Tesi Di Laurea in Comunicazione Politica Il Movimento 5 Stelle

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Tesi Di Laurea in Comunicazione Politica Il Movimento 5 Stelle CORSO DI LAUREA IN SCIENZE POLITICHE E RELAZIONI INTERNAZIONALI ( CLASSE 60/S) Tesi di laurea in Comunicazione Politica Il Movimento 5 Stelle: analisi di un fenomeno fra partecipazione non istituzionalizzata, protesta e conflitto con i media Candidato Natascia Alibani Docente Relatore Chiar.mo Prof. Massimiliano Andretta ANNO ACCADEMICO 2014-2015 Indice Introduzione 3 1 Modi di espressione e crisi della partecipazione politica 7 1.1 Cenni sulla partecipazione politica 7 1.2 Partecipazione latente e manifesta 10 1.3 Partiti 12 1.4 Movimenti sociali 14 1.5 Conclusioni 16 2 Media e new media come veicolatori di informazione politica 19 2.1 Il rapporto tra media e politica 19 2.2 Costruzione dell’agenda politica e framing 22 2.3 Comunicazione politica in Internet 27 2.4 Conclusioni 29 3 Il Movimento 5 Stelle, ovvero quando la partecipazione è interattiva e non istituzionalizzata 33 3.1 Le premesse alla base della nascita del M5S 33 3.2 L’escalation: da novità assoluta a primo partito in Italia 35 3.3 Le ragioni del successo e il programma politico 38 3.4 Composizione socio-demografica del Movimento 41 3.5 Il difficile rapporto con i media: dalla chiusura totale ai recenti sviluppi 44 3.6 Conclusioni 50 4 La ricerca sul campo 52 4.1 Soggetti della ricerca 52 4.2 La ricerca sui quotidiani 53 4.3 La ricerca attraverso le interviste 58 4.4 I motivi della scelta dei due meet-up 59 4.5 Il profilo degli intervistati 62 4.6 Conclusioni 64 5 Media e Movimento 5 Stelle: analisi di un rapporto conflittuale 67 5.1 Le basi della ricerca 67 5.2 V-Day 68 5.3 La vittoria di Federico Pizzarotti a Parma 79 5.4 Le elezioni del febbraio 2013 93 5.5 Le elezioni europee del 25 maggio 2014 104 5.6 Conclusioni 124 6 Le interviste all’interno dei Meet-up 128 6.1 Luoghi e temi della ricerca 128 6.2 Il profilo degli attivisti 129 1 6.3 Grado di informazione e livello di partecipazione politica 135 6.4 L’attività attuale all’interno del Movimento 5 Stelle 142 6.4.1 Gli altri partiti e il ruolo del M5S 146 6.5 Il funzionamento del M5S: il livello locale 157 6.5.1 Il funzionamento del M5S: il livello nazionale e la leadership 161 6.6 Conclusioni 172 7 Conclusioni 175 Bibliografia 183 2 IInntttrroodduuzziiioonnee Pur se con una storia piuttosto recente, costituita da neppure settant'anni di governo repubblicano, lo scenario politico nel contesto italiano ha attraversato, a partire dal dopoguerra, varie fasi e momenti di rottura e crisi che ne hanno segnato in maniera indelebile il rapporto con l'elettorato. Chiusa la lunga epoca del bipolarismo caratterizzato dai due “colossi” della politica italiana, DC e PCI, che ha prodotto governi (soprattutto la Democrazia Cristiana) praticamente in maniera ininterrotta dall'anno di costituzione della Repubblica (1948) fino al 1994, l'Italia ed il suo elettorato hanno sempre ricercato nuove identità politiche che ne potessero prendere il posto, identità che potessero rappresentare quel senso di appartenenza e di partecipazione che nel dopoguerra, con un popolo ancora scosso dalle vicissitudini del ventennio fascista, erano forti più che mai. Ma dai grandi partiti di massa, e al grande seguito popolare che questi riscuotevano, si è invece passati all'allontanamento sempre più rapido della gente dalle formazioni partitiche nate in seguito alle trasformazioni post-Tangentopoli nei primi anni Novanta, le quali indubbiamente hanno minato il rapporto fiduciario fra elettori e politici, determinando il consolidarsi di una distanza fisica – in termini di iscrizioni- ma soprattutto morale irreversibile. Il successo della Lega guidata da Umberto Bossi prima, e quello di Forza Italia poi, sono un segnale inequivocabile del bisogno popolare di trovare qualcosa di “nuovo” in cui tornare ad avere fiducia, dopo che lo scandalo legato all'indagine “Mani pulite” e il conseguente passaggio da Prima a Seconda Repubblica aveva spazzato via quasi quarant'anni di stabilità politica e, con essa, le certezze dell'elettorato. Pur se con modalità diverse, l'una basandosi su rituali riecheggianti le usanze storiche e su un programma politico tendente al populismo, atti a far confluire nella sicurezza della tradizione il malcontento della gente, l'altra adoperando ad hoc il mezzo televisivo - divenuto nel frattempo il più importante veicolatore di informazione politica- e grazie ad un leader di indubbio carisma come Silvio Berlusconi, entrambe hanno saputo rappresentare, nella prima metà degli anni Novanta, la svolta che la gente richiedeva, ma senza tuttavia raggiungere mai il livello di partecipazione popolare precedente. La crisi di partecipazione e l'emorragia di attivismo politico non si sono infatti arrestate con l'evoluzione del linguaggio e dello stile comunicativo dei leader di partito, sempre più improntati a rispettare le logiche e i tempi del mezzo televisivo; anzi, questo going commercial dei contenuti politici, la formattazione ad hoc dei messaggi nel pieno rispetto delle regole televisive presuppongono in parte una configurazione del tutto nuova del partito, in cui