DOCUMENTO PRELIMINARE DEFINITIVO

COMUNITÀ DELLA

COMUNITA' DELLA VALLE DEI LAGHI

Documento Preliminare Definitivo della Comunità della Valle dei Laghi (Redatto ai fini della formulazione del Piano Territoriale della Comunità)

Ottobre 2013 Approvato dal Tavolo Territoriale di Confronto e Consultazione in data 05/11/2013

Comunità della Valle dei Laghi Documento Preliminare Definitivo

A cura di Giuliana Spagnolo

Testi di Giuliana Spagnolo Sergio Remi Alessandro Franceschini

Attività di analisi ed elaborazione grafici e tabelle Giuliana Spagnolo

Facilitatore della PAT Lucia Gasperetti

Per il Progetto speciale di attuazione della riforma istituzionale della PAT Luca Paolazzi

Hanno contribuito in diversa misura alla realizzazione di questo documento Luca Sommadossi Luca Paolazzi Lucia Gasperetti Roberto Albertini Alessandro Franceschini Stefano Portolan Cinzia Mattevi Michele Tabarelli de Fatis Tavolo Territoriale di Confronto e Consultazione Gruppo consigliare di maggioranza

SOMMARIO

PRESENTAZIONE V

Note Introduttive 5

PARTE PRIMA - IL SISTEMA VALLIVO: LA STRUTTURA TERRITORIALE, SOCIO-ECONOMICA E INSEDIATIVA DELLA COMUNITÀ DELLA VALLE DEI LAGHI 9 di Giuliana Spagnolo

Introduzione 11

I presupposti per un'analisi paesaggistica e ambientale del territorio della Comunità della Valle dei

Laghi 11

L'assetto paesistico ambientale: il quadro conoscitivo 12

1. Caratteri geomorfologici e idrogeologici 12 2. Caratteri del sistema della fruizione territoriale 13 2.1. La carta dell'assetto storico 13 3. Le dinamiche demografiche 14 4. Analisi dell'uso e consumo del suolo 16 5. Densità della popolazione in rapporto alla superficie utilizzabile 20 6. Produzione edilizia 22 7. Alcune osservazioni trasversali 24 8. Agricoltura nella Provincia di Trento 25 9. L'agricoltura nella Valle dei Laghi 26 9.1. Indice di Pressione Zootecnica 28 9.2. Il lavoro in agricoltura 29 9.3. "Aree Agricole" e "Agricole di Pregio" 31 9.4. Le aziende agricole di qualità 32 10. Superfici boscate, alcune considerazioni 33 10.1. Le superfici boscate nella Valle dei Laghi 34 11. Le aree Protette 36 12. Il rischio idrogeologico 37 13. La pericolosità idrogeologica 38 14. Gli indicatori di efficienza energetica della P.A. locale 39 15. La carta dell'assetto naturale 43 16. La carta delle criticità ambientali 44 17. La carta dell'assetto identitario 46 18. I conti economici: il contesto macroeconomico provinciale 47

19. L’apporto settoriale alla formazione del prodotto: le attività produttive e industriali nella

Provincia Autonoma di Trento 51 20. Analisi di contesto specifiche: il sistema economico della Valle dei Laghi 52 21. Gli indicatori relativi al numero degli addetti e degli occupati e all'incidenza delle unità

economiche nel territorio della Comunità 58 22. Indice di specializzazione economica (ISP) normalizzato 59 23. Il turismo nella Valle dei Laghi 60 23.1. Impatti ambientali in relazione al turismo 64 24. Il lavoro e gli indicatori di consistenza e qualità del bacino locale di manodopera della Valle

dei Laghi 65 25. Gli indicatori sulla sanità e qualità della vita nella Comunità 71 26. L'accessibilità: le Infrastrutture e le reti immateriali 73

Valutazioni di sintesi finali 77

1. Fabbisogni specifici del sistema Territoriale 77 2. Fabbisogni di sistema e la necessità di una crescita generalizzata della competitività 77 3. Fabbisogni del sistema rurale 78 4. Fabbisogni specifici del sistema artigianale 78 5. Indicatori sintetici delle performances della Comunità della Valle dei Laghi 78

Quadro sinottico degli indici 80

PARTE SECONDA - UN PERCORSO DI USCITA DALLA CRISI: QUALI POSSIBILI INDIRIZZI PER IL PIANO TERRITORIALE DELLA COMUNITÀ VALLE DEI LAGHI? 85 di Sergio Remi

La declinazione territoriale del concetto di green economy 87

Le strategie vocazionali della Valle dei Laghi 87

1. La multifunzionalità di uno spazio che è al contempo rurale e urbano 88 2. Agire per un progetto complessivo di agricoltura sostenibile 89 2.1. La tutela del territorio agricolo 89 2.2. ll marketing territoriale 89 2.3. L’integrazione delle filiere agroalimentari 90 2.4. La valorizzazione dei prodotti tipici locali 91 2.5. La multifunzionalità dell’impresa agricola 92 3. Valorizzare l’economia dell’esperienza 93 3.1. La promozione un modello d’ospitalità diffusa 94 3.2. L’infrastrutturazione turistica del territorio 94 4. Il governo delle dinamiche insediative 94 4.1. Le funzioni territoriali e la dotazione di servizi 95 4.2. La sostenibilità ambientale e sociale dell’abitare 96

4.3.Il sociale come progetto di sviluppo 98 5. Politiche temporali e welfare mix 98 5.1. Un modello di sviluppo a base culturale 99 5.2. La promozione dell’autoimprenditorialità 101

PARTE TERZA - IL SISTEMA VALLIVO: GLI OBIETTIVI E LE STRATEGIE 103 di Giuliana Spagnolo

Obiettivi generali di lungo periodo della politica di sviluppo della Provincia Autonoma di Trento: il macrobiettivo di crescita 105

1. La coerenza con gli obiettivi della politica di coesione 105 2. Gli indirizzi strategici definiti nel PUP per la Comunità della Valle dei Laghi 105

Gli strumenti della partecipazione per la formazione degli obiettivi e delle strategie. Il rapporto di ricerca-azione per l’elaborazione del documento preliminare di programmazione: i contenuti sintetici 106

Strategie del PUP e linee di azione strategica del documento 107

Questionario somministrato al gruppo consigliare di maggioranza della Comunità della Valle dei

Laghi: Percorsi e scenari per uno Sviluppo Sostenibile 110

SITOGRAFIA 111

ALLEGATO - L PROCESSO DI URBANIZZAZIONE NELLA COMUNITÀ DELLA VALLE DEI LAGHI (1865-2010) 113 di Alessandro Franceschini

PRESENTAZIONE

Per le Comunità la pianificazione urbanistica è una competenza prevista dalla L.P. 1 del 2008 (”Ordinamento urbanistico e governo del territorio”, meglio conosciuta come legge urbanistica provinciale), e rappresenta, per i territori, un'importante occasione per rafforzare il ruolo da protagonista nelle scelte strategiche sul proprio futuro, pur all'interno di una cornice e di una prospettiva più ampia determinata dal livello provinciale, nazionale ed europeo. Quando parliamo di pianificazione urbanistica troppo spesso siamo portati a pensare all'organizzazione e alla gestione del territorio sostanzialmente relativa al cambio d’uso dei suoli finalizzati all’edificabilità. In realtà “fare” urbanistica significa molto di più e di molto più articolato e importante. Per usare le parole di un importante urbanista , recentemente scomparso, Fulvio Forrer, l'urbanistica «interessa visioni e gestioni che vanno ben oltre l'edilizia (…) e non riguardano solo la costruzione di edifici, ma sono l'insieme delle attività che vanno sotto il nome di Governo delle trasformazioni territoriali»1. La pianificazione urbanistica infatti ha a che fare con un'idea di sviluppo e di organizzazione economica, sociale e culturale di una comunità. L’utilizzo del territorio diventa una conseguenza della visione che una comunità ha di se e del proprio futuro, delle proprie risorse e delle proprie criticità. Sempre per citare Forrer pianificare «vuol dire conoscere, interpretare, trovare soluzioni, programmare, organizzare, prevedere e confermare strutture, prevederne di nuove, stimare risorse e bisogni, concordarle, concertarle, definire metodologie, scegliere soluzioni, fissare obiettivi»2. I territori, quindi, sono chiamati ad essere protagonisti del proprio sviluppo, del proprio futuro, della gestione del proprio territorio dentro un quadro di riferimento più ampio delineato dal Piano Urbanistico Provinciale e della Legge provinciale. Forse può essere utile richiamare alcuni aspetti di questo quadro generale più ampio perché non sempre si tiene in dovuta considerazione l'importanza degli strumenti per la tutela e la valorizzazione delle potenzialità di un territorio. Soprattutto di quegli strumenti particolarmente adatti allo sviluppo strategico di un territorio, perché legati ad una scala né troppo piccola da apparire asfittica, né troppo grande da essere inefficace: il piano a scala sovracomunale legato alla suddivisione amministrativa della provincia in enti collocati tra la Provincia ed i Comuni. Già il primo Piano Urbanistico Provinciale (1967) prevedeva la necessità di un livello intermedio di programmazione fra la Provincia e i Comuni al fine di garantire un protagonismo delle Valli nel loro sviluppo. I Comprensori nell'ottica del primo Piano Urbanistico rispondevano allo scopo di fare in modo che «i gruppi sociali si coordinino in nuclei più vasti e siano in grado di partecipare allo sviluppo dei programmi di pianificazione e di decentramento strutturale ed economico con sufficiente autorità»3. Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni dall'approvazione di quel piano, le cose sono molto cambiate e la storia ci permette di fare ulteriori riflessioni e considerazioni frutto dell'esperienza e delle nuove scoperte e conoscenze acquisite ma rimane tuttavia valido il principio che non si può pensare ad una pianificazione equilibrata e organica senza tener conto di un livello intermedio, oggi rappresentato dalle Comunità di Valle. L'ultimo Piano Urbanistico Provinciale (2008) riprende infatti questo aspetto esplicitando nella relazione illustrativa che la «riforma è ispirata all'obiettivo di assecondare il protagonismo dei territori, valorizzandone le vocazioni e specificità e di promuovere lo sviluppo del capitale sociale, nel quadro del governo a livello centrale degli interventi di rilevanza provinciale»4. Ecco allora che ciò che stiamo oggi avviando non è fine a se stesso ma si inserisce in un percorso di crescita e di miglioramento continuo che ha radici relativamente lontane nel tempo e richiama la necessità, per la società locale, di darsi delle regole di utilizzo delle proprie risorse che permettano lo sviluppo più generalizzato possibile del benessere. La regolamentazione appare oggi ancora più importante e urgente in quanto siamo di fronte a sfide impellenti e decisive per la sopravvivenza e lo sviluppo della società: tanti segnali, oramai, mettono in luce la difficoltà della Terra nel sostenere la massa crescente di attività umane. Questa difficoltà porta ad una crisi ambientale che, come descrive Giorgio Osti, si manifesta su due dimensioni: «la dimensione qualitativa, cioè l'alterazione dei meccanismi naturali di riproduzione della vita derivante dall'immissione di sostanze di sintesi nell'ambiente» e «la dimensione quantitativa, sintetizzata nella progressiva diminuzione di spazio vitale a disposizione degli esseri umani e le altre specie viventi»5. Naturalmente, la Valle dei Laghi non può di certo cambiare da sola queste dinamiche che hanno una valenza mondiale ma è altrettanto vero che ogni territorio piccolo o grande che sia può e deve assumersi le proprie responsabilità, contribuendo

1.FORRER F., Il mestiere di urbanista, in "Sentieri Urbani", n.4/2010, p. 6. 2.Ivi, p. 6. 3.Relazione illustrativa del Piano Urbanistico Provinciale, Provincia Autonoma di Trento, 1964, in "Sentieri Urbani”, n.8/2012, p.55. 4.Relazione illustrativa del Piano Urbanistico Provinciale, Provincia Autonoma di Trento, 2008, p. 14, http://www.urbanistica.provincia.tn.it/binary/pat_urbanistica//normativa_pup2008/allegato_A_relazione_illustrativa.pdf 5.OSTI G., Sociologia del Territorio, Il Mulino, Bologna 2010, p. 221. V

all'interno delle proprie competenze e possibilità, al miglioramento delle condizioni generali anche perché il benessere delle persone anche nel piccolo è ormai strettamente legato a questi fattori. Quindi parlare di Piano Territoriale di una Comunità significa analizzare e prendere in considerazione tutti gli aspetti della vita di quella comunità in maniera integrata e non frammentata: dall'economia al benessere sociale, dalla cultura all'uso delle risorse, dal come ci muoviamo agli spazi che frequentiamo ecc. È con questo obiettivo che abbiamo lavorato su questo documento che non vuole essere nulla di esaustivo e che, al contrario, si propone di essere una base di discussione e di confronto con il territorio (abitanti, operatori economici, per delineare le linee e gli indirizzi su cui muoversi per la formulazione del Piano Territoriale della Comunità della Valle dei Laghi. Ci sono alcune parole chiave che contraddistinguono questo lavoro e che è bene sottolineare prima di addentrarsi nei contenuti. La prima riguarda la CONOSCENZA. È di vitale importanza conoscere i fenomeni che ci riguardano e che contraddistinguono il nostro vivere. Questo ci permette di avvicinarci sempre più alla consapevolezza di ciò che ci circonda e di ciò che permette la nostra stessa vita. Conoscere è anche una condizione imprescindibile per poter vivere un'esperienza di cittadini informati e partecipi perché il nostro futuro non dipende solo da fattori esterni ma anche (e principalmente) da fattori interni su cui possiamo, se vogliamo incidere e decidere. Per quanto riguarda la pianificazione la conoscenza si compone di tanti aspetti: può essere legata alle impressioni dei saperi esperti o dei politici, può fare riferimento a strumenti scientifici, può avere un significativo livello partecipativo del territorio. Questo documento nasce dall'utilizzo di tutti questi approcci con una significativa preponderanza degli ultimi due. In particolare abbiamo utilizzato diversi strumenti per fornire un'adeguata conoscenza del nostro territorio e delle sue dinamiche: la raccolta dei dati statistici, l'osservazione dell'evoluzione di alcune dinamiche nel tempo, ma anche l'esperienza e il vissuto dei cittadini che in questo territorio ci vivono e lo contraddistinguono. È bene ricordare però che la conoscenza non è mai data una volta per tutte e non è mai completa e quindi va sempre aggiornata e implementata. La seconda parola chiave riguarda i BISOGNI dei cittadini che fanno parte di una comunità. La regolamentazione e l'utilizzo delle risorse comuni ha sempre avuto come obiettivo quello di rispondere ai bisogni e alle necessità delle persone che vivono e operano in quel territorio. Riguardo a questo tema c'è un delicato equilibrio da trovare e da salvaguardare: è un equilibrio che deve tendere al soddisfacimento dei bisogni della collettività (non di pochi interessi particolari) in tutti i suoi ambiti, con il rispetto della natura e dei suoi equilibri. Nell'epoca moderna questo equilibrio è messo fortemente in discussione ed è poco considerato pur rimanendo a parole la priorità assoluta. La terza parola chiave è la PARTECIPAZIONE. La partecipazione ha il duplice scopo di fornire informazioni sui bisogni dei cittadini e di coinvolgerli nell'individuazione degli obiettivi strategici del territorio. Per questo la partecipazione non riguarda solamente la fase di analisi e di raccolta dei dati ma riguarderà anche e specialmente il confronto e la discussione su quanto emerso e su quali potranno essere gli obiettivi e le linee d'indirizzo su cui muoversi come Valle nella definizione del Piano Territoriale della Comunità. La partecipazione si realizzerà principalmente con lo strumento del Tavolo Territoriale ma non solo: saranno importanti momenti di confronto e di approfondimento anche con tutta la cittadinanza e con tutti gli stakeholders del territorio attraverso incontri, seminari, ecc. Cosa emerge dal Documento preliminare? Non è facile sintetizzare in poche righe ciò che emerge da un documento corposo e importante che ha richiesto circa un anno di lavoro. Volendo sintetizzare si potrebbe ricondurre a quattro concetti chiave gli elementi di riflessione che emergono dai dati e dalle analisi raccolte e che meritano di essere oggetto di approfondimento e di confronto. Il primo aspetto è quello dell'IDENTITA' TERRITORIALE. L'identità territoriale è un elemento molto importante per connettere cultura e territorio. L'identità di un territorio si forma grazie ad una storia condivisa ma anche grazie ad esperienze che continuano a rimodellarla. È ciò che crea appartenenza, che permette di dare un nome agli spazi generici e trasformarli in luoghi sentiti propri da uno specifico gruppo sociale. L'identità di un territorio è molto importante ed è molto legata alla sua cultura, alle sue specificità, alle sue tradizioni ma anche alle prospettive future condivise, di cui ne è anche la base fondamentale. Lavorare quindi sulla nostra identità risulta di fondamentale importanza sia per valorizzare le nostre peculiarità legate ad un territorio che come scrive Sergio Remi in questo documento è al contempo rurale (le produzioni agricole, la qualità ambientale, la natura) e urbano, sia per rafforzare e potenziare le strategie di sviluppo della Valle in relazione ai territori limitrofi, sia per riconoscerci in una storia e in un'esperienza comune. VI

Identità significa anche valorizzare ciò che ci caratterizza, dai prodotti tipici alla particolarità del paesaggio alla capacità dei nostri concittadini di partecipare alla vita sociale, culturale ed economica della comunità con originalità e innovazione. Il secondo importante aspetto che merita di essere analizzato e confrontato ha a che fare con l'USO DEL TERRITORIO e con il relativo paesaggio che ci ritroviamo. È sempre più urgente e sempre più all'attenzione dei politici e degli studiosi la consapevolezza di dover «ripartire dalla terra, ossia vedere i fenomeni socio-spaziali con un'attenzione particolare all'elemento fondativo dell'approccio territoriale, appunto la terra, il suolo, gli ecosistemi, la base vivente su cui si innestano tutte le attività umane»6. Il territorio è sempre più soggetto a forti interessi per il proprio utilizzo e questo mette fortemente in crisi la capacità della terra di soddisfare tutte le esperienze vitali delle persone che vivono in quel territorio. Inoltre è sempre più riconosciuto come paesaggio cioè, come dice il paesaggista Joao Nunes, come un «insieme di tracce lasciate sul territorio dalle diverse comunità che lo condividono in quanto supporto individuale e collettivo di sopravvivenza»7. E ancora è «il complesso sistema di relazioni a cui tali tracce corrispondono in quanto manifestazioni percettibili della vita, relazioni che si sviluppano tra individui della stessa comunità, tra individui di comunità differenti, tra comunità differenti, collettivamente, e tra tutti e il territorio»8. Il territorio è sempre stato trasformato dalle comunità che lo hanno vissuto. Il problema è per cosa e come viene trasformato perché oggi «qualunque organismo, forzato oltre certi limiti, si spezza, si ammala e qualche volta anche muore»9. È quindi ormai inevitabile interrogarsi sull'uso del nostro territorio perché alcuni dati ci dicono che probabilmente disponiamo oggi di infrastrutture più che sufficienti per alcuni ambiti mentre su altri abbiamo dei margini di ulteriore valorizzazione ancora inespressi e potenziali che possono garantire margini di miglioramento e di perfezionamento del paesaggio nelle sue varie sfaccettature. Per fare questo è necessario aprire una riflessione sul recupero, la valorizzazione e la qualificazione dell'esistente (centri storici, infrastrutture, ecc.) e su come realizzare concretamente una valorizzazione delle nostre bellezze paesaggistiche naturali o non (l'agricoltura, l'enogastronomia, i laghi, ecc.), anche attraverso un'adeguata organizzazione e infrastrutturazione dentro un quadro generale di sostenibilità ambientale ed economica, sempre più urgente non solo per un principio legato al rispetto ambientale ma anche per lo sviluppo stesso dei territori. Il terzo aspetto riguarda IL SOCIALE E LA CULTURA come base per un progetto di sviluppo del territorio. Oltre alla cultura come base per la promozione di appartenenza al territorio, c'è un elemento che emerge dall'analisi e cioè che la Valle dei Laghi potrebbe diventare un interessante laboratorio di sperimentazione e di innovazione per un benessere strettamente legato alla crescita culturale. La cultura e il sociale possono cioè essere visti a pieno titolo come elementi fondanti lo sviluppo e il progresso del nostro territorio. Il quarto elemento da approfondire è tutto ciò che riguarda I SERVIZI e la loro distribuzione sul territorio della Valle. Questo ambito coinvolge anche un particolare aspetto legato alla mobilità, cioè a “come” ci muoviamo e “per cosa”. La mobilità di cose e persone ha avuto, con la scoperta della macchina a vapore, un'evoluzione travolgente. Oggi la mobilità ha raggiunto nel mondo livelli enormi ed è significativamente collegata all'automobile che rappresenta un'idea di libertà e di emancipazione che nessun altro mezzo può dare. Per la Valle dei Laghi però emergono due aspetti importanti da sviluppare che riguardano la mobilità alternativa o complementare all'automobile attraverso il trasporto pubblico e la mobilità lenta (piste ciclabili). Quest'ultimo aspetto riveste una particolare importanza anche per la valorizzazione del nostro territorio e delle sue peculiarità da parte di un turismo sempre più attento a queste modalità di spostamento. In conclusione... «Un'azione politica è veramente efficace nella misura in cui riesce ad interpretare le esigenze e le aspirazioni delle popolazioni ponendosi, in questo contesto umano, come elemento di sviluppo sia economico che sociale» scriveva Bruno Kessler nella sua esposizione al Consiglio provinciale il 26 aprile 1961 della prima esperienza di programmazione pluriennale della Provincia di Trento. Perché un piano territoriale possa giungere alla sua approvazione e ancor più alla sua realizzazione credo ci sia bisogno di alcune condizioni importanti.

6.Ibidem, p. 209. 7.FERREIRA NUNES J., PROAP Architettura del paesaggio, Note, Lisbona 2010, p. 32. 8.Ivi, p.32. 9.SAMONA' G., Relazione al Convegno di Torbole, Provincia Autonoma di Trento, 1962, in “Sentieri Urbani”, n.8/2012, p. 38. VII

Innanzitutto occorre condividere degli obiettivi comuni. È importante che un territorio si ritrovi attorno ad alcune sfide condivisa che diventino patrimonio e coscienza comune, altrimenti è difficile condividere un progetto com'è quello del Piano Territoriale. La seconda condizione è che si riesca ad avere spazi ed orizzonti ampi e di lungo periodo che riescano ad andare oltre il nostro limitato contesto quotidiano, all'interno dei quali individuare progettualità concrete e realizzabili anche nel medio e breve periodo. La terza condizione è che vi sia da parte del “territorio” e in particolare di coloro che sono chiamati a condividere le strategie, la capacità di guardare oltre i propri confini per un bene più grande e più ampio che travalica non solo in confini territoriali ma anche e specialmente i confini temporali dell'attuale generazione per guardare alle generazioni future. Questo richiede capacità di astrazione per essere in grado di “guardare oltre” ma anche capacità di confronto costruttivo, seppur acceso, perché risulta scontato che le tematiche affrontate da un piano come questo vanno a toccare interessi particolari che non sono né buoni né cattivi ma semplicemente diversi. Ogni posizione è importante e degna di essere presa in considerazione e per questo dovremo abituarci al confronto anche duro ma rispettoso e propositivo. Il Piano Territoriale dovrebbe trovare una sintesi e un equilibrio fra tutti gli interessi in gioco all'interno di un quadro complessivo che si rifà al concetto di bene comune perché per citare ancora Kessler «quando parliamo di programmazione, vogliamo che siano ben chiare queste premesse: nello studio e nel lavoro si ha di mira l'uomo e non la struttura od il fenomeno economico, considerati come valori finali»10.

Luca Sommadossi Presidente della Comunità della Valle dei Laghi

10.Programma della Provincia di Trento per il 1961-1964, Provincia Autonoma di Trento, 1961, in “Sentieri Urbani”, n.8/2012, p. 35. VIII

Note introduttive

Con il Documento Preliminare qui presentato la Comunità della Valle dei Laghi intende definire e predisporre un quadro di riferimento strategico per avviare il processo di pianificazione territoriale. In questa prima fase, al fine di promuovere una consapevole partecipazione dei soggetti, degli enti istituzionali e delle forze sociali, propedeutica ad una condivisione e approvazione del PTC, il documento presentato viene limitato alla interpretazione del contesto e del processo di sviluppo del più recente passato per pervenire alla individuazione e alla definizione degli obiettivi e della strategia da adottare nel prossimo periodo di programmazione. Ciò potrà permettere di dibattere, con una comune base di conoscenza, in primo luogo il quadro degli obiettivi generali e specifici e quindi individuare le scelte prioritarie per la costruzione del PTC della Comunità della Valle dei Laghi. In estrema sintesi: . il documento qui presentato è una prima illustrazione di quanto dovrà essere contenuto nella versione finale del PTC; . il documento fa riferimento unicamente alle analisi di contesto e del quadro programmatico in atto, nonché alla prima formulazione del set di obiettivi da perseguire; . il documento sarà, oltre che una base conoscitiva per l’avvio del processo di pianificazione, lo strumento necessario del Tavolo Tecnico. La redazione di questo documento si avvarrà delle proposte di integrazione e dei suggerimenti relative alla individuazione degli assi prioritari che scaturiranno dal tavolo e dal dibattito che si svilupperà in diversi incontri nell'assemblea dei membri Consigliari della maggioranza della Comunità. Dunque ci si è orientati nel determinare l'analisi dello stato di fatto e valutare le trasformazioni più recenti prendendo in considerazione l'intera area della Comunità nella volontà di far emergere le criticità e potenzialità che ne caratterizzano lo stato attuale e rispetto alle quali l'indirizzo strategico dovrà volgersi. Le ricerche condotte si presentano in alcuni capitoli sintetici che riguardano, oltre la struttura fisica del territorio, la struttura demografica, occupazionale, insediativa e produttiva dell'area esaminata. La consueta analisi economica di tipo descrittivo sulle risorse e per i settori produttivi è stata integrata da altre specifiche elaborazioni per far emergere le attuali dinamiche in atto. Uno studio attento è stato rivolto alle criticità ambientali e alla definizione di una prima carta dell'assetto identitario della Comunità, nella ferma convinzione che essi rappresentino degli strumenti indispensabili per cogliere le principali peculiarità intrinseche del territorio. Difesa del suolo, protezione della natura, tutela del paesaggio, riduzione degli impatti delle attività umane, riorganizzazione dei servizi, mobilità e assetto dei trasporti pubblici, individuazione delle aree residenziali o per attività produttive: queste sono le principali funzioni che fanno del governo del territorio e della pianificazione una materia particolarmente complessa. A conclusione dell'introduzione al suo Piano Comprensoriale della Valle dell'Adige, Giovanni Astengo ritenne opportuno inserire una citazione di Chombart de Lauwe tratta dal suo ultimo libro La fin des Villes: «I mezzi tecnici sono oggi tali che dovrebbero permettere agli uomini di utilizzarli nell'urbanistica e nell'edificazione, non per la concorrenza, per la conquista del potere, per il profitto o per organizzare lo spazio a beneficio dei gruppi dominanti, ma per adattare lo spazio costruito a un nuovo progetto di società in cui l'appropriazione dello spazio costruito a un nuovo progetto di società in cui l'appropriazione dello spazio da parte di tutti sia possibile» e si chiedeva retoricamente «Pare troppo presuntuoso e temerario assumere una così stimolante aspirazione come un obbiettivo non secondario del nostro studio, al fine di iniettare in esso un soffio vivificante che valga ad orientare l'azione ad un più umanistico, oltreché razionale, governo del territorio?». A distanza di trent'anni, l'auspicio dei due studiosi sembra finalmente iniziare a realizzarsi grazie a nuove consapevolezze e sensibilità che stanno aprendo la strada a processi di governance che, sotto la supervisione di tecnici specializzati, richiedono anche la partecipazione diretta dei veri protagonisti del territorio: i soggetti che lo abitano e che lo vivono. Infatti, la governance territoriale deve promuovere la valorizzazione e il potenziamento del territorio attraverso un percorso di legittimazione delle scelte; questa ultima eccezione di governo nasce dalla necessità di guidare l'attività degli enti locali nel bisogno di rispondere all'istanza di un nuovo apparato amministrativo funzionale a queste esigenze. L'assunto di partenza è che costruire Piani Strategici significhi far interagire gli organismi istituzionali con la componente sociale: il "territorio locale", inteso come valore identitario, è lo spazio entro cui la politica pone le basi per possibili scenari di sviluppo. Concludo con una riflessione personale: conoscere un territorio significa comprenderlo. Oggi rischiamo di non si riconoscerci più nel paesaggio che ci circonda, perché non sempre abbiamo sufficiente consapevolezza della nostra

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identità. E' necessario che si affermi una "nuova etica" capace di farci superare gli errori del passato e di proiettare il presente in un futuro più responsabile e pienamente sostenibile. Se governare significa fare delle scelte a noi spetta essere lungimiranti.

Giuliana Spagnolo

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Una creatura istituzionale come la Comunità della Valle dei Laghi s’inserisce in un processo, avviato ormai da qualche decennio, di costruzione di un’identità territoriale, affermando un proprio ruolo di guida politica e istituzionale all’interno del quadro dei portatori d’interessi locali. Molti attori del territorio – anche se non tutti - ne sentivano l’esigenza. “La definizione Valle dei Laghi è un’invenzione”: questa perentoria affermazione, emersa più volte nel corso delle interviste ai soggetti locali, descrive bene i problemi di un territorio che si è storicamente caratterizzato come un’area di transito, priva di propri autonomi e forti poli di attrazione. Per questo territorio il primo passo del processo di affermazione di una propria identità, (ormai risalente agli anni ’60), è stato quello di “darsi un nome”, un logo che definisse la sua presenza nell’ambito dell’articolato mercato turistico trentino. L’evoluzione futura del sistema locale deriva direttamente dalla capacità di rafforzare un processo di auto- rappresentazione e auto-progettazione, soprattutto nelle relazioni con le reti sovra-locali con cui si confronta. Una questione che rimanda innanzitutto all’identità: sapere dire chi si è, saperlo comunicare ed essere riconosciuti per quello che si vuole essere. Il termine geocomunità ben rappresenta questa esigenza. In questo termine sono compresi due concetti di spazio, ugualmente importanti: 1. lo spazio di rappresentazione: definito dal senso di appartenenza a dei luoghi, a delle comunità “naturali” che, attraverso la propria storia, la propria cultura, il proprio paesaggio, fanno racconto di sé. E’ in questo spazio che s’individuano le risorse e i caratteri distintivi che sono alla base dello sviluppo materiale delle comunità locali, ma è anche in questo spazio che si manifestano, spesso, le resistenze al cambiamento; 2. lo spazio di posizione: definito dalle relazioni che il sistema locale intrattiene con altri contesti, vicini o lontani. Lo spazio di posizione è determinato dai flussi (di persone, di merci, di finanza, di conoscenza, ecc.) che attraversano il territorio, modificandolo. La capacità di definire (e non subire) il proprio spazio di posizione presuppone la capacità di fare comunità “artificiale”. Ai rapporti di prossimità, tipici delle comunità originarie, si devono sommare relazioni più artificiali (in quanto intenzionali e non ascritte) e più elastiche, che interessano un territorio più ampio e che consentano di definire il proprio posizionamento rispetto ai flussi. Costruire una geocomunità significa, nella sostanza, affermare una propria identità nella modernità, definire il proprio posizionamento sincretico tra locale e globale, tra luoghi e flussi. Spazio di rappresentazione e spazio di posizione, nello stesso territorio, non necessariamente coincidono e questo è stato, fino ad oggi, il problema principale della Valle dei Laghi. Il posizionamento della Valle dei Laghi lungo i flussi turistici che dal Brennero scendono verso il Garda e la Rendena, la sua vicinanza (dipendenza) da Trento, i suoi legami con l’Alto Garda, i suoi caratteri, morfologici, amministrativi, infrastrutturali che non facilitano le relazioni interne, sono all’origine dell’anomia (dell’essere letteralmente senza nome) di questo territorio. Un’anomia che, fino ad oggi, gli ha impedito di darsi un’immagine unitaria, di elaborare una strategia di sviluppo condivisa. Il tentativo, fallito, di elaborare un “patto territoriale” ne è solo la più recente la dimostrazione. A fronte di spazi di rappresentazione che rivendicano con forza la propria identità locale, si contrappone uno spazio di posizione che rimanda: a volte a un sistema territoriale scarsamente strutturato e coeso (ad esempio sul piano sul piano economico o amministrativo); altre volte alla coesistenza di sistemi di relazione con poli d’aggregazione diversi (sul piano amministrativo, insediativo, dei servizi, delle relazioni economiche, ecc.) rispetto ai quali il sistema locale non ha saputo elaborare strategie e priorità. Le sfide della modernità e della competizione all’interno di mercati sempre più aperti, presuppongono oggi la capacità di costruire “comunità artificiali”. Rispondono a questa logica, le reti d’imprese, le aggregazioni bancarie, le fusioni tra municipalizzate, i sistemi cooperativi, i consorzi turistici, l’integrazione tra funzioni terziarie e funzioni produttive, che innervano le economie dei nostri territori (anche della Valle dei Laghi), valorizzando le competenze locali e definendo piattaforme produttive capaci di operare sulle reti lunghe di mercato. Non c’è dubbio che anche la Comunità di Valle è una costruzione artificiale, è anch’essa un flusso (questa volta istituzionale) che impatta sul territorio, modificandolo. La sua istituzione risponde all’esigenza di “fare comunità adeguata ai tempi”, una comunità capace di tenere assieme spazio di rappresentazione e spazio di posizione, capace di elaborare un modello di sviluppo:  che sia radicato nelle comunità locali;  che punta alla competizione valorizzando gli elementi materiali e immateriali del territorio;  che incorpora simboli e visioni culturali capaci di essere riconosciuti nell’economia mondo. Fare comunità adeguata ai tempi non è un obiettivo facile. A fronte di un’innovazione istituzionale che viene dall’alto e di processi d’innovazione (e di crisi) economica che vengono dal globale, le società locali spesso faticano a metabolizzare e tradurre in valori e in nuove forme d’identità e di economie, le novità che la stessa modernità sta portando avanti. 7

Data l’esigenza prioritaria di affermare una comune identità territoriale, in Valle dei Laghi (più che in altri territori), la legittimazione della Comunità di valle non nasce dal fatto che la Legge di Riforma ha previsto la sua istituzione, ma da quella che sarà la sua reale capacità di accompagnare il ruolo degli attori economici e sociali nelle dinamiche di modernizzazione. Qui, più che altrove, il percorso di elaborazione del Piano Territoriale di Comunità non può essere ricondotto a un semplice processo tecnico amministrativo, ma dovrà assume una forte valenza politica e culturale, in grado di definire un percorso identitario e di sviluppo socio-economico fortemente condiviso. Per definire e comunicare la propria identità occorre, infatti, avere un ambiente di riferimento, che non può essere esclusivamente quello di matrice istituzionale. L’affermazione della propria identità deve allargarsi a una diversa visione del ruolo delle istituzioni in rapporto all’evoluzione del territorio, pena l’allargarsi della forbice tra processi reali che investono la sfera dell’organizzazione territoriale dell’economia e della società e dinamiche istituzionali troppo statiche sull’idea di “governo” dello sviluppo. E’ in gioco, la capacità di elaborare una visione di futuro che ponga a frutto la tradizione amministrativa e associativa locale su un altro piano della sfida della modernizzazione. Il rischio è che il capitale sociale di questo territorio si eroda proprio perché - se non investito in una prospettiva di futuro verso il quale indirizzare le molteplici energie locali - potrebbe deteriorarsi, assumendo derive localistiche o di puro sindacalismo istituzionale. E’ necessario fare emergere gli aspetti d’innovazione presenti nella realtà locale e attivare politiche territoriali incentrate sulla valorizzazione di tali aspetti. Lo sforzo che bisogna fare è quello di individuare i cicli virtuosi d’innovazione sociale, economica, istituzionale e accompagnarli, attraverso politiche coalizionali, in un processo di transizione verso uno sviluppo che non sia dissolutivo di quelle risorse di coesione sociale e qualità ambientale che sono una caratteristica peculiare di questo territorio. Dalle interviste realizzate sul territorio della Valle dei Laghi, emerge la consapevolezza, ormai generalizzata, che assumere la modernità come riferimento per la definizione delle proprie strategie di sviluppo, non significa negare le tradizionali identità del territorio; al contrario, un’identità forte è oggi il presupposto per stare nella modernità, senza subire processi di omologazione. Sono gli stessi processi di sviluppo a orientare gli interessi locali verso elementi di “modernizzazione sostenibile” incentrati sulla valorizzazione delle specificità locali, sulla qualità del bene territorio e sulla strutturazione di quei fattori immateriali dello sviluppo che oggi sono necessari per affrontare la crisi e i processi di globalizzazione. Il vero dato da prendere in considerazione è che nelle moderne economie la performance dei sistemi produttivi locali è sempre più connessa alla qualità del territorio e delle sue relazioni sociali. In Valle dei Laghi lo sviluppo socio ed economico è stato, fino a oggi, ottenuto in modo compatibile con un’elevata integrazione sociale e senza eccessivi impatti sul contesto ambientale. Questo costituisce oggi, per la Valle dei Laghi, l’asset strategico su cui lavorare.

