Autorappresentazione Di Un'identità in Cambiamento. Il Popolo
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Tesi-Bruno-indice http://www.saharawi.org/oldsite/tesi/bruno/Tesi-Bruno-Indice.htm di Bruno Chiaravalloti INDICE Indice delle tavole 1 Del fare ricerca sull'identità 1.1) Presentazione dei campi profughi saharawi 1.1.1)Ballando salsa nel deserto 1.1.2) Quando il nonluogo diventa campo ed il campo viene a sedersi al tuo 'tavolino' 1.2) Per un discorso sull'identità 1.2.1) Due o tre cose sull'identità: da assoluta ad assolutamente ambigua 1.2.2) Identità come luogo di interazione. I Saharawi dal confino al laboratorio 1.3) Percorso 2 Profilo storico-etnografico dei Saharawi 2.1)Profilo storico 2.1.1)Problemi e linee d'indagine per una storia dei Saharawi 2.1.2) I Berberi prima dell'islamizzazione (XII sec. a.c. - VII sec. d.c.) 2.1.3) Islamizzazione del Maghreb (VII - XI sec. d.c.) 2.1.4) Arrivo dei Maqil e fusione con i berberi (XIII - XVII sec. d.c.) 2.1.5) Primi contatti con le potenze occidentali (XIV sec. - 1885) 2.1.6) Conferenza di Berlino e prime resistenze alla colonizzazione 2.1.7) Nascita del nazionalismo saharawi 2.1.8) La guerra col Marocco ed il processo di pace 2.2) Struttura sociale tradizionale dei Saharawi 2.2.1) Composizione 2.2.2) Lignaggi 2.2.3) Asaba 2.2.4) Tribù 2.2.5) Tributi 2.2.6) Gerarchie interne 2.2.7) Organizzazione politica 2.3) Creazione di un sentimento di popolo e di nazione 2.3.1) Presentazione del problema 2.3.2) Idea di popolo 2.3.3) Idea di nazione 2.3.4) La rivoluzione sociale del Fronte Polisario. Tesi-Bruno-indice http://www.saharawi.org/oldsite/tesi/bruno/Tesi-Bruno-Indice.htm 3 Politica e poetica della museificazione fra i Saharawi 3.1) Introduzione 3.2) Museo Nacional del Pueblo Saharaui 3.2.1) Storia del Museo Nacional del Pueblo Saharaui 3.2.2) Struttura ed allestimento 3.2.3) Intervista a Lehbib Abidin 3.3) Museo della Guerra 3.3.1) Museo della Guerra 3.3.2) Intervista a Mohamed Sidi Aupa 3.4) Deserto 3.5) Politica e poetica della museificazione fra i Saharawi 4 Mettere in scena l'identità 4.1) Tutte le piste portano a Smara 4.2) Descrizione ed analisi delle manifestazioni 4.2.1) Le immagini come testo: rappresentazione di un'autorappresentazione 4.2.2) Passato e presente-tradizione e modernità 4.2.3) Abiti 4.2.4) 'Spettattori' 4.2.5) 20 de Mayo 5 Pittura 5.1) Introduzione 5.1.1) Scoperta 5.1.2) Introduzione 5.2) Raffigurazione ed Islam 5.3) Pittura contemporanea nel Maghreb 5.4) Pittura fra i Saharawi 5.4.1) Pittura fra i Saharawi 5.4.2) Soggetti e temi 5.4.3) Analisi delle opere 5.5) Disegni dei/delle bambini/e 5.5.1) Disegni dei/delle bambini/e 5.5.2) Descrizione dei disegni Conclusioni Bibliografia Tesi-Bruni-Cap1 http://www.saharawi.org/oldsite/tesi/bruno/Tesi-Bruno-Cap1.htm L'etnografia è come l'oceano. Tutto quel che vi serve è una rete, una rete qualsiasi; e allora se vi mettete per mare e gettate la vostra rete, state pur certi che qualche pesce lo prendete. (Marcel Mauss) (1) 1.1) Presentazione dei campi profughi saharawi 1.1.1)Ballando salsa nel deserto 1.1.2) Quando il nonluogo diventa campo ed il campo viene a sedersi al tuo 'tavolino' 1.2) Per un discorso sull'identità 1.2.1) Due o tre cose sull'identità: da assoluta ad assolutamente ambigua 1.2.2) Identità come luogo di interazione. I Saharawi dal confino al laboratorio 1.3)Percorso 1.1) Presentazione dei campi profughi saharawi 1.1.1) Ballando salsa nel deserto (Inizio pagina) Novembre 1998, campi profughi saharawi. Sto aspettando Brahim per andare a cena. Mi chiamano per andare a mangiare alla mensa dei cooperanti internazionali; ringrazio declinando la chiamata. Finalmente arriva Ibrahim, passiamo a prendere Antonella e Carla e raggiungiamo gli spagnoli. Antonella, persino nel deserto o forse proprio perché l'occasione lo richiede, si stava truccando per uscire. Siamo attesi all'ospedale dei medici cubani per una cena di benvenuto per l'arrivo dell'ambasciatore cubano ad Algeri. L'ospedale è una costruzione in muratura ad un solo piano, a poche centinaia di metri dalla 'reception' per i visitatori internazionali. Si trova in una posiziona relativamente isolata ed ha un grande cortile centrale intorno al quale si susseguono le sale operatorie e le abitazioni dei medici cubani. Cuba è uno dei paesi amici dei Saharawi e da anni gruppi di medici dell'isola caraibica trascorrono lunghi periodi nel deserto. Il pasto è decisamente più ricco di quello offerto dalla direzione della 'reception' di Rabouni. Finito la cena veniamo invitati ad andare in una sala dove proseguirà il benvenuto all'ambasciatore. Attraversiamo il cortile ed entriamo in una stanza allestita per una festa danzante. La pietra del pavimento nel centro della sala è stata ormai resa liscia