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Giovanni Mobilia

IL PALAZZO MILANO- SFORZA DI POLISTENA

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© Copyright, 2011

Associazione Culturale «L'Alba» Viale P. Nenni, 13 89020 Maropati (RC) www.lalbadellapiana.it

Giovanni Mobilia Vico I Roma, 5 89020 Maropati (RC)

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Tutti i diritti per tutte le edizioni sono riservate all’autore. È vietata ogni riproduzione, anche parziale, di immagini e testo con qualsiasi mezzo eseguita.

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COSTRUZIONE

Il Terremoto del 1783 fu il più grande cataclisma che colpì la Cala- bria nel XVIII secolo, tanto da essere appellato “Flagello”. Così, lo storico Giovanni Vivenzio1 descrive la prima fortissima scossa di quel mercoledì 5 febbraio: «Dalle ore sedici, e mezza fino alle diciotto, e mezza, ed anche più, in alcuni luoghi della Provincia cadde una grossa e forte pioggia, principalmente in Monteleone: in altri luoghi poi fu moderata, ed in molti legierissima. Mentre tale era lo stato dell’Atmosfera alle ore diciannove, ed un quarto, che corri- spondevano in detto giorno a tre quarti d’ora dopo mezzo dì dell’Oriolo Francese, accadde la prima rovinosa scossa. Preceduta questa per due secondi da un cupo sotterraneo mugito a guisa di continuati tuoni…». Tale fu la sua entità, scrisse Pietro Colletta2, che «nulla restò del- le antiche forme, le terre, le città, le strade, i segni svanirono; così che i cittadini andavano stupefatti come in regione peregrina e de- serta». Secondo Dolomieu il fortissimo sisma, paragonabile all’undi- cesimo grado della scala Mercalli, ebbe come epicentro proprio una zona a sud di Polistena3. Fra il 5 ed il 7 febbraio furono contate ben 949 scosse alle quali seguì alle ore 20 del 7 febbraio una nuova scossa (con epicentro nel comune di Soriano Calabro) di intensità paragonabile alla prima, se- guita 2 ore dopo da una nuova forte scossa con epicentro questa volta a sud di Messina.4

1 G. VIVENZIO, Historia de’ Tremuoti avvenuti nella Provincia della Calabria Ulteriore, e nella città di Messina nell’anno 1783 e di quanto nella Calabria fu fatto per lo suo risorgimento fino al 1787, Vol. I, Napoli 1788 Stamperia Regale. 2 P. COLLETTA, Storia del reame di Napoli dal 1734 al 1825, libro secondo, XXVII. 3 DÉODAT DE DOLOMIEU, Memoria sopra i terremoti della Calabria ulteriore nell'anno 1783, FPE- Franco Pancallo Editore, 2009. 4 Wikipedia, Enciclopedia libera, alla voce “Terremoti del 1783”.

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A Polistena, su una popolazione di circa 4.600 abitanti, ne peri- rono 2.261. In pratica, la città che sorgeva nella parte basse dell’odierno sito, intorno al palazzo feudale dei Milano, venne rasa al suolo, con un danno economico di circa 500.000 ducati. L’abate Pacichelli, che aveva visitato i Milano nel 1693, scriveva che esso palazzo era guarnito di “superbo Teatro, eretto per la rap- presentazione delle Commedie, in cui la nobile gioventù di Polistena molto s’esercita”5.

Immagine della Calabria da cui si evince la vasta depressione tettonica della Piana di Gioia Tauro, zona epicentrale del terremoto del 1783, ove ricadono gli abitati di Polistena, Cinquefrondi e San Giorgio Morgeto. Questa depressione subsidente ha un limite rettilineo verso est e uno arcuato a nord, costituito da un segmento di faglia trascorrente destra. A. Guerricchio, V. Biamonte, R. Mastromattei, M. Ponte, Mem. Descr. Carta Geol. D’Italia, LXXVIII (2008), pp.127-144. Rielaborazione Arch. S. Milella. Relazione del prof. Mezzina, Ricostruire dopo il ter- remoto: due esperienze illuministe alla periferia del Regno Borbonico, Politecnico di Bari, inaugurazione dell’a.a. 2010-2011

5 F. SERGIO, Polistena ieri e oggi.

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Polistena, anni '60: Palazzo Riario Sforza

La piazza antistante prese quasi subito il nome di Piazza Mercato e lo tenne fino al 1860, quando si appellò prima Piazza Plebiscito e poi, con l’Unità d’Italia, Piazza Vittorio Emanuele II. In epoca recente prese il nome tuttora detenuto di Piazza del Popolo.

Il Palazzo Riario Sforza oggi

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Don Giovanni Maria Loreto ricostruì nel nuovo sito il palazzo di famiglia6 e, in dimensioni minori, la chiesa di S. Maria degli Angeli, trasportandovi in essa quanto gli fu possibile recuperare dalle di- strutta cappella gentilizia.

