COMUNE DI PROVINCIA DI

AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI CENATE SOTTO

VARIANTE N. 1 AL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole

RAPPORTO PRELIMINARE PER LA VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ ALLA VAS

Settembre 2013

RESPONSABILE DELLE prestazioni

Geol. Umberto Locati

Via Promessi Sposi 24 b – 24127 Bergamo (BG) OGL 818 Email [email protected] – Tel/Fax +39 035.265.2801

INDICE

1. PREMESSA ...... 3 1.1 Screening (verifica di assoggettamento a VAS)...... 4 1.2 Percorso metodologico e procedurale ...... 10 1.3 Soggetti del percorso di VAS...... 13 1.4 Considerazioni in merito ai contributi ...... 16 1.5 Contributi pervenuti a seguito dell’avvio del procedimento...... 16 2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 18 3. CARATTERISTICHE DELLA VARIANTE AL PGT ...... 20 4. RAPPORTO DEI CONTENUTI DELLA CON GLI ATTI DI PIANIFICAZIONE, INCLUSI QUELLI GERARCHICAMENTE ORDINATI ...... 22 4.1 Piano Territoriale Regionale della Lombardia ...... 22 4.1.1 La variante ed il PTR ...... 23 4.2 Piano Territoriale Paesistico Regionale ...... 24 4.2.1 Indirizzi di tutela (paesaggi delle colline pedemontane) ...... 25 4.2.2 Indirizzi di tutela (paesaggi delle colline pedemontane)...... 29 4.2.3 La variante ed il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale ...... 29 4.3 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ...... 30 4.3.1 Piani Territoriali Provinciali d’Area ...... 35 4.3.2 La variante ed il PTCP...... 35 5. LA VARIANTE E LO SVILUPPO SOSTENIBILE ...... 37 6. CARATTERISTICHE DELLE AREE COINVOLTE ED EFFETTI SULLE STESSE DERIVANTI DALL’ATTUAZIONE DELLA VARIANTE ...... 46 6.1 Aria e fattori climatici ...... 47 6.1.1 Elementi di riferimento ...... 47 6.1.1.1 Precipitazioni e temperature ...... 47 6.1.1.2 Qualità dell’aria ...... 52 6.1.2 Valutazioni correlate al PGT vigente...... 56 6.1.3 Valutazioni inerenti la variante...... 57 6.2 Acqua...... 57 6.2.1 Elementi di riferimento ...... 57 6.2.1.1 Acque superficiali ...... 57 6.2.1.1.1 Qualità delle acque superficiali...... 59 6.2.1.2 Acque sotterranee ...... 61 6.2.2 Valutazioni correlate al PGT vigente...... 64 6.2.3 Valutazioni inerenti la variante...... 65 6.3 Suolo...... 66 6.3.1 Elementi di riferimento ...... 66 6.3.1.1 Utilizzo ...... 66 6.3.1.2 Sottosuolo ...... 68 6.3.2 Valutazioni correlate al PGT vigente...... 72 6.3.2.1 Utilizzo del suolo ...... 72 6.3.2.2 Suolo e sottosuolo ...... 74 6.3.3 Valutazioni inerenti la variante...... 75 6.4 Il sistema naturale: flora, fauna e biodiversità ...... 75 6.4.1 Elementi di riferimento ...... 75 6.4.1.1 Aspetti correlati ai corridoi ecologici nell’ambito del PGT...... 80 6.4.2 Valutazioni correlate al PGT vigente...... 81 6.4.3 Valutazioni inerenti la variante...... 82 6.5 Popolazione e salute umana ...... 82 6.5.1 Elementi di riferimento ...... 82 6.5.1.1 Popolazione ...... 82 6.5.1.1.1 Proiezione demografica...... 83 6.5.1.2 Salute pubblica...... 84 6.5.1.2.1 Rischio naturale ...... 84 6.5.1.2.2 Inquinamento elettromagnetico ...... 86 6.5.1.2.3 Inquinamento acustico...... 87 6.5.1.2.4 Bonifica dei suoli ...... 91

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6.5.2 Valutazioni correlate al PGT vigente...... 91 6.5.2.1 Popolazione ...... 91 6.5.2.2 Salute pubblica...... 93 6.5.2.2.1 Rischio naturale ...... 93 6.5.2.2.2 Inquinamento elettromagnetico ...... 93 6.5.2.2.3 Inquinamento acustico...... 93 6.5.2.2.4 Bonifica dei suoli ...... 94 6.5.3 Valutazioni inerenti la variante...... 94 6.6 Paesaggio e beni culturali...... 94 6.6.1 Elementi di riferimento ...... 94 6.6.2 Valutazioni correlate al PGT vigente...... 96 6.6.3 Valutazioni inerenti la variante...... 96 6.7 Le pressioni antropiche principali: energia, rifiuti e trasporti...... 97 6.7.1 Elementi di riferimento ...... 97 6.7.1.1 Energia...... 97 6.7.1.2 Rifiuti ...... 98 6.7.1.3 Trasporti...... 99 6.7.2 Valutazioni correlate al PGT vigente...... 100 6.7.2.1 Energia...... 100 6.7.2.2 Rifiuti ...... 102 6.7.2.3 Trasporti...... 104 6.7.3 Valutazioni inerenti la variante...... 104 7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE...... 105 APPENDICE UNO ...... 108 APPENDICE DUE ...... 115 Obiettivi generali del Piano Territoriale Regionale della Regione Lombardia...... 115

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1. PREMESSA

Il presente elaborato rappresenta il “Rapporto preliminare” inerente la verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che accompagna la prima variante al Piano di Governo del Territorio (PGT) del comune di Cenate Sotto. Con riferimento alle caratteristiche del Piano, il “Rapporto preliminare” ha il ruolo di descrivere le caratteristiche delle aree che possono essere interessate e valuta- re gli effetti indotti dalla sua attuazione, il tutto considerando anche la partecipa- zione nella formazione al piano stesso. La proposta di variante interessa tutti e tre i documenti che compongono il PGT: Documento di Piano (DdP), Piano delle Regole (PdR) e Piano dei Servizi (PdS) con le azioni progettuali sintetizzate in Tabella 1.

