Università Degli Studi Di Pisa Facoltà Di Scienze Politiche

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Università Degli Studi Di Pisa Facoltà Di Scienze Politiche UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE MASTER DI SECONDO LIVELLO IN ANALISI, PREVENZIONE E CONTRASTO DELLA CRIMINALITÁ ORGANIZZATA E DELLA CORRUZIONE MISURE DI CONTRASTO AL RACKET ESTORSIVO: IL RUOLO DELLA SOCIETÀ CIVILE E L'ESEMPIO DI ADDIOPIZZO di ALICE RIZZUTI ANNO 2013 INDICE INTRODUZIONE 1 CAPITOLO I IL FENOMENO ESTORSIVO 1. Il pizzo 3 2. Le misure di policy 8 CAPITOLO II IL RUOLO DELLA SOCIETÀ CIVILE 1. Cenni sulla mobilitazione sociale e sul movimento antimafia 18 2. Il movimento antimafia in Sicilia e a Palermo 24 3. Osservazioni conclusive 28 CAPITOLO III L'ESPERIENZA DI ADDIOPIZZO 1. Il Comitato Addiopizzo: 30 - La campagna "Pago chi non Paga. Contro il pizzo cambia i consumi" - Attività nelle scuole: Addiopizzo junior e Addipizzo young - Libero Futuro - Community Addiopizzo - Comitato dei Professionisti Liberi 2. Il consumo critico. 37 Focus sulla campagna "Pago chi non Paga. Contro il pizzo cambia i consumi" 3. Addiopizzo nei processi 41 - Ufficio legale - Costituzione di parte civile - Denunce CONCLUSIONI 49 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 51 SITOGRAFIA 53 INTRODUZIONE "Nel territorio palermitano le estorsioni sono documentate sin dal XVI secolo e rappresentano una delle attività mai dismesse dai gruppi mafiosi, sia per il ritorno economico che assicurano sia perché costituiscono l'esercizio della signoria territoriale, un dominio assoluto su tutte le attività esercitate sul territorio, che trova nella richiesta del pizzo una forma di fiscalità criminale in concorrenza con quella statale" U. Santino, Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all'impegno civile, 2009 Il racket delle estorsioni, attività criminale remunerativa attraverso la quale le mafie riescono ad ottenere utili facilmente reinvestiBili in affari illeciti e necessari ai fini del sostentamento delle famiglie dei Boss carcerati, colpisce gravemente le imprese e l'intera economia legale del Mezzogiorno e, ormai, di gran parte dell'Italia. La pratica estorsiva è il tipico strumento di affermazione del potere mafioso sul territorio, dal momento che, in cambio del pagamento del pizzo, la mafia offre un servizio di protezione, che in condizioni normali è fornito dalle istituzioni statali. In questo modo il crimine organizzato si propone come autorità alternativa a quella statale legittima, esercitando così un'imposizione "fiscale" in ragione del servizio prestato. Il pizzo, inoltre, presenta profili di convenienza per il commerciante che paga, poiché quest'ultimo viene protetto da altri gruppi criminali e, considerato il pizzo come Barriera all'ingresso del mercato, risulta essere avvantaggiato rispetto ai suoi concorrenti non protetti, potendo riversare sugli utenti finali il costo della protezione pagata. Alla luce di tali considerazioni, le prime vittime del "contratto di protezione" risultano essere sia consumatori che acquistano Beni e servizi di Bassa qualità a prezzi elevati, che i concorrenti potenziali che si vedono ostacolato l’accesso al mercato. Questa ricerca ha l'oBiettivo di analizzare le misure di policy del racket estorsivo finora adottate nel territorio siciliano, con un approfondimento al fenomeno della moBilitazione della società civile sociale e all'esperienza realizzata dal Comitato Addiopizzo nella lotta al racket sul territorio palermitano. Nel primo capitolo, presenteremo i profili economici e sociologici del pizzo e distingueremo tre generiche categorie di interventi (statali, economici, sociali). Nel secondo capitolo, concentreremo l'attenzione sul ruolo della società civile e, dopo Brevi 1 cenni sul fenomeno della moBilitazione sociale, tratteremo del movimento antimafia attraverso un excursus storico del movimento antimafia siciliano. Nel terzo capitolo, come esempio di efficace intervento della società civile, analizzeremo le attività realizzate dal Comitato Addiopizzo, esaminando la pratica del consumo critico e valutando la partecipazione di Addiopizzo ai processi per estorsione in qualità di assistenza legale e di parte civile costituita ai fini del risarcimento danni. 