Anzio e i suoi Fasti Il tempo tra mito e realtà

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica

Edizioni Tipografia Marina Città di Anzio Medaglia d’Oro al Merito Civile

In collaborazione con Con il Patrocinio di Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio Con il contributo di Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico Camera e per il Polo Museale della Città di Roma dei Deputati Museo Nazionale Romano Palazzo Massimo alle Terme Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano Presidenza del Consiglio dei Ministri Galleria Corsini Museo Archeologico Nazionale di Napoli Museo Lapidario Maffeiano di Verona Biblioteca Capitolare di Verona

Con la disponibilità di Musei Capitolini Musei Vaticani

© Edizioni Tipografia Marina Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni ISBN 978-88-905183-0-0

Fotografie pp. 60-62; 64-65; 70; 80; 82; 92; 99-101; 104-105; 118: su concessione del In copertina: Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici Coppa Corsini, seconda metà I secolo a.C. - Roma, Galleria Corsini; foto su gentile conces- di Roma. Fotografia p. 72: su concessione dei Musei Vaticani, Città del Vaticano. Fotografie sione della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico e pp. 74-75: Roma, Musei Capitolini. Fotografie pp. 77-78: su concessione della Biblioteca per il Polo Museale della Città di Roma. Capitolare di Verona. Fotografie pp. 84; 86-89; 108; 110; 112: su concessione della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei. Fotografie pp. 94-96: Fasti Antiates, 84-55 a.C. - Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme; foto su © S.S.P.S.A.E. Polo Museale Città di Roma. Fotografie pp. 20; 102; 114; 116: su concessio- gentile concessione del MiBAC Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. ne del Museo Lapidario Maffeiano, Verona. Fotografia p. 115: su concessione della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Milano. Responsabile Mostra Collaborazione di Franco Pusceddu Ufficio Mostre – Direzione Generale per i Beni Direttore Generale del Comune di Anzio Archeologici – MiBAC Annamaria Dolciotti Direzione tecnica e coordinamento generale Claudia Scardazza Giuseppina Canzoneri Restauri opere Segreteria organizzativa del Museo Paolo Abete e Annunziata D’Elia, per la Chiara Ceccherini Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Marina Del Dottore Roma Segreteria della Direzione Generale Maria Toni, per il Museo Lapidario Maffeiano di Verona Ilaria Biondi Alessandra Tarisciotti Fotografie Maria Victoria Tulli Servizio fotografico Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma Ufficio comunicazione Giorgio Cargnel Bruno Parente Romano D’Agostini Ufficio mostre Daniela Doninelli Marina Del Dottore Luciano Mandato Visite guidate Simona Sansonetti C.R.D.S.B.A. Servizio fotografico Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei Progetto espositivo e grafica Alessandra Villone Studio Mastrella Giorgio Albano Allestimento Fabrizio Zazzeri, per il Museo Civico Archeologico Arco Forniture di Anzio MCM s.r.l., per i Musei Capitolini ed i Musei Vaticani Movimentazione opere Arterìa s.r.l. Michele Favalli, per la Biblioteca Capitolare di Verona Gianluca Stradiotto e Ufficio foto riproduzioni della Assicurazioni Veneranda Biblioteca Ambrosiana, per il Museo Progress Insurance Broker s.r.l. Lapidario Maffeiano di Verona Vernissage Ufficio Consegnatario Museo Nazionale Romano Art Director Marinella D’Ambrosio Saverio Sciaudone Sonia Panatta ArcheoFood Miria Roghi Leonardo Salesi Il Sindaco di Anzio ringrazia i suoi concittadini ArcheoTour Lucianna Calia Elvio Stefanelli - Gioia Bus Edith Dahlmann Fientije Huisman Hot Club Roma Jazz band Carmen Pizzaleo Marco Loddo Maria Luisa Stroppa Gianfranco Malorgio Luciano Terrile Garaventa Moreno Viglione Rossana Venturelli Mostra e catalogo a cura di Cura redazionale del catalogo Tiziana Ceccarini Vittoria Lecce Mara Pontisso Con la collaborazione di con la collaborazione di Beatrice Cacciotti Tiziana Ceccarini Elena Ferrari Elena Ferrari Alessandro M. Jaia Vittoria Lecce Albo dei prestatori Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Mara Pontisso Roma, Museo Nazionale Romano Palazzo Massimo alle Terme Contributi di Beatrice Cacciotti Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Museo Nazionale Romano Terme di Tiziana Ceccarini Diocleziano Elena Ferrari Alessandro M. Jaia Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Vittoria Lecce Napoli e Pompei, Museo Archeologico Nazionale di Napoli Mara Pontisso Museo Lapidario Maffeiano di Verona Schede di Biblioteca Capitolare di Verona Margherita Bolla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Beatrice Cacciotti Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale Carlotta Caruso della città di Roma, Galleria Corsini Valentina Cipollari Chiara De Marchis Per i prestiti gli organizzatori ringraziano Laura Ebanista Margherita Bolla Elena Ferrari Rosanna Friggeri Livia Franzoni Paola Mangia Vittoria Lecce Rita Paris Mara Pontisso Mons. Alberto Piazzi Daniela Velestino Giuseppe Proietti Fabrizio Zazzeri Valeria Sampaolo Rossella Vodret Pannelli e apparati didattici Si ringraziano per la collaborazione Beatrice Cacciotti Carlotta Caruso Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio - Tiziana Ceccarini Soprintendente Marina Sapelli Ragni Elena Ferrari Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Alessandro M. Jaia Roma - Soprintendente Giuseppe Proietti Maria Letizia Lamorte Musei Capitolini - Direttore Claudio Parisi Presicce Vittoria Lecce Musei Vaticani - Direttore Antonio Paolucci, Rosanna Mara Pontisso Di Pinto, Giorgio Filippi, Giandomenico Spinola Indice

Prefazioni

7 Luciano Bruschini

9 Umberto Succi

11 Marina Sapelli Ragni

13 Introduzione Tiziana Ceccarini

15 Il tempo tra mito e realtà Che cos’è il tempo Tiziana Ceccarini Misurare il tempo Mara Pontisso Vivere nel tempo Vittoria Lecce

25 I luoghi dei Fasti. Appunti di topografia anziate Alessando M. Jaia

33 Francesco Bianchini e lo studio del tempo. Un contributo alla «Istoria» di Antium Beatrice Cacciotti

47 Il tempo “greco” e il tempo “latino” Elena Ferrari

59 Schede dei materiali

Luciano Bruschini Sindaco di Anzio

Dopo una serie di importanti esposizioni organizzate negli anni passati, incentrate sul “ritorno” ad Anzio di grandi reperti archeologici ritrovati nel corso dei secoli nella nostra città ed in seguito andati ad arricchire importanti raccolte musea- li italiane e straniere, quest’anno, nell’ormai consueto appuntamento espositivo del Museo Civico Archeologico, il tema della ricostituzione di un nostro museo virtua- le anziate si fonde con una tematica direi “universale”. Quella del tempo, inteso nelle sue più diverse espressioni nel quotidiano degli antichi. Dal tempo scandito e misurato, a quello delle manifestazioni di devozione; dal tempo delle attività e della laboriosità al tempo dell’otium e del lusso, fino a toccare il tempo inteso come momento fondamentale dell’esperienza umana. Spunto per questa tematica è l’esposizione dell’eccezionale ritrovamento effettuato nel 1915 nell’area della villa imperiale del rarissimo calendario precesaria- no attualmente conservato presso il Museo Nazionale di Roma a Palazzo Massimo che, affiancato per la prima volta alle riproduzioni dei frammenti marmorei degli altri fasti anziati dei Musei Capitolini e dei Musei Vaticani, va a costituire una for- midabile guida allo studio della misurazione del tempo presso i romani. Ma, come detto, il tempo ha tante facce, rappresentate nell’esposizione da reperti “anziati” altrettanto unici: il vaso in argento con rappresentazione del giudizio di Oreste, per la prima volta in mostra fuori dalla sua sede naturale, la Galleria Corsini di Roma e la seducente statua dell’Hermes Loghios di Palazzo Massimo, entrambi rinvenuti nel mare di Anzio. Il rilievo con Mitra tauroctono del Museo Maffeiano di Verona pro- veniente probabilmente dall’area del porto, al quale si lega l’interessante vicenda con- nessa alle circostanze del ritrovamento e ai successivi studi, documentati dal mano- scritto di F. Bianchini del 1712 concesso in prestito dalla Biblioteca Capitolare di Verona: quasi un excursus sul “tempo ritrovato”. Ed ancora, le iscrizioni funerarie del Museo Nazionale di Napoli e diversi altri importanti reperti rappresentativi di una tematica che spero susciti anche momenti di riflessione personale nel visitatore. Mi sia altresì permesso di sottolineare come nell’anno delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia si siano ritrovate a lavorare insieme per la realizzazio- ne della mostra, in completa armonia e spirito di collaborazione, numerose e diver- se istituzioni di tutta Italia, da Verona, a Roma, a Napoli. Al riguardo, desidero esprimere tutta la mia gratitudine e quella dei nostri concittadini ai responsabili e al personale dei Musei, delle Soprintendenze e delle Biblioteche che hanno creduto nel nostro progetto. Desidero in particolare ringraziare il Prof. Giuseppe Proietti, Soprintendente archeologo per Roma, per aver voluto dare continuità alla bellissi- ma collaborazione tra il nostro Museo Archeologico e la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, concretizzatasi quest’anno soprattutto nella per- sona di Tiziana Ceccarini, curatrice della mostra, che con il suo staff ha dato forma e contenuto ai “Fasti di Anzio”. Desidero inoltre ringraziare la “nostra” Soprintendente per i Beni archeologici del Lazio, Marina Sapelli Ragni, per la sua costante vicinanza all’archeologia anziate e ancora tutto il personale del Comune, in particolare lo staff del Museo Civico Archeologico, per l’impegno profuso nell’or- ganizzazione della mostra.

Umberto Succi Assessore alle Politiche Culturali Turistiche e Sportive - Anzio

I Fasti di Anzio. Nel gioco di parole del titolo della nuova mostra organizzata presso il Museo Civico Archeologico è rappresentato, per chi ha la competenza della promozione culturale e turistica della città, un obiettivo da raggiungere, non certo un punto di arrivo autocelebrativo. Quasi un monito che ci avvisa di quanto ricco è il passato del nostro territorio e di quanto possiamo fare oggi sulla strada dello svi- luppo dell’offerta turistica e culturale della città. Come ho avuto già modo di sot- tolineare, non si tratta di convogliare l’attenzione dei turisti che ogni anno ci ono- rano della loro presenza verso tematiche che caratterizzino il profilo di Anzio in maniera univoca, ma di diversificare le iniziative per soddisfare esigenze ed interes- si diversi, mantenendo la discriminante della qualità delle iniziative proposte. Questa impostazione si basa sulla convinzione che il collante quotidiano già esiste ed è forte: è il carattere della gente di Anzio, aperto, accogliente, disponibile. Ci siamo sempre. Sono passati secoli da quando aristocratici romani ed imperatori frequentava- no la costa dell’antica Antium. Sono cambiati i tempi, sono cambiate culture, socie- tà e persone. Sono cambiati gli spazi e la cognizione stessa dello spazio. E proprio questo mi porta a fare un’altra riflessione. La fascia costiera a sud di Roma, così ricca di storia e al contempo così ricca di differenze, nel suo insieme è un formidabile attrattore. Restringere l’attività di promozione alla nostra città e al suo territorio, senza collegarci e confrontarci in progetti comuni con le realtà più vicine, ci porte- rà inesorabilmente a restringere l’orizzonte delle nostre capacità attrattive. Dunque, con ancora più vigore occorre lavorare con mentalità aperta insieme alle altre Amministrazioni del litorale per costruire una rete di iniziative che restituiscano, non la sensazione di una estemporanea dinamicità, ma la reale consistenza di comu- nità vivaci, in crescita, all’altezza delle aspettative.

Marina Sapelli Ragni Soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio

Ancora una volta, con questo nuovo appuntamento espositivo, il Museo Civico Archeologico di Anzio e tutta l’Amministrazione Comunale anziate si pon- gono in prima fila nell’ambito regionale laziale per l’appassionata opera di recupe- ro delle proprie valenze culturali e di valorizzazione attenta e condivisa del proprio inestimabile patrimonio archeologico. Come si evince riprendendo in mano i cataloghi delle numerose esposizioni temporanee che il Museo, in collaborazione con le Soprintendenze archeologiche territoriali, ha organizzato negli ultimi anni, le possibilità che la storia antica di Anzio offre all’indagine ed alla valorizzazione di oggetti o contesti sono pressoché inesauribili. Con grande piacere nell’anno precedente la scrivente, accettando l’invito degli amici anziati, aveva proposto una esposizione che si è realizzata con effettivo succes- so di pubblico con reperti che ritornavano ad essere visibili ad Anzio dal British Museum di Londra e dai Musei Capitolini di Roma. Altre esposizioni erano già state dedicate a significativi ritorni di opere eccellenti e famose da altri musei roma- ni ma, come si vede anche in questa nuova occasione, il filone è tutt’altro che esau- rito. Lo ha raccontato molto bene nel suo saggio dedicato alla ricerca nel collezio- nismo di antichità sul patrimonio disperso di Anzio Beatrice Cacciotti, proprio nel volume Anzio e Nerone. Tesori dal British Museum e dai Musei Capitolini. Non solo Anzio si impone per l’importanza dei rinvenimenti di età protosto- rica, arcaica e repubblicana, ma soprattutto eccelle quale popoloso e ricco centro portuale e residenziale in età imperiale romana. La continuità insediativa e l’impor- tanza di Anzio in tutta l’età moderna giustificano il fatto che sin dal XV secolo mer- canti e trafugatori di marmi antichi hanno trovato in questo territorio una messe di opere da depredare, per cui solo attraverso lo studio puntuale del collezionismo antiquario europeo è possibile rintracciare, seppure nelle linee principali, le disper- sioni dell’immenso patrimonio archeologico anziate. La circolazione di opere scavate ad Anzio è documentata, come gli studi hanno evidenziato, attraverso tutto il mercato italiano ed europeo, onde proporre qualsia- si progetto di ricerca su siti o temi anziati significa lavorare a tutto campo nelle col- lezioni dei maggiori musei archeologici o raccolte private d’Europa. A fronte di questa ricchezza e varietà, non può che dare grande soddisfazione trovare in Anzio stessa oggi, e nei suoi cittadini, amore ed entusiastico interesse per il recupero di tante memorie disperse, oltre che per la salvaguardia delle numerose emergenze monumentali ancora presenti in luogo, a cominciare dalla villa imperia- le, per continuare con altri contesti, ove – tra l’altro – la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio sta intervenendo con finanziamenti ministeriali per scavi e restauri mirati, proprio in questa fase. La esposizione qui presentata, curata da Tiziana Ceccarini e voluta dal Museo Civico di Anzio, rimarrà come le altre iniziative a dimostrare quanto stimolo e arric- chimento culturale possa derivare ai contemporanei dal recupero delle testimonian- ze archeologiche, ove attenzione e sensibilità segnino le scelte programmatiche delle nostre amministrazioni pubbliche. Dunque, Dio mio, io misuro (il tempo) e non so cosa misuro. (...) Ne ho tratto l'opinione che il tempo non sia se non un'estensione. Di che? Lo ignoro. Però sarebbe sorprendente se non fosse un'estensione dello spirito stesso. Agostino, Confessioni, XI, 26, 33. Introduzione

Tiziana Ceccarini Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

Ogni comunità perde, nel corso dei secoli, frammenti della propria storia, alcune volte li dimentica altre volte li recupera, ma rimane sempre la curiosità verso le memorie del proprio passato. Anche le vicende storiche della città di Anzio testimoniano la frammentazio- ne e dispersione di alcuni contesti storici ed archeologici, ed è per questo che l’at- tenzione degli organizzatori di questa nuova mostra ha portato ad elaborare tema- tiche strettamente connesse alla storia del territorio, nella convinzione che l’iden- tità di una città si fonda sulla conservazione cosciente e rispettosa della propria memoria storica. L’invito a curare una mostra su alcune problematiche legate al concetto di Tempo è stata da me accolto con entusiasmo sia per il tema, sia per la sfida di ripor- tare per la prima volta, nel luogo di provenienza, alcuni capolavori come i Fasti, la statua dell’ Hermes Loghios o ancora la cosiddetta coppa Corsini. Questa mostra dà una immagine al Tempo attraverso tre sezioni: “Misurare il tempo”, “Vivere nel tempo”, “Vincere il tempo”, che vedono accanto ai capolavo- ri anziati, un’accurata scelta di opere provenienti da vari Musei non pertinenti al territorio di Anzio, ma necessari al completamento del contesto espositivo.

Il tempo tra mito e realtà

Che cos’è il tempo?

Tiziana Ceccarini

Sant’Agostino afferma: “Che cosa è il tempo? Se approfondire i molteplici aspetti legati a questa nessuno me lo chiede lo so, se devo spiegarlo a chi tematica. A noi interessa, in questa sede, far notare me lo chiede non lo so”. come nel corso della storia il tempo non si sia pre- Questa affermazione potrebbe suonare alquanto sentato come qualcosa di unico ed oggettivo, qual- stridente con la realtà che ci circonda perché oggi cosa che era lì e la cui misurazione era solo un pro- tutto è regolato su precise scansioni temporali. In blema tecnico di maggiore o minore precisione, ci casa, nei luoghi di lavoro, dovunque ci si trovi dal preme evidenziare che non vi era un solo tempo, ma mattino appena si è svegli alla sera, il tempo, l’ora, è una molteplicità di “tempi” tra loro diversi concet- ben visibile e ci accompagna in ogni momento della tualmente e quindi non misurabili. giornata: l’orologio digitale proietta sul soffitto l’ora Il tempo della giornata di dodici ore era una cosa esatta o se abbiamo qualche dubbio basta accendere ben diversa dal tempo regolato dalla clessidra o dalla il computer e sul monitor, a destra, appare ancora meridiana o ancora più tardi dall’orologio, altra cosa una volta l’ora esatta. Ma la giornata continua e la ancora, era il ciclo annuo e quello cosmico misurato tecnologia ci accompagna senza lasciare spazio alla sui moti degli astri. nostra mente di pensare alla non univocità del Se all’inizio l’uomo si è reso conto facilmente che ad tempo: il grande protagonista l’orologio da polso ci un periodo di luce seguiva inevitabilmente un perio- ricorda con precisione i nostri impegni e i nostri do di buio e più tardi dell’importanza di sapere appuntamenti, oppure basta aprire il telefono cellu- quanta era lunga la notte, per riprendere le attività lare ed avere immediatamente visualizzata data, ora, alla luce del giorno, con il passare del tempo, diven- calendario, fusi orari, o sbirciare il calendario che è tando la vita più complessa ed essendo l’uomo un sempre appeso sulle pareti delle nostre case per capi- essere socievole che vive assieme agli altri e con gli re quali sono i giorni festivi, stampigliati in rosso e altri collabora ed interagisce, ha avvertito la necessi- quelli feriali in nero. tà di misurarlo. Il tempo doveva procedere uguale Tutto questo ci fa percepire il tempo come qualcosa per tutti e la scansione doveva guidare nello stesso di oggettivo e molto preciso, misurabile con appros- modo l’attività o il riposo di ogni individuo. Infatti simazioni sempre più strette. Ma non è stato sempre i vari sistemi di misura non avevano lo stesso signi- così, basterebbe una semplice riflessione per com- ficato non essendo univoco il concetto di durata: prendere come il concetto di tempo sia quanto di un’ora intesa come dodicesimo del giorno solare, più sfuggente la mente umana sia riuscita a concepi- non misurava la durata nello stesso senso degli stru- re. Infatti il tempo non offre nessuna evidenza sen- menti approntati per la scansione del tempo. sibile, in sé unisce sia l’attimo che l’eternità, scorre Ecco perché l’introduzione del calendario segnò una silenziosamente, ininterrottamente, in modo invisi- vera e propria rivoluzione perché come sottolinea lo bile, non afferrabile. Eppure l’uomo da sempre ha storico medievale Jacques Le Goff, il calendario è il cercato di riconoscerlo e di conseguenza di mettervi grande regolatore: giorno, settimana, mese, anno. un po’ d’ordine. Ma cos’è davvero un calendario? Un oggetto e insie- Della questione del tempo si sono occupati storici, me un’astrazione. La parola viene dal latino, calen- matematici, filosofi, studiosi di ogni disciplina e a darium, «libro dei conti»: gli interessi dei prestiti che quegli studi noi rimandiamo per chiunque voglia si pagavano alle calende, il primo giorno del mese

15 degli antichi romani. Strumento per regolare il dusse aggiustamenti al calendario giuliano per far sì tempo della natura e insieme quello del lavoro, il che non ci fossero più vistosi slittamenti nelle stagio- tempo cosmico e quello umano, il tempo collettivo ni. Tuttavia, nonostante tutti gli aggiustamenti volu- e quello individuale, il calendario è un oggetto scien- ti dal papa Gregorio XIII, neppure questo calenda- tifico e contemporaneamente un oggetto culturale. rio risultò perfetto considerando l’anno ancora trop- Ma anche la suddivisione dell’anno in mesi e giorni po lungo rispetto a quello reale (365,2425 giorni non aveva significati univoci, essendo il mese uno contro 365,2422). strumento convenzionale che segnava scansioni In conclusione non possiamo che far notare come la temporali collettive come festività, cariche politiche, conquista di un significato univoco nella misura del celebrazioni e si distaccava da quello che era il con- tempo si venne a realizzare molto lentamente nei teggio del mese e dell’anno dei lavori nei campi, secoli, e per tappe, da un lato con l’introduzione e le legati più all’osservazione degli astri e quindi ai cicli riforme del calendario, dall’altra con il progressivo naturali; lo sfasamento tra l’anno solare e quello perfezionamento degli orologi e con l’adozione del civile rimase fino alla riforma gregoriana che intro- ciclo giornaliero di 24 ore.

16 Misurare il tempo

Mara Pontisso

“La conquista del tempo per mezzo della misura è legato al concetto di crescita), giugno (iunius, dalla chiaramente percepita come uno degli aspetti dea Giunone), mentre i successivi assumevano la importanti del controllo dell’universo da parte del- loro denominazione in base alla collocazione nel- l’uomo…”1. l’anno: quintilis (luglio), sextilis (agosto), Attraverso l’osservazione di alcuni fenomeni astro- (settembre), october (ottobre), november (novem- nomici l’uomo, sin dall’antichità, cercò di appronta- bre), december (dicembre). re dei sistemi di misurazione del tempo. Scrutando Tale successione fu modificata dal re Numa il cielo, oltre all’alternanza di dì e notte, il ciclo più Pompilio, fondatore di riti ed istituzioni religiose, il facile da osservare è quello della lunazione (l’inter- quale aggiunse due mesi, gennaio (, da vallo di tempo, di circa 29 giorni e mezzo, che sepa- Giano dio dei passaggi e protettore delle entrate e ra due ritorni del satellite terrestre in congiunzione dei principi) e febbraio (, da februare ovve- con il Sole) e ciò porta ad assegnare al mese un posto ro purificare). L’anno così definito veniva ad essere privilegiato. Se invece si considera il ciclo stagionale composto da quattro mesi di 31 giorni (, della vegetazione, la scansione che si impone è quel- maius, quintilis, october), da uno, februarius, di 28, e lo dell’anno, coincidente con una rivoluzione della da sette mesi di 29 giorni (ianuarius e i restanti sei). Terra intorno al Sole (durata media circa di 365 In tutto si contavano dunque 355 giorni, numero giorni). Dall’osservazione delle stelle, inoltre, gli ancora divergente dal computo legato al corso sola- astronomi dell’antico Oriente rilevarono che il Sole, re. Si decise pertanto di intercalare ogni due anni, nel suo moto annuale apparente, attraversa dodici tra il 23 e il 24 febbraio, oppure fra il 24 e il 25, un costellazioni, che chiamarono zodiaco. mese di 22/23 giorni definito intercalaris mensis o anche mercedonius. Nonostante tale correzione, Il calendario2, come ben sottolinea J. Le Goff, oltre rimase la differenza con il corso solare, tanto che nel ad essere oggetto scientifico, è anche un prodotto 46 a.C. l’equinozio dell’anno civile differiva da quel- culturale, religioso e soprattutto, in quanto organiz- lo astronomico di quasi tre mesi. zatore della vita pubblica e quotidiana, riveste un Esemplificazione di tale ordinamento e unica testi- valore sociale. Nella storia più arcaica di Roma esso monianza materiale giunta fino a noi di questo tipo fu un segreto dei pontefici: il primo esemplare pub- di calendario sono i Fasti Antiates Maiores (84-55 blico fu affisso nel Foro solo nel 304 a.C.3; il calen- a.C.). dario, infatti, è anche uno dei grandi emblemi e Giulio Cesare, rivestito dell’autorità di Pontefice strumenti del potere (“solo i detentori carismatici Massimo, la suprema carica religiosa romana, decise del potere sono padroni del calendario: re, preti, di attuare una riforma del calendario, in modo da rivoluzionari”)4. conciliarlo con l’anno solare. Per eseguire tale pro- Secondo la tradizione, il primo calendario sarebbe getto si avvalse della collaborazione di uno scienzia- stato elaborato da Romolo. Era a base lunare e costi- to alessandrino, Sosigene5. Si stabilì la durata del- tuito da 304 giorni raggruppati in dieci mesi (sei di l’anno civile a 365 giorni, portando i mesi ad avere 30 e quattro di 31 giorni). L’anno iniziava dal mese alternativamente 30 e 31 giorni (a febbraio ne furo- di marzo (martius, il cui nome discende dal dio no assegnati 29), mentre si corresse la mancanza di Marte), al quale seguiva aprile (, da aperire, sei ore nel computo totale annuale con l’introduzio- aprire, o da Aprus ovvero Afrodite), maggio (maius, ne di un giorno supplementare ogni quattro anni dalla dea della crescita Maia o da maior, comunque che, inserito a febbraio come doppione del sesto

17 giorno prima delle calende di marzo, fu quindi chia- cicli, chiamati nundinae (da novem dies), era scelto mato bis-sextus e da qui deriva l’attuale nome di come data ricorrente per il mercato, che dunque, anno e mese bisestile. secondo il computo romano, si ripeteva ogni nono Per sanare le incongruenze accumulatesi nel tempo, giorno8. l’anno 46 a.C. ebbe una durata di 455 giorni, a causa dell’aggiunta di mesi supplementari. Il 1 gen- Uno dei modi in cui i Romani distinguevano gli naio 45 a.C. entrò in vigore la riforma; sette anni anni era riferendosi al nome dei consoli. Esistevano, più tardi su proposta di M. Antonio, il settimo mese così, liste di magistrati eponimi, quali i Fasti dell’anno fu rinominato iulius in onore di Giulio Consulares, connessi ai Fasti Antiates Maiores (il ter- Cesare6. mine Fasti designava sia il calendario che l’elenco dei Augusto attuò un’ulteriore correzione: dal momento magistrati). che non era stato rispettato l’inserimento del giorno Gli anni erano conteggiati dalla fondazione della bisestile ogni quattro anni, ma era stato attuato ogni città (ab urbe condita): nel I secolo a.C. fu adottato tre, egli fece sospendere tale pratica per dodici anni. il computo di Varrone, secondo il quale tale avveni- In seguito il senato decise che sextilis, l’originario mento avrebbe avuto luogo nel 753 a.C. sesto mese, dovesse essere dedicato ad Augusto7. Il sistema attuale, era cristiana, si basa invece sul cal- Testimonianza del calendario di età augustea sono i colo del monaco Dionigi il Piccolo il quale nel VI Fasti Praenestini (6-9 d.C.), attualmente conservati secolo aveva fatto coincidere, commettendo forse un presso il Museo Nazionale Romano - Palazzo errore, la nascita di Cristo con l’anno 753 di Roma. Massimo alle Terme. Fino al 153 a.C. l’anno era iniziato il 1 marzo e I giorni del mese si contavano facendo riferimento a festeggiato in occasione del plenilunio, quindi il 15 tre momenti legati alle fasi lunari: le calende (primo del mese, sotto la protezione della dea Anna giorno del mese, corrispondente al novilunio, il cui Perenna. Dopo tale data, il principio dell’anno civi- nome deriva dal verbo calare, proclamare, in quanto le fu fissato al 1 gennaio, giorno dell’assunzione era il giorno in cui doveva essere proclamata al della carica da parte dei consoli. popolo la luna nuova), le none (coincidenti con il primo quarto di luna e cadevano nove giorni prima Nel mondo antico gli strumenti principali per la delle idi, contando anche il giorno di partenza, e misurazione dell’ora furono le clessidre ad acqua e dunque il giorno 7 nei mesi di marzo, maggio, gli orologi solari9. I primi veri orologi ad acqua furo- luglio e ottobre, il 5 in tutti gli altri) e le idi (corri- no elaborati ad Alessandria nella prima metà del III spondenti al plenilunio e il cui nome discende da secolo a.C. grazie agli studi di Ctesibio10. iduare, dividere, in quanto cadevano alla metà del Metodi basati sull’altezza del sole rispetto all’orizzon- mese, cioè il 13 quando le none erano quintanae, il te apparvero con le prime civiltà urbane: gli gnomo- 15 quando erano septimanae). ni (IV millennio a.C.) e le meridiane (inizi del II mil- Nella società romana i giorni erano contraddistinti lennio a.C.) sono le più antiche forme di orologi da lettere che indicavano la possibilità o meno di conosciuti. L’introduzione nel mondo greco di que- amministrare la giustizia (dies fasti o nefasti); le ste ultime viene in genere attribuita ad Anassimene fonti, poi, specificano un’altra suddivisione tra gior- di Mileto, mentre l’astronomo caldeo Beroso è ricor- ni consacrati agli dei e quelli in cui gli uomini pote- dato come l’inventore della meridiana semisferica o vano dedicarsi ad attività pubbliche o private (dies epiciclica. Alla fine del I secolo a.C. nell’area medi- festi e profesti). terranea esistevano meridiane piane, semisferiche e Lungo tutto il corso dell’anno, inoltre, si succedeva- addirittura tascabili e i modelli più complessi erano no cicli di otto giorni, contrassegnati questi ultimi in grado di indicare, oltre all’ora temporale, le fasi dalle lettere dell’alfabeto (A-H). Un giorno di tali lunari, i mesi e le posizioni dello zodiaco.

18 Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, VII, 214-215) completarono la sua iniziativa collocando accanto narra che quando M. Valerio Messalla conquistò all’orologio solare uno ad acqua destinato a sosti- Catania (263 a.C.) fece trasferire nella capitale la tuirlo in caso di giornata nuvolosa e durante la meridiana di quella città; essa fu dunque collocata notte. nel Foro ma non poteva, come sottolinea lo stesso La misura del tempo nell’arco della giornata fu autore, funzionare correttamente dal momento che comunque piuttosto approssimativa11, se, come sot- era stata progettata per la latitudine di un altro tolinea Seneca (Apokolokyntosis, II, 2), a Roma era luogo. Nel 164 a.C. il censore Q. Marcio Filippo impossibile sentire l’ora esatta ed era più facile con- donò a Roma un orologio appositamente concepito ciliare tra loro i filosofi che accordare tra loro gli per la città. I suoi successori nella censura, P. orologi: horam non possum certam tibi dicere: facilius Cornelio Nasica e M. Popilio Lenate, nel 159 a.C., inter philosophos quam inter horologia conveniet.

Note: 7 Per evitare, inoltre, che questo mese avesse un giorno in meno 1 Le Goff 1977, p. 501. rispetto a quello dedicato a Giulio Cesare e in complesso un 2 In latino il termine calendarium indicava il libro di conti, poi- numero pari di giorni, considerato nefasto, se ne tolse uno a ché gli interessi dei prestiti si pagavano alle Calendae, il primo febbraio, che arrivò ad averne 28; per evitare poi che tre mesi giorno del mese presso i Romani. consecutivi avessero 31 giorni, venne sottratto un giorno a set- 3 Nel 186 a.C. Fulvio Nobiliore dotò il tempio di Ercole e delle tembre e a novembre e lo si aggiunse a ottobre e a dicembre. Muse di un calendario (Livio, Ab urbe condita, 9, 46). Per l’ori- 8 Il concetto di settimana sembra essere riconducibile alla cultu- gine e l’evoluzione del calendario: Varrone, De Lingua Latina, ra ebraica, a sua volta debitrice dei Caldei. Essa però non si dif- VI, 3 ss.; Ovidio, Fasti; Macrobio, , I, 12-16. fuse in occidente prima del III sec. d.C. 4 Le Goff 1977, p. 501. Verosimilmente dovevano esistere due 9 Vitruvio (De Architectura, IX, 8) dedica ampio spazio alla tipi di calendari a Roma, uno civile, controllato da magistrati e descrizione degli strumenti di misurazione del tempo. dalle autorità religiose, ed uno naturale, costruito in base al sole 10 L’antenato di questo strumento era la clessidra ad acqua e al suo rapporto con i segni dello zodiaco. Spesso qualificato dell’Egitto faraonico (vi è un esemplare del XV sec. a.C.); la come agrario, quest’ultimo aveva il vantaggio di essere univer- Grecia dell’età classica non aveva apportato mutamenti signifi- sale, poiché era identico per tutti (Scheid 2009, p. 51). cativi ad essa (Russo 2006, pp. 128-129). Petronio (Satyricon, 5 Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XVIII, 211) sottolinea come, 26, 9) testimonia la diffusione di orologi ad acqua presso le grazie a Sosigene, Giulio Cesare ricondusse annos ad solis cursum. classi abbienti romane, raccontando come Trimalcione ne pos- 6 Il calendario giuliano è rimasto in vigore fino al 1582, quando sedesse uno provvisto di suoni che indicavano il trascorrere del papa Gregorio XIII decise la soppressione di tre giorni bisestili tempo, ad ornamento del suo triclinio. ogni 400 anni (mantenendo dunque sempre bisestili gli anni 11 Va peraltro sottolineato come nonostante gli astronomi cono- divisibili per quattro, ad eccezione di quelli di fine secolo non scessero le ore equinoziali, uguali nel corso dell’anno, nella vita divisibili per 400), per porre rimedio alla differenza di circa comune il giorno naturale, dall’alba al tramonto, era diviso in undici minuti tra anno solare e anno giuliano, che aveva com- dodici parti, con ore di lunghezza diversa in estate e inverno. portato, col passare dei secoli, una mancata sincronia con le sta- Solo nel XIV secolo il giorno venne diviso in ore aequales gioni.

