IL DOPPIAGGIO: La via traversa al CINEMA <È necessario che il pubblico impari a conoscere i film per quello che sono: è impensabile vedere gli iraniani che parlano come gli italiani> _Bernardo Bertolucci_

Vi è mai venuto in mente cinema statunitense - tendano a registrare ogni suono di di ascoltare le grandi origine diversa su singole tracce diversificate, nei film di canzoni dei Beatles in una certa data, così come in alcune pellicole dei nostri apposite versioni, rein- giorni (l’esempio più famoso è quello del Dogma 95 e di terpretate da cantanti Von Trier), la parte sonora viene unicamente divisa in italiani? Avete mai prete- due: quella autonoma che diffonde il commento musi- so che i vecchi colori, cale e quella che unisce voci e rumori presi direttamente sbiaditi o crepati, di un sul set (o aggiunti in seguito, comunque slegati dalla affresco venissero sosti- musica). Gli elementi estranei alla colonna sonora si tuiti ex novo da un’at- trovavano quindi a essere strettamente legati, insostitu- tualizzante mano di ver- ibilmente e in continuità, in un unico corpo sonoro: la nice? Avete mai udito soppressione, la sostituzione o la variazione qualcuno proporre di di uno di essi - cosa che, di fatto, avviene rimpiazzare i cantanti col doppiaggio - necessariamente elimina nell’opera con attori recitanti, in maniera tale da rendere anche l’altro. Ecco dunque che in molti più comprensibile al primo ascolto il testo di un libretto? classici i rumori di fondo spariscono, o Certamente no, e probabilmente non vi è mai neppure improvvisamente aumentano o si abbas- passato per la testa. sano di volume, in base alle voci. Ma un aspetto, ben più evidente, è presente EPPURE CI SEMBRA COSA NORMALISSIMA ASSISTERE comunque in tutti i film: la presa diretta di alla visione di film stranieri dove le voci degli attori siano un dialogo o di un monologo, soprattutto se state preventivamente sostituite da altre che si espri- caratterizzata in maniera particolare, non mano nel nostro idioma. Io credo che chiunque sia con- potrà mai assomigliare alla registrazione vinto del fatto che un film possa essere un mezzo per delle stesse parole fatte da un doppiatore esprimere le capacità, le idee e i sentimenti umani, di fronte al proprio microfono, venendo dovrebbe provare a riflettere sul ruolo che ha nella nos- inevitabilmente a mancare le caratteri- tra pratica comune il doppiaggio. Bisognerebbe immag- stiche ambientali originarie. Ecco dunque inare quali sarebbero i privilegi guadagnati da un suo che l’urlo di un soldato unito al rumore mancato utilizzo e, soprattutto, quali gli svantaggi, i della granata che l’ha colpito, il lamento di danni e le perdite che questa consolidata prassi attua un uomo appeso per i piedi o il fragore di nei confronti del cinema. Un film doppiato sarà sempre una folla di manifestanti verranno sostituiti, un film mutilato, nel quale la logica di un produttore o di unicamente simulati, perdendo, di con- un distributore qualsiasi, priverà lo spettatore di una seguenza, la propria forma reale. parte certamente non accessoria ma considerevole se non imprescindibile. Esistono innanzitutto delle man- MA FORSE IL DOPPIAGGIO SI RENDE ANCOR PIÙ canze e dei difetti tecnici colpevole se si pensa che dietro all’interpretazione di un per i quali bisognerebbe attore esistono scelte personali e registiche che neces- rivalutare il doppiaggio sariamente riguardano anche aspetti come l’intonazione, come forma scorretta. A il timbro, la pronuncia, il ritmo dato alle parole. partire dalla mancanza di Insomma, la voce che un interprete ha o deve assumere sincronia tra i dialoghi per caratterizzare un determinato personaggio è unica, doppiati e i movimenti strettamente legata al soggetto e alle capacità dell’attore delle labbra degli attori stesso. Nel momento in cui questa voce viene mutata in (si perde così aderenza fase di montaggio, parte del lavoro di attore, regista e all’originale, e il film ne sceneggiatore viene automaticamente vanificato, trasfi- risente in verosimiglian- gurato e trasformato in qualcosa d’altro. Qualcosa di za). Poi, benché alcune doppiamente mendace, avendo pure la pretesa di voler tecniche di largo uso - apparire fedele. Ecco quindi che, ad esempio, in ogni per lo meno nell’odierno scena di non vedremo e sentiremo realmente

arte in disparte recitare , ma il suo lavoro (in questo caso, anche prezioso e faticoso) sarà univocamente so- disparte stituito da quello di una controfigura sonora. Questa in pratica (e, in questo senso, la scelta di Hoffman non vi sembri casuale) può inoltre portare a forme di degene- razione divistiche, con protagonisti i doppiatori, le cui