Azione Descrizione DdP PdS PdR 01 Modifica di un breve tratto della fascia di rispetto stra- X X dale della SP 65 02 Modifica della collocazione dell’Intervento Specifico 20 X 03 Nuovo intervento specifico in via Loreto per accorpa- X mento di volumi esistenti nel sistema ambientale 04 Traslazione dell’Intervento Specifico 10 X X 05 Nuovo intervento specifico in via S.Rocco per accor- X pamento di volumi esistenti nel sistema ambientale 06 Rettifica confini interni dell’Ambito di trasformazione B X 07 Rettifica individuazione aree per servizi all’interno del X X PL 13 di via Lussana 08 Eliminazione dell’Intervento Specifico 14 X 09 Ridefinizione degli ambiti di elevata naturalità con in- X cremento del 500% delle aree 10 Adeguamenti puntuali e rettifiche alle norme tecniche X di attuazione del PdR (art. 15, art. 26, art. 28 …) Tabella 1: Sintesi degli elementi di variante al PGT. Per l’ubicazione degli interventi si faccia riferi- mento alla bozza della documentazione progettuale della variante.

Da evidenziare che tutti gli elementi oggetto di variante non incidono sui parame- tri urbanistici e solamente in un caso (ID 8) si ha una variazione della capacità edificatoria complessiva del PGT (in riduzione) in quanto è previsto lo stralcio di un intervento specifico del PdR su istanza del proprietario. Tale incidenza non è comunque giudicata significativa sul soddisfacimento della richiesta residenziale, derivante dal trend demografico, valutata nel corso di predisposizione del PGT vi-

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gente. La LR 12/2005 prevede che qualunque modifica al DdP sia assoggettata a proce- dura di verifica di assoggettabilità alla VAS (1) o a procedura di VAS; ai sensi della LR 12/2005, come modificata dalla LR 4/2012, viene previsto che anche le va- rianti al PdS ed al PdR siano soggette quantomeno a verifica di assoggettabilità a VAS. Nell’ambito della redazione del PGT (approvato nel settembre 2012) è stata at- tuata la procedura di Valutazione di Incidenza e che è stata limitata alla Fase 1 prevista dal documento “Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC ” redatto dalla Oxford Brookes University per conto della Commissione Europea DG Ambiente (anno 2002). Come evidenziato nello Studio di Incidenza correlato al PGT, l’analisi si è limitata alla Fase 1 per via dell’assenza di significatività degli effetti derivanti dall’attuazione del PGT nel suo complesso sia sul sito di rete Natura 2000 più vi- cino al territorio comunale (SIC IT2060016 “Valpredina e Misma”) e che si svilup- pa nel confinante comune di , sia sull’integrità della rete stessa. Ta- le valutazione di assenza di incidenza od interferenza sulla rete di Natura 2000 è stata condivisa sia dal soggetto gestore del SIC “Valpredina e Misma” (WWF Ita- lia Onlus), sia dalla Provincia di Bergamo quale soggetto individuato dalla norma- tiva regionale (DGR VII/14106/2003 – LR 12/2011) per la Valutazione di Inciden- za. La prevista variante al PGT (si veda la sintesi delle previsioni riportata in Tabella 1), intervenendo su aspetti marginali rispetto a quanto complessivamente previ- sto dal PGT (talora con riduzione della potenzialità edificatoria o incremento degli elementi di protezione paesaggistica), non può generare effetti negativi significa- tivi sulla rete di Natura 2000, anche considerando potenziali effetti cumulati con quanto previsto dal PGT; conseguentemente quanto proposto dalla variante non genera alcun effetto significativo sulla rete di Natura 2000. Partendo dall’analisi del contesto ambientale coinvolto dal Piano e dalla verifica delle indicazioni e prescrizioni derivanti dalla pianificazione e programmazione di livello sovra comunale, il presente documento valuta e/o propone obiettivi di so- stenibilità per il Piano, evidenziando come questi debbano poi essere integrati all’interno del sistema degli obiettivi, delle strategie, delle azioni di Piano e valu- tando, rispetto ai medesimi obiettivi di sostenibilità, i possibili effetti significativi sull’ambiente.

1.1 SCREENING (VERIFICA DI ASSOGGETTAMENTO A VAS)

La Direttiva 2001/42/CE, all’art. 3 si stabilisce l’ambito di applicazione della VAS: 1. I piani e i programmi, di cui ai paragrafi 2, 3 e 4, che possono avere ef-

1 Come definita dall’art. 12 del d.lgs 152/2006 e smi; nei casi in cui nel presente documento sia assente la spe- cificazione “verifica di assoggettabilità”, per VAS si intende la procedura di valutazione ambientale di piani e programmi prevista dall’art. 13 all’art. 18 del d.lgs 152/2006.