6 Agli inizi del 1800 il Palazzo era ancora ad un solo piano, come si evince analizzando il Cata- sto Parziale dello Stato delle Sezioni del cessato Catasto terreni del Comune di Polistena, se- gnato con la lettera A - Centro abitato, per il Marchese di San Giorgio, nel quartiere del SS. Rosario, figurano le seguenti registrazioni: Sez. A, n. 592: magazzino di olio di 1. classe: rendita 12,50; Sez. A, n. 593: case basse 10 di 1. classe: rendita 30,00; Sez. A, n. 594: una Cappella: rendita 10,00; Sez. A, n. 597: magazzino di grano e cantina: rendita 6,00.

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LA CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI

La chiesa è ubicata all’interno del palazzo, con accesso anche da Corso Mazzini. In essa, si possono ammirare:

Sepolcro del marchese di Polistena Giovanni Domenico Milano7, morto nel 1740 e fatto costruire nel 1749 dal figlio Giacomo Fran- cesco Milano.

Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria. Descrizione: Si tratta di un sepolcro a muro, composto dall’urna per le ce- neri, decorato a tarsie policrome, poggiante su alta base de- corata con testina femminile dalla quale si dispiega un drappo su cui è incisa l’epigrafe dedicatoria. Il sepolcro è sormontato dallo stemma gentilizio raffigurante leoni rampanti che reggono stendardi con croci e 5 monti. Al di sotto è raffigurato S. Michele, sormontato da un tondo con

7 Don Giovandomenico (* 3-1-1675 + Polistena 30-1-1740), 6° Marchese di San Giorgio e Mar- chese di Polistena dal 1693, Patrizio Napoletano; compra il feudo di Siderno da Carlo Maria Carafa per la somma di 60.000 ducati il 22-9-1694, compra la baronia di Ardore con San Nico- la, Plaisano, Melicucco e Bombile il 24-7-1696 (Regio Assenso il 16-2-1699, esecutivo a Napoli il 12-9-1699), compra la terra di Galatro nel 1705 ; 1° Principe d'Ardore con Privilegio datato: Vienna 30-7-1702 (esecutivo il 30-11-1702), Grande di Spagna di prima classe con Privilegio datato: Vienna 5-3-1718, 1 Principe (= Fuerst) del S.R.I. con diritto di zecca, la qualifica di Cel- sissimus e il titolo di Conte per il primogenito erede con Decreto Imperiale datato: Luxemburg 7-5-1731, Vicario Generale della Calabria nel 1734, eredita nel 1729 il feudo di San Paolo e diviene 1° Duca di San Paolo il 13-7-1739; Consigliere dell’Imperatore Carlo VI dal 1723, del quale fu molto amico e favorito. Nota : i discendenti maschi cadetti usarono il titolo di Conte Palatino e poi di Conte. Sposò a Polistena, il 9-4-1696 (secondo il Serra di Gerace il 27-2-1696, forse la data é riferita al contratto nuziale o alla dote) Donna Aloisia Gioeni, figlia di Don Giacomo Duca d'Angiò e di Donna Anna Maria Lanza dei Principi di Trabia (in www.genmarenostrum.com).

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vescovo, insegna dei cavalieri dell’ordine di S. Michele e titolo del marchese dedicatorio dell’epigrafe.8

Il testo dell’epigrafe è attribuito a G.B. Vico, che nel 1725 aveva composto un sonetto a D. Francesco Milano e a Enrichetta Caraccio- lo. Questo il testo epigrafico:

ERIS NEPOTIBUS/ JOANNI DOMINICO MILANO ARAGO- NA VENTIMIGLIA E. C./ MARCH. S. GEORG. E POLISTI- NAE PRINC. ARDORIS & S. R. IMP. MAGNO COMITI/ DE MAZZALANES DUCI S. PAULI & C. MAGNI HISP. PR. CL. INTIMO CAROLI VI/ CAES CONSIL. EQUITUM CATA- PHRACTORUM TRIB. PERP. QUI CLARITATEM/ GENERIS NULLI SECUNDAM ILLUSTRIUM II TUL. ADCESSIONE PRO/ MERITIS AUXIT VIRTUTUM LAUDE EXORNAVIT RELIGIONIS INCREMENTIS/ CONSECRAVIT TANDEM PO- LISTINAE FATISCESSIT PUBLICIS LACRIMIS ELATUS PRID. KAL. FEB. AN. DM. MDCCXL/ DIERUM SUORUM LUSTRO XIII EXEUNTE/ GLORIAE SATIS DIU REI PUB. BONO EHE- VI NIMIS PARUM/ JACOBUS FRANCISCUS/ EQUES RE- GALIS ORD. S. JAN./ OLIM REGENS M.C. VICARIAE IN REGNO NEAPOLI CONSILIARUS MAGISTRATUS/ SU- PREMI COMERCI CUBI CULARIUS UTRIUSQUE SICIL. RE- GIS/ EIUSDEM QUE APUD REGEM GALLOR. EXTRAORD. OR./ EQUES S. MICH. & S. SPIR./ PARENTI OPT. MB CHARISSIMO MOESTISSIMUS PIENTISSIMUS GRATISSI- MUS P.C./ AN. RESTAUR SAL. MDCCIL/ EST MIHI CHARE PARENS CINERUM PIA CURA TORUM/ UT NATUM NOS- CAS TE GENUISSE PIUM.

