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Anno IX N. 88 | Novembre 2020 | ISSN 2431 - 6739 Il nostro caro Alberto Non è un film demen- Roma 1920 - 2020, auguri ziale Che parte del mondo della politica italiana, Sordi era per antono- comico, ha sviluppato, nel tempo, ruoli poeti- quella più egocentrica e rissaiola, provenga da masia l’italiano me- ci, drammatici, oltre a essere uno dei prover- persone che tentarono la loro notorietà con le dio, nell’immaginario biali 4 moschettieri del cinema italiano con televisioni berlusconiane è noto; che dopo es- collettivo, e questo ha Gassmann, Manfredi, Tognazzi, in un’epoca ser diventati “uomini politici” abbiano conti- voluto essere per tan- d’oro del cinema italiano, finora la più impor- nuato su quel percorso, lo paghiamo tutti i tissimi anni, nella sua tante. Divenuto autore e sceneggiatore dei giorni. arte di Player, di Atto- suoi film ha costruito, con Rodolfo Sonego, Nel 2021 si terranno le elezioni comunali per le re. Lui stesso è stato il con Armando Trovajoli, la narrativa e la poie- maggiori città italiane. A sentire i primi possi- Leonardo Dini primo grande attore sis delle sue opere, avendo come target la de- bili candidati abbiamo la conferma che il circo italiano, a realizzare, scrizione puntuale delle cose italiane e l’intui- della D’Urso è diventato partito. Si sussurra per la tv, per la Rai, l’antologia dei suoi brani to di sapere anticipare le evoluzioni della Massimo Giletti candidato a Roma e Torino; cinematografici, vista appunto come la Storia Storia sociale del Paese. Con Tutti dentro, ad Viperetta (Massimo Ferrero) a Roma; l’ex atto- di un italiano. Ha attraversato, come il suo esempio, ha preconizzato di 10 anni la situa- re infantile Carlo Calenda sulla capitale; Sgar- amico storico Giulio Andreotti, gran parte zione della crisi giudiziaria di “mani pulite”; bi, attuale sindaco di Sutri, incarico che gli sta delle vicende italiane, dal 1946 al 2000 e, nato segue a pag. successiva piccolo, minaccia di candidarsi nella capitale e non pago propone la candidatura di Morgan (Mario Castoldi) a Milano anche se il candida- to preferisca Napoli. Nicola Porro è su Roma. Tra questi anche negazionisti. C’è da temere? Si! Gli italiani sono sfiancati da una tv mediaset sguaiata e con reti nazionali in competizione al peggio salvo rarissime eccezioni. In alternativa, la narrazione della bellezza e la sua pratica creerebbe altra bellezza e più equi- tà che è l’aspirazione di una umanità a disagio e continuamente umiliata. DdC

A volte (il coronavirus) ritorna. Novembre 2020 Pierfrancesco Uva [email protected] n. 88

segue da pag. precedente uno dei pochissimi ammessi alla villa-corte di con Nestore ha trattato i temi dell’ecologia e Re Alberto, uno dei Re del cinema romano e del rispetto degli animali, anche qui con molti italiano, ai Fori Imperiali, villa che si trova di anni di anticipo: ha dunque imparato non sol- fronte e speculare a quella di Roberto Benigni, tanto a cogliere l’attimo dell’animus italiano e il prosecutore della nobile tradizione di far romano, ma anche a descrivere possibili evo- sorridere Roma e l’Italia, nell’epoca attuale, luzioni sociali. Ne Il Comune senso del pudore ha ma che rappresenta un altro pianeta, quello di sbeffeggiato una censura primitiva, feroce e Firenze e della Toscanità. E proprio la villa di ottusa che vedeva gli italiani come un popolo Sordi, tempio segreto della sua arte creativa e di persone con la terza media, come soleva di- simposio conviviale delle sue amicizie stori- re Ettore Bernabei ed accade tuttora per colpa che tra il 1954 e il 1972, è da settembre, con la Alberto con le sorelle Savina e Aurelia della legge Mammì anche in tv, e si rischia sala del Teatro dei Dioscuri, una delle due con Pillon il bis sulla censura collettiva pre- sedi, la principale, della mostra del Cente- ventiva ad internet. Ne Il Tassinaro, come nario che lo ricorda alla cultura e alla me- pure nel sequel, spin off, di Un Tassinaro a moria e anche alla conoscenza delle nuove New York, fa un geniale ritratto universale e generazioni. Si svela solo in parte un Sordi personale della Roma e dell’Italia dei suoi inedito: è il Sordi altruista, bonario, gioviale tempi, oltre ad autocelebrarsi come il roma- il vicino della porta accanto di ogni italiano no per eccellenza, quello che ha sempre vo- e romano, quello che idealmente ci acco- luto e meritato di essere, pure provenendo glie, con il suo ricordo, nella sua casa. La da origini umili, figlio di un orchestrale parte più bella della casa è l’esterno: il giar- dell’Opera di Roma, che suonava uno stru- dino, la natura, il portico in simmetria con mento, tuttora conservato al Museo Sordi e le domus della antica Roma e il fabbricato proveniente dal sud del Lazio, anche se il co- in stile neo medievale, di Busiri Vici, che gnome ha origini al nord, forse mantovane. Wrightianamente, sembra essere rimasto E si potrebbe continuare all’infinito questa lì da molti secoli. Lì Sordi si sentiva un anti- apologia e peana meritatissimi del Sordi Alberto e Federico co romano nella sua Domus, ma anche un protagonista di molte storie, ad esempio ri- Marchese del Grillo nella sua villa casale ai cordandolo come il primo attore del Fellini Fori Imperiali e in tali vesti troneggia nella degli esordi, de Lo sceicco bianco, che però poi biblioteca salone l’Albertone del mito, ri- sceglie Mastroianni, volto emergente e anco- tratto da Marchese del primo ‘800, con gli ra da definire, per La Dolce Vita, lasciando abiti del personaggio che, come il Nerone Sordi al suo percorso autonomo e parallelo. per Petrolini o Ivano per Verdone, lo identi- Sordi fu comunque amico di Fellini per tutta fica de plano come il ruolo più noto recente la vita e lo inserisce anche ne Il Tassinaro. di Sordi. Già perché per tanti anni lui era Sordi si profila dunque, a tutto tondo, in Un’americano a Roma, dal titolo e ruolo del questo anno del suo centenario dalla nasci- suo primo e celebre film, il Nando Menico- ta, come il simbolo della semplicità e com- ni che diventa poi lo Sceicco Bianco, beige plessità di Roma e l’anima della sua città, nella dissacrazione benigniana, e Onofrio mediante i suoi poliedrici e multiformi per- del Grillo, con Monicelli. Ricordo che quan- sonaggi e le sue trasformazioni da Zedig, da do uscì il film negli anni ‘80 e io andavo al Il Marchese del Grillo a Il Vigile urbano, e vigile Liceo Classico, mi stupì il nuovo Sordi, che volle esserlo davvero, per un giorno, a piaz- con questo film, diceva le parolacce, si vol- za Venezia; sorprendendo tutta Roma, al Alberto e Totò garizzava per farsi volgo e per immedesi- sentirsi il Sindaco del popolo di Roma, e il marsi meglio nello zeitgeist storicizzato ma Comune gli dedicò molti onori, compreso che pure voleva adeguarsi al linguaggio emer- un Sordi Day e la cittadinanza di onore con gente tra i giovani, meno formale e più libero. il concedergli, unico fra i romani, di realiz- Ci sono anche tutti i costumi originali di zare il suo sogno di infanzia, di essere Sin- Sordi in questa ottima mostra organizzata daco per un giorno al tempo di Rutelli, oltre da C.O.R per la Cultura e da Punto e Virgola agli onori ricevuti dalla giunta Veltroni. Lui e ci sono tanti documenti e scritti originali proseguiva la tradizione iniziata con Petroli- che, secondo il buon metodo filologico crea- ni poi proseguita con Albertone e oggi da to da Comunicare Organizzando di A. Nico- Verdone, che oltre ad essere il suo allievo ed sia per le mostre al Vittoriano, descrivono erede designato, era anche diventato il figlio bene la personalità di Sordi, così come i che lui non ha mai avuto, e descrive questo rap- Oscar Pettinari (Carlo Verdone) e Giangiacomo Pigna Corelli in contributi video e gli oggetti e ricordi con- porto ideale ne In viaggio con papà. Verdone era Selci (Alberto Sordi) in “Troppo forte” (1986) di Carlo Verdone servati in villa. E infatti come si deve fare in ogni museo, lo studio, il camerino da attore presso la villa, con tanto di singolare sedia da barbiere originale, i premi, i libri, perfino le foto di famiglia e i giocattoli di infanzia di Sordi, sono lì a ricordarci il Sordi intimo, ge- loso dei suoi affetti e della sua privacy. La mo- stra ci rivela anche il Sordi generoso e solidale e quello appassionato di belle donne. Tra le tante curiosità che emergono dalla mostra: non è ve- ro che Sordi era avaro, anzi, da perfetto cristia- no, secondo l’insegnamento evangelico e da vero segue a pag. successiva 2 [email protected]

segue da pag. precedente romano era generoso con tutti, in modo esemplare. E il curioso contratto di ac- quisto della villa, senza la firma di Sor- di, fra un ex ministro e la Immobiliare Druso, forse costituita da Sordi per ge- stire l’immobile che sbocca su via Dru- so. Quanto al capitolo donne citato, re- sta il mistero dei suoi amori, enigma che da vero gentiluomo ha portato con Compromesso storico cinematografico, Sordi sè, e forse non diceva il vero neppure ai ha quasi anticipato l’Ulivo e Veltroni col suo suoi confessori. Secondo Verdone le buonismo da volemose bene. Sapeva rappre- uniche donne fisse erano le sorelle e la La Villa di Alberto a Caracalla sentare bene anche il cinismo e il cialtroni- madre nella sua vita. Lui, Sordi, affer- smo italiani: Il dottor Guido Terzilli, Quelle stra- mava, sempre, di essere un italiano evoluto, ne occasioni, Un borghese piccolo piccolo, ma internazionale, cosmopolita e realmente lo anche i valori positivi come il giornalista par- era. Un cattolico adulto, direbbe Prodi, non tigiano di Una vita difficile, parallelo alla narra- schiavo dell’obbligo di sposarsi, fidanzarsi, fa- zione di C’eravamo tanto amati di Scola. Di cer- re figli, per poi risposarsi e rifidanzarsi e rifa- to era un filmmaker di classe; il suo maggiore re figli. Spesso a lui bastava, come al Marchese pregio fu per me quello di autore, spesso sot- del Grillo nà botta e via, come si dice a Roma, tovalutato rispetto ai ruoli di attore, ed era an- il one night standing, o il rapporto platonico, che quello cui teneva di più; di sicuro con le due cose meno diffuse ma più coraggiose, sue splendide sceneggiature e musiche ha ca- aveva forse standard e range di vita sessuale e pito, anticipato, e affrescato bene l’Italia per affettiva singolari ma speciali. Aveva anche da oltre mezzo secolo. Come nella geniale sintesi giovane ironizzato, col Conte Claro e con il sociale di Dove vai in vacanza, dove insieme alla giovane cattolico inibito, famoso per la frase “buzzicona”, che è quasi una raffigurazione signorina Margherita, sui tabù sociali sessuali psicoanalitica di sua sorella, gira per mostre che affronta e supera in molti suoi films, tanto incomprensibili da fruttarolo, per poi con- da dare lezioni di educazione sessuale a Ver- frontarsi a tavola a cena con dei ricchi igno- done nel film del 1982. Era insomma davvero ranti. Di persona l’ho visto una sola volta, al l’italiano medio per definizione: mio padre, cinema Etoile di Roma, ottima sala, oggi pur- nato nel 1920 come lui, aveva molti dei suoi troppo sostituita da una boutique francese, a pregi e difetti, pur non essendo, come lo stes- piazza San Lorenzo in Lucina. Partecipava ad so Sordi, un italiano medio. Ricordate la fa- una prima Philip Morris in cui era ospite, ma mosa battuta di Nanni Moretti: ‘Ve lo meritate era già anziano. Era circa l’anno 2000, quindi Alberto Sordi”. Era anche molto anticonformi- non ho parlato con lui, tuttavia ne ho un otti- sta a volte: amico e grande elettore di Andreot- mo ricordo, di simpatia spontanea e stimavo ti e di cardinali, onorò Enrico Berlinguer pub- la sua intelligenza critica, che tanto ha capito blicamente e un po’ alla De Gasperi, era uomo dei limiti dell’Italia e tanto ha fatto per esporli di centro che guardava a sinistra. Ma come e cercare di superarli. Mi sarebbe piaciuto tanti italiani della sua generazione, usciti di- parlargli ed essere suo amico, proprio perché sorientati e frastornati da una pedante educa- era coetaneo di mio padre e aveva narrato la zione giovanile integralista cattolica e ricevu- Storia di quella generazione, nata un secolo ta durante il regime fascista, oscillava tra fa, che ha costruito l’Italia odierna, nel tempo. sentimenti laici e ferventi, tra Dc e Pci. Pure essendo saldamente cattolico, quasi intellet- Leonardo Dini tuale organico a Andreotti, neppure alla Dc che non ne aveva, era un pò Dc, un pò Pci, per ac- Museo Alberto Sordi 1920 - 2020 contentare tutti, e andavano a vederlo comuni- Piazzale Numa Pompilio, 00179 Roma RM sti e democristiani insieme: in un simpatico

Alberto Sordi e Lea Massari in “Una vita difficile” di (1961). Il giornalista Silvio Magnozzi, interpretato nel film, era il personaggo a cui era più legato. Alberto raccontava che Togliatti lo ringraziò per “quel ritratto di “Maccarone, m’hai provocato e io te distruggo” (2020) italiano idealista vessato dalla realtà” Vignetta di Pierfrancesco Uva 3 n. 88 La tragedia irrisolta delle Sorelle Macaluso Trovo sempre interes- non è solo inscritta nel vissuto ma anche in- re i kinder che le piacciono tanto. sante quando un regi- combente alla vicenda. Un equilibrio apparentemente perfetto tra sta teatrale si misura Ma è con il secondo film Le sorelle Macaluso creature complementari che orbitano intorno con il cinema e speri- (2020), tratto dalla sua omonima pièce, che Em- a un’abitazione che nel tempo da risorsa di- menta le potenzialità ma Dante raggiunge una maturità artistica sia venta una trappola. Ormai adulte, sotto il pe- di un mezzo che per- nella messinscena che nella direzione delle in- so enorme di una tragedia mai elaborata Alessandra Fagioli mette stimolanti de- terpreti. A teatro le sorelle erano sette e recita- nell’aver provocato per complicità o negligen- clinazioni della mate- vano quasi sempre allineate di fronte al pubbli- za la morte da piccola della sorella minore, ri- ria drammaturgica. In Italia l’esempio forse co con a disposizione solo i propri corpi e senza mangono morbosamente legate pur avendo più significativo è quello di Mario Martone, alcuna scenografia. Nel film sono collocate preso pieghe diverse: Pinuccia non vuole asso- regista di un teatro che rivisita i classici non all’ultimo piano di una palazzina nella perife- lutamente vendere la colombaia ormai andata meno dell’opera lirica e al contempo speri- ria di Palermo dove si trova una colombaia in malora, Maria malata di cancro rivela il suo menta nuovi linguaggi, fondatore della com- che rappresenta il fulcro e l’unione delle loro male alle sorelle con un animalesco ingozza- pagnia Falso Movimento con cui ha sviluppa- vite. Aldilà dell’attività commerciale (affittano mento di paste, Lia ormai impazzita perché to nuove soluzioni performative, si è cimentato colombi per le cerimonie nuziali), il luogo rap- responsabile più stretta della morte di Anto- poi in un cinema d’impegno storico e civile che presenta un contesto inalienabile per le cin- nella vaga come un’ossessa per la casa, Katia è lo ha portato ad approfondire tematiche non que sorelle prive di genitori. l’unica che invece si è sposata, ha avuto un fi- solo legate all’attualità ma anche sperimentate Pinuccia è la più vanitosa, si trucca, si mostra glio e reclama vanamente di disfarsi della casa. a teatro, come nel caso de Il sindaco del Ma aldilà degli scenari che diventano rione sanità, rivisitazione in chiave con- essi stessi protagonisti del dramma - temporanea della più nota commedia non solo la colombaia, dal forte valore eduardiana. simbolico nelle colombe che scappano Nondimeno anche una regista come dalle loro celle per poi farvi ritorno Emma Dante - autrice di un teatro so- ogni notte, ma anche lo stabilimento ciale basato su temi quali la miseria, la balneare di Charlestone, una sorta di solitudine, la violenza all’interno di fa- palafitta sull’acqua in cui si consuma miglie lasciate allo sbando o ridotte a la tragedia -, il lavoro più originale che focolai di dolore e degrado, in cui si Emma Dante opera come regista ci- consuma un’esistenza estremamente nematografica è sulle interpreti, con- viscerale e sanguigna, votata alla ma- ducendo un lavoro molto intenso di lattia e alla morte senza tuttavia possi- costruzione del personaggio con ognu- bilità di catarsi -, non poteva non misu- na di loro che si deve misurare con età rarsi prima o poi con il cinema, dispositivo diverse e scegliendo due o tre inter- per eccellenza concreto e carnale, capace preti per ciascun personaggio, rinun- di scandagli vertiginosi nell’animo uma- ciando a invecchiarle per dare corpo no così come di affreschi corali sullo sfon- con più volti e più voci a donne che col do di scenari complessi. passare del tempo restano irrigidite E per farlo la regista adatta due sue nei loro stessi riti. Suggestivo in pro- opere, un romanzo e un dramma, che posito il leitmotiv delle sorelle allinea- affrontano sempre dinamiche fami- te ai piedi del letto su cui è distesa una liari o relazionali (seppure abbia decli- di loro. Quando sono bambine è un nato nella sua produzione teatrale an- gioco, una di loro dorme e aspettano che temi a carattere etico e politico, come che si svegli, quando sono anziane è il memorabile Cani di bancata sulle di- una veglia, una di loro è morta ma in namiche della Mafia e i crimini mafio- piedi ci sono due anziane come lei, si oppure La scimia sul culto cattolico e una bambina e una giovane, congela- l’ottusità delle credenze più retrogra- te nell’età in cui anche loro hanno tro- de), inscrivendole tuttavia in cornici vato la morte. più articolate, con rimandi a fuori sce- I film di Emma Dante traghettano na che non sono altro che luoghi “dram- dunque nel racconto cinematografico matici” in cui si consuma la farsa o la la materia narrativa o drammaturgica tragedia. dell’originale e la potenziano da un la- Nel suo primo film Via Castellana Ban- to attraverso una ripresa asciutta, diera (2013), tratto dal suo omonimo romanzo, ai ragazzi, da grande si chiude in casa per ri- quasi severa nelle inquadrature frontali e nei il budello in cui si fronteggiano le due auto cevere i suoi amanti lasciando fuori le sorelle. primissimi piani dal sapore pasoliniano, op- che si sono incontrate, la Multipla di Rosa, Maria è molto riservata, ama ballare e lo fa in pure nei particolari dei volti e nei dettagli degli una donna frustrata da una madre anaffettiva ogni momento che può contagiando le sorelle, oggetti all’interno della casa-alcova-prigione, e e da una città che sente ostile, e la Punto di Sa- nutre un amore segreto per un’altra ragazza. dall’altro attraverso un grande dinamismo di mira, un’anziana indurita dai tanti maltratta- Lia è irrequieta, gira sempre con una masche- movimenti di macchina nelle sequenze ester- menti e dalla perdita della figlia, diventa uno ra subacquea in testa, fa immersioni nella va- ne realizzate da carrelli e dolly che abbraccia- scenario complesso di sfide, tensioni, riman- sca da bagno e ama tantissimo leggere ogni ti- no, inseguono, precedono il gruppo di sorelle di, cui fanno eco i familiari di Samira, l’amica po di libro. Katia è un po’ complessata perché al mare che si muove come un corpo unico, ci- di Rosa e gli avventori della strada, tutti parte- sovrappeso, si muove sgraziata e cerca sempre fra di un modo di esistere che produrrà nevro- cipi di un duello tanto caparbio quanto surreale, di mettere in ordine e avere il controllo su tut- si, conflitti, drammi in donne incapaci di esse- che mette a confronto non solo due caratteri op- to. Infine Antonella, la più piccola, è molto cu- re autonome nemmeno di fronte alla dipartita posti e irriducibili, ma anche due diverse visioni riosa e osserva le sorelle cercando di imitarle, tragica, prematura o tardiva di alcune di loro. della vita e della morte, dato che quest’ultima vuole truccarsi, ballare, immergersi, mangia- Alessandra Fagioli 4 [email protected] Bacco, tabacco e… Venere: nuovo recupero del progetto S.O.S. Stanlio e Ollio con Stan Laurel solista Guardare uno dei cor- caso, nel cortometraggio girato nel tometraggi di Hardy 1925 recentemente recuperato nella e/o di Laurel girati versione sonorizzata italiana del 1939 prima di quel fatidico dal progetto “S.O.S. Stanlio e Ollio” – in Lucky Dog del 1921, che linea con i restauri delle edizioni origi- segnò l’incontro tra i nali mute appena presentate a Porde- due – ma prima che la none – la sua interpretazione riecheg- Enzo Pio Pignatiello coppia diventi stabile gia una versione della figura dell’ubriaco Simone Santilli ed esclusiva bisognerà interpretata da Chaplin in un suo corto attendere la fine degli anni Venti – è un po’ co- del 1915, A Night in the Show (Charlot a me sbirciare nell’atelier dell’artista da giova- teatro). Il titolo in questione, L’ultima ne, osservandone gli studi, i bozzetti, le prime avventura di Stanlio – in originale Pie- opere. Ed in un momento in cui l’opera di Eyed, locuzione gergale che significa, Stan Laurel e Oliver Hardy è più viva che mai, appunto, “ubriaco” – è stato digitalizza- le Giornate del cinema muto di Pordenone, to da una copia integrale in 16mm con Fotogramma con uso dell’animazione pur in questa «limited edition» cui il e curiosa, aggiungendo alle pellicole tempo di pandemia che stiamo at- un doppiaggio, con dialoghi inven- traversando le ha costrette (le proie- tati di sana pianta, ma che coincide- zioni sono state rese disponibili sul- vano in maniera perfetta con il mo- la piattaforma straming MyMovies), vimento originariamente muto della ne trattano, per dirla con le parole bocca degli attori, e con lo sviluppo del critico Sergio M. Grmek Germa- logico della vicenda. I titoli di testa ci ni, la «preistoria»1, in un divertente rivelano che questa operazione fu omaggio: due film con Hardy e tre eseguita nello studio di doppiaggio con (o di) Laurel, tra il 1916 e il 1925, degli stabilimenti Titanus s.a. di Ro- fino a lambire la nascita della coppia ma, e che la riduzione italiana è ope- col ruolo determinante di Leo Mc- ra di Nino (Virgilio) Giannini (San Carey. In questi cinque film si sco- Remo 1894-Ostia 1978), regista atti- prono altre importanti presenze in- vo già ai tempi del muto con alcuni crociantisi con i due, ancora «celibi»: film di scarso successo e noto- so Larry Semon (Ridolini), G. M. Ander- prattutto come direttore di dop- son – ovvero Broncho Billy, il massi- piaggio per la Pittaluga Cines e per mo cowboy del muto con Tom Mix e la EIA. Il doppiaggio forzato si portò W.S.Hart - , mentre la regia di Laurel appresso i difetti linguistici e dun- del 1925, Moonlight and Noses, è una que anche di pensiero dell’Italietta summa di presenze sostituentisi al fascista, a cominciare dall’uso della qui non interprete Stan Laurel – e reverenziale allocuzione “voi”4. all’ancora assente Hardy - : la coppia A quell'epoca era una pratica inter- comica Clyde Cook e Noah Young, il nazionale abbastanza diffusa que- deuteragonista – poi in tantissimi sta forma di “muto sonorizzato”, Stanlio e Ollio – James Finlayson, la con un sonoro appiccicaticcio, al fi- Fay Wray pronta a gridare davanti ne di riportare quei film in sala evi- ad apparizioni mostruose. Già pro- tando di buttare via molto materia- dotto da Hal Roach per la Pathé, Stan Laurel e Charlie Chaplin nel 1913, quando recitavano nella Compagnia di le, siccome, in quel dato momento questo Laurel dietro la macchina da Fred Karno storico, sembrava che il cinema mu- presa va riscoperto a conclusione di una cin- sonoro ottico. La vera particolarità di questa to non servisse più a nessuno nell'impianto quina di «Laurel or Hardy». Se nei suoi primi curiosa versione consiste nel fatto che il di- commerciale. La proposta di pellicole sonoriz- cortometraggi, le parti del giovane Hardy – stributore dell’epoca, la Seyta Film2, non si li- zate sortiva l'effetto di una messa in distanza all’epoca soprannominato «Babe» - sono curio- mitò ad una semplice operazione di sonoriz- del film originario e samente dissimili dal personaggio di cui poi impa- zazione solo con musica ed effetti aggiunti, in segue a pag. successiva rerà a vestire meravigliosamente gli abiti – appare sincronismo con le immagini, ed optò per tra- spesso nel ruolo di “cattivo”, ancora alla ricerca mutare il film in una vera e propria pellicola di un registro, di una caratterizzazione che lo sonora con parlato in lingua italiana, elimi- Ezio Carabella (1891-1964), attivo anche come composito- strappi al ruolo riduttivo di ciccione malefico nando tutti i cartelli, componendo musica ed re di opere, operette e musiche di scena, tra la cui filmo- e sfaticato cui lo condannava la sua mole - , di- effetti completamente nuovi, senza fare uso grafia spiccano per la notorietà i titoli di «Ore 9 lezione di verso è il discorso per il giovane Laurel che, di materiali d'archivio3, e, cosa più importante chimica» (1941) e di «Stasera niente di nuovo» (1942), sin dall’inizio andò elaborando il suo perso- ambedue di M. Mattoli; e Luigi Colacicchi (1900-?), com- naggio prendendo spunto soprattutto dal ver- 2 È interessante notare che la Seyta Film fu positore e direttore d'orchestra, la cui filmografia contem- sante più malinconico, stralunato e infantile anche la casa distributrice italiana di un film prodotto pla titoli quali: «Paradiso» (1933, di G. Brignone); «Ra- di Chaplin, che per Laurel rimase sempre un dalla «Spectrum» di Stan Laurel e Jed Buell, «Knight of gazzo» (1933, di I. Perilli); «Animali pazzi» (1939, di insuperabile maestro e un esempio. Non a the Plains», del 1938, uscito con due titoli italiani differen- C.L.Bragaglia); «Un mare di guai» (1940, di C.L.Braga- ti: «L’EROE DELLA PAMPA» e «I PREDONI DI EL glia). 1 S.M.G.Germani, Cinema muto a distanza. PASO» (Cfr. M. QUARGNOLO, «La Parola Ripudiata», 4 Nel 1938 il regime fascista proibisce ufficial- Giornate di Pordenone dal 3 al 10 ottobre in edizione limi- p. 82). mente l’uso del lei a favore del voi. È forse proprio questa tata, ma con grandi sorprese, in «Alias», 3 ottobre 2020, p. 3 Le musiche sono opera di due tra i più proli- arbitraria imposizione a sancire l’abbandono del voi nel 5. fici musicisti del cinema di regime (1930-1944): il romano secondo dopoguerra. 5 n. 88

segue da pag. precedente boxe", replica. Stanley viene espulso in malo produceva spesso effetti ilari5. Ma se la scan- modo dal club e, nelle prime ore del mattino, sione alla velocità del muto era sempre un po’ vaga per le strade della città in istato di ubria- meno di 24 fotogrammi al secondo, visto che chezza. Interviene un poliziotto, e quando il sonoro deve essere per forza a 24 fotogram- Stanley gli presenta il biglietto da visita di mi al secondo, tutti questi film furono ridop- Tinney, il premuroso tutore della legge lo ri- piati con i 24 fps, ragione per cui in essi tutto porta a quella che crede essere la "casa" di risulta velocizzato. Inoltre, salvo eccezioni, la Stanley e lo mette a letto. Quando rientrano diffusione di tali pellicole è stata sempre scar- nel loro appartamento, i coniugi Tinney sono sa e limitata alle sale delle categorie meno alte. sbalorditi nello scoprire che il cliente ribelle Il corto, già distribuito in Italia nel 1929 dalla ha invaso la loro privacy, e Stanley se la dà a S.E.F.I. (Sfruttamento Esclusività Films In- gambe levate, inseguito da un furioso Jack Tin- ternazionali) di Genova col titolo Picotin not- ney. Un aspetto molto interessante del corto è Stanlio e i suoi ‘’amici’’ tambulo – all’epoca il nomignolo di Laurel in Italia era, appunto, «Picotin» - è importante perché, in qualche modo, ci riporta alla «culla del comico», all’ambiente in cui nasce l’attore che fa ridere: l’avanspettacolo, il teatro di va- rietà, il music-hall, il teatro mimi- co. Sia Chaplin che Stan Laurel ri- cevettero la loro prima educazione professionale grazie alla compa- gnia di Fred Karno, nome d’arte di Frederick John Westcott (1866- 1941), impresario inglese di va- rietà che produceva un flusso continuo di spettacoli. Proprio Stanlio fa la corte a Thelma Hill nel nightclub Fotogramma dai titoli di testa de ‘’L’ultima avventura di Stanlio’’ uno di questi, Mumming Birds, che fu rappresentato per quasi quarant’anni che, occasionalmente, fa uso dell’anima- in una dozzina di paesi, divenne il più zione: linee e stelle disegnate a mano ap- grande successo del varietà di tutti i tem- paiono sullo schermo ogniqualvolta Stan pi: dopo essere nato a Londra, divenne subisca uno shock o un colpo – proprio patrimonio del repertorio dei grandi tea- come accadrebbe in un fumetto -. tri di vaudeville6 e di avanspettacolo. Si Realizzato durante l'era del proibizioni- trattava, in pratica, del classico numero smo, Pie-Eyed inizia identificando Stan dell’ubriaco che disturba uno spettacolo come un membro del movimento per la di music-hall finché rotola in palcosceni- temperanza - una crociata contro l'alcool, co e sprofonda nel tamburo della gran- nata in quegli anni - e poi ce lo mostra cassa. Laurel e Chaplin erano sbarcati in completamente brillo. In una delle mi- America assieme, nel 1910, provenienti gliori gag del film – purtroppo espunte dalla natia Inghilterra, entrambi membri nella versione italiana sonorizzata - Stan della citata «compagnia di clown» di Fred viene mostrato mentre festeggia con i Karno, e c’è una storica foto che li ritrae suoi "amici" - due immagini sovrapposte insieme con tutti i membri della troupe, Tinney minaccia il singolare ubriaco in frac e lo avverte di calmarsi di se stesso! Il riferimento alla società vestiti da giocatori di hockey. Solo che, della temperanza è semplicemente usato ironia del destino, Chaplin è in prima fila, nottambulo, Essanay, 1915). per definire ed inquadrare il personaggio di guarda sorridendo l’obiettivo e ha già la faccia Stanley, vestito con un frac e membro della Stan, ma serve anche per indicare un generale di uno che sfonderà, mentre Laurel è dietro, nuova «Società della Temperanza», sta con- disprezzo nei confronti dei sedicenti benefat- defilato, e con il suo solito sguardo da bambino ducendo ricerche di settore sugli effetti tori e delle loro farisaiche campagne "morali". triste e distratto. dell’alcool – facendo baldoria in un night chia- Mentre a detta di alcuni la routine di Laurel Esercizio frenetico di sostenuta ebbrezza comica, mato Firewater Club, gestito da un ex cam- ubriaco assume rapidamente toni noiosi e ri- Pie-Eyed rappresenta una fatica interessante e pione di boxe dei pesi massimi, Jack Tinney – dondanti, ad uno sguardo attento, la messa in spesso sottovalutata di Laurel. Il film è stato Glen Cavender, già attore nel ruolo di heavy in scena appare ben più complessa e riesce bene paragonato al classico chapliniano One A.M. altre comiche interpretate da Laurel. La bal- a sostenere l'interesse lungo la durata dei due (Charlot rientra tardi, Mutual, 1916), sebbene doria di Stanley, alimentata dal liquore, gli rulli di cui il film si compone. Stan esplora sia sia più affine allo stile ed al contenuto di un al- sfugge di mano, Tinney lo prende a pugni in la natura frivola ed euforica che quella aggressi- tro corto chapliniano, A Night Out (Charlot un occhio e lo avverte di calmarsi. Ma il com- va della personalità alcolica del suo personaggio. portamento di Stanley è ancora fuori control- Anche se non rappresenta uno dei migliori 5 Tra i film muti ripresentati applicandovi il lo: bisticcia e si scontra con vari dipendenti e sforzi da solista di Stan Laurel, Pie-Eyed è in- sonoro nel periodo compreso tra la fine degli anni Trenta con altri clienti del club e importuna i membri somma un affascinante tentativo di conferire ed il 1941 vi furono: “La congiura di S. Marco” (1924), “Il della jazz band. Quando fa la corte ad una bal- il proprio tocco a situazioni e temi consolida- figlio dello sceicco” (1926), “Maciste all’inferno” (1926), lerina del club, che risulta essere la moglie del ti. Non tutto funziona, ma il film contiene una “Casanova” (1927), “Messalina” (1923), “Gli ultimi giorni proprietario – Thelma Hill, che più tardi avreb- serie di solide gag, oltre ad alcune idee che di Pompei” (1926). be recitato nella comica laurelhardiana Two avrebbe perfezionato nei film successivi, per 6 Il vaudeville corrisponde più o meno al no- Tars (Marinai a terra, 1928) -, Tinney lo stende ottenere un effetto migliore. stro avanspettacolo, cioè uno show composto di vari nu- con un pugno, poi gli porge il suo biglietto da meri diversi fra loro: balletto-cantante-comico-acroba- visita - "Se mai ti occorresse un insegnante di Enzo Pio Pignatiello e Simone Santilli ta-prestigiatore. 6 [email protected] La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati. Cinema60 – 313-314 Film per scommessa Ci sono film che - na lavoro di ricalco. Un’esercitazione scono per scommessa da eseguire senza contrappunto e incuriosiscono come ironico o parodistico, ma nel com- le sfide di varia specie. piacimento più assoluto per aderi- Nel cinema se ne sono re in pieno all’essenza manieristi- visti più di uno. Ricor- ca di un gioco fine a se stesso, che do un cortometraggio non per questo non richieda preci- italiano degli anni Die- sione di riferimenti, levità e perti- Mino Argentieri ci in cui una storia d’a- nenza, una certosina cura dei par- more e di adulterio ticolari e ricostruzioni ambientali era raccontata, filmando solo i piedi e le scar- e atmosferiche insindacabili. Sono pe dei protagonisti: il primo incontro, la sedu- queste, virtù che The artist vanta, zione, la scoperta del marito, il duello con il sfrutta e spreca in un intratteni- rivale, la conclusione. Una prova di estrosità, mento che ha per scopo di “rifare il innegabilmente. verso” a qualcosa che gli preesista e In La spia di Russell Rouse, un thriller spioni- lo ispira a imitarne ritmi, movenze stico del 1952, la colonna sonora è riempita di e contenuti piuttosto elementari. musiche e rumori, ma non di parole, neanche Scartando un’inclinazione critica e una. Si sopprime il dialogo e il racconto è concependo il componimento co- comprensibile dall’inizio alla fine con le sue me se fosse un’apparecchiatura tec- giravolte e complicazioni. Delmer Daves in La nicistica, uno scherzo in punta di fuga (1947) descrive l’evasione di Humphrey penna, un artifizio virtuosistico. Bogart dalla prigione, condividendo il punto Assente peraltro una impostazione di vista del fuggiasco a lungo – almeno una metalinguistica, poiché per tale si ventina e più di minuti – finché, dopo aver su- spaccia soltanto l’autoreferenziali- perato svariati ostacoli, il protagonista, si im- tà, categorie, l’una e l’altra, diverse batte in un conducente di taxi che lo mette tra loro e non assimilabili. Quando nelle mani di un medico radiato dall’ordine eravamo studenti, io e i miei amici professionale che lo sottopone a un interven- ci dilettavamo a scrivere qualche to di chirurgia plastica per cambiargli i tratti pagina alla maniera di Hemin- fisionomici. Tolte le bende che coprono il vol- gway e di Caldwell per puro divertimento, ma innovativa nel genere del musical. Né regge- to di Bogart, la macchina da presa adotta la vi- non ci saremmo mai sognati di essere presi rebbe il paragone con la commedia teatrale di suale oggettiva. Lo stesso procedimento è sta- sul serio. Forse nemmeno il regista di The ar- George Kaufmann e Moss Hart (sono gli auto- to impiegato da Robert Montgomery in Una tist avrà avuto in principio pretese ambiziose, ri di Non te li puoi portare appresso da cui nel donna nel lago (1946), desunto dall’omonimo ma in parecchi gliene hanno prestate, rima- 1938 Frank Capra ha tratto L’eterna illusione), romanzo di Raymond Chandler. In questo ca- nendo Hazanavicius un giocoliere che ha avu- Una volta nella vita (1930), la più scoppiettante, so, il film è interamente coniu- mordace e indiavolata satira gato in prima persona, tranne dell’industria cinematografica un rapido prologo e un veloce americana all’indomani della epilogo e due brevissime imma- proiezione di Il cantante di jazz gini in cui Philip Marlowe si ri- nel 1927 (dalla pièce la Warner flette in un paio di specchi. Co- ha ricavato un film in cui reci- me si vede, l’acclamatissimo tava il comico Joe Brown). Nes- The artist di Michel Hazanavi- sun parallelismo possibile nem- cius, insignito dell’Oscar 2012, meno con Hugo Cabret di Martin ha più di un precedente e ripro- Scorsese. Non bastano il fascino pone gli stessi interrogativi che stregante della fotografia in avevano suscitato gli altri film. bianco e nero, l’eleganza dei co- Ci si domanda se ci sia una ne- stumi, i cappellini a cuffia, le cessità espressiva per eliminare vecchie automobili, la verosimi- l’uso della voce, narrando di un glianza dell’enfasi emanata dal- divo al tramonto e di una giovane attrice, to abbastanza abilità per vincerla la sua scom- le didascalie e le musiche e le canzoni del sex astro ascendente, mentre la rivoluzione del messa, ma niente altro. Il film sta in piedi e age e del jazz age e le sovrapposizioni, a spo- sonoro sconvolge Hollywood e il mondo del risulta piacevole ai più, siano spettatori o cri- stare su un gradino più alto una operazione cinema. Ad essere schietti e immediati, non tici, gli uni e gli altri troppo abituati a quel che gratuita, calligrafica, che riceve legittimazio- riesco a scorgerla, avendo il film la sua ragion scodella il convento per non accontentarsi fa- ne estetico-culturale in un clima di postmo- d’essere in un esercizio mimetico, consistente cilmente e per scambiare lucciole per lanter- dernismo declinante eppur sempre confusio- nel dimostrare come sia possibile allestire un ne. Non azzarderei paragoni con Cantando sot- nario. Sarei perciò cauto nel consegnare melodramma con l’appendice di un happy to la pioggia di Stanley Donen e Gene Kelly accrediti eccessivi a un film che nella sua epi- end, sfoderando modalità drammaturgiche, (1952), che inquadrava con esattezza di appi- dermica gradevolezza ed effervescenza cova convenzioni linguistiche e stilemi di un’epoca gli una fase di transizione e riversava un fre- una crisi dell’inventiva, la pochezza in cui lontana, tuttavia capaci ancora di reggere sco umorismo sui tic e sui vizi del divismo e spesso si dibatte il cinema d’oggi, soprattutto l’impatto con il pubblico odierno. Un’impresa della Hollywood leggendaria, oltre ad allinea- quello che ha a cuore la cassetta. mediata da un gusto cinefilo, consono a un ap- re una fantasiosa parte coreografico-balletti- proccio sentimentale e affettivo, adatto a un stica tradotta in una forma cinematografica Mino Argentieri 7 n. 88 Michel Ocelot Prima del 1980 non co- strega che aveva vessato la popolazione del noscevo il significato villaggio, non era cattiva, era solo incattivita dell’espressione “carta dal dolore provocatole da una spina conficca- goffrata” (è, per inten- ta nella schiena, che lei da sola non era in gra- derci, quella carta or- do di togliere. Il neonato la libera, in un batti- lata su cui i pasticcieri baleno diventa un adulto e convola con lei a Giannalberto Bendazzi posano e servono i lo- giuste nozze. ro prodotti). Al festival di Zagabria di quell’an- Il secondo lungometraggio in ordine cronolo- no, il francese Michel Ocelot presentò il corto- gico fu Princes et princesses (Principi e principes- metraggio Les trois inventeurs (I tre inventori), se, 2000, doppiato in italiano dalla compianta un delizioso film di figurine ritagliate (o Anna Marchesini). Richiesto dal pubblico del- Michel Ocelot a Parigi durante la cerimonia di premiazione silhouettes bianche, se preferite) appunto in le sale in modo pressante, era una compilazio- dei Césars 2018 quel tipo di carta. Un leggiadro inno alla liber- ne di una precedente serie televisiva a tà e all’ingegnosità. Fu premiato. Mi compli- silhouettes animate. Ocelot qui riprendeva lo mentai con lui, ma gli feci osservare che quel- stile del primo lungometraggio d’animazione la scelta stilistica rischiava di scivolare in europeo, Die Abenteuer des Prinzen Achmed (Le qualunque momento nello stucchevole. “Je avventure del principe Achmed, regia di Lotte n’ai pas peur de la joliesse, moi”, rispose lui, fer- Reiniger, 1926) per raccontare fiabe di popoli missimo. I tre inventori era quello che l’artista definì il suo “capolavoro”, facendo riferimento alle tradizioni delle corporazioni medievali. Un apprendista imparava per lunghi anni il me- stiere andando a bottega da un maestro, e quando questi lo riteneva maturo gli affidava la realizzazione di un lavoro che veniva a capo di tutto il suo apprendistato. Ocelot aveva la- vorato parecchio nell’industria e adesso si af- francava come maestro in questo capolavoro di capo-lavoro. Passarono gli anni. I suoi cortometraggi di animazione si dimostrarono inadatti a forni- re un reddito annuo decente, e le sue serie te- levisive erano troppo eleganti per vincere la concorrenza dei Mazinga e Goldrake giappo- nesi. Non rimaneva che il lungometraggio. Un manifestino di “Kirikù e la strega Karabà” (1998), primo Ocelot aveva passato l’infanzia in Nordafrica successo di pubblico di Michel Ocelot e vi era stato felice. Decise di raccontare sul grande schermo una fiaba africana, che aveva la bianchissima fata si unisce al bruno Asmar come protagonista un neonato dalle doti mu- mentre la sua cugina di colore si unisce ad scolari e intellettuali superlative. Kirikù in groppa al facocero, in “Kirikù e la strega Azur. E qui abbiamo fatto l’integrazione dei Il film si chiamò Kirikou et la sorcière (in Italia Karabà” di Michel Ocelot (1998) popoli: un ulteriore esempio della propensio- Kirikù e la strega Karabà, 1998) e fu un successo ne di Michel Ocelot alla tolleranza. Visiva- strepitoso. Ocelot stesso disse che aveva avuto diversi, e lo arricchiva con scintillìi, gioielli, mente Azur e Asmar è un policromo godi- una vita pre-Kirikou e una post-Kirikou. La giochi di colore. mento per gli occhi, ispirato a varie tradizioni seconda lo costrinse a molti meno slalom fra Di ben maggiore importanza fu Azur e Asmar. illustrative e, in particolare, alle miniature le burocrazie, le co-produzioni, le censure e le Qui la storia è ambientata nel Quattrocento, persiane. sensibilità dei diversi Paesi. Niente ha succes- in Francia. Una balia nordafricana allatta, as- Del 2018 è Dilili à (Dilili a Parigi), certo il so quanto il successo, dicono gli americani. sieme al proprio figlio, il figlio di un signore lavoro più colto del regista, che narra le vicen- Kirikou era un personaggio vincente, un adul- nobile e altero. Il bambino francese ha occhi de di una piccola meticcia della Nuova Cale- to eroico nella pelle di un bambino piccolissi- blu, capelli biondi e pelle bianca, l’altro pelle donia, sbarcata a fine Ottocento nella capitale mo. Questo attraeva tanto i maggiorenni quan- scura, occhi neri, capelli crespi (Asmar signifi- francese. Nella lotta contro una banda di mal- to i minorenni. Le scenografie presentavano ca bruno in arabo). I due vengono separati ma fattori, Dilili incrocia Toulouse-Lautrec, alberi dalla chioma rossissima, foreste lussu- si ritrovano da grandi, allo stesso tempo rivali Renoir, Picasso, e poi Gustave Eiffel, Marie reggianti e buie, paesaggi incantevoli dell’A- e alleati nella ricerca della fata dei Ginn (gli Curie, i fratelli Lumière, in un gioco postmod- frica. Tanto per non smentire la propensione spiritelli benefici). Tutto finisce in gloria, perché erno e vivacissimo che collega i temi della nos- del regista per la leggiadria. Le donne africane tra attualità con quelli della Belle Époque. venivano ritratte a seno nudo - come è norma- Michel Ocelot è un artista e un professionista le che sia in quel continente - e questo fu l’o- che si è fatto da solo, nel lavoro come nella stacolo più difficile da superare, dal momento sfera privata. Rigoroso ma non rigido, sensi- che tutti i finanziatori chiedevano di coprirle. bile ma non sentimentale, dritto e sereno, dà Ma il rispetto per la verità e la reale cultura dei molto di sé agli amici (incluso il pubblico) ed popoli erano così integrati nella personalità esige molto da sé. del regista da farlo procedere egualmente nel- È uno di quegli uomini che gli uomini vorreb- la sua scelta a rischio di non poter girare il bero essere. film. Anche in questo caso, poi, il messaggio sot- Asmar alla ricerca della fata dei Ginn in Azur e Asmar (2006) teso era umanisticamente ottimista: Karabà, la di Michel Ocelot Giannalberto Bendazzi 8 [email protected] Un treno, un film #16 Le jene di Chicago (1952) Ecco il caso di un bel- lissimo film assai poco noto, diretto da un re- gista di vaglia come Richard Fleischer (Sa- bato tragico, 1955; Ban- dido, 1956; Frenesia del delitto, 1959; Il favoloso dottor Dolittle, 1967; To- Federico La Lonza ra! Tora! Tora!, 1970; Terrore cieco, 1971; Mandingo, 1975) e interpreta- to al meglio da un manipolo di ottimi attori di secondo piano; un ‘B movie’ nel segno del noir, molto curato, ambientato per la più larga par- te su un treno in viaggio da Chicago a Los Ange- les: Le jene di Chicago (The Narrow Margin, 1952). La storia è la seguente. Il sergente investigati- vo Walter Brown e il suo collega e amico Gus Forbes, entrambi del dipartimento di polizia di Los Angeles, vengono incaricati di preleva- re dalla sua abitazione a Chicago la signora Frankie Neall, vedova di un boss della mafia, e di condurla e proteggerla fino al tribunale di Los Angeles dov’ella testimonierà a sfavore di alcuni mafiosi, consegnando ai giudici un’im- portante lista dei pagamenti appartenuta al gangster la famosa lista del marito. Brown co- assieme la scambia per lei: ma aggredito da marito assassinato, contenente molti nomi nosce casualmente Ann Sinclair, una graziosa Brown, viene dato in custodia a Jennings, che compromettenti. Ma quando i due e la signo- signora bionda che viaggia col figlioletto Tom- nel frattempo s’è rivelato un agente ferrovia- ra lasciano l’appartamento di quest’ultima, my, un bambino molto sveglio il quale in un pri- rio. Quando Brown spiega alla Sinclair il ri- vengono fatti segno di alcuni colpi d’arma da mo tempo, colpito dal curioso comportamento schio che corre, apprende con grande stupore fuoco: a sparare è Densel, un sicario della ma- del poliziotto, pensa che sia un ladro; Kemp, dalle sue labbra che la vera signora Neall è lei: fia, che uccide Forbes e, ferito da Brown, si non avendo mai visto la Neall, scorgendoli l’altra è una poliziotta sotto copertura, la cui eclissa. Giunto in stazione con la Ne- identità non è stata rivelata ai due all, Brown si accorge d’essere stato agenti nel timore che potessero es- seguito da un altro gangster, Joseph sere corrotti; quanto alla lista dei Kemp: questi, una volta partito il tre- pagamenti del marito, per evitare no, con la scusa di cercare un baga- ogni pericolo ella l’ha spedita per glio smarrito entra nel suo scompar- posta in California al procuratore timento assieme a un controllore del distrettuale. Intanto, durante una personale ferroviario; ma Brown ha sosta del treno a La Junta, in Colora- prenotato due scompartimenti, nel do, Densel sale sul treno e colpendo secondo dei quali ha nascosto la te- Jennings libera Kemp. Con lui, en- stimone: per questo viene interroga- tra nello scompartimento di Brown, to dal corpulento Sam Jennings, che e la musica del giradischi li guida gliene chiede il motivo, avendo notato verso l’altro scompartimento: con che lui dorme su una cuccetta del pri- un pretesto entrano, e Densel ucci- mo. Kemp tenta d’aprire la porta del de la finta signora Neall mentre lei secondo scompartimento, ma Brown cerca di estrarre dalla borsa la sua lo allontana assicurando che è vuoto. pistola; frugando, Kemp scopre il Compreso però che egli tornerà alla distintivo e la tessera della polizia carica, sposta la Neall coi suoi baga- che gli consentono d’identificare la gli nel bagno delle signore e si reca nel vagone sua vittima come l’agente Sarah Meggs. In- ristorante, per spingere Kemp a una nuova tuendo la verità, Densel si reca presso lo verifica. E quando lo vede tornare nel vagone scompartimento di Ann Sinclair, trovandolo ristorante egli torna dalla Neall e la riporta chiuso; bussa però nella porta vicina e Tommy dov’era. Giocando a carte scoperte, si fa vivo gli apre: Densel entra e lo afferra, quindi bus- con lui un altro mafioso, Vincent Yost, cercan- sa alla porta interna della Sinclair minaccian- do di corromperlo inducendolo a lasciare in- dola, se non apre, di ucciderle il figlioletto. El- custodita la signora. Brown però non ci sta, la gli apre e lui si chiude con lei nello sebbene la Neall riveli una personalità tutt’al- scompartimento, chiedendole la lista dei pa- tro che gradevole: appare cinica e disinvolta, e gamenti del marito. Sopraggiungono però sembra non le importi nulla d’essere scoperta, Brown e Jennings: in trappola, Densel minac- infatti si ostina a sentire musica sul suo gira- cia la vita di Ann: ma poiché il treno sta en- dischi portatile, scontrandosi per questo con “Le iene di Chicago” (1952) di Richard Fleischer. trando in una stazione, Brown scorge il riflesso lui, e arriva al punto di proporgli di vendere ai Charles McGraw e Jacqueline White segue a pag. successiva 9 n. 88

