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LE CRONACHE l’Unità 13 Mercoledì 15 ottobre 1997

A ordinarne la cattura sono stati gli stessi pm palermitani. Lo hanno scoperto grazie a un nuovo collaboratore Non voleva trasferimento La protesta 15INT01AF03 Il Di Maggio ordinava omicidi 1.0 di Pulvirenti 7.0 Arrestato l’uomo che fece prendere Riina che ingoia Caselli: «Ma rimane un teste credibile, ha fatto ammissioni piene» una lametta Dalla Prima . Prima Ferone, poi Avo- CATANIA. Ha ingoiato una lamet- la e Samperi e poi, ancora, Totuc- taperprotestarecontrountrasferi- cio Contorno. Adesso tocca a lui, mento «a rischio» che lo avrebbe a Baldassare Di Maggio, il pentito che ha fatto finire in carcere dopo riportato a Catania. Giuseppe Pul- 23 anni di serena latitanza Salva- virenti, «u malpassotu», boss pen- tore Riina, il , l’uomo tito ieri mattina ha improvvisato Procura di Palermo, non chiude- al quale aveva giurato fedeltà per la protesta, davanti agli agenti che re neanche un solo occhio di fron- la vita, in quella campagna di San lo avrebbero dovutoaccompagna- te ai comportamenti criminali di Giusepe Jato, dove lo avevano condotto per la «pungitina» dopo re, anche con la forza, per deporre uno dei testimoni più significativi in un processo che si sta celebrano del cosiddetto «processo del seco- il suo primo omicidio. Un pentito lo». Intendiamoci. L’arresto di un che per Cosa nostra è stato come a Catania e che vede alla sbarra pentito non è una novità. Non ab- un terremoto. Balsassare Di Mag- suoi affiliati accusati di associazio- biamo dimenticato Salvatore «To- gio da martedì notte è in una cella ne mafiosa e delitti avvenuti negli dell’Ucciardone perchè, secondo i tuccio» Contorno che spacciava magistrati di Palermo, avrebbe ri- anni scorsi a Catania. Sono stati gli dosi di eroina ai «viados», fra una costituito la sua e ordinato stessi uomini del servizio di prote- deposizione processuale e l’altra o addirittura due delitti, uno dei zione che lo hanno soccorso e tra- Giuseppe Ferone che a Catania quali fallito, ma non certo per vo- spediva i suoi killer per cimiteri a sportato nell’infermeria del carce- lontà dei sicari. 15INT01AF01 re di massima sicurezza del centro regolare vecchi conti di «fami- A farlo cadere forse l’eccessiva glia», fra una deposizione proces- sicurezza. La convinzione che il 4.0 Italia dovesi trovaattualmente. Le suale e l’altra. Collaborare con la suo status di pentito di «serie A» sue condizioni, restano comun- giustizia, svelare i segreti dell’orga- lo avesse messo al riparo per sem- 18.50 quenongravi. nizzazione criminale alla quale si è pre da controlli ed indagini. E in- Il braccio di ferro fra il pubblico appartenuti, ricostruire migliaia di vece così non è stato. In Procura ministero Nicolò Marino, che per pagine nere con nomi, date, e hanno tirato dritto anche quando moventi; ecco, tutto ciò non è si- dalle carte è spuntato il nome di motivi «di sicurezza», si era oppo- nonimo né di «conversione» né di un collaboratore sul quale l’accusa sto al trasferimento dei pentiti e il scoperta di valori deamicisiani. Au- punta molte delle sue carte in presidente della III sezione del Tri- gurarsi e fare il possibile che ciò quello che forse per l’ufficio diret- bunale di Catania Roberto Passa- accada, è sacrosanto. Pretenderlo, to da Giancarlo Caselli, è il proces- lacqua, aveva portato all’ordine di o darlo per scontato, sarebbe co- so più importante, almeno sul pia- me dire che il «malato cronico» no dell’immagine: quello contro trasferimento coatto all’eventuale (tornato di moda in questi giorni), . «Questa Procura rifiuto dei pentiti. Si riaccendecosì in via di miglioramento, debba es- non guarda in faccia nessuno...». la polemica sui collaboratori di sere - per decreto del medico - al Il procuratore Caselli lo ha detto giustizia. riparo da qualsiasi ricaduta. Abi- con serenità. Nessuno sconto, nes- suna comprensione. In Sicilia, an- «Lo Stato abbandona i pentiti - tuiamoci a considerare i «collabo- ha denunciato Enzo Guarnera, le- ratori di