2 CAPITOLO I IL FENOMENO ESTORSIVO 1. IL "PIZZO" Ai sensi dell'art. 629 c.p. l'estorsione è un reato contro il patrimonio consistente nel procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, costringendo taluno a fare od omettere qualcosa mediante violenza o minaccia. L'estorsione aggravata dal metodo mafioso, più comunemente chiamata "pizzo", è una delle attività più remunerative attraverso cui la mafia ottiene utili facilmente reinvestibili in affari illeciti. La pratica estorsiva è esercitata in svariati settori economici, attraverso la pretesa di pagamento del pizzo ovvero con l'imposizione di servizi, forniture e manodopera. Nel primo rapporto semestrale del 2013 la DIA rileva che Cosa nostra è ancora fortemente attiva nel settore delle estorsioni e che il pizzo, oltre a rappresentare una consistente voce del Bilancio grazie al sistemico prelievo di risorse finanziarie, è il tradizionale strumento di controllo del territorio1. Numerosi studiosi, invero, lo considerano il reato tipico attraverso il quale le associazioni a delinquere di stampo mafioso affermano la propria signoria sul territorio2. Schneider e Schneider (2009) configurano Cosa nostra come una gamma di attività che implicano principalmente l'estorsione3. Secondo Arlacchi (1983) la mafia regola i rapporti socio-economici e distorce la concorrenza tramite l'intimidazione e le minacce estorsive4. 1 http://www.interno.gov.it/dip_ps/dia/semestrali/sem/2013/1sem2013.pdf; il pizzo è lo strumento cruciale ai fini dell'imposizione del potere sul territorio anche da parte di nuovi Boss emergenti, come si rileva dai recenti accadimenti di sangue avvenuti nel quartiere della Zisa v. http://ricerca.repuBBlica.it/repuBBlica/archivio/repuBBlica/2014/03/19/zisa-dietro-il-delitto-la-guerra- del.html e anche alla Noce, v. http://palermo.repuBBlica.it/cronaca/2013/12/10/news/palermo_si_ rifiuta_di_pagare_il_pizzo_ai_Boss_e_viene_pestato_a_sangue_davanti_al_negozio-73181944/; inoltre come ricorda il procuratore aggiunto Agueci <<dopo gli arresti e il ritorno in libertà di numerosi esponenti di Cosa nostra, le famiglie hanno l'esigenza di trovare nuovi equilibri fra loro e lo strumento migliore per riaffermare il proprio potere sul territorio è l'imposizione del pizzo...storicamente, la radice della mafia>>, v. http://www.addiopizzo.org/puBlic/giornaledisicilia_05-03-2014_B.jpg; v. anche Rapporto SoS Impresa, Le mani della criminalità sulle imprese, XII Rapporto, Confesercenti, Roma, 2009 2 Già nel 1991 falcone sostiene che il pizzo sia il riconoscimento tangibile dell'autorità mafiosa sul territorio, lo considera una vera e propria tassa imposta dalla mafia, v. M.Cecchini, P.Vasconi, S. Vettraino, Estorti e riciclati. Libro Bianco della Confesercenti, F. Angeli, Milano, 1991 3 J. Schneider, P. Schneider, Un destino reversibile. Mafia, Antimafia e società civile a Palermo, Viella, Roma, 2009 4 P. Arlacchi, La mafia imprenditrice. L'etica mafiosa e lo spirito del capitalismo, Il Mulino, Bologna, 1983 3 Scaglione (2008) sostiene che attraverso il pizzo la mafia riBadisca il proprio potere, trasmetta la sensazione di essere fonte di sicurezza e protezione, eserciti un’imposizione fiscale in ragione dei corrispettivi servizi di suddetta protezione ed ottenga consensi dai beneficiari di tali servizi5. Dunque, come già evidenziato, il pizzo è lo strumento che meglio si presta a garantire il controllo del territorio, cd. power syndacate6. Anche Sciarrone (2005) è dello stesso avviso: “l’affermarsi del sistema estorsivo, organizzato a fini di protezione e imposto a livello locale, è l’elemento fondamentale per il funzionamento e la regolazione della signoria territoriale della mafia”7. La Spina (2005) afferma che la protezione estorsiva è il core business di Cosa nostra8 e definisce il racket estorsivo come “produzione e talora offerta coattiva di protezione, in forma tendenzialmente monopolistica, contro un corrispettivo consistente in un’utilità economicamente valutabile [...] Tale attività è efficace perché le vittime sanno ex ante che esiste la possibilità di subire ritorsioni violente nel caso in cui non venga accettata la richiesta estorsiva o non vengano rispettati i termini di accordi in cui è coinvolta la mafia”9. Monzini (1993) ritiene che le caratteristiche del pizzo, attività illegale tipicamente vincolata ad un contesto di dimensione locale, consistano nella capacità degli estorsori di utilizzare la violenza intimidatrice e di penetrare continuativamente aree di mercato preesistenti10. Per un'analisi del fenomeno estorsivo, reputiamo opportuno ricordare che l'analisi economica del crimine (fiorentini/Peltzman, 1995; Varese, 2011) qualifica la criminalità organizzata come gruppo di organizzazioni concorrenti e/o colluse con le autorità governative, volte a conquistare con la forza il monopolio di un determinato territorio11.: più precisamente, le mafie vengono definite “providers of extralegal governance”12 che 5 A. Scaglione, Il racket delle estorsioni, I costi dell’illegalità. Mafia ed estorsioni in Sicilia, A. La Spina (a cura di), Il Mulino, Bologna, 2008, 80 ss. 6 Ibidem. 7 R. Sciarrone, Mafie vecchie, Mafie nuove. Radicamento ed espansione, Donzelli, Roma, 2005, 24 8 A. La Spina, Mafia, legalità debole e sviluppo del Mezzogiorno, Il Mulino, Bologna, 2005, p. 51 9 A. La Spina, Mafia, legalità debole e sviluppo del mezzogiorno in Sicilia, Il Mulino, Bologna, 2005, 43 10 P. Monzini, L'estorsione nei mercati leciti ed illeciti, in Liuc Papers n.1, Serie Storia,
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