Pinocchio Secondo Noi

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Pinocchio Secondo Noi Pinocchio burattino ... Pinocchio bambino Pinocchio secondo noi Alunni classe 5^ scuola primaria Clelia Pizzigoni INDICE Presentazione del lavoro L'autore e il suo paese Il libro riassunto da noi I personaggi come li abbiamo visti noi Alcune riflessioni Divertiamoci un po'... Biografia CARLO LORENZINI / COLLODI Carlo Lorenzini nacque a Firenze il 24 novembre 1826. E’ più noto con lo pseudonimo di “Collodi” dal nome del paese natale della madre. Carlo era un giornalista e anche uno scrittore, figlio di Domenico Lorenzini, cuoco dei conti Ginori, e di Angiolina (Maria Angela) Orzali, figlia maggiore del fattore dei Conti Garzoni, maestra elementare. Egli frequentò grazie all’aiuto della famiglia Ginori, scuole religiose: a Colle Val d’Elsa dove fu in Seminario dai 12 ai 16 anni, e poi a Firenze presso gli Scolopi. La sua carriera come scrittore iniziò a circa 20 anni d’età, quando redigeva i cataloghi commentati di una prestigiosa libreria fiorentina, per poi iniziare a pubblicare su "L'Italia Musicale”. Carlo Lorenzini fondò e diresse numerosi giornali, tra cui “Il Lampione”, che fu chiuso dalla censura dopo i moti del 1848, e riaprì nel 1859. Collodi era un vero intellettuale risorgimentale, si impegnò direttamente per l’unità d’Italia anche come militare volontario. Nel 1859 partecipò alla Seconda Guerra d’Indipendenza. “Le avventure di Pinocchio”, è un’opera della sua maturità (1881- 1883), quando era ormai famoso come giornalista e scrittore. Il suo primo libro per bambini fu pubblicato nel 1876: “I racconti delle fate”, traduzioni di alcune fiabe letterarie francesi. Nel 1881 pubblicò la prima puntata della “Storia di un burattino” sul “Giornale per i bambini”, e sullo stesso giornalino pubblicò altre storie brevi. Carlo Collodi ha avuto una vita ricca di esperienze umane e letterarie: si trovano numerose testimonianze di questo nelle corrispondenze con colleghi ed amici, e nella biografia scritta da Paolo Lorenzini. Senza conoscere il successo straordinario della sua opera, Carlo Collodi morì il 26 ottobre 1890 a Firenze, dove risiedeva presso il fratello Paolo. Fu sepolto a Firenze e le sue carte sono conservate alla Biblioteca Centrale Nazionale di Firenze. Il paese natale della madre COLLODI Collodi è un paesino della Toscana famoso nel mondo per l’autore di Pinocchio. Lo scrittore si chiamava Carlo Lorenzini e scelse come nome d’arte “Collodi”. E’ il segno di amore con questo piccolo paese: qui la madre era nata e cresciuta e Carlo visse parte dell’infanzia, tornando più volte da adulto a visitare la famiglia materna. Questo è testimoniato anche dalla targa che un amico fraterno del Collodi, il filologo Giuseppe Rigutini, compose per la casa natale della madre dello scrittore subito dopo la sua morte. Possiamo immaginare Carlo bambino che tra il 1830 e il 1840 corre libero nelle strade del borgo antico o tra le meraviglie del Giardino Garzoni, accanto alla Villa dei cui signori il nonno era stato fattore, mentre la madre era stata cameriera per la marchesa Marianna Garzoni Venturi. Da allora questi due luoghi non sono troppo cambiati. L’antico borgo di Collodi castello alle spalle della Villa Garzoni ha mantenuto il suo aspetto medievale di paese fortificato e ancor oggi si può percorrere solo a piedi. Il maestoso giardino Garzoni, in stile barocco, è tra i più belli e meglio conservati di tutta Europa. Con il parco di Pinocchio, rendono unico questo angolo di Toscana davvero fiabesco. Caratterizzano il paese come luogo di Pinocchio, rispettando la sua storia e il suo aspetto tipico: i dipinti murali dedicati a Pinocchio nati dal concorso “Collodi, un paese dipinto” (2006); il Monumento a Carlo Collodi vincitore del concorso per Licei Artistici e Istituti d’Arte bandito dalla Fondazione nel Centenario della morte di Carlo Collodi (1990); il simpatico e impressionante Pinocchio in legno più alto del mondo, commissionato dalla Fondazione ad abili carpentieri della Svizzera francese, collocato al centro di un piccolo giardino che permette la sosta dei viaggiatori e sottolinea lo spirito del luogo. Collodi, è frazione di Pescia, antica cittadina il cui territorio è ricco di bellezze naturali e storico-artistiche, e si trova vicino ad alcune delle più straordinarie bellezze artistiche e naturali della Toscana: Firenze, Lucca, Pisa, Vinci, Montecatini Terme, Pistoia, Forte dei Marmi e la Versilia,Abetone e l’Appennino Pistoiese. PINOCCHIO ... la storia in breve CAPITOLO 1 Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino. Mastro Ciliegia trovò un pezzo di legno e incominciò ad intagliarlo: voleva fare una gamba di tavolo. A quel punto sentì una vocina che gli diceva di non picchiarlo