisogni: V Competitività In generale, le filiere produttive esprimono le seguenti esigenze ° Adeguamento strutturale finalizzato al miglioramento degli standard qualitativi delle produzioni agroalimentari di qualità ed alla riconversione produttiva dai settori in crisi; ° Sostegno al ricambio generazionale ed alla permanenza dei giovani nelle aree rurali; ° Valorizzazione delle produzioni tipiche locali e diffusione dell‘adesione a sistemi di certificazione; ° Riconversione produttiva dai settori in crisi (tabacchicoltura);

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° Miglioramento delle competenze professionali e manageriali a sostegno della valorizzazione integrata delle produzioni di qualità; ° Creazione ed infittimento delle reti relazionali, integrazione di filiera e miglioramento dei sistemi di governance; Ciascuna filiera esprime inoltre fabbisogni specifici. Le risorse ambientali e paesaggistiche rappresentano un patrimonio da preservare e valorizzare, anche al fine di sostenere percorsi di sviluppo basati sulla diversificazione. Le attività agricole, zootecniche e forestali giocano un ruolo di notevole importanza in tal senso, ed è di conseguenza necessario dare risposta ai seguenti fabbisogni: ‹ Tutela dell‘ambiente e valorizzazione del ruolo multifunzionale delle attività agricole; ‹ Potenziamento, tutela e valorizzazione delle risorse forestali e lotta al dissesto idrogeologico; Tali fabbisogni, di portata generale, andranno soddisfatti operando principalmente sulle misure finalizzate alla conservazione del paesaggio e delle biodiversità, sull’agroambiente, sull’imboschimento e sugli investimenti non produttivi. ‹ Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale Si rende necessario sostenere e diffondere processi di diversificazione dell’economia rurale già avviati sopratutto in alcune aree, nel corso della programmazione 20002006, sopratutto attraverso: • Sostegno alla riqualificazione dei villaggi e del paesaggio rurale; • Sostegno a processi di diversificazione dell’economia rurale e del reddito agricolo in chiave turistica (enogastronomia, turismo verde). Ciò comporta la necessità di intervenire sia su elementi di contesto (recupero e valorizzazione dei villaggi e delle risorse del patrimonio ambientale e storicoculturale), sia sui settori economici del turismo e dell’artigianato, allo scopo di ampliare e rendere dinamica l’offerta territoriale in chiave turistica (enogastronomia, ambiente, cultura e tradizioni locali). Le politiche di coesione sostenute dal FESR contribuiranno a ridurre l’isolamento e le condizioni di marginalità, principalmente attraverso l’infrastrutturazione del territorio (mobilità, tecnologie dell’informazione, fonti energetiche rinnovabili) e la creazione rafforzamento di servizi alle imprese ed alle popolazioni locali. La ricerca scientifica mirerà a produrre soluzioni organizzative e di gestione orientando i processi di riconversione produttiva ed individuando soluzioni per lo sfruttamento di energie rinnovabili. Le azioni promosse dal FSE si svilupperanno sulla dimensione delle politiche sociali e di genere, tese a favorire la partecipazione attiva delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Saranno inoltre incoraggiati interventi nel campo dell’economia sociale e dei servizi di sostegno sociale.

RELAZIONE Pag. 73 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

A.4 ANALIISII DEII DATII DEMOGRAFIICII A.4.1 - Andamento demografico comunale Di seguito si riportano i dati demografici del Comune relativi agli ultimi dieci anni.

TAB.1 ANDAMENTO DEMOGRAFICO COMUNALE popolazione saldo saldo anno nati vivi morti iscritti cancellati famiglie residente al naturale sociale 31 dicembre 2004 132 73 +59 286 326 -40 3.756 11.336 2005 100 106 -6 278 374 -96 3.799 11.234 2006 105 81 +24 286 338 -52 3.849 11.206 2007 106 85 +21 268 305 -37 3.883 11.190 2008 113 82 +31 305 323 -18 3.934 11.203 2009 97 103 -6 263 311 -48 3.936 11.149 2010 104 97 +7 306 288 +18 3.960 11.174 2011 74 88 -14 290 338 -48 4.074* 10.902* 2012 78 97 -19 282 287 -5 4.082 10.878 2013 90 93 -3 440 286 +154 4.099 11.029 *) DATI RIALLINEATI AL CENSIMENTO ISTAT 2011

GRAFICO 1 – ANDAMENTO DEMOGRAFICO SALDO NATURALE

ANDAMENTO SALDO NATURALE

70 60 50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

GRAFICO 2 – ANDAMENTO DEMOGRAFICO SALDO MIGRATORIO

ANDAMENTO SALDO MIGRATORIO

200 150 100 50 0 -50 -100 -150 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Dall’osservazione dei dati demografici innanzi riportati emerge che il saldo naturale negli ultimi dieci anni

Pag. 74 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare mostra una tendenza decrescente (cfr. Grafico 1), mentre il saldo migratorio (o saldo sociale), ancorché con dati quasi sempre negativi, mostra una tendenza migliorativa (cfr. Grafico 2). La valutazione del dato totale della popolazione residente, che esprime congiuntamente gli effetti del saldo naturale e del saldo migratorio, mostra un dato della popolazione negli ultimi anni tendenzialmente in diminuzione (cfr. Grafico 3).

