di DOCUMENTO DI PIANO

PIANO LE TRACCE DELLA STORIA DI GOVERNO Quaderno del Documento di Piano n.3 DEL TERRITORIO

ARCH. FILIPPO SIMONETTI (progettista) LUGLIO 2008 DOTT. SERGIO APPIANI (collaboratore) ARCH. LUIGINA BIANCHI (consulente) DOTT. ADELAIDE MORANDI (collaboratrice) DOTT. LUCA GIBELLINI (consulente) LA LETTURA DEL TERRITORIO

… la struttura del luogo andrebbe descritta in termini di “paesaggio” e di “insediamento”, e analizzata mediante le categorie di “spazio” e di “carattere” … . Secondo Heidegger … “gli spazi ricevono l’esistenza non dallo ‘spazio’ ma dalla località”. Il rapporto esterno – interno, aspetto primario dello spazio concreto, sottintende che lo spazio possiede una varietà di ‘estensione’ e di ‘chiusura’. Mentre i paesaggi si distinguono per una estensione svariata ma sostanzialmente continua, gli insediamenti sono entità chiuse. L’insediamento e il paesaggio intrattengono un rapporto ‘figura – sfondo’. Qualsiasi chiusura si manifesta in genere come “figura” rispetto al territorio esteso del paesaggio … . Ogni chiusura è definita da una delimitazione … . La delimitazione non è ciò su cui una cosa si arresta, … è ciò da cui una cosa inizia la sua presenza 1.

Se in una ipotetica scala di livelli ambientali i luoghi naturali, più comprensivi, contengono i luoghi artificiali 2, opera dell’uomo, questi ultimi visualizzano e precisano a loro volta la struttura naturale restituendo una propria cognizione della natura: l’uomo costruisce ciò che vede ed ha visto. Il rilievo, con le variazioni della superficie, l’acqua e la vegetazione, elementi base del paesaggio, interagiscono a formare le caratteristiche del luogo naturale e la sua struttura, descritta qui da elementi precisi, evidenti ed assolutamente riconoscibili. La valle, spazio delimitato ed orientato univocamente, con la sottolineatura e successione dei corsi d’acqua che la caratterizzano 3, elemento quest’ultimo mobile e dinamico, vivo, orienta lo spazio tracciando un percorso definito 4: ... all’altezza di il ... Valeggia si incassa fra due alte scarpate, poiché anche in sponda sinistra