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fetti significativi sull’ambiente, sono soggetti ad una valutazione ambientale … 2. Fatto salvo il paragrafo 3, viene effettuata una valutazione ambientale per tutti i piani e i programmi: a) che sono elaborati per il settore agricolo, forestale, della pesca, energe- tico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destina- zione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l’autorizzazio- ne dei progetti elencati negli Allegati I e II della Direttiva 85/337/CEE (at- tualmente integralmente sostituita dalla Direttiva 2011/92/UE); b) per i quali, in considerazione ai possibili effetti sui siti, si ritiene necessa- ria una valutazione ai sensi degli articoli 6 e 7 della Direttiva 92/43/CEE”. Il paragrafo 3 dell’art. 3 della Direttiva 2001/42/CE evidenzia che “per i piani e i programmi di cui al paragrafo 2 che determinano l’uso di piccole aree a livello lo- cale e per le modifiche minori dei piani e dei programmi di cui al paragrafo 2, la valutazione ambientale è necessaria solo se gli Stati Membri determinano che es- si possono avere effetti significativi sull’ambiente ”; pertanto, per i piani che de- terminano l’uso di piccole aree e per le modifiche minori a detti piani, la necessità dell’attivazione di una procedura di VAS deve essere puntualmente valutata. I cri- teri di cui tenere conto per tale verifica sono riportati nell’Allegato II alla Direttiva 2001/42/CE. In riferimento all’aspetto dell’uso di piccole aree a livello locale e per le modifiche minori riportato al paragrafo 3 dell’art. 3 della Direttiva 2001/42/CE, non essendo codificata a livello normativo l’entità delle “piccole aree ” e delle “modifiche mino- ri ”, tale valutazione risulta soggettiva. Al fine di ovviare a tale soggettività, si può fare riferimento al documento “Attuazione della Direttiva 2001/42/CE concernen- te la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente ” del 2003 il quale evidenzia che “Il criterio chiave per l’applicazione della direttiva, tut- tavia, non è la dimensione della area contemplata ma la questione se il piano o il programma potrebbe avere effetti significativi sull’ambiente. Un piano o pro- gramma che secondo gli Stati membri potrebbe avere effetti significativi sull’ambiente deve essere sottoposto a valutazione ambientale anche se determi- na soltanto l’utilizzo di una piccola zona a livello locale ”. Similmente, l’espressione “modifiche minori ” deve essere considerata nel conte- sto del piano o del programma che viene modificato e della probabilità che esso possa avere effetti significativi sull’ambiente. È improbabile che una definizione generale delle “modifiche minori” avrebbe una qualche utilità. Ai sensi della defi- nizione di “piani e programmi” di cui articolo 2 “le modifiche” a tali piani e pro- grammi rientrano potenzialmente nell’ambito di applicazione della direttiva. L’articolo 3, paragrafo 3 chiarisce la posizione riconoscendo che una modifica può essere di ordine talmente piccolo da non potere verosimilmente avere effetti si- gnificativi sull’ambiente, ma dispone che nei casi in cui è probabile che la modifi- ca di un piano o di un programma abbia effetti significativi sull’ambiente debba essere effettuata una valutazione a prescindere dall’ampiezza della modifica. È

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importante sottolineare che non tutte le modifiche implicano una nuova valuta- zione d’impatto ai sensi della direttiva, visto che questa non prevede tali procedu- re se le modifiche non sono tali da produrre effetti significativi sull’ambiente. Risulta in definitiva evidente che l’elemento centrale della verifica dimensionale e di rilevanza è direttamente connessa più che a parametri dimensionali definibili aprioristicamente, agli effetti (più o meno negativi ed importanti) che la variante è in grado di produrre sull’ambiente, essendo il criterio verificato solo laddove questi ultimi risultino essere non significativi. Come evidenziato in Tabella 1, l’intervento di variante sulla pianificazione vigente non comporta il significativo coinvolgimento con trasformazione d’uso di nuove aree rispetto a quanto contemplato nel PGT e, quindi, da un’analisi preliminare non sono identificabili effetti negativi significativi; l’intervento territorialmente più rilevante (incremento di circa il 500% degli ambiti ad elevata naturalità) non può generare effetti negativi significativi in quanto è destinato ad incrementare il gra- do di tutela paesaggistica del territorio. La modifica al d.lgs 152/2006 apportata con il d.lgs 4/2008 recepisce i contenuti della Direttiva e specifica che la valutazione ambientale strategica è necessaria solo qualora l’Autorità Competente ritenga che dall’attuazione del piano / pro- gramma “possa avere impatti significativi sull’ambiente ”; la procedura per la veri- fica di assoggettabilità si compone delle seguenti fasi (art. 12, d.lgs 152/2006): 1. … l’autorità procedente trasmette all’autorità competente, su supporto informatico ovvero, nei casi di particolare difficoltà di ordine tecnico, anche su supporto cartaceo, un rapporto preliminare comprendente una descri- zione del piano o programma e le informazioni e i dati necessari alla verifica degli impatti significativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o program- ma, facendo riferimento ai criteri dell’allegato I del presente decreto (che riprende i contenuti dell’Allegato II della Direttiva 2001/42/CE). 2. L’autorità competente in collaborazione con l’autorità procedente, indivi- dua i soggetti competenti in materia ambientale da consultare e trasmette loro il documento preliminare per acquisirne il parere. Il parere è inviato entro trenta giorni all’autorità competente ed all’autorità procedente. 3. Salvo quanto diversamente concordato dall’autorità competente con l’au- torità procedente, l’autorità competente, sulla base degli elementi di cui al- l’allegato I del presente decreto e tenuto conto delle osservazioni pervenu- te, verifica se il piano o programma possa avere impatti significativi sul- l’ambiente. 4. L’autorità competente, sentita l’autorità procedente, tenuto conto dei contributi pervenuti, entro novanta giorni dalla trasmissione di cui al com- ma 1, emette il provvedimento di verifica assoggettando o escludendo il piano o il programma dalla valutazione di cui agli articoli da 13 a 18 e, se del caso, definendo le necessarie prescrizioni. 5. Il risultato della verifica di assoggettabilità, comprese le motivazioni, de- ve essere reso pubblico.

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6. La verifica di assoggettabilità a VAS ovvero la VAS relative a modifiche a piani e programmi ovvero a strumenti attuativi di piani o programmi già sottoposti positivamente alla verifica di assoggettabilità di cui all’articolo 12 o alla VAS di cui agli artt. da 12 a 17, si limita ai soli effetti significativi sul- l’ambiente che non siano stati precedentemente considerati dagli strumenti normativamente sovraordinati. Da evidenziare che in base al c. 6 dell’art. 12 del d.lgs 152/2006, le “modifiche a piani e programm i” … “già sottoposti positivamente alla verifica di assoggettabili- tà di cui all’articolo 12 o alla VAS di cui agli artt. da 12 a 17 ”, “la verifica di as- soggettabilità a VAS ovvero la VAS ” “si limita ai soli effetti significativi sull’am- biente che non siano stati precedentemente considerati ”. La Regione Lombardia, con la LR 12/2005 e successivi atti, ha ridefinito gli stru- menti di cui si devono dotare gli enti locali per la pianificazione del proprio terri- torio ed ha recepito la Direttiva 2001/42/CE, che prevede l’obbligo di associare all’iter di definizione di piani e programmi uno specifico processo di Valutazione Ambientale. La LR 12/2005 introduce il PGT quale strumento di pianificazione locale che defi- nisce l’assetto dell’intero territorio comunale, in sostituzione del Piano Regolatore Generale (PRG). Il PGT si compone di tre diversi documenti, che devo essere ne- cessariamente integrati tra loro: ¬ Documento di Piano (DdP) ¬ Piano dei Servizi (PdS) ¬ Piano delle Regole (PdR) La normativa regionale (comma 2, articolo 4 della LR 12/2005) ha previsto ini- zialmente che dei tre documenti che compongono il PGT siano sottoposte a VAS (verifica di assoggettabilità a VAS o procedura di VAS vera e propria) solo le pre- visioni contenute nel Documento di Piano e sue varianti, in virtù del suo valore strategico. La LR 4/2012 ha modificato la LR 12/2005, introducendo all’art. 4 il comma 2 – bis; in tale comma si stabilisce che le varianti al PdS ed al PdR sono soggette a verifica di assoggettabilità a VAS, “fatte salve le fattispecie previste per l’applicazione della VAS di cui all’articolo 6, commi 2 e 6, del d.lgs 152/2006” nel- le quali risulta obbligatoria la VAS. In via preliminare, al fine di verificare se la variante al PGT in fase di appronta- mento sarebbe soggetta a VAS, come previsto dalla normativa citata, si sono ef- fettuate alcune valutazioni: 1) Possono essere esclusi della procedura di VAS stabilita dalla direttiva europea le varianti od i piani per i quali non sussiste la contemporanea presenza dei seguenti requisiti: ¬ intervento con valenza territoriale che comporta variante urbanistica a piani e programmi;