GRAFICO 3 – ANDAMENTO DEMOGRAFICO – POPOLAZIONE RESIDENTE

ANDAMENTO POPOLAZIONE RESIDENTE

11.400 11.300 11.200 11.100 11.000 10.900 10.800 10.700 10.600 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

A.4.2 - Distribuzione della popolazione sul territorio Per analizzare la distribuzione della popolazione sul territorio comunale, distinguendola in abitanti e famiglie, sono stati assunti come riferimento i dati rilevati dall’ISTAT nel Censimento del 2001, nell’attesa che siano resi integralmente disponibili quelli del Censimento 2011. Quasi la totalità della popolazione e allocata nel centro capoluogo (82%), mentre la restante parte della popolazione è distribuita per il 1% nella frazione di San Vincenzo, per un ulteriore 8% in quella di Alvanite e per il 9% nelle case sparse.

TAB.1 ALTITUDINE, POPOLAZIONE RESIDENTE, FAMIGLIE ED ABITAZIONI, PER LOCALITÀ ABITATA (ISTAT 2001) Comune e località Altitudine mt.slm Totale Di cui maschi Famiglie ATRIPALDA 276/553 11.146 5.469 3.673 ATRIPALDA*(1) 294 9.132 4.464 2.990 SAN VINCENZO (2) 393 127 63 45 Alvanite 340 861 434 296 Case sparse 1.026 508 342

(1)Centro contiguo al centro Avellino del comune omonimo ed ai centri Faenzera-Pastenaca del comune di Manocalzati e Macchie del comune di San Potito Ultra; (2)Centro contiguo al centro Sabina del comune di Aiello del Sabato ed al centro Cesinali del comune omonimo * La località abitata ove è situata la casa comunale (generalmente il centro capoluogo)

RELAZIONE Pag. 75 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

GRAFICO 1 – DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE SUL TERRITORIO (ISTAT 2001)

82% Atripalda

San Vincenzo

Alvanite 9%

case sparse 1% 8%

A.4.3 - Analisi della struttura familiare e andamento del numero di famiglie Ad Atripalda il numero delle famiglie censite dall’Istat nel 2001 era pari a 3.673. Dall’analisi dei dati ISTAT del 2001 relativi alle famiglie è emerso quanto riportato nella tabella che segue in merito al numero medio di componenti per famiglia, alla percentuale di coppie con figli e a quella di coppie non coniugate. Tali dati risultano comunque indicativi della struttura sociale locale, nell’attesa che siano resi integralmente disponibili quelli del Censimento 2011.

TAB. 1 – N. MEDIO COMPONENTI, % COPPIE CON FIGLI, % COPPIE NON CONIUGATE (ISTAT 2001) Numero medio di componenti Percentuale di Percentuale di coppie non per famiglia coppie con figli coniugate Atripalda 3,03 67,71 0,93 Totale provincia 2,81 62,29 1,19

In particolare si nota che al 2001 il numero medio di componenti per famiglia censito per Atripalda è superiore a quello medio provinciale; allo stesso modo, la percentuale di coppie con figli è leggermente superiore rispetto al dato provinciale. Inferiore al dato provinciale è anche quello relativo alla percentuale di coppie non coniugate. Inoltre, la tabella che segue mostra l’articolazione delle famiglie per numero di componenti.

TAB. 2 POPOLAZIONE RESIDENTE IN FAMIGLIA E TOTALE FAMIGLIE PER NUMERO DI COMPONENTI ( ISTAT 2001)

Numero di componenti 1 2 3 4 5 6 o più TOTALI Famiglie 629 748 794 1.049 350 103 3.673 Componenti 629 1.496 2.382 4.196 1.750 662 11.115

Nel complesso, le famiglie composte da uno e due individui rappresentano quasi il 40% del totale. Osservando l’andamento del numero di famiglie negli ultimi dieci anni (cfr. Grafico 1) si nota che il dato relativo al numero delle famiglie mostra una tendenza crescente, a dispetto di quello relativo alla popolazione.

GRAFICO 1 – ANDAMENTO DEL NUMERO DI FAMIGLIE NEGLI ULTIMI DIECI ANNI

Pag. 76 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

ANDAMENTO NUMERO DI FAMIGLIE

4200 4100 4000 3900 3800 3700 3600 3500 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Al 31.12.2013 i dati Istat (geodemo Istat) restituiscono un numero medio di 2,69 componenti per famiglia.

A.5 SIISTEMA IINSEDIIATIIVO E PATRIIMONIIO ABIITATIIVO A.5.1 - Distribuzione, dotazione e titolo di godimento delle abitazioni Per analizzare la distribuzione della popolazione sul territorio comunale, distinguendola in abitanti e famiglie, sono stati assunti come riferimento i dati rilevati dall’ISTAT nel Censimento del 2001, nell’attesa che siano integralmente resi disponibili i dati del Censimento 2011, sia quelli assoluti che quelli aggregati.. I dati di seguito elencati mostrano che la maggior parte delle famiglie residenti e delle relative abitazioni è localizzata nel centro capoluogo di Atripalda, la percentuale delle famiglie concentrate nel territorio urbano non consolidato (case sparse) è esigua, mentre discreta è la concentrazione delle abitazioni circa il 10% in case sparse. Nel centro di Atripalda (località abitativa dove è situata la casa comunale) il numero di abitazioni rispetto al totale rappresenta l’80% come si evince dalla tabella n.1.

