Persona Bresadola, Giacomo 1847 febbraio 14 - 1929 giugno 9

Luoghi Ortisé, Mezzana, , Montichiari (Brescia), , , Baselga di Piné, Roncegno, Malé, Magras, Trento

Archivi prodotti , 1847 febbraio 14 - 1929 giugno 9

Storia Giacomo Antonio Bresadola nacque a Ortisé, frazione di Mezzana, in Val di Sole il 14 febbraio del 1847. Dopo aver svolto le scuole elementari a Mezzana, a nove anni fu mandato dal padre a Cloz, in Val di Non, presso uno zio prete, dove rimase solo per un anno.
Nel 1857 si trasferì con la famiglia a Montichiari (Brescia), dove il padre aveva aperto un negozio di oggetti di rame. A dodici anni cominciò a frequentare l'Istituto tecnico di Rovereto con indirizzo ingegneristico. Al IV anno di studio abbandonò la scuola e dopo una veloce preparazione alle materie classiche, venne ammesso nel Seminario vescovile di Trento.
Nel 1872 venne ordinato sacerdote, fu nominato cappellano e coadiutore nelle parrocchie di Baselga di Piné, Roncegno, Malé e Magras, dove rimase cinque anni.
Nel 1884 fu chiamato a fare l'amministratore della Curia vescovile di Trento, mentre nel 1887 fu nominato amministratore del Capitolo della cattedrale di Trento. Nel 1910 si ritirò dalla vita ecclesiastica, con una modesta pensione, per dedicarsi totalmente ai suoi studi micologici. Morì a Trento il 9 giugno 1929.
I primi segni di inclinazione per le scienze naturali si manifestarono già mentre era studente a Rovereto. Autodidatta e naturalista appassionato, già a Baselga di Piné trasformò il giardinetto della canonica in un piccolo orto botanico; si interessò alla flora (dopo che a Roncegno conobbe e frequentò ), fu poi briologo nello studio di muschi e licheni. La frequentazione dei frati cappuccini Placido Giovanella e Cipriano Pedrotti del convento di , attivi raccoglitori di funghi, lo indusse ad interessarsi di micologia.
Nel 1879 si mise in contatto epistolare con , celebre micologo e professore di botanica all'università di Padova, il quale visto che gli interessi di Bresadola erano rivolti soprattutto verso i macromiceti lo indirizzò allo specialista francese Lucien Quélet.
Iniziò così una fitta corrispondenza con studiosi sparsi in tutti i continenti; assieme alle lettere riceveva esemplari di funghi da determinare attraverso tutti i loro caratteri esteriori, compresi quelli organolettici.
Nel 1881 era già annoverato fra i più autorevoli conoscitori di funghi. Descrisse 1017 specie di funghi e una quindicina di generi in circa 60 pubblicazioni.
Si concentrò in particolare nel confronto fra le descrizioni dei diversi autori classici e i materiali originali custoditi nei musei d'Europa; tale era il suo credito negli ambienti scientifici, che senza esitazione gli venivano inviate in esame le più vaste collezioni micologiche, come quelle di Londra, Parigi, Uppsala, Kiew, Leida , Berlino.
Gli intensi scambi di corrispondenza e di materiale comportavano una spesa così ingente che Bresadola fu costretto a vendere il frutto dei suoi studi: così le sue due più complete collezioni micologiche migrarono verso i grandi musei naturalistici di Stoccolma e Washington, mentre altre raccolte minori sono oggi disseminate a Uppsala, a Leida, a Parigi e altrove.
Nel 1916 usciva l'opera "Synonimia et adnotanda mycologica", seguita nel 1920 e nel 1926 dai "Selecta mycologica". Dirà di lui il Gilbert, proprio riferendosi a questa fase della sua attività, che, "uno dei primi, si rese conto dell'importanza dei caratteri anatomici dei funghi", proponendo come necessario fondamento di una più rigorosa scienza micologica un grande numero di nuovi caratteri diagnostici. Bresadola non fu solo un ricercatore e determinatore di specie nuove, ma cercò anche di eliminare e collocare in sinonimia le troppo numerose specie descritte con eccessiva facilità e improvvisazione; si calcola che abbia rimosso in tal modo oltre ottocento specie non valide.
L'università di Padova consegnò a Bresadola, per mano del professor G. Gola e nel giorno del suo ottantesimo compleanno, la laurea "honoris causa" in scienze naturali; l'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei lo volle annoverare fra i suoi soci; Rovereto gli conferì la cittadinanza onoraria. Ma già lo avevano nominato socio onorario la Società micologica britannica, la Deutsche Gesellschaft für Pilzkunde e numerose altre società scientifiche ed accademie italiane e straniere. La Società micologica di Francia lo annoverava fra i suoi fondatori.

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Accademico dell'Accademia degli Agiati di Rovereto, socio della Società zooogica e botanica di Vienna, socio della Società botanica italiana di Firenze, socio della SAT, socio dell'Accademia reale di agricoltura di Torino, socio onorario della Società di mutuo soccorso fra gli inservienti dello Stato di Trento, venne nominato Ufficiale del Gran Magistero dell'Ordine della Corona d'Italia.
Continuò fino alla morte con inalterata dedizione le sue ricerche.
Bresadola coniugava all'attività di studio una costante opera di riproduzione grafica, che produsse in 50 anni di lavoro una raccolta di molte centinaia di tavole a colori.
Per evitare che tale patrimonio andasse perduto un gruppo di studiosi tra cui G.B. Traverso e L. Fenaroli (con il Museo tridentino di storia naturale), costituirono un comitato organizzatore per la pubblicazione di un'"Iconografia mycologica" bresadoliana, raccogliendo sottoscrizioni e contribuzioni in denaro. Quest'impresa durò diversi anni: Bresadola riuscì a vedere prima di morire i primi dodici volumi. Nel 1941 l'opera era completa (ventisette volumi); nel 1960 si aggiunse il ventottesimo.
Tra le sue opere citiamo: "Fungi Tridentini novi vel nondum delineati, descripti et iconibus illustrati", I-II, Trento 1881-1900; "Funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media con speciale riguardo a quelli che crescono nel ", Trento 1898; "Synonimia et adnotanda Mycologica", in Ann. micologici, XIV (1920); "Selecta Mycologica", I, in Ann. Mycolog., XVIII (1920), 1-3; II, in Rivista della Società di studi trentini, Trento 1926; Società italiana botan. e Museo Civico di storia naturale di Trento, Curantibus, J. B. Traverso, L. Fenaroli, I. Trener, J. Catoni, "Iconographia Mycologica", I-XXVI, Mediolani 1917-46; Suppl. I di E. J. Gilbert, Amanitaceae, ibid. 1941; Suppl. II di A. Ceruti, Elaphomycetales et Tuberales, ibid. 1960; "I funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media", Trento 1899.

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