1 C. Norberg – Schulz, Genius loci. Paesaggio, ambiente, architettura, Electa Editrice, Milano 1979, pp.11 e ss. 2 C. Norberg – Schulz, Esistenza, spazio e architettura, Editrice Officina, Roma 1975, p. 47 3 … lo stesso corso d’acqua che attraversa questo splendido territorio, con i suoi nomi e il singolare, caratteristico sviluppo, sottolinea la particolarità dei luoghi invitando quasi a seguirne il divagare fra queste montagne alla scoperta del ‘tempo’. La valle che scende dalla Presolana sino al lago d’Iseo descrivendo un’ampia curva verso sud all’altezza di Songavazzo, cambia infatti ben sette denominazioni in poco più di venticinque chilometri … . Anticamente nei documenti si trova poi la denominazione ‘Valle Larna’ fra il Giogo della Presolana e , mentre il corso d’acqua veniva denominato ‘Flumen de Inzino’ … . Gli aspetti naturalistici del territorio sono vari e interessanti, legati ai molteplici fattori che hanno contribuito alla sua attuale configurazione: la tipologia delle rocce, formatasi per lenta deposizione di materiali in un mare tropicale di circa duecento milioni di anni fa; il sollevamento e la strutturazione delle montagne, avvenuto durante la complessa serie di eventi nota come “orogenesi alpina”, nell’arco di almeno 50 milioni di anni e tuttora non esaurita; il modellamento e la costruzione delle forme che oggi osserviamo, ad opera del fiume e dei ghiacciai che ripetutamente hanno invaso la valle durante gli ultimi milioni di anni; le variazioni climatiche più recenti, che hanno influito direttamente anche sul paesaggio vegetale … . Tutti questi elementi interagiscono fra loro a creare una evoluzione complessa, non sempre di facile interpretazione nemmeno per gli studiosi più esperti … (C. Fedriga, Introduzione, p. 15, in AA.VV., Storie di ghiaccio, di pietre, di foreste. Milioni di anni fra Presolana e Sebino, Quaderni di Geodinamica Alpina e Quaternaria – Comune di , 1996) 4 ... la valle del torrente Gera – Valeggia – Borlezza presenta un andamento peculiare, legato alle caratteristiche geologiche e all’evoluzione del territorio. Si può infatti agevolmente distinguere un primo tratto a decorso NE-SW, un’ampia e netta curva di raccordo all’altezza di Songavazzo-Rovetta, e un tratto inferiore a decorso NW-SE ... (AA.VV., Val Borlezza. Un viaggio dalla genesi del territorio ai primi insediamenti dell’uomo, Unione Comuni della Presolana – CNR – IDPA, () 2007, p. 20) sono conservati lembi del sistema di terrazzi di Castione – . Esso si prolunga verso ovest in un’ampia superficie, blandamente inclinata e troncata all’estremità occidentale dall’incisione attuale della valle del fiume Serio ... . Dal punto di vista geologico, questa superficie rappresenta il riempimento, da parte di sedimenti ..., di un’ampia depressione intramontana, nota nella letteratura geologica come “bacino di ” ... . Dal punto di vista topografico invece, la superficie è nettamente tagliata dal torrente, che proprio qui devia verso sud, cosicché l’orlo della scarpata occidentale viene a coincidere più o meno con l’attuale spartiacque ... . A ovest infatti la pendenza convoglia le acque superficiali verso il bacino del Serio; la piana, o conca, o altopiano di Clusone viene a essere così un vero e proprio valico, sia pure molto ampio e dalla morfologia blanda e arrotondata, tanto da non essere percepito come tale ad un primo sguardo. Questa impressione è accentuata dalla presenza di un’articolata serie di dossi allungati, alti poche decine di metri, che mascherano la topografia della piana. ... quelli più meridionali, Maninetti e San Lorenzo, appaiono veri e propri cordoni morenici costituiti da depositi del ghiacciaio camuno. L’incisione del Valeggia mette in questo tratto in luce i 40–50 metri sommitali dei sedimenti che costituiscono il riempimento del “bacino di Clusone”, costituendo quindi un luogo di estremo interesse naturalistico – ambientale ... . A sud di questa stretta la valle, ormai denominata Borlezza, si apre improvvisamente e l’alveo attuale scende di circa 60 metri di quota entro 1 km.; da qui proseguirà, con decorso NW-SE, sino a sfociare nel lago d’Iseo. Il fondovalle in questo tratto si infossa rapidamente, modellando una serie di terrazzi visibili su ambedue i versanti da Cerete sino a Sovere ... 5. Stretta dunque la connessione, quanto a storia fisica, tra il corso d’acqua ed il territorio che attraversa; fatto fisico che sarebbe divenuto elemento fondante del paesaggio artificiale, attraversa il territorio sottolineando con i suoi nomi ed il singolare sviluppo la particolarità dei luoghi: come ricordato… scende dalla Presolana sino al lago d’Iseo descrivendo un’ampia curva verso sud all’altezza di Songavazzo; cambia ben sette denominazioni lungo il suo percorso: … “Valle Vareno”, “Valle di Pora”, “Valle di Tede”, Valle del torrente Gera” nel tratto iniziale; diviene Valeggia fra e Songavazzo; assume poi il nome di Val Borlezza, primato per il tratto più lungo da Cerete fino a oltre Sellere, quindi Tinazzo 6.

Le geometrie ambientali non si esauriscono nel Valeggia o nel Borlezza. Senza addentrasi in una complessa ed articolata vicenda geologica, per la quale si rimanda a trattazioni e competenze specifiche che raccontano la trama di un territorio prima tessuto e poi modificato da un’unica mano che incide e ricostruisce più volte in sequenza il proprio supporto, accostando e sovrapponendo antichi e nuovi alvei a ripiani terrazzati orlati da ampie scarpate 7, le variazioni della superficie generano spazi definiti: un

5 AA.VV., Val Borlezza. Un viaggio ..., op. cit., pp. 21 e ss. 6 C. Fedriga, Introduzione, in AA.VV., Storie di ghiaccio, di pietre, di foreste. Milioni di anni fra Presolana e Sebino, Quaderni di Geodinamica Alpina e Quaternaria – Comune di Cerete, 1996, p. 15 7 ... come molti fiumi delle vallate alpine infatti, anche il Valeggia dopo aver scavato la propria valle nella roccia ... ha accumulato entro essa elevati spessori di ghiaie ...; successivamente, entrato in una fase di erosione, si è scavato nuovamente l’alveo entro i suoi depositi, formando così un “terrazzo” ... . Il fenomeno si è ripetuto più volte, con costruzione di nuove piane alluvionali incassate entro le incisioni precedenti ... . Il risultato di tutto ciò è la tipica morfologia a “terrazzi alluvionali” che oggi si osserva ... (C. Fedriga, Quando il torrente costruiva ..., in AA.VV., Storie di ghiaccio, di pietre, di foreste. Milioni di anni fra Presolana e Sebino, Quaderni di Geodinamica Alpina e Quaternaria – Comune di Cerete, 1996, pp. 32-33 triangolo rettangolo avente per cateto minore il Valeggia, cateto maggiore il Borlezza, ipotenusa le pendici del monte Argua e dell’altopiano del Falecchio, si delinea chiaramente dalla cartografia in generale ed in particolare dalla documentazione fotografica; al centro del poligono, una ulteriore definizione topografica marcata dalla vegetazione della ripa con andamento prevalente nord sud: la Y incisa dal torrente Trebes.

