3 2020

20 SETTEMBRE 1870 ROMA CAPITALE D’ITALIA LA PRESA DI Presentazione del 150° anniversario della Presa di Porta Pia

UN IMPORTANTISSIMO PASSO PER LA PATRIA

L’ESERCITO ITALIANO RESTITUISCE ROMA ALL’ITALIA

Roma caput mundi, dicevano i Romani. Roma capitale d’Italia, gridarono gli italiani un secolo e mezzo fa. Esattamente 150 anni fa, intorno alle 9 del mattino del 20 settembre 1870, l’artiglieria dell’Eser- cito Italiano aprì una breccia nelle Mura aureliane di Roma, a pochi passi da Porta Pia, dopo un cannoneggiamento durato circa quattro ore. Un battaglione e uno di fanteria varcarono la breccia e restituirono alla Città Eterna, dopo ben mille anni, il ruolo di Capitale di tutta la Penisola. La data della presa di Roma, uno degli ultimi capitoli del nostro Risorgimento, venne celebrata in tutto il Paese rinominando, in numerose città italiane, una via centrale in via XX settembre; fu anche proclamata festa nazionale, abolita poi nel 1929 con i Patti Lateranensi FKHSRVHUR¿QHDOOD³4XHVWLRQH5RPDQD´WUD6WDWRH&KLHVD Dopo le prime esitazioni, la popolazione capitolina partecipò con entusiasmo, come raccontano le cronache dell’epoca: «Molti cittadini romani cominciano a girare per le strade armati alla meglio e con bandiere tri- colori. Una folla considerevole s’avvia alle Quattro Fontane (strada di Porta Pia); accoglie ed accompagna con entusiasmo indescrivibile, con plausi e canti e lacrime di gioia l’Esercito libe- ratore che, occupando gli sbocchi delle vie traverse, si dirige sulla gran piazza di Monte Cavallo dirimpetto al palazzo del Quirinale» (Gazzetta del Popolo, 25 settembre 1870). &RQTXHVWR6XSSOHPHQWRDOOD³5LYLVWD0LOLWDUH´O¶(VHUFLWR,WDOLDQRFKHLOVHWWHPEUHULX- scì a realizzare un sogno coltivato dagli italiani in tanti decenni, vuole celebrare assieme a tutti i lettori e gli appassionati questo eccezionale anniversario dando spazio anche a personaggi, DVSHWWLHFXULRVLWjPHQRQRWHGHOODFHOHEUH³EUHFFLDGL3RUWD3LD´ Buona lettura!

Il Direttore Proprietario MINISTERO DELLA DIFESA

Editore Difesa Servizi S.p.A. - C.F. 11345641002

STATO MAGGIORE ESERCITO Ufficio Generale Promozione, Pubblicistica e Storia

Direttore responsabile Colonnello Valentino de Simone

Testi Capitano (RiSel) Andrea Cionci

Consultazioni Ufficio Storico dell’Esercito

Grafica Primo Caporal Maggiore Rossella Borino Esposito

Tipografia Gemmagraf 2007 S.r.l. Via Tor de Schiavi, 227 00171 Roma (RM)

Pio IX benedice le sue truppe nell’aprile del 1870

la presa di PORTA PIA

ALLA CONQUISTA DELLA "STELLA" solo nel 1929, con i Patti Lateranensi. 6LFRPSuDQFRUDXQXOWLPRHVWUHPRWHQWDWLYRSHUXQ 8QDGHOOHWDSSHSLVLJQL¿FDWLYHSHUO¶8QL¿FD]LRQH1D- SDFL¿FR DFFRUGR FRQ LO 3DSD PD O¶LQWUDQVLJHQ]D GHOOD zionale, iniziata in epoca risorgimentale con l’epopea &RUWH3RQWL¿FLDIHFHULPDQHUHLQDVFROWDWRDQFKHO¶DSSHO- JDULEDOGLQDHGH¿QLWLYDPHQWHFRPSLXWDFRQO¶DQQHVVLR- lo con il quale Vittorio Emanuele II si era rivolto a Pio IX. ne della Venezia Giulia e del Trentino dopo la Grande Il 20 settembre, con un semplice e laconico messaggio, Guerra, fu la realizzazione dell’agognato sogno di Roma il Generale Raffaele Cadorna dava il solenne annunzio capitale, il 20 settembre 1870. che l’Unità d’Italia era completata con Roma capitale: &RVu &DYRXU LGHQWL¿FDYD LO GHVWLQR G¶,WDOLD DOORUFKp «Ore 10. Forzata la Porta Pia e la breccia laterale aper- l’11 ottobre 1860, dichiarava in Parlamento: «La no- ta in 4 ore. Le colonne entrano con slancio, malgrado stra stella, o signori, ve lo dichiaro apertamente, è di una vigorosa resistenzaª )LQLYD FRVu OD EUHYLVVLPD fare che la Città Eterna, sulla quale 25 secoli hanno FDPSDJQDGLJXHUUDFRQWURO¶(VHUFLWR3RQWL¿FLRFKHDW- accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida WXz VROR XQD ³GLIHVD GL EDQGLHUD´ SHU HVSUHVVR RUGLQH Capitale del Regno Italico». GHO3RQWH¿FH/HRSHUD]LRQLEHOOLFKHIXURQRPLOLWDUPHQ- /DVFRQ¿WWDGHOOD)UDQFLDQHOFRQWUROD3UXVVLDH WHGLVFDUVRULOLHYRPDGLJUDQGHVLJQL¿FDWRVWRULFR il ritiro della guarnigione francese di Roma rimuoveva- no, all’improvviso, tutti gli ostacoli che si erano opposti, sino a quel momento, alla soluzione della cosiddetta POLITICA E STRATEGIA MILITARE ©4XHVWLRQH 5RPDQDª SRL GH¿QLWLYDPHQWH FRQFOXVDVL 6LUHDOL]]DYDLQWDOHPRGRXQDGHOOHPLVVLRQLDI¿GDWHDOOD )RU]D$UPDWDDOO¶DWWRGHOODVXDLVWLWX]LRQHLOPDJJLR La campagna per l’unione di Roma al Regno d’Ita- lia, mentre dal punto di vista politico e storico ricoprì un’enorme rilevanza, da quello strettamente militare non ebbe un rilievo analogo, soprattutto per la gran- de sproporzione quantitativa e qualitativa delle forze in campo. Il Regio Esercito approntò un complesso di forze volutamente numeroso (circa 60.000 uomini) per scoraggiare ogni volontà di resistenza da parte dell’E- VHUFLWR3RQWL¿FLR HIIHWWLYL FKHSHUTXDQWREHQ riorganizzatosi negli ultimi anni, era ancora disomoge- neo, costituito in gran parte da volontari di varia prove- QLHQ]DHDIÀLWWRGDFDUHQ]HVRSUDWWXWWRSHUOHXQLWjGL artiglieria, dotate di materiali obsoleti. &RPHVSLHJDQRL*HQHUDOL$QWRQLR/RWLWRH0DXUR&R]- zone: «Sarebbe dovuta sembrare più un’azione volta DVDOYDJXDUGDUHLFRQ¿QLVDEDXGLFKHXQYHURDWWDFFR alla città. Peraltro il Ministero della Guerra italiano, con- IHUPDQGRJUDQGH¿GXFLDQHO*HQHUDOH&DGRUQDWHUPL- nava il dispaccio di assegnazione dell’incarico con il riferimento ai suoi risultati conseguiti in occasione della repressione a Palermo per la Rivolta del Sette e mez- zo del 1866 (rivolta determinatasi a causa delle pesanti misure poliziesche e dell’introduzione di nuove tasse) e del 1869 in Emilia sconvolta dai moti del macinato». $O FRQWUDULR GHO *HQHUDOH DYYHUVDULR +HUPDQQ .DQ]- OHUFRPDQGDQWHGHOO¶(VHUFLWR3RQWL¿FLRODFXLIDPLJOLD risulta estinta, nel caso del Generale Raffaele Cadorna è stato possibile contattare i suoi discendenti diretti: il conte Luigi, che ci ha cortesemente fornito le immagi- ni inedite dei cimeli di famiglia, e suo fratello minore, Ritratto di Vittorio Emanuele II. il Colonnello Carlo, studioso di storia militare, il quale

2 Rivista Militare I n. 3/2020 di rapporti di forza favorevoli, di preminente competen- za militare, con la prudente e accorta azione politica, sola responsabile nel decidere il come e il quando. Il 3DSD/HRQH,IHUPDQGR$WWLODFRQODVXDLHUDWLFD¿JX- ra, consentì alla Chiesa Cattolica di sostituirsi all’Impero Romano nella difesa della civiltà mediterranea: essa si è avvalsa, in modo preponderante, della facoltà di met- tere le case regnanti al suo servizio, mediante la con- cessione del diritto divino a esercitare il potere. Tuttavia, la Rivoluzione francese e Napoleone Bonaparte rove- sciarono questo rapporto mettendo, piuttosto, il Papa al proprio servizio e introducendo i principi laici. 3URSULR VXOOD SHUGLWD GL FRQVLVWHQ]D H JLXVWL¿FD]LRQH storica del potere temporale dei papi si è quindi basata la politica di Cavour, volta ad orientare l’opinione politica europea verso la separazione del potere temporale da quello spirituale. Venuto a mancare Cavour nel 1861, la sua politica fu ben interpretata da che, “Camillo Benso di Cavour”, di Francesco Hayez. con prudenza e accortezza, attese che si creassero le condizioni non solo storiche, ma anche politiche e mili- ha condiviso, oltre ad aneddoti e informazioni storiche, tari, perché il Papa dovesse prenderne atto. anche un inquadramento della strategia impiegata per /DFDGXWDGL1DSROHRQH,,,VFRQ¿WWRD6HGDQ VHW- la Campagna di Roma: «Nella Storia – spiega il Colon- tembre 1870) ne determinò anche le condizioni militari: nello Carlo Cadorna – la strategia vincente è sempre per l’applicazione del disegno, sin da metà agosto, era stata quella che ha saputo combinare la realizzazione stato nominato il Generale Raffaele Cadorna che ave-

“La Battaglia di Sedan”, di Gianni Dagli Orti.

Rivista Militare I n. 3/2020 3 va più volte dimostrato di saper combinare la capaci- tà militare con l’accortezza politica. Egli dovette quindi conciliare la superiorità militare – che gli consentiva di entrare in Roma e convincere il Papa a desistere – con la moderazione politica. Questa esigeva che il risultato fosse ottenuto velocemente (vi era stato un precedente negativo con la Repubblica Romana nel 1849) e con SRFKLVVLPH SHUGLWH QHOO¶(VHUFLWR 3RQWL¿FLR 1RQ UHVWD- va quindi che l’arma della sorpresa: impedire, cioè, ai SDSDOLQLGLFRPSUHQGHUH¿QRDOO¶XOWLPRGRYHVLVDUHEEH compiuto lo sforzo principale. Furono perciò disposte tutt’attorno alle mura aureliane le cinque divisioni dispo- nibili, lasciando all’artiglieria della 12ª il compito di aprire la breccia di Porta Pia che, stando ai telegrammi inviati da Cadorna al Governo, sarà attuato in quattro ore, nel- la mattina del 20 settembre 1870».