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Vivere nel tempo

Vittoria Lecce

Nella nostra percezione quotidiana, sono spesso pre- La suddivisione della giornata. senti concetti e “realtà” che sembrano aver accompa- La mancanza (o anche l’elevato costo) di adeguati gnato fin dai primordi la storia umana ma che, ad sistemi di illuminazione nelle case private e l’assenza una più attenta analisi, possono rivelarsi portatori di di illuminazione pubblica notturna spronavano a messaggi e significati molto diversi, anche contrad- sfruttare il più possibile le ore di luce. Quasi tutti si dittori. alzavano alle prime luci dell’alba, all’hora prima (che Come si è avuto modo di riflettere nelle pagine pre- oscillava nell’anno dalle 4:27 nel solstizio d’estate cedenti, la percezione del tempo ed i modi di misu- fino alle 7:33 nel solstizio d’inverno), ed iniziavano rarlo, nei secoli hanno avuto significative variazioni, la giornata adempiendo agli obblighi lavorativi e/o come del resto è mutato il contesto sociale e cultu- sociali: nelle grandi città come nei piccoli centri, le rale. donne attendevano o controllavano le faccende Per questo, il quotidiano “vivere nel tempo”, che domestiche, gli uomini di bassa condizione sociale oggi è per noi scandito in periodi certi ed ufficial- rendevano visita come clientes ai personaggi influen- mente riconosciuti e garantiti da orologi completa- ti che, in qualità di patroni, erano disposti ad assi- mente indipendenti dalle condizioni atmosferiche e sterli con donativi, in cambio del voto e del sostegno dalle stagioni (i giorni sono divisi in ore di uguale pubblico. In seguito, verso la seconda ora, ci si reca- durata e chiunque può disporre di orologi personali va nei luoghi pubblici (Fori, tribunali) o nei luoghi per adattare i propri ritmi agli orari “ufficiali” ed di lavoro; successivamente si prendeva una rapida essere “in orario” per il lavoro, la scuola, gli appun- colazione, e verso la settima ora, si pranzava, cessan- tamenti con gli amici, i programmi televisivi, do poi ogni attività “seria”. Verso l’ora nona (l’otta- ecc…), in epoca romana era maggiormente condi- va d’estate) ci si avviava alle terme e subito dopo si zionato dall’avvicendarsi della luce e della notte e cenava: era buona norma finire di cenare al calare dai ritmi stagionali. della notte; solo alcuni lussuosi banchetti termina- Anche se la società romana accettava la suddivisione vano verso la nostra mezzanotte (e solo occasional- del giorno in ore, non risultava facile né univoco mente, pare, come nella celebre cena di Trimalcione, misurarne la durata: si poteva scegliere fra orologi si concludevano all’alba). solari, attivi solo di giorno e che misuravano ore di diversa durata a seconda della stagione, ed orologi Il tempo della vita. meccanici, ad esempio ad acqua, che potevano fun- La nascita, inizio della vita, veniva prevista (Gellio, zionare anche di notte misurando intervalli di Noctes Acticae, III, 16) dopo quaranta settimane dal tempo regolari. Non è fuori luogo ricordare di concepimento, ossia nel decimo mese (lunare) di nuovo il paradosso di Seneca (Apokolokyntosis, II, 2), gestazione, ma giuridicamente era considerata secondo il quale sarebbe più facile mettere d’accor- ammissibile anche nell’undicesimo mese. Si consi- do i filosofi che gli orologi. derava infans il bambino (e la bambina) fino ai sette Nonostante i sistemi di misurazione disponibili, e anni, per divenire poi puer (o puella) fino ai dicias- l’interesse che lo Stato o il singolo individuo potesse sette anni: durante questo periodo era consuetudine avere di conoscere l’ora esatta (anche solo per avere indossare al collo la bulla, ossia un medaglione di un oroscopo!), nella prassi la scansione della giorna- metallo o cuoio che conteneva degli amuleti; in ta era regolata essenzialmente più sull’alternanza seguito il cittadino maschio libero era denominato luce/buio che sullo scorrere delle ore. adulescens (fino ai 30 anni), iuvenis (fino ai 45 anni),

21 senior (fino ai 60 anni) e senex (dai 60 anni in poi); culture; cambia però di volta in volta il modo di tali definizioni e suddivisioni in classi avevano anche affrontare questa realtà. valore militare: da 17 ai 45 anni si poteva essere Nel caso dei Romani, in occasione dei decessi ci si impiegati nell’esercito attivo, dai 45 ai 60 nelle trup- atteneva ad un rituale (esposizione del cadavere, pe di riserva. processione funebre fino al luogo dell’inumazione o Ogni individuo, come ancora oggi accade, doveva della cremazione, deposizione della salma o delle dividere il proprio tempo e misurarsi con diverse ceneri con successiva cerimonia e banchetto fune- dimensioni e realtà sociali, quali ad esempio la fami- bre, purificazione della famiglia e dell’abitazione glia, la vita pubblica (svolgendo una attività lavora- con acqua e fuoco) che garantiva la corretta “gestio- tiva o intraprendendo una carriera politica o seguen- ne” del cadavere ed un ritorno alla vita “consueta” do e supportando come cliens quella del proprio per i familiari. Per perpetuare nei vivi la memoria patronus), la sfera religiosa. Quest’ultimo aspetto era degli estinti ci si affidava alle orazioni funebri piuttosto presente nella vita quotidiana, oltre che in durante i funerali e, per coloro che ne avevano la determinati periodi dell’anno o in circostanze spe- possibilità, al luogo della sepoltura, nel quale o nei ciali: già nel nono giorno dalla nascita il bimbo veni- pressi del quale potevano essere collocate immagini va purificato con una cerimonia, nel corso della del defunto e/o iscrizioni che ne recavano il nome ed quale riceveva il nome; inoltre, in molte case era pre- altre informazioni ritenute essenziali. L’esigenza sente un piccolo “santuario” dedicato agli antenati sociale e psicologica del “lasciare una traccia o una ed alle divinità domestiche (dove, fra l’altro, i giova- memoria” dopo la propria morte era talvolta tal- ni deponevano la bulla al compimento del diciasset- mente pressante da spingere alcuni a commissionare tesimo anno). I sacerdoti erano del resto general- la propria tomba già da vivi, oppure a lasciare nel mente “immersi” nella vita sociale, poiché il loro testamento minuziose disposizioni circa la sepoltura ruolo non implicava l’astensione dagli altri aspetti desiderata o ancora a provvedere lasciti per il man- della vita pubblica (lo stesso imperatore era anche il tenimento della tomba e la continuazione delle pontifex maximus, capo del collegio sacerdotale dei offerte funebri. pontifices); e, per coloro ai quali la carriera pubblica L’ineluttabilità del tempo e del destino si incontrava- era preclusa, la dignità sacerdotale poteva essere no nella morte: oltre alla rassegnazione e al conforto ambita quale massimo onore cui aspirare. Sia per del rito che consente il ritorno alla normalità, è com- fede, sia per rispetto della tradizione, si tendeva ad prensibile che nasca il desiderio di vincere la morte. osservare i riti ed i sacrifici prescritti dalla religione Nella società romana la questione dell’immortalità ufficiale e molti si rivolgevano alle divinità per le dell’anima non sembra essere essenziale, anzi spesso necessità o le difficoltà della vita, formulando “voti” resta relegata alle dissertazioni filosofiche. Nella reli- che venivano poi sciolti nel caso in cui si fosse otte- gione tradizionale è ammessa una forma di sopravvi- nuto ciò che era stato richiesto. I depositi votivi, venza degli spiriti dei defunti, ma si tratta di entità ossia i resti delle offerte e dei sacrifici (che di solito non definite, da blandire e non disturbare. culminavano in banchetti in cui la vittima era con- Diverso è il caso della divinizzazione di alcuni degli sumata dagli offerenti), rinvenuti nei pressi di molti imperatori defunti (Augusto inaugurò la consuetu- templi o aree sacre, sono validi testimoni degli atti dine dedicando un tempio a Cesare con l’appellati- del culto. vo di Divus Iulius): ad essi, benché non considerati alla stessa stregua degli dei tradizionali, vennero inti- Affrontare (e scongiurare) la fine del tempo. tolati templi e cariche sacerdotali ed inoltre dedicati Comunque si calcolino le ore del giorno o i periodi sacrifici e giochi in giorni prefissati; a tutti gli effet- della vita, la percezione dei limiti temporali in cui è ti, da uomini mortali furono elevati al rango di enti- confinata l’esistenza umana non varia molto fra le tà divine immortali.

22 Nel tempo, sempre più individui sembrano essere se non intendevano di solito contrastare la religione attratti da religioni e culti che garantivano sia un tradizionale (che poteva e di fatto era sovente prati- rapporto più personale e coinvolgente con la divini- cata contemporaneamente) e avevano corso o in tà sia la sopravvivenza oltre la morte dell’anima, che templi e aree sacre appositamente costruite, oppure diviene così immortale. Molti esempi possono esse- in privato, fra comunità di adepti non troppo este- re fatti, a partire dal culto di Dioniso, importato se: si trattava di dottrine cui si veniva iniziati in vari dalla Grecia, si giunge fino a Cibele, a dei egiziani gradi e solo dopo un determinato periodo o diversi come Iside e Serapide, al persiano Mithra. Di quan- livelli di apprendistato si poteva partecipare a tutte do in quando le cerimonie straniere, considerate le fasi del culto. Non di rado mancano indicazioni estranee alla tradizione romana e soprattutto turba- precise circa il contenuto dei culti e lo svolgimento tive dell’ordine pubblico, portarono alla proibizione dei riti, anche perché gli adepti potevano essere del relativo culto. Di fatto però, tali pratiche religio- tenuti a mantenere il segreto su quanto appreso.

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I luoghi dei Fasti. Appunti di topografia anziate

Alessandro M. Jaia

La storia dei “trovamenti” di antichità tra i ruderi di Antonius Priscus denuncia un’ascendenza servile rife- Anzio è ricca di episodi e di fortunate scoperte, ribile al grande rivale di Ottaviano; Claudia Attica e effettuate soprattutto a partire dal rinnovato interes- Iulia Procula, ai dinasti della famiglia Giulio se di importanti casate per la zona, agevolato dalla Claudia; Flavia Victoria e la sorella Flavia Threpte, a costruzione del nuovo porto sotto il pontificato di quelli della famiglia Flavia; M. Ulpius Saturninus, a Innocenzo XII. Tuttavia, l’inclinazione spesso spic- Traiano. catamente antiquaria di scavatori e committenti, Altra costante che ritroviamo nella storia degli studi come pure dei casuali scopritori, ha quasi sempre su Anzio sono i ritrovamenti effettuati in mare. Ne pregiudicato la possibilità di conservare una precisa sono eccezionale testimonianza la celeberrima coppa memoria non solo dei luoghi ma anche dei contesti della Galleria Corsini, rinvenuta nel XVIII secolo e in cui furono effettuate scoperte talora rilevanti. l’altrettanto famoso Hermes Loghios di Palazzo Questo è avvenuto, tranne rare eccezioni, non solo Massimo, rinvenuto nel 1932. Come si noterà dalle tra i secoli XVII e XIX, periodo in cui l’arretratezza date di questi ritrovamenti, non esiste una “età del- delle conoscenze in campo archeologico comporta- l’oro” per questa tipologia di scoperte, del tutto va l’eventualità di non riconoscere addirittura la casuali, ma si tratta in genere di eventi fortuiti moti- natura di interi complessi architettonici, ma anche vati da un concorso di circostanze. Altrettanto pro- per buona parte del Novecento. Questo stato di cose blematica è la localizzazione del braccio di mare in grava tuttora in maniera significativa sulla possibili- cui sono stati effettuati tali ritrovamenti, se non tà di delineare con completezza i lineamenti dell’as- addirittura l’individuazione del punto preciso. Le setto topografico della città e del suburbio. circostanze del rinvenimento, il desiderio, talvolta, L’incontrollato sviluppo edilizio di Anzio, iniziato di non rivelare una notizia “preziosa” da parte degli con la costruzione della linea ferroviaria nel 1884 e scopritori, le modalità stesse di formazione del gia- conclusosi negli anni dello sviluppo economico suc- cimento archeologico sottomarino, sono tutti fatto- cessivo al secondo conflitto mondiale, ha poi defini- ri che sconsigliano di considerare attendibili le indi- tivamente precluso la possibilità di giungere ad una cazioni di volta in volta riportate nei rapporti uffi- conoscenza organica dell’assetto urbano antico. ciali e più in generale in letteratura. Inoltre, il porto Tuttavia, alcuni reperti in esposizione, come ad di sbarco coincide in maniera molto vaga con il esempio le iscrizioni funerarie provenienti dal luogo di rinvenimento, come molto vaghe sono Museo Archeologico Nazionale di Napoli (CIL X, sempre le notizie riportate da alcuni pescatori. In 6703, CIL X, 6675, CIL X, 6726) e quella di dedi- genere, si tratta di oggetti appartenenti a carichi per- ca dal Museo Maffeiano di Verona (CIL X, 6640), duti o affondati con la nave che li trasportavano; ad attestano almeno l’esistenza di luoghi pubblici non Anzio, tuttavia, alcuni reperti rinvenuti a non gran- altrimenti noti o rintracciabili come il santuario di de distanza dalla riva, soprattutto marmi o statue, Cerere Antiatina o la sede del collegium fabrum, col- sono con buona probabilità precipitati in mare a legato al culto imperiale. Illuminante poi l’onoma- causa dell’erosione marina, direttamente dal luogo stica dei personaggi citati nelle iscrizioni, tutti schia- in cui erano collocati, giardini o ambienti delle ric- vi o liberti della casa imperiale, a testimonianza di che residenze, tra cui la villa imperiale, poste lungo quanto la presenza della residenza imperiale incides- il ciglio della falesia. se sulla composizione del corpo civico della città Legato in qualche modo al mare è anche il ritrova- anche in termini di continuità temporale: M. mento del rilievo marmoreo con Mitra tauroctono

25 L. Canina, Pianta del porto antico e nuovo d’Anzio, 1838. conservato nel Museo Maffeiano di Verona, avvenu- mento dei cosiddetti Fasti Antiates Minores, attual- to nel 1699 nel corso del recupero di materiali per la mente conservati nella Galleria lapidaria dei Musei costruzione del porto innocenziano. Secondo una Vaticani. L’iscrizione fu rinvenuta nel giugno del vaga indicazione del Della Torre questo rilievo fu 1846 durante lo scavo per la costruzione di una stra- rinvenuto infatti nell’area tra la radice del molo da nella vigna Mencacci (Lombardi 1865). Che si occidentale del porto neroniano e il retrostante rial- trattasse di un importante documento epigrafico fu zo del terreno, probabilmente nell’area corrispon- intuito tuttavia dalla “illustre donna signora Sibilla dente al limite della villa imperiale presso l’attuale Mertens-Schaffausen coloniese, alla cui cultura e saga- via Furio Anziate: “Sane ubi nostrae tabulae fragmen- cità siamo debitori del prezioso frammento che, non ta reperta sunt, quo nempe vetus navale desinit, et curato, giaceva con altre anticaglie presso i Signori solum veluti in collem, cui Civitas erat imposita, assur- Fratelli Mengacci” (Diario di Roma, 8 luglio 1847). git quaedam adhuc visuntur loca cavernosa et interni La baronessa Sibylle Mertens Schaaffhausen, appar- recessus, quorum aliquem Mithrae specum fuisse facile tenente ad una ricca famiglia di banchieri di iudicaveris” (Della Torre 1700, p. 198; Lombardi Colonia, fu una donna particolarmente emancipata 1865, pp. 143-144). per i suoi tempi ed un personaggio importante della Scarse notizie abbiamo anche in relazione al ritrova- vita culturale tedesca. Esperta di archeologia, soprat-

26 tutto di numismatica, soggiornò a lungo a Genova e a Roma, dove tra il 1845 e il 1846 il suo salotto era molto ricercato da cultori dell’antico, artisti e musi- cisti. Diverse e ben note sono le vicende legate allo straor- dinario ritrovamento del calendario precesariano dipinto su intonaco e attualmente a Palazzo Massimo. Ma anche in questo caso i tanti documen- ti di archivio a nostra disposizione non concorrono a dirimere la relativa problematica topografica (Mancini 1921, Di Mario, Jaia 2009). Riassumendo, nel marzo del 1915, il marinaio Angelo Pezzi riferì dell’esistenza tra i ruderi dell’Arco Muto di un ambiente con una grande quantità di frammenti di intonaco dipinto con let- tere in rosso e in nero. Lo scavo, effettuato nel mag- gio seguente, 35 metri ad est dell’Arco Muto, permi- se di recuperare 527 frammenti di intonaco, che una volta ricomposti, restituirono due grandi pannelli, uno dei quali riproduce l’unico calendario prece- dente la riforma giuliana a noi pervenuto, i cosid- detti Fasti Antiates Maiores, l’altro la lista di conso- li compresi tra il 164 e l’84 a.C.; il documento è databile, presumibilmente, tra l’84 e il 55 a.C. Il caso è emblematico. Nella convinzione che si trat- tasse di un elemento applicato alla parete di un G.R. Volpi, Il cosiddetto tempio di Esculapio, 1726. ambiente della villa imperiale e forse per l’eccitazio- ne causata dal ritrovamento, nessuno ebbe modo di provvedere ad una adeguata documentazione, ad un l’obliterazione dei frammenti iscritti, la cui non preciso posizionamento e allo studio delle strutture dispersione rivela tuttavia che un preciso posiziona- sul ciglio della falesia tra le quali era stata fatta la mento permetterebbe di individuare (e studiare) la scoperta. Le speranze dell’ispettore di zona struttura alla quale erano affissi e quindi di com- Gioacchino Mancini di proseguire lo scavo andaro- prenderne la natura. no deluse e che si trattasse di un calendario di età Da un punto di vista topografico, questo ecceziona- repubblicana, cioè di datazione non coerente con le le ritrovamento si lega a quello della diffusione di strutture della villa imperiale, fu compreso solo a residenze di età tardo repubblicana nell’area che sarà restauro in corso e al termine dello studio del docu- poi occupata dalla villa imperiale. Ne sono state mento. Evidentemente, si apre per noi un problema individuate quattro lungo tutta la linea della falesia: di comprensione. L’ipotesi più probabile è che il presso il Faro di Capo d’Anzio (Scrinari 1975), pres- calendario fosse stato “affisso” su una parete perti- so la cosiddetta biblioteca (Scrinari 1975), nell’area nente ad un precedente impianto la cui natura ci delle grandi terme della villa imperiale e questa rela- sfugge, probabilmente a carattere residenziale. tiva ai Fasti nell’area dell’Arco Muto. Una sequenza L’abbattimento di questo impianto, avvenuto per far impressionante che sembra confermare quanto spazio agli edifici di età imperiale, avrebbe causato Cicerone riferiva ad Attico riguardo alla capillare

27 occupazione degli spazi nell’area della città e nel commento e ripubblicò il disegno dell’iscrizione suburbio. Da un punto di vista storico sappiamo premettendo parole che non lasciano dubbi: “Né vi che ad Anzio possedevano ricche ville i più impor- sarebbe d’uopo di lungo comentario per rilevare la let- tanti senatori della fine della repubblica, tra cui, con tura di quel marmo, potendo bastare per ciò che appar- ogni probabilità, le famiglie dei futuri imperatori tiene alla cognizione di questi uffici quel compendioso della dinastia Giulio Claudia. Da un punto di vista numerarli, e nominarli che io feci nel pubblicare la archeologico, le domus presso il Faro e presso la figura in rame di quel marmo … stampato tre anni cosiddetta biblioteca sono state rase al suolo per far sono … riserbandomi sin da allora a dare in luce una posto al grandioso portico curvilineo di età forse dichiarazione più distinta di tutto il contenuto di quel- augustea o tiberiana, mentre gli impianti presso le la lapida. Ma vedendo ora, cioè tre anni dopo, la grandi terme e nell’area dell’Arco Muto sopravvivo- medesima lamina del nostro rame, richiestami per eru- no forse fino al II sec. d.C. È possibile che proprio dita penna che scrive di antichità, uscire di nuovo in la domus dell’Arco Muto possa essere stata il nucleo luce e portare seco notizie non confacevoli (per quel che originario di proprietà della famiglia Giulia o io giudico) alla espressione della iscrizione, né all’altre Domizia, poi inglobato nell’ampliamento della vera parti già da me spiegate; sono in debito di soggiungere e propria villa di età imperiale, fino all’abbattimen- la spiegazione intera di tutti gli uffici espressi nel to e alla ricostruzione del II sec. d.C. in termini marmo stesso, acciocchè possa ricopiarli a suo bell’agio monumentali di questo settore del complesso. chiunque vorrà prendere la nostra spiegazione: e se la Vicenda ancora più complessa è quella del ritrova- faccia pur sua chiunque vorrà, dopo un altro triennio, mento, sempre nell’area della villa imperiale, dei se gli parrà giustificata; che io non ho minor facilità di cosiddetti Fasti Ministrorum Domus Augustae, parte prestare la figura, che la spiegazione a chiunque la di un calendario abbinato ad un elenco di membri voglia…” (Bianchini 1727). Il Bianchini aggiunse di un collegio di addetti alla casa imperiale. La sco- anche la descrizione dei luoghi, apparentemente perta avvenne nel 1711 (non nel 1712 come giusta- molto precisa, e una planimetria delle strutture che mente annotato in Lombardi 1861) in occasione di aveva interpretato come un teatro, per via di una scavi commissionati dal cardinale Alessandro Albani struttura semicircolare con basi di colonne in cui nell’area della villa Imperiale e ai quali sovraintende- volle riconoscere ciò che restava della cavea. va Mons. Francesco Bianchini, stimato studioso di Da allora, anche in parte per l’autorevolezza del antichità. Nel 1723, il Bianchini pubblicò l’iscrizio- Bianchini stesso, l’equivoco del “Teatro marittimo” ne e descrisse il luogo del ritrovamento come quello di Anzio ha attraversato per secoli la storia degli di un teatro (Bianchini 1723). Nel 1725 Giuseppe studi, continuando a comparire pervicacemente Rocco Volpi, gesuita padovano, ottenne l’autorizza- anche in recenti repertori sui teatri antichi (Ciancio zione a ripubblicare il “rame” del Bianchini nel terzo Rossetto, Pisani Sartorio 1994) e in opere di sintesi tomo del suo Vetus Latium profanum, dedicato su Anzio (Chiarucci 1989, p. 71), nonostante il anche alle antichità anziati ed edito nel 1726. Il fatto che, già pochi anni dopo il ritrovamento, il Volpi commise due errori: il primo fu quello di for- Volpi avesse messo in dubbio l’esistenza stessa del nire una lettura dell’iscrizione ricca di sviste e travi- teatro e il Winckelmann ne avesse trattato in termi- samenti; il secondo fu di notare, con velata polemi- ni talmente lucidi e chiari che vale la pena di ripor- ca, che delle strutture del teatro descritte dal tarne il relativo passo del 1764: “... quelli che hanno Bianchini non rimaneva nessun elemento riconosci- dato la pianta di alcuni teatri conservati, o per meglio bile: “Scenicis preinde his ludis ex libendis theatrum dire, delle loro rovine, hanno lavorato sopra vaghi indi- Antii certe fuit, quamvis nullum eiusdem monumen- zi e seguendo la loro immaginazione. Questo lo vedo io tum ad nos pervenerit” (Volpi 1726, p. 143). Lo sde- chiaramente dal disegno della scena del teatro di gno del Bianchini fu immediato: nel 1727 integrò il Anzio, che il celebre Bianchini ha unito alla sua spie-

28 J.Ph. Mareschal, Pianta del porto d’Anzio, metà XVIII sec. (da Caneva-Travaglini 2003). La freccia indica la posizione del Calidarium delle terme e del cosiddetto Teatro Marittimo. gazione delle iscrizioni del sepolcro dei liberti di Livia, Al di là delle polemiche settecentesche, appare evi- disegno che non ci da alcuna idea” (Winckelmann dente, soprattutto dai disegni del Ghezzi e dall’inci- 1830). Sempre nell’opera di Volpi, troviamo anche sione del Volpi, la funzione termale del complesso, la tavola ad incisione di un complesso che l’autore sottolineata dalla presenza dei condotti curvilinei attribuisce al santuario di Esculapio; basta girare di per l’irradiamento dell’area calda in un ambiente novanta gradi la figura per riconoscervi, sia pure con con vasca curvilinea, probabilmente un tepidarium o differenti dimensioni e articolazioni delle strutture, un calidarium. Inoltre, la struttura curvilinea con la planimetria del Bianchini. Questa coincidenza è basi di colonne disegnata dal Ghezzi, per la quale il stata confermata da F. de Polignac che ha rintraccia- Bianchini ipotizzava la presenza di una cavea teatra- to presso la Biblioteca Albertina di Vienna alcune le, sembra identificabile con un frigidarium finestra- tavole relative ad Anzio, redatte nel XVIII secolo e to ad uso estivo, esposto a nord, confrontabile age- molto vicine a quelle del Volpi (de Polignac 2000). volmente per la destinazione d’uso con il frigida- Almeno una di queste, proprio quella che rappre- rium dell’impianto termale della Casarina sul lago di senta il medesimo edificio raffigurato dal Bianchini Sabaudia, probabile dipendenza della villa di e dal Volpi, è attribuibile a Pier Leone Ghezzi, che Domiziano. Da un punto di vista di tipologia edili- pure risulta aver “lavorato” ad Anzio in quegli anni zia, ma di uso opposto, il confronto più vicino è (Neudecker 1988, p. 131). quello delle sale riscaldate delle Terme del Foro di

29 Settore di un impianto termale nell’area dell’Arco Muto.

Ostia, orientate a sud. terme della villa con l’area della “cosiddetta bibliote- Per quanto riguarda la localizzazione del complesso, ca”, sostruzione di fodera alla falesia di macco utiliz- conosciamo il settore riscaldato delle terme della zata come ninfeo. Questa identificazione concorde- villa imperiale, articolato su quattro piani, di cui rebbe anche con quanto riferito dal Lanciani nel rimangono i resti di un imponente calidarium. 1884, quando notava che “essendo caduta sotto l’urto Tuttavia, l’articolazione delle strutture così come del mare la parete che sosteneva la scena del teatro di sono attualmente conservate non permette di istitui- Anzio (descritta specialmente da monsignor De Torre) re alcun collegamento con i disegni settecenteschi. Il si è riconosciuto come tutt’intera la scena e l’orchestra problema avrebbe una soluzione molto semplice: in fossero pensili, sopra volte sotterranee di mirabile tutte e tre le tavole con i lineamenti topografici di costruzione…” (Lanciani 1884, p. 240). Il Lanciani Porto d’Anzio edite alla metà del XVIII secolo dal riporta anche la presenza negli archi delle volte di Mareschal, quindi in un periodo abbastanza vicino diversi esemplari di un bollo su mattone databile a a quello degli scavi e delle successive polemiche eru- Settimio Severo e Caracalla (CIL XV, 1516). L’unico dite, il complesso in questione è posizionato in dubbio riguarda il fatto che, pur essendo presente a maniera molto evidente, immediatamente a sud-est livello della sostruzione un condotto attribuibile ad del grande calidarium. Accettando il posizionamen- un ramo dell’acquedotto, non rimangono resti di to, ne ricaveremmo anche l’esatto orientamento praefurnia e di tubuli per il riscaldamento. Inoltre, le della cosiddetta “cavea” del Bianchini, rivolta verso strutture esistenti non sono facilmente collegabili il mare e delle sale absidate laterali. Risulterebbe con le planimetrie settecentesche, tranne un’im- quindi molto facile identificare questo settore delle pronta, o meglio un taglio semicircolare nel macco,

30 visibile immediatamente a mare delle strutture con- Urbis parte, quo in subjectum portum aspectus patet, servate, che potrebbe essere riferibile al cavo di fon- visitur porticus sub terranea lunato fornice in orbem a dazione di una delle strutture curvilinee. Unica circulari deflectentem, ad modum anphitheatri…” alternativa possibile è il settore immediatamente a (Della Torre 1700). Si tratta del criptoportico anu- nord ovest del Calidarium, verso l’Arco Muto, dove lare in opera mista posto lungo via Roma e ripreso recenti pulizie di strutture condotte da chi scrive nell’andamento dalle strutture ottocentesche hanno messo in evidenza la presenza di un altro costruite dai Mencacci. Il Canina interpretò il com- complesso termale, molto articolato in ambienti plesso come circo, ma le dimensioni sono completa- absidati, destinati ad ospitare delle vasche riscaldate. mente diverse (Canina 1837). Nel suo sopralluogo Tuttavia, anche in questo caso le planimetrie non ad Anzio intorno alla metà dell’800, Antonio sono confrontabili. Nibby, venuto in città proprio per impedire la Rimane da segnalare, per quanto riguarda il cosid- demolizione di queste strutture già avviata dai detto teatro marittimo del Bianchini, un ulteriore Mencacci, interpretò l’emiciclo del criptoportico rischio di fraintendimento di cui furono vittime come la struttura del teatro individuato un secolo illustri sia il Nibby che addirittura il Lanciani. prima dal Bianchini, ingenerando una serie di equi- Contestualmente al ritrovamento della lastra con voci negli studi successivi, fino al definitivo chiari- Mitra Tauroctono di cui si è già trattato, nel 1699 mento ad opera di Giuseppe Lugli, autore del più fu rinvenuta anche un’importante iscrizione onora- importante studio sull’urbanistica di Anzio (Lugli ria, con dedica degli Anziati a M. Aquilio, patronus 1940). Per concludere, vale forse la pena di soggiun- della città. Nel commentare l’iscrizione, Filippo gere che il teatro di Anzio è stato individuato sul Della Torre fornisce un’accurata descrizione del pianoro delle Vignacce (attuale quartiere di S. luogo di rinvenimento, di cui sottolinea la partico- Teresa) e scavato fuori da ogni controllo negli anni lare conformazione delle strutture: “In nobiliori Venti del secolo scorso (Jaia 2008).

Bibliografia: R. Lanciani, Anzio, in NSc 1884, p. 240. F. Bianchini, Anastasii bibliothecarii Vitae Romanorum pontifi- F. Lombardi, Anzio antico e moderno, Roma 1865. cum, II, Romae 1723. G. Lugli, Saggio sulla topografia dell’antica Antium, in RIASA, F. Bianchini, Alla famiglia di Servi, e di Liberti con varj ufficj 7, 1940, pp. 153-188. dalla Casa di Augusto mantenuti nella spiaggia d’Anzio, e descrit- G. Mancini, Scoperta di un calendario romano anteriore a Giulio ti in uno antico marmo, ivi ritrovato, e pubblicato dall’Autore Cesare e di un brano dei fasti consolari e censori, l’uno e gli altri l’anno 1723, in Camera ed Inscrizioni sepulcrali de’ Liberti, Servi, dipinti sopra intonaco, in NSc 1921, pp. 73 ss. ed Ufficiali della Casa di Augusto scoperte nella Via Appia, R. Neudecker, Die Skulpturen. Ausstattung Romischer villen in Romae 1727, pp. 73-79. Italien, Mainz am Rhein 1988, p. 131. L. Canina, Sul Porto Neroniano di Anzio e sul rostri del Foro F. de Polignac, Archives de l’archèologie romaine du XVIIIe siècle. Romano, in Atti della Pontificia Accademia di Archeologia, 8, I. Documents inèdits sur le fouilles d’Anzio, de la via Latina et du 1837. Palatin (1711-1730), in MEFRA 112.2, 2000, pp. 611-646. P. Ciancio Rossetto, G. Pisani Sartorio, Teatri greci e romani. V. Santa Maria Scrinari, M.L. Morricone Matini, Mosaici Alle origini del linguaggio rappresentato, 1-3, Torino 1994. Antichi in Italia. Regio prima. Antium, Roma 1975. P. Chiarucci, Anzio Archeologica, Anzio 1989. Ph. a Turre, Monumenta Veteris Antii Commentario illustrata hoc F. Di Mario, A.M. Jaia, Anzio. Scavi e ritrovamenti nell’archivio est. Incriptio M. Aquilii et tabula Solis Mithrae variis symbolis della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, in Anzio e exsculpta, Roma 1700. Nerone. Tesori dal British Museum e dai Musei Capitolini, J.R. Vulpius, Vetus Latium profanum, tomus tertius in quo agitur Catalogo della Mostra (Anzio 2009), a cura di M. Sapelli de Antiatibus et Norbanis, Patavii 1726. Ragni, Roma 2009, pp. 39-97. J.J. Winckelmann, Notizie sulle antiche scoperte d’Ercolano al A.M. Jaia, La carta archeologica di Anzio, in M.A. Lozzi Signor Enrico Fuessly a Zurigo, 1764, in J.J. Winckelmann, Bonaventura (a cura di), Le carte archeologiche di Anzio e Nettuno, Opere. Prima edizione italiana completa, 2, Prato 1830. Atti del convegno (Anzio 2007), Anzio 2008, pp. 17-26.