segue da pag. precedente signora Neall disegna un personaggio ricco di di Densel proiettato sul finestrino di un con- sfaccettature, Jacqueline White, al suo ultimo voglio che si trova nel binario dirimpetto, e a ruolo cinematografico (ma tranquillizzo chi colpo sicuro spara attraverso la porta: mentre legge: è ancora tra noi, alla bell’età di novanta- Densel cade lui entra nello scompartimento e sette anni), è una credibile Sinclair-Neall, Vir- lo colpisce ancora, uccidendolo. A quel punto go e Clarke nei panni di due gangsters risulta- Kemp lascia in fretta il treno, dirigendosi ver- no assai ficcanti, e così tutti gli altri attori, a so i complici che hanno seguito il treno su riprova di come disporre di un budget limita- un’auto: essi vengono però tutti arrestati. to non pregiudichi necessariamente la qualità Quando il convoglio giunge finalmente alla di un film. Secondo Howard Thompson del stazione ferroviaria di Los Angeles, Brown “New York Times” esso «è quasi un modello di può così accompagnare la testimone in tribu- tensione elettrica» che «dovrebbe incollare nale. chiunque sul bordo della sedia dimostrando, Basato su una storia inedita scritta da Martin una volta per tutte, come un po’ può essere Goldsmith e Jack Leonard, Target, ripresa e fatto per contare molto» (1952). Col tempo, se sceneggiata da Earl Felton (che per questo la- presso il grande pubblico la sua notorietà non voro ottenne una nomination all’Academy si è molto accresciuta, presso gli appassionati Award), il film - in bianco e nero, della durata dei thriller esso ha acquisito la qualifica d’un di 71 minuti - venne prodotto da Stanley Ru- vero classico: scrive Blake Lucas nel 1992 che bin per la RKO Radio Pictures, dopo che nel esso «riflette la “visione noir” di una realtà ’50 la casa di produzione ne ebbe acquistato i morale instabile e ingannevole»; «ricco di su- “Le iene di Chicago” (1952) di Richard Fleischer. diritti; George Edward Diskant ne curò la fo- spense claustrofobica» lo giudica nel 1999 il Charles McGraw e Jacqueline White tografia, Darrell Silvera e William Stevens la Morandini; «incredibilmente ricco di suspen- altri abbia espresso una valutazione positiva. scenografia e Robert Swink il montaggio. se» e «diretto in modo impeccabile» l’ha rite- A contribuire moltissimo alla costante atmo- Quanto alla musica, il regista sostituì la colon- nuto nel 2005 Dennis Schwartz, secondo il sfera di suspence del film è il fatto che la vi- na sonora coi suoni di treni; ma nel giradischi quale esso potrebbe trattarsi del «miglior film cenda si svolga tra la tarda sera e la notte, e sia di Sarah Meggs, la finta signora Neall, si di serie B mai realizzato»; e «piccolo gioiello ambientata per gran parte su un treno in ascoltano anche brani d’epoca. Gli interpreti di tensione ed efficacia narrativa» l’ha defini- viaggio, dove le strettezza delle inquadrature sono Charles McGraw (Brown), Don tagliate dalla penombra accrescono Beddoe (Forbes), Marie Windsor viepiù l’inquietudine del dramma. I (Neall), Peter Virgo (Densel), David confronti tra certi personaggi sono Clarke (Kemp), Paul Maxey (Jennin- quasi sempre fisici: non solo tra gs), Harry Harvey (controllore), Peter Brown e i due gangster, anche tra lui Brocco (Yost), Queenie Leonard (si- e la finta signora Neall, a motivo dei gnora Troll), Jacqueline White (Ann dialoghi serrati, faccia a faccia, dove Sinclair), Gordon Gebert (Tommy il regista non mostra alcun compia- Sinclair). Girato nel ’50, Le iene di Chi- cimento. Tutto, così, ha spesso cago venne messo in programmazio- un’apparenza teatrale, intendendolo ne nelle sale soltanto due anni dopo: non come un limite espressivo, ben- questo perché il proprietario della sì quale formidabile amplificazione RKO, Howard Hughes, teneva mol- dei rispettivi stato d’animo dei pro- tissimo al film essendosi innamorato tagonisti. del soggetto, tanto che pensò addirit- L’ho anticipato all’inizio: Le iene di tura di rifarlo utilizzando però attori Chicago è un’opera poco nota; la sto- di richiamo come Robert Mitchum e ria che racconta risulta però così av- Jane Russell; inoltre, insoddisfatto vincente che nel 1990 ne è stato trat- del lavoro del regista John Farrow per to un remake diretto da Peter il filmIl suo tipo di donna (His Kind of Woman, Hyams, Rischio totale (Narrow Margin), con 1951), un noir che aveva quali protagonisti pro- Gene Hackman ed Anne Archer quali princi- prio Mitchum e la Russell, con Fleischer e Fel- pali interpreti. Indubbiamente un bel film: ton si occupò di riscrivere la sceneggiatura con qualche sensibile variante nella trama, originale e incaricò Fleischer di tagliare alcu- ricco d’azione e di colpi di scena; ma col dovu- ne scene e rigirarle, aggiungendone altre, so- to rispetto, la versione originale firmata da Ri- spendendo l’uscita de Le iene di Chicago. I fatti chard Fleischer è ben altra cosa. gli dettero ragione, perché pur non godendo di un’adeguata distribuzione Il suo tipo di don- Federico La Lonza na si rivelò un successo al botteghino e Le iene di Chicago riscosse ottimi consensi critici, tan- to che nel ’53 ebbe una nomination al premio Oscar per il miglior soggetto; entrambe le pel- licole divennero subito dei cult. “Le iene di Chicago” (1952) di Richard Fleischer. Sono molteplici le ragioni alla base del succes- Charles McGraw e Don Beddoe so di quest’ultima. Anzitutto, l’opera è tesa e serrata, ha un montaggio impeccabile e un to nel 2007 il Mereghetti. Il Rotten Tomatoes, uso magistrale del bianco e nero, che esalta il un sito web che si occupa di aggregare recen- taglio di certe inquadrature; e gl’interpreti, sioni cinematografiche, sommando le vota- sebbene non di gran nome, danno tutti il me- zioni dei critici alle opinioni del pubblico, ha glio di sé: Charles McGraw è un Brown asciut- rilevato come riguardo a Le iene di Chicago il to e incisivo, Marie Windsor come finta 100% dei pareri pronunciati dagli uni e dagli 10 [email protected] The Ring in versione fotografica: Polaroid Polaroid è una pellicola nella totale assenza ingiustificata di sco- del 2019, diretta da Lars modi contesti familiari e sociali che ral- Klevberg e basata sull’o- lenterebbero il film e che aggiungerebbe- monimo cortometrag- ro troppo spessore ad una storia che deve gio dello stesso. Si tratta rimanere ridotta all’osso. Non è una criti- di un classico horror ca, attenzione, è solo la constatazione dei movie basato sulla stes- limiti del genere “teens”; se si sorvola su sa identica ricetta del questi limiti, si può cominciare ad ap- ben più celebre The prezzare i pregi del film. Primo fra questi Ring: un quarto di thril- punti a favore è la fotografia (manco a dir- ler, un poco di dram- lo); l’intera pellicola è a dir poco tenebrosa ma e un’abbondante e buia, tutte le scene sono volutamente Giacomo Napoli dose di terrore puro. A sottoesposte e a volte è difficile vedere ef- questa rodata ed efficace formula va ad- ag fettivamente cosa stia succedendo sullo giungersi, in questo caso come in moltissimi schermo. Questa scelta stilistica può ri- altri negli ultimi venti anni, una chiave di let- sultare a tratti snervante ma contribuisce tura vagamente bambinesca e molto naive, non poco alla suspence delle scene orrori- che tramuta l’intera opera (o sarebbe meglio fiche e compensa eventuali mancanze dire operazione) in un teen-horror. Cos’è un delle scene di azione oltre che confermare teen-horror? È un horror ambientato in un concettualmente il processo stesso di svi- contesto teenager, ovvero in campus univer- luppo istantaneo delle pellicole. Altro sitari, campeggi, ostelli et simila, che come punto nettamente a favore è la scelta del protagonisti non ha persone adulte indaffara- mostro stesso; evitando facilonerie zom- te nelle proprie attività lavorative quotidiane biesche il regista propone uno spettro ma adolescenti occupati unicamente nelle so- che, per sua intrinseca natura, emerge lite attività scolastiche e para-scolastiche (tor- dall’ambiente circostante allo stesso mo- nei, festini, droga-party, eccetera). Gli esempi do in cui emerge dal nulla la fotografia sono innumerevoli, lo stesso Scream di Craven sulla pellicola della Polaroid. Certo, la tra- altro non era che il capostipite recente dei te- ma non varia quasi di una virgola dalla para- protagonista (commessa in negozio di anti- en-horror, e i risultati sono il più delle volte frasi precisa dello storico The Ring ma per lo quariato) mostra scene volutamente ridon- deludenti per gli amanti del cinema, con tro- meno non scade in scopiazzature evidenti e danti di oggetti che noi di mezza età cono- vate sceniche e finali notoria- sciamo benissimo ma che un mente soft ed improbabili per ragazzo delle scuole superiori persone adulte e pensanti. Nel di oggi vede come simulacri di caso di Polaroid notiamo però un mondo misterioso che non una serie di peculiarità che lo esiste più da molto tempo per salvano dal baratro del “già vi- ragioni quasi sconosciute. Fa- sto” e lo rendono a tratti molto cendo leva quindi sull’innata godibile, anche se non esce mai curiosità umana pare che il re- dalla cerchia del sottogenere a gista Lars Klevberg voglia ri- cui appartiene e non raggiunge vendere al suo giovane pubblico certo le vette di cristallizzante uno di quei simulacri spaccian- terrore di The Ring, di cui è una dolo come oggetto sacro di sorta di nipote un po’ scemo. Ri- un’antica civiltà: le pur stupen- corda molto, generalmente, un de macchinette fotografiche vecchio videogame teen-horror: Polaroid (che sono pure tornate Obscure che non era affatto ma- di moda ultimamente, in una le, sia dal punto di vista delle sgargiante veste high-tech) le idee e della trama, sia dal punto quali però, per noi che le abbia- di vista della giocabilità e dell’in- mo usate, non sono nient’altro terazione tra i personaggi; purtroppo tutto re- nemmeno in banalità e trucchi da baraccone che oggetti ingegnosi (e a volte “incepposi”). stava ancorato all’interno di un anonimo con- (niente jumpscares!). Ma il punto che più con- Perché questa ricerca del mistero in un’epoca testo scolastico e da lì non si usciva, non per vince di un’opera altrimenti tendenzialmente che per noi era la modernità? Forse perché l’e- nulla lo pubblicizzavano su Topolino. Qui ab- stucchevole è il senso stesso di fare oggi un poca attuale, molto più che postmoderna e or- biamo la stessa impressione di base, nono- lungometraggio che riprende a grandi man- mai molto al di là delle intelligenti allegorie di stante l’idea piuttosto agghiacciante dello ciate elementi del passato recente (il film di Pulse, il senso del mistero se l’è dimenticato e spettro assassino che uccide chiunque si fac- Verbinsky) e remoto (la macchina fotografica tenta quindi di recuperarlo allo stesso modo cia una foto con la Polaroid maledetta (esatta- Polaroid). Vediamo infatti che, dopo aver ten- degli antichi: idolatrando oggetti desueti e ri- mente come la videocassetta di Samara ucci- tato di vagliare eventuali pericoli sovrannatu- vestendoli di un potere che non hanno mai deva chiunque la guardasse), i protagonisti, rali connessi alle odierne tecnologie (The Call, avuto e mai avranno. Si può dire quindi che lungi dallo stupirsene troppo e dannatamente Pulse, Cell, etc.), gli autori contemporanei pro- Polaroid convinca formalmente ma soprattut- impegnati a mantenere un profilo sociale de- vano a recuperare elementi tecnologici dive- to è un film che può affascinare dal punto di cente all’interno del loro contesto di scuole su- nuti mitici nel tentativo di stupire le nuove vista sociologico e antropologico. periori, mentre i compagni crepano come mosche generazioni con strumenti che non conosco- PS: imperdibile la scena del lenzuolo, tremen- e la trama si dipana, troveranno in pochissimo no perché non possono ricordare: la Polaroid è damente efficace. tempo una serie di possibili soluzioni al caso uno di questi, allo stesso modo del VHS di Sa- (di cui l’ultima sarà fatalmente quella giusta) mara. Lo stesso lavoro part-time svolto dalla Giacomo Napoli 11 n. 88 , un grande autore dimenticato del cinema italiano Regista di culto, poeta e romanziere Cineasta, poeta, ro- Roma per poter frequentare l’ambiente cine- manziere, intellettua- matografico non abbandonando anche i suoi le riservato, schivo e interessi per la letteratura e la poesia. Nel ’57 molto colto, Fabio pubblica un libro di racconti intitolato Le vac- Carpi scomparso a Pa- che svizzere e la raccolta di versi poetici Libera rigi il 26 dicembre scelta e nel ’58 esce il suo romanzo Dove sono i 2018, nasce a Milano il cannibali. In quegli anni la sua attività di sog- 19 gennaio 1925 da una gettista e sceneggiatore è molto intensa. Fir- famiglia borghese e ma il copione di Il vedovo, A porte chiuse, Vedo Pierfranco Bianchetti colta. Appassionato di nudo, film diretti da Dino Risi; Diario di una poesia, di letteratura, ama anche il cinema e si schizofrenica per la regia di Nelo Risi, il fratello unisce al gruppo di giovani intellettuali mila- di Dino e Bronte: cronaca di un massacro che i li- nesi che nel dopoguerra di fatto fonderanno bri di storia non hanno raccontato diretto da Flo- la Cineteca Italiana. L’8 settembre 1943 il gio- restano Vancini. Carpi si impegna anche nel vane Fabio di origini ebraiche è costretto a ri- campo editoriale come studioso di cinema. Il fugiarsi in Svizzera a Lugano, ma questo non suo testo Cinema italiano del dopoguerra del gli impedisce di continuare ad occuparsi di 1958 è considerato ancora oggi un libro im- cultura. Compone poesie pubblicando due li- portante impostato sulla difesa di valori au- bretti di versi (Astarte; Ancora annotta Europa) e tentici della nostra cinematografia rifiutando soprattutto collabora come critico cinemato- ogni forma di dogmatismo; una storia critica, grafico al quotidiano socialista Libera stampa. antologica, informativa, che con le sue varie Nell’agosto 1945 rientra a Milano e per due an- appendici bibliografiche facilita le ricerche ni lavora al quotidiano l’Unità come critico ci- per gli studiosi e gli appassionati di cinema. nematografico. La professione di giornalista Dopo alcuni anni di esperienza nella realizza- in realtà non lo soddisfa a pieno e dal 1947 al zione di programmi per la televisione, nel Fabio Carpi (1925 – 2018) 1950 lavora con suo padre nell’azienda com- 1972 finalmente arriva per lui la regia del pri- merciale di famiglia. Le sirene irresistibili del- mo lungometraggio Corpo d’amore, la vicenda affettivo incrinato (il titolo del film è tratto da la cultura, dell’arte e del cinema però si fanno di un padre e di un figlio che si invaghiscono un’opera dello psicanalista Norman O. sentire nuovamente. Nel 1951 rompe gli indu- della stessa donna ritrovando così il legame Brown). Nel 1974 è la volta di L’ età della pace, gi e parte per il Brasile dove entra nella un ottantenne, che vive ripiegato sul Companhia Cinematografica Vera Cruz di suo passato. Il regista, autore schivo, São Paolo come responsabile dell’uffi- molto severo con se stesso e poco proli- cio soggetti. Molte sono le sceneggiatu- fico dal punto di vista artistico, predili- re che portano la sua firma tra le quali ge il tema dei rapporti interpersonali e Una pulga na balança, premio “Saci de delle difficoltà comunicative affettive. cinema 1953” dell’Estado de São Paulo Carpi trae il titolo del suo secondo film per il miglior soggetto, Sinhá Moça, Leo- direttamente da Freud (“L’età della pace, ne di Bronzo alla Mostra del Cinema di è una favola, come la giovinezza felice”). Se- Venezia e Floradas na serra. Dopo que- condo il critico Roberto Nepoti la pelli- sta esperienza formativa in terra brasi- cola “era un apologo sulla vecchiaia fuori liana, ritorna in Italia e si stabilisce a “Le intermittenze del cuore” (2003) di Fabio Carpi dalle convenzioni, di un rigore ai limiti della crudeltà: ammirevole”. Solo nel 1981/1982, il ci- neasta che ha sempre vissuto una forte con- flittualità con il mercato cinematografico, ot- tiene finalmente il meritato successo di pubblico e di critica con Quartetto Basileus, prodotto dalla Rai, storia dei componenti di un quartetto d’archi in attività da molti anni, che deve sostituire uno dei musicisti decedu- to. L’ arrivo di un giovane violinista porterà lo scompiglio tra loro per la sua capacità di con- quistarli e soggiogarli. La sua carriera di cine- asta raffinato e attento prosegue con I cani di Gerusalemme del 1983, ambientato nel Medioe- vo, protagonista un barone siciliano (Jean Ro- chefort) che non vuole partire per la Crociata preferendo l’alternativa di percorrere un iti- nerario pari a quello dei crociati, ma sempre girando intorno alle mura del proprio castel- lo. L’anno dopo firma un geniale documenta- rio intitolato Cesare Musatti matematico vene- ziano; un interessante ritratto del padre della psicanalisi. A Musatti (che recita nel ruolo di se stesso) il regista si ispirerà per realizzare segue a pag. successiva 12 [email protected] segue da pag. precedente Ema, di Pablo Larraín Il ritratto pseudo provocatorio di una “eroina” femminista contemporanea in un’opera gros- solanamente didascalica

Il quarantaquattrenne ci- leno Pablo Larraín, regi- sta, sceneggiatore e pro- duttore è uno tra i più noti e interessanti del ci- nema d’autore dell’Ame- Giovanni Ottone rica Latina. Dopo aver esordito con Fuga (2006), un tortuoso dramma espressionista, appesantito da metafore di- scutibili, ha decisamente modificato il proprio “Corpo d’amore” (1972) registro culturale e artistico e ha realizzato una trilogia di film dedicata alla dittatura mili- tare fascista di Pinochet. Tony Manero (2008), ambientato nel 1978, nell’epoca in cui la ditta- tura era più soverchiante e repressiva, è al tempo stesso una commedia nera grottesca e un dramma-thriller sporco e cattivo, con tinte cupe. Propone il ritratto surreale, ma più effi- cace di un documentario realistico, della sini- stra ossessione di un quarantenne emargina- to, un antieroe orribile e lucidamente disperato. Descrive efficacemente il clima politico e il tra- gico condizionamento esistenziale nel Paese attraverso la rappresentazione della paura, del sospetto, della perdita di dignità e di identità presenti nei comportamenti dei personaggi. Post mortem (2010), ambientato nei giorni del golpe militare del 1973, è un dramma ambiguo, statico, nebuloso e lucidamente macabro. Si regge su tre assi portanti: testimonianza, storia e finzione. Racconta la storia di un quaranten- ne senza qualità, che, durante quelle tragiche giornate, accetta, prima supinamente e poi con “La prossima volta il fuoco” (1993) di Fabio Carpi malcelato orgoglio, gli ordini dei militari. No (2012) è una commedia drammatica nera: un’o- due anni dopo il film Barbablù, Barbablù, con pera necessaria, molto intelligente e priva di John Gielgud, Susanna York e Hector Alterio, nelle sale, ma sempre con grande fatica, Le retorica. Ricostruisce una storia vera: nel 1988 storia di un vecchio psicanalista che ospita, ambizioni sbagliate dal romanzo di Alberto Mo- il regime, sottoposto a una forte pressione in- contemporaneamente, in una villa sul lago di ravia, ambientato durante il fascismo, storia ternazionale, indice un referendum popolare Como, una troupe televisiva e tutta la sua fa- di alcune coppie che cercano di concupire la per il mantenimento della Presidenza di Pino- miglia convocata sentendosi vicino alla fine. ricca Maria Luisa e del ’93 è La prossima volta il chet per altri otto anni. Offre una lucida rappre- Saranno invece i più giovani a soccombere. fuoco, interpretato ancora da Jean Rochefort sentazione dell’ipocrisia del regime, ma anche Nel ’91 gira L’amore necessario con nei panni di Amedeo, un professore di seman- delle divisioni e dell’arretratezza culturale in e Marie-Christine Barrault, un film ispirato a tica in vacanza con moglie e figlia nella villa seno alla coalizione per la democrazia. Attra- Sartre e Simone de Beauvoir, la vicenda di due materna. Poco a poco l’uomo concepisce l’idea verso questi film Larraín opera una re-visione coniugi, Ernesto e Valentine, decisi dopo anni di invertire i ruoli delle due donne… Nel 1997 postuma di quell’epoca, costruendone una di convivenza a concedersi reciproci tradi- in Nel profondo paese straniero il protagonista è rappresentazione al tempo stesso metafisica e menti. L’attrazione per una coppia di giovani, un anziano professore ormai cieco, accompa- suggestiva di un immaginario collettivo, con al Giacomo e Diana, farà scatenare in loro una gnato durante il suo lungo giro di conferenze centro la materialità e la subcultura diffusa nella sorta di dolorosa resa dei conti. Del ’92 esce dalla giovane Sibilla, una sorta di madre, mo- popolazione. Racconta personaggi moralmente glie e sorella. L’ultima fatica cinematografica ambigui o decisamente abbietti e utilizza questo di Carpi è Le intermittenze del cuore, 2003, opera caleidoscopio antropologico per affrontare i te- incentrata su di un vecchio regista alle prese mi e i nodi storici della dittatura. E mette in mo- con la realizzazione di un film biografico su stra una straordinaria intelligenza nella messa Proust, che lo porta a rivivere ogni momento in scena, uno stile essenziale e un raffinato gioco della sua esistenza. Fabio Carpi, costretto nel formale, elementi che creano un’atmosfera e un corso della sua carriera artistica a lottare con- paesaggio visivo emozionanti. Altri film, realiz- tro la cronica indisponibilità delle sale in gra- zati successivamente, confermano la scelta di do di programmare i suoi film, rimane un au- Larraín di proporre un nuovo realismo che dialo- tore di culto, intelligente, sensibile, originale, ga con la quotidianità e la contemporaneità di probabilmente senza eredi. Un vero maestro specifici contesti sociali. Sono opere che rivelano del cinema italiano. sempre una relazione, palese o più latente, con il “I cani di Gerusalemme” (1984) Un film di Fabio Carpi Pierfranco Bianchetti segue a pag. successiva 13 n. 88