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¬ presenza di un livello di definizione dei contenuti di pianificazione territo- riale idoneo a consentire una variante urbanistica. La variante al PGT in analisi ha sicuramente valenza territoriale e presenta un livello di definizione dei contenuti sufficiente per individuare le variazioni delle destinazioni urbanistiche; conseguentemente la variante al PGT risulta soggetta a VAS. Sono escluse dalla VAS le varianti connesse a: a) rettifiche degli errori materiali; b) modifiche necessarie per l’adeguamento del piano alle previsioni localizza- tive immediatamente cogenti contenute negli strumenti nazionali, regiona- li o provinciali di pianificazione territoriale, già oggetto di valutazione am- bientale; c) varianti localizzative, ai fini dell’apposizione del vincolo espropriativo, per opere già cartograficamente definite e valutate in piani sovraordinati o per la reiterazione del vincolo stesso; d) per le modifiche dei piani e dei programmi elaborati per la pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli conseguenti a provvedimenti di autorizzazione di opere singole che hanno per legge l’effetto di variante ai suddetti piani e programmi, ferma restando l’applicazione della disciplina in materia di VIA, la valutazione ambientale strategica non è necessaria per la localizzazione delle singole opere; e) varianti urbanistiche previste dall’art. 95 – bis (“Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari”) della LR 12/2005 che determinano l’uso di pic- cole aree a livello locale, ovvero modifiche minori del piano dei servizi e del piano delle regole. 2) Considerando, come stabilito dal comma 2, art. 4 della LR 12/2005, che va- rianti al DdP devono necessariamente essere soggette a VAS (quantomeno a verifica di assoggettabilità) come pure varianti al PdR e PdS, come stabilito dal comma 2 – bis dell’art. 4 della LR 12/2005, risulta inequivocabile l’attivazione della procedura di VAS stabilita dalla direttiva europea. Devono in ogni caso essere assoggettati a procedura di VAS i piani che: a) costituiscono quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), attualmente integralmente sostituita dalla Direttiva 2011/92/UE; b) producono effetti sui siti di cui alla direttiva 92/43/CEE (Siti di Importanza Comunitaria – SIC/ZSC – o Zone di Protezione Speciale – ZPS). Nell’ambito della variante al PGT non sono specificatamente previste azioni piani- ficatorie che possano costituire quadro di riferimento per l’autorizzazione di pro- getti sottoposti a verifica di assoggettabilità alla VIA o procedura di VIA; pertan- to, con riferimento al precedente punto a), la variante non è obbligatoriamente

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sottoposta a procedura di VAS. Nell’ambito del territorio comunale sono assenti aree protette della rete di Natura 2000; è però presente nel confinante comune di Cenate Sopra il SIC IT2060016 “Valpredina – Misma”. Come già in precedenza evidenziato, intervenendo la va- riante su aspetti marginali rispetto a quanto complessivamente previsto dal PGT (talora con riduzione della potenzialità edificatoria o incremento degli elementi di protezione paesaggistica), la stessa non può generare effetti negativi significativi sulla rete di Natura 2000, anche considerando potenziali effetti cumulati con quanto previsto dal PGT; conseguentemente quanto proposto dalla variante non genera alcun effetto significativo sulla rete di Natura 2000 e, pertanto, con rife- rimento al precedente punto b), la variante non è obbligatoriamente sottoposta a procedura di VAS. In parziale contrasto al principio di non duplicazione delle valutazioni sancito dalle direttive europee, la LR 4/2012 di modifica della LR 12/2005 ha stabilito che “nel- la VAS del Documento di Piano, per ciascuno degli ambiti di trasformazione indi- viduati nello stesso, previa analisi degli effetti sull’ambiente, è definito l’assoggettamento o meno ad ulteriori valutazioni in sede di piano attuativo. Nei casi in cui lo strumento attuativo del piano di governo del territorio (PGT) com- porti variante, la VAS e la verifica di assoggettabilità sono comunque limitate agli aspetti che non sono già stati oggetto di valutazione ” (art. 4, c. 2 – ter della LR 12/2005). Una volta accertato l’assenza dell’obbligo di sottoporre la variante alla VAS, si è verificata l’esistenza di condizioni per avviare una procedura di verifica di assog- gettamento alla VAS. Come stabilito dalla normativa, tale ipotesi è perseguibile soltanto alla presenza di varianti minori ai piani e per le quali sussista la contem- poranea presenza dei requisiti seguenti: a) non costituiscono quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti elen- cati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), attualmente integralmente sostituita dalla Direttiva 2011/92/UE; b) non producono effetti sui siti di cui alla direttiva 92/43/CEE; c) determinano l’uso di piccole aree a livello locale e/o comportano modifiche minori alla pianificazione (settori: agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle teleco- municazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli). Per quanto riguarda i punti a) e b), si rimanda a quanto precedentemente ripor- tato riguardo il non obbligo di assoggettare la variante alla procedura di VAS; considerando la modestissima entità delle trasformazioni urbanistiche previste dalla variante, nonché l’assenza di previsioni di urbanizzazione (utilizzo) di nuove aree, la variante ottempera anche al precedente punto c). Conseguentemente per la prevista variante al PGT è possibile attivare Pertanto, ai sensi dell’art. 4 della LR 12/2005 e smi (con relative DCR/DGR attua-

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tive) e del titolo II, parte II del d.lgs 152/2006, per la variante in via di predispo- sizione può essere attuata una verifica di assoggettabilità alla VAS.