dai passi di salsa e rumba di tanti anni passati nel deserto aspettando di tornare a casa. Vicino allo stereo un triangolo di segnalazione stradale pieno di luci colorate crea un atmosfera da discoteca ed un tavolo pieno di bottiglie di coca cola e rum è pronto per gli invitati. Ma è sulle pareti che si concretizza la realtà, solo a prima vista paradossale, di questa situazione. Campeggiano i poster con i volti di Che Guevara, Camilo Cienfuegos, Fidel Castro e Mustapha Sayed El Ouali e Mohamed Abdelaziz(2) . Comincia la musica e fra una chiacchiera e l'altra mi rendo conto di come i Saharawi presenti non sfigurino affatto, nel ballare la salsa, di fronte ai medici cubani. Molti di loro hanno vissuto e studiato all'Avana anche per dodici anni ed oggi sono rientrati nei campi profughi. Provo a dare un ordine a quello che ho davanti agli occhi: sto ballando salsa all'interno di un ospedale cubano nel bel mezzo del deserto algerino, che in realtà non è Algeria, ma è un'altra cosa che ancora non è.(3) 1.1.2) Quando il nonluogo diventa campo ed il campo viene a sedersi al tuo 'tavolino' (Inizio pagina) Il processo di globalizzazione che stiamo vivendo ha comportato il fiorire di nonluoghi; posti che non rispondono più al concetto di luogo della tradizione etnologica, che vuole una cultura localizzata nel tempo e nello spazio. Scrive Marc Auge': I nonluoghi sono tanto le installazioni necessarie per la Tesi-Bruni-Cap1 http://www.saharawi.org/oldsite/tesi/bruno/Tesi-Bruno-Cap1.htm circolazione accelerata delle persone e dei beni (strade a scorrimento veloce, svincoli, aeroporti)(4) , aggiungerei anche Internet con tutte le possibilità di connessione che offre, quanto i mezzi di trasporto stessi o i grandi centri commerciali o, ancora, i campi profughi dove sono parcheggiati i rifugiati del pianeta. Viviamo, infatti un'epoca paradossale anche sotto questo aspetto. Nel momento stesso in cui l'unità dello spazio terrestre diviene pensabile e in cui si rafforzano le grandi reti multinazionali, si amplifica anche il clamore dei particolarismi, di coloro che vogliono restare soli "a casa loro" o di coloro che vogliono ritrovare una patria, come se il conservatorismo degli uni e il messianismo degli altri fossero condannati a parlare lo stesso linguaggio: quello della terra e delle radici .(5) I Saharawi vivono da venticinque anni in un nonluogo; un nonluogo particolare che sono i campi profughi. Proprio per la sua natura di luogo di raccolta di persone appartenenti ad una stessa etnia o con uno stesso presente politico, il campo profughi generalmente non produce individualismi ed alienazione, come altri nonluoghi tendono a fare. Hanno sviluppato un sistema di coesione sociale e di trasmissione e mutazione delle proprie tradizioni coerente con il loro presente politico e storico. I Saharawi entrano continuamente in contatto con 'turisti solidali' e giornalisti, medici ed ingegneri, professori universitari e funzionari dell'ONU. Una ricerca antropologica, oggi ed in un tale contesto, deve tenere presenti tutti questi aspetti e non sperare di isolarsi in un contatto esclusivo con l'altro, perché gli altri si sono moltiplicati. L'altro con cui sono entrato in contatto e relazione, paradossalmente, nel momento in cui è stato confinato nei campi profughi, ha viaggiato molto di più e molto più lontano di quanto non avesse fatto nel suo recente passato nomade; ha visto il 'proprio territorio' varcato da individui, portatori di culture, con cui in passato non aveva mai dialogato direttamente. La cena nell'ospedale cubano è solo uno delle tante situazioni 'impreviste' accadutemi durante la mia ricerca. Ancora più inaspettato e benvenuto è stato il verificare che il mio campo di ricerca, come un organismo vivente e mobile, mi ha seguito a 'casa', si è seduto con me a 'tavolino' indipendentemente dalla mia volontà. Sei mesi dopo il mio secondo viaggio nei campi profughi, la telefonata di una rappresentante del Fronte Polisario, mi preavvisava che sarebbero arrivati due studenti saharawi a Perugia. Avevano ottenuto una borsa di studio dal Dipartimento di Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, per frequentare le facoltà di Economia e Scienze Politiche. Oggi, a distanza di un anno e mezzo da quella prima telefonata, ci sono cinque studenti saharawi iscritti all'Università di Perugia, con cui ho proseguito a negoziare le conoscenze acquisite in viaggio. Il campo di ricerca mi si è materializzato in cucina, con la stessa subitaneità ed ineluttabilità con cui io mi sono materializzato nella tenda della famiglia che mi ha ospitato. Se ormai non è più possibile pensare le culture come oggetti statici, risulterebbe quantomeno illogico pretendere di immaginarci immobili i/le loro portatori/trici.