TAB.1 DISTRIBUZIONE FAMIGLIE E ABITAZIONI PER LOCALITÀ ABITATA (ISTAT 2001)

Località Famiglie Abitazioni Edifici ATRIPALDA 3.673 4.261 1.402 ATRIPALDA * 2.990 3.429 941 SAN VINCENZO 45 50 37 Alvanite 296 324 45 Case sparse 342 458 379 (*) Località abitata ove è situata la casa comunale

TAB.2 ABITAZIONI E STANZE IN EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE (ISTAT 2001)

EPOCA DI COSTRUZIONE ABITAZIONI % ABITAZIONI STANZE % STANZE DEL FABBRICATO Prima del 1919 38 1% 172 1% 19191945 94 2% 407 2% 19461961 200 5% 792 4%

RELAZIONE Pag. 77 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

19621971 662 16% 3.148 17% 19721981 1.212 28% 5.567 30% 19821991 1.559 36% 6.413 35% Dopo 1991 496 12% 2.068 11% TOTALI 4.261 100 % 18.557 100 %

GRAFICO 1 – ABITAZIONI E STANZE IN EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE (ISTAT 2001)

ABITAZIONI PER EPOCHE DI COSTRUZIONE

1% 5% 12% 2% Prima del 1919 16% 1919 - 1945 1946 - 1961 1962 - 1971 36% 1972 - 1981 28% 1982 - 1991 Dopo il 1991

STANZE PER EPOCHE DI COSTRUZIONE

11% 1% 2% 4% Prima del 1919 17% 1919 - 1945 1946 - 1961 35% 1962 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 30% Dopo il 1991

Il quadro innanzi riportato (dati ISTAT al 2001), relativo all’epoca di costruzione delle abitazioni in edifici ad uso abitativo, indica che è quasi del tutto assente (1%) la produzione precedente al 1919, la maggior parte dell’edilizia abitativa si è registrata tra gli anni 80’ e 90’, infatti l’Istat riporta per Atripalda il dato di circa il 35% tra il 1981/1991. Un altro 30% circa risale al periodo compreso tra il 1962 ed il 1971.

TAB.3 ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI STANZE ED OCCUPANTI PER TITOLO DI GODIMENTO (ISTAT 2001)

PROPRIETÀ AFFITTO ALTRO TITOLO Occupanti Occupanti Occupanti Abitaz. Stanze Abitaz. Stanze Abitaz. Stanze Fam. Comp. Fam. Comp. Fam. Comp. 2.250 10.500 2.255 6.833 1.117 4.305 1.122 3400 296 1.264 296 897

Pag. 78 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

A.5.2 - Abitazioni non occupate da residenti o vuote Il Censimento Istat 2001 porge i dati delle abitazioni occupate da non residenti o vuote. In particolare, i dati complessivi delle abitazioni e delle stanze si articolano come segue:

TAB. 1 ABITAZIONI E STANZE PER TIPO DI OCCUPAZIONI (ISTAT 2001)

Occupate da Occupate solo da di cui in edifici ad Vuote TOTALE residenti non residenti uso abitativo ABITAZIONI 3.663 53 545 4.261 4.261 STANZE 16.069 149 2.957 18.557 18.557

I dati relativi alle abitazioni occupate da residenti sono stati già dettagliati nel paragrafo precedente. Quanto alle abitazioni occupate solo da non residenti, esse risultano pari a 53, mentre le abitazioni vuote risultano 545. E’ plausibile pensare che molti hanno conservato la propria casa di origine usufruendone saltuariamente, in quanto lavoratori fuori sede, secondo una tendenza relativa al mercato immobiliare riscontrata tra capoluogo e comuni limitrofi in altre province della Regione dalle caratteristiche insediative e relazionali simili, risulta verosimile ipotizzare che il 21 % delle abitazioni vuote sia indisponibile tanto alla vendita quanto all’affitto.

A.5.3 - Rapporto Vani/Stanze

TAB.1 ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI NUMERO E TIPO DI STANZE OCCUPANTI (ISTAT 2001) Abitaz. occupate da Stanze in abitazioni occupate da residenti Occupanti residenti in famiglia residenti Di cui adibite ad n. Sup. mq. Totale Di cui cucine Famiglie Persone uso professionale

3.663 381.493 16.069 149 2.957 3.673 11.071

Dai dati Istat ’01 (cfr. Tab.1) si ricava che le abitazioni occupate da residenti alla data del Censimento 2001 (ultimo censimento i cui dati sono disponibili) sono pari a 3.663 per 12.963 vani adibiti ad uso prettamente abitativo (ovvero con esclusione di cucine e stanze adibite ad uso professionale). Rapportando detto numero di vani al totale di 16.069 stanze occupate da residenti si ottiene quanto segue: VANI/STANZE = 12.963/ 16.069=0,8067 ≈ 80%. I vani adibiti esclusivamente ad uso abitativo residenziale rappresentano, quindi, circa il 80% del numero complessivo di stanze censito.