segue da pag. precedente e che propugna un nuovo potere femminile tragico passato politico della dittatura di Pi- come asse portante della costruzione di una nochet. El club (The club) (2015), è un’opera “nuova famiglia”. In effetti descrive un sov- molto dura e drammaticamente perfetta. Am- vertimento dei ruoli di genere e delle relazioni bientata in epoca odierna, in un piccolo cen- sessuali, e configura una “nuova funzione ma- tro sonnolento della costa del Pacifico, rac- terna”. Al centro della vicenda, ambientata a conta l’oscura vicenda di una comunità che Valparaiso, antica e suggestiva città della co- comprende quattro preti cinquantenni e ses- sta del Pacifico, vi è Ema (Mariana Di Girola- santenni e una suora quarantenne. I protago- mo), una ballerina ventenne sposata con Gastón nisti sono stati tutti coinvolti in passato in (Gael García Bernal), il direttore coreografo di episodi di pedofilia o di commercio di neonati una compagnia non istituzionale di danza mo- rivolto ad accattivare il pubblico dei millennial, o di malversazione o di violenza in combutta derna, più anziano di dodici anni, sterile e, for- cercando di occultare il nucleo duro del film con il regime militare di Pinochet. Sono stati se, omosessuale. I due avevano adottato Polo che è oltremodo predicatorio. Fino allo stuc- sospesi a divinis e destinati a quella sorta di un bambino di sette anni. Ma dopo che chevole epilogo in cui si configura un incredi- esilio, ma la Chiesa cilena non li ha denunciati quest’ultimo, essendo piromane, ha causato bile quadretto didascalico casalingo, alla con- all’autorità giudiziaria. E, soprattutto, non so- gravi ustioni al volto della sorella di Ema, lo clusione del tempestoso “viaggio iniziatico” no affatto pentiti, anzi cercano di negare e di hanno riconsegnato ai servizi sociali che han- della protagonista: Ema, messa incinta da nascondere la loro trivialità morale. Neruda è no disposto una nuova adozione. Ema è tor- Aníbal, si trova nel soggiorno dell’apparta- un anti biopic dedicato alla vita “scandalosa” e mentata dai sensi di colpa, mette in crisi la re- mento e, insieme a Raquel, condivide la ma- travagliata di Pablo Neruda (1904 - 1973), il più lazione con Gastón e si imbarca in un caotico ternità del ritrovato Polo, mentre i due ma- grande poeta cileno. In realtà ne racconta so- percorso di reinvenzione identitaria, sessuale schi, Gastón e Aníbal, sono collocati in cucina. lo un biennio cruciale, quello del 1948 - 1949. e professionale. Da un lato contesta il ruolo e le Con Ema Pablo Larraín finge di affrontare le Rappresenta uno stimolante esperimento scelte del consorte come coreografo e crea una dinamiche del potere nelle relazioni affettive narrativo, un rischioso tentativo, riuscito solo frattura nella compagnia, spalleggiata da un e propone invece una nuova gerarchia di ge- in parte, di dissacrare il personaggio e di cat- gruppo di colleghe, che diventano le sue seguaci nere per cui l’uomo diventa il soggetto debole turarne coerenza e contraddizioni, impegno e militanti e le sue amanti, imponendola come e impotente, incapace di capire la forza vitale ambiguità. Ne emerge la figura di una specie nuova forma di danza gratificante per le donne: della donna. Quest’ultima è il soggetto forte di dandy rivoluzionario postmoderno. Neru- il reggaeton. Dall’altro, dopo prove di divorzio, che esprime la propria supremazia attraverso da è un vitalista epicureo e un donnaiolo, ego- continua a frequentare Gastón, rigettato e deri- l’espressione artistica, l’uso del sesso come ar- centrico e amorale, vanitoso e spregiudicato, in- so come amante e pigmalione, ma vissuto come ma di potere e la volontà ostinata di affronta- solente, bugiardo ed elegante provocatore, ma è alter ego simbiotico. Nel frattempo si impegna re la propria crisi come madre riconquistando anche un artista “romantico”, complesso e in- nel soddisfare le proprie pulsioni, vivendo espe- il legame con un figlio prima adottato e poi credibilmente capace di interpretare l’anima rienze sessuali plurime, con altre persone, ma- negato. Si potrebbe parlare di “scene da un delle persone più umili. È un comunista iscritto schi e femmine. In parallelo mette in atto un matrimonio” in versione impazzita, in cui, al partito e ideologicamente ortodosso, ma è an- piano assurdo e rischioso per recuperare il bam- secondo Larraín, l’epifania di un nuovo fem- che un ribelle alle direttive dell’organizzazione a bino perduto. La macchinazione si sviluppa at- minismo radicale sarebbe il motore su cui im- causa di una pura inclinazione estetica, posizio- traverso le seduzione contemporanea di en- postare nuove relazioni tra i generi. Ma, pur- namento non facile in epoca stalinista. Larraín trambi i nuovi genitori adottivi di Polo, Aníbal troppo, vi è il dubbio fortissimo che il regista descrive il suo Neruda, essendone evidente- (Santiago Cabrera), un pompiere che spegne gli abbia abbandonato la poetica dei suoi film mente affascinato, e forse pensa anche a sé stes- incendi provocati dalla stessa Ema, e Raquel (Pa- precedenti, centrata su un nuovo realismo so e alla difficoltà di vivere e di posizionarsi ola Giannini), avvocatessa a cui Ema stessa ha af- che dialoga con specifici contesti antropologi- nell’epoca contemporanea, E utilizza un lin- fidato la pratica del proprio divorzio. Pablo Lar- ci, sociali e (sub)culturali, per approdare a un guaggio cinematografico in cui si fondono vari raín propone una caratterizzazione banale dei cinema furbesco, eccessivamente calcolato e elementi di genere, ovvero in cui il meccanismo personaggi e opta per una narrazione ellittica, ideologico, avvolto in un formalismo compia- romanzesco si mescola al polar, al mélo, alla sincopata e artificiosamente problematica, e in ciuto e autoreferenziale e infarcito di metafo- black comedy e al road movie e che, nel finale, parte criptica, e per una messa in scena affret- re intellettualistiche e di gratuiti virtuosismi offre persino una parentesi pseudo western. Ne tata e concitata. Affastella e assembla inqua- estetici. Si può inoltre ipotizzare che la ragio- risulta un affresco in cui convivono atmosfere drature imperfette e “spettacolari”, tra close up, ne per cui Larraín ha concepito e realizzato notturne da noir d’antan, spunti satirici e di panoramiche long shot, accelerazioni, frammen- Ema sia la stessa che ha determinato la realiz- umorismo nero, momenti onirici e spezzoni di tazioni e il montaggio alternato di scene cruciali. zazione di altri film cileni, pur esteticamente critica politica disorganica. La sua “eroina” è al centro di ogni scena. Viene ri- ben diversi, quali Una mujer fantástica (2017) di Purtroppo il nuovo film di Pablo Larraín rappre- tratta nelle reiterate immagini iconiche in cui Sebastián Lelio, e Tarde para morir joven (2018), senta una svolta contraddittoria e, a nostro giu- aziona un lanciafiamme, evidentemente per en- di Dominga Sotomayor. È una scelta di posi- dizio, sorprendentemente discutibile e negati- trare in sintonia con il figlio piromane. Vuole zionamento politico in un Paese da sempre va: è un’opera pseudo provocatoria, molto marcare la propria forza e quindi distrugge con il conservatore, dove il centro sinistra vive da enfatica e grossolanamente didascalica. Ema, il fuoco semafori, auto, busti commemorativi e ca- anni una profonda crisi e dove, nel 2017, il suo ottavo lungometraggio, è stato presentato se fatiscenti, ma anche, metaforicamente, gli centro destra ha riconquistato la Presidenza in Concorso alla 76a Mostra Internazionale d’Ar- ostacoli al nuovo corso della sua vita. Quindi è della Repubblica, il governo e il sostegno di te Cinematografica di Venezia del 2019 ed è sta- presente nelle innumerevoli sequenze di dan- ampi settori della società. I suddetti filmma- to distribuito nelle nostre sale durante lo scorso za e di musica (tipo videoclip) alternate ad altre ker e altri, trentenni e quarantenni, dichiara- settembre. Larraín sembra voler proporre il ri- in cui prevalgono dialoghi artificiosi e oziosi, tamente progressisti e appartenenti a fami- tratto istintivo, viscerale e (anti) psicoanalitico pieni di rabbia, di accuse e di auto recriminazio- glie borghesi di classe media e alta, hanno della crisi di una coppia di artisti, nel Cile di og- ni. Ed è la protagonista nelle carrellate di sfre- quindi deciso di testimoniare, con le loro ope- gi, in un contesto di “cultura alternativa”. Tutta- nati accoppiamenti polisessuali, a due e in re più recenti, in forma enfatica, provocatoria via, ben presto, si scopre che quest’opera, ap- gruppo, privi della minima passione, ripresi e strumentale, e, forse, anche auto consolato- parentemente problematica e aperta a varie con finta partecipazione. Durante il film le -me ria, il rifiuto della concezione tradizionale interpretazioni, è in realtà nettamente pro- tafore e le referenze cinefile, al teatro (le amanti della famiglia e il sostegno ai valori del nuovo grammatica e didascalica. È un pamphlet che baccanti di Ema) e alla video art si sprecano, in un femminismo e del movimento LGBT. rappresenta cinicamente un’umanità fittizia tripudio orgiastico di immagini che è chiaramente Giovanni Ottone 14 [email protected] Centocelle, quartiere di Roma, narrazione filmica e antropologica Viviamo una realtà sospe- fu. Su piazza San Felice da Cantalice sono sta- sa in cui la comunicazio- ti girati 3 film tra il 1961 ed il 2017, un arco ne è ridotta a veicolo di temporale di quasi sessant’anni. Ci fanno ve- contenuti spiccioli e rapi- dere una piazza diversa, cambiata tra i decen- dissimi. Abbiamo perso il ni. La narrazione ci dice come e perché. La senso dell’approfondi- prospettiva storica della pellicola diventa, nel Andrea Martire mento e della verticali- nostro caso, strumento di lettura del territo- tà e siamo già oltre l’ “uo- rio e delle sue dinamiche. E ci aiuta a conte- mo a una dimensione” di Marcuse. Imperano le stualizzare, con taglio storico e sociale e rima- fake news e gli speculatori, finanziari e poli- nendo nell’esempio, l’importanza di quella tici. Per chi si occupa di territorio, come noi a chiesa nel tempo, la sua particolare genesi, i Centocelle, questo è un limes, una costrizione Un momento della passeggiata di domenica mattina con cui fare i conti. del 4 ottobre organizzata dall’Associazione. Siamo CentRocelle nasce quasi due anni fa proprio davanti allo storico Bar Orazio in via delle Noci nato per raccontare la complessità di un territorio, nel 1956 come latteria. Nel corso del tempo è stato, spesso ignota anche a chi ci vive. Nostro obiet- e ancora lo è, set cinematografico, per citarne uno tivo è la valorizzazione del patrimonio che ab- “La mafia uccide solo d’estate” (2013) di Pif. Una biamo sotto gli occhi, pur con tutte le proble- frequentazione storica è stata quella di Pasolini che matiche presenti. Illustrare l’arte, quella meno veniva per conoscere il comportamento e le abitudini evidente, e percorrerla, creare un percorso della borgata ma anche per frequentare i ragazzi di vita pubblico di emozioni e conoscenze, contri- della zona buendo così alla piena consapevolezza dei luo- ghi. Abbiamo pensato che il messaggio sareb- “Accattone” (1961) di Pier Paolo Pasolini. Nella foto be potuto arrivare ma c’era una questione Accattone dichiara il suo amore a Stella davanti alla legata al linguaggio, come detto in apertura. chiesa di S. Felice da Cantalice Il cinema ci è venuto in soccorso. Il cinema è sempre stato molto pre- sente a Centocelle, ex periferia di Roma Est. Prima per il suo aspetto decisamente di frontie- ra (ricordiamo La fine- Un’altro momento della passeggiata davanti al stra sul luna Park, del ’57 cinema Broadway, Via dei Narcisi, 26 ancora aperto, diretto da Comencini e un’eccezione (le due foto sono di Cristian Cuomo) La giornata balorda, di La storica scuola “Fausto Cecconi” inaugurata il 28 ottobre 1933, XII EF (ai lati Bolognini con soggetto sono ancora rappresentati i Fasci) in via dei Glicini 60 sede di numerosi set tra cui: flussi migratori che a partire dai primi anni di Moravia e musiche di “Genitori & figli - Agitare bene prima dell’uso” (2010) di Giovanni Veronesi, la del ’900 hanno poi portato a quelle scelte ur- Piccioni), per la conno- scuola dove insegna Il professore d’italiano Alberto (Michele Placido) e dove studia banistiche. Cinema come filo conduttore e tazione popolare auten- Nina, la figlia di Gianni (Silvio Orlando); chiave di lettura, dunque. Ma territorio come tica (lo stesso Accattone “Romanzo Criminale” 2 (2008 – 2010) di Stefano Sollima (La scena in cui Donatella, unica grande scenografia, mutevole nel tem- del ’61), e poi per quella killer e moglie di “Nembo Kid” ricatta il bambino all’asilo); po e nello spazio ma grande libro dei racconti sua aria di nucleo terri- “L’uomo spezzato” (2005) di di Stefano Calvagna ( La scuola in cui insegna il prof. di una comunità. toriale sospeso tra mo- Stefano Malavasi (Calvagna); CentRocelle intende consegnare ai propri asso- dernità e ribellione, che “La mafia uccide solo d’estate” (2016) di Luca Ribuoli – 2° stagione: è la scuola ciati un’esperienza unica, un contenitore in ne facevano set natura- frequentata da Edoardo (Salvatore Giammarresi) figlio di Tommaso Buscetta cui inserire cinema, storia, antropologia, ur- le per narrare un certo (Sergio Vespertino). banistica, società, politica. Un’esperienza che tipo di storie. La pre- crediamo si possa replicare un po’ ovunque. senza di edifici storici (la scuola Fausto Cec- Andrea Martire coni), di attività private che richiamano il pas- Presidente CentRocelle aps sato (il Bar Orazio su tutti) ha fatto il resto. L’itinerario che CentRocelle propone guarda Nasce negli anni ’70. Vive a Roma dove frequenta il liceo lontano, nel tempo e nello spazio. Abbiamo classico e poi si laurea in Scienze Politiche. Dopo aver scelto il cinema come metalinguaggio, rac- scritto due libri su Centocelle (la “Guida Verace di Cento- contiamo i film che qui da noi hanno visto la celle” nel 2017 e “Centocelle - Evoluzione dell’imprendito- luce parlando dei mutamenti sociali, urbani- ria locale” nel 2019) decide di mettere a sistema la passio- stici, culturali, legando quello che il quartiere “Amore tossico” (1983) di Claudio Caligari. Il regista ne per il suo quartiere, Centocelle. Ha fondato CentRocelle era a quello che il film voleva rappresentare, ai sceglie Centocelle come scelta della trasferta romana aps, associazione che persegue la valorizzazione dell’anti- sogni dei protagonisti, alle aspirazioni del po- dei protagonisti, come voler ripercorrere i luoghi del co quartiere di Centocelle e che cerca di proporre percorsi polino, alla fase storica e sociale che veniva cinema di Pasolini. Nella foto gli interpreti di loro stessi, di arte pubblica e condivisa. vissuta in quel momento. sono diretti al Sert (ora non c’è più) di Piazza dei Mirti www.associazionecentrocelle.it/it/ Il registro stilistico prescelto permette anche per prendere il metadone; altre scene sono girate, per @centRocelle di prendere coscienza di come le piazze e le esempio la rapina, a via Giovanni Gussone, 20; gli strade di ieri sono diventate come le vediamo scippi a viale delle Orchidee e via delle Acacie; in via oggi. E nel farlo il cinema supera se stesso, dell’Acquedotto Alessandrino la scena cult “Che vuo? perché da finzione (intesa alla Besson) diven- Oro o argento?”; il buco sul collo al parco Teresa di ta spesso l’unico testimone della memoria che Calcutta (oggi si chiama così). 15 n. 88 Freud e il teatro. Psicoanalisi e palcoscenico Uomo di grande cul- tura dai molteplici in- teressi, Sigmund Freud si occupa in maniera sporadica di teatro sebbene impieghi so- vente personaggi dram- matici per illustrare le Fabio Massimo Penna sue teorie. Famoso in questo senso è il caso del complesso di Edipo per il quale il medico di Freiberg ricorre al mito greco e nello speci- fico alla tragedia di SofocleEdipo re, nella qua- le il protagonista Edipo, divenuto re di Tebe, scopre di aver ucciso il proprio padre Laio e di aver sposato la propria madre Giocasta. All’ar- te teatrale il padre della psicoanalisi dedica in maniera esclusiva solo un saggio Personaggi psicopatici sulla scena, nel quale asserisce che nell’assistere alla rappresentazione di un la- voro drammatico: “c’è un godimento diretto Amleto, principe di Danimarca, da un dipinto di Kaufmann del 1789 scevro da qualsiasi interesse politico, sociale o paziente del quale Freud descrive la storia nel sessuale derivante da un’identificazione con Caso clinico dell’uomo dei topi (1909). L’uomo de- l’eroe; ma c’è anche una masochistica soddi- ve restituire una modesta somma di denaro sfazione indiretta, senza dolore o rischio per- che un’impiegata della posta ha anticipato in sonale, per la sua sconfitta” (Marvin Carlson, sua vece. Il paziente viene inibito all’azione Teorie del teatro, Il Mulino, Bologna, 1988). An- dall’idea paranoica che se rende i soldi alla si- cor più sorprendente appare tale lacuna in gnora qualcosa di orribile capita a suo padre e una così copiosa produzione teorica se si pen- a una donna della quale è innamorato. Porta- sa che la cura psicoanalitica impiega lo “psico- re a termine il semplice compito diviene per dramma”, momento della terapia di gruppo lui un’impresa impossibile: affida l’incarico di nel quale i pazienti “inscenano” alcuni episodi eseguire l’azione a un commilitone che rifiuta del proprio vissuto che considerano carichi di giustamente di farlo, prova a restituire la significato affettivo ed emotivo. Al di làdi somma ma la consegna alla persona sbagliata, ogni considerazione rimane il fatto che so- per incontrare un alto ufficiale che erronea- vente, tragedie e commedie siano state lette mente ritiene creditore dei soldi prende un alla luce delle teorie freudiane. Un caso dei treno che lo porta in una città lontana. Insom- più conosciuti è quello dell’Amleto (1601) di ma, l’uomo crea da sé una serie di ostacoli alla William Shakespeare. Il padre della psicoana- realizzazione dell’incarico. L’uomo dei topi e lisi vede nell’opera del Bardo una evidente Amleto condividono la medesima nevrosi che conferma del complesso di Edipo. L’esitazio- blocca ogni loro intenzione. Un’altra tipica in- ne del principe danese nel vendicare l’omici- terpretazione freudiana è quella che viene ap- dio del padre sarebbe causata dal fatto che plicata alla commedia di Molière Il Misantropo l’assassino, lo zio Claudio, uccidendo il suo (1666). Esemplare del metodo con cui viene genitore e sposando sua madre Gertrude, impiegata la teoria psicoanalitica all’opera è il avrebbe messo in pratica il suo inconscio de- passaggio nel quale all’eroe viene intentata siderio edipico. L’incapacità di agire mostrata una causa dall’ex-amico Oronte per alcuni da Amleto è assimilabile ai sintomi della de- versi poetici da questi scritti e giudicati me- pressione. L’eroe shakespeariano riceve dal diocri da Alceste. Per ricomporre la spiacevole freudiana del Misanthope, Giulio Einaudi edito- fantasma paterno l’incarico di vendicare il situazione all’eroe molièriano basterebbe ri- re, Torino, 1979). Lo spettatore teatrale avverte proprio assassinio come gli ingiunge lo spiri- trattare il suo crudo giudizio sul componi- la ridicola rigidità di Alceste che paragona alla to: “Se davvero hai amato tuo padre, vendica il mento poetico ma il misantropo si impunta e propria saggia duttilità. Nella vastità di inte- suo assassinio orribile, mostruoso” e nel farlo non retrocede di un passo convinto come è ressi di Freud rientra anche la comicità alla gli indica in maniera inequivocabile l’identità che nella vita si debba essere sinceri sempre, quale dedica un importante trattato Il motto di dell’omicida “il serpente che morse la vita di anche quando il buonsenso spingerebbe a di- spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905). Se- tuo padre ne porta la corona.” (William Sha- re una bugia bianca. Gli spettatori in platea e i condo il padre della psicoanalisi alcune battu- kespeare, Amleto, Garzanti editore, 1984). Co- personaggi sul palcoscenico ridono del com- te umoristiche permetterebbero di scaricare me sappiamo, però, il giovane erede al trono portamento inflessibile di Alceste perché: la tensione psichica causata dalla pressione non si risolve a portare a compimento il com- “sintetizzando dunque Freud, la comicità è un del materiale rimosso inaccettabile a livello pito ricevuto. Inoltre, Freud individua un processo psichico localizzato nel precon- conscio, come le idee sconce o aggressive. In chiaro segnale della depressione di Amleto nel scio-conscio (e non nell’inconscio) per cui si pratica, nell’accezione freudiana, l’umorismo suo mancato interesse emotivo e sessuale per scarica col riso un risparmio di energia deri- serve a nascondere contenuti sconvenienti o Ofelia, invitata anzi dal principe di Danimar- vante da una comparazione fra me e l’altro: il inaccettabili mascherandoli sotto un velo di ca a farsi suora: “Vattene in un convento, ad- quale spende troppa energia (dunque più di fintamente bonaria ironia. dio (…) In un convento, va’ – e presto anche. Addio.” me) quando si tratta di prestazioni fisiche e troppa (William Shakespeare, op. cit.) L’irresolutezza ad poca (dunque meno di me) quando si tratta di pre- agire del principe si può riscontrare anche in un stazioni mentali” (Francesco Orlando, Lettura Fabio Massimo Penna 16 [email protected] Festival 35° Festival del Cinema Latino Americano di Trieste In seguito al DPCM Del resto non abbiamo permesso in nessun che chiude le sale ci- momento al covid-19 di decidere per noi, pur nematografiche per li- senza mai negarne l’esistenza e il pericolo. Sin mitare il contagio del dal manifesto abbiamo sottolineato quanto covid-19, il Festival del sia parte della nostra vita in questi mesi: lo Francesca Mometti e Cinema Latino Ameri- spettatore, che il designer cileno Sebastián Rodrigo Diaz cano di Trieste si terrà Olivari ha ritratto di profilo, ha un nastro di come previsto dal 7 al pellicola che danza intorno a lui, quasi a ri- 15 novembre 2020, non più al Teatro Miela, chiamare la mascherina diventata di uso quo- ma online, sulla piattaforma Mowies. Le mi- tidiano. È il nostro modo di ricordare che il ci- sure del DPCM non ci hanno trovati imprepa- nema ci farà pensare e ci proteggerà, offrendoci rati: abbiamo lavorato a questa edizione del spunti di approfondimento e riflessione per af- Festival senza avere mai la certezza sul suo frontare questo periodo, senza inaridirci cultu- svolgimento in sala. L’organizzazione è stata ralmente. faticosa, ma appassionante, perché abbiamo Le misure contro il coronavirus hanno fatto sempre avuto chiaro che, qualunque cosa fos- saltare l’inaugurazione del Festival al Castello se successa con la pandemia, il Festival ci sa- di Miramare e la sezione Focus sul Messico, tut- L’immagine del XXXV Festival del Cinema Latino rebbe stato, anche completamente online, se ta dedicata al cinema messicano, che era pre- Americano di Trieste firmata da Sebastián Olivari con necessario. vista nelle sale della residenza di Massimilia- riferimento anche al coronavirus Sin dall’inizio abbiamo pensato a una sezione no e Carlotta. Rimandata al prossimo anno su Internet, per questo abbiamo cercato nei anche la consegna del Premio Allende, che ogni mesi scorsi una piattaforma digitale che po- tesse soddisfare le nostre esigenze. Durante la ricerca, abbiamo intuito quanto questa scelta, dettata dall’emergenza, potesse essere una grande opportunità per il Festival, per i produttori e per i registi. I film potranno in- fatti essere visti non solo in Italia, ma, in base agli accordi raggiunti con i registi e i produt- tori, anche nell’Unione Europea e nelle Ame- riche. Il regista, produttore e sceneggiatore argentino Alberto Lecchi, a cui è dedicata la Retrospettiva, non appena ha saputo che il DPCM aveva chiuso le sale cinematografiche italiane, ha dato immediatamente la sua auto- rizzazione per la visione dei suoi film in rasse- gna in tutti e cinque i continenti. Con i film in Joan Garcés, giurista spagnolo lingua originale, sottotitolati in italiano e in inglese, si capisce quale bella occasione di promozione del cinema latinoamericano sia la sezione online. E la possibilità di arrivare a un pubblico altrimenti irraggiungibile ci sta facendo riflettere sull’opportunità di inserirla anche nelle prossime edizioni del Festival. Il nostro partner è la piattaforma statunitense anno riconosce una personalità che si è parti- Mowies: in una pagina dedicata, cinelatino- colarmente distinta nella difesa dei diritti trieste.mowies.com, i film rimarranno online umani e dell’America Latina, al giurista spa- 48 ore e non potranno essere scaricati, il pub- gnolo Joan Garcés, amico personale del presi- blico potrà scegliere quelli che vorrà vedere dente Salvador Allende, instancabile attivista Alberto Lecchi, regista cileno cliccando sulle loro schede, quindi acquisterà contro la dittatura di Augusto Pinochet. È sta- segnalare Perdido por perdido, nella Retrospet- il biglietto online e potrà accedere alla loro vi- to infatti lui a sporgere la querela che consen- tiva di Alberto Lecchi, che ha lanciato Ricardo sione. Il modello prevede una percentuale su- tì l’arresto del dittatore a Londra, su mandato Darín, esploso poi con Nove regine; il debutto gli incassi anche per i registi e i produttori, del giudice spagnolo Baltasar Garzón. nell’horror di un maestro del cinema peruvia- così da premiare la loro scelta: più il film sarà Rimane in presenza, l’8 novembre, al Museo no come Augusto Tamayo, con il filmSebastia - visto, più alto sarà il loro guadagno. Potrà es- della Comunità Ebraica di Trieste “Carlo e Vera na, la maldición, e un’anteprima mondiale di sere un nuovo modello di business per il futu- Wagner”, la sezione Shalom, il sentiero ebraico in cui siamo molto orgogliosi: Identidad tomada, ro del cinema? Bisognerà ragionarci, ma di si- America Latina, che ripropone il format dello ultimo film di Gabriel Retes, scomparso poco curo in questo momento d’emergenza apre le scorso anno nella prima domenica di pro- dopo averlo terminato. È un regalo personale porte a una maggiore visibilità ai giovani au- gramma; una carrellata di documentari e lun- del grande cineasta messicano al Festival. tori del subcontinente. E che il Festival del Ci- gometraggi racconteranno storie, aneddoti e Rodrigo Díaz e Francesca Mometti nema Latino Americano sia protagonista di avventure delle numerose comunità ebraiche, Direttore e vice-direttrice del Festival del Cinema questa scelta e sappia dare nuovi strumenti di installatesi nel continente americano sin dal Latino Americano di Trieste promozione a registi e produttori anche du- XVI secolo. rante questa drammatica pandemia, è cosa Il programma online propone tutte le sezioni www.cinelatinotrieste.org/festival2020 che ci rende molto orgogliosi. del Festival; tra le tante chicche, possiamo Diari di Cineclub | Media partner 17 n. 88 Diabolik (Danger: Diabolik, 1968) L’ispettore Ginko (Mi- ad Alain Delon, poi a Jean Sorel (scelto da Cer- del citato Fantômas (1911, Marcel Allain e Pier- chel Piccoli) intende vi, insieme ad Elsa Martinelli per il ruolo di re Souvestre), rimane però ben poco: a parte beffare l’inafferrabile Eva) ed infine a John Phillip Law, impegnato la vaga somiglianza fisica, Law coltiva due criminale Diabolik (John sul set di un altro film targato De Laurentiis espressioni, con le sopracciglia inarcate o me- Phillip Law) organiz- (Barbarella), le cui riprese erano però in ritar- no, anche se Bava sembra voler assecondare zando il trasporto di do rispetto alla tabella di marcia, quindi l’atto- quello spirito anarcoide, al di sopra di ogni re- dieci milioni di dollari re dopo un breve provino ebbe la parte. Ri- gola, etica, civile ed istituzionale, che era tipi- su una Rolls - Royce con guardo invece Lady Kant, dopo che la prescelta co del Diabolik degli esordi, accostandolo a bordo una squadra di Catherine Deneuve si dimostrò poco propen- all’atmosfera di ribellione ed insofferenza ver- agenti travestiti da di- sa a girare scene di nudo, il ruolo venne affi- so l’ordine costituito propria dei movimenti Antonio Falcone plomatici, in luogo del dato all’attrice austriaca Marisa Mell. Le ripre- giovanili degli anni ’60. Il sarcasmo del regista consueto furgone por- se iniziarono e proseguirono all’insegna dei è evidente in alcune sequenze volte ad irridere il tavalori. Ma ancora una volta il colpo andrà a contrasti tra produzione e regia, in quanto se potere (il Ministro della Difesa che diviene Mini- segno: il “genio della rapina” si darà alla fuga la prima intendeva discostarsi dalla violenza stro delle Finanze ed invita i cittadini a pagare dapprima in motoscafo e poi alla guida di una propria del personaggio originario, così da spontaneamente le tasse, dopo che Diabolik ha Jaguar E- Type nera, scampando all’insegui- non incappare nelle maglie della censura, Ba- fatto saltare in aria la sede del Dipartimento delle mento ad opera di un elicottero grazie anche va invece voleva rimarcar- Entrate). Anche l’Eva inter- al piano orchestrato insieme all’affascinante ne proprio gli aspetti più pretata da Marisa Mell appa- compagna Eva Kant (Marisa Mell). Dopo aver efferati e sinistri: il risul- re distante dalla sua omologa goduto del frutto della rapina in modo al- tato fu un’opera su com- cartacea, l’eleganza e la raffi- quanto originale, un infuocato amplesso tra le missione, a tratti grezza e nata sensualità lasciano il po- banconote fruscianti sparse sul letto, i due, grossolana, in particolare sto ad una sessualità esibita, travestiti da giornalisti, interverranno alla relativamente alla psicolo- ancora una volta in linea con conferenza stampa indetta dal Ministro della gia dei personaggi, ma che l’aria “libertina” del periodo. Giustizia (Terry-Thomas) per annunziare il merita una rivalutazione, Curiosamente, come notaro- ripristino della pena di morte, in modo da da- se non altro per la geniale no le Giussani, il personag- re un forte segnale alla crescente ondata di inventiva di un regista che gio più fedele all’originale è criminalità: grazie ad alcune fialette di gas con semplici trucchi (dei certo il Ginko di Piccoli, lon- esilarante Diabolik ed Eva metteranno in ridi- vetrini dipinti posti diret- tano fisicamente ma vicino colo tale estrema decisione. La reazione dello tamente sull’obiettivo della alle sue caratteristiche psico- Stato non tarderà: il capo della polizia (Clau- macchina da presa) offre logiche, quel misto di rasse- dio Gora) conferirà pieni poteri a Ginko, che opportuno risalto alle altri- gnazione e pervicacia, ma se ne servirà in primo luogo per mettere in gi- menti essenziali scenogra- anche ammirazione e com- nocchio il boss Ralph Valmont (Adolfo Celi), fie (Flavio Mogherini), dan- passione, nutrite nei con- gestore di tutta una serie di traffici, quali dro- do congrua profondità ai fronti dell’ “uomo dai mille ga e prostituzione. Il gangster non esiterà ad vari ambienti (la grotta-ri- volti”. Andando a conclu- accordarsi proprio con Ginko, promettendo- fugio di Diabolik ed Eva, dere, se il Diabolik di Bava gli la consegna di Diabolik, vivo: il piano pre- ad esempio), nonché un’aura pop e futuristica, può apparire risibile per una sceneggiatura vede il rapimento di Eva e conseguente riscat- esaltata dagli accesi colori pastello della foto- piatta (autori Dino Maiuri e Bava), che si limi- to, dieci milioni di dollari ed una collana di grafia (Antonio Rinaldi, anche se non è diffici- ta a sfruttare e cercare di concatenare tra loro, smeraldi che, nonostante le solite accortezze le riconoscere l’apporto dello stesso Bava), ri- con esiti incerti, le situazioni proprie di tre di- del “dannato ispettore”, è stata appena rubata chiamando tanto i film su Fantômas diretti da versi albi (Lotta disperata, 1964; L’ombra della dal “genio del male”, il quale però l’avrà vinta André Hunebelle (Fantômas, 1964; Fantômas se notte, 1965; Sepolto vivo!, 1963), riguardo invece ancora una volta. Il nuovo Ministro della Giu- déchaîne, 1965; Fantômas contre Scotland Yard, l’aspetto visivo è pura goduria: colorato, iper- stizia (Renzo Palmer) pone infine una taglia 1967), quanto le pellicole dedicate a James Bond cinetico, volutamente pacchiano, libero da di un miliardo di dollari su Diabolik e questi (i titoli di testa, sulle note di Deep Down, testi schemi e sovrastrutture in ogni inquadratura farà saltare in aria il palazzo del Dipartimento di Northa, musiche di Ennio Morricone, ese- (viene usato il grandangolo anche quando po- delle Entrate, tanto che lo Stato sarà costretto guita da Christy, ovvero Maria Cristina Bran- trebbe apparire superfluo), manifesto di un’e- ad attingere alla riserva aurea, fusa però in un cucci). Vi è tutto il gusto dell’immagine pro- poca come già scritto da molti, ma anche, se enorme lingotto, che ovviamente fa gola al ge- prio di Bava, quindi, il quale mantiene ed non soprattutto, di un cinema basato sullo lido criminale … Prima trasposizione sul esalta i suoi “marchi di fabbrica” (frenetica sfruttamento dei generi, certamente semplice grande schermo del Re del terrore (in attesa del mobilità della macchina da presa, ampie car- ed “artigianale”, frutto di geniali e spesso feli- film dei Manetti Bros., che dovrebbe essere in rellate, incisivi primi piani, impiego adrenali- ci intuizioni, per una connotazione ed una fa- sala a fine anno), titolo del primo albo uscito nico dello zoom), avallando il precipuo intento scinazione forse ingenua, ma connotata da l’1 novembre 1962 per i tipi dell’Astorina su sog- di conferire ad ogni inquadratura l’equivalenza una sana creatività. D’altronde le trovate visi- getto di Angela e Luciana Giussani, Diabolik formale delle vignette dell’albo a fumetti ed ar- ve di Bava per Diabolik furono d’ispirazione, nacque sotto l’egida produttiva di Dino De rivando così a creare una sorta d’atmosfera dichiarata, per Roman Coppola ed il suo CQ Laurentiis, che acquistò i diritti dalle autrici sospesa, quando non addirittura densamente (2001), mentre il regista Takao Nakano ha ed affidò la regia a Tonino Cervi, licenziato lisergica e psichedelica, vedi la sequenza della utilizzato la citata Deep Down in Sexual Pa- dopo una settimana e sostituito da Mario Ba- discoteca, con i giovani sballati, persi nel loro rasite: Killer Pussy (2004), oggetto poi nel 2011 va, che si trovò a disposizione un budget di mondo alternativo, rimarcato dalla suggestiva di una cover nell’album Mondo cane di Mike 200 milioni di lire, cifra relativamente alta, in musica di Morricone. Quest’ultimo allestì il Patton (2010); una parodia del film si può rin- particolare considerando le sue precedenti re- consueto, raffinato, amalgama di rumori, suo- venire nel video di Body Movin dei Beastie Boys alizzazioni. Anche la composizione del cast fu ni strumentali (il sitar) e vocali, aduso a conno- (1998), che ne riprende varie sequenze. oggetto di ripensamenti, almeno riguardo i tare l’azione ora con toni ironici, ora volti ad ac- due protagonisti principali: secondo alcune fon- centuarne la drammaticità. Del personaggio ti per il ruolo di Diabolik si pensò inizialmente creato dalle sorelle Giussani, emulo dichiarato Antonio Falcone 18 [email protected] L’evoluzione del fatto e le indagini sospese La concentrazione su con esse ci si proietti lungo il tracciato – talora lavorativa. Quasi nell’immediato, oltre che aspetti del tutto parti- scansato – della cinematografia quale soste- traslare le immagini fantastiche nello stretto colari di un film com- gno al pensare, che è suggello e, insieme, sug- spazio dei sogni, esso registrò un avanzamen- pendia profondità in- gerimento a non fermarsi sul fatto visualizza- to nel portare sul grande schermo la forma di- dividuali – che siano to. A questo punto s’infrange il territorio namico-visiva dei personaggi incontrati sol- sintesi di bisogni men- verbale con modelli che recuperano il dire in tanto per descrizione nella fiaba, nella leggenda, tali o emotivi – per ar- un aspetto viciniore, e che per sua identità nella storia. I fatti, come accadimenti straordi- rivare a esternalizzarsi evita l’equivoco e il dispettoso squilibrio che nari, generavano così una prospettiva nuova in scelta. Ho parlato di traspare dalla cinematografia che tende a in- nella sala buia, all’interno della quale l’individuo bisogno ed è nel biso- fatuarsi dell’effimero piacere e che soltanto si ritrovava a meditare e ad incontrare i suoi de- Carmen De Stasio gno che l’impalcatura arride a uno sfogo soggettivo, a un capriccio sideri, i suoi dubbi, l’aura e la fiamma assopita e eterogenea di tenden- emotivo, anziché generare, strutturare, con- inconsapevole di sapere. ze, concetti, ricomposizione di frantumi, per- futare, elaborare e rielaborare conoscenze. Su tale versante giunge la mia argomentazio- mette a ciascuno di rivelarsi liberamente Riprendendo quanto registrai tempo addie- ne: ho esultato qualche tempo fa per un film nell’oscurità ambientale di una sala con un tro sulle pagine di quest’antologia di cultura che riprende evidenze storiche riportandole a impegno che va a sostenersi con il sé. A sua cinematografica, il cinematografo segnò ini- un nitore di stampo flaubertiano, ovverosia, volta, l’impegno traduce la consapevolezza di zialmente il momento capitale di rilassamen- intessendo quella struttura di montaggio che un non sapere che spinge al socratiano sape- to mentale al termine di una giornata mostra senza propendere per alcuna scelta e re, e che avvinghia alle poderose sceneggia- che lascia libero lo spettatore senza fittizie ture che concimano l’esistere. In maniera o soggettive dissertazioni che vadano a sintetica, dunque, su questo versante pog- suggestionare il lavorio mentale. Mi riferi- gia anche l’evoluzione della cinematogra- sco al film di R. Polanski J’accuse (tradotto fia: lo spettatore incontra se stesso nella per le sale italiane in L’ufficiale e la spia). Ri- scelta – o propensione – e supera territori salente al 2019 e tratto dal romanzo omoni- scalfiti dall’impertinente inquadramento a mo di R. Harris, l’intero corpus del film è criteri esteriori, sicché, nell’avvolgimento imbastito sul delicato Affaire Dreyfus che di una coltre protettiva permeata da indivi- ebbe vasta risonanza in Francia e non solo duali scelte (tendenzialmente non casuali), sul finire del XIX secolo, e per il quale an- si sostiene un piacere intrinseco che soven- che lo scrittore E. Zola fu tra coloro i quali te inarca oltre la ristrettezza panoramica intervennero in strenua difesa dell’ufficiale dello scenario ordinario. francese impudentemente accusato di alto La natura motivante di questa prolusione tradimento. Senza orpelli, senza opposi- aderisce al fatto che siamo all’interno della zione di giudizi, senza alcuna prevalenza traiettoria di un tempo che dedica i suoi di sentimenti (l’ufficiale era ebreo), Polan- squarci alla visione solitaria di immagini in ski ricostruisce la cronaca degli accadi- movimento che, accanto a un ritratto di menti che accompagnavano quel tempo e scene (in)dimenticabili, giustificano e/o quei personaggi senza alcuna propensione. rafforzano l’egida della socialità. Da ciò so- Un’arte pulita, oserei dire, ed è in tal senso praggiunge il quesito: quando si parla di un che la conversione cinematografica di una film, quali preamboli rigenerano nelle pa- vicenda in pericolo di consumarsi per gli role la visualizzazione mentale di quel che effetti di un tempo che si allontana da quel- si è ricevuto, assimilato, che si è protratto le tensioni, ma che di quel tempo vive al- in un tempo che vive nel territorio dell’indi- tresì gli effetti, rinviene rispetto allo squili- viduo? E ancora: quali strategie – consape- brio dell’oblio in uno spazio sconosciuto. voli o meno – sono adottate per distillare Non un tempo limitato, quanto la riscrittu- nelle parole la continuità tra lo scenario re- ra di una modalità per gestire le dinamiche sistente nella mente e gli scenari visualiz- del proprio tempo conoscitivo, giacché sa- zati? Accade pure che, malgrado tutto, ci si pere è vivere e l’esperienza motiva la vita (W. scopra incapaci di aggiungere speculazioni James). verbali che non si riducano all’affrettato (…) Le nostre individualità sono ritagliate impoverimento con opinioni abbreviate da in un tessuto universale. Se si sapesse ana- squarci sensibili che, per quanto detto, riduco- lizzare l’anima come la materia, si vedreb- no anche l’intraprendente argomentazione. be che, come nelle cose, sotto l’apparente Nell’evitare il ristagno di un organismo si- diversità delle anime non ci sono che pochi stemico qual è il sapere, nuovamente – per corpi semplici ed elementi riducibili e che escludere il dissolvimento confuso di paro- sostanze molto comuni, che si trovano un le che possano risultare evanescenti – l’ela- po’ dappertutto nell’universo, entrano nella borazione mentale si comporta alla stregua composizione di ciò che noi crediamo esse- di uno sguardo assetato di conoscere oltre re la nostra personalità1 rispetto alla concentrazione temporale di un film che, nel segnare la continuità con Carmen De Stasio passaggi storici, è approvato nel suo tessu- to verbale, paraverbale, ambientale ed è * Prossimo numero: congegnato con una semantica della medi- A passo di danza dal teatro al cinema - Ida Rubinštejn tazione ed è scansionato da una sintassi che non trascura condizioni verificabili, che Le immagini sono tratte da “L’ufficiale e la spia” - J’accuse 1 M. Proust, Commento a «La Bibbia d’A- insiste su sceneggiature ponderate affinché (2019) di Roman Polański miens» (1880), J. Ruskin, SE, Milano, 2008, p. 16 19 n. 88 Dark Ages «Sono Clodovis Eu, teologo, lontanissimo discendente di Isefane Dorveni che al tempo della peste nel medioevo dei sardi risalì il Tirso per porre fine alla sanguinaria teocrazia di Kurtz. Come Dorveni ho vissuto un amore impossibile per una Nivata Muscu. Lei per me era come Ginevra per Lancillotto. La regina tradì il re e Lancillotto, il migliore dei cavalieri, il suo migliore amico. È la peste a generare tutto questo, il fatto che non riusciamo a vincere le dark ages».

La prima volta che vidi Excalibur tante altre volte, lo ho recensito, mendicanti, di laceri, di affamati e appestati, Excalibur di John Bo- schedato, discusso, tanto da saperlo a memo- dagli stessi cavalieri che furono della Tavola orman, appena uscito, ria. In quel ragazzo-re che estrae la spada dal- Rotonda adesso alla ricerca impossibile del era l’estate del 1981. la roccia capita ancora, a volte, di immedesi- Graal. La terra muore perché è stato tradito il Passavo ad Alassio. marmi. Più dell’Artù di Bresson (qui a valere è patto di alleanza tra gli uomini e la natura. Gli Entrai in sala che c’e- Lancillotto, Luc Simon), più di quello dei Ca- uomini, le loro guerre per il potere, violano ra buio fitto e musica valieri della Tavola Rotonda (1953) di Richard continuamente il suolo che calpestano, il ter- di Wagner in crescen- Thorpe dove Artù è Mel Ferrer. reno da cui traggono sostentamento. È questo Natalino Piras do. Lo schermo si illu- Le Dark Ages di Excalibur erano e sono nostre a fare peso insieme al tradimento di Lancillot- minò in paesaggio di nebbia fitta e di fumo di contemporanee. A conferma, questo 2020 ha to e Ginevra. Al tempo della concordia succe- guerra, Merlino avanzante tra le macerie e la aggiunto la peste alla fame e alla guerra dei de il tempo di Mordred, il figlio dell’incesto, scritta: “The Dark Ages”, il Medioevo più pro- tempi bui della leggenda arturiana. generato da Artù e da Morgana. Solo se verrà fondo come definizione, come trovato il Graal la terra potrà ri- stato che dalla finzione passava fiorire, far uscire dalla prostra- al reale. Eravamo a ridosso de- zione il re e far guarire dall’in- gli anni di piombo, in Italia. sania Lancillotto che si aggira Forse ancora in piena tenebra anche lui appestato e violento in diverse parti del mondo. nel paesaggio guasto di un re- Conoscevo a menadito la vicenda gno che fu giusto. di Artù e dei Cavalieri della Tavola Molto più attinente al nostro Rotonda e avevo pure scritto, nei contesto locale-globale questo ritagli della mia vicenda operaia, Excalibur della miriade di altri su Lancillotto e Ginevra (Lancelot du film, sceneggiati, libri, talk e lac), il film di Robert Bresson che quant’altro ripropone, adattan- nel 1974 fu “vergognosamente ri- dolo a diverse esigenze, le più fiutato a Cannes” ebbe a dire sull’ commerciali, il Ciclo Bretone, “Avanti” l’indimenticabile Lino dove la vicenda di Artù e dei Miccichè. Cavalieri della Tavola Rotonda Adesso tutto riproponeva, l’attra- si colloca. Forse, tendendo un versamento del buio, quell’Exca- La regina Ginevra (Laura Duke Condominas) e Galvano, nipote di Re Artù (Humbert Balsan) arco altrimenti impossibile i libur: la spada nella roccia desti- in “Lancillotto e Ginevra” (1974) di Robert Bresson punti di riferimento per ricava- nata a essere estratta proprio re affinità e metafore che diano da Artù figlio di Uther Pendagron (Gabriel In Excalibur, sceneggiato dal regista insieme a segnali di luce nel buio sono due estremi: Per- Byrne) che aveva con l’inganno sedotto, una Rospo Pallenberg, tratto come il film di Thor- ceval ou le conte du Graal di Chrétien de Troyes, sola notte, Ingraine, in piena guerra per legit- pe dal romanzo Morte di Artù di Thomas Ma- poema scritto al tempo delle Crociate (summa timare con la violenza, anche la più estrema, il lory ( Inghilterra, 1409-1471), la peste è un ele- di Dark Ages) tra il 1175 e il 1190, e La spada nel- suo essere re. mento narrativo di forte importanza. La terra la roccia, cartone animato Disney diretto nel Ero un clericus vagans, nemmeno trentenne, e muore. Il paesaggio si fa più selvaggio e cupo, 1963 da Wolfgang Reitherman. Perceval, scu- confesso che alla sequenza del ragazzo-re che i colori lividi come nei quadri dei fiamminghi diero nominato cavaliere per necessità nel innalza la spada in segno di giusto comando – Bruegel e Bosch, è attraversato da torme di cammino del Graal e Artù che prima di essere è un predestinato – avrei voluto immedesi- riconosciuto come re è stato Semola, un ra- marmi in Artù, intensamente interpretato da gazzino un poco imbranato, però di infinito Nigel Terry. Così come è convincente Nicol candore. Entrambi, Perceval e Semola sono Williamson che fa Merlino e di fortissimo fa- puri di cuore. scino Ginevra resa da Cherie Lunghi. Pure se, L’opera di Chrétien e il film Disney contengo- come regina Ginevra, non ce ne sarà mai una no un elemento narrativo e una poetica che di ineffabile grazia, un incanto, come Laura non sono solamente fatto letterario o diverti- Duke Condominas del film di Bresson. mento culturale. Dicono che solo mani pure, Quella Ginevra l’avevo cantata nei nostri tem- di un cavaliere valoroso, potranno prendere il pi bui della nostra barbarie, fabbriche fallite e Graal e una volta ritrovato riportarlo a Came- riaccendersi di faide, quando come clerici va- lot perché la terra possa rifiorire. Anche in gantes di paese intonavamo Carmina Burana Excalibur è Parsifal a compiere l’impresa. Ma in notti di freddo e d’astragore. Quei Carmina molti altri indizi e interferenze nel Ciclo breto- Burana di paese molto somigliavano a quelli ne allargato nello spazio e nel tempo dicono musicati da Carl Orff e che proprio in Excali- che sarà Galaad a trovare il calice che contiene bur alternano altri pezzi che Trevor Jones il sangue del Crocifisso, Salvatore dell’umani- prende da Parsifal, Tristano e Isotta e Marcia fu- tà, raccolto ai piedi della croce da Giuseppe nebre di Sigfrido, tutti di Wagner. Negli annali d’Arimatea. della storia del cinema c’è scritto che proprio Sintomatico che su questa vicenda che sta nel grazie al film di Boorman i Carmina Burana di cuore e nella mente di buona parte dell’uma- Orff ottengono universale fama. Re Artù (Nigel Terry ) in “Excalibur” è un film del (1981) nità, almeno quella di cultura occidentale, ci Dopo quella prima nella Riviera Ligure ho visto di John Boorman segue a pag. successiva 20 [email protected]

segue da pag. precedente siano a parte le avventure di Indiana Jones (In- Quo Vadis, Baby? di Gabriele Salvatores diana Jones e l’ultima Crociata, diretto da Steven (2005) Spielberg nel 1989) due fattori che mettono in- sieme finzione, in tempi bui, e dolorosa realtà, Cast: Angela Baraldi, Claudia Zanella, Gigio Alberti, Elio Germano, Andrea Renzi in tempo di guerra. La finzione della scalata di un grattacielo di Nel 2005 Gabriele Sal- loro vita. Una vicenda cupa, contrassegnata New York per prendere il Graal a opera del dj vatores , uno dei mag- da colori monocromatici e scarsa luminosi- Jeff Bridges sta nel film folle e visionario come giori registi del nostro tà. La trovata maggiore in questo giallo, quasi i suoi protagonisti: La leggenda del pescatore (The firmamento cinema- da camera, basato com’è sui sentimenti, è che Fisher King, 1991) di Terry Gilliam. Forse solo tografico, diresse Quo poi alla fine sembra lasciare allo spettatore di uno come Robin Williams avrebbe potuto in- Vadis, Baby?, un film dare una propria conclusione alla storia. Il film terpretare il professore reso pazzo, adesso bar- tratto da una romanzo sembra più tendere a colpire lo spettatore bone sotto un ponte di Brooklyn dopo che la di Grazia Verasani, un usando vari mezzi di comunicazione di im- moglie è stata uccisa in una strage opera di un Giuseppe Previti film che probabilmen- magini. Il film , tratto da un romanzo di Gra- pazzo psicopatico. Quanto presagio in questo te risentiva di un’atmosfera particolare che si zia Verasani che nel 2004 aveva avuto un certo film per le Twin Towers che cadranno l’11 set- respirava a quei tempi, quando andava di successo, fu girato in digitale ad alta defini- tembre di 10 anni dopo. gran moda il “ maestro del brivido”. Si raccon- zione. Con un discreto cast di attori, dove la La realtà sta nel fatto che Sir Galahad era una ta la storia di una investigatrice privata, sui nave della marina britannica affondata nel quaranta anni, non particolarmente bella, 1982 nella guerra per le Falkland/Malvinas. una vita solitaria, qualche concessione di Il finale di Excalibur è ancora una volta premo- troppo all’alcol. Un giorno riceve un pacco nitore. Ritrovato il Graal da parte di Parsifal, contenente numerose videocassette, fatto- Artù e i pochi cavalieri rimasti escono da Ca- le pervenire da Aldo, il confidente di sua so- melot per la battaglia finale contro le schiere di rella maggiore Alda, suicidatasi sedici anni Mordred, molto più numerose. Artù chiede a prima. Quelle cassette fanno rivivere a Merlino di far uscire nebbia di modo che Mor- Giorgia Contini, l’investigatrice, una serie dred creda che i cavalieri che gli vengono con- di sensazioni e di ricordi che considerava tro siano molto più numerosi. ormai rimossi da tempo. In queste cassette Nello scontro decisivo, nel cuore della batta- Alda si confida sui suoi sogni e sulle sue glia nel sangue e nel fango arriva Lancillotto, aspirazioni, pur se appare subito evidente rinsavito dalla follia che fu amoroso prima di una certa adattabilità a vivere alla giorna- essere quella di un pazzo ossessionato dal ma- ta. Giorgia lavora presso l’agenzia investi- le compiuto, a fare strage dei nemici. Infine gativa del padre, un uomo scostante e che solo Parsifal si salva. Mentre il corpo di Artù certamente non si è mai preoccupato molto viene potato via dalle ninfe benigne, la terra ri- delle figlie. Alda si incontra con Andrea, un torna a essere posseduta dalla tenebra. Il film docente di non grande attrattiva, che molto finisce come era iniziato, nel buio. peso ha avuto nella vita della sorella. Ma Anche noi siamo qui, ancora nelle Dark Ages. principalmente in questa indagine che non Alla ripresa della peste torna in mente quando riguarda un cliente dell’agenzia ma la “Fa- fummo clerici vagantes in altri tempi bui e cre- miglia Contini” Alda riceve un grande aiu- devamo davvero, noi del Goya y Lucientes, così to da un commissario di polizia che appare ci chiamavano, che infine anche noi saremmo il più “ umano” dei personaggi che anima- usciti dalla barbarie: come avviene in Excali- no la vicenda. Salvatores nobilita la realiz- bur, quando Artù, prima della battaglia va a zazione ricordando un mostro sacro del ci- trovare Ginevra chiusa in convento e ne com- nema, Fritz Lang, di cui riprende le sequenze parte principale era stata affidata alla cantan- prende la passione così come Ginevra com- finali diM-il Mostro di Dusseldorf, una storia in te bolognese Angela Baraldi, che aveva anche prende le ragioni di Artù. cui un maniaco violenta e uccide numerose dei trascorsi teatrali. Salvatores ha realizzato Così non è stato. Così non è. bambine senza mai lasciare traccia. Tornando un film ai limiti del manierismo e per la pri- «Ero quasi sempre ebbro. Sul finire del mio in- alla nostra pellicola è evidente il riferimen- ma volta era ricorso nei suoi film a un perso- sostenibile mestiere di prete ero andato a in- to alle violenze sui bambini e allo scarso rap- naggio di donna quale protagonista assolu- contrare l’ombra dello zoppo Iskurikore Kita- porto con i genitori. Ed infatti molti dei pro- ta. Detto già del riferimento a M di Lang, tra nu, dopo i fatti del G8, a ridosso dell’11 blemi delle sorelle Contini derivavano da le altre curiosità del film il titolo, tratto da settembre che caddero le Twin Towers. Erano un’infanzia dove violenza e scarso affetto e una frase pronunciata da Marlon Brando in venuti a dirmi che uno zoppo, un’ombra arma- inutile autoritarismo avevano segnato la Ultimo tango a Parigi, e le musiche dovute a un ta di lancia, risaliva il Tirso. Sembrava essere “certo” Ezio Bosso. Una uscito dalle schiere di Mordred, come il cava- pellicola che abbiamo rivi- liere di fuoco che ossessiona Robin Williams sto con una certa curiosità, della Leggenda del re pescatore. Seminava di anche perché era stata ac- morte il cammino». compagnata da critiche con- La speranza del tempo bambino di Perceval e trastanti. Certamente è un di Galaad, pure di Semola, è difficile in questo film che ha una sua elegan- nostro Medioevo. za, va quasi oltre il genere, Natalino Piras i toni malinconici ne fanno un thriller alla francese, L’autore legge il suo “Istefane Dorveni” . Un romanzo breve insomma da vedere. in 13 puntate,su DdCR | Diari di Cineclub Radio, un ro- manzo d’autore in uno spazio di un podcast . Per ascoltar- lo: https://bit.ly/2YEmrjr Giuseppe Previti 21 n. 88