1.2 PERCORSO METODOLOGICO E PROCEDURALE

Considerando la modesta dimensione comunale, si è adottato il percorso metodo- logico delineato dagli Indirizzi generali, rappresentato in Figura 1 e considerando la sola FASE 1 dello stesso (verifica di assoggettabilità o screening) senza intro- durvi modifiche. Per quanto riguarda gli aspetti procedurali adottati nella verifica di assoggettabili- tà alla VAS della variante, considerando che quest’ultima interviene sia sul DdP, sia sul PdR e PdS, si è fatto riferimento sia allo “Schema generale – Verifica di assoggettabilità” riportato nell’allegato 1a della DGR IX/761/2010 per quanto ri- guarda la variante del DdP, sia allo “Schema generale – Verifica di assoggettabili- tà” riportato nella DGR IX/3836/2012 relativamente alla variante del PdR e del PdS.

Figura 1: Processo integrato PGT – VAS.

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Figura 2: “Schema generale – Verifica di assoggettabilità” riportato nell’allegato 1a della DGR IX/761/2010 per quanto riguarda la variante al DdP.

Figura 3: “Schema generale – Verifica di assoggettabilità” riportato nella IX/3836/2012 relativamen- te alla variante del PdR e del PdS.

Dalla comparazione di quanto riportato in Figura 2 ed in Figura 3, la procedura della variante relativamente ai diversi documenti che compongono il PGT risulta sostanzialmente analoga; da evidenziare che, in entrambi gli schemi, risulta as- sente al punto A1.1 la verifica che il piano non costituisca quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della Direttiva 2011/92/UE. Il presente documento è quindi strutturato secondo le indicazioni della DGR IX/761/2010 e DGR IX/3836/2012 che modificano il “Modello metodologico pro- cedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e programmi

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(VAS)” proposto attraverso la DGR VIII/6420/2007, con particolare riferimento al- la specifica di cui all’Allegato 1a “Documento di Piano – PGT” (DGR IX/761/2010) in quanto il Comune di Cenate Sotto ha più di 3000 abitanti ed All’allegato 1u “Variante al piano dei servizi e piano delle regole” (DGR IX/3836/2012). Come specificato Direttiva 2001/42/CE, cui la DGR IX/761/2010 e la DGR IX/3836/2012 fanno riferimento, in questo documento si sono sviluppati gli a- spetti previsti all’Allegato II della Direttiva, il tutto tenendo conto di quanto previ- sto dal c. 6 dell’art. 12 del d.lgs 152/2006, le “modifiche a piani e programm i” … “già sottoposti positivamente alla verifica di assoggettabilità di cui all’articolo 12 o alla VAS di cui agli artt. da 12 a 17 ”, “la verifica di assoggettabilità a VAS ovvero la VAS ” “si limita ai soli effetti significativi sull’ambiente che non siano stati pre- cedentemente considerati ”. L’allegato II alla Direttiva contempla la descrizione delle caratteristiche del piano o del programma, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi: a) in quale misura il piano o il programma stabilisce un quadro di riferimento per progetti ed altre attività, o per quanto riguarda l’ubicazione, la natura, le di- mensioni e le condizioni operative o attraverso la ripartizione delle risorse (si veda al riguardo il Capitolo 3); b) in quale misura il piano o il programma influenza altri piani o programmi, in- clusi quelli gerarchicamente ordinati (si veda al riguardo il Capitolo 4); c) la pertinenza del piano o del programma per l’integrazione delle considera- zioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile (si veda al riguardo il Capitolo 5); d) problemi ambientali pertinenti al piano o al programma (si veda al riguardo il Capitolo 3); e) la rilevanza del piano o del programma per l’attuazione della normativa co- munitaria nel settore dell’ambiente (ad es. piani e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla protezione delle acque) (si veda al riguardo il Capito- lo 3). Oltre a ciò, l’allegato II alla Direttiva contempla la descrizione delle caratteristiche degli effetti e delle aree che possono essere interessate dalla variante, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi: f) probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli effetti; g) carattere cumulativo degli effetti; h) natura transfrontaliera degli effetti; i) rischi per la salute umana o per l’ambiente (ad es. in caso di incidenti); j) entità ed estensione nello spazio degli effetti (area geografica e popolazione potenzialmente interessate); k) valore e vulnerabilità dell’area che potrebbe essere interessata a causa: delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale, del superamento

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dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite, dell’utilizzo intensivo del suolo, effetti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale. Per quanto riguarda gli effetti della variante sulle aree coinvolte, si rimanda al Capitolo 6.