Sergio Remi

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PARTE PRIMA

IL SISTEMA VALLIVO: LA STRUTTURA TERRITORIALE, SOCIO-ECONOMICA E INSEDIATIVA DELLA COMUNITÀ DELLA VALLE DEI LAGHI

di Giuliana Spagnolo

Introduzione

Costruire strumenti e processi per il governo significa innanzitutto attivare un percorso di conoscenza interdisciplinare sul territorio. Far emergere le problematiche ambientali, progettare scenari di sviluppo futuribili, valutare la compatibilità delle scelte verso indirizzi sostenibili, fa parte di un complesso approccio alla valutazione che per sua natura deve necessariamente proporre misure di mitigazione atte a evitare, ridurre, riparare o compensare gli impatti dei piani e dei programmi. Valutare la sostenibilità di un piano significa infatti definire i potenziali impatti che esso potrebbe produrre sull’ambiente ed è per questo che è essenziale chiarire il ruolo della VAS nel processo di pianificazione, soprattutto nella fase decisionale. Affinché un piano corrisponda a precisi criteri di sostenibilità deve chiarire oltretutto l’effettivo peso dato a quest’ultima nell’adozione del piano. La «(VAS) nasce dalla consapevolezza che un’efficace politica di protezione dell’ambiente non può essere attuata solo attraverso leggi ambientali di settore ma necessita della promozione e dello sviluppo di approcci integrati di analisi, valutazione e informazione relativi a tutti gli aspetti sociali, economici e ambientali interessati in fase di decisione delle linee di sviluppo delle attività antropiche sul territorio. L’integrazione delle attività di valutazione ambientale nel processo di pianificazione contribuisce, infatti, a rendere più efficace l’azione di salvaguardia dell’ambiente in quanto la visione d’insieme di tutti gli aspetti sociali, economici e ambientali che si realizza in sede di pianificazione consente di effettuare le scelte migliori sotto il profilo della sostenibilità evitando l’insorgere di incompatibilità ambientali in fasi troppo avanzate dell’iter decisionale quali quelle di progettazione degli interventi (VIA). Le attività di analisi e valutazioni ambientali che si realizzano proprio in sede di progettazione trovano così negli aspetti valutati in sede strategica (VAS) le linee di indirizzo, in quanto, il quadro di riferimento ambientale che viene costruito in sede di piano costituisce una base conoscitiva di utilità e di indirizzo per la progettazione degli interventi puntuali nella fase attuativa. Da qui la necessità di armonizzare e integrare le diverse attività e sistemi di valutazione che si realizzano in diversi momenti del processo di pianificazione/progettazione al fine di evitare duplicazioni delle analisi e l’insorgere di conflittualità di carattere metodologico e procedurale. In tal modo si viene a disegnare un percorso valutativo di natura ambientale delle proposte parallelo all’intero processo di pianificazione e progettazione degli interventi. La valutazione ambientale si costruisce, così, nel tempo, per integrazione progressiva delle valutazioni formulate in occasione dei diversi passi del processo di pianificazione, prima nelle sue linee più generali, in sede di piano generale di coordinamento, poi con maggior dettaglio, in sede di piano attuativo e/o settoriale, infine con studi specifici in sede di progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva»1.

I presupposti per un'analisi paesaggistica e ambientale della Comunità della Valle dei Laghi

La conservazione della biodiversità rappresenta uno dei principali obiettivi delle politiche territoriali sia a livello comunitario che internazionale. L’importanza assegnata alla biodiversità deriva dalla necessità di salvaguardare gli equilibri ecosistemici, di mantenere la funzionalità dei processi ecologici e di conseguenza la sopravvivenza stessa della nostra specie. La biodiversità è frutto di processi complessi di diversificazione paesaggistica, economica, produttiva, sociale e culturale del territorio. L’integrazione delle tematiche ecologiche, culturali e percettive rappresenta il riferimento nel nuovo processo di pianificazione. La Convenzione Europea sul Paesaggio del 20 ottobre 2000, definisce come paesaggio “… una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”. La comprensione dei processi evolutivi dei luoghi, il loro stato attuale, le dinamiche e le pressioni che li modificano, sono il punto di partenza di ogni politica territoriale e l’attribuzione di "qualità specifiche" ai luoghi rappresenta la base essenziale per una definizione coerente di obiettivi specifici per lo sviluppo del territorio da avviare attraverso operazioni di tutela, di recupero e valorizzazione. Cruciale all’interno di questo discorso è chiarire quindi come già all’interno del Documento Preliminare sia necessario operare una prima lettura del contesto ambientale e paesaggistico; l'approccio disciplinare e progettuale qui proposto costituisce una condizione necessaria affinché possano essere poi individuati in un secondo momento i possibili obiettivi di tutela e valorizzazione delle identità locali – intesi nella loro accezione più complessa (ambientale, paesaggistica, sociale, culturale, ecc.) in modo da avviare un processo che miri a sottolineare i valori paesaggistici diffusi, compiendo una

1.BARTOCCIONI A. C., PRANZO L., Elementi innovativi per una pianificazione e programmazione urbana e sostenibile. Indirizzi comunitari e scenari nazionali in tema di VAS, Apat, p. 72, http//www.areeurbane.apat.it// (consultato il 18/12/2010).

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valutazione degli assetti futuribili del territorio, quali impatti produrranno, le scelte proposte e se influenzeranno ancora più o meno pesantemente l’attuale stato degli equilibri ambientali. Per raggiungere soluzioni efficaci per la tutela del territorio non è più possibile prescindere dall’integrazione nei contenuti dei piani/programmi di alcuni temi rilevanti come il tasso di erosione (relativo al rischio di perdita di fertilità e all’aumento del potenziale distruttivo delle inondazioni), il contenuto di sostanze organiche (ossia il valore del suolo come riserva di carbonio e di anidride carbonica) e l’impermeabilizzazione dei suoli, quest’ultimo di fondamentale importanza, in quanto strumento utile per misurare la capacità d’uso dei suoli. Il "Quadro Conoscitivo" qui presentato è costituito dal complesso delle informazioni che sono ritenute necessarie per consentire una organica rappresentazione e valutazione dello stato del territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano ed è il riferimento indispensabile per la definizione degli obiettivi e dei contenuti di piano improntati ai principi della sostenibilità. E’ stato inoltre necessario individuare contestualmente il grado di vulnerabilità e le condizioni di fragilità ambientale, nonché gli elementi di criticità delle "risorse del territorio", a fine di poter effettuare la “valutazione di sostenibilità” sia nei confronti dei valori naturali, ambientali, paesaggistici, ma anche nei riguardi degli insediamenti residenziali e produttivi, dei sistemi infrastrutturali e tecnologici. Il documento preliminare in questa sua prima fase ha il compito di avviare una prima ricognizione del sistema vallivo e quindi prevede i seguenti approfondimenti:approfondimento del quadro conoscitivo attraverso le componenti sistemiche del paesaggio che sono: la geomorfologia e l'analisi dell'uso del suolo; la ricognizione delle aree assoggettate a specifica tutela; l'analisi del sistema insediativo e il quadro demografico; gli ambiti di vulnerabilità e rischio idrogeologico; l'assetto storico-culturale; il sistema socio-economico, amministrativo e percettivo.

L'assetto paesistico ambientale: il quadro conoscitivo

1. Caratteri geomorfologici e idrogeologici

Tra il Massiccio del Bondone e la dorsale -Gazza, attraverso il corso del Torrente Vela, si apre la "Valle dei Laghi", stretto collegamento tra la "Valle dell'Adige" e il "Bacino del Sarca", caratterizzata dalla presenza di notevoli Conche d'erosione, Marmitte e Morene contrassegnate da fenomeni di dissoluzione carsica. La morfologia del territorio della Valle dei Laghi si contraddistingue per dossi montonati, pendenza media elevata, e contropendenze tipiche di una Valle ad esarazione glaciale, ossia caratterizzata da una vera e propria erosione causata della corrente glaciale e delle acque di fusione che scorrevano sotto il ghiaccio, le quali, scavando il fondo ed esercitando un'intensa azione abrasiva, hanno modellato il territorio fino a fargli assumere l'aspetto attuale. La zona corrispondente alla Frazione di Sarche è invece caratterizzata da un notevole alluvionamento dovuto agli apporti solidi del Sarca e dal dilavamento delle Morene. I segni lasciati dell'esarazione dei ghiacciaio Würmiano sono le forre, i depositi morenici, le rocce erose e striate, le cosiddette marmitte dei giganti e gli specchi d'acqua. L'attuale conformazione del territorio presenta una serie di laghi di origine diversa: laghi di esarazione valliva originati cioè dall`azione erosiva degli antichi ghiacciai (Lamar e di Terlago); laghi di sbarramento causati dallo sbarramento naturale di una valle fluviale, dovuta ad una frana o all’accumulo di sedimenti trasportati da un corso d’acqua che scende da una valle laterale (Toblino, di Santa Massenza e Cavedine); Lago intermorenico: lago costituitesi fra cordoni di un apparato morenico, per effetto di ristagno di acque sul fondo impermeabile, costituito per lo più da argille glaciali (Lagolo). Diverse zone paludose o di relitti bacini lacustri furono bonificate in tempi diversi: laghi di Gamenor o Agamenor e Laghestel nella Conca di Terlago, paludi di Naran nel vezzanese, Lagolo di Ganùdole presso Stravino nella Valle di Cavedine, torbiera alta della Palinegra (corruzione di Palù Negra) sulle pendici occidentali del M. Bondone. La bonifica riguardò intensamente, a inizio del Medioevo, il Piano di Sarca, tra i laghi di Toblino e di Cavedine. Un canale artificiale, allargato a scopo idroelettrico nel secondo dopoguerra, collegava il lago di Toblino a quello di Cavedine dei quali è rispettivamente l'emissario e l'immissario. L'idrografia e l'ecologia dei laghi maggiori, compresi nel bacino del Sarca, sono state notevolmente modificate da interventi a scopo idroelettrico conclusi intorno alla metà del secolo scorso. Dal punto di vista naturalistico il Lago di Terlago presenta una rilevante variabilità ambientale sia floristica che vegetazionale. di notevole pregio anche la vegetazione acquatica (idrofite) e la flora delle sponde, caratterizzata da prati aridi ricchi di orchidacee. Il sito è inoltre di grande interesse per la nidificazione, la sosta e/o lo svernamento di specie di uccelli protette o in forte regresso. 12

I Laghi Abisso di Lamar e Lamar presentano una considerevole vegetazione idrofitica; il lago santo gode di una cintura vegetazionale di sponda che ospita alcune specie rare. il sito è anch'esso rilevante per la nidificazione dell'avifauna. la presenza di invertebrati nelle acque correnti testimoniano il buon grado di naturalità del sito. Il Lago di Toblino è il risultato dello sbarramento della valle ad opera del conoide del fiume Sarca; grazie al clima mite, presenta un paesaggio vegetale di tipo sub-mediterraneo, in cui i boschi di caducifoglie termofile (con roverella quercus pubescens, carpino nero ostrya carpinifolia e orniello fraxinus ornus) si alternano a fitti lecceti (quercus ilex), tipici degli ambienti mediterranei, caldi e secchi. Il lauro (laurus nobilis), e le piante tipicamente mediterranee come il rosmarino (rosmarinus officinalis), il corbezzolo (arbutus unedo), il limone (citrus limon) e l'olivo (olea europaea) sono la testimonianza della eccezionalità e del particolare valore fitogeografico all'area. La grande varietà di ambienti presenti nel biotopo ospitano anche una ricca e varia fauna ittica e costituiscono un'importante area di riproduzione per l'avifauna che nidifica nei canneti lungo le rive del lago. Nel 1951, con la messa in funzione della centrale idroelettrica di S. Massenza (posta sulla riva settentrionale dell'omonimo lago), il Lago di Toblino ha evidenziato una sostanziale la diminuzione della temperatura e della trasparenza dell'acqua oltre che a una immissione di materiali limosi che nel tempo ha provocato e tuttora provoca una lenta ma progressiva diminuzione della sua profondità.

2. Caratteri del sistema della fruizione territoriale

Lo sviluppo insediativo della Comunità della Valle dei Laghi è costituita da sistemi policentrici lineari di matrice storica che si strutturano lungo i fondi valle - e quindi lungo i relativi assi viari - e che trovano significativi punti di appoggio negli agglomerati di maggiore dimensione (Arco e Riva del Garda) e nel capoluogo di provincia (Trento). Tale morfologia territoriale condiziona fortemente anche le relazioni tra i centri i quali nonostante siano dotati di un'adeguata quantità di servizi e da una propria identità e centralità, devono fare riferimento ad un centro più grande per servizi ed attrezzature di livello superiore. La possibilità di utilizzare il capitale fisso infrastrutturale, sociale e istituzionale di questi centri maggiori ha però consentito un discreto mantenimento della morfologia urbana e territoriale storica della Comunità e, solo in rari casi (a Sarche), lo sviluppo di funzioni secondarie e terziarie annesse all'agricoltura hanno supportato la crescita di queste zone.

2.1. La carta dell'assetto storico

La carta dell'assetto storico permette di avere un quadro di riferimento degli elementi identitari del territorio e il riconoscimento di particolari ambiti storici permettendo di evidenziare il modificarsi del sistema insediativo nel tempo. Alla luce delle premesse iniziali, il territorio della Comunità è stato analizzato individuando le seguenti ripartizioni: 1. il tessuto storico; 2. le invarianti; 3. le infrastrutture storiche; 4. il tessuto urbano recente.

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Stralcio della Carta dell'assetto Storico.

3. Le dinamiche demografiche

Il tracciato dell'andamento demografico della Comunità della Valle dei Laghi dagli anni '80 fino all'ultimo rilevamento nel 2010 (desunto dalla tabella n. 1) evidenzia un tasso di crescita costante della popolazione. La popolazione residente dei Comuni della Comunità al 2010 risulta essere pari a 10.537 unità pari al 1,99 % della popolazione provinciale (529.457 abitanti).Il calcolo della variazione del trend demografico conferma la crescita della popolazione. In particolare la variazione percentuale tra il 1981 e il Figura 1. (Fonte: IET). 1991 è stata pari al 4,12%, tra il 1991 ed il 2001 al 9, 85% e tra il 2001 ed il 2010 pari al 15,25 %.

Trend demografico 1981 1991 2001 2010 COMUNITÀ DELLA VALLE DEI LAGHI 7994 8323 9143 10537 Variazione % 4,12 9,85 15,25

Tabella 1. (Fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

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Trend demografico 2001 2010 Variazione Variazione % Variazione % sul totale Calavino 1226 1496 270 22,02 19,37 Cavedine 2730 2935 205 7,51 14,71 Lasino 1178 1305 127 10,78 9,11 Padergnone 581 727 146 25,13 10,47 Terlago 1455 1882 427 29,35 30,63 Vezzano 1973 2192 219 11,1 15,71 COMUNITÀ 9143 10537 1394 15,25 100 Tabella 2. (Fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 1 evidenzia che la variazione di popolazione tra il 2001 ed il 2010 è stata pari al 22,02% nel Comune di Calavino, del 7,51 Cavedine %, del 10,78 a Lasino, del 25,13 % a Padergnone, del 29,35% a Terlago e del 11,1 a Vezzano. La tabella 2 descrive invece la distribuzione della popolazione residente della Comunità nei sei Comuni di cui questa si compone al 2010. Il Comune 28% della popolazione risiede a Cavedine, il Comune di Calavino conta 1496 abitanti, Cavedine 2935, Lasino 1305, Padergnone 727, Terlago 1882 e Vezzano 2192 abitanti. Il 28% della popolazione risiede a Cavedine, il 21% a Vezzano, il 18% a Terlago, il 14% a Calavino, il 12% a Lasino ed il 7% a Padergnone. La tabella 3 riporta i valori relativi al saldo naturale, saldo migratorio e saldo anagrafico totale per l’anno 2010. Il saldo naturale è lo strumento tradizionale di quantificazione del movimento naturale e si ricava dalla differenza, in valore assoluto, tra il numero di nati vivi e i morti, in un dato periodo di tempo.

SALDO NATURALE = nati – morti

Il saldo migratorio si calcola effettuando la differenza, in valore assoluto, tra il numero di immigrati meno gli emigrati, in un dato periodo di tempo.

SALDO MIGRATORIO = immigrati – emigrati

Per stabilire la differenza positiva o negativa che ha subito il numero di residenti in un dato periodo di tempo, si calcola il saldo anagrafico totale. Per ricavarlo si somma algebricamente il saldo naturale con quello migratorio.

SALDO ANAGRAFICO = Saldo naturale + Saldo migratorio

Riassumendo il risultato della tabella 3, al 2010 il saldo naturale della Comunità della Valle dei Laghi è stato di 51 unità (125 nati contro 74 morti). Il saldo migratorio è stato pari a 112 unità (390 iscritti e 278 cancellati). Il saldo anagrafico risulta dunque di 163 unità. Il saldo migratorio ha inciso su quello complessivo per il 68,7 %.

Saldo Popolazione Nati Morti Saldo Iscritti Cancellati Saldo Comuni Anagrafico 2009 2010 2010 Naturale 2010 2010 Migratorio Calavino 42 1454 17 7 10 84 52 32 Cavedine -11 2946 27 26 1 88 100 -12 Lasino 9 1296 16 8 8 34 33 1 Padergnone 21 706 12 3 9 40 28 12 Terlago 84 1798 28 15 13 103 32 71 Vezzano 18 2174 25 15 10 41 33 8 COMUNITÀ 163 10374 125 74 51 390 278 112 Tabella 3. (Fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Attraverso l’analisi della tabella 4 appare evidente come il Saldo Migratorio influisca maggiormente sul Saldo Anagrafico rispetto al Saldo Naturale. Il tasso di immigrazione esaminato nella tabella 4 (e, in modo equivalente, il tasso d'emigrazione) è calcolato come rapporto tra il numero di iscritti all'anagrafe provenienti dall'estero (e per il tasso d'emigrazione il numero di cancellati all'anagrafe per l'estero) e la popolazione residente per 1000 abitanti. Questo parametro permette di analizzare i dati dei

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movimenti della popolazione in parametri utili per il confronto sia nel tempo (evoluzione di una certa popolazione negli anni) sia nello spazio (confronto tra popolazioni appartenenti a differenti aree territoriali).

Analisi del tasso migratorio della Comunità della Valle dei Laghi Anno Iscritti all'Anagrafe Cancellati all'Anagrafe Popolazione residente Tasso di immigrazione % Tasso di emigrazione % 2000 246 170 9066 27,13 18,75 2001 267 195 9155 29,16 21,3 2002 312 154 949 33,37 16,47 2003 349 239 9469 36,86 25,24 2004 419 255 9634 43,49 26,47 2005 375 242 9790 38,3 24,72 2006 329 304 9836 33,45 30,91 2007 425 252 10023 42,4 25,14 2008 483 314 10220 47,26 30,72 2009 401 266 10374 38,65 25,64 2010 390 278 10537 37,01 26,38 Tabella 4. (Fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

I termini immigrazione ed emigrazione si 100 riferiscono anche ai trasferimenti residenziali 80 interni alla regione. Dal confronto di questa prima informazione 60 con il numero degli stranieri residenti nella 40 Comunità della Valle dei Laghi è possibile rilevare come il saldo migratorio non sia 20 dovuto esclusivamente al fenomeno migratorio degli stranieri stessi, ma anche a 0 Tasso di immigrazione Tasso di emigrazionee fenomeni di migrazione della popolazione di Figura 2. Tasso di emigrazione e immigrazione. dalla città verso la campagna. Per quasi tutto il ventesimo secolo, il modello regionale di evoluzione della popolazione nella maggior parte dei paesi europei è stato caratterizzato dall’“esodo rurale” e da una crescente urbanizzazione. Gli ultimi 30 anni le dinamiche europee hanno registrato un processo di migrazione inverso, dalle città verso le aree rurali (detto fenomeno di “contro-urbanizzazione”) contribuendo alla formazione di una “nuova ruralità”; di fatto è noto come la capacità di polarizzazione delle principali aree urbane (Trento, Rovereto, Alto Garda) negli ultimi 30 anni sembra essersi ridotta, con la conseguenza di una certa limitazione del trend dei flussi migratori interni e di una contenuta ma diffusa domanda di abitazioni in centri minori.

4. Analisi dell'uso e consumo del suolo

L’analisi delle diverse modalità di utilizzo del suolo e dell’evoluzione nel tempo degli aspetti caratteristici rappresenta un elemento fondamentale per dare una rappresentazione corretta dello stato dell’ambiente di una realtà territoriale. La conoscenza delle dinamiche relative alle diverse forme di uso e consumo del suolo è quindi un passaggio essenziale per pianificare la crescita di un territorio secondo valori d’ordine paesaggistico, storico-culturale, sociale, ambientale ed economico. Di fatto, E' attraverso la conoscenza sistematica e scientifica delle trasformazioni pregresse e attuali del territorio che è possibile indirizzare le scelte future verso scenari di sostenibilità. Il suolo rappresenta in questo senso da un lato una risorsa limitata e non riproducibile e dall’altro una importante interfaccia tra diversi comparti ambientali: le diverse modalità di utilizzo e di “consumo del suolo” determinano in grande misura la qualità dell’ambiente.

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Sulla base di queste considerazioni l'approccio metodologico utilizzato si è basato su sistemi interpretativi complessi relativo all'analisi delle trasformazioni più recenti. La chiave interpretativa di partenza è stata realizzata attraverso l'analisi COR.IN.E Land Cover che rappresenta uno strato informativo di base per lo sviluppo di applicazioni di modellistica e di analisi spaziale, finalizzate alla derivazione di informazioni complesse, utili a supportare le scelte dei decisions makers. Cor.in.e Land Cover è una “particolare” carta dell’uso del suolo atta ad identificare porzioni omogenee del territorio (unità ambientali) utilizzando tecniche di telerilevamento satellitare (LANDSAT). Il Programma CORINE – Progetto BIOTOPI, adottato dal Consiglio della Comunità Europea (direttive n. 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e n. 90/150 del 22 marzo 1990, “Coordination of information on the environment”), consente una valutazione delle unità ambientali (e del sistema di unità ambientali) sulla base dei “valori naturalistico-ambientali” e dei “profili di fragilità” (vulnerabilità territoriale). Mediante il software GIS è stata fatta una sovrapposizione del livello 3 di Cor.in.e 1990 e 2000 per avere un'interpretazione evolutiva del territorio.

Andamento evolutivo dell'uso del suolo

COR.I.NE 2000 COR.I.NE 1990

Figura 3. Andamento dell'uso del suolo Cor.in.e per le annate 1990 e 2000.

Considerando che la rappresentazione dell’uso e della copertura del suolo è il primo passo verso la restituzione del quadro delle componenti ambientali e paesaggistiche del territorio, per effettuare le analisi a scala di paesaggio sono state raccolti un set di indici attraverso il patrimonio COR.IN.E, ISTAT e il Rapporto di Valutazione Strategica del PUP finalizzati a descrivere e a misurare i processi di trasformazione del territorio e gli elementi ad essi connessi. Il passo conseguente è stato quindi quello di calcolare il Tasso di incremento decennale di ogni indice espressa dalla formula:

dove:

. Il risultato ha evidenziato un tasso di incremento di. 0,0074 delle "Aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota" e di 0,0028 relative alle "Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione"relativo ai dati COR.IN.E. Successivamente è sta predisposta la "Carta dell'assetto naturale", che evidenzia la complessità degli ecomosaici e mette in risalto le invarianti del PUP operando così una prima ricognizione ambientale della Comunità.

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Oltre che alla rilevazione delle "emergenze", nella fase conoscitiva anche in questo caso, il territorio è stato analizzato come un insieme di Ambiti funzionali omogenei: macro e micro ambiti significativi identificati indipendentemente dall’ubicazione, dalle caratteristiche, dalle vocazioni d’uso nella volontà di evidenziare le dinamiche di antropizzazione e il grado di naturalità del territorio. Nello specifico, gli ambiti funzionali sono stati desunti dalla "Carta dell'Uso del Suolo Reale" del PUP e così suddivisi:  acque;  aree improduttive;  aree boschive, pascoli e praterie alpine;  biotopi;  aree antropizzate. La tabella e il grafico della figura 4 riportano i dati ISTAT relativi all'utilizzo dei terreni in ettari per la Comunità della Valle dei Laghi tra gli anni 2000-2010.

Utilizzazione dei terreni in ettari 9000 8000 7000

6000 5000 4000

Titolo asse Titolo 3000 2000 1000 0 Coltivazioni Prati Seminativi Pascoli Boschi Altra superficie legnose agrarie permanenti 2000 351,76 902,7 874,09 1.095,29 8.050,39 324,62 2010 276,2 1.043,22 583,14 1.050,37 5.945,65 153,1

Figura 4. Utilizzazione dei terreni in ettari (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella seguente riporta il calcolo relativo al tasso medio decennale di incremento in ettari relativo all'utilizzo del terreno.

Tasso medio decennale di incremento della superficie in ettari Seminativi Coltivazioni legnose agrarie Prati permanenti Pascoli Boschi Altra superficie -2,15 1,56 -3,33 -0,41 -2,61 -5,28 Tabella 6. Tasso medio decennale di incremento della superficie in ettari (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

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Cartografia stralcio COR.IN.E Land Cover 2000 per la Comunità della Valle dei Laghi

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Per quanto concerne il suolo urbanizzato l'analisi si è servita dei dati contenuti nell’allegato del rapporto di valutazione strategica del Piano urbanistico provinciale. La base cartografica utilizzata per il calcolo dell’indice di consumo di suolo è data dalla somma delle informazioni contenute nella "Carta dell’uso del suolo pianificato" e nella "Carta dell’uso del suolo reale" della Provincia Autonoma di Trento.

dove:

L'individuazione delle superfici urbanizzate anche in questo caso è stata ottenuta grazie alla definizione di "ambiti funzionali omogenei" , mentre per quanto concerne le aree libere, gli ambiti omogenei sono stati raccolti in base alle aree potenzialmente consone all’espansione urbana (aree perlopiù agricole). Il grafico dell'Ics evidenzia l'indice di consumo di suolo relativo ai Comuni della Valle.

(%) Indice di consumo di suolo

Vezzano

Terlago

Padergnone

Lasino

Cavedine

Calavino

Calavino Cavedine Lasino Padergnone Terlago Vezzano Ics 30,18 19,69 29,10 31,94 34,13 35,09

Kmq

Figura 5. Indice di consumo di suolo.

5. Densità della popolazione in rapporto alla superficie utilizzabile

L’OCSE definisce “rurale” una municipalità o area locale, la cui densità demografica è inferiore ai 150 abitanti per chilometro quadrato (< 150 ab/km2). Analizzando il dato aggregato a livello provinciale e prendendo come riferimento la definizione sopra riportata, la Provincia Autonoma di Trento, nel 2003, con una popolazione complessiva di circa 483.000 abitanti su una superficie di circa 620.688 ettari (pari al 2,06% della superficie nazionale), aveva una densità abitativa pari a 78,5 ab/km². Nel 2004 questa densità è aumentata a 80,16 abitanti per km² (PAT, 2005). Se la definizione OCSE viene applicata a livello disaggregato, è possibile distinguere tre categorie: - regioni prevalentemente rurali: più del 50% della popolazione vive in municipalità definite come rurali; - regioni significativamente rurali: dal 15% al 50% della popolazione vive in municipalità definite come rurali; - regioni prevalentemente urbane: meno del 15% della popolazione vive in municipalità definite come rurali. Questa definizione (e il relativo metodo di analisi ed aggregazione dei dati) è attualmente l’unica definizione di ruralità internazionalmente riconosciuta. 20

Ciò nonostante, anche in questo caso i risultati ottenuti sono considerati non esaustivi, in quanto incapaci di cogliere i vari aspetti demografici e territoriali del Trentino. In questo caso, considerando che le superfici dei Comuni in questione facenti parte della Comunità di Valle sono a carattere prettamente montano si è deciso, di non considerare nel calcolo della densità demografica tutte le superfici comunali, ma bensì solo la superficie urbanizzata e le aree libere già utilizzata per la definizione dell’Indice di Consumo di Suolo. La tabella qui sotto riportata evidenza l’altissima densità dei Comuni della Valle e ciò è attribuibile al fatto che la superficie “antropizzabile” è estremamente limitata rispetto all’area totale del territorio comunale. Considerando la variazione nel tempo della densità demografica nei diversi Comuni è interessante osservare come negli intervalli censuari 1991-2001 essa sia in costante aumento in rapporto all’aumentare della popolazione.

Totale delle aree libere Densità popolazione Densità popolazione Popolazione Popolazione Comuni e aree urbanizzate per Kmq utilizzabile per Kmq utilizzabile 2001 2010 Kmq (2001) (2010) Calavino 3,0 1226 1496 407,9 497,7 Cavedine 4,9 2730 2935 553,3 594,8 Lasino 2,8 1178 1305 419,8 465,1 Padergnone 0,9 581 727 640,2 801,0 Terlago 2,0 1455 1882 742,4 960,3 Vezzano 2,5 1973 2192 787,5 874,9 COMUNITÀ 16,1 9143 10537 567,2 653,7 Tabella 7. Densità della popolazione in riferimento alla superficie utilizzabile.

Densità demografica in rapporto alle aree urbanizzate e potenzialmente urbanizzabili 1200,0

1000,0

800,0

600,0 Densità popolazione per Kmq utilizzabile (2001) 400,0 Densità popolazione per Kmq utilizzabile (2010) 200,0

0,0 Calavino Cavedine Lasino Padergnone Terlago Vezzano

Figura 6. Densità della popolazione in riferimento alla superficie utilizzabile tra il 2001 e il 2010.

Il dato più rilevante di quest'ultima analisi evidenzia come i Comuni che hanno registrato una maggiore densificazione di popolazione sia il Comune di Terlago.

21

6. Produzione edilizia

L'indicatore relativo alla produzione edilizia rappresenta la pressione sull'ambiente connessa all'aumento degli edifici (sottrazione di spazio) ed anche, in subordine, al consumo delle risorse utilizzate come materiale da costruzione. In base ai dati disponibili dell’ISTAT si è preso in considerazione il dato del volume costruito, distinto tra quello dei fabbricati ad uso residenziale e non residenziale. Nella Comunità della Valle dei Laghi il volume complessivo dei fabbricati costruiti ex novo o ampliati, nel 2010 è stato pari a 87.241 metri cubi e destinato per il 30,3 % a fabbricati residenziali e ad ampliamenti, per il 69,6% a quelli non residenziali di cui il 5,29% è destinato al comparto agricoltura, il 91,66% all'industria e il restante 3,04 % al commercio. Nelle figure 7 e 8 sono riportate le percentuali di numeri di alloggi, comprensivi di nuove edificazioni e ristrutturazioni costruiti per Comune e la percentuale di superficie in metri quadrati utilizzata per ogni Comune sempre relativa alla costruzione di nuovi alloggi. Il Comune in cui si è costruito di più, in termini di numero di nuove edificazioni e ristrutturazioni, è quello di Cavedine con il 28%, seguono Terlago con il 25% e Vezzano con il 22%; il Comune che in termini di superficie ha ampliato di più il proprio comparto relativo a nuove costruzioni residenziali e ristrutturazioni è il Comune di Terlago con il 34%. La tabella 8 riporta i dati relativi alla superficie di nuove edificazioni e ristrutturazioni costruiti nei Comuni e nella Comunità di Valle. Sono riportati i valori relativi al numero dei nuovi metri quadrati costruiti in conseguenza della costruzione delle nuove edificazioni e ristrutturazioni. Eventuali valori positivi del numero di metri quadrati a fronte di valori nulli dei è dovuta alla costruzione di nuovi volumi residenziali che non danno luogo a nuovi alloggi.

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Terlago 1089 782 1651 967 1405 1096 937 7960 1418 4067 2218 3670 3214 Vezzano 316 1049 398 2176 1133 1028 2871 2421 1418 105 1237 1612 1628 Padergnone 721 723 680 0 985 761 936 2196 785 0 595 0 0 Calavino 0 640 0 710 1230 774 936 1827 2506 267 543 0 1105 Lasino 81 0 89 794 288 1618 332 661 240 0 249 349 0 Cavedine 219 1042 1047 1028 1731 602 1361 682 1755 1386 1961 4212 1288 COMUNITÀ 2426 4236 3865 5675 6772 5879 7373 15747 8122 5825 6803 9843 7235 Tabella 8. Superficie di nuove edificazioni e ristrutturazioni nella Comunità della Valle dei Laghi dal 1998 al 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Percentuale del numero di nuove edificazioni e Superficie in m² utilizzata per la costruzione di nuove ristrutturazioni costruiti per comune edificazioni e ristrutturazioni per comune Calavino Vezzano 8% Cavedine 22% 21% Terlago 34% Cavedine Lasino 28% 5%

Calavino Terlago 12% 25% Lasino Padergnone Padergnone Vezzano 9% 8% 9% 19% Figura 7. Dati per il 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica). Figura 8. Dati per il 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

22

Il grafico della figura 9 rappresenta l’andamento della produzione edilizia (sempre nuove edificazioni e ristrutturazioni) dei Comuni della Comunità; si noti l'incremento di superficie destinata a nuovi alloggi nel 2005 di Terlago.

9000

8000

7000

6000 Terlago Vezzano 5000 Padergnone 4000 Calavino

3000 Lasino Cavedine 2000

1000

0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Figura 9. Andamento della produzione edilizia dei Comuni della Comunità tra il 1998 e il 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 9 riporta il numero di ristrutturazioni effettuate nei Comuni della Comunità di Valle.

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Calavino 16 16 10 20 0 10 3 37 18 22 Cavedine 18 24 16 13 28 21 21 27 35 49 Lasino 15 15 9 7 4 5 11 5 50 13 Padergnone 3 5 4 6 1 8 1 9 5 7 Terlago 19 14 18 14 17 9 17 11 15 13 Vezzano 29 17 34 25 20 21 22 41 17 52 COMUNITÀ 100 91 91 85 70 74 75 130 140 156 Tabella 9. Numero di ristrutturazioni registrate in ognuno dei Comuni e nella Comunità della Valle dei Laghi tra il 2001 e il 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 10 raccoglie invece i dati relativi alla variazione del numero di nuovi alloggi per effetto degli interventi di ristrutturazione. I dati riscontrati confermano la netta prevalenza della costruzione di nuovi edifici: nel periodo tra il 2005 e il 2010, dei 338 nuovi alloggi costruiti, solo 113 sono desumibili dall'attività di ristrutturazione.

2005 2006 2007 2008 2009 2010 Totali

Calavino 0 3 1 0 1 0 5 Cavedine 1 7 1 11 3 -1 22 Lasino 1 0 4 2 0 11 18 Padergnone 0 8 0 5 -1 0 12 Terlago 2 0 8 5 7 3 25 Vezzano 1 14 5 3 3 5 31 COMUNITÀ 5 32 19 26 13 18 113 Tabella 10. Variazione del numero di alloggi per effetto degli interventi di ristrutturazione tra il 2005 e il 2010 (fonte: ISTAT).

23

7. Alcune osservazioni trasversali

L'ultima analisi ha avuto il compito di chiarire il rapporto percentuale tra il numero di "nuove edificazioni e ristrutturazioni"e il numero delle famiglie tra il 1998 e il 2010.

Numero delle Nuove edificazioni e % Nuove edificazioni e famiglie ristrutturazioni (1998-2010) ristrutturazioni/numero di famiglie (1998-2010) Calavino 51 142 35,92 Cavedine 183 151 121,19 Lasino 59 93 63,44 Padergnone 54 78 69,23 Terlago 166 230 72,17 Vezzano 141 169 83,43 COMUNITÀ 654 863 75.78 Tabella 11. Rapporto percentuale fra il numero delle nuove edificazioni e il numero totale di famiglie (indice ricavato da dati ISTAT).

In sintesi nella Comunità della Valle dei Laghi sono stati costruiti e ristrutturati in media 75,78 edifici ogni 100 famiglie residenti. Spicca il valore di 121,19% del Comune di Cavedine stante a significare che ogni 100 nuove famiglie rilevate tra 1998 e il 2010 si è registrato un aumento del numero di 121,19% nuove costruzioni e ristrutturazioni contro la media Provinciale di 69,4% ogni 100 abitanti.

Figura 10. Indici di Frammentazione e di Dispersione insediativa (fonte: IET)

La figura 10 conferma questo dato ed evidenzia infatti un alto livello di frammentazione insediativa per il Comune di Cavedine.