giustizia» per quello che cora una volta chi sbaglia paga e sono, alla stregua di «malati croni- duramente. Ne sanno qualcosa i gale di Giuseppe Pulvirenti, e di al- ci», appunto. Eviteremo tutti tante pentiti catanesi, come Giuseppe tri pentiti di mafia, e la lotta alla delusioni e tante polemiche prete- Ferone che, approfittando della mafia». I tre collaboratori ha ag- stuose. Lunedì, nell’aula bunker di protezione dello Stato, tornò in città per far fuori la moglie del Il procuratore della repubblica in Palermo, Gian Carlo Caselli durante la conferenza stampa; in basso Giulio Andreotti Nacari/Ansa giunto Guarnera sono tra i mag- Santa Verdiana, a Firenze, a con- boss Nitto Santapaola. Adesso giori accusatori di Cosa nostra a clusione della prima parte della «Cammisedda» è in una cella dove Catania: «È impensabile, per la lo- deposizione di sul attende un ergastolo che neppure è stato condotto alle «Tre Torri» strerebero proprio il ruolo che il suo delitto più orrendo, sequestro ro sicurezza, costringerli a tornare un miracolo potrà evitargli. ad attenderlo, negli uffici della pentito aveva nella «reconquista» inunacittàarischio.Denunciaan- e morte di un ragazzino di 15 an- Dia, ha trovato i magistrati che lo Sulle colline che sovrastano la che la fazione anti-Brusca stava zi l’esistenza di un progetto per pe- ni, il pubblico ministero ha osser- valle dello Jato, che si respirasse hanno sottoposto ad un lungo in- tentando sul territorio dello Jato. Il legale di Andreotti: vato: «quella di Brusca è stata una aria di guerra la gente lo aveva ca- terrogatorio per chiarire il ruolo Intercettazioni che hanno riscon- nalizzareicollaboratori». deposizione limpida, solare, puli- pito da tempo. Lì, a San Cipirelo e che aveva avuto nella faida dello trato in pieno le dichiarzioni di Ieri mattina, «u malpassotu», ta». Voleva dire che, a suo giudi- a , in pieno re- Jato. Di Maggio ha tergiversato, «Alfa» che aveva indicato anche il «Era chiaro che mentiva» doveva testimoniare con altripen- zio, Brusca si è caricato sulle spalle gno corleonese, che la pax mafio- poi ha capito che non aveva vie vertice del nuovo titi, nell’aula bunker del carcere di tutte le sue responsabilità, quelle d’uscita e alla fine ha ammesso in sa garantita dal ferreo controllo di clan, del quale faceva Bicocca, nel processo denominato che per sua stessa ammissione Giovanni Brusca era finita lo si era buona parte le sue responsabilità, parte anche Nicola («ne ho fatte di cotte e di crude») capito dopo il suo arresto in una spiegando di aver ordinato i delit- Lazio, che avrebbe La notizia dell’arresto di Balduccio Di Maggio «Ariete 2», contro trenta affiliati al gli pesano di più. Può dunque es- villetta di San Leone. Altri perso- ti perchè temeva per al vita dei deciso la condanna a piomba nell‘ aula della quinta sezione penale boss,accusatidiquindiciomicidie sere «limpida, solare, pulita» la de- naggi, fuori da Cosa nostra, cerca- suoi famigliari, che secondo il suo morte di Arato e Co- del tribunale, dove si svolge il processo a Giulio di associazione mafiosa. La sera posizione processuale persino del vano di prendere il sopravvento. racconto, sarebbe stata messa in stanza. Andreotti, mentre è in atto un duro scontro tra prima, per lo stesso processo ave- pericolo dai picciotti rimasti fedeli più incallito delinquente. I pentiti, Si diceva che fossero uomini vici- Immediate ieri a Giovanni BruscaeaVitoVitale. accusa e difesa. Il pubblico ministero Roberto vano deposto altri due pentiti, non sono tutti uguali. Ognuno - ci ni a Di Maggio, che come lui ave- mattina le reazioni A far scattare le indagini su Di Scarpinato sta interrogando uno dei testi, il MaurizioAvolaeClaudioSeverino siscusilaovvietà-èunlibroche vano dovuto subire lo strapotere della difesa al proces- Maggio sono stati l’omicidio del va letto dalla prima all’ultima pagi- di Giuvanninu ‘u verru, ma che so Andreotti. «Questi magistrato della prima sezione della Samperi. meccanico Vincenzo Arato, ex so- na. Con la lente di ingrandimento, adesso rialzavano la testa per