CRONOLOGIA DEI FATTI D'ARME

$SSHQDWUHJLRUQLGRSRODVFRQ¿WWDGL1DSROHRQH,,,D Fondello di granata d’artiglieria rinvenuto nel sito della Brec- 6HGDQLOVHWWHPEUHLO*HQHUDOH5DIIDHOH&DGRU- cia. Museo Centrale del Risorgimento, Roma. QDVLWURYDYDJLjQHLSUHVVLGL6SROHWRFRQWUHGLYLVLRQL puntate su Roma: l’11ª comandata dal Generale Enrico 17 battaglioni bersaglieri, 20 squadroni di cavalleria, 19 Cosenz, accampata a Rieti, la 12ª, guidata dal Generale batterie di artiglieria, 9 compagnie zappatori del genio, *XVWDYR0D]qGH/D5RFKHD7HUQLHLQ¿QHODDJOL FRQFDYDOOLHFDQQRQL RUGLQLGHO*HQHUDOH(PLOLR)HUUHURD2UYLHWR 6SLHJDLO*HQHUDOH/RWLWR©In prossimità delle mura del- Per parare eventuali imprevisti e scoraggiare ogni la Città Eterna vennero schierate le artiglierie in orga- volontà di resistere da parte delle truppe papaline, nico alle divisioni, più quelle della riserva. Le artiglierie furono aggiunte, nell’imminenza dell’attacco, altre divisionali avrebbero dovuto effettuare dei tiri di distur- due divisioni: la 9ª agli ordini del Generale Diego bo, per favorire l’assalto delle truppe. Quelle della ri- $QJLROHWWLLQDIIOXVVRGDOVXG,WDOLDHODDJOLRUGLQL serva, destinate all’effettuazione del cosiddetto “tiro di del Generale Bixio, che avrebbe minacciato Roma breccia”, avrebbero dovuto aprire un varco nella cinta provenendo da Civitavecchia. muraria». &RPHVSLHJDLO*HQHUDOH$QWRQLR/RWLWRQHOSRPH- Intorno alle 5.10 del 20 settembre, con cinque minuti di riggio del giorno 11, il primo a entrare nel territorio anticipo, l’artiglieria italiana apre il fuoco contro le Mura GHOOR6WDWR3RQWLILFLRIXSURSULR1LQR%L[LRLOTXDOH aureliane mentre nei dintorni assistono alle operazioni avanzò verso Bagnoregio. una moltitudine di civili, tra cui giornalisti, pittori, patrioti *OLRUGLQLGL.DQ]OHUFRPDQGDQWHGHOO¶(VHUFLWR3RQWL¿- romani già esiliati, oltre a un eterogeneo insieme di am- FLRHUDQRGL³UHVLVWHUHDOO¶DWWDFFRGHOOHFDPLFLHURVVH bulanti, curiosi e persino saltimbanchi e giocolieri. ma in caso d’invasione da parte dell’Esercito Italiano, &RPHULFRUGD$VVREHUVDJOLHUL©Alle 9.05 i vertici pon- O¶RUGLQHHUDGLULSLHJDUHYHUVR5RPD´&RVuIHFHURJOL WL¿FL VL ULXQLVFRQR D SDOD]]R :HGHNLQG GL IURQWH D Zuavi di stanza nelle località via via occupate. Il 12 Montecitorio, noto ai romani come sede storica del settembre, mentre tutte le divisioni italiane varcavano TXRWLGLDQR ³,O 7HPSR´  SHU GHFLGHUH ¿QR D TXDQGR LOFRQ¿QHGHOOR6WDWRSRQWL¿FLR.DQ]OHUGLFKLDUDYDOR protrarre la resistenza. Intorno alle 9.45, il fuoco delle stato d’assedio nella città. batterie della riserva italiane apre una breccia fra Por- Il primo scontro avviene per la conquista di Civita Ca- ta Pia e Porta Salaria, così il Generale Cadorna dà VWHOODQDFRQIHULWLIUDLSDSDOLQLHIUDJOLLWDOLDQL l’ordine di inizio movimento alle truppe verso le mura: Civitavecchia capitola il 16 settembre senza opporre XQDSDWWXJOLDGLEHUVDJOLHULYDLQDYDQVFRSHUWD¿QVRW- UHVLVWHQ]DDOODGLYLVLRQHGL%L[LR,QORFDOLWj6DQW¶2QR- to la breccia e riferisce che ormai lo sventramento ef- frio, a pochi km dal centro di Roma, durante lo scon- fettuato è percorribile da truppe appiedate». Vengono tro a fuoco con gli zuavi papalini in ritirata, gli italiani TXLQGLSUHGLVSRVWLSHUO¶DVVDOWR¿QDOHLOƒEDWWDJOLR- hanno il primo caduto: il sergente Tommaso Bonezzi, QH EHUVDJOLHUL H  EDWWDJOLRQL GHO ƒ UHJJLPHQWR GL GHL/DQFLHULGL1RYDUD IDQWHULDGD9LOOD$OEDQLLOƒEDWWDJOLRQHEHUVDJOLHULH Il 17, le truppe italiane varcano il Tevere e ogni divisione LOƒEDWWDJOLRQHGHOƒIDQWHULDGD9LOOD)DO]DFDSSD occupa le posizioni previste dal piano d’attacco. Come TXLQGLLOƒEDWWDJOLRQHEHUVDJOLHULFRQLOƒHLOƒ ULSRUWDLO&RORQQHOOR$WWLOLR9LJHYDQRQHOVXRYROXPH³/D reggimento fanteria da Villa Patrizi. ¿QH GHOO¶(VHUFLWR 3RQWL¿FLR´ FRPSOHVVLYDPHQWH LO 5H- 6RQROHHWXWWRVHPEUD¿QLWRPDIXRULGDOODEUHF- gio Esercito schiera: 60 battaglioni di fanteria di linea, cia ci sono due divisioni di soldati italiani che si ammas-

4 Rivista Militare I n. 3/2020 VDQRHVSLQJRQRSHUHQWUDUHQHOODFLWWj$SRFKHGHFLQH GLPHWULDOWULSRQWL¿FLFKHWURYDQGRVLD9LOOD%RQDSDUWH non hanno ancora ricevuto l’ordine di resa, aprono un ¿WWRIXRFRGLIXFLOHULDVXOODPDVVDGLPLOLWDULLWDOLDQLDQFR- UDIXRUL3RUWD3LDHXFFLGRQREHUVDJOLHULIUDFXLLO0DJ- giore Giacomo Pagliari, ferendo altri 9 soldati di varie specialità. C’è un momento di smarrimento, di stasi, ma DOOHLEHUVDJOLHULGHOƒEDWWDJOLRQHDYDQ]DQRDO passo di carica, baionetta inastata e, incitati dalle note che il trombettiere suona per dare ancora più vigore all’assalto, superano la breccia regalandoci quella icona risorgimentale che rimarrà impressa nell’immaginario FROOHWWLYRHQHLWHVWLGL6WRULD,OSULPREHUVDJOLHUHDVX- SHUDUHODEUHFFLDqLO6RWWRWHQHQWH)HGHULFR&RFLWRGHO ƒEDWWDJOLRQH3DVVDWLLSULPLIDQWLSLXPDWLXQERDWRGL esultanza si leva dalle divisioni che premono dietro di essi per entrare nella Città Eterna, quella che ora sarà la capitale della nuova Italia. Conclude il Generale Lotito: «Mentre la resistenza ces- sava a Porta Pia, la bandiera bianca fu issata lungo tut- ta la linea delle mura. I Generali Ferrero e Angioletti la rispettarono, invece Bixio continuò il bombardamento per circa mezz’ora». Mazè e Cosenz proseguirono nel loro assalto, le trup- pe italiane oltrepassarono la breccia sparando, facendo prigionieri e irrompendo dentro la cinta muraria; vi furo- no ancora scontri qua e là che si spensero in poche ore Il Generale Raffaele Cadorna. FRQODUHVDFKLHVWDGDO*HQHUDOH.DQ]OHU 9HQQHVWDELOLWRFKHOHPLOL]LHSRQWL¿FLHVDUHEEHURXVFLWH una dinastia di Generali protagonisti della nostra storia. dalla città con gli onori di guerra e che la Città Leonina 6XR¿JOLR/XLJL ± VDUj&RPDQGDQWH6XSUHPR VDUHEEHULPDVWDDO3RQWH¿FH GXUDQWHOD*UDQGH*XHUUD XQD¿JXUDFKHVWDDWWUDYHU- Per ordine di Cadorna, così come convenuto con il Go- sando una fase di radicale rivalutazione storica) mentre il verno, non furono occupate la Città Leonina, Castel QLSRWH5DIIDHOH ± FRPDQGHUjLO&RUSR9RORQ- 6DQW¶$QJHORLFROOL9DWLFDQRHLO*LDQLFROR tari della Libertà durante la Guerra di Liberazione. Cadetto di un’antica famiglia nobile piemontese, di Pal- ODQ]D5DIIDHOH&DGRUQDHUD¿JOLRGLXQRVWLPDWRXI¿FLD- IL GENERALE RAFFAELE CADORNA le del Corpo del duca di Monferrato e aveva combattuto YDORURVDPHQWHFRQWURLQDSROHRQLFLSULPDLQ9DOOHG¶$- 8Q³WHFQLFRSUXGHQWHHGHQHUJLFR´,QSRFKHSDUROHVLSR- osta e poi nell’alto novarese. Era anche fratello minore WUHEEH ULDVVXPHUH FRVu OD ¿JXUD GHO *HQHUDOH 5DIIDHOH di Carlo che fu ministro e aiutante di campo di re Carlo Cadorna, (Milano, 9 febbraio 1815 – Roma, 6 febbraio $OEHUWR'DUDJD]]R5DIIDHOHHUDGLWHPSHUDPHQWRSLXW- 1897) che, nel 1870, guidò il IV Corpo d’Esercito alla tosto esuberante, tanto che fu espulso per indisciplina SUHVDGL5RPD3ULPDDOVHUYL]LRGHO5HJQRGL6DUGHJQD GXHYROWHGDOO¶$FFDGHPLD0LOLWDUHGL7RULQR*UD]LHDQ- e poi del Regno d’Italia, Raffaele Cadorna fu il primo di che all’intercessione del padre, vi fu riammesso e, nel

Posta in alto, la sciabola del Generale Raffaele Cadorna Mod. 1833 con lama turca prelevata dall’esemplare in basso. Per gentile concessione del Conte Luigi Cadorna.

Rivista Militare I n. 3/2020 5 HQWUzLQVHUYL]LRSUHVVRLOƒUHJJLPHQWRGHOOD%UL- crudeli efferatezze dell’Esercito francese nell’operazio- JDWD6DYRLD'DOuLQSRLVHEEHQHGRSRXQDOXQJDJD- ne di conquista, tanto da dimettersi dagli incarichi ope- vetta, la sua carriera decolla. rativi. La resistenza degli arabi era infatti fanatica e la /¶8I¿FLDOH LQIDWWL QDVFHYD FRPH LQJHJQHUH PLOLWDUH spirale di violenza raggiunse il culmine da entrambi gli HLVXRLSURJHWWLSHUIRUWH]]HHIRUWL¿FD]LRQLYHQQHUR VFKLHUDPHQWL$OO¶HSRFDO¶(VHUFLWRIUDQFHVHHUDXQRGHL SUHVLVHPSUHSLLQFRQVLGHUD]LRQHGDOOR6WDWR0DJ- SLDYDQ]DWLLQ(XURSDDQFKHSHUFKpUHGXFHGDOO¶HVSH- JLRUH1HO¶UDJJLXQWRLOJUDGRGL0DJJLRUHSDUWHFL- rienza napoleonica. Raffaele Cadorna ebbe così modo pava alla Prima Guerra d’Indipendenza e il 12 marzo GLIDUHHQRUPHHVSHULHQ]DVXOFDPSR4XHVWDJOLVDUj GHOO¶DQQRGRSRVXLQFDULFRGL&DUOR$OEHUWRIXLQYLDWR preziosa durante la guerra di Crimea, quando partì al GDO )HOGPDUHVFLDOOR 5DGHW]N\ SHU ³GHQXQFLDUH´ O¶$U- seguito del corpo di spedizione sardo comandato dal PLVWL]LRGL6DODVFRRYYHURSHUULSUHQGHUHODJXHUUD *HQHUDOH$OIRQVR/D0DUPRUD,OFRQWLQJHQWHHUDVWDWR GHO3LHPRQWHFRQO¶$XVWULD inviato da Cavour per partecipare a questa campagna Racconta il Colonnello Carlo Cadorna che il suo bisnon- ORQWDQDLQPRGRGDJXDGDJQDUHOHVLPSDWLHGL)UDQFLD no, per tentare di carpire qualche elemento utile dalle e Inghilterra alla causa dell’Unità italiana e per assu- UHD]LRQLGHO)HOGPDUHVFLDOORDVEXUJLFR¿QVHGLGLPHQ- mere un ruolo protagonistico nel Mediterraneo rispetto ticare il berretto nella sala dell’incontro. Ebbe modo, DJOL DOWUL 6WDWL LWDOLDQL ,Q TXHO FRQWHVWR UDFFRQWD LO GL- così, tornandovi, di sorprendere in riunione i Generali scendente, Colonnello Carlo, Raffaele Cadorna ritro- avversari. Per quanto non fosse stato in grado di coglie- vò il Pellissier, suo vecchio amico, ormai Generale, ed UHLQGL]LGLSDUWLFRODUHULOHYDQ]DO¶HSLVRGLRqVLJQL¿FDWLYR ebbe modo di osservare i vari contingenti cobelligeranti: GHOODGHWHUPLQD]LRQHHGHOO¶DFXPHGHOO¶8I¿FLDOH LQJOHVLIUDQFHVLRWWRPDQL3RWpFRVuFRQVWDWDUHFRPH La Prima Guerra d’Indipendenza, così ripresa, si con- LSLHPRQWHVLIRVVHURLQ¿QGHLFRQWLLPLJOLRULSHUDG- FOXVHFRQODFRFHQWHVFRQ¿WWDGL1RYDUDVXEuWDGDOO¶$U- destramento e cura dell’uniforme. Tali qualità furono mata sarda guidata dal Generale polacco Wojciech GLPRVWUDWHVXOFDPSRDOORUFKp&DGRUQDQRWzFKHODWH- &KU]DQRZVNL$5DIIDHOH&DGRUQDQRQUHVWzFKHFKLH- sta di ponte francese predisposta a difendere il ponte in dere il permesso di aggregarsi alla Legione straniera PXUDWXUDGL7UDNWLUVXOODGHVWUDGHO¿XPH&HUQDLDHUD IUDQFHVH LQYLDWD D FRQTXLVWDUH O¶$OJHULD (EEH FRVu XQ mal dislocata sul terreno. Da esperto geniere, di pro- incarico presso il comando del Generale Edmond Pel- pria iniziativa fece scavare dai suoi uomini una trincea OLVVLHUGH5H\QDXGXQRVWRULFRHGHVSORUDWRUHGLULOLHYR a zig–zag, a protezione dei francesi, per consentire l’in- che fu, come Cadorna del resto, molto critico verso le FURFLRGHLIXRFKL/D³5LGRWWD&DGRUQD´FRVuFKLDPDWD

“Crimea. Battaglia della Cernaia”, di Vincenzo De Stefani.