31 Fig. 1. Francesco Bianchini a Soriano del Cimino nel 1720 (disegno di Pier Leone Ghezzi).

32 Francesco Bianchini e lo studio del tempo. Un contributo alla «Istoria» di Antium

Beatrice Cacciotti

Francesco Bianchini fu un personaggio chiave nella storia scientifica italiana tra tardo Seicento e inizio Settecento, aprendosi a un dialogo con l’Europa che lo porterà ad annoverare corrispondenti quali G.W. Leibniz, I. Newton e gli astronomi di Greenwich, J. Flamsteed ed E. Halley, a essere accolto alla Royal Society e a ricevere, nel 1699, la nomina di Membro corrispondente dell’Académie des Sciences di Parigi fino a divenirne socio straniero nel 1706. Educato alla scuola del filogalileiano Giuseppe Ferroni e allievo a Padova del celebre astronomo Geminiano Montanari, quando nel 1684 il Bianchini giunse a Roma, quale protegé del cardina- le Pietro Vito Ottoboni, era già un promettente scienziato tanto da entrare immediatamente a far parte del mondo romano delle accademie, come quella di stampo fisico-matematico fondata da monsignor Giovanni Giusto Ciampini1. Figura emblematica di un “sapere universale” in cui misurare il tempo e posizionare gli astri sono aspet- ti fondamentali della conoscenza dell’Universo, mentre ricostruire il tempo è assunto necessario per accertare la verità storica, non è un caso se queste sue inclinazioni vennero privilegiate sia nei ritratti in vita, di cui è significativa la caricatura di Pier Fig. 2. Ritratto di Francesco Bianchini (incisione di Antonio Leone Ghezzi che presenta il Bianchini mentre sta Giuseppe Barbazza in La Istoria universale…, 1747). montando un telescopio (fig. 1), che in quelli postu- mi dove viene apostrofato come astronomo, crono- logo, storico e infine antiquario (fig. 2)2. corrispondenza con determinate epoche storiche3. In verità l’applicazione del metodo empirico allo I suoi studi cronologici furono per così dire “prope- studio delle “erudite anticaglie“ ha spostato, in deutici” agli ambiziosi progetti di una narrazione tempi più recenti, i termini della definizione: da stu- storica sia sacra che profana, sebbene la difesa del dioso delle antiquitates a pioniere della moderna tempo sacro fosse uno dei suoi principali obiettivi: ricerca archeologica. Questo riconoscimento è deri- accertare e emendare la cronologia tradizionale era vato dall’interpretazione dello scavo eseguito dall’ar- necessario per “giungere a una retta ordinazione chitetto napoletano Francesco Antonio Picchiati della cronologia in avvenire” e imprescindibile per “nella falda del monte Vesuvio”, dove furono indivi- “stabilire e ordinare la verità delle istorie” così da duati dodici strati diversi, per i quali il Bianchini, poter formare “una idea chiara, intiera, e connessa osservandone la composizione e ragionando sulla dell’istoria del Mondo”4. loro sovrapposizione, stabilì una successione e una In questa prospettiva le fonti archeologiche e i cal-

33 Fig. 3. I Fasti Maffeiani (incisione in Bianchini 1703). coli astronomici assunsero un’importanza senza pre- sentate nell’Accademia “degli antiquari e indugiato- cedenti. Le prime in quanto, in risposta al diffuso ri”. In una di queste riunioni aveva affermato come pirronismo, nella ricostruzione storica venivano i Fasti consolari, trionfali e il Calendario fossero “le anteposte ai testi letterari sospettati di manipolazio- guide maestre non meno della Cronologia, che della ne5; i secondi perché i tempi erano maturi per acco- Storia romana” e le prove certe dei fatti accaduti9. gliere la portata innovatrice dell’istanza sperimenta- Molti, quindi, gli oggetti antichi connessi con il le nella riflessione metodologica6. tempo che all’interno delle sue opere ebbero una let- Nella sua produzione scientifica, iniziata con la tura analitica e puntuale. Così i Fasti Maffeiani, una Istoria universale, prevista dalla Creazione fino alla lastra marmorea di età augustea, che tramandava il sua epoca ma che non oltrepassò l’Impero assiro7 e calendario giuliano10 (fig. 3), e la statua cd. di che avrebbe dovuto unirsi a una Storia ecclesiastica Sant’Ippolito, che recava scolpite in lettere greche interrotta anch’essa ai primi due secoli cristiani8, il sui lati della cattedra le tavole pasquali11 (fig. 4). Bianchini si confrontò con aspetti cronologici di Entrambi furono fondamentali per i suoi calcoli varia natura: dai sistemi di datazione alessandrina a relativi alla revisione del calendario gregoriano12, cui quelli legati al calendario giuliano, dalla questione si dedicò a seguito della nomina a Segretario della sul computo della Pasqua all’astronomia tolemaica, Congregazione per la Riforma del Calendario da dalle cronologie pontificie a quelle consolari. parte di Clemente XI13. “Per vedere unita e indicata Diverse dissertazioni sulla cronologia dell’antica da’ raggi de’ corpi celesti, non solamente l’astrono- Roma del periodo regio e repubblicano furono pre- mia, ma la cronologia sacra e il calendario romano”14

34 Fig. 4. Statua del cd. Sant’Ippolito con tavole pasquali (incisione di Antonio Giuseppe Barbazza in F. Bianchini, G. Bianchini 1752, Tabula III, Saeculi II).

il Bianchini realizzò una meridiana, nota come tura fatto smurare da una scalinata un marmo di “Gnomone clementino” in onore del papa commit- reimpiego – “una memoria consolare” – che gli ser- tente, all’interno della Chiesa di Santa Maria degli viva per confutare gli Annales Ecclesiastici di Cesare Angeli15 (fig. 5). Baronio e come fosse impegnato ad annotare ogni L’attenzione sempre vigile per quei monumenti bollo laterizio che scopriva16, consapevole dell’im- antichi utili alla cronologia è evidenziata dal suo portanza per la datazione delle strutture edilizie primo biografo, Alessandro Mazzoleni, che non tanto da averne censiti moltissimi17. manca di ricordare come il Bianchini avesse addirit- Profondamente inserite in un metodo di studio fon- dato su una pluralità di competenze sono le sue osservazioni sul Globo di Palazzo Farnese, la statua di Atlante con la sfera celeste sulle spalle (fig. 6), a cui si avvicinò nel 1695 insieme a Domenico Cassini. Fu lo spunto per delineare una storia del- l’astronomia nell’antichità ed esprimere valutazioni astronomiche, parzialmente rettificate da studi suc- cessivi, con una proposta di datazione della scultura ancora oggi difficile da smentire. Riconobbe sull’Atlante le figure delle costellazioni e la preces- sione degli equinozi così come erano state divulgate attraverso l’Almagesto dell’astronomo alessandrino Fig. 5. Medaglia commemorativa per la costruzione della 18 meridiana in Santa Maria degli Angeli Claudio Tolomeo , che aveva dedicato la sua opera (incisione in Bianchini 1703). ad Antonino Pio. A suffragio dell’esecuzione

35 “narrazioni per immagini”21 che corredarono le fati- che letterarie: nelle illustrazioni dell’Istoria Universale in riferimento al tempo eroico22, nel fron- tespizio del volumetto Hesperi et Phosphori nova phaenomena sive observationes circa planetam Veneris del 172823, nello studio incentrato sulla spiegazione del globo, edito postumo24, e nella “Galleria imma- ginaria”. Questa è nota solo da sei tavole disegnate e incise da A.G. Barbazza ma elaborate, sotto la super- visione del nipote Giuseppe, su schizzi del Bianchini stesso25, che, attraverso monumenti sia pagani che cristiani, traduceva visivamente il Museo ecclesiasti- co progettato tra il 1703 e il 1708 per Clemente XI, dove campeggiava una copia in gesso dell’Atlante farnesiano26. Il Museo, il primo in Vaticano ad avere un carattere scientifico, rappresentava la realizzazio- ne concreta della sua visione della storia religiosa come l’aveva espressa nell’opera Demonstratio histo- riae ecclesiasticae. Se del globo percepì l’importanza in quanto oggetto di scienza, minore attenzione mostrò verso una tavola zodiacale frammentaria di matrice greco-egi- zia, scoperta nel 1705 sull’Aventino27, che attesta la diffusione della pratica divinatoria28 a Roma nel medio Impero (figg. 7a-7b). Il simbolismo dello zodiaco, più adatto a dirimere problematiche astro- logiche, esulava dalla sua natura indagatrice poco sensibile agli aspetti alchemici, retaggio di una cul- tura barocca che il Bianchini voleva lasciarsi alle Fig. 6. L’Atlante Farnese (incisione da Globus Farnesianus in spalle. Si limitò ad informare nel 1708 gli intellet- F. Bianchini, G. Bianchini 1752, tav. III). tuali parigini, ricavandone un riferimento cronolo- gico all’età post augustea per la presenza sul marmo della costellazione della Bilancia29, apparsa in cielo a dell’Atlante durante il regno di quest’imperatore seguito della nascita di Augusto il 23 settembre del aggiunse un medaglione bronzeo coniato in occasio- 64 a.C. secondo quanto poteva leggersi in Virgilio ne della ventesima tribunicia potestas di Antonino (Georgiche, I, 208). La critica “all’autorità di uno Pio (157 d.C.), sul quale compare una figura ingi- scrittore” suscettibile di asserzioni non veritiere che, nocchiata che sorregge un globo, molto simile alla all’esordio della sua carriera di storico, il Bianchini30 statua farnesiana19. La numismatica fu infatti, insie- aveva mosso alle fonti letterarie capitolava davanti a me alla “lapidaria”, uno dei punti forza introdotti un racconto di natura eziologica costruito da un nella storiografia bianchiniana per vagliare l’attendi- poeta di corte per adulare il princeps31. Contro l’inaf- bilità dei dati presentati20. fidabilità delle testimonianze letterarie il Bianchini L’impatto straordinario che il Globo farnesiano eser- aveva, infatti, da sempre rivendicato l’attendibilità citò sullo scienziato Bianchini è provato dal ricor- delle prove “lapidarie” e “numismatiche”, non rente e differenziato impiego della scultura nelle sue suscettibili di “adulterazioni” per la loro contempo-

36 Fig. 7a. Tavola zodiacale scoperta da F. Bianchini nel 1705 (incisione di Antonio Giuseppe Barbazza in F. Bianchini, G. Bianchini 1752, Tabula I, Saeculi II). raneità con gli avvenimenti narrati e per la garanzia di un controllo pubblico32. Nell’applicazione di tali principi entra anche la rico- struzione dell’antica storia di Anzio, dove il Bianchini mette in pratica quell’intuizione avuta a proposito dello scavo vesuviano riguardo all’impor- tanza del “s(u)olo”, per dirla con sue parole, in cui gli oggetti vengono ritrovati. La scoperta tra i ruderi in prossimità del porto di un frammento in giallo antico, parte residuale di una splendida pavimentazione, che sul lato non in vista recava un sigillo in piombo con l’immagine dell’im- peratore Adriano e la legenda HADRIANVS AVGVSTVS (fig. 8), lo stimolò a scrivere un’operet- ta33, sotto forma di epistola dedicata al cardinale Francesco Acquaviva. Lì formulava, grazie all’evi- Fig. 7b. Tavola zodiacale, nota come “planisfero Bianchini” denza della testimonianza archeologica appena rin- (Parigi, Museo del Louvre).

37 Fig. 8. Sigilli in piombo scoperti ad Anzio (incisione in Bianchini 1697). venuta, affiancata dalle informazioni desunte dalle edificio imperiale. fonti antiche (Philostr., Vita Apoll., VIII, 20), la tesi Se per noi oggi questi piombi riferiscono dell’appar- di una fase adrianea nella villa imperiale, che avreb- tenenza dei blocchi su cui sono colati al patrimonio be beneficiato dell’intervento dell’imperatore imperiale e sono, oltre che indicatori cronologici, durante i suoi primi anni di potere. L’attenzione al spesso spia di un evergetismo e di un sistema orga- contesto si esplica ulteriormente nell’ampio com- nizzativo di produzione e di fornitura dei materiali mento al sigillo iscritto L. COC. nella medesima antichi, averne promosso l’ingresso nella ricerca lastra di marmo, posto vicino a quello di Adriano; il archeologica consente di cogliere l’aspetto innovato- Bianchini giunse alla conclusione che si trattava di re delle riflessioni del Bianchini. un architetto che avrebbe curato la messa in opera Questo primo approccio con le antichità di Anzio è del pavimento, il quale, conoscendo la natura probabilmente dovuto a una conoscenza diretta che sospettosa dell’imperatore verso gli architetti34, il Bianchini ebbe degli scavi che lì si svolgevano. avrebbe preferito inserire il suo nome in una zona A partire dal 1698 molto terreno fu rimosso in occa- nascosta. sione della costruzione del nuovo porto innocenzia- È d’obbligo a questo proposito notare che personag- no quando avvenne la scoperta dei due sigilli citati; gi di nome Cocceio sono attestati, come aveva già nel 1702 assistette fortunosamente alla scoperta di scrupolosamente osservato il Bianchini, tra la fine un frammento di architrave iscritto che menzionava del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C. quali il restauro di un tempio ad opera dell’imperatore architetti-ingegneri attivi nell’area campana per Adriano36. imprese di un certo rilievo, dove riescono anche a Notizie sul rinvenimento dei Fasti e del Calendario conquistare un’autonomia lavorativa e finanziaria giuliano avvenuto ad Anzio attorno al 1711-171237 come dimostra un L(ucius) Cocc[eius] qualificato non possono che venire dal Bianchini, sia per la redem[ptor] in un’iscrizione cumana35. Al di là del- natura intrinseca del materiale attinente alla sfera l’intervallo cronologico che intercorre tra questi dei suoi interessi precipui sia per la stretta frequen- testimonia, certamente colpisce imbattersi ad Anzio tazione del cardinale Alessandro Albani, promotore in un’iscrizione di un L(ucius) Coc(ceius) che potreb- dello scavo, sia per la carica istituzionale di be caratterizzare, anche in questo caso, il ruolo Presidente delle antichità di Roma ricoperta dal imprenditoriale del personaggio all’interno di un 1703 tanto da venire rassicurato dal “sopraintenden-

38 Fig. 9. I Fasti e il Calendario Fig. 10. I Fasti e il Calendario (incisione in Volpi 1726). (incisione in Bianchini 1723, pars I, tomus II). te alla cava che ci era tutta la diligenza nel scavare Colse pienamente il contributo apportato alla rico- ogni minuto pezzo”38. struzione della storia antica evidenziandone: Il Bianchini diede una breve anticipazione dello stu- la data del 20 agosto, un dies ater, in cui si celebra- dio del reperto come postilla alla Vita dei Papi di vano i sacrifici annuali (inferiae) in onore di Lucius Anastasio Bibliotecario39 (fig. 9), dove non trascurò di Caesar40; rimarcare il recupero prodigioso patrocinato dal car- i festeggiamenti del 9 agosto41 in onore del divo dinale Albani, che in virtù di tale gesto poneva alla Cesare per la battaglia di Farsalo del 42 a.C., non pari con il grande Alessandro Farnese, il quale alla altrimenti noti in quanto i Fasti Amiternini, che li metà del XVI secolo aveva salvato dalla rovina i Fasti riportano, all’epoca non erano ancora stati divulga- Capitolini. ti42; Il Bianchini non si soffermò sull’aspetto terminolo- la celebrazione nel mese di ottobre (il giorno 6 e poi gico del Calendario, troppo didascalico e quindi il 14 inteso dal Bianchini è da rettificare al 16)43 di poco adatto alla sua indole critica, ma, dopo averne un vernar(um) dies fest[us], che gli fa ipotizzare un rilevato lo schema giuliano e il ciclo lunare otto- culto del dio Vernanus, protettore del collegium di grammo, indirizzò il suo commento verso gli ele- liberti e schiavi della famiglia imperiale di Anzio. menti di novità a fronte degli altri documenti epi- Avvalora questa sua ipotesi con la menzione di un grafici fino ad allora disponibili. Lysimachus aedti(uus) vern(arum) Ant(iatinorum)44

39 sioni degli schiavi e dei liberti della casa imperiale di Anzio, che erano riportate sui Fasti affianco ai loro nomi segnalati sotto quelli dei consoli ordinari, veniva ora recuperata nell’ottica di una valutazione globale sull’organizzazione sociale dell’Impero romano nei suoi primi anni. La ripresa del discorso sul testo epigrafico di Anzio fu dettata, oltre che dalla messa a punto di un’inda- gine storica impostata a seguito della scoperta dei sepolcreti dell’Appia, probabilmente anche da una dimensione strettamente personale. Scrive, infatti, che “vedendo ora, cioè tre anni dopo, la medesima lamina del nostro rame, richiestami per erudita penna che scrive d’antichità, uscire di nuovo in luce, e portare seco notizie non confacevoli (per quanto io giudico) alla espressione della inscrizione, ne all’altre parti già da me spiegate; sono in debito di soggiungere la interpretazione intera di tutti gli uffici espressi nel marmo istesso, acciocché possa ricopiarsi a suo bell’agio chiunque vorrà prendere tutta la nostra spiegazione: e se la faccia sua chiun- que vorrà, dopo un altro triennio, se gli parrà giusti- ficata; che io non ho minor facilità di prestare la figura, che la spiegazione a chiunque la voglia per istabilire la verità, che sola ricerco e in questa, e in ogni altra mia letteraria applicazione”46. Sebbene il Fig. 11. Ricostruzione del “teatro”, ove furono trovati i Fasti, Bianchini con indubbio savoir faire non riveli l’iden- da parte di F. Bianchini (in Bianchini 1727, fig. VII). tità “dell’erudita penna”, non è difficile per noi, tan- tomeno per il mondo culturale dell’epoca, immagi- nare a chi rivolgesse il suo “bonario” risentimento47. che compare per l’anno 43 d.C. tra i nomi dei per- Infatti nel 1726 era stata pubblicata dal padre gesui- sonaggi che presiedevano il collegio, i quali, con i ta Giuseppe Rocco Volpi un’opera che offriva la consoli, sono riportati sui Fasti scoperti insieme al spiegazione della Tabula Antiatina e ruinis veteris Calendario. Antii nuper effossa48. Qui si encomiava ancora una Dalle coppie dei consoli ordinari inziali (Gneo volta la benevolenza del cardinale Albani che aveva Acerronio Proculo e Caio Ponzio Nigrino) e finali favorito lo studio del reperto, ma non ci si preoccu- (l’imperatore Claudio e Servio Cornelio Orfito) che pava di dichiarare la provenienza della tavola (fig. riesce a leggere, colloca il documento epigrafico 10) che presentava i Fasti e il Calendario ricomposti entro il 36 e il 51 d.C.45. alla stessa maniera di come tre anni prima erano Pochi anni dopo il Bianchini tornò sull’argomento stati fatti conoscere dal Bianchini. Le epigrafi erano in un’appendice inserita nel volume dedicato al state, infatti, ritrovate in condizioni estremamente colombario dei liberti e degli schiavi di Livia scoper- frammentarie e, una volta giunte in palazzo Albani, to, nel 1726, al secondo miglio della via Appia. dovettero venire assemblate da persona esperta in Tralasciata in precedenza, la spiegazione delle man- materia di cronologia antica. Un’intuizione obbliga-

40 Fig. 12. Strutture antiche con indicazione alla lettera N del “Sito dove furono ritrovati i pezzi del Calendario” (disegno di Pier Leone Ghezzi; Vienna, Graphisches Sammlung Albertina, AH 264). ta a questo punto è quella di indicare nella persona vati nella Biblioteca Capitolare di Verona49. del Bianchini, habitué di casa Albani, se non il Nel prosieguo del commento riusciamo a mettere in responsabile, perlomeno il consulente della ricom- luce almeno altri quattro interventi del Bianchini posizione dei Fasti e del Calendario anziati. La vis che, senza alludervi direttamente, intendevano polemica nei confronti del Volpi non era dettata emendare il testo del Volpi50. tanto dalla rivendicazione di un possesso materiale, Il Bianchini ritiene di non dover procedere nella quanto di una proprietà intellettuale, diremo oggi di spiegazione del Calendario, che occupa la parte infe- un “diritto d’autore”: la tavola in rame era il risulta- riore del marmo anziate, in quanto l’argomento to finale di un lavoro minuzioso e capillare che si era esula dalla ricostruzione che sta affrontando nel consumato dietro calcoli cronologici e confronti volume, incentrata sul contesto sociale del primo storici di cui restano tracce in alcuni appunti conser- Impero teso a dar prova della magnificenza della

41 corte imperiale. Non abbiamo, quindi, i suoi com- carta55. mentaria diurna, mentre possediamo la spiegazione In realtà, la sua tesi si basava su strutture visibili del Calendario anziate che scrisse il Volpi secondo all’interno della villa imperiale che vennero rilevate un’impostazione prettamente didascalica. Ne dava con estrema fedeltà da Pier Leone Ghezzi56, il quale innanzitutto uno scioglimento delle sigle, rendeva su un disegno planimetrico (fig. 12) indicò esatta- poi comprensibile la qualifica dei giorni e il signifi- mente dove furono rinvenuti i Fasti con il cato delle contrassegnazioni, cui faceva seguire una Calendario, insieme ad altri materiali (statue e considerazione più analitica sulle singole celebrazio- colonne). ni. Non deve però sorprendere che uno studioso così La distanza metodologica tra l’erudito Volpi e lo sto- attento al dato di scavo e avvezzo a ispezioni sul ter- rico Bianchini è lampante nella maniera in cui i due reno come il Bianchini, partendo da una situazione organizzano la spiegazione dei Fasti consolari: que- lacunosa, abbia proceduto a restituire completa- st’ultimo si muove entro un quadro di riferimento mente un monumento. Siamo infatti di fronte al che è costituito dall’esatta successione cronologica medesimo procedimento che egli utilizza sia nel delle liste consolari che riuscì a ricomporre51, mentre Palazzo dei Cesari del Palatino che nei colombari il Volpi non è così rigoroso, interponendo la coppia dell’Appia, ovvero quello di riformulare l’insieme consolare dell’anno 37 d.C. tra quelle degli anni 43 nella sua totalità, guidato dal principio della simme- e 44 d.C. tria vitruviana, per rendere la conoscenza più com- Che si tratti di personaggi assai diversi quanto a for- pleta57. mazione e curiosità, viene ancora confermato da Allo stesso tempo questo modus operandi, che non si come procedono rispetto alla collocazione dei Fasti arresta a documentare lo scavo, ma passa al livello e del Calendario all’interno del territorio di Anzio: il successivo, ovvero a elaborare una “ricostruzione Volpi propone una prevedibile esposizione in un fedele dell’idea dell’antico”, quasi un’avveniristica celebre luogo pubblico, sia esso tempio, santuario o intepretazione dei dati, se gli procurò l’accusa di foro, il Bianchini, al contrario, fornisce persino la impostore da parte dei suoi contemporanei58, ha pianta dell’edificio in cui fu rinvenuto: un teatro in però consegnato alla posterità la misura della sua prossimità del mare (fig. 11)52. Per quanto già J.J. modernità. Winckelmann, che probabilmente visitò Anzio al Vale la pena di sottolineare che un particolare inte- seguito del cardinale Albani che lì possedeva un casi- resse verso la localizzazione di un teatro ad Anzio il no di villeggiatura, evidenziasse come il Bianchini Bianchini l’aveva dimostrato in tempi non sospetti, per la sua pianta del teatro aveva lavorato “sopra quando a proposito della dedica al patrono anziate vaghi indizi e seguendo l’immaginazione”53, la linea Marcus Aquilius Felix scriveva che era stata rinvenu- di lettura del veronese ha dato luogo a una convin- ta “in theatri reliquiis” localizzando i resti nella zione che continua ad influenzare ancora oggi54, vigna Pamphilj59. Ma siamo al 1699 e le coordinate nonostante il Lugli ma soprattutto il de Polignac spaziali del teatro, organizzate nella pianta edita nel abbiano provato che la ricostruzione del teatro, nei 1727, devono ancora essere sostenute da ricognizio- termini posti dal Bianchini, esisteva solo sulla ni successive.

42 Note: 21 Chiarlo 1992; Dixon 2005, pp. 83-106. 1 Rotta 1968, pp. 186-194; Uglietti 1986; Heilbron 2005, pp. 22 Bianchini 1697, immagine XXV, pp. 367, 369. 57-82; Ricuperati 2005, pp. 872-943; Sölch 2007, pp. 25-38. 23 Heilbron 2005, fig. 9. 2 Miranda 2000, p. 21; Sölch 2007, pp. 36-37, fig. 4. 24 Bianchini 1752, pars I, tomus I, pp. CMXCVIII-MCLXXXIV, 3 Pucci 1988, pp. 45-47; Id. 1993, pp. 125-127. tavv. II-VII. Cfr. qui fig. 6. 4 Bianchini 1697, p. 9; Id. 1753, p. 84. 25 Il nipote Giuseppe fece precedere le tavole da un indice che 5 Momigliano 1984, p. 23; Chiarlo 1992, p. 169; Pucci 1993, spiegava brevemente ogni monumento delineato (Cenni pp. 87-89. 1753, p. 61; Bianchini 1754, p. 81, n. 31). Sölch 2005, pp. 6 Schnapp 1994, p. 162 ss.; Pucci 1993, p. 104. 179-205; Ead. 2007, pp. 91-159, 189 ss., 213. 7 Heilbron 2005, pp. 66-68; Dixon 2005, pp. 85-91; Sölch 26 Liverani - Picozzi 2005, pp. 101-109; Liverani 2005, p. 220. 2007, pp. 41-54. 27 Cenni 1753, p. 62 (tabula II); Bianchini 1754, p. 81, n.33; 8 Rimasta incompiuta fu terminata dal nipote Giuseppe: Miranda 2000, p. 68. Passata in Vaticano (Liverani 2005, p. Chiarlo 1992, p. 180 ss.; Dixon 2005, pp. 96-98; Sölch 225), si conserva oggi al Museo del Louvre. Forse da unirsi a 2007, p. 187 ss. un frammento già noto agli inizi del Seicento rintracciabile 9 L’accademia fu ribattezzata alessandrina, in onore del cardina- tra i disegni posseduti da Nicolas-Claude Fabri de Peiresc: le Alessandro Albani (Bianchini 1753, pp. 143-209, in part. Stern 1953, pp. 179-180, tav. XXXIII,1, 3. p. 182 ss.; Polignac 2005, p. 166; Sölch 2007, pp. 289-290). 28 Per simili strumenti cfr. Mastrocinque 2002, pp. 173-188. Considerata l’importanza attribuita ai Fasti come strumento 29 Histoire de l’Academie royale des Sciences 1708 avec les di studio, non stupisce trovare tra i suoi beni una stampa su Memories de Mathematique & de Physique, pour la même tela dei Fasti consolari (Miranda 2000, p. 42). Année, Paris 1709, p. 110. 10 In possesso nel 1547 della famiglia Maffei: CIL VI, 2297; 30 Bianchini 1697, p. 10. Degrassi 1963, p. 70 ss.; Rüpke 1995, pp. 53-55. 31 Per la simbologia astrologica augustea: Gaggero 1987, p. 11 11 Guarducci 1974-1975, p. 57 ss. Secondo la testimonianza di ss.; Prandi 2007, p. 63. Pirro Ligorio, che la restaurò come effigie del santo, la statua 32 Mazzoleni 1735, p. 12; Miranda 2000, pp. 22-23. fu trovata nel 1551 nell’area del coemeterium Hippolyti, pres- 33 Bianchini 1698; CIL X, 6697. so la chiesa di San Lorenzo fuori le Mura sulla via Tiburtina, 34 Allude qui alla morte di Apollodoro di Damasco, vittima ma per un’ipotesi dalla zona del Pantheon cfr. Dal Covolo secondo Cassio Dione (64,4, 1-5) della gelosia di Adriano. 1995, pp. 24-25. 35 Valeri 2005, pp. 38-41. 12 Furono, infatti, pubblicati, insieme alla descrizione della 36 CIL X, 6652; Miranda 2000, p. 25. meridiana, in Bianchini 1703. Per ulteriori utilizzi nelle ricer- 37 La data si ricava dal fatto che il Bianchini nel suo Anastasio che del Bianchini cfr. Cenni 1753, p. 119 (tabula III); Bibliotecario (p. CCXXI), consegnato per le stampe il 1 giu- Bianchini 1754, pp. 116-117, nn. 19-20; Sölch 2007, pp. gno 1718, come si può leggere nella dedica a papa Clemente 103, 117. XI, dice che i Fasti anziati erano stati scoperti “ante annos sep- 13 Il pontefice auspicava, grazie all’introduzione di un nuovo tem”; tuttavia nella successiva pubblicazione (Bianchini 1727, sistema per il computo della data della Pasqua, di arrivare a p. 74), scrive che “fu estratto dalle ruine d’Anzio quindici una conciliazione con la chiesa ortodossa e con i paesi di con- anni sono”. fessione protestante restii ad accettare il calendario introdotto 38 Miranda 2000, p. 88, n. 20; Cacciotti 2001, p. 27 ss. nel 1582 da Gregorio XIII. 39 Bianchini 1723, II, pp. CXLVIII, CCXXI - CCXXII. 14 Bianchini 1753, p. 133. 40 Bianchini 1723, p. CCXXI; CIL X, 6638, p. 664; ILS, I, 139, 15 La scelta fu dettata dal fatto che sorgeva sui resti delle Terme 16-26; Degrassi 1963, p. 208. di Diocleziano, una garanzia contro problemi derivanti da 41 Bianchini 1723, p. CCXXI; CIL X, 6638, p. 664; Degrassi movimenti di assestamento che avevano colpito altri celebri 1963, p. 208; Rüpke 1995, pp. 69, 516. meccanismi come la meridiana di San Petronio a Bologna, 42 Degrassi 1963, pp. 189-191. costruita da Domenico Cassini. Heilbron 2005, pp. 68-71; 43 Bianchini 1723, p. CCXXI; Id. 1727, pp. 73-74; CIL X, Sölch 2007, p. 32. 6638, p. 665; Degrassi 1963, p. 209. 16 Mazzoleni 1735, p. 18. 44 Questa lettura è stata ripresa da Rüpke 1995, pp. 144-145, 17 Essi sono contenuti in un manoscritto purtroppo rimasto 572, mentre solitamente si preferisce seguire quella di vern(a) inedito e confluito, con altri suoi lasciti, nella Biblioteca Ant(iatinus): Degrassi 1947, p. 325; Id. 1963, p. 205, III, 23; Capitolare di Verona (Miranda 2000, p. 23). Cavallaro 1984, pp. 243, 247. In questa maniera si vuole sot- 18 Questo a sua volta risaliva al catalogo stellare di Ipparco di tolineare la nascita di Lisimaco nella villa di Anzio. Rimane il Bitinia della seconda metà del II secolo a.C. cfr. Tabarroni dubbio se questa festa avesse un carattere locale e fosse pro- 1973, pp. 205-223, fig. 4; Valerio 2005, pp. 233-239. pria dei vernae della familia Caesaris di Anzio. 19 Pafumi 2009, pp. 340-342. 45 Sorprende la formulazione da parte del Bianchini (1727, p. 20 Mazzoleni 1735, p. 12; Miranda 2000, pp. 22-23. 73) dell’anno 36 in quanto Gneo Acerronio Proculo e Caio