1.3 SOGGETTI DEL PERCORSO DI VAS

Gli indirizzi generali identificano e definiscono i seguenti soggetti interessati al procedimento di VAS: ¬ Proponente : Pubblica Amministrazione o soggetto privato , secondo le com- petenze previste dalle vigenti disposizioni, che elabora il piano od il pro- gramma da sottoporre a valutazione ambientale. ¬ Autorità Procedente : Pubblica Amministrazione che attiva le procedure di valutazione del piano/programma; nel caso in cui il proponente sia una Pub- blica Amministrazione, l’Autorità Procedente coincide con il Proponente. Nel caso in cui il Proponente sia un soggetto privato, l’Autorità Procedente è la Pubblica Amministrazione che recepisce il piano o il programma, lo adotta e lo approva. Compito dell’Autorità Procedente è l’elaborazione della dichiarazione di sinte- si . L’autorità procedente, d’intesa con l’autorità competente per la VAS, individua con atto formale, i soggetti competenti in materia ambientale e gli enti terri- torialmente interessati, ove necessario anche transfrontalieri, definisce le mo- dalità di informazione e di partecipazione del pubblico, nonché di diffusione e pubblicizzazione delle informazioni. Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive adottate deve essere data adeguata informazione sui siti web dell’autorità competente e dell’autorità procedente. ¬ Autorità Competente : Pubblica Amministrazione che collabora con l’Autorità Procedente / Proponente, nonché con i soggetti competenti in ma- teria ambientale, al fine di curare l’applicazione della direttiva e degli indirizzi ai piani / programmi. L’Autorità Competente per la VAS è individuata all’interno dell’ente con atto formale dalla Pubblica Amministrazione che procede alla formazione del P/P, nel rispetto dei principi generali stabiliti dai d.lgs 4/2008 e d.lgs 267/2000. Deve possedere i seguenti requisiti: a) separazione rispetto all’autorità procedente; b) adeguato grado di autonomia nel rispetto dei principi generali stabiliti dal d.lgs 267/2000, fatto salvo quanto previsto dall’art. 29, c. 4, L. 448/2001; c) competenze in materia di tutela, protezione e valorizzazione ambientale e di sviluppo sostenibile.

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Tale autorità può essere individuata: 1) all’interno dell’ente tra coloro che hanno compiti di tutela e valorizzazione ambientale, 2) in un team interdisci- plinare che comprenda, oltre a coloro che hanno compiti di tutela e valorizza- zione ambientale, anche il responsabile di procedimento del Piano o altri a- venti compiti di sovrintendere alla direzione generale dell’autorità procedente e 3) mediante incarico a contratto per alta specializzazione in ambito di tutela e valorizzazione ambientale ai sensi dell’articolo 110 del d.lgs 267/2000. Compito dell’autorità competente è l’emissione dei provvedimenti circa l’assoggettamento alla VAS e l’elaborazione del parere motivato . L’autorità procedente, d’intesa con l’autorità competente per la VAS, individua con atto formale, i soggetti competenti in materia ambientale e gli enti terri- torialmente interessati, ove necessario anche transfrontalieri, definisce le mo- dalità di informazione e di partecipazione del pubblico, nonché di diffusione e pubblicizzazione delle informazioni. Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive adottate deve essere data adeguata informazione sui siti web dell’autorità competente e dell’autorità procedente. ¬ Soggetti competenti in materia ambientale e enti territorialmente interessati : soggetti competenti in materia ambientale sono le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici che, per le loro specifiche competenze o re- sponsabilità in campo ambientale, possono essere interessate agli impatti sull’ambiente dovuti all’attuazione del piano o programma. L’autorità procedente, d’intesa con l’autorità competente per la VAS, individua con atto formale i soggetti competenti in materia ambientale e gli enti territo- rialmente interessati, ove necessario anche transfrontalieri, da invitare alla conferenza di verifica e/o di valutazione. Tra gli enti territorialmente competenti sono annoverati tutte le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici che tra i compiti istituzionali annoverano compiti di pianificazione territoriale con riflessi di tipo urbanistico (es. Autorità di Bacino del Fiume Po, ecc.). Sono soggetti competenti in materia ambientale secondo le DGR in preceden- za citate: ARPA, ASL, Enti gestori aree protette, Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia, Autorità competente in materia di SIC/ZSC e ZPS (se prevista la Valutazione di incidenza) e Autorità competente in materia di VIA (se prevista la VIA o verifica di VIA); sono enti territorial- mente interessati secondo la DGR in precedenza citate: Regione, Provincia, Comunità Montane, Comuni interessati, Autorità di Bacino di cui in contesto transfrontaliero contesto transfrontaliero/di confine Svizzera – Cantoni e Re- gioni, Province e Comuni confinanti. I soggetti sopra indicati possono essere integrati a discrezione dell’autorità procedente. ¬ Pubblico : una o più persone fisiche o giuridiche, secondo la normativa vi- gente, e le loro associazioni, organizzazioni o gruppi, che soddisfino le condi- zioni incluse nella Convenzione di Aarhus, ratificata con la L. 108/2001 (Rati-

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fica ed esecuzione della Convenzione sull’accesso alle informazioni, la parte- cipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in mate- ria ambientale, con due allegati, fatte ad Aarhus il 25 giugno 1998) e delle Di- rettive 2003/4/CE e 2003/35/CE. ¬ Pubblico interessato : il pubblico che subisce o può subire gli effetti delle procedure decisionali in materia ambientale o che ha un interesse in tali pro- cedure; ai fini della presente definizione sono le organizzazioni non governa- tive che promuovono la protezione dell’ambiente e che soddisfano i requisiti previsti dalla normativa statale vigente, nonché le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. L’Amministrazione Comunale ha dato formalmente “Avvio del procedimento di va- riante particolare al PGT e avvio del procedimento di verifica di assoggettabilità alla VAS ” con DGC 22/2013; nella medesima delibera si sono individuati Autorità Proponente, Autorità Procedente e Autorità Competente: ¬ Autorità Proponente: Segretario Comunale e Responsabile del Settore Tecni- co; ¬ Autorità Procedente: Segretario Comunale e Responsabile del Settore Tecni- co; ¬ Autorità Competente: Responsabile del Settore Ambiente e Manutenzioni. Con determina 3/2013 (APPENDICE UNO), l’Autorità Procedente, d’intesa con l’Autorità Competente per la VAS, hanno individuato i soggetti competenti in ma- teria ambientale e gli enti territorialmente interessati, definite le modalità di in- formazione e di partecipazione del pubblico, nonché di diffusione e pubblicizza- zione delle informazioni. Soggetti competenti in materia ambientale: ¬ ARPA della Lombardia Dipartimento di Bergamo ¬ ASL della Provincia di Bergamo ¬ Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia ¬ Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Lombardia ¬ Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ¬ PLIS delle Valli D’Argon c/o Comune di San Paolo D’Argon ¬ WWF – Sezione Locale di Bergamo in qualità di Ente gestore della Riserva Na- turale Valpredina Enti territorialmente competenti: ¬ Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca ¬ Regione Lombardia (DG Territorio e Urbanistica, DG Agricoltura, DG Reti e servizi di pubblica utilità e sviluppo sostenibile) ¬ Provincia di Bergamo (Settore Agricoltura Caccia Pesca, Settore Ambiente, Settore Tutela risorse naturali, Settore Pianificazione Territoriale e Urbanisti-

