“Critica Sociale” E La Rivoluzione Russa (1917-1926)

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“Critica Sociale” E La Rivoluzione Russa (1917-1926) SPES – Rivista della Società di Politica, Educazione e Storia, Suppl. di “Ricerche Pedagogiche” ISSN 2533-1663 (online) Anno X, n. 10, Luglio – Dicembre 2019, pp. 105-132 “Critica Sociale” e la rivoluzione russa (1917-1926) Giovanna Savant La rivoluzione di febbraio è accolta con favore dall’ala moderata del PSI, che ha in “Critica Sociale” il principale organo di espressione. La caduta dello zar sembra aprire una fase democratica il cui scopo è di trasformare l’autocrazia russa in un moderno regime rappresentativo. La rivista turatiana segue prima con simpatia e poi con preoccupazione crescente le vicende russe, fino a quando l’avvento al pote- re dei bolscevichi cancella ogni speranza di uno sviluppo democratico. Da questo momento, il giudizio sulla Russia dividerà le due anime del PSI in modo irrimedia- bile: mentre i massimalisti guarderanno alla dittatura bolscevica come a un model- lo, per i moderati costituirà un’aberrazione dei canoni del materialismo storico. The Revolution of February is welcomed by the moderate wing of the Italian Social- ist Party, which has in “Critica Sociale” the main media outlet. The Czar's fall seems to open a democratic phase that aims to get Russian autocracy into a modern representative system. The review of Turati, at first, is pleased about the Russian events, but later it shows a rising concern until the Bolsheviks come to power de- stroying all hope for democratic development. Since this moment, the judgment on Russia will separate irreparably the two souls of the Italian Socialist Party: the maximalists see the Bolshevik dictatorship as a model, while the moderates consider it an aberration of the principles of the historical materialism. Parole-chiave: Rivoluzione bolscevica, Partito socialista italiano, Materialismo sto- rico, Riformismo, Utopia Keywords: Bolshevik revolution, Italian Socialist Party, Historical materialism, Re- formism, Utopia 1. Introduzione Il Partito socialista italiano, negli anni antecedenti alla Grande guerra, ha una conoscenza superficiale e frammentaria della realtà rus- sa, della vita interna del suo movimento rivoluzionario e delle correnti che vi predominano. Tale considerazione vale sia per l’ala intransigen- te e rivoluzionaria del PSI, sia per quella riformista, che ha in “Critica Sociale” il principale organo di espressione. La rivista fondata da Filippo Turati rappresenta, sin dalle origini, 106 - Giovanna Savant un efficace strumento di informazione sulla vita dei movimenti operai stranieri, ma una delle sue maggiori lacune riguarda proprio l’impero zarista, nonostante la presenza al fianco del leader riformista di una celebre russa, Anna Kuliscioff. La spiegazione risiede nel fatto che, da un lato, la stessa Kuliscioff ha conservato contatti sporadici con il mo- vimento operaio russo e, dall’altro, “Critica Sociale” guarda tradizio- nalmente alla Germania quale paese dove appare più probabile l’avvento del socialismo, data la presenza di un forte partito d’ispirazione marxista e di una realtà altamente industrializzata1. È soltanto tra il maggio e il luglio del 1914 che la rivista turatiana pubblica un lungo saggio dedicato al Partito operaio socialdemocra- tico russo: l’articolo, nettamente orientato in senso filo-menscevico, definisce i socialisti raccolti in tale corrente come i soli dotati di senso pratico, perché vogliono legare saldamente il partito alle masse e bat- tersi prima di tutto per quelle libertà politiche che mancano nella Rus- sia zarista. I bolscevichi sono presentati come “la frazione propugna- trice del carattere cospiratorio e antioperaio del partito” e tra questi, il gruppo guidato da Lenin, è considerato quello più “settario e utopista” di tutti. Tuttavia, nonostante le divergenze teoriche e tattiche, si ritiene che per fronteggiare efficacemente la reazione coalizzata dell’au- tocrazia e del capitale, i vari socialisti russi debbano restare salda- mente uniti2. Nel 1915, a settembre, nella cittadina svizzera di Zimmerwald, esponenti del socialismo italiano e russo hanno modo di incontrarsi e di discutere, insieme ad altre minoranze dell’Internazionale rimaste ostili alla guerra, quale metodo di azione usare per arrivare prima pos- sibile alla pace generale. In tale occasione e nel successivo convegno di Kienthal, avvenuto nell’aprile del 1916, Lenin propone di trasfor- mare la guerra imperialista in corso in guerra rivoluzionaria, ma la maggior parte dei presenti, italiani compresi, aderisce a una tesi meno estremistica, che esorta le masse a battersi per l’affermazione di prin- 1 Si veda: S. Caretti, La rivoluzione russa e il socialismo italiano (1917-1921), Pisa, Nistri-Lischi, 1974, pp. 8-9 e G. Arfè, “Critica Sociale” e la rivoluzione russa, in “Critica Sociale”, LIV, n. 20, 20 ottobre 1962, pp. 511-514. 