43 Ponzio Nigrino, come tramanda lo stesso Tacito (Annales, VI, Bibliografia: 45), erano in carica quando nel 37 morì Tiberio. F. Bianchini, La Istoria universale provata con monumenti e figu- L’indicazione dei consoli nella parte pervenuta dei Fasti par- rata con simboli degli antichi, Romae 1698. tono dall’anno 31 e arrivano al 51, ma il Bianchini non riuscì F. Bianchini, De Lapide Antiati Epistola…, Romae 1697. a ricomporre tutti i frammenti a sua disposizione. La redazio- F. Bianchini, De Kalendario et Cyclo Caesaris ac de Paschali ne dei Fasti e del Calendario si colloca in età tiberiana (23- Canone S. Hippolyti Martyriis, Romae 1703. 31/37) con aggiunte posteriori fino al 51 (Degrassi 1963, pp. F. Bianchini, Anastasii bibliothecarii Vitae Romanorum pontifi- 211, 516; Cavallaro 1984, pp. 220-227; Rüpke 1995, p. 139; cum, II, Romae 1723. Donati, Stefanetti 2006, p. 77). F. Bianchini, Alla famiglia di Servi, e di Liberti con varj ufficj 46 Bianchini 1727, p. 75. dalla Casa di Augusto mantenuti nella spiaggia d’Anzio, e descrit- 47 Cacciotti 2001, pp. 53-54. ti in uno antico marmo, ivi ritrovato, e pubblicato dall’Autore 48 Il Volpi tratta dei Fasti e del Calendario anche nel III volume l’anno 1723, in Camera ed Inscrizioni sepulcrali de’ Liberti, Servi, del suo Latium Vetus (1726, p. 50 ss.), dove dedica un ampio ed Ufficiali della Casa di Augusto scoperte nella Via Appia, studio alla storia di Anzio. Romae 1727, pp. 73-79. 49 Cod. CCCXLVIII (251), f. 33 ss. “Fragmentum Kalendarii F. Bianchini, G. Bianchini, Demonstratio historiae ecclesiasticae Caesaris repertum inter Antii rudera ab Ill. S. Alex Albani”. Cfr. quadripartitae comprobatae monumentis pertinentibus ad fidem infra scheda n. 4. temporum et gestorum, Romae 1752. 50 Volpi 1726, pp. 5 e 15, n. 30 contra Bianchini 1727, p. 76 F. Bianchini, Opuscula varia, II, Romae 1753. (Lapidarius in luogo di Serapis: Degrassi 1963, p. 207, III, G. Bianchini, Elenchus monumentorum quae continentur in sex 49,12); Volpi 1726, pp. 5 e 17-18, n. 35 contra Bianchini prioribus tabulis ex aere incisis nostri Musei sacri et profani com- 1727, p. 77 (riguardo al dubbio dell’integrazione di Felix plectentibus demonstrationem Historiae Ecclesiasticae, Romae Aug(usti) l(ibertus) Iuscul(arius) che andava infatti corretta in 1754. Tuscul(anus): Degrassi 1963, p. 207, III, 50, 20); Volpi 1726, B. Cacciotti, Gli scavi del cardinale Alessandro Albani ad Anzio, p. 8, n. 8 contra Bianchini 1727, p. 77 (sulla coppia consola- in BMusRom, n.s. 15, 2001, pp. 25-60. re dell’anno 51, l’imperatore Claudio e Servio Cornelio B. Cacciotti, Scoperte di antichità tra Cinquecento e Seicento, in Orfito, non presenti nei Fasti Capitolini); Volpi 1726, pp. 5 B. Palma Venetucci (a cura di), Villa Doria Pamphilj: storia e 20, n. 40 contra Bianchini 1727, p. 78 (sulla preferenza di della collezione, Roma 2001, pp. 31-40 (2001a). interpretare por(tus)(v)ilic(us) oppure port(icis)(v)ilic(us) M.A. Cavallaro, Spese e spettacoli. Aspetti economici-strutturali invece di por(tandis) Ilic(ibus) ma vedasi [--- u]s top(iarius) in degli spettacoli nella Roma giulio-claudia, Bonn 1984. Degrassi 1963, p. 207, III, 51,29). G. Cenni, Breve dichiarazione delle sei tavole incise in rame da 51 Dal primo semestre dell’anno 37 d.C., con i consoli ordinari Anton Franc. Barbazza romano che rappresentano la Storia eccle- Cn. Acerronius Proculus e C. Petronius Pontius Nigrinus (ma siastica del primo, e secondo secolo ideate dal celebre monsignor per l’mprecisione del Bianchini cfr. supra, nota 45), agli anni Francesco Bianchini, Roma 1753 [l’incisore è Antonio Giuseppe 42, 43, 44, 48, 49, 50, fino al mese di giugno del 51 d.C., con Barbazza]. il consolato, il quinto, dell’imperatore Claudio e del patrizio C.A. Chiarlo, Francesco Bianchini e l’antiquaria italiana del Servio Cornelio Orfito (per i Fasti consolari sotto Claudio Settecento, in J. Hübner Wojciechowska (a cura di), L’eredità che qui interessano cfr. Tortoriello 2003, p. 416 ss.). classica in Italia e Polonia nel Settecento, Atti del convegno 52 Volpi 1726, p. 2; Bianchini 1727, pp. 78-79, fig. VII. (Varsavia 1987), Varsavia 1992, pp. 167-186. 53 Miranda 2000, p. 107, n. 76. Corpus Inscriptionum Latinarum, Berolini 1873- (CIL). 54 Cfr. ad esempio: Kolendo 1991, p. XXV; Rüpke 1995, p. E. Dal Covolo, Laici e laicità nei primi secoli della Chiesa, 139; Tosi 2003, pp. 43-44; Marzano 2007, p. 269. Milano 1995. 55 Lugli 1940, p. 179; Polignac 2000, pp. 613-629, fig. 6. A. Degrassi, Inscriptiones Italiae. Volumen XIII, Fasciculus I. 56 Per come invece il Volpi interpreta i resti disegnati dal Ghezzi Fasti consulares et triumphales, Roma 1947. ed interpretati dal Bianchini cfr. Polignac 2000, pp. 623-626, A. Degrassi, Inscriptiones Italiae. Volumen XIII, Fasciculus 2. figg. 4-6; Cacciotti 2001, pp. 51-55. Fasti anni Numani et Iuliani, accedunt ferialia, menologia rusti- 57 Miranda 2000, pp. 72-80; Kockel 2005; Engelberg 2005; ca, parapegmata, Roma 1963. Sölch 2007, pp. 54-72. S.M. Dixon, Francesco Bianchini’s Imagines and his Legacy in the 58 Engelberg 2005, pp. 135, 160-163. Mid-Eighteenth Century: from Capricci to Playng Cards to 59 CIL X, 6657; Cacciotti 2001, p. 57; Ead. 2001a, p. 48. Proscenium and back, in V. Kockel, B. Sölch 2005, pp. 83-106. N. Donati, P. Stefanetti, Dies natalis: i calendari romani e gli anniversari dei culti, Roma 2006. M. von Engelberg, Ricavare l’idea del tutto. Francesco Bianchinis “Del Palazzo de’ Cesari”, in V. Kockel, B. Sölch 2005, pp. 135- 163.

44 G. Gaggero, Testimonianze e problemi di numismatica nell’opera Archéologie, science et politique, in V. Kockel, B. Sölch 2005, pp. di Svetonio, in Studi per Laurea Breglia, Roma 1987, pp. 107- 165-178. 123. M. Prandi, Politica e religione, in J. Ortalli, D. Neri (a cura di), M. Guarducci, La statua di Sant’Ippolito in Vaticano, in Immagini divine, Firenze 2007, pp. 57-70. RendPontAcc 47, 1974-1975, pp. 163-190. G. Pucci, Scavo e cultura materiale tra ‘700 e ‘800, in AnnSiena J.L. Heilbron, Bianchini as Astronomer, in V. Kockel, B. Sölch IX, 1988, pp. 45-57. 2005, pp. 57-82. G. Pucci, Il passato prossimo. La scienza dell’antichità alle origi- Inscriptiones Latinae Selectae, ed. H. Dessau, Berolini 1892- ni della cultura moderna, Roma 1993. 1916 (ILS). G. Ricuperati, Francesco Bianchini e l’idea di Storia Universale V. Kockel, B. Sölch (a cura di), Francesco Bianchini (1662- «figurata», in Rivista Storica Italiana CVIII, fasc. III, 2005, pp. 1729) und die europäische gelehrte Welt um 1700, Kolloquium 872-943. (Augsburg 2003), Berlin 2005. S. Rotta, s.v. Bianchini Francesco, in Dizionario Biografico degli J. Kolendo, F. Bianchini, Camera ed inscrizioni sepulcrali de’ Italiani, Roma 1968, X, pp. 187-194. liberti, servi, ed ufficiali della casa di Augusto scoperte nella via J. Rüpke, Kalendar und Öffentlich, Berlin-New York 1995. Appia, con una nota di lettura e una tavola di confronto, Napoli A. Schnapp, La conquista del passato. Alle origini dell’archeolo- 1991. gia, Milano 1994 (ed. orig. La conquête du passé. Aux origines de P. Liverani, Il “Museo Ecclesiastico” e dintorni, in V. Kockel, B. l’archéologie, Paris 1993). Sölch 2005, pp. 206-234. B. Sölch, Das “Museo Ecclesiastico”. Beginn einer neuen P. Liverani, M. G. Picozzi, Il progresso degli antiquari, Catalogo Sammlungen im Vatikan, in V. Kockel, B. Sölch 2005, pp. 179- della Mostra (Roma 2005- 2006), a cura di A. Lo Bianco, A. 205. Negro, Milano 2005, pp. 101-109. B. Sölch, Francesco Bianchini (1662-1729) und die Anfänge G. Lugli, Saggio sulla topografia dell’antica Antium, in RIA 7, öffentliche Museen in Rom, München-Berlin 2007. 1940, pp. 153-188. H. Stern, Le Calendrier de 354: étude sur son texte et sur ses illus- A. Mastrocinque, The divinatory kit from Pergamon and Greek trations, Paris 1953. magic in late antiquity, in JRA 15, 2002, pp. 173-188. G. Tabarroni, La datazione dell’Atlante Farnese in uno studio cri- A. Marzano, Roman Villas in Central Italy, Leiden-Boston tico del XVII secolo, in NumAntCl 2, 1973, pp. 205-223. 2007. A.Tortoriello, I Fasti consolari degli anni di Claudio, in A. Mazzoleni, Vita di Monsignor Francesco Bianchini veronese, MemLinc, ser. IX, XVII, fasc. 3, 2003, pp. 393-691. Verona 1735. G. Tosi, Gli edifici per spettacoli nell’Italia romana, I, Roma S. Miranda, Francesco Bianchini e lo scavo farnesiano del 2003. Palatino (1720-1729), Milano 2000. F. Uglietti, Un erudito veronese alle soglie del Settecento. Mons. A. Momigliano, Storia antica e antiquaria, in Sui fondamenti Francesco Bianchini 1662-1729, Verona 1986. della storia antica, Torino 1984, pp. 3-45. C. Valeri, Marmora Phlegraea: sculture del rione Terra di S. Pafumi, Statua di Atlante, in C. Gasparri (a cura di), Le scul- Pozzuoli, Roma 2005. ture Farnese. I. Le sculture ideali, Napoli 2009, n. 71, pp. 155- V. Valerio, L’Atlante Farnese e la rappresentazione delle costella- 158, tav. LXVI, 1-5. zioni, in Eureka! Il genio degli antichi, Catalogo della Mostra F. de Polignac, Archives de l’archéologie romaine du XVIIIe siècle. (Napoli 2005- 2006), a cura di E. Lo Sardo, Napoli 2005, pp. I. Documents inédits sur les fouilles d’Anzio, de la via Latina et du 233-239. Palatin (1711-1730), in MEFRA 112, 2000/2, pp. 611-646. J.R. Volpi, Tabula antiatina e ruinis veteris Antii nuper effossa, F. de Polignac, Francesco Bianchini et les ‘cardinaux antiquaries’. Romae 1726.

45

Il tempo “greco” e il tempo “latino”

Elena Ferrari

Introduzione alle fonti. Il tempo omerico.

Dare una definizione del tempo o studiarne la natu- Omero, Iliade 8, I, vv. 68-72 ss. ra è un qualcosa che già gli antichi avevano provato (…) s’alzò fra loro a fare, ma non senza difficoltà, dal momento che Calcante, figlio di Testore, il migliore fra i vati, percepivano il suo carattere polimorfo e ambiguo. che conosceva il presente e il futuro e il passato, Ma nonostante questo, dalla lettura degli autori e sulle navi fu guida agli Achei fino ad Ilio greci e latini, è possibile ricavare uno degli aspetti con la sua arte di indovino, che gli donò salienti della civiltà classica: il modo in cui percepi- Febo Apollo. vano e, quindi, vivevano il loro tempo! Sarebbe ovviamente impossibile racchiudere in Omero, Iliade, I, vv. 475-477. poche pagine la ricchezza e la varietà dei contributi Quando il sole discese e venne giù l’ombra, sull’argomento; si è, pertanto, resa necessaria una allora dormirono lungo i bordi della nave; selezione, il più possibile esaustiva, che tuttavia e quando figlia di luce brillò l’aurora dalle tenesse conto dei diversi aspetti sottolineati ora da dita rosate, uno scrittore ora da un altro. allora facevano ritorno al campo largo dei Una distinzione di fondo tra cultura greca e cultura Danai. latina, emersa dall’indagine, riguarda senza dubbio il loro naturale accostarsi alla vita: nella prima teore- Omero, Iliade, VIII, vv. 538-442. tico e speculativo, nella seconda pratico e analitico. “(…) Ah, se potessi I Greci, infatti, anche parlando del tempo, ne inda- essere un immortale, senza vecchiezza per gano le origini1, le cause, le ripercussioni sull’esisten- sempre, za umana cogliendone l’aspetto divino2, ne perpe- onore avessi, come Atena e Apollo si onorano, tuano il ricordo attraverso la poesia3 o l’indagine sto- come questa giornata porterà danno agli riografica4; i Latini lo misurano5, lo organizzano6, lo Argivi!” legano indissolubilmente alla vita civile7, ne colgono Così parlò Ettore e i Troiani acclamarono. il senso “terreno”, sino a renderlo, con S. Agostino, una percezione dell’animo stesso. Omero, Odissea 9, X, vv. 469-475. Per certi versi, dunque, potremmo affermare che il Ma poi che alla fine dell’anno pervenne filo rosso del “tempo” offra una chiave di lettura pri- e le stagioni compirono il giro, vilegiata per cogliere caratteri peculiari e originali in dissero allora i miei cari compagni entrambe le civiltà… in disparte chiamatomi: “Adesso, o infelice, è tempo di pensare alla patria, se il fato conceda a te la salvezza e il ritorno alla terra materna e all’alta tua casa.”

47 La nascita di Chronos. do coraggio, con l’animo affranto: “Figli miei, nati da un padre scellerato, se vorrete Esiodo, Teogonia 10, vv. 116-138. prestarmi fede, noi potremo vendicare l’ini- All’inizio, per prima, fu il Caos; in seguito quo oltraggio del padre vostro, dacché egli quindi, la Terra dal largo petto, dimora sicu- per primo ha macchinato delle opere infa- ra per sempre di tutti gli immortali, che abi- mi”. Così disse, e quelli tutti ghermì la tano le cime del nevoso Olimpo, ed il paura, né alcuno di essi aprì bocca. Ma il Tartaro tenebroso nei recessi della Terra dalle grande Crono dai tortuosi pensieri, pren- larghe vie (…). Poi la Terra per prima gene- dendo coraggio, così senza indugio apostro- rò uguale a se stessa il Cielo stellato, tale che fò la madre veneranda con queste parole: “O la coprisse in ogni sua parte, per farne la madre, io posso offrirmi, per fare quest’ope- sicura dimora sempiterna degli dei beati, e ra, dacché non mi preoccupo affatto del generò le ampie montagne, amena dimora padre nostro infame; egli infatti per primo delle Ninfe, le quali stanno sui monti selvo- ha meditato scellerate opere”. Tali cose egli si; generò ancora il pelago scintillante, ribol- disse; e ne gioì grandemente nell’animo la lente di flutti, il Mare, senza l’aiuto del tene- Terra sconfinata; ella lo nascose, in agguato, ro amore. Quindi appresso, unitasi al Cielo e gli pose nelle mani la falce affilata e gli generò Oceano dai profondi vortici, e Ceo e rivelò tutto il piano. Giunse il grande Cielo, Creio ed Iperione e Giapeto, Tia e Rea e portando con sé la notte, ed attorno alla Temi e Mnemosyne (Memoria), e Febe dal- Terra, avido di amore, si avvolse spandendo- l’aurea corona, e l’amabile Teti. E dopo di si dappertutto; allora il figlio suo uscendo essi venne alla luce il più giovane, Crono dai dall’agguato stese la mano sinistra, mentre la tortuosi pensieri, il più terribile dei figli, che destra afferrava la falce immane, larga, dai prese in odio il genitore dal grande vigore. denti affilati, ed in un attimo solo falciò i genitali del padre suo, quindi li scagliò lon- tano gettandoli dietro di lui (…) e scagliati dal continente nel mare molto agitato, que- Chronos sconfigge il padre Urano sti venivano portati al largo, per lungo (il Cielo stellato). tempo, e tutt’intorno una bianca schiuma sorgeva dalla carne immortale. In questa Esiodo, Teogonia, vv. 154-198. schiuma si formò una fanciulla; (…) così In realtà, quanti nacquero dalla Terra e dal venne fuori una dea piena di grazia e di Cielo furono i figli più terribili, e vennero fascino, ed attorno a lei cresceva l’erba sotto odiati dal loro genitore fin dall’inizio; così, i piedi ben fatti: costei chiamano Afrodite appena ognuno di essi nacque, il cielo li (la dea nata dalla schiuma, Citerea dalla nascose tutti nei recessi della Terra, e non bella corona) gli dei e gli uomini, per il fatto lasciò che venissero alla luce del giorno, e che nella schiuma ella venne allevata. godette della sua opera malvagia. Intanto la Terra sconfinata gemeva nelle sue profondità, sentendosi oppressa, e così meditò un disegno astuto e malvagio. In un L’esilio di Chronos. baleno ella creò l’elemento del bianco dia- mante, fece una grande roncola, e svelò il Esiodo, Teogonia, vv. 453-506. suo pianto ai figli suoi, e così disse prenden- Rea soggiogata dall’amore di Crono partorì

48 a lui una prole gloriosa (…). E di questi figli Terra, il grande Crono dai tortuosi pensieri alcuni divorò il grande Crono, appena cia- rigettò fuori tutta la sua prole, vinto dal- scuno di essi venendo fuori dal grembo della l’astuzia e dalla forza del figlio suo. E per madre veneranda si posava sulle sue ginoc- prima risputò quella pietra, che aveva ingo- chia, con l’intento che nessun altro della iato per ultima: Zeus la collocò stabilmente prole gloriosa del Cielo conseguisse tra gli sopra la terra dalle ampie vie, nella divina immortali l’onore regale. Egli infatti aveva Pito, alle pendici del Parnasso, perché fosse appreso dalla Terra e dal Cielo stellato che un monumento sempiterno, meraviglia per era suo destino soccombere un giorno per gli uomini mortali (…). mano del proprio figliolo, per quanto poten- te egli fosse (…) ed un’angoscia incessante opprimeva Rea. Ma quando ella stava per partorire Zeus, padre degli dei e degli uomi- Misurare il tempo. ni, proprio allora ella supplicava i suoi geni- tori, la Terra e il Cielo stellato, di escogitare Ovidio, I Fasti11, I, 1-13. insieme un piano, affinché potesse celare la Canterò le ricorrenze stabilite del calendario nascita del figlio suo, e far pagare il debito Latino, le loro origini, e le costellazioni che dovuto alle Erinni del padre suo, e dei figli tramontano e risorgono oltre il globo terre- che aveva divorato il grande Crono dai tor- stre. tuosi pensieri. Essi invero dettero ascolto ed Quest’opera, o Cesare Germanico, accoglila obbedirono alla loro figliuola, e a lei svelaro- con sguardo benevolo e guida la sua incerta no quanto era stato fissato dal destino che navigazione. Non disdegnare il mio modesto avvenisse riguardo al re Crono ed al figlio omaggio, sii il nume tutelate di questa offer- dal cuore violento; la condussero a Litto, il ta che ti è dedicata! Ritroverai qui le sacre ferace paese di Creta, dove ella doveva parto- festività, quali le ho recuperate dagli antichi rire l’ultimo della sua prole, il grande Zeus: annali, e saprai la ragione per cui ciascun la Terra infinita le accolse questo primo giorno reca il contrassegno. Fra esse troverai figlio nella vasta terra di Creta, per allevarlo anche le festività della tua famiglia, e potrai ed educarlo. (…) Quindi, dopo aver avvolto spesso leggere il nome di tuo padre e di tuo in fasce una grossa pietra, la pose nelle mani nonno: il premio che essi hanno, e che fregia del sovrano per eccellenza, figlio del Cielo, i calendari dipinti, lo avrete anche tu e tuo primo re degli dei; e quegli avendola presa in fratello Druso. mano in quel momento la trangugiò nel suo stomaco, infelice!, e non previde nell’animo Ovidio, I Fasti, I, 27- 60. suo che più tardi, scambiato con la pietra, Il fondatore di Roma, nel momento di ordi- sarebbe vissuto il figlio suo, invincibile e nare il calendario, decise che nel suo anno i senza compassione, il quale ben presto lo mesi dovevano essere dieci. Certo, Romolo, avrebbe sconfitto con la forza del suo brac- avevi più dimestichezza con le armi che con cio, lo avrebbe strappato dal suo onore rega- le stelle, e la tua preoccupazione maggiore le, ed avrebbe regnato fra gli immortali. era quella di sottomettere i popoli confinan- Ben tosto quindi, col passare del tempo, il ti. C’è tuttavia una ragione, Cesare, che lo vigor delle membra di quel sovrano diveniva indusse a fare questo e che è motivo di giu- più grande; di poi, al volger di un anno, stificazione per il suo errore. Egli ritenne che conquistato dalle callide insinuazioni della le durata dell’anno fosse quella necessaria al

49 bambino per uscire dal grembo della madre; Il sentimento del passato: per altrettanti mesi, a partire dalla morte del La memoria del tempo. marito, la moglie porta il lutto nella casa in cui è rimasta vedova. Di questo si preoccupò Erodoto, Storie 12, proemio. Quirino allorché, indossando la trabea, si pre- Questa è l’esposizione delle ricerche di occupò di assegnare al suo rozzo popolo l’ordi- Erodoto di Alicarnasso perché le imprese namento dell’anno. Il primo mese fu quello di degli uomini col tempo non siano dimenti- Marte, il secondo quello di Venere, in quanto cate, né le gesta grandi e meravigliose così da costei egli discendeva e Marte era suo padre. dei Greci come dei Barbari rimangano senza Il terzo mese prese il nome dagli anziani, il gloria, e, inoltre, per mostrare per qual moti- quarto dai giovani, mentre tutti quelli successi- vo vennero a guerra tra loro. vi furono contrassegnati dalla successione dei numeri. Ma Numa non si dimenticò né di Tucidide, La guerra del Peloponneso 13, I, 1. Giano né delle ombre degli avi, e fece precede- L’ateniese Tucidide descrisse la guerra tra re gli antichi mesi da altri due. Ateniesi e Peloponnesi, come combatterono Ma affinché tu non ignori le leggi che rego- tra di loro cominciando subito al suo sorge- lano le diverse giornate, sappi che i doveri re e immaginandosi che sarebbe stata grande non sono gli stessi ogni volta che sorge e la più importante di tutte quelle avvenute Lucifero. Sarà da considerarsi nefasto il gior- fino ad allora. no in cui non si possono pronunciare tre parole; fasto, quello in cui è lecito tenere processi. E non pensare che queste regole Il “limite” del tempo umano. restino le stesse nell’arco dell’intera giornata: un giorno può diventare fasto essendo stato Callino, fr. 1 GP 14, vv. 6-15. al mattino nefasto. Dopo che sono state (…) offerte alla divinità le interiora, è lecito ‘E l’onore, è la gloria dell’uomo combattere infatti pronunciare qualsiasi parola e il pre- Per la sua terra, la propria donna e i figli, tore, nel suo onorevole ufficio, può parlare contro il nemico: la morte verrà, quando le liberamente. Ci sono inoltre i giorni in cui è Moire lecito richiudere i popoli nei recinti, e anco- la fileranno: e dunque si vada, di faccia, ra i giorni che concludono i cicli di nove. tenendo la lancia, col cuore raccolto, testardo, Nell’Ausonia le Calende spettano al culto di dentro lo scudo, come comincia la battaglia. Giunone; una pingue agnella di colore bian- Non si sfugge alla morte. ‘E questo il desti- co è sacrificata a Giove nel giorno delle Idi; no dell’uomo, non c’è protezione divina per le None. anche per chi discende dagli Dei, Quello che segue tutte queste giornate (sta e spesso chi sfugge al massacro e al fragore attento a non sbagliare) è un giorno “nero”. dei dardi Il cattivo augurio è dovuto al fatto che pro- trova in patria, al ritorno, la sua fine (…). prio in questi giorni Roma subì gravi rovesci per lo sfavore di Marte. Di tutte queste Mimnermo, fr. 8 GP 15, vv. 1-10. caratteristiche, che interessano l’intero Come le foglie della primavera fiorita, calendario, basti aver parlato una volta, in quando ai raggi del sole crescono improvvise, modo da non dover poi interrompere il filo noi, per un palmo di tempo, godiamo dei fiori dell’esposizione. di giovinezza, senza sapere dagli Dei

50 bene né male. Ma a fianco stanno le nere Cicerone, Cato Maior De Senectute19, 85, 1-15. Potenze, Per queste cose, o Scipione, (…) la vecchiez- quelle che ha per fine la dolente vecchiaia za mi è leggera, e non solamente non mole- e quella della morte. Il frutto dei giovani anni sta, anzi lieta. Che se io sbaglio a credere che è scarso come il sole disperso sulla terra. le anime degli uomini sono immortali, sba- Poi, quando la vicenda di questa stagione si glio volentieri, e non voglio che finché vivo, è chiusa, mi si strappi questo errore, del quale mi non è la vita il meglio, ma il morire (…). allieto; se invece, morto, come alcuni filoso- fucci20 ritengono, non sentirò più nulla, non Mimnermo, fr. 1 GP. temo che dei filosofi da morti possano can- Ma passa l’adulata fugace giovinezza zonare questo mio errore. Che se non siamo come un sogno, ed ecco pesa e minaccia vicina destinati a essere immortali, è tuttavia desi- la vecchiaia dolente, sfigurata, derabile per l’uomo che a suo tempo si spen- odiata e disprezzata a un tempo, e ti fa sco- ga. Poiché la natura ha, come per tutte le nosciuto: cose, anche per il vivere una misura. La vec- una nebbia che offende vista e mente. chiezza, poi, è, per così dire, la scena finale del dramma della vita, di cui dobbiamo evi- Simonide di Ceo, fr. 6 D16. tare la stanchezza, tanto più sopraggiunta la Se sei uomo, non dire che accadrà sazietà. domani, e se vedi uno felice, non dire quanto tempo lo sarà. Seneca, De Brevitate Vitae21, I, 1, 3. Rapido come il volo della mosca La maggior parte degli uomini, Paolino, é il mutamento delle cose umane. protesta per l’avarizia della natura, perché siamo messi al mondo per un briciolo di Simonide di Ceo, fr. 9 D. tempo, perché i giorni a noi concessi scorro- L’uomo ha poche risorse, no così veloci e travolgenti che, eccetto le sue preoccupazioni sono sterili, pochissimi, gli altri sono abbandonati dalla ha tempo breve e pene sopra pene. vita proprio mentre si preparano a vivere. E La morte gli è sul capo inevitabile, di questa disgrazia, che credono comune, comune ed equamente ripartita non si dolse solo la folla e il volgo sciocco: tra i buoni e – in ogni caso – tra i malvagi. tale stato d’animo provocò la protesta anche di grandi uomini (…). Non abbiamo poco Rufino, Antologia Palatina17, V, 62. tempo, ma ne abbiamo perduto molto. Il tempo non ha affatto spento la tua bellez- Abbastanza lunga è la vita e data con lar- za, ma ancora sopravvivono molti ghezza per la realizzazione delle cose più resti della tua passata gioventù. grandi, se fosse tutta messa bene a frutto; ma Durano immuni dal tempo le tue grazie (…) quando si perde nella dissipazione e nel- l’inerzia, quando non si spende per nulla di Sofocle, Le Trachinie 18, vv. 132-135. buono, costretti dall’ultima necessità ci Non dura eterna per gli uomini accorgiamo che è passata senza averne avver- la notte stellata, né la sventura, né la ricchezza, tito il passare. Sì: non riceviamo una vita ma tutto trascorre in un attimo, breve, ma tale l’abbiamo resa, e non siamo e già tocca ad un altro la gioia e la privazione. poveri di essa, ma prodighi. Come ricchezze grandi e regali in mano a un cattivo padrone

51 si volatizzano in un attimo, ma, per quanto il vino, il figlio di Semele e Zeus l’ha dato agli modeste, se affidate a un buon amministra- uomini tore, aumentano con l’impiego, così la dura- come scaccia dolori. Versa mescolando una a ta della nostra vita per chi sa bene gestirla è due, molto estesa. piene fino all’orlo. E un bicchiere scacci l’altro.

Rufino, Antologia Palatina, V, 72. Questo, la vita, e null’altro; piacere, la vita. Il carpe diem. In malora gli affanni! Breve la vita per gli uomini. Presto, vino, Orazio, Odi22, I, 11. presto, Non domandare tu mai danze, corone di fiori, presto donne. Oggi, quando si chiuderà la tua ch’io goda; vita, la mia vita, nessuno conosce il domani. non tentare gli oroscopi d’oriente: male è sapere, Leuconoe. Meglio accettare quel che verrà, gli altri inverni che Giove donerà Il tempo…che rinnova e rivela. o se è l’ultimo, questo che stanca il mare etrusco Aristotele, La Fisica, IV, 13, 222 a - 227 b. e gli scogli di pomice leggera. Per sé, il tempo è causa di distruzione piut- Ma sii saggia: e filtra il vino, tosto che di generazione (…) Ogni cambia- e recidi la speranza mento è per natura distruttore. Nel tempo, lontana, perché breve è il nostro infatti, tutte le cose si generano e si corrom- cammino, e ora, mentre pono. si parla, il tempo è già in fuga, come se ci odiasse! Eschilo, Coefore 24, vv. 965-968. Così cogli Ed ecco subito il Tempo, che tutto a termi- la giornata, non credere al domani. ne adduce, passerà oltre le soglie di questo palazzo, Orazio, Odi, III, 29, vv. 41-48. quando il rimedio contro i colpevoli, con (…) vivrà padrone di sé, purificazioni liberatrici da Ate, felice, chi di giorno in giorno lungi dal focolare ogni sozzura avrà allonta- potrà dire: ho vissuto: domani il padre Giove nato. occupi il cielo di nera nube o di sole splendente; non renderà però vano Sofocle, Edipo a Colono 25, vv. 609-615. tutto quanto è alle spalle, né Non è lecito considerare alla cieca buoni i cancellerà o disfarà ciò che l’ora, malvagi e malvagi i buoni. nel suo fuggire, ha già portato. Sbarazzarsi di un amico fidato è lo stesso per me, che sbarazzarsi Alceo, fr. 113 RP 23, vv. 1-5. della propria vita: sì, della vita, che per Beviamo: perché aspettare i lumi? Il giorno è ognuno è il bene più prezioso. un attimo. E col tempo comprenderai sicuramente Amato, prendi giù le coppe colorate, tutto questo:

52 perché solo il tempo rivela l’uomo giusto; discernere il vero, ma col loro peso li tengo- il malvagio, invece, lo riconosci in un giorno no sommersi e inchiodati al piacere. Non solo. hanno mai la possibilità di rifugiarsi in se stessi; se gli tocca per caso un momento di Petronio, Satyricon 26, 39, 39-41. riposo, come in alto mare, dove anche dopo Così gira il mondo, proprio come una mola, la caduta del vento continua l’agitazione, e a ogni momento ci porta qualche guaio, sia ondeggiano e non trovano mai pace dalle che gli uomini nascano sia che crepino. loro passioni.

Gli onori della vita pubblica. Vivere nel tempo (i ritmi del quotidiano). Seneca, De Brevitate Vitae, IV, 1-4. Il piacere dell’otium. Agli uomini più potenti e altolocati vedrai sfuggire di bocca le parole in cui desiderano Seneca, De Brevitate Vitae, II, 1-3. e lodano il tempo libero e lo preferiscono a Perché ci lagniamo della natura? Si è com- tutti i loro beni. Vorrebbero di tanto in portata generosamente: la vita, se sai usarne, tanto scendere da quella vetta, se la discesa è lunga. Uno è in preda a un’avidità insazia- fosse sicura: anche ammesso che nessuna bile, uno alle vane occupazioni di una fatico- forza ostile intervenga dall’esterno, la fortu- sa attività, uno è fradicio di vino, uno è na crolla sotto il suo peso. Il divo Augusto, abbrutito dall’ozio; uno è stressato dall’am- cui gli dei furono più generosi che ad alcun bizione, che dipende sempre dai giudizi altro, non cessò di augurarsi il riposo e di altrui, uno dalla frenesia del commercio è chiedere l’esonero dalla vita pubblica; ogni condotto col miraggio di guadagni di terra suo discorso ricadeva sempre su un punto, la in terra, di mare in mare; alcuni, smaniosi di speranza del tempo libero, e alleviava le sue guerra, sono continuamente occupati a crea- fatiche col pensiero, forse illusorio, ma con- re pericoli agli altri o preoccupati dei propri; fortevole, che un giorno sarebbe vissuto per c’è chi si logora in una volontaria schiavitù, sé. In una lettera al senato, dopo la promes- all’ingrato servizio dei potenti; molti non sa che il suo riposo sarebbe stato non senza pensano che ad emulare l’altrui bellezza o a decoro e all’altezza della gloria precedente, curare la propria; i più, privi di bussola, ho trovato tali parole: “Ma queste cose cambiano sempre idea, in balia di una legge- sarebbe più bello realizzarle che prometterle. rezza volubile e instabile e scontenta di sé; a Tuttavia il desiderio di quel tempo così certuni non piace nessuna meta, a cui dirige- sospirato mi ha ridotto, poiché la gioia della re la rotta, ma sono sorpresi dalla morte fra realtà si fa attendere, a pregustare un po’ di il torpore e gli sbadigli, sicché non dubito piacere parlandone”. Così grande cosa gli che sia vero ciò che in forma di oracolo si sembrava il tempo libero che, non potendo dice nel più grande dei poeti: “piccola è la goderne di fatto, l’anticipava nel pensiero. parte di vita che viviamo27”. Sì: tutto lo spa- Chi vedeva tutto dipendere da lui solo, chi zio rimanente non è vita, ma tempo. dispensava la fortuna agli uomini e ai popo- Incalzano e assediano i vizi da ogni parte e li, era felice soprattutto pensando al giorno non li lasciano sollevarsi o alzare gli occhi a che avrebbe deposto la sua grandezza.