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ca, Settore Progettazione viabilità e Trasporti) ¬ Comuni confinanti (, San Paolo d’Argon, e Cenate Sopra). Soggetti del Pubblico: ¬ forze politiche rappresentate in Consiglio Comunale ¬ parti sociali (sindacati): CISL, CGIL, UIL, UGL e SIN.PA ¬ parti economiche: Uniacque spa, Servizi Comunali Spa, CNA, Associazione ar- tigiani, Ascom, Confesercenti, Confcooperative, Confindustria, Coldiretti, U- nione Provinciale Agricoltori, Confederazione Italiana Agricoltori, ANCE e SAB ¬ Associazioni ed istituzioni varie: Parrocchia San Martino, ASD Cenate Sotto, Gruppo Alpini, Comitato genitori scuola elementare, Comitato genitori scuola materna, Istituto Comprensivo di San Paolo D’Argon, Protezione Civile Comu- nale, Pro Loco Cenate Sotto, VO.CE., Associazione Arcobaleno, Associazione musicale e culturale “Mille e una Nota”, Funky Dance, Ragazzi del 999, BDK, Legambiente e Italia Nostra. I Gestori dei servizi a rete ed i gestori di trasporto pubblico potranno essere invi- tati alle sedute della Conferenza di Valutazione. Gli atti sopra indicati sono pub- blicati su sito internet comunale all’indirizzo WEB www.comune.cenatesotto.bg.it, nonché sul SIVAS. I soggetti del pubblico sopraelencati, con esclusione di privati cittadini, sono con- siderati attori fondamentali delle “parti sociali ed economiche”(2) operanti in ambi- to comunale e per le quali si prevede l’acquisizione del parere previsto dall’articolo 13, comma 3, della LR 12/2005 (non correlato alla procedura di VAS) su PdR e PdS.

1.4 CONSIDERAZIONI IN MERITO AI CONTRIBUTI

I contributi raccolti hanno valore endoprocedimentale nella formazione del piano e sono correlati al processo partecipativo avvenuto nella formazione dello stesso; pertanto, diversamente dalle osservazioni prodotte a seguito dell’adozione del piano, non sono soggetti alla valutazione e/o approvazione da parte del Consiglio Comunale. In ogni caso tutti i contributi pervenuti, considerati pertinenti alla veri- fica di assoggettabilità alla VAS, sono riprodotti in uno specifico allegato al pre- sente documento ai fini della completa illustrazione del processo partecipativo avvenuto nella fase propedeutica all’adozione.

1.5 CONTRIBUTI PERVENUTI A SEGUITO DELL ’AVVIO DEL PROCEDIMENTO

A seguito dell’avvio al procedimento (Avviso 22 del 19/03/2013), unico sia per la formazione della variante che per la correlata VAS, non sono pervenuti contributi

2 Per parti economiche si intendono tutti i soggetti titolari di Partita Iva; per parti sociali si intendono tutte le organizzazioni, senza fine di lucro, formalmente costituite. Oltre ai soggetti citati, l’Amministrazione Comunale può ovviamente coinvolgerne di ulteriori al fine di avere dei contributi quanto più possibilmente rappresentativi sul progetto di piano.

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pertinenti al riguardo.

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2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il territorio del Comune di Cenate Sotto è ubicato all’imbocco della Val Cavallina, e si estende su una superficie di 4,5 km² tra le quote di 244 e 462,1 metri slm. Dal punto di vista amministrativo confina a nord con il comune di Cenate Sopra, ad est con Trescore Balneario, ad ovest con Scanzorosciate e a sud con San Pao- lo d’Argon (Figura 4).

Cenate Sotto

Figura 4: Inquadramento territoriale (riproduzione non in scala).

Il centro abitato principale è ubicato nella zona pianeggiante e pedecollinare; un secondo nucleo è rappresentato dalla frazione S. Rocco, nel settore nord – occi- dentale collinare, infine sono presenti numerose case sparse o riunite in piccoli gruppi distribuite sul territorio. Le attività industriali e artigianali sono localizzate nella zona pianeggiante, a sud del vecchio nucleo di Cenate Sotto, in particolare in prossimità della S.S. 42, mentre la zona che conserva maggior “naturalità” si trova in corrispondenza dei Monti di Argon e lungo alcuni tratti dei corsi d’acqua. La popolazione residente nel comune e nelle sue frazioni ammonta a 3.563 abi- tanti (al 2012), con una densità media di 790 abitante/km².

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La morfologia del territorio del Comune di Cenate Sotto è in prevalenza collinare e secondariamente pianeggiante ed è caratterizzata dalla presenza di due rilievi allungati approssimativamente in direzione NO – SE che terminano nelle ultime propaggini della Bassa Val Cavallina e nella piana di Trescore e di Albano S. Ales- sandro. Il rilievo posto più a nord definisce un allineamento tra la frazione San Rocco e la zona di Aminella mentre quello più a sud costituisce la parte inferiore del versan- te dei Monti di Argon. Questo ultimo si configura come un pendio immergente verso NE che si raccorda al fondovalle solcato dal Rio Seniga, la cui incisione rap- presenta l’elemento di separazione tra i due rilievi. Mentre il versante NE dei Monti di Argon nella parte inferiore possiede un profilo altimetrico piuttosto regolare e un andamento planimetrico allungato e rettilineo con pendenze medie spesso inferiori al 45%, il rilievo centrale ha invece uno svi- luppo planimetrico decisamente più irregolare e presenta un susseguirsi di pro- montori e dossi alternati a inflessioni, piccole selle, insenature e vallecole incise, con pendenze spesso prossime al 50% e che localmente superano anche valori del 100%. Tale andamento morfologico è in alcuni casi determinato dalla presenza di faglie che intersecano in senso trasversale la struttura collinare. La porzione pianeggiante del territorio comunale è contraddistinta da un anda- mento della superficie topografica che degrada verso SO con una pendenza rego- lare dell’ordine del 1 – 1,5 %. La morfologia di tale area è caratterizzata da lievi ondulazioni naturali della superficie topografica rappresentate da moderati dossi e depressioni e da elementi morfologici di origine antropica che includono canali irrigui e bacini artificiali.