tanto forte perché faceva male. Mastro Ciliegia si spaventò molto,guardò da tutte le parti, anche in un armadio chiuso da tanti anni, ma non trovò nessuno. Allora pensò di averla immaginata quella voce e incominciò ancora a tagliarlo con un’accetta, ma la voce disse che gli faceva solletico alla pancia. Allora mastro Ciliegia dalla grandissima paura cadde a terra come un sacco di patate. CAPITOLO 2 Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino meraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali. In quel momento arrivò in bottega un vecchietto di nome Geppetto, dopo poco si sentì quella strana vocina che diceva “Polendina”. Egli pensò che fosse stato maestro Ciliegia a scherzarlo, per via della sua parrucca gialla, allora iniziarono a bisticciare. Dopo essersi morsi e graffiati si ritrovarono in mano entrambi la parrucca dell’altro e poi si calmarono. Mastr’Antonio quindi gli regalò quello strano pezzo di legno, che dette subito un calcio al povero vecchietto. I due uomini si azzuffarono di nuovo, se ne dettero un sacco e una sporta, poi al termine decisero che sarebbero diventati amici per sempre. Geppetto ringraziò, prese in mano il suo bel pezzo di legno e tornò a casa zoppicando. CAPITOLO 3 Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino. La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da una sottoscala: su una parete c’era un fuoco dipinto. Un bel giorno Geppetto si mise subito a fabbricare il suo burattino e pensò di chiamarlo PINOCCHIO: cominciò a costruire i capelli, la fronte, gli occhi, che subito si mossero e lo guardarono fisso. Appena il naso fu costruito questo cominciò a crescere e più lo accorciava più il naso diventava lungo. Mentre l’anziano falegname stava costruendo la bocca il burattino già rideva e lo scherzava. Geppetto gli insegnò a camminare, ma Pinocchio cominciò subito a correre e scappare per la strada. Il povero Geppetto lo rincorse, ma suo figlio era troppo veloce. Per fortuna un carabiniere lo acciuffò per il nasone e lo riconsegnò a Geppetto. Il padre gli disse che a casa avrebbero fatto i conti, ma Pinocchio si buttò per terra e non volle più camminare. La gente parlò male di Geppetto e il carabiniere rimise in libertà Pinocchio e condusse in prigione quel pover’uomo di Geppetto. CAPITOLO 4 La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi hanno noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro. Mentre Geppetto era stato mandato in prigione, Pinocchio tornò a casa molto contento, ma poco dopo sentì nella stanza qualcosa che faceva crì crì crì e Pinocchio impaurito chiese chi fosse. Dopo poco, Pinocchio vide un grosso grillo che saliva sul muro, e gli disse che era il Grillo-parlante e viveva in quella stanza da molti anni. Pinocchio gli rispose in modo scortese che quella stanza era sua e lo cacciò via di casa. Il grillo ci rimase molto male e disse a Pinocchio che prima o poi se ne sarebbe pentito di aver trattato male Geppetto e di essere scappato di casa. Pinocchio, visto che non voleva andare a scuola a studiare, decise che il mattino dopo se ne sarebbe andato via per divertirsi tutti giorni senza fare nulla. Il grillo cercò di farlo ragionare suggerendogli di impegnarsi a studiare o a lavorare: Pinocchio si arrabbiò e lanciò addosso al povero grillo parlante un martello che lo spiaccicò contro il muro. CAPITOLO 5 Pinocchio ha fame e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello, la frittata gli vola via dalla finestra. A un certo punto vide un pentolone che ribolliva, corse verso la padella per vedere cosa c’era dentro, però Pinocchio si accorse che era solo e non aveva mangiato nulla e aveva molta fame: cosi cercò qualcosa da mangiare, ma non trovò niente. Dopo un po' di tempo trovò un uovo nella pattumiera. Pensò a come cucinarlo e alla fine decise di fare una frittata, ma al momento di romperlo uscì un pulcino che ringraziò Pinocchio e scappò via. Pinocchio sfinito dalla fame si pentì di essere scappato da casa e decise di andare nel villaggio in cerca di elemosina. CAPITOLO 6 Pinocchio si addormenta coi piedi sul camino, e la mattina dopo si svegli coi piedi tutti bruciati. In una notte d’inverno Pinocchio aveva molta paura del temporale, ma aveva anche tanta fame. Così in un centinaio di salti arrivò al paese molto affamato, ma trovò tutto buio. Allora Pinocchio suonò il campanello di una casa abitata da un vecchietto, che pensando che era un ragazzo maleducato che faceva scherzi gli buttò una secchiata d’acqua. Tornò a casa tutto bagnato come un pulcino, era stanchissimo e affamato, tanto che non si reggeva in piedi, così si sedette e mise i piedi fradici sul camino. Lì si addormentò e nel dormire si bruciò i piedi che diventarono cenere.
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