im- fatti - ha detto l’avvo- Cassazione Vitaliano Esposito, ma l‘ avvocato Pulvirenti, dunque, si sarebbe cio di Di Maggio, ma assai vicino a 15INT01AF02 quando anche una sola parola non porre la loro legge. Nulla di strano cato Gioacchino Gioacchino Sbacchi, uno dei difensori dell‘ trovato davanti, trenta deicinque- Giovanni Brusca, ammazzato a convince. Non esiste infatti un’uni- in questo, tutto perfettamente in Sbacchi - confermano 1.0 colpi di fucile il 24 settembre da- imputato, contesta vivacemente il modo in cui cento affiliati al suo clan, che rap- ca testuggine composta da pentiti linea con le logiche mafiose: cade che Di Maggio perse- vanti alla sua casa di . 10.0 vengono rivolte le domande. Per sedare gli presentava il braccio armato della e nascosti da un gigantesco e in- un capo e subito i «perdenti» cer- guiva più che una Poche settimane prima, esatta- differenziato scudo collettivo. cavano di riemergere. Il fatto sor- dissociazione un di- animi il presidente Francesco Ingargiola famiglia catanese di Cosa nostra mente il 7 agosto, era stato ferito Quando questa diventerà una veri- prendete è che alla loro testa c’era segno di egemonia sospende l‘ udienza per qualche minuto. guidata da Nitto Santapaola. Nel l’imprenditore Francesco Costan- lo stesso Baldassare Di Maggio che mafiosa». Sbacchi ne approfitta per raggiungere corso del processo, infatti, tra i de- tà acclarata e indiscutibile per tut- za, parente della moglie di Enzo ti, otterremo il risultato - che non adesso viveva lontano dalle colli- ne dello Jato, in una località segre- Brusca e considerato dai magistra- Sul futuro di Di velocemente i vicini uffici della Procura e litti più eclatanti trattati, quello di è poca cosa - di trattare il cosid- ta con un altro nome e la prote- ti uno dei prestanome di Giovan- Maggio sono difficili assistere alla conferenza stampa di Gian Carlo un marocchino assassinato nell’o- detto «pentitismo» mafioso per zione dello Stato con il quale ave- ni Brusca. le previsioni. Sarà la Caselli. All‘ uscita commenta con i giornalisti: spedale Cannizzaro di Catania do- quello che effettivamente é e deve va stretto un patto di collaborazio- Il cerchio delle indagini attorno commissione sui col- essere: uno strumento giudiziario laboratori di giustizia «Questi fatti confermano che Di Maggio ve era stato ricoverato in gravissi- ne e di lealtà. Lo stesso Di Maggio a Di Maggio si è stretto con l’arre- perseguiva più che una dissociazione un me condizioni poche ore dopo di conoscenza dall’interno di che aveva fatto arrestare Riina e sto, il 9 ottobre di Nicola Lazio e a decidere se mante- un’organizzazione criminale che raccontato di aver visto il capo di Giuseppe Maniscalco, un uomo nere o meno nei suoi disegno di egemonia mafiosa». «Mi sembra l’agguato teso dai killer del «mal- nacque segreta; e non per caso. Il Cosa nostra baciare Giulio An- d’onore quest’ultimo da sempre confronti i benefici previsti dalal eccessiva - aggiunge il legale - la preoccupazione della Procura di passotu». Ma anche del tentato «pentitismo» è solo questo. dreotti. protetto da Di Maggio che nelle legge. «Non sta a noi esprimere sostenere la credibilità di Di Maggio, anche di fronte a questi omicidio di Giuseppe Ferrera, cu- A tradirlo è stato un nuovo col- sue dichiarazioni ne aveva ridi- giudizio morali - ha detto Caselli - Ecco perché, al quesito iniziale, anche se dovrebbero essere pesan- sviluppi e malgrado il contesto dei rapporti del Di Maggio con gli gino del boss Nitto Santapaola, ci sentiamo di rispondere che que- laboratore, nome in codice «Alfa», mensionato il ruolo fino ad esclu- ambienti di Cosa Nostra». Sbacchi ricorda quindi che il generale dei che per fuggire all’agguato, si lan- che si è auto accusato di un omici- dere al sua affiliazione mafiosa. Di ti. Dobbiamo fermarci ad un pro- st’«Antimafia», capace di imporre filo tecnico-giuridico». La sua col- carabinieri Francesco Delfino, che raccolse le prime dichiarazioni di ciò dalla camera del reparto di la «legge» anche a chi magari col- dio, indicando