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8. Agricoltura nella Provincia di Trento

La Provincia Autonoma di Trento attraverso una politica agraria volta alla conservazione e alla tutela dell'ambiente, ha avviato un sistema complesso di misure per il mantenimento del territorio e del rafforzamento del reddito delle popolazioni rurali, limitando lo spopolamento delle zone montane più disagiate. In considerazione delle caratteristiche orografiche del Trentino si possono riscontrare due diverse tipologie di agricoltura:  una di fondovalle ad indirizzo viti-frutticolo;  una praticata nelle aree collinari e di montagna di tipo frutticolo, di colture minori e di attività di diversificazione collegate all'attività turistica. Più della metà della superficie territoriale è occupata dai boschi, che negli ultimi decenni hanno evidenziato un fenomeno di espansione. Tra gli anni '90 e 2000 il censimento dell'agricoltura ha rilevato un incremento di circa 15.000 ettari della superficie boscata. Riprendendo quanto detto appena sopra, l'agricoltura trentina ha subito un forte ridimensionamento e non solo in termini di numero di aziende, ma anche in termini di percentuale di valore aggiunto sul totale provinciale. Si è passati da un 5,3% all'inizio degli anni novanta a un 3% nel 2005. E' andato riducendosi anche il numero di unità di lavoro agricole. Il sistema economico agricolo trentino basa le sue fondamenta sulla piccola impresa a gestione familiare. La frutticoltura (specialmente delle mele) rappresenta uno dei pilastri dell'agricoltura provinciale e ha da sempre perseguito la strada del miglioramento della qualità del prodotto grazie soprattutto all'organizzazione associativa che ha risposto alla elevata frammentazione aziendale. Le attività zootecniche anche in questo caso hanno subito un progressivo ridimensionamento in termini di peso relativo sul totale dell'economia agricola provinciale, ad eccezione dell'allevamento caprino, che ha registrato un aumento sia in termini di numero di aziende che di numero di capi allevati. Nel complesso provinciale, le principali aziende zootecniche sono quelle a bovini (oltre 1.300 unità), seguite da quelle a ovi-caprini. Inoltre, l'abbandono delle attività agricole su ampie superfici in alcune zone di montagna, ha determinato un degrado diffuso delle strutture abitative e produttive, facendo venir meno la manutenzione di prati e pascoli. Questo graduale abbandono dei pascoli e delle zone di montagna oltre al continuo abbandono delle pratiche colturali miste, ha visto il crescere costante delle attività agricole estensive che hanno dato luogo ad un progressivo abbandono dei pascoli di montagna che un tempo erano gestiti dalle Malghe. Per quanto concerne l'agricoltura biologica va sottolineato il trend positivo registrato negli ultimi decenni, diffondendosi in molte aree del territorio provinciale.

Figura 11. Vendemmia Toblino (foto di M. Miori - © ApT). 25

9. L'agricoltura nella Valle dei Laghi

Nel 2010 il sistema di rilevamento ISTAT per il 6° Censimento dell'agricoltura introduce una nuova impostazione metodologica sia dal punto di vista tecnico, operando importanti novità nell'individuazione delle aziende agricole, sia dal punto di vista metodologico, ricalcando maggiormente quelli che sono gli indirizzi europei. In generale le maggiori innovazioni riguardano: . l'individuazione e localizzazione del centro aziendale; . lo studio dello sviluppo rurale(reg.1698/2005); . i metodi di produzione delle coltivazioni (approfondimento); . i metodi di produzione degli allevamenti; . le coltivazioni energetiche; . la produzione di energia rinnovabile; . la cittadinanza e manodopera aziendale; . il lavoro aziendale dedicato alle attività connesse; . le attività remunerative connesse(maggior dettaglio). I Dati resi disponibili in via preliminare ed elaborati a partire dai questionari, a differenza del censimento precedente, rilevano solo le aziende agricole con particolari caratteristiche strutturali, cioè, solo quelle aziende che, per area o quantità di capi di bestiame, raggiungono o superano determinate soglie minime dimensionali fissate dall’Istat, soglie che nel 2000 non erano presenti; le aziende esclusivamente forestali non vengono rilevate. Inoltre come già riportato nell'indice sopra riportato ambia anche la definizione di azienda agricola che costituisce l’unità di rilevazione del Censimento. Dal punto di vista tecnico, è stata modificata anche la lista "precensuaria": nel 2000 questa lista era stata definita dai Comuni ricercando nel territorio di competenza tutti i soggetti che si occupavano della coltivazione dei terreni senza fissare particolari limiti di ampiezza né alcuna valenza economica delle superfici coltivate. Nel 2010 la lista "precensuaria" è stata concepita direttamente dall’Istat attraverso l’archivio AGEA, l’Anagrafe zootecnica, l’indagine Istat sulla "struttura delle produzioni agricole" (SPA) e i dati del Censimento dell’agricoltura del 2000, l’Archivio statistico delle imprese attive (ASIA), il Catasto, le dichiarazioni fiscali, il Registro delle imprese della Camera di Commercio, ecc. Inoltre l'Istat ha individuato e raccolto tutte le "unità potenzialmente connesse ad un possibile utilizzo di terreno agricolo" che hanno intrattenuto rapporti con l’Amministrazione Pubblica. In base alle considerazioni sopra riportate, il quadro dell’agricoltura trentina che emerge dall'ultimo censimento non evidenzia particolari cambiamenti. Difatti, Nonostante il calo rilevato nel numero delle aziende agricole, non è seguito un calo significativo della superficie agricola utilizzata (SAU) e questo è confermato anche dal Tasso di incremento decennale calcolato nel capitolo relativo all'analisi dell'uso del suolo. La Valle dei Laghi in questo caso conferma il trend provinciale.

La cartografia della figura 12 riportata calcola la presenza di aree agricole coltivabili sul totale della superficie territoriale.

Dove: ISAU = Incidenza della SAU sul totale della superficie amministrativa; SAU = Superficie agricola utilizzata; Sup = Superficie amministrativa;

Figura 12. Incidenza della SAU sul totale della superficie (fonte: IET)

26

Incidenza della SAU sulla superficie comunale nel 2010 Il grafico qui a fianco mostra l'incidenza della 35 SAU sul totale della Superficie territoriale per 30 Comune. 25 La tabella 12 qui sotto riportata verifica la 20 15 variazione assoluta in ettari della superficie 10 delle aziende agricole tra il 2000 e il 2010 in 5 base al tipo di coltura.

0 Questi dati confermano in generale quanto

Lasino Lasino Vezzano

Cavedine Padergnone Padergnone Terlago Calavino Calavino evidenziato nelle tavole precedenti e, in particolare, una accentuata diminuzione, in valori assoluti, di superficie a pascolo, a prato, a seminativo, a bosco e ad altra superficie. Questa diminuzione complessiva va però valutata anche alla luce del diverso "campo di osservazione". Figura 13. Incidenza della SAU sulla Superficie Comunale nel 2010 (fonte: IET). Una citazione meritano le legnose agrarie (mele ed uva da vino); in questo caso la superficie media per azienda aumenta rispetto al 2000, passando a 140,52 ettari, dato da ricondurre ad un processo di ricomposizione fondiaria. Il Tasso di incremento decennale nei capitoli precedenti descritti misura un aumento seppur minimo di queste aree.

Coltivazioni COMUNITÀ DELLA Prati Seminativi legnose Pascoli Boschi Altra superficie VALLE DEI LAGHI permanenti agrarie Variazione (2000-2010) -75,56 140,52 -290,95 -44,92 -2.104,74 -171,52 Tabella 12. Variazione assoluta delle superfici agricole tra il 2000 e il 2010 (dati ricavati attraverso i Censimenti ISTAT). A conferma di quanto detto all'inizio, circa il numero delle aziende, qui di seguito sono riportate le tabelle 13 e 14 che ne riportano i valori per indirizzo produttivo per il 2000 e il 2010.

Anno 2000 Comunità di Frutticolo- Fruttiviticolo- Viticolo- Frutticolo Viticolo Zootecnico Fruttiviticolo Altro Totale Valle zootecnico zootecnico zootecnico VdL 45 85 19 121 2 8 11 23 314 Tabella 13. Numero di aziende per indirizzo produttivo nel 2000 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Anno 2010 Comunità di Frutticolo- Fruttiviticolo- Viticolo- Frutticolo Viticolo Zootecnico Fruttiviticolo Altro Totale Valle zootecnico zootecnico zootecnico VdL 19 25 15 72 2 8 9 10 160 Tabella 14. Numero di aziende per indirizzo produttivo nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Indirizzi produttivi calcolati al 2010 80 60 40

20

Altro Frutticolo Viticolo

Zootecnico

Fruttiviticolo

zootecnico Fruttiviticolo

0 Viticolo

Frutticolo

zootecnico

-

zootecnico

-

-

Figura 14. Indirizzi produttivi calcolati per l’anno 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica). 27

9.1. Indice di Pressione Zootecnica 1,23 1,26 1,08 L'indice del Carico zootecnico calcola il numero di capi presenti sul territorio in rapporto al numero degli abitanti sulla superficie comunale. 0,64 Il grafico della figura 15 mostra il carico Zootecnico distribuito per Comuni. 0,13 La cartografia di seguito riportata mostra i valori

0 riscontrati relativi alla Provincia.

Vezzano Vezzano

Lasino Lasino

Padergnone Padergnone Terlago Cavedine Cavedine Calavino Calavino “L'indice relativo al carico zootecnico è uguale al rapporto tra la sommatoria del (N. capi bovini * 8,16) + (N. capi bufalini * 8,16) + (N. capi equini * 8,08) + (N. capi suini * 1,95) + (N. capi ovini * 1,78) + (N. capi caprini * 1,78) + (N. capi avicoli * 0,20)] e la superficie territoriale del livello amministrativo” (fonte: IET). Come è facile intuire dall'analisi, i Comuni con maggior carico zootecnico sono: Cavedine, Calavino e Figura 15. Carico zootecnico per Comune (fonte: IET) Terlago. L'Istat presenta un indicatore di pressione ambientale della zootecnia sugli agro-ecosistemi in Italia, attraverso un'analisi in serie storica dal 2002 al 2008. L'indicatore descrive “il carico degli allevamenti sul territorio, con particolare riferimento ai suoi possibili impatti sulla qualità dei suoli e delle acque, e si riferisce alla densità zootecnica, calcolata attraverso una standardizzazione ponderale che porta ad esprimere il carico zootecnico in termini di Unità di Bovino Adulto (U.B.A.). Tale unità è ottenuta applicando un idoneo sistema di coefficienti ponderali alle consistenze, misurate su base annuale, delle diverse specie di animali allevati, al fine di renderle omogenee e comparabili nel tempo” (fonte: ISTAT). La lettura della tabella 15 permette un confronto anche con altre realtà limitrofe. La Provincia di Trento passa da meno di 8 UBA per km2 nel 2002 a circa 9 UBA per km2 nel 2008, con un aumento percentuale del 2% registrato nel 2008 rispetto alla media 2002- Figura 16. Rappresentazione cartografica dell'indice di pressione 2007; dato in controtendenza rispetto alla zootecnica (fonte: IET). diminuzione delle aziende del settore registrata nella tabella precedente.

Unità di bovino adulto (UBA), superficie territoriale e densità di UBA per regione - Anno 2002 Unità di bovino adulto Superficie territoriale Densità di UBA REGIONI (Valori assoluti) (km2) (UBA/km2) Trentino-Alto Adige 207.177 13.607 15,23 Bolzano/Bozen 151.159 7.400 20,43 Trento 48.229 6.203 7,78 Veneto 1.011.679 18.399 54,99 Friuli-Venezia Giulia 155.616 7.858 19,80 Tabella 15. (Fonte: ISTAT).

28

9.2. Il lavoro in agricoltura

Le aziende presenti e censite al 2010 nella Comunità della Valle dei Laghi sono 550; il 32 % delle quali si trovano ubicate nel Comune di Cavedine.

Comune Aziende rilevate Distribuzione % Vezzano Calavino 19% 13% Calavino 74

Cavedine 176 32 Terlago 11% Lasino 98 17,82 Cavedine 32% Padergnone 38 6,91 Lasino 18% Terlago 59 10,73 Padergnon Vezzano 105 19,09 e COMUNITÀ 550 100 7% Tabella 16. Distribuzione percentuale delle aziende agricole censite nel 2010 (elaborazione dei dati forniti dall’ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La Comunità della Valle dei Laghi, all'ultimo rilevamento del 2010 conta 5,22 aziende agricole ogni 100 abitanti residenti. Il valore più alto registrato è quello del Comune di Lasino, dove sono state rilevate 7,51 aziende agricole ogni 100 abitanti residenti.

Comune Aziende rilevate popolazione numero di agricole ogni 100 ab. Calavino 74 1496 4,95 Cavedine 176 2935 6 Lasino 98 1305 7,51

Padergnone 38 727 5,23 Terlago 59 1882 3,13 Vezzano 105 219 4,79 COMUNITÀ 550 10537 5,22 Tabella 17. Numero di aziende agricole ogni 100 abitanti nel 2010 (elaborazione dei dati forniti dall’ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Comune imprenditori agricoli iscritti all'APIA iscritti alla prima sezione % Iscritti alla seconda sezione % Calavino 52 33 63,46 19 36,54% Cavedine 100 41 41 59 59 Lasino 50 27 54 23 46

Padergnone 31 21 67,74 1 32,26 Terlago 31 18 58,06 13 41,94 Vezzano 50 20 40 30 60 COMUNITÀ 314 160 50,96 154 49,04 Tabella 18. Numero di imprenditori iscritti all'APIA nel 2010 (fonte: APIA).

29

Imprenditori Apia per fasce d'età

Imprenditori Apia di età 18-35 Imprenditori Apia di età 36-50 Imprenditori Apia di età 51-64 Imprenditori Apia di età 65 e oltre

20% 12%

38% 30%

Figura 17. Imprenditori per fasce d'età nel 2010 (fonte: APIA). La tabella 19 riporta il numero degli imprenditori agricoli iscritti al 2010 APIA. Oltre al numero viene inoltre riportata l’incidenza degli imprenditori iscritti a ciascuna sezione; sul totale degli imprenditori iscritti 256 sono di sesso maschile e 44 di sesso femminile. Sul 95,5 % degli iscritti totali all'APIA, il 12 % degli imprenditori ha un’età compresa tra i 18 ed i 35 anni. Il 37,67 % ha invece un’età compresa tra i 36 ed i 50 anni. Il 50,33 % ha invece più di 50 anni (il 20 % del totale ha più di 65 anni). Il grafico 18 sottolinea un aumento consistente del numero di addetti nel settore agricolo.

Imprenditori Apia di età 18-35 Imprenditori Apia di età 36-50 Imprenditori Apia di età 51-64 Imprenditori Apia di età 65 e oltre Totale 36 113 91 60 300 12% 37,67% 30,33% 20% 100% Tabella 19. Imprenditori per fasce d'età nel 2010 (fonte: APIA).

Comune Frutticolo Viticolo zootecnico Fru/it Fru/zoo Fru/zoo/vit vit/zoo Altro Totale Calavino 4 14 2 29 3 52

Cavedine 19 25 6 34 2 5 9 100

Lasino 8 9 1 23 5 3 1 50

Padergnone 16 10 5 31

Terlago 10 4 7 7 2 1 31

Vezzano 4 17 3 18 1 7 50

COMUNITÀ 45 85 19 121 2 8 11 23 314 Tabella 20. Numero di imprese iscritte all'APIA per Comune e per indirizzo produttivo nel 2010 (fonte: APIA).

Comunità Frutticolo Viticolo zootecnico Fru/it Fru/zoo Fru/zoo/vit vit/zoo Altro Totale VALLE DEI LAGHI 45 85 19 121 2 8 11 23 314 % 14,33 27,07 6,05 38,54 0,64 2,55 3,5 7,32 100 Tabella 21. Distribuzione percentuale del numero di imprese della Comunità della Valle dei Laghi iscritte all'APIA per indirizzo produttivo nel 2010 (elaborazione dei dati forniti dall’APIA).

Addetti al settore agricolo - Valle dei Laghi

2011

2010 Addetti al settore agricolo - Valle dei Laghi 2009

450 460 470 480 490 500 510 520 530 540 550

Figura 18. Addetti al settore agricolo (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica). 30

9.3. "Aree Agricole" e "Agricole di Pregio"

Il PUP individua e include in elenchi appositamente redatti, tutti quei beni che per il loro considerevole carattere di bellezza naturale o pregio si distinguono, singolarmente o nell'insieme, per peculiarità e tipicità. Nella volontà di contribuire all'individuazione dei valori culturali, paesaggistici e identitari dei luoghi, il PUP indica le cosiddette invarianti e i perimetri delle aree agricole di pregio, riconoscendo loro il valore di "fonti irrinunciabili di identità", di "criteri ispiratori per la pianificazione su tutte le scale", di "essenziale risorsa culturale ed economica" e, quindi, di bene o valore vincolato e non suscettibile di riduzione. La tabella 22 contiene i dati espressi in Kmq relativi alla superficie amministrativa, agricola, agricola di pregio e boschiva dei Comuni della Valle dei Laghi. il grafico della figura 20 confronta la distribuzione delle Superfici agricole di pregio rispetto alle superfici agricole totali della Comunità della Valle dei Laghi tra i sei Comuni. Tutti i dati raccoltisono estrapolati dalla cartografia del PUP.

Superficie amministrativa Superficie Agricola di Pregio Superficie Agricola Totale Superficie boschiva Comune (Kmq) (Kmq) (Kmq) (Kmq) Calavino 12,7 1,96 2,16 7,37 Cavedine 38,32 2,8 4,08 26,29 Lasino 16,13 2,55 2,84 9,35 Padergnone 3,59 0,27 0,27 2,57 Terlago 37,03 2,38 2,58 25,91 Vezzano 31,87 1,8 2,08 21,49 COMUNITÀ 139,64 11,76 14,01 92,98 Tabella 22. Distribuzione delle superfici in Kmq (dati estratti dal P.U.P.).

Il grafico riporta la distribuzione percentuali delle diverse superfici sopra descritte del territorio della Comunità. La superficie agricola di pregio ha una distribuzione percentuale del 5% del territorio considerato. La cartografia successiva descrive la distribuzione spaziale delle aree agricole di pregio presenti sulla superficie della Comunità.

Superficie boschiva(Kmq) 92,98

Comunità della Valle dei Laghi Superficie Agricola Totale 14,01 (Kmq)

Superficie Agricola di 11,76 Pregio (Kmq)

Superficie 139,64 amministrativa (Kmq)

0 50 100 150

Figura 20. Divisione percentuale espressa in Kmq della superficie della Comunità della Valle dei Laghi (dati estratti dal P.U.P.).

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9.4. Le aziende agricole di qualità

La "qualità" è considerato uno degli obiettivi strategici dell’agricoltura trentina. Attraverso la definizione di particolari protocolli e precisi disciplinari di produzione l’agricoltura trentina, si colloca tra le prime realtà italiane ad intraprendere la riduzione dell’impatto ambientale.

Aziende di qualità Integrata Sottoposta disciplinare Biologica Totale di qualità Totale 2000 Aziende SAU Aziende SAU Aziende SAU Aziende SAU Aziende SAU Comprensorio C5 1902 34,8 2091 3545,5 28 89,1 2869 7114,6 3021 14155,3 Tabella 23. Aziende di qualità (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Aziende di qualità per comprensorio - 2000

8000 7000 6000 5000 4000 Aziende 3000 SAU 2000 1000 0 Integrata Sottoposta a disciplinare Biologica Totale di qualità

Figura 21. Aziende di qualità (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Dalla tabella 23 e dal grafico della figura 21 si evidenzia che la maggior parte delle aziende gravita nella sezione "Totale di qualità" occupando il 66% della SAU. Importante è il dato desumibile delle aziende sottoposte a disciplinare di cui fanno parte il 30% delle aziende con il 33% della SAU. Seguono le aziende integrate (circa il 28%)che ricoprono però una modesta superficie e le Aziende biologiche. L’agricoltura biologica è un sistema complesso di produzione che prevede regole precise per la coltivazione, l’allevamento oltre alla trasformazione di prodotti agricoli. La produzione biologica viene ottenuta senza l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, nella volontà di valorizzare l’ambente e le risorse naturali, nel rispetto della stagionalità di ogni coltura, utilizzando le energie rinnovabili. L’agricoltura biologica è attualmente disciplinata dal Regolamento CE 834/07 e per quanto riguarda la Provincia Autonoma di Trento dalla Legge Provinciale 28 marzo 2003, n°4.

Tipo di coltura 2000 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Frutticole 67 93 93 86 75 73 61 62 75 Viticole 14 23 25 27 26 24 27 34 48 Orticole 52 64 68 74 72 72 88 87 96 Zootecniche 22 23 24 22 24 23 25 18 22 Foraggiere 9 25 27 32 31 39 35 46 46 Piccoli frutti 6 11 12 11 8 10 22 27 28 Castanicole 9 7 6 8 7 8 9 9 11 Olivicole 1 1 1 1 3 16 21 24 28 Vivaistiche 2 2 2 1 1 1 2 2 3 Apistiche 3 4 5 7 9 9 7 6 7 Miste 4 7 3 8 14 18 14 17 18 Trasformazione 23 50 51 53 52 56 60 64 78 Importatori - 1 1 1 1 1 1 1 2 Totale 212 311 318 331 323 350 372 397 462 Tabella 24. Numero degli operatori biologici distinti per tipologia produttiva fra 2000 e 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica). 32

500 Importatori 450 Trasformazione 400 Miste 350 Apistiche Vivaistiche 300 Olivicole 250 Castanicole 200 Piccoli frutti

150 Foraggiere Zootecniche 100 Orticole 50 Viticole 0 Frutticole 2000 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Figura 22. Numero degli operatori biologici distinti per tipologia produttiva fra 2000 e 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Il grafico della figura 22 e la tabella 24 riportano il numero degli operatori biologici distinti per tipologia produttiva fra il 2000 e il 2010. Il dato che emerge a livello provinciale è una crescita sensibile del numero degli operatori nel settore del biologico.

10. Superfici boscate, alcune considerazioni

Le foreste giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento del paesaggio. La pianificazione forestale ha il compito di governare lo sviluppo spaziale e temporale del bosco. In tal ambito, si deve tenere conto delle funzioni, della superficie e della diffusione del bosco nonché dell'ottimizzazione delle prestazioni fornite dalle aziende. Con la Legge provinciale 23 maggio 2007, n 11: “Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d'acqua e delle aree protette” è stato avviato un processo di riforma complesso atto a fornire gli indirizzi e priorità in funzione della conservazione del territorio e dello sviluppo sociale ed economico dei territori naturali e seminaturali. A livello aziendale, la Provincia Autonoma di Trento ha definito i Piani di Gestione Aziendale e i Piani Semplificati di Coltivazione, strumenti di gestione, anche in forma associata, dei patrimoni silvo-pastorali di proprietà pubblica o privata e che definiscono:  lo stato dei boschi e delle formazioni vegetali naturali o seminaturali e la loro capacità di assicurare le funzioni richieste;  le esigenze di miglioramento colturale ed ambientale dei boschi e degli habitat;  le esigenze di miglioramento infrastrutturale e fondiario, finalizzate ad una efficace programmazione degli interventi di difesa e di coltivazione. L'inserimento di tali previsioni non fa venir meno la necessità di acquisire sui progetti eventuali autorizzazioni previste dalla normativa provinciale vigente;  gli specifici interventi e misure di coltivazione e di miglioramento, i tempi, le quantità e le localizzazioni dei prodotti recuperabili, ivi compresi i tagli;  le aree boscate nelle quali è consentito il pascolo in bosco o l'attraversamento da parte di mandrie o greggi senza l'autorizzazione prevista dall'articolo 98, comma 2, lettera c), della legge provinciale;  i tempi e i modi per l'esercizio del pascolo in difformità da quanto previsto dal regolamento previsto dall'articolo 98, comma 1, lettera b), della legge provinciale.

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I piani semplificati, previsti dall'articolo 57 della legge provinciale, contengono:  gli specifici interventi e le misure di coltivazione e di miglioramento, i tempi, le quantità e le localizzazioni dei prodotti recuperabili attraverso la gestione, alla luce di una analisi semplificata della situazione complessiva della proprietà;  le caratteristiche dei soprassuoli per i quali si intendono effettuare interventi" (DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA 26 agosto 2008, n. 35-142/Leg: Art. 9). L'idea attuale di selvicoltura "naturalistica" nasce con l'intento d promuovere principi di coltivazione diretti al mantenimento, alla protezione e salvaguardia della biodiversità, oltre che alla difesa dei caratteri di naturalità delle popolazioni animali e vegetali, ponendo l’accento sul valore multifunzionale della foresta. Oggi in Trentino si assiste ad una forte espansione della superficie boscata con una conseguente semplificazione ambientale e paesaggistica. La motivazione risiede sostanzialmente nell'abbandono delle pratiche estensive tipiche della montagna che hanno di fatto ridotto la di transizione ecotonale formata dal "bosco, dalle radure e dai prati tipiche del territorio trentino.

10.1. Le superfici boscate nella Valle dei Laghi

La tabella 25 e il grafico della figura 23 rappresentano l’incidenza della superficie boschiva sul totale della superficie amministrativa dei Comuni e della Comunità della Valle dei Laghi. Il valore percentuale relativo alla Comunità della Valle dei Laghi è di 66,59 %, contro un valore provinciale pari a 57,72%. Il "Distretto forestale di Trento" presenta: una superficie di 65403 ha; una superficie forestale di 41844 ha (64% della Superficie del distretto); la presenza di Fustaie di produzione: 22400 ha (54% della Superficie forestale). La provvigione unitaria media è di 151 m³/ha; la composizione della provvigione di 35% piante piccole, 38% piante medie, 27% piante grandi. L'incremento unitario annuo è di 3.6 m³/ha, mentre il prelievo unitario annuo è pari a 1.6 m³/ha. Il tasso di utilizzazione è di 44% (-12 punti percentuali rispetto alla media PAT).

Comune Incidenza della superficie boschiva sulla superficie amministrativa % Calavino 58,03 Cavedine 68,1 Lasino 57,97 Padergnone 71,59 Vezzano 69,97 Terlago 67,43 COMUNITÀ 66,59 Tabella 25. Incidenza della superficie boschiva sulla superficie amministrativa (elaborazione dati forniti dall’ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Incidenza della superficie boschiva sulla superficie amministrativa 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Calavino Cavedine Lasino Padergnone Vezzano Terlago Figura 23. Incidenza della superficie boschiva sulla superficie amministrativa (elaborazione dati forniti dall’ISTAT - PAT, Servizio Statistica). 34

2010 Enti pubblici Privati Totale Distretto forestale di Fustaia Ceduo Fustaia Ceduo Fustaia Ceduo Trento ha mc ha ha mc ha ha mc ha 2010 18.502 3.299.217 7.966 6.538 811.147 6.403 25.040 4.110.364 14.369 2000 18.128 3.059.485 8.273 6.549 808.760 6.403 24.677 3.868.245 14.676 Variazione 2 8 -4 0 0 0 1 6 -2 percentuale Tabella 26. Consistenza del patrimonio forestale e variazione percentuale per titolo di godimento per il Distretto di Trento tra 2000 e 2010 (elaborazione dati forniti dall’ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 26 mostra un aumento consistente di circa 8% della consistenza del patrimonio forestale di fustaie, mentre una diminuzione del -4% circa di bosco ceduo. Interessante da notare come l'aumento e la diminuzione delle specie arboree sia riconducibile solo ai boschi del demanio pubblico (Sotto la voce “Enti pubblici” sono ricondotti: Stato, Regione, Provincia, Comuni, ecc).

Consistenza del patrimonio forestale (ha) per titolo di godimento per il Distretto di Trento - ISTAT 2010 18.502

7.966 6.538 6.403

Fustaia Ceduo Fustaia Ceduo Enti Pubblici Privati

Figura 24. Consistenza del patrimonio forestale per titolo di godimento per il Distretto di Trento nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica)

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11. Le aree Protette

Le misure di protezione degli ambienti naturali, attraverso l’istituzione di aree naturali protette, apparse in un primo dalla letteratura di settore la forma più idonea in grado di contrastare le trasformazioni ambientali sono, alla luce delle teorie attuali, insufficienti alla conservazione in tempi lunghi della fauna e dei processi ecologici, in quanto viene di fatto compromessa la connessione fra gli ambienti naturali e favorito quindi l'isolamento delle specie con i conseguenti effetti sulle comunità, sulle popolazioni e sugli individui. Le strategie di conservazione delle specie sono difatti più efficaci se ad esse vengono garantite una maggiore e diffusa connettività fra i diversi ambienti; in questo senso il PUP stabilisce che la rete ecologica e ambientale è costituita da risorse idriche e relative aree di protezione Fluviale, parchi naturali, SIC (Siti di importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), riserve, aree che caratterizzate da elevata integrità come rocce e ghiacciai. Per quanto concerne la rete delle risorse idriche, il PUP assicura il necessario raccordo con il PGUAP (Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche). Rispetto alle "aree di protezione delle risorse idriche", costituite dalle "aree rispetto dei laghi e dalle aree di protezione fluviale", sussiste il principio della loro salvaguardia e dei relativi habitat. La rete delle "aree di protezione fluviale" assicura la salvaguardia delle aree attraverso la definizione di fasce di naturalità lungo le principali aste fluviali. Al fine di garantire la valorizzazione e la riqualificazione degli ambiti lacuali, il PUP inoltre definisce le cosiddette "aree di protezione dei laghi" a seconda delle diverse esigenze ambientali e ricreative. Le aree a elevata naturalità rappresentano i nodi principali della rete di cui i SIC e ZPS ne sono parte fondamentale oltre alle porzioni di territorio in condizioni di bassa o nulla antropizzazione e con funzioni di riparo e diffusione per specie e habitat rari. Infine, le cosiddette "Aree improduttive"sono considerate come ambiti di valore in termini di qualità di aree integre consolidando in generale la disciplina di protezione. L’individuazione sul territorio delle “reti ecologiche” rende quindi possibile il ristabilimento di opportune vie di dispersione naturali e la loro pianificazione, protezione e recupero, possono essere fondamentali alla sopravvivenza delle specie.

Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) e/o Zone di (%) Sup. Comunità di Valle interessata da Comunità di Valle Protezione Speciale (Z.P.S.) (ha) S.I.C. e/o da Z.P.S. COMUNITÀ DELLA 314,64 2,25 VALLE DEI LAGHI Tabella 27. (Fonte: PAT, Servizio Conservazione Natura e Valorizzazione Ambientale).

Comuni della Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) e/o Zone di (%) Sup. comunale interessata da S.I.C. Comunità della Valle Protezione Speciale (Z.P.S.) (ha) e/o da Z.P.S. dei Laghi Calavino 170,45 13,2 Cavedine 0,05 0 Lasino - - Padergnone - - Terlago 144,09 3,9 Vezzano 0,04 0 Totale 314,64 2,3 Tabella 28. (Fonte: PAT, Servizio Conservazione Natura e Valorizzazione Ambientale).

Le tabelle riportate definiscono la Superficie (ha) destinata a SIC e ZPS della Comunità della Valle dei Laghi.

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12. Il rischio idrogeologico

Il concetto di rischio inteso si basa sulla combinazione di più fattori di natura tecnica (nel caso specifico idraulica e idrogeologica), ma anche socio-economica, tramite la nota espressione formale del rischio utilizzata per la formazione della Carta di rischio idrogeologico della Provincia di Trento:

R=P∙V∙v dove: R = Rischio idrogeologico relativo ad una determinata area; P = Pericolosità dell’evento calamitoso che può interessare l’area stessa; V = Valore degli elementi presenti nell’area (persone, beni materiali e patrimonio ambientale); v = vulnerabilità degli stessi elementi (funzione della loro esposizione all’evento calamitoso). Il rischio può assumere valori compresi tra 0 e 1 ed è suddiviso in quattro classi: R4 molto elevato, R3 elevato, R2 medio, R1 moderato. Le Norme di Attuazione del PGUAP regolamentano le aree R3 ed R4 nel Capo IV mentre demandano ai Piani regolatori generali dei Comuni (PRG) la disciplina delle aree R1 ed R2. La carta del rischio idrogeologico ha quindi lo scopo di individuare le aree di rischio; attraverso la sua gradazione) si 0% individuano le zone ad elevata 2% 0% criticità idrogeologica a cui viene R0 associata una maggiore presenza umana determinando le zone da R1 difendere prioritariamente. 42% R2 La carta del rischio idrogeologico, 56% quindi, fornisce un quadro della R3 situazione attuale del rischio utile in R4 termini assoluti per valutare la criticità dell'area stessa. Essa rappresenta inoltre un importante strumento per determinare con un criterio oggettivo le misure e gli interventi più urgenti di prevenzione e mitigazione da attuare nel territorio (strutturali ma anche non strutturali). La cartografia desunta dal PGUAP per la Comunità della Valle dei Laghi non ha rilevato importanti aree soggette a rischio idrogeologico. I dati raccolti e desunti attraverso il Software GVsig sono stati raccolti nel grafico della figura 25.

Figura 25. Carta del rischio Idrogeologico (fonte: PGUAP).

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13. La pericolosità idrogeologica

La carta della pericolosità distingue tre tipi principali di pericolo idrogeologico (alluvione, frana e valanga), differenziando poi all’interno di essi le classi di pericolosità (elevata, moderata e bassa). Attraverso questa carta è possibile assegnare un preciso valore agli elementi presenti nell’area che è determinata dalla seguente formula:

VU = 10·VP+VE+VA

dove: il primo termine è relativo alla componente della popolazione il secondo al valore economico ed il terzo a quello ambientale. Il risultato dell'analisi fornita dalla carta è riassunta dalla figura 27.

Figura 26. Stralcio della Carta di pericolosità Idrogeologica (fonte: PGUAP).

1% 0% 0% nessun rischio

16% Aree ad elevata pericolosità geologica

Aree a moderata pericolosità geologica 38% 11% Aree a bassa pericolosità di esondazione

Aree a bassa pericolosità geologica

Aree ad elevata pericolosità di esondazione

34% Aree ad elevata pericolosità valanghiva 0% Aree a bassa pericolosità di esondazione

Figura 27. Distribuzione percentuale della pericolosità nella Comunità della Valle dei Laghi (fonte: PGUAP).

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14. Gli indicatori di efficienza energetica della P.A. locale

Le sfide del cambiamento climatico e dell’efficienza energetica nelle aree urbanizzate impongono di ripensare al ruolo della pianificazione urbanistica nel mitigare gli effetti delle emissioni dei gas serra dovute ai combustibili fossili. Le direttive internazionali come la Carta di Aalborg, il Libro Verde sull’ambiente urbano, IPCC Reports e le linee guida del trattato di Kyoto, che auspicano una riduzione del consumo energetico in ambito urbano e l’intervento sullo stock edilizio esistente, hanno messo in cima all'agenda politica come obiettivo fondamentale la promozione dell'efficienza energetica in tutti i settori. L'inclusione di tali considerazioni nel processo di pianificazione sottolineano inoltre la strategicità degli strumenti di programmazione in cui sia i processi di mitigazione che di efficienza assumono un ruolo preponderante in una prospettiva di sviluppo sostenibile del territorio. Attraverso la definizione degli "Atti di indirizzo sullo sviluppo sostenibile", del "Protocollo di intesa" per il coordinamento delle politiche finalizzate alla riduzione delle emissioni dei gas-serra nell'atmosfera della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, sottoscritto nel giugno del 2001, e il Programma di sviluppo provinciale del novembre 2001 si è dato avvio alle procedure per la stesura di un nuovo Piano energetico provinciale finalizzato a raccogliere le istanze di Kyoto. Il piano energetico Provinciale ha predisposto l'utilizzo di diversi indici per la definizione del bilancio energetico tra cui il fabbisogno di combustibili fossili; il fabbisogno di biomasse; il fabbisogno di prodotti petroliferi; il fabbisogno di gas naturale; il fabbisogno lordo di energia elettrica; il calcolo di emissioni CO2, SOx, NOx, CO, NMVOC. Ai fini della stesura del documento preliminare della Comunità gli indicatori utilizzabili sono: il Rapporto percentuale tra la quantità totale di rifiuti differenziati prodotti e la quantità totale di rifiuti prodotti. Il rapporto percentuale di raccolta differenziata è data dalla formula:

Figura 28. Rappresentazione cartografica della percentuale di raccolta differenziata per Comunità di Valle nel 2001 (fonte: IET).

Per il 2001 la percentuale di rifiuti differenziati per la Comunità della Valle dei Laghi si attesta al 14,83%. Nel 2008 la percentuale di rifiuti differenziati passa al 68,38%. La cartografia della figura 28 riporta la percentuale tra la quantità totale di rifiuti differenziati prodotti e la quantità totale di rifiuti prodotti nel 2008.

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Figura 29. Rappresentazione cartografica della percentuale di raccolta differenziata per Comunità di Valle nel 2008 (fonte: IET).

L'indice di potenza idroelettrica prodotta misura la presenza di impianti di energia rinnovabile nel territorio ed è data dalla formula:

Il risultato di questo indice relativo al 2009 è rappresentato dalla figura 29 e fornito dalla tabella 29.

Comunità di Valle Valore VALLE DEI LAGHI 4,73 Val d'Adige 7,91 Alta Valsugana 82,57 Valle di Fiemme 1,66 Ladino di Fassa 156,92 10,26 Bassa Valsugana 2,96 Altopiano di Folgaria 0 7,87 7,51 81,4 Val di Sole 276,76 16,49 Paganella 12,4 Rotaliana 5,75 Tabella 29. Indice di potenza idroelettrica prodotta per Comunità di Valle nel 2009 (fonte: IET).

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Figura 30. Rappresentazione cartografica dell'indice di potenza idroelettrica prodotta per Comunità di Valle nel 2009 (fonte: IET).

L'indice di incidenza degli edifici a basso consumo energetico (relativo al 2009) ha la funzione di misurare la presenza degli edifici a basso consumo energetico sul totale dello stock di edifici. l'indice è il risulta della formula:

Figura 31. Rappresentazione cartografica dell'incidenza degli edifici a basso consumo energetico per Comunità di Valle nel 2009 (fonte: IET).