8 Ministero della Pubblica Istruzione Direz. Gen. delle antichità e Belle Arti, Sopr. ai Mon. e Gall. della Calabria, Neg. 9491, Pos. 10671, N. Catalogo gen. 18/3149.

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Sepolcro del marchese di Polistena Giovanni Domenico Milano

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Altare in marmo bianco con decorazioni in tarsio policromo

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Descrizione: Al centro del palietto è riprodotta la croce, e ai due lati 2 insegne gentilizie raffiguranti leoni rampanti che reg- gono uno stendardo diviso in quarti. Opera di ignoto artista del XVIII sec. fatta eseguire dal marchese Giovanni Milano, di cui è raffigurato lo stemma.

Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria.9

Altare

9 Ministero della Pubblica Istruzione Direz. Gen. delle antichità e Belle Arti, Sopr. ai Mon. e Gall. della Calabria, Neg. 9492, Pos. 10672, N. Catalogo gen. 18/3150.

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Bassorilievo raffigurante la Madonna di Loreto con epigrafe sotto- stante.

Opera di ignoto scultore, proveniente dalla distrutta chiesa genti- lizia, eseguita nel 1730, in occasione della consacrazione della chie- setta dedicata alla Madonna di Loreto, con l’intervento del Vescovo di Nicotera Paolo Collia.

Descrizione: Entro un pannello marmoreo incorniciato da volute in marmo bianco e tarsie policrome, è scolpita a bassori- lievo la Vergine con il Bambino, posti sulla chiesa sor- retta da angeli, nell’iconografia della Madonna di Lore- to. La composizione poggia sulla testa di due cherubini alati scolpiti a tutto tondo. Al di sotto, lastra con la se- guente iscrizione:

ALTARE HOC VIRGINI LAURETANAE DICATU/ CANDIDIS MARMORIBUS/ A CELSISSIMO NOSTRO DYNASTA/ JO- ANNE DOMINICO MILANO MARCHIONE VI./ VENUSTE CONDITUM/ AB ILL.MO ET R.MO NICOTAREN ANTISTITE PAOLO COLLIA/ ANNO REDEMPTIONIS NOSTRAE./ MDCCXXX/ EPIPHANIARUM DIE SOLEMNITER DICA- TUM/ CANDIDIS CORDIBUS VENEREMUR.

Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria.10

10 Ibidem, Neg. 9568-69, Pos. 10748-49, N. Catalogo gen. 18/3146.

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Bassorilievo raffigurante la Madonna di Loreto

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Lastra tombale.

Lastra in marmo rettangolare fissata sul pavimento al centro del- la navata, posta sulla tomba di famiglia, fatta costruire da Giovanni Maria Loreto Milano, subito dopo il terremoto del 1783 che distrus- se la precedente sepoltura che si trovava nel convento dei Cappuc- cini. Lo si deduce dall’iscrizione dell’epigrafe:

DOM VEHAEMENTISSIMI TERRAEMOTUS IN/ UNA CUM URBE PROVINCIAS/ CAPPUCCINORUM E EUNDAM EN- TIS COENOBIUM/ EVERSUM EST/ SUI SANGUINIS A- MANTISSIMUS/ D JOANNES M. LORETO MILANO SGE- ORGIJ ET/ POLISTINAE MARCHIO/ NE/ CELSISSIMORUM PARENTUM CINERES ILLUC/ SACRA PROPRIA IN AEDE AB ANTIQUITUS/ REPONI SOLITOS TEMPORUM PATE- RENTUR/ INJURIAM EXHUMARI./ HOC NOVO IN SAR- COPHAGO VIDENS MAERENSSI/ HUMARIS CURAVIT/ ANNO REPAPTAE SALUTIS MDCCLXXXIII/.

Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria.11

11 Ibidem, Neg. 9565, Pos. 10745, N. Catalogo gen. 18/3143.

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Lastra tombale

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Bassorilievo raffigurante la testa di S. Giovanni Battista posta in un piatto ovale.

Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria.12

Bassorilievo raffigurante la testa di S. Giovanni Battista

12 Ibidem, Neg. 9593, Pos. 10673, N. Catalogo gen. 18/3151.

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Bassorilievo raffigurante medaglione.

Contiene l’iscrizione: F/ ANNO/ Domini/ 1783 per immortalare l’anno di costruzione della chiesetta (1783), in so- stituzione dell’altra più grande fondata nel 1730, posta nel quartiere più basso, che andò distrutta con tutto il palazzo durante il sisma.

Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria.13

Bassorilievo raffigurante medaglione

13 Ibidem, Neg. 9570, Pos. 10750, N. Catalogo gen. 18/3147.

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Acquasantiera.

Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria14.

Opera in marmo bianco a conca baccellata fissata al muro e circondata da una specchiatura in marmo gri- gio. Su di essa sono graffite volute e lo stemma della famiglia Milano raffigurante un leone rampante che regge uno scudo con due croci nei quarti.

Acquasantiera

14 Ibidem, Neg. 9566, Pos. 10746, N. Catalogo gen. 18/3144.

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Confessionale.

Manufatto in legno di noce; opera realizzata, probabilmente, nel XIX sec. da maestranze locali. Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria.15

Confessionale

15 Ibidem, Neg. 9567, Pos. 10747, N. Catalogo gen. 18/3149.

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Dipinto su tela raffigurante il Cardinale .