I dimenticati # 69 Arthur O’Connell Sono centinaia i carat- può modificarti o tagliarti fuori. Gli attori suo grande talento. teristi di vaglia negli ol- hanno bisogno del palcoscenico per il ringio- Apparve col suo nome solo in due degli otto tre cent’anni di storia vanimento delle loro capacità e del loro baga- film usciti nel ’42 a cui prese parte; erano di- del cinema hollywoo- glio tecnico». retti entrambi da Jean Yarbrough: il polizie- diano: il personaggio Sempre nel 1938, non accreditato, esordì da- sco Man from Headquarters e l’avventuroso Law che propongo oggi è vanti alla macchina da presa, nella parte d’uno of the Jungle, nel secondo dei quali ebbe final- stato uno dei più bravi studente nella commedia Freshman Year di mente una parte di discreto rilievo. Quando e simpatici nei decen- Frank McDonald, e l’anno dopo, col suo nome, per la seconda guerra mondiale venne arruo- ni tra i Quaranta e i fu Lefty in Murder in Soho di Norman Lee, un lato nell’esercito, Arthur trovò il modo d’alle- Virgilio Zanolla Settanta, con all’attivo thriller di produzione britannica. Nel ’40 Ar- stire commedie e riviste per i commilitoni, un’ottantina di film, e si è segnalato altresì in thur prese parte a ben sette film, senz’essere dove si esibì come attore: ad una di esse, palcoscenico e in televisione: Arthur O’Con- mai accreditato: tre drammatici, due musical, nell’estate ’42, presenziarono l’allora presi- nell. Nato a Manhattan, New York, il 29 marzo una commedia e uno di genere avventuroso, a dente Franklyn Delano Roosevelt e la regina 1908, Arthur Joseph O’Connell era l’ultimo dei testimoniare la sua duttilità d’attore. Guglielmina d’Olanda. quattro figli di due immigrati irlandesi,- Mi Non venne accreditato anche nei due film a A guerra finita, una temporanea disassuefa- chael, un cameriere d’albergo, e Julia Byrne, cui partecipò nel ’41, il primo dei quali fu la se- zione lo tenne per quasi tre anni lontano dal casalinga, dopo William, Kathleen e Juliette. I conda versione del drammatico Lucky Devils, cinema, ma molto attivo nel teatro: dove nella suoi genitori morirono entrambi in giovane stagione 1948-49 intraprese una tournée con età: il padre a soli trentasei anni, nel 1910, la Margaret Webster Shakespeare Company quando Arthur era ancora infante, e la madre interpretando i ruoli di Polonio nell’Amleto e quarantaquattrenne, nel ’20, quand’egli aveva di Banquo in Macbeth. Prese poi parte a com- dodici anni; di conseguenza, furono i fratelli a medie e drammi come How Long Till Summer occuparsi di lui finché fu in epoca scolare. di Sarett ed Herbert Rudley (’49), Child of the Dopo gli studi compiuti alla St. John’s High Morning di Clare Boothe Luce (’51), e Anna School and College di Brooklyn, attratto dalla Christie di Eugene O’Neill (’52), affermandosi recitazione e con la fortuna di abitare a pochi come uno dei migliori interpreti degli spetta- passi dai più importanti teatri americani, Ar- coli di Broadway. thur iniziò a proporsi come attore. Esordì in Tornò davanti alla macchina da presa nel ’48, palcoscenico nel 1929, a ventun anni, con una lavorando in sette film: nel poliziescoOpen Se- particina nella commedia The Patsy di Barry cret di John Reinhardt, e nella commedia La Conners, di cui l’anno prima il regista King contessa di Monte Cristo (The Countess of Mon- Vidor aveva realizzato una versione cinema- te Cristo) di Frederick de Cordova apparve col tografica interpretata da Marion Davies. Fu suo nome ed ebbe qualche rilievo; nel bellissi- quindi nel cast di Any Family, primo d’una di- mo thriller La città nuda (The Naked City) di screta serie di vaudeville nei quali sarebbe ap- Jules Dassin, dove fu il sergente Shaeffer; nel- parso, partecipando anche a tournées di spet- la commedia sentimentale Lo stato dell’Unione tacoli imperniati sull’attore Bert Lahr, uno dei (State of the Union) di Frank Capra; nel ro- maghi dell’umorismo e del burlesque. Facen- firmata da Lew Landers; senza dire della sua mantico La lunga attesa (Homecoming) di dosi lentamente strada, nel ’38, a Londra, im- presenza in un paio di cortometraggi RKO del Mervyn Le Roy; nella commedia fantastica Il personò Pepper White, il protagonista di Gol- comico australiano Leon Errol, nella parte del bacio di Venere (One Touch of Venus) di Wil- den Boy di Clifford Odets, riprendendo il ruolo cognato di quest’ultimo. Intanto, era entrato liam Seiter; e nel noir Le forze del male (Force of interpretato con successo da Harry Brat- nella compagnia del Mercury Theatre, diretto Evil) di Abraham Polonsky; ma quasi sempre sburg, e che l’anno dopo il regista Rouben Ma- dal giovanissimo e geniale Orson Welles; que- rimediò solo modesti ruoli. Benché conside- moulian avrebbe portato sullo schermo nell’o- sti, che lo stimava, gli assegnò il piccolo ruolo rato un ottimo professionista, l’attore non era monimo film con William Holden, Barbara d’un reporter nelle scene finali del suo capola- ancora riuscito a imporre la sua caratteristica Stanwyck e Adolphe Menjou. Arthur, che sa- voro, Quarto potere (Citizen Kane), che viene fisionomia; gli accadde lo stesso anche nell’u- rebbe tornato a vestire i panni del personag- considerato da molti il migliore film america- nico film girato nel ’50, il poliziesco sentimen- gio più di dieci anni dopo a Broadway, diceva no di sempre: per un paradosso, Arthur si tro- tale Love That Brute di Alexander Hall, che fu del teatro: «Il palcoscenico è vitale per un atto- vò così ad entrare nella storia del cinema pri- l’ultimo in cui non venne accreditato. re. Sul palco, una performance è tutta tua, nessuno ma ancora di aver fornito prove esaustive del Negli anni Cinquanta, anche se non apparve segue a pag. successiva

Arthur O’Connell con Gary Cooper e Julie London Arthur O’Connell con Natalie Wood, Jack Lemmon e Arthur O’Connell, Walther Matthau e Julie London “Gli “Dove la terra scotta” (1958) Marisa Pavan (Hollywood, 18 febbraio 1956) evasi del terrore” (1958) 22 [email protected]

segue da pag. precedente ballerina Cherie (Marilyn Monroe), offrì una Viaggio in fondo al mare (Voyage to the Bottom in molte pellicole, si registrò finalmente la sua delle sue migliori interpretazioni; mentre in of the Sea; nel 1966), Lassie (nel 1967) ed altri svolta professionale. Perché dopo il dramma- Montecarlo, nei panni di un ricco industriale ancora; nelle quali l’attore fu sempre restìo a tico Il fischio a Eaton Falls (The Whistle at Ea- vedovo, giostrò alla pari coi protagonisti, Vit- impersonare personaggi fissi: lo fece solo per ton Falls, 1951) di Robert Siodmark, Arthur ri- torio De Sica e Marlène Dietrich. The Second Hundred Years (’67-68), non potendo prese a recitare in teatro, e riscosse un L’anno seguente, fu il Col. Rousch nella com- dire di no al lauto compenso che gli avevano grandissimo successo a Broadway nel ruolo del media Off Limits - Proibito ai militari (Opera- offerto; ma fece anche ‘ospitate’ in program- tranquillo negoziante Howard Bevans, un tion Mad Ball) di Quine, il protagonista Solo- mi di successo, come “The Jimmy Stewart personaggio del dramma Picnic di William In- mon Baumgarden nel poliziesco The Violators Show” e “The Perry Mason Show”, sempre gra- ge, premio Pulitzer 1953 per la drammaturgia, di John Newland, e lo zio Jed Bruce nel musi- ditissimo agli spettatori. andato in scena per la prima volta il 19 febbra- cal Il sole nel cuore (April Love) di Henry Levin. Intanto nel ’62, alla bell’età di cinquantaquat- io ’53 al Music Box Theatre di New York, con Nel ’58 apparve nel drammatico Gli evasi del tro anni, lo scapolissimo Arthur era capitolato un seguito di ben 477 repliche. Stavolta il cine- terrore (Voice in the Mirror) di Henry Keller e davanti all’amore, prendendo in moglie la ma non poteva non accorgersi di lui, e infatti, nel western Dove la terra scotta (Man of the quarantaquattrenne Ann Hall Dunlop di Wa- quando nel ’55 il regista Joshua Logan decise West) di Anthony Mann, dove interpretò au- shington (nata Ann Byrd Hall; 1917-2000), ve- di trasporre quel dramma in un film, Arthur torevolmente il baro Sam Beasley. Nel ’59 la- dova del magnate William Laird Dunlop III; fu l’unico interprete della versione teatrale vorò nella commedia I cavalloni (Gidget) di Paul ma la loro unione non funzionò e nel dicem- (tra i quali, nella parte di Alan Seymour, c’era Wendkos, nell’acclamatissimo giallo Anatomia bre ’72 essi divorziarono a Los Angeles. L’atto- anche Paul Newman) a venire riproposto nel- di un omicidio (Anatomy of a Murder) di Otto re era molto amato dai soldati americani feriti la versione filmica, che mantenne il titolo ori- Preminger (dove il ruolo dell’alcolizzato ex in Vietnam: viaggiando da un emisfero all’al- ginale. Accanto a colleghi quali William Holden, giudice McCarthy gli valse la seconda nomi- tro, visitava spesso gli ospedali da campo per Kim Novak, Rosalind Russell, Susan Strasberg, nation all’Oscar quale miglior attore non pro- parlare coi ricoverati: e, animo gentile, chiede- Cliff Robertson e Betty Field, il nostro dette il me- tagonista), nelle commedie Sei colpi in canna va ai degenti se, una volta tornato negli Stati glio di sé; e l’ottimo esito del Picnic cinematografi- (Hound-Dog Man) di Don Siegel e Operazione sot- Uniti, volevano che chiamasse le loro famiglie, co è testimoniato dai riscontri del botteghino e toveste (Operation Petticoat) di Blake Edwards. segnandosi con pazienza i loro nomi, indirizzi dai riconoscimenti che esso ottenne l’anno suc- Nel ’60 fu Tom Wyatt nel western Cimarron di di casa, numeri di telefono e messaggi, e non cessivo: premio Oscar alla migliore scenografia e Anthony Mann. appena tornato in patria chiamava personal- al miglior montaggio, candidature quale miglior Gli anni Sessanta consolidarono notevolmen- mente ai loro parenti, meritandosi tante bene- film, migliore regia, miglior colonna sonora e mi- te la sua fama d’attore. Egli prese parte a ven- dizioni. glior attore non protagonista (proprio il Nostro), titré film, tra i quali opere di grande successo Al principo degli anni Settanta, Arthur appar- Golden Globe a Logan quale miglior regista. Alto come le commedie Angeli con la pistola ve in altri sette film, tra i quali il catastrofico 1.78 centimetri, con baffi e capelli corti, Arthur (Pocketful of Miracles, id.), che fu l’ultimo L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adven- aveva un volto dai lineamenti regolari illuminato film di Capra, con attori del calibro di Bette ture; ’72) di Ronald Neame, dove fu il cappella- dagl’intensi occhi azzurri; l’aspetto da persona Davis, Glenn Ford, Hope Lange, , no John, e il musical Huckleberry Finn (’73) di educata, cauta e controllata, gli conferiva una fi- Edward Everett Horton e Thomas Mitchell, e John Lee Thompson, vestendo i panni del co- sionomia rassicurante e al tempo stesso un po’ con l’esordiente Ann-Margret, e La grande cor- lonnello Grangerford. L’ultimo film a cui pre- malinconica, che presto divenne il suo artistico sa (The Great Race; ’65) di Edwards, con Tony se parte fu, nel ’75, The Hiding Place di James ‘marchio di fabbrica’. Curtis, Natalie Wood e Jack Lemmon. Nel Collier, evocazione della storia vera di una fa- Il ’56 fu per lui un anno d’oro: vestì i panni di drammatico Le 7 facce del Dr. Lao (7 Faces of Dr. miglia ebrea perseguitata dai nazisti durante Gordon Walker nel drammatico L’uomo dal ve- Lao; ’64) di George Pal, - un piccolo capolavoro la seconda guerra mondiale: Arthur imper- stito grigio (The Man in the Gray Flannel Suit) di fantasia onirica, oggi un film cult - fu Clint sonò la nobile figura di un orologiaio che la di Nunnally Johnson, di Jim Dexter nel we- Stark, l’idealistico antagonista del protagoni- nascose salvandola dall’Olocausto. Poco dopo, stern La grande sfida (The Proud Ones) di Ro- sta Dr. Lao (Tony Randall). Interpretò inoltre problemi di salute lo costrinsero ad alleggeri- bert Webb, di Mark Jenkins in Una Cadillac per due volte il ruolo di padre di Elvis Presley re notevolmente i suoi impegni professionali: tutta d’oro (The Solid Gold Cadillac) di Richard nei musicarelli Lo sceriffo scalzo (Follow That sicché si limitò ad apparire come testimonial Quine, di Virgil Blessing in Fermata d’autobus Dream; ’62) di Gordon Douglas e Il monte di in alcuni spot pubblicitari. Colpito dal morbo (Bus Stop) di Logan, e di Homer Hinkley in Venere (Kissin’ Cousins; ’64) di Gene Nelson. di Alzheimer, si spense in California, al Cine- Montecarlo (The Monte Carlo Story) di Samuel Ma quel decennio vide anche la sua partecipa- ma & Television Country Home di Woodland Taylor: quest’ultime tre, commedie sentimen- zione a episodi di alcune fortunate serie tele- Hills, il 18 maggio 1981, all’età di settantratré tali. Tutte opere di qualità, a partire da Ferma- visive, che ampliarono ulteriormente la sua anni, un mese e diciannove giorni; la sua sal- ta d’autobus, dov’egli, nel ruolo del maturo mi- popolarità: come Bonanza (1959-73), Empire ma riposa nella tomba di famiglia al Calvary gliore amico del protagonista ‘Bo’ Ducker (Don (1962-63), Il fuggiasco (The Fugitive; 1963-67), Cemetery di New York. Murray), che è innamorato della cantante e La grande vallata (The Big Valley, 1965-69), Virgilio Zanolla

Arthur O’Connell e James Stewart “Anatomia di un Arthur O’Connell e Marilyn Monroe “Fermata d’autobus” omicidio” (1959) (1956) Arthur O’Connell e Mary La Roche “I cavalloni” (1959) 23 n. 88 La forza della ribellione prima di un impero. Il Primo Re Quando si pensa al elementi come violenza, malattia, superstizione mito di Romolo e Re- e bestialità sono ovunque in un tempo che è mo si entra in una ter- all’alba della sua trasformazione. ra di mezzo tra storia Siamo in un mondo dove gli uomini non par- e leggenda. Inevitabil- lavano italiano, non parlano latino, ma si mente ognuno di noi esprimono attraverso una lingua arcaica, pro- Stefano Pavan porta nel suo bagaglio to-latina, che i ricercatori/semiologi dell’uni- le narrazioni bambine delle prime lezioni di versità della Sapienza, con grande accuratez- storia. Pezzi e flash di scene immaginate dei za, hanno saputo costruire per il film. due fratelli che hanno segnato il tempo dive- Nell’epoca, dell’età del ferro, le scene si muo- nendo, con la lupa, i simboli della città eterna. vono tra fitti boschi, paludi, belve affamate, Matteo Rovere con il filmIl Primo re ci catapul- sabbie mobili e gli scontri sono, prima che fi- ta in un’ambientazione animalesca e realisti- sici, negli occhi guizzanti dei personaggi dove ca, in un mondo primitivo e crudele lontano da il rosso del sangue e dello sgomento si mi- qualsiasi enfatizzazione mitica o fantastica. schia con la melma. Non si assiste alla rappresentazione della tra- Il film non può lasciare indifferenti perché dizione, ma ci si trova davanti a due ragazzi coinvolge e regala arte in tutte le sue forme in che cercano di sopravvivere oltre le avversità una miscela dove storia, psicologia, senso del loro tempo. Nessun ammiccamento alla umano e dimensione epica si intrecciano ma- spettacolarizzazione con effetti speciali o bi- gistralmente. cipiti lucidi, niente di tutto questo. Alessio Borghi interpreta il personaggio di Si inizia tra le acque del Tevere esondato dove Remo con una capacità impressionante e ma- due giovani uomini mettono tutte le loro di- gnetica che cattura nella forte espressività dei sperate energie per salvarsi reciprocamente e suoi sguardi. Già abituati a vederlo, in tutta la cercare un posto migliore dove esistere. sua bravura, nei panni di Stefano Cucchi (Sul- La preparazione al film è stata accurata, Ludo- Romolo (Alessio Lapice) e Remo (Alessandro la mia pelle) in questo film Borghi, nei suoi si- vico Micara, giovane e promettente attore, Borghi) sono due fuggitivi contro la furia del- lenzi, esprime tutto il suo potente talento che che nella pellicola interpreta Aulo, ci racconta la natura. Due esseri che si ribellano ai violen- indiscutibilmente lo pone come uno dei più dei suoi intensi allenamenti con la lancia e ti rituali delle tradizioni del popolo di Alba bravi attori italiani. quanto Matteo Rovere abbia saputo cesellare i Longa. Rovere non accenna alle discendenze Il rapporto tra i due fratelli ci conduce verso minimi dettagli seguendo con meticolosa at- divine, ma ci pone davanti un ambiente dove una tragedia Shakespeariana con un bravo tenzione ogni aspetto dell’opera e assumen- si scappa dalla morte e insieme ad altri schiavi, si Alessio Lapice che interpreta un Romolo in- dosi sempre, con poche parole e gesti precisi, cerca una terra dove costruire una vita da vivere. troverso, delicato, pio che si contrappone al i rischi e le responsabilità di ogni scelta. Una storia arcaica di una contemporaneità Remo incapace di soffrire e provare quell’em- Il risultato del film è una dimostrazione che disarmante. patia necessaria a condurre un gruppo di quando con tenacia si vuole uscire dai banali e Due ragazzi contro, due giovani che non hanno schiavi verso la costruzione di un popolo. La scontati cliché si può giungere a risultati di nulla degli eroi della narrazione antica. Romolo mancanza di empatia determina l’incapacità grandissima qualità lontani anni luce dalla e Remo sono immersi in un silenzio assordante di provare la pietas necessaria per divenire un spazzatura insulsa e preconfezionata per i tra carne pulsante, ricerca, sangue e fango. grande re. botteghini. Per questo penso che Il Primo Re, Il coraggioso e meticoloso Rovere ci dona una Un’ottima sceneggiatura redatta da Rovere, grazie ad una produzione coraggiosa ed am- pellicola di grande pregio e sicuramente uni- Gravino e Manieri si mescola armonicamente biziosa, sia uno tra i rari film italiani, dell’ulti- ca nello scenario italiano. con la colonna sonora di Andrea Farri e con la mo decennio, dove bellezza, eccellenza e ta- Si respirano le positive ispirazioni di opere scenografia di Tonino Zera impreziosita da lento si amalgamano coerentemente dando come Noah, di Darren Aronofsky, The Passion o Daniele Ciprì che, con una direzione fotogra- vita ad un eccellente risultato artistico. Apocalypto di Gibson. Il film è perfettamente fica, ci regala intense luci naturali come nel Un film/opera da vedere. Buona visione. costruito rispettando l’aderenza storica dove film The Revenant di Alejandro Iñárritu, Stefano Pavan

24 [email protected] Neiva e Il vizio della speranza – Lo spazio della sofferenza Si ha spesso un bel di- re del cinema italiano. Ma tra mille difficoltà produttive e una ge- netica carenza di de- naro (a volte, ma non sempre, anche di idee) resta un cinema viva- ce e da non disprezza- re. Alcune buone prove di autori italiani, dopo Tonino De Pace anni davvero bui, sanno trovare anche l’apprezzamento all’estero e nelle maggiori competizioni internazionali. Certo, siamo lontani da quell’epoca d’oro che tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80 dello scorso secolo ha re- so illustre il nostro cinema che era, a ragione, uno dei riconosciuti capofila nel mondo. Quell’epoca non esiste più ed è inutile fare i paragoni. D’altra parte, in questi anni, vi è stato un progressivo livellamento verso il bas- so di tutte le produzioni europee e d’oltreoce- ano ed enfatizzando i già pompati clamori si è sempre all’affannosa ricerca di “capolavori” e grandi autori, che spesso di grande hanno po- le storie che i due film raccontano ci dicono napoletano. Il contesto dentro il quale si muo- co se paragonati ai veri geni di quel passato. qualcosa di più e qualcosa di diverso rispetto vono i personaggi è anche il perimetro dentro Ciò detto l’Italia non se la passa poi così male. ad una lettura semplicemente e anche sempli- il quale le due protagoniste vivono le proprie Soprattutto quando il cinema diventa que- cisticamente narratologica. angosce, radicano le proprie paure, mostran- stione globale e interpretativa di una condi- Provando a raccontare in poche parole le tra- do al mondo le ferite personali. È per questa zione, quando sa essere catalizzatore di un me diremo che Nevia è la storia di una adole- ragione che quello spazio di sofferenza diven- sentire complessivo e offrire allo spettatore ta il paesaggio che abitano e per converso, la uno sguardo diverso sul mondo, quando sa sofferenza è determinata ed è determinabile essere complesso e strutturato con una resa esclusivamente in virtù dei luoghi. Neiva e Il formale anche pregevole. Nel cinema italiano vizio della speranza, sembrano circoscrivere il a volte questo lo si ritrova e soprattutto tra le territorio dentro il quale esclusivamente ma- pieghe di quella produzione di maggiore ri- tura e cresce la sofferenza fino al culmine del- chiamo, dentro la quale, all’ombra dei botte- la sopportabilità. Un dolore che può trovare ghini, proliferano delle produzioni, che se sollievo solo superando il confine di quei luo- non possiedono la forza per bucare gli scher- ghi, infrangendo la regola antica del non c’è mi, hanno però la capacità di raccontare non nessun posto come casa propria. La ribellione è la solo un paese nascosto, ma soprattutto di or- fuga e prelude all’abbandono dello spazio ganizzare il racconto dentro precise e non ba- dentro il quale si vive e si moltiplica il dolore, nali coordinate, dentro architetture ragionate scente che prova a ribellarsi, come sa e come l’abbandono e la solitudine. Come racconta e che sanno restituire il piacere di una non co- può all’ambiente camorristico dentro il quale Terence Davies nel suo Of time and the city, che mune complessità, di una non comune capa- è cresciuta e continua a crescere; Il vizio della in definitiva e in forma elegiaca ragiona su cità di lettura di una condizione. speranza è la storia di Maria che fa parte di una questi stessi temi, e dice: Ora sono alieno nella Due film passati nella scorsa stagione di due organizzazione che fa traffico di adozioni, la mia stessa terra. …Amiamo il luogo che odiamo, poi giovani autori italiani possiedono caratteri e sua inattesa gravidanza muta la prospettiva odiamo il luogo che amiamo, lasciamo il luogo che profili comuni nel delineare il perimetro del suo sguardo su quella ignobile attività. amiamo. Poi, passiamo una vita intera a tentare di dell’azione dei personaggi e della storia. Ca- Entrambi i film fanno muovere i personaggi riconquistarlo. …Non cesseremo mai di esplorare, e ratteristiche comuni che si manifestano con in un perimetro consueto, domestico e cono- la fine di tutto il nostro esplorare sarà giungere da un rilievo non trascurabile e il cui profondo sciuto che quindi resta immutabile, nel quale dove siamo partiti e conoscere il posto per la prima senso e l’efficacia che rivelano, rende apprez- identici restano anche i percorsi. Nevia alle volta. Quando l’ultima terra da scoprire è quella del zabile lo sforzo costruttivo, facendoci cogliere prese con la sorella più piccola che prova a sal- nostro principio. l’essenza di un cinema che utilizza le sue car- vare dalla corruzione che la circonda, si rifu- I personaggi dei due film si muovono in que- te, i temi di un racconto che non si ferma alla gia dalla zia, conosce i passaggi e le strade per sto spazio di sofferenza umana che segna non accumulazione di eventi, provando ad espri- evitare i malavitosi, per non mescolarsi con solo le loro vite, ma si fa preciso marchio per mere altro, magari, come accade in queste loro. Nel film di Edoardo De Angelis questa un meridione che assume l’aspetto di luogo di due storie la messa in scena del disagio che di- caratteristica è ancora più marcata. Tutto il afflizione dentro il quale si sviluppano i germi venta, nello scenario che condiziona lo sviluppo, film si svolge sulle rive di un canale, una spe- di una maledizione antica e senza soluzione. anche requisito di una consolidata infelicità. cie di Stige infernale nel quale si traghettano Con questa consapevolezza il cinema, non so- Nevia di Nunzia De Stefano, in Orizzonti alla anime e si perpetuano crimini e altrettanto lo i due film più volte citati, non può che am- Mostra di Venezia del 2019 e Il vizio della spe- forte è l’ambientazione di contorno, una spe- bientare queste storie dentro questi ambienti, ranza di Edoardo De Angelis, appartengono a que- cie di villaggio sperduto, lontano da ogni con- questi territori, dentro quello spazio che de- sto cinema che concorre a consolidare quelle carat- tingenza urbana e da ogni regola sociale. termina esplicitamente e quasi come figura- teristiche nelle quali si riconosce la qualità del I due film sono entrambi ambientati nel vasto e zione iconica la loro vita infelice. Così lo spazio, nostro patrimonio cinematografico. Al contempo inesplorato entroterra meridionale, campano, segue a pag. successiva 25 n. 88

segue da pag. precedente Teatro il luogo diventa componente essenziale per definire i contorni di una condizione dell’esi- stenza, laddove non possa supportare una Il teatro d’inchiesta di Giuliana Musso condizione differente, qualcosa che assomigli Dentro (Una storia vera se a che fare con il valore e il senso della cono- alla felicità. È un cinema che non si limita a volete) è l’ultima tappa scenza del vero». La grande scommessa di uno raccontare una storia, ma guardando vicino, del percorso veramente spettacolo - verità come questo è proprio unico nel teatro italiano quanto il singolo spettatore sia disposto a far- di drammaturgia d’in- si coinvolgere in prima persona da una storia chiesta di cui è artefice e che non può lasciare indifferenti. «Ma è un di- protagonista nella veste scorso che riguarda personalmente anche me di autrice, regista e in- che curo drammaturgia e regia dello spettaco- terprete Giuliana Mus- lo, di cui pure sono una delle interpreti – con- so. Per lo studio e l’ap- tinua Musso – Debbo riconoscere che, tanto è Giuseppe Barbanti profondimento da cui è impellente in me l’esigenza di un effettivo ac- caratterizzato il teatro di Giuliana Musso pro- certamento della verità, in Dentro (Una storia cede nella fase iniziale in maniera non molto vera se volete) per la prima volta nella mia car- dissimile dal giornalismo d’inchiesta. L’origi- riera sono me stessa in palcoscenico, mi met- nalità del suo approccio sta proprio nel riusci- to in discussione prima che come interprete sa guardare lontano, offre una propria versio- re a dar spazio nelle pieghe dell’indagine alla come persona». E’, quindi, tutt’altro che ca- ne e visione del mondo, un proprio universo poesia e talora (non è il caso di questo spetta- suale la battuta di Musso con cui si apre lo esaustivamente autosufficiente, un corpo, un colo) anche alla comicità. Tanti i temi affron- spettacolo. «Ho cinquant’anni, vivo a Udine: organismo, un sistema di strutture impermea- tati in più di quindici anni di attività: dalla tri- io sono io, non sono un personaggio teatrale». bili alla contaminazione dall’esterno. logia sui “fondamentali” della vita, nascita, Ma l’autrice facendo di questa storia tristissi- Scorrendo la recente produzione, quella che è sesso e morte rispettivamente in Nati in casa, ma e privata una vicenda condivisa dal vivo ancora in sala si verifica il ripetersi di questa Sexmachine e Tanti saluti, all’impegnativo componente narrativa: Assandira di Salvatore viaggio nella distruttività del sistema pa- Mereu circoscrive il maturarsi del dramma nel triarcale con La città ha fondamenta sopra un chiuso di una masseria, in Le sorelle Macaluso di misfatto, dalla vita e formazione nei semi- Emma Dante è la casa il luogo in cui si consu- nari prima del Concilio (“La Fabbrica dei mano negli anni le sofferenze, una casa di un preti”) alla guerra contemporanea nelle vo- quartiere popolare di Palermo e sarebbero ci di madri di militari caduti in Afghani- molti gli altri esempi possibili. stan (“Mio eroe”). «Dopo La scimmia testo È dentro confini definiti, dunque, che il recen- originale ispirato al protagonista del rac- te cinema italiano racconta le sofferenze, qua- conto di Franz Kafka Una relazione per un’ac- si ad ulteriore clausura dei personaggi ed è cademia ero entrata in contatto con una si- quindi il luogo, ancora una volta e sotto una lu- gnora che mi ha raccontata la sua “storia ce se si vuole più sinistra, a diventare espres- segreta” di madre, che teme fortemente di sione di quella evidente infelicità che le storie aver scoperto nel contesto familiare la peg- ci mettono sotto gli occhi. Si tratta di caratteri- giore delle verità, la situazione di una figlia con centinaia di spettatori ad ogni messa in stiche comuni ai due film citati, probabilmente vittima di violenza sessuale protrattasi negli scena, ha sdoganato, come forse mai era acca- più manifesto nel film di De Angelis il cui lavoro anni da parte del marito-padre - spiega Gulia- duto in precedenza, i temi della violenza in- è anche diretto a caratterizzare spazialmente il na Musso – L’incontro con questa signora mi trafamiliare e soprattutto del tabù per antono- suo film, per offrire uno spazio scenico preci- ha fatto entrare in contatto con un universo masia, l’incesto. Purtroppo l’emergenza so, infernale, ma reale oggettivo e al tempo segnato da tabù e censura cui paradossalmen- sanitaria sta rendendo oltremodo difficoltosa stesso dantesco, carico di un male inevitabile e te si affianca la compassione». L’allestimento la distribuzione dello spettacolo che ha debut- soffocante. Nevia e Maria si muovono proprio nato da questi colloqui è costruito sulla con- tato nello scorso agosto a Bassano del Grappa in quell’area asfittica che delimita le loro vite, trapposizione fra la madre (Elsa Bossi), tutta (Vicenza) nella sezione bmotion di Operaesta- sempre uguale e sempre punitiva per le loro tesa a far emergere, con i toni incalzanti di te Festival Veneto per poi essere proposto a esistenze. una soffocata disperazione, la verità sui “so- settembre a Venezia nell’ambito del 48° Festi- Il tema dello spazio e della sua delimitazione spetti” abusi paterni di cui sarebbe stata vitti- val Internazionale del Teatro. Lo spettacolo in una prospettiva di racconto della sofferenza ma la figlia e il disagio e l’imbarazzo della sua sarà proposto a metà dicembre a Pergine Val- sembra dunque costituire un tema centrale interlocutrice (Giuliana Musso) che prende sugana. « Purtroppo il covid è solo una tempo- nel racconto e resta connaturato all’idea di pa- lentamente consapevolezza delle infinite dif- ranea concausa. La crisi è drammatica e di si- ralisi esistenziale, di sottomissione alla paura, ficoltà che si incontrano nel tentativo di sco- stema e, anche quando fosse superata la all’angoscia. Non è un caso che di questa spa- perchiare situazioni di violenza occultata che pandemia, in assenza di un mutamento radi- zialità si sia servito a piene mani il cinema hor- si vogliono tenere nascoste. «Spesso la violen- cale di impostazione la situazione potrebbe ror che ha utilizzato e continua a utilizzare za sessuale è un segreto che permane tutta ulteriormente peggiorare. Credo che tutti ab- questi semplici presupposti per dare un “non una vita dentro alle case, dentro agli studi dei biano presente l’immagine delle arance man- spazio d’azione” ai suoi personaggi. Lo stesso medici, degli psicoterapeuti o degli avvocati, date al macero dagli stessi coltivatori. Come succede alle nostre due protagoniste, irretite in quelle dimensioni private in cui le vittime compagnie di teatro noi siamo già quelle nello spazio della loro infelicità dal quale non ri- possono restare confinate senza venire rico- arance. Il mancato sostegno pubblico rende escono a fuggire se non con la fantasia per Ne- nosciute - prosegue Giuliana Musso – Il rap- sempre più difficoltosa la rappresentazione via e con la consapevolezza del male per Maria. porto costellato di ambiguità fra padre e figlia, dei nostri allestimenti». Dentro (Una storia vera Una riconquista di libertà perduta, e forse un cosi come viene descritto dalla madre, diviene se volete) è una produzione de La Corte Ospita- giorno, secondo le parole di Davies, troveran- occasione per ampliare l’orizzonte. A far da le. Le musiche sono di Giovanna Piazzetta, le no che l’ultima terra da scoprire è quella del lo- contraltare alla rinuncia alla verità ci sono le scene di Francesco Fassone e la direzione tec- ro principio. domande della madre il cui respiro va molto nica di Paolo Parrino. Tonino De Pace oltre la specifica vicenda nel senso che hanno Giuseppe Barbanti 26 [email protected] Appelli Festiva Il mitico Joe Falletta Lunigiana Cinema Chi lo conosce? Chi ne sa di più? Una biografia tutta da Festival ricostruire insieme. Investigatori di cinema, studiosi, Cinema, libri, ambiente e diritti umani curiosi, ricercatori. Sono attesi vostri contributi C’è questo personag- all’italiana. Un personaggio come se ne incontra- gio del cinema italiano vano tanti allora; allora tutti improvvisavano, che mi intriga da tem- si arrangiavano... po: Joe Falletta, solda- Ricordo di aver fatto con lui l’aiuto regista ed to americano e cinea- il commento per il documentario “La valle del- sta in Italia, nei vari lo zinco”, era il 1948. Si trattava di un bel docu- ruoli di regista, attore, mentario sull’espansione delle miniere di zin- produttore. Una sorta di co della Val Seriana, vicino Bergamo. Un factotum. Che immagi- documentario fatto con l’aiuto del piano Mar- Enzo Lavagnini no allegro e spavaldo. shall. La regia di questo documentario era di Vogliamo provare a ricostruirne insieme la Joe Falletta. Il festival dedicato ai cortometraggi si è svol- biografia? Con l’aiuto diDiari di Cineclub? Joe era molto disinibito e si gettava in tanti ti- to, dal 2 al 4 Ottobre scorso nella “Città Nobile Comincio io, mettendo a disposizione di tutti pi di diverse avventure. Abile, e stava davvero di Fivizzano”, un antico borgo toscano sulla quello -poco!- che di lui ho saputo fin ad ora. sempre a galla. Io poi, almeno per un po’, l’ho Via Francigena, nella provincia di Massa Car- Sono attesi contributi di tutti voi ! perso di vista... . Comunque quella con Joe Fal- rara. Così lo ricordava Antonello Falqui che colla- letta fu per me una bella esperienza; ero giu- Tra i diversi riconoscimenti assegnati borò con Joseph “Joe” Falletta in più di una cir- sto agli inizi... “. Il Premio Diari di Cineclub è andato a Ape regi- costanza: “un simpatico italo americano che Questo stesso Joe Falletta sarà poi anche atto- na di Nicola Sorcinelli faceva mille mestieri: il regista, l’attore, l’ope- re, ad esempio nella parte di Bill il pistolero, in ratore, il fotoreporter, il produttore, di tutto. Luci del varietà (1950) di Federico Fellini ed Al- Credo che fosse un soldato americano, alme- berto Lattuada. E lavorò sempre come attore no all’inizio, arrivato in Italia con le truppe anche per Rossellini ne La macchina ammazza- statunitensi. Non so se poi avesse lasciato l’e- cattivi (1952), nel ruolo di Joe, l’italo-america- sercito, o meno... . Joe Falletta era un amabile no, oltre che in altri film, per piccole parti... . “factotum”: mille mestieri e niente di preciso; Ma fece anche l’aiuto regista di Lattuada per però era simpatico per davvero. Un personag- Senza pietà (1948) ed anche per Tre passi a nord gio da film. O forse, meglio, da commedia (1950), un film realizzato da William Lee Wil- La giuria del Premio Diari di Cineclub - perio- der, il fratello di Billy Wilder, spe- dico indipendente di cultura e informazione Immagini ritrovate del nostro uomo cializzato in B movies... cinematografica, composta da Paolo Minuto, E’ ancora Antonello Falqui a ricor- docente di storia del cinema italiano; Angelo dare, a proposito di un documenta- Tantaro, direttore di Diari di Cineclub; Rober- rio sull’alluvione del Polesine: “E’ to Chiesi, critico cinematografico; dopo aver stato quando ho incontrato di nuo- visionato i 6 cortometraggi messi a disposizio- vo... il ‘mitico’ Joe Falletta. Ho scrit- ne dalla direzione artistica, si è riunita online to un copioncino con il commento nel rispetto delle disposizioni per l’emergenza per questo documentario dal titolo epidemiologica da Covid-19 e ha deciso di at- Dopo la tempesta di cui lui curò la re- tribuire il Premio Diari di Cineclub a: gia. Era un documentario sulla ter- Ape regina di Nicola Sorcinelli (2019) Italia ribile tragedia del Polesine prodot- “Il film è un amalgama delicato e coinvolgente to nel 1953 dal Comitato Civico di temi classici come la libertà, ma anche la co- Nazionale. Centinaia di morti e operazione e l’accoglienza, senza che essi di- centianaia di migliaia di persone ventino una facile enunciazione di principi ma che restarono senza un tetto e do- si incarnano nei personaggi che si muovono vettero sfollare altrove... con semplicità ma efficacia nelle sequenze ci- nematografiche ben montate.” Joe Falletta interpreta Joe in “La macchina ammazzacattivi” Enzo Lavagnini DdC

Fivizzano: Fortezza della Verrucola

Joe Falletta interpreta il simpatico Bill il pistolero in Joe Falletta tra John kitzmaier (Johnny) e Peppino De https://lunigianacinemafestival.movie.blog/ “Luci del varietà” Filippo (Checco Dal Monte) nel “Luci del varietà” Diari di Cineclub | Media partner 27 n. 88 QL Quaderni Letterari #4 Aspetti morali e patrimoniali dell’opera: il diritto d’autore Prosegue la rubrica condotta da Maria Rosaria Perilli di cultura editoriale di Diari di Cineclub per raccontare di prosa, poesia, testi teatrali, nar- rativa , saggistica. Con l’autrice, l’avv. Elisabetta Bavasso di Firenze. La rubrica è anche in audio su DdCR - Diari di Cineclub Radio | https://bit. ly/2YEmrjr