RELAZIONE Pag. 79 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

A.5.4 - Abitazioni occupate da residenti: grado di utilizzo

TAB.1 ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI, FAMIGLIE RESIDENTI IN ABITAZIONE E COMPONENTI PER NUMERO DI STANZE (ISTAT 2001)

Numero di n° di componenti n° di abitazioni per n° di stanze per n° famiglie per stanze (abitanti) per ciascuna pezzatura ciascuna pezzatura ciascuna pezzatura (pezzatura di ciascuna pezzatura di alloggio di alloggio di alloggio alloggio) di alloggio 1 12 0% 12 0% 12 0% 19 0% 2 175 5% 350 2% 175 5% 345 3% 3 590 16% 1770 11% 591 16% 1.489 13% 4 1.247 34% 4.988 32% 1.251 34% 3.822 34% 5 1.171 32% 5.855 37% 1.175 32% 3.878 36% 6 e oltre 468 13% 2.808 18% 469 13% 1.572 14% TOT 3.663 100,0% 15.783 100% 3.673 100,0% 11.115 100%

Il raffronto tra vani statisticamente equivalenti e numero di occupanti per le diverse pezzature di alloggio mostra un evidente soprannumero dei primi rispetto ai secondi proprio nel caso delle pezzature più ampie ed in maniera notevole per gli alloggi di taglio grande (vedasi la tabella che segue). I vani in soprannumero rispetto agli occupanti (sottoutilizzati) non possono peraltro considerarsi di per sé disponibili al mercato della residenza, in quanto molto difficilmente nella realtà è possibile separarli dagli alloggi cui appartengono, per evidenti motivi tecnici, tipologici e giuridici.

TAB. 2 COMPONENTI E STANZE PER NUMERO DI STANZE CHE COMPONGONO L’ALLOGGIO (ISTAT 2001)

Numero di stanze n° di componenti (abitanti) n° di stanze per n° vani resid. Utilizzazione = (pezzatura di per ciascuna pezzatura di ciascuna pezzatura di statisticam. VANI meno alloggio) alloggio alloggio equivalente componenti

1 19 12 9 10

2 345 350 282 63

3 1.489 1770 1.428 61

4 3.822 4.988 4.024 202

5 3.878 5.855 4.723 845

6 e oltre 1.572 2.808 2.265 693

TOT 11.115 15.783 12.731 +1.606

La tabella di cui sopra mostra quindi come il numero di stanze, ovvero quello dei vani residenziali statisticamente equivalenti calcolato in base al rapporto di 0,8067 di cui al paragrafo precedente, determini, in relazione al numero di componenti delle famiglie residenti nelle abitazioni occupate da

Pag. 80 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare residenti, un rapporto medio teorico di 1,42 stanze/occupante, ovvero di 1,14 vani prettamente residenziali per occupante. Tale rapporto, se da un lato costituisce una indicazione circa le modalità locali dell’abitare, dall’altro non esime dall’effettuare una specifica considerazione sulla effettiva disponibilità degli alloggi.

A.6 CARTA UNIICA DEL TERRIITORIIO (VIINCOLII, TUTELE E VULNERABIILIITÀ) La Carta Unica del Territorio è una carta in cui vengono rappresentate tutte le criticità di tipo ambientale che interessano il territorio comunale, e che in qualche modo ne orientano le trasformazioni future. E’ utilizzata per poter effettuare una lettura sinottica del territorio che tenga in debito conto tutti i fattori che nei secoli hanno regolato la crescita e la trasformazione dello stesso, partendo dunque dalla lettura di un chiaro quadro conoscitivo condiviso del territorio. In tale elaborato grafico, si riversano tutte le informazioni relative alla presenza di ricchezze del territorio e fragilità di tipo ambientale, che necessitano di tutela legata sia alla volontà di preservare alle generazioni future caratterizzazioni ambientali e paesaggi caratteristici, e sia per tutelare le trasformazioni da rischi di tipo geologico. Vengono individuate sulla stessa tutte le aree soggette a limitazioni all’edificazione e in generale all’utilizzo dei suoli, come le aree percorse dal fuoco e le sorgenti, le fasce di rispetto fluviali secondo l’ex art. 142 co.1 lettera C del DLgs. n°42 del 22.01.2004 (150 metri), e l‘ex L.R. 14/82, le fasce di rispetto cimiteriale, le fasce di rispetto ferroviarie e quelle di rispetto stradale e le aree soggette a vincolo idrogeologico. Sempre sullo stesso elaborato, vengono inoltre individuate, per quanto riguarda il sistema insediativo le aree di interesse archeologico sottoposte a vincolo o in corso di vincolo (artt. 1,3 e 21 Lg. 1089/39); mentre per quanto riguarda il sistema ambientale e paesaggistico, sono individuate le aree boscate e l’invaso del Fiume Sabato. Vengono riportate le fasce di rispetto delle attrezzature pubbliche, quali il cimitero, il depuratore e l’elettrodotto, e l’individuazione di elementi puntuali come, la cabina del gestore di energia elettrica, le antenne per telecomunicazioni, i serbatoi dell’acqua, oltre che l’individuazione delle aree di cava individuate dal PRAE della Regione Campania. Riporta altresì gli elementi caratterizzanti il sistema delle relazioni, sia su gomma, come il Raccordo Autostradale RA2 E841 AvellinoSalerno, la Circumvallazione di Avellino via Variante est ex SS 7 bis; che su ferro come le linee ferroviarie AvellinoSalerno e l’AvellinoRocchetta Sant’Antonio, oramai in disuso. Infine, completano l’elaborato l’individuazione di ulteriori elementi puntuali, quali elementi isolati di interesse storico e documentale, quali gli edifici di culto, le cappelle, gli edifici e i beni di interesse storico, e gli immobili vincolati, il museo archeologico, l‘acquedotto romano e il tracciato di antica murazione, elementi questi, che non devono essere considerati come dei vincoli, ma come veri e propri elementi da tutelare e valorizzare.