Il Cardinale è raffigurato con un libro nella mano destra, portante la seguente iscrizione:

ALL’EM. E RM. PRINCIPE IL SIGN. CARDINALE RIARIO SFORZA PER FRANCESCO GUERRINI CHE LA DIPINSE.

Nato a Napoli, l’8 gennaio 1782, Tommaso fu creato cardinale dal papa Pio VII, nel concistoro del 10 marzo 1823. Fu personaggio di spicco nell’ambiente vaticano ed ebbe nume- rosi titoli e incarichi: Referandario del Tribunale della Segnatura Apostolica, Protonotario Apostolico de numero partecipantium dal 1806, Relatore della Sacra Congregazione per il Buon Governo, membro della commissione per le proprietà ecclesiastiche, Prelato della Sacra Congregazione del Concilio di Trento, Maestro di Camera del Papa, Prefetto del Sacro Palazzo Apostolico, Prefetto della Sacra Congregazione della Propaganda Fide, Legato Apostolico a Forlì, Pre- fetto della Congregazione del Buon Governo, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, Ministro per il commercio, belle arti, industria e agri- coltura. In qualità di cardinal camerlengo coniò con il proprio stemma le monete della ed annunciò l'elezione del successore di Gregorio XVI, Pio IX. Morì a Roma il 14 marzo 1857 all'età di 75 anni ed è ivi seppelli- to nella basilica dei Santi XII Apostoli. Il dipinto, opera del XIX secolo di Francesco Guerrini, è sottopo- sto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Ca- labria16.

16 Ibidem, Neg. 9571, Pos. 10759, N. Catalogo gen. 18/3148.

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Dipinto raffigurante il Cardinale Tommaso Riario Sforza (tela 98x70 cm)

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Sempre nella cappella gentilizia annessa al palazzo, sono conser- vati pregiati dipinti in tela di autori sconosciuti.

Dipinto raffigurante il Servo di Dio card. (tela 77x65 cm)

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Servo di Dio card. Sisto Riario Sforza, del quale è in atto il processo di beatificazione (tela 77x65 cm)

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Dipinto raffigurante il papa Gregorio XVI (tela 77x65 cm)

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Dipinto raffigurante un cardinale (tela 137x105 cm)

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Dipinto raffigurante il cardinale Raffaele Riario Sforza

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Dipinto raffigurante Pio IX appena eletto

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Interno della chiesa S. Maria degli Angeli

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LA PINACOTECA

L’esposizione continua nelle numerose stanze del palazzo con pregevoli dipinti e stampe d’epoca:

Tela 70X60 Tela 68x56

Tela 98x66 Tela

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Tela 82x66 Tela 73x57

Tela 55x45 Tela 74x61

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Tela 80x60 Tela

Tela Tela

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Tela 118x93 cm Su legno 117x82 cm

Tela 105 x 84 cm Stampa 63x51 cm

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Tela 55x45 cm Tela 55x45 cm

Stampa Don Luigi Alvaro della Quadra (tela)17

17 Don Luigi Alvaro della Quadra (* 1750 + 11-1-1803), 5° Principe di San Lorenzo e Signore di Felitto dal 1786, Patrizio Napoletano. Il 3-7-1786 sposò Donna Maria Enrichetta Milano Fran- co d’Aragona, figlia del Principe Don Giovanni Maria e di Donna Maria Giovanna d’Evoli.

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Tela 35x35 cm Tela 35x35 cm

Stampa 48x38 cm Tela 55x43 cm

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Stampa Stampa

Tela De Maria

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Tela G. Ierace

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Tela 50x66 cm

Tela 95x120 cm

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Tela 96x121 cm

Tela 50x65 cm

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Su cartone F. Megna

Su cartone F. Megna

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Tela 75x92 cm

Tela 125x178 cm

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Tela 133x158 cm

Tela 156x132 cm

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Tutti i quadri sono abilmente collocati nelle numerose stanze del palazzo, assieme a consistenti stampe del Settecento e dell’Ottocento raffiguranti personaggi storici (le famiglie reali dei Borboni), episodi di guerra, paesaggi e militari a cavallo.

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Alcune delle numerose stampe d’epoca esposte nei corridoi e nelle stanze del palazzo.

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LA CORTE

Nella vasta corte, subito dopo l’entrata principale e di fronte alla cappella gentilizia, si trovano:

Statua in marmo raffigurante un nobile.

Si tratta, probabilmente, di Giacomo Francesco Milano (nato il 18-2-1639 e morto il 16-12-1693), padre di Giovanni Domenico18. La scultura del 1672 è stata attribuita a Giuseppe Gallo.19

18 Giacomo Milano (* 18-2-1639 + 16-12-1693), 5° Marchese di San Giorgio dal 1667 e Patrizio Napoletano; Marchese di Postiglione, che vende, e appoggia il titolo sul feudo di Polistena il 18-7-1668. Sposa il 3-2-1674 Donna Beatrice Ventimiglia, figlia di Don Francesco III, 3° Principe di Ca- stelbuono e 10° Marchese di Geraci, e di Dorotea del Carretto e Ventimiglia dei Marchesi di Racalmuto (+ 16-2-1705), già vedova di Don Vincenzo La Grua Talamanca e Crisafi Principe ereditario di Carini. (Cfr. www.nobilinapoletani.it e www.genmarenostrum.com)

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La statua risulta mutila di mani e piedi. Bene sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Calabria20.