È bene sapere che, termi- definiti in gergo tecnico i compensi dovuti a nato di scrivere il nostro chi ha ceduto i diritti sulla propria opera. Sul libro, siamo già titolari di contratto le percentuali erano specificate? E i quello che viene definito tempi? Non ricordo, e piuttosto che andare a “diritto d’autore”. Esso ripescarlo in qualche cassetto, preferisco infatti nasce nel momen- chiedere all’editore». Siamo quindi un po’ fra- to stesso in cui l’opera stornati, non ricordiamo o forse, ansiosi di viene creata e tutela l’at- vedere il libro pubblicato, non abbiamo letto tività intellettuale, rico- attentamente (e bisognerebbe farlo) il con- noscendone gli aspetti tratto all’atto della firma e allora, per sciogliere Maria Rosaria Perilli non solo morali, cioè il i dubbi sul “quanto”, “quando”, sulle “royalties” diritto a ottenere un ri- e non solo, mi sono rivolta nuovamente all’av- conoscimento della propria qualità di ideato- vocato Elisabetta Bavasso, del Foro di Firenze. di copertina) ma direttamente sul proprio sito re del testo e di impedire che venga modifica- Elisabetta, quali sono le percentuali spettanti o con la vendita diretta, con incasso dell’inte- to senza preventiva approvazione, ma anche all’autore sulla vendita del libro? ro prezzo di copertina e quindi disponibilità a patrimoniali, nel senso che l’autore è libero di offrire percentuali superiori. sfruttare economicamente l’opera, in qualsiasi È previsto un termine annuo entro il quale la casa modo e forma, e quindi trarne un guadagno. In editrice deve corrispondere le royalties all’autore? merito al guadagno, da soli non possiamo fare Sì, in genere l’editore deve fornire, per con- granché, e siccome essere conosciuti e trarre tratto, i resoconti delle vendite entro la metà profitto è proprio quanto desideriamo, ci sia- dell’anno successivo a quello delle vendite. mo rivolti al miglior editore, capace di rendere L’editore in genere attende che le rese del li- il nostro manoscritto un libro vero, propo- bro (le copie invendute) siano chiare, per cal- nendoci poi la firma del contratto. Se i diritti colare le vendite effettive in modo più preciso. morali non possono essere, ovviamente, ce- Cosa può fare l’autore a cui la casa editrice non ha duti in nessun modo, noi, firmando, cediamo corrisposto, entro il termine previsto, le royalties? quelli patrimoniali connessi al diritto d’auto- Può chiedere, con raccomandata o posta cer- re, ossia autorizziamo l’editore alla pubblica- Da sx l’avv. Elisabetta Bavasso e Maria Rosaria Perilli tificata, il rispetto del contratto, contratto che zione dell’opera e alla vendita delle copie. Po- (foto di Ennio Bazzoni) dovrebbe sempre contenere i termini dei re- co tempo dopo, arriva per noi scrittori il Ci sono molte differenze in base alle tipologie soconti e dei pagamenti. Deve dare all’editore momento più bello: il libro è sui siti online, su di autori e di testi. I contratti di edizione de- un termine realistico per il rispetto dello stes- Amazon, nelle librerie, alle fiere. Tanta gente vono riconoscere un diritto d’autore che per so, specificando che in caso di mancata rispo- alle presentazioni, tanti autografi e dediche, legge è inalienabile: ciò significa che non è sta soddisfacente o corresponsione delle royal- complimenti e sorrisi. Forse anche la presen- possibile non pagare un autore nei due modi ties si riserverà il diritto a riprendere la titolarità za di un blogger, di un addetto stampa. «Guar- tradizionali: con una percentuale sulle vendi- dello sfruttamento del diritto d’autore. da che recensioni, che articolo! Hanno defini- te (eventualmente, con un anticipo sulle stes- L’editore può proporre all’autore di ricevere copie to il mio libro “originale”, “innovativo”. La mia se, che può essere incamerato dall’autore in del libro anziché denaro? scrittura “fluida, chiara e immediata”. Gesù, via definitiva al di là delle copie vendute) op- Tutto è possibile, purché la scelta sia dell’auto- non mi ero neppure accorto di essere capace pure come anticipo sulle eventuali royalties in re e non ci sia un obbligo. Anche qui, è una di “scavare dentro” con le parole, sono più base alle vendite del libro. L’anticipo non vie- transazione commerciale e la contrattazione bravo di quanto immaginassi». Magari le re- ne proposto dall’editore ad autori non parti- è libera. Essenzialmente non deve esserci una censioni sono giusto due, un mezzo trafiletto colarmente noti perché aumenta le spese sulla parte danneggiata che non riceve quanto deve. sull’ultima testata giornalistica locale, siamo prima tiratura del libro, senza certezza che La trattativa non cambia il diritto dell’autore a già al corrente del fatto che quasi tutte le re- poi quel libro faccia quindi recuperare le spe- ricevere il frutto della sua opera dell’ingegno. censioni parlano di scrittura fluida e di libri se iniziali all’editore. Le percentuali, che van- Il diritto d’autore vale anche per libri fotografici, originali, e riguardo il folto pubblico sappia- no all’autore sulla base delle copie vendute, per libri illustrati e per cos’altro? mo benissimo che si tratta di parenti, amici, sono di tre tipologie, relativamente al tipo di Vale per tutte le opere dell’ingegno in campo ed ex compagni di scuola ricontattati grazie a libro: (a) narrativa; (b) saggistica e tecnica; (c) editoriale: per quello che tu indichi e anche per Facebook. Eppure veniamo presi egualmente arte e varia illustrata e turismo. Nella narrati- la cura dei libri, per la traduzione e per altri ca- dalla contentezza. Autori, scrittori. Artisti, va si va in genere dal 4% all’8% (ma qualche si come quello, per esempio, delle edizioni di per dirla in breve. Tanta fatica, ma ne è valsa grande autore ottiene qualcosa in più), nella un libro realizzate da editori esteri su licenza la pena. Intanto, tra una recensione, un auto- saggistica, manualistica e tecnica dal 5 al 10%, dell’editore italiano. Cambiano le percentuali e grafo e una presentazione, il tempo passa e nella varia/turismo dal 3 al 7%. Non tutti gli gli accordi, ma si tratta sempre di diritto d’au- noi cominciamo a pensare: «Chissà quante editori garantiscono la stessa percentuale in tore. copie ho venduto. Chissà quanto avrò guada- presenza di grandi vendite: talvolta se il libro Ci sono davvero tante cose da sapere, quando gnato. Speriamo bene». E poi a chiederci se sia supera certe vendite la percentuale diminui- cediamo a un editore il diritto d’autore. Quin- il caso di fare una capatina in casa editrice, giu- sce, talvolta il contrario, con buone ragioni di qui si ribadisce la necessaria attenzione da sto così, per avere un’idea orientativa. «Però… per ambedue le versioni. Conta anche la pos- prestarsi alla firma del contratto ricordando sarà il momento giusto? Meglio aspettare an- sibilità per l’editore di vendere gran parte del- che, alla scadenza dello stesso, l’autore torna cora un po’? Certo non vedo l’ora di prendere… le tiratura non attraverso la classica distribu- ad avere tutti i diritti sull’opera stessa. come si chiamano… le royalties, sì, così vengono zione (che incide anche fino al 65% sul prezzo Maria Rosaria Perilli 28 [email protected] L’audiodescrizione: i musei in tv e al cinema Ogni film, al cinema o in mano una guida turistica, delle “notizie de- in tv, narra di un viag- gli scavi”, per la Marchesa sono un’ancora di gio, vero o metaforico, salvezza. che si snoda in un fo- La visita a Villa Adriana dura circa 7 minuti di togramma dopo l’al- film in totale silenzio. Una bellezza che non tro. Un inizio, uno svi- muore e che appaga gli spettatori vedenti, an- luppo, una fine. Una che quelli che non sanno cosa stanno guardan- sequenza di immagi- do nello specifico. Per i ciechi e ipovedenti, in- ni, suoni, rumori, dia- vece, sono 7 minuti di interminabile silenzio loghi che coinvolge lo ingiustificato. Non trattandosi di un concerto Laura Giordani spettatore, sia veden- di John Cage, l’audiodescrittore dovrà, in quel- te che cieco, svinco- la lunga pausa, operare una sapiente metamor- landolo dalla posizione atavica di semplice fosi da immagine a parola. Nel caso specifico “Notizie degli scavi” (2010) di Emido Greco “osservatore” per accompagnarlo verso quella di Notizie degli scavi, è necessario un approfon- più attuale e attuosa del “partecipatore”, colui dito studio della materia, dare un nome a quei sala absidata con 7 nicchie sul fondo. Da lì il che partecipa catarticamente alla storia. resti archeologici colorando le immagini del professore visita il Teatro Marittimo. Si ferma Lo spettatore riceve il proprio stimolo emo- contesto storico di cui sono permeate. Il risul- davanti al cartellone che ne spiega l’architet- zionale dalla visione del film completo di im- tato rappresenta un ottimo esercizio di visua- tura e la storia. All’interno, un portico circola- magini. Per il cieco, o ipovedente, la magia si lizzazione che non solo appaga un occhio in- re a colonne ioniche. Il portico si affaccia su compie con l’aggiunta dell’audiodescrizione teriore, quando manca la vista, ma può anche un canale anulare al centro del quale sorge, su delle scene prive di dialogo, naturalmente nel educare un occhio perfettamente funzionante. un isolotto artificiale, una villa in miniatura a caso in cui ne sia corredato. Altri esempi di arte al cinema li possiamo tro- più ambienti, con atrio, portico, giardino e Capita spesso che opere d’arte, grandi gallerie e vare in due film documentari senza tempo: Il complesso termale. Il professore guarda la siti archeologici finiscano, a volte loro malgra- Museo del Prado: la Corte delle Meraviglie e Le struttura con aria interrogativa, non trovando do, nelle sceneggiature di film, protagonisti di Ninfèe di Monet: un incantesimo di acqua e luce. Il un ponte che colleghi l’isolotto con la terra ferma. scene cult, baci, furti, intrighi, o usati come primo, uscito al cinema nel 2019 in occasione 00:54:45 ambientazioni per commedie, gialli, polizie- dei 200 anni del Museo, narra di storie, dipin- Percorre gli sterrati intorno alle Centro Ca- schi e, perché no, docufilm spettacolari. ti, personaggi avvincenti e aneddoti racconta- Quando il regista e lo sceneggiatore privile- ti da Jeremy Irons. Nei silenzi, durante i quali giano i dialoghi rispetto alla location e all’a- è l’opera d’arte a inebriare la vista, l’audiode- zione, il film sarà descritto per i ciechi come scrittore deve trovare le parole adeguate a tra- da linee guida italiane ed europee. Al contra- durre quel che vede, anche in totale assenza di rio, se la location è al centro dell’attenzione, il informazioni: chi è l’autore? In quale contesto compito arduo dell’audiodescrittore sarà storico l’opera d’arte è venuta alla luce? Sono i quello di calarsi nei panni di un romanziere, dettagli che fanno la differenza! E dunque, è pur di fornire le informazioni fondamentali necessario cercare sui libri, in internet, nelle per una maggiore comprensione e percezione gallerie d’arte finché non emerge un riscontro, del testo filmico: fare ricerche, verificare le -in per poi ripetere il processo col quadro successi- formazioni, chiedere consulenze e traslare le vo, con la scultura successiva. Il Teatro Marittimo di Villa Adriana immagini in parole attraverso un artificio re- Le Ninfèe di Monet è uscito al cinema nel 2018. Il torico chiamato “Ècfrasi”, termine rubato alla film racconta la vita del grande pittore impres- merelle, stanze di identiche dimensioni, con letteratura che indica una descrizione elegante, sionista, del suo giardino a Giverny in Francia, unica apertura sulla fronte, accessibili da bal- al limite del virtuosismo stilistico, di un’opera dello stagno ricoperto di ninfèe e dei suoi di- latoi esterni. Poi giunge al Canopo (canòpo), d’arte come di un semplice oggetto o una scena. pinti. Gli occhi si beano di cotanta meraviglia e un lungo canale abbellito da colonne e statue L’Ècfrasi produce diverse reazioni negli spet- l’audiodescrittore deve essere abile e talentuo- che si chiude in un grandioso ninfeo semicir- tatori, a seconda che conoscano l’opera o no. so nel restituirla a chi non può goderne con i colare coperto da una cupola a spicchi. Le parole vivide generano immagini con pro- propri occhi, ma anche a chi ha voglia di sa- 00:55:16 iezioni empatiche sia nei ciechi che nei veden- perne di più, o a chi non può recarsi a Villa Il Canòpo è dominato a sud da un ninfèo a ti, in un film come in un libro. Adriana e ai Musei, o semplicemente a chi ha esedra utilizzato per i banchetti estivi, il Se- Per meglio comprendere il delicato lavoro dell’au- imparato a considerare tutto questo “cultura”. rapèo. Da lì, il professore osserva i resti di un diodescrittore che si cimenta nell’Ècfrasi, seguo- doppio colonnato, a est, e uno singolo a ovest, no alcuni esempi tratti da film e documentari. Laura Giordani alla cui metà sono situate sei copie in gesso di In Notizie degli scavi di Emidio Greco, uscito al Dedicato a Franco Angeloni statue: 4 cariatidi e 2 Silèni canèfori, cioè por- cinema nel 2010 e proiettato con audiodescri- tatori di canestro il cui capitello è sostituito zione durante il Villae Film Festival, il 18/09 u.s. Allegati: dalla cesta di frutta. a Tivoli, il Professore, protagonista del film in- Estratto dal testo descrittivo: A Nord, il breve lato curvo, è costituito da terpretato da Giuseppe Battiston, trascorre un’architettura mistilinea. Tra gli spazi delle del tempo tra le rovine di Villa Adriana. Egli Notizie degli scavi, colonne sono alloggiate le copie delle statue vive nella casa di appuntamenti della Signora 00:52:40 simboleggianti Atena, Ares, Hermes e di due (Iaia Forte), sbrigando per lei e le sue ragazze Con in mano una guida turistica, il professore amazzoni ferite. Il professore si siede su una diverse commissioni. La sua vita cambia quan- si addentra nella residenza suburbana dell’im- panchina con la guida aperta: legge e immagi- do, per fare un favore a una conoscente, va a tro- peratore Adriano. La villa imperiale romana si na com’era un tempo la villa. vare in ospedale la Marchesa (Ambra Angiolini), estende su un’area di circa 120 ettari. Lui si in- un’ex prostituta che ha tentato il suicidio. Per lei cammina lungo Il Muro esterno del Pecile Il museo del prado.La corte delle meraviglie le visite del Professore sono un salvagente. E il (Pecìle), un quadriportico che delimita un 0024 00:15:19 suo racconto della gita a Villa Adriana, dei re- giardino con grande piscina centrale. Conti- Un dipinto di Francisco De Zurbaràn sti archeologici davanti ai quali ha sostato con gua al Pecile, la Sala dei filosofi: un’imponente segue a pag. successiva 29 n. 88 Segue da pag. precedente Ospiti di Diari di Cineclub su Cult Fi- ction di UniCa Radio

“Ninfee di Monet - Un Incantesimo di Acqua e Luce “ (2018) di Gianni Troilo spiaggia, donne e uomini osservano le onde (01.01.16) “Apparizione dell’apostolo San Pietro”: spumeggianti di quel mare mosso su cui grava un uomo anziano è crocifisso a testa in giù. Gli un cielo plumbeo. All’orizzonte, una piccola appare il santo. Il quadro successivo rappresen- imbarcazione. ta una delle sue tante “nature morte”, con fiori e 0026 01:09:06 foglie per terra. Madrid però è fatta anche di sa- La falèsia e l’arco naturale roccioso tornano cro e profano, di croci sulle chiese e sculture di anche nel dipinto “Barche da pesca sulla gargoyle sulle facciate di monumenti e fontane. spiaggia di Étretat”, del 1884. Il mare spumeg- giante e il cielo ingrigito dalla nebbia fanno da cornice a un gruppo di barche ormeggiate. In “Étretat sotto la pioggia”, del 1886, la falèsia, l’arco, il faraglione, il mare e il cielo sono di- pinti con tonalità bluastre. 0037 01:13:38

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Federico Raponi https://www.unicaradio. it/2020/10/cult-fiction- episodio-3x5-1- “Apparizione dell’apostolo San Pietro” di Francisco De ottobre-2020/ Zurbaràn Nel quadro di Goya: “La Duchessa d’Alba e Bea- ta”, la duchessa spaventa l’anziana governante Federico Raponi con un oggetto scaccia malocchio. La governan- “Étretat sotto la pioggia”, (1886) di Claude Monet te, soprannominata La Beata, si protegge tenen- Antonio Medici do stretto un crocifisso. Nuvole grigie coprono il cielo. La fitta nebbia https://www.unicaradio. 0046 00:32:52 bianca ammantata sul fiume, sbiadisce e offu- it/2020/10/cult-fiction- …Tra cui “Venere con organista e cupido” di sca il riflesso degli alberi nell’acqua. Uno sce- episodio-3x6-8- Tiziano. Nel soggetto sfacciatamente erotico nario immortalato da Monet nel dipinto “La ottobre-2020/ l’immagine di Venere si offre allo sguardo del Senna a Giverny”, del 1897. Altra ansa del fiu- musico in tutta la sua bellezza. La sensualità si me, altro dipinto: “Ramo della Senna vicino a sprigiona dalla morbidezza del nudo femmi- Giverny”, sempre del 1897, dove tutto si tinge nile e dalla lucentezza del panno di velluto di tonalità bluastre, la scena è più luminosa e Antonio Medici rosso sul letto. il fiume, con pennellate orizzontali e corpose, rimanda il riflesso della folta chioma degli al- beri che si sporgono fin quasi ad abbracciarsi. Laura Giordani 0156 02:20:23 https://www.unicaradio. Da New York si torna a Parigi, al Museo de l’O- it/2020/10/cult-fiction- rangerie. Al pianterreno, nelle due sale ellittiche episodio-3x7-15- disegnate e costruite appositamente per l’opera ottobre-2020/ di Monet, “La Grand Décoration”, gli otto pan- nelli, di due metri d’altezza per diciassette di lunghezza, sono disposti a trecentosessanta gradi. Una visione straordinaria del giardino la- Laura Giordani boratorio di Giverny: la profondità di un attimo rapita per l’eternità. I dipinti diventano eco del Giannalberto Bendazzi “Venere con organista e Cupido” (1548) Olio su tela, giardino e viceversa. Distanze, volumi, ritmi e https://www.unicaradio. 148 x 217 cm Museo del Prado, Madrid di Tiziano posizioni concorrono a creare “un’onda senza it/2020/10/cult-fiction- Vecellio orizzonte né riva” che ci catapulta in un paesag- episodio-3x9-29- Le ninfee di Monet gio d’acqua punteggiato di ninfee, sinuosi rami ottobre-2020/ Un incantesimo di acqua e luce di salici piangenti, riflessi di alberi e nuvole can- 0025 01:08:44 gianti. Una vera e propria sinfonia, dove la natu- “Mare Mosso a Étretat”, 1868-1869. Monet im- ra vibra nella pennellata lieve dell’artista. prime su tela la falèsia e l’arco naturale. Sulla L.G Giannalberto Bendazzi 30 [email protected] IgNoranza Eroica: colpi bassi, metriche alte Da un po’ di anni a que- episodi, non racconti separati, che si svolge in sta parte l’Italia sta vi- un’Emilia Romagna radioattiva dove a farla vendo una nuova età da padrone sono i Mutanti e una cooperativa dell’oro, figlia di anni di infernale e dove personaggi come il Cinno e il assimilazione di pro- Gasato, un bolognese e un mutante riccionese dotti esteri, ibridazione sopravvissuti al Crollo, (la fine della civiltà per con il folklore e le produ- come la intendiamo al giorno d’oggi) affron- zioni nazionali, dige- tano senza compromessi le derive dell’Apoca- Nicola Santagostino stione e rielaborazione. lisse italiana in un crescendo snuff-dialettale Se questo lavoro di de- che unisce la passione e la conoscenza per costruzione e rielaborazione ha portato nel prodotti come Mad Max, Fantozzi, la produ- campo del cinema prodotti come il Mythpop di zione di Alan D. Altieri e Joe Lansdale metten- Ulysses di Federico Alotto o il neo realismo su- do come colonna sonora Vasco Rossi. per eroistico di Lo Chiamavano Jeeg di Mainet- E arriviamo ora al Regno di Taglia, alla Penum- ti, nel campo della scrittura assistiamo a un bria e a Vilupera, un libro che gli autori stessi fermento creativo che continua a sfornare sono fieri di definire: “niente di epico, niente nuovi esperimenti. Oggi parleremo quindi di di etico”. Ambientato in una versione grim- uno dei più longevi e di successo: il duo Jack dark del nostro mondo dove tagliagole, crimi- Sensolini e Luca Mazza che hanno ormai da nali e gente dalle pessime abitudini (anche anni cambiato, tramite il loro collettivo IgNo- igieniche) si muovono e dove la fauna vanta abo- ranza Eroica, il genere fantasy coniando il minevoli esseri spietati e letali ma dove il Fantasi di Menare. Eredi filosofici di progetti come i pastiche fanta-hardcore delle riviste di Metal Hurlant o di esperimenti di stampo britannico come 2000 AD, una rivista che vanta tra i suoi colla- “N di Menare”, la prima antologia di Lethal Books boratori nomi come Alan Moore e che ha por- tato alla ribalta icone ormai storiche come il predatore apex rimane ancora l’essere uma- famoso Judge Dredd, ma anche figli di un cer- no. Vilupera ci mostra in tutto e per tutto quel- to modo di fare tipico della Società dei Pugni lo che IgNoranza Eroica porta avanti da anni e della Scapigliatura, IgNoranza Eroica impron- sotto il nome Fantasi di MeNare: uno spetta- ta il suo approccio alla narrativa come un co- colo grandguignolesco spietato dove la cru- stante tentativo di sperimentare, decodificare e deltà si unisce a metriche alte per creare un ricucire frangenti che la tradizione vuole agli grottesco barocco che vuole colpire il lettore antipodi, vedi il fantasy con il pop, l’epica con dove fa più male e dove la violenza si esprime l’action, l’aulico con l’underground, il barocco nelle più svariate forme, un prodotto che col barbarico e l’Eroismo con l’Ignoranza. prende la stessa filosofia di China Mieville e di L’ufficializzazione di questo “non-movimen- tanti altri autori moderni di uccidere l’imma- to” avviene all’incirca quando Sensolini, fre- ginario ormai troppo radicato di matrice sco del suo romanzo grimdark italico “Il Ballo tolkienana per lasciare spazio a qualcosa di degli Infami” (2017, Watson Edizioni) e Mazza più moderno figlio dell’esperienza decostru- (che aveva appena pubblicato un suo racconto zionista degli anni ‘80 che unisce elementi ti- nell’antologia “Zappa&Spada” con Acheron Bo- pici del grimdark, dell’horror, weird e del we- ok) decidono di ufficializzare questo nuovo stern, sporcati da una buona quantità di dialetto approccio tutto italiano a un genere che or- emiliano/romagnolo. Insomma: Vilupera sta mai sentivano vivere di inerzia, riuscendo al fantasy come The Boys di Gath Ennis sta al successivamente a unire sotto questo cappello mondo del super eroismo. Rimane quindi ora diversi nomi del sottobosco italia- Jack Sensolini e Luca Mazza “Riviera Napalm” la classica domanda di fine articolo: no della scrittura di genere non e il futuro? Attualmente è in prepa- mainstream come Nerdheim, Al- razione un nuovo romanzo che do- berto Della Rossa, Michele Gonnel- vrebbe uscire a breve sempre am- la, Fabio Andruccioli, Laura Silve- bientato nel Regno di Taglia e dal stri, Fabio Tarussio e Alessandro titolo Mattanza, un prequel di Vilu- Forlani, nomi che poi finiranno col pera, ma IgNoranza Eroica ovvia- trovarsi all’interno di “N di MeNa- mente non si ferma a un solo pro- re” prima antologia e primo titolo a getto ed è già in preparazione una marchio Lethal Books. E così da collaborazione per un titolo top se- questo progetto emerge quello che cret con il collettivo Nerdheim. Per poi sarà “il manifesto” di qualsiasi il resto? Solo il tempo saprà dirlo, libro che si trovi sotto questo mar- ma sappiamo che comunque qual- chio: la contaminazione, l’ibrida- siasi cosa uscirà in futuro sarà sem- zione tra generi e la sperimenta- pre figlio di quel non-manifesto di zione linguistica, cosa che si può Sensolini e Mazza che si riassume notare anche in Riviera Napalm, un in “colpi bassi, metriche alte”. progetto che si stacca dal Fantasi di Menare per mettersi il capppel- lo dell’HARDmony: un romanzo a La copertina completa di “Vilupera” con annessa la mappa della Penumbria Nicola Santagostino 31 n. 88 Tenet o della relatività del mondo L’interconnessione delle cose, il riflettersi l’una nell’altra, splende di una luce chiara che la freddezza della meccanica settecentesca non riusciva a catturare. Anche se ci lascia esterrefatti. Anche se ci lascia un senso profondo di mistero. (Carlo Rovelli, Helgoland)

Che cosa succederebbe leggibile anche al contrario: Sator Arepo Tenet meno statico nella recitazione di quanto gli nel momento in cui, in Opera Rotas). abbia rimproverato la critica). un certo punto (o cur- Un mondo sul baratro della catastrofe ecolo- Non è, ugualmente, un caso che il “Protagoni- va o flusso) del tempo e gica, nucleare, economica: il “peggiore dei sta” non abbia un nome proprio, dal momen- dello spazio, ci rendes- mondi possibili”, in antitesi a quanto soste- to che la tesi sposata da Nolan in Tenet, con il Barbara Rossi simo conto di essere in neva il filosofo Leibniz nel 700’, ma anche - suo parallelismo e confusione di piani spa- grado di superare d’un nella visione di Nolan - uno dei tanti, molte- zio-temporali, frantuma in toto il concetto di balzo e agevolmente il cosiddetto “paradosso plici e intercambiabili; dominato o non identità, riducendo i personaggi a replicazio- del gatto di Schrödinger”, il quale - secondo dominato da un folle affarista (non casuale il ni compresenti e non si sa fino a che punto uno tra i possibili principi di base della fisica suo nome, Andrei Sator) con i connotati poco “reali” di un’umanità in frantumi. dei quanti postulato nel 1935 dal fisico austria- raccomandabili di Kenneth Branagh. E se le tradizionali categorizzazioni sulle qua- co Erwin Schrödinger- prevede una “sovrappo- Ci sono anche, in ordine sparso, Katherine det- li abbiamo basato la nostra conoscenza del vi- sizione quantistica” (cioè una coesistenza) tra ta “Kat” (Elizabeth Debicki), una donna bellis- sibile vengono prontamente polverizzate, se un gatto in vita e uno che non lo è più, almeno sima e maltrattata da Andrei, suo marito e pa- la pellicola ci frastorna con la sua magnilo- sino a quando un soggetto non inizia quenza visiva di realtà “invertite”, ef- ad osservare questo fenomeno? fetti che si manifestano prima delle Quale sarebbe il nostro stupore e cause (ma ricordate il Minority Report sconcerto se, d’un tratto, secondo una di Steven Spielberg, 2002, dove si variabile azzardata della teoria dei prevedevano eventi delittuosi prima “Molti Mondi” inerente alla meccanica ancora che accadessero?), pallottole e quantistica dei fisici Everett e DeWitt attentati provenienti dal futuro, “ma- (quella, appunto, che spiega la nostra novre a tenaglia temporale” e perfino possibilità di osservazione di un’unica il concretizzarsi di quel “paradosso condizione - vivente oppure no - del del nonno” formulato nel 1943 dallo gatto dell’esempio precedente, ipotiz- scrittore francese di fantascienza zando infinite copie di noi individui René Barjavel nel romanzo Il viaggia- distribuiti in infinite dimensioni del tore imprudente, tutto ciò non è che la reale non comunicanti fra loro), le di- dimostrazione della stra-ordinaria e verse ramificazioni dell’universo -riu singolare qualità che la settima arte scissero, invece, a entrare in contatto? ha posseduto sin dai suoi lontani E, addirittura, a intrecciarsi e a modifi- esordi, quando non era ancora narra- carsi l’una con l’altra? zione ma fantasmagoria, intratteni- È abbastanza complesso, sì: ma è la mento: l’abbattimento dei confini di storia di Tenet di Christopher Nolan, spazio e tempo. uno dei registi più influenti, acclamati E poi, in fondo, un cinema come quel- e di frequente anche criticati o non af- lo di Nolan, che continua a interro- ferrati sino in fondo nella loro prospet- gar(ci) su origine, natura e composi- tiva autoriale, degli ultimi decenni. zione di quella trama di relazioni È vero che il film - due ore e mezza di complesse - a volte visibili, altre sfug- esperienza immersiva e potente in un genti allo sguardo umano - che è la fluire frammentato e insieme conti- sostanza del nostro vivere, pur in for- nuo (siamo o non siamo all’interno di me altamente spettacolari, possiede una anti-narrazione sui paradossi una sua incoerente coerenza nell’o- temporali?) di immagini (una foto- rizzonte storico e artistico attuale. grafia che combina 35 mm, 70 mm e «Non mi piace sintetizzare le trame, Imax) susseguentisi a ritmo frenetico non l’ho mai fatto, neppure quando e di musiche-suoni-rumori che vibra- qualche amico mi chiedeva di raccon- no con la profondità di un diapason - targli uno dei miei film preferiti, 2001: si rivela, in fondo, un enorme giocat- Odissea nello spazio», ha raccontato No- tolo spettacolare; seriale, in aggiunta, lan, intervistato da Giovanna Grassi specialmente agli occhi smaliziati di per “Il Corriere della Sera”. «[…] Ab- un pubblico più giovane, che scartando dalla dre del suo unico figlio, da cui la tiene lontana; biamo lavorato molto nella selezione degli confezione le parti più “filosofico-metafisiche” Neil (un Robert Pattinson molto più maturo esterni e degli interni dell’organizzazione se- e riflessive sui destini della società globalizza- rispetto ai tempi di Twilight, forgiato nell’e- greta di Tenet, sul loro modo di guardare il ta, attende sin dai tempi di , Interstel- spressività dalla duplice esperienza con Cro- tempo e gli eventi. Come in Memento è proprio lar, Il Cavaliere Oscuro e dell’ultimo Dunkirk ogni nenberg), fisico e agente segreto dall’ambi- il tempo al centro della trama, per questo ho volta una nuova puntata di un meccanismo da guità evidente; sir Michael Crosby (Michael fatto leggere la sceneggiatura al fisico Kip videogame capace di provocare epidermiche Caine, già interprete nella maggior parte dei Thorne, uno dei massimi esperti di relatività ma fibrillanti emozioni. film di Nolan citati prima, in un cameo breve generale. Ma è anche un film che affronta il te- Il gioco è il futuro (o presente o passato) del mon- ma ineccepibile); soprattutto, fin dalle prime, ma del cambiamento climatico unendo il pas- do: «Viviamo in un mondo crepuscolare» è una rutilanti scene al Teatro dell’Opera di Kiev, il sato al presente. Tenet non è solo un viaggio delle frasi ambigue e ricorrenti del film (come gli barbuto agente della Cia detto il “Protagoni- nel tempo, è un percorso nel mondo». insistiti riferimenti al “quadrato Sator” e alla sua sta” (John David Washington, il trentacinquen- misteriosa iscrizione latina palindroma, cioè ne figlio di Denzel Washington, muscolare e Barbara Rossi 32 [email protected] Ricordo di Franco Indovina regista eclettico ed originale Un’antica leggenda dei spesso presente nei vari rotocalchi, quotidiani Paesi arabi - il cui più e cinegiornali) per convincere l’addetta all’im- antico riferimento si barco, la quale, a sua volta, convinse il pilota a trova nel Talmud babi- fare rimettere la scaletta per accogliere l’illu- lonese - racconta che stre personaggio. un giorno, a Baghdad, Come dire che la Morte si era personificata un servo, mandato dal nella ragazza dell’imbarco e nei piloti che l’a- padrone al mercato, fu vevano fatto salire a bordo, nonostante l’im- Nino Genovese urtato da una donna barco fosse chiuso; che si trattava del “suo” de- vestita di nero: era la Morte, che lo guardò, fa- stino crudele e beffardo, contro cui non si Cineforum Orione - Conferenza stampa: Pino Corallo, cendogli un gesto minaccioso. Impaurito, il poteva andare (anche se poteva sembrare di es- Francesco Torre, Nino Genovese (foto del critico servo corse dal padrone e gli chiese un cavallo serci quasi riuscito, grazie al notevole ritardo); cinematografico Marco Olivieri) veloce per fuggire lontano da lei, alla volta di che il suo “appuntamento a Samarra”, che per Samarra. Il padrone acconsentì e gli diede il lui - e gli altri suoi sventurati compagni di viag- surreale che li contraddistingue. Film che, co- cavallo; poi si recò al mercato e chiese alla gio - era un “appuntamento a Carini”, non po- munque, sono serviti a rivelare un talento, che Morte perché avesse spaventato il suo servo; teva essere rimandato in alcun modo, perché la avrebbe avuto tutto il tempo di esprimere la ma la Morte rispose che il suo non era stato un Morte era lì ad attenderli!... sua creatività e le sue potenzialità se la Morte, gesto di minaccia, ma di sorpresa, perché lo Così, la morte improvvisamente sopraggiun- tirando i dadi, non avesse estratto inopinata- aveva visto a Baghdad mentre lo aspettava, ta troncò una carriera che era iniziata da poco mente anche il suo nome. quella sera, a Samarra. tempo; infatti, Indovina, che era nato a Paler- Il Cineforum Don Orione (cinecircolo di Mes- È il tema della “morte inevitabile”, del destino mo nel 1932, aveva solo 40 anni, e lo attendeva sina aderente alla FICC, con i suoi 58 anni di crudele e beffardo, cui non si può sfuggire, ri- una vita radiosa con la compagna di cui era vita il più antico di Sicilia e, forse, anche d’Ita- preso – nel corso del tempo – da vari scrittori innamorato e una fulgida carriera, dal mo- lia), grazie a un’idea e a un’iniziativa di Fran- (Jean Cocteau, William Somerset Maugham, mento che le idee non gli mancavano; all’epo- cesco Torre, ha voluto ricordarlo di recente, John O’Hara, Oriana Fallaci e altri), da artisti, ca, per esempio, stava raccogliendo elementi con una manifestazione promossa anche pittori, registi e musicisti, come Roberto Vec- per un film su Enrico Mattei, insieme con la dall’Associazione Arknoah, dall’Assessorato ai chioni, in una stupenda canzone in cui Sa- giornalista de «L’Ora» di Palermo e di «Paese Se- Beni Culturali e all’Identità Siciliana della Re- marra diventa Samarcanda (e il cui testo non ra» di Roma, Angela Fais, anche lei sull’aereo. gione Sicilia, con la collaborazione della Mul- si può comprendere se non alla luce di questa tisala Apollo e dell’Associazione “Apollo Spa- antica leggenda, che l’ha ispirato). zio Arte”. L’omaggio, dal titolo Indovina - Un La sera di venerdì 5 maggio 1972 un DC 8 talento scatenato, che si è tenuto il 9 ottobre dell’Alitalia (volo AZ 112) decollò con 25 minuti (presso il CineAuditorium Fasola di Messina), di ritardo dall’Aeroporto “Leonardo da Vinci” ha visto la presentazione di due lavori: un bel- di Roma-Fiumicino, diretto a Palermo Punta lissimo documentario di Gaetano Di Lorenzo, Raisi; alle ore 22,22 l’aereo si schiantò contro A proposito di Franco (prodotto dall’Associazio- la parete rocciosa di Montagna Longa, a Cari- ne Arknoah), l’unico documentario sul regi- ni, vicino all’aeroporto (dove ora una croce di sta, in cui vengono intervistati la figlia Loren- ferro ricorda il tragico avvenimento); e fu il za, molti illustri personaggi del mondo dello più grande disastro nella storia dell’aviazione (Franco Indovina 1932 - 1972) spettacolo che l’hanno conosciuto, come civile italiana, le cui cause non sono mai state Francesco Rosi, Ennio Morricone, Roberto chiarite (si parlò di errori dei piloti, ma anche Aveva incominciato presto, prima facendo Andò, Giancarlo Dettori, Roberto Perpignani, di una bomba a bordo, che aveva fatto precipi- l’assistente di regia teatrale di Luchino Vi- Piero Tosi, Carlo Di Carlo e i critici Emiliano tare l’aereo in fiamme): morirono 115 persone sconti al “Piccolo” di Milano e, subito dopo, l’a- Morreale e Marco Giusti; e l’altro film partico- (108 passeggeri più 7 membri dell’equipag- iuto regista di Michelangelo Antonioni (L’Av- lare, poco visto, sul tema della pubblicità e – gio); quasi tutti stavano tornando in Sicilia ventura, La Notte, L’Eclisse), di Francesco Rosi come tale – anticipatore dei nostri tempi, Lo per partecipare alle elezioni. (Salvatore Giuliano) e di Vittorio De Sica (Matri- Scatenato del 1967, interpretato da Vittorio Fra questi, vi era anche il regista palermitano monio all’italiana). Gassman. Tra le due proiezioni, vi sono stati Franco Indovina, all’epoca molto noto perché, Ed ecco poi i film da lui diretti, che sono (in gli interventi registrati dello stesso regista del già dal 1964, aveva intrapreso una relazione ordine cronologico): Latin lover, episodio de I documentario Gaetano Di Lorenzo, del regi- molto “importante” con la principessa Soraya, Tre Volti (1964); Ménage all’italiana (1965); Lo sta palermitano Roberto Andò (che di Indovi- ex-imperatrice di Persia spodestata dallo Scià Scatenato (1967); L’Età preistorica, episodio di na era il nipote), del critico Marco Giusti e – Reza Pahlavi, che, trasferitasi in Italia, aveva L’Amore attraverso i secoli (1967); Giuochi partico- soprattutto – il collegamento video online con intrapreso la carriera dell’attrice, tanto che, lari (1967); Tre nel Mille (1969), versione ridotta Lorenza Indovina, nota attrice, figlia del regi- proprio in occasione del filmI Tre volti, nell’epi- per il cinema del film-TV Storie dell’Anno Mille, sta, che si è dichiarata dispiaciuta di non po- sodio Latin lover diretto da Franco Indovina, i trasmesso in 4 puntate nel 1973, molto apprez- ter essere presente “fisicamente” a Messina, due si incontrarono e innamorarono; per lei il zato da Ingmar Bergman, che lo fece trasmet- sia per paura del Coronavirus, sia perché im- regista lasciò la moglie e le due piccole figlie. tere in Svezia, presentandolo lui stesso; men- pegnata in una fiction; ma che ha ricordato, Quel giorno Franco Indovina era in notevole tre un altro film, da lui sceneggiato (insieme con parole di grande affetto e commozione, il ritardo per raggiungere Fiumicino in tempo con Tonino Guerra e ), Sissigno- padre, che, purtroppo, ha conosciuto pochis- per il volo; con la sua auto fece una corsa di- re del 1968, non aveva potuto dirigerlo perché simo perché aveva solo 6 anni quando la nera sperata, “bruciando” semafori rossi, per non Ugo Tognazzi aveva accettato di interpretarlo Atropo decise di troncare il filo della sua breve perdere l’aereo; arrivato all’aeroporto, si ri- solo a patto che ne fosse pure il regista. esistenza, lasciando un vuoto incolmabile non tenne fortunato perché la partenza del volo Sostanzialmente, quindi, quattro film e due solo nelle figlie, nell’ex-moglie, nella compagna aveva un ritardo di 25 minuti; sennonché… episodi, che, però, si distinguono per l’origi- Soraya, ma anche in tutti coloro che lo conosceva- l’imbarco era stato chiuso, la scaletta ritirata. Il re- nalità, a volte persino l’eccentricità, dei temi no e ne apprezzavano il talento e le indubbie qua- gista dovette mettere in atto tutte le sue arti per- trattati, per il tono leggero, ma profondamen- lità artistiche, culturali ed umane. suasive (era allora un personaggio conosciuto, te caustico, per la satira pungente, grottesca, Nino Genovese 33 n. 88

Abbiamo ricevuto Scacco all’isola Alessandra Fagioli Robin Edizioni Candidato a marzo prossimo dal giurato che lo ha proposto, al Premio Strega

Commissario Anna Tesei

Anna Tesei è una donna che ha bruciato tutte le tappe, sbaragliando altri illustri colleghi, fi- no ad arrivare a essere commissario capo del- la squadra mobile di Livorno. Non ha mai fat- to errori, né sbagliato un colpo, finché la vita non l’ha riportata nei luoghi amati della sua infanzia, diventati sinistri scenari di crimini inquietanti. Da lì è iniziata la sua caduta nell’abisso dei dubbi e dei ricordi, con la com- plicanza non irrilevante di avere intorno a sé un marito paraplegico, una figlia tossica, un figlio bullo e un’amica superstite.

Breve sinossi

Nell’arco di tre stagioni si verificano strane morti in un’isola al di sopra di ogni sospetto. Anna Tesei viene incaricata dal vicequestore Mirko Trevis per fare luce sui vari casi e ogni volta questa si consulta con l’amica d’infanzia Emma Lamon, celebre autrice di gialli e su- perstite di un naufragio, che le dà preziosi consigli per sviluppare le indagini. Inizia così il viaggio di Anna, non solo nei luo- ghi fascinosi del crimine ma anche in quelli d’origine delle vittime, tra borghi medievali, regge borboniche, teatri barocchi e giardini inglesi, dove si imbatterà in una serie di per- sonaggi strampalati, imprevedibili, eccentrici che la porteranno ogni volta a tornare sull’iso- la come origine di tutti i misfatti. Ma quest’ul- tima è un campo di sfida troppo allettante per non poter riservare sviluppi insospettati.