6 Rivista Militare I n. 3/2020 YHQQHSUHVLGLDWDGDWUHFRPSDJQLHGHOƒUHJJLPHQWR di fanteria e da altrettante di bersaglieri. L’attacco russo avvenne su due colonne, una si infranse sulle trincee dei piemontesi che resistettero per un’ora ripiegando SRLVXOSRJJLR4XHVWDSRVL]LRQHIXWHQXWDGXUDQWHWXWWD la battaglia, ed ebbe un ruolo importante per il suo esito YLWWRULRVR,JLRUQDOLLQJOHVLWLWRODURQR³,OSLFFROR3LHPRQ- WHKDVDOYDWRO¶(XURSD´PDDTXDQWRSDUHLO*HQHUDOH La Marmora fece presto sparire questi giornali per non essere messo in ombra dal suo sottoposto. La com- SHWHQ]D WHFQLFD GL 5DIIDHOH &DGRUQD QHOOH IRUWL¿FD]LR- QL FKHVDUjHUHGLWDWDGDO¿JOLR/XLJL HEEHULVYROWLQRQ solo nell’ingegneria militare, ma anche in quella civile. 1RQSHUQXOODLO*HQHUDOHSURJHWWzLOFLPLWHURFRPXQDOH di Pallanza e restaurò l’antico castello di Brolio (di pro- prietà dell’amico barone ) che, secondo il suo studio, è circondato dal primo esempio di mura bastionate in Italia. 'XUDQWH OD 6HFRQGD *XHUUD G¶LQGLSHQGHQ]D   Raffaele Cadorna si distinse ancora nella Battaglia di Busto del Generale Raffaele Cadorna al Gianicolo, Roma. 6DQ0DUWLQRLQFXLIXHOHYDWRDOJUDGRGL&RORQQHOOR 1HOLO,9&RUSRG¶$UPDWDSLHPRQWHVHLQYDVHGDSL sone, a differenza del generale garibaldino Nino Bixio, SXQWLOH0DUFKHOD'LYLVLRQHDOFRPDQGRGL5DIIDH- prudenzialmente posto al comando della “retroguardia” OH&DGRUQDVHJXuXQSHUFRUVRDULGRVVRGHJOL$SSHQQLQL dell’impresa proprio per non allarmare la Santa Sede». DWWUDYHUVR8UELQR&DJOLH*XEELRHFRQTXLVWz$QFRQD La battaglia per Roma iniziò il 20 settembre, ebbe l’ac- dopo un combattuto assedio. Le Marche e l’Umbria pas- me nello sfondamento a Porta Pia e si concluse con la VDYDQRGDOOR6WDWR3RQWL¿FLRDO5HJQRG¶,WDOLD capitolazione delle truppe di Pio IX. 4XDQGRFDGGHLO5HJQRGHOOH'XH6LFLOLHLO&DGRUQD ,OLO*HQHUDOH&DGRUQDSUHVLHGHWWHODV¿ODWDGHO&RU- fu impiegato nella repressione del brigantaggio po- po di spedizione nella Città Eterna. Un anno dopo l’im- VWXQLWDULRLQ6LFLOLDHLQ$EUX]]R5LVROWRLQJUDQSDUWH presa di Porta Pia e la sua rielezione a deputato nel col- questo problema intorno al 1865, prese parte alla Ter- legio di Pontremoli (20 novembre 1870), il 15 novembre za guerra d’indipendenza e comandò le truppe inviate &DGRUQDIXQRPLQDWR6HQDWRUHSHUODFDWHJR- QHOD3DOHUPRSHUVHGDUHOD³5LYROWDGHOVHWWHH ULD 8I¿FLDOL*HQHUDOLGLWHUUDHGLPDUH  PH]]R´FRVuFKLDPDWDGDOQXPHURGLJLRUQLLQFXLGL- Dopo una parentesi di ritorno in servizio come coman- vampò. Dopo il cannoneggiamento della città da parte GDQWHGHO&RUSRG¶$UPDWDD7RULQRVLULWLUzGDOO¶LQFDULFR GHOOD5HDO0DULQD5DIIDHOH&DGRUQDDFDSRGL per dedicarsi esclusivamente alla politica. In tali funzioni soldati, si accinse a riconquistare, palazzo per palaz- VDUjXQSDUODPHQWDUHGHOODGHVWUD¿HUDPHQWHDYYHUVR zo, la capitale siciliana. Racconta il Colonnello Carlo DOOD6LQLVWUDVWRULFDHDOJDULEDOGLQLVPR Cadorna che tale rivolta era stata sobillata, fra altri im- SRUWDQWL QRELOL VLFLOLDQL GDOO¶$UFLYHVFRYR GL 0RQUHDOH PRQVLJQRU%HQHGHWWR'¶$FTXLVWR5HFDQGRVLGDOSUH- IL BERSAGLIERE: UNA NUOVA lato e vedendolo negare ogni addebito, il Cadorna gli FIGURA DI SOLDATO intimò che se gli insorti non si fossero presto arresi, lui avrebbe dato fuoco a tutte le proprietà della Chiesa. 1RQVLSXzVFULYHUHGHOOD3UHVDGL3RUWD3LDVHQ]DGHGLFD- 1RQ IX QHFHVVDULR GDUH VHJXLWR DOO¶DYYHUWLPHQWR PD re ai Bersaglieri un breve inquadramento storico. Il Corpo Cadorna era preceduto da una fama di uomo che man- IXFRVWLWXLWRFRQ5HJLR'HFUHWRGDO5H&DUOR$OEHUWRGL teneva le promesse. E questo bastò: grazie anche alla 6DUGHJQDLOJLXJQRVX³3URSRVL]LRQH´GHOO¶DOORUD proclamazione dello stato d’assedio della città, in capo &DSLWDQRGHL*UDQDWLHUL*XDUGLH$OHVVDQGUR/D0DUPR- DXQDVHWWLPDQDODULYROWDIXVHGDWDGH¿QLWLYDPHQWH UDXQEULOODQWHXI¿FLDOHGLLOOXVWUHIDPLJOLDDSSDVVLRQDWR $PHWjDJRVWRGHOPHQWUHYROJHYDQRDOSHJJLROH di arte militare e di tecniche di combattimento. IRUWXQHGL1DSROHRQH,,,LQJXHUUDFRQWUROD3UXVVLDHL 1DVFHYDXQDQXRYD¿JXUDGLVROGDWRFDUDWWHUL]]DWRGD suoi alleati, Raffaele Cadorna ebbe il comando del Cor- YHORFLWjGLPRYLPHQWRSUHFLVLRQHQHOWLURÀHVVLELOLWjH SRGL6SHGL]LRQHRUGLQDWRGDOJRYHUQR/DQ]D±6HOODSHU UHVLVWHQ]DGLVFLSOLQDHGHVWUHPRDGGHVWUDPHQWR¿VLFR l’espugnazione di Roma e la debellatioGHOOR6WDWR3RQ- Il bersagliere era capace di iniziativa e autonomia, dota- WL¿FLR1HWUDFFLzLOSLDQRLOƒVHWWHPEUH&RPHULFRUGD to di una nuova visione del combattimento che precede- ORVWRULFRGHO5LVRUJLPHQWR$OGR$0RODLQ³6WRULDGHOOD YDGLXQVHFROROD¿JXUDGHOO¶³,QFXUVRUH´GHLQRVWULWHPSL 0DVVRQHULDLQ,WDOLD´ %RPSLDQL ©Cattolico praticante, H OD WHFQLFD GHL IDPRVL ³&RPPDQGRV´ GHOOD 6HFRQGD ma senza ostentazione – secondo la tradizione dell’ari- Guerra Mondiale. stocrazia subalpina – non era né anticlericale, né mas- 1RQ SL XQ VROGDWR VWDWLFR GL WUDGL]LRQH VHWWHFHQWHVFD

Rivista Militare I n. 3/2020 7 come recita una delle scritte. Il concorso per la realizzazione del monumento venne EDQGLWRQHOSRFRGRSROD¿UPDGHL3DWWL/DWHUD- QHQVL'DWRFKHOD³4XHVWLRQH5RPDQD´VLHUDGDSRFR conclusa con la Chiesa, il progetto fu attentamente va- gliato dallo stesso Mussolini, dimostrando la volontà, da parte del potere politico di operare scelte consone nel FDPSRGHOOLQJXDJJLR¿JXUDWLYRPRQXPHQWDOH L’impianto, ancora di tipo ottocentesco, costituiva una realizzazione di facile impatto sul pubblico e in- WHUSUHWDYDLQPRGRDXWHQWLFRLOFDUDWWHUH³SRSRODUH´ del bersagliere: le note rapide della tromba, il passo di corsa, la capacità di sparare correndo, il cappello VXOOHYHQWLWUpODVSDYDOGDGHWHUPLQD]LRQHH³O¶DXWR- VWLPDVLQRDOODSUHVXQ]LRQH´

HERMANN VON KANZLER, L'ULTIMO GENERALE DI CRISTO

8QD¿JXUDRQRUHYROHTXHOODGHO*HQHUDOH+HUPDQQYRQ .DQ]OHU LO FRPDQGDQWH GHOO¶(VHUFLWR 3RQWL¿FLR FRPH FDWWROLFRFRPHXRPRHFRPHPLOLWDUH6HSSHFRQLXJD- re le virtù di organizzatore con quelle di comandante, il mestiere delle armi con una profonda cultura, l’ardi- PHQWRFRQO¶REEHGLHQ]DDQFKHDJOLRUGLQLSLGLI¿FLOLGD accettare per un soldato. Teutonicamente scrupoloso e gran lavoratore, raccolse l’eredità del suo predecessore trasformando – compatibilmente con le risorse dispo- QLELOL ± LO SLFFROR (VHUFLWR 3RQWL¿FLR LQ XQD PDFFKLQD EHOOLFD SLXWWRVWR HI¿FLHQWH L FXL ULVXOWDWL IXURQR HYLGHQWL SHU WXWWL DQFKH VH SHU VWHVVD YRORQWj GHO 3RQWH¿FH L VXRLVROGDWLQRQHEEHURPRGRGLVSHQGHUVL¿QRDOO¶XOWLPR sangue, come avrebbero voluto. Prima del 1798, anno in cui Roma venne invasa dai na- poleonici con la dichiarazione della prima Repubblica Romana, per il Papa non si era mai posta l’esigenza di Bersagliere in uniforme del 1871. XQHVHUFLWRHI¿FLHQWHGDWRFKHQHVVXQDJUDQGHSRWHQ]D europea avrebbe mai pensato di invadere il Patrimonio inquadrato in formazioni lente, dal passo ritmato da tam- buri, ma un combattente d’assalto, pugnace e aggressi- vo, con la capacità di sorprendere e spezzare la manovra dell’avversario con imprevedibili azioni e colpi di mano. I bersaglieri ebbero il battesimo del fuoco nella Prima *XHUUD G¶,QGLSHQGHQ]D GHO  DO 3RQWH GL *RLWR H VXFFHVVLYDPHQWHIXURQRSUHVHQWLQHOOD6HFRQGDH7HU- za Guerra d’Indipendenza, protagonisti di tutta l’Epopea risorgimentale. Parteciparono, guidati dal Comandante La Marmora, alla spedizione in Crimea nel 1855 contro OD5XVVLDD¿DQFRGHOOD)UDQFLDHGHOO¶,QJKLOWHUUD La loro azione del 1870 è eternata dal monumento che sorge nel piazzale antistante Porta Pia, non lontano dal- la storica breccia aperta nelle Mura aureliane. L’imponente scultura in bronzo di Publio Morbiducci ± DOWDPHWULUDI¿JXUDLO%HUVDJOLHUHVFDW- tante all’assalto. Poggia su un basamento in travertino opera di Italo Mancini, con bassorilievi in pietra di Trani FKH UDI¿JXUDQR SHUVRQDJJL H EDWWDJOLH FRPEDWWXWH GDO Corpo, di recente costituzione, ma già carico di gloria, ,O&RPDQGDQWHSRQWL¿FLR*HQHUDOH+HUPDQQYRQ.DQ]OHU

8 Rivista Militare I n. 3/2020 gio del Regno d’Italia, diedero il via a una vera e propria campagna militare che, da nord e da sud, mirava a conquistare Roma. 6L JLXQVH FRVu DOOD %DWWDJOLD GL 0RQWHURWRQGR  RWWR- EUH HDOORVFRQWURGL0HQWDQD QRYHPEUH GRYHLO Corpo di spedizione francese diede un contributo deter- minante anche grazie ai propri nuovi fucili a retrocarica Chassepot. La disfatta per Garibaldi fu completa. Impor- WDQWLVLULYHODURQRSHUODYLWWRULDSRQWL¿FLDO¶RWWLPRVLVWH- PDGLFRPXQLFD]LRQHWHOHJUD¿FDHLOFRGLFHFLIUDWRLQXVR 4XDQGRQHOODVFRQ¿WWDVXEuWDGDLIUDQFHVLD6H- GDQIHFHFUROODUHO¶LPSHURGL1DSROHRQH,,,OR6WDWRGHO- la Chiesa era ormai nelle mani della propria armata e, come scrisse Pio IX, «di Dio». .DQ]OHU QRQ VL IDFHYD LOOXVLRQL QRQRVWDQWH O¶(VHUFLWR italiano disponesse di forze nettamente preponderanti, HJOLSXQWDYDDXQDUHVLVWHQ]DDROWUDQ]D±¿QRDOO¶LQH- YLWDELOHFDSLWROD]LRQHGLFLzFKHULPDQHYDGHOOR6WDWR della Chiesa – che dimostrasse all’Europa la violenza SHUSHWUDWDDLGDQQLGHO3RQWH¿FH 'RSRFKH3LR,;HEEHUL¿XWDWRODSURSRVWDGLIDUHQWUD- UHSDFL¿FDPHQWHOHWUXSSHLWDOLDQHLQ5RPD.DQ]OHUVL preparò alla difesa proclamando lo stato d’assedio. In &URFHSRQWL¿FLDSHUOD%DWWDJOLDGL0HQWDQD pochi giorni le mura furono munite delle artiglierie dispo-