il leader più carismatico, più di spicco, il più “televisivo” insomma, emerge fra gli altri distaccandosi 3 completamente e finendo per associare il proprio nome e il proprio personaggio “pubblico” al partito stesso. L'attivismo, nelle sedi di partito, a livello locale, non serve più, poiché la personalizzazione della politica fa si che la quasi totalità del lavoro di propaganda venga espletata proprio dal leader, durante le interviste, nei talk show televisivi, nei dibattiti politici trasmessi nei salotti di prima serata. La disaffezione sempre crescente da parte dell'elettorato nei confronti del mondo politico, dunque, corre parallelamente alla sua sempre maggiore trasformazione in fenomeno mediatico. Le campagne elettorali non hanno più luogo nelle piazze, a colpi di banchetti, di comizi e di volantini, o almeno queste non rappresentano più il motore principale per l'azione dei partiti; la partita adesso si disputa nei confronti all'americana, nelle tribune elettorali trasmesse dalle reti, nelle interviste opportunamente confezionate e montate. Ma, proprio perché mondo politico e mondo dei media vivono in una sorta di simbiosi in cui necessariamente l'uno è indispensabile all'altro, il terzo elemento della comunicazione politica, ossia il cittadino, sembra essere tagliato fuori, chiuso fra le pressoché inesistenti opportunità di partecipazione piena offerte dalla politica e la dubbia trasparenza delle informazioni trasmesse dai mass media; questi ultimi, infatti, ponendosi come intermediari tra i due soggetti, assurgono al fondamentale ruolo di costruttori dell'agenda politica, imponendo una scelta di contenuti ai partiti e, conseguentemente, ai fruitori ultimi della comunicazione. I quali non sapranno mai realmente in quale modo una determinata issue è stata trattata, affrontata, o se le issues discusse nei media sono davvero le più rilevanti di cui si debba parlare rispetto ad altre che, magari, è stato scelto di non affrontare. Il rischio principale per l'elettorato è dunque quello di avere a disposizione un'informazione politica incompleta, dimezzata, insufficiente, che naturalmente non può che aumentare ancor più il gap esistente fra le parti, inducendo chi già è poco propenso ad interessarsi di politica all'abbandono definitivo, e chi invece ha un interesse piuttosto elevato a ricercare fonti alternative di comunicazione e di informazione. Queste fonti, soprattutto nell’ultimo decennio, sembrano essere state trovate in Internet: la Rete, grazie ad una struttura improntata all’immediatezza, all’interattività e alla diffusione su larga scala, ha sostituito per molti i mass media tradizionali per la fruizione delle informazioni politiche, ma anche lo spazio fisico di ritrovo per la discussione politica vera e propria. Quella che cinquant’anni fa poteva essere la piazza o la sede di partito oggi è stata sostituita dall’agorà virtuale, dove quanti intendono prendere parte al dibattito o semplicemente tenersi aggiornati hanno l’opportunità di farlo in maniera istantanea, continua e senza muoversi da casa. Il proliferare di forum, blog, piattaforme di discussione, e poi social network ha permesso ai soggetti interessati di accedere ad un nuovo spazio di informazione e comunicazione, che in parte recupera anche quella dimensione attiva della partecipazione latitante invece nel modo di fare politica odierno; proprio l’istantaneità della Rete 4 consente l’invio di feedback continui da parte dei fruitori e dei destinatari della comunicazione, attraverso l’utilizzo di commenti, condivisioni, visualizzazioni, riuscendo a fornire una percezione praticamente esatta del bacino di utenza raggiunto da un determinato messaggio. La partecipazione attiva è poi garantita anche da altri strumenti, utilizzati da quelli che possono essere definiti come l'evoluzione “telematica” dei movimenti sociali e dei gruppi di pressione, ossia di tutti quei movimenti tesi a realizzare un coinvolgimento pieno e reale della popolazione al di fuori dei canali istituzionali, quindi a prescindere dalla mera esperienza elettorale, tramite cui si esprime la preferenza politica ma che non può essere assolutamente considerata sufficiente affinché si possa parlare di “forme di democrazia diretta” esercitate dal cittadino. Se prima tale partecipazione si esprimeva tramite sit-in o manifestazioni di protesta, oggi le molteplici opportunità offerte da Internet permettono di coinvolgere un campione potenzialmente elevatissimo di popolazione tramite l'adesione a petizioni, a referendum virtuali, che in un brevissimo lasso di tempo possono aggregare persone anche al di là dei confini fisici. Se negli Stati Uniti movimenti di questo tipo sono attivi da diverso tempo e raggruppano una quantità considerevole di cittadini (l'esempio più lampante è Move.On, di cui tratteremo più avanti), in Italia quello che può essere considerato l'erede legittimo dei movimenti improntati al perseguimento di definiti obiettivi sociali in maniera nettamente separata rispetto ai partiti è il Movimento 5 Stelle, nato proprio sul Web e da lì cresciuto fino a rappresentare l'alternativa per molti più valida rispetto al sistema partitico tradizionale.
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