Crediti

Autore: Alessandra Fagioli Titolo: Scacco all’isola Editore: Robin Edizioni Collana: I luoghi del delitto Data di Pubblicazione: luglio 2020 EAN: 9788872746752 ISBN: 8872746752 Pagine: 280 Formato: brossura Prezzo: 18 euro

34 [email protected] Didattica a distanza? Libera nos, Domine! Niente di più distante dalla didattica! Per quanto ancora frammentari e non univoci, i messaggi che ci raggiungono in questo esordio della fase 2 a proposito della scuola sono ben più che allarmanti. La prospettiva che emerge è quella di una definitiva e irreversibile liquidazione ellad scuola nella sua configurazione tradizionale, sostituita da un’ulteriore ge- neralizzazione e da una ancor più pervasiva estensione delle modalità telematiche di insegnamento. Non si tratterà soltanto di utilizzare le tecnologie da remoto per trasmettere i contenuti delle varie discipline, ma piuttosto di dar vita ad un nuovo modo di concepire la scuola, ben diverso da quello tradizionale. […] dare superficialmente per assodata l’intercambiabilità fra le due modalità di insegnamento - in presenza o da remoto - vuol dire non aver colto il fondamento cultu- rale e civile della scuola, dimostrandosi immemori di una tradizione che dura da più di due millenni e mezzo e che non può essere allegramente rimpiazzata dai monitor dei computer o dalla distribuzione di tablet. […] è probabilmente superfluo ricordare che il termine greco scholé, dal quale derivano i termini che nelle lingue moderne descrivono la scuola, indica originariamente quella dimensione di tempo che è liberata dalle necessità del lavoro servile, e può dunque essere im- pegnata per lo svolgimento di attività più nobili, più corrispondenti alla dignità dell’uomo. Ne consegue che la scuola non vuol dire meccanico apprendimento di nozioni, non coincide con lo smanettamento di una tastiera, con la sudditanza a motori di ricerca. Vuol dire anzitutto socialità, in senso orizzontale (fra allievi) e verticale (con i docenti), dinamiche di formazione onnilaterale, crescita intellettuale e morale, maturazione di una coscienza civile e politica. Insomma, qualcosa di appena più importante e incisivo di una messa in piega o di un cappuccino. (La scuola è socialità non si rimpiazza coi tablet, appello di 16 intellettuali: Alberto Asor Rosa, , Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Umberto Curi, Donatella Di Cesare, Roberto Esposito, Nadia Fusini, Sergio Givone, Giancarlo Guarino, Giacomo Marramao, Caterina Resta, Pier Aldo Rovatti, Carlo Sini, Nicla Vassallo, Federico Vercellone, in La Stampa, quotidiano di Torino, 18 maggio 2020)

Per lei quello era un passatempo fico, troppo divertente. Intervenire su un ambiente senza essere fisicamente presenti. Consumo in absentia. (Chuck Palahniuk, Dannazione, Oscar Mondadori, MI, 2019, pg. 8)

Pare abbiamo smarrito siano cosa, come usa dire dalle nostre parti. Vo- ricerca di senso. Ecco quanto fin dalla più gio- la cognizione di cos’è un glio invece tentare una riflessione sulla retori- vane età mi ha affascinato. Non faccio di me- essere umano. Non vo- ca del racconto della scuola ai tempi del Co- stiere il linguista, non bisogna essere lingui- glio discutere i motivi di vid-19, intesa, così a me pare, a creare di volta sti, glottologi, esperti di filosofia romanza; salute pubblica che sono in volta allarme, speranza, timore, e tanto fu- non v’è neanche necessità o bisogno di aver stati alla base della scel- mo per nascondere i ritardi, le mancanze, le re- frequentato da studenti il liceo classico, io ta scientifico-governati- sistenze a investire, per garantire il rientro a non l’ho frequentato. Basta usare la rete ed es- va della DAD, fatta a scuola, alle normali attività, (e non è detto che il sere dotati di un’intelligenza non superiore marzo. Due cose però le ritorno alla normalità sia il migliore degli obiet- alla media, per trovare siti, forum, dizionari voglio dire. È da ingenui tivi possibili), in presenza e in sicurezza, così online che sulle parole, sulla loro origine, sul Antonio Loru pensare che gli scienzia- come ripetuto dai responsabili della politica lo- loro significato, sul tradimento di significato ti, ai quali in momenti cale, regionale e nazionale. I mesi di domicilio che opera la traduzione passando dalla lingua come questo ci appelliamo, come in altri tempi coatto, al quale siamo stati tutti condannati da di origine del termine ad un’altra, dal conte- ai santi per scacciare i mali dei singoli e le epi- marzo a giugno, la forzata convivenza fami- sto culturale originario a quello di trasferi- demie, siano completamente al servizio del gliare, ci hanno ferito nel corpo e dunque nello mento, da un tempo all’altro, ci dicono tutto puro ideale positivistico della scienza e avulsi spirito e la tristezza del nostro spirito ha intri- quanto possiamo e vogliamo sapere. Wikipe- dalle suggestioni che i politici possono eserci- stito, in un continuo circolo malato, i nostri dia, Treccani, tutti i grandi dizionari italiani, tare su di loro, attraverso lusinghe più delle voci, dei sinonimi e dei contrari, o meno velate di prestigiosi e remune- etimologici, e ancora dizionari enci- ratissimi incarichi. Sono uomini che clopedici, sono in rete, consultabili a vivono il loro tempo. Ottimi scienziati tutte le ore del giorno e della notte, hanno messo il loro cervello a disposi- con un semplicissimo, clic: la rete, zione, solo per rimanere al secolo ap- www, la macchina che fa pliiin, direbbe- pena trascorso, di orribili regimi nazi- ro i Monthy Pyton. Il senso però è al- fascisti o del totalitarismo stalinista. tra cosa, è sfida alle convenzioni, lo O hanno costruito, per il Paese campio- dobbiamo trovare noi, sempre, attra- ne della democrazia, la bomba atomica. verso l’esercizio costante del coraggio Per esempio. Di medicina non capisco di pensare con la propria testa, è sfida un accidente e confesso che questa fon- a coloro che le adoperano le parole co- damentale scienza fisica non ha mai me fossero verità evangeliche. Le pa- esercitato grande attrattiva su di me. “La Scuola di Atene” (1509-1511) affresco (770×500 cm circa) di Raffaello role, dette o scritte, che lasciano tran- Non ho dubbi che la pandemia sia dif- Sanzio, situato nella Stanza della Segnatura, all’interno dei Palazzi Apostolici: quilli nel sopore di blandi convincimenti fusa in tutto il mondo e rappresenti un una delle opere pittoriche più rilevanti dello Stato del Vaticano mi convincono poco. Dobbiamo sem- grave pericolo per la salute pubblica. pre fare lo sforzo di vedere dentro le Mi suscita perplessità la gestione politica ed corpi. Specie i bambini e i ragazzi in età scola- cose quello che cerca di rimanere nascosto. economica della pandemia. Solo chi non ha re. Niente di nuovo sotto il sole. Orandum est ut Dobbiamo essere sempre attenti e partecipi idea di cosa significhi pensare in maniera ra- sit mens sana in corpore sano, (Giovenale, Satire). alle parole che parlano del mondo. Magari, in zionale e critica, non è sfiorato dal dubbio che Sono le parole con le quali si costruisce il rac- questo caso, guadagneremmo il dubbio che la alcuni grandi potentati economici stiano rica- conto della pandemia ad attrarre la mia curio- didattica a distanza sia molto distanza e po- vando dalla sciagurata congiuntura grandi sità insaziabile. Parole magiche, spacciate co- chissimo didattica. Che lo smart working sia vantaggi economici e finanziari.Didattica a di- me tali: didattica a distanza, smart working, e sfruttamento per niente intelligente, tantissi- stanza? Niente di più distante dalla didattica! Le vai che ce ne è. Involucro tanto, poca sostanza. La mo lavoro e pochissimo opera. Comunque: co- righe in esergo dei 16 professori e professoresse, parola come magia, la parola come malattia, la raggio, il meglio è passato. Direbbe Ennio Fla- accademici di chiara fama, spiegano senza trop- parola come ipnosi, anestetico, arma di distra- iano. pi fronzoli, in maniera sintetica e chiara perché zione di massa; la parola sempre come ricerca la didattica a distanza e lo smart working non di significato ma sopra tutto, la parola come Antonio Loru 35 n. 88 Il romano de Cuba. Un ricordo di Abbiamo incontrato l’autore di The Cuban Hamlet Nato nel 1977, Giusep- più pesanti, e lo associavano ai loro idoli, que- pe Sansonna si auto- gli strani tipacci dalle facce truci, capelli lun- definisce bulimico nar- ghi e Ray-Ban. Giravano per Bari sempre in ratore di labirintiche due su motocross, quello dietro con la paletta vite altrui. Nel 2014 re- in mano: gli agenti dell’antiscippo, spesso più alizza all’Havana The inquietanti dei delinquenti. Di certo anche lo- Ignazio Gori Cuban Hamlet, ritratto ro fan sfegatati del Commissario Giraldi. Pas- di Tomas Milian, an- sano gli anni, avevo finito l’università e co- dato in onda su Rai Movie. Il documentario, minciato il primo contratto Rai, nell’archivio allegato a un libro scritto dallo stesso autore, è di Fuori Orario. In quel periodo mi imbatto in stato pubblicato in un cofanetto dalla casa una vhs, in edicola. Tra i protagonisti ancora editrice Timia, nel 2017. Tomas Milian, alias Nico Giraldi, detto “Mon- La fascinazione per Tomas Milian, che ti ha portato nezza”. L’ambientazione era la periferia ro- nel 2014 a realizzare The Cuban Hamlet – edito da mana. Rimango colpito. Anni dopo, per puro Timia Edizioni in una edizione dvd più libro – risa- caso, mi fermo a guardare un “b movie” che le al tuo periodo adolescenziale o è sopravvenuta a non avevo mai visto: Il cinico, l’infame e il violen- un evento particolare? to, diretto da Umberto Lenzi. Tomas Milian, GS. Ho messo a fuoco la figura di Tomas Mi- nel film, appare nella stessa periferia romana lian per gradi, nel corso del tempo. Da bambi- del Monnezza e dei suo derivati. Ha sempre in no, nei primi anni ‘80, come molti della mia gola il timbro di . Ma generazione, mi immergevo clandestinamen- adesso è sbarbato, la chioma è liscia, e lo te, eludendo il controllo genitoriale, nella ma- sguardo pieno di compassata ferocia, da sadi- gnifica discarica delle tv locali. In quel torbi- co vero. Gela il sangue, polverizzando la stoli- do, seducente brodo notturno, galleggiavano dità baffuta di Maurizio Merli, suo antagoni- statuarie divinità femminili, esposte al lava- sta nel film. Capisco che Tomas Milian non è Mi avvicinai al televisore e riconobbi, stupito, cro di docce eterne: Gloria Guida, Edwige Fe- un caratterista folkloristico, ma un attore di Tomas Milian, pieno di quella duttile malin- nech, Lilli Carati … spiate da maschi allupati e razza. Faccio ricerche, in rete e sulle riviste di conia che solo adesso cominciavo a intravede- deformi, tra cui spiccava il tapiraceo Alvaro settore, venendo a conoscenza della sua incre- re nei tanti personaggi interpretati. Ghezzi, Vitali. Una galleria maschile desolante, di fi- dibile vicenda esistenziale. Dall’alta borghesia nel frattempo, stretto nella sua t-shirt da ado- guri pronti a rubare un attimo di gloria con cubana, all’Actors Studio, a Visconti, passan- lescente postumo, fissava meditativo il vuoto. un rutto, un peto, un enfisema, una scurrilità, do per Bombolo, per risalire a Oliver Stone e Riuscivo solo a intravederlo, dietro la ziqqurat un rimbombare amplificato di una scatola Soderbergh. L’ossessione è appena cominciata. eretta sulla sua scrivania, esito dell’accumulo cranica verosimilmente vuota, percossa a ma- Ad alimentarla contribuisce un episodio deci- pluridecennale di libri, vhs, dvd e rifiuti indif- no aperta. Quel Maelstrom di ge- ferenziati. Stava ricomponendo neri popolareschi, incarnato da con le dita i radi capelli scompo- superstiti dell’avanspettacolo la- sti, riconducendoli alla geome- sciava intuire una sua semioti- tria di un riporto situazionista. ca, non ancora canonizzata e ri- Preferii concentrarmi su To- valutata dai vati del postmoderno. mas Milian, che nel frattempo Quegli artisti venivano dall’a- aveva stretto sulla fronte il pu- vanspettacolo e nessun intellet- gno e guardava in camera. tuale si sognava ancora di riva- Ahi ahi, non mi diedero pelle lutarli. In questo mondo parallelo perché fossi ferito dal vento si stagliava una figura anomala, ahi, ahi, portami con te almeno ai miei occhi bambini. allontanami dal buio e dall’inco- Nei titoli di testa aveva un no- scienza me esotico, Tomas Milian, a cui proteggi me, debole verme, non associavo nessuna apparte- per un giorno strisciar via, nell’ar- nenza geografica, spiazzato dal Tomas Milian (1933 - 2017) monia della luce suo romanesco greve. Mi colpi- e non sentir più dolore va per la bellezza, per una certa malinconia sivo. Ormai quasi trentenne mi ritrovavo a la- ma gioia! fuori luogo che trapelava anche sotto la tuta vorare in Rai per Enrico Ghezzi, l’ologramma Provai a chiedere lumi a Ghezzi. Rantolò flebi- larga e pacchiana, il rimmel nero, la zazzera notturno e asincrono di Fuori Orario, trasmis- le che il ragazzo appena uscito era Paco Fabri- antinaturalistica. Trascinava con sé una deca- sione di RaiTre. Stazionando in attesa nell’an- ni, il figlio di celluloide di Milian, ovvero denza attraente, l’ombra di una passata gran- ticamera del suo ufficio, un giorno, vidi andar Rocky Giraldi, quel ragazzino dall’aria furba dezza, da nobile caduto in disgrazia. Un con- via un mio coetaneo, dal volto vagamente fa- che nei film del filone trucido interpretava il cetto che intuivo molto oscuramente. La sua miliare. Nel frattempo, sul monitor di Ghezzi, figlio del commissario Nicopurtroppo ( scom- volgarità smodata mi disturbava; sembrava scorreva in primo piano uno splendido volto parso il 13 Ottobre 2019, travolto da un auto a Ron- calzargli a pennello, e allo stesso tempo non di vecchio, barba bianca e basco nero. Con ciglione mentre tornava dal lavoro in scooter). Mi- appartenergli. Quello di cui ero certo è che non raucedine musicale, venata d’accento ispani- lian si era lasciato riprendere mentre recitava mi faceva ridere, era troppo greve: io ridevo co, recitava una poesia: le sue poesie, cedendo a Paco i diritti d’imma- con i giochi linguistici di Totò, con Sordi e Fa- Ahi ahi ahi. gine, affinchè potesse vendere i filmati alla brizi, e tanto mi bastava. I miei compagni di Che dolor, che dolor, che pena, Rai e ricavarne qualche soldo. Rimasi colpito scuola più rudi, alle elementari e alle medie, lo sono nato da un grido di dolore senza amore dalla nobiltà del gesto, in totale sintonia con la adoravano, si divertivano a ripeterne i refrain tra lenzuola di seta bagnate di sudore amaro … segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente Diceva anche di avere un intuito medianico, Cos’è che apprezzi più in lui, come attore, come uo- sua, per me sconosciuta, vena poetica. Qual- ed era vero anche quello: se durante una con- mo, e cosa ti ha lasciato un velo d’ombra o di fasci- che tempo dopo, volendo rintracciare il cuba- versazione ti distraevi per un istante, lo perce- nosa ambiguità? no, decisi di passare da Paco. Lo Ti rispondo con uno scambio rintracciai su Facebook e gli scris- di battute, avvenuto a L’Hava- si. Inizialmente era molto cau- na, durante le riprese di The to, diffidente, ma accettò di co- Cuban Hamlet. Con il basco noscermi di persona. Mi dette morbido calcato sul cranio, gli appuntamento nella pizzeria in occhi profondi e la magrezza cui lavorava, un posto sperduto giovanile riconquistata a ot- sulla Cassia, oltre il Grande Rac- tant’anni, aveva recuperato in cordo Anulare. Mi ritrovai da- pieno la spiritualità che Valerio vanti un piazzaiolo provetto, in Zurlini aveva intuito in lui, ai grembiule e mani infarinate; an- tempi de Le soldatesse. Ho capi- cora incerto tra furbizia e inge- to che era quel tipo di bellezza nuità bambina, nonostante i capelli inquieta, sofferta e impudente, brizzolati e le quaranta primavere. pronta ad aprirsi in lampi di Pur non avendo nessuna consan- ferocia, a renderlo unico, come guineità con l’attore, ne aveva attore. Durante la nostra con- assunto l’aria, i sorrisi, alcune versazione, a telecamera acce- espressioni tipiche. “Mi sembri sa, esibì una risatina da bimbo Milian in Tepepa” gli dissi. Gon- L’ispettore, Nico Giraldi, con l’inseparabile Bombolo/Venticello (Franco Lechner 1931 – 1987) furbo, dicendo che si era diver- golò, senza aggiungere altro. Il un duo comico perfetto per una comicità che rendevano piacevoli i film da loro interpretati tito un mondo a recitare la par- loro legame aveva superato la finzione sceni- piva subito, e te lo faceva notare. Un’altra cosa te del rivoluzionario comunista. Ma sempre e ca, rinsaldandosi nel tempo. Si fidò e raccontò che ho scoperto di lui, era il gusto fotografico; solo nei film, badando, nella vita, a tenere di me a Tomas, preparando la strada del mio lo capii guardando le foto che fece nel 1980, ai sempre il cuore a Sinistra, e il portafoglio a arrivo a Miami. muri del mondo, quando cercava di trovare Destra. “Così non me hanno ammassato, non Quali sono state per te le maggiori sorprese dalla un’identità, lacerato tra il “trucidume” remu- me hanno messo in galera, me hanno dato pu- lunga intervista rivolta a Milian? Eri già molto do- nerativo e un cinema d’autore, tornato a con- re un sacco de soldi. Ed ecchime qua”. Feci cumentato sulla sua biografia, sulla cinematografia, vocarlo alle soglie dei cinquant’anni, ma che una lunga pausa. E poi gli dissi, con dolcezza: o l’attore ti ha sorpreso? non gli aveva cambiato il corso della carriera. “Tomas, mi spiegheresti come mai ti compiaci Quando l’ho conosciuto, insie- di apparire spregevole? Io non me a Paco all’inizio del 2013, ero credo tu lo sia.” Rimase spiaz- già un biografo in pectore di To- zato. Poi si riprese, con un sus- mas. Avevo cercato, con la solita surro dolente: “Perché sono bulimia, qualsiasi informazione troppo fragile, e me devo de- lo riguardasse. Mi ero documen- fendere, Iusepe mio” tato parecchio, leggendo tutto il Hai una tua personale “top list” ci- materiale raccolto dall’ufficio nematografica dei film con Milian? stampa di Cristaldi durante la Ce la potresti brevemente commen- stagione vissuta da Tomas nella tare e motivare? sfera del cinema autoriale, collo- A mio parere, il meglio di To- cabile tra l’inizio e la metà degli mas Milian si colloca tra perfi- anni sessanta. Ho sentito cosa dia e follia. Quindi, forse, la sua pensavano di lui Citto Maselli, performance più estrema, di- Nino Castelnuovo, Quinto Gam- sturbante e indimenticabile, è bi, Giulio Questi … Quando l’ho il ruolo di Giulio Sacchi in Mi- conosciuto, a Miami, ho avuto lano odia: la polizia non può spa- quasi subito la sensazione che rare di Umberto Lenzi. Lui fosse prigioniero di sé. Sembra- amava moltissimo anche Gior- va vivere, da chissà quanto tem- no per giorno disperatamente, di po, nel culto della propria auto- Alfredo Giannetti, in cui si cala biografia. In quella settimana nei panni di uno schizofrenico passata con lui, in Florida, ho Michele Ardengo (Tomas Milian) e Carla Ardengo (Claudia Cardinale) in “Gli indifferenti” con maestria da Actors Studio. ascoltato dalla sua viva voce i (1964) di Citto Maselli Curiosamente, proprio negli capitoli cardinali della sua esistenza, che già La Luna di Bernardo Bertolucci e Identificazio- stessi giorni, vestiva magnificamente i panni conoscevo a memoria. Ero un po’ deluso. Ep- ne di una Donna di Michelangelo Antonioni del nobile cinico e debosciato, diretto da Vi- pure sentivo che, sotto il solito repertorio, erano state una parentesi estemporanea, tra sconti ne Il lavoro, episodio del film a episodi scorreva dell’altro. Mi misi in testa di scoprir- le pizze stampate a mano aperta sul faccione Boccaccio 70. Apprezzava anche il ruolo del ge- lo e capii che, se lo avessi costretto a deraglia- di Bombolo. E allora si era messo a fotografa- nerale Salazar in Traffic. Nel 2000, alle soglie re dal suo usurato nastro di Krapp, sarebbero re i muri, componendone i volumi e i colori, dei settant’anni, aveva finalmente trovato il emersi all’improvviso frammenti biografici con uno sguardo sensibile, che colpì anche il suo grande film americano, che cercava da ra- inediti, sorprendenti, del tipo: “Lo so, ho sem- critico Maurizio Calvesi. Del resto, la sua casa gazzo. Aveva riassaporato il gusto di recitare pre avuto il duende, la capacità misteriosa di di Via Orsini era arredata magnificamente, con la sua voce e il suo accento, che stavolta lasciar intravedere l’anima, nello sguardo. Ne piena di opere di Burri, Jim Dine, Cy Twombly non erano limiti, ma sfumature decisive, nella parlava Garcìa Lorca, in una poesia. Ce l’ave- … collocati con gusto e stile. Non aveva una costruzione di un personaggio così simile a vano Clift, Brando, Dean1. E ce l’ho pure io”. cultura letteraria, ma intuizioni poetiche, e suo padre - ovvero al fantasma che lo ha tor- uno sguardo rapinoso e sensibile, sugli ogget- mentato per tutta la vita – che si era suicidato 1 Montgomery Clift, Marlon Brando, Ja- ti e sulle persone. segue a pag. successiva mes Dean 37 n. 88

segue da pag. precedente dopo la sua partenza. E in questa sorprenden- davanti ai suoi occhi quando lui aveva dodici te citazione proustiana, c’è forse il mistero, e anni. Tomas ha sempre creduto che quel pa- l’essenza del nostro viaggio. dre nevrotico e violento, alto ufficiale caduto Tomas Milian non è solo un attore; è una “geogra- in disgrazia, si fosse ucciso davanti a lui per fia”, un poliedrico camaleonte … Se dovessi definir- mostrargli quando lo disgustasse la sua mi- lo, quali altri aggettivi useresti e perché? tezza, la sua indisciplina, la sua voglia di reci- GS. Errante, erotico, eretico … Come il pittore tare e scrivere poesie. Si è sentito inadeguato, Osvaldo Licini, che popolava il suo mondo vi- per tutta la vita. Però questo senso di vuoto in- sionario di angeli ribelli. Proprio come era To- teriore lo ha anche spinto a cercare una pro- mas, un angelo tenero e luciferino, caduto nel pria consistenza nel cinema, vissuto come os- fango. sessione e come terapia. Tomas amava molto Non era certo uno che le mandava a dire. Non ha anche il suo periodo western, dove forse era avuto problemi nella sua biografia ad ammettere di all’apice della sua bellezza e aveva trovato un aver avuto anche esperienze omosessuali. Ma del equilibrio tra autorialità e cinema popolare. Tomas Milian “politico” ci sai dire qualcosa? Sono d’accordo con lui, anche su questo. Alla resa dei conti, non aveva legato né coi ca- Hai letto la biografia di Milian “Monnezza amore stristi, né con i dissidenti. Aveva flirtato con mio” edita da Rizzoli? Che ne pensi? l’aristocrazia, che aveva sedotto la sua grazia sulla definizione dei personaggi e della storia. Che Credo che, per timore di deludere i suoi fan innata, appena arrivato in Italia. Non capiva, idea hai del Milian puramente attore? più grevi, abbia dato alle stampe una versione pur adorandolo, perché Visconti vivesse come Dell’Actors Studio Tomas aveva conservato molto banalizzata della sua esistenza, trala- un principe rinascimentale, proclamandosi una viscerale, morbosa ossessione per la cre- sciandone ombre e complessità. E’ quello che fieramente comunista. Credo che, al di là delle dibilità del suo personaggio. Detestava certe dissi a lui, e non ebbe nulla da obiettare. Nel contingenze della storia, e della politica, cer- parole che risultavano troppo letterarie, di- mio piccolo, ho provato a rimediare, col mio casse l’essenza spirituale dell’umano. Con gli stanti dal parlato comune. Rendeva più per- documentario, e col mio libro. Credo che la strumenti che il suo talento gli aveva dato. versi i suoi cattivi con dettagli costruiti da lui. sua vita incredibile sia materia viva e densa, Roma lo adora, eppure è uno straniero, è cubano! In A volte improvvisati, calandosi a fondo nelle da kolossal, o da serie di alto livello. In filigra- che modo, secondo te, in base alla sua filmografia, situazioni. Sul versante trucido, ha intuito na, ci si ritroverebbe molto dei mutamenti so- ha influito ad esempio e identificato lo spirito “ro- prima di Lenzi che il poliziottesco stava ago- ciali, antropologici e cinematografici del no- manesco”? nizzando, ed era tempo di rivitalizzarlo, rove- stro paese. Come diceva lui stesso, era stato straniero sciandolo in farsa, esasperando ad esempio il Sei soddisfatto di questo lavoro? In che modo ti ha sempre, fin dalla nascita. Alieno alla sua fami- linguaggio romanesco. migliorato come regista? Come ti ha influenzato? glia cubana, borghese, machista, feroce. Stra- Se dovessi girare un altro doc, su quale artista o I momenti di conversazione con Tomas, i niero anche in America, come in Italia. La personaggio ti rivolgeresti? Ovvero, che ti affascina giorni passati a Cuba, li custodisco gelosa- maschera del “trucido”, distantissima da lui, al pari di Tomas Milian? E perché? mente tra i momenti più belli e intensi della gli piaceva perché gli aveva garantito amore, Per fare i documentari su Zdeněk Zeman, To- mia vita. È stata una sfida, anche produttiva. di cui era sempre assetato. Ha imitato per una mas Milian e Carmelo Bene ho incenerito Pochi soldi per girare, e pochissimo tempo vita, in smorfie, movenze, posture e cammi- tempo, lavoro e denaro, ma non ho nessun per montare e finalizzare il lavoro, prima del- nate Quinto Gambi, il fratello pescivendolo rimpianto. Ne sono felice, ne valeva la pena. I la messa in onda su Rai Movie. Ma non c’era che Roma gli aveva dato. Si è scelto un ventri- personaggi molto popolari di oggi, dello spet- scelta, e si è fatto di necessità virtù. Ho capito loquo perfetto, come Ferruccio Amendola, e tacolo, della politica, dello sport … mi sembra- che più le idee sono chiare, meglio funziona- ha adattato il corpo a quella voce ruvida. Ha no invece piatti, bidimensionali. Forse non li no i progetti, anche quelli che io chiamo “cine- costruito, pezzo su pezzo, un’efficace masche- racconterei nemmeno su commissione. L’an- ma del reale”. Non trovando un no scorso ho realizzato un docu- bandolo tra le pieghe della mia mentario per Rai5, dedicato a vita, mi piace perdermi in certe Mario Schifano, Franco Angeli e esistenze labirintiche, raccon- Tano Festa. I tre pittori di Piazza tarle con parole e immagini. Con del Popolo, capaci di segnare Tomas Milian il gioco ha rag- un’epoca, con le loro esistenze giunto vette estreme. Mi sono incandescenti. Anche le loro vi- arrogato il diritto di orientare un te, in modo particolare quella di segmento della sua vita, di appa- Schifano, sono labirinti rivelato- gare un suo desiderio che forse ri di mutamenti, delle evoluzio- non aveva tutta questa voglia di ni e involuzioni dell’immagina- esaudire. Ho capito che, a volte, rio italiano, specchio fin troppo tra i compiti di un documentari- esatto di un intero Paese. Più sta, può rientrare anche la forza- che un altro doc, su queste esi- tura degli eventi. L’importante è stenze sarebbe da trarre un film. farlo con amore. Nei giorni di Klaus Kinski, con la sua inquie- Miami, a sera, prima di salutar- Giuseppe Sansonna con Tomas Milian tudine vampiresca, sarebbe sta- lo, lo vedevo sintonizzarsi sulla to perfetto per Schifano. radio cubana. È lì che ho deciso di proporgli il ra popolaresca, destinata a sopravvivergli, co- Lasciaci con un pensiero poetico definitivo in ricor- ritorno nella sua isola, e il documentario. Sa- me certi eroi dei fumetti. Scritto in maniera do dell’indimenticato mondo di Tomas … rebbe stato un viaggio nel tempo e nella sua meno grossolana, forse più realistica, sarebbe Credo che la grandezza inafferrabile di Tomas memoria, la memoria di una vita così partico- un grande personaggio, anche calato nella sia stata la sua perenne sospensione, tra il gio- lare da risultare universale. Volevo capire di Roma di oggi. carsela da giovane Amleto, da potente perfido cosa avesse davvero nostalgia, scardinando, Parlando con il compianto Umberto Lenzi, che lo o da buffone di corte. Assaporando sempre a finalmente, il repertorio di aneddoti. “Sono ve- aveva diretto in molti stracult, ho potuto apprende- fondo, senza vergogna, la voluttà di prostitui- nuto alla ricerca dei miei passi perduti”. Così ha det- re quanto sia stato anche inventivo. Spesso infatti re la propria inalienabile poesia. to Tomas, rivedendo l’Havana quasi sessant’anni era lui ad avere delle idee risolutive sulle battute o Ignazio Gori 38 [email protected] Roubaix, una luce nell’ombra di Arnaud Desplechin Un polar urbano in cui si intrecciano i drammi esistenziali di personaggi incerti e fragili, tra atmosfere che ricordano Georges Simenon

Undicesimo lungometrag- comprenderne bene le moti- invece un racconto di formazione intimo e ap- gio del sessantenne france- vazioni e i moventi. Al con- parentemente molto sentito, fresco e virtuoso se Arnaud Desplechin, già trario Louis segue strade più e al tempo stesso, disperato e intriso di puro e presentato in anteprima scolastiche: formula dubbi e nobile romanticismo. Offre la disanima di tre nella Compétition del Festi- ricerca la genesi delle colpe. fasi della vita di un intellettuale francese, un val di Cannes del 2019, è sta- Per Daoud non ha senso egoista e un narcisista che si crogiola nei rim- to distribuito nelle nostre formulare giudizi di colpe- pianti, tra dramma esistenziale e fotografie sale durante lo scorso otto- volezza perché da tempo è antropologiche e “politiche” di epoche diverse. bre. Si tratta di un polar ur- convinto che la delinquen- Les fantômes d’Ismaël (2017) presenta il ritratto bano che mette a fuoco il za nasca sempre da moti- multiplo, irregolare e squilibrato di un regista tessuto sociale di Roubaix e vazioni sociali o da una de- quarantenne in crisi esistenziale e professio- i drammi esistenziali che si bolezza o da una paura che nale perché la sua vita è stata irrimediabilmen- intrecciano con le storie cri- spingono a compiere un ge- te marcata dall’improvvisa e inspiegabile scom- minali che racconta. Il pro- sto irreparabile. Quindi nel parsa della moglie, avvenuta 21 anni prima. È tagonista è il commissario corso dell’estenuante inter- un’affabulazione sulla vita, sull’amore, sull’arte di polizia cinquantenne Ya- rogatorio a cui sottopone e sul cinema che diventa intricata perché si di- coub Daoud (Roschdy Zem) Claude e Marie, le due so- sperde in due, tre e forse quattro rivoli narra- affiancato dal collega più spette ladre e assassine, non tivi, separandoli e ricongiungendoli conti- giovane Louis Coterelle (An- cerca tanto di ottenere una nuamente, in un gioco di specchi tra realtà e toine Reinartz), un neolau- confessione, ma piuttosto rappresentazione. Desplechin combina e ibri- reato agli inizi dell’esperienza lavorativa co- di ricostruire con cura la dinamica dei fatti. Si da molti generi: il melodramma, la falsa spy me tenente. Daoud conosce perfettamente i intuisce che il commissario cerchi di stabilire story, la pochade e diversi altri. Sfoggia conti- quartieri popolari che setaccia ogni notte e una prossimità con le due donne per addiveni- nue citazioni letterarie e cinematografiche, in cerca sempre di capire le motivazioni che re a una sorta di manifestazione di pietà nei primis Pirandello e il suo relativismo psicologi- spingono tanti poveracci verso la delin- loro confronti. co, espressione del contrasto tra la vita e la for- quenza. È un tipo particolare: scarica la pi- Arnaud Desplechin è un autore molto interes- ma, e poi Hitchcock (Rebecca e Vertigo), e so- stola prima di entrare in una residenza e ama sante: predilige un cinema che utilizza am- prattutto autocitazioni di suoi film precedenti. i cavalli da corsa, ma non scommetterebbe piamente la parola per sviluppare la narrazio- Roubaix, una luce nell’ombra ripropone lo sce- mai su di loro perché li rispetta. Louis invece ne. Nei suoi film, molto spesso di derivazione nario della città del nord della Francia, al con- non ha remore ed è piuttosto schematico. Ma autobiografica, ripropone con coerenza una fine con il Belgio, dove Desplechin è nato e entrambi sono alle prese con problemi perso- costante tematica ossessiva: il ritratto di uo- dove ha trascorso l’infanzia, già location di al- nali e professionali. Louis ha perso i contatti mini fragili, e mentalmente provati, in cerca cuni dei suoi film precedenti, inquadrandone con suo padre da molti anni, ma ogni sera gli di redenzione. Secondo Desplechin nessuna con alcuni interessanti tagli documentaristi- scrive una lettera in cui si confessa, ben sa- passione e nessun amore avrebbero ragione ci, l’anima più disagiata e complicata. Confer- pendo che non otterrà mai una risposta. La fa- di esistere se analizzati con la lente spietata e ma i tratti caratteristici di un cinema che si miglia di Daoud, invece, è tornata definitiva- fredda dell’intelletto e quindi probabilmente fonda su un’instancabile indagine della natu- mente in Algeria, mentre lui è rimasto a nessuna vita varrebbe la pena di essere vissu- ra umana e che quindi utilizza ampiamente i Roubaix, la città dove ha trascorso l’infanzia. ta. Riecheggia il cinema di François Truffaut, dialoghi, per sviluppare la narrazione. Indaga Indagano su casi da cui emergono la dispera- richiamandone temi e suggestioni con fluidi- il senso di appartenenza al luogo e al contesto zione e la disgregazione sociale: un uomo ha tà e con un’originale e notevole carica emoti- sociale e ruota attorno ai concetti di verità, bruciato la propria auto per intascare il pre- va. Mette a nudo la psicologia dei personaggi colpa e perdono, con riferimenti, un poco pre- mio dell’assicurazione; un altro ha rapinato principali e offre momenti di pura passione e tenziosi, a Dostojevsky e a Bresson. E ripropo- una panetteria e ha poi scoperto che in realtà di eleganza estetica destabilizzante attraver- ne con coerenza il filo conduttore della filmo- ha racimolato solo venti euro; una giovane è so una serie di artifici visivi più o meno genia- grafia di Desplechin: il ritratto di uomini scappata da casa, mentre un’altra è stata vio- li. Ricordiamo brevemente i suoi lungome- incerti e insicuri in cerca di una specie di re- lentata in una stazione del metrò. In una pri- traggi più significativi. Comment je me suis denzione. Anche da questo film pare emerge- ma parte del film l’impianto narrativo vede disputé… (ma vie sexuelle)(1996) offre il ritratto re un’impostazione filosofica secondo cui la accumularsi episodi diversi che costituiscono di un giovane laureato di talento, indeciso su realtà non è mai intrinsecamente logica, men- un affresco indefinito e mutevole. In seguito come dar corso alla propria vita e su quali tre lo sarebbe la narrazione della stessa. Que- l’attenzione converge su un fattaccio: Claude scelte effettuare. Rois et Reine (2004) propone sto procedimento affabulatorio permettereb- (Léa Seydoux) e Marie (Sara Forestier), due l’itinerario di una donna controllata, ma in- be di custodire sensazioni che altrimenti si trentenni sbandate, marginali e alcolizzate, soddisfatta delle relazioni con i maschi della sfalderebbero con il passare del tempo e con la che compiono piccoli furti, sono sospettate di propria famiglia, tra emozioni negate e ine- distanza implacabile dalla razionalità. Tutta- aver rapinato e ucciso una vecchia signora che spresse. Un conte de Noël (2008) è un melo- via in Roubaix, una luce nell’ombra (Roubaix, une è stata ritrovata strangolata nel suo alloggio. dramma familiare corale, ambientato in una lumière) Desplechin non pare riecheggiare, come Le due donne sono legate da un amore mor- grande casa borghese: presenta sequenze di in altri film precedenti, François Truffaut, quanto boso e sono state segnalate più volte mentre si amore e di disamore (materno, fraterno, sen- piuttosto sembra voler inseguire e reinterpretare, aggiravano nel quartiere dove è stato compiu- timentale e passionale), ma con una narrazio- in qualche modo, atmosfere e modalità narrative to il delitto. Daoud è un uomo silenzioso, soli- ne condizionata da una certa supponenza in- di Georges Simenon. Tuttavia, se da un lato offre tario, riflessivo, che si porta dietro le stimma- tellettuale. Jimmy P. (2013) è un dramma una discreta caratterizzazione psicologica dei te di un passato di emigrante, tra umiliazioni, esistenziale d’epoca che, nonostante le buone in- personaggi, dall’altro si perde in una rappresen- discriminazioni, separazioni e fratture. Ma tenzioni, si perde in una disanima psicologica e tazione frammentaria del contesto, con alcune ri- non ama parlarne. Per altro, professional- psichiatrica non priva di artificiosità e di intenti dondanze melodrammatiche, specie nell’epilogo, mente, dimostra la capacità di entrare in sin- troppo didascalici. Trois souvenirs de ma jeunesse piuttosto affrettato e poco convincente. tonia con le scelte di coloro che si perdono e di (2015), di chiara derivazione autobiografica, è G. O. 39 n. 88

Abbiamo ricevuto Zibaldone animato Giannalberto Bendazzi Marsilio

Tutti conoscono Pinocchio, e quasi certamen- te tutti conoscono Sailor Moon, bionda com- battente per la giustizia nei manga e negli anime giapponesi. Nessuno però è ancora al corrente di questa loro speciale avventura nel tempo e nello spazio, che li vede andare insie- me a caccia di un tesoro nascosto. Da Bruno Bozzetto a Alexandre Alexeieff, dall’Africa all’Italia, dalla teoria dell’animazione al primo cinema astratto, fino all’uovo... di Cohl, il let- tore segue i due personaggi nei loro zig-zag, districandosi in uno zibaldone che racchiude numerosi saggi scritti dall’autore dal 1972 a oggi.

Postfazione Una raccolta di saggi è un’autobiografia pro- fessionale del critico. In un certo senso è an- che una fonte storica sull’accoglienza di que- sti da parte dei lettori. Difficilmente uno studioso butta sulla carta come amor l’ispira; quasi sempre fa saggistica d’occasione dedi- candosi a ciò che direttori di festival, riviste accademiche, organizzatori di convegni gli ri- chiedono. Nel caso di questa antologia è pale- se che a me è stato spesso richiesto di appro- fondire il lavoro su Alexandre Alexeieff & Claire Parker, nonché sull’animazione italia- na. In altri termini, questa è la faccia di me che i miei conoscenti e lettori hanno tratteg- giato negli oltre quarant’anni di lavoro. Par- zialmente, mi ci riconosco. Ma aggiungo che di molti altri temi ho discus- so - assai lieto di farlo - nell’interminabile sto- ria dell’animazione che cominciai a scrivere nel 1970 e che ebbe varie edizioni aggiornate e altrettanti titoli (l’ultimo è Animazione - Una storia globale), oppure in monografie specifi- che (qui l’esempio obbligatorio è Quirino Cri- stiani). Mi va bene così. Il meglio è il nemico del bene, mi sono ripetu- to spesso nel corso della mia carriera. All’in- terno di questo raggio d’azione ho sempre of- ferto al lettore il mio meglio, che si trattasse di capire e far capire Alexeieff o l’animazione islandese o i cartoons hollywoodiani degli an- ni trenta, quaranta, cinquanta. Ha tenuto conferenze in tutto il mondo e ha 978-88-297-0648-8 Visto che avete gli occhi su una Postfazione, insegnato all’Università degli Studi di Milano non posso, a questo punto, augurarvi buona e alla Nanyang Technological University di lettura: buona o mala, l’avete già fatta. Auguro Singapore. È professore a contratto presso la in copertina allora a tutti buona visione dei film del futuro, Griffith University di Brisbane e direttore del- Bruno Bozzetto, il signor Rossi. Courtesy Bru- tanto imminente quanto lontanissimo. la collana «Focus» della casa editrice angloa- no Bozzetto mericana crc, specializzata in critica e storia Giannalberto Bendazzi dell’animazione. critico e storico del cinema, ha ricevuto nel Collabora con Diari di Cineclub. 2019 il primo dottorato honoris causa mai as- segnato a uno studioso di animazione (Uni- Zibaldone animato versidade Lusófona de Humanidades e Tec- Giannalberto Bendazzi nologia di Lisbona). È autore di Animazione. Marsilio Una storia globale (Utet 2018, 2 volumi) origi- collana Elementi nariamente pubblicato negli Stati Uniti (Ani- € 12,50 mation.A World History, crc 2016, tre volumi). pp. 176, 2° ed. 2020 40 [email protected] Abbiamo ricevuto Cuore di vetro di Werner Herzog Analisi del film, sceneggiatura, filmografia Massimo Cialani Aracne editrice

Cuore di vetro, un film chiave della filmografia era presa; non sapevo ancora bene cosa, ma la Teatro che aveva in dotazione una moviola. di Werner Herzog, girato in parte tra le mon- mia futura tesi di laurea sarebbe stata centra- Considerato però, che dopo un paio di giorni tagne della sua adolescenza, è l'opera da cui ta su Herzog. Qualche anno dopo pensai di fa- avrei dovuto restituire la pellicola, con l’aiuto emergono con maggiore evidenza le radici se- re una lettura alla moviola proprio di Aguirre, e di un tecnico riversammo il film su un video- grete del suo cinema. Il volume, oltre ad esse- per questo motivo trascrissi su un quadernet- registratore professionale Betamax, sul quale re un'analisi dettagliata del film, risulta anche to tutti i dialoghi del film. Nel 1981, a una pro- completai la trascrizione del film, inquadra- un'indagine dell'opera complessiva del regi- iezione per la stampa al Goethe Institut di Ro- tura per inquadratura, parola per parola. La sta e delle sue tematiche ricorrenti. ma, quando ancora la sede si trovava in via del tesi fu discussa nel mese di marzo 1984 alla “Nel momento della liberazione totale dall'an- Corso, vidi Cuore di vetro in versione originale Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università goscia dell'esistere, nasce la visione: la realtà con sottotitoli in italiano. Ricordo che tra il “La Sapienza” di Roma, Dipartimento “Storia diventa visionaria. Visioni che spaccano la bar- pubblico era presente anche lo scrittore Alber- del Teatro e dello Spettacolo I”. All’inizio chie- riera del possibile e viaggiano nella dimensio- to Moravia che ne fece una interessante re- si di avere come relatore il prof. Mario Verdo- ne dell'immaginario utopico, che sconfinano censione per il settimanale L’Espresso. Inutile ne della facoltà di Magistero, con il quale ave- nell'alterità del sogno, che vanno al di là delle dire che abbandonai l’idea iniziale. Cuore di ve- vo dato due esami di “Storia e critica del film” cose apparenti per svelare una verità altra”. tro non aveva ancora una distribuzione italia- che gentilmente si rese disponibile. Accadde però che proprio quell’anno anche a Postfazione “La Sapienza” fu attivata la cattedra Verso la fine del 1977, un pomerig- di Storia del Cinema. Così mi fu gio mi recai a vedere una rassegna chiesto di domandare direttamente sul “nuovo cinema tedesco” al Film- al titolare, appena arrivato da Tori- studio, storico cineclub romano; no, il prof. Guido Aristarco, il quale, quel giorno erano in programma- pur non avendo seguito l’iter della zione uno di seguito l’altro Aguirre, tesi esaminò una copia del dattilo- furore di Dio e La grande estasi dello scritto e di buon grado acconsentì scultore in legno Steiner di Werner di fare da relatore. Questa esperien- Herzog. Durante la proiezione ri- za, non dico che cambiò la mia vita, masi folgorato da ciò che scorreva perché non è stato così; ma dall’im- sullo schermo: non avevo mai visto pegno che misi verso quel film im- al cinema, prima di allora, un lin- parai molto. La decisione di dedi- guaggio espressivo di quella inten- carmi all’insegnamento la devo sità. Francois Truffaut in una inter- proprio alle riflessioni di quel perio- vista ebbe a dire che l’uomo ha do: improvvisamente mi fu chiaro avuto sempre il bisogno di vedere che quello che volevo veramente fa- immagini in movimento, fin dai re era qualcosa che avesse a che fare tempi del neolitico, quando i primi con i testi e con la comunicazione gruppi di uomini si accovacciavano tra persone. Il capitolo di apertura, intorno al fuoco e osservavano le L’uomo in cammino, una panoramica fiamme in movimento. Dal giorno sulla filmografia herzoghiana, è l’u- in cui entrò in casa il primo televi- nica nuova aggiunta al testo origi- sore, nei primi anni Sessanta, co- nale della tesi. A decenni di distan- minciai a vedere quello che il canale za, il saggio mi sembra non necessiti Rai di allora trasmetteva: classici di modifiche; per tale motivo mi so- del cinema italiano, americano, no limitato solo ad alcuni lievi ritoc- francese e telefilm come Avventure chi di forma. in elicottero, Bonanza, Ai confini della realtà e via di seguito fino ad un’as- M.C. sidua frequentazione di sale d’essai e cineclub. Comunque, in prece- Massimo Cialani denza i film li seguivo con interesse, Cuore di vetro di Werner Herzog - Analisi del certo, ma niente di più. Quella volta film, Sceneggiatura, Filmografia invece, tornato a casa, le immagini Aracne editrice - ISBN978-88-255-3298-2 continuavano a non abbandonarmi Roma, giugno 2020 -pagg. 120 e per la prima volta sentii il deside- euro 10,00 rio di scrivere qualcosa su un film in copertina che avevo visto; tanto che, la sera stessa, but- na, infatti uscirà nel circuito ufficiale sola- Sonja Skiba (Ludmilla) in un fotogramma del film, Deut- tai giù un appunto su Aguirre. Qualche mese mente nel gennaio del 1984. Quindi, mi recai sche Kinemathek - Werner Herzog Archive dopo, quando il film venne programmato all’ nella sede del Goethe Institut e chiesi se pote- Officina Film Club, ripresi parte di quegli ap- vo avere in prestito la pellicola per motivi di Massimo Cialani, insegnante di Lettere, ha collaborato ai punti che vennero pubblicati nella cronaca ro- studio. Mi fu concesso, così presi le due bobi- quotidiani Avanti!, Lotta Continua, Reporter e la rivista mana del quotidiano Lotta Continua. Ero da po- ne del film in 16 mm. e me le portai a casa. Il bimestrale Cinemasessanta. Nel 2015, ha pubblicato il co iscritto alla facoltà di Lettere ma la decisione mattino dopo mi recai all’Istituto di Storia del volume Il cinema di Michael Crichton (Aracne editrice). 41 n. 88

Abbiamo ricevuto Il terzo giorno Lamberto Bava Cut-Up Editore

Secondo romanzo post-apocalittico del regi- sta Lamberto Bava, che quest’anno festeggia 40 anni di carriera.