Al luogo naturale si sovrappone il luogo artificiale. I centri amministrativi principali si individuano già nel Basso Medioevo, in corrispondenza di grandi assi viari che sfruttano la favorevole conformazione della valle per raggiungere la via d’acqua del lago d’Iseo. Essi mantengono in genere un forte carattere di continuità, risultando “punti di ancoraggio” (Pagani, 1993) delle successive riorganizzazioni territoriali 8.

Elemento d’unione dei nuclei insediatisi ai piedi dei monti Argua e Falecchio era l’antica via del ferro per la valle di Scalve: dal crocevia presso il cimitero di Cerete Alto proseguiva attraverso Ronco, al di sopra di Novezio Alto, per via Porcarola di Songavazzo, valle di Tede ..., aspri viottoli di Castione e Dorga, fino al Passo della Presolana, che introduceva nella Val di Scalve 9; a corollario, quasi testimonianza puntuale dell’antica direttrice, gli eventi: i massi erratici con incisioni antropomorfe e simboliche sul versante collinare boschivo del tratto – Piazza, l’insediamento protostorico in località Gavazzo di Cerete (terrazzo in sponda idrografica sinistra del torrente Borlezza), la tomba ad inumazione di epoca e località ignota a Songavazzo, la lucerna romana di Rovetta, le tombe a raggiera sul versante collinare di Onore in località castello 10. In posizione elevata rispetto al corso d’acqua, e per questo protetto dalle piene, su di un terrazzamento naturale denominato il dosso della chiesa, isolato e distante dall’edificato storico ma adiacente all’antica via del ferro, il luogo destinato a sede di edificio religioso, elemento di orientamento e identificazione, la chiesa di S. Bartolomeo (medesima la scelta del sito per le chiese di Cerete Alto, Novezio, Onore): l’ipotenusa del teorico triangolo naturale precedentemente descritto si ripropone quale asse d’insediamento storico.

8 La valle sin dall’antichità è uno degli sbocchi naturali per i minerali ferrosi dell’alta Val Seriana e della Val di Scalve (AA.VV., Val Borlezza. Un viaggio dalla genesi del territorio ai primi insediamenti dell’uomo, Unione Comuni della Presolana – CNR – IDPA, Cenate Sotto (Bergamo) 2007, p. 17) 9 L. Ferri, Cerete, Ferrari Editrice, Clusone (Bg) 1996, pp. 357-366; S. Del Bello, G. Guala (a cura di), Qui si fa il ponte! La storia di un’innovativa opera in cemento armato: il ponte del 1910 di Cortese in Val Borlezza, Comune di Songavazzo, Bergamo 2004, pp. XXX-XXXI. Verosimilmente, passando per lo iugum della Presolana, un “percorso storico” collegava i giacimenti minerari della Valle di Scalve al castrum di Clusone; da questo importante centro di vita romana il percorso proseguiva in due direzioni principali: a sud-est, seguendo il corso della Val Borlezza, e ad ovest verso la città. Non esiste materiale archeologico/documentario che consenta di individuarne autorevolmente il tracciato; ciò che la conoscenza dell’evoluzione storico/territoriale dei luoghi consente comunque di avvalorare è l’individuazione di un tracciato quantomeno verosimile che dal Giogo della Presolana, per Donico, seguendo la Vecchia Postale (Pucia), Costa Salaer, l’abitato di Dorga, Borgaiolo, res di Rucola, Val de Caren, Piano (Pià), res di S. Antonio, la Gallinassa (il vecchio ponte di Castione), l’abitato di Castione (ovvero per Val de Caren, Dernez, Rusio, abitato di Castione), imù (… in imo montis), via di Res, raggiungesse Onore e da qui proseguisse per le valli Seriana e Borlezza ... . 10 AA.VV., Carta archeologica della Lombardia. La Provincia di Bergamo. Schede, F. C. Panini Editore, Modena 1992, pp. 65, 104, 115, 120 – foglio C4 IV Le proprietà di chiusura di una delimitazione sono solitamente determinate dalle aperture: torniamo nuovamente a leggere l’intorno, diversamente d’altronde non sarebbe comprensibile la logica insediativa della porzione di costruito oggetto di riflessione. Sponda destra e sinistra del Valeggia – Borlezza si congiungono nei luoghi deputati al loro attraversamento, i ponti: seguendo il percorso delle acque, il ponte Cortese (1907), il ponte Fedrighini (1827/1829 – 1839/1842), il ponte delle Borlezze, sito medioevale documentato nel XVII secolo, posto sull’asse di collegamento Val Cavallina – Clusone Valle di Scalve 11, unico certamente ad insistere su di un antico tracciato viario di area vasta. Significative le mappe del Catasto Napoleonico (1811): vi è riportato il ponte delle Borlezze, non vi sono tracce dei ponti Fedrighini e Cortese, il censimento catastale precede la loro realizzazione; due le strade che conducono al Torrente, la Strada Comunale detta Valleggia in direzione di S. Lorenzo, la stessa che porta al santuario della Madonna Addolorata (XVI secolo), la Strada Comunale che conduce a Rovetta, lungo la strada detta di Scanacapra: è verosimile che entrambi i percorsi conducessero ad un sito prescelto, punto di guado del torrente, certamente entrambi sarebbero stati successivamente dotati di un ponte, dunque nuovamente scelti.