19 Cfr. G. RUSSO, Polistena: Storia, Arte, Cultura – Laruffa 2003; Cfr. G. RUSSO in www.polistenaonline.it: «Dallo spoglio di documenti archivistici della Famiglia Milano conser- vati a Polistena e a Napoli, nonché dalle polizze del Grande Archivio del Banco di Napoli, ab- biamo potuto estrapolare per presentare qui, parzialmente, committenze che evidenziano il consolidato ruolo che tale illustre famiglia ha occupato nella cittadina: 1672: A Giuseppe Gallo, scultore, per una statua di marmo raffigurante il Marchese di S. Gior- gio, venne pagata una somma di 200 ducati. Potrebbe trattarsi della statua che si conserva nell’atrio del palazzo dei Milano, oggi palazzo Riario Sforza. In tal caso, il marmo raffigurereb- be Giacomo Milano e non Giovanni Domenico Milano. Anche nel 1732 viene pagata una spesa di ducati 20 ad un anonimo “stucchiatore” per manifattura di una statua rappresentante S.A.P. Il costo dell’opera ci fa credere che non possa trattarsi di quella dell’atrio del Palazzo Riario Sforza, bensì di altra». 20 Ministero della Pubblica Istruzione… Neg. 9551, Pos. 10731, N. Catalogo gen. 18/00006551.

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Lastra marmorea commemorativa datata 1732, proveniente dalla vecchia chiesa gentilizia

Essa reca la seguente iscrizione:

D.O.M./ D. JOANNES DOMINICUS MILANO/ DEI GRA- TIA CELSISSIMUS SAC. ROM..IMP. PRINCEPS./ SAC. LATERANEN. PALATII, AULAE QUE CAES, ET IMP. CONSISTORII COMES PALATINUS/ EX HISPANIARUM PRIMAE CLASSIS MAGNATIBUS./ SAC. CAES ET CATH. MAJEST. AB INTIMIS ET SECRETIORIBUS CONSILIIS / CATAPHRACTORUM EQUITUM IN NEPOLITANO REG- NO DUX. / S. GEORGII ET POLISTINAE MARCHIO, AR- DORIS PRINCEPS./ REGULUS/ SIDERONIS, GALATRI, MELICUCCI, BOMBILIS, S. NICOLAI, PLEISANI, SCUDE- RII, ETC./ MILANAE DOMUS DOMINUS,/ ECCLESIAE HUJUS CONSECRATIONIS, QUAM/ JOANNES MARIUS DE ALEXANDRIS,/ EPISCOPUS PRIMUM OPPIDENSIS, POSTMODUM MILETENSIS,/ RITE PERFECERAT ANNO MDLXXVII./ MEMORIAM TEMPORUM INJURIA DE- PERDITAM/ EXCITARI VOLUIT, ET HOC IN LOCO INCIDI PRAECEPIT/ ANNO MDCCXXXII.

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Ritratto di Giovanni Domenico Milano (* 3-1-1675 + Polistena 30-1-1740)

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Ritratto di Giacomo Francesco Milano

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Ritratto del conte Michele Milano

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Giacomo Francesco Milano, figlio di Giovan Domenico, oltre che feudatario e personaggio di spicco alla corte napoletana di Carlo III di Borbone, fu anche ambasciatore a Parigi, durante il regno di Luigi XV, dove rimase per ben tredici anni. Allievo di Francesco Durante, studiò fisica dedicandosi, poi, alla composizione e divenendo uno dei più acclamati clavicembalisti di Napoli; durante la permanenza a Parigi si fece onore alla corte di Francia come organista, tanto da es- sere citato nel Dictionnaire de Musique di Jean-Jacques Rousseau. Musicò alcune opere di Metastasio (La betulia liberata21, Napoli 1734; Gioas re di Giuda, Napoli 1735, Angelica e Medoro 1740), pez- zi per clavicembalo, cantate, messe e lamentazioni. Si sposò a Roma il 25 marzo 1723 con Donna Enrichetta Caraccio- lo, figlia di Don Carmine Niccolò Principe di Santobuono e di Donna Giovanna Costanza Ruffo dei Duchi di Bagnara. Il suo matrimonio fu celebrato nella Cappella Sistina da Benedetto XIII.22

21 Lo spartito è stato acquistato dal Comune di Polistena e si trova oggi esposto nella Bibliote- ca Comunale. 22 Secondo A. MAGAUDDA, il matrimonio avvenne nel 1725 (Cfr. Ausilia Magaudda, Lettera di P. Metastasio ad un musicista calabrese del XVIII secolo, in Historica a. 1982 – 1 sem. p. 30-36).