RELAZIONE Pag. 81 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

CAPO II DOCUMENTO STRATEGICO

B.1.0 - Obiettivi generali e coerenza con la pianificazione sovraordinata

Come già illustrato nel capitolo di premessa, il preliminare di piano è lo strumento di avvio del processo di formazione del Piano Urbanistico Comunale. Tale processo è destinato a restituire, da un lato, un quadro conoscitivo condiviso che descriva in modo esaustivo le componenti strutturali del territorio da pianificare e, dall’altro, un complesso di obiettivi strategici, anch’essi condivisi, sui quali basare l’individuazione delle scelte di pianificazione. Alla condivisione dei predetti elementi si perviene mediante gli strumenti di consultazione e partecipazione previsti dalla L.R. n.16/2004 e dal Regolamento n.5/2011. E’ altresì da ricordare che la fase consultiva/partecipativa procede su due binari paralleli, ovvero la definizione dei contenuti urbanistici che comporranno il PUC e la valutazione dei conseguenti aspetti ambientali strategici oggetto della VAS del piano. Nell’ambito di tale processo (del quale, si ripete, il piano preliminare costituisce soltanto l’incipit), i temi urbanisticoambientali e le possibili soluzioni progettuali sono oggetto di confronto in primo luogo con la pianificazione sovraordinata (PTR, PTCP, pianificazione di bacino, ecc..), onde valutare la coerenza tra le strategie delineate nei diversi livelli di pianificazione. A tale proposito il Regolamento di Attuazione della L.R. n.16/2004 pone un particolare accento (cfr. art.9, co.5) sul rapporto tra piano strutturale del PUC e piano strutturale del PTCP, ossia tra le disposizioni strutturali dei due livelli di pianificazione (provinciale e comunale), laddove il piano strutturale del PUC va a precisare e definire a scala comunale gli elementi strutturali del PTCP, che si intendono a loro volta già coerenti con le corrispondenti strategie del PTR. Ebbene, come illustrato nei paragrafi precedenti, il PTCP di Avellino include il territorio di Atripalda nel Sistema di Città denominato “Città di Abellinum”, la cui perimetrazione definisce un’area urbana più estesa di quella identificata dal STS “D2 – Sistema Urbano di Avellino” del PTR, comprendente i soli comuni di Atripalda, Avellino, Mercogliano e Monteforte Irpino. Al di là delle note relazioni territoriali (urbanistiche ed economicosociali) che sussistono tra i comuni del sistema così definito, appare evidente che ciascun comune (o meglio, ciascuna “comunità”) deve a maggior ragione avere contezza della sua identità socioculturale e del ruolo che intende assumere nell’ambito delle relazioni reciproche con gli altri comuni del sistema. Il Piano Urbanistico Comunale può ben essere lo strumento attraverso il quale rafforzare nella comunità la consapevolezza della propria identità e del proprio ruolo, sostanziandoli con obiettivi strategici che possano concorrere a raggiungere tale scopo di fondo. Nel caso di Atripalda non si può fare a meno di considerare che —Abellinum“, l’antica città di origine sannitica che dà il nome al Sistema di Città individuato dal PTCP, sorgeva come è noto sul pianoro della

Pag. 82 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare collina della Civita, proprio a ridosso dell’attuale centro di Atripalda, come del resto testimonia l’area archeologica con i suoi notevoli ritrovamenti. Il Piano Urbanistico Comunale, quindi, per assumere i connotati di “Piano della Identità” non può non partire dalla constatazione di un dato di fatto: Atripalda è Abellinum; Abellinum è Atripalda. Tale elemento identitario si pone allora come la principale chiave di lettura strategica del potenziale ruolo di Atripalda nel sistema territoriale di cui fa parte e, quindi, come il fattore fondante della visioning pianificatoria del PUC. La valorizzazione dell’area dell’antica Abellinum, in forma di Parco archeologico propriamente detto, comporta evidentemente la necessità di attivare tutti i possibili strumenti di compensazione e di bilanciamento tra interesse pubblico (collettivo) e privato (individuale) che la L.R. n.16/2004 e il Regolamento n.5/2011 prevedono e regolano, demandandone la definizione di dettaglio al piano programmatico del PUC e ai piani urbanistici attuativi. Un siffatto obiettivo strategico deve necessariamente accompagnarsi, stante la sua notevole potenzialità attrattiva, ad un più ampio programma di riqualificazione urbanistica ed edilizia del centro storico e dell’abitato consolidato, orientato ad elevare la qualità urbana anche mediante la valorizzazione della viabilità e degli invasi spaziali all’interno del tessuto urbano ed il recupero edilizio e funzionale del quantum edilizio, in modo da garantire una migliore qualità di vita dei cittadini e dei visitatori e consentire la creazione di percorsi fruitivi tra le presenze storicoarchitettoniche di pregio. Le possibili ricadute sul tessuto socioeconomico locale indicano l’opportunità di prevedere, nel contempo, la integrazione delle attrezzature e dei servizi, sia pubblici che privati, nell’ambito di una complessiva strategia di riconversione degli assets produttivi già insediati tesa in particolare al potenziamento della componente terziaria (commercio, turismo, cultura) e funzionale anche ad avviare una strategia di lungo periodo in risposta alle tematiche afferenti alla gestione del rischio di alluvione portate in evidenza, da ultimo, anche dall’Autorità di Bacino. Tra i settori produttivi potenzialmente beneficiari di tale rientro strategico vanno segnalati, in particolar modo, l’artigianato tradizionale, la ricettività (anche “diffusa” – B&B, case vacanza, agriturismo, ecc…), l’enogastronomia e la ristorazione in genere, nonché tutti i servizi alla persona di possibile utilità per l’utenza allargata (i residenti più i visitatori), in modo da innescare meccanismi virtuosi che portino anche ad un potenziamento dell’offerta culturale (mostre, esposizioni, convegni, editoria specializzata, ecc…). E’ nota del resto la tradizionale vocazione commerciale di Atripalda, sede della Dogana dei Grani costruita nella prima metà dell’Ottocento ed attualmente adibita a museo. A fronte di tale rientro propositivo appare evidente che non si può ignorare la valenza strategica di un altro elemento territoriale identitario: il fiume Sabato. Il corso d’acqua, in particolare nel tratto che attraversa il centro edificato, risulta oggi alterato nella sua essenza di elemento naturale, scorrendo in uno speco di cemento che poteva trovare le sue ragioni in un