Il luogo artificiale. Alla fine del XVI secolo il capitano ‘Zuane da Lezze’ documenta per il Senato Veneto la situazione economica e demografica del territorio bergamasco rilevando quanto segue: ad Onore e Songavazzo 12 la popolazione è composta da 204 fuochi, 1030 anime, 170 utili; tra i soldati vi sono 15 moschettieri e 8 galeotti; tra gli animali 50 bovini, 10 equini, 200 ovini. Non è rilevato alcun edificio di lavoro (forni per il ferro, magli, fucine, moli, segherie, peste, cartiere, argani, tintorie, folli per panni o molini per grano); se i luoghi di lavorazione del ferro si concentrano lungo il tracciato del fiume Serio, da a Bondione, in val Borlezza, Castione, Rovetta,

11 Viene più volte ricostruito per i danni causati dalle continue inondazioni del Borlezza (es. nel 1661-1664). La nuova strada viene realizzata alla fine del secolo XIX seguendo un tracciato meno ripido e più facilmente percorribile ed agevole ... (S. Del Bello, Il ponte delle “Borlezze”, in S. Del Bello, G. Guala (a cura di), Qui si fa il ponte ..., op. cit., pp. 4, 30-31) 12 ... in origine i comuni documentati si strutturano come vasti comprensori che raggruppano più insediamenti dislocati sul territorio in funzione delle risorse; essi attraverseranno nel corso dell’età moderna e contemporanea successive disaggregazioni e ricongiungimenti sino a raggiungere l’assetto attuale ... . Vicende complesse attraversano il comprensorio di Onore, che sino al XVIII secolo riuniva al comune principale Songavazzo e Fino ... (AA.VV., Val Borlezza. Un viaggio dalla genesi del territorio ..., op.cit, p. 17). Negli Statuti di Bergamo del 1331, 1333 e 1353 è registrato, in unione ad Onore ..., tra i comuni ascritti alla ‘facta’ di porta S. Lorenzo. Nelle redazioni statutarie del 1391 ed in tutte le successive del XV secolo è invece riportato sempre come distinto. Tale assetto viene smentito sia dall’atto di descrizione confinaria di Onore del 1392 (Codice Patetta, 1996), dove detto comune risulta in confine diretto con Cerete, che dallo Statuto comunale di ‘L’Onore’ del XV secolo (il cui nucleo centrale risale al 1471), dal quale risulta che il comune era costituito dalle due contrade di Onore e Songavazzo e dalla “terra” di Fino ... . A fine cinquecento è descritto dal Da Lezze come “una terra divisa in due terre”: Onore e Songavazzo ... . Nel 1740 ... e nel 1756 ... è menzionato come comune autonomo, separato da Onore e Fino ... . In elenchi successivi ... le tre comunità sono nuovamente riportate come un unico comune; ciò che contrasta con quanto riportato nella ‘Descrizione topografica e storica del bergamasco’ di Formaleoni del 1777, dove invece sono elencate come comuni autonomi. Nel maggio 1794, con una circoscrizione corrispondente a quella attuale, si costituisce in comune autonomo separandosi da Onore ... . Nel marzo 1809 ... aggrega i comuni di Cerete Alto e Basso, Fino e Onore. Con il comparto territoriale del 1816 viene ripristinata la situazione territoriale preesistente al decreto napoleonico (P. Oscar, O. Belotti, Atlante storico del territorio bergamasco. Geografia delle circoscrizioni comunali e sovracomunali dalla fine del XVI secolo ad oggi, Provincia di Bergamo, Bergamo 2000, p. 277) Onore, Fino, Songavazzo e Cerete (qui sono rilevati ben tre molini per grano) prevale la coltivazione di cereali … per sei mesi e più 13. Preziosa fonte per lo studio e la comprensione di una realtà territoriale sono le mappe storiche: il Catasto Napoleonico (1811), il Catasto Lombardo Veneto (1853), il Cessato Catasto (1903 e successivi aggiornamenti). Il costruito storico si dispone in parte attorno all’asse longitudinale viario con andamento NW/SE ed in parte consistente a valle dello stesso: la longitudinalità, il percorso, prevale con evidenza sul concetto di centro, la strada su quello di piazza orfana del proprio elemento simbolico, la chiesa, qui esterna al costruito. Edifici disposti in continuità (considerate dimensioni e frammentarietà risulterebbe forse eccessiva la definizione di cortina edilizia) marcano il percorso: unica eccentricità un agglomerato di dimensioni modeste, tangente al costruito, in posizione centrale, si colloca in asse al corpo longitudinale della chiesa, distante ma ad esso congiunto da un percorso perfettamente perpendicolare. Simmetrico e speculare al precedente, con asse NO/SW passante per il presbiterio, il cimitero: tracce, o semplici geometrie naturali o artificiali ... . A sud est la forcella del torrente Trebes, il cui rilievo sembrerebbe rimandare a schizzi cartografici di lontana memoria 14, ed al suo interno, protetto, il terrazzamento di Novezio (in territorio di Cerete): entrambi delimitazione fisica al costruito storico di Songavazzo, quasi a costituire una sorta di centralità naturale sostitutiva di quella artificiale, assente o perduta. Oltre al santuario della Natività di Maria, sparsi sul terrazzamento e di modesta entità gli edifici censiti dai catasti storici. Sparso, puntuale ed a carattere rurale l’edificato storico sull’altopiano del Falecchio 15.