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La tabella 30 riporta i dati relativi all'utilizzo dell’acqua per Comunità di Valle e per tipologia d’uso nel 2010.

Comunità di Valle Civile Agricolo Industriale Ittiogenico/pescicoltura Innevamento VALLE DEI LAGHI 4.385.592 9.548.498 5.594.964 11.321.424

Val d'Adige 41.581.956 55.253.548 14.758.831 1.048.251 1.276.368 29.482.543 45.702.716 4.049.880 121.238.556 52.187 Valle di Fiemme 18.130.829 249.020 129.519 13.272.282 1.749.298 Primiero 12.101.621 768.303 601.359 4.111.193 463.144 Alta Valsugana e Bersntol 18.794.735 22.596.465 3.408.495 2.428.266 78.748 Vallagarina 35.366.615 40.430.545 56.779.374 18.710.756 12.213 Alto Garda e Ledro 21.932.522 32.143.084 39.392.565 71.780.233 12.868 Giudicarie 52.940.966 17.716.510 14.239.553 572.105.692 525.903 Val di Sole 29.409.322 36.362.643 2.725.542 13.083.819 1.513.455 Val di Non 18.489.651 85.046.075 3.895.411 1.072.227 90.389 Paganella 8.244.812 3.026.596 257.165 1.482.194 1.085.045 Rotaliana 5.613.181 34.660.607 6.988.944 2.651.113

Valle di Cembra 4.143.056 6.569.301 1.071.887 88.306

Comun General de Fascia 16.649.169 53.645 27.401 946.080 2.785.036 Magnifica Comunità degli 4.157.800 114.723 5.050 126.147 621.914 Altopiani Cimbri Tabella 30. Utilizzo dell’acqua per Comunità di Valle e per tipologia d’uso nel 2010 - volume annuo derivabile concesso in mc/a (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

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15. La carta dell'assetto naturale

La Carta dell'assetto Naturale della Comunità della Valle dei Laghi deriva essenzialmente dal PUP e ha lo scopo di percorrere una ricognizione degli ambienti, dei siti più significativi ai fini della conservazione della biodiversità. Le informazioni derivanti dal PUP consentono di avere un quadro chiaro del'assetto naturale del territorio e inoltre permettono di condizioni di naturalità (sistema delle Aree Protette) e in termini di pressioni (Carta dell'uso del suolo reale). La cartografia individua i maggiori ecomosaici, le invarianti geomorfologiche, il sistema idrografico, i Biotopi, le aree protette e le aree di interesse naturalistico.

Figura 32. Stralcio della Carta dell'Assetto Naturale realizzata sulla base dei dati forniti dal P.U.P.

Gli ecomosaici sono stati così suddivisi: - aree antropizzate(comprensive delle aree agricole); - aree boschive, pascoli e praterie alpine; - aree improduttive; - biotopi. Dall'analisi della cartografia è stato possibile fare una classificazione del territorio da cui è stato possibile osservare livelli di pressione molto bassi(76%). A questo contesto si contrappongono le aree dell'ambiente costruito che risultano essere il 19%. Va detto che questi ultimi contesti, il livello di permeabilità risulta essere piuttosto buona anche se utile sarebbe considerare alcuni aspetti riscontrati nella tavola delle criticità ambientali e che riguardano la frammentazione del mosaico ambientale derivante.

120000000,00 100000000,00 80000000,00 60000000,00 40000000,00 20000000,00 0,00 Aree Antropizzate Aree boschive, pascoli e Aree improduttive Biotopi praterie alpine

Figura 33. Carta dell'Assetto Naturale: classificazione per ecomosaici del territorio della Comunità della Valle dei Laghi realizzata sulla base dei dati forniti dal P.U.P. 43

16. La Carta delle Criticità Ambientali

Le infrastrutture, come ad esempio le strade e gli insediamenti causano la frammentazione del paesaggio. La frammentazione determina cambiamenti profondi anche sugli elementi distintivi del paesaggio. Le reti delle infrastrutture di trasporto (strade, autostrade, ferrovie) sono in costante espansione, sia in Europa che in Italia, e con esse il traffico di veicoli. Le infrastrutture provocano molti impatti negativi all’ambiente; nonostante ciò, alcune specie animali e vegetali vengono attirate dalle strade: si tratta di specie allogene o fortemente adattabili ai cambiamenti ambientali, mentre altre specie più sensibili ed esigenti scompaiono o si spostano verso altre aree. Gli impatti generati dall'infrastrutturazione del territorio possono essere: . la distruzione e alterazione degli habitat naturali; . la frammentazione ambientale; . le modifiche al paesaggio e all’assetto idrogeologico; . l'inquinamento; . i disturbo (rumore, luci, vibrazioni); . l'effetto “barriera” per gli spostamenti della fauna terrestre; . la mortalità diretta per gli animali, a causa di investimento da parte dei veicoli e collisioni con manufatti. Quest'ultimo punto è avvertito, oltre che una criticità evidente per l'ambiente in generale, un problema urgente anche in termini di sicurezza stradale per le vittime umane e per la spesa sostenuta dall'amministrazione pubblica per i danni provocati dagli incidenti. Dall'analisi effettuata gli animali più interessati da questo fenomeno sono gli ungulati. l’Amministrazione provinciale, tramite il Servizio Foreste e fauna, sta promuovendo diverse iniziative, adottando da una parte misure di segnalazione specifiche, dall'altra speciali strumenti capaci di inibire l'attraversamento degli animali. La Carta delle Criticità evidenzia nello specifico da una parte le aree che per diversi motivi (fragilità del sistema ambientale, situazioni di promiscuità tra ambienti protetti e ambiti antropizzati, ecc) sono in situazioni critiche, dall'altra le aree critiche di attraversamento della fauna; Inoltre la cartografia riporta anche gli investimenti della fauna. I dati riscontrati circa gli investimenti della fauna selvatica sono riportati nella tabella seguente.

1994-2012 Calavino Cavedine Lasino Padergnone Terlago Vezzano COMUNITÀ Investimenti 46 85 51 8 51 92 333 Tabella 31. Numero di investimenti stradali della fauna selvatica fra 1994 e 2012 (fonte: PAT - Servizio Forestale).

14%

28% Calavino Cavedine Lasino 26% Padergnone Terlago 15% Vezzano

15% 2%

Figura 34. Percentuale degli Investimenti stradali della fauna selvatica per i Comuni della Comunità della Valle dei Laghi fra 1994 e 2012 (fonte: PAT - Servizio Forestale).

44

La cartografia evidenzia nello specifico due aree in situazioni critiche, quella del lago di Terlago e quella del lago di Toblino entrambe aree già sottoposte a tutela. Per quanto concerne invece le aree stradali di attraversamento della fauna, la cartografia segnala diverse zone:  in rosso sono segnalate le aree che hanno registrato una maggiore incidenza di investimenti;  in giallo sono segnalate le aree che hanno registrato occasionali investimenti. La maggior parte degli incidenti sono riconducibili alle infrastrutture Provinciali SP-18, SS-45, SP-84, SP-85.

Figura 35. Stralcio della Carta delle Criticità Ambientali della Comunità della Valle dei Laghi.

45

17. La Carta dell'Assetto Identitario

La cartografia relativa all' assetto identitario del territorio evidenzia i tratti salienti e le invarianti della Comunità. Sono cerchiati in verde gli ambiti paesaggistico-naturalistici di pregio, in rosso quelli di pregio eccezionale. Sostanzialmente si tratta di una mappa che ha lo scopo di superare i limiti delle odierne rappresentazioni cartografiche e permettere di rappresentare in modo nuovo il territorio consolidando da un lato il senso comune di appartenenza della Comunità dall'altro i valori condivisi. Questo tipo di cartografia permette inoltre di supportare ed orientare la pianificazione nell'ottica della partecipazione e ad evidenziare sia il bisogno di salvaguardia che di evidenziare le problematiche indicando soluzioni strategiche. La carta dell'Assetto identitario ha la prerogativa di consentire l'individuazione di tutte quelle reti di percorsi ambientali, turistici, storico-culturali che caratterizzano un particolare ambito e che possono contribuire allo sviluppo locale.

Stralcio della Carta dell'Assetto Identitario della Comunità della Valle dei Laghi 46

18. I conti economici: il contesto macroeconomico provinciale

Il Prodotto Interno Lordo ai prezzi di mercato (PIL) esprime il risultato finale dell'attività produttiva delle unità residenti. Il prodotto interno lordo della Provincia Autonoma di Trento si assesta su 16.66,97 milioni di euro (a prezzi correnti 2009). Esso registra, a partire dal 1980 (quando era pari a 1.989,69 milioni di euro) una crescita piuttosto regolare, mentre tra il 2008 e 2009 registra una lieve flessione.

Prodotto Interno Lordo provinciale (in milioni di Euro) Anni Valori a prezzi correnti Valori a prezzi concatenati 2000 1980 1,989,69 7.853,72 1985 4,056,51 8.239,65 1990 7.011,99 10.181,40 1995 9.501,32 10.879,56 2000 12.201,99 12.201,99 2005 14.451,27 12.531,69 2006 14.957,35 12.718,98 2007 15.781,13 13.042,87 2008 16.318,75 13.090,54 2009 16.166,97 12.703,27 Tabella 32. Prodotto Interno Lordo provinciale (fonte: Conoscere il Trentino, ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

20000

15000

10000 Valori a prezzi correnti Valori a prezzi concatenati 2000 5000

0 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2006 2007 2008 2009

Figura 36. Prodotto Interno Lordo provinciale (fonte: Conoscere il Trentino, ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Il "Valore Aggiunto" è un indice che permette di valutare la crescita del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della Comunità per impieghi finali.

Valore Aggiunto macro-settoriale della Provincia Autonoma di Trento nel 2008 e nel 2009 (in milioni di euro) Valori assoluti nominali Valori assoluti reali Variazioni 2008-2009 settore 2008 2009 2008 2009 Nominali Reali Agricoltura, silvicoltura e pesca 445,2 423,6 405,6 436,6 -4,8 7,6 Industria in senso stretto 2.539,00 2.407,00 2.148,20 1.964,70 -5,20 -8,50 Costruzioni 1.212,40 1.127,60 888,5 789 -7 -11,2 Servizi 10.174,50 10.287,00 7.966,80 7.843,10 1,10 -1,60 Tot. Valore aggiunto 14.371,00 14.245,20 11,427,4 11.048,10 -0,90 -3,30 Tabella 36. Valore Aggiunto macro-settoriale della Provincia Autonoma di Trento nel 2008 e nel 2009 in milioni di euro (fonte: Conoscere il Trentino, ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

47

Dalla tabella 36 risulta evidente la contrazione significativa del "Valore Aggiunto" del comparto industriale(-8,5%). Negativo risulta essere anche l’andamento del comparto delle costruzioni (-11,2%), pesantemente colpito dalla crisi finanziaria che ha coinvolto il mondo delle immobiliari e dell’edilizia. Nonostante il calo produttivo, per effetto della frenata dei prezzi, risale verso valori positivi il "Valore Aggiunto" dell’agricoltura provinciale che registra una performance del 7,6%. Il comparto dei servizi ha registrato invece una flessione relativamente contenuta (-1,6%) che ha permesso un decremento complessivo del valore aggiunto del -3,3%. Gli andamenti occupazionali analizzati in termini di "unità di lavoro in media annua" a livello nazionale presentano nel complesso un trend piuttosto negativo. Le province di Trento e di Bolzano fanno segnare i decrementi più contenuti tra tutte le regioni italiane grazie all’apporto positivo già segnalato del settore dei servizi. L’agricoltura e l’industria perdono in Provincia di Trento rispettivamente il 3,4% e l’1,9%.

Trento Totale

Bolzano Servizi

Nord-est Industria

Agricoltura Italia

-7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2

Figura 37. Unità di lavoro settoriali a confronto tra il 2008 e il 2009 (fonte: Principali aggregati macroeconomici per la Provincia Autonoma di Trento – anno 2009, ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Il grafico della figura 37 riporta la Dinamica delle unità di lavoro settoriali a confronto tra il 2008 e il 2009 riportate in variazioni percentuali (fonte ISTAT). La produttività è genericamente definita come il rapporto tra una misura del volume di output realizzato e una misura del volume di uno o più input impiegati nel processo produttivo. In base a tale definizione si possono calcolare diverse misure di produttività. In questo caso, la "Produttività del lavoro" rappresenta il rapporto tra l’intero valore della produzione realizzata e il volume o la quantità del lavoro impiegato nella produzione. La crescita del tenore di vita, dipende dalla crescita della produttività e dalla introduzione di nuovi prodotti.

Valore aggiunto per unità di lavoro (prezzi concatenati) PIL per unità di lavoro (prezzi correnti)

80.000 70.000 60.000 67.503 67.583 62.848 62.583 64.721 62.666 50.000 55.609 48.175 40.000 46.131 45.287 44.773 46.228 44.425 30.000 38.514 20.000 10.000 0 Trento Bolzano Nord-Est Nord-Ovest Centro Sud e Isole Italia

Figura 38. Livello della produttività del lavoro a confronto delle principali ripartizioni geografiche nel 2009 (fonte: Principali aggregati macroeconomici per la Provincia di Trento – anno 2009, ISTAT - PAT, Servizio Statistica). 48

Aggregato 1995 2000 2005 2006 2007 2008 2009 PIL a prezzi di mercato per abitante 20.786,1 25.829,8 28.902,5 29.630,3 30.931,3 31.588,7 30.918,7 Pil a prezzi di mercato per unità di lavoro 43.744,5 53.029,1 62.370,6 63.729,7 66.057,5 68.023,1 67.504,8 Consumi finali interni per abitanti 17.984,9 21.965,1 25.262 26.074,9 26.416,7

Redditi da lavoro dipendente per unità di 25.998,7 28.820,9 34.409 35.290,6 35.819,6 37.110,7 37.921,2 lavoro dipendente Tabella 37. Valori pro-capite di alcuni aggregati economici fra 1995 e 2009 espressi in euro (fonte: ISTAT, Conti Economici Regionali).

80000

70000

60000 PIL a prezzi di mercato per abitante 50000 Pil a prezzi di mercato per unità di 40000 lavoro Consumi finaliinterni per abitanti 30000

20000 Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente 10000

0 1995 2000 2005 2006 2007 2008 2009

Figura 39. Valori pro-capite di alcuni aggregati economici fra 1995 e 2009 espressi in euro (fonte: ISTAT, Conti Economici Regionali).

Se la domanda non cresce a sufficienza nel tempo, la crescita della produttività si traduce in aumento della disoccupazione. Quindi mentre cresce il tenore di vita degli occupati, si determinano forti squilibri sociali, per la presenza di fasce della popolazione che non possono godere dei benefici dovuti alla crescita. La tabella 38 riporta il livello della produttività del lavoro a confronto delle principali ripartizioni geografiche nel 2009, (fonte: Principali aggregati macroeconomici per la Provincia Autonoma di Trento – anno 2009; Servizio Statistica della PAT). Per quanto concerne la produttività, il valore raggiunto dal trentino risulta essere superiore alla media nazionale. I "consumi finali effettivi interni" sono costituiti dai beni o dai servizi acquisiti dalle unità istituzionali residenti per il soddisfacimento diretto di bisogni umani. Essi sono dati dalla somma della spesa per consumi finali delle famiglie, delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro. L’aggettivo “interno” si riferisce al fatto che sono compresi i consumi dei non residenti sul territorio nazionale, ma sono esclusi i consumi dei residenti all’estero(fonte ISTAT). Gli "investimenti fissi lordi" sono composti dalle acquisizioni, al netto delle cessioni, di capitale fisso effettuate dai produttori residenti durante un periodo di tempo determinato, cui si aggiungono gli incrementi di valore dei beni materiali non prodotti. Il capitale fisso è costituito da beni materiali o immateriali utilizzati più volte o continuamente nei processi di produzione per più di un anno(fonte ISTAT).

Consumi finali effettivi interni Investimenti fissi lordi

Ripartizioni geografiche 2004 2005 2006 2007 2004 2005 2006 2007

Trento 86,4 87,4 88 85,4 28,5 29,1 29,2 27,9

Bolzano 83,4 84,4 83,5 84,3 29 29,4 30,6 28,8

Nord-Est 74,6 75,2 74,9 74 22,3 22,6 22,9 22,6

Nord-Ovest 70,8 71,5 72,1 71,7 19,7 20,4 20,3 20,7

Centro 77 77,8 77,7 76 18,4 18,2 18,9 19,1

Sud e Isole 98,7 99,7 98,9 98,2 21,9 21,8 22,4 22,5

Italia 79,6 80,4 80,3 79,4 20,5 20,7 21,1 21,2

Tabella 38. Componenti della domanda interna per regione in percentuale del Pil e in riferimento agli anni dal 2004 al 2007 (fonte: ISTAT, Conti economici regionali). 49

Il fabbisogno di importazioni (vale a dire l’eccedenza delle importazioni sulle esportazioni) evidenzia un calo sia delle importazioni che delle esportazioni.

Anni Imp. Exp Saldo 1985 546,6 537,2 -9,4 1990 730,7 829,7 99 1995 1087,1 1601,5 514,4 2000 1531,9 2087,4 555,5 2005 1865,2 2608,7 743,5 2006 2075,8 2794,7 718,9 2007 2157,7 2989,5 831,8 2008 2159,6 2924,2 764,6 2009 1506,1 2384,9 878,8 Tabella 39. Fabbisogno di importazioni negli anni dal 1985 al 2009 (fonte: ISTAT, Conti economici regionali).

3500

3000

2500

2000 Imp. 1500 Exp

1000

500

0 1985 1990 1995 2000 2005 2006 2007 2008 2009

Figura 40. Ammontare delle transazioni commerciali in milioni di euro tra il 1985 e il 2009 e andamento import-export (fonte: Conoscere il Trentino, PAT, Servizio Statistica).

La breve e superficiale disamina della situazione economica regionale (e provinciale) che ho proposto ha il mero scopo di fornire un contesto di riferimento entro il quale calare l'attuale situazione economica della Comunità della Valle dei Laghi. La lettura della struttura settoriale dell’economia regionale e le stime preliminari Istat per il 2009 confermano l’impatto negativo della congiuntura economica internazionale e nazionale: dopo molti anni di crescita ininterrotta, evidenziata dal grafico 40, l’economia provinciale vede diminuire il valore reale del suo Prodotto Interno Lordo. Il crollo della domanda mondiale e delle esportazioni verso l’estero è stata accompagnata da una generale debolezza delle componenti interne della domanda: i consumi finali interni delle famiglie. In termini di ricchezza pro-capite questo si traduce in un arretramento generalizzato della ricchezza pro-capite, che per il Trentino si attesta ad un -2,1% (fonte ISTAT). Nonostante ciò, il calo per le province di Trento e di Bolzano risulta essere il meno consistente.

50

19. L’apporto settoriale alla formazione del prodotto: le attività produttive e industriali nella Provincia di Trento

La regione Trentino-Alto Adige si avvicina ad un modello di sostanziale terziarizzazione dell’economia; e questo è attestato dal Valore Aggiunto macro-settoriale della Provincia.

Valore Aggiunto ai prezzi di mercato per settore dal 2005 al 2009 in percentuale Settore 2005 2006 2007 2008 2009 Agricoltura 3 2,7 3,1 3,1 3 Industria in senso stretto 19,9 18,7 18,4 17,7 16,9 Costruzioni 7,3 7,7 8,3 8,4 7,9 Commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e pubblici esercizi 24,2 24,2 23,9 24,6 24,1 Commercio 10,1 10,1 10,3 10,5 10,3 Alberghi e pubblici esercizi 6,8 6,9 6,8 7 7,3 Intermediazione monetaria e finanziaria, servizi alle imprese 24,1 24,4 24,5 24 24,8 Altri servizi 21,5 22,3 21,8 22,2 23 Pubblica Amministrazione 8 8 7,5 7,6 8,1 Istruzione 4,5 4,6 4,7 4,8 5,1 Sanità e assistenza 6,8 7,2 7,1 7,2 7,7 Valore aggiunto (ai prezzi base) 100 100 100 100 100 Tabella 40. Valore Aggiunto ai prezzi di mercato per settore dal 2005 al 2009 in percentuale (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

 Il settore della agricoltura incide sulla formazione del valore aggiunto per circa il 3%;  il settore delle costruzioni da circa il 7,3% del valore aggiunto (nel 2205) prima sale fino alla quota dell'8,4% e poi ritorna nuovamente ai livelli precedenti;  il settore dell’industria in senso stretto è l’unico il cui prodotto presenta una incidenza tendenzialmente in regresso, con un andamento del tutto analogo e con gli stessi tempi che si registrano nel nord-est;  il settore Commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e pubblici esercizi, di circa 24% stabile; lo stesso Intermediazione monetaria e finanziaria, servizi alle imprese;  il settore degli altri servizi conferma un trend positivo incidendo alla formazione del valore aggiunto del 23%.

Valore Aggiunto ai prezzi di mercato per settore nel 2009

24,8 24,1 23 16,9 10,3 7,9 7,3 8,1 7,7 5,1 3

Figura 41. Valore Aggiunto ai prezzi di mercato per settore tra 2005 e 2009 in percentuali (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica). 51

20. Analisi di contesto specifiche: il sistema economico della Valle dei Laghi

L'ASIA è "l’Archivio Statistico delle Imprese Attive" aggiornato annualmente dall’Istat. L’archivio è composto dalle unità economiche che esercitano il proprio lavoro nelle attività industriali, commerciali e dei servizi alle imprese e alle famiglie. Questo archivio fornisce anche informazioni identificative (denominazione e indirizzo) e relative alla struttura stessa delle imprese sulla natura dell'attività economica, sul numero degli addetti dipendenti e indipendenti, sulla forma giuridica e sulla data di inizio e fine dell'attività stessa che hanno svolto un’attività produttiva per almeno sei mesi nell’anno di riferimento.

Industria in Commercio e Comunità di Costruzioni Altri servizi Totale senso stretto alberghi Valle Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti COMUNITÀ DELLA 51 198 163 450 148 448 211 455 573 1.551 VALLE DEI LAGHI Provincia 3.646 35.779 7.050 23.490 12.995 53.253 17.144 57.338 40.835 169.860 Tabella 41. Imprese residenti e addetti per settore della Comunità della Valle dei Laghi e della Provincia di Trento nel 2009 (fonte: Archivio ASIA).

Comunità della Valle dei Laghi

500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Industria in senso stretto Costruzioni Commercio e alberghi Altri servizi

Figura 42. Imprese residenti e addetti per settore della Comunità della Valle dei Laghi e della Provincia di Trento nel 2009 (fonte: Archivio ASIA).

La tabella 41 e il grafico 42 riportano i dati relativi alle imprese residenti e addetti per settore relativo all'attività' economica della Comunità della Valle dei Laghi e della Provincia di Trento, secondo l'archivio ASIA (2009). Il grafico successivo riporta l'andamento del numero delle imprese iscritte (registrate e attive) alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di nel periodo compreso tra il l 2000 ed il 2010 nella Comunità della Valle dei Laghi.

Anno Imprese registrate Var. Annua Imprese attive Var. Annua 2000 819 - 792 - 2001 846 3,3 811 2,4 2002 877 3,66 837 3,21 2003 887 1,14 847 1,19 2004 914 3,04 871 2,83 2005 949 3,83 908 4,25 2006 95 2,74 925 1,87 2007 984 0,92 945 2,16 2008 982 -0,2 944 -0,11 2009 976 -0,61 943 -0,11 2010 976 0 943 0 Tabella 42. Imprese registrate, imprese attive e relativa variazione annuale tra 2000 e 2010 (fonte: IET). 52

300

250 Calavino 200 Cavedine 150 Lasino

100 Padergnone Terlago 50 Vezzano

0

2002 2001 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2000 Figura 43. Andamento del numero delle imprese iscritte, registrate e attive, alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura fra 2000 e 2010 (fonte: IET).

17% 18% Calavino Cavedine 13% Lasino Padergnone 29% Terlago 9% Vezzano 14%

Figura 44. Distribuzione percentuale del numero delle imprese iscritte, registrate e attive, alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura nel 2010 (fonte: Archivio ASIA).

Il grafico della figura 43 e 44 riportano il primo il numero delle aziende attive tra il 2000 e il 2010, il secondo la distribuzione percentuale delle aziende per Comune nel 2010. Ciò che si evidenzia è un andamento costante del numero delle aziende attive nella Comunità e una concentrazione maggiore di imprese attive nel Comune di Cavedine al 2010.

Imprese Imprese Imprese Tasso di natalità Anno Imprese iscritte-Imprese cessate cessate iscritte registrate delle imprese 2000 39 52 13 819 1,59 2001 50 76 26 846 3,07 2002 43 68 25 877 2,85 2003 38 46 8 887 0,9 2004 39 60 21 914 1,2 2005 36 66 30 949 3,16 2006 44 64 20 975 2,05 2007 55 59 4 984 0,41 2008 46 35 -11 982 -1,12 2009 50 43 -7 976 -0,72 2010 40 37 -3 976 -0,31 Tabella 43. Tasso di natalità delle imprese e variazione annuale tra 2000 e 2010 (elaborazione dati forniti da IET). 53

Tasso di natalità delle imprese 3,5

3

2,5

2

1,5

1

0,5

0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 -0,5

-1

-1,5 Figura 45. Tasso di natalità delle imprese tra 2000 e 2010 (elaborazione dati forniti da IET).

La tabella 43 e il grafico della figura 45 riporta l'andamento del tasso di natalità delle imprese. La tabella 44 restituisce invece nell’ultima colonna i valori relativi alla dimensione media delle imprese attive nei Comuni e nella Comunità della Valle dei Laghi. Tale valore è ottenuto dal rapporto tra il numero degli addetti ed il numero delle imprese attive.

Comune Imprese attive 2010 Addetti 2010 Dimensione media delle imprese Calavino 173 385 2,23 Cavedine 270 605 2,24 Lasino 131 234 1,79 Padergnone 82 262 3,2 Terlago 122 214 1,75 Vezzano 165 325 1,97 COMUNITÀ 943 2025 2,15 Tabella 44. Dimensione media delle imprese (elaborazione dati forniti da IET).

700

600

500

400 Imprese attive 2010 300 Addetti 2010 200

100

0 Calavino Cavedine Lasino Padergnone Terlago Vezzano

Figura 46. Numero delle imprese attive e dei relativi addetti nella Comunità della Valle dei Laghi fra 2000 e 2010 (elaborazione dati forniti da IET). 54

Tasso di cessazione delle imprese 0,07

0,06

0,05

0,04

0,03

0,02

0,01

0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Figura 47. Tasso di cessazione delle imprese tra 2000 e 2010 (elaborazione dati forniti da IET).

Il grafico 47 riporta invece il tasso di cessazione delle aziende che corrisponde alla formula:

Il grafico 48 riporta il tasso di ingresso della Comunità nel mercato che corrisponde al rapporto:

Tasso di Ingresso 30

25

20

15

10

5

0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Figura 48. Tasso di ingresso delle imprese tra 2000 e 2010 (elaborazione dati forniti da IET).

55

Il Tasso di rotazione è misurato attraverso la seguente formula:

Tasso di rotazione 0,16 0,14 0,12 0,1 0,08 0,06 0,04 0,02 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Figura 49. Tasso di rotazione delle imprese tra 2000 e 2010 (elaborazione dati forniti da IET).

Peso delle attività del terziario avanzato sul totale è espresso dalla frazione:

Il peso assunto dalle imprese nel terziario avanzato nel giugno 2011 è molto basso e registra il valore percentuale di circa lo 0.4% sul totale delle imprese registrate (fonte C.C.I.A.A. Trento - servizio studi e ricerche). La tabella 45 riporta invece le aziende artigiane per forma giuridica.

Ditte Società di Società S.r.l. e Comunità di Valle Consorzi Totale individuali persone cooperative Altre Comunità territoriale della Valle di Fiemme 528 201 0 3 43 775 Comunità di Primiero 232 75 0 1 1 309 Comunità Valsugana e Tesino 498 170 0 1 23 692 Comunità Alta Valsugana e Bersntol 1.058 304 0 1 47 1.410 Comunità della 304 106 0 1 20 431 Comunità della Valle di Non 863 280 0 4 36 1.183 Comunità della 353 153 0 1 20 527 Comunità delle Giudicarie 855 365 0 3 55 1.278 Comunità Alto Garda e Ledro 759 277 1 2 46 1.085 Comunità della Vallagarina 1.384 471 0 7 82 1.944 Comun General de Fascia 219 80 0 1 9 309 Magnifica Comunità degli Altopiani cimbri 135 28 0 0 4 167 Comunità Rotaliana-Königsberg 513 178 0 0 50 741 Comunità della Paganella 99 37 0 0 6 142 Territorio Val d'Adige 1.733 581 1 28 129 2.472 COMUNITÀ DELLA VALLE DEI LAGHI 179 58 0 0 16 253 Provincia 9.712 3.364 2 53 587 13.718 Tabella 45. Artigiane per forma giuridica nel 2010 (elaborazione dati forniti dall’ISTAT). 56

% Imprese Numero di % Numero di Settore economico Imprese Attive attive sul tot addetti addetti sul tot. Agricoltura, silvicoltura pesca 436 46,2 512 25,3 Estrazione di minerali da cave e miniere 1 0,1 1 0,1 Attività manifatturiere 61 6,5 281 13,9 Fornitura di acqua; reti fognarie; attività di gestione fornitura di acqua; attività di gestione 6 0,6 21 1,0 dei rifiuti e risanamento Costruzioni 165 17,5 398 19,7 Commercio 100 10,6 252 12,4 Trasporto e magazzinaggio 24 2,6 60 3,0 Attività serv. Alloggio e ristorazione 53 5,6 219 10,8 Servizi informaz. e comunicazione 5 0,5 19 0,9 Att. Finanziarie e assicurative 9 1,0 64 3,2 Attività immobiliari 22 2,3 12 0,6 Attività professionali scientifiche e tecniche 13 1,4 8 0,4 Noleggio, agenzie di viaggio, sev. supp. alle 13 1,4 69 3,4 imprese Istruzione 6 0,6 56 2,8 Att. artistiche, sportive, di intrattenimento e 1 0,1 3 0,2 divertimento Altre att. di servizi 3 0,3 5 0,3 Imprese non classificate 25 2,7 39 1,9 Altro 0 0,0 6 0,3 TOTALE 943 100,0 2025 100,0 Tabella 46. Numero delle aziende attive e dei relativi addetti per settore economico nella Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (fonte: IET).

Imprese non classificate Altre att. di servizi Att. artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento Istruzione Noleggio, agenzie di viaggio, sev. Supp. Alle imprese Attività professionali scientifiche e tecniche Attività immobiliari Att. Finanziarie e assicurative Servizi informaz. e comunicazione Attività serv. Alloggio e ristorazione Trasporto e magazzinaggio Commercio Costruzioni

Attività manifatturiere Estrazione di minerali da cave e miniere Agricoltura, silvicoltura pesca

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0

Figura 50. Percentuale delle aziende attive nella Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (fonte: IET). 57

Dai dati riscontrati nella tabella e rappresentati nel grafico della figura 50 circa il 46,24 % delle imprese attive iscritte al registro camerale opera nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, il 17,5 % nel settore delle costruzioni e il 10,6 % nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio.

21. Gli indicatori relativi al numero degli addetti e degli occupati e all'incidenza delle unità economiche nel territorio della Comunità

L'indice che misura il "numero di Addetti sul numero di occupati" ha lo scopo di valutare quantitativamente la capacità di un territorio di accogliere attività economiche: dove per "addetto" si Figura 51. Rappresentazione cartografica dell'indice del numero di addetti sul numero di intende chi lavora in un occupati (fonte: IET). determinato territorio indipendentemente dalla sua residenza; per "occupato" si intende invece una persona che risiede in un determinato Comune e che non necessariamente lavora in quel Comune (fonte IET). Dai dati raccolti relativi al 2001, si evidenzia che la Comunità della Valle dei Laghi ha una capacità attrattiva di media molto bassa rispetto alle altre. Le "Unità locali" rappresentano l' impianto (o corpo di impianti) ubicati in un dato luogo e variamente denominato (stabilimento, laboratorio, negozio, ristorante, albergo, bar, ufficio, studio professionale, ecc.) in cui viene eseguita la produzione o la distribuzione di beni o la prestazione di servizi (Definizione ISTAT). Il "rapporto tra il numero delle unità locali e la popolazione Figura 52. Rappresentazione cartografica dell'incidenza delle unità economiche nelle totale residente (*1000)" realizzata comunità (fonte: IET). dal Servizio Statistica della Provincia di Trento, misura "l'incidenza delle unità economiche nei territori considerati" (fonte IET).

58

22. Indice di specializzazione economica (ISP) normalizzato

L'indice di specializzazione economica (ISP) normalizzato descrive la specializzazione economica di un Comune rispetto alla situazione media della Comunità: al crescere dell’indice cresce la specializzazione del Comune nel settore considerato. Il campo di variazione è contenuto tra -1 e +1:  il valore minimo (-1) si osserva quando non è presente alcuna impresa attiva del settore considerato;  il valore massimo (+1) si potrebbe osservare qualora tutte le imprese attive di una Comunità fossero concentrate nel settore considerato e, nello stesso tempo, tutte le imprese della Provincia attive nel settore considerato fossero concentrate in quell’unica Comunità (massima specializzazione);  i valori prossimi allo zero (0) si osservano dove la quota di imprese attive del settore z risulta simile a quella rilevata a livello provinciale (assenza di specializzazione). L'indice di specializzazione economica normalizzato prevede prima il seguente rapporto:

dove: IzC = imprese attive del settore z nel Comune IC = imprese attive della Comune Iz = imprese attive del settore z nella Comunità I = imprese attive della Comunità Il passo successivo è calcolare:

Il risultato è dato dalla seguente tabella:

CLASSE Settore Calavino Cavedine Lasino Padergnone Terlago Vezzano 1 Agricoltura silvicoltura pesca 0,0 0,0 0,1 0,1 -0,2 -0,1 2 Estrazione di minerali da cave e miniere -1,0 0,6 -1,0 -1,0 -1,0 -1,0 3 Attività manifatturiere -0,2 0,1 0,1 -0,5 -0,1 0,1 Fornitura d'acqua; reti fognarie; attività 4 0,0 0,1 -1,0 -1,0 0,1 0,3 gestione rifiuti 5 Costruzioni -0,1 0,1 -0,1 -0,2 0,1 0,1 6 Commercio 0,0 -0,2 0,0 -0,1 0,2 0,1 7 Trasporto e magazzinaggio -0,4 0,0 -0,3 0,0 0,2 0,2 8 Att. servizi di alloggio e ristorazione 0,2 -0,3 -0,4 0,0 0,3 0,1 9 Servizi di informazione e comunicazione 0,0 -1,0 0,5 -1,0 -1,0 0,4 10 Att. finanziarie -0,2 -0,4 -0,1 0,4 0,3 0,1 11 Att. immobiliari 0,2 -0,2 0,1 0,2 0,0 -0,3 12 Att. professionali, scientifiche e tecniche -0,1 0,2 -0,3 -0,1 0,3 -1,0 Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di 13 -0,1 0,0 -0,3 -1,0 0,5 -0,4 supporto alle imprese 14 Istruzione 0,0 0,1 -1,0 0,3 -1,0 0,3 15 Sanità e assistenza sociale -1,0 -1,0 -1,0 -1,0 -1,0 0,7 Att. artistiche, sportive, di 16 -1,0 0,1 -1,0 -1,0 0,7 -1,0 intrattenimento e divertimento 17 Altre attività di servizi 0,3 -0,2 -0,3 0,2 -0,2 0,1 Tabella 47. Indice di specializzazione economica (ISP) normalizzato della Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (elaborazione dati forniti da IET). 59

23. Il turismo nella Valle dei Laghi

La funzione ricreativa che la società contemporanea attribuisce ai contesti ambientali di pregio,oltre che ai contesti storici rurali, sta orientando le politiche di sviluppo verso un nuovo approccio più ecologico del turismo. I mutamenti, le alterazioni e la dimensione del "sistema turismo", alla luce delle dinamiche ambientali in atto, impongono una valutazione che superi l'ottica esclusivamente economica, per aprirsi alle problematiche della sostenibilità dello sviluppo. Negli ultimi anni il turismo ha suscitato l'interesse trasversale di più comparti economici e costituisce oggi un nodo centrale della pianificazione strategica. Di fatto, la “trasversalità” del settore turistico è ormai riconosciuta dalla stessa letteratura di settore e, assume sempre più spesso, input più complessi legati anche alla “qualità” dell’abitare. In questa prima parte del documento si analizzano, seppur in maniera sintetica, i principali aspetti statistici necessari per la realizzazione di un analisi del comparto turistico in relazione al territorio della Valle dei Laghi.