Di Maggio come il Maggio gli era infatti grato per mandante. averlo avvertito che Brusca lo cer- laborazione, ha aggiunto, «è stata Di Maggio «aveva già segnalato il pericolo che nei suoi racconti pneumatologia, dove eraricovera- labora con la «legge», oggi si è piena e totale, è tutt’ora da consi- fossero presenti aperte menzogne», ed analizzando i to. I sicari infatti, non erano riusci- rafforzata con la cattura di Di Balduccio Di Maggio venerdì cava per ucciderlo, permettendo- era a Palermo, in casa di una sua gli così di sfuggire alla condanna a derarsi un collaboratore a tutti gli Maggio. Dura lex, sed lex. E anche effetti. Non si cancella l’arresto di comportamenti del «pentito» osserva: «Mi è sembrato che fosse ti ad entrare nella stanza perché amica. Lì lo hanno trovato gli uo- morte emessa nei suoi confronti. molto sensibile a comprendere al volo quel che si voleva sentire da Ferrera, aveva fatto istallare una Di Maggio, a San Giuseppe Jato, mini della Dia che lo cercavano da Determinanti - secondo gli inve- Riina». non potrà più cavarsela dicendo: « alcuni giorni. Da una settimana stigatori - sarebbero proprio le lui». portablindata. mi manda Picone». era stato «invitato a comparire», conversazioni intercetatte tra Ma- Walter Rizzo [Saverio Lodato] ma si era reso irreperibile. Quando niscalco e Di Maggio che dimo- Giusi Lazzara

Il personaggio Balduccio Di Maggio, pentito per paura della vendetta di Brusca Ai giudici raccontò il bacio di Andreotti al boss Il primo omicidio nell’81, poi divenne l’autista di “zu Totò” e suo fedele braccio destro. Nel ‘92 la fuga in un paesino del Piemonte.

«Posso dire cose molto importan- un futuro di purezza d’animo, ma le, provincia di Palermo, crebbe che a Bernardo Brusca piacque «Quando si parla di donne nessu- il generale dei carabinieri France- Ma Balduccio Di Maggio non si ti, ma dovete garantire sicurezza a come un più laico e meno nobile senza molta cultura e scivolò con moltissimo. Tanto che poche ore no ha la coscienza a posto». Difesa sco Delfino. Il mafioso ha due al- fermò lì. Pochi mesi dopo raccon- me e ai miei parenti». Così parlò salto di barricata, che si può fare molta naturalezza nei rivoli di Co- dopo fu sottoposto al rito della generale, non del singolo. Di Mag- ternative. La prima: non collabo- tò per primo di quell’incontro tra Baldassarre Di Maggio, detto Bal- per convinzione,operconvenien- sa nostra. Di quell’epoca, di quan- «puntuta», sangue e giuramento gio, decifrò la teatralità dei com- rare, scontare una piccola pena, Riina e Andreotti, e del bacio di sa- duccio, quando ancora nessuno za. O per paura. Come Di Maggio. do era bambino, si sa ovviamente di fedeltà a Cosa nostra di fronte a portamenti,capìcheRiinanonl’a- tornare in Sicilia e rischiaredi esse- luto che si diedero quando s’in- sapeva chifosse, quandoSalvatore Giovanni Brusca gliela aveva giu- pocoonulla.L’unicacosacheresta donBernardocheindicòaDiMag- vrebbedifesoun’altravolta,chegli re ucciso. La seconda: collaborare, contrarono in casa di Ignazio Sal- Riina era un nome, non un volto, rata da tempo, figurarsi dopo il è quel nomignolo, Balduccio, gri- gio un uomo, tra i presenti: «Quel- stava offrendo solo una chance di entrare nel programma di prote- vo. Un racconto, seguito da altri, ancoraliberoemoltopocoricerca- «tradimento» che ha portato al- dato chissà quante volte dalla ma- lo è Riina, “zu Totò” - gli disse -. fuga, capì che Giovanni Brusca gli zione e stare più lontano possibile che ha dato spessore alle tesi del- to; quando dei baci di Andreotti l’arresto di Riina. E lui, Di Maggio, dre e dal padre, e ripetuto tante di Non lo abbandonare mai». Bal- aveva dichiarato guerra e sapeva dallaSicilia. l’accusa nel processo, tuttora in nessuno, ragionevolmente, si cu- si è difeso come solo un mafioso sa quelle volte tra i parenti e gli amici duccio obbedì a suo modo, senza che le guerre di questo genere fini- La sera dell’8 gennaio scelse la corso,controGiulioAndreotti.Ma rava. Era l’8 gennaio 1993, matti- fare: ha ordinato di uccidere un