Dalle collaborazioni con Dario Argento al grande successo di Demoni, che lo hanno reso in tutto il mondo un regista cult, fino alle serie televisive di grande successo come Fanta- ghiró, Desideria, “Sorellina, Lamberto Bava é uno dei registi e sceneggiatori più importanti della scena fantastica internazionale, capace anche di trasportare in letteratura le caratte- ristiche della pellicola cinematografica, per- ché Bava sa raccontare tutto con maestria e stile

Sinossi: Un giorno qualunque un morbo misterioso e devastante comincia a mietere vittime, a Ro- ma e in tutte le città del mondo. In poche ore i morti si moltiplicano in modo esponenziale e nessuno riesce a fermare l’epidemia. La civiltà si dissolve. Giulio, un uomo come tanti, si tro- va a fronteggiare la catastrofe, e si aggrappa a una donna, spersa come lui, stabilendo una precaria relazione d’amore che non li potrà comunque salvare. Molti decenni dopo, i so- pravvissuti si sono organizzati in una comu- nità che rappresenta l’antitesi dello stile di vi- ta distruttivo della nostra società. Due ragazzi, Andrea e Gianna, cercano di com- prendere i motivi che hanno portato all’epide- mia, e per questo lasciano la loro comunità e si avventurano all’esterno, spinti dal bisogno di conoscere. Le loro vicende si sovrappongo- no e si rispecchiano alla storia di Giulio e di quanti hanno vissuto il dramma dell’epide- mia, fino alla sconvolgente scoperta della verità sulla catastrofe che ha spazzato via l’umanità.

Il terzo giorno di Lamberto Bava

Editore: Cut-Up Data di Pubblicazione: settembre 2020 EAN: 9788832218138 ISBN: 8832218135 Pagine: 100 Formato: brossura 42 [email protected] Abbiamo ricevuto Lettere a Eleonora Pierfranco Bruni Nemapress editore

Presentazione “Ma c’è un motivo perché io non smetto di vi- autori. Allora possiamo dire che Eleonora rap- Lo scrittore Pierfranco Bruni si racconta o vere tra le pagine dell’incompiuto. Non voglio presenta il modello di donna di cui Francisco racconta questa volta, sotto forma di romanzo che nulla finisca, che nulla si possa compie- ha bisogno per trovare le sue risposte e capire epistolare in Lettere a Eleonora, il viaggio d’a- re...” - dice l’autore. Allora a questo punto ci si se l’amore ha bisogno o meno di una Itaca? more tra Francisco ed Eleonora dove gli in- interroga: Chi deve compiere la storia di que- Nella letteratura sicuramente sì. Ma nella vi- trecci narrativi vengono costruiti da un flusso sto libro se di storia si può parlare? Chi deve ta? Non dobbiamo dimenticare il lettore. Chi di emozioni, sentimenti, illusioni e riflessioni svelare il mistero dell’amore se ha bisogno o può essere il lettore di questo romanzo? “Il let- avendo come sfondo narrativo “il ricordo” e meno di una Itaca? Bruni sicuramente affida tore modello”? Allora deve essere un “lettore “l’immaginario”. In questo nuovo viaggio di al lettore il compito di trovare le risposte ren- modello” per riuscire a capire il pensiero di Bruni si cerca di ritornare all’amore, dove il dendolo partecipe e protagonista dell’evento Bruni? Bisognerebbe riflettere non solo sui suo mistero non conosce limiti alla ricerca di letterario, dove non c’è un confine tra vita e concetti e le forme innovative che lo scrittore risposte e certezze che non può mai avere se letteratura, dove le storie vengono vissute e propone, ma anche sulla loro interpretazione non quello di conoscere la morte. “L’amore co- abitate. Il lettore entra in gioco e vorrebbe ri- e sul ruolo del lettore in quanto la scrittura nosce sempre la morte” - dice l’autore. In que- spondere subito botta e risposta dopo la pri- che qui si vive non pone limiti tra vita e lette- sto percorso esistenziale ci si sforza di distin- ma lettera, ma è invitato alla pazienza e non si ratura o meglio per Bruni la letteratura è vita. guere la maschera e la vita dove a volte Più volte Bruni richiama il lettore e lo si recita e a volte si vive l’amore alla di- rende partecipe alla sua “letteratu- sperata ricerca dell’esistenza. L’amore ra-vita”. In Sul davanzale delle parole: di Francisco per Eleonora non è solo un “[...] Caro lettore non cercare di mette- semplice dialogare, ma un percorso esi- re ordine nelle cose” o in Ornamento di stenziale che si sottopone ad un proces- un amore “[...] Ogni lettore può spagi- so profondo difficile che è quello tra narli e farne l’uso che meglio[...]”; così scrittura ed esistenza, tra vita e lettera- anche in Lettere a Eleonora il lettore ha tura concetti che sono stati approfondi- un ruolo importante dove compiere ti dall’autore anche in Sul davanzale delle l’incompiuto. Il flusso dei sentimenti parole (Pellegrini editore), ma qui il ri- vola nella Favola degli orienti; contesto cordo e la memoria oltre a far ritornare storico-culturale che accompagna all’amore generano sentimenti e rifles- quasi sempre la scrittura di Bruni dove sioni a cui Bruni si affida completa- allora un punto certo per il lettore si mente mostrandosi a volte personag- può trovare. Si riesce a prendere la sto- gio e altre volte lui stesso come: “ Sono ria di Bruni e riviverla nella nostra sto- troppo impastato di Cesare Pavese”. ria, nel nostro percorso esistenziale. Francisco ha bisogno dell’amore, ha bi- La Favola di “Mille e una notte” diventa sogno di Eleonora per capire quando in questo libro il punto di riferimento mostrarsi personaggio per poi scompa- per il lettore. Questo libro, come an- rire e ritornare scrittore. Eleonora com- che altri libri di Bruni, è la metafora pare dopo le prime due lettere di Fran- dell’esistenza stessa e del viaggio cisco all’inizio e solo verso la fine del dell’essere umano nella “vita” e nelle romanzo. Non è insolito per Bruni il “forme”, nei sentimenti e nelle convin- fatto di giocare a volte con la forma co- zioni dove la letteratura diventa un me in Ornamento di un amore (Passerino mare immenso e il lettore deve trovare Editore) e a volte con i contenuti come la barca giusta e il porto giusto per ap- in Lettere ad Eleonora per esprimere il prodare. Il porto diventa la chiave di suo profondo concetto di circolarità. lettura - interpretazione dei pensieri e Ma l’amore ha bisogno di una Itaca? del linguaggio dello scrittore Pierfran- Bruni ha già dato le sue riflessioni in Il co Bruni; forte metafora che richiama ladro dei profumi (Tabula Fati). L’amore alla grecità a cui lui fa sempre riferi- ha un inizio e una fine. Eleonora e Ma- mento ... rika hanno in comune la Favola, l’immagina- annoia dalle continue ripetizioni; aspetta il [...] “Io sono marinaio di antichi porti e tu sei rio, ma sono differenti come caratteri lettera- comparire di Eleonora. Questo libro educa al- una passante che cerca di interpretare i nodi ri. Marika rappresenta l’essenza dell’amore, la pazienza. L’attesa crea un legame tra scrit- della corda che legano le barche al pontile” [...] mentre Eleonora i dettagli e le riflessioni dello tore e lettore: si intendono. Li unisce il forte ... scrittore sulla vita e sulla letteratura. L’amore, percorso esistenziale di Pierfranco Bruni do- Admira Brahja oltre ad essere una forte tematica nella produ- ve l’uomo è sempre al centro, dove i pensieri si Università di Scutari “Luigj Gurakuqi” zione letteraria di Bruni, qui si rivela un mo- abitano prima di diventare parole, scrittura, tore potente nelle dinamiche dei concetti e letteratura... Abbiamo detto che non c’è un in- delle riflessioni di Bruni. Eleonora rappresen- treccio narrativo, ma un flusso di sentimenti gene- Editore: Nemapress ta la certezza, la donna capace di dare rispo- rati dai ricordi che hanno sotto sfondo un retroter- Collana: Sentieri ste, ma Francisco o Bruni stesso ci spiazzano ra storico, culturale ed esistenziale immenso a Anno edizione: 2020 come sempre e le risposte non ci sono. Alla fi- partire dalla “Vita Nova” fino a raggiungere un In commercio dal: 1 gennaio 2020 ne c’è sempre l’incompiutezza in questo gioco contesto letterario novecentesco non solo italiano, Pagine: 148 p., Brossura di parole tra amore, disamore e indifferenza. ma anche europeo, dove vengono citati diversi EAN: 9788876292392 43 n. 88

Mostre Marc Chagall, in mostra a Rovigo A Rovigo, nella eccellente cornice di Palazzo Roverella è appena stata aperta una splendida esposizione monografica davvero unica, Marc Chagall - Anche la mia Russia mi amerà. (Fino al 17 gennaio 2021)

Comprende, infatti, una selezione notevole di oltre cento opere dell’Ar- tista suddivise in 13 stan- ze: circa 70 i dipinti su tela e su carta, oltre alle due straordinarie serie Maria Cristina Nascosi di incisioni ed acquefor- ti pubblicate nei primi anni di lontananza dalla Russia, “Ma Vie”, 20 tavole che illuminano la sua precoce e doloro- sa autobiografia e “Le anime morte” di Gogol, lo scrittore che assieme al genio di Tolstoj e di Dostoevskij, è riuscito a mettere a nudo l’ani- ma più profonda della letteratura e, quindi, della cultura e civiltà russe, un po’ quello che, altrettanto, in musica, ha fatto Tchaikowskij ed in senso ‘uguale seppur opposto’ il Gruppo dei Cinque, tra cui Modest Musorgskij, Niko- laj Rimskij-Korsakov, Aleksandr Borodin, Mi- chail Glinka. Chagall aveva precorso i tempi, forse senza volere, con l’Amore, un sentimento universale che profuse nelle sue opere e nella sua vita, sacro a tutta parete dai colori pastellati e viva- mondo della memoria e delle forme tradizio- verso gli altri, un principio ispiratore e perno ci, ad un tempo, un gioiello sulla voglia di vi- nali. Nella sua opera straordinaria e origina- centrale di tutte le sue opere che dovrebbe in- vere, un inno alla luce e non solo del Midi du lissima mai manca l’esigenza utopica propria formare anche i...giorni nostri. France. dell’avanguardia, senza interferenze con il Immenso fu l’amore suo per Bella, sua compa- La mostra, che si avvale della collaborazione mondo delle emozioni e dell’affettività che di- gna, un amore a prima vista per la sua ispira- della Fondazione Culture Musei e del Museo vengono, nella sua opera, un elemento di ar- trice dal 1909 fino alla morte di lei, avvenuta delle Culture di Lugano, che ha concesso ope- ricchimento e di unica definizione formale. prematuramente nel 1944, l’amore del ‘diver- re dell’Artista mai esposte prima, è accompa- E, comunque, la sua personale cifra stilistica so’, lui ebreo chassidico, per l’altro/l’Altra da gnata da un ricco catalogo – a cura di Claudia ed i suoi contenuti, non si adatteranno mai, se sé che informò l’intera sua vita, da non per qualche ‘particolare’ alle Lëzna, presso Vitebsk, un grande Avanguardie, si manterranno sem- villaggio Shtetl in cui era nato, alla pre originali e propri, non venendo Francia, a Parigi, alla Spagna, al Por- mai meno a se stessi. togallo, agli Stati Uniti ed, ellittica- Così, pur scegliendo di vivere, co- mente, seppur simbolicamente, co- me lui stesso dice ‘voltando le spal- me è a volte il corso della vita, le al futuro’ - il senso del parados- ancora nella sua Russia, oggi Bielo- so, sempre tipicamente ebraico russia. - Chagall codifica un linguaggio ed «Per anni il suo amore ha influenzato una sintassi espressiva che soprav- la mia pittura… Bella scriveva come vi- vivranno, ben più delle avanguar- veva, come amava, come accoglieva gli die tradizionali del ’900, al trascor- amici. Le sue parole, le sue frasi sono rere del tempo ed al modificarsi una patina di colore sulla tela… Le cose delle situazioni politiche e sociali comuni, le persone, i paesaggi, le feste del XX secolo. ebraiche, i fiori – questo era il suo mon- Ed ecco perché, ancor oggi, lo si do, questi erano i suoi soggetti… Poi a può ancora considerare un ‘mo- un tratto, un rombo di tuono, le nuvole Marc Chagall, Il Matrimonio, 1918, Mosca, Tretyakov Gallery © Chagall derno’ – ma forse, sarebbe meglio si aprirono alle sei di sera del 2 settembre 1944, Zevi – pubblicato da Silvana Editoriale, con dire, ormai, con Eliot, a classic - un classico. quando Bella lasciò questo mondo. Tutto è divenuto saggi di Maria Chiara Pesenti, Giulio Busi, Anche la mia Russia mi amerà – il titolo della tenebre» - così aveva scritto… Michel Draguet e della stessa Curatrice, Clau- mostra - sono le parole con cui conclude “Ma Io vivo dappertutto – disse una volta in una dia Zevi. Vie”, la già citata autobiografia illustrata da intervista alla soglia degli 80 anni – in tutto il L’esposizione intende porre in discussione lui data alle stampe ad appena 34 anni, a Ber- mondo, ma, soprattutto, a Vitebsk e a Parigi – anche il tema della posizione singolare che lino, all’inizio dell’esilio, consapevole che que- divenne poi, infatti, naturalizzato francese. Chagall occupa nella storia dell’arte del XX se- sta volta la separazione dalla Grande Madre E la Francia fu la sua ultima destinazione: colo. Russia sarebbe stata definitiva. morì a 97 anni, in Provenza, a S. Paul de Vence Senza mai confondersi con il dibattito delle M. Cristina Nascosi Sandri dove tutto parla ancora di lui, dalle continue Avanguardie, la sua pittura tuttavia rimane www.palazzoroverella.com mostre estemporanee al Museo de la Cité al sempre aperta alle esigenze del modernismo, Palazzo Roverella piccolo delizioso Duomo, dove c’è un mosaico ma senza necessitare di alcuna rottura con il via Laurenti 8/10, Rovigo 44 [email protected] Alla scoperta del viaggio dantesco #11 Conosciamo la Divina Commedia: canto VI, Inferno verso il sette- centenario di Dante L’Inferno è la prima delle tre Cantiche che com- pongono l’Opera Ma- gna di Dante Alighieri. Dante ha iniziato il suo viaggio, e quello dell’a- nima di tutti gli uomini, Martina Michelangeli trovandosi nella selva oscura nella notte del 7 aprile, giovedì santo, e l’alba dell’8 aprile, il venerdì santo, dell’anno 1300. Nel sesto canto dell’Inferno siamo alla mezzanotte del venerdì 8 aprile. Siamo nel terzo cerchio, quello dei golosi, il cui custode è Cerbero: il mitologico cane a tre teste, un mostro vorace e chiassoso. I golosi, insieme ai lussuriosi del canto prece- dente e a gli avari, i prodighi e gli iracondi nei canti successivi, fanno parte del gruppo degli “incontinenti”: coloro che nella vita non han- no resistito nel trattenersi dalle tentazioni e Gustave Dore, Ciacco passioni terrene. I golosi sono puniti median- te una pioggia battente di acqua mischiata a Dante prova angoscia per Ciaccio e si scusa combatteranno, finché i Neri prenderanno il neve e grandine, che li colpisce mentre sono con il dannato per non averlo riconosciuto. potere, cacciando i Bianchi, tra cui lo stesso riversi a terra. Insieme a questa tortura fisica Ciacco prima di presentarsi però attacca du- Dante. Il poeta però vuole ancora sapere, e i dannati devono subire il latrato assordante ramente i fiorentini, popolo invidioso oltre chiede a Ciacco la situazione di alcuni storici per- di Cerbero, che mentre abbaia li graffia (vv. ogni limite e rivela a Dante di non essere l’uni- sonaggi di Firenze che hanno combattuto per la 10-18): patria: la risposta però renderà Dante ancora più triste, perché i “Grandine grossa, acqua tinta e personaggi citati si trovano nei gi- neve/ per l’aere tenebroso si roni più bassi del regno del Male riversa;/ pute la terra che questo (vv. 77-90): riceve./ Cerbero, fiera crudele e diversa,/ con tre gole caninamente “E io a lui: “Ancor vo’ che mi latra/ sovra la gente che quivi è ’nsegni/ e che di più parlar mi facci sommersa./ Li occhi ha vermigli, la dono./ Farinata e ’l Tegghiaio, che barba unta e atra,/ e ’l ventre largo, fuor sì degni,/ Iacopo Rusticucci, e unghiate le mani;/graffia li spirti Arrigo e ’l Mosca/ e li altri ch’a ben ed iscoia ed isquatra”. far puoser li ’ngegni,/ dimmi ove sono e fa ch’io li conosca;/ ché gran Appena Cerbero si accorge dei disio mi stringe di savere/ se ’l ciel li due poeti apre le tre bocche in addolcia o lo ’nferno li attosca”./ E modo minaccioso e mostra loro quelli: “Ei son tra l’anime più nere;/ le zampe, come se volesse attac- diverse colpe giù li grava al fondo:/ carli, ma Virgilio senza parlare se tanto scendi, là i potrai vedere./ raccoglie della terra e a mani pie- Ma quando tu sarai nel dolce ne le getta nelle fauci del mostro. William Blake, Cerbero mondo,/ priegoti ch’a la mente Il paesaggio del terzo cerchio è altrui mi rechi:/ più non ti dico e grigio, freddo e molto umido. Fra i dannati ri- co concittadino di Dante ad essere punito lì per più non ti rispondo”. volti verso la terra solo uno si alza al passaggio la stessa colpa e poi tace. dei due pellegrini: è il fiorentino Ciacco, che Nel sesto canto dell’Inferno per la prima volta Dopo questa risposta Ciacco torna con gli altri però Dante non riconosce a causa del suo Dante parla di Firenze, l’amata città che però lo golosi nella melma, e Dante riprende il suo brutto aspetto modificato dalla melma e dal condannò all’esilio perpetuo. Per questo moti- cammino con il maestro Virgilio. Qui l’antico dolore. Ciacco era un personaggio noto ai vo, partendo proprio da questo canto, anche il poeta rivela al discepolo che dopo il Giudizio tempi di Dante per la sua ingordigia (e di cui canto VI del Purgatorio e del Paradiso vengono Universale le anime saranno riunite al corpo, tratterà anche Boccaccio nel suo Decameron indicati come “i canti politici”, poiché si parla per cui il loro tormento sarà superiore rispet- nella novella 8, giornata nona) (vv. 40-48): rispettivamente di Firenze, dell’Italia e dell’Im- to a quello finora sofferto. Continuando a par- pero. Importante è per Dante l’incontro con lare i due poeti camminano passando dal cer- ““O tu che se’ per questo ’nferno tratto”,/ mi disse,/ Ciacco perché il goloso gli rivelerà la guerra fra chio III al IV, dove trovano Pluto, il custode “riconoscimi, se sai:/ tu fosti, prima ch’io disfatto, i Guelfi, preannuncio dell’esilio del poeta. del cerchio che ospita gli avari e i prodighi. fatto”./ E io a lui: “L’angoscia che tu hai/ forse ti Sarà proprio Dante a chiedere a Ciacco del futu- Martina Michelangeli tira fuor de la mia mente,/ sì che non par ch’i’ ti ro di Firenze e questo perché le anime dei dan- vedessi mai./ Ma dimmi chi tu se’ che ’n sì dolente/ nati non conoscono il presente, ma hanno chia- Su DdCR | Diari di Cineclub Radio https://bit.ly/2YEmrjr loco se’ messo, e hai sì fatta pena,/ che, s’altra è ro il domani. Ciacco predice gli eventi avversi che potete ascoltare in podcast la rubrica di Martina Miche- maggio, nulla è sì spiacente”. accadranno nella Firenze di Dante: le fazioni si langeli “Alla scoperta della Divina Commedia”. 45 n. 88 Un’altra vita possibile sul nostro Pianeta Immagini da film, realtà per il nostro futuro. La Voce del pianeta: il “padre” dei documentari David Attenborough. Una voce che dobbiamo asso- lutamente ascoltare per poter ancora vivere sulla Terra

La vita sul nostro Pia- problemi. Sembrava impossibile che una specie, mondo, ossia la metà delle foreste pluviali, neta è una meraviglia quella umana, potesse minacciare l’intero Pia- con una perdita irreparabile di biodiversità. a tutto tondo: migliaia neta in cui le altre si autoregolavano con, solo Non possiamo abbattere per sempre e ciò che di specie straordina- uno degli esempi in un ecosistema naturale non può essere fatto per sempre perché non è rie che cooperano per esemplare, i flussi migratori. sostenibile. Neanche l’oceano si salverà. Fu mantenere viva la Ter- Con il primo lancio dell’Apollo, nel 1969, l’uomo questo il tema del docu film Il Pianeta Blu rea- ra, la Natura e la sua poté vedere la Terra da lontano: vulnerabile, lizzato da BBC Natural History e trasmesso nel “biodiversità” sono una isolata, una sfera nell’Universo, la videro tutti, 2001. La pesca in acque internazionali ha elimi- macchina perfettamen- il mondo intero guardò il lancio in diretta. Si nato il 90 % dei grandi pesci ed ora gli oceani si Tiziana Voarino te sincronizzata. An- inizio a capire che la nostra casa, la nostra esi- stanno svuotando, se ciò accadesse il ciclo dei che Il rapporto tra il cinema e il documentario stenza, era limitata e dipendente dal mondo nutrienti oceanici si interromperebbe e l’ocea- è stretto ed innegabile. Come non portare l’at- intorno a noi. Ormai avevamo iniziato ad ab- no morirebbe. Nel ‘98 una troupe si imbatte tenzione su un personaggio la cui esperienza bandonare la rinnovabilità e l’eco sostenibili- nelle barriere coralline bianche: un triste spet- è stata fondamentale per il genere docufilm, tà. Nella seconda metà degli anni 70 durante tacolo di creature morte e il reef prima magico ancor di più in questo momento essenziale la realizzazione con la BBC di La Vita sulla Ter- luogo di colori incredibili diventato spettrale a per capire che non stiamo vivendo l’inizio di ra la serie di docufilm girata in 39 paesi, con causa dell’aumento della temperatura. un film catastrofico, non è finzione, è realtà. le riprese di 650 specie, avendo percorso più Attenborough a 92 ha deciso di metterci anco- Una delle più importanti ed im- ra in guardia. Le sue parole non perdibili testimonianze del 2020 sono pietre, sono macigni: “l’au- che possiamo seguire e vedere mento di carbonio nell’atmosfe- con immagini mozzafiato in ra ha sempre pregiudicato l’e- Una vita sul nostro Pianeta è pro- quilibrio di vita sul Pianeta, ma prio quella di David Attenbo- se ci erano voluti millenni pri- rough: ora ha 93 anni ed ha ma, noi bruciando carbone e avuto la fortuna di esplorare per petrolio, che per altro hanno tutta la sua vita il nostro Pianeta impiegato ere a formarsi, ab- in tutta la sua varietà. Le sue av- biamo impiegato meno di due- venture l‘hanno portato alla sco- cento anni per mettere a rischio il perta del mondo fin da ragazzo. pianeta. La temperatura mondia- Le sue parole, la sua testimo- le è riuscita a rimanere stabile fi- nianza di ora non ce la dobbia- no agli anni ’90 perché l’oceano mo dimenticare, anzi obbligato- ha assorbito il calore in eccesso, il riamente la sua voce e quello che primo indizio che la terra inizia- ci consegna devono riecheggiarci va a perdere il suo prezioso “ba- costantemente nella testa e devo- lance”. I Poli sono scenari ine- no essere un punto di partenza: guagliabili sul Pianeta con specie urgente, immediato, costante, Sir David Attenborough uniche che si adattano a situazio- l’unica soluzione per noi esseri ni estreme, ma ora stanno cam- umani e per tutta la sopravvivenza del Pianeta. di due milioni di chilometri, notò che alcuni biando. Le estati artiche hanno ormai ridotto le Ci sono state cinque estinzioni di massa nella animali erano sempre più difficili da trovare distese di ghiaccio perenne, già nel 2011 le ra- storia della Terra, l’ultima fu la causa della come i gorilla di montagna ridotti ormai a tre- gioni erano molte. La temperatura è aumen- scomparsa dei dinosauri. Poi si giunse alla cento in una foresta sperduta dell’Africa Cen- tata in modo fisso di un grado, il ghiaccio ri- nostra epoca geologica recente l’ Olocene (dal trale. Erano stati sterminati dai bracconieri. dotto del 40% in 40 anni, l’ecosistema più greco olos tutto e Kainos recente) caratteriz- Stessa sorte toccò alle balene cacciate per la lontano e incontaminato è ormai destinato al zata da una certa stabilità delle temperature e carne e l’olio. I guai grossi erano iniziati ed collasso. Il nostro impatto è ovunque sulla Ter- dello sviluppo congegnato e preciso dalla Na- era l’uomo il responsabile, oltre tutto dimo- ra ed ha alterato l’essenza della vita sul Piane- tura in cui tutta la vita del Pianeta si era asse- strando una crudeltà inaudita. Stavamo con- ta. Abbiamo prosciugato il 30% della riserva it- stata sul proprio ritmo affidabile con le sta- sumando il pianeta terra fino ad esaurirlo con tica mondiale, abbattiamo più di 15 miliardi di gioni e le relative peculiarità di ciascuna nei i suoi habitat, nel frattempo la popolazione alberi ogni anno, abbiamo ridotto la portata vari Continenti. Avevamo conquistato in que- raddoppiava. Un altro esempio di distruzione di acqua dolce dell’80% con il nostro agire su sta perfezione l’opportunità di un’agricoltura fu il Borneo, ricoperto negli anni ‘50 per tre fiumi e laghi, stiamo chiudendo la Natura in sostenibile con i ritmi delle stagioni che ha quarti dalla foresta pluviale che in solo 50 an- cattività, metà delle terre fertili sulla Terra so- permesso il progredire della civiltà umana. ni si dimezzò. Più della metà delle specie ani- no coltivate, il 70% di tutti gli uccelli sulla ter- Noi uomini, invece con la nostra intelligenza mali vivono in Borneo, e tra quelle più meravi- ra sono ormai addomesticati, la metà sono abbiamo cambiato il passo di questa evoluzio- gliose, è un esempio indiscusso di biodiversità polli di allevamento, un terzo dei mammiferi ne: rivoluzione industriale prima, tecnologica da lasciare senza fiato. Ogni specie animali e sul pianeta è fatto di uomini e l’atro 60 % è be- ed informatica poi, invenzioni come i voli in- piante ha un ruolo cruciale per l’altro, un stiame di allevamento, i restanti sono solo il tercontinentali che permisero per altro ad At- esempio della perfezione della Natura senza 4% dai topi alle balene: questo è il nostro pia- tenborough di esplorare gli angoli più impen- l’uomo. In un metro quadro di foresta del neta gestito dall’umanità per l’umanità, non sati del Pianeta e scoprire flora e fauna mai Borneo esistono circa 700 specie diverse di al- resta quasi più autonomia. Dai suoi inizi anni vista. Aveva venti anni, allora. Di lì in poi il rit- beri e noi lo abbiamo trasformato in una mo- ’50 di media gli animali selvatici si sono più che mo del progresso fu inarrestabile, avevamo for- nocultura di palme da olio, praticamente in un dimezzati, le foreste, le pianure i mari si stanno se anche tutti i sogni a portata di mano, ma non habitat defunto rispetto a cosa era. Tremila mi- esaurendo, abbiamo distrutto completamente siamo stati capaci di controllarci e iniziarono i liardi di alberi sono stati abbattuti in tutto il segue a pag. successiva 46 [email protected]

segue da pag. precedente assolutamente preservata. L’esempio di Pa- il mondo non umano, l’uomo ha annientato il lau, uno stato insulare del Pacifico, la cui sus- mondo. Questa è la mia testimonianza: la sto- sistenza si basa su pesca e turismo alla bar- ria del declino naturale nell’arco della mia vi- riera corallina ha dato i suoi frutti. La ta, ma il danno che ha contraddistinto la mia soluzione fu vietare la pesca in molte zone per generazione sarà purtroppo eclissato dal suc- un periodo, così le popolazioni di pesci torna- cessivo. La scienza ci dice che se nascessi oggi rono floride a tal punto da pervadere anche le potrei vedere il prossimo danneggiamento acque circostanti oltre il reef. Se facessimo lo mondiale con la Foresta Amazzonica che di- stesso a livello mondiale avremmo risolto venterà una savana arida devastandone le questo problema. Basterebbe vietare la pesca razze animali e alterando il ciclo globale per un periodo, o a periodi. Il mare aperto or- dell’acqua con danni per l’Artide che resterà mai esaurito dalla pesca intensiva ridivente- senza ghiaccio in estate e senza la calotta il rebbe la riserva più grande del pianeta per ritmo del riscaldamento globale crescerà. Le combattere il cambiamento climatico. Sulla terre ghiacciate del nord si scioglieranno rila- terra ferma invece dobbiamo sospendere le sciando metano, gas serra molto più potente coltivazioni intensive, partendo dal cambiare dell’anidride. Il cambiamento climatico sarà la nostra dieta. I grandi carnivori sono rari in inesorabile, l’oceano sarà sempre più caldo e natura perché ognuno ha bisogno di molte acido con le barriere coralline che moriranno, prede. E nel Serengeti in Africa ognuno ha la riserva ittica crollerà, le culture intensive circa cento prede a disposizione. Non c’è spa- esauriranno i terreni e la produzione alimen- zio per molti carnivori, inclusi noi uomini. tare entrerà in crisi, gli insetti impollinatori Dovremmo evitare di essere carnivori e man- scompariranno, il tempo sarà sempre più im- giare più piante, più vegetali. Qui possiamo prevedibile, la temperatura globale salirà di imparare dagli olandesi, che incrementano di saggezza. Siamo i soli in grado di immagina- altri 4 gradi e gran parte della terra diventerà dieci volte i raccolti aumentando la resa per re il futuro, ora sappiamo che esiste l’occasio- inabitabile con milioni di senza tetto. La sesta ettaro e diminuendo l’utilizzo di acqua, pesti- ne per fare ammenda, gestire il nostro impat- estinzione di massa è all’opera: una serie di cidi e concimi: un esempio di come si produce to. Basta solo volerlo, ripristinare salute, scelte univoche hanno portato e conducono al molto più cibo, da molto meno terra: infatti ricchezza e meraviglia del mondo che abbia- cambiamento irreversibile; la sicurezza del nonostante la sua piccola dimensione è il se- mo ereditato. Non sprechiamo questa occa- nostro Olocene, il nostro paradiso terrestre, condo esportatore di cibo al mondo. Possia- sione”. Una vita sul nostro Pianeta è il documen- saranno un ricordo. La nostra minaccia più mo produrre in nuovi spazi, anche in luoghi tario uscito nell’autunno del 2020 che grande, se non agiamo subito è l’estinzione. dove non c’è affatto terra. Se svilupperemo l’a- contiene questo grido di allarme, la testimo- La soluzione c’è, ma dobbiamo iniziare subito gricoltura così invertiremo la corsa alla terra, nianza impareggiabile e unica di David Atten- a ristabilire la biodiversità, dobbiamo rinatu- che invece libereremmo. Le foreste sono fon- borough. In italiano ha la voce di , ralizzare il mondo, è l’unica via di fuga che ab- damentali per la sopravvivenza del nostro noto per essere tra gli altri la voce di Anthony biamo: farlo per altro è più semplice di quanto pianeta, sono la tecnologia più avanzata in re- si pensi, in 100 anni la Natura selvaggia po- altà, il regno della biodiversità che serve per trebbe tornare. Tutte le altre specie sulla Terra catturare l’anidride carbonica. Un secolo fa raggiungono un picco massimo che si limita tre quarti della Costa Rica erano coperti di fo- da solo, mentre l’essere umano si riproduce reste, poi negli anni 80 a causa del taglio di le- senza sosta. In Giappone il tasso di natalità è gname incontrollato arrivarono a un quarto. crollato con l’aumentare del tenore di vita e Poi il Costa Rica incentivò la sostituzione de- dell’aspettativa di vita, stabilizzandosi. Con gli alberi tagliati ed ora in venticinque anni la l’avanzare del progresso le persone hanno foresta è tornata a ricoprire la metà del Costa scelto di fare meno figli. Nel futuro prossimo Rica. Basterebbe ripristinare gli alberi in tutto raggiungeremo il nostro picco. Lavorando so- il mondo. Anche qui la soluzione ci sarebbe. do per combattere la povertà e ottenendo il Se lo hanno fatto in Costa Rica si può rifare. Il benessere per tutti raggiungeremo questo filo conduttore è sempre uno: la Natura èil picco più in fretta. Il trucco è incrementare il nostro più grande alleato, dobbiamo solo fare tenore di vita senza aumentare il nostro im- ciò che la Natura ha sempre fatto. E’ semplice patto sulla Terra; ma si può fare, non è impos- in realtà. Una specie può prosperare solo se sibile. La vita sul Pianeta ci può essere anche tutto il resto prospera con essa. Dobbiamo solo grazie alla luce solare, quindi se abbando- sposare questo principio: se ci prenderemo nassimo il combustibile fossile e usassimo so- cura della Natura, la Natura si presenterà cu- lo l’energia della natura, del sole, dell’acqua, ra di noi. E’ tempo di smettere di crescere e del vento e la geotermia, proveniente dalla prosperate tutti insieme in equilibrio. Come terra, sarebbe la soluzione. Il Marocco, per raccoglitori la vita era sostenibile, ora è l’unica esempio, oggi ha il 40% di energia rinnovabili opzione, accorciare la distanza dalla Natura Dario Penne, attore, doppiatore e direttore del doppiaggio con la più grande distesa di pannelli solari, per tornarne a farne parte. Se cambiamo il entro il 2050 potrebbe diventare il più grande modo di vivere sulla Terra ci attenderà un fu- Hopkins ne Il Silenzio degli Innocenti, come in esportatore del mondo. Nel giro di 20 anni le turo alternativo preservando la Natura, anzi- altri documentari, tra cui quelli della serie in rinnovabili dovranno diventare l’unica fonte ché imprigionarla e distruggerla. I metodi do- otto episodi della BBC Il nostro Pianeta. Atten- di energia. Ovunque l’energia sarà più econo- vranno essere sostenibili, lavorando con essa borough ha deciso di lasciare la sua orma an- mica, le nostre città più pulite, e l’energia rin- e non contro di essa. Sono sicuro di una cosa: che su Istagram e in 4 ore e 44 minuti, come vi novabile è inesauribile. La vita sul Pianeta e non si tratta di salvare la Natura, si tratta di è sbarcato questo settembre appena trascor- noi dobbiamo avere oceani sani. E’ un alleato salvare noi stessi, perché con o senza di noi la so, ha raggiunto un milione di follower. Im- cruciale per ridurre l’anidride carbonica nell’atmo- Natura tornerà, per esempio come è accaduto pressionante! Il Pianeta ci chiama! Ascoltia- sfera, ma deve essere ricco di esseri viventi i più di- a Chernobyl dove la Natura ha recuperato il molo. versi. La pesca in quantità e forme sostenibili va suo spazio, è solo uno degli esempi. Ci serve Tiziana Voarino 47 n. 88 Piso pisello (1981) di Peter Del Monte L’adolescenza tra mito, sogno e desiderio Milano; anni ’70. La cam- per la metropoli, rischiando di essere rapito – brucia le tappe al punto di spegnere il desi- panella. Oliviero (Luca da una ghenga di balordi. Per caso, ritrova il derio prima ancora di realizzare la portata Porro) corre lesto a pre- papà su un vecchio tram assieme al Bamba. delle proprie conquiste. I miti del successo, pararsi il pranzo. I geni- Come nelle fiabe, l’uomo vive nella pancia d’u- della libertà sessuale. Dopo aver fatto le “bar- tori, scampati al Ses- na balena, in un parco giochi dismesso. Sulle ricate”, Piero e Rossana – artisti in eterno di- santotto, sono artisti orme dei ragazzi, giunge anche Piero. Inge- venire – son lì che attendono passivi che la con in serbo prospet- gnandosi non poco, lui, Oliviero e una banda di ruota giri anche per loro, mentre la famiglia tive interessanti, ma monelli rimettono in piedi le giostre, e gli affari va a scatafascio. Non li turba il pensiero d’una al momento senza im- vanno a meraviglia. Ma è tempo di partire. Fi- stangona che s’infila nel letto del figlio mino- piego. Ipocondriaco spin- nita l’estate, ricominciano le scuole, e bisogna renne, mentre loro in salotto fumano pesante Demetrio Nunnari to, Piero (Alessandro Ha- che Oliviero pensi all’avvenire di suo figlio. con gli amici. Ognuno è libero di fare le sue ber) si trascina come un Papà Piero, invece, resta. È scoprendo il suo scelte, purché se ne assuma la responsabilità. cencio. Rossana (Valeria D’Obici) è, invece, opaca e lato zingaro che si è realizzato: dipinge, canta I due han lottato affinché il sociale approdas- un po’ svanita. Mai stati una famiglia. Come e fa spettacolo. Oliviero, Cristiano e la gamba se ad un ordine nuovo di idee, ma non col sen- tutti i tredicenni, Oliviero sogna ad occhi riprendono così la via del ritorno. Ma d’un so critico che distingue ciò che è sano da quel aperti; vuol fare l’ingegnere nucleare, e guar- tratto, un vistoso cartellone cattura i loro che è guasto. Spettatori di una realtà che fati- da già le donne grandi. E una sera, ad una fe- sguardi con enormi labbra sensuali esibite a cano a comprendere. Non è, dunque, Oliviero sta hippie in casa sua, la bella May (Victoria bella posta. E d’istinto, al dolce Cristiano sov- a lasciare casa, ma son loro ad esser stati ab- Gadsden) ci finisce a letto palese- bandonati. Così, Rossana conta di mente alticcia. Al mattino, mentre a trovare lontano la sua interiorità, lezione si dice di “Atena dagli occhi fuggendo di fatto da eventi che non azzurri”, il ragazzo pensa alla sua sa decifrare. Gli adulti, insomma, dea, rossa e radiosa come Gilda. non escono bene da Piso pisello, ed il May è incinta di Oliviero, ma Piero e vagabondo naïf che si volge agli ani- Rossana san solo ragionare del no- mali come un nuovo San Francesco me del bambino. Si chiamerà Cri- lancia un monito evidente. Intanto, stiano (Fabio Peraboni). Per Oliviero Oliviero vive l’adolescenza. A scuola, è nuova vita. È quel padre premuroso l’Odissea non gli interessa, che tutta e responsabile che a lui è sempre una mitologia personale di semidei, mancato. D’un tratto, May – aspi- eroi ed eroine – da Einstein a Batgirl rante artista – vola negli States por- – campeggia sui poster della sua ca- tando il piccolo con sé. Ma i creativi, meretta. E poi c’è May, che somiglia si sa, han bisogno di spazio, e quegli alla Hayworth. È lei che lo guida at- torna al mittente qualche tempo do- traverso alcuni tra gli stadi fondanti po. Anche qui Piero e Rossana sen- della crescita emozionale dell’ente. tono la loro dimensione espressiva La definizione della propria identità minata dalla presenza del fanciullo, di genere innanzitutto; sebbene sia e ad Oliviero non resta che andar questa il portato di un approccio al- via. Dopo la scuola troverà un lavo- quanto prematuro col gentil sesso. ro, e avrà cura di Cristiano. I due È difatti possibile che nulla vi sia di s’avventurano in un viaggio per le “immaturo” in tale precocità, e che vie di una Milano che brulica di insi- Oliviero abbia solo preso il suo tem- die e bislacchi figuri. Incrociano, al- po. La psiche è, in fondo, l’intervallo lo zoo, un eccentrico clochard (un Le- che separa il desiderio dalla sua sod- opoldo Trieste surreale) che da anni disfazione, e il ragazzo è indubbia- parla solo agli animali. Albeggia, e in mente equilibrato. La paternità. Per una piazza Duomo deserta l’ometto assurdo, la presenza assente di un si eclissa in un tombino, prima che padre abulico e l’urgenza perenne di l’orda di impettiti automi del giorno badare a se stesso sono state mae- torni ad inquietare quella pace. A se- stre di vita e, benché giovanissimo, ra, in taverna, incontrano il Bamba Oliviero conosce già i bisogni del fi- (Piero Mazzarella), attempato la- glio. Ma si badi; lungi dall’essere druncolo dal cuore buono che fa del greve, Piso pisello stempera questi ed “palo” un mestiere poetico. Ai ragaz- altri temi vitali in un’aura di sogno, zi serve un giaciglio, e subito lui “grat- fiaba, leggenda. S’è detto del titolo, ta” un tram per portarli dalla figlia. di Atena, dei miti antichi e moderni, Ma davanti ad Oliviero, sul palco d’un circo, viene la parola più bella: “mamma”. Arduo sa- del cenno agiografico al frate d’Assisi. S’è una drag queen canta canzoncine ambigue rebbe, oggigiorno, pensare ad un film “inop- scritto del viaggio, di circhi, di giostre e del mentre Cristiano crede sia la madre. Il Bamba portuno” come Piso pisello. Dietro quel titolo Bamba che – come Giona o Geppetto – vive si commuove; uomo o donna, per lui è uguale. dal sapor di filastrocca, Del Monte dosa - sep- nella pancia di un pesce. Ma un mito rimane Rossana invece va in Cambogia a cercare se pure con garbo - ingredienti divenuti col tem- sospeso sino alla fine, tra le tumide labbra di stessa. L’io smarrito di ogni occidentale, infat- po tabù. Dei sessantottini ci consegna, ad quel cartellone. Il mito dell’amor di colei il cui ti, sta sempre ad oriente. Cristiano, intanto, esempio, un ritratto distante da quello poi ide- nome quelle labbra immote non potranno fugge dall’istituto dov’è in custodia. Con la gam- alizzato dalla memoria collettiva. Una genìa che mai pronunciare. ba sinistra di un manichino sotto il braccio vaga – nella sua crociata contro il pensiero fariseo Demetrio Nunnari 48 [email protected] Le eterotopie nell’opera poetica di Ingeborg Bachmann Mi chiedo perché vivo a Roma, quando scrivo sempre e soltanto di Vienna…