RELAZIONE Pag. 83 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare tempo in cui c’era una minore sensibilità per l’ambiente naturale, ma che oggi non si accompagna degnamente ad un programma di valorizzazione qualitativa dell’ambiente insediato. La rinaturalizzazione del fiume Sabato, quantomeno nel tratto urbano, si impone quindi come un altro degli elementi portanti del PUC, e del resto l’Amministrazione Comunale, in sinergia con la Provincia di Avellino, ha già posto in essere quanto attualmente possibile sotto il profilo della programmazione economicofinanziaria (cfr. Programma triennale OO.PP. 2014/2016). In quest’ottica si può inserire un più esteso obiettivo di conservazione, risanamento e valorizzazione dei corsi d’acqua “minori” che interessano il territorio comunale (Salzola; Rio Sant’Oronzo Rio Aiello Fenestrelle) e degli altri elementi di pregio naturalisticoambientale, quali ad esempio il Parco San Gregorio Pineta Sessa e l’area di Monte Castello. Infatti, anche la diffusione di un turismo prettamente naturalisticoambientale (piste ciclopedonali, greenways, ecc…) legato alla riscoperta del territorio ed in particolare, della sua identità e delle sue tradizioni costituisce una grande occasione di sviluppo per la comunità locale, in uno a quello enogastronomico (legato alle produzioni di qualità). Nello stesso tempo resta evidente l’importanza del tema della mobilità, che prima ancora di un vero e proprio Piano del Traffico necessita di una specifica trattazione in sede di PUC, finalizzata ad ottimizzare le connessioni tra la viabilità locale e quella di lunga percorrenza, anche attraverso il potenziamento del sistema delle aree di parcheggio e l’integrazione di sistemi di mobilità leggera (itinerari ciclo pedonali, greenways, ecc…), tenendo conto del sistema della mobilità complessivo dell’ambito territoriale di appartenenza. Il complesso dei lineamenti strategici innanzi proposti, ovvero il recupero dell’identità storicoculturale, il miglioramento della qualità insediativa anche a fini turistici e la valorizzazione degli elementi naturalistico ambientali, anche in quanto potenzialmente atti ad indurre dinamiche di sviluppo socioeconomico, appaiono peraltro in linea con le indicazioni della pianificazione sovraordinata e, comunque, sottendono un potenziamento del ruolo di Atripalda nell’ambito del Sistema Territoriale di Sviluppo (ovvero del più ampio Sistema di Città definito dal PTCP). Tali obiettivi strategici preliminari, certamente di ampio raggio in quanto per loro natura orientati a sviluppare innanzitutto il dibattito sulla visioning futura della Città (ossia sul profilo socioculturale identitario che la collettività intende valorizzare e rafforzare), si concretizzeranno, in uno con quelli che eventualmente emergeranno dalla fase consultiva/partecipativa, in una serie di azioni che il PUC avrà il compito di sviluppare e circostanziare, fino al livello operativo di competenza del Piano Programmatico, degli Atti di Programmazione degli Interventi e dei Piani Urbanistici Attuativi. Verrà, quindi, il tempo delle scelte progettuali di contenuto più prettamente tecnico, con i conseguenti risvolti di natura economicofinanziaria, ma preliminarmente è necessario definire, in modo partecipato e condiviso, la direzione verso la quale orientare l’azione di Governo del Territorio, il cui scopo primario deve

Pag. 84 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare essere innanzitutto la tutela e valorizzazione dell’identità culturale e dell’integrità fisica del territorio, attraverso un processo che deve partire evidentemente dalle aspirazioni e dal senso di appartenenza della comunità, espresse con i mezzi di partecipazione e cooperazione che la norma opportunamente prevede.