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LA FOTOTECA

Oggi il palazzo Riario Sforza di Polistena è composto da 38 stanze (19 al piano superiore e 19 al piano terra) tutte comunicanti tra di loro a mo’ di labirinto, come si usava nei tempi passati. La struttura è costruita intorno ad un’ampia corte interna dalla quale, tramite un cancello si accede al giardino, circondato da altre vetuste costruzioni confinanti verso sud con l’area dell’antico sito dove sorgeva, prima del 1783, l’enorme palazzo Milano con un tea- tro capace di mille posti e una cappella musicale. Al piano superiore si trova una interessante biblioteca di circa 2000 volumi, principalmente del Settecento e dell’Ottocento, rac- colte di settimanali d’epoca di fine Ottocento inizi Novecento e una rara fototeca storica con fotografie che vanno dal secondo ottocen- to agli anni 50 del secolo scorso.

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Alcune tra le centinaia di foto storiche

Spiccano tra le tante, le foto originali di Picasso militare e D’Annunzio con la dedica:

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ARCHIVIO STORICO E BIBLIOTECA

Studio-Sala di lettura

In una stanza a piano terra, adiacente alla chiesa, si trova custo- dito l’Archivio Storico della famiglia Milano-Riario Sforza con docu- menti in fase di catalogazione che partono dal fine 1600. Si tratta di una parte dell’Archivio dei Milano-Riario Sforza, recuperato ultima- mente; il corpus principale, composto da 47 pergamene (che vanno dal 1404 al 1702) , 310 registri di natura amministrativa e un nutrito carteggio era stato donato dal duca avv. Nicola Riario Sforza, nel 1980, alla Biblioteca Comunale di Polistena, in seguito ad una richie- sta del Direttore Giovanni Russo. Ciò ha reso possibile il riconosci- mento dell’Archivio dei Milano “di notevole interesse storico”, da par- te della Sovrintendenza Archivistica, dando lustro alla Biblioteca Co- munale e potenziando il patrimonio culturale dell’intera Calabria23.

23 Cfr. M. SERGIO, Sono tre secoli di Calabria, in Gazzetta del Sud del 29 marzo 1984.

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Questa parte restante, ma nutrita, dell’Archivio, che la famiglia vuole mettere a disposizione degli studiosi collocandola, assieme alla biblioteca, in idonei locali a fianco della cappella gentilizia non riguarda solo la storia economica e amministrativa dei feudi di Poli- stena, S. Giorgio Morgeto, Melicucco, Galatro, Plaesano, Ardore, Si- derno ecc. ma anche luoghi lontani, come Sannicandro, S. Marco in Lamis, (Puglia), Montepeloso, Corleto di Perticara (Basilicata), la provincia di Agrigento (Sicilia), ecc. Interessante è la raccolta degli Atti Notarili, tra i quali i contratti di affitto e, soprattutto i numerosi testamenti, oggetto quasi sem- pre di lunghi contenziosi difficili da dipanare.

Archivio Storico: libro di introiti ed esiti del 1800

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Biblioteca privata: frontespizio volume di D’Annunzio con dedica dell’Autore alla duchessa Carolina Riario Sforza

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Biblioteca Riario Sforza: alcuni preziosi volumi settecenteschi.

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Archivio Storico Milano-Riario Sforza: manoscritti del ‘700

Archivio Storico Milano-Riario Sforza: migliaia di documenti in via di catalogazione

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GLI ARAZZI

Ornano l’ampio salone e la stanza da pranzo, due splendidi araz- zi: il primo raffigurante lo stemma della famiglia Milano e il secondo una scena mitologica:

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Un terzo arazzo, ritraente il leone rampante, è posto sulle pareti della scala d’ingresso, assieme a stampe d’epoca raffiguranti pittori.

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All’entrata del piano superiore, si può ammirare uno stupendo pavimento a mosaico riproducente lo stemma della famiglia Riario Sforza24

24 Partito semitroncato; nel 1° al biscione di azzurro ondeggiante, ingoiante un fanciullo di carnagione (Sforza); nel 2° d’azzurro alla rosa d’oro, nel 3° d’oro pieno (Riario). Motto: Iustus ut palma fiorebit. Dimora: Napoli

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Una riproduzione dello stemma con i colori originali del casato Riario Sforza è stata rinvenuta ultimamente tra gli effetti personali del cardinale Sisto, ricamata in splendido arazzo. Il ritrovamento ha mes- so fine al dibattito sulla correttezza dei colori utilizzati nel blasone: il biscione d’azzurro ondeggiante, in realtà sembra essere verde.

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CASATO DI CARDINALI, PAPI E SANTI

La famiglia vanta diversi cardinali:

Raffaele (o Raffaello) Sansoni Riario della Rovere, figlio di Violante Riario e Antonio Sansoni, che prese il cognome della madre. Era nato a Savona il 3 maggio 1460 e morì a Napoli il 9 luglio 1521. Sisto IV (na- to Francesco della Rovere, zio di Raffaele) lo creò cardinale giovanis- simo, all’età di diciassette anni, nel Concistoro del 10 dicembre 1477.

Cesare Riario, cugino di Raffaele, nato a Roma il 24 agosto 1480 e morto a Padova il 18 dicembre 1540, figlio di Girolamo Riario e Ca- terina Sforza. Fu arcivescovo di Pisa, primate di Sardegna e Corsica e vescovo di Malaga.