Arrivi 2010 Esercizi Esercizi alberghieri Totale Alloggi privati Seconde case Comunità di Valle complementari Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri COMUNITÀ DELLA VALLE DEI 7.145 2.201 1.824 2.509 8.969 4.710 334 87 2.206 640 LAGHI Provincia 1.636.985 895.944 362.662 304.489 1.999.647 1.200.433 488.326 70.682 1.042.477 29.787

% arrivi Comunità/Provincia 0,44 0,25 0,50 0,82 0,45 0,39 0,07 0,12 0,21 2,15 Tabella 48. Arrivi turistici registrati nella Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Presenze 2010 Esercizi Esercizi alberghieri Totale Alloggi privati Seconde case Comunità di Valle complementari Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri COMUNITÀ DELLA VALLE DEI 27.108 6.818 13.068 14.596 40.176 21.414 3.630 832 27.056 18.684 LAGHI Provincia 7.577.085 3.868.962 2.015.126 1.730.071 9.592.211 5.599.033 4.631.980 598.782 9.060.863 258.624

% presenze Comunità/Provincia 0,36 0,18 0,65 0,84 0,42 0,38 0,08 0,14 0,30 7,22 Tabella 49. Presenze turistiche registrate nella Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Le tabelle 48 e 49 riportano i dati relativi al numero degli arrivi e delle presenze negli esercizi ricettivi nella Comunità nel 2010. Viene calcolata anche la consistenza percentuale degli arrivi e presenze registrati nella Comunità in rapporto al dato di livello provinciale. Al valore degli arrivi corrisponde il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi nel periodo considerato, mentre quello delle Presenze riporta il numero delle notti trascorse dai clienti, italiani e stranieri, negli esercizi ricettivi. Gli Esercizi alberghieri: tale categoria include gli alberghi da 1 a 5 stelle, i villaggi albergo, le residenze turistico-alberghiere, le pensioni, i motel, i centri benessere (beauty farm) ecc. Alla categoria degli esercizi complementari: vengono inclusi i campeggi, i villaggi turistici, le forme miste di campeggi, gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, gli alloggi agro-turistici, le case per ferie, gli ostelli per la gioventù, i rifugi alpini, ecc. Il Servizio Statistica ha riclassificato (anche in base alle dichiarazioni dei proprietari) come “seconde case” una parte delle abitazioni che precedentemente erano conteggiate nell’universo degli “alloggi in affitto”; ciò ha determinato uno spostamento delle relative presenze dalla struttura extralberghiera alle seconde case (fonte Servizio Statistica di Trento). Gli "alloggi privati" sono forme di alloggio date in affitto da privati a privati o ad agenzie professionali, su base temporanea, come alloggio turistico, come ad esempio i Bed and Breakfast.

60

Arrivi 20000 18000 16000 14000 12000 10000 8000 Arrivi 6000 4000 2000

0

1996 2003 2010 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Figura 53. Arrivi turistici registrati nella Comunità della Valle dei Laghi fra 1987 e 2010 (fonte: IET).

Presenze 180000 160000 140000 120000 100000 80000 Presenze 60000 40000 20000

0

1990 2005 1988 1989 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2006 2007 2008 2009 2010 1987 Figura 54. Presenze turistiche registrate nella Comunità della Valle dei Laghi fra 1987 e 2010 (fonte: IET).

Le figure 53 e 54 mostrano l’andamento degli arrivi e delle presenze negli esercizi ricettivi. I dati sono tratti dall’indagine annuale sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi, che si basa sulla rilevazione censuaria ISTAT dei flussi e rappresentata attraverso il sistema informativo IET. L’indicatore offre un’informazione puntuale sull’andamento dell’attività del settore turistico e ricettivo. Sulla base dei risultati provenienti dalla rilevazione ISTAT relativo al movimento dei clienti negli esercizi ricettivi, il numero complessivo di presenze è diminuito, risentendo di un’ulteriore discesa della permanenza media dei clienti, il cui numero misurato dagli arrivi è invece lievemente aumentato. Nel territorio della Comunità si registra una presenza di stranieri più marcata negli alberghi negli esercizi complementari, mentre, negli alloggi privati e seconde case, una percentuale maggiore di italiani. La tabella 50 riporta la consistenza degli esercizi alberghieri e complementari, degli alloggi privati e delle seconde case per Comune sempre per il 2010. Risulta evidente che il Comune con maggiore numero di posti letti è Terlago; il dato è confermato anche dal tasso di ricettività riportato nella tabella 53. 61

Esercizi Esercizi Totale Alloggi privati Seconde case In complesso Comune alberghieri complementari Numero Letti Numero Letti Numero Letti Numero Letti Numero Letti Numero Letti Calavino 3 118 2 12 5 130 28 150 22 125 55 405 Cavedine - - 2 60 2 60 - - 150 600 152 660 Lasino - - 2 27 2 27 20 90 137 584 159 701 Padergnone 3 84 - - 3 84 - - 10 15 13 99 Terlago 2 68 4 588 6 656 22 140 65 362 93 1.158 Vezzano 2 49 5 59 7 108 8 29 71 297 86 434 COMUNITÀ 10 319 15 746 25 1065 78 409 455 1983 558 3457 Provincia 1.553 95.250 1.295 71.139 2.848 166.389 24.966 113.886 44.978 199.821 72.792 480.096 Tabella 50. Consistenza degli esercizi alberghieri e complementari, degli alloggi privati e delle seconde case per Comune nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

16

14

12

10

8 Esercizi alberghieri Esercizi complementari 6

4

2

0 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010

Figura 55. Variazione del numero degli alberghi ed esercizi complementari tra 1996 e 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

4000

3500

3000

2500 letti in seconde case

2000 letti in alloggi privati letti in esercizi complementari 1500 letti in alberghi 1000

500

0 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010

Figura 56. Variazione del numero di posti letto tra 1996 e 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica). 62

Il grafico 55 riportala variazione del numero degli Alberghi ed esercizi complementari nell'arco temporale compreso tra il 1996 e il 2010. Da notare come il calo degli esercizi alberghieri sia compensato da un aumento progressivo degli esercizi complementari. Il grafico 56 riporta invece il numero di posti letto relativi degli ESERCIZI ALBERGHIERI E COMPLEMENTARI, DEGLI ALLOGGI PRIVATI E DELLE SECONDE CASE PER Comunità di Valle. Anche in questo caso è stato considerato il periodo temporale compreso tra il 1996 e il 2010.

Permanenza media dei clienti negli esercizi Esercizi Esercizi alberghieri Totale Alloggi privati Seconde case Comunità di Valle complementari Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Italiani Stranieri Italiani Stranieri COMUNITÀ DELLA 3,793982 3,097683 7,164474 5,817457 4,479429 10,86826 9,563218 12,26473 29,19375 VALLE DEI LAGHI Tabella 51. Permanenza media negli esercizi alberghieri e complementari, negli alloggi privati e nelle seconde case presenti nella Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Presenza media per letto Esercizi Esercizi alberghieri Alloggi privati Seconde case Comunità di Valle complementari Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri COMUNITÀ DELLA 84,97806 21,37304 17,51743 19,56568 8,875306 2,03423 13,64397 0,419566 VALLE DEI LAGHI Tabella 52. Presenza media per letto negli esercizi alberghieri e complementari, negli alloggi privati e nelle seconde case presenti nella Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 51 misura la durata media dei soggiorni dei clienti che è uguale alla formula:

La tabella 52 misura la durata media di utilizzazione di ciascun letto che corrisponde al rapporto:

Il tasso di ricettività è il risultato del rapporto tra il numero dei letti negli esercizi ricettivi (escluse le seconde case) egli abitanti della stessa area (fonte IET).

Tasso di ricettività 2008 Calavino 0,19 Cavedine 0,02 Lasino 0,09 Padergnone 0,12 Terlago 0,45 Vezzano 0,03 COMUNITÀ 0,9 Provincia 0,53 Tabella 53. Tasso di ricettività della Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (fonte: IET).

63

23.1. Impatti ambientali in relazione al turismo

Non disponendo delle informazioni riguardanti in termini di pressioni della richiesta alimentare,energetica, idrica e di territorio; o sul peso che il turismo che ha sullo smaltimento dei rifiuti, sulla depurazione delle acque reflue, sulla qualità delle acque di balneazione, sulla qualità dell'aria, ecc., dai dati forniti nel paragrafo precedente si può valutare la pressione del turismo in termini di rapporto della popolazione con l’estensione del territorio. Considerando che a livello di provinciale, la pressione risulta molto concentrata solo in alcune aree, si sono applicati due indici che mettono in relazione le presenze turistiche con la popolazione e con l'estensione territoriale comunale. L'indice di massima antropizzazione che è rappresentato nella cartografia della figura 57, calcola il rapporto tra il numero di presenze turistiche e la popolazione residente nel giorno di massima affluenza (fonte IET). Figura 57. Rappresentazione cartografica dell'indice di massima antropizzazione Come si può vedere dall'immagine, a livello (fonte: IET). provinciale, a valori comparabili di presenze annuali possono corrispondere valori molto diversi di pressione. La Comunità della Valle dei Laghi in questo caso non presenta valori significativi. Per quanto concerne la pressione turistica rispetto all’estensione del territorio, si è calcolato il rapporto fra presenze riscontrate nel 2010 e la superficie urbanizzata della Comunità e potenziale espressa in km².

Indice di Pressione Turistica Totale delle aree libere e Totale numero di presenze Indice di Pressione Comunità aree urbanizzate Kmq registrate nella valle turistica COMUNITÀ DELLA 16,1 16.946 0,000950077 VALLE DEI LAGHI Tabella 52. Indice di pressione turistica per la Comunità della Valle dei Laghi nel 2010 (fonte: IET).

Tenendo conto della premessa sopra riportata, circa la mancanza di informazione sulla pressione del turismo sull'ambiente, il dato riscontrato per la Comunità della Valle dei Laghi mostra un indice di pressione molto bassa nonostante sia stata considerata la superficie potenzialmente urbanizzabile. Da questi dati si evince dunque che esisterebbe lo spazio nella valle per un aumento del flusso turistico.

64

24. Il lavoro e gli indicatori di consistenza e qualità del bacino locale di manodopera della Valle dei Laghi

La consistenza e la qualità dei bacini locali di manodopera costituisce un fattore di localizzazione per le imprese esterne alla realtà provinciale. Quindi la sua misura permette di effettuare delle considerazioni di carattere più generale e di sistema utili a comprendere il quadro complessivo della forza-lavoro locale. Il primo indicatore utile a quantizzare la qualità della manodopera è l'indice che misura gli anni di studio procapite che è espresso dalla formula:

Il risultato mette in evidenza per la Comunità un indice pari a 0,001803. L'indice di ricambio demografico mette in evidenza la popolazione attiva ed è espressa dal seguente rapporto:

da cui si evidenzia un ricambio quantificabile in 0,983553. Tale rapporto, generalmente moltiplicato per cento, misura il carico sociale ed economico teorico sulla popolazione attiva. I valori superiori al 50 per cento indicano una situazione di squilibrio generazionale dovuta all’incremento della numerosità delle classi di età anziane. L’indice, per sua natura, risulta influenzato dal sistema welfare del proprio paese. Una conseguenza evidente dell'incremento della popolazione anziana della soglia del 50 % è il verificarsi di uno squilibrio generazionale.

L'indice di ricambio demografico 1 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0

Figura 58. Rappresentazione dell'indice di ricambio demografico (elaborazione dati forniti dall’ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Il grafico della figura 58 riporta l'indice di ricambio demografico calcolato per tutte le Comunità e per la Provincia ed evidenzia la soglia del 50%. Il tasso di disoccupazione giovanile è definito dal rapporto percentuale della popolazione di età compresa tra i 15 e 24 anni in cerca di occupazione e la popolazione di età compresa tra i 15 e i 24 anni. si tratta di un indicatore che quantifica l'incidenza della popolazione di età compresa tra i 15 ed i 24 anni in cerca di lavoro sul totale della popolazione di età compresa tra i 15 ed i 24 anni. La formula utilizzata per questo indicatore è:

65

Figura 59. Rappresentazione cartografica del Tasso di disoccupazione giovanile (fonte: IET).

La cartografia della figura 59 riporta il tasso di disoccupazione giovanile al 2001 (Fonte: IET). Il Tasso di disoccupazione generale è dato dal rapporto percentuale tra la popolazione in cerca di occupazione e la forza lavoro e quantifica l'incidenza della popolazione in cerca di lavoro sul totale della forza lavoro (occupati + popolazione in cerca di occupazione).

Figura 60. Rappresentazione cartografica del Tasso di disoccupazione generale (fonte: IET). 66

2009 Condizione professionale Maschi Femmine Totale Forze di lavoro 135.080 102.515 237.595 Occupati 131.412 97.843 229.254 Persone in cerca di occupazione: 3.669 4.672 8.341 - ex occupati 2.062 1.884 3.946 - ex inattivi 1.346 2.317 3.663 - in cerca di prima occupazione 261 471 732 Non appartenenti alle Forze di lavoro 117.748 160.411 278.158 Popolazione totale 252.828 262.926 515.754 Tasso di attività 77,1 60,9 69,1 Tasso di disoccupazione 2,7 4,6 3,5 Tabella 53. Tasso di attività e disoccupazione a livello provinciale nel 2009 (fonte: Conoscere il Trentino, ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

2010 Condizione professionale Maschi Femmine Totale Forze di lavoro 136.734 103.033 239.767 Occupati 131.834 97.640 229.473 Persone in cerca di occupazione: 4.901 5.393 10.294 - ex occupati 3.278 1.996 5.274 - ex inattivi 1.184 2.344 3.528 - in cerca di prima occupazione 438 1.054 1.492 Non appartenenti alle Forze di lavoro 118.330 162.706 281.036 Popolazione totale 255.065 265.739 520.803 Tasso di attività 77,4 60,5 69 Tasso di disoccupazione 3,6 5,2 4,3 Tabella 54. Tasso di attività e disoccupazione a livello provinciale nel 2010 (fonte: Conoscere il Trentino, ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

Le tabelle 53 e 54 riportano i dati relativi al tasso di attività e disoccupazione a livello provinciale. Il tasso di attività è il rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la popolazione 15-64 anni:

Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro.

I risultati messi in luce dalle tabelle evidenziano un aumento generalizzato del tasso di disoccupazione tra il 2009 e il 2010 e in special modo di quello femminile.

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La tabella 55 riporta le assunzioni non stagionali previste dalle imprese per il 2011 considerate di difficile reperimento e principali ragioni della difficoltà e relativo tempo di ricerca per settore di attività e classe dimensionale per la Provincia di Trento.

Tempo di Assunzioni considerate di difficile La difficoltà di reperimento è ricerca reperimento imputabile a (valori %) (mesi) % sul totale ridotto numero inadeguatezza Totale 2011 (v.a.)* assunzioni di candidati dei candidati

TOTALE 1.240 17,2 7,1 102 4,1

INDUSTRIA 370 18,7 4,7 14,1 4,2

Industrie del legno

Industrie dei metalli, chimica- plastica, estr. lavor. minerali 70 24,1 7,1 17 3,2 non metall. Industrie meccaniche, macch. elettriche ed elettroniche, 40 11,8 6,8 5,1 6 mezzi trasp. Altre industrie

Public utilities

Costruzioni 190 21,8 1,7 20,1 3,6

SERVIZI 880 16,7 7,9 8,7 4,1

Commercio al dettaglio e all’ingrosso, comm. e 300 27 12,7 14,3 3,9 riparazione veicoli Alberghi, ristoranti, servizi di 40 5,7 3,2 2,4 2 ristorazione e servizi turistici Trasporti e attività connesse 100 25,3 21,1 4,2 4,3 Servizi finanziari 30 19 8,8 10,2 4,3 Servizi di informazione (esclusa informatica) e servizi 80 22,6 15,1 7,4 5,1 avanzati Servizi informatici 40 18,7 3 15,7 3 Servizi operativi

Servizi alle persone 280 20,7 7,2 13,5 4,2

CLASSE DIMENSIONALE

1 - 9 dipendenti 610 19,7 3,3 16,3 4,7 10 - 49 dipendenti 100 8,4 4,8 3,7 3,9 50 dipendenti e oltre 530 18,3 12 6,3 3,5

TRENTINO ALTO ADIGE 2.630 19,6 10,3 9,4 3,8 NORD EST 31.230 21,6 10,7 10,9 4,6 ITALIA 116.950 19,7 9,6 10,1 4,2 (*) Valori assoluti arrotondati alle decine. A causa di questi arrotondamenti, i totali possono non coincidere con la somma dei singoli valori. Tabella 55. Assunzioni non stagionali previste dalle imprese per il 2011 considerate di difficile reperimento (fonte: Excelsior). 68

L'indicatore che misura il numero di studenti iscritti all'università sul totale della popolazione è dato dal rapporto:

Nella Comunità della Valle dei Laghi il numero di studenti è l'1,5% della popolazione totale.

Posizione nella professione Maschi Femmine Totale Dirigente 3.229 1.252 4.481 Quadro 7.355 6.238 13.593 Impiegato 30.912 48.201 79.113 Operaio 53.086 28.472 81.558 Apprendista 1.355 744 2.099 Imprenditore 1.471 348 1.819 Libero professionista 6.816 1.982 8.798 Lavoratore in proprio 24.231 6.167 30.398 Socio di cooperativa 147 187 333 Coadiuvante familiare 1.571 2.235 3.806 Collaboratore coordinato continuativo 1.376 1.279 2.655 Prestatore d'opera occasionale 285 535 821 Totale 131.834 97.639 229.473 Tabella 56. Numero di occupati distinti per posizione e genere nella Provincia Autonoma di Trento nel 2010 (elaborazione dati forniti dall’ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 56 riporta il numero di occupati per posizione nella professione e genere nel 2010 per la Provincia di Trento. L'indice successivo misura il rapporto esistente tra il numero di professionisti e collaboratori e il totale della popolazione occupata ed è data dalla seguente formula:

Dal calcolo il numero dei professionisti e collaboratori risulta essere di circa il 5% della forza lavoro. La tabella della pagina successiva rappresenta una sintesi degli indicatori economici definiti da ISTT EUROSTAT e il Servizio Urbanistica sul Contesto economico generale.

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Unità di misura 2000 2005 CONTESTO ECONOMICO Mil. di euro Trentino Italia UE15 Trentino Italia UE15

Investimento in R&S % 89 12460 166471 147 15252 190808

Intensità brevettuale % 72,9 78,6 160,6 80,3 (2002) 83,1 (2002) 156,6 (2002)

Addetti alla R&S (per 1000 ab.) % n.d. 2,6 3,6 2,8 4,9

delle imprese % 1 1,1 07 (2004) 1,2 (2004) 2,7 (2004)

delle Amministrazioni pubbliche % 0,9 0,5 1,6 0,5 0,6

delle Università % n.d. 0,9 1,1 1 1,4

Incidenza della spesa pubblica in R&S % 66,8 49,9 80 50,7 34,3 da parte delle università

Incidenza della spesa delle imprese % 33,2 50,1 17,7 47,8 64,7

Pubbliche e private in R&S M. euro

Capacità innovativa(servizi) % n.d. n.d. 34,4 27,1

Spesa per innovazione delle imprese Mil. di euro n.d. 25359 319 29646

Tasso di natalità delle imprese % 6,3 7,8 6,5 (2004) 7,7 (2004)

Tasso netto di turnover delle imprese % 1,1 0,8 0,4 (2004) 0,2

Tasso di iscrizione netto nel registro % 2,4 2,5 1,7 1,9 delle imprese

Tasso di iscrizione lordo nel registro % 7,8 8,1 5,9 7,7 delle imprese

Tabella 57. Contesto generale economico nel 2011 (fonte: EUROSTAT - ISTAT - PAT, Servizio Urbanistica).

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25. Gli indicatori sulla sanità e qualità della vita nella Comunità

Il concetto di "qualità della vita" ha un significato trasversale che interessa diverse discipline sociali e che difficilmente è quantificabile attraverso un indicatore che ne sintetizzi il livello. Dal punto di vista economico, la qualità dell’ambiente sociale è di fatto uno dei fattori di localizzazione ritenuti più importanti dalle imprese che decidono di insediarsi in un territorio. Pel l'analisi di efficienza del sistema vallivo sono stati utilizzati diversi indici che permettono di avere un quadro complessivo del territorio, ma che necessiterebbero di ulteriori implementazioni.

Numero di medici di base Numero di farmacie Distretto sanitario Medici di base Farmacie ogni 10.000 abitanti ogni 10000 abitanti Valle di Fiemme 19 9,6 4 2 Primiero 8 8 4 4 Bassa Valsugana e Tesino 23 8,5 8 3 Alta Valsugana 48 9,1 13 2,5 Trento e VALLE DEI LAGHI, Rotaliana e 160 9,2 46 2,7 Paganella, Valle di Cembra Valle di Non 35 8,9 9 2,3 Valle di Sole 15 9,6 6 3,9 Giudicarie 33 8,8 12 3,2 Alto Garda e Ledro 42 8,8 12 2,5 Vallagarina 83 9,2 23 2,6 Ladino di Fassa 10 10,3 4 4,2 Provincia 476 9,1 141 2,7 Tabella 58. Distribuzione del numero di farmacie e medici di base per la Comunità nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 58 riporta la distribuzione del numero di farmacie e medici di base per Comunità.

Bambini di età inferiore Offerta posti al Grado di Rapporto tra offerta Comunità di Valle Richiesta reale a 3 anni al 31/12/2010 copertura reale e richiesta reale 31/12/2010 Valle di Fiemme 564 50 50 8,9 100 Primiero 255 30 30 11,8 100 Comunità Valsugana e Tesino 747 77 131 10,3 58,8 Alta Valsugana e Bersntol 1.795 242 473 13,5 51,2 Valle di Cembra 347 24 46 6,9 52,2 Comunità della Valle di Non 1.118 222 239 19,9 92,9 Valle di Sole 434 45 45 10,4 100 Giudicarie 1.137 129 145 11,3 89 Alto Garda e Ledro 1.498 223 337 14,9 66,2 Vallagarina 2.868 709 907 24,7 78,2 Comun General de Fascia - - - - - Magnifica Comunità degli 98 25 27 25,6 92,6 Altopiani Cimbri Rotaliana-Königsberg 923 52 94 5,6 55,3 Paganella - - - - - Territorio Val d'Adige 3.510 1.060 1.171 30,2 90,5 VALLE DEI LAGHI - - - - - Totale 15.291 2.888 3.695 18,9 78,2 Totale Provincia 16.081 18

Tabella 59. Distribuzione del numero di asili per Comunità nel 2010 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 59 riporta i dati relativi alla distribuzione di asili nido nella Comunità.

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Ore medie Numero medio prestiti Punti Personale Biblioteche Patrimonio di apertura per iscritto Comunità di Valle di addetto (numero) documentario settimanale lettura dipendente Adulti Ragazzi Totale biblioteche Comunità territoriale della 3 1 85.241 7 29 9,8 12,2 10,5 Valle di Fiemme Comunità di Primiero 2 1 52.946 4 40 8 7,3 7,8 Comunità Valsugana e 7 1 146.828 23 30 9 9,8 9,2 Tesino Comunità Alta Valsugana e 8 5 214.879 26 28 9,4 9,5 9,4 Bersntol Comunità della Valle di 2 2 59.192 4 22 9,1 10,6 9,7 Cembra Comunità della Valle di 8 7 161.927 17 29 9,5 10,4 9,8 Non Comunità della Valle di 5 1 83.489 14 23 7,2 7,8 7,3 Sole Comunità delle Giudicarie 7 6 216.488 20 29 10,8 9,1 10,4 Comunità Alto Garda e 5 248.661 22 28 10,8 8,7 10,3 Ledro Comunità della Vallagarina 11 4 758.860 67 30 12,3 8,8 11,5 Comun General de Fascia 3 54.880 6 27 8,4 8 8,3

Magnifica Comunità degli 3 61.744 3 23 7,4 6,9 7,3 Altopiani cimbri Comunità Rotaliana- 4 3 134.227 15 29 10,9 13,3 11,7 Königsberg Comunità della Paganella 1 4 47.870 5 24 9,6 15,1 11,1 Territorio Val d'Adige 14 775.136 109 35 12 13,7 12,4

COMUNITÀ DELLA VALLE 2 6 62.982 8 23 11,8 11,9 11,8 DEI LAGHI Provincia 85 41 3.165.350 350 28 10,7 10,6 10,7 Tabella 60. Numero di biblioteche, del personale addetto, dei prestiti effettuati mediamente da ciascun iscritto, ore di apertura settimanale delle biblioteche e dei punti di lettura della valle nel 2009 (fonte: ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

La tabella 60 riporta i dati relativi al numero di biblioteche, al personale addetto, al numero medio di prestiti effettuati, alle ore di apertura settimanale delle biblioteche e punti di lettura della valle per il 2009.

La misura della propensione all'associazionismo è data dalla formula:

che per la Comunità di Valle è uguale a: 0,00446. L'indice di dipendenza misura il numero della popolazione residente in età lavorativa (compresa tra 15 e 64 anni) e la popolazione residente in età non lavorativa (con meno di 15 anni e maggiore di 64 anni). Il rapporto è specificato attraverso la seguente formula:

Per La Comunità l'indice di dipendenza al 2010 si attesta allo 0,520271, che tradotto in percentuale significa che la popolazione dipendente si attesta attorno al 66% del totale.

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26. L'accessibilità: le Infrastrutture e le reti immateriali

Il trentino come tutte le altre realtà europee e mondiali, è teatro di milioni di spostamenti fisici e immateriali al giorno. La politica dei trasporti da sempre fondata su logiche prevalentemente infrastrutturali, deve virare verso logiche di mobilità sostenibile. Il Sistema vallivo, per essere davvero sostenibile, dovrà essere collegato con il contesto regionale, nazionale e sovranazionale. Affinché un territorio diventi attrattivo, capace di produrre e un elevato livello di qualità della vita è necessario reinventare i sistemi di mobilità. Le infrastrutture sono fondamentali per lo sviluppo di un territorio e coinvolgono diverse criticità relative a differenti tematiche: l'ambiente, i sistemi di trasporto, ecc. La società attuale necessita di far fronte all’esigenza della "comunicazione veloce" soprattutto nei rapporti di interrelazione con aziende e persone. Una delle soluzioni a questo bisogno è la creazione di linee veloci per la comunicazione mediante internet. Ecco perché oggi sempre più le amministrazioni cercano di dotare il proprio territorio della copertura della banda larga. La Provincia di Trento, nello specifico, in questi ultimi anni ha investito molto in questo senso attraverso progetti specifici e mirati alla diffusione della Rete. Le tabelle 61 e 62 sottolineano i risultati raggiunti dalla PAT rispetto all'Italia e all'UE nel 2004.

CONTESTO INFRASTRUTTURALE (ITALIA=100) Anno. Trentino, Italia 2004 Trentino Italia Indice di dotazione della rete stradale 2004 84,8 100 Indice di dotazione della rete ferroviaria 2004 63,5 100 Indice di dotazione di impianti e reti energetico-ambientali 2004 71,2 100 Indice di dotazione delle strutture e reti per la telefonia e telematica 2004 60,6 100 Indice generale infrastrutture economiche 2004 56,4 100 Percentuale di servizi pubblici base disponibili on-line 2004 3 n.d. Difficoltà delle famiglie a raggiungere negozi alimentari e/o mercati 2004 2,9 n.d. Tabella 61. Contesto infrastrutturale nel 2004 in Trentino (fonte: Istituto Tagliacarne).

La Provincia di Trento, come già evidenziato in termini generali dalla tabella 61, presenta una dotazione di infrastrutture mediamente congrua rispetto al nostro Paese e in questi ultimi anni ha investito molto in questo senso. Parecchie sono anche le iniziative che la Provincia ha portato avanti relativamente all'infrastrutturazione digitale del territorio per garantire la propria competitività ed evitare l'isolamento di vaste aree territoriali già di per se interessate da una relativa marginalizzazione. Come si sa, Internet è oggi considerata una tecnologia strategicamente importante, uno strumento fondamentale per il marketing territoriale, non solo come strumento di promozione territoriale volto ad attirare investimenti, ma anche come fattore competitivo per aziende, investitori che intendono recuperare efficienza nelle transazioni, ma soprattutto riqualificare a livello globale quel sistema di relazioni che, se funzionalmente indirizzate, potrebbero apportare un aumento sostanziale del livello competitivo generale nell’ambito del sistema locale.

CONTESTO DELLE NUOVE TECNOLOGIE Unità di misura Trentino Italia UE 15 Spesa per le Tecnologie delle Telecomunicazioni (spesa in IT - % sul PIL) % n.d. 3,4 3,4 Percentuale di utenti di Internet nella PAT % 37,1 n.d.

ICT nelle amministrazioni locali (amministrazioni comunali con accesso a % 7,9 32,1 banda larga/Comuni collegati a internet) Indice di diffusione dell'informatizzazione nei Comuni % 81,3 (2006) 76,3 (2006) Grado di utilizzo di internet nelle imprese % 23 25,4

Percentuale di Imprese (con più di 10 addetti) dei settori industria e % 61,1 (T.A.A.) 58 servizi che dispongano di collegamento a banda larga Percentuale di famiglie/abitanti con almeno un PC (%) % 61,2 n.d.

Famiglie con accesso a internet (famiglie che dichiarano di possedere 1 % 36,3 34,5 accesso) Tabella 62. Contesto delle nuove tecnologie nel 2006 (fonte: EUROSTAT - ISTAT - PAT, Servizio Statistica).

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Come già detto in precedenza, le infrastrutture, in quanto reti di relazioni virtuali e reali sono in grado di modificare gli assetti territoriali, l'accessibilità e con essa il sistema della mobilità. Va detto che, da sempre la crescita del prodotto interno lordo è stato seguito da un costante aumento di domanda di trasporto. Dunque governare la domanda di trasporto significa agire sui fattori che la determinano senza compromettere le necessità sociali, economiche, ricreative secondo quanto previsto dallo sviluppo sostenibile. Detto ciò, analizzando i dati e le cartografie riportati nel "Progetto di revisione del Piano Urbanistico Provinciale"2 e relativi ai centri di servizi e alle aree di gravitazione, la Comunità non presenta nessun polo attrattore con funzioni di centralità confermando da una parte la forte attrattività di Trento, dall'altra la mancanza (ancora non sufficientemente compensata) di forme di decentramento e distribuzione delle attività lavorative nel resto del territorio urbano e provinciale, che di fatto portano al consolidamento del rapporto centro-periferia. Sulla base di questa analisi il modello insediativo monocentrico di Trento (basato da una parte sulla concentrazione di attività nelle aree centrali della città e dall'altra da una forte prevalenza dell’attività residenziale nelle aree più esterne) ha accentuato negli ultimi anni le sue criticità in termini di esigenze di trasporto. La dispersione territoriale delle attività e delle residenze ha comportato difatti, oltre che ad un complessivo peggioramento della condizione ambientale dovuto all'aumento degli inquinanti e al consumo di suolo, lo sviluppo di esternalità negative come il pendolarismo. La tabella 63 e il grafico 61 riportano i dati relativi al Pendolarismo per Comune nella Comunità della Valle dei Laghi. Per pendolarismo si intende quel fenomeno complesso consistente nel ripetuto spostamento di persone che si muovono dal proprio luogo di residenza ad altra destinazione in modo regolare, quotidianamente o anche cadenza settimanale, in base all'attività.

Pendolarismo Pendolari in uscita Pendolari in entrata Comune

Calavino 369 217 Cavedine 692 208 Lasino 497 58 Padergnone 209 64 Terlago 504 73 Vezzano 590 223 COMUNITÀ 2.861 843 Tabella 63. Pendolarismo nel 2001 (fonte: IET).

Pendolari in uscita Pendolari in entrata

692 590 497 504

369

217 208 209 223

58 64 73

Calavino Cavedine Lasino Padergnone Terlago Vezzano

Figura 61. Pendolarismo nel 2001 (fonte: IET).

2.Per conferme si veda: CASTELNOVI P. (a cura di), Progetto di revisione del Piano Urbanistico Provinciale, Provincia Autonoma di Trento - Assessorato all'urbanistica, fonti energetiche e riforme istituzionali, Trento 2003. 74

La tabella 64 e il grafico 62 riportano invece il numero di pendolari che per motivi di studio o lavoro si spostano con mezzi privati o pubblici. Il grafico evidenzia una propensione dei pendolari dell'utilizzo dei mezzi privati. Si noti soprattutto il Comune di Cavedine che in percentuale registra il numero maggiore di pendolari che utilizzano sia mezzi privati che pubblici.

Pendolarismo Mezzo pubblico Mezzo privato Comune

Calavino 152 362 Cavedine 411 735 Lasino 183 378 Padergnone 97 178 Terlago 190 433 Vezzano 272 516 COMUNITÀ 1.305 2.602 Tabella 64. Pendolarismo nel 2001 (fonte: IET).

Mezzo pubblico Mezzo Privato

735

516 411 433 362 378 272 183 190 152 178 97

Calavino Cavedine Lasino Padergnone Terlago Vezzano

Figura 62. Pendolarismo nel 2001 (fonte: IET).

La tabella 65 e il grafico 63 riportano il numero di corse totali del servizio extraurbano, calcolato in un giorno feriale di scuola (sono state prese in considerazione tutte le corse di linea, operai e scolastiche). Si evidenzia un progressivo aumento del numero di corse extraurbane per tutti i Comuni della Valle, seguito da una leggera flessione tra il 2010 e il 2011.

Numero di corse extraurbane Comune 2007 2008 2009 2010 2011 Calavino 90 92 100 118 115 Cavedine 35 36 42 49 48 Lasino 29 31 36 47 43 Padergnone 74 69 74 87 82 Terlago 22 39 45 47 48 Vezzano 93 91 105 116 114 COMUNITÀ 343 358 402 464 450 Tabella 65. Numero di corse extraurbane (fonte: PAT, Servizio Statistica). 75

Calavino Cavedine Lasino Padergnone Terlago Vezzano

140

120

100

80

60

40

20

0 2007 2008 2009 2010 2011

Figura 63. Numero di corse extraurbane dal 2007 al 2011 (fonte: PAT, Servizio Statistica).

L'ultima tabella e l’ultimo grafico del paragrafo stanno ad indicare il numero di incidenti registrati nel territorio della Comunità di Valle dal 2000 al 2010. Si noti il picco registrato nel 2010.

Anno Incidenti stradali Incidenti stradali mortali 2000 5 0 2001 5 0 2002 33 4 2003 37 2 2004 30 3 2005 29 1 2006 30 1 2007 33 2 2008 24 2 2009 20 1 2010 38 1 Tabella 66. Numero di incidenti registrati nel territorio della Comunità di Valle (fonte: PAT, Servizio Statistica).

Incidenti stradali 40 35 30 25 20 15 10 5 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Figura 64. Numero di incidenti registrati nel territorio della Comunità di Valle (fonte: PAT, Servizio Statistica). 76

Valutazioni di sintesi finali

1. Fabbisogni specifici del sistema territoriale

Costruire strumenti e processi per il governo significa innanzitutto attivare un percorso di conoscenza interdisciplinare sul territorio. Far emergere le problematiche ambientali, progettare scenari di sviluppo futuribili, valutare la compatibilità delle scelte verso indirizzi sostenibili, fa parte di un complesso approccio alla valutazione che per sua natura deve necessariamente proporre misure di mitigazione atte a evitare, ridurre, riparare o compensare gli impatti dei piani e dei programmi. Cruciale diventerà chiarire quindi come all’interno del piano verranno modificati gli assetti del territorio, quali impatti produrranno le scelte proposte e se influenzeranno ancora più o meno pesantemente l’attuale stato degli equilibri ambientali. Per raggiungere soluzioni efficaci per la tutela del territorio non è più possibile prescindere dall’integrazione nei contenuti dei piani/programmi di alcuni temi rilevanti come il tasso di erosione (relativo al rischio di perdita di fertilità e all’aumento del potenziale distruttivo delle inondazioni), il contenuto di sostanze organiche (ossia il valore del suolo come riserva di carbonio e di anidride carbonica) e l’impermeabilizzazione dei suoli, quest’ultimo di fondamentale importanza, in quanto strumento utile per misurare la capacità d’uso dei suoli. Realizzare una pianificazione del territorio efficace, capace di suggerire scenari coerenti e volti a orientare l’azione pubblica verso indirizzi di governo responsabili, cioè dove il diritto di vivere il territorio non coincida con la sua mercificazione, non è cosa facile; gli interessi in gioco sono tanti: esistono, infatti, questioni cruciali relative all’assetto legislativo urbanistico e del paesaggio che ancora non sono state pienamente affrontate dalla giurisprudenza, quali ad esempio il consumo del suolo, la crescente debolezza della pianificazione di area vasta, l’assenza di un regolamento preciso che istituzionalizzi la partecipazione della popolazione alle scelte.