53 Sapeva per esperienza quanto sudore costa- immortale no quei beni che abbagliano tutta la terra, fra i beati; i buoni, pure se abitano lungi, quanti segreti affanni nascondono. onorano in lui chi contemplò la vita celeste. Seneca, De Brevitate Vitae, V, 1-2. Marco Cicerone, sballottato fra i Catilina da Anonimo, Antologia Palatina, VII, 337. una parte e i Clodii da una parte, i Pompei Non passare in fretta, molto illustre vian- e i Crassi dall’altra, quelli nemici aperti, que- dante, sti dubbi amici, in balia dei flutti insieme accanto alla mia tomba, o tu che cammini allo Stato, che cercava di tenere a galla, e alla con i tuoi piedi insonni, fine travolto, incapace di starsene quieto ma guarda e chiedi: “Chi sei e di dove?” nella buona fortuna e di sopportare la catti- Saprai che qui sta va, quante volte maledice quel suo consola- Armonia, la cui stirpe brilla a Megara. to lodato non senza ragione ma senza fine! Tutto ciò che agli uomini reca gloria si pote- (...) “Vuoi sapere” scrive “che faccio? Me ne va vedere in lei, sto nel mio podere di Tuscolo, mezzo libe- nobiltà, virtù, costumi, castità. ro”. Aggiunge poi altre parole piangendo il Contempla la tomba d’una tale donna: l’ani- passato, lagnandosi del presente, disperando ma spogliata del corpo, dell’avvenire. mira a sentieri celesti.

Il rituale funerario: Vincere il tempo: il ricordo oltre la morte. la ricerca dell’immortalità.

Pinito, Antologia Palatina, VII, 16. Da mortali a immortali: Ossa e un muto nome la tomba di Saffo rac- gli uomini divinizzati. chiude, ma le sue dotte parole sono immortali. Cicerone, Somnium Scipionis 28, 6, 13. Ma, Africano, onde tu sia pronto alla difesa Simonide, Antologia Palatina, VII, 25. dello Stato, tieni per fermo questo: che per Anacreonte, il poeta che le muse resero tutti coloro che hanno conservato, aiutato, immortale, ingrandito la patria, è assicurato in cielo un la patria Teo accolse in questa tomba. posto particolare, dove i beati si godono Canti spiranti le Grazie, spiranti gli Eroti l’eternità; nulla, infatti, è più gradito a quel egli adattò primo dio, che governa tutto il mondo, al dolce amore dei ragazzi. (…) almeno di ciò che accade in terra, delle riu- Pure non desiste dal canto delizioso, e neanche nioni e dei sodalizi degli uomini associati nel da morto fa dormire nell’Ade quella sua cetra. diritto, i quali sono chiamati Stati; ed i loro governanti e conservatori, di qui partiti, qui Anonimo, Antologia Palatina, VII, 61. ritornano. La terra cela qui nel suo seno il corpo di Platone, ma l’anima del figlio di Aristone ha un posto

54 L’anima immortale: a quell’intuizione. E non bisogna cambiare Il tempus-mensura. espressione pensando che altre siano miglio- ri, ma ci si deve servire di quelle più comu- Platone, Timeo 29, 37 d - 38 b. nemente diffuse riguardo al tempo; né dob- Quando il padre creatore pensò l’universo biamo predicare di esso qualcos’altro, come come un essere dotato di vita e di movimen- se avesse la medesima essenza di questa par- to e divenuto immagine delle divinità ticolare realtà –alcuni fanno anche questo-, immortali, se ne compiacque (…) allora ma soltanto riflettere attentamente su ciò cui pensò di creare un’immagine mobile del- lo associamo o con cui ne determiniamo la l’eternità, e, organizzando il cielo, produsse misura. E ciò non richiede una dimostrazio- un’immagine eterna (…) che procede secon- ne, ma una riflessione: noi, cioè, ricolleghia- do la legge del numero e che noi abbiamo mo il tempo ai giorni e alle notti e alle loro chiamato “tempo”. Infatti i giorni e le notti parti, come anche alle nostre passioni o alla e i mesi e gli anni, che non esistevano prima loro assenza, al moto e alla quiete, conside- che nascesse il cielo, allora egli li fece sorge- rando un accidente particolarmente connes- re insieme ad esso. Tutte queste sono parti so a queste realtà ciò per cui parliamo di del tempo e il passato e il futuro sono forme “tempo”. generate del tempo, che noi inavvertitamen- te e scorrettamente applichiamo all’essenza Lucrezio, De rerum natura 32, V, vv. 614-619. eterna. Diciamo infatti “era”, “è”, “sarà”; ma Né si può spiegare con una sola semplice e a quell’essenza si addice davvero solo “è”, lineare ragione mentre “era” e “sarà” sono espressioni che si come il sole dalle regioni estive raggiunga applicano al divenire del tempo. la curva brumale del Capricorno, e tornan- do di lì Aristotele, La Fisica30, IV, 11, 219 b. si volga alla estiva meta solstiziale del Il tempo è la misura del movimento secon- Cancro, do il prima e il poi. e come la luna a ogni mese appaia attraver- sare lo spazio, Aristotele, La Fisica, IV, 14, 223 a. nel quale percorso il sole impiega il tempo di Se è vero che nella natura delle cose soltanto un anno. l’anima o l’intelletto, che è nell’anima, hanno la capacità fisica di numerare, risulta impossibile l’esistenza del tempo senza quel- la dell’anima. L’anima immortale: l’eternità e la temporalità Epicuro, Lettera ad Erodoto31, 72-73. Bisogna poi tener per certo anche questo: Plotino, Enneadi, III, 7, 11. non bisogna indagare il tempo come le altre Se si dicesse che il tempo è la vita dell’Anima proprietà che indaghiamo in un oggetto, che muovendosi passa da uno stato di vita ad riferendoci alle anticipazioni che troviamo un altro, non si affermerebbe forse qualcosa? in noi stessi, ma bisogna considerarlo in E poiché l’eternità è una vita nella quiete e relazione a quell’intuizione immediata in nell’identità, vita identica a se stessa e infini- base alla quale parliamo di “molto” o “poco ta, necessariamente il tempo è immagine tempo”, esprimendoci in modo appropriato dell’eternità e sta ad essa come il mondo sen-

55 sibile sta a quello intellegibile. In luogo della tempo che misuro. (…) Ma come diminui- vita intellegibile bisogna dunque affermare rebbe e si consumerebbe il futuro che anco- un’altra vita, propria di quella potenza, cioè ra non è, e come crescerebbe il passato, che dell’Anima, e che è detta vita solo per omo- non è più, se non per l’esistenza dello spiri- nimia; in luogo del movimento dell’intelli- to, autore di questa operazione, dei tre genza il movimento di una parte dell’Anima; momenti dell’attesa, dell’attenzione e della in luogo dell’identità, dell’immutabilità e memoria? Così l’oggetto dell’attesa fatto della permanenza, il cangiamento e l’attività oggetto dell’attenzione passa nella memoria. sempre nuova; in luogo dell’indivisibilità e Chi nega che il futuro non esiste ancora? dell’unità, un’immagine dell’unità, l’uno nel Tuttavia esiste già nello spirito l’attesa del continuo; in luogo dell’infinito attuale e futuro. E chi nega che il passato non esiste della totalità, un processo incessante verso più? Tuttavia esiste ancora nello spirito la l’infinito; in luogo di ciò che è tutto intero memoria del passato. E chi nega che il insieme, un tutto che sarà tale solo parzial- tempo presente manca di estensione, essen- mente e che sempre deve diventare tale. (…) do un punto che passa? Tuttavia perdura Ma non dobbiamo prendere il tempo al di l’attenzione, davanti alla quale corre verso la fuori dell’Anima, come non si deve prende- sua scomparsa ciò che vi appare (…). re l’eternità al di fuori dell’essere. (Il tempo) si manifesta in essa, è in essa e con essa, Agostino, Confessioni, XI, 25,32-26,33. come l’eternità nell’essere intellegibile. Ti confesso, Signore, d’ignorare tuttora cosa sia il tempo; d’altra parte ti confesso, Signore, di sapere che pronuncio queste parole nel tempo; che da molto ormai sto parlando del L’anima immortale: tempo, e che proprio questo molto non lo è il tempo come distensio animi. per altro, che per la durata del tempo. Ma come faccio a saperlo se ignoro cosa sia il Agostino, Confessioni 33, XI, 36-37. tempo? (…). ‘E in te, spirito mio, che misuro il tempo (…). L’impressione che le cose producono in Dunque, Dio mio, io misuro il tempo e non te al loro passaggio e che perdura dopo il so cosa misuro. (…) Ne ho tratto l’opinione loro passaggio, è quanto io misuro, presente, che il tempo non sia se non un’estensione. e non già le cose che passano, per produrla; Di che? Lo ignoro. Però sarebbe sorprenden- è quanto misuro, allorché misuro il tempo. te se non fosse un’estensione dello spirito E questo è dunque il tempo, o non è il stesso.

56 Note: e testi della Letteratura Latina, vol.2, 1992, pp. 174 ss. 29 1 Nella Teogonia di Esiodo, ad esempio. Traduzione di G. Lozza in Platone, Timeo, Milano 2000. 30 2 In Omero il manifestarsi del tempo nei vari momenti del gior- N. Abbagnano, G. Fornero, Filosofi e filosofie nella storia, no o dell’anno era associato alla presenza di una divinità; Torino 1992, pp. 203 ss. 31 come anche la conoscenza del futuro era prerogativa degli dei. Traduzione di N. Russello in Epicuro, Lettere, a cura di N. 3 L’evidente consapevolezza del valore del proprio canto è nei Russello, Milano 1994. 32 lirici greci. Traduzione di L. Canali, in Lucrezio, De rerum natura, vol. 2, 4 Vedi l’opera di Erodoto e Tucidide. Milano 1994. 33 5 Cfr. Lucrezio nel De rerum natura. Traduzione di C. Carena in Agostino, Confessioni, Torino 6 Notevole a proposito la lettura che ne dà Seneca nel suo trat- 2002. tato De Brevitate Vitae. 7 Cfr. a riguardo I Fasti di Ovidio. 8 Traduzione di R. Calzecchi Onesti in Omero, Iliade, Torino 1990. 9 Traduzione di E. Cetrangolo in Omero, Odissea, Milano 1997. Bibliografia di riferimento: 10 Traduzione di A. Colonna in Opere di Esiodo, a cura di A. N. Abbagnano, G. Fornero, Filosofi e filosofie nella storia, Colonna, Torino 1983. Torino 1992. 11 Traduzione di F. Stok in Opere di Publio Ovidio Nasone, vol. M. Bettenini (a cura di), Agostino, Le Confessioni, Torino 2002. IV, Fasti e rammenti, a cura di F. Stolk, Torino 1999. R. Calzecchi Onesti, F. Codino (a cura di), Omero, Iliade, 12 Traduzione di A. Izzo D’Accinni in Erodoto, Storie, Milano Torino 1990. 1994. L. Canali (a cura di), in Lucrezio, De rerum natura, vol. 2, 13 Traduzione di F. Ferrari in Tucidide, La guerra del Peloponneso, Milano 1994. Milano 1994. J. Carcopino, La vita quotidiana a Roma, Bari 1994. 14 Traduzione di E. Mandruzzato in Lirici dell’età arcaica, a C. Carena, M. Bettenini (a cura di), Agostino, Confessioni, cura di E. Mandruzzato, Milano 1994, pp. 63 ss. Torino 2002. 15 Traduzione di E. Mandruzzato in Lirici dell’età arcaica, a E. Cetrangolo (a cura di), Omero, Odissea, Milano 1997. cura di E. Mandruzzato, Milano 1994, pp. 83 ss. A. Colonna (a cura di), Esiodo, Opere, Torino 1983. 16 Traduzione di E. Mandruzzato in Lirici dell’età arcaica, a G.B. Conte, E. Pianezzola, Storia e testi della Letteratura Latina, cura di E. Mandruzzato, Milano 1994, pp. 297 ss. vol. 2, 1992. 17 Traduzione di F. Coca, M. Marzi, G. Zanetto in Antologia D. Del Corno, Letteratura Greca, Milano 1995. Palatina, vol. 1, Torino 2005, p. 239 ss. F. Ferrari (a cura di), Antigone, Edipo Re, Edipo a Colono, 18 Traduzione di M.P. Pattoni in Sofocle, Trachinie, Filottete, Milano 1994. Milano 1994. F. Ferrari (a cura di), Tucidide, La guerra del Peloponneso, 19 Traduzione di C. Saggio in Cato Maior, De Senectute, a cura Milano 1994. di C. Saggio, Milano 1994. A. Izzo D’Accinni (a cura di), Erodoto, Storie, Milano 1994. 20 Sprezzante allusione agli Epicurei. G. Lozza, Platone, La Repubblica, Milano 1997. 21 Traduzione di A. Traina in Seneca, De Brevitate Vitae, a cura G. Lozza, Platone, Timeo, Milano 2000. di A. Traina, Milano 1994. E. Mandruzzato (a cura di), Lirici dell’età arcaica, Milano 1994. 22 Traduzione di E. Mandruzzato in Quinto Orazio Flacco, Odi E. Mandruzzato (a cura di), Quinto Orazio Flacco, Odi ed ed Epodi, a cura di E. Mandruzzato, Milano 1994. Epodi, Milano 1994. 23 Traduzione di E. Mandruzzato in Lirici dell’età arcaica, a M.P. Pattoni (a cura di), Sofocle, Trachinie, Filottete, Milano cura di E. Mandruzzato, Milano 1994, p. 225 ss. 1994. 24 Traduzione di M.Untersteiner, Orestea, Milano 1996. N. Russello (a cura di), Epicuro, Lettere, Milano 1994. 25 Traduzione di F. Ferrari in Antigone, Edipo Re, Edipo a F. Stok (a cura di), Opere di Publio Ovidio Nasone, vol. IV, Fasti Colono, Milano 1994. e rammenti, Torino 1999. 26 Traduzione di Ugo Dettore in Petronio Arbitro, Satyricon, A. Traina (a cura di), Seneca, De Brevitate Vitae, Milano 1994. Milano 1994. M. Untersteiner (a cura di), Orestea, Milano 1996. 27 Forse la frase è riferibile a Menandro. A. Zaccaria Ruggiu, Le forme del Tempo, Aion, Chronos, Kairos, 28 Traduzione di L. Ferrero in G.B. Conte, E. Pianezzola, Storia Milano 1998.

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Schede dei materiali 1. Fasti Antiates Maiores.

60 Datazione: 84-55 a.C. Provenienza: Anzio, Arco Muto. Materiale: intonaco dipinto. Collocazione: Museo Nazionale Romano, Palazzo Misure: cm. 240 x 126 x 3. Massimo alle Terme; invv. 80630-80631.

61 1. Fasti Consulares.

Datazione: 84-55 a.C. Provenienza: Anzio, Arco Muto. Materiale: intonaco dipinto. Collocazione: Museo Nazionale Romano, Palazzo Misure: cm. 135 x 120 x 3. Massimo alle Terme; inv. 80632.

62 I Fasti Antiates sono il più antico calendario finora Il calendario. noto, l’unico sopravvissuto alla riforma di Cesare La superficie a fondo bianco è riquadrata da una che abolì tutti gli esemplari precedenti: si tratta per- grande fascia nera ed è suddivisa al suo interno tanto di un documento eccezionale che può docu- determinando 13 colonne verticali, una per ogni mentare la scansione dell’anno e delle feste in uso a mese dell’anno, più il mese intercalare, ciascuna Roma dall’età più remota fino alla fine dell’età divisa, a sua volta, in due parti per inserire le spe- repubblicana. cifiche relative ai singoli giorni; in alto è dipinto il Secondo la tradizione, il calendario sarebbe stato nome del mese, mentre nella parte inferiore è originariamente istituito da Romolo che lo divise su indicato il numero dei giorni contenuto nel singo- base lunare in 10 mesi (marzo, maggio, aprile, mag- lo mese, in nero per i mesi dispari, in rosso per i gio, quintile, sestile, settembre, ottobre, novembre e mesi pari. L’alternanza dei colori rosso e nero, rea- dicembre; i nomi dei mesi richiamano proprio l’an- lizzata con l’uso del minio e dell’atramentum, faci- tica divisione in 10 mesi) con una durata complessi- lita la leggibilità delle informazioni. va di 304 giorni. Dal momento però che tempora duorum generum sunt, unum annale, quod sol circui- Le singole colonne sono contraddistinte a sinistra tu suo finit, alterum menstruum, quod luna circu- dalla presenza delle litterae nundinales, lettere alfa- miens comprendit (Varro, De Agricult., I, 27), fu betiche dalla A alla H che si succedono lungo necessario introdurre una trasformazione che tenes- tutto il calendario per indicare il nundinum, il se conto anche del ciclo solare: Numa Pompilio periodo al termine del quale si tenevano mercati e aggiunse due mesi all’anno, introducendo gennaio e fiere; per facilitare la leggibilità del testo, la lettera febbraio, variò la durata dei diversi mesi ed originò A, la prima della serie, è sempre dipinta in rosso, l’anno di 355 giorni; per garantire una maggiore diversamente dalle altre, in nero. concordanza tra i due cicli, lunare e solare, istituì, A fianco alle litterae nundinales, sono invece indi- inoltre, il mese intercalare (presente nei fasti Antiates cate, sempre in nero, Kalendae, Nonae ed Idus, i nell’ultima colonna a destra), un mese di 22 o 23 tre giorni corrispondenti alle fasi lunari e usati dai giorni che veniva periodicamente inserito prima Romani per indicare la data corrente, abbreviate degli ultimi cinque giorni di febbraio, allungando in tutto il calendario secondo un sistema costante: l’anno di 27 o 28 giorni. Tale calendario è quello la sola iniziale K per le Calendae, NON per le documentato nei Fasti Antiates: esso rimase in vigo- none mentre le Idi sono sempre scritte per esteso re fino al 46 a.C. quando l’astronomo alessandrino nella forma EIDVS. Sosigene inserì l’ultima radicale modifica prima del A seguire compaiono le sigle che definiscono qua- definitivo intervento di papa Gregorio XIII del litativamente il giorno, specificando se in esso 1582. potevano svolgersi attività civiche; tali sigle sono poste direttamente alla destra delle litterae nundi- I Fasti Antiates si presentano come due pannelli, uno nales, se in corrispondenza del giorno non vi sono per il calendario propriamente detto, l’altro per altre indicazioni e in questo caso sono dipinte in l’elenco dei magistrati, consoli e censori: si tratta di nero, oppure sono poste dopo il nome del giorno circa 300 frammenti di intonaco dipinto a pennello con la tecnica dell’affresco. o della festa che vi cadeva e, in questo caso, sono in rosso. Esse sono: F dies fastus, durante il quale è possibile svolgere tutte le attività pubbliche; N dies nefastus durante il quale tutte le attività sono sospese; C dies comitialis giorno in cui potevano tenersi i comizi (analogamente ai dies fasti); EN

63 Ricostruzione dei Fasti Antiates Maiores (Rielaborazione da Degrassi 1963)

64 65 dies endotercisus, nefasto all’inizio e alla fine, fasto gennaio si celebravano gli Agon(alia), festa solo nella parte centrale. Due sigle riguardano solo che si ripeteva anche il 17 marzo, il 21 mag- 3 giorni: QRCF quando rex comitiavit fas: quando gio e l’11 dicembre, con il sacrificio di un il re ha tenuto il comizio è lecito lavorare, indica- ariete nella Regia. L’11 e il 15 di gennaio si zione che si trova solo il 24 marzo e il 24 maggio, tenevano i Car(mentalia), in onore di ad indicare giorni nefasti fino a quando i comizi Carmenta, dea di profezie e nascite; in questi non erano stati prosciolti; QSDF quando stercus due giorni, distinti per essere dedicati ai pueri delatum fas: quando la sporcizia è stata portata via e alle virgines, si celebrava anche il dies nata- è lecito lavorare, indicazione che riguarda solo il lis del tempio di Giuturna (da identificarsi 15 giugno, giorno della pulizia annuale del tem- con il cosiddetto Tempio A di Largo Argentina) e il santuario di Carmenta ai pio di Vesta. Di dubbia interpretazione è invece la piedi del Campidoglio -Iuturnae e sigla NP che compare in corrispondenza di tutte Carment(ae) in rosso al di sotto dell’iscrizio- le idi da aprile a dicembre e di numerose feste. ne principale Car(mentalia) in nero-. Il calendario riporta, infine, le numerose festività che scandivano l’anno: le 45 principali sono Feb(rarius). Nel solo testo anziate, le calende di feb- dipinte in nero con lettere delle stesse dimensioni braio risultano dedicate a Giunone Sospita delle altre indicazioni, mentre gli anniversari delle -Iunon(i) S[osp(itae)] / Matr(i) Re[g(inae)] in fondazioni dei templi e le feste minori sono dipin- rosso-, il cui tempio si trovava nel Foro ti in rosso e in lettere più piccole. La maggior Olitorio (attuale San Nicola in Carcere); parte delle feste principali si celebrava una sola Ovidio conferma la notizia definendo, tutta- volta l’anno, mentre alcune erano ripetute più via, il tempio della dea confinante con quel- volte (gli , ad esempio, si celebravano a lo della Magna Mater, suggerendo così l’esi- gennaio, marzo e dicembre); i nomi di divinità in stenza di un secondo tempio sul Palatino. Al dativo, cui si sottintende il termine feriae (ad più noto tempio nel Foro Olitorio può rife- esempio Minervae il 19 marzo), possono essere rirsi allora la data delle calende di luglio (cfr. seguiti da indicazioni topografiche per precisare i infra). Seguono gli anniversari di numerosi templi di cui ricorre l’anniversario (in corrispon- templi: alle nonae (il 5) quello della denza delle nonae di febbraio, ad esempio, Concordia sul Campidoglio -Concord(iae) in Concord(iae) in Capit(olio) in riferimento al tem- Capit(olio) in rosso-, alle idi Fauno sull’Isola pio della Concordia sul Campidoglio). Occupano Tiberina -Favon in rosso-, il 17 Quirino sul un posto particolare il 21 aprile, giorno della fon- Quirinale -[Qui]rino in rosso, al di sotto di dazione di Roma, e il 18 luglio, data della tragica Q[uir(inalia)] in nero-. Il calendario riporta disfatta di Allia del 390 a.C. in cui i Romani furo- al 15 una delle feste più antiche e più a lungo celebrate (soppressa da papa Gelasio nel 494 no stati sconfitti dai Galli. d.C.): i [Lupe]r(calia) che consistevano nel sacrificio di una capra nella grotta del Ian(uarius). Le kalendae di gennaio erano consacrate Lupercale e in una corsa intorno al Palatino a Esculapio, figlio di Coronide, e a Veiove e in ricordo dei gruppi di pastori dell’epoca di ai loro templi sull’isola Tiberina -Aescula(pio) Romolo e Remo. Il 21 ricorrevano i Co[r]o(nidi) / Vediove in rosso-; solo nei Fasti F[er]a(lia), festa dedicata al culto dei morti Antiates le nonae riportano la menzione di che, nel calendario giuliano, si arricchisce Vica Pota, divinità minore legata alla vittoria, della data del 13 con i ; il 23 era la il cui santuario doveva trovarsi nei pressi volta dei [Ter ]mi(nalia), in onore del dio della Velia -Vicae Pota[e] in rosso-. Alle idi di

66 Terminus, responsabile dei confini; il 24 si Palatino -M(atri) D(eum) M(agnae) I(deae) celebrava il [Regif(ugium)], sospensione delle in rosso-. La menzione dei due templi di attività del rex sacrorum fino a marzo; il mese Giove alle idi di aprile, -Iovi Victor(i) Iov(i) si chiudeva con gli Equ[ir(ria)], il 27, una / Leibert(ati) in rosso-, è particolarmente corsa di cavalli in onore di Marte, nel Campo interessante perché non compare in altri Marzio, istituita seconda la tradizione da Fasti, ma trova riscontri in altre fonti: il Romolo. tempio di Iuppiter Libertas sull’Aventino è citato infatti nelle Res gestae di Augusto tra i Mar(tius). Mese ricco di feste: vi si celebravano gli templi da lui restaurati, mentre Ovidio anniversari dei templi di Giunone Lucina ricorda, per questa medesima data, il tem- all’Esquilino -Iunon(i) in rosso-, alle kalen- pio di Iuppiter Victor, da identificarsi con dae del mese, e di Veiove sul Campidoglio quello votato durante la terza guerra sanni- alle nonae -Vedi(ove) in Ca[p]itol(io)in tica la cui identificazione topografica è rosso-. Il giorno prima delle idi (14) si cele- ancora discussa. Il 15 si celebravano i bravano per la seconda volta gli Equir(ria), Fordi(cidia) offrendo nel tempio di Giove mentre alle idi, consacrate ad Anna Perenna sul Campidoglio le interiora estratte dalle -Ann(ae) / Perennae in rosso-, ci si recava nel fordae, vacche gravide. Il 19 aprile si cele- bosco a lei sacro bevendovi tante coppe di brava la festa di Cerere, Libero e Libera, vino quanti anni si desiderava vivere; il 17 divinità legate all’agricoltura e al ciclo era dedicato a Liber Pater e si celebravano i annuale delle stagioni, venerate in un tem- [L]iber(alia); il 19 era chiamato pio ai piedi dell’Aventino -Ceria(lia), in Quinquatrus, quinto giorno buio dopo il nero, seguito da Cereri, Lib(ero), L[ib(erae]) plenilunio, ma si commemorava anche la in rosso-. Il 21 conserva la dicitura princi- dedica del tempio di Minerva sull’Aventino pale, in nero, Paril(ia), festa primaverile, -Minervae al di sotto di Quin(quatrus) in tradizionalmente messa in relazione con la rosso-. Il 23 si svolgeva al Palatino la ceri- dea della pastorizia Pales cui, in realtà, come monia del Tubil(ustrium), purificazione risulta proprio dai Fasti Antiates, era dedica- delle trombe militari, le tubae. Il mese si ta esplicitamente la data del 7 luglio; l’indi- chiude con la sigla QRCF quando rex comi- cazione in rosso Roma cond(ita) celebra l’an- tiavit, fas, che si incontra solo in questo niversario della fondazione di Roma. In giorno e il 24 maggio ad indicare che era occasione dei Vinal(ia), il 23, si offriva a lecito svolgere attività solo dopo che il rex Giove il vino nuovo e si celebrava, seconda- sacrorum aveva prosciolto i comizi. riamente, anche il tempio di Venere Ericina, fuori Porta Collina -Vener(i) Apr(ilis). È il mese che presenta il migliore livello di Eruc(inae) in rosso-; il 25 i Robig(alia) festa conservazione di tutti i Fasti Antiates. Alle alla divinità Robigo, perché proteggesse i Nonae (5) cadeva l’anniversario di un tem- cereali dalla malattia della ruggine (robigo). pio della Fortuna Publica -Fort(unae) Pub(licae) in rosso- probabilmente uno dei Mai(us). Nel mese di maggio si ripetono per tre gior- tre templi dedicati a questa divinità sul ni (9, 11, 13) i giorni dedicati ai Lemures Quirinale, presso la Porta Collina, nella anime di defunti morti prima del tempo zona chiamata ad tres Fortunas, mentre l’11 (tradizionalmente istituita da Romolo per era consacrato al culto orgiastico della placare l’anima del fratello Remo): all’indica- Magna Mater, o Cibele, e al suo tempio sul zione principale Lemur(ia) in nero, in corri-

67 spondenza del 9 si aggiungono in rosso le let- tarsi dell’anniversario del tempio di Giunone tere MA da interpretarsi come Ma[niae] la Sospita nel Foro Olitorio (cfr. supra). Mater Larum o Ma[nibus] i Manes, divinità Presente anche il riferimento a Felicitas, infere che si occupavano dei morti; le idi (15) -[Felici]tat(i) in rosso-, cui era dedicato un erano dedicate a Mercurio e alla madre Maia tempio sul Campidoglio di cui si celebra il -[Merc(urio)], Maiae in rosso- il cui tempio si dies natalis. Lacunosa anche la parte relativa trovava di fronte al Circo Massimo; proba- al 5 luglio dove doveva trovarsi la festa dei bilmente a Marte deve invece riferirsi il ter- , l’unica posta tra le kalendae e le mine Invict(o) che si legge alla riga seguente. nonae, da mettere in relazione probabilmen- Il 23 si ripete la cerimonia del Tubil(ustrium) te con il del 24 febbraio. cui segue il 24 la sigla QRCF (cfr. supra). L’indicazione relativa alle nonae, Palibus duo- bus -II in rosso-, è contenuta solo in questi Iun(ius). Le calende di giugno celebrano l’anniver- fasti e dovrebbe riferirsi a due templi dedica- sario del tempio di Marte oltre Porta ti alla dea Pales, mentre il 13 riporta, in rosso, Capena (all’altezza dell’attuale Porta di Loed(i) Apol(linis) ossia i giochi in onore di San Sebastiano) e del tempio di Iuno Apollo istituiti nel 212 a.C. per propiziare la Moneta sull’Arce Capitolina -Marti in vittoria al popolo Romano; il 17 si celebrava Cl[ivio] / [Iunon(i) in [Arce] in rosso-; il 5 Honos, l’onore militare, cui erano dedicati era l’anniversario del tempio del dio Semo vari templi -Hono[ri] in rosso-. Il 18 luglio Sanctus Dius Fidius -Di(o) Fidi(o) in rosso-, veniva ricordato il giorno in cui i Romani dio della fedeltà dei patti, venerato sul erano stati sconfitti dai Galli presso il fiume Quirinale fin dall’età regia. Dal 9 al 15 si Allia nel 390 a.C. -[Al]liens die(s) in rosso-; svolgevano i Vestalia (indicazione perduta legate a questa data erano i , una festa su questi Fasti), ciclo di celebrazioni che che si celebrava il 19 e il 21 nel bosco, lucus, iniziava con l’apertura del penus del tem- in cui si erano rifugiati alcuni dei Romani pio, per chiudersi il 15, giorno in cui com- scampati all’attacco dei Galli -Lu[c(aria)] in pare la sigla QSDF, q(uando) s(tercus) nero-. Al 22 si legge [Concor]diae, in riferi- d(elatum), [f(as)], ossia il giorno era fasto mento al tempio dedicato a questa divinità una volta pulito il tempio. L’11 si celebra- nel Foro; il mese si chiudeva con due feste vano i Matralia in onore della Mater importanti, i Nept(unalia) in onore di Matuta e secondariamente la Fortuna - Nettuno il 23 e i Fur(rinalia) il 25, in onore [M]atr(alia), seguito da [M]atri Matu(tae) dell’antichissima dea Furrina, legata all’ac- / Fortu[n]ae in rosso-. Al 19 parzialmente qua. conservato Min[ervae] in rosso, in riferi- mento al tempio di Minerva sull’Aventino, Sex(tilis). Nella prima parte del mese si celebravano e il 27, sempre in rosso, Laru[bus] per la numerosi anniversari di templi: alle kalen- celebrazione dell’aedes consacrata ai Lari dae quello di Spes nel Foro Olitorio (il cui nella Sacra via. colonnato è visibile sul fianco di San Nicola in Carcere) e due templi della Qui(nctilis). Sebbene mancante della parte iniziale, Vittoria sul Palatino -Spei, Victor(is) duabus nell’indicazione relativa alle kalendae di in rosso-, alle nonae si teneva un sacrificium luglio può riconoscersi l’esplicita menzione publicum per la dea Salus -Salu[ti] in rosso- di Giunone, [Iun]on(i), cui sono solitamente nella zona nord occidentale del Quirinale; dedicati tutti gli inizi del mese; potrebbe trat- le idi sono caratterizzate da una lunga lista