GL6DQ3LHWUR/HFRVHFDPELDURQRQHOTXDQGROR 6WDWR 3RQWL¿FLR SHUVH D GLVWDQ]D GL SRFKL PHVL O¶XQD dall’altra, le legazioni di Marche e Umbria. Il già limitato esercito papalino – che constava di circa 20.000 uomini – per la maggior parte italici, escludendo due reggimenti di svizzeri – vide calare ulteriormente anche il numero dei suoi soldati tanto che, anche nel DUULYDYDLQWRUQRDOOHXQLWj .DQ]OHUqVWDWRXQRGHLPDVVLPLFRQGRWWLHULGHOO¶(VHUFLWR 3RQWL¿FLRQRQFKpO¶XOWLPRGRSRGLOXLQHVVXQPLOLWDUH è stato elevato al grado di Generale (oggi, il massimo JUDGRSHUOH*XDUGLH6YL]]HUHq&RORQQHOOR  1DFTXHQHOOD*HUPDQLDPHULGLRQDOHD:HLQJDUWHQQHO 1822 da una famiglia borghese, quindi con un cognome DQFRU SULYR GHO SUHGLFDWR QRELOLDUH ³YRQ´ 8I¿FLDOH GDO HQWUDQHOO¶(VHUFLWR3RQWL¿FLRQHOFROJUDGR di Capitano; dopo le prime due Guerre d’Indipendenza, YLHQHQRPLQDWR*HQHUDOHGDOPLQLVWURFDUGLQDOH)UDQFH- VFR6DYHULRGH0HURGHVXSURSRVWDGHOFRPDQGDQWHLQ capo Generale Cristophe de Lamoricière; nel ’65 è no- PLQDWRSURPLQLVWURGHOOH$UPLH&RPDQGDQWHVXSUHPR GHOOH)RU]H3RQWL¿FLHH¿QRDOSHUFLQTXHDQQL provvede alla loro riorganizzazione passando attraver- so la preparazione, la formazione e l’addestramento di RJQL FRPSRQHQWH O¶$UPDWD VWHVVD 8Q ODYRUR IHEEULOH in continua gara con i sommovimenti dei garibaldini in tutta Italia. I primi grossi impegni arrivarono nel ’67 quando furono aizzati dei focolai di rivolta dentro la Città Eterna che, pur non sortendo gli effetti sperati nella popolazione ro- PDQD SURGXVVHUR O¶DWWHQWDWR DOOD &DVHUPD 6HUULVWRUL O¶LQVXUUH]LRQHDO/DQL¿FLR$MDQLGXUDPHQWHUHSUHVVDH l’incursione garibaldina con lo scontro a Villa Glori. $OO¶HVWHUQRLQYHFHLJDULEDOGLQLFRQLOWDFLWRDSSRJ- =XDYRSRQWL¿FLR

Rivista Militare I n. 3/2020 9 QLELOLHOHSRUWHGHOODFLWWjIXURQRLQWHUUDWH)XURQRULFKLD- mate truppe dislocate in provincia e predisposti punti di RVVHUYD]LRQH,QSRFKHRUHSHUzO¶$UPDWD3RQWL¿FLDIX FRVWUHWWDDGDUUHQGHUVLSRLFKpHQWUDPELLVRYUDQLYROH- vano evitare eccessivi spargimenti di sangue. 'RSROD3UHVDGL3RUWD3LDDDQQLODFDUULHUDGL.DQ- ]OHUHUD¿QLWDGHFLVHGLULPDQHUHD5RPDFRQODIDPLJOLD FRQWLQXDQGRDPDQWHQHUHO¶LQFDULFR±RUPDLRQRUL¿FR± GLSURPLQLVWURGHOOH$UPL'RSRODPRUWHGL3LR,;UL¿XWz GLJQLWRVDPHQWHODSHQVLRQHGDOOR6WDWRLWDOLDQRHYLVVH LQFRQGL]LRQL¿QDQ]LDULHPROWRPRGHVWH Inaspettatamente, nel 1887, Leone XIII lo nomina ba- URQHWLWRORFKHDFFHWWDGRSRDYHUQHUL¿XWDWRXQRGLSL alto rango anni prima, dopo la vittoria di Mentana. L’an- QRVHJXHQWHVRIIHUHQWHGLXQDSLDJDDOSLHGH.DQ]OHU muore, serenamente, attorniato dai suoi familiari, tra cui LO¿JOLR5XGROIFKHGLYHQWHUjXQRGHLSLIDPRVLDUFKHR- logi di Roma antica. La sua famiglia si estinguerà, con la PRUWHLQJXHUUDGHOQLSRWH$QJHORQHO5LSRVDWUDL suoi Zuavi al Cimitero del Verano.

L'ÉLITE DELL'ESERCITO PONTIFICIO: GLI ZUAVI

L’Esercito papalino era costituito da un reggimento di fanteria, uno di carabinieri stranieri, un battaglione di cacciatori, un reggimento dragoni, un reggimento di ar- WLJOLHULDODJHQGDUPHULDHLYRORQWDULSRQWL¿FL/¶pOLWHHUD però considerata il Corpo degli Zuavi, la cui memoria sopravvive nel linguaggio comune solo per un modo di GLUH³SDQWDORQLDOOD]XDYD´,QHIIHWWLHUDQRIRUWHPHQWH caratteristici i calzoni a sbuffo della loro uniforme grigia. Vale comunque la pena ricordare questi soldati che, nel GHFHQQLR±¶IXURQRULWHQXWL³LOEDOXDUGRGHO7URQR Tenente Colonnello Barone Atanasio de Charette. HGHOO¶$OWDUH´,OORURYRORQWDULDWRPLVWLFRFRQWUDSSRVWR al laicismo dei garibaldini e alla fede monarchica delle natie, da estranei fanti e cavalli calpestati». truppe piemontesi, contribuì a ritardare di alcuni anni $YUHEEHURYHQGXWRPROWRFDUDODSHOOHVHQRQIRVVHVWDWR O¶DQQHVVLRQHGHOOR6WDWRGHOOD&KLHVDDOUHVWRG¶,WDOLDLQ SHUJOLHVSOLFLWLRUGLQLGL3LR,;8QDYROWD¿UPDWDODUHVD quanto erano uno dei reparti più motivati e meglio ad- abbandonarono la Città Eterna con l’onore delle armi e destrati dell’Esercito papalino. Per questo furono ogget- PROWLGLORURULWRUQDURQRSUHVWRDFRPEDWWHUHLQ)UDQFLD to tanto di giudizi carichi d’odio, quanto di cavalleresca contro i Prussiani, dove a volte, paradossalmente, si tro- stima. Lo stesso Mazzini, pur essendo loro acerrimo YDURQR¿DQFRD¿DQFRSURSULRFRQH[JDULEDOGLQL nemico, riconosceva il valore di chi combatteva volonta- riamente per i propri ideali. Provenivano da 25 diverse nazioni: moltissimi erano ARMI LEGGERE: I FUCILI ITALIANI olandesi, francesi e belgi, ma vi si arruolarono anche DELLA PRESA DI PORTA PIA VYL]]HULWHGHVFKLLWDOLDQLFDQDGHVLHSHU¿QRDPHULFD- ni. Poco prima della presa di Roma raggiungevano le Gli anni che vanno dalla infausta Battaglia di Custoza  XQLWj 6SHVVR GL HVWUD]LRQH DULVWRFUDWLFD R FR-   SHUVD GDO 5HJQR G¶,WDOLD FRQWUR O¶$XVWULD ¿QR munque generalmente di buona nascita, vedevano nel alla presa di Roma, sono caratterizzati da una politica servizio volontario in difesa del Papa una sorta di nona GLULVSDUPLRYHUVROHVSHVHPLOLWDUL/DVFRQ¿WWDDYHYD (e ultima) crociata. provocato nel Parlamento e nell’opinione pubblica un (UDQRGLVFLSOLQDWLDELWXDWLDOODIUXJDOLWjHLORURXI¿FLDOL JHQHULFR PDOXPRUH YHUVR O¶(VHUFLWR 6L ULGXVVHUR FRVu dovevano provvedere personalmente al proprio equi- solo a tre le classi richiamate sotto le armi e si cercò di SDJJLDPHQWR 6RSUDWWXWWR HUDQR PROWR PRWLYDWL FRPH risparmiare il più possibile. si evince dal testo di una loro canzone di guerra. «Oh, Va ricordato che, pochi anni prima della Presa di Porta com’è bella la morte per la Fede degli Avi; oh, quale 3LDVLHUDFRPLQFLDWRDGLIIRQGHUH¿QDOPHQWHGRSRVH- sorte perir con l’armi in pugno pei patrii monti e le valli coli di tentativi non andati a frutto, il concetto dell’arma

10 Rivista Militare I n. 3/2020 a retrocarica, che per la prima volta era stato sperimen- WDWRGDL3UXVVLDQLFROVLVWHPD³'UH\VH´QHOHGHUD stato fondamentale per l’affermazione dei soldati del Re di Prussia contro i vicini centro–europei. 1HOLIUDQFHVLDYHYDQRDGRWWDWRLOORURSULPRIX- cile a retrocarica, lo Chassepot che, un anno dopo, avrà – come abbiamo visto – un ruolo determinante contro i garibaldini durante la Battaglia di Mentana. Il grosso vantaggio della retrocarica, chiaramente, era costituito da una celerità di tiro molto superiore rispetto all’avancarica, unitamente a una più pratica gestione delle cartucce e dell’arma stessa. )XFRVuFKHLQYHFHGLDIIURQWDUHXQJURVVRLQYHVWLPHQ- to per rinnovare completamente il parco armi, il Regio (VHUFLWRYROOHDGRWWDUHODVROX]LRQHGHOSURJHWWLVWD6DOYD- tore Carcano, che consentiva di riadattare a retrocarica i modelli precedenti ad avancarica, fossero il Mod. 1860 o DQFKHLOSUHFHGHQWH0RG6LWUDWWDYDGLWUDVIRUPDUH i vecchi fucili, pertanto, l’arma restava di grosso calibro e il peso delle munizioni continuava ad essere rilevante. 6LDOR&KDVVHSRWVLDLOIXFLOH&DUFDQR0RGHUDQR quindi stati embrionali di quella che sarebbe diventata la normale retrocarica. Le loro cartucce non erano dotate di bossolo metallico, bensì di carta o di seta (come per la francese) e integravano l’innesco. Come spiega Ruggero Pettinelli, tra i più esperti oplologi italiani: «Prima di allora, le armi a luminello avevano la Cartucce Carcano per fucile Mod. 1867.

Fucile Carcano Mod. 1867.