Agostino Spinola, pure questo cugino di Raffaele, nipote del cardi- nale Pietro Riario e pronipote di papa Sisto IV. Figlio di Giovanni Spi- nola e di Petruccia Riario, nacque a Savona nel 1482 e morì a Roma il 18 ottobre 1537. Fu vescovo di Perugia, e cardinale camerlengo.

Pietro Riario, nato a Savona nel 1447 e morto a Roma il 5 gennaio 1474; figlio di Paolo Riario e Bianca della Rovere, sorella del papa. Entrò nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Fu vescovo di Trevi- so, arcivescovo di Spalato, arcivescovo di Firenze, arcivescovo di Imola, cardinale, amministratore apostolico della diocesi di Valence, patriarca latino di Costantinopoli.

Si circondò di poeti e artisti, iniziò a far costruire un enorme palazzo vicino alla basilica dei Santi Apostoli (completato solo dal cugino Giuliano) e organizzò memorabili feste e banchetti, tra le prime della fastosa epoca del Rinascimento romano. Ebbe però una condotta lussuriosa e poco consona al suo ruo- lo ecclesiastico.25

25 Cfr. Wikipedia alla voce “Pietro Riario”.

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Alessandro Riario Sforza, nato a Bologna nel 1543 e morto nel 1585, creato cardinale il 21 febbraio 1578 da Gregorio XIII.

Domenico Riario Sforza.

Alessandro Sforza, morto il 16 maggio 1581 a Macerata e sepolto a Santa Maria Maggiore. Fu creato cardinale da Pio IV il 12 marzo 1563; fu vescovo di Parma.

Federico Sforza, nato nel 1603 e morto a Roma il 24 maggio 1676; sepolto in Santa Maria Maggiore. Creato cardinale da Innocenzo X nel marzo 1645. Fu protonotario apostolico.

Francesco Sforza, morto il 9 settembre 1624; creato cardinale da Gregorio XIII il 12 dicembre 1583.

Guido Ascanio Sforza, nato nel 1519 e morto il 6 ottobre 1564 a Ca- nedo (MN); sepolto in Santa Maria Maggiore. Fu creato cardinale da Paolo III il 18 dicembre 1534, all’età di 16 anni. Era figlio di Bosio II Sforza conte di Santa Fiora e nipote del papa Paolo III.

Ascanio Maria Sforza Visconti, nato nel 1455 e morto a Roma il 27 maggio 1505; sepolto a Santa Maria del Popolo. Fu creato cardinale da Sisto IV il 17 marzo 1484. Fu vescovo di Pavia.

Tommaso Riario Sforza (1782-1857), figlio di don Nicola Riario Sfor- za, fu Patrizio Napoletano; Referandario del Tribunale della Segna- tura Apostolica; Protonotario Apostolico; Relatore della Sacra Con- gregazione per il Buon Governo; Prelato della Sacra Congregazione del Concilio di Trento; Maestro di Camera del Papa; Prefetto del Sa- cro Palazzo Apostolico; Cardinale creato da Pio VII; Prefetto della Sacra Congrezione della Propaganda Fide; Camerlengo di Santa Ro- mana Chiesa; Ministro per il commercio, belle arti, industria e agri- coltura.

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Sisto Riario Sforza (1810-1877), era figlio del duca don Giovanni An- tonio e di Maria Gaetana dei principi Cattaneo di Sannicandro, di origine genovese. Giovanni Antonio era fratello di Tommaso e fu maestro di musica e composizioni sacre. Maria Gaetana morì giova- ne e il padre di Sisto si risposò con donna Vincenza Ferreris. A 15 anni, il 13 febbraio 1825, fu tonsurato e ricevette gli Ordini minori dal cardinale Arcivescovo Luigi Ruffo dei principi di Scilla. Nel 1828 venne nominato dal papa Leone XII abate di S. Paolo in Albano e nel 1832 ricevette il subdiaconato. Fu ordinato Sacerdote il 1° settembre 1833 a Napoli dall’arcivescovo cardinale Filippo Giudice- Caracciolo. Studiò a Roma, dove conseguì le lauree in Teologia e Giurisprudenza. Fu Ciambellano e Segretario privato del Papa Gregorio XVI; Canoni- co di San Pietro in Vaticano; Vescovo di Aversa e Arcivescovo Cardi- nale di Napoli. Era amato da tutto il popolo per il suo grande carisma della carità verso i poveri e gli ammalati. Durante il suo lungo episcopato napo- letano, soccorse i poveri, i malati e gli anziani, istituendo opere pie e lazzaretti per la cura di malati terminali. Per fare ciò vendette tutti i suoi beni. Oggi è Servo di Dio e a Napoli è venerato come Santo.

Il casato degli Sforza, inoltre, vanta ben due Papi: Francesco e Giuliano della Rovere (Sisto IV e Giulio II).

La famiglia Riario Sforza custodisce numerosi cimeli e reliquie per- sonali del Cardinale Servo di Dio Sisto, tra le quali spiccano: un Reli- quiario di argento contenente una reliquia di S. Carlo Borromeo26, due e due casule, due crocifissi in cartapesta, un’agenda privata con indirizzi e appunti, alcuni messali, due zucchetti cardinalizi con portazucchetto, una cassetta proveniente dalla zecca pontificia con all’interno conio per medaglia personalizzata, una chiave onoraria (chiave della città), Croce onorifica, sigillo personale, altri effetti per-

26 Pio IX chiamava Sisto Riario Sforza: Angelo della Chiesa napoletana; e l’Episcopato italiano lo salutava: il Borromeo di Napoli, offrendogli una stola che fu del grande S. Carlo Borromeo, del quale Riario fu bella copia.