13 G. da Lezze, Descrizione di Bergamo e suo territorio 1596 (a cura di V. Marchetti e L. Pagani), Lucchetti Editore, Bergamo 1988; P. Gritti, L’uso delle acque: magli, molini, industrie da Bondione a , pp. 171-189, in L. Pagani (a cura di), Il fiume Serio. Contributi allo studio del territorio bergamasco IX, Bergamo 1991 14 N. Camozzi, Leonardo da Vinci: il primo studio della Valle Borlezza, in AA.VV., Storie di ghiaccio, di pietre, di foreste ..., op. cit., pp. 16-17 15 Posto fra gli abitati di Onore e Songavazzo, il Falecchio costituisce un altopiano in sinistra idrografica del Valeggia Borlezza, proprio là dove il torrente devia il suo corso con un’ampia curva ... . La sua superficie debolmente ondulata si estende per un paio di km2 attorno agli 871 m di quota, ed è ammantata di depositi glaciali di alimentazione camuna, in genere alterati in tutto il loro spessore ... . Essa è troncata verso NW dalla curva del torrente principale, che scorre in questo tratto attorno ai 520 m s.l.m.; verso sud dalla Valle Trebes, scavata in questo tratto sino a 700 m s.l.m., e confluente nel Borlezza a valle della curva; verso NE dalla Valle del Righenzolo, suo affluente, che scorre attualmente attorno ai 670 m s.l.m. Quest’ultimo dato è però legato al livello di attuale erosione: sappiamo infatti dalle stratigrafie dei pozzi che il reale fondo della valle, modellato nella roccia triassica, è sepolto sotto più di 100 m di sedimenti continentali neogenicoquaternari. L’altopiano è costituito a NW da una spalla in Dolomia Principale, che si eleva sino a 900 m s.l.m. ... e, verso SE, dal prolungamento del versante di Cima Pizzo-Monte Bracchio, costituito da Calcare di Zorzino ... . Fra questi due elementi è conservata una complessa successione di depositi continentali affioranti con continuità sia lungo il versante sudoccidentale, sopra Songavazzo, sia lungo quello nordorientale affacciato verso Onore; essa poggia su una superficie erosionale a forma di ampia V, scavata in roccia sino a quota 725 m s.l.m. . Si tratta di una sequenza complessa ... . L’altopiano del Falecchio è quindi un’altra testimonianza di come il nostro territorio abbia raggiunto l’aspetto che vediamo solo in tempi relativamente recenti e attraverso molteplici fasi di cui percepiamo solo una visione frammentaria. La presenza di corpi conglomeratici alluvionali antichi, non in equilibrio col paesaggio attuale, è infatti una costante di tutto il settore in sinistra idrografica del Borlezza, dal Falecchio sino agli altopiani di ... . Sulle creste alte attorno al Monte Torrione si osservano ad esempio placche di conglomerati fluviali molto più antichi di quelli del Falecchio, con un grado di cementazione e alterazione molto particolare, abbastanza tipico dei depositi del Terziario; in essi sono presenti abbondanti ciottoli silicei provenienti dall’alta Val Camonica. Questi elementi permetto di identificare addirittura un antichissimo corso d’acqua “camuno” con un percorso molto diverso dall’idrografia attuale impostata probabilmente attorno a 7 milioni di anni fa ... (C. Ferliga, Frammenti di paesaggi perduti: le creste alte in sinistra idrografica del Borlezza, in AA.VV., Val Borlezza. Un viaggio dalla genesi del territorio ..., op. cit., pp. 124-125) Le mappe del Catasto Napoleonico e quelle del Catasto Lombardo Veneto restituiscono una consistenza del costruito sostanzialmente identica, fatta eccezione per la individuazione particellare degli orti, posti al perimetro del costruito ed in particolare tra via Morandi e via Toselli, nel quadrante nord ovest, oltre il costruito tagliato dalla Strada Comunale che conduce a Rovetta, l’attuale via Vittorio Veneto, all’incrocio tra questa e via S. Bartolomeo, a chiusura del quadrilatero aperto dell’attuale piazza Papa Giovanni XXIII. Sostanzialmente identica, fatta salva la modesta e localizzata saturazione dei lotti interclusi, la consistenza del costruito registrata dal Cessato Catasto (gli Aggiornamenti del Cessato Catasto si spingono fino al 1934). Significative ai fini di una lettura storica degli usi e delle trasformazioni del suolo due fonti archivistiche: il Sommarione napoleonico e la Tavola di classamento, i cosiddetti atti preparatori del Catasto Lombardo Veneto. Una loro lettura parallela racconta la qualità agraria a corollario di quel costruito: frumento e grano turco, fieno, abete per la produzione di carbone (… il quale si smercia alle fucine di Cerete Basso), rovere, frassino, nocciolo per la produzione di legna da fuoco (… che si smercia in poca parte nel medesimo comune o per la maggior parte in quello di Clusone) 16: nulla di profondamente mutato rispetto a quanto rilevato il capitano veneto, Zuanne da Lezze, circa tre secoli prima.