Rivista Militare I n. 3/2020 11 la capsula separata. Nell’Esercito piemontese si for- nivano ai soldati pacchetti con 10 “cartocci” ciascuno, contenenti palla e polvere e, a parte, 12 capsule. Que- ste erano in numero leggermente superiore sia perché O¶DI¿GDELOLWjGHOOHFDSVXOHQRQHUDFRPSOHWD±DQFKHVH IDEEULFDWHFRQFULWHULDEEDVWDQ]DULJRURVL±VLDSHUFKp SRWHYDQR HVVHUH XWLOL]]DWH ³D VDOYH´ SHU GLVRVWUXLUH LO luminello o la canna dalle fecce». ,O0RGIXGXQTXHLOIXFLOHGL3RUWD3LDLOVXRDUWH¿- ce era quel medesimo Salvatore Carcano che avrà poi un ruolo determinante nello sviluppo del Mod. 91, protagoni- sta delle nostre guerre mondiali. Ciò che accomuna i due fucili è la sicura manuale, “a tubetto con nasello”, che fa la prima comparsa proprio nel sistema 1867 e viene ripresa identica nel 1891. L’arma aveva un otturatore a catenaccio a colpo singolo. Si armava il percussore, si apriva l’ottura- tore inserendo all’interno la cartuccia e si chiudeva l’ottu- ratore. Azionando il grilletto, l’ago del percussore attraver- VDYDWXWWDODFDULFDGLSROYHUH¿QRDFROSLUHODFDSVXODFKH poggiava contro un tacco alla base della pallottola. Alla base del cartoccio vi era un disco di caucciù per la tenu- ta dei gas. «,OSUREOHPDDQQRVRHUDVLJLOODUHODFDPHUDGL Salvatore Carcano. scoppio – continua Pettinelli – QHOO¶VLXWLOL]]DYDODJRP- ma, ma il sistema presentava numerosi limiti. Il cartoccio FRQGL]LRQL¿JOLRGL&DUORH0DULD&DWWDQHRSHUVHLOSD- QRQHUDDWHQXWDVWDJQDFRPHLOERVVRORPHWDOOLFRSHUFXL dre all’età di 10 anni, per questo abbandonò gli studi e ODSROYHUHSRWHYDEDJQDUVL/RVSLOORSRLGRYHYDHVVHUH cominciò a lavorare a bottega presso uno zio paterno, lungo e pertanto fragile: allo sparo poteva rompersi o pie- commerciante di stoffe. JDUVL H OD WHQXWD GHL JDV QRQ HUD HFFH]LRQDOH ,O FDOLEUR Poco più che ventenne, si arruolò volontario nell’ar- GLPPQRQHUDHI¿FLHQWHVXJUDQGLGLVWDQ]HPDSHU tiglieria lombarda allo scoppio della Prima Guerra quelle di ingaggio, intorno ai 200 metri, la palla, spinta da 6 d’Indipendenza e poi passò nell’artiglieria sarda come g di polvere, aveva un grande potere d’arresto». DOOLHYR DUPDLROR &RQJHGDWR QHO  SHU ¿QH IHUPD Era questa, tuttavia, solo una misura di transizione. Tre col grado di Sergente, fu presto assunto dalla Regia anni dopo verrà adottato il fucile dello svizzero Federico 0DQLIDWWXUDG¶DUPLGL7RULQRFRPHPDVWUR¿QLWRUHHOL- Vetterli in cal. 10,35 mm, con cartuccia metallica dalla vellatore di canne di terza classe. palla più piccola e affusolata rispetto alle palle 17,5 mm Qui si rivelò il suo genio inventivo: nel 1853, progettò del Carcano, dotata di maggior tensione di traiettoria. e costruì uno speciale congegno di scatto per fucili a percussione e, nel 1857, inventò macchine utensili per la lavorazione di canne, baionette e mirini che gli pro- SALVATORE CARCANO curarono, all’Esposizione nazionale di Torino del 1858, una medaglia e un diploma di onore. Uno dei più geniali progettisti di armi italiani fu Salvato- Cavour medesimo gli commissionò la preparazione del- re Carcano (Bobbiate, Varese, 11 ottobre 1827 – Tori- le armi per le truppe da inviare in Crimea. no, 1903), passato alla storia per essere stato il padre Tra 1867 e ’68, Carcano realizza la trasformazione a re- del fucile Mod. ’91. Era nato in una famiglia di modeste trocarica del fucile da fanteria Mod. 1860 (e altri modelli) in calibro 17,5 mm, ispirandosi al poco noto fucile Do- ersch–Baumgarten, simile al prussiano Dreyse: quella meccanica gli avrebbe consentito facilmente di adattare le vecchie armi con un otturatore ad ago che egli stesso DYHYDFRPLQFLDWRDSURJHWWDUH¿QGDO Quest’arma prenderà il nome di Mod. 1867. Durante LOFROODXGRVLULYHOzHI¿FDFHDQFKHVHQRQPROWRSUH- ciso sulle lunghe gittate. Un aneddoto riferisce che, DOOH FULWLFKH GL XQ XI¿FLDOH GHOOD &RPPLVVLRQH &DU- cano rispose: «&RQULVSHWWR(FFHOOHQ]DPDFRQ OLUHGLVSHVDPDVVLPDDGLVSRVL]LRQHVSHUDYDWHFKH sparasse pure dritto?». Nel 1870, Salvatore Carcano sottoporrà alla Commis- sione esaminatrice dell’Esercito il suo nuovo modello Prototipo del fucile Carcano Mod. 1870. di fucile (Carcano mod. 1870) ideato per sparare car-

12 Rivista Militare I n. 3/2020 tucce a bossolo metallico. Lo schema meccanico pre- vedeva che il percussore si armasse non manualmen- te, bensì con il movimento di chiusura dell’otturatore. 1HIXURQRSURGRWWLPHQRGLHVHPSODULSHUOHSUR- ve valutative, ma al suo posto verrà scelto il progetto VYL]]HUR9HWWHUOL0RGSUREDELOPHQWHSHUFKpGHO Carcano, non piacque il sistema di chiusura asimmetri- co, considerato forse poco resistente alle sollecitazio- ni. Inoltre, le viti di tenuta del ponticello ne impedivano la trasformazione a ripetizione. 1HO  LO SURJHWWLVWD YHQQH SURPRVVR FDSRWHFQLFR SULQFLSDOHGLSULPDFODVVHGHOOD)DEEULFD5HDOHLQ¿QH lavorò sul fucile d’ordinanza, il Carcano Mod. ‘91 che diverrà un fucile leggendario: prodotto in oltre sei milioni di esemplari, rimarrà in servizio per quasi un secolo (al- PHQR¿QRDJOLDQQL¶GHOµLQGRWD]LRQHDOOD3ROL]LD GL6WDWR SULPDGLHVVHUHGH¿QLWLYDPHQWHULWLUDWR

L'ARMAMENTO DELL'ESERCITO PONTIFICIO

/H IDQWHULH SRQWL¿FLH HUDQR GRWDWH GL DUPL OXQJKH DV- sai moderne. Dopo due anni di indagini e accertamenti SUHVVRXI¿FLHGHVHUFLWLVWUDQLHULLO*HQHUDOH+HUPDQQ .DQ]OHUSURPLQLVWURGHOOH$UPLSRQWL¿FLRIHFHDGRWWDUH nel 1868, con scelta oculata, un’arma già nata a retro- carica, il Remington Rolling Block, un avanzato fucile monocolpo, con bossolo metallico, che ebbe notevole diffusione presso gli eserciti occidentali. $YHYDFDOLEURPPFRQFDUDWWHULVWLFKHEDOLVWLFKHLQ- termedie fra il Carcano Mod. 1867 e il successivo Vet- WHUOLDQFKHVHIXPDQGDWRSUHVWRLQSHQVLRQHSHUFKp QRQHUDSRVVLELOHGRWDUORGLXQVHUEDWRLR1RQVDUHEEH mai diventato a ripetizione. Zuavo in marcia. Con la presa di Porta Pia e la cattura di queste armi, lo 6WDWR,WDOLDQROHULFLFOzSURQWDPHQWHULFRQRVFHQGRQHOD LE ARMI CORTE superiorità tecnologica e dandole in dotazione ai Bersa- ITALIANE E PONTIFICIE JOLHUL$QFKHGRSRO¶DGR]LRQHGHO9HWWHUOLTXHVWRIXFLOH rimase in uso per numerosi corpi di seconda linea e la 4XDQWRDOOHDUPLFRUWHYDQQRULFRUGDWLLUHYROYHUDVSLOOR/H- 3ROL]LDORLPSLHJz¿QRDO IDXFKHX[GHOFDOLEURPPFKHO¶(VHUFLWRGHO5HJQRGL6DU- GHJQDVXELWRGRSROD0DULQDDYHYDDGRWWDWR¿QGDO FRPSUDQGROLVLDGDOOD)UDQFLDFKHGDOODIDEEULFDLWDOLDQD*OL- senti, la quale aveva cominciato a produrli su licenza. /H SLVWROH HUDQR LQ GRWD]LRQH DJOL XI¿FLDOL PD DQFKH D militari con incarichi non di prima linea, come artiglieri o portaordini. I modelli principali erano due: quello del 1858 – con la canna più lunga e la bacchetta estrattrice dei bossoli incorporata – e poi il Mod. 1861 per Carabinieri, con canna più corta, senza estrattore e con bacchetta a SDUWH , SRQWL¿FL DYHYDQR DQFK¶HVVL XQ UHYROYHU D VSLOOR come i piemontesi, ma di calibro inferiore (9 mm), desti- nato alla Gendarmeria e fabbricato dal produttore Maz- zocchi che già aveva realizzato per il Papato diverse pi- stole ad avancarica. La cartuccia a spillo precede quella a percussione anulare: nel bossolo era inserito una sorta di piccolo perno perpendicolare all’asse della cartuccia che, una volta colpito dal cane, innescava la capsula al )XFLOH5HPLQJWRQ5ROOLQJ%ORFNSRQWL¿FLR fulminato di mercurio contenuta nel bossolo.

Rivista Militare I n. 3/2020 13 Pistola Lefaucheux Mod. 1858 con alcune cartucce a spillo. Museo dei Bersaglieri, Roma.

LA MITRAGLIATRICE CHE TACQUE re un chiodo nel suo foro focone per renderlo inutilizzabile). La mitragliatrice, dunque, era forse pronta all’uso, ma 2OWUHDLFLWDWL5HPLQJWRQ5ROOLQJ%ORFNSRFKLVDQQR non venne impiegata probabilmente per gli ordini rice- che i difensori della Città Eterna disponevano anche vuti dal de Charette direttamente dal Papa. La resisten- di mitragliatrici che, per fortuna delle truppe italiane, ]DGHLSRQWL¿FLDYUHEEHGRYXWRHVVHUHLQIDWWLVLPEROLFD QRQYHQQHURXWLOL]]DWH$OFXQLFLWDQRXQD5HII\H0RG TXHO WDQWR GD VLJQL¿FDUH DO PRQGR FRPH 5RPD IRVVH 1866 francese, ma, fonti più documentate, riferiscono stata conquistata con un atto di guerra. Un bagno di di una Claxton in calibro .690, di fabbricazione ameri- sangue prodotto dall’uso della mitragliatrice non avreb- FDQDSURJHWWDWDDOOD¿QHGHOOD*XHUUDGL6HFHVVLRQH EHJLRYDWRDOO¶LPPDJLQHGHO5HJQRG¶,WDOLDQpGHO3DSD per l’Esercito nordista e commercializzata successi- che, opponendo una resistenza così accanita, per YDPHQWHLQ)UDQFLD quanto legittima, avrebbe permesso un massacro nella L’arma viene riportata come aggregata ai reparti zuavi culla della Cristianità. DJOLRUGLQLGHO7HQHQWH&RORQQHOOREDURQH$WDQDVLRGH &KDUHWWHVLDGDOUHGXFH]XDYR2¶&OHU\QHOODVXDRSHUD ³/¶,WDOLDGDO&RQJUHVVRGL3DULJLD3RUWD3LD´VLDGDO&R- IL RUOLO ORQQHOOR$WWLOLR9LJHYDQRQHOVXRYROXPH³/D¿QHGHOO¶H- DELL'ARTIGLIERIA ITALIANA VHUFLWRSRQWL¿FLR´ Dati i compiti difensivi assegnati al de Charette è pos- Come abbiamo visto, il Regio Esercito, nel 1870, era il risul- sibile che tale arma fosse proprio sugli spalti durante tato di un processo, seppure ancora LQ¿HUL, di ammoderna- O¶DWWDFFRLWDOLDQR6FULYHLO9LJHYDQR©Il Tenente Co- mento cui era stato sottoposto dopo le infauste giornate di lonnello riuniva le cinque compagnie diffuse da Porta &XVWR]DGHO1RQRVWDQWHLOTXDGURGLVFDUVDGLVSRQLEL- Maggiore a Porta Metronia, la mitragliatrice, le due se- OLWjHFRQRPLFR±¿QDQ]LDULDWDOHVIRU]RULXVFuDIDUFRPSLHUH zioni di artiglieria da montagna del Capitano Daudier, DOO¶LQWHURVWUXPHQWRPLOLWDUHXQVLJQL¿FDWLYRVDOWRGLTXDOLWj nella piazza S. Giovanni e, dopo aver inchiodati i tre La Presa di Porta Pia è, nell’immaginario collettivo, in- cannoni da posizione, lentamente senza inconvenienti dissolubilmente legata al Corpo dei Bersaglieri, soprat- raggiungeva Piazza San Pietro». tutto grazie ai monumenti e alle opere d’arte loro dedi- (Per inchiodare un cannone si intende la pratica di martella- cati, ma occorre ricordare come a questo fatto d’armi parteciparono anche i migliori reggimenti di fanteria, di cavalleria, di artiglieria, del genio zappatori e pontieri, dei carabinieri e delle truppe dei servizi. 8QDPHQ]LRQHVSHFLDOHPHULWDO¶$UPDGL$UWLJOLHULDFXLVL deve la rottura materiale della cinta muraria della Città Eterna e l’apertura del varco da cui irruppero le truppe di fanteria e bersaglieri. Era stato scelto un tratto delle mura sulla destra di Por- WD3LDSHUFKpULWHQXWRSLXWWRVWRGHEROHGDDOFXQHIRQWL risulta come non fosse stato rinforzato per volontà dei GLVFHQGHQWLGL1DSROHRQHSURSULHWDULGHOODYLOODDOO¶LQWHU- no, che sempre impedirono i lavori per evitare fastidi. Mitragliatrice Claxton calibro .690. $OFRPSLWRGLSURGXUUHODEUHFFLDYHQQHURGHVWLQDWHSULQ-

