Il Dispositivo Militare Della Riviera

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Il Dispositivo Militare Della Riviera Cenni di storia della LONA Il dispositivo militare della Riviera Documentazione Paolo Otto Germann pagina 1 di 17 Indice 1. Introduzione 1.1 La situazione geografica del settore chiave ticinese 1.2 Breve sunto storico sulla fortificazione in Ticino 1.3 Le prime pianificazioni precedenti lo scoppio della 2° Guerra Mondiale 2. Gli sviluppi della situazione di minaccia al fronte sud 2.1 Prima fase – Protezione della frontiera 2.2 Seconda fase – Aggressione da sud 2.3 Terza fase – il periodo del ridotto 2.4 Quarta fase – Protezione della neutralità in Ticino 3. Le opere fortificate e il loro armamento 3.1 Lo sbarramento della riviera a Osogna - Lodrino 3.2 La postazione di artiglieria Mondascia – Mairano 3.3 Presidio e strutture di comando 4. Il dispositivo della LONA dopo il secondo conflitto mondiale Paolo Otto Germann pagina 2 di 17 1. Introduzione Il col SMG Claudio Rosa, comandante dal 1976 al 1981 l’aggruppamento di combattimento LONA, inizia così – liberamente tradotto – il suo articolo “Profilo storico del Gruppo di combattimento LONA”: “Con l’ordinamento delle truppe “Esercito 95” termina la storia della br fr 9, costituita nel 1938 quale brigata di frontiera di montagna 9. Parimenti fu sciolto lo stato maggiore speciale br fr 9 e, quale conseguenza, l’aggr cbt LONA che, sin dal 1941 sbarrava l’asse Bellinzona – Biasca lungo la linea Lodrino – Osogna. Il dispositivo prese il nome di copertura “LONA” dalla denominazione con le lettere iniziali di Lodrino e le finali di Osogna. 1.1 La situazione geografica del settore chiave ticinese La posizione geografica particolare del Canton Ticino, che si protende a forma di cuneo fino nella pianura del Padana, ha sempre suscitato riflessioni di carattere strategico e indotto misure di fortificazione. I Castelli di Bellinzona del tardo medioevo ne sono un’eloquente testimonianza. Nel corso della Prima Guerra Mondiale l’Italia temeva un’incursione germano / austriaca attraverso la Svizzera verso il territorio industriale di Milano e quindi ha costruito la Linea Cadorna lungo la catena montagnosa a sud della nostra frontiera. Quale campo antistante della fortificazione del San Gottardo, il Ticino presenta diversi assi di penetrazione. Da est a ovest questi sono: San Bernardino e Splügen verso la Mesolcina; Passo San Jorio in direzione Roveredo o Arbedo; Gola di Lago – Medeglia – Cadenazzo; Porlezza – Gandria – Lugano; Mendrisiotto – Melide – Lugano; Ponte Tresa – Taverne – Monte Ceneri: Luino – Gambarogno – Magadino; Arona – Locarno – Gordola; Domodossola – Locarno – Gordola; Domodossola – Passo San Giacomo – Airolo; Val Maggia – pianoro del San Giacomo. Ci sono pure ulteriori vie di penetrazione che sono tuttavia non percorribili con mezzi motorizzati. Due punti particolarmente deboli sono il Passo San Jorio per la conca di Bellinzona, come pure il Passo San Giacomo per Airolo e la fortificazione del San Gottardo, specialmente dopo che l’Italia ha aperto nel 1929 la strada carrabile da Domodossola verso il passo, ciò che avrebbe permesso di prendere sia il Forte Airolo che il portale della galleria ferroviaria del San Gottardo sotto un fuoco di annientamento con l’artiglieria pesante. La conca di Bellinzona è un punto chiave dove convergono più assi di penetrazione e, una volta conquistato lo stesso, si aprono tre vie dirette nel cuore del dispositivo di difesa svizzero. Bellinzona, come del resto il San Gottardo, assume un’importanza a livello sia strategico che operativo e tattico. A livello strategico essa è la chiave dei passi alpini sia verso nord che verso sud. È quindi logico che il possesso della stessa è un obbiettivo prioritario parimenti per colui che vuole difendere la Lombardia e per chi vuole difendere le Alpi centrali. Dal punto di vista svizzero è indispensabile difendere almeno una parte del Ticino onde assicurare il principio dell’unità della Confederazione. Dal punto di vista operativo il presidiare il territorio di Bellinzona, che si estende fino in parti del Locarnese, del Luganese e della zona del Gesero, fu sempre visto quale presupposto di base per l’impiego di truppe di rinforzo proveniente dalla svizzera tedesca nel caso di un attacco da sud. Paolo Otto Germann pagina 3 di 17 La permanente possibilità di aggiramento della linea avanzata di difesa del Ticino costituisce, per importanza, il secondo fattore per le scelte operative nell’ambito del settore ticinese. Tale minaccia obbliga alla scelta tra l’alternativa di un enorme quantità di truppe a difesa del territorio e quella della decisione di difendere solo i punti chiave. Questo dato di fatto ha sempre condotto alla presa di misure di fortificazione a sud del nostro Paese che saranno trattate nel prossimo capitolo. Il difensore del fronte sud dispone di due grandi vantaggi da una parte: - il terreno estremamente montagnoso che permette il consistente ancoraggio delle truppe terrestri; - il terreno avanzato sito tra lo spartiacque alpino e la frontiera, che costringe il possibile aggressore ad un’avanzata in salita, canalizzata, faticosa e piena si insidie. Per contro il pericolo costante di un aggiramento da nord – vedi San Giacomo – rappresenta una vera e propria spada di Damocle. È quindi vitale che il difensore stia in guardia e provveda in merito. 