La successiva sequenza cartografica (I.G.M. Rovetta – Breno, 1969, scala 1:25.000) sottolinea il consolidarsi del costruito storico e rivela i primi deboli tentativi di una nuova colonizzazione: ... dietro il dosso della chiesa

16 Esame della Valle del Valeggia nel Catasto. La maggior parte del territorio pianeggiante è classificato come aratorio (coltivo), mentre i pendii troppo ripidi per essere messi a coltura erano tenuti a prato (ripe). Il fondovalle del torrente Valeggia (indicato in azzurro) comprende il letto del corso d’acqua, ma anche alcune aree spondali. Va sottolineato che la delimitazione catastale del corso d’acqua non coincideva con il suo alveo, ma di regola comprendeva un’area più ampia, di proprietà demaniale … . I due versanti della valle del Valeggia appaiono catastati in maniera diversa. La sponda di Rovetta (ovest) era caratterizzata da prato (in pendio) e aratorio (sui terrazzi subpianeggianti). L’estensione dei boschi è deducibile dai colori verde scuro (bosco ceduo misto) e verde erba (abete rosso): sottili fasce di bosco ceduo misto delimitavano il corso d’acqua ma non si estendevano sulle ripe. Le aree in dissesto (individuabili dalla denominazione ‘ghiaia’) non erano protette da vegetazione forestale. Nemmeno la scarpata sotto il castello di San Lorenzo di Rovetta era tenuta a bosco, ma il versante, molto scosceso, non era falciabile. Qui, infatti, il fondovalle si approfondisce sensibilmente rispetto alla piana soprastante di S. Lorenzo, la scarpata diviene molto alta e sono presenti frequenti balze rocciose, che ostacolavano la messa a prato e le coltivazioni. Ampie particelle classificate come ‘ghiaia’ (… qualità di nessun prodotto) erano presenti lungo la sponda est del Valeggia … . Queste aree erano probabilmente interessate da frane in atto. La mappa mostra una significativa discrepanza nella valutazione della larghezza del fondovalle non catastato e delle qualità presenti lungo la scarpata al confine tra i due comuni. Infatti la scarpata è classificata come ‘zerbo’ (terreno seminudo con poche erbe ove si può praticare il pascolo per tre mesi all’anno…) in territorio di Cerete e come ‘ghiaia’ in territorio di Songavazzo … . Al tempo della compilazione del catasto (1830-1838), l’attività del versante (frana di Songavazzo) era probabilmente intensa soprattutto nell’area occupata dalla particella 409. A questo proposito è interessante esaminare i frazionamenti catastali eseguiti nella parte destra di questa particella, cioè verso la sommità della scarpata. I mappali di piccole dimensioni a destra del n. 409 (cioè i numeri 1071–1080 …) furono ottenuti per frazionamento di particelle interessate da campi arati. Probabilmente, durante i primi decenni del secolo scorso, l’arretramento del fronte di frana aggredì la superficie coltivata, costringendo gli estensori del catasto di metà ottocento ad una ridefinizione della qualità. Quale che fosse l’intensità del dissesto di questo tratto della scarpata all’inizio dell’Ottocento, è certo che i fenomeni erosivi si sono in seguito ridotti, tanto che attualmente la scarpata appare stabilizzata e riforestata. Tuttavia, le particelle catastate come ‘ghiaia’, presentano tuttora un minore grado di copertura forestale: sono presenti radure residue e si notano ancora le tracce di antichi dissesti. Piccoli settori di ‘ghiaia’ e ‘zerbo’ furono distinti in fregio alla via comunale che scendeva dal Santuario della Beata Vergine Addolorata al torrente, in prossimità del guado … . In questo caso, l’area soggetta a dissesto si è successivamente estesa fino a compromettere la percorribilità della strada comunale, da tempo inagibile … . Altre particelle classificate come ‘ghiaia’, di notevole estensione, erano presenti a monte del Santuario. Il perimetro dei mappali n. 1055–1062, 307–308 e 1130 … è ben riconoscibile anche nella morfologia attuale (nonostante i recenti riporti di materiali inerti) come area di frana da tempo (Bedolero 17), ai piedi stessi del dosso, seguendone l’andamento, ma rimanendo sostanzialmente a monte della strada che conduce al ponte Cortese, ed ancora al margine sud del costruito storico; edifici sparsi, senza ordine apparente e di modesta entità, a cavaliere del torrente Trebes, sul terrazzamento di Novezio in prossimità del santuario della Natività di Maria, sul versante est del Falecchio, lungo una linea già tracciata.