14 Rivista Militare I n. 3/2020 Bozzetto per “La Granata” di Sebastiano De Albertis. cipalmente le tre batterie della 2a Brigata di artiglieria na, in corrispondenza del cancello della Villa Torlonia, della Riserva, composta dalle batterie 5a, 6a e 8a. Delle venne schierata una sezione della 1a batteria della tre, la 5aEDWWHULDFRPDQGDWDGDO&DSLWDQR*LDFRPR6H- Divisione Mazè che doveva meglio battere la Porta gre e destinata a svolgere l’azione di fuoco principale, Pia. È possibile che questi pezzi, in considerazione venne schierata a poco più di 500 metri di distanza dal GHOODUHODWLYDORURYLFLQDQ]DDOFRVLGGHWWR³3LQFHWWR´ punto dove doveva essere realizzata la Breccia. DEELDQR DOLPHQWDWR IDOVDQGROR WRSRJUD¿FDPHQWH LO ricordo degli abitanti del palazzo. /D %DWWHULD ³6HJUH´ GRYHYD WURYDUVL SUHVVDSSRFR QHOOH I LUOGHI E LE CICATRICI YLFLQDQ]HGHOFLYLFRGLYLDGL9LOOD$OEDQL)XLQTXHO ANCORA VISIBILI luogo che caddero il Luogotenente Giulio Cesare Paolet- ti, i Caporali capopezzo Michele Plazzoli e Carlo Corsi. 6HFRQGRXQDWUDGL]LRQHODSRVWD]LRQHGDFXLODa bat- ,WLULQHPLFLSURYHQLYDQRGDXQDYDPSRVWRSRQWL¿FLR teria italiana bersagliava le Mura aureliane si sarebbe QHLSUHVVLGL9LOOD3DWUL]L)XURQRFRVuPRELOLWDWLWLUD- FRQVHUYDWDDQFRURJJL&RVWLWXLVFHXQDVRUWDGL³3LQFHW- WRULVFHOWLGHOƒUHJJLPHQWRIDQWHULDHGHOƒEDWWD- WR´ DOO¶LQWHUQR GL XQ JUDQGH SDOD]]R GHO  DO FLYLFR glione bersaglieri che riuscirono a distogliere il fuoco GLYLD1RPHQWDQDGXUDQWHODFRVWUX]LRQHGHOO¶HGL- diretto contro gli artiglieri. ¿FLRVLYROOHVDOYDUHLOOXRJRVWRULFR$WWXDOPHQWHLUHVL- In seguito all’uccisione del proprio soldato e al ferimen- GHQWLVLVRQRDWWLYDWLSHUXQULFRQRVFLPHQWRXI¿FLDOHGHO WRGLDOWULLO&DSLWDQR6HJUHFRPDQGDQWHGHOODEDWWHULD sito e l’apposizione di una targa a memoria. pochi minuti dopo le 5.15 dà l’ordine di aprire il fuoco. In loco è ancora visibile la vera di un pozzo da cui, se- Pio IX aveva preventivamente scomunicato qualsiasi condo una leggenda, partirebbe un passaggio sotterra- QHR¿QGHQWUROD&LWWj(WHUQD,QXQPXUHWWRGLFLQWDq anche incastonata una grossa palla di cannone, ma di pietra, quasi certamente non coeva. 8QDWWHQWRVWXGLRGHO*HQHUDOH9HUR)D]LRUDFFRQWDSHUz un’altra storia, producendo documenti che individuano la SRVWD]LRQHSLXWWRVWRQHLJLDUGLQLGL9LOOD$OEDQL,O0DJ- giore Luigi Pelloux, Comandante della 2a%ULJDWDGL$UWL- glieria della Riserva, di cui faceva parte la 5aEDWWHULD³6H- JUH´ DIIHUPD QHO VXR OLEUR ³Quelques souvenirs de ma vie´FKHVFKLHUzSHUVRQDOPHQWHOD³6HJUH´QHLJLDUGLQL GL9LOOD$OEDQLDPHWULGDOOH0XUDHOHDOWUHGXHSL dietro, a nord di Villa Macciolini, a circa 1.000 m. L’affer- mazione è confermata dal Generale Raffaele Cadorna QHOVXROLEUR³/D/LEHUD]LRQHGL5RPDQHOO¶DQQR´ Il Pincetto, che ricadeva nel settore di azione della 12a 'LYLVLRQH³0D]q´GLVWDIUDO¶DOWURGDOOD%UHFFLDPHQR GLPHWULHQRQLGLFKLDUDWLGDO3HOORX[&DGRU- Palla di cannone in un punto di impatto sulle Mura aureliane QDH6HJUH1HOFRUVRGHOO¶D]LRQHVXOOD9LD1RPHQWD- tra Porta Pia e Porta Salaria, Roma.

Rivista Militare I n. 3/2020 15 dalle cannonate italiane che impattavano sulle mura. La 5a batteria iniziò un fuoco di demolizione con pre- FLVLRQHFKLUXUJLFDDOOHFLUFDODEUHFFLDHUDJLj SUDWLFDWDSHUXQ¶DPSLH]]DGLFLUFDPHWULDOODGHVWUD della Porta Pia. Erano state sparate più di 800 canno- nate, per alcune fonti 888. Con un calcolo approssi- mativo, la cadenza di tiro doveva essere di poco più di tre colpi al minuto. 6XOSXQWRHVDWWRGHOOD%UHFFLDDQQLGRSRIXHUHWWRXQ PRQXPHQWRGLVHJQDWRGD&DUOR$XUHOLFRQXQDFRORQQD su cui svetta la Vittoria, opera di Giuseppe Guastalla. Le Mura aureliane vennero in gran parte perfettamente restaurate. Tuttavia, a un sguardo attento si scorgono tutt’oggi ancora diversi segni d’impatto delle cannonate. ,QSDUWLFRODUHQHOWUDWWRGLIURQWHDYLD3RHDYLDGL6DQWD Teresa è ancora ben visibile, incastonata su un torrione, una palla di cannone, in ferro, perfettamente conservata.

Il Pincetto nel palazzo di Via Cagliari, Roma. Visibile una palla di cannone, probabilmente, di epoca rinascimentale. soldato italiano che avesse sparato il primo colpo ver- VROD&LWWj(WHUQDHVHFRQGRXQDWUDGL]LRQH6HJUH venne scelto per questo compito proprio in quanto ebreo. Tuttavia, i primi colpi erano stati sparati intor- QR DOOH  GDOOH EDWWHULH GHOOD 'LYLVLRQH$QJLROHWWL contro Porta Maggiore, quindi sembra ben più proba- ELOHFKH6HJUHIRVVHVWDWRVFHOWRSHULOGHOLFDWLVVLPR incarico di aprire la breccia in base alle sue capacità tecniche e all’addestramento della sua batteria piut- tosto che per la sua religione. La prima palla cadde, infatti, a soli due metri dalle Mura aureliane e questo consentì di aggiustare rapidamente il tiro. ,FDQQRQLOLVFLSRQWL¿FLGLVSRVWLQHOODOXQHWWDGL3RUWD3LDIX- rono presto silenziati dalle schegge e dalle polveri prodotte

Mura aureliane tra Porta Pia e Porta Salaria, Roma. LE MURA AURELIANE: MILLENARIA DIFESA PER LA CITTÀ ETERNA

Ci vollero solo cinque anni per costruirle, ma difesero Roma per ben 1.600 anni. Le Mura volute dall’impera- WRUH$XUHOLDQRIXURQRLQQDO]DWHIUDLOHLOG&H ancor oggi restano fra le più grandi opere edili dell’an- tichità, oltre che fra le cinte cittadine meglio conservate DO PRQGR$QWLFDPHQWH HUDQR OXQJKH EHQ  NP RJJL VRQRULGRWWH³VROR´D'DO9,VHFD&TXDQGRYHQ- QHHUHWWDODSLFFRODFLQWDGHOOH0XUD6HUYLDQHLQWRUQRDL 6HWWH FROOL ¿QR DO ,,, VHF G& D QHVVXQR VDUHEEH PDL venuto in mente che Roma potesse correre il rischio di XQDVVHGLR4XHVWDLSRWHVLFRPLQFLzDSUHQGHUHVHPSUH PDJJLRUFRUSRLQWRUQRDOTXDQGRJOL$ODPDQQLFRPLQ- FLDURQRDFRPSLHUHVFRUULEDQGHQHOODSHQLVROD1HO O¶LPSHUDWRUH$XUHOLDQR IHUPz D 3LDFHQ]D H QRQ VHQ]D Scheggia di granata d’artiglieria rinvenuta sul sito della GLI¿FROWjXQ¶LQYDVLRQHGL*RWLHQHOORVWHVVRDQQRGLHGH Breccia. Museo Centrale del Risorgimento Roma. LOYLDDOODIRUWL¿FD]LRQHGLTXHOODFKHHUDODFDSLWDOHGLXQ

16 Rivista Militare I n. 3/2020 La breccia di Porta Pia. Foto d’epoca di Ludovico Tuminello.

Impero talmente vasto che le legioni non erano ormai più Regio Esercito come cronista militare per il quotidiano in grado di difendere adeguatamente. Le mura furono co- ³/D1D]LRQH´GL)LUHQ]H struite inglobando strutture preesistenti come acquedotti, Vale la pena riportare la sua cronaca della Presa di Por- ville patrizie e persino grandi monumenti funerari come WD3LDSRLLQVHULWDQHOURPDQ]R³/HWUH&DSLWDOL´VLDSHU la piramide di Caio Cestio e la Tomba di Eurisace. Ester- LOYDORUHGLWHVWLPRQLDQ]DRFXODUHVLDSHUODSURVD³PR- QDPHQWHFRPSDLRQRVXSHU¿FLGLPDWWRQLSLDWWLFKHSHUz GHUQDHSHUIHWWDPHQWHLWDOLDQD´GHOO¶DXWRUH racchiudono un nucleo solido ed elastico composto da un «Ieri mattina alle quattro fummo svegliati a Montero- conglomerato di malta, pietre, frammenti edili. Un fossato tondo, io e i miei compagni, dal lontano rimbombo del scavato tutto intorno rendeva ancora più imprendibili le cannone. Partimmo subito. Appena fummo in vista della mura tanto che, per più di un secolo, non furono neces- città, a cinque o sei miglia, argomentammo dai nuvoli VDULDOWULLQWHUYHQWL1HOO¶LPSHUDWRUH2QRULRVLGHFLVH del fumo che le operazioni militari erano state dirette su a raddoppiare la loro altezza portandole dai circa 6 m del- vari punti. Così era infatti. Il IV Corpo d’Esercito operava OHRULJLQLDROWUHP,³VDFFKL´FXLIXVRWWRSRVWD5RPD contro la parte di cinta compresa tra porta San Lorenzo QHLVHFROLVXFFHVVLYLWUDFXLTXHOORGHL9LVLJRWLGL$ODULFR e porta Salara, la Divisione Angioletti contro porta San QHOHTXHOORGHL9DQGDOLGL*HQVHULFRQHOIXURQR dovuti a tradimenti e a inavvedutezze che consentirono ai barbari di penetrare direttamente per le porte cittadine, ma non comportarono grandi distruzioni per le Mura au- UHOLDQH1HOODVHFRQGDPHWjGHO&LQTXHFHQWR3DSD3LR IV le fece rafforzare ulteriormente per proteggere Roma dalle incursioni piratesche saracene, intervenendo anche sull’ulteriore cinta di mura più interna (le Mura leonine) YROWDDSURWHJJHUHLOFROOH9DWLFDQR)XURQRTXLQGLOHDU- WLJOLHULHSLHPRQWHVLDQQLGRSRODORURSULPDHGL¿- FD]LRQHDGDYHUQHGH¿QLWLYDPHQWHUDJLRQHVIRQGDQGRQH XQDSRU]LRQHDFLUFDPDGHVWUDGHOOD3RUWD3LD

DE AMICIS DESCRIVE L'IRRUZIONE

7UDLSULPLJLRUQDOLVWL³HPEHGGHG´GHOODFRQWHPSRUDQHL- Wj YL IX OR VFULWWRUH OLJXUH (GPRQGR GH$PLFLV ±  DXWRUHGHOQRWLVVLPRSHGDJRJLFROLEUR³&XRUH´ Intrapresa molto giovane la carriera militare, dopo aver SDUWHFLSDWRDOODFDPSDJQDGHO'H$PLFLVODVFLzLO mestiere delle armi per seguire le attività di giornalista, VDJJLVWDHQDUUDWRUH1HODSSHQDHQQHVLWUR- vava però di nuovo sul campo di battaglia al seguito del Lo scrittore e giornalista Edmondo De Amicis.

Rivista Militare I n. 3/2020 17 “La breccia di Porta Pia” di Carel Max Quaedvlieg.