68 di divinità in ordine cronologico di anti- Oct(ober). La prima parte del mese, più conservata, chità dei loro luoghi di culto: in questa ricorda gli anniversari di alcuni templi: alle stessa giornata si ricordava la fondazione calende quello di Fides -Fidei, in rosso-, dell’antico tempio di Diana e di Vortumnus probabilmente un piccolo sacrario sul sull’Aventino, della Fortuna Equestris nel Campidoglio; alle nonae (il 7) due templi di Campo Marzio, di Ercole Vincitore nei Giove Folgoratore e di Giunone Curitis pressi della Porta Trigemina, di Castore e -[Iovi F]ulgur(i) / [I]unon(i) Quir(iti)in Polluce nel Circo Flaminio e delle Camene, rosso-, il 10 il tempio di Giunone Moneta divinità acquatiche -Dianae, Vortu(mno), / sul Campidoglio -Iunon(i) Mon(etae)in Fort(unae) Equ(estri), Herc(uli) Vic(tori), rosso-. Le feste principali (in nero) si trova- [Cas]t(ori) Poll(uci), Came(nis) in rosso-. vano nella seconda parte del mese: l’11 si Nella seconda parte del mese, invece, si aggiungeva il vino vecchio all’uva da poco tenevano numerose feste principali: il 17 i raccolta e spremuta in occasione dei Port(unalia), festa di Portunus, dio dei Medi(trinalia), mentre il 13 si celebravano porti, e del suo tempio (cosiddetto Tempio le sorgenti, gettando fiori nelle fontane per della Fortuna Virile); il 19 i Vinal(ia), festa i Fo[nt(inalia)]. Il mese si chiude con successiva alla raccolta dell’uva cui si l’[Armi(lustrium)], il rito purificatorio delle aggiunge l’anniversario del tempio di armi e dell’esercito che si svolgeva il 19 Venere nei pressi del Circo Massimo sull’Aventino, la cui indicazione è qui per- -Venere, in rosso-; il 21 i C[o]ns(ualia) con duta. la celebrazione dell’altare sotterraneo del dio Conso, protettore della conservazione Nov(ember). Scarsamente conservato è il mese di dei raccolti; il 23 all’indicazione in nero novembre di cui resta un frammento delle Vo[lk(analia)], relativa alla seconda festa idi, 13, in cui si ricorda l’anniversario di tre dedicata a Vulcano, si aggiunge in rosso templi: di Feronia (a sinistra del Tempio V[olk(ano), H]orae, Qu[i(rini). M[aiae Rotondo di Largo Argentina), della Fortuna s]upr(a) Comi(tium), ossia la celebrazione Primigenia sul Campidoglio e di Pietas nel di altri culti e templi tra cui spicca quello di Foro Olitorio -[F]eron(iae), Fort(unae) Maia, consorte di Vulcano, nella zona del Pr(imigeniae) / [Pie]tati in rosso-. Comizio (presso il Foro). Il 25 O[pic(onsi- va)] festa della dea Ops, portatrice di ric- Dec(ember). La fine del ciclo agricolo si celebra con chezza, associata al dio Conso e quindi varie feste a cominciare dalle idi, consacrate all’immagazzinamento dei raccolti; il mese alla Terra -[Telluri]-, per proseguire con le si chiudeva con i [Volt]u(rnalia) il 27, dedi- feste principali: gli [Agon(alia)] l’11, i cata al dio Volturnus. Cons(ualia) il 15, in onore di Conso e lega- ti al sotterramento della semina, i Sep(tember). Di questo mese sono conservati scar- Satur(nalia) il 17, grande festa della fine del si frammenti; si distinguono due anniver- ciclo agricolo, all’insegna della totale inatti- sari di templi: quello del tempio di Giove vità e della trasgressione -Satur(nalia) in Statore, nella zona del Circo Flaminio nero cui si aggiunge, in rosso, Saturno-; gli -Iovi Statori- alle nonae (5), e quello di [Opa(lia)] il 19 in onore della dea Ops, Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio moglie di Saturno e portatrice di ricchezza -Iovi O(ptimo) M(aximo) in rosso- alle idi che, come ad agosto, viene invocata per dare (13). ricchezza ai frutti; i Di[val(ia)], in onore

69 Ricostruzione dei Fasti Consulares (Rielaborazione da Degrassi 1963)

della Diva Angerona, raffigurata sempre con recavano offerte alla tomba di Acca Larentia la bocca bendata, cui i pontefici offrivano e si ricordava il dies natalis di vari templi sacrifici il 21, giorno in cui si commemorava -Dian(ae), Iunon(i) R(eginae) / in Camp(o), anche il tempio dei Lares Permarini nei pres- Tempe(statibus) in rosso-. Di minore impor- si di Largo Aregntina -L[a]r(ibus) Perm(ari- tanza (in rosso) le indicazioni relative all’8, nis) in rosso-; i Lare(ntalia) il 23, in cui si Tiberino / Gaiae dedicato sia a Tiberinus,

70 divinizzazione del fiume Tevere, sia a Gaia, con il numerale -ultime due righe della seconda da identificarsi con Gaia Fufetia, la vestale colonna-, il simbolo (cosiddetto theta nigrum) che aveva donato il Campo Marzio ai posto alla sinistra del nome del console per indicar- Romani o con Gaia Cecilia, moglie di ne la morte durante la carica -ad esempio P. Tarquinio Prisco, considerata simbolo della Rutili(us) L. f. Lupus, settimo nome della terza fedeltà coniugale per eccellenza. colonna-; i consoli suffetti con l’indicazione per esteso e in rosso del termine suffectus affiancato al nome del console -nella prima colonna: suffectus M’ [Acili(us)[G]labrio, suffetto in sostituzione del La lista dei magistrati. defunto L. Postumi(us) A[l]binu[s] della riga superio- Nel mondo romano il termine fasti era usato per re, alla cui sinistra si noti, ancora una volta il theta indicare non solo il calendario, ma anche la lista dei nigrum-. Per i censori è sempre indicato se i magi- magistrati eponimi, grazie ai quali era possibile iden- strati restarono in carica regolarmente per 5 anni tificare l’anno; per questo motivo frequentemente ai lustrum fecerunt -in particolare parte centrale della calendari sono associati anche questi elenchi. seconda colonna- o meno, lustrum non fecerunt Il sistema di identificazione dell’anno grazie ai magi- -parte inferiore della seconda colonna-. strati era talmente radicato che rimase in uso fino al Da segnalare alcuni nomi eccellenti come quello tempo di Giustiniano. Il collegamento tra le due dell’espugnatore di Corinto, L. Mummio -anno tipologie di fasti fu reso ancora più stretto a partire 146, I colonna, a destra- e quelli di Silla -anno 88- dal 153 a.C., quando si stabilì che i consoli entras- e Cinna -anno 87-, in fondo alle terza colonna, visi- sero in carica il primo giorno di gennaio, così che la bili solo parzialmente, a causa dello stato estrema- vita civica e la vita agricola, cui è legata in parte la mente lacunoso della stessa. scansione delle feste, venivano a coincidere. Nei Fasti Antiates maiores sono riportati i nomi dei La redazione dei Fasti Antiates può essere collocata a consoli e dei censori che ricoprirono tali incarichi partire dall’84 a.C., ultimo anno di cui sono indica- tra gli anni 164 a.C. e 84 a.C. ti i consoli, e prima del 46, anno della riforma calen- Come per il calendario, lo spazio, riquadrato da dariale di Cesare; l’omissione della menzione di un’ampia fascia nera, è suddiviso in 3 ampie colonne Venus Victrix, Honos, Virtus e Felicitas, celebrati il 12 verticali all’interno delle quali si succedono, orizzon- agosto nel teatro di Pompeo, suggerisce infine che i talmente, le righe contenenti i nomi dei consoli e Fasti siano stati redatti prima della costruzione del corrispondenti ai singoli anni. I nomi dei due conso- teatro stesso nel 55 a.C. li in carica sono iscritti affiancati, mentre i censori Carlotta Caruso sono posti in righe supplementari; la distinzione tra le due categorie di magistrati è facilitata ancora una Bibliografia: volta dall’uso di colori diversi (nero per i consoli, Vedi scheda seguente. rosso per i censori). Dei magistrati è indicata l’ono- mastica completa, i gentilizi abbreviati, senza la ter- minazione –us e i cognomina quasi sempre per esteso Segni diacritici utilizzati nel testo: (solo i più lunghi sono troncati); rara la formula di ( ) scioglimento di abbreviazioni. [ ] integrazione di lacune. filiazione (particolarmente frequente solo nella terza / fine di una riga di scrittura. colonna). Ai nomi dei magistrati seguono, inoltre, alcune indicazioni, in genere dipinte in rosso nel caso dei consoli si trovano: l’iterazione di consolato, indicata

71 2. Fasti Antiates Minores.

Datazione: I secolo d.C. Provenienza: Anzio (1846). Materiale: tavola marmorea mancante a sinistra del- Collocazione: Musei Vaticani, Gall. Lap., XXXVII, l’angolo superiore e inferiore. 32; inv. 6954. Misure: alt. cm. 40,5; largh. 27.

72 Così come a Roma, frequentemente in colonie e degni di nota come quelli dei consoli del 10 d.C. municipi potevano trovarsi fasti relativi a magistrati, (riga 3) [P. Corn]elius Dolabell(a)e C. Silanus, noti per lo più uniti a calendari; in questi, oltre ai magi- nella topografia urbana per il cosiddetto Arco di strati di Roma (consoli e censori) potevano essere Dolabella e Silano al Celio, situato presso il Largo indicati anche i magistrati locali o eventi degni di della Sanità Militare. Nell’anno 12 spicca il nome di nota (cfr. ad esempio i Fasti di Amiterno o quelli di Germanico, figlio di Druso Maggiore e padre del- Ostia). l’imperatore Caligola (riga 6), mentre il 15 si trova I Fasti Antiates Minores si presentano come una Druso Minore, figlio di Tiberio; di particolare rilie- tavola marmorea in cui è riportato l’elenco dei con- vo l’anno 18 d.C. in cui ricorre il terzo consolato soli in carica tra il 9 e il 18 d.C., gli anni immedia- dell’imperatore Tiberio Ti. Caesar August(us)III, e il tamente precedenti e successivi alla morte di secondo di Germanico Germanic(us) Caes(ar) II Augusto; la tavola doveva appartenere ad un docu- (riga 17). mento di cui non è possibile determinare l’ampiez- Carlotta Caruso za né, come nel caso degli Antiates Maiores, la collo- cazione originaria. Bibliografia: L’impaginazione del testo presenta i nomi indicati L. Arcella, Fasti. Il lavoro e la festa. Note al calendario romano, consecutivamente in modo che, nella maggior parte Roma 1992. dei casi, ad ogni riga corrisponda un anno; solo in P. Brind D’Amour, Le Calandrier Romain. Recherches chronolo- presenza di consoli suffetti, o nomi particolarmente giques, Ottawa 1983. lunghi, il testo si distribuisce su due righe avanzando T.S.R. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, I- III, Atlanta 1951-1986. l’inizio della riga per facilitare la leggibilità. I nomi Corpus Inscriptionium Latinarum, X, 6639. dei magistrati appaiono prevalentemente per esteso A. Degrassi, Inscriptiones Italiae, XIII Fasti et Elogia, Roma con rare abbreviazioni legate a criteri di impaginazio- 1937. ne -ad esempio alle righe 2 e 5 Mutil(us) e Lepid(us)-, A. Degrassi, Inscriptiones Italiae, XIII, 1, Roma 1947, n. 3, pp. mentre la formula di filiazione è sempre omessa. I 159-166 (Fasti consulares et triumphales: Fasti Antiates maiores); n. 26, pp. 303-304 (Fasti Antiates minores). consoli suffetti sono indicati con l’abbreviazione SVF A. Degrassi, Inscriptiones Italiae, XIII, 2, Roma 1963, n. 1, pp. posta immediatamente davanti ai nomi. 1-28 (Fasti anni numani et iuliani: Fasti Antiates maiores). Il testo presenta alcune imprecisioni nei nomi dei I. Di Stefano Manzella, Nuova iscrizione sepolcrale con doppia personaggi -Manius Aemilius Lepidus invece di datazione consolare, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik Marcus Aemilius Lepidus, riga 5, Pompeius Graecina 76, 1989, pp. 262-266. N. Donati, P. Stefanetti, Dies Natalis. I calendari romani e gli in luogo di Pomponius Graecinus riga 14- e l’omis- anniversari dei culti, Roma 2006. sione dei nomi dei consoli suffetti dell’anno 11; non A. Dosi, F. Schnell, Spazio e tempo, Roma 1992. come tale devono essere invece interpretate le righe D. Feeney, Caesar’s Calendar: Ancient Time and the Beginnings 8 e 9 relative all’anno 13: L. Munatius Plancus, C. of History, Berkeley 2007. A. Invernizzi, Il calendario, Roma 1994. Silius / A. Caecina Largus. La distribuzione dei nomi S. Panciera, Ancora sui consoli dell’anno 13 d.C., in BullCom su due righe ha indotto a lungo a ritenere che la riga LXXIX, 1963-1964, pp. 94-98. 8 contenesse i due nomi dei consoli in carica e che G. Radke, Fasti Romani. Betrachtungen zur Frühgeschichte des alla 9 si trovasse un console suffetto privo di indica- römischen Kalenders, Münster 1990. zione: il confronto con altri testi ha permesso inve- H.H. Scullard, Festivals and Ceremonies of the Roman Republic, London 1981. ce di identificare l’unico nome Caius Silius Aulus Caecina Largus, riconoscendovi il primo caso finora Segni diacritici utilizzati nel testo: noto di polinomia, un fenomeno onomastico fre- ( ) scioglimento di abbreviazioni. quente in età imperiale più avanzata. [ ] integrazione di lacune. Anche in questo caso si rinvengono alcuni nomi / fine di una riga di scrittura.

73 3. Fasti Ministrorum Domus Augustae. Fasti e calendario di un collegio di addetti alla villa imperiale di Anzio.

Datazione: 23-37 d.C. (Degrassi). Provenienza: Anzio (1712). Materiale: marmo. Collocazione: Musei Capitolini, Palazzo Nuovo; Misure: alt. cm. 39, largh. 28, spess. 3,4-3,7 (NCE Nuovo Catalogo Epigrafico, invv. 2447 e 2448. 2447); alt. cm. 115, largh. 92 (NCE 2448).

74 Il cardinale Alessandro Albani, conducendo degli Il Bianchini pubblicò inizialmente solo uno dei due scavi nelle sue proprietà ad Anzio, rinvenne questo frammenti oggi esistenti, quello di maggiori dimen- calendario nel 1712, “in una sala coperta a volta sioni (NCE 2448); qui il piccolo frammento rom- dentro la scena del teatro, in prossimità della riva del boidale sul margine sinistro, attribuzione ottocente- mare”, secondo la testimonianza di Francesco sca, fu inserito solo nel 1941, a seguito degli studi di Bianchini. Questo studioso, allora Presidente delle Attilio Degrassi sui Fasti in Campidoglio. Il fram- Antichità di Roma, ne fu il primo editore (1723); mento minore (NCE 2447, vedi immagine in alto) disegnò anche una planimetria con il luogo preciso fu riconosciuto come parte dello stesso testo da un del rinvenimento, copiata nel primo catalogo delle altro grande cultore degli studi storici, Ludovico iscrizioni capitoline di Francesco Eugenio Guasco Antonio Muratori, contemporaneo del Bianchini. (1775). Il cardinale Albani, compresa l’importanza storica

75 del rinvenimento, grazie anche alla competenza del minano i Fasti del collegio. Questa datazione sareb- Bianchini, decise di trasferire questi frammenti mar- be giustificata dalla presenza nel testo dei complean- morei a Roma, nel suo palazzo alle Quattro ni dell’imperatore Claudio (1 agosto) e di Agrippina Fontane, dal quale giunsero nei Musei Capitolini in (6 novembre), che diventò sua moglie nell’anno 49. seguito all’acquisto della collezione Albani da parte In realtà la parte dei Fasti appare redatta, con impre- di Clemente XII nel 1733. cisioni e scarsa attenzione per l’impaginazione, da I due frammenti in mostra appartengono alla parte mani diverse e quindi in periodi diversi, seguendo la destra di una lastra con testo impaginato a colonne, successione delle cariche collegiali. È lecito suppor- secondo l’uso tipico delle iscrizioni con Fasti e re che la decisione di incidere un calendario sia da calendari. attribuirsi preferibilmente al momento in cui iniziò Nella parte superiore si legge su tre colonne un elen- la registrazione dei primi magistri, piuttosto che co di nomi, affiancati dalla mansione e suddivisi dai pensare che si lasciasse vuota una parte della lastra nomi dei consoli in carica, che scandiscono interval- da riservare poi al calendario. Come il testo dei Fasti li di un anno. I personaggi ricordati sono presidenti si aggiornava progressivamente, così furono inseriti (magistri) e membri di un collegio di servi e liberti, nuovi dettagli nel calendario dopo l’incisione origi- addetti a diversi lavori nella villa imperiale di Anzio, naria, attribuibile, per riferimenti interni al testo, utilizzata dagli imperatori da Augusto a Settimio agli anni 23-37 (Degrassi); un esempio è il ricordo Severo. dei compleanni di Claudio e Agrippina cui si è L’inizio del testo, oggi perduto, doveva contenere i accennato. nomi di coloro che avevano provveduto alla realizza- È stato ipotizzato che la stanza in cui il documento zione del calendario ed alla prima registrazione dei fu ritrovato fosse la sede di questo collegio professio- componenti del collegio. nale. Tale associazione, nata forse nel 10 d.C., fu presie- duta da magistri che di norma duravano in carica un Daniela Velestino anno. La carica (magisterium, indicata per errore con la parola magistratus), talvolta ripetuta, come dimo- Bibliografia: stra il numerale II posto dopo alcuni nomi (NCE F. Bianchini, Codice Veronese 348, ff. 29 verso e 33 ss. 2447), anziché essere elettiva, poteva essere ricoper- F. Bianchini, nella nota introduttiva al volume di Anastasio ta offrendo una somma di denaro, che variava dai Bibliotecario, Anastasii Bibliothecarii De vitis Romanorum pon- 1000 ai 2000 sesterzi, a seguito di un decreto dei tificum a b. Petro apostolo ad Nicolaum I, opera et studio Francisci responsabili (decuriones) del collegio (“… pro magi- Blanchinii, II, Romae 1723, pp. CCXXI ss. Corpus Inscriptionum Latinarum, I2, XVII, p. 247 ss. stratu ex decreto decurionum sestertiis …”). L’elenco Corpus Inscriptionum Latinarum, X, 6638. nominativo dei personaggi riguarda un ventennio, A. Degrassi, Inscriptiones Italiae, XIII, 1, Roma 1947, n. 31, pp. dal 31 al 51 d.C.; supponendo una uguale disposi- 320-331, tav. XCVI (Fasti del collegio). zione del testo nella parte mancante della lastra, si A. Degrassi, Inscriptiones Italiae, XIII, 2, Roma 1963, n. 26, pp. arriverebbe a coprire un altro ventennio, che avreb- 201-212, tavv. LXIV-LXVI (calendario). F.E. Guasco, Musei Capitolini antiquae inscriptiones, II, Roma be inizio attorno all’anno della presunta fondazione 1775, n. 356, p. 161 (planimetria con il luogo del rinvenimen- del collegio. to tratta da Bianchini), p. 162 (testo epigrafico). Nella parte inferiore della lastra è il calendario vero G. Marini, Codice Vaticano 9126, f. 212. e proprio, del quale restano i mesi da luglio a dicem- L.A. Muratori, Novus Thesaurus Veterum Inscriptionum, I, bre. Milano1739, p. 305, tav. C. H. Solin, Contributi sull’epigrafia anziate, in Epigraphica LXV, Molti studiosi hanno ritenuto che la redazione del 2003, pp. 69-116, in particolare p. 71, nt. 10, p. 74, nt. 21, p. calendario sia da attribuirsi all’anno 51, in cui ter- 80.

76 folio 33 4. Manoscritto di Francesco Bianchini.

Codice CCCXLVIII (251), ff. 29, 32, 33. Datazione: primi decenni del XVIII secolo. Autore: Francesco Bianchini. Collocazione: Verona, Biblioteca Capitolare.

77 folio 29 folio 32

Il manoscritto qui esposto (di cui si presentano alcu- Verona, molti sono quelli di contenuto antiquario- ni folia) giunse alla Biblioteca Capitolare di Verona archeologico: i diari dei viaggi in Italia, in Francia e nel 1765 dopo la morte di Giuseppe Bianchini, il in Inghilterra, con notizie su monumenti, bibliote- quale nel 1729 ereditò gran parte dei beni dello zio che, collezioni, medaglieri, gabinetti scientifici visi- Francesco, che, salvo poche clausole, aveva disposto tati; vari lavori rimasti inediti o incompiuti, come la nel testamento che le antichità, gli strumenti mate- Guida di Roma per i pellegrini per l’Anno Santo del matici, parte dei suoi libri e quanto si fosse trovato 1700; un manoscritto che riuniva elenchi di pitture in suo possesso, pervenisse al nipote. Gesto che ha e mosaici ripreso dai lavori di Cassiano dal Pozzo; permesso di conservare unito in maniera quasi inte- un testo su iscrizioni egizie, fenicie, assire, greche e grale -solo una piccola parte è alla Biblioteca latine copiate da supporti di materiale eterogeneo Vallicelliana di Roma- il lascito delle numerosissime (bronzo, marmo, ebano, terracotta) per documenta- carte manoscritte, che riflettono una molteplicità di re l’origine e la trasformazione dei caratteri della interessi e una vastità di argomenti secondo quella scrittura; una descrizione sugli antichi strumenti visione enciclopedica del sapere che contraddistinse musicali; un libretto sui bolli laterizi; annotazioni la personalità di Francesco Bianchini (Verona 1662 sui sistemi metrologici degli antichi; l’indice dei – Roma 1729). monumenti per il Museo ecclesiastico di Clemente Tra i novantasette codici bianchiniani conservati a XI con gli schizzi del progetto espositivo; note di

78 acquisti di oggetti antichi realizzati per sé e per altri mulando accurati calcoli cronologici, per poter (Scipione Maffei, Alessandro Albani, monsignor aggiungere una nuova “prova” alla conoscenza della Francesco Muselli, direttore della Capitolare), ma storia dell’antica Roma. soprattutto gli appunti dei sopralluoghi effettuati I commenti sulle festività dei giorni dell’anno non agli scavi aperti a Roma e nel territorio laziale, tra confluirono, però, nel testo a stampa, che vide la cui importantissimi i rilievi di sua mano dello scavo luce prima in una sintetica esposizione inserita nel del Palatino e le minute dell’opera Del Palazzo de’ 1723 in Anastasii bibliothecarii Vitae romanorum Cesari stampata postuma nel 1738. pontificum e tre anni dopo, con un taglio storico- Nel panorama delle scoperte registrate dal sociale, in una trattazione all’interno del volume Bianchini, inizialmente stimolato dalla sua naturale dedicato ai colombari dei liberti di Livia. predisposizione speculativa, cui si affiancò, dal 1703, il rigore di una responsabilità istituzionale per Beatrice Cacciotti la carica di Presidente delle antichità di Roma, tro- varono spazio anche i resti dell’antica Antium. Fornì, infatti, preziose informazioni sia sui rinveni- menti fortuiti che avvenivano a seguito della costru- Bibliografia: F. Bianchini, Anastasii bibliothecarii Vitae Romanorum pontifi- zione del nuovo porto innocenziano sia sulle ricer- cum, II, Romae 1723. che promosse dal cardinale Alessandro Albani, del F. Bianchini, Alla famiglia di Servi, e di Liberti con varj ufficj quale egli era stato precettore e consigliere nella for- dalla Casa di Augusto mantenuti nella spiaggia d’Anzio, e descrit- mazione della prima collezione antiquaria. ti in uno antico marmo, ivi ritrovato, e pubblicato dall’Autore l’anno 1723, in Camera ed Inscrizioni sepulcrali de’ Liberti, Servi, Tra le antichità provenienti da Anzio, che confluiro- ed Ufficiali della Casa di Augusto scoperte nella Via Appia, no nella cospicua raccolta epigrafica dell’Albani, vi Romae 1727, pp. 73-79. erano i Fasti e il Calendario, scoperti attorno al B. Cacciotti, Gli scavi del cardinale Alessandro Albani ad Anzio, 1711-1712, di cui il Bianchini fu il primo editore e in BMusRom, n.s. 15, 2001, pp. 25-60. di cui il presente manoscritto (f. 33 ss.) documenta M.A. Cavallaro, Spese e spettacoli. Aspetti economici-strutturali degli spettacoli nella Roma giulio-claudia, Bonn 1984. un ampio studio preparatorio, realizzato durante un Corpus Inscriptionum Latinarum, Berolini 1873-, I ss. soggiorno estivo con la corte pontificia a Castel A. Degrassi, Inscriptiones Italiae. Volumen XIII, Fasciculus 2. Gandolfo. Fasti anni Numani et Iuliani, accedunt ferialia, menologia rusti- In questi fogli sono contenute le spiegazioni sugli ca, parapegmata, Roma 1963. anniversari della fondazione di culti e templi regi- Ch. Hülsen, Il “Museo ecclesiastico” di Clemente XI Albani, in BullCom 18, 1890, pp. 260-277. strate nel settore inferiore del reperto, dove è inciso S. Miranda, Francesco Bianchini e lo scavo farnesiano del il Calendario giuliano per i mesi che vanno da luglio Palatino (1720-1729), Milano 2000. a dicembre. L. Piastra, Due novità nello studio dei disegni di antichità di Per le sue osservazioni si avvalse di fonti antiche e Francesco Bianchini, in BullCom 96, 1994-1995, pp. 165-172. moderne (O. Panvinio, G. Mercuriale, J. Gruterus, B. Sölch, Francesco Bianchini (1662-1729) und die Anfänge öffentliche Museen in Rom, München-Berlin 2007. H. Goltzius, etc.) e dei testi epigrafici allora cono- F. Uglietti, Un erudito veronese alle soglie del Settecento. Mons. sciuti (Fasti Farnesiani, Vallensi e Maffeiani), for- Francesco Bianchini 1662-1729, Verona 1986.

79 5. Meridiana.

Datazione: prima età imperiale. Provenienza: ignota. Materiale: marmo bianco. Collocazione: Museo Nazionale Romano, Terme di Misure: diam. cm. 30; spess. 4. Diocleziano (Magazzini Monte Porzio); inv. 9086.

80 Su una basetta di travertino poggia questa piccola ta, evidente sia nella buona “simmetria” delle linee, meridiana circolare, incorniciata da una fascia con la sia soprattutto nella resa dei dettagli della figurazio- rappresentazione dei dodici segni zodiacali che le ne: questo significa che l’esecutore ha risposto al corrono intorno. All’interno la superficie è divisa in doppio criterio della “funzionalità” e dell’ornamen- dodici parti uguali per determinare le dodici ore to. A tal proposito infatti va sottolineato che i sola- diurne a seconda delle latitudini e dei diversi perio- ria ebbero a Roma una grande diffusione, anche di dell’anno. Ad ogni “spicchio” interno corrispon- come elementi decorativi di ville e giardini, in parti- de un segno zodiacale: dall’alto verso sinistra si sus- colare negli ambienti più elevati. Interessante rispet- seguono il Leone, la Vergine, la Bilancia, lo to alla diffusione degli horologia, all’uso che se ne Scorpione, il Sagittario e il Capricorno, che chiude faceva e alle conseguenze è un’affermazione di la metà sinistra; dall’altro lato, partendo dall’alto, Plauto che sull’argomento risulta essere molto cau- troviamo il Cancro, i Gemelli, il Toro, l’Ariete, i stico “che gli dei facciano sparire chi inventò le ore e Pesci e l’Acquario, che chiude la metà destra. Da chi per primo pose qui una meridiana! Perchè a me notare come ogni segno zodiacale sia rappresentato poveraccio ha ridotto la giornata in brandelli da nulla. con cura del particolare, che si nota ad esempio nella Prova ne sia il fatto che quand’ero ragazzo l’unica mia resa delle costole del Leone e del Toro, nel corpo vera meridiana era il mio ventre, una meridiana assai della Vergine e dei Gemelli, nella raffigurazione del migliore e precisa di tutte queste. Quando lui dava Sagittario e del Cancro, nel tentativo di rendere l’avviso, si mangiava, salvo il caso che non ce ne fosse. attraverso la scultura, il vello dell’Ariete ecc. Ora invece, anche quando ce n’è, non si va a tavola se La particolarità di questa meridiana è il fatto di non non piace al Sole. E così da quando la città è piena di avere il caratteristico perno per l’inserimento dello meridiane, la maggior parte del popolo va in giro tutta gnomone o stilum, necessario per la proiezione del- rinsecchita dalla fame” (Gellio, Noctes Atticae, III, 3, l’ombra solare sulla superficie solcata dalle linee, 3, V). mentre era molto frequente l’uso dei segni zodiacali La meridiana, allo stato attuale delle ricerche, sem- per indicare l’ingresso delle stagioni. brerebbe non trovare confronti puntuali e quindi si Lo stesso Vitruvio (I secolo a.C.- I secolo d.C.), nel può proporre solo una datazione nell’arco della de Architectura, spiega anche il passaggio del sole prima età imperiale. attraverso i segni zodiacali. L’autore ritenendo la Chiara De Marchis conoscenza della gnomonica necessaria per la for- mazione dell’architetto, le dedica un intero capitolo descrivendo dettagliatamente le regole per la costru- Bibliografia: zione del cerchio dei mesi e la disposizione delle A. Dosi, F. Schnell, Spazio e tempo (Vita e costumi dei roma- linee orarie, stabilendo in tal modo gli elementi di ni antichi, 14), Roma 1992, pp. 70 ss. Galileo. Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio, base per il disegno geometrico degli orologi solari. Catalogo della mostra (Firenze 2009), a cura di P. Galluzzi, Il buono stato di conservazione della meridiana Firenze 2009. restituisce anche una lavorazione abbastanza accura- Vitruvio, De Architectura, IX.

81 6. Rilievo con meridiane.

Datazione: I-II secolo d.C. Provenienza: Ercolano (?). Materiale: marmo bianco a grana fine. Collocazione: Museo Nazionale Romano, Terme di Misure: alt. cm. 32; largh. 35. Diocleziano; inv. 550193.

82 Nonostante lo stato di conservazione non ottimale sommaria, iconograficamente possono essere identi- del rilievo, lacunoso ai lati e privo della parte supe- ficate con delle Vittorie che sostengono un clipeo, riore, è possibile effettuarne una lettura puntuale. La motivo diffusissimo in particolare nei sarcofagi. particolarità è data dalla presenza di due meridiane, Altra caratteristica che accresce la particolarità di una nella parte superiore ed una in quella inferiore, questo rilievo è la mancanza nelle due meridiane del tipologicamente differenti tra loro. foro per l’inserimento dello gnomone, o stilum, In alto vi è una meridiana cilindrica, di cui si con- necessario per proiettare l’ombra sul quadrante. serva solo la parte destra, nella quale però è possibi- Stilisticamente il rilievo non si caratterizza per una le riconoscere parti delle tre linee dei giorni e sei lavorazione attenta ed accurata, come si può desu- delle undici linee delle ore. Il cilindro, che costitui- mere dalla resa degli elementi decorativi, in partico- sce il quadrante della meridiana, è delimitato ai lati lare delle Vittorie, ma senz’altro la presenza di due da una modanatura che, sviluppandosi a destra e meridiane ne fanno in un certo senso un unicum, sinistra, va a formare la cornice entro cui sono inse- che trova confronti a quanto sembra, solo in un riti degli elementi decorativi a volute, le due supe- reperto conservato in una collezione privata di riori sono più piccole, mentre le due in basso, oltre Belluno (di cui però non si hanno, allo stato attua- ad avere dimensioni maggiori, sono attraversate da le, notizie precise in merito). torce. Decisamente meglio conservata è la parte Per quanto riguarda la datazione, non si possono inferiore, in cui si nota anche un’attenzione maggio- trarre conclusioni definitive: i caratteri stilistici sug- re per la decorazione del rilievo. La meridiana emi- gerirebbero una datazione oltre la metà del II seco- sferica è incorniciata da una modanatura che si lo, mentre la tesi sostenuta dalla Gibbs, secondo la interrompe solo quando si ricongiunge con la meri- quale la meridiana sarebbe stata rinvenuta ad diana superiore; al suo interno sono ben visibili le Ercolano, sposterebbe al I secolo d.C. la cronologia tre curve dei giorni e le undici linee delle ore, incise del reperto. nella parte inferiore dell’emisfero. Ai suoi lati, in Chiara De Marchis atto di sorreggerla, due figure femminili alate: entrambe hanno i capelli raccolti in un nodo sulla nuca, indossano una tunica ed il loro sguardo è pro- Bibliografia: iettato all’interno della meridiana. Nella figura di M. Cima, in A. Giuliano (a cura di), Museo Nazionale Romano. Le Sculture, vol. I, 2, Roma 1981, pp. 200-201. destra, meglio conservata, si notano sulle ali i segni J. Drecker, Die theorie der Sonnenuhren, Berlin-Leipzig 1925, p. delle piume, mentre la Vittoria di sinistra risulta 41, fig. 7. danneggiata da una lunga linea di frattura che corre S.L. Gibbs, Greek and Roman Sundials, New Heaven-London verticalmente e attraversa tutto il rilievo. 1976, n. 7004 G, tav. 65. Nonostante la loro esecuzione stilistica sia piuttosto

83 7. Menologium rusticum Colotianum.

Datazione: I secolo d.C. Provenienza: Roma. Materiale: marmo. Collocazione: Napoli, Museo Archeologico Misure: cm. 65,5 x 41 x 39. Nazionale; inv. 2632.

84 Il Menologium, o calendario, si presenta come un me alla collezione Farnese. parallelepipedo di marmo, le cui facce laterali sono Lo stesso studioso aveva ipotizzato l’esistenza a suddivise in tre colonne corrispondenti ai dodici Roma di due distinti calendari: uno ufficiale e l’altro mesi dell’anno. Ognuna di esse contiene il bassori- agricolo, influenzato dall’alternarsi delle stagioni. lievo del segno zodiacale relativo al mese, il nome Quest’ultima tipologia, redatta su basi astronomi- del mese stesso, il numero di giorni di cui si compo- che, aveva il vantaggio di non tener conto delle ne, l’indicazione delle Nonae, quintanae o septima- variazioni dei calendari civili. Secondo Varrone (De nae (ovvero corrispondenti al giorno 5 o 7), la dura- Re Rustica, I, 36) le diverse attività agricole, descrit- ta del giorno e della notte, il segno in cui si trova il te mese per mese, dovevano essere esposte nella villa sole, la divinità tutelare, le attività agricole e le feste in modo che il fattore, vilicus, potesse tenerne conto. religiose principali. Sulla faccia superiore è presente Anche eruditi come lo stesso Varrone o Plinio il un foro. Vecchio e agronomi come Columella composero Fu T. Mommsen a coniare la definizione di calendari contenenti indicazioni per i lavori dei Menologium rusticum, attribuendola a due cippi campi. marmorei, ambedue rinvenuti a Roma: il Vallense e La datazione del Menologium è ricondotta da A. il Colotianum; quest’ultimo fu dapprima collocato Degrassi al I secolo d.C. in base a considerazioni nel giardino di Angelo Colocci, vescovo e collezioni- epigrafiche e per la presenza di ricorrenze religiose sta di antichità, e in seguito portato a Palazzo connesse al culto isiaco, verosimilmente ufficializza- Farnese, per poi giungere, nel 1780, a Napoli insie- te dall’imperatore Caligola (37-41 d.C.).

