La Compagnia Dell'orto 2017

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La Compagnia Dell'orto 2017 LA COMPAGNIA FIERA 6ª edizione DELL’ PREMIO AL R O MIGLIOR ORTO ALPINO DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA NATURA ALPINA DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA NATURA O T DELLA VALLE CAMONICA 2017 LA COMPAGNIA FIERA 6ª edizione DELL’ PREMIO AL R O MIGLIOR ORTO ALPINO Consorzio Comuni BIM Comunità Montana DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA NATURA ALPINA DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA NATURA di Valle Camonica di Valle Camonica O T DELLA VALLE CAMONICA 2017 Per il terzo anno consecutivo la Comunità Montana di Valle Camonica – Parco Adamello, nell’ambito della sesta edizio- ne della Fiera della Sostenibilità nella Natura Alpina, ha indetto il Concorso “Miglior Orto Alpino” camuno. Il concorso intende premiare la fatica di chi con enorme passione e assiduo lavoro, dedica il suo tempo alla cura del proprio lembo di terreno, arricchendolo con i fiori e i frutti dell’orto considerato da sempre luogo di dialogo e scambio. Come negli anni precedenti, l’interesse è stato molto alto, a conferma della bontà dell’evento. I 28 iscritti dimostrano il forte desiderio della comunità di vivere pienamente il territorio, preservandolo con tenacia, passione e dedizione e regalando colore al paesaggio con i prodotti della terra, sempre molto apprezzati sulle tavole delle famiglie. Alla giuria, ai collaboratori del Parco Adamello ed in particolare ai partecipanti al concorso va il mio personale ringra- ziamento, quello della Comunità Montana e quello dell’intera Valle Camonica. Credo che se l’attenzione e la coltivazio- INTRODUZIONE ne di un piccolo orto può da una parte avvicinare le persone alla natura, dall’altra possa anche contribuire a migliorare l’ambiente di tutti e quindi di ciascuno di noi. A tutti i nostri concittadini dedico questa poesia di Giovanni Pascoli L’O RTO E come l’amo il mio cantuccio d’orto, col suo radicchio che convien ch’io tagli via via; che appena morto, ecco è risorto: o primavera! con quel verde d’agli, coi papaveri rossi, la cui testa suona coi chicchi, simile a sonagli; con le cipolle di cui fo la resta per San Giovanni; con lo spigo buono, che sa di bianco e rende odor di festa; coi ricciutelli cavoli, che sono neri, ma buoni; e quelle mie viole gialle, ch’hanno un odore... come il suono dei vespri, dopo mezzogiorno, al sole FIERA nuovo d’aprile; ed alto, co’ suoi capi rotondi, d’oro, il grande girasole ch’è sempre pieno nel ronzio dell’api! Oliviero Valzelli Presidente della Comunità Montana di Valle Camonica DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA NATURA ALPINA DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA NATURA Una ricerca recentemente condotta dalle Università di Torino e di Pollenzo ha evidenziato quanto gli orti alpini risultino essere, oltre che una riserva di agrobiodiversità, anche strumenti per sostenere e valorizzare l’identità di chi opera nelle comunità locali. Questo è tanto più vero in quanto, come verrà evidenziato dalle pagine che seguono, dopo tre anni di visite e incontri negli orti camuni abbiamo scoperto, oltre a straordinari patrimoni naturali che credevamo persi, anche saperi antichi che pensavamo dimenticati. Invece, erbe domestiche e selvatiche, piante, fiori e con esse storie e sapori traboccano da questi scrigni di biodiversità raccontandoci di spe- cie vegetali e di saperi umani vivi e vivacemente presenti nel nostro territorio. Scrive Vesna Roccon in Montagne in rete, sito che si occupa di ricerca, cultura e vivibilità delle nostre montagne, “…gli orti alpini diven- gono così un tratto identitario delle comunità locali e spazi dove il tramandare attivo trova impiego e può essere condiviso convivial- mente …”. È questo aspetto, ovvero quello della convivialità, che vogliamo maggiormente sottolineare con la terza edizione del premio al miglior orto alpino della Valle Camonica. Uno scambio di saperi e di pratiche che rende i nostri orti cellule preziose di un corpo sociale che per altri versi la modernità e le modalità con cui i rapporti sociali oggi si esprimono (molto spesso mediati da strumenti digitali: Facebook, Instagram, Twitter…) non consentono: quello scambio di pratiche e di sapere attivo di cui l’orto e chi lo coltiva sono protagonisti. È questo un aspetto da non sottovalutare che va al di là della qualità, della bellezza e dell’armonia degli orti e che li accomuna attra- verso la sapienza e la pazienza dei loro gestori all’interno di un sapere collettivo, tanto più prezioso oggi che in passato, proprio per la marginalità con cui esso si rappresenta. Avere suscitato attenzione verso orti, ortolane e ortolani di Valle Camonica ci rende orgogliosi. Ma tutta la società camuna dovrebbe essere orgogliosa di ciò e per far questo e per rendere più esplicita l’attenzione e il piacere di L’ORTO METAFORA DELLA VITA METAFORA L’ORTO godere con la vista - anche attraverso una recinzione - della bellezza, dei colori e dell’intensità di profumi che emanano i nostri orti, ab- biamo pensato e previsto per la prima volta una nuova forma di attestato: un “Diploma all’orto”. Questo “diploma” potrà essere appeso da ciascun ortolano o ortolana