inunaretechel’haresoindifferen- fare domande. Di Riina divenne scono con un morto. Il più debole. seconda strada. «Ma voglio garan- Di Maggio parlò anche delle riu- na presto, un paesino in provincia uomo di Brusca che attentava, a te al passare degli anni, anche autistaeviaviafedelissimobraccio BaldassarreDi Maggiomisecosìda zie, voglio sicurezza per me e per la nionidellaCommissione,ilgover- di Novara, Borgomanero. Finì in suo dire, alla sicurezza dei suoi fa- quando «Balduccio» imponeva il destro. parte le sue aspirazioni e decise di mia famiglia». Gliela concessero. no diCosanostra,e diuna in parti- carcere per detenzione di armi. E miliari. Come ai vecchi tempi. Ma rispettoconlearmieconilsangue. Ma la sua ascesa dava fastidio a lasciarela Sicilia. Scelse unpaesino Parlò tutta la notte. La mattina del colare, nel 1987. Disse ai magistra- decise, per gli stessi motivi che lo questo non vuol dire che, in questi Ma in fondo quel nomignolo do- Giovanni Brusca, fratello di Ber- delPiemonte,Borgomanero. 9 gennaio Di Maggio fu portato a ti e ripetè in pubbliche udienze: spinsero ad arrivare fino in Pie- anni, ai giudici abbia raccontato veva piacere anche a lui, non gli nardo, che nel frattempo aveva Quella mattina di gennaio, al- Palermo a bordo di un Falcon. E lì, «Riina spiegò che bisognava dare monte, dalla Sicilia, di collaborare menzogne. E i racconti di Di Mag- mancavano certo i modi per con- ereditato la guida della famiglia. l’alba, quando i carabinieri lo fer- davanti ai carabinieri del Ros e agli una lezione ai democristiani, per- conigiudici.Diraccontarequanto gio non sono da poco. Uno su tut- vincere la gente a chiamarlo col Gli faceva ombra. Così Brusca co- marono per un controllo, aveva uomini della Dia, continua a par- ché i processi andavano male. Alle sapeva di Cosa nostra, lui che ave- ti: l’ormai famoso bacio di Giulio suo vero nome. E primadilui,ilca- minciò a metterlo indifficoltànel- consésoltantounapistola,unaca- lare. Di , soprattut- elezioni potevamo votare per i so- va vissuto per più di un decennio Andreotti a Riina, nell’87, in casa po dichiarato di Cosa nostra, tut- le riunioni, a screditarlo, soprat- libro 9, e un centinaio di munizio- to. Dei suoi nascondigli, dei suoi cialisti, magari anche per altri par- nel cuore della mafia. Di pentirsi, dell’esattore emafiosoIgnazioSal- tora conosciuto e chiamato come tuttodifronteaRiina.Arrivòadac- ni. Portato nel carcere di Novara, spostamenti. La mattina del 15 titi, ma non per i comunisti». E ag- per usare un verbo improprio. Per- vo. Totò. Tornando aDi Maggio,negli cusarlo di adulterio, sostenendo fu rinchiuso in una cella accanto a gennaio 1993, nascosto in un fur- giunse: «Riina disse anche che bi- ché non tutti i pentiti sono«penti- La storia di Baldassarre Di Mag- anni dell’adolescenza si limitò a che Balduccio, sposato e padre di quelle occupate da una sessantina gone camuffato in via Bernini, a sognava uccidere i giudici Falcone ti» degli atti criminosi che hanno gio è assolutamente banale, in tut- qualche«lavoretto».Poi,nel1981, due figli, con la suacondotta tradi- di mafiosi, tra i quali alcuni legati Palermo, vide uscire dal cancello e Borsellino perché davano fasti- commesso, anzi. Perché il termine to simile alla biografia di qualsiasi quandoBaldassarrediannineave- vail codice d’onorediCosanostra. ai “corleonesi”, alleati di Riina e della villa che lui stesso aveva indi- dio, perché facevano fare gli arre- «pentito» non dev’essere inteso in boss mafioso.Figlio di un pecoraio va 22, arrivò la grande occasione: Riina si espose, e per difenderlo dunque di Giovanni Brusca. Di cato una Citroen Zx. «È lui, è “zu sti...». senso religioso, il rinnegare un diSanGiuseppe Jato,paesottonel- un uomo da uccidere. Eseguì il la- pubblicamente tirò fuoriunamas- Maggio sente talmente vicino il Totò”», disse. La latitanza di Riina, passato di peccato per entrare in l’entroterra della Sicilia occidenta- voro, e non fece domande, cosa sima che suonava più o meno così: pericolo che chiede di parlare con durata23anni,finìcosì. Andrea Gaiardoni