Nella restituzione del 1985 (Carta Tecnica Regionale, scala 1:10.000) il paesaggio costruito rivela nuovi riempimenti degli spazi interclusi: dosso della chiesa – edificato storico, edificato storico – margine sud ovest del monte Falecchio; prosegue, con maggiore insistenza la colonizzazione del terrazzamento di Novezio. La successiva è storia più o meno recente: portata a saturazione l’area del quadrilatero posto ad est, il cui perimetro rimane segnato dal costruito storico, dal torrente Trebes, dal margine del monte Falecchio e dal terrazzamento del cimitero, si è proceduto senza soluzione di continuità ai lati della strada che conduce al ponte Cortese. Non risulta interessato da nuovi insediamenti l’altopiano del monte Falecchio.

stabilizzata ... (S. Chiesa, C. Ravazzi, C. D’Agata, S. Marinoni, P. Oscar, L’evoluzione geomorfologia e ambientale della valle del Valeggia, pp. 323-342, in S. Del Bello, G. Guala (a cura di), Qui si fa il ponte ..., op. cit.) 17 Carta della Toponomastica – Mappa e registro Catasto del Catasto Lombardo Vaneto, 1853, Archivio di Stato di Bergamo (S. Del Bello, G. Guala (a cura di), Qui si fa il ponte ..., op. cit., pp. 334-335). Schizzo di Leonardo Da Vinci riguardante il territorio bergamasco Similitudini: lo schizzo di Leonardo e la “fisiografia” della Valborlezza

LEONARDO DA VINCI: IL PRIMO STUDIOSO DELLA VALLE BORLEZZA

Nel 1509 Leonardo esegue i rilievi idrografici delle valli bergamasche e bresciane, lasciandone il più antico documento cartografico; lo ‘Schizzo itinerario della Valle Seriana’ ... e lo ‘Schizzo itinerario del lago di’Iseo’ ..., nel quale la Valle Borlezza è tracciata circa fino all’altezza di Cerete (Valle Faccanoni). Un altro disegno geografico di Leonardo da Vinco, lo ‘Schizzo di un corso d’acqua e dei suoi affluenti’, pure realizzato agli inizi del Cinquecento, potrebbe costituire l’anello di collegamento tra i due schizzi di cui sopra: raffigurando la Valle Borlezza nel tratto tra la Valle Faccanoni e il ponte di Songavazzo, continuerebbe lo ‘Schizzo itinerario del lago d’Iseo’. Due sono gli elementi fondamentali dell’ipotesi. Primo, la corrispon- denza tra la morfologia e la disposizione di quattro vallette che scendono dal monte Fogarolo sulla destra orografica del torrente Borlezza e quelle rappresentate nello schizzo leonardesco, che sono peraltro tagliate orizzontalmente da una linea simile alla delimitazione fra il bosco e il prato in località Grondella. Secondo, la proporzionalità di distanza esistente tra le vallette del monte Fogarolo, il torrente Borlezza e il torrente Cula, e gli elementi corrispondenti nello schizzo di Leonardo ... . Altre similitudini particolarmente evidenti si riscontrano confrontando lo schizzo in esame col territorio di questa porzione di Valla Borlezza: i meandri del torrente Borlezza, tra le due diramazioni (Trinale e Glerola) del torrente Cula, la sua confluen- za col Borlezza e l’altura dell’Alguarino. E’ interessante soffermarsi anche sulle annotazioni “a specchio” apposte da Leonardo sul foglio ...: vi compaiono i nomi “ser Piero” e “Lazero del Volpe”. CTR Regione Lombardia 1985, sovrapposizione Ortofoto 2003 Nel primo Cinquecento a Cerete, come risulta da documenti dell’Archivio Parroc- chiale, sono in uso proprio il titolo “ser” e i cognomi “dei Volpino” e “Volpi”. Ma quale motivo potrebbe aver spinto questo personaggio straordinario a studiare la Valle Borlezza ... . Forse il tentativo di trovare un rimedio alle frequenti inondazioni che colpiscono la Valle: risale all’autunno del 1493 una alluvione particolarmente disastrosa che semina morte e distruzione in tutto il Bergamasco. A questo proposito, si ricorda che esistono anche altri schizzi di Leonardo, il 12676 e il 12675 r. della collezione di Windsor, riproducenti lo stesso territorio del foglio 952 r. di cui nel secondo è rappresentato un progetto per la realizzazione di una diga, che si potrebbe collocare all’incirca nella posizione dell’attuale ponte del Rizzo del Vele, per la formazione di un bacino ... .