B.2.0 - TRASFORMABIILIIT AMBIIENTALE ED IINSEDIIATIIVA

B.2.1 - La Carta della Trasformabilità ambientale e insediativa Alla scala di Documento Strategico del Piano Preliminare, il territorio comunale è stato rappresentato graficamente mediante la distinzione in ambiti, omogenei per caratteristiche tipologicoinsediative, morfologiche ed ambientali, che puntano ad una più ampia suddivisione in “sistemi” di pianificazione. Tale rappresentazione del territorio, riportata nella —Carta della Trasformabilità ambientale e insediativa“, in fase preliminare tiene conto prevalentemente dello stato di fatto e di diritto rilevato sul campo o definito dal complesso della vincolistica agente su di esso, nonché dei lineamenti strategici preliminari illustrati al paragrafo precedente. Si tratta quindi di una classificazione preliminare che sostanzia le possibili e verosimili chiavi di lettura delle relazioni e delle connessioni urbanistiche sia tra le diverse parti del territorio comunale, sia tra queste e il sistema territoriale di area vasta. In particolare, il sistema delle Strategie ed Obiettivi del Sistema Insediativo è stato distinto in classi o macroambiti (Ambito dell‘urbano, Ambiti urbanizzabili e marginali, Campo aperto), articolati a loro volta in ambiti elementari. L’Ambito dell‘urbano (macroambito) comprende il tessuto insediativo strutturato, a prevalente destinazione residenziale, ma al cui interno vi sono, inoltre, attività e servizi extraresidenziali e/o complementari alla residenza. La città consolidata di Atripalda è raccolta tra l’Autostrada e la strada provinciale, ed è adesa alla porzione periferica della città di Avellino. E’ in questa doppia lettura “centralità – periferia”, che Atripalda assume un ruolo fondamentale, in quanto il nucleo consolidato e residenziale diventa prolungamento della conurbazione avellinese, da essa separato dal Rio Sant’Oronzo. La fascia urbana è compresa, infatti, tra il predetto Rio Sant’Oronzo e il fiume Sabato e qui, tra la zona industriale a nord e la fascia residenzialecommerciale a sud, si posiziona la zona archeologica della Civita, fulcro “culturale” di un asse che segna la sequenza “area industriale - Abellinum œ Centro consolidato”. In questa lettura la dimensione di Atripalda è quella di “fulcro” dell’asse territoriale AvellinoSalerno, per cui la sua “mission” è quella di essere una città di scambio (così come lo era anticamente). Oggi Atripalda mira a divenire una smart-city. E’ questa è infatti la filosofia preliminare proposta per il PUC: proporre Atripalda come una città semplice, facilmente raggiungibile e goduta non solo dai residenti, attraverso interventi di valorizzazione delle strade, valorizzazione funzionale, riacquisizione del ruolo di

RELAZIONE Pag. 85 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare fulcro dell’area archeologica, recupero “identitario”, finalizzato ad innalzare il livello di qualità della vita e di lavoro, rendendo la città più “intelligente”.

Civita

Atripalda Avellino

Tutto questo il PUC può propiziarlo anche attraverso tecniche perequative e di compensazione, finalizzate alla equa ripartizione di “oneri e vantaggi” conseguenti alle trasformazioni ed alla acquisizione gratuita al pubblico delle aree da destinare a servizi ed opere di interesse pubblico, nonché attraverso eventuali premialità per chi contribuisce a conseguire gli obiettivi di Piano anche in termini “qualitativi”. Gli Ambiti urbanizzabili e marginali comprendono quelle parti del territorio comunale già parzialmente trasformate e strutturate, suscettibili di una migliore caratterizzazione della struttura insediativa in relazione alle esigenze di riqualificazione urbanistica e ambientale e di valorizzazione del territorio ai fini dello sviluppo. In particolare, in una visione multidimensionale, la porzione di marginalità urbana posta a sudovest del territorio comunale di Atripalda riveste un ruolo di centralità per la periferia di Avellino (via Tedesco) e per Cesinali, una sorta di area cerniera intercomunale, luogo per lo sviluppo di nuove economie che trovano l’ambiente giusto per strutturarsi e per l’insediamento della “Città che sarà”. Infine, il Campo Aperto comprende l’ambito semiurbanizzato in campo aperto (nuclei e aggregati), gli ambiti rurali a vocazione prevalentemente agricola, gli ambiti agricoli e forestali di interesse strategico, quali boschi ed aree ad elevata naturalità (ivi comprese le fasce perifluviali), e gli ambiti estrattivi catalogati dal PRAE. Il campo aperto si caratterizza per un disordine generale, frutto di un processo di antropizzazione che tende alla dispersione e che si oppone all’ordine della città murata. In siffatto contesto problematico, l’azione strategica del piano deve mirare al rafforzamento

