Estratti Dalla Stampa Locale 2, 3 E 4 Giugno

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Estratti Dalla Stampa Locale 2, 3 E 4 Giugno IL MESSAGGERO VENETO 4 GIUGNO Da operaio a ministro artefice della ricostruzione addio a TOROS di Anna Buttazzoni UDINE «Il presente e il passato sono dei mezzi. Il fine è il futuro». Ha attraversato 95 anni Mario Toros allungando lo sguardo verso il futuro, attento a dare seguito con i gesti alle sue parole. Toros si è spento ieri, all'ospedale di Udine dov'era ricoverato da venerdì notte. Politico di rango, spigoloso per necessità, faceva di rispetto e autorevolezza i suoi tratti distintivi. Lo chiamavano "il senatore" ma Toros non se ne vantava, ricordando le sue origini umili. Lui che era passato da operaio in fabbrica a 14 anni al ministero del Lavoro. Democristiano da sempre «e lo sono ancora», ha detto fino all'ultimo. Rimasto vedovo, la moglie Alice è mancata nel 2004, lascia due figlie, Carla e Franca, dalle quali ha avuto cinque nipoti. Ma Toros era anche, orgogliosamente, quattro volte bisnonno.Nato a Pagnacco (il padre Francesco era gastaldo dei conti del Torso), il 9 dicembre 1922, trasferitosi subito con la famiglia a Feletto, l'ex ministro difende le origini contadine e la sua formazione (scuole professionali, Azione cattolica, Acli, Sindacati liberi) da autodidatta. A 14 anni entra come operaio alle Officine Bertoli, dove è rimasto per alcuni anni. «Un'esperienza che mi ha insegnato molto», diceva. Toros si confronta con la religione e l'Azione Cattolica. Dopo la scissione, nel 1948, della corrente cattolica delle Acli e dei gruppi democristiani guidati da Giulio Pastore, nel 1950 Toros fu tra i fondatori della Cisl. Ma è stato anche testimone della Resistenza, partecipando alla lotta di liberazione nelle file della Brigata Osoppo-Friuli.Toros fece strada partendo da "Forze Nuove", la corrente di Donat Cattin, che in Friuli aveva un'enclave forte. Sotto la sua guida crebbe una classe politica capace di far emergere personalità come Adriano Biasutti e Vinicio Turello. Il primo impegno amministrativo vede Toros protagonista nel Dopoguerra, da consigliere comunale a Tavagnacco e poi a Manzano. Il debutto politico arriva invece negli anni '50, come consigliere e assessore della "grande Provincia" di Udine che comprendeva ancora Pordenone. Poi il salto. Nel '58 fa ingresso alla Camera, confermato nel '63 e nel '68. Nel 1972 il passaggio al Senato, dove resta fino al 1987 (in tutto sette legislature). Toros è stato sottosegretario al Lavoro e alla Previdenza sociale con i presidenti del Consiglio Mariano Rumor, Emilio Colombo e Giulio Andreotti e per due volte ministro senza portafoglio con delega alle Regioni e per altre due a capo del dicastero del Lavoro, con Aldo Moro. Ma Toros è stato anche protagonista della Ricostruzione post-terremoto. Nei suoi racconti, lucidi, si sentiva l'orgoglio di quanto era riuscito a fare. «La sera del terremoto, 6 maggio 1976, a mezzanotte - raccontava - mi telefonò Francesco Cossiga, allora ministro dell'Interno, convocandomi per la mattina dopo a Palazzo Chigi, assieme al presidente della Regione, Antonio Comelli, che era già in viaggio per raggiungere Roma. Posso dire che già in quella storica riunione nacque il modello Friuli, ancora oggi giustamente esaltato. "Facciamo un decreto per ricostruzione e sviluppo", propose Moro. E nacque l'idea del commissario straordinario e della valorizzazione dell'Autonomia locale con un rapporto diretto tra Regione e Comuni, eliminando la burocrazia. Ci chiesero: ve la sentite? E non avemmo esitazioni. Tutti i nostri rappresentanti hanno lavorato bene». Anche la nascita dell'Università di Udine, fondata nel 1978, lo vide impegnato assieme agli altri parlamentari friulani, in prima fila, fin dalla costituzione della commissione dei 30 chiamata a dare un parere per l'avvio dell'ateneo. Prima di lasciare il Parlamento l'ex ministro ha allargato il suo sguardo sul mondo, assumendo per oltre vent'anni, dal 1982 al 2003, la presidenza dell'Ente Friuli nel mondo, di cui fu presidente onorario e del quale aveva seguito l'attività fin dalla nascita, nel 1951, avendo fatto parte dei precedenti direttivi presieduti da Tiziano Tessitori e poi da Ottavio Valerio. A cavallo degli anni '60 e '70 Toros fu chiamato a presiedere alla Fao, nel palazzo dell'Onu, per conto del governo italiano, la prima Conferenza mondiale degli italiani nel mondo. E parlando dell'Italia gli uscì una battuta piuttosto personale, che citava spesso: «Amate questa Italia, credete in questa giovane democrazia dove è possibile che un operaio diventi ministro del lavoro». Toros era anche presidente onorario dell'Unaie, Unione delle associazioni di immigranti ed emigranti, della quale fu fondatore oltre cinquant'anni fa e primo presidente.I suoi estimatori tracciano anche la personalità del Toros "privato", quello bravo a conciliare politica e famiglia. Sposò Alice nel 1949. E scelse il 18 aprile '49 anche come festa a un anno dopo la storica vittoria della Dc. Lei era figlia di un socialista, «bella