MEZZO SECOLO DI VITA, CRONACA, CRONISTORIA, ARTE E RICORDI Dal 1946 Al 2000

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MEZZO SECOLO DI VITA, CRONACA, CRONISTORIA, ARTE E RICORDI Dal 1946 Al 2000 MEZZO SECOLO DI VITA, CRONACA, CRONISTORIA, ARTE E RICORDI dal 1946 al 2000 di Umberto Cerasi Amelia, Estate 2005 1 agli amici Presentazione Pensavo potesse essere facile riportare notizie di eventi ai quali avevo assistito o partecipato, perciò mi ero accinto a questo lavoro di raccolta e trascrizione di notizie varie facendo una cernita, scartando le ovvie e banali per proporre invece, attraverso brevi flash, il filo di una storia che in qualche modo riguardasse Amelia e il territorio circostante. 2 Con il passare dei mesi e degli anni ho dovuto constatare che il lavoro era più impegnativo di quanto avevo immaginato e mi imponeva delle rinuncie alle quali per ovvi motivi mi sono dovuto adattare. Nel 1946 avevo avuto la “corrispondenza” de “Il Momento”, un quotidiano non allineato con i partiti, però orientato a sinistra e l’avevo tenuta sino al 1953 quando fu soppressa la pagina di Terni. Passai a “Il Messaggero”, come vice di Massimo Cassiani e quando lui rinunciò ne divenni titolare finché mi venne tolta nel 1960, ma conservo la collezione degli articoli da me scritti e pubblicati su entrambi questi giornali. Contemporaneamente avevo offerto collaborazione a “La Voce”, poco dopo la sua nascita nel 1953, come servizio al mio modo di essere credente e conservo, da allora, quasi tutti i numeri del settimanale religioso che all’inizio aveva un’intera pagina riservata alla nostra Diocesi. Con l’ausilio di questi tre archivi e di altri ritagli sono andato avanti, supportato dall’uscita de “l’atomo”, un bimestrale locale che ebbe vita breve, dal febbr. 1979 all’ott. 1980. Nell’ottobre ’89 uscì il primo numero de “Il giornale di Amelia”, all’inizio bimestrale poi mensile, che si stampava a Torino ed ebbe durata sino al gennaio ’93 per essere sostituito dal “Banditore di Amelia” che ha avuto fortuna sino ad oggi. Non ho la pretesa di aver esaurito una sintesi che avrebbe avuto bisogno di un più ampio archivio cartaceo, reperibile per es. dalle corrispondenze di Ermanno Santori, per diversi anni su “Il Tempo”, “La Nazione” e poi “Il Messaggero”. Ho quindi estratto titoli e notizie da quello che avevo in casa senza fare altre ricerche, reperendo tutto ciò che di “storico” valesse la pena riportare e conservare nella memoria per fornire, a chi ne avesse interesse, materiale variamente recensito. Ho anche cercato di eliminare cose che si ripetevano nelle varie testate e altre che, secondo una mia personale interpretazione, non valeva la pena di riportare e chi ha interesse, può reperire nella emeroteca di Terni e, più recentemente, nella biblioteca comunale dove l’incaricato dr. Ugo Di Nicola ha attuato, a cominciare dal 1983, una interessante rassegna stampa riguardante il nostro Comune. Questa è perciò una traccia senza pretese storiche, per di più viziata dalla mia “forma mentis” e dalla mia visione del sociale, forse partigiana ma non faziosa. Quindi chi avesse a consultare questo lacunoso compendio di notizie, sia scevro da pregiudizi nei miei riguardi e lo intenda come aiuto complementare al suo modo di pensare e di vivere, lavoro di una persona che ha amato e ama la sua Città e la libertà di pensiero e di espressione sua, ma anche quella degli altri com’è naturale debba essere nella dialettica democratica. Amelia, Estate 2005 U. C. STORIA DI AMELIA DOPO IL 1944 (il seguito di “Un anno di storia dal 25 luglio 1943 al 13 giugno 1944” del medesimo autore) Subito dopo la liberazione di Amelia, avvenuta il 13 giugno 1944, non poche erano le difficoltà perché riaffioravano vecchi rancori fra le fazioni politiche dei fascisti e dei “sovversivi” aggravate dai recenti episodi di intolleranza tra aderenti alla Repubblica Sociale e Resistenti Sul piano sociale c’erano i contadini, organizzati dai rinati sindacati, che avevano messo in discussione il patto mezzadrile sulla divisione del prodotto al 50 per cento e gli operai in cerca di occupazione che, dopo aver lavorato per i tedeschi allo scarico e carico dei camion delle munizioni, erano andati a lavorare a Narni scalo, per gli inglesi e americani, per il travaso della benzina dai vagoni alle “canistre” (taniche). C’era lotta fra chi accusava i “partigiani” di aver profittato della situazione e aver dirottato verso la propria dimora i generi alimentari che erano stati confiscati ai magazzini della Cavallerizza ed erano stati abbandonati dai tedeschi in ritirata. C’era risentimento contro i “repubblichini” per aver contribuito alla distruzione dell’Italia e contro i vecchi fascisti accusati di profitti non meglio specificati o di purghe e bastonate subite nel lontano 1922. Nella vita pubblica era stato espulso, con metodi piuttosto energici e sbrigativi il Podestà fascista, cav. Stanislao Morelli, ed era stato nominato dal Prefetto, su indicazione della Commissione Alleata di controllo, d’intesa con il Vescovo Mons. Vincenzo Lojali, il Geom. Silvio Pacifici quale Sindaco, coadiuvato da un gruppo di cittadini antifascisti che formarono 3 la Giunta: Arbace Baleani, Leonida Vincentini, Guido Valentini, Cafiero Liberati, Vincenzo Barcherini, Lamberto