Diari Di Cineclub N. 88
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_ n.3 Anno IX N. 88 | Novembre 2020 | ISSN 2431 - 6739 Il nostro caro Alberto Non è un film demen- Roma 1920 - 2020, auguri ziale Che parte del mondo della politica italiana, Sordi era per antono- comico, ha sviluppato, nel tempo, ruoli poeti- quella più egocentrica e rissaiola, provenga da masia l’italiano me- ci, drammatici, oltre a essere uno dei prover- persone che tentarono la loro notorietà con le dio, nell’immaginario biali 4 moschettieri del cinema italiano con televisioni berlusconiane è noto; che dopo es- collettivo, e questo ha Gassmann, Manfredi, Tognazzi, in un’epoca ser diventati “uomini politici” abbiano conti- voluto essere per tan- d’oro del cinema italiano, finora la più impor- nuato su quel percorso, lo paghiamo tutti i tissimi anni, nella sua tante. Divenuto autore e sceneggiatore dei giorni. arte di Player, di Atto- suoi film ha costruito, con Rodolfo Sonego, Nel 2021 si terranno le elezioni comunali per le re. Lui stesso è stato il con Armando Trovajoli, la narrativa e la poie- maggiori città italiane. A sentire i primi possi- Leonardo Dini primo grande attore sis delle sue opere, avendo come target la de- bili candidati abbiamo la conferma che il circo italiano, a realizzare, scrizione puntuale delle cose italiane e l’intui- della D’Urso è diventato partito. Si sussurra per la tv, per la Rai, l’antologia dei suoi brani to di sapere anticipare le evoluzioni della Massimo Giletti candidato a Roma e Torino; cinematografici, vista appunto come la Storia Storia sociale del Paese. Con Tutti dentro, ad Viperetta (Massimo Ferrero) a Roma; l’ex atto- di un italiano. Ha attraversato, come il suo esempio, ha preconizzato di 10 anni la situa- re infantile Carlo Calenda sulla capitale; Sgar- amico storico Giulio Andreotti, gran parte zione della crisi giudiziaria di “mani pulite”; bi, attuale sindaco di Sutri, incarico che gli sta delle vicende italiane, dal 1946 al 2000 e, nato segue a pag. successiva piccolo, minaccia di candidarsi nella capitale e non pago propone la candidatura di Morgan (Mario Castoldi) a Milano anche se il candida- to preferisca Napoli. Nicola Porro è su Roma. Tra questi anche negazionisti. C’è da temere? Si! Gli italiani sono sfiancati da una tv mediaset sguaiata e con reti nazionali in competizione al peggio salvo rarissime eccezioni. In alternativa, la narrazione della bellezza e la sua pratica creerebbe altra bellezza e più equi- tà che è l’aspirazione di una umanità a disagio e continuamente umiliata. DdC A volte (il coronavirus) ritorna. Novembre 2020 Pierfrancesco Uva [email protected] n. 88 segue da pag. precedente uno dei pochissimi ammessi alla villa-corte di con Nestore ha trattato i temi dell’ecologia e Re Alberto, uno dei Re del cinema romano e del rispetto degli animali, anche qui con molti italiano, ai Fori Imperiali, villa che si trova di anni di anticipo: ha dunque imparato non sol- fronte e speculare a quella di Roberto Benigni, tanto a cogliere l’attimo dell’animus italiano e il prosecutore della nobile tradizione di far romano, ma anche a descrivere possibili evo- sorridere Roma e l’Italia, nell’epoca attuale, luzioni sociali. Ne Il Comune senso del pudore ha ma che rappresenta un altro pianeta, quello di sbeffeggiato una censura primitiva, feroce e Firenze e della Toscanità. E proprio la villa di ottusa che vedeva gli italiani come un popolo Sordi, tempio segreto della sua arte creativa e di persone con la terza media, come soleva di- simposio conviviale delle sue amicizie stori- re Ettore Bernabei ed accade tuttora per colpa che tra il 1954 e il 1972, è da settembre, con la Alberto con le sorelle Savina e Aurelia della legge Mammì anche in tv, e si rischia sala del Teatro dei Dioscuri, una delle due con Pillon il bis sulla censura collettiva pre- sedi, la principale, della mostra del Cente- ventiva ad internet. Ne Il Tassinaro, come nario che lo ricorda alla cultura e alla me- pure nel sequel, spin off, di Un Tassinaro a moria e anche alla conoscenza delle nuove New York, fa un geniale ritratto universale e generazioni. Si svela solo in parte un Sordi personale della Roma e dell’Italia dei suoi inedito: è il Sordi altruista, bonario, gioviale tempi, oltre ad autocelebrarsi come il roma- il vicino della porta accanto di ogni italiano no per eccellenza, quello che ha sempre vo- e romano, quello che idealmente ci acco- luto e meritato di essere, pure provenendo glie, con il suo ricordo, nella sua casa. La da origini umili, figlio di un orchestrale parte più bella della casa è l’esterno: il giar- dell’Opera di Roma, che suonava uno stru- dino, la natura, il portico in simmetria con mento, tuttora conservato al Museo Sordi e le domus della antica Roma e il fabbricato