Giovanni, la Divisione Bixio contro porta San Pancra- smontati. Si parlava di qualcuno dei nostri artiglieri fe- zio. Il Generale Mazè de la Roche, con la 12ª Divisione rito. Ne interrogammo parecchi che tornavano dai siti del 4° Corpo, doveva impadronirsi di Porta Pia. Via via DYDQ]DWLHWXWWLFLGLVVHURFKHLSRQWL¿FLGDYDQRVDJJLR che ci avviciniamo (a piedi s’intende) vediamo tutte le d’una maravigliosa imperizia nel tiro, che i varchi già terrazze delle ville affollate di gente che guarda verso erano aperti, che l’assalto della fanteria era imminente. le mura. Presso la villa Casalini incontriamo i sei bat- Salimmo sulla terrazza d’una villa e vedemmo distinta- taglioni bersaglieri della riserva che stanno aspettando mente le mura sfracellate e la Porta Pia malconcia. Tutti l’ordine di avanzarci contro Porta Pia. Nessun corpo di i poderi vicini alle mura brulicavano di soldati; si vede- fanteria aveva ancora assalito. L’artiglieria stava ancora vano in mezzo agli alberi lunghe colonne di artiglieria; bersagliando le porte e le mura per aprire le brecce. lampeggiavano fucili tra ‘l verde dei giardini; scintillava- Non ricordo bene che ora fosse quando ci fu annunziato QRODQFHDOGLVRSUDGHLPXULXI¿FLDOLGL6WDWR0DJJLRUH che una larga breccia era stata aperta vicino a Porta e staffette correvano di carriera in tutte le direzioni. È 3LDHFKHLFDQQRQLGHLSRQWL¿FLDSSRVWDWLOjHUDQRVWDWL impossibile ch’io vi dia notizie particolari di quello che fecero le altre divisioni. Vi dirò della Divisione Mazè de la Roche, che è quella ch’io seguii. /DVWUDGDFKHFRQGXFHD3RUWD3LDq¿DQFKHJJLDWDDL due lati dai muri di cinta dei poderi. Ci avanzammo verso la porta. La strada è dritta e la porta si vedeva benissi- mo a una grande lontananza; si vedevano le materasse OHJDWHDOPXURGDLSRQWL¿FLHJLjSHUPHWjDUVHGDLQR- stri fuochi; si vedevano le colonne della porta, le statue, i sacchi di terra ammonticchiati sulla barricata costrutta dinanzi; tutto si vedeva nettamente. Il fuoco dei cannoni SRQWL¿FLGDTXHOODSDUWHHUDJLjFHVVDWRPDLVROGDWLVL preparavano a difendersi dalle mura. A poche centinaia di metri dalla barricata due grossi pezzi della nostra ar- tiglieria tiravano contro la porta e il muro. Il contegno di quegli artiglieri era ammirabile. Non si può dire con che tranquilla disinvoltura facessero le loro manovre, a così EUHYHGLVWDQ]DGDOQHPLFR*OLXI¿FLDOLHUDQRWXWWLSUH- senti. Il Generale Mazè, col suo Stato Maggiore, stava dietro i due cannoni. Ad ogni colpo si vedeva un pezzo Porta Pia dopo la battaglia. del muro o della porta staccarsi e rovinare. Alcune gra-

18 Rivista Militare I n. 3/2020 sopraggiunsero altre batterie di artiglieria; s’avanzarono altri reggimenti: vennero oltre, in mezzo alle colonne, le lettighe pei feriti. Corsi con gli altri verso la Porta. I soldati erano tutti accalcati intorno alla barricata; non si sentiva più rumore di colpi; le colonne a mano a mano entravano. Da una parte della strada si prestavano i pri- PLVRFFRUVLDGXHXI¿FLDOLGLIDQWHULDIHULWLXQRGHLTXD- li, seduto in terra, pallidissimo, si premeva una mano VXO¿DQFRJOLDOWULHUDQRVWDWLSRUWDWLYLD&LIXGHWWRFKH era morto valorosamente sulla breccia il Maggiore dei bersaglieri Pagliari, comandante del 35°. Vedemmo pa- UHFFKLXI¿FLDOLGHLEHUVDJOLHULFRQOHPDQLIDVFLDWH6D- pemmo che il Generale Angolino s’era slanciato innanzi dei primi con la sciabola nel pugno come un soldato. Da tutte le parti accorrevano emigrati gridando. Tutti si arrestavano un istante, a guardare il sangue sparso qua e là per la strada: sospiravano, e ripigliavan la corsa. La Porta Pia era tutta sfracellata; la sola immagine enorme della Madonna, che le sorge dietro, era rimasta intatta; Palle di cannone dal Museo dei Bersaglieri, Roma. le statue a destra e a sinistra non avevano più testa; il suolo intorno era sparso di mucchi di terra, di materas- nate, lanciate, parve, da un’altra porta, passarono non se fumanti, di berretti di zuavi, d’armi, di travi, di sas- molto al disopra dello Stato Maggiore. Gli zuavi tiravano si. Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri ¿WWLVVLPRGDOOHPXUDGHO&DVWUR3UHWRULRHXQRGHLQRVWUL reggimenti. In quel momento uscì da Porta Pia tutto il reggimenti ne pativa molto danno. Quando la Porta Pia Corpo diplomatico in grande uniforme, e mosse verso fu affatto libera, e la breccia vicina aperta sino a terra, il quartier generale. Entrammo in città. Le prime strade due colonne di fanteria furono lanciate all’assalto. Non erano già piene di soldati. È impossibile esprimere la vi posso dar particolari. Vidi passare il 40° a passo di commozione che provammo in quel momento; vede- carica; vidi tutti i soldati, presso alla porta, gettarsi a ter- vamo tutto in confuso, come dietro una nebbia. Alcune ra in ginocchio, per aspettare il momento d’entrare. Udii case arse la mattina fumavano, parecchi zuavi prigio- un fuoco di moschetteria assai vivo; poi un lungo grido QLHULSDVVDYDQRLQPH]]RDOOH¿OHGHLQRVWULLOSRSROR «Savoia!» poi uno strepito confuso; poi una voce lonta- romano ci correva incontro». na che gridò: – Sono entrati! – Arrivarono allora a pas- 'RSRO¶LUUX]LRQHGHL%HUVDJOLHULLQ5RPD'H$PLFLVSDV- si concitati i sei battaglioni dei bersaglieri della riserva; sa a descrivere l’entusiasmo della popolazione, in netto

Colonna della Vittoria, monumento della Breccia, Roma. 6FLDERODGD8I¿FLDOHSRQWL¿FLR0XVHRGHL%HUVDJOLHUL5RPD

Rivista Militare I n. 3/2020 19 “La Presa di Porta Pia”, di Carlo Ademollo. contrasto con lo scoramento dei volontari zuavi. di due robusti artiglieri e li coprono di baci disperati. «In mezzo alla piazza vi sono circa trecento zuavi di- A quella vista tutti gli altri intorno fanno lo stesso; cercano sarmati, seduti sugli zaini, col capo basso, abbattuti correndo altri soldati, li abbracciano, li soffocano a furia di e tristi. Intorno stanno schierati tre battaglioni di ber- baci. – Viva il nostro esercito nazionale! – gridano cento e VDJOLHUL,O&RORQQHOOR3LQHOOLHPROWLXI¿FLDOLJXDUGDQR cento voci insieme. – Viva i soldati italiani! – Viva la libertà! giù dalla loggia del palazzo che chiude il lato destro – E i soldati rispondono: – Viva Roma! – Viva la capitale della piazza. Popolani, signori, signore, donne del po- d’Italia! – In molti, specialmente nei giovani, l’entusiasmo polo, vecchi, bambini, tutti fregiati di coccarde tricolori, sembra delirio; non hanno più voce per gridare, si agitano, si stringono intorno ai soldati, li pigliano per le mani, pestano i piedi, accennano le bandiere e fanno atto di bene- li abbracciano, li festeggiano. […] Passano carrozze dire, di ringraziare, di stringersi qualche cosa sul cuore. Non piene di cittadini che agitano in alto il cappello; i sol- vidi mai, ve lo giuro, uno spettacolo simile; è impossibile im- dati, rispondono alzando il cheppì; le braccia si ten- maginare nulla di più solenne e di più meraviglioso». dono dall’una parte e dall’altra, e le mani si stringono. Passano signore vestite dei tre colori della bandiera QD]LRQDOH7XWWLJOLXI¿FLDOLFKHSDVVDQRLQFDUUR]]D LA CHIRURGIA DI GUERRA a piedi, a gruppi, scompagnati, sono salutati con alte grida. Si festeggiano i medici, i soldati del treno, gli Per quanto limitato, lo scontro per la presa di Roma non XI¿FLDOLGHOO¶LQWHQGHQ]D3DVVDQRLJHQHUDOLHWXWWHOH fu incruento. Complessivamente, per l’intera campagna WHVWHVLVFRSURQR±9LYDJOLXI¿FLDOLLWDOLDQL±qLOJULGR del 1870 le perdite furono le seguenti: da parte del Re- che risuona da un capo all’altro del Corso. In piazza JLR(VHUFLWRFDGGHURLQFRPEDWWLPHQWRXRPLQL 8I- San Carlo un maresciallo dei carabinieri a cavallo, ¿FLDOLHGL7UXSSD LIHULWLFRPSOHVVLYDPHQWHIXURQR scambiato per un generale, è ricevuto da una dimo- /¶(VHUFLWRSRQWL¿FLRODPHQWzPRUWLHIHULWL strazione clamorosa, che gli cagiona un grande stu- 6HFRQGRXQRVWXGLRGHO&RORQQHOOR&HVDUH7DSLQHWWR pore. Da tutte le strade laterali al Corso continuamente durante l’approntamento italiano si decise di costituire DIÀXLVFH SRSROR 1RQ Y¶q JUXSSR GL FLWWDGLQL FKH QRQ  RVSHGDOL WHPSRUDQHL GD  OHWWL FLDVFXQR D7HUQL abbia con sè un soldato, e ciascun gruppo osserva il 5LHWLH2UYLHWR1HOO¶DWWHVDFKHTXHVWLIRVVHURRSHUD- suo da capo a piedi, gli toglie di mano le armi, gli parla WLYLFLVLDYYDOVHGHJOLRVSHGDOLFLYLOLGL5LHWL$PHOLD tenendogli le mani sulle spalle, stringendogli le brac- 1DUQL7HUQL6SROHWR)ROLJQR&LWWjGL&DVWHOOR2UYLHWR cia, guardandolo negli occhi cogli occhi scintillanti di e Radicofani, per un totale di 750 posti letto ad uso gioia. – Viva i nostri liberatori! – si grida. Davanti al caf- PLOLWDUH$TXHVWLDQGDURQRDGDJJLXQJHUVLO¶2VSHGDOH fè di Roma alcuni giovinetti gettano le braccia al collo VXFFXUVDOH GL 6LHQD H TXHOOR GLYLVLRQDULR GL 3HUXJLD

20 Rivista Militare I n. 3/2020 ULVSHWWLYDPHQWHSHUHSRVWLOHWWR6LUDJJLXQVH così una capacità di 1.700 posti letto. Tuttavia, nono- stante le fatiche e la malaria, la media degli ammalati fu molto bassa. Entrati in Roma, si stipularono delle convenzioni con JOL2VSHGDOLFLYLOL6DQ*LRYDQQLLQ/DWHUDQR6DQ*DO- OLFDQR6DQ*LDFRPRGHOOD&RQVROD]LRQH)DWH±EHQH± IUDWHOOLHLO6DQWR6SLULWRFKHVLUHVHGLVSRQLELOHDULFR- YHUDUHVLQRDXRPLQLGLHWURLOFRUULVSHWWLYRGL lire per cura e ospedalizzazione. 2FFRUUHSXUULFRUGDUHFKHQHOOHJXHUUHIUDµHµ solo una piccola percentuale dei soldati veniva uccisa direttamente dalle granate e dai colpi di arma da fuoco o di arma bianca. La stragrande maggioranza dei decessi avveniva soprattutto per le infezioni: tetano, setticemia, cancrena falcidiavano i feriti in un’epoca in cui la peni- Dettaglio da “L’artiglieria della 3ª Divisione alla battaglia di cillina era ancora di là da venire. San Martino”, di Sebastiano De Albertis. 8QYROXPHGHO³5HVRFRQWRGHOVHUYL]LRGLDPEXODQ- ]DQHOO¶RVSHGDOHSRQWL¿FLR´GHOGRWWRU$OHVVDQGUR&HFFD- al passato. Il fatto che i proietti d’artiglieria fossero in UHOOLGLUHWWRUHGHOOHDPEXODQ]HHFKLUXUJR±FDSRSRQWL¿FLR gran parte esplodenti produceva molte lesioni da scheg- offre un panorama sulla medicina di guerra dell’epoca. gia e pericolosissimi erano i proiettili di rimbalzo: «Seb- 6LHYLQFHFRPHOHLQQRYD]LRQLWHFQRORJLFKHGHOOHDUPL bene il combattimento non avvenisse a campo aperto, avessero comportato maggiori e più gravi ferite rispetto SXUHVLYHUL¿FzXQPDJJLRUQXPHURGLIHULWHGHOO¶HVWUHPL- tà inferiori in confronto alle superiori». /HSDOORWWROHGLWLSR0LQLpGLIRUPDRJLYDOHFRQDOHW- te, creavano ferite più gravi: «Ai nuovi proiettili nul- la resiste, le fratture e le ferite penetranti sono fatte frequentissime, e quali fratture, e quali lesioni di vi- sceri!ª6DSSLDPRFKHOHIHULWHYHQLYDQRODYDWHFRQ acqua fenicata, ovvero addizionata ad acido fenico. 1HOYLHUDVWDWDXQDVYROWDQHOODVWRULDVDQLWDULDFRQ la messa a punto del metodo antisettico da parte del me- dico inglese Joseph Lister il quale aveva intuito, sull’onda delle scoperte di Pasteur, l’importanza di disinfettare le IHULWHHJOLVWUXPHQWLFKLUXUJLFL$WDOHVFRSRDYHYDHODER- rato una soluzione di acido fenico che, tuttavia, risultava abbastanza irritante e tossica per il corpo umano. Un fondamentale sostituto di tale disinfettante diverrà, nel 1907, la tintura di iodio, scoperta dal medico italiano $QWRQLR*URVVLFK Le ferite venivano poi occluse con stoppa cardata – una sorta di ovatta – anch’essa disinfettata con acido fenico. Le contusioni e gli ematomi venivano trattati con JKLDFFLRUDFFROWRLQVDFFKHWWLGLFDUWD³SHUJDPHQDWD´/H febbri da infezione erano curate col solfato di chinina, a volte si praticavano iniezioni di ammoniaca per stimola- re il cuore, ma pare che questo rimedio fosse di breve durata. Per facilitare il riposo dei pazienti venivano som- ministrati degli oppiacei, come si era già sperimentato durante la Guerra Civile americana e quelli infetti veni- vano tenuti separati dagli altri degenti. *OLRVSHGDOLPLOLWDULSRQWL¿FLHUDQRWHQXWLFRQPROWDFXUD HXQQRWHYROHLQYHVWLPHQWRHFRQRPLFRDQFKHSHUFKpL YRORQWDULFKHIRUPDYDQRLUHSDUWLGLpOLWHFRPHJOL=XD- vi, ad esempio, provenivano spesso dalla nobiltà o, co- munque, da classi agiate. Le amputazioni erano prassi ordinaria. Riportiamo la QRWDUHODWLYDDXQSD]LHQWHLWDOLDQR³6HUUD/HRSROGR± Zuavo ferito. $QQL±%RORJQD±&DSLWDQRGHOƒ%HUVDJOLHUL±)H-