85 ((Capricornus)) ((Aquarius)) ((Pisces)) Mensis Mensis Mensis Ianuar(ius). Febrar(ius). Martius. Dies XXXI. Dies XXVIII. Dies XXXI. Non(ae) quint(anae). Non(ae) quint(anae). Non(ae) septiman(ae). 5 Dies hor(arum) VIIII 5 Dies hor(arum) X (dodrantis), 5 Dies hor(arum) XII, (dodrantis), nox hor(arum) XIII (quadrantis). nox hor(arum) XII. nox hor(arum) XIIII (quadrantis). Sol Aquario. Aequinoctium Sol Tutel(a) Neptuni. VIII Kal(endas) Apr(iles). Capricorno. Segetes Sol Piscibus. Tutela 10 sariuntur, 10 Tutel(a) Minervae. 10 Iunonis. vinearum Vineae pedamin(a) Palus superfic(ium) colit(ur), in pastino aquitur, harundines putantur, salix, incendunt(ur). trimestr(e) seritur. harundo, 15 Parentalia, 15 Isidis navigium, 15 caeditur. , sacr(um) Mamurio, Sacrificant Cara Cognatio, Liberal(ia), Quinqua- Dis Penatibus. . tria, Lavatio.

86 ((Aries)) ((Taurus)) ((Gemini)) Mensis Mensis Mensis Aprilis. Maius. Iunius. Dies XXX. Dies XXXI. Dies XXX. Nonae Non(ae) septim(anae). Non(ae) quint(anae). 5 quintan(ae). 5 Dies hor(arum) XIIII s(emis), 5 Dies hor(arum) XV, Dies nox hor(arum) VIIII s(emis). nox hor(arum) VIIII. hor(arum) XIII s(emis), Sol Tauro. Solis institium nox Tutel(a) Apollin(is). VIII Kal(endas) Iul(ias). hor(arum) X s(emis). Seget(es) runcant(ur), Sol Geminis. 10 Sol Ariete. 10 oves tundunt(ur), 10 Tutela Tutela lana lavatur, Mercuri. Veneris. iuvenci domant(ur), Faenisicium. Oves vicea pabular(is) Vin[e]ae lustrantur. secatur. occantur. 15 Sacrum 15 Segetes 15 Sacrum Phariae, lustrantur. Herculi, item Sacrum Mercur(io) Fortis Sarapia. et Florae. Fortunae.

87 ((Cancer)) ((Leo)) ((Virgo)) Mensis Mensis Mensis Iulius. August(us). September. Dies XXXI. Dies XXXI. Dies XXX. Nonae Non(ae) quint(anae). Non(ae) quint(anae), 5 se p timan(ae). 5 Dies hor(arum) XIII, 5 Dies hor(arum) XII, Dies nox hor(arum) XI. nox hor(arum) XII. horarum Sol Leone. Aequinoct(ium) XIIII (quadrantis), Tutela Cerer(is). VIII Kal(endas) Oct(obres). nox hor(arum) Palus parat(ur), Sol Virgine. 10 VIIII (dodrantis). 10 messes 10 Tutela Sol Cancr(o). frumentar(iae), Volcani. Tutela item Dolea Iovis. triticar(iae), picantur, Messes stupulae poma legunt(ur), 15 hordiar(iae) 15 incendunt(ur). 15 arborum et fabar(iae). Sacrum Spei, oblaquiatio. Apollinar(ia), Saluti, Deanae, Epulum Neptunal(ia). Volcanalia. Minervae.

88 ((Libra)) ((Scorpio)) ((Sagittarius)) Mensis Mensis Mensis October. November. Decemb(er). Dies XXXI. Dies XXX. Dies XXXI. Nonae Non(ae) quint(anae). Non(ae) quint(anae). 5 septiman(ae). 5 Dies hor(arum) VIIII s(emis), 5 Dies hor(arum) VIIII, Dies nox hor(arum) XIIII s(emis). nox hor(arum) XV. hor(arum) X (dodrantis), Sol Sol sagitt(ario). nox Scorpione. Tutel(a) Vestae. hor(arum) XIII (quadrantis). Tutela Hiem i s initiu(m), 10 Sol 10 Deanae. 10 sive tropae Libra. Sementes chimerin(ae). Tutela triticariae Vineas sterc(orant), Martis. et hordiar(iae), faba(m) serentes, Vindemiae. scrobatio materias 15 Sacrum 15 arborum. 15 deicientes, Libero. Iovis oliva(m) legent(es), epulum, item venant(ur). Heuresis. Saturnalia.

89 Gennaio: viene indicato che il mese è compo- e la divinità protettrice è Venere. Sono inoltre ricor- sto di 31 giorni, che le None cadono il 5 e che la dati, per le attività agricole, la purificazione delle durata del giorno è pari a 9 ore e 3/4, mentre quel- greggi e, per quelle religiose, il sacrificio a Iside Faria la della notte è di 14 ore e 1/4. Il Sole è nel segno e le feste in onore di Serapide. del Capricorno e la divinità protettrice è Giunone. Dal punto di vista dell’attività agricola si consiglia l’affilatura dei pali e il taglio dei salici e delle canne. Maggio: il mese è composto di 31 giorni, le Viene inoltre indicato il sacrificio agli Dei Penati, None cadono il 7, la durata del giorno è di 14 ore e protettori della famiglia e dello Stato. 1/2, mentre quella della notte è di 9 ore e 1/2. Il Sole è nel segno del Toro. Il nume tutelare è Apollo. Si suggerisce di sarchiare le terre arate, lavare la lana, Febbraio: il mese è di 28 giorni, le None domare i giovani manzi, tagliare la veccia da forag- cadono il 5, la durata del giorno è di 10 ore e 3/4, gio e purificare i campi. Per quel che concerne le mentre quella della notte è pari a 13 ore e 1/4. Il ricorrenze religiose, si ricorda il sacrificio a Mercurio Sole è in Acquario e la divinità protettrice è e a Flora. Nettuno. Si suggerisce di sarchiare i terreni arati, curare la parte delle viti sopra terra e di bruciare le canne. Le feste segnalate sono: Parentalia (ricorren- Giugno: il mese è di 30 giorni e le None za legata alla commemorazione dei defunti e intro- cadono il 7. La durata del giorno è di 15 ore, dotta dal calendario giuliano), Lupercalia (una delle quella della notte di 9. Il Sole è nel segno dei cerimonie romane più antiche e più longeve), Cara Gemelli, mentre la divinità protettrice è Cognatio (o , festività finalizzata a rinsaldare Mercurio. I lavori agricoli suggeriti sono: taglia- i legami familiari) e Terminalia (in onore del dio re il fieno e sarchiare il terreno intorno alle viti. Terminus, protettore dei confini). Sono inoltre ricordati il sacrificio a Ercole e a Fors Fortuna, dea della buona e cattiva ventura.

Marzo: il mese è di 31 giorni; le None cado- no il 7, la durata del giorno è di 12 ore, come quel- Luglio: il mese è di 31 giorni e le None cado- la della notte, infatti viene segnalato l’equinozio il no il 7. La durata del giorno è di 14 ore e 1/4, men- 25 marzo. Il Sole è nel segno dei Pesci, mentre la tre quella della notte è di 9 ore e 3/4. Il Sole è nel divinità protettrice è Minerva. Viene suggerito di segno del Cancro e il nume tutelare è Giove. Si puntellare le viti nel terreno lavorato, di potarle e ricordano la raccolta dell’orzo e delle fave e le feste seminare il grano primaverile, chiamato trimestrale. in onore di Apollo e di Nettuno. Il nome del mese, Le ricorrenze religiose ricordate sono la festa del Iulius, indica che il Menologium è successivo alla navigium Isidis (cerimonia culminante nel lancio in dedica a Giulio Cesare avvenuta nel 44 a.C., su pro- mare della nave di Iside, quale auspicio della ripresa posta di M. Antonio. della navigazione dopo la sosta invernale), il sacrifi- cio a Mamurio (leggendario forgiatore degli scudi sacri utilizzati dal collegio religioso dei Salii e, sotto Agosto: il mese è di 31 giorni e le None cado- il nome di Mamurius Veturius, personificazione del- no il 5. La durata del giorno è di 13 ore, mentre l’anno passato che veniva cacciato ritualmente), i quella della notte è pari a 11. Il Sole è nel segno del (da Liber Pater, divinità italica assimilata a Leone e la divinità protettrice è Cerere. Per quel che Dioniso), Quinquatrus (in onore di Minerva, il concerne le attività agricole si suggeriscono la prepa- quinto giorno dopo il plenilunio) e Lavatio (verosi- razione dei pali, la raccolta del grano e del frumen- milmente il lavaggio del simulacro della Magna to, l’incendio delle stoppie. Le ricorrenze religiose Mater). segnalate: il sacrificio a Spes, a Salus, a Diana e le feste in onore di Vulcano. Il nome, Augustus, sugge- risce che il Menologium sia stato redatto dopo la Aprile: il mese è di 30 giorni, le None cado- dedica del mese stesso ad Augusto per volontà del no il 5, la durata del giorno è 13 ore e 1/2, mentre Senato, nell’8 a.C. quella della notte è di 10 ore e 1/2. Il Sole è in Ariete

90 Settembre: il mese è di 30 giorni e le None ricordano, infine, le feste in onore di Saturno, che, cadono il 5. La durata del giorno è di 12 ore, come poste alla fine del ciclo agricolo, si caratterizzavano quella della notte e l’equinozio viene indicato al come periodo di inattività e trasgressione. giorno 24. Il Sole è nel segno della Vergine e il nume tutelare è Vulcano. I suggerimenti relativi al mondo Mara Pontisso agricolo prevedono di impeciare le botti, raccogliere i frutti e scalzare gli alberi. Viene, infine, ricordato il banchetto in onore di Minerva. Bibliografia: G. Camodeca et alii (a cura di), Catalogo delle iscrizioni latine del Museo Nazionale di Napoli, vol. I, Roma e Latium, Napoli Ottobre: il mese è di 31 giorni e le None 2000, n. 64, pp. 82-84. cadono il 7. La durata del giorno è di 10 ore e 3/4 e Corpus Inscriptionum Latinarum, VI, 2305. quella della notte è di 13 ore e 1/4. Il Sole è nel A. Degrassi, Inscriptiones Italiae, XIII Fasti et Elogia, II, Fasti segno della Bilancia e la divinità protettrice è Marte. anni numani et iuliani, Roma 1963, pp. 284-290. A. Dosi, L’integrazione spazio-temporale in Roma antica, in Si ricorda che questo è il periodo della vendemmia e Machina. Tecnologia dell’antica Roma, a cura di M. Galli, G. del sacrificio a Libero. Pisani Sartorio, Roma 2009, pp. 60-66. A. Dosi, F. Schnell, Spazio e Tempo, Roma 1992. A. Invernizzi, Il Calendario, Roma 1994. Novembre: il mese conta 30 giorni e le None J. Kolendo, L’agricoltura nell’Italia romana. Tecniche agrarie e cadono il 5. La durata del giorno è di 9 ore e 1/2, progresso economico dalla Tarda Repubblica al Principato, Roma mentre quella della notte è di 14 ore e 1/2. Il Sole è 1980. nel segno dello Scorpione e la divinità protettrice è T. Mommsen, Die römische Chronologie bis auf Caesar, Berlin Diana. Si ricorda di seminare il frumento e l’orzo e 1859. di scavare le buche per gli alberi. Le attività religio- G. Radke, Fasti Romani. Betrachtungen zur Frühgeschichte des se indicate sono il banchetto in onore di Giove e una römischen Kalenders, Münster 1990. festa legata al culto di Iside (forse coincidente con la J. Scheid, Rito e religione dei Romani, Bergamo 2009. cosiddetta inventio Osiridis, celebrante la morte e H.H. Scullard, Festivals and Ceremonies of the Roman rinascita di Osiride). Repubblic, London 1981. K.D. White, Roman Farming, London 1970.

Dicembre: il mese è di 31 giorni e le None cadono il 5. La durata del giorno è di 9 ore, mentre Segni diacritici utilizzati: quella della notte è di 15. Il Sole è in Sagittario; la ( ) scioglimento di abbreviazioni. divinità protettrice è Vesta. Si segnala l’inizio dell’in- [ ] integrazione di lacune. verno o solstizio invernale. Le attività suggerite correzione apportata al testo. sono: concimare le vigne, seminare le fave, tagliare la (( )) parola posta in luogo di una figura. legna, raccogliere le olive e dedicarsi alla caccia. Si

91 8. Statua di Hermes Loghios.

Datazione: I secolo d.C. Provenienza: Anzio, dal mare (1932). Materiale: marmo italico. Collocazione: Museo Nazionale Romano, Palazzo Misure: alt. cm. 130. Massimo alle Terme; inv. 124479.

92 La statua, che raffigura il dio Hermes stante, in numerosi riscontri nell’ambito della pittura vascola- atteggiamento riflessivo, è stata rinvenuta nel mare re di V secolo a.C. e in una piccola ampolla marmo- di Anzio, per questo motivo l’intera superficie appa- rea (lekythos) da Myrrhina, in cui il dio appare, inve- re corrosa dalla salsedine. ce, come psychopompos, in atto di accompagnare nel- L’opera è piuttosto lacunosa: mancano, infatti, il l’aldilà le anime dei defunti. La presenza del caduceo braccio destro, parte dell’avambraccio sinistro, la renderebbe, infatti, possibile una destinazione fune- gamba sinistra da sotto il ginocchio, mentre la raria del tipo, forse raffigurato, secondo un’ulteriore destra è mutila immediatamente al di sopra di esso; ipotesi, in un gesto di commiato. anche gli attributi tipici del dio sono entrambi dan- Un’altra replica del tipo, tra le più note, è quella del neggiati: il petaso sul capo ha le ali rotte e il caduceo cosiddetto Germanico del Louvre (caratterizzato da sul braccio sinistro è frammentario. una testa-ritratto, opera di Kleomenes) nel quale, Il peso della statua è sorretto dalla gamba sinistra, tuttavia, il copista ha raffigurato il dio con il braccio mentre la destra è leggermente avanzata. I piedi destro piegato e la mano accostata al volto in un dovevano posare entrambi a terra come nell’Hermes gesto di meditazione. Ludovisi conservato a Palazzo Altemps (MNR). Alcuni studiosi propendono per una vicinanza di tale La trattazione della muscolatura appare sommaria: i replica all’originale, pertanto negano che il restauro pettorali ampi e schiacciati, l’addome appena accen- dell’Algardi sia pertinente, dal momento che il fram- nato, la linea inguinale piuttosto rigida e lunga. Lo mento restante del braccio destro dell’Hermes anzia- stesso accade sul retro della statua: un segno profon- te farebbe pensare piuttosto a un gesto verso l’alto, do evidenzia la colonna vertebrale, mentre è più proprio come accade nella scultura di Parigi. lieve per la scapola, senza animare la superficie della L’originale di quest’opera, probabilmente una statua pelle con altri dettagli. bronzea di epoca classica, manifesta un ritmo chiu- La testa, leggermente china, è coperta in parte dal so molto amato dagli artisti greci di V secolo a.C., petaso mutilo delle ali, reso in maniera più semplice e lontano, tuttavia, dalla resa del nudo dello stile seve- tondeggiante rispetto al solito (senza falda distinta ro o dalla perfetta fusione di nudo e panneggio delle dalla cupola); essa presenta un espressione assorta, sculture partenoniche. sottolineata da occhi arcuati, bocca piccola e socchiu- Sul nome dello scultore sono state fatte numerose sa, mento pronunciato. La capigliatura, composta da ipotesi (tra le quali anche il nome di Fidia e di riccioli folti e compatti, con profondi risalti di ombre Mirone) ma nessuna pienamente convincente. in cui è evidente l’uso del trapano, consente di ipotiz- zare una datazione della statua al I secolo d.C. Elena Ferrari Il dio è nudo, all’infuori di una clamide, costituita da pieghe piuttosto rigide e fitte, avvolta intorno al Bibliografia: braccio sinistro. Tale arto, in parte mutilo, sorregge P.E. Arias, Anzio. Scoperte di sculture, in NSc 1939, pp. 79-82, tav. 5. il kerykeion o caduceo, tipico attributo dell’araldo S. Aurigemma, Le Terme di Diocleziano e il Museo Nazionale Romano (Itinerari dei musei, gallerie e monumenti d’Italia), degli dei, semplicemente adagiato sulla spalla anzi- Roma 1950, pp. 93-94 e p. 161. ché rivolto in direzione obliqua verso il basso. M. De Angelis d’Ossat, in Scultura Antica in Palazzo Altemps, a Il braccio destro è del tutto mancante, ma attraver- cura di M. De Angelis d’Ossat, Roma 2002, pp. 155-157. so dei confronti è possibile ipotizzarne la postura: il E. Fileri, in A. Giuliano (a cura di), Museo Nazionale Romano, più diretto è con l’Hermes Ludovisi (a cui si è già Le Sculture, vol. I, 8, Parte I, Roma 1985, pp. 197-198, con fatto cenno), restaurato tra il 1626 e il 1631 bibliografia precedente. B. Palma, in A. Giuliano (a cura di), Museo Nazionale Romano, dall’Algardi proprio nell’arto superiore destro (oltre Le Sculture, vol. I, 5, I Marmi Ludovisi nel Museo Nazionale che in altre parti dell’opera), il quale appare solleva- Romano, Roma 1983, pp. 177-180 con bibliografia precedente. to, in evidente posa oratoria, e che ha determinato E. Paribeni, Museo Nazionale Romano. Sculture greche del V seco- l’attribuzione ad Hermes dell’epiteto loghios, ovvero lo. Originali e repliche (Cataloghi dei musei e gallerie d’Italia), dio dell’eloquenza. Tale postura troverebbe, inoltre, Roma 1953, pp. 26-27.

93 9. Coppa Corsini.

Datazione: fine I secolo a.C. Provenienza: Anzio, dal mare (1759). Materiale: argento. Collocazione: Roma, Galleria Nazionale d’Arte Misure: alt. cm. 13, diam. super. 10, con le anse 17. Antica di Palazzo Corsini; inv. 671.

94 95 96 Il kantharos è composto da due elementi: una parte Quest’uomo è assolto dall’accusa di omicidio: interna ovoidale, cui pertiene l’orlo liscio e rigon- uguale è il numero dei voti”); a sinistra un perso- fio, e un involucro in lamina d’argento decorato a naggio femminile osserva attento la scena e appare sbalzo e concluso da un piede sagomato (ornato da caratterizzato da un abito provvisto di frange nel- un motivo assimilabile ad un kyma lesbio). Le anse, l’orlo inferiore (nella mano destra ha un lungo alte, ovali e leggermente sormontanti, sono saldate oggetto, forse una fiaccola, che prosegue al di sopra solo all’attacco inferiore. della sua spalla, mentre con la sinistra sorregge un Il manufatto, rinvenuto nel 1759 nel “Porto elemento non chiaramente identificabile); a destra d’Anzio”, ovvero lo spazio di mare prospiciente una donna seduta su un rialzo roccioso, raffigurata l’antica città di Antium, venne in possesso della con il capo poggiato sul braccio destro, appare famiglia Corsini, che in seguito lo portò nella resi- abbigliata in modo simile alla precedente. Queste denza romana di via della Lungara, dove è tuttora ultime due figure sono state identificate con esposto (nel 1883 la collezione di opere d’arte della Erinni. nobile famiglia romana passò allo Stato). Sul secondo lato si notano altri tre personaggi: uno Rimane pertanto incerta l’originaria destinazione maschile, nudo e piegato in avanti quasi a suggeri- della lussuosa coppa: la stessa Anzio o un altro re un moto improvviso, e uno femminile, caratte- luogo se essa era parte del carico di una nave di rizzato da un abito riccamente panneggiato, collo- passaggio. cati tra una colonna e un secondo elemento iden- Il kantharos fu descritto e analizzato dal grande stu- tificabile come orologio solare su alto piedistallo; dioso di antichità J.J. Winckelmann, che ne inter- un terzo uomo, nudo, ma provvisto di un mantel- pretò la decorazione come riferibile al cosiddetto lo che ricade dal braccio sinistro e colto in un Iudicium Orestis. atteggiamento di attesa, appartiene verosimilmen- Oreste, secondo la vicenda narrata da Eschilo te alla scena che si svolge nell’altro lato del vaso nell’Orestea (Agamennone, Coefore, Eumenidi), verso la quale è volto il suo sguardo. figlio di Agamennone e Clitennestra, ricevette da Mentre l’interpretazione dei personaggi del primo Apollo l’ordine di vendicare l’uccisione del padre lato è piuttosto concorde, per il secondo vi sono perpetrata da Egisto e dalla stessa Clitennestra. opinioni divergenti. Il giovane stante e rivolto Tale atto scatenò però la persecuzione delle Erinni, verso destra è stato identificato di volta in volta divinità vendicatrici dei delitti, nei confronti di con Oreste, Pilade, un accusatore, l’ombra di Oreste, il quale, su indicazione di Apollo, si recò ad Egisto. Per la figura femminile si è proposto Atene al fine di liberarsi dal loro tormento. Qui la Elettra, l’ombra di Clitennestra, la personificazio- dea Atena fondò un nuovo organo giudiziario, ne del popolo o della decisione sfavorevole. Il gio- l’Areopago, destinato a pronunciarsi su questo ed vane a sinistra è stato interpretato come Pilade, il altri reati di sangue. Il giudizio favorevole di Atena, popolo, la personificazione della decisione favore- però, garantì l’assoluzione di Oreste. vole e infine come Oreste. Secondo l’ipotesi di G. Sul primo lato, nel campo delimitato dalle anse, si De Luca i personaggi compresi tra i due elementi scorgono tre figure: al centro la dea Atena, con architettonici potrebbero essere Oreste ed Elettra, mantello, chitone ed elmo, sta gettando il suo voto e dunque essere pertinenti alla raffigurazione di un all’interno di un’urna (Eumenidi, vv. 734-743, altro episodio del mito. 752-753: “Atena: A me appartiene di prendere l’ul- Il kantharos è stato da taluni identificato con una tima decisione: e questo mio voto aggiungerò a delle opere di toreutica realizzate da Zopyros (arti- quelli per Oreste… E vince Oreste, pur se giudica- sta greco vissuto nel I secolo a.C.), citate da Plinio to a voti pari. Estraete ora i suffragi dalle urne, voi il Vecchio (Naturalis Historia, XXXIII, 156): fra i giudici cui questo compito è assegnato… “Zopiro che rappresentò gli Areopagiti e il giudizio

97 di Oreste in due tazze valutate 1.200.000 sesterzi”. Bibliografia: Secondo altre ipotesi, però, essa sarebbe piuttosto B. Cacciotti, Gli scavi di antichità dal cardinale Alessandro Albani ad Anzio, in BMusRom, n.s. 15, 2001, pp. 25-60. un prodotto attribuibile alla fine del I secolo a.C. G. De Luca, I Monumenti Antichi di Palazzo Corsini in Roma, (anche se alcuni confronti potrebbero estendere la Roma 1976, n. 73, pp. 127-132, tavv. CVI-CIX. datazione alla metà del I secolo d.C.). Un periodo, Eschilo, Agamennone, Coefore, Eumenidi, a cura di D. Del questo, caratterizzato da un notevole apprezzamen- Corno, trad. di R. Cantarella, Milano 1981. to da parte delle classi abbienti romane per le J. Raspi Serra, Scheda n. 97, in La Fascination de l’Antique 1700-1770. Rome découverte, Rome inventée, Catalogo della argenterie. La difficoltà nel ricondurre simili Mostra (Lyon 1998-1999), Paris-Lyon 1998, pp. 119-120. oggetti ad una datazione più precisa è in parte lega- W. Gauer, Eine Athenastatuette des Athener Nationalmuseums: ta all’eventualità che essi possano essere copie o zum ‘Iudicium Orestis’, in Archaölogischer Anzeiger 84, 1969, imitazioni di epoca più tarda di opere realizzate pp. 76-88. molti decenni prima. G. Hafner, Iudicium Orestis. Klassisches und Klassizistisches, in Winckelmannsprogramme der Archäologischen Gesellschaft zu Di particolare interesse, anche in relazione al tema Berlin 113, 1958, pp. 5-33. della mostra, è la presenza dell’orologio solare Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae VII, 1, pp. 68-76; posto su una colonna quadrangolare. In Grecia e a VII, 2, pp. 50-55, Zürich-München 1994. Roma, come si apprende dalle fonti, erano utilizza- A. Michaelis, Das Corsinische Silbergefäss, Leipzig 1859. te clessidre ad acqua per regolare la durata dei P. Moreno, s.v. Zopyros, in EAA, VII, Roma 1966, p. 1287. L. Pirzio Biroli Stefanelli, L’argento dei romani. Vasellame da dibattiti e dei vari interventi nei tribunali (cd. cles- tavola e d’apparato, Roma 1991, pp. 53-77. sidra giudiziaria). Fornisce dunque un interessante L. Pirzio Biroli Stefanelli, Le argenterie nel mondo romano, in spunto di riflessione la raffigurazione di una meri- Argenti a Pompei, Catalogo della Mostra (Napoli 2006), a cura diana in un simile contesto. di P.G. Guzzo, Milano 2006, pp- 19-29. Plinio il Vecchio, Storia Naturale, trad. di A. Corso, R. Mugellesi, G. Rosati, Torino 1988. Mara Pontisso J.J. Winckelmann, Opere, V, Monumenti Antichi Inediti, II, Prato 1830, pp. 298-312, tav. CIL.

98 10. Brocca. all’ambito della mensa, lascia ipotizzare l’utilizzo per versare in contenitori a bocca larga. Una datazione Datazione: VI-VII secolo d.C. tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. (Nocita), per Materiale: bronzo. confronto con alcuni esemplari da Pompei Misure: alt. cm. 25,4; diam. orlo 9,3; diam. piede (Tassinari, pp. 43-47), trova però ostacolo in una 8,4. produzione molto più tarda relativa al VI-VII seco- Provenienza: Anzio. lo d.C. (Carretta, p. 22, tav. 8 n. 1; Luttazzi). Collocazione: in deposito presso Anzio, Museo Vanno, a tale riguardo, considerate le saldatura del- Civico Archeologico; inv. 135971. l’ansa, chiaramente non originali e piuttosto grosso- lane, che, unite alla non perfetta aderenza tra bracci Brocca ovoidale con alto collo. Presenta tre fasce di a volute e tesa dell’orlo, lasciano ipotizzare una non linee orizzontali incise sul corpo mentre sulla tesa pertinenza fra le due parti saldate fra loro non neces- estroflessa ci sono due incisioni concentriche. La sariamente in antico. base, di forma troncoconica, è discontinua, su alto Laura Ebanista piede ad anello con fondo piatto. L’ansa, non mon- tante, è saldata all’orlo con bracci a due volute deco- Bibliografia: M.C. Carretta, Il catalogo del vasellame bronzeo italiano alto- rati con elementi vegetali, presenta un fusto sottile medievale, Firenze 1982. che, nel punto di massima curvatura, è decorato con A. Luttazzi, Brocca con manico figurato, in Ai confini di Roma. motivi fitomorfi ed è fissata alla base con un’appli- Tesori archeologici dai musei della Provincia, Catalogo della que a forma di foglia lanceolata terminante in una mostra (Roma 2010), Roma 2010, pp. 140-141. M. Nocita, Vasellame di bronzo, in Capolavori ritrovati dal sferetta. Sulla sommità dell’ansa è presente un pog- Museo Nazionale Romano, Catalogo della mostra (Anzio 2006), giapollice verticale sormontato da una sfera. Anzio 2006, pp. 74-76. La mancanza del becco, in una brocca che rimanda S. Tassinari, Il vasellame bronzeo di Pompei, I-II, Roma 1993.

99 11. Brocca. della brocca, seppure non trovi un riscontro puntua- le nei numerosi esempi rinvenuti a Pompei (Nocita; Datazione: I secolo d.C. Tassinari, pp. 40-42; 214), per confronto con altre Materiale: bronzo. brocche trilobate con ventre ovoidale a profilo conti- Misure: alt. cm. 16; diam. piede 6,8. nuo e discontinuo, può essere collocata cronologica- Provenienza: Anzio. mente nella prima metà del I secolo d.C. La Tassinari Collocazione: in deposito presso Anzio, Museo ritiene che, per alcune di queste tipologie, le forme si Civico Archeologico; inv. 135973. avvicinino all’età ellenistica. Laura Ebanista Brocca ovoidale a profilo continuo con collo forte- mente strozzato ed imboccatura trilobata. Il recipien- Bibliografia: te, privo di ansa, presenta una base con piede ad anel- M. Nocita, Vasellame di bronzo, in Capolavori ritrovati dal lo. L’esemplare, che rimanda all’ambito della mensa, Museo Nazionale Romano, Catalogo della mostra (Anzio 2006), poteva essere usato insieme a bacili per le abluzioni Anzio 2006, pp. 74-76. degli ospiti prima e durante il convivio. La tipologia S. Tassinari, Il vasellame bronzeo di Pompei, I-II, Roma 1993.

100 12. Situla. forma di mascherone teatrale, coprendone la parte superiore del volto. Datazione: I secolo d.C. Questa tipologia di maschera non è inconsueta Materiale: bronzo. (Tassinari 1993, p. 219; tavv. CXLI, 2, CXLIII, 2) Misure: alt. cm. 14,5; diam. orlo 8; diam. piede 7. ed è riconducibile all’inizio del I secolo d.C. Provenienza: Anzio. Collocazione: in deposito presso Anzio, Museo Laura Ebanista Civico Archeologico; inv. 135972. Bibliografia: Situla in lamina bronzea martellata a fondo piatto S. Tassinari, Il vasellame bronzeo di Pompei, I-II, Roma 1993. con corpo globulare tendente al troncoconico. La situla è priva di collo. La presa, diametrale, ha le estremità ricurve che ruotano negli anelli alla som- mità degli attacchi. Questi ultimi sono saldati con evidente restauro e si sovrappongono alle appliques a

101 13. Dedica votiva di Claudia Attica.

Datazione: 85 d.C. Provenienza: Anzio, dagli scavi della marchesa Materiale: marmo lunense. Grimaldi nelle “rovine del porto”(1743). Misure: cm. 68 x 95,2 x 4; specchio epigrafico Collocazione: Verona, Museo Lapidario Maffeiano; cm. 83 x 59; alt. lett. cm. 5,5-4,2. inv. 314.

Claudia Attica Claudia Attica, (figlia) di (Tiberio ? Claudio) Attico, Attici Aug(usti) Lib(erti) a ration(i)b(us) liberto imperiale addetto alle finanze dell’imperato- in sacrario Cereris Antiatinae re, pose a sue spese delle (statue di) divinità nel san- deos sua impensa posuit tuario di Cerere Anziatina, essendo sacerdotessa 5 sacerdote Iulia Procula Giulia Procula e imperatore Cesare Domiziano Imp(eratore) Caesar(e) Domitiano Augusto Germanico, console per l’undicesima volta. Augusto Germanico XI co(n)s(ule).

102 Lastra marmorea rettangolare; campo epigrafico ret- prima metà del II secolo d.C., aveva svolto una bril- tangolare inquadrato da una cornice a gola e listello; lante carriera culminata con il consolato. cornice sbeccata e frattura al centro della lastra. Atticus, Attica è un cognomen molto diffuso in ambi- Testo centrato e impaginato regolarmente, con lette- to servile e libertino, mentre Proculus, Procula è dif- re di modulo maggiore alla riga 6, in corrisponden- fuso in ogni classe sociale. za della menzione dell’imperatore; nel testo, segni di Questa dedica è l’unica testimonianza dell’esistenza interpunzione a sagitta o coda di rondine; M con ad Anzio di un luogo di culto (sacrarium, forse aste interne convergenti al vertice sulla linea di scrit- un’area sacra all’aperto provvista di un altare) dedi- tura; P con occhiello non completamente chiuso; cato a Cerere, dea della vegetazione e dei raccolti. A riga 1: hedera distinguens; righe 2, 3, 6: presenza di Roma la dea sin dal V sec. a.C. ebbe un tempio apices; righe 2, 4, 6: nessi fra le lettere NIB di ratio- sull’Aventino, dove venne associata con Libera e nibus, NT e NAE di Antiatinae e AN di Domitiano; Libero, era inoltre venerata in stretto rapporto con righe 3, 6: T montante; riga 6: lettera O nana altre divinità della vegetazione e dei lavori agricoli aggiunta in fine riga all’interno del nesso AN in ulti- come Tellus. Il calendario romano le dedica tre festi- ma posizione. vità: il sacrum anniversarium Cereris (10 agosto), lo ieiunium Cereris (digiuno di Cerere, il 10 ottobre) e La dedica commemora il dono di alcune statue di i ludi Cereales (12-19 aprile, nel corso dei quali era divinità (non specificate, verosimilmente perché previsto che gli agricoltori offrissero un sacrificio di l’iscrizione si trovava in prossimità delle stesse) effet- scrofe gravide e a Roma, nel Circo, si liberavano tuato da Claudia Attica, figlia di un funzionario alle delle volpi con torce ardenti attaccate al dorso: dipendenze di Domiziano, avvenuto nell’85 d.C., Ovidio, Fasti, IV, 413, 679-682). anno dell’undicesimo consolato dell’imperatore. Claudia Attica è figlia di uno schiavo alle dipenden- Vittoria Lecce ze della casa imperiale, che dopo aver ottenuto la libertà da uno degli imperatori della dinastia Giulio- Claudia (Nerone?), di cui aveva assunto il gentilizio, Bibliografia: aveva continuato a svolgere le sue mansioni anche Catalogo dei Beni Culturali della Regione del Veneto, scheda di M. Sanfelici (2007). per la dinastia Flavia. L’altro personaggio femminile P. Chiarucci, Anzio Archeologica, Anzio 1989, p. 57. ricordato, Giulia Procula, deteneva uno dei pochi Corpus Inscriptionum Latinarum, X, 6640. sacerdozi femminili previsti dalla religione romana G. Dumézil, La religione romana arcaica, Milano 2001, pp. ed apparteneva verosimilmente ad una famiglia che 325-340. risiedeva ad Anzio, come dimostra il ritrovamento Inscriptiones Latinae Selectae, 3338. A.M. Jaia, I luoghi di culto del territorio di Anzio, in G. Ghini della dedica funebre della matrona (CIL X, 6732) (a cura di), Lazio e Sabina. 2, Secondo incontro di studi sul Lazio nella Vigna Pollastrini, e che forse mantenne nel e la Sabina, Atti del convegno (Roma 7-8 maggio 2003), Roma tempo un forte legame con la città, se si considera 2004. una dedica onoraria (CIL X, 6658) rinvenuta ad I. Kajanto, The Latin cognomina, Roma 1965, p. 176. D. Modonesi, Museo Maffeiano. Iscrizioni e rilievi sacri latini Anzio nel gennaio 1743, decretata dagli Anziati al (Studia Archaeologica, 75), Roma 1995, n. 82, pp. 77-78. loro patrono Caio Iulio Proculo, probabilmente un J. Scheid, Rito e religione dei Romani, Bergamo 1999, in parti- discendente della stessa famiglia, il quale, nella colare p. 130.

