Valentino Bompiani. Un Editore Italiano Tra Fascismo E Dopoguerra
Irene Piazzoni Valentino Bompiani Un editore italiano tra fascismo e dopoguerra INTRODUZIONE «Valentino Bompiani è l’editore del presente: le altre due dimensioni di tempo non lo preoccupano, tanta è in lui la certezza che il futuro dovrà necessariamente divenire attuale e che il passato esiste come nutrimento del presente»: con queste parole si apre il catalogo della Esposizione delle edizioni Bompiani, allestita ad Atene, a cura dell’Istituto italiano di cultura, nel novembre del 1955 1, che così puntualizza, proseguendo: La sua opera difatti ne ha l’irrequietudine e la baldanza: ne accetta i rischi e le responsabilità, è solidale e fusa con questa sempre fuggevole particella di tempo. E la varietà dei libri che appaiono nelle vetrine con la sua sigla non vuol significare un acuto eclettismo di editore quanto il suo costante aderire all’essenza multiforme dell’attuale. Aderenza al presente e sostanziale eclettismo, in effetti, sono peculiarità che ben si prestano a definire la fisionomia della Bompiani, siglando i pri- mi venticinque anni della sua vita, quelli che si identificano con le scelte, gli orientamenti, l’habitus e la formazione culturale del suo fondatore. L’attività della casa editrice milanese, dai suoi passi iniziali, nel 1929, ai primi anni cinquanta, «s’è andata allargando come i cerchi intorno a un sasso gettato nell’acqua» – scrive nel 1949 Arnaldo Frateili, romanziere e giornalista che è tra i primi autori del catalogo e a lungo amico e collabo- ratore dell’editore: Ho visto che in ogni caso il movimento partiva da un centro, e che quel centro era la mente di Valentino Bompiani, sempre in vedetta sulla coffa 1 Esposizione delle edizioni Bompiani, a cura dell’Istituto italiano di cultura in Atene (Atene, 21-30 novembre 1955), p.
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