2. Fabbisogni di sistema e la necessità di una crescita generalizzata della competitività

Le politiche di sviluppo territoriale mirano alla rimozione dei fattori di debolezza e alla sviluppo delle potenzialità individuati dall’analisi territoriale, nella volontà di migliorare la competitività del sistema produttivo locale, favorendone il posizionamento strategico e intervenendo sugli ostacoli all’innovazione, allo sviluppo del mercato dei capitali e al finanziamento delle imprese, sui vincoli infrastrutturali e sul miglioramento dell’azione regolatrice del settore pubblico. L’insieme degli elementi esaminati nel contesto territoriale protagonista di questo contributo mettono in luce una serie di parametri piuttosto positivi (come quelli ambientali e sociali) che potrebbero fare da base per uno sviluppo generale della competitività del sistema economico e produttivo; va detto però che la Comunità della Valle dei Laghi, rispetto alle altre Comunità evidenzia una certa fragilità di sistema dovuto ancora alla necessità di individuare un proprio assetto produttivo trainante. In agricoltura, la presenza di alcuni comparti agricoli di elevata qualità e ad alto valore aggiunto, come quello vitivinicolo evidenziano importanti potenzialità, ma anche una certa fragilità di sistema dovuta essenzialmente ad una classe di imprenditori sempre più anziana. Si sottolinea altresì la necessità di recuperare, implementare e valorizzare alcuni settori tradizionali dell’economia locale oltre che a promuovere la diversificazione delle opportunità di lavoro e di reddito per le imprese agricole ampliando e consolidando le attività connesse all’agricoltura. L'artigianato rappresenta un segmento importate, ma critico dell’economia locale. Dopo una costante crescita del comparto registrata fino a pochi anni fa, si è infatti verificata un' inversione di tendenza soprattutto nel settore edilizio dovuto essenzialmente all'attuale crisi, ma anche alla mancanza di alleanze e sinergie a livello collettivo, sia sul versante dell’acquisizione di beni e servizi che su quello della commercializzazione, in grado di promuovere un salto di qualità ed aprire nuove prospettive di mercato. In tale contesto appare necessaria anche una maggiore valorizzazione dell’ambiente e della cultura anche nella consapevolezza della presenza diffusa di associazioni nel territorio. La necessità di sviluppare "politiche di sistema" appare d’altronde funzionale anche nel recupero della competitività del turismo locale che, dopo il periodo di sostanziale stagnazione è chiamato nei prossimi anni a realizzare un deciso processo di sviluppo ed ammodernamento, pena la progressiva marginalizzazione sul mercato. I più importanti fattori critici del settore possono essere individuati: - nell’utilizzo, a livello sovra locale di un modello di sviluppo organizzato per poli di sviluppo ad alta intensità di investimento e ad alta concentrazione di infrastrutture che ha penalizzato la diffusione territoriale delle attività turistiche.

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- nella relativa staticità dell’offerta turistica, in termini di adeguamento alle trasformazioni della domanda, che ha frenato lo sviluppo di nuove tipologie come il turismo sportivo, ambientale, culturale, ecc.; - nello scarso sviluppo dell’imprenditoria turistica, specialmente nel campo della gestione professionale della ricettività e dei servizi.

3. Fabbisogni del sistema rurale

Lo scenario di azione all’interno del quale si muovono sia il comparto agricolo che quello forestale a livello locale evidenziano la necessità di colmare sul piano delle strategie le specifiche insufficienze e debolezze che ne impediscono uno sviluppo concorrenziale e virtuoso. Le azioni auspicabili in questo senso possono essere riassunte in specifiche strategie: . favorire la relazione fra agricoltura, mondo rurale e società in un modello che ne valorizzi i rapporti e garantisca le azioni necessarie a favore della sostenibilità; . promuovere uno sviluppo multifunzionale ed intersettoriale delle imprese nello spazio rurale; . salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale e delle tradizioni rurali, come fattore di sviluppo in grado di incidere in modo sostanziale alla domanda di beni e di servizi prodotti; . potenziare i settori agroalimentari e i prodotti di qualità attraverso adeguate campagne di commercializzazione; . promuovere le sinergie fra diversi operatori, sia a livello di associazionismo, sia a livello di integrazione di filiera; . promuovere lo sviluppo di pratiche agricole ecocompatibili di tipo biologico e biodinamico; . attivare specifiche misure atte a favorire la rintracciabilità dei prodotti; . implementare la strategia di formazione professionale degli operatori. All'interno di queste strategie, una maggiore attenzione dovrà inoltre essere rivolta a tutte le azioni in grado di incentivare i settori del turismo e dei servizi locali perseguendo l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, anche mediante l’attivazione di azioni finalizzate alla tutela e al mantenimento degli ambienti naturali. Per quanto concerne l’ambito forestale, a parte i progetti già avviati dalla Provincia sul tema dell'incentivazione dei sistemi di gestione forestale, si considera indispensabile sostenere quelle iniziative d’innovazione del settore volte al fine di rendere più competitivo il comparto forestale puntando sulla promozione della filiera "foresta-legno-energia" anche attraverso adeguati percorsi formativi e l'aggiornamento professionale.

4. Fabbisogni specifici del sistema artigianale

Affinché il sistema produttivo locale possa essere considerato un "sistema di successo" è necessario che le azioni strategiche sviluppino "una nuova imprenditorialità" che sia in grado di creare nuove sinergie, esternalità e rendere le imprese più produttive, competitive e meno isolate. Fondamentale per la definizione di questa strategia è il radicamento territoriale in un'idea precisa di Comunità che miri ad uno scenario coeso di sviluppo volto a catalizzare e concentrare le risorse in campo. La rilevante presenza di centri di eccellenza sul territorio potrebbero garantire la possibilità di accesso a capitale umano e tecnologie innovative, se si riuscisse a stimolare adeguatamente un loro contatto con il territorio, contribuendo così a migliorare le capacità competitive delle imprese. Inoltre il forte rapporto esistente tra istituzioni, imprenditori e cittadini potrebbero definire nuovi sistemi di organizzazione e gestione dei rapporti tra imprese o gruppi di imprese e autorità locali, mettendo in condizione queste ultime di usufruire di strumenti ed incentivi in un quadro di stabilità e trasparenza, con un impatto positivo sull’efficienza e sui risultati delle politiche.

5. Indicatori sintetici delle performances della Comunità della Valle dei Laghi

La Competitività nella sua accezione territoriale ( a differenza di quella economica) esprime un significato più ampio e maggiormente legato alla capacità di un territorio di rispondere e adattarsi agli stimoli esogeni (globalizzazione, sviluppo 78

tecnico e tecnologico, politiche economiche e fiscali nazionali e internazionali, crisi energetica, nuovi modelli di sviluppo, ecc.) ed endogeni (dinamiche demografiche, mutamenti sociali e ambientali, cicli politici, ecc.) in maniera rapida ed efficace, attraendo risorse e generando ricchezza e sviluppo socio-economico duraturo e sostenibile. Gli "indicatori sintetici" della Comunità della Valle dei Laghi, permettono di avere un quadro sinottico chiaro delle dinamiche in atto nella Comunità e di permettere una prima valutazione delle performances del territorio in termini qualitativi.

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Quadro sinottico degli indici

Indicatori sintetici Performance sul consumo di Formule della suolo Comunità

Tasso di incremento

decennale

Indice di consumo di

suolo

Densità popolazione

per Kmq utilizzabile

% Numero di nuove edificazioni sul totale % Nuove edificazioni e ristrutturazioni/numero di famiglie della popolazione

Indicatori sintetici Performance della competitività Formule della del tessuto Comunità produttivo

Percentuale raccolta

differenziata

Indice di potenza

prodotta

Incidenza edifici a basso consumo

energetico

Performance Indicatori sintetici Formule della sull'agricoltura Comunità

Indice SAU

Indice di Pressione

Zootecnica

Densità di Unità di Densità di UBA = (UBA/km2) Bovino Adulto

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Indicatori sintetici Performance sul rischio e sulla Formule della pericolosità Comunità idrogeologica

Rischio Idrogeologico R=P∙V∙v

La pericolosità VU = 10·VP+VE+VA idrogeologica

Indicatori sintetici Performance della attrattività Formule della turistica Comunità

Tasso di ricettività

locale

Durata media di

utilizzazione dei letti

Durata media dei

soggiorni

Indice di massima

antropizzazione

Indice di pressione

turistica

Indicatori sintetici della consistenza e Performance della qualità dei Formule della bacini locali di Comunità manodopera

Anni di studio

procapite

Indice di ricambio

demografico

Tasso di

disoccupazione giovanile

Tasso di attività

81

Tasso di

disoccupazione

Tasso di disoccupazione

generale

Numero di studenti iscritti all'Università

Rapporto tra sapere esperto e

popolazione

Indicatori sintetici Performance sulla sanità e Formule della qualità della vita Comunità nella Comunità

Indice di propensione all'associazionismo

Indice di dipendenza

Indicatori sintetici Performance della competitività Formule della del tessuto Comunità produttivo

Tasso natalità delle

imprese

Tasso di cessazione

delle imprese

Tasso d'ingresso

Tasso di rotazione

Peso settore

Avanzato

Peso del numero di

addetti

82

Incidenza delle unità Iue ) economiche

Indice di

specializzazione ; L'area è poco

economica specializzata normalizzato

Stabile Positivo Negativo Legenda delle performances

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PARTE SECONDA

UN PERCORSO DI USCITA DALLA CRISI: QUALI POSSIBILI INDIRIZZI PER IL PIANO TERRITORIALE DELLA COMUNITÀ VALLE DEI LAGHI?

di Sergio Remi

La declinazione territoriale del concetto di green economy

Tra gli incerti segnali sull’evoluzione dell’economia globale che emergono dalla profonda crisi finanziaria di questi anni, esce sicuramente rafforzata l’attenzione alla dimensione locale dell’economia, con la sottolineatura del rilievo delle reti di relazione sociale e istituzionale radicate sul territorio e alla loro capacità di produrre valore e coesione. L'economia per ripartire avrà bisogno di una nuova strategia, dovrà dirottare le risorse verso nuove ipotesi di sviluppo. Da questa crisi usciremo tutti diversi è quindi vitale trovare una nuova ricetta per tornare a crescere. La base di tutto deve essere un sistema produttivo che incorpori il modello del limite: occorre cominciare a produrre merci e a intessere reti economiche e sociali adeguate al cambiamento. La crescita dovrà venire dal rimodernamento delle città e dei territori, dal miglioramento del sistema dei trasporti, da consumi che eliminino lo spreco e siano più sobri, da temi come l’abitare, l'alimentazione e il rapporto tra uomo e natura. Si tratta di temi “emergenti” dove i sistemi locali a specializzazione agricola, come la Valle dei Laghi, possono farsi protagonisti di un altro modo d’intendere lo sviluppo e d’interpretare propri profili d’affermazione più attenti alla specificità e ai caratteri originali dei luoghi e più attenti a integrare nuove economie (turismo, servizi) attorno alle produzioni rurali tradizionali. Si tratta di guardare allo spazio rurale come straordinaria risorsa per il rilancio di processi di crescita basati sulle filiere più innovative e promettenti anche dal punto di vista economico. Basti pensare alle produzioni alimentari tipiche e biologiche, al turismo culturale e naturalistico, alle forme innovative di accoglienza, alla bio-edilizia, alla produzione di energia da fonti rinnovabili, alla riduzione di emissioni di CO2, ai sistemi di trasporto sostenibile, allo sviluppo intensivo di servizi alle persone e alle imprese basati sulle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In uno scenario economico e territoriale che si è venuto così largamente a modificare una riproposizione aggiornata degli strumenti della programmazione urbanistica e socio economica non può che assumere nuove ottiche, portando innanzitutto la propria attenzione sul tema emergente dei nuovi ruoli e servizi che il territorio rurale è in grado di offrire. Un’offerta di servizi largamente innovativa e con un grande potenziale di crescita, in grado di bilanciare e contrastare le disuguaglianze territoriali, in termini d’infrastrutturazione sociale e dotazione di servizi. Un’offerta di servizi in grado di interpretare positivamente la nuova frontiera della green economy e di valorizzarne le opportunità anche per territori posti ai margini del modello di sviluppo conosciuto nella lunga stagione della crescita urbana e industriale. Per questi territori il concetto di green economy assume una declinazione legata alla radice territoriale del loro apparato produttivo. Una green economy territoriale, dal basso, che segue tre canali:  Il primo è l’adattamento delle economie produttive di piccola impresa sul lato della compatibilità ambientale delle produzioni, di un’innovazione leggera dei processi produttivi, della comunicazione dei prodotti.  Il secondo è l’evoluzione di una tendenza al vivere “borghigiano”, la propensione a una migliore qualità della vita tipica dello spleen metropolitano, di ampi segmenti di ceto medio protagonista, dagli anni ’90, di un’evoluzione degli stili di vita e di consumo.  Terzo, green economy dal basso è anche nuovo lavoro, inteso sia come problema di una nuova qualità del lavoro, sia come nuova composizione sociale e nuovi bisogni. E’ l’emersione di pratiche di mutualismo che affrontino l’impatto della crisi sulla vita quotidiana e riguarda la capacità di tutela e gestione partecipata dei beni comuni e delle reti sociali.

Le strategie vocazionali della Valle dei Laghi

Come sottolineato nell’allegato E al Piano Urbanistico provinciale le specifiche condizioni della Valle dei Laghi suggeriscono di porre particolare attenzione e di dare specifico impulso alle strategie vocazionali orientate a:  perseguire uno sviluppo integrato tra le coltivazioni agricole di pregio e le attività artigianali, ricercando una coerente connessione tra produzione e territorio;  tutelare le coltivazioni vitivinicole di pregio e perseguire lo sviluppo delle aree agricole di anche per produzioni di nicchia e promuovere l'agricoltura di montagna;  perseguire un’equilibrata ed efficiente distribuzione dei poli per servizi e terziario;  creare le condizioni per un migliore insediamento delle piccole attività produttive, soprattutto tradizionali, integrabili con iniziative turistico ricettive; favorire uno sviluppo turistico che valorizzi le risorse culturali, ambientali e paesaggistiche e che s’integri con le produzioni agricole di pregio.

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Tali indirizzi e strategie vocazionali hanno trovato una conferma e una più approfondita articolazione in quanto emerso dal percorso di ricerca-azione svolto a livello locale. Un tentativo di sintesi del racconto fatto dagli attori locali individua una serie di temi che dovranno necessariamente essere posti alla base del documento preliminare di programmazione e del conseguente processo di concertazione e confronto pubblico.

1. La multifunzionalità di uno spazio che è al contempo rurale e urbano

Un ragionamento sull’identità del territorio è alla base di qualsiasi futura strategia di sviluppo. La valle del Laghi è stata fino a pochi decenni fa un territorio senza nome. A determinare quest’anomia è il carattere residuale di quest’area all’interno della gerarchia territoriale: un corridoio di flussi di transito verso altre destinazioni turistiche; un’area gravitante su forti poli urbani e turistici; un’area d’espansione per le dinamiche residenziali del capoluogo di provincia. Oggi questa lettura del contesto territoriale non è più attuale. Se in passato i processi di gerarchizzazione del territorio erano definiti dal modello d’organizzazione fordista e, successivamente, dall’emergere dell’economia turistica e dell’economia dei servizi oggi, nella nuova organizzazione (postfordista) dello spazio, si dissolvono i confini che eravamo abituati a considerare per distinguere il centro dalla periferia. Non abitiamo più le città, ma i territori: la città è ovunque. Certo esistono ancora delle polarità, esistono ancora attività che possiamo definire “centrali” e che orientano attorno a sé le forme di connessione e di mobilità. Ma sempre più queste polarità possono organizzarsi ovunque. I ruoli di centro e di periferia possono scambiarsi incessantemente. Il territorio continua a specializzarsi e, sulla base di queste specializzazioni, si definiscono nuove gerarchie territoriali e nuove centralità. La collocazione della Valle dei laghi in un sistema di flussi di traffico, di gravitazione, di espansione urbana, (ma anche di conoscenza, d’innovazione, di specializzazione, di commercializzazione, come abbiamo visto avviene nell’economia agricola locale) fa di questo territorio uno spazio che è al contempo rurale e urbano. La ruralità di questo territorio è definita da tradizioni produttive agricole costantemente rinnovate, da un assetto insediativo a bassa densità, dalla qualità ambientale del territorio. Il suo essere spazio urbano è definito della vicinanza con il capoluogo, dalle funzioni che questo territorio svolge (e sempre più potrà svolgere) a servizio dell’area urbana e dei sistemi turistici più prossimi, dall’allungarsi delle reti commerciali, logistiche e di specializzazione che interessano l’apparato agricolo locale, dall’insediamento di nuovi residenti, da stili di vita quotidiana che si svolgono in un circuito casa, scuola, lavoro, divertimento, che eccede i confini dei vecchi borghi comunali. La Valle dei Laghi è un territorio cresciuto all’ombra della città di Trento, della produzione di massa e dei grandi cicli di urbanizzazione. In questo cono d’ombra il territorio è stato preservato da dinamiche insediative industriali e turistiche e ha potuto preservare un’invidiabile qualità ambientale. Sul territorio si è progressivamente delineato un modello di sviluppo fondato su eccellenze produttive agroalimentari ed enologiche, fatto di centrali cooperative, imprenditorialità diffusa e nuove funzioni “agro-terziarie” di valore strategico per il presente e il futuro del sistema. La Valle dei laghi è già oggi un contesto agricolo, ambientale, ricreativo, residenziale sempre più integrato con la città di Trento e i poli turistici dell’alto Garda. In tal senso rappresenta una matrice ideale per il dispiegarsi di una multifunzionalità agricola che non è solo riferita alle singole aziende, ma che si estende all’intero territorio. Si tratta di lavorare su una multifunzionalità del territorio rurale portatrice di nuovi valori ecologici, sociali, culturali, simbolici, in grado di proporre forme d’agricoltura di prossimità, salvaguardia idrogeologica, qualità del paesaggio, complessità ecologica e chiusura locale dei cicli, fruibilità dello spazio rurale, valorizzazione dell’edilizia rurale diffusa e monumentale, modelli abitativi diversi, attivazione di sistemi economici locali. Si aprono interessanti opportunità di diversificazione in termini agro terziari delle funzioni territoriali, cogliendo le richieste di servizi innovativi che giungono dalle popolazioni urbane e dai nuovi modelli di fruizione turistica. Tale diversificazione può riguardare sia la trasformazione e la vendita di prodotti, sia la produzione e la vendita di beni e servizi altri (culturali, formativi, ricreativi, sociali, riabilitativi, ambientali) indotta da una domanda di servizi innovativi proveniente dalla “città”. Per multifunzionalità di una zona rurale s’intende anche la capacità della struttura produttiva agricola locale di stabilire relazioni con agenti economici diversi (artigianato, PMI, ristorazione, ospitalità turistica, autonomie funzionali, luoghi di produzione di saperi e innovazione, ecc.) e con la stessa comunità locale. Tali relazioni sono tipiche di un sistema integrato e da esse dipende la competitività del sistema locale. Rispetto a tali temi e relazioni, il percorso di ricerca azione ha evidenziato l’emergere di una rinnovata coscienza di luogo, la consapevolezza di un’identità territoriale che è oggi il presupposto essenziale per aprirsi, con la forza di strategie condivise, verso i meccanismi d’integrazione territoriale e di competizione. In tale ottica il sistema locale è impegnato a rafforzare le proprie “reti corte” di territorio per essere più forte sulle “reti lunghe” del mercato, a fare patto a livello locale per definire più strette alleanze territoriali e funzionali con realtà esterne. 88

2. Agire per un progetto complessivo di agricoltura sostenibile

L’idea forte su cui si aggregano le strategie di diversi attori del territorio ruota attorno al concetto di agricoltura sostenibile incentrato su pratiche colturali di tipo biologico e biodinamico, con importanti riflessi sulla valorizzazione paesaggistica del contesto. Si tratta di una strategia perseguita da una molteplicità di operatori del settore primario: centrali cooperative, operatori esterni, aziende vinicole, distillatori e microimprese agricole. Tale idea di sviluppo deve essere posta alla base del processo di programmazione attraverso azioni:  di tutela territorio agricolo;  di marketing territoriale;  d’integrazione delle filiere agricole;  di ampliamento e valorizzazione delle tipicità locali;  di promozione della multifunzionalità dell’impresa agricola.

2.1. La tutela del territorio agricolo

E’ in un’attenta e condivisa politica di gestione del territorio che vanno ricercati quei meccanismi d’integrazione capaci di rafforzare i caratteri identitari, economici e sociali della Valle dei Laghi e la sua competitività sui mercati. Lo sviluppo di pratiche d’agricoltura sostenibile chiama in causa un modello di gestione del territorio, anche a livello paesaggistico. L’immagine e la percezione di un contesto di alta qualità ambientale sono oggi un fattore competitivo strategico per le stesse imprese. L’economia della manutenzione diviene centrale per territori come la Valle dei Laghi, che devono al loro essere ecologicamente attrattivi molte delle potenzialità del loro sviluppo. Nei decenni trascorsi la superficie agricola utilizzata si è sensibilmente ridotta, cosa che possiamo supporre abbia comportato una perdita in termini di biodiversità, di base alimentare, di paesaggio rurale, di cultura imprenditoriale, di tradizione manutentiva. Questa variazione in decremento della superficie agricola assume due distinti significati: - da una parte il consumo irreversibile da parte delle urbanizzazioni di aree agricole, particolarmente connotate dalla presenza di suoli fertili; - dall’altra l’abbandono, da parte delle aziende agricole, di aree marginali, sospinte verso dinamiche di naturalizzazione (inselvatichimento) il più delle volte incontrollate e non ospitate/gestite entro prospettive di allestimento di aree protette o di aree dotate in vario modo di programmi di gestione ambientale. Si tratta di aspetti che nell’ambito del processo di formazione del piano territoriale dovranno essere maggiormente indagati attraverso un puntuale bilancio degli effetti prodotti dagli strumenti di pianificazione urbanistica locale vigenti, ma che già fin d’ora, sulla base di un’indagine qualitativa sulle aspettative e strategie degli attori locali evidenziano la necessità di un’organica politica di tutela del territorio deve necessariamente prevedere: . un contenimento dei consumi di suolo agricolo, in particolare connessi ai processi di espansione abitativa indotti dalla vicinanza del capoluogo; . un sostegno alle azioni di recupero e bonifica attuate dalle aziende di porzioni di territorio che sono state progressivamente occupate dai boschi e che vanno restituiti all’attività agricola, in tale ambito s’inserisce anche un’azione di recupero di preesistenze quali i terrazzamenti con muri a secco (le fratte) presenti in alcune località della Valle dei Laghi; . il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo svolto dalle attività agricole nella manutenzione del territorio.

2.2. ll marketing territoriale

Il sistema agroalimentare della Valle dei Laghi ha bisogno di un’iniezione di competitività, difficilmente producibile senza interventi coordinati e senza affiancare, al consueto approccio settoriale, anche quello territoriale. Il criterio dell’eccellenza agroalimentare e ambientale cui punta la Valle dei Laghi rimanda, oltre alla qualità intrinseca degli ambiti considerati, anche alla capacità organizzativa interna del territorio e alla sua proiezione esterna in termini di

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capacità promozionale, comunicativa, e di potenziamento della sua attrattivà di "distretto rurale" con vocazione di turismo ambientale. La reputazione territoriale, oltre ad essere un fattore di attrattività per nuovi modelli di consumo e fruizione turistica, è un vantaggio competitivo per le stesse imprese locali: l’immagine del territorio di appartenenza è, infatti, un moltiplicatore del singolo brand aziendale. Più il territorio vanta un alto capitale simbolico, più le imprese agricole e agroalimentari sono propense a investire in qualità, posizionandosi sull’alta gamma e ricavando maggiore valore aggiunto. In una strategia di riconoscibilità e comunicazione esterna delle specificità locali, s’inseriscono progettualità come la costituzione dell’Ecomuseo della Valle dei sette Laghi, della Rete delle Riserve del Fiume Sarca - Basso Corso e quella del Bondone, che pur avendo principalmente valenze di carattere culturale e turistico, non possono non considerare le specificità agricole del contesto. A questo primo progetto, ormai avviato a un processo di formalizzazione istituzionale, si aggiungono diverse proposte emerse nel corso delle interviste, come quelle d’includere la Valle dei Laghi all’interno del Parco Agricolo dell’Alto Garda; di elaborare marchi di valle per le produzioni agricole del territorio; azioni di marketing capaci di caratterizzare la Valle dei Laghi come “la valle dell’agricoltura biologica”. Tali progettualità e proposte evidenziano l’esigenza di un riconoscimento istituzionale delle specificità agricole, ambientali e culturali locali, l’esigenza di dotarsi di un “progetto contenitore” capace di comunicare tali specificità e all’interno del quale ricondurre i progetti di riqualificazione ambientale e d’infrastrutturazione finalizzati a garantire una maggiore fruibilità turistica, ricreativa e culturale del contesto rurale. A ciò si aggiungono le azioni di marketing territoriale che devono necessariamente trovare una dimensione di carattere istituzionale capace d’integrare e supportare l’azione di diversi soggetti come:  l’Azienda di Promozione Turistica, oggi fortemente impegnata nel rendere riconoscibile il contesto locale e la sua offerta, anche attraverso l’organizzazione d’importanti eventi culturali;  le aziende agricole, impegnate a costruire un rapporto diretto con i consumatori attraverso l’apertura delle proprie sedi ai flussi dei visitatori;  il mondo del volontariato (principalmente le proloco) tradizionalmente impegnato nell’organizzazione di manifestazioni volte a valorizzare le tradizioni e le produzioni locali.

2.3. L’integrazione delle filiere agroalimentari

Quello agricolo è un settore in forte evoluzione e strategico per lo sviluppo della Valle dei laghi che già vanta prodotti di grande qualità. Si tratta di un settore in cui operano:  centrali cooperative capaci di aggregare una molteplicità di soci cooperatori e guidarli verso l’innovazione e verso nuovi mercati;  importanti operatori provinciali del settore vinicolo che in Valle dei Laghi hanno individuato un contesto favorevole a una produzione specializzata e biologica di uve base spumante;  piccoli e medi produttori innovativi e attenti al recupero delle tipicità e alla loro valorizzazione nei circuiti del turismo enogastronomico. Cooperative, operatori esterni, aziende vinicole, distillatori e microimprese agricole, esprimono strategie speculari che, mettendo a frutto il diffondersi di una nuova cultura enogastronomica, ridefiniscono il rapporto con i mercati di sbocco:  da una parte, si persegue un nuovo rapporto con la grande distribuzione organizzata quale veicolo privilegiato di penetrazione di sempre nuovi mercati, e in cui svolgono un ruolo sempre più importante gli aspetti di qualità, tipicità e sicurezza alimentare;  dall’altra, si punta ad accorciare la filiera attraverso la costituzione di mercati che pongono in relazione diretta produttore e consumatore, valorizzando i prodotti biologici e tradizionali in settori di nicchia caratterizzati da una forte tipicità. Il comparto agricolo della Valle dei Laghi presenta forti elementi d’integrazione, in cui, a produzioni affermate sul piano quantitativo e qualitativo si affiancano produzioni di nicchia con ridotte potenzialità di mercato ma con alto valore simbolico in termini culturali, di marketing territoriale e di caratterizzazione delle specificità locali (si pensi, ad esempio, al Vino Santo della Valle dei Laghi).

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Le politiche di settore e territoriali devono essere indirizzate a potenziare l’integrazione del settore agricolo locale, favorendo: - i processi aggregativi da parte delle filiere più strutturate, che fanno capo alle reti della cooperazione, le uniche capaci di garantire adeguate economia di scala, il rapporto con la grande distribuzione e persavisi processi d’innovazione delle pratiche colturali; - logiche da distretto agroalimentare, individuabili nel ruolo di medie imprese locali che, puntando sulla qualità delle produzioni, sono già oggi in grado di collocarsi nelle fasce alte del mercato, a livello nazionale e internazionale, e che sono quelle maggiormente impegnate nell’individuazione di nuovi canali commerciali e nella promozione, tutela e certificazione delle produzioni locali; - le microimprese agricole che cercano di affermare un proprio spazio di mercato recuperando produzioni tradizionali a rischio di abbandono, un rapporto diretto con il consumatore e forme di diversificazione dell’attività agricola. Si tratta, in particolare di investire a monte e a valle della filiera agricola e su quei fattori immateriali dello sviluppo che hanno sempre più ruolo nel determinare la competitività delle imprese e del territorio: ricerca, innovazione, formazione, progettazione, design, marketing, offerte ed eventi culturali, sicurezza alimentare, logistica, circuiti di garanzia, reti commerciali, servizi al cliente, ecc. Si tratta di ampliare e diversificare il paniere d’offerta di produzioni locali favorendo la creazione di filiere agricole che in valle dei laghi hanno un potenziale di sviluppo pur essendo attualmente sottorappresentate come la produzione di, ortaggi, formaggi, di carni e salumi, alcune produzioni cerealicole, produzioni apistiche, erbe officinali, ecc.. Si tratta, infine, di promuovere una maggiore integrazione tra settori economici diversi, in particolare nel campo del turismo (ristorazione, ospitalità rurale, intrattenimento), dell’artigianato (alimentare e artistico), e dei servizi alla collettività (manutenzione, cultura, servizi sociali).

2.4. La valorizzazione dei prodotti tipici locali

In un progetto di maggiore integrazione della filiera agroalimentare, assume un ruolo di rilievo la valorizzazione delle produzioni tipiche locali. Come evidenziato nel precedente paragrafo, tali produzioni sono quelle maggiormente in grado di caratterizzare e rendere riconoscibile il territorio e di conseguenza di fare da traino ad altre offerte locali. Il radicamento nel territorio costituisce l’elemento distintivo di queste produzioni che hanno caratteristiche non riproducibili in altri contesti: legate al microclima, alla terra, a tecniche di lavorazione tradizionali, alla storia della Comunità. La valorizzazione delle tipicità di un territorio è una strategia che consente di contrastare gli attuali processi d’omologazione dell’offerta agroalimentare e al contempo la più importante risorsa per fronteggiare, con la qualità e la specificità della gamma, la crescente globalizzazione dei mercati che ci vedrebbe senz’altro soccombere in materia di costi. Un’offerta molto caratterizzata sul fronte della tipicità è anche in grado di rispondere più efficacemente alle tendenze emergenti del consumo alimentare e del turismo enogastronomico che premiano la ricerca del gusto, della genuinità, del valore nutrizionale. Da questo punto di vista le produzioni tipiche locali godono di svariati punti di forza, in quanto - comparativamente a prodotti agroalimentari più omologati - consentono di soddisfare meglio i requisiti di originalità e nuove esperienze chiesti dai consumatori, in particolare da quelli che frequentano occasionalmente il luogo di produzione. Il produttore agricolo si avvantaggia, nella propria attività commerciale, dell’inserimento all’interno del circuito turistico, del quale costituisce un attore importante. Il successo del produttore dipende soprattutto dal territorio e dalla sua capacità di attrarre movimento e circolazione di persone, nonché dalla capacità di presentarsi al mercato come produttore di un bene unico, che si raccorda all’esperienza di un viaggio o di un momento ricreativo. La scelta del “tipico” struttura in modo molto forte le relazioni fra impresa e territorio, nelle filiere di approvvigionamento (individuazione e qualificazione dei fornitori) come – più ampiamente - nella partecipazione dell’impresa alle forme di “governo” del territorio e del sistema agroalimentare locale: (promozione, animazione e sostegno al riconoscimento di marchi di tipicità,…) Un’organica politica di valorizzazione dei prodotti tipici deve comprendere un complesso d’interventi, riguardanti: . Il recupero (ma anche la reinterpretazione) di tradizioni produttive e gastronomiche locali che si sono perse o che rischiano di andare perse. S’inseriscono in questo contesto, ad esempio, il recupero di colture di “frutta antica”, della castanicoltura o di particolari colture cerealicole.

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. Un’adeguata azione di promozione. Per essere venduto, e bene, un prodotto di nicchia richiede un impegno di valorizzazione e informazione ben superiori agli altri prodotti, vista la limitata produzione e diffusione che lo rende generalmente sconosciuto presso il grande pubblico. Si tratta di proporre in modo capillare la promozione dei prodotti tipici a ogni occasione possibile, collegandoli con le politiche turistiche, economiche, di sviluppo territoriale, di educazione alimentare nelle scuole. . La tracciabilità, cioè la possibilità di risalire con precisione a un territorio, a un produttore e a dei sistemi di produzione, sta diventando l’elemento che fa la differenza nel settore agroalimentare valorizzando la tipicità e gli aspetti di sicurezza alimentare. . Le politiche di marchio e tutela del prodotto tipico, che certificano il legame di un prodotto a un ben definito territorio e a specifiche pratiche di produzione. Le piccole imprese che non hanno marchi aziendali forti devono avere l’opportunità di legarsi a marchi territoriali che coinvolgono le tipicità affermate da certificazioni europee come DOP, IGP e STG. Gli stessi prodotti che non hanno la massa critica per accedere a tali sistemi di certificazione possono essere riconosciuti e valorizzati da iniziative associative e istituzionali come i Presidi Slow Food o le DE.CO. (denominazioni comunali). . La “filiera corta” intesa sia come filiera approvvigionamento e trasformazione di materie prime agricole, sia come rapporto diretto tra produttore e consumatore, rappresenta un vantaggio per tutte le categorie coinvolte. Altrettanto importante è la possibilità di collegare tali prodotti ai circuiti distributivi del turismo locale e della ristorazione di qualità.

2.5. La multifunzionalità dell’impresa agricola

Ciò che appare evidente è che il mutato ambiente competitivo nel quale si muove la microimpresa agricola prevede una progressiva imprenditorializzazione della figura del conduttore agricolo. In questo contesto, alla costante cura per la qualità dei prodotti offerti e alla professionalizzazione delle risorse umane, si accompagna l’attenzione per l’immagine aziendale, per l’innovazione tecnologica e per la comunicazione, tutte competenze terziarie che s’innestano sui saperi contestuali depositati nelle tradizioni locali e che presumono una volontà di investire risorse e saperi ben più decisa di quanto non si immagini pensando alla tradizionale azienda agricola. Le politiche finalizzate a rafforzare le reti dell’intraprendere non possono non riconoscere il carattere multifunzionale dell’impresa agricola. E’ fondamentale individuare strumenti e interventi che possano consentire all’impresa agricola di trovare redditività al di fuori delle produzioni agricole tradizionali (mix di redditi). Per l’agricoltura di montagna si può fare politica di sviluppo solo integrando i diversi settori economici, riconoscendo il ruolo che l’agricoltura svolge nella salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente rurale, promovendo le connessioni con il turismo, l’integrazione con l’artigianato e il commercio. In questo contesto, particolare rilevanza assumono le nuove funzioni dell’agricoltura, non più legate alle necessità di auto-approvvigionamento, ma alla capacità di generare redditi nel complesso dell’economia e delle famiglie, nelle potenzialità specifiche del settore in termini di efficienza economica e nelle capacità di produzione di quei beni pubblici che sono sempre più richiesti. Tra le forme d’integrazione quella più consolidata è l’agriturismo, ormai ampiamente diffusa nel contesto provinciale con offerte di qualità, nelle quali il coltivatore diretto integra l’attività di produzione agricola con l’attività di accoglienza turistica, offrendo la possibilità di pernottare in un luogo rurale che offre svago, relax e conoscenza del mondo agricolo. Le imprese che hanno intrapreso questa strada associano il momento commerciale a quello culturale: nell’accoglienza aziendale il produttore svolge un fondamentale ruolo di mediatore culturale, ascoltando direttamente le preferenze del visitatore e, al tempo stesso promuovendo la cultura del territorio. L’agricoltura, in un territorio quale quello della Valle dei Laghi, assume un ruolo di manutenzione del territorio che deve trovare forme di valorizzazione, come l’opportunità - prevista dalla legislazione provinciale - di recuperare edifici rurali a fini turistici in cambio di attività di manutenzione ambientale o il coinvolgimento delle imprese agricole nei servizi di manutenzione delle strade e delle aree verdi. Nell’ambito dei servizi sociali si vanno anche sempre più diffondendo le iniziative dirette alle scuole e all’infanzia come le fattorie didattiche o gli agri-asilo, così come le esperienze dirette a particolari categorie sociali svantaggiate che, nel rapporto con la natura, gli animali presenti in azienda e le attività agricole, possono trovare un importante supporto terapeutico e riabilitativo. Un’altra grande sottocategoria della multifunzionalità su cui, a livello nazionale, s’incominciano a intravedere iniziative da diffondere e valorizzare, è quella dell’impresa agricola produttrice di energia. Le imprese agricole hanno, infatti, una serie 92

di prerequisiti ideali per generare energia pulita: generalmente sono esposte al sole per il fotovoltaico, hanno scarti per le biomasse e spazio per la localizzazione d’impianti. Al tempo stesso alcuni comparti sono fortemente energivori (basti pensare alla coltivazione in serre riscaldate) e il prezzo del combustibile è diventato talmente incisivo da indurre le imprese a convertire la propria modalità di approvvigionamento energetico andando verso l’energia sostenibile.