e di grande personalità», e anche a lei doveva il fatto di riuscire a far politica. Fino a pochi anni fa non era inusuale incontrare l'ex ministro nella zona di piazza San Giacomo, nel celebre "triangolo di osterie" caro allo politica. Era lì che Toros si intratteneva con gli amici, come Piergiorgio Bressani e Giuseppe Tonutti. Nel maggio 2012 accolse all'aeroporto di Rivolto l'allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, quando venne in regione per la commemorazione di Porzûs. Ma raggiungere le malghe non fu possibile e Napolitano, su suggerimento dell'ex ministro, tenne la cerimonia a Faedis. Toros manifestava stima anche verso Sandro Pertini, «uno di noi - diceva -, un italiano tra gli italiani». Non amava, invece, parlare dei «giorni duri» dell'assassinio Moro. Guardava al futuro Toros. LA FAMIGLIA «Arrivava al cuore delle persone» Voleva essere circondato dalla famiglia, dalle figlie Carla e Franca e dai cinque nipoti. Così è stato. Così se n'è andato il padre, il nonno, Mario Toros. «Si è spento serenamente - racconta la figlia Carla -, era stanco, sapeva che la fine era arrivata. Ha chiesto di vedere i nipoti e loro sono stati con lui, giorno e notte». L'ex ministro si era sentito male venerdì notte ed era ricoverato in ospedale a Udine, dov'è spirato. Tenuto per mano dai nipoti, dai figli di Carla - Paolo, Marco e Enrico - e di Franca - Francesco e Federico. «Aveva volontà e coraggio. È sempre stato molto impegnato, eppure sempre presente. Mi diceva: "La perfezione non è di questo mondo". È stato un grande padre e mi mancherà molto. La sua - aggiunge Carla - è stata una vita piena e lui è stato un uomo fortunato». Il ritratto privato di Toros è nelle parole del nipote Paolo, 38 anni. «Era meraviglioso, un generatore d'amore incredibile. Aveva carisma, sensibilità e una capacità pazzesca di arrivare al cuore delle persone». Sospira Paolo quando racconta cosa gli ha insegnato il nonno: «A vivere». «Mi chiamava "ninin" e poi aggiungeva: volontà, volontà, volontà. Non c'era una dimensione pubblica e una privata. Gli interessavano le persone e le loro storie - aggiunge Paolo -, si ricordava dei problemi di chi si era rivolto a lui 50 anni fa, ricordava le facce e come aveva cercato di aiutarli. E in casa erano quelli i nostri argomenti di conversazione. Mi ha trasmesso la gratitudine, il rispetto, la volontà. È stato un maestro di vita», chiude Paolo. I funerali di Mario Toros saranno celebrati a Feletto, ma la data non è ancora fissata. le testimonianze Fedriga: un esempio cui ispirarsi Agrusti: se ne va un padre della Patria UDINE Dagli amministratori di oggi agli amici che hanno mosso con lui i primi passi nella Dc. Dagli "avversari" politici agli imprenditori. Il tributo a Mario Toros è unanime, a un uomo legato alla sua terra, esempio da seguire.«Pochi politici come lui hanno inciso così tanto nella storia della nostra regione. Con la sua scomparsa finisce una pagina di storia che dovrà restare sempre aperta, perché il suo impegno e la sua passione politica rappresentano un grande esempio di competenza e di amore per la propria terra», ha detto il governatore Massimiliano Fedriga. Che cita l'ex ministro come modello cui ispirarsi. «Piango - sono le parole del vicepresidente Fvg, Riccardo Riccardi - la scomparsa di una delle figure più nobili e autorevoli dello scenario politico regionale del '900, una voce saggia e competente che ancora oggi avevo il privilegio di poter ascoltare. Ricorderò in maniera indelebile la sua lezione alla quale ispirarsi nei momenti difficili. Adesso rimane solo un silenzio che lascia un vuoto incolmabile». Parla di un uomo «che ha portato lustro al Friuli e al Paese», il consigliere regionale di Open-Sinistra Fvg, Furio Honsell. «Se oggi il Friuli ha un suo peso è anche grazie a uomini come lui, che hanno gestito gli anni del boom economico senza mai trascurare i lavoratori», chiude Honsell. Il capogruppo in Consiglio regionale del Pd, Sergio Bolzonello, racconta Toros come esempio e guida per intere generazioni di politici e amministratori. «Con la sua scomparsa la regione e il Paese perdono uno dei più alti testimoni di quella politica che è stata capace di portare importanti cambiamenti attraverso le lotte per la libertà e il progresso sociale», afferma il dem. Salvatore Spitaleri, segretario regionale del Pd, sprona: «In tempi in cui è difficile tracciare confini e individuare rotte, l'esempio anche personale di Mario Toros non vada perduto e aiuti la politica di oggi a muoversi sulla strada del concretezza, del contegno e dell'ascolto». Sandra Savino, deputata e coordinatrice Fvg di Forza Italia, saluta «l'eleganza del sorriso e la capacità di ascolto» di Toros. «La vita ci riserva incontri con uomini straordinari, che con umiltà e determinazione sono stati dei costruttori della nazione e che, con il loro esempio, devono continuare a essere una guida per le generazioni future», dice Savino.È commosso Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria Pordenone.
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