1.2 Breve sunto storico sulla fortificazione in Ticino La costruzione delle fortificazioni nel sud del Ticino dei secoli 19°e 20° può essere suddivisa in tre tappe edificatorie. Nel 1844 la Consiglio di Stato ticinese sollecitò presso la Dieta federale la costruzione di fortificazioni a Bellinzona in quanto, senza solidi dispositivi di difesa, i ticinesi non avrebbero potuto resistere a lungo fino a quando non fossero sopraggiunti i rinforzi militari da oltre San Gottardo in caso di aggressione nemica. La Dieta incaricò quindi il Quartiermastro generale Dufour di esprimere un giudizio in merito alla richiesta. Dufour preavvisò favorevolmente l’esecuzione di tali opere di fortificazione. La Dieta federale tuttavia non diede seguito a questo suggerimento, probabilmente per via dei costi di realizzazione. Nel 1848 la situazione politica europea divenne critica a causa delle rivoluzioni liberali. In Italia queste si manifestarono attraverso l’insurrezione contro gli austriaci. Per questo motivo la Confederazione, che ora nell’ambito della nuova costituzione disponeva di entrate assicurate, decise di eseguire le postazioni fortificate di Bellinzona. Si trattava in questo senso di una batteria trasversale lungo la strada verso il San Gottardo, di due lunette e una ridotta a sud della città. Tali opere diventarono in seguito parte integrante della linea interna. La seconda tappa esecutiva seguì negli anni 1853 – 54. Poiché in Canton Ticino si trovavano diversi simpatizzanti dei motti d’insurrezione, esso era ritenuto come uno dei centri del movimento di rivolta. Il feldmaresciallo Radetzky espulse, dopo il soffocamento dell’insurrezione, tutti i ticinesi, in numero di circa 6000, dalla Lombardia e sbarrò la frontiera alle forniture di viveri. Le conseguenze furono una profonda crisi a causa della disoccupazione e della fame. Il Consiglio Federale decise quale aiuto nel bisogno e quale misura di collocamento, la costruzione della fortificazione a sud nei dintorni di Sementina e Camorino, così come proposto dal col Diezinger di Zurigo seguendo il concetto del gen Dufour. Queste erano costituite in pianura pure da batterie, lunette e ridotte, mentre lungo Sementina e sui pendii ovest furono eretti dei muri con feritoie o dotati di merlature. La chiusura a ovest è Paolo Otto Germann pagina 4 di 17 costituita da una torre di fanteria con feritoie. La possibilità di aggiramento lungo i pendii a est fu scongiurata mediante l’insediamento di cinque ulteriori [torrette di fanteria]. Di queste installazioni, che oggi vengono chiamate in gergo locale “Fortini della Fame” rimangono ancora dei resti considerevoli sul terreno. La terza tappa di edificazione ha un’origine storica ben più travagliata. Iniziò nel 1908 con il “Rapporto del Consiglio Federale alle commissioni delle finanze dei Consigli (su loro istanza) sulle opere di fortificazione svizzere”. L’autore di questo rapporto era il col cdt C Von Sprecher, allora capo della sezione SMG, che con ciò metteva in evidenza esaltandoli, i vantaggi di uno sbarramento fortificato di artiglieria nei dintorni di Bellinzona, poiché in nessun altro punto dell’intero territorio alpino svizzero, si potevano raggiungere dei vantaggi militari importanti ed estesi con mezzi così limitati. In questo modo cominciò, nelle commissioni e sottocommissioni, l’iter comune della ricerca di una soluzione ottimale nell’ambito del credito disponibile di fr. 1'600'000.-. In tal modo la linea difensiva di Bellinzona prevista fu ulteriormente spostata in avanti verso sud. Furono elaborati tre studi. Contro la variante di condotta di linea proposta nel secondo studio, ossia sbarramenti a Gordola e Ponte sul Piano di Magadino, batterie 12 cm sul Monte Ceneri e un’opera di fanteria sulla Cima di Medeglia, il capo d’arma del genio, col Weber, inoltrò un controprogetto che qualificava i dispositivi previsti dalla Commissione delle fortificazioni come completamente errati. Nella sua replica, auspicata dal Dipartimento militare, Von Sprecher richiamò l’attenzione sulla differenza dei punti di vista. Weber auspicava uno sbarramento fortificato del fondo valle, mentre la commissione delle fortificazioni intendeva creare un’intelaiatura di capisaldi per l’appoggio delle truppe di campagna e l’impiego dei cannoni da 12 cm. Nel corso di una conferenza per la
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