3. Valorizzare l’economia dell’esperienza

Le potenzialità turistiche e ricreative della Valle dei Laghi sono connesse a due principali punti di forza: la qualità delle sue produzioni eno-gastronomiche e la qualità del suo ambiente naturale e culturale. Non vi è dubbio che l’offerta enogastronomia rappresenti oggi uno dei principali motori di sviluppo turistico. Sono quasi tre milioni e mezzo l’anno, in Italia, le presenze straniere determinate dal turismo eno-gastronomico. Secondo una recente indagine di Coldiretti, il souvenir enogastronomico tipico del luogo di vacanza è il preferito dai quindici milioni d’italiani e stranieri che nel 2010 hanno trascorso le festività natalizie in Italia. Una tendenza in rapido sviluppo favorita dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti locali che si è verificata nei principali luoghi di villeggiatura, con percorsi enogastronomici, città del gusto, feste e mercatini di ogni tipo. Il turismo enogastronomico vale – sempre secondo l’indagine Coldiretti - cinque miliardi di euro e si conferma il vero motore della vacanza made in Italy. Il turista è oggi alla ricerca di sensazioni, di odori, di sapori, di relazioni umane. Ecco che allora affermare le proprie tradizioni agroalimentari, riaffermare la propria identità locale è il mezzo che consente al territorio di trovare un corretto spazio in una dimensione turistica che non sia omologata (nei confronti del turista, del visitatore, del consumatore) e omologante (nei confronti delle comunità locali). Il gusto, la ricerca della qualità e della tipicità dei prodotti agroalimentari sono però solo un aspetto della ricerca di una migliore qualità della vita e di una conseguente offerta turistica. L’attenzione per la buona tavola si allarga alla qualità dell’accoglienza, dei servizi, del tessuto urbano, a valori culturali e ambientali, a ritmi di vita più lenti e quindi più umani. Recuperare e pedonalizzare i centri storici, promuovere la bioarchitettura, produrre alimenti senza l’apporto della chimica e dell’ingegneria genetica, salvaguardare le tradizioni locali, valorizzare le botteghe artigiane e i ristoranti con prodotti e ricette del territorio, riservare al turismo un’ospitalità “calda”, realizzare nelle scuole programmi di educazione al gusto e all’estetica, promuovere l’uso sociale dell’innovazione tecnologica, sono tutti programmi che le amministrazioni pubbliche devono attuare se si vuole fondare la strategia di sviluppo del territorio sulla valorizzazione delle differenze e della qualità. Oltre alla qualificata offerta agroalimentare, l’altra risorsa che caratterizza l’identità dell’ambito è, infatti, individuabile nella qualità ambientale, culturale e paesaggistica di questo territorio. La Valle dei Laghi gode di una singolare varietà climatica che, declinando dal clima alpino a quello mediterraneo, offre una singolare alternanza di ambienti naturali con molteplici varietà botaniche, costruite da una combinazione di specie submediterranee e subalpine. Il paesaggio è scandito dall’acqua, elemento che ha influenzato naturalisticamente questo territorio con la presenza di sette laghi: il Lago di Lamar, il Lago Santo, il Lago di Terlago, il Lago di Santa Massenza, il Lago di Toblino, il Lago di Lagolo e il Lago di Cavedine. A scandire il paesaggio della Valle dei Laghi sono anche numerose architetture fortificate, rurali, religiose, nobiliari, antichi borghi, sentieri storici e naturalistici come il sentiero geologico dedicato al naturalista Antonio Stoppani, passeggiate archeologiche, mulattiere, tratti di selciato che segnano l’antica via romana. Una qualità ambientale e paesaggistica che, unita all’offerta di prodotti agroalimentari caratterizzati da una forte tipicità e qualità, ben si presta a modelli di turismo sostenibile e alla pratica di sport nella natura quali il cicloturismo, l’arrampicata in falesia, il wind surf sui laghi, il volo a vela, il trekking, ecc. su cui cominciano a concentrarsi nuove iniziative imprenditoriali, anche giovanili, in grado di qualificare un’offerta turistica di questo territorio, ora molto carente. Una politica di valorizzazione dell’offerta turistica della valle dei Laghi passa attraverso un processo d’integrazione, in sostanza, il territorio deve iniziare a promuovere se stesso nella sua complessità: il territorio, il prodotto tipico locale, il ristorante, l’albergo, l’artigianato tradizionale, la pratica sportiva, la manutenzione e la fruizione dell’ambiente, sono un unico prodotto e come tale va venduto. Allo stesso modo, l’integrazione dell’offerta deve essere accompagnata da un’integrazione tra luoghi, infittendo e dando forma organizzata alla divisione del lavoro tra attori locali e loro interlocutori esterni (enti di promozione turistica, enti di formazione, fiere, agenzie di viaggio, tour operator, strutture di associazionismo sociale, ecc.). La qualità del paesaggio e la capacita di valorizzare l’esperienza connessa alla fruizione del territorio e dei suoi prodotti, rappresenta un driver strategico per lo sviluppo della Valle dei Laghi. Perché ciò avvenga, è necessario agire su:  un percorso di formazione capace di produrre una rinnovata cultura diffusa dell’ospitalità e dell’intrattenimento;  interventi d’infrastrutturazione turistica del territorio.

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3.1. La promozione un modello d’ospitalità diffusa

Sulla formazione di una diffusa cultura dell’ospitalità già s’individuano progettualità promosse dall’Azienda di Promozione turistica in collaborazione con la Comunità di Valle, i Comuni e istituzioni formative provinciali per avviare un progetto formativo di “sistema” e di carattere pluriennale volto a sostenere iniziati imprenditoriali nel settore della ricettività diffusa: bed & breakfast, agriturismi, albergo diffuso. Il turismo è un settore in cui il valore economico è prodotto dall'intrattenimento che genera esperienze ed emozioni. Quello dell’intrattenimento è un mercato in crescita in cui l’offerta non s’improvvisa, ma va costruita con strategie e professionalità. Un mercato fatto di cultura e creatività in cui i giovani possono trovare occasioni di occupazione e auto imprenditorialità. La gestione del sistema turistico, culturale, ambientale ha bisogno di nuove professionalità creative: organizzatori di eventi, animatori turistici, operatori culturali, divulgatori scientifici, esperti di marketing, accompagnatori di territorio, istruttori sportivi e operatori del wellness, ristoratori di alto livello, agricoltori e artigiani capaci di valorizzare e reinterpretare le produzioni locali, ecc. E’ in questa dimensione di valorizzazione dell’esperienza che anche i territori, come la Valle dei Laghi, toccati solo tangenzialmente dai grandi flussi turistici, possono trovare un loro spazio, valorizzando le innumerevoli forme di turismo sociale ed ecosostenibile. Un turismo sociale, sportivo, ambientale e famigliare, più slow, più attento all’ambiente, al territorio e ai suoi prodotti. Un turismo che nei paesi deve poter contare su modelli di ricettività diffusa: quali sono i Bed & Breakfast, gli agriturismi e le fattorie didattiche, i paesi albergo.

3.2. L’infrastrutturazione turistica del territorio

Oltre alla formazione di un’adeguata cultura dell’ospitalità, sono necessari interventi d’infrastrutturazione che rendano fruibile il territorio a livello turistico. In tale ambito, la Comunità di Valle, i Comuni e l'APT hanno già intrapreso alcune azioni. Dal percorso di ascolto del territorio sono inoltre emerse ulteriori necessità d’intervento, riguardanti:  La valorizzazione dei centri storici e dei vecchi nuclei, sia in chiave di organizzazione di eventi turistico culturali, sia in chiave di ospitalità diffusa.  La messa in sicurezza delle falesie per l’arrampicata sportiva che già costituiscono un importante fattore d’attrazione per gli appassionati di tale sport.  Il completamento dei percorsi ciclabili, in particolare per quanto riguarda la risoluzione dei due tratti di collegamento con il sistema delle piste ciclabili a livello provinciale: da un lato il collegamento con Trento, attraverso il Bus del Vela, con un sistema di transfert, dall’altro il passaggio del lago di Toblino che preveda una netta separazione tra percorsi ciclistici e percorsi pedonali. Tale offerta andrebbe completata con una qualificazione delle strutture di ricezione e servizio (marchio Bike Hotel, Bici grill, ecc.).  Una valorizzazione della ricca presenza di castelli, quasi tutti di proprietà privata, cogliendo, ove presente, la disponibilità dei proprietari all’apertura degli stessi a visite turistiche e all’organizzazione d’eventi.  Un recupero e valorizzazione dei sentieri e delle malghe di montagna in chiave turistica, in particolare valorizzando le peculiarità paesaggistiche del Monte Gaggia.

4. Il governo delle dinamiche insediative

La particolare strutturazione geografica della Valle dei Laghi ha notevolmente segnato sia le attività lavorative sia le relazioni sociali fra i suoi abitanti. Il suo essere spazio di collegamento con poli turistici affermati, il suo gravitare sull’area metropolitana di Trento (cui ha storicamente fornito manodopera, prodotti agricoli, energia idroelettrica) ha, in un certo senso, preservato questo territorio da dinamiche insediative turistiche, ma anche industriali. Si è trattato di uno sviluppo senza industrializzazione, se si esclude la presenza di un cementificio del Gruppo Pesenti e dell’ormai storica centrale idroelettrica di Santa Massenza.

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Il settore economico prevalente in Valle dei Laghi è quello agricolo-agroalimentare che raccoglie il 49% d’imprese attive. Segue il comparto edilizio e quello del legname e, infine, il commercio e i servizi. Una schematizzazione di massima vede le attività manifatturiere (microimprese quasi esclusivamente legare alla filiera edilizia) concentrarsi principalmente in Valle di Cavedine. Spostandosi verso la piana del Sarca le imprese artigiane si riducono a favore di quelle agricole. Nella zona di Sarche si concentrano alcune importanti funzioni commerciali, mentre nell’economia di Terlago assumono particolare rilevanza i processi di gravitazione su Trento. Negli ultimi trent’anni la Valle dei Laghi è stata partecipe di un processo di sviluppo - comune anche ad altre realtà trentine - che ha indotto notevoli cambiamenti sia nel tessuto economico, sia in quello sociale, con consistenti fenomeni di gravitazione per motivi di lavoro e di studio verso le principali aree urbane. L’assenza di grandi aziende manifatturiere e la vicinanza ai centri nevralgici delle attività manifatturiere e di servizio principali (Trento e Alto Garda) hanno facilitato, in Valle del Laghi, questo percorso di mutamento. Il fenomeno del pendolarismo è massiccio: su una popolazione totale di 10.000 residenti, circa 3.000 persone ogni giorno si allontanano dal proprio Comune per motivi di lavoro e studio. Il pendolarismo è solo un effetto della prossimità a forti poli di attrazione; l’altro effetto è un costante aumento dei residenti che vengono ad abitare in Valle dei laghi. Tale fenomeno è alimentato da motivazioni legate agli stili di vita ma anche per la convenienza comparativa degli alloggi. Sembra pertanto inevitabile che la valle debba gravitare economicamente su aree esterne, soprattutto per quanto riguarda i paesi posti ai suoi estremi. Il carattere di area di transito e di pendolarismo può diventare ancora più marcato se la politica urbanistica si muovesse, nel prossimo futuro, in senso espansivo. Sono diversi gli attori intervistati che hanno rilevato il rischio che un’eccessiva spinta all’espansione urbanistica e alla crescita demografica trasformi rapidamente i paesi della Valle dei Laghi in “quartieri dormitorio” della città di Trento, privi di una qualsiasi identità. L’attrazione di Trento ha comportato la riduzione delle funzioni autonome dei centri della valle e l’aumento di quelle residenziali. Un aspetto questo che oggi deve essere attentamente riconsiderato nelle strategie di programmazione urbanistica, puntando sugli aspetti qualitativi (e non quantitativi) dell’abitare in Valle dei Laghi, facendo perno: - sulla riorganizzazione dei servizi e delle funzioni territoriali; - su una riorganizzazione dei collegamenti a livello locale; - sugli aspetti di sostenibilità ambientale e sociale dei nuovi insediamenti residenziali; - sulla costruzione fisica e sociale del legame tra i nuovi residenti e la comunità locale.

4.1. Le funzioni territoriali e la dotazione di servizi

Sono diversi gli attori che individuano nella vicinanza con l'area di Trento - unitamente alla qualità ambientale e sociale del contesto locale - una prospettiva di sviluppo per la Valle dei Laghi. Si tratterebbe, in tale prospettiva, di attrarre funzioni metropolitane pregiate, di recuperare i centri storici alla funzione residenziale e di investire nell'edilizia sostenibile per il nuovo edificato. La competitività della Valle dei Laghi potrà in tal modo giocarsi positivamente sulle complementarietà con il capoluogo trentino ma anche con gli altri territori limitrofi, in particolare l’area dell’Alto Garda, delle Giudicarie, della Paganella e della Rotaliana. L’attrazione di funzioni pregiate consentirebbe, infatti, di caratterizzare il territorio della Valle dei Laghi come autonomo, ma al contempo complementare polo d’attrazione di flussi qualificati (turistici, ricreativi, culturali, commerciali, di competenze imprenditoriali e professionali) e di conseguenza di servizi di carattere metropolitano per le imprese e per la cittadinanza. Non si tratta di una visione astratta, ma di una prospettiva reale che già vede casi concreti nelle funzioni sovra locali svolte da strutture come il Teatro Valle dei Laghi e dalla RSA Valle dei Laghi che, in relazione alla loro qualificata offerta culturale, scientifica e socio assistenziale attraggono flussi di utenti e di competenze ben al di là dei confini del contesto locale. Per la Valle dei Laghi è necessario fare lo sforzo di pensarsi dentro un sistema d’interconnessione territoriale che coniughi in modo sistemico eccellenze, vocazioni, specializzazioni dei territori. Le funzioni pregiate oggi si spalmano su territori plurali in cui, il centro capoluogo di Trento non è altro che un connettore tra flussi ed eccellenze territoriali, ovvero, il capofila di una rete di centri produttivi e di servizi sparsi su un’area vasta. La Valle dei Laghi s’inserisce in quest’area vasta con proprie specificità. Con la città di Trento si tratta di elaborare un “nuovo patto tra Città e Campagna ”, in cui i processi di espansione del capoluogo possano essere governati, i servizi e le funzioni adeguati a tali processi, e in cui siano valorizzate le specificità agricole, ambientali, culturali e ricreative del contesto locale.

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Con i territori dell'Alto Garda, delle Giudicarie, della Paganella e della Rotaliana si tratta inoltre di impostare collaborazioni e progetti comuni su alcune tematiche strategiche per la Valle dei Laghi, quali la mobilità, la valorizzazione del territorio, lo sviluppo turistico e sportivo, sempre nel rispetto delle linee guida elaborate nel presente documento. La mancanza di un centro di gravitazione all’interno della valle ha determinato una distribuzione delle principali funzioni di servizio a livello territoriale. Per tutti i principali servizi si rilevano dotazioni inferiori alla media provinciale: . Le scuole elementari sono presenti in quasi tutti i Comuni (Padergnone gravita su Comuni vicini) mentre le suole medie sono a Cavedine e Vezzano. Mancano strutture formative della scuola secondaria. . Relativamente alle dotazione dei servizi culturali e del tempo libero sul territorio sono presenti solo quattro biblioteche e una palestra, alcuni attori hanno evidenziato la necessità di un centro natatorio di valle. . La dotazione di strutture sanitarie è caratterizzata da un servizio di guardia medica a Calavino. Farmacie sono presenti a Calavino, Cavedine e Vezzano, che ospitano anche ambulatori di base. Questi ultimi sono presenti anche a Terlago. La Residenza Valle dei Laghi di Cavedine è l’unica vera e propria struttura sanitaria presente sul territorio. . Non si rilevano sul territorio dotazioni funzionali nel settore della pubblica amministrazione. Più che su un incremento della dotazione di servizi l’attenzione degli attori locali si concentra, al momento su una razionale distribuzione degli stessi sul territorio al fine evitare inutili e costose sovrapposizioni e su una razionalizzazione dei sistemi di mobilità per consentire un’adeguata accessibilità. Sulla distribuzione dei servizi sul territorio dalla fase di ricerca azione non sono emerse specifiche proposte, se non due considerazioni di carattere generale:  l’opportunità assecondare le specificità vocazionali delle realtà locali che già individuano concentrazioni artigianali in valle di Cavedine, funzioni commerciali nella zona di Sarche, funzioni culturali a Vezzano;  la necessità di distribuire i servizi in relazione ai flussi di pendolarismo tra la valle e le realtà esterne, in modo da renderli più accessibili alle varie tipologia di utenza. Un forte elemento di criticità della Valle dei Laghi, sottolineato da tutti gli interlocutori è la mancanza di una capillare sistema di mobilità pubblica capace, sia di collegare i centri abitati della valle, frazionati in piccoli nuclei, sia di collegare in modo più efficiente la Valle con il capoluogo di provincia. Gli aspetti della mobilità costituiranno un nodo centrale del Piano Territoriale della Comunità che dovrà essere in grado di delineare modalità di trasporto sostenibili sul piano economico, sociale e ambientale e soluzioni gestionali che prevedano l’integrazione tra pubblico e privato.

4.2. La sostenibilità ambientale e sociale dell’abitare

Anche il settore edilizio della Valle dei Laghi risente, naturalmente, della crisi che ha investito il settore edile a livello internazionale e nazione. Si tratta di una crisi in cui è difficile distinguere cause sistemiche e fattori endogeni. La crisi finanziaria globale, iniziata con la bolla dei mutui subprime e con il crollo di Lehman Brothers negli Stati Uniti, si riflette sui nostri territori con accresciute difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese e delle famiglie, con enormi difficoltà per i giovani di accedere a un mutuo per l’acquisto della prima casa e si traduce, complessivamente, in una minore vivacità del mercato. Oltre a ciò, l’attuale crisi rappresenta anche la chiusura di un ciclo edilizio tra i più lunghi ed espansivi verificatori nel nostro Paese dal dopoguerra a oggi. La crisi è frutto di un eccesso di offerta e i segnali di un potenziale brusco arresto dei trend erano già dentro i dati stessi della crescita, principalmente riguardanti il naturale esaurimento del ciclo espansivo della domanda dopo dodici anni di crescita e l’eccessivo incremento dei prezzi nella fase finale del ciclo. La domanda si è ridotta, ma l’offerta sconta dell’inerzia del settore: rallenta, ma non si ferma. Oggi l’invenduto rende difficile la ripresa del mercato. In Valle dei Laghi, come nel resto del Trentino, c’è una serie di fattori che impediscono al settore immobiliare trentino, di ripartire:  i prezzi delle case: che rimangono elevati perché i proprietari non vogliono rivendere a un prezzo inferiore rispetto a quello pagato;  l’incertezza economica delle famiglie: che sono oggi più che mai costrette a ricorrere a un mutuo per comprare casa;  la stretta creditizia: con le banche che pretendono maggiori garanzie da chi richiede un mutuo o un finanziamento d’impresa. Sono stati molti gli attori locali che hanno evidenziato le specificità della crisi del settore delle costruzioni in Valle dei Laghi. Sono due gli aspetti da considerare: 96

 Rispetto alle imprese, la crisi ha in particolar modo colpito un diffuso tessuto di microimprese edili non specializzate che lavorano nei cicli del subappalto, mentre minori risultano gli effetti della crisi su imprese più strutturate che in questi ultimi anni hanno investito sui temi dalla sostenibilità e del risparmio energetico. In particolare in Valle dei Laghi è presente un micro distretto con imprese specializzate nella costruzione di case in legno o, comunque di componenti edilizi in legno (serramenti, tetti, ecc.) che sembrano avere risentito in maniera minore della crisi. Stando al racconto dei testimoni privilegiati, il comparto edile della Valle dei Laghi, proprio in virtù del fatto di essere quello maggiormente colpito dalla crisi sembra oggi esprimere rinnovate strategie di aggregazione e integrazione della filiera e processi di formazione e specializzazione delle imprese nei campi del risparmio energetico, dell’edilizia sostenibile, del recupero edilizio e della manutenzione.  Rispetto alle famiglie la crisi ha indotto un generalizzato fenomeno d’impoverimento che non colpisce solo le fasce più deboli della popolazione, ma coinvolge sempre più vasti strati di ceto medio. Fattori di pressione sul fronte demografico, sociale ed economico stanno modificando i termini del “problema casa” dimostrando come la rigidità di un’offerta tutta basata sulla casa in proprietà, risulta accrescere le situazioni di disagio abitativo. Tra questi fattori di pressione possiamo includere: la crescita del numero delle famiglie e la loro frammentazione; l’aumento dei fenomeni migratori e l’invecchiamento della popolazione; la precarizzazione dei rapporti di lavoro e le difficoltà per i giovani di uscire dalle famiglie di origine; le accresciute esigenze di mobilità territoriale che inducono esigenze residenziali di carattere più temporaneo; il crescente indebitamento delle famiglie e le difficoltà connesse all’andamento delle dinamiche salariali e dei saggi d’interesse; le accresciute esigenze di qualità ambientale, qualità della vita e contenimento dei costi per l’abitazione. Il settore delle costruzioni è sempre più esposto a una pressione competitiva e a una domanda che dall’esterno lo sollecita all’evoluzione, chiedendogli di fornire prodotti dotati di prestazioni nuove, di funzionalità migliori, di maggiore valore. Il settore delle costruzioni può dare all’innovazione contributi rilevanti, se lo si concepisce come catalizzatore di una serie d’innovazioni per la casa, per l’ambiente, per la persona. E’ un settore a potenziale alto tasso d’innovazione se solo si pensa alle questioni dei nuovi materiali, del risparmio energetico, della casa come servizio, della personalizzazione, della gestione dei mercati immobiliari finanziari di tipo più evoluto. In provincia di Trento, accanto alle politiche fondate sulla domanda pubblica e sull’incentivazione a sostegno delle singole imprese, si sono affiancate nuove politiche provinciali rivolte al settore delle costruzioni volte a favorire la creazione di cluster, poli d’innovazione su temi di carattere trasversale al sistema. Il tema della sostenibilità ambientale del prodotto e del processo edilizio ha assunto in Trentino una rilevanza strategica tanto da fare di questa provincia un punto di riferimento nazionale per le politiche della casa, sia in campo pubblico, sia in quello privato. Alle politiche volte a promuovere la sostenibilità ambientale dell’abitare si sono recentemente affiancate politiche rivolte alla sostenibilità sociale, con l’elaborazione d’interventi di social housing volti a dare risposta a quella fascia di ceto medio, troppo ricco per accedere ai tradizionali programmi di edilizia pubblica residenziale, ma che con la crisi si è impoverito e ha sempre maggiori difficoltà ad accedere al mercato della casa, sia in proprietà, sia in affitto. L’idea, emersa da molteplici attori intervistati, di impostare le politiche residenziali della Valle dei Laghi sulla valorizzazione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, unitamente ad un investimento sui temi della sostenibilità ambientale e sociale dell'abitare, s'inserisce in modo coerente nella strategia adottata a livello provinciale. In Valle dei Laghi, la consistenza degli alloggi in rapporto ai residenti è al di sotto della media provinciale e indica una situazione di progressiva saturazione del patrimonio abitativo esistente. La tendenza nell'ultimo decennio è verso un recupero del patrimonio edilizio, soprattutto per i Comuni della Valle di Cavedine. Terlago denota invece uno scostamento nella variazione di alloggi rispetto alla popolazione, con incremento delle abitazioni non occupate. Terlago rappresenta anche il Comune in cui è maggiore l'incidenza delle case vuote, anche se i valori non appaiono particolarmente significativi. Nonostante le recenti dinamiche insediative residenziali, la struttura urbanistica e architettonica dei paesi della Valle dei Laghi è rimasta abbastanza integra: paesi poco estesi, costruiti lungo l’asse stradale, con nuclei storici compatti e ben conservati caratterizzati dalla presenza di portici e cortili. Numerose sono anche le frazioni e i piccoli nuclei. Centri storici e piccoli nuclei rappresentano una risorsa strategica da valorizzare per una rinnovata offerta residenziale. Alla luce di tali considerazioni si rileva l’opportunità d’incentrare le politiche economiche e urbanistiche della Valle dei Laghi su interventi: - volti a supportare il processo di aggregazione e integrazione della filiera edilizia a livello locale; - volti a promuovere e accompagnare il progressivo processo di specializzazione delle imprese sui temi della manutenzione, della sostenibilità ambientale, del risparmio energetico, della casa in legno, anche attraverso processi di formazione e certificazione delle imprese e dei manufatti edilizi;

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- volti a promuovere politiche di risparmio energetico e d’utilizzo di forti alternative d’energia negli edifici, ma anche a livello urbanistico, con l’adozione di piani energetici a livello di Comuni e comunità; - volti a promuovere la manutenzione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, in particolare nei centri storici e nei piccoli nuclei, anche attraverso una revisione dei regolamenti edilizi; - volti ad affrontare il problema casa con politiche mirate all’affitto calmierato sulla scorta dell'housing sociale; - volti a promuovere forme di partenariato pubblico e privato nella realizzazione d’interventi edilizi e urbanistici.

4.3. Il sociale come progetto di sviluppo

In Valle dei Laghi si evidenzia l’affermarsi di tendenze che hanno a che fare con una più ampia concezione di welfare, che incrocia le tematiche dello sviluppo economico e della coesione sociale in una prospettiva di sviluppo locale. Il contesto locale è caratterizzato da un territorio e da un tessuto sociale che si prestano molto bene a essere un laboratorio d’innovazione e di specializzazione nel campo dei servizi sociali e delle politiche per la famiglia. La principale sfida che il piano territoriale di comunità dovrà affrontare sarà l’integrazione tra le esigenze del sociale e le scelte urbanistiche e insediative. La dimensione del sociale non può, infatti, essere relegata alla sola dimensione socio- assistenziale, di risposta alle varie forme di disagio. La programmazione sociale svolge un ruolo centrale nell’interpretare le esigenze di benessere di una comunità, nel definire le forme di prevenzione del disagio sociale e nel garantire la qualità di vita delle persone e, in tali termini, dovrà assumere un ruolo centrale nella definizione delle scelte di assetto territoriale.

5. Politiche temporali e welfare mix

Uno strumento fondamentale in tal senso è l’adozione delle cosiddette “politiche temporali”, che mirano a migliorare la qualità della vita, la vivibilità dei contesti locali, la qualità e la fruibilità dei servizi sul territorio in un’ottica di sviluppo sostenibile. Tali interventi mirano a garantire: . servizi pubblici (asili nido, strutture scolastiche, servizi sociosanitari, assistenza alle persone non autosufficienti, …) e privati (es. esercizi commerciali, banche, ecc.) razionalmente distribuiti sul territorio, facilmente raggiungibili, e commisurati alle esigenze, anche con riferimento agli orari di accesso, coordinati con gli orari di lavoro, di apertura degli esercizi commerciali e dei trasporti pubblici; . ammodernamento della pubblica amministrazione con erogazione di servizi in forma semplificata, diffusa sul territorio, in orari compatibili con gli impegni di lavoro, e utilizzando tecnologie innovative (servizi informatizzati disponibili via web: offerta d’informazioni ad esempio sullo stato di avanzamento delle proprie richieste; servizi interattivi ad esempio per le domande d’iscrizione ai servizi educativi, o per la comunicazione di date d’inizio e fine lavori per le pratiche edilizie o creazione dello “sportello unico” per le imprese (un unico interlocutore per le procedure di autorizzazione all’insediamento, ampliamento/ristrutturazione di unità produttive); possibilità, infine, di dialogo con i cittadini, ecc.); . flessibilità nell’erogazione delle prestazioni lavorative, per consentire la conciliazione d’impegni professionali e familiari, evitando l’esclusione dal mercato del lavoro dei soggetti storicamente più svantaggiati (donne, disabili, giovani), favorendo nel contempo il decongestionamento del traffico causato dalla coincidenza di orari; . utilizzo del tempo in chiave di solidarietà (volontariato, banche del tempo); . ricerca di una mobilità e di uno sviluppo economico sostenibili: considerare la crescente domanda di mobilità per l’accesso ai servizi (scuole, lavoro, impianti sportivi, ecc.) da conciliare con l’esigenza di preservare l’ambiente; porre attenzione alle caratteristiche e alla collocazione delle attività produttive sul territorio; . valorizzazione degli spazi pubblici, sia all’aperto, sia al chiuso, utilizzabili per creare luoghi d’incontro e socializzazione sicuri, adeguati alle diverse esigenze (associazioni, giovani, anziani, bambini) e facilmente accessibili: percorsi casa- scuola protetti, piste ciclabili, miglioramento della viabilità pedonale anche per i disabili, luoghi d’aggregazione per i giovani e impianti sportivi e d’intrattenimento facilmente accessibili e serviti dal trasporto pubblico, apertura in orari serali di musei e biblioteche ecc.. Un ulteriore obiettivo della pianificazione in Valle dei Laghi dovrà essere sostenere più alti livelli di socialità avviando azioni di economia solidale che sappiano riconciliare i valori dell’imprenditorialità e della solidarietà. Stiamo oggi 98

assistendo a un processo di espansione di quel campo d’attività che non appartiene né allo stato né al mercato, e che ha come finalità ultima quella di produrre coesione e inclusione sociale, senza trascurare aspetti come la competitività del sistema, la razionalizzazione delle risorse e la messa a valore di ogni singolo aspetto della vita produttiva e riproduttiva. Si tratta di avviare un “progetto per il sociale” non solo finalizzato a raccogliere le “vittime della competitività”, ma orientato a ridurre le barriere tra risorse (finanziarie, umane, organizzative) per una progettualità sociale capace di valorizzare il ruolo e l’impegno del volontariato e del terzo settore, che, unendo solidarietà e imprenditorialità, genera occasioni di lavoro e flessibilità. Occorre, in sostanza, rovesciare l’ottica assistenzialistica e conciliare le politiche sociali con la crescita. Per fare questo bisogna costruire nuove reti di coesione economica e sociale partendo dalle persone, dai loro bisogni, dalla loro voglia di intraprendere, dalle loro relazioni sociali e familiari, dalla loro capacità di essere comunità. La sfida del nuovo modello di welfare è restituire centralità alla domanda, dando cioè la possibilità ai destinatari dei servizi di scegliere se acquistare il servizio presso determinati enti o se optare, invece, per forme alternative di auto-organizzazione, e ciò in piena coerenza con le proprie preferenze. Il vitalismo del tessuto sociale della Valle dei Laghi, che si esprime nella diffusione d’iniziative imprenditoriali nel campo del sociale, nell’impegno nel volontariato, nelle reti di cooperazione, nella partecipazione alla gestione della “cosa pubblica” all’interno delle tante istituzioni locali, testimoniano di una voglia di protagonismo delle persone che deve essere portata al centro dell’azione politica. Accanto alla tradizionale offerta di welfare pubblico si moltiplicano le proposte, le iniziative, di altri modi di rispondere a vecchi e nuovi bisogni sociali secondo logiche di welfare mix. Alla crisi del welfare pubblico si risponde con risorse individuali per chi può (come ad esempio il sempre maggiore ricorso alle badanti), ma anche con forme di welfare collettivo, attraverso l’azione del volontariato e di una miriade d’imprese sociali (variamente intese) che assieme agli enti locali si occupano d’infanzia, disabili, anziani, inserimento lavorativo di soggetti deboli. Attraverso il mutualismo, le associazioni di volontariato, il terzo settore, le cooperative, l’imprenditorialità sociale, le persone riscoprono l’esigenza di dare una risposta auto-organizzata ai propri bisogni. In un settore delicato come il welfare non bisogna pensare a un arretramento del ruolo dell’Ente pubblico quanto, piuttosto, a un ruolo pubblico che, oltre a garantire l’accesso universale a servizi essenziali, svolga un ruolo di organizzatore della domanda e dell’offerta di servizi sociali. Non si tratta tanto di privatizzare, portando sul mercato gli attuali circuiti di previdenza, assistenza e di cura; quanto di dare un maggior potere di selezione e di spesa ai diretti interessati, stimolando e favorendo le forme d’imprenditorialità sociale, di mutualismo e di condivisione che possono nascere “dal basso”.

5.1. Un modello di sviluppo a base culturale

Non vi è dubbio che oggi lo squilibrio maggiormente percepibile tra le aree urbane e quelle periferiche sia quello connesso alle occasioni di socialità, all’offerta di occasioni di scambi culturali, di eventi e servizi al tempo libero. Esigenze che nelle aree urbane trova spazi di offerta e di mercato estremamente articolati, ma che spesso nelle aree periferiche sono motivo di frustrazione e isolamento. Se consideriamo, inoltre, lo stretto legame che i giovani hanno con le attività del tempo libero e le implicazioni sociali ed economiche a ciò correlate, si capisce come l’approfondimento di questi temi è non solo opportuno ma indispensabile. Le politiche culturali assumono il ruolo di politiche di sviluppo a tutto tondo, non solo perché favoriscono elementi di coesione sociale e qualità della vita, ma perché rispondono alla domanda di un nuovo welfare culturale che renda il sapere e la cultura socialmente disponibili, valorizzando, al contempo, la creatività come risorsa strategica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio. I temi della cultura e dell’identità di un territorio hanno assunto oggi il ruolo strategico di “fattori di produzione” capaci di valorizzare e qualificare le economie di un territorio. La cultura, che una volta costituiva un universo alto, separato ed elitario, è diventata una merce fondamentale all’interno del nuovo ciclo produttivo, in cui a contare sono i contenuti d’innovazione, i valori simbolici e immateriali inglobati nei prodotti e nei servizi. Ciò che differenzia i nostri prodotti e le nostre offerte turistiche da quelle provenienti da paesi emergenti a minore costo del lavoro, sono gli aspetti legati alla qualità, al legame con il territorio, allo stile di vita, al paesaggio, alla storia, ai valori estetici che danno senso alle nostre produzioni. Sempre più nella nuova “economia della conoscenza” cultura ed economia si contamineranno a vicenda. La creatività è divenuta una risorsa competitiva fondamentale. Il rapporto tra cultura e produzione, la valorizzazione delle professioni creative, la competizione culturale tra territori, sono diventati temi strategici delle politiche di sviluppo di un territorio. A ciò va aggiunto che giovani devono - già oggi - confrontarsi con un altro tipo di lavoro: il lavoro immateriale, lontano dalla macchina, ma ricco d’idee, competenze, creatività, imprenditorialità. E’ dovere di una società responsabile preparare 99

i giovani a questo nuovo modo di produrre. Eliminare la dispersione scolastica, innalzare il tasso dei diplomati e dei laureati o il numero di giovani che partecipano agli scambi internazionali, sono obiettivi fondamentali. La responsabilità di preparare i giovani alla nuova dimensione dell’economia, non può essere delegata alle sole istituzioni formative, è una responsabilità che riguarda la società intera e, in particolare, le politiche culturali portate avanti dalle istituzioni. Le politiche culturali sono il mezzo attraverso cui i giovani possono trovare nuovi stimoli, occasioni d’incontro e di scambio di esperienze, ambiti di sperimentazione di propri interessi e passioni che contribuiscono a rafforzare la loro identità e che, magari, in futuro possono tradursi in professione e nuove forme d’impresa. Nella nuova economia assumono rilevanza crescente i prodotti e i servizi "immateriali" (musica, teatro, grafica, arte, moda, design, multimedialità, comunicazione, net-economy, ambiente, gastronomia, intrattenimento) che sono rivolti, in particolare, ai giovani in qualità di consumatori, ma questi ultimi rimangono spesso ai margini di tale processo. In altre parole, i giovani producono "nuova economia" (innovazioni, gusti, mode, tendenze) ma, raramente, rientrano nei circuiti ufficiali del processo di creazione del valore. Bisogna rendere i giovani protagonisti dei processi di produzione culturale, valorizzando la loro voglia di partecipazione, il loro spirito d’iniziativa, la loro creatività. La creatività non è solo una questione di talenti individuali, ma è anche un elemento culturale che caratterizza i contesti sociali e territoriali. Troviamo creatività nelle nostre produzioni artigiane, nella capacità di reinterpretare le nostre tradizioni gastronomiche, nelle nuove forme d’intrattenimento offerte ai turisti, ma anche nella nostra capacità di rispondere, in modo creativo, all’emergere di nuovi bisogni sociali. I saperi contestuali che caratterizzano i territori e i sistemi produttivi locali sono fondamentali per lo sviluppo della creatività. Politiche culturali, politiche per i giovani, politiche per le imprese e politiche per l’innovazione e la ricerca si devono intrecciare. Le imprese devono essere coinvolte nell’elaborazione di politiche culturali, non tanto quanto sponsor di eventi culturali, ma come portatrici, esse stesse, di modelli culturali, come luoghi in cui giovani possono incontrare il mondo reale, sperimentare se stessi e la propria creatività. Bisogna creare luoghi intermedi e protetti d’incontro tra cultura ed economia: luoghi in cui sperimentare innovazioni, produzioni creative, iniziative imprenditoriali portate avanti da giovani. L’organizzazione di stage nelle aziende; di concorsi d’idee; di reti e comunità professionali aperte ai giovani in cui si discute e si produce innovazione; d’incontri con affermati esponenti del mondo della cultura, delle professioni, dell’impresa; di laboratori di produzione creativa; di scambi internazionali; devono essere gli obiettivi di politiche culturali volte a valorizzare la creatività. Tali politiche hanno un duplice vantaggio: preparare i giovani al futuro che li aspetta e aiutare le nostre imprese a sviluppare quei contenuti immateriali d’innovazione e creatività che sempre più ruolo hanno nel rafforzare la loro competitività. La Valle dei Laghi presenta diversi punti di forza su cui lavorare per elaborare uno modello sviluppo a base culturale. La sua struttura economica è coinvolta in un processo d’innovazione in cui sempre più ruolo assumono gli aspetti di smaterializzazione della produzione. In agricoltura sono in atto processi di riconversione verso il biologico e il biodinamico che si affiancano a un’accresciuta attenzione delle imprese ai temi della qualità, della certificazione, della tracciabilità, del recupero di tradizioni produttive, del rapporto diretto con il consumatore, della sicurezza alimentare. Cibo e alimentazione sono oggi temi centrali nel dibattito pubblico su un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla sostenibilità ambientale e sull’equità sociale. Sempre più, in tempi di un sistema impazzito nello stressare la produzione agroalimentare, le produzioni locali hanno spazi non solo economici, ma di cultura e qualità della vita. Si va diffondendo una domanda e un’offerta di nuove soluzioni che vanno nella direzione della ricerca e della diffusione dell’eccellenza, senza farne necessariamente un fenomeno di élite, ma proponendolo come fatto culturale e in quanto tale universale. Nel territorio della Valle dei Laghi si evidenzia uno sviluppo delle funzioni agro terziarie che:  da un lato, si sostanziano nell’ibridazione dei saperi tradizionali con quelli formali della ricerca e dell’innovazione, con il ruolo sempre più strategico dell’Università, dell’Istituto San Michele all’Adige, dei centri di assistenza tecnica all’agricoltura, di operatori esterni capaci di apportare nuove competenze produttive e commerciali;  dall’altro, si sostanziano nei nuovi servizi che il contesto rurale svolge nei confronti della città e dei contesti turistici con offerte di qualità ambientale, paesaggistica, manutenzione del territorio, funzioni ricreative, agricoltura di prossimità, e di molteplici servizi di carattere sociale e culturale che possono essere svolti dalle aziende agricole in un’ottica di multifunzionalità. Nell’offerta turistica si delineano percorsi che fanno della cultura “del buon vivere”, della qualità ambientale, dell’ospitalità diffusa, dell’intrattenimento e della valorizzazione delle proprie tradizioni culturali ed enogastronomiche, la cifra di un rinnovato sviluppo. Si lavora sull’incontro tra cultura urbana e cultura del contado, tra cultura materiale e cultura alta. Si organizzano eventi culturali e spettacoli nelle cantine e nei centri storici. Si moltiplicano le esperienze di accoglienza aziendale, che associano il momento commerciale a quello culturale. Si diffondono, infine, le iniziative imprenditoriali

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gestite da giovani incentrate sulla valorizzazione dell’esperienza connessa alla fruizione di un territorio che ben si presta a nuovi modelli di turismo sostenibile e alla pratica di sport nella natura. Nel settore dell’artigianato edile si delineano percorsi di formazione, d’innovazione, di certificazione, necessari per cogliere l’auspicata ripresa del mercato: un mercato che sarà profondamente diverso da quello fino ad oggi conosciuto. Sono le stesse imprese del settore a sottolineare come l’uscita dalla crisi porterà a una selezione delle stesse sulla base della loro capacità d’innovare, della loro dimensione o, quantomeno, della loro capacità di operare all’interno di un sistema produttivo locale sempre più integrato. I temi dell’innovazione di processo e di prodotto, della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, della sostenibilità sociale e di nuove soluzioni residenziali, dell’attivazione di nuove forme di partenariato tra pubblico e privato per far fronte alla scarsità di risorse finanziarie, dell’intreccio tra costruzioni e servizi con lo sviluppo di pratiche di facility management e global service, della specializzazione su interveti di ristrutturazione e manutenzione dei manufatti edilizi, sono oggi i principali ambiti d’investimento per le imprese e per la Pubblica Amministrazione. Si tratta di sfide che richiedono lo sviluppo di nuove competenze, progettuali, imprenditoriali, commerciali, manifatturiere, finanziarie, in cui i giovani possono trovare un contesto di lavoro gratificante. A supportare tali processi vi sono inoltre le politiche e le strutture attivate a livello provinciale sui temi dell’edilizia sostenibile (Dttn, Gbc, Manifattura, social housing). Il ruolo svolto dall’edilizia nell’economia locale, la presenza di un nucleo di imprese già impegnate sui temi dell’edilizia sostenibile e in legno, l’attivazione di politiche pubbliche sui temi dell’energia è di nuovi modelli residenziali, potrà connotare la Valle dei Laghi come un distretto dell’innovazione anche su tali tematiche. Infine è la stessa collocazione geografica della Valle dei Laghi evidenzia le opportunità di uno sviluppo a base culturale. Si tratta di negoziare con il capoluogo una distribuzione di funzioni metropolitane più confacente ai nuovi modelli residenziali, produttivi e d’uso del territorio. La presenza di funzioni culturali, scientifiche, socio-assistenziali, come quelle svolte dal Teatro Valle dei Laghi e dalla Residenza Valle dei Laghi, già oggi evidenziano le potenzialità attrattive del contesto locale. La Valle dei laghi ha la possibilità di creare un modello di specializzazione integrato con i territori limitrofi, nel quale i flussi non sono solo determinati dalle sue potenzialità ricreative e di turismo ambientale e culturale. Le potenzialità riguardano anche possibilità di attrarre competenze, imprese, giovani lavoratori della conoscenza, che necessitano di una localizzazione: connessa alla città e alle reti di comunicazione, caratterizzata da qualità ambientale e sociale, e in un contesto economico e istituzionale favorevole ai processi d’innovazione.