sulla recinzione dell’orto, su un albero, su un paletto apposito messo in bella vista in modo che susciti l’attenzione e la curiosità di coloro che abbiano a transitare nelle sue vicinanze. Così le persone che transiteranno davanti all’orto ne verranno attratte, potranno ammirarne la bellezza, magari esser indotti a fermarsi, a far due chiacchiere, a commentare … ad iniziare a coltivare anche loro un pezzetto di terra, se già non lo fanno, cercando di ricreare con le loro mani in un angolo di paradiso. Crediamo così di contribuire ancora meglio e di più a sostenere rapporti sociali veri, aiutando a scambiare opinioni e sentimenti, per costruire comunità. Dario Furlanetto Direttore del Parco dell’Adamello “Sappiamo tutti che i campi, ben coltivati, prevalgono sulle sterpaie nel dare frutti migliori perché nella terra vi sono elementi di tutto: siamo noi che, solcandola col nostro aratro, diamo vita ai germogli in mezzo alle zolle rimosse.” Lucrezio, De rerum natura Per il terzo anno consecutivo ho l’onore davvero grande di presiedere il Premio per il Miglior orto alpino della Valle Camonica. E per il terzo anno ho avuto il piacere di conoscere luoghi e persone speciali. Ho potuto ancora una volta apprezzare come il lavoro tenace degli orticoltori camuni sappia ricamare questa terra con preziosi lembi in cui la Natura, addomesticata e –direi- “accarezzata” dona frutti meravigliosi. Come ogni anno si è posto il problema di scegliere tre orti da premiare, quando ciascuno degli orti candidati è meritevole e caratte- rizzato da una specifica peculiarità che lo rendono unico e interessante, pieno di valore. Come tre anni fa, ripeto a me e a Voi, che chi coltiva un orto ha già vinto in partenza: perché “in mezzo alle zolle rimosse” dà vita a germogli deliziosi. Assiste e condivide con la Na- tura il miracolo della Vita. “Nella terra vi sono elementi di tutto”, ma è solo con il lavoro di uomini e donne appassionati che è possibile trasformare “sterpaie” per “dare frutti migliori”. Ed è questo che ancora, e forse ancor più, ho visto durante questa edizione del Premio. Quando si arriva in visita ad un orto, non c’è quasi bisogno di parole, l’orto parla, anzi canta da solo la sua canzone, mostra il dono di ciò che ha ricevuto e ripaga, generosamente, le mani che hanno zappato, seminato, irrigato, concimato, potato, curato. Quest’anno più che mai ho avuto la gioia di scoprire lembi di paesaggio preservati o riconquistati grazie alla cura dell’uomo. Un lavoro immenso. PREMIO MIGLIOR ORTO ALPINO 2017 PREMIO MIGLIOR ORTO Quotidiano. Tenace. Capace di trasformare, preservare, tramandare. Questi orti a volte parlano di storie di famiglia che ritrovano continuità, a volte raccontano di ricerca caparbia di non lasciare andare verso il selvatico ciò che con tanta fatica era stato ad esso strappato negli anni. Parlano anche di un nuovo ritorno al contatto con la terra: persone che dalla città non vedono l’ora di scappare a curare e stare bene loro stessi tra scorzonera e mirtilli, tra zucche e zinnie, magari con montagne regali a far loro da custodi e testimoni nel panorama unico della Valle. Quest’anno ancora di più ho apprezzato il desiderio degli orticoltori camuni che l’orto sia anche bello oltre che buono. I Greci riteneva- no che ciò che fosse bello fosse necessariamente anche buono*, niente di più vero nell’orto! I pomodori più vermigli, i più pieni e luccicanti, le melanzane tanto lucide e violacee come rubini, le mele verdi e profumate emanavano una bellezza presaga di gustosissimi sapori. In particolare quest’anno però mi hanno colpito i tanti fiori che si accompagnavano alle coltivazioni, per rendere l’orto più sano, più vario, più bello. Penso ai gialli dorati delle calendule che aiutano a tenere lontano parassiti odiosi, che facevano capolino tra cavoli e fagioli, in un’alle- gra “brigata” ortolana. Rivedo il canto dolce e violetto di settembrini vicino a rosmarino e insalate. Sento il profumo di foglie odorose di menta fiorita accanto a vellutati garofanini e ai sorrisi schietti delle margherite. I fiori nell’orto hanno sempre avuto storicamente un loro spazio. “..l’orto è stato, effettivamente, il primo giardino dell’uomo” sostiene Aldo Mo- linengo nel suo interessantissimo testo “Orto di casa antico segno alpino della famiglia contadina” (2010, Priuli & Verlucca). Spesso in passato i fiori erano coltivati per essere “destinati a testimoniare un vivo ricordo nei cimiteri” (Molinengo, op.cit.), ma tanti erano e sono i “tipi di fiori ogni mese. Anche quando l’orto è «fermo», nel periodo invernale, gli ellebori sanno decorarlo con eleganza, per poi riprendere ai primi tepori di febbraio e marzo con tulipani e giacinti. … Poi rose, gladioli, dalie e, tra la tarda estate e l’autunno, un’innumerevole quantità di asteracee che, per tradizione sono i fiori più utilizzati, perché hanno lo stelo più lungo, per poterli mettere in vaso in chiesa o al camposanto.” (Molinengo, op.cit.) L’orto già bello di per sé per i suoi allineamenti regolari, gli accostamenti di fogliame vari per colori e forme, nei fiori trova un ulteriore elemento di splendore per coronare la bellezza di una fatica quotidiana: quella di prendersi cura della terra, del paesaggio e di sé.
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