proveniente dal sud del Lazio, anche se il co- in stile neo medievale, di Busiri Vici, che gnome ha origini al nord, forse mantovane. Wrightianamente, sembra essere rimasto E si potrebbe continuare all’infinito questa lì da molti secoli. Lì Sordi si sentiva un anti- apologia e peana meritatissimi del Sordi Alberto e Federico co romano nella sua Domus, ma anche un protagonista di molte storie, ad esempio ri- Marchese del Grillo nella sua villa casale ai cordandolo come il primo attore del Fellini Fori Imperiali e in tali vesti troneggia nella degli esordi, de Lo sceicco bianco, che però poi biblioteca salone l’Albertone del mito, ri- sceglie Mastroianni, volto emergente e anco- tratto da Marchese del primo ‘800, con gli ra da definire, per La Dolce Vita, lasciando abiti del personaggio che, come il Nerone Sordi al suo percorso autonomo e parallelo. per Petrolini o Ivano per Verdone, lo identi- Sordi fu comunque amico di Fellini per tutta fica de plano come il ruolo più noto recente la vita e lo inserisce anche ne Il Tassinaro. di Sordi. Già perché per tanti anni lui era Sordi si profila dunque, a tutto tondo, in Un’americano a Roma, dal titolo e ruolo del questo anno del suo centenario dalla nasci- suo primo e celebre film, il Nando Menico- ta, come il simbolo della semplicità e com- ni che diventa poi lo Sceicco Bianco, beige plessità di Roma e l’anima della sua città, nella dissacrazione benigniana, e Onofrio mediante i suoi poliedrici e multiformi per- del Grillo, con Monicelli. Ricordo che quan- sonaggi e le sue trasformazioni da Zedig, da do uscì il film negli anni ‘80 e io andavo al Il Marchese del Grillo a Il Vigile urbano, e vigile Liceo Classico, mi stupì il nuovo Sordi, che volle esserlo davvero, per un giorno, a piaz- con questo film, diceva le parolacce, si vol- za Venezia; sorprendendo tutta Roma, al Alberto e Totò garizzava per farsi volgo e per immedesi- sentirsi il Sindaco del popolo di Roma, e il marsi meglio nello zeitgeist storicizzato ma Comune gli dedicò molti onori, compreso che pure voleva adeguarsi al linguaggio emer- un Sordi Day e la cittadinanza di onore con gente tra i giovani, meno formale e più libero. il concedergli, unico fra i romani, di realiz- Ci sono anche tutti i costumi originali di zare il suo sogno di infanzia, di essere Sin- Sordi in questa ottima mostra organizzata daco per un giorno al tempo di Rutelli, oltre da C.O.R per la Cultura e da Punto e Virgola agli onori ricevuti dalla giunta Veltroni. Lui e ci sono tanti documenti e scritti originali proseguiva la tradizione iniziata con Petroli- che, secondo il buon metodo filologico crea- ni poi proseguita con Albertone e oggi da to da Comunicare Organizzando di A. Nico- Verdone, che oltre ad essere il suo allievo ed sia per le mostre al Vittoriano, descrivono erede designato, era anche diventato il figlio bene la personalità di Sordi, così come i che lui non ha mai avuto, e descrive questo rap- Oscar Pettinari (Carlo Verdone) e Giangiacomo Pigna Corelli in contributi video e gli oggetti e ricordi con- porto ideale ne In viaggio con papà. Verdone era Selci (Alberto Sordi) in “Troppo forte” (1986) di Carlo Verdone servati in villa. E infatti come si deve fare in ogni museo, lo studio, il camerino da attore presso la villa, con tanto di singolare sedia da barbiere originale, i premi, i libri, perfino le foto di famiglia e i giocattoli di infanzia di Sordi, sono lì a ricordarci il Sordi intimo, ge- loso dei suoi affetti e della sua privacy. La mo- stra ci rivela anche il Sordi generoso e solidale e quello appassionato di belle donne. Tra le tante curiosità che emergono dalla mostra: non è ve- ro che Sordi era avaro, anzi, da perfetto cristia- no, secondo l’insegnamento evangelico e da vero segue a pag. successiva 2 [email protected] segue da pag. precedente romano era generoso con tutti, in modo esemplare. E il curioso contratto di ac- quisto della villa, senza la firma di Sor- di, fra un ex ministro e la Immobiliare Druso, forse costituita da Sordi per ge- stire l’immobile che sbocca su via Dru- so. Quanto al capitolo donne citato, re- sta il mistero dei suoi amori, enigma che da vero gentiluomo ha portato con Compromesso storico cinematografico, Sordi sè, e forse non diceva il vero neppure ai ha quasi anticipato l’Ulivo e Veltroni col suo suoi confessori. Secondo Verdone le buonismo da volemose bene. Sapeva rappre- uniche donne fisse erano le sorelle e la La Villa di Alberto a Caracalla sentare bene anche il cinismo e il cialtroni- madre nella sua vita. Lui, Sordi, affer- smo italiani: Il dottor Guido Terzilli, Quelle stra- mava, sempre, di essere un italiano evoluto, ne occasioni, Un borghese piccolo piccolo, ma internazionale, cosmopolita e realmente lo anche i valori positivi come il giornalista par- era.