5.2. La promozione dell’autoimprenditorialità

Oggi stiamo vivendo un processo di “imprenditorializzazione del lavoro” che riguarda tanto la componente del lavoro autonomo quanto quella del lavoro dipendente e che costituisce uno dei temi chiave di trasformazione delle moderne economie. Tale processo è reso evidente, anche nella realtà trentina, dalla crescita delle forme di lavoro autonomo nel settore artigiano e terziario, dalla diversificazione dei modelli d’offerta turistica e delle produzioni agricole in settori di nicchia, dalla crescita di attività finalizzate all’integrazione del reddito, dalla diffusione delle forme di lavoro definite atipiche – ma in realtà sempre più tipiche – attraverso cui i giovani (ma non solo loro) accedono al mercato del lavoro. Sempre più, l’investimento a rischio sulle proprie capacità professionali è oggi una pratica necessaria per accedere al mercato del lavoro, a tutti i livelli dell’organizzazione sociale. Per affrontare questa dimensione del rischio è necessaria l’attivazione di politiche istituzionali che promuovano la cultura d’impresa come strumento d’inclusione sociale. Ciò è particolarmente necessario per le giovani generazioni, per le quali, anche a seguito delle crescenti difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro, sembrano essere tramontati gli stereotipi precedenti. Anche in Valle dei Laghi, il venir meno della domanda di lavoro nel settore pubblico, la minore attrattività di forme d’impiego a tempo determinato ormai ampiamente diffuse e i sempre maggiori costi legati al pendolarismo, determinano una tendenza della componente giovanile a investire, in forma autoimprenditoriale nel territorio di origine. Tale tendenza è evidente nel settore agricolo, (in continuità con le tradizioni famigliari e con prime esperienze di diversificazione nel settore turistico) mentre ancora deboli sono gli investimenti dei giovani nel settore dell’artigianato e nel settore dei servizi terziari. Questo processo va accompagnato con politiche istituzionali calate nel territorio e nella realtà sociale, che siano in grado di realizzare:  da un lato, attività di animazione, sensibilizzazione e formazione alla cultura d’impresa volte a incrementare la dotazione di capitale umano (che è costituto dalle competenze, dalle abilità, dalle capacità dei soggetti di assumersi il rischio di un’attività imprenditoriale);

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 dall’altro, politiche coalizionali volte a rafforzare la dotazione di capitale sociale, ovvero il patrimonio di reti e relazioni attivabili a fini produttivi (filiere produttive, reti d’impresa, comunità professionali, forme consortili, associative, cooperative, contaminazioni tra vecchia e nuova economia ecc.). Un intervento di promozione dell’autoimpenditorialità non si può limitare ad una semplice attività di sportello volta a fornire informazioni sulle opportunità legislative a sostegno della creazione d’impresa, ma si deve caratterizzare come un intervento d’animazione culturale che si propone di qualificare culture e atteggiamenti dei giovani rispetto ai temi del lavoro, dell’impresa e dello sviluppo territoriale in relazione alle attuali dinamiche di trasformazione del sistema produttivo e del mercato del lavoro. Tali politiche dovranno creare, al contempo, un ambiente favorevole alla crescita dell’imprenditorialità, facilitando l’accesso alle reti, ai saperi, ai servizi, all’innovazione, al credito, rendendo più semplice il rapporto con la burocrazia. Sono ormai diverse le esperienze e le ricerche che evidenziano come, tra i fattori che spiegano il successo delle regioni a forte natalità imprenditoriale, vi sono variabili strutturali, socio-culturali e istituzionali e, pertanto, le politiche di sviluppo che agiscono sui fattori di natura “ambientale” sono preferibili alle politiche d’incentivazione tout court dirette a favorire la formazione di nuove imprese. Le politiche di sviluppo locale, attivate con logica coalizionale costituiscono un importante motore di auto imprenditorialità, capaci di creare un circuito virtuoso che consente:  da un lato, di inserire le singole iniziative imprenditoriali nell’ambito di progettualità strategiche più vaste capaci di supportarle (integrazione tra progettualità pubbliche e iniziative private, azioni di marketing di territorio, integrazioni produttive e settoriali, ecc.);  dall’altro lato, di qualificare e sostanziare il progetto di sviluppo locale con iniziative private coerenti e qualificate sul piano imprenditoriale. Il senso più profondo di un processo di programmazione negoziata è la capacità di combinare interessi economici e sociali diversi all’interno di una determinata area in modo da renderli interdipendenti: questo può avvenire solo se tutti i progetti di sviluppo di un territorio sono collegati, cioè si rifanno a un percorso unico, a un’idea motrice di sviluppo.

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PARTE TERZA

IL SISTEMA VALLIVO: GLI OBIETTIVI E LE STRATEGIE

di Giuliana Spagnolo

Obiettivi generali di lungo periodo della politica di sviluppo della Provincia Autonoma di Trento: il macrobiettivo di crescita

Il Documento preliminare qui presentato non può essere costruito se non in stretta connessione e in una logica prosecuzione, anche temporale, del più recente complesso programmatico provinciale che, partendo dalla base comune fornita dal “programma di governo”, è costituito dalle due strutture programmatiche complementari rappresentate dal “Programma di sviluppo Provinciale della XIV legislatura”e dal “Piano Urbanistico Provinciale. La finalità unitaria di entrambi i Piani può essere sostanzialmente definita come quella di “promuovere uno sviluppo locale duraturo e sostenibile, avendo a riferimento le migliori performance europee, al fine di aumentare e consolidare la competitività del sistema produttivo, rafforzare la coesione sociale, accrescere l’attrattività territoriale, creando le condizioni per agganciare la prossima ripresa economica e favorire la rapida uscita dalla crisi". L'idea dello sviluppo locale si caratterizza per una costante armonizzazione delle dinamiche legate alla crescita economica e al progresso sociale, utilizzando la leva economica per acquisire maggiori risorse da ridistribuire alla comunità nella volontà di riequilibrare il sistema territoriale investendo nell'integrazione sociale e investendo sul sapere, sulla conoscenza e sulle competenze professionali. Dunque, l’obiettivo di accrescere produttività e competitività del sistema produttivo diventa uno strumento fondamentale che deve essere coniugato con altri valori imprescindibili, come quelli della “coesione sociale”, della “tutela dei cittadini”, nonché del “rispetto dell’ambiente”, affinché le politiche di intervento possano garantire la centralità dello sviluppo sostenibile in tutte le sue componenti. Il PSP sottolinea infatti l'importanza e la necessità di "valorizzare il capitale territoriale esistente”, colmare le carenze ancora presenti per soddisfare i nuovi bisogni della popolazione, garantendo inoltre la conservazione e la riproduzione del capitale territoriale in un'ottica di piena sostenibilità.

1. La coerenza con gli obiettivi della politica di coesione

Il macrobiettivo di crescita definito dalla Provincia Autonoma di Trento nel PSP coincide largamente con quelli strategici generali indicati a livello europeo (Consigli di Lisbona e Göteborg) e riconfermati, prima dalla proposta di regolamenti comunitari per la politica di coesione economica e sociale, poi dalla proposta di Orientamenti strategici per l’utilizzo delle risorse dei fondi comunitari (FESR e FSE). Nello specifico, viene sottolineata l'importanza di: - accrescere l'attrattività e la competitività dell'Europa e delle sue regioni; - accrescere la conoscenza e l'innovazione per la crescita; - aumentare l'occupazione. Coerenti con i predetti obiettivi europei sono già le strategie di crescita economica e sociale della Provincia Autonoma di Trento; tocca ora alle varie Comunità di Valle (e, tra esse, anche alla Comunità della Valle dei Laghi) allinearsi.

2. Gli indirizzi strategici definiti nel PUP per la Comunità della Valle dei Laghi

Il Piano Urbanistico Territoriale (allegato E) suggerisce le strategie vocazionali per la Valle dei Laghi. Di seguito viene messo in evidenza uno stralcio del testo.

Le specifiche condizioni della Valle dei Laghi suggeriscono di porre particolare attenzione e di dare specifico impulso alle strategie vocazionali orientate a: . perseguire uno sviluppo integrato tra le coltivazioni agricole di pregio e le attività artigianali, ricercando una coerente connessione tra produzione e territorio; . tutelare le coltivazioni vitivinicole di pregio, perseguire lo sviluppo delle aree agricole anche per produzioni di nicchia e promuovere l'agricoltura di montagna; . perseguire una equilibrata ed efficiente distribuzione dei poli per servizi e per il terziario; . creare le condizioni per un migliore insediamento delle piccole attività produttive, soprattutto tradizionali, integrabili con iniziative turistico ricettive; . favorire uno sviluppo turistico che valorizzi le risorse culturali, ambientali e paesaggistiche e che si integri con le produzioni agricole di pregio.

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In coerenza con gli indirizzi strategici definiti dal PUP, la Comunità della Valle dei Laghi ha elaborato un set di obiettivi desunti dall'elaborazione dei dati statistici.

Gli strumenti della partecipazione per la formazione degli obiettivi e delle strategie. Il rapporto di ricerca-azione per l’elaborazione del documento preliminare di programmazione: i contenuti sintetici

Approcciarsi alla pianificazione strategica significa innanzitutto riconoscere il ruolo e la funzione della partecipazione nel sistema della pianificazione. La partecipazione è uno strumento fondamentale per la definizione delle scelte da operare per lo sviluppo del territorio, in quanto permette di raccogliere le istanze, le opportunità attraverso cui operare una prima selezione degli obiettivi e delle linee d’azione. Il rapporto di ricerca-azione per l’elaborazione del documento preliminare di programmazione, definito dal dott. Sergio Remi ha avuto lo scopo di mobilitare una pluralità di soggetti nell'attività di strutturazione della "vision della Comunità" definita a partire dalle rappresentazioni espresse dagli attori locali. Il rapporto ha di fatto, attraverso ciascun soggetto coinvolto, portatore di una specifica definizione dei problemi, delle priorità e delle domande emergenti, contribuendo a ridefinire l'identità della Comunità. La tabella di seguito presentata evidenzia i principali obiettivi e le possibili strategie emerse dalle interviste.

STRATEGIE AZIONI

 Un contenimento dei consumi di suolo agricolo  Un sostegno alle azioni di recupero e bonifica attuate dalle aziende di porzioni di TUTELA DEL TERRITORIO AGRICOLO territorio  Il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo svolto dalle attività agricole nella manutenzione del territorio

 Ecomuseo della Valle dei Laghi  Parco agricolo dell’Alto Garda MARKETING TERRITORIALE  Marchi di valle  La valle dell’agricoltura biologica

 Investire a monte e a valle della filiera agricola INTEGRAZIONE DELLE FILIERE AGRICOLE  Ampliare e diversificare il paniere d’offerta di produzioni locali  Promuovere una maggiore integrazione tra settori economici diversi

 Il recupero e la reinterpretazione di tradizioni produttive e gastronomiche locali  Un’adeguata azione di promozione AMPLIAMENTO E VALORIZZAZIONE DELLE  La tracciabilità della filiera dei prodotti TIPICITÀ LOCALI  Le politiche di marchio e tutela del prodotto tipico  La “filiera corta” intesa sia come filiera approvvigionamento e trasformazione di materie prime agricole

 Agriturismo PROMOZIONE DELLA  L’agricoltura che assume anche un ruolo di manutenzione del territorio MULTIFUNZIONALITÀ DELL’IMPRESA  Le fattorie didattiche e/o gli agri-asilo AGRICOLA  Pet-terapy  L’impresa agricola produttrice di energia

 Riorganizzazione dei servizi e delle funzioni territoriali IL GOVERNO DELLE DINAMICHE  Riorganizzazione dei collegamenti a livello locale INSEDIATIVE  Sostenibilità ambientale e sociale dei nuovi insediamenti residenziali  Costruzione fisica e sociale del legame tra i nuovi residenti e la comunità locale 106

 L’opportunità assecondare le specificità vocazionali delle realtà locali che già LE FUNZIONI TERRITORIALI E LA individuano concentrazioni artigianali in valle di Cavedine, funzioni commerciali nella zona di Sarche, funzioni culturali a Vezzano DOTAZIONE DI SERVIZI  La necessità di distribuire i servizi in relazione ai flussi di pendolarismo tra la valle e le realtà esterne  Volti a supportare il processo di aggregazione e integrazione della filiera edilizia a livello locale  Volti a promuovere e accompagnare il progressivo processo di specializzazione delle imprese sui temi della manutenzione, della sostenibilità ambientale, del risparmio energetico, della casa in legno LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E  Volti a promuovere politiche di risparmio energetico e d’utilizzo di forti alternative SOCIALE DELL’ABITARE d’energia negli edifici  Volti a promuovere la manutenzione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente  Volti ad affrontare il problema casa con politiche mirate all’affitto  Volti a promuovere forme di partenariato pubblico e privato nella realizzazione d’interventi edilizi e urbanistici

 Percorsi “del buon vivere”, della qualità ambientale, dell’ospitalità diffusa, dell’intrattenimento e della valorizzazione delle proprie tradizioni culturali ed UN MODELLO DI SVILUPPO A BASE enogastronomiche CULTURALE  Turismo sostenibile e alla pratica di sport nella natura  Percorsi di formazione, d’innovazione, di certificazione  Attività di animazione, sensibilizzazione e formazione alla cultura d’impresa volte a incrementare la dotazione di capitale umano LA PROMOZIONE  Politiche coalizionali volte a rafforzare la dotazione di capitale sociale, ovvero il DELL’AUTOIMPRENDITORIALITÀ patrimonio di reti e relazioni attivabili a fini produttivi (filiere produttive, reti d’impresa, comunità professionali, forme consortili, associative, cooperative, contaminazioni tra vecchia e nuova economia, ecc.).

Strategie del PUP e linee di azione strategica del documento

La tabella successiva riporta sinteticamente gli indirizzi strategici del PUP, gli obiettivi del Documento Preliminare e le linee d’azione evidenziate nel Rapporto di Ricerca-Azione. La tabella considera anche le principali applicazioni territoriali specifiche (sempre desunte dal rapporto di ricerca-azione) e le azioni difensive da assumere.

LINEE DI AZIONE INDIRIZZI OBBIETTIVI DEL APPLICAZIONI TERRITORIALI EVIDENZIATE NEL STRATEGICI DEL DOCUMENTO SPECIFICHE DEFINITE NEL AZIONI DIFENSIVE RAPPORTO- PUP PRELIMINARE RAPPORTO-AZIONE AZIONE

IDENTITA' . Valorizzare il sistema . Marketing . Ecomuseo della valle del laghi . Salvaguardia dei siti agroambientale quale territoriale di interesse storico- Rafforzare la . Parco agricolo dell’Alto Garda strumento indispensabile . ambientale riconoscibilità Ampliamento e . Marchi di valle per la promozione valorizzazione delle . Introduzione di . dell'offerta dell'identità territoriale tipicità locali La valle dell’agricoltura biologica criteri per la tutela . territoriale del . Valorizzare dal punto di . L’infrastrutturazion Il recupero e la reinterpretazione di degli aspetti Trentino, vista economico le risorse e turistica del tradizioni produttive e identitari del valorizzandone la ambientali e culturali della territorio gastronomiche locali paesaggio diversità paesistica, Comunità . Un’adeguata azione di promozione dell'abitare (edilizia) la qualità . Promuovere lo sviluppo di . La tracciabilità della filiera dei . Mantenimento un turismo sostenibile che delle componenti ambientale e la prodotti valorizzi le risorse paesistiche del . Le politiche di marchio e tutela del specificità culturale ambientali e paesaggio rurale prodotto tipico paesaggistiche del relative a territorio . Agriturismo coltivazioni tipiche . L’agricoltura che assume anche un e di pregio ruolo di manutenzione del territorio . Sviluppo di progetti per la tutela e 107

. Le fattorie didattiche e/o gli agri-asilo valorizzazione delle . Pet-terapy malghe solo se responsabilmente riutilizzate e realizzate secondo i principi della compensazione

SOSTENIBILITÀ . La realizzazione di un . Tutela del territorio . Il contenimento dei consumi di suolo . Ammettere modello di sviluppo agricolo agricolo esclusivamente Orientare coerente con la tutela del . La valorizzazione . Il sostegno alle azioni di recupero e interventi di l'utilizzazione del territorio e dell’ambiente dei centri storici e bonifica attuate dalle aziende di recupero e territorio verso lo . Potenziare le connettività dei vecchi nuclei porzioni di territorio integrazione nelle aree già urbanizzate sviluppo sostenibile, ecologiche e ambientali . Promozione della . Il riconoscimento e la valorizzazione contenendo i . Tutelare il territorio ed il multifunzionalità del ruolo svolto dalle attività agricole . Contenimento processi di consumo patrimonio ambientale dell’impresa nella manutenzione del territorio dell'uso del consumo di suolo del suolo e delle . agricola . Perseguire uno sviluppo Il contenimento del consumo di integrazione . risorse primarie e equilibrato degli Promuovere suolo perequativa delle favorendo la insediamenti l'integrazione delle . Sostegno alle azioni di recupero e risorse negli riqualificazione . Favorire un uso ragionato filiere agricole bonifica attuate dalle aziende interventi di urbana e territoriale delle risorse ambientali ed . Governare le . Il riconoscimento e la valorizzazione riqualificazione energetiche non dinamiche del ruolo svolto dalle attività agricole ambientale e rinnovabili insediative nella manutenzione del territorio paesaggistica promuovendone il . . Non ammissibili risparmio attraverso L’impresa agricola produttrice di energia opere che l'utilizzo di fonti comportino nuovi . Percorso circumlacuale sui sette laghi rinnovabili impatti ambientali . Favorire la valorizzazione riqualificazione e valorizzazione della fascia lago . Non ammissibili e la tutela delle aree opere che . La messa in sicurezza delle falesie per agricole di pregio e delle comportino l’arrampicata sportiva aree a pascolo l'alterazione del . Valorizzare dal punto di . Valorizzazione della ricca presenza di corso naturale delle vista economico le risorse castelli acque ambientali e culturali della . Sentieri e delle malghe di montagna Comunità . La “filiera corta” intesa sia come . Promuovere e favorire le filiera approvvigionamento e infrastrutture immateriali trasformazione di materie prime agricole . Investire a monte e a valle della filiera agricola . Ampliare e diversificare il paniere d’offerta di produzioni locali . Sostenibilità ambientale e sociale dei nuovi insediamenti residenziali

INTEGRAZIONE . Migliorare la dotazione . Il governo delle . Riorganizzazione dei servizi e delle . Non ammissione di infrastrutturale dinamiche funzioni territoriali opere che Consolidare . insediative . comportino nuovi l'integrazione del Riorganizzare la gerarchia Riorganizzazione dei collegamenti a delle reti infrastrutturali . Le funzioni livello locale impatti ambientali o Trentino nel ostacolino la territoriali e la . Assecondare le specificità vocazionali contesto europeo, dotazione di servizi funzionalità della delle realtà locali che già individuano rete ambientale inserendolo concentrazioni artigianali in valle di efficacemente nelle Cavedine, funzioni commerciali nella grandi reti zona di Sarche, funzioni culturali a infrastrutturali, Vezzano ambientali, . La necessità di distribuire i servizi in economiche e relazione ai flussi di pendolarismo tra la valle e le realtà esterne socio-culturali

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COMPETITIVITA' . Qualificare e diversificare . Marketing . Marchi di valle . E' preferibile il tessuto produttivo territoriale l'azione di Rafforzare le . La valle dell’agricoltura investire a . Favorire l'attrazione degli . La promozione monte e a valle della filiera agricola assistenza e di capacità locali di incentivazione nei investimenti esterni dell’autoimprendi- . auto-organizzazione Ampliare e diversificare il paniere confronti di attività . torialità Favorire gli investimenti d’offerta di produzioni locali innovative e di competitività e innovativi delle imprese e . Un modello di le opportunità di . Promuovere una maggiore sostenibili, sia dal del settore pubblico sviluppo a base integrazione tra settori economici punto di vista sviluppo duraturo . Promuovere un efficiente culturale diversi ambientale che del sistema sistema del credito e dei . La sostenibilità . Biologica economico provinciale servizi reali ambientale e . . Ammissione di sociale dell’abitare La promozione un modello complessivo . Iniziative di carattere d’ospitalità diffusa iniziative orizzontale . Percorsi formativi immobiliari o . Volti a supportare il processo di infrastrutturali a . Iniziative di carattere . Promozione della aggregazione e integrazione della vario titolo che non verticale multifunzionalità filiera edilizia a livello locale comportino un . La promozione e sviluppo dell’impresa . Volti a promuovere e accompagnare bilancio negativo di nuove tecniche di agricola il progressivo processo di tra impatti e gestione delle imprese . Integrazione delle specializzazione delle imprese sui valorizzazione del filiere agricole . Il sostegno a temi della manutenzione, della paesaggio e quell'imprenditorialità . La promozione sostenibilità ambientale, del dell'ambiente innovativa capace di dell’autoimprendi- risparmio energetico, della casa in . Mantenimento stimolare la ricerca torialità legno tecnico-scientifica . Volti a promuovere politiche di . Favorire i processi di risparmio energetico e d’utilizzo di cooperazione tra le forti alternative d’energia negli imprese guardando alla edifici internazionalizzazione del . Volti a promuovere la manutenzione prodotto avviando così il e riqualificazione del patrimonio superamento della edilizio esistente frammentazione . produttiva e dimensionale Volti ad affrontare il problema casa delle imprese con politiche mirate all’affitto . . Semplificare i processi Volti a promuovere forme di amministrativi e ridurre gli partenariato pubblico e privato nella oneri di gestione delle realizzazione d’interventi edilizi e strutture pubbliche urbanistici . . Sostenere i portatori di Percorsi “del buon vivere”, della pratiche di innovazione qualità ambientale, dell’ospitalità sociale e l’emersione di diffusa, dell’intrattenimento e della nuove soluzioni nel campo valorizzazione delle proprie tradizioni della governance culturali ed enogastronomiche . . Promuovere un sistema di Turismo sostenibile e alla pratica di "servizi a rete" e sport nella natura l'integrazione progetti tra . Percorsi di formazione, strutture pubbliche e d’innovazione, di certificazione private nella definizione . Attività di animazione, dei progetti sensibilizzazione e formazione alla . Potenziare e migliorare cultura d’impresa volte a l'attività di elaborazione e incrementare la dotazione di capitale realizzazione delle umano politiche anche attraverso . Politiche coalizionali volte a un processo di rafforzare la dotazione di capitale coinvolgimento della sociale, ovvero il patrimonio di reti e popolazione che dovrà relazioni attivabili a fini produttivi essere l’occasione per (filiere produttive, reti d’impresa, valorizzare le relazioni comunità professionali, forme esistenti tra singoli consortili, associative, cooperative, componenti della contaminazioni tra vecchia e nuova amministrazione e economia ecc.) specifici portatori di . Promuovere una maggiore interesse integrazione tra settori economici diversi

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Questionario somministrato al gruppo consigliare di maggioranza della Comunità della Valle dei Laghi: Percorsi e scenari per uno Sviluppo Sostenibile

Prima dell'avvio dei lavori del Tavolo Tecnico ho ritenuto opportuno somministrare al gruppo di maggioranza della Comunità un questionario con lo scopo di favorire la partecipazione degli stessi e, magari, individuare degli spunti dai quali partire per effettuare eventuali approfondimenti. Tale fase di “ascolto ragionato” ha comportato, pertanto, la raccolta strutturata delle informazioni in relazione ai seguenti temi (o capitoli) principali:  la valutazione generale della percezione del contesto: punti forza e debolezza;  le aspettative: opportunità e tratti identitari;  la condivisione delle strategie;  Comunità della Valle dei Laghi: nuove idee. Si è trattato sostanzialmente di esplicitare un'opinione su concetti cardine del Documento Preliminare del Piano Territoriale della Comunità. Per la realizzazione dell’indagine è stato utilizzato un questionario strutturato caratterizzato da due tipologie di domande:  domande qualitative “aperte” finalizzate a raccogliere dagli intervistati percezioni e informazioni non pre-codificate al fine di lasciare la più ampia libertà a chi ha partecipato all’indagine;  domande chiuse per la raccolta di proposte e di suggerimenti e per il rilevamento delle criticità maggiormente percepite. Tra le principali proposte/suggerimenti emerse:  la necessità di evitare che i Comuni della Comunità diventino un dormitorio e dunque la necessità di evitare ulteriore consumo di suolo destinato alla costruzione di nuove case e di nuovi capannoni;  la necessità di maggiori servizi dedicati agli anziani e ai giovani, in termini sia di spazi dedicati, che di servizi immateriali;  la necessità di migliorare i servizi socio-assistenziali, in riferimento alla scuola;  il bisogno di adeguare il trasporto pubblico sia alle esigenze degli anziani che, più in generale, ai collegamenti con Trento e tra i Comuni della Valle;  l’opportunità di recuperare il patrimonio di storico esistente;  la proposta di valorizzare le aree boscate e preservare gli ambiti agricoli e paesaggistici;  la realizzazione dell' "ecomuseo" e del “piano del Sarca”;  interventi di riqualificazione ambientale;  realizzazione di piste ciclabili;  razionalizzazione dei servizi amministrativi;  attuazione del piano sociale;  definizione di nuove strategie sul tema della mobilità;  il potenziamento del teatro valle dei laghi;  iniziative riguardanti lo sviluppo economico della valle. In questa prima nota, si segnala come la maggior parte dei Consiglieri intervistati che hanno consegnato il questionario, hanno indicato l’attività turistica, la riqualificazione di centri storici, la Green Economy, il miglioramento del contesto economico delle imprese attraverso l'attivazione e la formazione di partnership pubblico-privato per la promozione dell'area oggetto di intervento, come una direzione di sviluppo prioritaria del territorio (tutti temi in linea con il contesto strategico definito nel "Rapporto-Azione"). I suggerimenti volti allo sviluppo turistico sostenibile del territorio sono: - valorizzare il patrimonio storico e architettonico; - valorizzare il patrimonio naturalistico; - creare un sistema turistico sostenibile composto da B&B, piste ciclabili, visite guidate, agriturismi (anche legati alla cultura enogastronomica); - creare una serie di eventi anche in collaborazione con le Comunità vicine. 110

SITOGRAFIA

Per i dati statistici: . http://www.statistica.provincia.tn.it . http://www.tn.camcom.it . http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home . http://www.tagliacarne.it . http://www.istat.it . http://www.trentinoagricoltura.net/it/SC/2063/APIA.html . http://www.naturambiente.provincia.tn.it . http://www.statistica.provincia.tn.it/.../ConoscereIlTrentino2011

Per le Cartografie: . http://www.territorio.provincia.tn.it/portal/server.pt/community/interfaccia_economico_territoriale/881/interfaccia_ economico_territoriale . http://www.urbanistica.provincia.tn.it . http://www.territorio.provincia.tn.it/portal/server.pt/community/cartografia_di_base/260/cartografia_di_base . http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sinanet/progetti . http://pguap.provincia.tn.it . http://www.dip-foreste.provincia.tn.it . http://www.urbanistica.provincia.tn.it/.../piano_urbanistico_provinciale

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ALLEGATO

IL PROCESSO DI URBANIZZAZIONE NELLA COMUNITÀ DELLA VALLE DEI LAGHI (1865- 2010)

di Alessandro Franceschini

Il processo di urbanizzazione nella Comunità della Valle dei Laghi (1865-2010)

L’urbanizzazione del territorio della Comunità della Valle dei Laghi è caratterizzata, come tutta quella del Trentino, da un insieme di regole insediative costanti e codificate: storicamente gli insediamenti sono stati organizzati in equilibrio con il sistema morfologico-ambientale circostante. Nel caso specifico della Valle dei Laghi, elementi di particolare importanza, nella successione spaziale degli insediamenti, sono stati le presenze degli specchi e dei corsi d’acqua (i laghi e i torrenti), la rete infrastrutturale di collegamento tra la Valle dell’Adige e l’Alto Garda trentino e l’articolazione della morfologia circostante. Questi aspetti del territorio sono andati a condizionare in maniera determinante l’urbanizzazione dentro la Valle dei Laghi: gli insediamenti si sono collocati rispettando, inoltre, le regole tipiche dell’urbanizzazione del Trentino come l’attenzione alla sicurezza idraulica e sicurezza idrogeologica. Vediamo brevemente le caratteristiche di questo processo di urbanizzazione.

1865

La prima immagine che descrive in maniera esaustiva l’articolazione del territorio è quella descritta dal rilievo del Catasto degli Asburgo a metà dell’Ottocento. La struttura insediativa della Valle dei Laghi, a quel tempo, è già sostanzialmente completa. Spiccano, per la loro estensione, i centri abitati di Terlago, di Vezzano, di Padergnone, di Calavino, di Lasino e di Cavedine che sottolineano una chiara divisione tra campagna aperta e centri urbanizzati. Tuttavia appare evidente la significativa presenza di insediamenti sparsi, diffusi sul territorio, soprattutto nel comune di Cavedine e in quello di Terlago. La parte più densamente antropizzata è quella che corre lungo l’asse della Valle di Cavedine, caratterizzata da insediamenti di fondovalle, mentre appare più debole la direttrice di collegamento con l’Alto Garda. Dotati di una chiara ed articolata struttura urbanistica e territoriale, sono i centri di dorsale: Lon, Ciago e Covelo.

1950

Questo impianto insediativo resiste sostanzialmente fino a metà del Novecento. Le “tavolette” dell’Istituto Geografico Militare, datate 1950, descrivono ancora una struttura intatta, rimasta coerente con l’impianto originario. Si può osservare un rafforzamento edilizio dei centri abitati principali e un significativo ingrandimento di quelli secondari, fra i quali spiccano quelli di Ranzo e di Margone. Compare l’asse di collegamento tra le Sarche e Padergnone, destinato ad assumere, negli anni, un ruolo sempre più significativo. La suddivisione tra centri abitati e campagna aperta rimane comunque evidente, nonostante la crescita significativa del numero di manufatti edilizi. Appare, infine, in maniera significativa, il centro abitato attorno a lago di Lagolo.

1980

Dal dopoguerra agli anni Ottanta è possibile riconoscere, osservando il rilievo della prima Carta tecnica provinciale (1980), la rottura con le regole insediative tradizionali e la nascita dell’immagine della Valle dei Laghi così come appare oggi. I centri urbani principali perdono progressivamente il loro carattere compatto e iniziano a disperdersi dentro le trame della campagna. Il limite tra spazio aperto e spazio abitato, così chiaro fino alla metà del Novecento, inizia a frammentarsi. Questo è particolarmente vero per gli abitati di Calavino, di Vezzano e di Terlago. Si assiste alla nascita dell’abitato delle Sarche e a quello del lago di Lagolo. Si consolida l’asse che, attraverso l’abitato di Pergolese, arriva al lago di Cavedine. Un forte incremento edilizio è visibile nell’abitato di Ranzo e a nord del centro di Terlago (Monte Terlago).

1991

Durante gli anni Ottanta si assiste al consolidamento di queste tendenze insediative. Nel primo rilievo ortofotogrammetrico della provincia, datato 1991, la Valle di Laghi, soprattutto per quanto riguarda i centri di Terlago e di Vezzano, inizia ad essere luogo di suburbanizzazione rispetto alla città di Trento. Per questa ragione appare evidente la 115

nascita di nuove addizioni urbane (residenziali e produttive) adiacenti ai centri abitati maggiori. Si consolidano gli assi viari principali e si può notare un generale aumento degli insediamenti diffusi rispetto ad un limitato consolidamento di quelli compatti.

2001

Durante gli anni Novanta questi fenomeni subiscono un’ulteriore accelerazione. La veduta della prima ortofotocarta a colori, datata 2001, rende espliciti questi processi oramai irreversibili. I centri abitati principali hanno una nuova fase di ingrandimento residenziale, a cui si aggiungono nuovi ed importanti complessi artigianali ed industriali. Si intensificano gli insediamenti lungo le vie di comunicazione e dentro al territorio aperto.

2010

Oggi la Valle dei Laghi si presenta come un insieme di insediamenti fortemente sviluppati, che hanno giovato della loro collocazione tra due punti di forte attrazione viabilistica: il capoluogo Trento e il sistema Riva del Garda-Arco. L’urbanizzazione degli ultimi trent’anni, se da un parte ha messo in crisi il modello insediativo tradizionale, dall’altra ha avviato la costruzione di una nuova identità e di un nuovo paesaggio. La Valle dei Laghi è così caratterizzata da una densità edilizia concentrata soprattutto lungo le vie di comunicazione principali e attorno alle aree occupate dai centri storici. Il sistema della Valle di Cavedine, tradizionalmente rivolta verso Riva-Arco, ha iniziato a convergere, a partire dagli anni Ottanta, verso il capoluogo. Generalmente la crescita degli ultimi anni è avvenuta senza il rispetto di regole precise, derivanti dalla tradizione, ma piuttosto legate ad opportunità dettate dalla disponibilità edificatoria inserita nei piani regolatori dei diversi comuni.

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Dinamiche insediative - 1860

Dinamiche insediative - 1950

Dinamiche insediative - 1980

Dinamiche insediative - 1991

Dinamiche insediative - 2001

Dinamiche insediative - 2010