Pag. 86 RELAZIONE Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare dell’antropizzazione strutturata nei nuclei rurali e semirurali potenziandone la presenza dei servizi, valorizzando al contempo le aree verdi naturali e seminaturali. I nuclei e le aree agricole presenti si sostanziano come la “parte costruita e la parte non costruita” dello stesso ambito, una compresenza di reliquato di ruralità misto a stilemi di derivazione urbana. Per tali parti del territorio la strategia di piano deve necessariamente essere quella di evitare ulteriori squilibri, orientandone lo sviluppo verso il riordino, con la creazione di infrastrutture per la sanificazione igienica del territorio (fogne) e fornendo il campo aperto di servizi compatibili, dalle attrezzature al terziario, mentre la parte di suolo agricola destinata alla coltivazione potrà essere il luogo di sperimentazione di nuove tecnologie agrarie. Obiettivo più mirato è invece quello della tutela e valorizzazione del territorio a prevalente carattere naturalisticoambientale, nonché dei parchi a valenza paesaggistica che già risultano adibiti a tale destinazione ed uso. In un campo aperto così strutturato, la tutela paesaggistica è assicurata dall’inibizione alla costruzione che non sia mera pertinenza funzionale alla conduzione del fondo agricolo, riservando la localizzazione delle eventuali altre volumetrie nei nuclei e aggregati già parzialmente strutturati. Un discorso a parte merita il Sistema dei Parchi in cui rientrano il già esistente Parco naturalistico di Pineta Sessa, il Parco fluviale del Salzola (progetto intercomunale) e il Parco Archeologico della —Civita“, anch’esso in fase di costituzione, che, benché con funzioni diverse, ecologiche e ricreative piuttosto che culturali e conservative, andranno a potenziare l’offerta di ambienti naturali e culturali proponendosi anche come luoghi di fruibilità per manifestazioni pubbliche. Il Sistema della Mobilità, invece è costituito dalla dotazione delle infrastrutture esistenti che in ambito provinciale ricoprono un ruolo di rilievo, ossia le strade provinciali che attraversano il territorio atripaldese, il raccordo autostradale RA2 E841 Avellino Salerno, la Circumvallazione di Avellino via Variante est ex SS 7 bis; e la rete ferroviaria sia della linea AvellinoSalerno, oltre alla linea AvellinoRocchetta Sant’Antonio, oramai in disuso. Inoltre all’interno dello stesso sistema sono individuate le infrastrutture di previsione come quelle previste dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Avellino, che riguardano l’adeguamento della viabilità della Circumvallazione di Avellino via Variante est ex SS 7 bis e la realizzazione della Metrotramvia.

B.2.2 - Principi e criteri perequativi e compensativi Le eventuali procedure perequative applicabili al PUC, da attivare mediante Comparti Edificatori (CE), saranno regolate dal Piano Programmatico e/o dai PUA nel rispetto delle disposizioni dell’art.33 della L.R. n.16/2004 e s.m.i. e dell’art.12 del Regolamento di Attuazione n.5 del 04.08.2011, ovvero secondo gli indirizzi per la perequazione territoriale contenuti nel PTR approvato con L.R. n.13/2008. Il Comparto Edificatorio configura un’area destinata alla formazione di nuovi complessi insediativi, nel cui ambito si prevedono interventi differenziati, per funzioni e per tipi, da attuare unitariamente.

RELAZIONE Pag. 87 Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare

Nel perimetro sono comprese aree destinate a funzioni private, aree destinate al soddisfacimento di standards per spazi ed attrezzature pubbliche integrati con le funzioni private ed aree destinate ad attrezzature di interesse generale. La superficie territoriale del Comparto si compone di due parti definite “superficie integrata” e “superficie compensativa”. La superficie integrata è data dalla somma: ° della superficie fondiaria ad uso della specifica funzione per cui si realizzano i manufatti; ° della superficie dell‘area da destinare a standard connessa all‘uso funzionale, con le proporzioni metriche sancite nella legislazione statale e regionale; ° della superficie per viabilità a servizio dell‘insediamento . La superficie compensativa è la quota residua della superficie territoriale, detratta la superficie integrata, ed è destinata a fini pubblici. Essa da un lato compensa le insufficienze comunali nella dotazione di spazi pubblici o destinati a funzioni di pubblico interesse, anche ai fini del rispetto dei rapporti minimi fissati dalla pianificazione comunale e dalla Legge; dall’altro compensa il maggior valore acquisito dall’area edificabile per effetto della concentrazione sulla superficie fondiaria della capacità insediativa prevista dal Piano. La superficie compensativa si caratterizza, quindi, come pubblica, in quanto da acquisire gratuitamente alla proprietà comunale o di altri soggetti pubblici per finalità di pubblico interesse, e compensativa in quanto determina la convenienza pubblica nel procedimento perequativo. Gli ambiti e/o i sottoambiti da attuare con processi perequativi possono comprendere, ai sensi dell’art.12, co.7, del Regolamento di Attuazione n.5 del 04.08.2011, aree edificate e non edificate, anche non contigue. Con riferimento agli ambiti o sottoambiti da attuare mediante Comparti Edificatori il Piano Programmatico e/o i PUA individueranno, in linea con le indicazioni del Piano Strutturale, la volumetria complessiva realizzabile nei Comparti, la quota di tale volumetria destinata ai proprietari degli immobili inclusi negli stessi Comparti, le quote di immobili da cedere gratuitamente al Comune o ad altri soggetti pubblici per la realizzazione di infrastrutture, attrezzature, aree verdi, edilizia residenziale pubblica e comunque di aree destinate agli usi pubblici e di interesse pubblico. Nel definire i predetti elementi il Piano Programmatico potrà prevedere, ai sensi dell’art.12, co.7, del Regolamento di Attuazione n.5 del 04.08.2011, ulteriori quote di edificazione correlate a specifiche esigenze ambientali, energetiche, ecologiche, ecc… . I PUA definiranno i tipi di intervento, l’organizzazione fisica, le funzioni urbane ammissibili e la conformazione urbanistica del comparto, provvedendo a localizzare sia le quantità edilizie destinate agli usi pubblici e di interesse pubblico, sia quelle attribuite ai proprietari degli immobili compresi nel comparto.

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