2 E. Ciarsky, La rinascita proletaria e socialista in Russia, in “Critica Sociale”, XXIV, n. 13, 1-15 luglio 1914, pp. 418-421. Ciarsky è uno degli pseudonimi usati da Eugenij Anan’in, un menscevico esule in Italia sin dal 1913, dove, dopo il biennio rosso, risiederà stabilmente fino alla morte avvenuta nel 1968. Si veda: A. Tamborra, Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, Roma-Bari, Laterza, 1977, pp. 162- 165. 107 107 - “Critica Sociale” e la rivoluzione russa. 1917-1926 cipi democratici e di pacifica convivenza fra gli Stati3. Nessuno dei due incontri lascia traccia sulla rivista riformista, né la situazione interna dell’impero russo che, dopo l’ingresso nel conflitto mondiale, peggiora rapidamente anno dopo anno, trova spazio sulle colonne di “Critica Sociale”, per cui lo scoppio dei moti di Pietro- grado, agli inizi del 1917, coglie di sorpresa l’intero gruppo raccolto intorno a Turati4. 2. La rivoluzione di febbraio L’unica personalità di spicco tra i riformisti a commentare con en- tusiasmo l’avvento della rivoluzione di febbraio è, non a caso, la russa Anna Kuliscioff, in una lettera a Turati del 16 marzo 1917, giorno in cui si diffonde la notizia dell’abdicazione dello zar e della costituzione di un governo provvisorio di stampo liberale. Nel testo, si dichiara che la sollevazione popolare, oltre a liberare milioni di russi dall’au- tarchia, potrebbe diffondersi in Germania e portare a una svolta demo- cratica nella storia europea5. Turati risponde seccamente che dei fatti russi “non se ne capisce niente” e, influenzato dai sospetti diffusi in tutta l’Intesa circa le simpatie tedesche dello zar, ipotizza che il mo- vimento sia gestito dall’alto, “dai guerraioli di Russia”, per continuare a oltranza la lotta contro le potenze centrali6. La Kuliscioff replica fu- riosa che il neutralismo ha ormai reso “ciechi e ottusi” i socialisti ita- liani, poiché non comprendono che si tratta di una rivoluzione politica “in grande stile”, del tutto simile a quella francese, e non di una som- mossa pilotata da una élite. Prevede che vi saranno probabilmente “lunghe convulsioni” e tentativi reazionari, ma è certa che la rivolu- zione sia in cammino e che non possa in alcun modo essere fermata7. 3 Si veda: E. Ragionieri, Il socialismo italiano e il movimento di Zimmerwald, in “Belfagor”, XXVIII (1973), n. 2, pp. 144-146 e H. Konig, Lenin e il socialismo italiano. 1915-1921, Firenze, Vallecchi, 1972, p. 22. 4 Per una disamina delle condizioni economiche e sociali dell’impero zarista negli anni della Grande guerra e sulla rivolta di Pietrogrado del febbraio 1917, si veda: A. Graziosi, L’Urss di Lenin e Stalin. Storia dell’Unione Sovietica 1914-1945, Bologna, il Mulino, 2007, pp. 67-80. 5 Cfr. F. Turati, A. Kuliscioff, Carteggio. IV. 1914-1918, tomo I, raccolto da A. Schiavi, a cura di F. Pedone, Torino, Einaudi, 1977, 6 voll., pp. 446-447. 6 F. Turati, Lettera del 16 marzo 1917, Carteggio cit., pp. 448-450. 7 A. Kuliscioff, Lettera del 17 marzo 1917, Carteggio cit., pp. 453-454. 108 - Giovanna Savant La sua ira si placa il 23 marzo, quando, alla Camera, Turati invia un saluto al popolo russo, per “il formidabile riscatto” che sta compiendo, auspicando tuttavia in modo piuttosto ambiguo che gli eventi in corso possano giovare a tutti i fini, sia di guerra sia di pace8. Pochi giorni dopo, su “Critica Sociale”, appare un editoriale di Claudio Treves di plauso alla rivoluzione, considerata l’inizio di una fase democratica il cui scopo è di trasformare l’autocrazia russa in un moderno regime rappresentativo. Il deputato riformista, seguendo la concezione gradualista del socialismo tipica della rivista turatiana, di- chiara che al termine di tale processo la Russia sarà ancora borghese, perché la storia può procedere a salti, “ma nessun salto può varcare gli oceani”. Tuttavia, anche se il paese resterà sotto la dominazione capi- talistica, le libertà conquistate favoriranno lo sviluppo del movimento operaio. La politica interna diventerà “la palestra” che attirerà tutti gli sforzi, per la rigenerazione politica e amministrativa dell’ex impero zarista, per cui Treves esclude l’ipotesi, accarezzata da tutti gli alleati della Russia, che l’insurrezione possa indurre il nuovo governo a in- tensificare il suo sforzo bellico9. La rivoluzione, “nata dal logoramento del popolo in guerra” giove- rà ugualmente all’Intesa, costituendo un esempio per gli imperi centra- li: infatti, mentre nelle democrazie, essa “sconta gran parte del suo po- tere di suggestione nel regime liberale già stabilito”, nelle autocrazie “nemmeno una parcella della sua virtù di istigazione va perduta”10. In questa prima fase, la rivista insiste sugli effetti positivi della ri- voluzione nei confronti della guerra in corso, associandola in tal senso all’intervento americano: quando ad aprile il governo russo dichiara di rinunciare a ogni espansione territoriale e il presidente Woodrow Wil- son afferma a sua volta che gli Stati Uniti, appena entrati nel conflitto, combatteranno per una pace generale equa e giusta, i riformisti riten- gono che l’Intesa non sia più la stessa, ma abbia subito un rinnova- 8 F. Turati, Discorsi parlamentari. I., Roma, Camera dei Deputati, 1950, 3 voll., p. 1230. 9 Noi, Primavera di rivoluzione, in “Critica Sociale”, XXVII, n.
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