Si chiede la poetessa e Winter’s Tale3 di William Shakespeare, in cui il il suo Paese da lei definitoinvivibile, come con- scrittrice austriaca In- termine Boemia si ricollega in realtà al termi- fida al compositore Hans Werner Henze, con geborg Bachmann, che ne bohemienne, identificando in questo modo cui istaura un sodalizio professionale e senti- a partire dall’ Autunno la regione di cui Praga è capitale con la patria mentale, la Bachmann ritrova il suo humus del 1953 aveva fatto dell’I- dei senza patria, l’autrice scrive ideale nel Sud dell’Italia, quell’Italia ctonia co- talia la sua patria eletti- me lei stessa la definisce, in cui le riesce nuo- va. La Boemia è sul mare vamente facile creare ed esprimersi nella sua Lasciata la nativa Ca- Se le case qui son verdi, entro ancora in una casa lingua madre, il tedesco, seguendo in questo rinzia e la sua capitale Se qui i ponti sono intatti, io cammino su un buon l’esempio di altri autori suoi coetanei e amici, Klagenfurt per fre- fondo, da Paul Celan, trasferitosi a Parigi, a Peter quentare l’Università, Se le pene d’amore sempre sono perdute, qui le per- Weiss profugo in Svezia per sfuggire al nazi- Valeria Consoli dap- smo ed ivi rimasto fino alla sua prima a Innsbruck ed a Graz scomparsa. quindi a Vienna, dove si laurea Rifacendosi al pensiero di Er- con una tesi sul filosofo Martin nesto De Martino, profondo Heidegger, di cui critica la ma- conoscitore di quelle tradizio- trice nazista, si mette in luce ni antropologiche del Sud, che nei Circoli letterari e culturali ricollegano certe espressioni della Capitale asburgica, con- dell’animo meridionale al so- quistandosi una fama precoce strato misterico del paganesi- con le sue poesie quindi lavo- mo - di cui il fenomeno della rando presso l’emittente ra- taranta, presente in alcune zo- diofonica Rot Weiss Rot (Rosso ne della Puglia, rappresenta il Bianco Rosso), per cui compo- momento culminante - la Ba- ne la sua prima opera radiofo- chmann riesce a cogliere le in- nica Un negozio di sogni (ted. time radici ctonie, la cui forza Ein Traumergeschaft), sceglie magmatica che si sprigiona ben presto Roma come sua ‘cit- dalle bocche del Vesuvio e dei tà d’elezione’. Ingeborg sembra Campi Flegrei rappresenta la te- in effetti non perdonare ai suoi stimonianza più convincente. compatrioti quella sorta di in- Questa terra – altra, posseduta dolente omertà, specie nei con- da una natura primigenia, tel- fronti dell’Anschluss1, che ancora lurica nel vero senso del termi- negli Anni Cinquanta caratte- ne – per l’appunto ctonia – seb- rizza il Paese specie nella sonno- bene aspra, povera e talvolta lenta provincia, da cui proviene. selvaggia, assume ai suoi occhi Ecco che la sua personalità l’aspetto di una nuova patria sembra scindersi, dando luogo dove ritrovare non soltanto in questo modo alle eterotopie – una nuova capacità di scrittu- termine composto dalle due ra ma anche una nuova visione parole di origine greca eteros del mondo e delle cose. (altro) e topos (luogo), in base Lì sul mare Ingeborg Bach- a cui, per non parlare di un po- mann, originaria da quell’ ‘An- sto, se ne immagina un altro Ingeborg Bachmann (1926 - 1973) golo delle tre terre’ - in tedesco simile oppure arrivando a fon- die Dreilaendereck – la Carin- derne idealmente due fra loro antitetici, cre- do volentieri (…) zia del sud ovest, dove l’Italiano era comun- ando in questo modo degli altrove apparte- Se la Boemia è ancora sul mare, torno a credere ai que una lingua abbastanza parlata ha ritrova- nenti ad una cartografia dell’immaginario2. mari. to per l’appunto la sua Boemia. Coniato dal filosofo francese Michel Foucault, E se credo ancora al mare, allora spero nella terra- Valeria Consoli il termine indica propriamente ‘quegli spazi, ferma. (…) che hanno la particolare caratteristica di esse- A fondo – cioè al mare, lì ritrovo la Boemia. re connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo Secondo Camilla Miglio4, una volta abbandonato tale da sospendere, neutralizzare o invertire 3 Racconto d’inverno (ing. The Winter’s Tale) l’insieme dei rapporti, che essi stessi designa- – Tragicommedia o Romance scritto da W. Shakespeare no, riflettono o rispecchiano’. Ed ecco che la nel 1611, ambientato dall’autore in un fantasioso Regno di Boemia si ritrova nel Golfo di Napoli, con case Boemia, che si affaccia sulle sponde del mare. Tale motivo, bianche e persiane verdi come si possono ve- oltre che dalla Bachmann sarebbe stato ripreso anche da dere ad Ischia e nelle altre isole. Ispirandosi al Franz Fuhmann, scrittore tedesco originario della Ger- mania Orientale dove nacque nel 1922 e dove continuò a 1 Col termine Anschluss (ted. connessione, col- vivere anche dopo l’occupazione sovietica, diventandone legamento) viene definita in senso politico l’annessione uno fra gli autori più noti e versatili. Fiero oppositore del dll’Austria alla Germania nazista, avvenuta il 12 Marzo nazismo, non è da escludere che la Bachmann possa avere Praga, città della Boemia del 1938, con l’obiettivo di formare la ‘Grande Germania’ tratto ispirazione anche da quest’ultimo oltre che da Sha- 2 Cartografie dell’immaginario in Ingeborg kespeare. ctonia di Ingeborg Bachmann, Roma, 2012, Quodlibet Bachman. Testo di Camilla Miglio e carta di Laura Canali. 4 Camilla Miglio, La terra del morso. L’Italia Studio. 49 n. 88

Ascolta i programmi in podcast DdCR | Diari di Cineclub Radio Alcuni programmi trasmessi: www.cineclubroma.it/diari-di-cineclub-roma/diari-di-cineclub-radio dal 28 settembre al 29 ottobre

Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini (XXI). “Il Alla scoperta della Divina Commedia | 27° sio |21.10.2020|14:14 | https://bit.ly/31uXR5Z Potere senza volto” pubblicato il 24 giugno 1974 Canto l’Inferno. Martina Michelangeli legge Festa del Cinema di Roma | Sesta Puntata - #Ro- sul Corriere della sera e raccolto nel volume Dante |26.10.2020|08:36 | https://bit.ly/2T- maFF15 | Sesta Giornata. Festa del Cinema di “Scritti corsari” 1975 |29.10.2020|03:19 | https:// qmPiI Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce Ugo Bai- bit.ly/37NFbm0 Festa del Cinema di Roma | Decima Puntata #Ro- strocchi |21.10.2020|23:38 | https://bit.ly/3o- Roma e i suoi fasti | Quinta puntata. Architettura maFF15 | Decima Giornata. Festa del Cinema b4Uud interna del Colosseo. Conduce Roberto Luciani di Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce Ugo Nobel per la letteratura | Dodicesima Puntata. |30.10.2020|13:54 | https://bit.ly/3kVj29f Baistrocchi |25.10.2020|29:42 | https://bit. José Saramago, Premio Nobel nel 1998 - “A te Riflessioni su arte e cinema | Quattordicesima ly/35APWWd ritorno, mare” tratta da “Saramago, le poesie”, Puntata. Spunti leopardiani. Conduce Giacin- Il cinema probabilmente | Dodicesima Puntata. Einaudi 1985. Conduce Maria Rosaria Perilli. to Zappacosta |28.10.2020|03:19 | https://bit. “Parrinieddu”. Conduce Natalino Piras |21.10.2020|03:18 | https://bit.ly/3jhKyMm ly/37QrKlg |24.10.2020|04:45 | https://bit.ly/31EEBD5 Poesia del ‘900 (XX). Pierfranco Bruni legge Le- Occhio al padre | di Stefano Pavan. Tratto dall’album: Festa del Cinema di Roma | Nona Puntata - #Ro- onardo Sciascia. “Dal treno, giungendo a Cambierà il tempo | Anno: 1999/2000 maFF15 | Nona Giornata. Festa del Cinema di B***” Da Foglietti di diario, ora in la Sicilia, il |28.10.2020|06:21 | https://bit.ly/3jD6K3w Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce Ugo Bai- suo cuore. Favole della dittatura (1997) Nobel per la letteratura | Tredicesima Puntata. Lu- strocchi |24.10.2020|10:15 | https://bit. |20.10.2020|01:31 | https://bit.ly/37jVGWK ise Gluck, Premio Nobel per la letteratura ly/35sXgmH Istefane Dorveni | Seconda Puntata. Un romanzo 2020 - Mattutino, Dalla raccolta “L’iris selvati- Roma e i suoi fasti | Quarta puntata. Architet- breve in 13 puntate di Natalino Piras. Legge lo co” (pubblicata in Italia nel 2003). Conduce tura del Colosseo. Conduce Roberto Luciani stesso autore. |20.10.2020|13:13 | https://bit. Maria Rosaria Perilli |28.10.2020|03:26 | ht- |23.10.2020|21:47 | https://bit.ly/2FStcId ly/31rGHpT tps://bit.ly/31P8Xms Festa del Cinema di Roma | Ottava Puntata Festa del Cinema di Roma | Quinta Puntata - #Ro- Poesia del ‘900 (XXI). Pierfranco Bruni legge - #RomaFF15 | Ottava Giornata. Festa del Ci- maFF15 | Quinta Giornata. Festa del Cinema Alba Florio “Quello che é colpa”, 1999 da “Ulti- nema di Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce di Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce Ugo ma striscia di cielo”, Pellegrini, 2000 Ugo Baistrocchi |23.10.2020|21:47 | https:// Baistrocchi |20.10.2020|20:42 | https://bit. |27.10.2020|01:00 | https://bit.ly/3mwXIap bit.ly/2FQU8bg ly/34iyOoN Istefane Dorveni | Terza Puntata. Un romanzo Daniela Murru legge Gramsci (XXVI). Lettura Fellini 100 anni dopo - XIV puntata. “Il viaggio di G. breve in 13 puntate di Natalino Piras. Legge lo delle due lettere che Antonio Gramsci scrisse Mastorna”, sceneggiatura di un film mai realiz- stesso autore. |27.10.2020|08:06 | https://bit. a sua moglie Giulia Schucht: Roma, 19 agosto zato, seconda parte. Conduce Roberto Chiesi ly/37KWNz1 1926 e 15 settembre 1926. |23.10.2020|07:26 | |20.10.2020|08:56 | https://bit.ly/3kdO6Rb Fellini 100 anni dopo - XV puntata. “Il viaggio di https://bit.ly/2TjRvSs QL Quaderni Letterari | Quarta Puntata. Il dirit- G. Mastorna”, sceneggiatura di un film mai Artistica-Mente | Undicesima Puntata. La Pittura to d’autore. Ospiti Ennio Bazzoni, direttore realizzato, terza parte. Conduce Roberto Metafisica. Conduce Mariella Pizziconi. della Nardini Editore e l’avvocato Elisabetta Chiesi |27.10.2020|08:21 | https://bit.ly/2Ja- |22.10.2020|07:26 | https://bit.ly/35jbHcQ Bavasso. Conduce Maria Rosaria Perilli dHwF Festa del Cinema di Roma | Settima Puntata |19.10.2020|26:07 | https://bit.ly/2Hd98k9 Doroga dlinnaja, Lunga è la strada | Quarta Pun- - #RomaFF15 | Settima Giornata. Festa del Ci- La Fiaba nella Fiaba | Quinta Puntata. Mammoy tata. Trasmissione mensile dedicata alla cul- nema di Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce e il cucciolo d’acciaio, quinta parte. Da “Mam- tura russa. Strade. A cura di Giulia De Florio Ugo Baistrocchi | 22.10.2020|24:35 | https:// moy, di Catorchio, Cletus e altre avventure” di (Università di Modena e Reggio Emilia) e Ma- bit.ly/35p3Nyy Patrizia Boi. Conduce l’autrice. |19.10.2020|12:35 ria Candida Ghidini (Università di Parma) Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini (XX). Let- | https://bit.ly/3dGCDqL |26.10.2020|21:08 | https://bit.ly/3kvu0Sl tura e introduzione “Sfida ai dirigenti della te- Festa del Cinema di Roma | Quarta Puntata La Fiaba nella Fiaba | Sesta Puntata. La Princi- levisione. Pubblicato su Corriere della sera il 9 - #RomaFF15 | Quarta Giornata. Festa del Ci- pessa Diletta del Paese di Zafferano. Prima dicembre del 1973. |22.10.2020|10:16 | https:// nema di Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce Parte. Da “Mammoy, di Catorchio, Cletus e al- bit.ly/35kgScp Ugo Baistrocchi |19.10.2020|20:42 | https:// tre avventure” di Patrizia Boi. Conduce l’autri- Riflessioni su arte e cinema | Tredicesima Puntata. bit.ly/2H3k1Wb ce |26.10.2020|11:50 | https://bit.ly/2HF98K8 L’arte, il nudo e la politica. Conduce Giacinto Alla scoperta della Divina Commedia | 26° Canto Festa del Cinema di Roma | Undicesima Punta- Zappacosta |21.10.2020|03:52 | https://bit.ly/ l’Inferno. Martina Michelangeli legge Dante. ta #RomaFF15 | Conclusioni. Il giorno dopo 3dPSeUT |19.10.2020|09:47 | https://bit.ly/2FJWMQe del 10° giorno. Festa del Cinema di Roma. 15 - Carmen De Stasio introduce Virginia Woolf. I Festa del Cinema di Roma | Terza Puntata 25 Ottobre 2020. Conduce Ugo Baistrocchi suoni, i pensieri nelle parole (10°). Incontro |26.10.2020|25:26 | https://bit.ly/3oAklwz con Virginia Woolf. Conduce Carmen De Sta- segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente l’Inferno. Martina Michelangeli legge Dante di Catorchio, Cletus e altre avventure” di Pa- #RomaFF15 | Terza Giornata. Festa del Cine- |12.10.2020|09:23 | https://bit.ly/3nJ8Imf trizia Boi. Conduce l’autrice. 05.10.2020|09:02 ma di Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce Le giornate del Cinema Muto | Nona e ultima Punta- | https://bit.ly/30B8C6q Ugo Baistrocchi |18.10.2020|21:12 | https:// ta. Ottava giornata | 39. Edizione (approdata on Le giornate del Cinema Muto | Terza Puntata. Se- bit.ly/31lC4hc line) 3.10 ottobre 2020. Conduce Ugo Baistroc- conda giornata: The brilliant biograph: ear- Festa del Cinema di Roma | Seconda Punta- chi 11.10.2020|21:21 | https://bit.ly/3nGq7fB liest moving images of Europe (1897-1902) | ta #RomaFF15 | Seconda Giornata. Festa del Le giornate del Cinema Muto | Ottava Puntata. Set- 39. Edizione (approdata on line) 3.10 ottobre Cinema di Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Condu- tima giornata | 39. Edizione (approdata on li- 2020. Conduce Ugo Baistrocchi |05.10.2020|13:00 ce Ugo Baistrocchi |17.10.2020|24:29 | https:// ne) 3.10 ottobre 2020. Conduce Ugo Baistroc- | https://bit.ly/3lcxI3k bit.ly/3dBV7sr chi |10.10.2020|12:21 | https://bit.ly/34HxnyV Alla scoperta della Divina Commedia | 24° Canto Il cinema probabilmente | Undicesima Puntata. Il cinema probabilmente | 10 Puntata. Giulia. l’Inferno. Martina Michelangeli legge Dante “Hostiles” - Ostili. Conduce Natalino Piras16. Conduce Natalino Piras | 09.10.2020|06:21 | |05.10.2020|10:06 | https://bit.ly/36xBz76 |10.2020|06:01 | https://bit.ly/3520JZe https://bit.ly/3lynquH Le giornate del Cinema Muto | Seconda puntata. Roma e i suoi fasti | Terza puntata. I combat- Roma e i suoi fasti | Seconda puntata. Lo svolgi- 39. Edizione (approdata on line) 3.10 ottobre timenti gladiatori al Colosseo. Conduce Ro- mento del combattimento gladiatorio. Con- 2020. VOGLIA DI VIAGGIARE (1911-1939). Pri- berto Luciani |16.10.2020|14:09 | https://bit. duce Roberto Luciani 09.10.2020|16:37 | ht- ma giornata. Conduce Ugo Baistrocchi ly/2GX9prT tps://bit.ly/2GUMDAb |04.10.2020|10:43 | https://bit.ly/3lcUpUY Festa del Cinema di Roma | Prima Puntata - #Ro- Le giornate del Cinema Muto | Settima Puntata. Le giornate del Cinema Muto | Prima puntata. 39. maFF15 | Prima Giornata. Festa del Cinema di Sesta giornata | 39. Edizione (approdata on li- Edizione (approdata on line) 3.10 ottobre 2020. Roma. 15 - 25 Ottobre 2020. Conduce Ugo Bai- ne) 3.10 ottobre 2020. Conduce Ugo Baistroc- Conduce Ugo Baistrocchi |03.10.2020|09:22 | strocchi 16.10.2020|18:43 | https://bit. chi |09.10.2020|16:06 | https://bit.ly/3nxDBKt https://bit.ly/3isIOiX ly/2Hbwu9G Daniela Murru legge Gramsci (XXV). Lettura della Il cinema probabilmente | Nona Puntata. L’ uomo Daniela Murru legge Gramsci (XXVI). Lettura ettera che Antonio Gramsci scrisse a sua moglie venuto dal Kremlino. Conduce Natalino Piras della lettera che Antonio Gramsci scrisse a sua Giulia Schucht: 15 agosto 1925. |09.10.2020|05:16 |02.10.2020|03:08 | https://bit.ly/3n6paNj moglie Giulia Schucht: Roma, 3 settembre | https://bit.ly/2GMCxS0 Roma e i suoi fasti | Prima puntata. Lo spettacolo 1925 |16. 10.2020|07:59 | https://bit.ly/3ja3y- Artistica-Mente | Nona Puntata. Il Dadaismo. gladiatorio. Conduce Roberto Luciani MU Conduce Mariella Pizziconi | 08.10.2020|06:19 |02.10.2020 |13:52 | https://bit.ly/2Gw56ms Artistica-Mente | Decima Puntata. Il Surreali- | https://bit.ly/3nvOfl2 Daniela Murru legge Gramsci (XXIV). Letture smo. Conduce Mariella Pizziconi Le giornate del Cinema Muto | Sesta Puntata. delle due lettere che Antonio Gramsci scrisse |15.10.2020|07:59 | https://bit.ly/2SWTuMn Quinta giornata| 39. Edizione (approdata on li- a sua moglie Giulia Schucht: Roma, 22 giugno Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini (XIX). Un bra- ne) 3.10 ottobre 2020. Conduce Ugo Baistroc- 1925 e 12 luglio 1925. |02.10.2020|04:08 | ht- no tratto dal racconto “Il treno di Casarsa” scritto chi |08.10.2020|14:32 | https://bit.ly/2SFCGtf tps://bit.ly/3l74v9S nel 1957 e pubblicato postumo da FMR nel 1984 Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini (XVIII). Due Artistica-Mente | Ottava Puntata. L’Astrattismo. |15.10.2020|09:47 | https://bit.ly/3nTn83d poesie tratte dall’Usignolo della Chiesa cattoli- Conduce Mariella Pizziconi |01.10.2020|07:11 Riflessioni su arte e cinema | Dodicesima Puntata. ca (Longanesi 1958) “In Memoriam” e “Suppli- | https://bit.ly/33hDGd0 Il Manzoni, l’attuale decadenza della lingua. ca” |08.10.2020|04:16 | https://bit.ly/34EdyIM Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini (XVII). “A La litote. Conduce Giacinto Zappacosta Riflessioni su arte e cinema | Undicesima Puntata. Troy, un Papa” (1958) da “La religione del mio tem- |14.10.2020|03:23 | https://bit.ly/2FxieYC Omero, Foscolo, in particolare la sineddoche. Con- po” Garzanti 1961 |01.10.2020|05:04 | https:// Carmen De Stasio introduce Lord Byron. I suoni, i duce Giacinto Zappacosta |07.10.2020|03:48 | ht- bit.ly/2GkH5ii pensieri nelle parole (9°). Dedicato a Lord tps://bit.ly/34zVY8Y Riflessioni su arte e cinema | Decima Puntata. Il George Gordon Byron. 14.10.2020|12:49 | Le giornate del Cinema Muto | Quinta Puntata. Manzoni, lo sceneggiato, la diafora. Conduce https://bit.ly/3176Ytn Quarta giornata | 39. Edizione (approdata on Giacinto Zappacosta |30.09.2020|04:08 | ht- Nobel per la letteratura | Undicesima Punta- line) 3.10 ottobre 2020. Conduce Ugo Baistroc- tps://bit.ly/36lVDt6 ta. Eugenio Montale, Premio Nobel nel 1975 - chi |07.10.2020|11:56 | https://bit.ly/2SynSfN Nobel per la letteratura | Nona Puntata. Gabriel Dalla raccolta Satura (1971), Ho sceso, dandoti Nobel per la letteratura | Decima Puntata. Boris Garcia Marquez - Brano tratto dal romanzo il braccio, almeno un milione di scale. Condu- Pasternak, Premio Nobel per la letteratura nel “Memoria delle mie puttane tristi’, 2005. Con- ce Maria Rosaria Perilli. |14.10.2020|02:56 | 1958 - Poesia d’amore, tratta dalla raccolta delle li- duce Maria Rosaria Perilli. |30.09.2020|04:39 https://bit.ly/2SUOuYJ riche scritte dal 1913 al 1959. |07.10.2020|03:43 | | https://bit.ly/36faohb Poesia del ‘900 (XIX). Pierfranco Bruni legge https://bit.ly/30Fhs30 Poesia del ‘900 (XVII). Pierfranco Bruni legge Margherita Guidacci “Stella Cadente”. Raccolta Poesia del ‘900 (XVIII). Pierfranco Bruni legge Ada Negri “Il paese” da I canti dell’isola (1924) Anelli del tempo (edizioni Città di Vita, Firenze David Maria Turoldo “Non sei tu l’offeso”. Da in Ada Negri poesie e prose, Mondadori 2020 1993) |13.10.2020|01:15 | https://bit.ly/3iRRvUh ultime poesie 1991-1992, Garzanti, 1999. |29.09.2020|01:31 | https://bit.ly/36jaZ1w Istefane Dorveni | Prima Puntata. Un romanzo bre- |06.10.2020|01:12 | https://bit.ly/3iArjx6 UMM - (Quando sarò morto) Testo, musica: Stefano ve in 13 puntate di Natalino Piras. Legge lo stesso Magnifica ossessione di Antonio Falcone (V). Enri- Pavan © 2018 Stefano Pavan |29.09.2020|03:35 | autore. |13.10.2020|07:09 | https://bit.ly/3iVHgye que Irazoqui. |06.10.2020|08:56 | https://bit. https://bit.ly/2G7Tbvs Fellini 100 anni dopo - XIII puntata. “Il viaggio di ly/3ljKD3G Fiabe popolari russe | Nona puntata. Un ciclo di G. Mastorna”, sceneggiatura di un film mai re- Le giornate del Cinema Muto | Quarta Puntata. fiabe popolari russe. Interpreta Irene Mu- alizzato, prima parte. Conduce Roberto Chiesi Terza giornata | 39. Edizione (approdata on li- scará. Le oche selvatiche. |28.09.2020|07:29 | |13.10.2020|10:43 | https://bit.ly/30XMqni ne) 3.10 ottobre 2020. Conduce Ugo Baistroc- https://bit.ly/3jaLenn Fiabe popolari russe. Undicesima puntata. La fo- chi 06.10.2020|14:53 | https://bit.ly/3iAdy1x La Fiaba nella Fiaba | Seconda Puntata. Mammoy caccia. Un ciclo di fiabe popolari russe. Inter- Fellini 100 anni dopo - XII puntata. “Sull’autobus e il cucciolo d’acciaio seconda parte. Da “Mam- preta Irene Muscará. |12.10.2020|05:22 | ht- notturno” del 24 luglio 1940. Conduce Roberto moy, di Catorchio, Cletus e altre avventure” di tps://bit.ly/34Imk8A Chiesi |06.10.2020|08:36 | https://bit.ly/3d2zdhz Patrizia Boi. Conduce l’autrice. La Fiaba nella Fiaba | Quarta Puntata. Mammoy Fiabe popolari russe | Decima Puntata. La casetta |28.09.2020|04:33 | https://bit.ly/30cjNCs e il cucciolo d’acciaio, quarta parte. Da “Mam- del leprotto. Un ciclo di fiabe popolari russe. Alla scoperta della Divina Commedia | 23° Canto moy, di Catorchio, Cletus e altre avventure” di Interpreta Irene Muscará. |05.10.2020|07:04 | l’Inferno. Martina Michelangeli legge Dante Patrizia Boi. Conduce l’autrice. https://bit.ly/3iyxQZg |28.09.2020|09 | https://bit.ly/336I12z |12.10.2020|08:39 | https://bit.ly/3jSeAra La Fiaba nella Fiaba | Terza Puntata. Mammoy e Alla scoperta della Divina Commedia | 25° Canto il cucciolo d’acciaio terza parte. Da “Mammoy, A cura di Nicola De Carlo 51 n. 88

52 [email protected] Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale di Diari di Cineclub di YouTube mese di Ottobre. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Vacanze d’estate 5ScQF4Fci9I I film di carattere tu- Estratto da “Appuntamento a ristico-balneare, da- Ischia” (1960) | https://youtu. gli anni Cinquanta ai be/ms64aKURCuE nostri giorni Vacanze ad Ischia (1957) di Ma- Articolo di Nino Genovese su rio Camerini | Diari di Cneclub n.87 pagg https://youtu.be/EJjVh5_lOxw - 38-39-40 Ragazze da marito (1952) di Nicola De Carlo Eduardo De Filippo | https:// La Famiglia Passa- youtu.be/Ux4PcXa2_is guai (Italia, 1951) di Aldo Fabrizi. | https:// L’Imperatore di Capri, (1949) youtu.be/mLOByPSJk5I di Luigi Comencini | https:// Estratto da “La famiglia Brambilla in vacanza” youtu.be/UX2HEpU3Z1E (1941) con C. Baseggio, A. Chellini, E. Luber, P. Estratto da “Ferie d’Agosto” Stoppa | https://youtu.be/eoKzRZmucow (1996) di Paolo Virzì, con Silvio Souvenir d’Italie – 1957 | https://youtu.be/y4r- Orlando, Sabrina Ferilli, Rocco 6g4t97Nw Papaleo e Laura Morante | ht- Una Domenica d’agosto. (1950) con Anna Bal- tps://youtu.be/dzuAnr47l7g Paolo Kessisoglu e Anita Caprioli | https:// dini - Franco Interlenghi | https://youtu.be/ FerrAgosto in bikini (1960) di Marino Girola- youtu.be/9xnR8c9ECGM qegquc1pafA mi nel 1960 | https://youtu.be/SN2snAoWybQ Trailer | Mine vaganti, (2010) di Ferzan Ozpe- Estratto da: Racconti d’estate (1958) di Gianni Quando calienta el sol… Vamos a la Playa tek con Riccardo Scamarcio, Alessandro Pre- Franciolini | https://youtu.be/Wvz_MSAWb- (1983) di Mino Guerrini - I tempo | https:// ziosi, Nicole Grimaudo, Elena Sofia Ricci, En- zU youtu.be/wmBXR7JPOrs nio Fantastichini, Carolina Crescentini e Tempo di villeggiatura (1956) di Antonio Ra- Brevi amori a Palma di Maiorca, (1959) di Lunetta Savino | https://youtu.be/vRqiE132IJ8 cioppi | https://youtu.be/D6Clc6Dsmto Giorgio Bianchi | https://youtu.be/qSPRb_ Trailer | Odio l’estate (2020) di Massimo Ve- La Voglia matta del 1962 , un film di Luciano ksHIg nier con Aldo, Giovanni e Giacomo | https:// Salce, con Ugo Tognazzi, Catherine Spaak, Estratto da “Vacanze in America”, (1984) youtu.be/GxKcPDgzjIw Gianni Garko, Franco Giacobini | https://you- di Carlo Vanzina | https://youtu.be/ZRD- Trailer | Operazione vacanze (2012) di Clau- tu.be/B0OZxhhLSh0 VtHP0WFk dio Fragasso con Jerry Calà, Enzo Salvi, Mau- Trailer | Sapore di mare (1983) di Carlo Vanzi- Trailer | Sognando la California, (1992) di rizio Mattioli, Massimo Ceccherini, Umberto na | https://youtu.be/S0OTLr0tOYE Carlo Vanzina / Cast : Nino Frassica, Massimo Smaila, Valeria Marini, Francesco Pannofino Trailer | Sapore di mare 2 - Un anno dopo Boldi, Maurizio Ferrini, Antonello Fassari, Bo | https://youtu.be/-mYDFgwmBzU | https://youtu.be/iJL_F40u80k Derek | https://youtu.be/1sVLSjQsFH8 Dove vai in vacanza? (1978), di Mauro Bolo- Trailer | Un’estate al mare - Regia: Carlo Van- Estratto da “Costa azzurra” (1959) di Vittorio gnini con Luciano Salce e Alberto Sordi | ht- zina. Con Lino Banfi, Enrico Brignano, Nan- Sala | https://youtu.be/l4OpmLxOu18 tps://youtu.be/bKboFfUOPMo cy Brilli, Massimo Ceccherini, Anna Falchi, Estratto da “Selvaggi”, (1995) di Carlo Vanzina Trailer | Il Sorpasso, (1962) di Dino Risi con Ezio Greggio, Biagio Izzo, Gigi Proietti, Enzo | https://youtu.be/awbXelwoqxQ Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant | Salvi, Alena Seredova, Victoria Silvstedt , Ales- Trailer | Un’estate ai Caraibi, (2009) di Carlo https://youtu.be/X5Tjj5B7Kbc sandro Paci. | https://youtu.be/NN9oC5Pj-gA Vanzina. Con Enrico Brignano, Carlo Bucci- Trailer | Un sacco bello, (1980) di Carlo Verdo- Trailer | Sapore di Te (2014) Carlo Vanzina | rosso, Biagio Izzo, Martina Stella, Enrico Ber- ne https://youtu.be/Na048hpQY_0 https://youtu.be/Zt8I-CGcUU4 tolino | https://youtu.be/9ASF-oXLZD0 Trailer | Grande, Grosso e… Verdone (2008) Estratto da “L’Ombrellone” (1965) di Dino Risi Trailer | Vacanze ai Caraibi, 2015, di Neri Pa- di Carlo Verdone | https://youtu.be/VX16Eqo- con Enrico Maria Salerno e Sandra Milo | ht- renti e con Christian De Sica, Massimo Ghini, DWy0 tps://youtu.be/v5WEwf1IZpk Angela Finocchiaro, Luca Argentero, Ilaria Trailer | Pranzo di FerrAgosto, (2008) di e con Bagnomaria (1998) Scena Festa Finale - Gior- Spada, Dario Bandiera | https://youtu.be/ Gianni Di Gregorio gio Panariello | https://youtu.be/A-pnRN- vGuxL9JLL6A con Valeria De Franciscis, Marina Cacciotti, mDBg Trailer | Sharm El Sheikh - Un’estate indi- Maria Calì, Grazia Cesarini Sforza, Alfonso Estratto da “Acapulco, Prima spiaggia… a si- menticabile, (2010) di Ugo Fabrizio Giordani Santagata | https://youtu.be/6W9JakdEZH4 nistra” (1983) | https://youtu.be/XIPNuxa9-2o e con Enrico Brignano, Giorgio Panariello, Estratto da “Vacanze romane” (1953) di Wil- Stesso mare, stessa spiaggia (1983) di Angelo Laura Torrisi, Cecilia Dazzi, Michela Quattro- liam Wyler | https://youtu.be/L2czkgDlUq8 A. Pann | https://youtu.be/ZXKEBlNN8sY ciocche, Elena Russo, Maurizio Casagrande, Estratto da “Caro Diario” (1993) di Nanni Mo- “Rimini Rimini” 1987 di Bruno Corbucci | ht- Walter Santillo, Daniele La Leggia, Fioretta retti | https://youtu.be/jghZPW0nsB0 tps://youtu.be/wQtxJBY9h0U Mari, Ludovica Bizzaglia, Hassan Shapi, Ser- Estratto da “Panarea” (1997) di Pipolo | ht- Trailer | L’estate sta finendo (1987) | https:// gio Muniz | https://youtu.be/fuvUNEiBS10 tps://youtu.be/tgtH8oYBRKI youtu.be/nzbKtQjAFls Mediterraneo (1991) di Gabriele Salvatores Estratto da “Travolti da un insolito destino Estratto da “Leoni al sole” (1961) | https://you- con Diego Abatantuono, Claudio Bigagli e nell’azzurro mare di Agosto” (1974) di Lina tu.be/1BF-CNHKcCc Giuseppe Cederna, ispirato e liberamente Wertmuller | https://youtu.be/3h6pQCTjt_A Tipi da spiaggia (1959), di Mario Mattòli | ht- tratto dal romanzo Sagapò di Renzo Biasion. | Trailer | La Calda Vita (1964) di Florestano tps://youtu.be/qIKL8TXIwA8 https://youtu.be/dmtBoGD7nVg Vancini | https://youtu.be/Kwp7XTBpVlg Intrigo a Taormina - Femmine di lusso (1960) Trailer | Immaturi - Il Viaggio (2011) di Paolo di Giorgio Bianchi con Ugo Tognazzi, Elke Genovese con Raoul Bova, Ambra Angiolini, Lu- Sommer, Walter Chiari | https://youtu.be/ ca Bizzarri, Ricky Memphis, Barbora Bobulova, A cura di Nicola De Carlo 53 n. 88

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XLIII) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione...” (Profezia avverata)

Paolo Del Debbio Sandra Milo Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 54 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappàs Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

55 n. 88

Omaggio Good Morning Babilonia (1987) di Vitto- rio e Paolo Taviani Grass: Gli italiani li conosco bene, bugiardi, bravi a parole furbetti e scansafatiche, pancia al sole e mani sulla pancia. Nicola Bonanno: Queste mani hanno restaurato le cattedrali di Pisa, Lucca e Firenze. Andrea Bonanno: Di chi sei figlio tu? Noi siamo i figli dei figli dei figli di Michelangelo e di Leonardo. Di chi sei figlio tu?

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica www.ilpareredellingegnere.it www.cinemanchio.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘Scrivere di www.AAMOD.it/links www.cineclubclaudiozambelli.org Cinemà’ Magazine on-line di cinema 2015 www.gravinacittaaperta.it www.associazionebandapart.it/ ISSN 2431 - 6739 www.ilclub35mm.com www.laspeziashortmovie.wordpress.com Responsabile Angelo Tantaro www.suburbanacollegno.it www.bibliotecaviterbo.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.anac-autori.it www.cinalmese35.com È presente sulle principali piattaforme social www.asinc.it www.cinenapolidiritti.it www.unicaradio.it/wp Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.usnexpo.it www.officinakreativa.org www.cinelatinotrieste.org www.monserratoteca.it https://suonalancorasam.com Cecilia www.prolocosangiovannivaldarno.it www.cosedaintolleranti.it Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castellina, Enzo www.cineclubgenova.net www.russiaprivet.org/ita Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.losquinchos.it www.lombardiaspettacolo.com a questo numero hanno collaborato in redazione www.associazionearc.eu www.laspeziafilmfestival.it Maria Caprasecca, Nando Scanu idruidi.wordpress.com www.tottusinpari.it il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.upeurope.com www.globalproject.info/it/resources Nicola De Carlo www.anelloverde.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.domusromavacanze.it www.premiocentottanta.wixsite.com/contest www.cineclubroma.it www.isco-ferrara.com www.scuoladicinemaindipendente.com La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.bookciakmagazine.it Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.bibliotecadelcinema.it il marxismo libertario La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.cagliarifilmfestival.it www.armandobandini.it mente agli autori. www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.radiobrada.com I nostri fondi neri: www.cineforum-fic.com www.officinastudiotempi.com Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.senzafrontiereonlus.it www.fotogrammadoro.com lontari. www.hotelmistral2oristano.it www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.ilgremiodeisardi.org www.yesartitaly.it Manda una mail a [email protected] www.amicidellamente.org www.teatriamocela.com per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.teoremacinema.com www.visionandonellastoria.net Edicole virtuali www.cinecircoloromano.it www.raccontardicinema.it (elenco aggiornato a questo numero) www.davimedia.unisa.it www.firenzearcheofilm.it/link dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.sardiniarcheofestival.it/diari-di-cineclub www.edinburghshortfilmfestival.com/contact www.cineclubroma.it www.teatrodellebambole.it/co www.lunigianacinemafestival.movie.blog www.ficc.it www.perseocentroartivisive.com/eventi http://gamificationlab.uniroma1.it www.cinit.it www.romafilmcorto.it www.artnove.org/wp www.cineclubsassari.com www.piccolocineclubtirreno.it cinemaeutopia www.pane-rose.it www.greenwichdessai.it www.riff.it blog.libero.it/Apuliacinema www.cineforumdonorione.com www.tiranafilmfest.com www.ilquadraro.it www.laboratorio28.it www.festivalcinemasicilia.org www.sardiniafilmfestival.it www.cinergiamatera.it www.cinemaesocietaschool.it www.cgsweb.it/edicola www.cineconcordia.it/wordpress www.sudsigira.it www.lacinetecasarda.it www.parrocchiamaterecclesiae.it www.culturalife.it www.valdarnocinemafilmfestival.it www.manguarecultural.org www.istitutocinematografico.org www.moviementu.it www.infoficc.wordpress.com www.rassegnalicodia.it www.giornaledellisola.it www.plataformacinesud.wordpress.com www.cineclubalphaville.it www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.consequenze.org www.alexian.it www.cinematerritorio.wordpress.com www.corosfigulinas.it www.centofiori.de www.cineclubpiacenza.it www.circolozavattini.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub www.facebook.com/diaridicineclub www.crcposse.org www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.cineclubinternazionale.eu www.officinavialibera.it www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it 56