Leoni e in un primo tempo anche il Direttore del Collegio Salesiano Boccarini Don Alfredo Minozzi, Vincenzini Antinoo e Passerini Ezio che poi si dimisero. • Silvio Pacifici, nato in Amelia nel 1888, libero professionista come geometra nelle attività connesse all’agricoltura, ideologicamente antifascista, di indole moderata non aveva mai subito violenze ed apparteneva alla borghesia cittadina senza interessarsi di politica attiva né aveva mai ricoperto cariche civiche. • Arbace Baleani, di fede comunista, era stato purgato dai fascisti nel 1922 e faceva parte di quel gruppo che in occasioni sindacali, come il 1° maggio o politiche, per ricorrenze varie, veniva accompagnato e ristretto in prigione per qualche giorno. • Cafiero Liberati, classe 1891, artista del ferro, socialista convinto di tradizione familiare, aveva subito angherie dal regime fascista. Per la sua bonomia veniva considerato libero pensatore e aveva buoni rapporti con la classe dominante che serviva con la sua attività di fabbro artigiano. • Guido Valentini, proprietario terriero, imparentato con i Franchi, di sentimenti socialisti, non aveva avuto rapporti con il fascismo ed aveva sovvenzionato il movimento partigiano. • Lamberto Leoni, classe 1919, appena rientrato dalla vita militare, di professione tipografo, aveva aderito all’area repubblicana e la rappresentava. • Leonida Vincentini, detto Lolle, nato nel 1898, viveva a Roma dove faceva l’elettricista, socialista schedato dalla polizia e ristretto nelle manifestazioni fasciste, durante la Repubblica di Salò si nascose in casa dei parenti Chieruzzi in Via della Piaggiola, in una stanza occultata da un armadio. Aveva fatto parte del gruppo dei resistenti di Amelia come vice comandante. • Vincenzo Barcherini, classe 1916, di antica famiglia amerina, piccolo proprietario terriero, non si era mai occupato di politica ed apparteneva alla corrente cattolica democratica. Cominciarono a rientrare in Italia e dalle zone liberate del nord i prigionieri di guerra e di nascosto coloro che avevano militato nella Repubblica Sociale. Per noi giovani gli anni del dopo guerra furono i più fecondi di idee e iniziative perché scoppiò improvvisamente in tutti la voglia di vivere intensamente dopo le paure passate e venivano organizzati balli e feste in continuazione per non pensare ai guai che persistevano, alla fame ed a quanto ancora stava avvenendo in Europa e nel mondo. C’era la constatazione importante di esserne usciti vivi. Stavamo ancora in mezzo alla macerie morali e materiali che erano visivamente evidenziate dai duecento “sciuscià” (ragazzi abbandonati) raccolti sulle strade di Napoli e del sud d’Italia dai Salesiani e che vivevano con inimmaginabili problemi di sopravvivenza nell’Istituto del San Giovanni, oppure profughi che giravano in cerca di vettovaglie o della borsa nera che continuava per coloro che, come i romani, vivevano nelle grandi città dove la tessera per gli alimenti ricordava che la guerra non era ancora terminata nel nord d’Italia e non era finita la battaglia per vincere la fame. Uno dei maggiori proprietari terrieri, Michelangelo Catalani, ebbe il palazzo di Via Farrattini assediato da dimostranti sino a quando non giunsero da Terni i “celerini” in aiuto dei pochi carabinieri del Maresciallo Giuseppe Pirrone. Il giornale “Il Momento”, in una corrispondenza da Narni del 20 gennaio 1946, riportava che i Carabinieri di quella Stazione avevano fermato due autocarri, uno condotto da Renghi Raniero e l’altro da Silvani Enzo perché, senza autorizzazione, trasportavano 190 q.li di pasta prelevata al pastificio Federici di Amelia. I beni di prima necessità come pane, pasta, farina, olio, zucchero ecc. erano ancora contingentati e venivano distribuiti con la tessera. Solo con gli aiuti americani si poté superare il tristissimo momento quando la produzione agricola nostrana non aveva ancora ripreso il ritmo normale. La guerra aveva lasciato notevoli tracce non solo negli immobili distrutti ma anche per i residuati bellici lasciati da ogni parte. Lungo la “passeggiata”, dove adesso è il campo sportivo, un carro armato abbandonato al saccheggio pieno di proiettili, cataste di munizioni semiesplose e mine lungo le strade di Capitone e Sambucetole, il ponte sul Rio Grande lungo la strada per Orvieto, interrotto da un bombardamento, era stato ripristinato dagli Alleati che avevano gettato un provvisorio passaggio con travi di ferro e tavole sulla prima arcata. I nostri giochi di allora avevano come materia prima la cordite, i lunghi “spaghettoni” dei proiettili di artiglieria ai quali davamo fuoco per vederli poi serpeggiare fischiando in mezzo alla gente, oppure le “spolette” delle bombe a mano che strappavamo prima di gettarle dal muro del Collegio Boccarini nel sottostante “gioco del pallone”. Il piccolo bacino del “Lago vecchio” e le pozzanghere sopra la diga erano utilizzati per fare il bagno nella buona stagione in quanto il fosso era asciutto e la mancanza di acqua cronica. Le scuole erano chiuse ma alcuni insegnanti si erano associati per dare lezioni private ed avevano chiesto e ottenuto dal Comune due locali a pianterreno nel chiostro di Sant’Agostino dove aveva funzionato la palestra della Scuola media.
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