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1 Emilio Renzi “I migliori anni della nostra vita (1958-1967). In memoria di Guido Davide Neri” (da: “Materiali di Estetica”, 11/2004, pp. 11 36. Numero dedicato a Guido D. Neri, 1935-2001, a cura di Simona Chiodo) Premessa Negli anni della formazione uno scarto anche solo di due o tre anni può contare molto. Arrivato alla Facoltà di Filosofia di Milano Statale nel novembre del 1958 vidi per la prima volta Guido Davide Neri nell’aula di Enzo Paci, al suo fianco come assistente volontario. Tra i banchi di quell’aula feci la conoscenza di Giovanni Piana, Andrea Bonomi, altri di cui poi dirò. Loro erano “matricole”, io avevo già fatto due anni a Padova dunque ero un “terz’anno”. La differenza di piani di studi tra le due Università faceva sì che io mi trovassi a frequentare in altre aule corsi di anni diversi, con altri compagni ancora. Quanto a Guido, si era laureato un anno prima, a Pavia1. Io ero dunque più piccolo di lui di ben due anni anagrafici e lui più grande di me di tre o cinque anni di studi filosofici completati e di conoscenze universitarie e milanesi. Così apparve a me in quei giorni secondo una prospettiva che sostanzialmente non cambiò nei pur mutati rapporti di sopravvenuta crescita. Il garbo di Guido, la sua bella maniera di rispondere al saluto, alle domande, sempre con un suo intento sorriso, facevano superare ogni distacco ma nessuno dei due appartenne realmente alle rispettive cerchie degli amici stretti e intimi. Non ho esclusivi ricordi su di lui. E tuttavia ne scrivo perché più tardi intuii - e ora capisco del tutto - che fu una delle figure forti ancorché sommesse della crescita di quel gruppo di ragazzi che eravamo, e di un’intera stagione della Facoltà nella cornice di un 1 Nota biografica su Guido Davide Neri a cura di Chiara Zamboni e bibliografia dei suoi scritti a cura di Alessandra Pantano in Guido D. Neri, Il sensibile, la storia, l’arte. Scritti 1957-2001, prefazione di Dino Formaggio, Ombre Corte, Verona 2003. Altra bibliografia degli scritti di Neri in “aut aut” n. 304 (luglio-agosto 2001), pp. 161-164. Testimonianze di vari autori in Quando tra noi muore un filosofo. Ricordo di Guido D. Neri, Tipografia Viciguerra, Cremona 2002. Si vedano Amedeo Vigorelli, Con gli occhi di Guido, in “Rivista di storia della filosofia” (di prossima pubblicazione nel 2004, versione preliminare intitolata Ricordando Guido Davide Neri, in “Chora”, IV, 8, genn. 2004, pp. 88-91); Fulvio Papi, Una vita filosofica, XXX? 2 decennio di vita culturale della città di Milano2. I maestri e l’assistente Enzo Paci era in quel periodo intensamente impegnato a rifondare l’esistenzialismo e il relazionismo sulla fenomenologia husserliana. Le sue lezioni erano seminali, la rivista “aut aut” era attesa di numero in numero, la fine della lezione non era un abbandono dell’aula bensì un addensamento intorno alla cattedra di giovani (e magari anche di belle signore), la cui voglia di chiedere, di sapere, non si riteneva soddisfatta. Il pensiero vivente di Paci si dispiegava secondo il duplice e convergente movimento di lettura dei testi inediti di Husserl e di correzione dei suoi proprii studi giovanili e dell’interpretazione che ne aveva Antonio Banfi, il suo maestro. Questo era - e restò - un altro punto di differenza tra quei giovani: lo “scarto” tra gli anni (pochi) e gli eventi intervenuti (molti). Banfi era morto nel 1957, Neri l’aveva sentito insegnare, parlare alla Casa della Cultura, l’aveva letto in presa diretta. Viceversa per me, per noi, Banfi era il volto rappresentato dalla fotografia in apertura del numero speciale di “aut aut” apparso all’inizio del 1958 e dedicato a Banfi; ed era certamente i saggi di Paci, il denso libro di Fulvio Papi. Ma è fatto noto e accertato che i racconti a voce tra gli studenti corrono più veloci e spesso più schietti, quindi più incisivi. Così posso dire che fu la voce del più contiguo assistente Neri a far conoscere Banfi, a dire chi fosse stato, quale l’importanza del suo pensiero3. Allo stesso modo è stato Neri più tardi a far capire dall’interno e con assoluta rettitudine le difficoltà, le aporie del Banfi del dopoguerra, divenuto cattedratico illustre e senatore del PCI. Neri rilegge e invita a ripensare l’”edito e l’inedito”, facendo pubblicare e commentando lo straordinario dialogo tra Banfi e Paci, perché si potesse comprendere l’umana e politica curvatura del rapporto tra maestro e allievo. Per un verso, “l’immagine del Banfi ideologo finì 2 Nelle note bibliografiche ho privilegiato gli scritti che avessero valore di testimonianza sulle persone e sul periodo. Lo studioso troverà tuttavia le indicazioni essenziali per approfondire la ricerca nella direzione delle idee filosofiche e della storia culturale nelle opere di Papi, Rambaldi, Vigorelli, Cambi e Minazzi indicate nelle note successive. 