103 14. Deposito votivo di Viale delle Roselle. cm. 4; diam. pomello 5,2. Patera inv. 156268: alt. cm. 5,7; diam. piede 7,8. Datazione: fine IV - prima metà III secolo a.C. Epichysis inv. 156263: alt. max. cons. cm. 8,7; diam. Provenienza: Anzio, Viale delle Roselle. piede 8; diam. max. 9,2. Collocazione: in deposito presso Anzio, Sette esemplari di ceramica a vernice nera con deco- Museo Civico Archeologico. razione sovradipinta di differente forma e tipologie (una patera; una lekane con parte di un coperchio Tra i materiali ceramici del Museo Archeologico di non pertinente, una epichysis, una oinochoe, una leky- Anzio, figurano reperti rinvenuti presso Viale delle thos), caratterizzati da forme e da motivi decorativi di Roselle durante scavi edili degli anni ’60. I materiali derivazione apula con particolare riferimento allo facevano parte di un deposito votivo di età medio stile di Gnathia. Essi consentono di delineare riferi- repubblicana e rappresentano la tipica espressione menti diretti ad importazioni da ambiti apuli, cam- devozionale dei luoghi di culto dell’area etrusco pani ed anche etruschi, analoghi a quelli di Ardea, laziale di quel periodo. Segni e Priverno. Sono databili tra la fine del IV e la prima metà del III secolo a.C. Ceramica a figure rosse: askos anulare inv. 156315: alt. vasca cm.3,6; alt. Ceramica a vernice nera: mass. cons. 4,7; diam. 11. lekane inv. 156267: alt. cm. 6,6; diam. piede 3,7; L’askòs, di forma anulare, decorato con due tralci di largh. 11,2. ulivo terminanti a gemma in prossimità del collo, risen- Vasca carenata e pareti verticali. Mancante di parte te, nella decorazione di matrice greca, mediata dalla della vasca, di una delle due anse e del coperchio. Il produzione campana, delle influenze di derivazione reperto deriva dal tipo 42 B di Lamboglia. Databile etrusco-laziale. È databile alla fine del IV secolo a.C. alla prima metà del III secolo a.C. Livia Franzoni Ceramica a vernice nera sovradipinta: oinochoe inv. 156262: alt. cm.10,2; diam. piede 5,8. Bibliografia: B. Belelli Marchesini, Materiale ceramico da viale delle Roselle, in Lekythos inv. 156260: alt. cons. cm. 4,7; diam. piede Capolavori Ritrovati dal Museo Nazionale Romano, Catalogo della 4,8; diam. max. 6,7. Mostra (Anzio 2006), a cura di A.M. Jaia, Roma 2006, pp. 1-21. Coperchio di lekane inv. 156269: alt. max. cons. J.R. Green, Gnathia and other Overpainted Wares of Italy and

104 Sicily, in Cèramiques hellenistiques et romaines, III, Besançon tavola e una brocca. 2001, pp. 57-103. È possibile dividere le brocchette in due forme: la J.P. Morel, Taranto nel Mediterraneo in epoca ellenistica, in Taranto e il Mediterraneo, Atti del XLI Convegno di Studi sulla prima, con corpo a profilo continuo, spalla sfuggente Magna Grecia (Taranto 2001), Taranto 2002, pp. 529-574. e collo cilindrico; la seconda, con corpo globulare, E.A. Stanco, La ceramica a vernice nera della stipe di Lucus spalla distinta, collo troncoconico, piede a profilo Feroniae: analisi preliminare, in A.M. Comella, S. Mele (a cura sagomato e ansa sormontante. Entrambe possono di), Depositi votivi e culti dell’Italia antica dall’età arcaica a quel- essere ulteriormente distinte in tipi e varietà. Il con- la tardo-repubblicana. Atti del Convegno di Studi (Perugia 2000), Bari 2005, pp. 209-218. fronto con rinvenimenti compiuti in siti vicini come Casalinaccio (Ardea), Lavinium, Roma, Veio, Cerveteri e Pyrgi, permette di datare i pezzi tra la fine del IV e il III secolo a.C., in linea con la cronologia delle coppe a vernice nera. La brocca, con orlo poco Ceramica a vernice nera – impasto chiaro sabbioso: estroflesso su collo cilindrico, spalla distinta, corpo coppe: alt. max. cm. 6,4; diam. max. 15,6. ovoidale, fondo piano apode e ansa a bastoncello, si Brocchette: alt. max. cm. 10,9; diam. orlo max. 5,7. rifà ad un modello datato al VI-V secolo a.C., comu- Anfora da tavola: alt. cm. 22,9; diam. orlo 11,3. ne nel Latium Vetus, così come l’anfora da tavola, con Brocca: alt. cm. 19,6; diam. orlo 10,9. orlo estroflesso, collo cilindrico fuori asse rispetto al Tra i votivi recuperati in Viale delle Roselle negli fondo, corpo ovoidale, fondo leggermente incavato e anni ’60 vi sono sei coppe a vernice nera appartenen- piede appena accennato. ti al cosiddetto Atelier des petites estampilles, in cui Fabrizio Zazzeri rientrano vasi di fabbrica romana e di altri centri del Latium Vetus, prodotti tra il 305 e il 265 a.C. Gli Bibliografia: stampigli impressi sul fondo delle vasche delle coppe G. Rossini, Materiale ceramico da viale delle Roselle. Ceramica a riportano motivi vegetali, come palmette e rosette ad vernice nera, in Capolavori Ritrovati dal Museo Nazionale otto o quattro petali; solo un bollo rappresenta una Romano, Catalogo della Mostra (Anzio 2006), a cura di A.M. stella in una falce lunare. Jaia, Anzio 2006, pp. 18-21, con bibliografia. M. Manfrè, Materiale ceramico da viale delle Roselle. Argilla Più consistente è il gruppo della ceramica di argilla depurata e impasto chiaro sabbioso, in Capolavori Ritrovati dal depurata e d’impasto chiaro sabbioso, costituito da Museo Nazionale Romano, Catalogo della Mostra (Anzio 2006), 41 vasi: 39 brocche miniaturistiche, un’anfora da a cura di A.M. Jaia, Anzio 2006, pp. 22-30, con bibliografia.

105 15. Rilievo con scena di sacrificio.

Datazione: III secolo d.C. Provenienza: Anzio. Materiale: marmo bianco. Collocazione: Anzio, Museo Civico Archeologico. Misure: cm. 75 x 38 x 26.

106 Il blocco, parte di un rilievo più ampio, decorava un Fortuna, divinità tutelare della città; S. Ensoli, inve- edificio pubblico forse di Anzio probabilmente di ce, vi riconosce la Porticus Divorum eretta nell’Iseo- forma circolare (se si segue il profilo sinistro del Serapeo del Campo Marzio a Roma da Domiziano rilievo). Sulla parte destra del blocco vi è rappresen- collegata con il culto di Serapide. Tuttavia forti tato un sacrificio compiuto all’interno di uno spazio dubbi possono essere sollevati sull’identificazione sacro. Alla funzione partecipano: un popa, nell’atto del sacrificio con un culto dedicato alle divinità egi- di colpire la vittima sacrificale; un victimarius, che zie come anche l’identificazione del tempio princi- regge un bastone dalla testa a fungo; un tibicen, pale con quello tetrastilo rappresentato a sinistra del intento a suonare un flauto doppio; un littore, con i sacrificio. fasci e un personaggio capite velato, probabilmente Fabrizio Zazzeri di alto rango. Fanno da quinta due grandi colonne, sormontate da capitelli campaniformi di stile egizio, forse facenti parte del portico delimitante l’area Bibliografia: sacra. La parte sinistra del rilievo è occupata da un S. Ensoli, L’Iseo e Serapeo del Campo Marzio con Domiziano, tempio prostilo tetrastilo corinzio su podio con sca- Adriano e i Severi, in N. Bonacasa et alii (a cura di), L’Egitto in Italia dall’Antichità al Medioevo, Atti del Convegno (Roma- linata frontale decentrata, al di sotto del quale si Pompei 1995), Roma 1998, pp. 407-438, in particolare p. 417. vede il timpano di un altro edificio. S. Tortorella, Sacrificium in aede Fortunarum, in DocAlb, s. II, Per S. Tortorella il sacrificio si riferisce ad un rito 10, 1988, pp. 39-44. compiuto nel tempio di Antium dedicato ad Iside-

107 16. Lastra con dedica funeraria.

Datazione: I-II secolo d.C. Provenienza: Anzio. Materiale: marmo. Collocazione: Napoli, Museo Archeologico Nazionale; Misure: cm. 46 x 57,5 x 2-7,5. inv. 2590.

Dis Manibus Flaviae Victoriae bene Agli Dei Mani. merenti Flavia Threpte A Flavia Victoria, sorori pientissimae sorella degna e piissiima, 5 et M(arcus) Ulpius Saturninus Flavia Threpte e Marco Ulpio Saturnino posero fecerunt et libertis E ai liberti, alle liberte e ai loro discendenti. libertabusque posterisque eorum.

108 Nonostante la lastra si presenti mutila, le due lacu- viene posta al dativo, segno della standardizzazione ne, una sul lato destro e l’altra inferiore, non com- della consacrazione del sepolcro alle divinità degli promettono la lettura dell’iscrizione. Sebbene com- inferi e allo stesso tempo, segno del passaggio al pro- plessivamente si noti un tentativo di buona fattura, tagonismo del defunto, rispetto anche alle divinità. l’impaginazione del testo, che non trova spazio a Volendo ripercorrere la storia ed il percorso dell’epi- sinistra, tradisce forse l’opera di uno scalpellino grafe, bisogna tener presente che essa ha subito la poco attento o di una lavorazione abbastanza som- sorte di numerosi reperti archeologici e le conseguen- maria. Da notare la presenza di lettere montanti (I), ze della “febbre del collezionismo”. Rispetto al luogo l’esecuzione della Q e la presenza di segni di inter- di provenienza, le stesse indicazioni fornite dal Corpus punzione tra le parole. Inscriptionum Latinarum sono troppo generiche per Nel campo epigrafico, delimitato da una cornice una localizzazione esatta, ma utilissime per identifi- modanata, trova posto l’iscrizione sepolcrale. Si trat- care i passaggi che l’hanno portata al Museo ta di una dedica posta alla defunta Flavia Victoria, Nazionale di Napoli, dove ancora oggi è collocata; fu dalla sorella Flavia Threpte e da Marcus Ulpius trovata infatti nel territorio dell’antica Anzio, avvista- Saturninus. Caratteristica di questa iscrizione è cer- ta poi a Nettuno nel 1726 e successivamente a palaz- tamente il ripetere lo schema classico dell’epigrafia zo Borgia, dove contribuisce, pur nella sua semplicità funeraria: si apre infatti con l’usuale consacrazione a costituire il grande patrimonio della collezione dei del sepolcro agli Dei Mani, divinità degli inferi cui Borgia, il cui primo nucleo pare fu formato da si affidava la tutela del sepolcro da eventuali profa- Clemente Emilio Borgia che “raccolse tutti quei nazioni; di seguito, il nome della defunta, caratteriz- monumenti che potè avere dagli scavi che sui faceva- zata da due epiteti altrettanto usuali “bene merenti” no nel territorio di Velletri”; successivamente Stefano e “pientissima”, il nome dei due dedicanti e la clau- Borgia la incrementa significativamente tra il 1770 e sola finale di apertura del sepolcro ai liberti, alle gli inizi degli anni 80 del 1700, tanto che dal 1782 si liberte e ai loro posteri. inizia a parlare di Museo Borgiano. All’interno della L’onomastica suggerisce per tutti e tre una condizio- collezione, la sezione “bassorilievi e altri marmi anti- ne libertina, in particolare il grecanico Threpte (esi- chi” ospita una serie di monumenti molto eterogenea, stente anche nella forma senza aspirata Trepte) e i tria perlopiù esemplari di scultura funeraria, mentre Le nomina del personaggio maschile, dove il prenome iscrizioni Antiche Borgiane (1817) sono raccolte nel- abbreviato Marcus ed il gentilizio Ulpius precedono il l’opera di Clemente Cardinali (Inscriptiones Borgiane cognomen Saturninus, che lo identificava da schiavo. ad fidem autographi Ms apud S. Congregationem de Per quanto riguarda i rapporti tra i tre personaggi, se Propaganda Fide: exscripsit Clemente Cardinali) e la condizione di sorelle lega innegabilmente le due costituiscono il corpus completo, con più di 800 donne, che presentano anche lo stesso gentilizio pezzi, dell’intero lapidario borgiano. (Flavia), diversa è la posizione di Saturnino, la cui onomastica sembra ricollegarsi a quella dell’impera- Chiara De Marchis tore Traiano (Marcus Ulpius Traianus). La nostra iscrizione si caratterizza per una estrema Bibliografia: semplicità, in cui mancano alcuni dettagli che gene- G. Camodeca et alii (a cura di), Catalogo delle iscrizioni latine del ralmente concorrono a completare il quadro delle Museo Nazionale di Napoli, vol. I, Roma e Latium, Napoli 2000, informazioni del defunto, come ad esempio, l’indica- n. 607, p. 177. zione dell’età (che in molti casi arriva a sottolineare Corpus Inscriptionum Latinarum, X, 6726. non solo gli anni, i mesi e i giorni di vita, ma addirit- M.T. Falconi Amorelli, G. Fabrini, O. Colazingari (a cura di), La collezione Borgia (Collana di studi archeologici, 2), Roma 1987. tura le ore), l’occupazione ecc. Nell’economia del- A. Germano, M. Nocca (a cura di), La collezione Borgia. l’iscrizione, sia per gli aggettivi sia per la disposizione Curiosità e tesori da ogni parte del mondo, Napoli 2001. del testo, si assegna alla defunta un ruolo principale M. Nocca (a cura di), Le quattro voci nel mondo: arte, culture e (cosa destinata a mutare nel corso del tempo, quando saperi nella collezione di Stefano Borgia 1731-1804, in Atti delle la dedica sepolcrale diviene anche un mezzo per esal- Giornate internazionali di studi (Velletri-palazzo Comunale-sala Tersicore, 2000), Napoli 2001. tare oltre al dedicatario anche il dedicante); da notare H. Solin, Die griechischen Personennamen in Rom: ein infatti, che nonostante Dis Manibus sia addirittura Namenbuch, 2/2, Berlin-New York 1982, pp. 1045-1046. posto per esteso, siamo già nella fase in cui la dedica G. Tomassetti, La campagna romana, II, Roma 1910, pp. 365-440.

109 17. Iscrizione funeraria di M. Antonio Prisco.

Datazione: III sec. d.C. Provenienza: Anzio. Materiale: marmo bianco. Collocazione: Napoli, Museo Archeologico Nazionale; Misure: cm. 36,5 x 33,5 x 3,2; alt. lett. 3-4,2. inv. 259.

M(arco) Antonio Prisco A Marco Antonio Prisco, (che) visse nove anni vixit ann(is) VIIII (e) otto mesi, la madre Rustia Prisca fece per il mensibus VIII figlio devotissimo. Rustia Prisca 5 mater filio pientissimo fecit.

110 Lastra marmorea con margini sbeccati, ricomposta Bibliografia: da due frammenti combacianti. G. Camodeca et alii (a cura di), Catalogo delle iscrizioni latine del Museo Nazionale di Napoli, vol. I, Roma e Latium, Napoli Impaginazione del testo irregolare, con righe ad 2000, n. 604, p. 177. andamento lievemente discendente; grafia poco Corpus Inscriptionum Latinarum, X, 6703. accurata; E ed F con bracci brevi e salienti; M con aste interne convergenti al vertice sulla linea di scrit- tura; interpunzione a virgola irregolare; riga 1: lette- ra O nana aggiunta in fine riga all’interno della C in penultima posizione; riga 5: F montante e L con braccio corto.

Dedica funeraria per il piccolo Marco Antonio Prisco, posta per iniziativa della madre Rustia Prisca; il testo è breve ed essenziale: oltre al nome, è men- zionata l’età del defunto, come era comune special- mente nel caso di individui giovani prematuramen- te scomparsi, e il suo affetto verso la madre. Da notare come il figlio abbia unito al nome ed al gen- tilizio del padre (da identificare in un M. Antonio) lo stesso cognomen (Prisco) della madre. Il gentilizio della donna, Rustia, appartiene ad una famiglia ben nota ad Anzio: ricordiamo il Quinto Rustio che, nella prima età imperiale, celebrando con una emissione monetale le vittorie di Augusto in Oriente, colse l’occasione per onorare anche la sua città, scegliendo di raffigurare sulla moneta la Fortuna Anziate, divinità nota e venerata anche fuori dal contesto cittadino.

Vittoria Lecce

111 18. Iscrizione funeraria di seviro augustale.

Datazione: II sec. d.C. Provenienza: Anzio. Materiale: marmo bianco. Collocazione: Napoli, Museo Archeologico Nazionale; Misure: cm. 26,3 x 29,8 x 4,2; alt. lett. 1,6-2,2. inv. 2981.

D(is) [M(anibus)] Agli dei Mani. A Lucio Afinio H[…?], seviro L(ucio) Afinio H[---] augustale, [responsabile (?)] della cassa comune Seviro Augus[tali cur(atori)?] della corporazione dei Fabbri, (il figlio) Lucio arkae col(legium) Fabr[um ---] Afinio Proculo (fece) per l’ottimo padre. 5 L(ucius) Afinius Proc[ulus] patri optim[o]

112 Lastra marmorea mutila della parte destra e degli dei collegia, in definitiva fornendo i mezzi per otte- angoli inferiore e superiore sinistro; superficie con- nere una non trascurabile visibilità sociale. sunta; lati e parte posteriore non lavorati. In questo caso, il defunto era stato custode della Testo centrato e impaginato regolarmente; righe 1, “cassa” comune della corporazione dei Fabbri (che 2, 5: lettere di modulo maggiore, nel testo piccole raggruppava diverse tipologie di artigiani, in parti- hederae distinguentes; righe 2, 4, 5: F con bracci colare coloro che lavoravano materiali duri, quali incurvati e salienti; riga 4: F montante, K con brevi legno, metalli e pietra) che è una delle più frequen- bracci convergenti al centro dell’asta trasversale; riga temente attestate nell’impero romano fino al IV 6: I montante in patri. secolo d.C. e, contemporaneamente, era stato mem- Dedica funeraria posta a Lucio Afinio per iniziativa bro della confraternita religiosa degli Augustali. del figlio Lucio Afinio Proculo. Quest’ultima, nata all’inizio del I secolo a.C., svol- L’iscrizione è posta a cura del figlio del defunto, e geva diverse funzioni (ancora non completamente originariamente era parte del monumento sepolcra- svelate), come la cura del culto imperiale e dello le o della tomba. La dedica, nella sua essenzialità svolgimento dei ludi Augustales (giochi in onore di non omette, oltre al nome del defunto (il cognomen Augusto), ma anche, eventualmente, i suoi membri è perduto) e del figlio, alcune informazioni prezio- potevano effettuare donazioni pubbliche destinate se per individuare la professione di Lucio Afinio alla realizzazione di edifici pubblici o monumenti. H[---] e per sottolineare il suo ruolo attivo sia nella sua corporazione sia in un’associazione deputata al Vittoria Lecce culto imperiale. Essere membro di un collegio sacro o di una corpo- Bibliografia: razione professionale era una libera scelta dell’indi- M. Bertinetti, L’augustalità: nuova testimonianza di un seviro viduo, che comportava sia l’obbligo di versare una evergete, in M.L. Caldelli, G.L. Gregori, S. Orlandi (a cura di), e quota associativa annuale (o un premio più consi- Epigrafia 2006, Atti della XIV rencontre sur l’épigraphie (Roma 2006) (Tituli, 9), Roma 2008, pp. 803-809, in partico- stente nel caso si avesse un ruolo di spicco), sia la lare p. 806. possibilità di godere dei vantaggi di essere socio G. Camodeca et alii (a cura di), Catalogo delle iscrizioni latine (avere assistenza e contributi in caso di necessità o di del Museo Nazionale di Napoli, vol. I, Roma e Latium, Napoli decesso, partecipare ai riti ed ai banchetti periodici, 2000, n. 602, p. 176. avere uno status sociale più elevato rispetto agli altri Corpus Inscriptionum Latinarum, X, 6675. F. Diosono, Collegia. Le associazioni professionali nel mondo individui della propria classe); per essere ammessi romano (Arti e Mestieri nel mondo romano antico), Roma era sufficiente (oltre a svolgere la professione richie- 2007, in particolare pp. 56-67. sta, nel caso delle corporazioni) poter onorare il R. Duthoy, La fonction sociale de l’augustalité, in Epigraphica 36, pagamento della quota associativa e di altri fondi 1974, pp. 134-154. R. Duthoy, Recherches sur la répartition géographique et che eventualmente fossero necessari, mentre non era chronologique des termes sevir Augustalis, Augustalis et sevir dans determinante l’appartenenza ad una specifica classe l’Empire romain, in Epigraphische Studien 11, 1976, pp. 143- sociale. In particolare, per gli schiavi e per i liberti 214. che fossero dotati di un buon patrimonio, ma che R. Duthoy, Les Augustales, in Aufstieg und Niedergang der römis- erano esclusi dalle cariche pubbliche e da alcuni chen Welt II, 16, 2, 1978, pp. 1254-1309. F. Jaques, J. Scheid, Roma e il suo impero. Istituzioni, economia, sacerdozi, i collegi e le corporazioni offrivano la pos- religione, Roma-Bari 1992, pp. 428-433. sibilità di effettuare donazioni anche pubbliche, di L.R. Taylor, Augustales, Seviri Augustales, Seviri. A chronological indire cerimonie sacre, di ricoprire i ruoli “di spicco” study, in TransactAmPhilAss 45, 1914, pp. 231-253.

113 19. Rilievo mitriaco.

Datazione: II-III secolo d.C. Provenienza: Anzio. Materiale: marmo bianco. Collocazione: Verona, Museo Lapidario Maffeiano; Misure: alt. cm. 50,5; largh. 55; spess. 7. inv. 28705.

114 Si può pensare che il rilievo fosse venuto in posses- so del veronese Francesco Bianchini, famoso studio- so di archeologia, autore della De lapide Antiati epi- stola (1698), nominato dal papa Presidente delle Antichità di Roma, dal 1711 incaricato dal cardina- le Alessandro Albani di condurre scavi ad Anzio e in rapporti epistolari con Filippo della Torre. Alla morte di Bianchini (1729), parte della sua collezio- ne di antichità rimase a Roma (dove fu venduta) e parte fu trasmessa in eredità al nipote Giuseppe2, bibliotecario del Capitolo della Cattedrale di Verona3, probabilmente da identificare nel canonico ritratto da Cignaroli, dal quale poi il rilievo sarebbe pervenuto a Scipione Maffei, per il museo che stava formando. Anche se non si conosce l’esatta localizzazione della scoperta, il monumento è importante dal punto di vista storico, poiché testimonia l’esistenza del mitraismo ad Anzio; infatti rilievi di questo genere costituivano di solito immagini di culto nei mitrei dell’Impero. Nella lastra quadrangolare, leggermente incavata e bordata da un listello, è rappresentata la tauroctonia agita da Mitra. La scena principale è affiancata dai portatori di torce, in costume frigio e con gambe incrociate, diversi solo nella posizione delle teste e delle fiaccole: alla destra del dio, Cautes con la tor- cia sollevata e sopra di lui il busto del Sole, corona- Nella zona in alto a sinistra (rispetto allo spettatore), to da raggi; alla sinistra, Cautopates con la torcia due integrazioni in marmo. abbassata, sormontato dal busto della Luna su cre- Il rilievo fu rinvenuto ad Anzio nel 1699, quando scente. “antiquissimae urbis rudera in novi Portus structu- Al centro Mitra, in costume frigio e con il mantello ram deportarentur”, durante il recupero di materia- gonfiato dal vento, prende con la sinistra il muso del li edili antichi per il reimpiego nella costruzione toro mentre con la destra lo colpisce nella giogaia delle nuove strutture portuali, volute da papa con la spada; intanto si volta all’indietro, ad osserva- Innocenzo XII. Poco dopo il prelato e studioso re il Sole, di cui il corvo è messaggero. Il serpente e Filippo della Torre utilizzò il reperto come spunto il cane si avvicinano per bere il sangue del toro, per una dissertazione sul mitraismo. mentre lo scorpione cerca di colpire con le chele i In seguito l’opera compare in un disegno del vero- genitali dell’animale, la cui coda termina in spighe, nese Giambettino Cignaroli1, in cui un giovane simbolo di rigenerazione. ecclesiastico, con una moneta nella mano destra, Secondo la sequenza proposta da Vollkommer, la appare seduto accanto al marmo (immagine in alto). scena rappresenta il secondo stadio della taurocto- Nel 1749 viene edita fra i materiali esposti nel nia, quello in cui viene sferrato il colpo mortale: il Museo Lapidario Maffeiano (immagine a p. 116). rilievo anziate rientra nel tipo C, in cui il toro è raf-

115 figurato mentre crolla morente, e nel sottotipo 3, la coda del cane; anche la punta del berretto di con l’animale aderente al suolo. Si tratta comunque Mitra “entra” nella cornice e la figura di Cautopates di una delle iconografie mitriache più diffuse. risulta compressa, come se fosse stato mal calcolato Nella composizione si nota la tendenza a uscire dai lo spazio. limiti della nicchia: invadono la superficie della cor- Margherita Bolla nice i raggi del Sole, le torce, uno zoccolo del toro,

116 1 Milano, Pinacoteca Ambrosiana, F 256 inf. n. 146; S. Tauroctonies). Marinelli, Per una storia del disegno veronese, in Museo di O. Ianovitz, Il culto solare nella X Regio, Milano 1972, p. 72, Castelvecchio. Disegni, Catalogo della Mostra (Verona 1999), a nota 5. cura di S. Marinelli, G. Marini, Milano 1999, p. 19, ill. alla p. A.M. Jaia, I luoghi di culto del territorio di Anzio, in G. Ghini 17; ringrazio S. Marinelli per avermi segnalato il disegno, data- (a cura di) Lazio e Sabina. 2, Secondo incontro di studi sul to al 1730 circa. Lazio e la Sabina. Atti del convegno (Roma 7-8 maggio 2003), 2 Cfr. S. Miranda, Francesco Bianchini e lo scavo farnesiano del Roma 2004, p. 263, nota 19. Palatino (1720-1729), Milano 2000, pp. 21-80, nei documen- S. Maffei, Museum Veronense, Verona 1749, p. LXXV, 1. ti sulla collezione di Bianchini, ivi citati o trascritti, non si fa D. Modonesi, Museo Maffeiano. Iscrizioni e rilievi sacri latini, menzione del rilievo, ma l’autrice nota più volte quanto le Roma 1995, pp. 83-84, n. 9. informazioni sulla raccolta siano lacunose; per i rapporti con J. Muselli, Lapidum Musei Academiae Philarmonicae distributio, Della Torre, pp. 84-88, nn. 7, 10-11, 13, 15, 20, 22; per il pas- Biblioteca Civica di Verona, mnscr. 830 (databile al 1766- saggio a Giuseppe, pp. 37-38, 98 n. 50; F. Piccoli, Jacopo 1767), f. 57 n. 120 (Lapis hic Antii repertus. Philippus a Turre Muselli (1697-1768), antiquario e collezionista veronese: rassegna in Praef.ne). bio-bibliografica, in Atti Accademia Roveretana degli Agiati, 253, G. Tommaselli, Museo Veronese ridotto a maggior chiarezza, ser. VIII, vol. III, A, 2003, pp. 135-136. Verona 1795, p. 139, n. 120. 3 Ricordato da S. Maffei, Verona illustrata. Parte terza contiene la notizia delle cose in questa città più osservabili, Verona 1732, Bibliografia: capo VII, c. 237. Ph. a Turre, Monumenta Veteris Antii Commentario illustrata hoc est. Inscriptio M. Aquilii et tabula Solis Mithrae variis symbolis exsculpta, Roma 17243 (I ed. 1700), prefazione, pp. 157 ss., tav. Inventari/cataloghi: a p. 159, n. 1. Catalogo dei Beni Culturali della Regione del Veneto, scheda di Università di Colonia, Istituto di Archeologia, L. Sartori (2007). Forschungsarchiv für Antike Plastik, scheda n. 55795, di A. C. Cipolla, Relazione sulla condizione del Museo Lapidario Pastorino (2003). Maffeiano al momento in cui viene consegnato al Municipio di M.J. Vermaseren, Corpus Inscriptionum et Monumentorum Verona, dattiloscritto (Archivio del Museo Archeologico), n. Religionis Mithriacae, The Hague 1956, I, n. 759. 120. M.J. Vermaseren, Mithriaca III. The Mithraeum at Marino, H. Dütschcke, Antike Bildwerke in Oberitalien, IV, Leipzig Leiden 1982, p. 50. 1880, p. 192 n. 440, senza provenienza. R. Volkommer, Mithras Tauroctonus. Studien zu einer Typologie J.R. Hinnels, The iconography of Cautes and Cautopates I: the der Stieropferszene auf Mithrasbildwerken, in MEFRA 103, 1, data, in Journal of Mithraic Studies, I, p. 54 (Regio III, A. 1991, p. 273, fig. 8.

117 20. Frammento di erma.

Datazione: II secolo d.C. Provenienza: Anzio (?). Materiale: marmo pentelico. Collocazione: Museo Nazionale Romano, Terme di Misure: alt. cm. 47; largh. 34; prof. 25. Diocleziano; inv. 61006.

118 Parte superiore di un’erma, molto abrasa, nella quale l’ampio uso del bulino nei riccioli e nelle pieghe del sono rintracciabili solo i riccioli “a chiocciola” della mantello, che creano un forte chiaroscuro (Mus. capigliatura, su cui si appoggia un himation, ripiega- Naz. Rom., I, 3, nn. VI, 20, 22). to davanti e sceso liberamente dietro il pilastro. La provenienza sembra essere incerta, poiché la noti- Della statua, che su questo elemento trovava soste- zia del rinvenimento presso l’Arco Muto ad Anzio, gno, rimane la parte dell’avambraccio sinistro, dove appresa dalla scheda inventariale del Museo è visibile il foro per l’alloggio del perno che ne reg- Nazionale Romano, non trova conferma nell’elenco geva la porzione anteriore, lavorata a parte. dei pezzi ivi recuperati (Mancini 1913, p. 53). Il motivo dell’erma, che funge da pilastro sul quale si appoggia una figura, ha origine nel IV secolo a.C., o Valentina Cipollari forse anche prima (Muthmann 1951, p. 16, tav. I, 1). Nel frammento proveniente da Anzio, la somiglian- za del drappeggio del mantello con la replica conser- Bibliografia: vata nella collezione Pogliaghi a Varese (Rizzo 1932, A. Giuliano (a cura di), Museo Nazionale Romano, Le sculture, tav. CXV, 2), lascia ipotizzare che il sostegno possa I, 3, Roma 1982. G. Mancini, in NSc 1913. appartenere ad una statua di Dioniso ebbro. F. Muthmann, Statuenstützen und ihr dekoratives Beiwerk an Il tipo di erma, come afferma E. Paribeni (Mus. Naz. griechischen und römischen Bildwerken. Ein Beitrag zur Rom., I, 3, n. VI, 22), è una copia dell’Hermes Geschichte der römischen Kopistentätigkeit. Abhandl. Propylaios creato da Alkamenes verso la metà del V Heidelberger Akad. Wissensch., Phil. Hist. Klasse 1950, 3, Heidelberg 1951. secolo a.C. (per una discussione più approfondita si G.E. Rizzo, Prassitele, Roma-Milano 1932. rimanda a Willers 1967). D. Willers, in Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Institut, Il reperto può essere datato al II secolo d.C. per LXXXII, 1967.

119 Finito di stampare nel mese di luglio 2010 presso la Tipografia Marina di Anzio