Rivista Militare I n. 3/2020 21 spetto alle tradizionali scene di battaglia con gli eser- citi schierati prima dell’attacco, o impegnati nella furia GHL FRPEDWWLPHQWL ,O GLSLQWR VHPEUD XQD IRWRJUD¿D un’istantanea in presa diretta che anticipa il momen- to conclusivo dello scontro. Il pittore sceglie di rap- SUHVHQWDUHLEHUVDJOLHULXQLWLH¿HULQHOORURLQFHGHUH impetuoso, proiettati in avanti verso l’osservatore, in una visione così realistica che sembra quasi di senti- re il rumore del pesante passo di corsa. I fanti, come se avessero le ali ai piedi, sono ritratti nel momento di massimo slancio mentre caricano la breccia. Una YRUWLFRVDH¿WWDQXYRODGLSROYHUHDYYROJHLOSORWRQH HQDVFRQGHO¶DPELHQWHFLUFRVWDQWH1RQYLqLQIDWWL Strumenti chirurgici da campo della seconda metà dell’Ottocento. alcun preciso riferimento paesaggistico al luogo del- la battaglia, anche se, sullo sfondo, a sinistra si in- ULWDSHUDUPDGDIXRFRWUDVIRVVDGDOƒVXSHULRUHDOƒ nalzano costruzioni che suggeriscono la cinta delle inferiore della faccia esterna della gamba sinistra, mu- Mura DXUHOLDQH³%LVRJQDYDDI¿GDUVLDOORVODQFLRGH¶ VFRODUH±,QJUHVVR6HWWHPEUH±(PROLHQWL±,UULJD]LR- nostri bersaglieri e far cessare il fuoco con la bajo- ni fenicate – Compressione e occlusione – Guarigione QHWWD´le cronache dell’epoca riportano il coraggioso 2WWREUH´$OWULSD]LHQWLQRQIXURQRFRVuIRUWXQDWLFRPH DVVDOWRGHLEHUVDJOLHULGHOƒHGHOƒEDWWDJOLRQH questo Capitano. ritratti dal Cammarano, presente sul luogo al momen- to dei fatti. Le testimonianze tramandano che molti GHLVRJJHWWLUDI¿JXUDWLGDOO¶DUWLVWDDEELDQRUHDOPHQWH L'ARTE AL PASSO DI CORSA SUHVRSDUWHDOORVFRQWUR6LSXzLSRWL]]DUHFKHO¶XI¿- (a cura di Martina Simonelli) ciale al comando della carica sia proprio quel Capita- QR /HRSROGR 6HUUD FLWDWR QHO SDUDJUDIR SUHFHGHQWH /DULFRUUHQ]DGHOƒDQQLYHUVDULRGDOOD%UHFFLDGL FKH FRO VXR ƒ EHUVDJOLHUL ³DYDQ]DQGR VHPSUH GL Porta Pia offre l’occasione per riscoprire una delle FRUVDDWWUDYHUVzODOLQHDGHOƒEDWWDJOLRQHWUDHQGR opere pittoriche più rappresentative e celebrative VHFRLQTXHOO¶LPSHWRXQSORWRQHGLTXHOEDWWDJOLRQH´ GHO  VHWWHPEUH  ³, %HUVDJOLHUL DOOD SUHVD GL ,OIDQWHDOO¶HVWUHPDVLQLVWUDLQSULPD¿ODVLGLFHHVVH- 3RUWD3LD´ re il lecchese Paolo Redaelli al quale il Cammarano, Michele Cammarano, autore di questa grande tela del qualche mese dopo il 20 settembre, avrebbe chiesto FRQVHUYDWDQHO0XVHRGL&DSRGLPRQWHD1DSR- di posare per l’opera su lauta ricompensa. Il caporale li, propone una composizione frontale, innovativa ri- WURPEHWWLHUH *LXVHSSH 7XPLQR GHO ƒ EDWWDJOLRQH

“Bersaglieri alla Presa di Porta Pia”, di Michele Cammarano.

22 Rivista Militare I n. 3/2020 “Morte del Maggiore Giacomo Pagliari presso la Porta Pia” di Giuseppe Vizzotto Alberti.

è invece ritratto in primissimo piano mentre sta per L’opera del Cammarano, fervente patriota, rimane FDGHUHDWHUUDFROSLWRDPRUWH$OOHVXHVSDOOHSURQ- tuttavia particolare sia per le sue scelte artistiche sia to per succedergli nell’incarico di incitare i compagni per le emozioni che riesce a infondere nell’animo di FRQODWURPEDLOFDSRUDOHVHQHVH1LFFROz6FDWROLGHO chi la osserva e ha conosciuto un interessante segui- ƒEDWWDJOLRQHFKHDQFK¶HJOLIHULWRSHUGHUjODJDP- to anche grazie al cinema. EDVLQLVWUD$OFHQWURLOEHUVDJOLHUHFROIH]URVVRFKH $LGLSLQWLVLqLVSLUDWRLQIDWWLVLDSHULFRVWXPLVLDSHU VLGLVWLQJXHWUDL³IDQWLSLXPDWL´KDLWUDWWLVRPDWLFLGHO LJHVWLGHOODEDWWDJOLD)LORWHR$OEHULQLSHULOVXRFRUWR- Cammarano. Il pittore, come altri artisti nelle loro ope- PHWUDJJLR³/DSUHVDGL5RPD´3UHVHQWDWRQHO re, si rappresenta infatti all’interno della scena imper- LQRFFDVLRQHGHOƒDQQLYHUVDULRGHOO¶DYYHQLPHQWRLO sonando uno dei protagonisti. ¿OPKDO¶RQRUHGLHVVHUHODSULPDSHOOLFRODSURLHWWDWD 4XHOORGHO&DPPDUDQRQRQqQpO¶XQLFRQpLOSULPR pubblicamente in Italia, assegnando così alla data del dipinto a riprendere in forma pittorica l’evento. Già  VHWWHPEUH XQ VLJQL¿FDWR LPSRUWDQWH DQFKH SHU LO QHO  O¶RODQGHVH &DUHO 0D[ 4XDHGYOLHJ QH ³/D cinema italiano. Curiosa è, inoltre, la provenienza dal EUHFFLD GL 3RUWD 3LD´ D SDJ   UHDOL]]D XQD YH- PRQGR PLOLWDUH SURSULR GL )LORWHR$OEHULQL LQ SUHFH- duta paesaggistica dell’assalto, con il Maggiore del GHQ]DIRWRJUDIRLPSLHJDWRSUHVVRO¶,VWLWXWR*HRJUD¿FR ƒEDWWDJOLRQH%HUVDJOLHUL*LDFRPR3DJOLDULPRUHQWH 0LOLWDUHGL)LUHQ]H VXOOH PDFHULH GHOOH PXUD ,O VDFUL¿FLR GHOO¶XI¿FLDOH q Pittura e cinema non rimangono dunque indifferenti a una delle vicende umane rappresentate con fedeltà e ciò che succede il 20 settembre del 1870. GRYL]LDGLSDUWLFRODULDQFKHQH³/D3UHVDGL3RUWD3LD´ Ed è così anche per il teatro: solo un mese dopo la FD GL&DUOR$GHPROOR DSDJ  EUHFFLD DO7HDWUR$UJHQWLQD GL 5RPD YHUUj UDSSUH- 3DJOLDULGLYHQQHDWXWWLJOLHIIHWWLO¶³(URHGL3RUWD3LD´ VHQWDWDXQDYHUVLRQHGHOO¶LQQR³0DUFLDGHL%HUVDJOLH- XI¿FLDOH YDORURVR H LQWUDQVLJHQWH DOOD VXD PHPRULD UL´ UHDOL]]DWD SHU LO EDOOHWWR ³)OLN )ORN´ GL 3DROR 7D- fu concessa, con Regio decreto l’11 dicembre 1870, JOLRQL 6DUj TXHVWD SDUWLWXUD WHDWUDOH GHO EUDQR FKH OD 0HGDJOLD G¶2UR DO 9DORU 0LOLWDUH FRQ OD VHJXHQWH successivamente arrangiata, diventerà l’inno ancora PRWLYD]LRQH³3HUDYHUHFRQLQWHOOLJHQ]DHDPPLUD- RJJLFRQRVFLXWRSURSULRFRPH³)OLN)ORN´ bile slancio, condotto il proprio battaglione all’attacco La presa di Roma è il primo evento mediatico del- della breccia di Porta Pia, rimanendo a pochi passi OD 6WRULD G¶,WDOLD DO TXDOH SDUWHFLSDQR SRHWL SLWWRUL GDOHLPRUWDOPHQWHIHULWR´$OOD¿QHGHOVHFRORDQFKH JLRUQDOLVWLHIRWRJUD¿(QRQSRWHYDHVVHUHDOWULPHQWL *LXVHSSH9L]]RWWR$OEHUWLQHOO¶DIIUHVFRPRQXPHQWDOH FRQVLGHUDQGRDQFKHODVFHQRJUD¿DXUEDQDGHOO¶HSLVR- ³0RUWHGHO0DJJLRUH*LDFRPR3DJOLDUL´SUHVVROD3RU- dio: le Mura aureliane adiacenti alla michelangiolesca WD3LD´ LQTXHVWDSDJLQD FHOHEUDO¶HURHDOODVWUHJXD Porta Pia. Del resto, a qualsiasi avvenimento storico di un valoroso condottiero del passato che trova an- italiano, grazie alla ricchezza culturale del nostro Pa- cora la forza di indicare la breccia spronando i com- ese, corrisponde una contaminazione di differenti e militoni ad avanzare. varie espressioni artistiche.

Rivista Militare I n. 3/2020 23 BIBLIOGRAFIA

$$99 Innocenti L. /¶HVHUFLWRSRQWL¿FLRGD&DVWHO¿GDUGRD3RUWD3LD Per il papa Re 1976 Milano, Intergest 3HUXJLD(VSHULDHGLWULFH

$$99 0ROD$$ Storia della danza italiana Storia della massoneria italiana 2011, Torino, EDT 2001, Milano, Bompiani

$QGHRWWL* Raggi P. La sciarada di Papa Mastai La Nona crociata 1967, Milano, Rizzoli 1992, Ravenna, Libreria Tonini

Cadorna L. Rotasso G. – Ruffo M. Il Generale Raffaele Cadorna nel Risorgimento Italiano L’armamento individuale dell’Esercito italiano dal 1861 /RQGUD)RUJRWWHQ%RRNV al 1943 5RPD8I¿FLR6WRULFRGHOO¶(VHUFLWR Carozzi D. 20 settembre 1870: uomini, fatti, curiosità Pesci U. 5RPD)LDPPH&UHPLVLQ Come siamo entrati in Roma, con prefazione di G. Carducci &HFFDUHOOL$ 1956, Roma, Parenti Resoconto del servizio militare di ambulanza nell’ospe- GDOHSRQWL¿FLR 3HWDFFR$ 1871, Torino, Cav. Pietro Marietti O Roma, o morte 2010, Milano, Mondadori

&RPDQGRGHO&RUSRGL6WDWR0DJJLRUH Tittoni M.E. Memorie Storiche Militari Il Risorgimento a colori: pittori, patrioti e patrioti pittori 5RPD2I¿FLQD3ROLRJUD¿FD(GLWULFH nella Roma del XIX secolo 2011, Roma, Gangemi Editore 'H$PLFLV( Ricordi del 1870–1871 7RPDVVLQL6 0LODQR)UDWHOOL7UHYHVHGLWRUL Roma, il papa, il re 0LODQR,O6DJJLDWRUH

'H6DQWL30 9LJHYDQR$ Il Risorgimento nel cinema italiano /D¿QHGHOO¶HVHUFLWRSRQWL¿FLR 1989, Roma, Rivista Militare 1920, Roma

24 Rivista Militare I n. 3/2020