3 Si vedano i fascicoli di “aut aut” n. 43-44 (genn.-marzo 1968) e n. 54 (nov. 1959, in cui è una nota di Neri a presentare un inedito di Banfi. Cfr. il saggio di Amedeo Vigorelli, Guido Davide Neri. L’inizio, XXX e il saggio di Amedeo Vigorelli, Una rivista milanese di filosofia e cultura: “aut aut” di Enzo Paci (1951-1972), in “Rivista di storia della filosofia”, 3/1995, pp. 645-655. 3 per sovrapporsi a quella del filosofo problematico”; per l’altro, un Paci reduce dal lager, deciso a “vivere nell’immanenza portando con sé il senso della trascendenza, a conservarsi libero dalla storia cioè dall’attualità dominante”4. L’assistente continuò insomma per molti anni ad assistere l’ex studente che sta ora cercando di scrivere della non terminabile storia dei rapporti tra iniziazione allo studio della filosofia e radicalismo fenomenologico. Nell’Anno accademico 1958-1959 Paci tenne il corso monografico sulle Meditazioni Cartesiane. L’opera di Husserl era accessibile solo nella versione francese di M.lle Gabrielle Peiffer e M. Emmanuel Lévinas, un’edizione Vrin del 1953 in porosa carta dopoguerra. Le dispense erano fogli dattiloscritti su carta velina. Bisognava poi saper commentare il Sofista e riferire sui capitoli di Dall’esistenzialismo al relazionismo dedicati alla fenomenologia del mito. L’anno successivo l’argomento fu la concezione del tempo in Husserl5. È su questo terreno che si intrecciano le radici di due importanti pubblicazioni del 1960: la prefazione a Brand, Mondo, io e tempo nei manoscritti inediti di Husserl e la raccolta di saggi intitolata Omaggio a Husserl. In esso appare il primo importante contributo filosofico di Neri: La filosofia come ontologia universale e le obiezioni del relativismo scettico in Husserl6. Dunque i primi saggi di Neri investono insieme Banfi e Husserl. Le recensioni negli ’”aut aut” di quegli anni alle opere prime di Giovanni Piana e di Guido Pedroli tengono ferma l’intenzionalità come “coscienza di” contro le interpretazioni opposte di coscienza del bisogno e di coscienza del soggetto idealisticamente inteso7. 4 Guido D. Neri, 1945: un confronto teologico-politico tra Paci e Banfi, in “aut aut”, n. 214- 215 (luglio-ottobre 1986), pp. 57-71, che precede Enzo Paci, Colloqui con Banfi, pp. 72-77 (ora in Guido D. Neri, Il sensibile..., cit., pp. 198-212, con il titolo: 1945: una discussione filosofica sul comunismo. La citazione circa Banfi è a p. 71 (=208), quella relativa a Paci a p. 58 (= 198). 5 Alfredo Civita, Bibliografia degli scritti di Enzo Paci, La Nuova Italia editrice, Firenze 1983. Contiene anche l’elenco delle tesi di laurea svolte con Paci a Pavia e a Milano. 6 Ora in Guido D. Neri, Il sensibile..., cit., pp. 25-33. Omaggio a Husserl, a cura di Enzo Paci, saggi di A. Banfi, E. Filippini, G. Guzzoni, L. Lugarini, E. Melandri, G. D. Neri. E. Paci, G. Pedroli, R. Pucci, G. Semerari, S. Vanni-Rovighi, era apparso per i tipi de il Saggiatore nel gennaio del 1960; Mondo, Io e tempo nel manoscritti inediti di Husserl, introduzione di Enzo Paci, trad. di Enrico Filippini, nella collana “Idee nuove” dell’editore Bompiani, nel febbraio dello stesso anno. 7 Un’opera italiana sulla fenomenologia di Husserl, “aut aut”, n. 54 (nov. 1959), pp. 419-422 e Congetture sull’intenzionalità, “aut aut”, n. 99 (maggio 1967), pp. 41-48, dedicate 4 Stringendoli in una parola: “conoscenza”. Tanto più rafforzata dall’incontro con Merleau-Ponty: traduzione de La struttura del comportamento, saggi. Uno studio che si sarebbe anch’esso continuato negli anni, come è dimostrato dalla curatela di un fascicolo di “aut aut” dedicato a Merleau-Ponty. E quanto a un’altra stella polare di Neri, Karel Kosik, è importante notare con Amedeo Vigorelli che il primo scritto di Kosik apparso in Italia era stato pubblicato in francese in “aut aut” nel 1961 “per iniziativa di Neri”8. In quello stesso 1961 viene stampato il libro in cui Paci raccoglie a comun denominatore la sua rilettura e proposta della fenomenologia come “orizzonte filosofico e culturale del nostro tempo”: Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl9. Esso è dedicato ai “giovani amici dell’Università di Milano”. Quei giovani si muovevano tra via Festa del Perdono, via Scarlatti dove allora abitava Paci, e via Sirtori, ove Giairo Daghini e la moglie Erica avevano affittato un appartamento, allegramente accessibile la sera, le notti, ai compagni di Facoltà, a letterati e architetti, a musicisti ed editoriali. E ci andava il professor Enzo Paci. “I giovani amici” Le “comuni” erano una solidarietà e una convivialità ideal- culturale quanto un assetto di sopravvivenza giovanile. La più famosa era quella di via Sirtori ma ve ne furono anche in via Solferino, in via Bandello. In quegli anni i Navigli erano ancora come erano nati decenni addietro ossia un grezzo manufatto industrial-trasportistico.