voci, diventando famose di pari passo con le facce alle arte quali continuamente vengono associate, tendono a NELLE FOTO, IN ALTO A SX, ; IN BASSO, caratterizzarsi in una forma univoca, e a riproporsi di DUSTIN HOFFMAN. IN ALTO A DX, SYLVESTER conseguenza con lo stesso stile in ogni possibile tipo di STALLONE; IN BASSO, E THOMAS film. Per non parlare di altre ridicole consuetudini, come MILIAN; AL CENTRO, FERRUCCIO AMENDOLA, IL il doppiaggio di attori non professionisti (le cui voci ven- MAGGIORE DOPPIATORE ITALIANO, RECENTEMENTE gono restituite secondo i cliché del caso, annullando il SCOMPARSO E “PADRE” DELLE VOCI DI TUTTI GLI potere della propria non-professionalità), la riduzione ATTORI SOPRACITATI, CON EFFETTI A VOLTE dell’infinita varietà di interpreti diversi in monotona pras- PARADOSSALI. si (il numero di doppiatori è limitato rispetto a quello degli attori originali), o quell’assur- da pratica, che vuole IL FIGLIOL PRODIGO “BLADE RUNNER” DI R. SCOTT (IL REPLICANTE ROY determinate voci APPROCCIA IL PROPRIO DEMIURGO TYRELL DICENDOGLI “I WANT legate a determinati MORE LIFE, FUCKER!” E NON “VOGLIO VIVERE ANCORA, PADRE”) stereotipi caratteriali. IL GANGSTER IDIOTA “BROTHER” DI T. KITANO (MOLTE GAG GIOCATE SULLE DIVERSE Esistono, insomma, LINGUE DEI PERSONAGGI SPARISCONO: È IL PROBLEMA DI TUTTI I FILM POLIGLOTTI) doppiatori-caratter- UN GENERALE CALO DI ZUCCHERI “IL DIAVOLO PROBABILMENTE” DI R. BRESSON isti, cosicché una (RECITATO VOLUTAMENTE CON UN FRANCESE “INDIFFERENTE” E SENZA data voce verrà ten- INTONAZIONE; IN ITALIANO GLI ATTORI PARLANO COME ZOMBI) denzialmente utiliz- OGNI LOTTATORE PUÒ ESSERE UN SIMPATICONE “FIGHT CLUB” DI zata sempre per la D. FINCHER (MOLTA DELL’IRONIA, ESPRESSA TRAMITE GIOCHI DI stessa figura, per lo PAROLE DELLA PRIMA PARTE, NON PUÒ ESSERE RESA IN ITALIANO) UNA SVISTA FATALE “IL PADRINO - PARTE II” DI F. F. COPPOLA (NEL BAR, FANUCCI stesso tipo, tanto RISPONDE AL GIOVANE CORLEONE: “YOU’VE GOT BALLS, YOUNG MAN! [...] I’LL FIND YOU che, in certi film, SOME WORK FOR GOOD MONEY” E NON “HAI DIMOSTRATO DI AVERE CORAGGIO, potremmo facilmente PERÒ I SOLDI LI VOGLIO ENTRO MEZZOGIORNO SENNÒ TI TAGLIO LA FACCIA”) indovinare se un per- AMBIGUITÀ SESSUALI “UN PESCE DI NOME WANDA” DI C. CRICHTON sonaggio, all’interno (IL PERSONAGGIO DELLA CURTIS FA ECCITARE QUELLO DI CLEESE della vicenda narra- NON PARLANDO IN SPAGNOLO, COME NELLA VERSIONE DOPPIATA, ta, si rivelerà o meno BENSÌ RECITANDO PAROLE - COME “PIZZA”, “MAFIA”, “SAN PIETRO” - un impostore, unica- CHE INCARNANO LO STEREOTIPO DELL’ITALIANO PER GLI STRANIERI) mente in base al pro- OGNI ITALIANO È UN SICILIANO (L’USO DELL’ACCENTO SICILIANO PER DOPPIARE prio doppiatore. PERSONAGGI DI ORIGINE ITALIANA, SPESSO MAFIOSI, NEI FILM STATUNITENSI È PRESSOCHÉ UNO STEREOTIPO, UNA SCORCIATOIA PER TRADURRE LA DIVERSA PRO- IL DOPPIAGGIO ANDREBBE NUNCIA INGLESE DI UN IMMIGRATO, CHE PERÒ IN ORIGINALE È QUASI SEMPRE MENO considerato né più né meno di un EVIDENTE E CARATTERIZZATA DI QUANTO CI FACCIA CREDERE IL DOPPIAGGIO). abuso nei confronti dell’arte, paragonabile a un taglio della pel- licola richiesto dalla censura, e non solo perché abitual- mente il dialogo di un film viene mutato, accorciato o sostituito per adattare le parole italiane ai movimenti delle labbra originali. Anche fingendo di ignorare casi limite come Il Disprezzo (film di Godard, volutamente e coerentemente poliglotta, pressoché sfasciato nella ver- sione nostrana), il doppiaggio si rivela, a un’analisi non superficiale e di parte, come un sintomo di quella non cultura che sottovaluta il cinema, considerandolo una mera forma di commercio, una semplice forma di intrat- tenimento, preferibilmente slegata da una concezione artistica. Marco Guizzi 1 1 10