Tratto da: Nello Camozzi, Leonardo da Vinci: il primo studio della Valle Borlezza, in AA.VV., Storie di ghiaccio, di pietre, di foreste. Milioni di anni fra Presolana e Sebino, Quaderni di Geodinamica Alpina e Quaternaria – Comune di Cerete, 1996, pp.16-17 MBIENTALI EOMETRIE A EOMETRIE - G - LA n. 1 LA AVO T Confine comunale

Reticolo idrografico principale Reticolo idrografico minore

1833 – Istituto Geografico Militare Austriaco, Carta topografica del Regno Lombardo 1887 – I.G.M., Carta topografica d’Italia, Vilminore sud – ovest Veneto, Sondrio – Bergamo

TAVOLA n. 2 - CARTOGRAFIA STORICA 1 Legenda 1 1811- Catasto Napoleonico Tratto da : S.Del Bello, G. Guala (a cura di), Qui si fa il ponte! la storia di un’innovativa opera in cemento armato: il ponte del 1910 di Cortese in Val Borlezza, Comune di Songavazzo, Bergamo 2004, pp. 34. 2 1853 – Catasto Lombardo Veneto 3 1903/1934 – Cessato Catasto 4 Catasto Lombardo Veneto - Cessato Catasto: In evidenza la modesta e localizzata saturazione dei lotti interclusi

2 3 4 STORICO TO LA n. 3a - L'EDIFICA LA TAVO 1 2 3

Legenda

1 1853 – Catasto Lombardo Veneto STORICO TO 2 1903/1934 – Cessato Catasto 3 La lettura storica del costruito: sovrapposizione delle soglie

1853 – Catasto Lombardo Veneto

1903 - 1934 – Cessato Catasto LA n. 3b - L'EDIFICA LA TAVO 1 3 2 4 5 Legend 5 4 3 2 1 Lettura stori Lettura 1985 - CTR 1985 - 1969 1903 / 1934 / 1903 Lettura stori Lettura stori Lettura Lettura stori Lettura 1853 - Catasto Lombard - Catasto 1853 1853 - Catasto Lombard - Catasto 1853 a IGM ca ca ca ca - C del del del del del del del essato Catasessato costrui costrui costrui costrui o V o V to alto 185 to alto 196 alto 1903/1934 to alto 198 enet enet to o o 3 9 5

TAVOLA n. 4 - L'ALTOPIANO DEL FALECCHIO 1969 – 1985 – I.G.M., I.G.M., Cart a T Cart ecnica Regionale, scala 1:10.000 scala Regionale, ecnica a t opograf ica d’Italia ica , s cala 1:25.000, Rovetta 1:25.000, cala Legenda – Br Confi Reticolo Reticolo Reticolo Reticolo eno ne com idr idr ograf ograf unale ico ico primario min ore

TAVOLA n. 5 - CARTOGRAFIA STORICA Legenda

1853 - Catasto Lombardo Veneto

1903 / 1934 - Cessato Catasto

1969 - IGM

1985 - CTR LA n. 6 - LA LETTURA STORICA DEL COSTRUITO DEL STORICA LETTURA n. 6 - LA LA TAVO CARTA DELLA TOPONOMASTICA CARTA DELLE QUALITA’ AGRARIE (1830-1838)

Aratorio Zerbo

Prato Ghiaia

Prato in monte Ceppo nudo

Pascolo Orto

Bosco ceduo dolce Stagno (nocciolo, salice)

Bosco resinoso dolce Estensione dell’alveo (abete) riportata nella mappa di Songavazzo Bosco ceduo misto (rovere, frassino, nocciolo)

Tratto da: S. Del Bello, G. Guala (a cura di), Qui si fa il ponte! La storia di un’innovativa opera in cemento armato: il ponte del 1910 di Cortese in Val Borlezza, Comune di Songavazzo, Bergamo 2004, pp. 334-335. ALLEGATO