72 sonali, ecc. Il tutto è custodito dentro un baule, portato da Napoli e forse appartenuto al cav. Raffaele Riario Sforza, come si legge sulla cassetta proveniente dalla zecca vaticana27.

Oggetti appartenuti al Servo di Dio Card. Sisto RiarioSforza

27 A.S.E. il Sigre Cave Raffaele dei Duchi Riario Sforza Monte di Dio 74 Napoli.

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Reliquiario con reliquia Onorificenza del Sacro Militare Ordine di S. Carlo Borromeo Costantiniano di San Giorgio

Zucchetti cardinalizi

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Stemma cardinalizio

Conio della zecca vaticana

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Chiave onorifica

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Terminiamo questa concisa esposizione, accennando alla presen- za, nel palazzo, di due preziose e prestigiose reliquie cristiane: la prima è una vertebra proveniente dal corpo di san Vincenzo martire, custodita in un artistico reliquiario; la seconda, conservata in una splendida stauroteca, è costituita da frammenti della sacra croce di Cristo. Ai lati dei due bracci, chiusi in due vetri lenticolari, due minu- scoli cartigli portano i nomi dei pontefici Silvestro I e Leone I, quasi a volerne identificare l’autenticità certa o la provenienza. Non sappiamo se la stauroteca, sia appartenuta a Sisto o allo zio cardinale Tommaso Riario Sforza28. Tutti questi cimeli religiosi saranno prossimamente esposti in una delle sale adiacenti alla cappella gentilizia.

Reliquia di S. Vincenzo Martire

28 Il cardinale Tommaso Riario Sforza in qualità di Camerlengo, durante la sede vacante papa- le, fece coniare delle monete. Per quanto riguarda la Stauroteca, si potrebbe supporre che l’avesse ricevuta in dono o in eredità.

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Stauroteca e contenitore

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Particolare della stauroteca

Giustamente lo storico Rocco Liberti, in un suo lavoro del 1975 apparso sulla rivista Historica29, così si espresse:

«Dell’antica cittadina apparentemente resterebbe assai poco, ma si muta immediatamente opinione dopo averne visitato le chiese ed i palazzi nobiliari, massimamente quello dei Riario Sforza, eredi dei Milano, le cui camere riccamente addobbate ri- sultano particolarmente zeppe d’importanti cimeli».

Sarebbe auspicabile che questa simbiosi storica, artistica e cultu- rale che si è creata nel Palazzo Riario Sforza venisse preservata con ogni mezzo dalla disgregazione e dall’incuria del tempo, attuando tutti quegli aiuti e ricorrendo agli ordinamenti e alle risorse che lo Stato italiano, tramite i dipartimenti dei Beni culturali, mette a di- sposizione dei privati per impedire che il patrimonio storico di un popolo venga frammentato e irrimediabilmente vada perduto.

29 R. LIBERTI, Polistena e i suoi feudatari: i Milano, in Historica anno XXVIII 1975, fasc. n. 4, p. 185.

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Bibliografia

A. MAGAUDDA, Lettera di P. Metastasio ad un musicista calabrese del XVIII secolo, in Historica a. 1982 – 1 sem.

DÉODAT DE DOLOMIEU, Memoria sopra i terremoti della Calabria ulteriore nell'anno 1783, FPE- Franco Pancallo Editore, 2009.

F. SERGIO, Polistena ieri e oggi.

G. RUSSO, Polistena: Storia, Arte, Cultura – Laruffa 2003.

G. VIVENZIO, Historia de’ Tremuoti avvenuti nella Provincia della Cala- bria Ulteriore, e nella città di Messina nell’anno 1783 e di quanto nella Calabria fu fatto per lo suo risorgimento fino al 1787, Vol. I, Napoli 1788 Stamperia Regale.

M. SERGIO, Sono tre secoli di Calabria, in Gazzetta del Sud del 29 marzo 1984.

P. COLLETTA, Storia del reame di Napoli dal 1734 al 1825, libro secondo, XXVII.

R. LIBERTI, Polistena e i suoi feudatari: i Milano, in Historica anno XXVIII 1975, fasc. n. 4.

Wikipedia, Enciclopedia libera. www.genmarenostrum.com

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INDICE

COSTRUZIONE Pag. 5

LA CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI » 9

LA PINACOTECA » 32

LA CORTE » 47

LA FOTOTECA » 54

ARCHIVIO STORICO E BIBLIOTECA » 57

GLI ARAZZI » 63

CASATO DI CARDINALI, PAPI E SANTI » 70

BIBLIOGRAFIA » 80

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Questa pubblicazione è stata realizzata con il patrocinio della Società Agricola “Riario Sforza” Piazza del Popolo, 15 - 89024 Polistena (RC) Tel. 0966.931561 www.riariosforza.it

Stampato in Italia nel mese di maggio 2011

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