Note E Discussioni Schede Incrociate Per Editori E Lettori

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Note E Discussioni Schede Incrociate Per Editori E Lettori Note e discussioni Schede incrociate per editori e lettori di Pietro Albonetti Da alcuni anni gli editori presentano rendi­ (scrittori al quadrato o alla radice quadra­ conti più numerosi: storie, autobiografie, ta?). Ecco qui allora memorie di due editori, memorie, documenti tratti dagli archivi. due volumi di lettere e un recente romanzo1: Qui, leggendo alcuni libri appena usciti, en­ vi cercherò indizi di una storia scontata ma tro appena nella dimensione del fenomeno: non scritta: circa sessant’anni di rapporti coi le confessioni editoriali vanno dall’Europa lettori italiani. Non c’è bisogno di dimostra­ alPAmerica. Così gli editori salgono alla ri­ re il contributo che può dare la storia dell’e­ balta coi loro autori e la casa risalta quanto i ditoria alla storia in generale. suoi inquilini. I lettori, clienti della casa, os­ Non si può riprendere in questa nota la bi­ servano curiosi; se sono intossicati da droga bliografia dei precedenti studi e contributi: libresca sentiranno di avere una relazione non sarebbe un consuntivo rapido, né facile. più particolare con la casa. Una prima ricognizione esauriente dovrebbe Ma in Italia non si vede ancora un deciso raccogliere un materiale vario e più o meno movimento verso la storia dell’editoria di celebrativo. È un inevitabile riflesso che at­ questo secolo. Si tratta ancora di piccole torno all’industria editoriale crescano scrit­ storie e di limitata documentazione offerte ture di accompagnamento, di commento, di all’attenzione di un pubblico che, ormai nu­ celebrazione. Le memorie degli editori sono meroso a seguire l’una o l’altra performance certamente meglio intese da chi è in qualche editoriale, è attirato anche da preludi e mo­ modo coinvolto nelle vicende editoriali: do­ vimenti interni. vrò mettermi semplicemente dalla parte del L’ansia di entrare nella cucina dell’editore lettore comune e cercherò qualche elemento e di cogliere il retroscena del pubblicare of­ generale in un’attività cos socialmente in­ fre così agli editori altre occasioni editoriali, fluente. che un po’ alla volta gli studiosi indirizze­ I frammenti della memoria di Giulio Ei­ ranno ad una conoscenza più sistemata ed naudi, le lettere con Bompiani, le lettere di organica. Zavattini (non è editore, ma tra i due prece­ Rispetto ad altre metamorfosi non è inna­ denti editori è un singolare legame) sono let­ turale che gli editori siano anche scrittori ture che insieme possono produrre alcuni ef- 1 Giulio Einaudi, Frammenti di memoria, Milano, Rizzoli, 1988; Valentino Bompiani, Il mestiere dell’editore, Mi­ lano, Longanesi, 1988; Caro Bompiani. Lettere con l’editore, a cura di Gabriella D’Ina e Giuseppe Zaccaria, Mila­ no, Bompiani, 1988; Cesare Zavattini, Una, cento, mille lettere, a cura di Silvana Cirillo, Milano, Bompiani, 1988; Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, Milano, Bompiani, 1988. Da ricordare anche due precedenti lavori di Bom­ piani, Via privata, Milano, Mondadori, 1983, e Dialoghi a distanza, Milano, Mondadori, 1986. Italia contemporanea”, marzo 1989, n. 174 90 Pietro Albonetti fetti per illuminare meglio il tempo che co­ È una recensione3 amichevolmente dissa­ prono e particolarmente quello che va dal cratoria, che può aiutare anche un lettore 1930 al 1950. periferico, che abbia seguito più inconsape­ volmente la produzione Einaudi. Cases so­ stiene che Einaudi non risponde ancora a La “grata dorata” di Einaudi domande importanti, nemmeno a quelle che pone a se stesso: “Ma come sono passati at­ Per un piccolo scarto di tempo la cronologia traverso il fascismo i giovani allievi di Augu­ dovrebbe dare la precedenza a Bompiani, sto Monti?”. “Com’era Felice Balbo?” “Chi ma le pagine di Einaudi, la cui attività co­ era, per noi del mestiere, l’ingegnere?”. Pos­ mincia qualche anno dopo, ci offrono un’in­ sono essere anche le mie domande, attraver­ troduzione migliore. so le quali ripensare esperienze culturali e Giulio Einaudi aveva iniziato a fare l’edi­ politiche di tutto un periodo. Chi non vede tore nel novembre 1933. Fece visita dopo che almeno a cominciare dalla prima guerra poche settimane a Valentino Bompiani: “Mi mondiale un più gran numero di persone via fece, se ben ricordo, una lezione di editoria, via si mise a leggere per consolarsi, per desi­ e uscii dai suoi uffici molto sicuro, rinfran­ derare, per risentirsi, per capire? Questa cato dall’idea di avere un antagonista amico esperienza generale è ancora poco decan­ nel cammino difficile che avevo intrapreso tata. [...] Solamente Arnoldo, il grande Arnoldo Che possiamo dire noi, per adesso, se lo Mondadori, mi fu maestro di editoria al pari stesso Cases chiede più storia e vede in una di Valentino”2. Il cenno alla solidarietà tra grata dorata, che Einaudi ebbe in dono da colleghi si trova spesso, ma l’antagonismo è Eduardo, l’allegoria del fallimento di tutta una traccia pure importante. Questi rapporti la cultura laica di sinistra in Italia? “Zitti, di simpatia celano anche storie più ruvide. zitti, piano, piano, non disturbiamo per ca­ Bisognerà aspettare che sia più avanzato il rità, scendiamo giù per la scala di pietra, Ei­ lavoro negli archivi, dove si raccoglie il va­ naudi in testa, poi tutti noi del mercoledì e rio dialogo e confronto che ha veicolato la Contini, Dionisotti, Segre e altri e guardia­ pubblicazione dei libri alla conquista del mo dietro la grata dorata i fedeli... sullo mercato. Se un ciclo della storia del libro sta sfondo discerniamo figure meno benevole, per concludersi, come sembra, resterà alme­ l’ombra di don Milani, Dal Noce, Franco no il gusto di farne la storia. Fortini... e perfino torve bande di ciellini. Si capisce allora perché una figura come Ci fan le boccacce brandendo in segni di Giulio Einaudi, disponendosi a ricordare, scherno il catalogo Einaudi. Non si può dire accenda l’interesse di molti, direi, in tutta che abbiano tutti i torti”4. la provincia italiana. Prima di riportare al­ Colpevole la mia parte, mi piacerebbe ca­ cune mie impressioni, farò un avvicinamen­ pire meglio perché andavo in sollucchero to al libro dell’editore torinese per interpo­ per il catalogo Einaudi: storia passata, che sta persona, cioè con le parole di Cesare conviene conoscere. Per adesso lo stesso Ei­ Cases, che della Casa Einaudi ha diretta naudi dice che in queste sue pagine è impre­ esperienza. ciso. 2 G. Einaudi, Frammenti di memoria, cit., p. 15. 3 Cesare Cases, Il signore di Perno, “L’Indice”, 1988, n. 2, pp. 4-5. 4 C. Cases, Il signore di Perno, cit., p. 5. Schede incrociate per editori e lettori 91 La storia delle case editrici è un’angolatu- gente vera, i montanari, coi quali si cimenta­ ra insostituibile per dare nuove dimensioni va nelle imprese più ardite. Per me i diversi alla realtà e al fato dei libri: “Leggere resta furono tutto questo insieme. Avrebbe così ancora un mistero anche se lo facciamo ragione Fortini, quando dice che la mia gio­ ogni giorno”5. È necessario indagare i mo­ vinezza ‘non si distingueva da quella di tanti di, le articolazioni, le scelte, le differenze e altri del mio ceto e classe’. Ma eravamo poi le mediazioni da editore a editore. Restano, così tanti?”6. per esempio, ancora da studiare molti viag­ In questa paginetta intitolata Libero dal gi editoriali nel fascismo. Einaudi intitola proprio tempo troviamo tratti di esistenze il primo capitoletto delle memorie La mac­ che si vanno definendo come viaggiatori alla china da scrivere Olivetti: gli servì per la ricerca di un vero paese, un paese diverso. Si prima giovanile grafica antifascista alla fine sente lo spaesamento delle persone. Giaime degli anni venti. Ma, da editore, la prima Pintor, che poi morì nella guerra, diceva che manovra fu il rinnovamento della rivista “le discussioni malinconiche non sono quelle “La cultura”, tra il 1934 e il 1935: il propo­ dei dotti... ma quelle della gente comune, sito era quello di non saltare per aria al pri­ degli sportivi e degli uomini d’affari, che so­ mo passo. Non si potè evitare invece dopo no caratterizzate da una spaventosa serietà un anno la chiusura e che i redattori finisse­ anche quando trattano degli argomenti più ro quasi tutti in prigione. La rivista suddet­ futili”7. Molti anni dopo Felice Balbo ha ta aveva cercato una grafica più disinvolta e cercato di trovare un posto fisso agli intellet­ contenuti con meno letteratura e più storia, tuali: “La vedetta ha il suo momento eroico meno erudizione e più attualità. Ma dovet­ nel resistere al sonno dell’alba, quando gli tero cessare anche quelle prudenti innova­ altri dormono, e non nel darsi da fare con zioni. gli altri quando la nave è finita negli Restava la vita individuale come senti­ scogli”8. Il frastuono sul ruolo degli intellet­ mento di antifascismo e di libertà. Carlo Le­ tuali, comunque definito, oggi non si sente vi “si sentiva ‘libero dal proprio tempo, così quasi più. da esso esiliato, da poter essere veramente In queste pagine di Einaudi molte occasio­ un contemporaneo’. Cioè ‘libero’, estraneo ni di confronto sono appena abbozzate. Ac­ al regime totalitario da esso ‘esiliato’, e cenno solo a ciò che ritengo appartenere se ‘contemporaneo’ di quanti cercavano i segni non sempre a meriti oggettivi, almeno al di ogni diversità. Per Carlo i ‘diversi’ furo­ mio sentimento grato. no i contadini della Lucania, nonché ‘gli uo­ Gli aspetti materiali e grafici dei libri Ei­ mini nuovi, piccoli oscuri, con cui ebbe la naudi non ci hanno forse dato soddisfazioni fortuna di formarsi e conoscersi’, così come sensorie? Chi scrive non può dimenticare il per Leone Ginzburg i diversi furono i com­ primo momento del possesso materiale di un pagni e i Maestri; per Pavese i contadini del­ Decameron illustrato e custodito da cofanet­ le sue colline, le donne, i libri che leggeva, to, consegnato, un giorno a metà degli anni traduceva e annotava a margine; per Mila, il cinquanta, all’uscita di un liceo, da un ra- diverso era la musica, la frequentazione di tealista che non si vide più a ritirare le rate.
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