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3. CARATTERISTICHE DELLA VARIANTE AL PGT

Come riportato in Tabella 1 di pagina 3, la variante interviene in ambiti molto lo- calizzati ed è finalizzata all’ottimale attuazione del PGT vigente. Al fine di valutarne gli effetti sull’ambiente e sulla sostenibilità ambientale, le a- zioni previste dalla variante del PGT vigente sono così raggruppabili: a) Azioni di variante effettuate sulla cartografia dei vincoli del DdP finalizzate alla migliore attuazione di quanto già previsto dal PGT, incluso un miglioramento del grado di tutela paesaggistica del territorio comunale con l’incremento del 500% delle aree classificate ad alta naturalità (azioni 01 e 09 come identifica- te in Tabella 1); b) Azioni di variante sulle tavole di progetto del PdR inerentemente la possibilità di accorpamento di volumi, con traslazione degli stessi in areali contigui ed aventi le medesime caratteristiche fisiografiche e di sensibilità storico – an- tropologico ed ambientale. Tali volumi sono già previsti nel vigente PGT (a- zioni 02, 03, 04 e 05 come identificate in Tabella 1); c) Azioni di variante molto simili a correzione di errori materiali, con adegua- menti della normativa di piano senza alterazione degli indici edificatori o della capacità insediativa del PGT (azioni 06, 07 e 10 come identificate in Tabella 1); d) Azioni volte alla riduzione della capacità edificatoria complessiva, su istanza del possibile soggetto attuatore, senza alterazione significativa dell’offerta re- sidenziale utilizzata per il dimensionamento del PGT vigente (azione 08 come identificata in Tabella 1). Come evidente i contenuti della variante riguardano esclusivamente il comparto residenziale e non comportano un incremento della capacità edificatoria; pertanto la variante non comporta l’introduzione nel PGT vigente di una diversa tipologia di destinazioni d’uso del territorio (per natura, dimensioni o condizioni di attua- zione) o una diversa ripartizione delle risorse naturali coinvolte dall’attuazione del PGT vigente in relazione alle diverse destinazioni d’uso. Nell’ambito delle aree coinvolte dalla variante non sono segnalate problematiche derivanti da incompatibilità ambientali come ad esempio problemi geologici con- dizionanti la prevista edificazione (allegato al PGT è presente lo studio geologico con annessa zonazione della fattibilità geologica delle azioni di piano le cui pre- scrizioni sono state valutate nell’individuazione delle azioni di variante), o vincoli sovracomunali di inedificabilità. Per quanto riguarda l’azione 09 come identificata in Tabella 1, destinata ad aumentare gli ambiti soggetti a tutela paesaggistica, può essere attuata a prescindere dalle caratteristiche naturali dei luoghi e dalla eventuale presenza di vincoli di inedificabilità, anche a carattere sovra comunale. Considerando la modestissima portata sulla pianificazione vigente delle azioni di variante, le modifiche proposte al PGT risultano di scarsa rilevanza ai fini dell’at- tuazione della normativa comunitaria nel settore dell’ambiente (esempio di piani

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e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla protezione delle acque).

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4. RAPPORTO DEI CONTENUTI DELLA CON GLI ATTI DI PIANIFICAZIONE, INCLUSI QUELLI GERARCHICAMENTE ORDINATI

L’insieme dei piani e programmi che governano l’ambiente ed il territorio comu- nale costituiscono il quadro pianificatorio e programmatico; l’analisi di tale quadro è finalizzata a stabilire la rilevanza della variante, la sua relazione con gli altri piani o programmi e la coerenza con gli stessi. In particolare, la collocazione dell’ambito in variante nel contesto pianificatorio e programmatico vigente è finalizzata al raggiungimento di due obiettivi: ¬ costruzione di un quadro d’insieme strutturato contenente gli obiettivi am- bientali fissati dalle politiche e dagli altri piani e programmi territoriali o setto- riali, le decisioni già assunte e gli effetti ambientali attesi; ¬ il riconoscimento delle questioni già valutate in strumenti di pianificazione e programmazione di diverso ordine, che nella valutazione ambientale in ogget- to dovrebbero essere assunte come risultato al fine di evitare duplicazioni. Considerando la modesta portata delle azioni di variante come enunciato nei ca- pitoli precedenti, si è analizzato il rapporto della variante con la pianificazione so- vracomunale di primo riferimento, identificabile nei seguenti piani: ¬ Piano Territoriale Regionale con riferimento al Piano Paesistico Regionale ri- compreso nello stesso; ¬ Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Non si ravvisa la necessità di una valutazione di piani sotto ordinati (es. Piano Cimiteriale, Zonizzazione Acustica, Piano di illuminazione, ecc.) in quanto non in- fluenzati dalla variante.

4.1 PIANO TERRITORIALE REGIONALE DELLA LOMBARDIA

La Regione Lombardia, mediante la LR 12/2005 in materia di governo del territo- rio e successive modifiche, ha proposto un nuovo modello di pianificazione. In tale contesto, il Piano Territoriale Regionale ha acquisito un ruolo innovativo nell’insieme degli strumenti e atti di pianificazione previsti in Lombardia. Il ruolo del PTR è quello di costituire il principale quadro di riferimento per le scelte terri- toriali degli Enti Locali e dei diversi attori coinvolti, così da garantire la complessi- va coerenza e sostenibilità delle azioni di ciascuno e soprattutto la valorizzazione di ogni contributo nel migliorare la competitività, la qualità di vita dei cittadini e l’attrattiva della regione Lombardia. In questo nuovo sistema della pianificazione, il PTR definisce chiaramente un quadro strategico di riferimento che individua gli obiettivi di sviluppo per il territo- rio regionale, costruiti ed aggiornati rispetto ai principi comunitari per lo Sviluppo del Territorio e della Strategia di Lisbona – Gotheborg e aventi come fine ultimo il miglioramento della qualità di vita dei cittadini.

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Il Consiglio Regionale ha adottato DCR IX/874/2009 il PTR e lo ha approvato con DCR 951/2010 (l’efficacia decorre dal 17 febbraio 2010). Con DCR X/78/2013 il PTR è stato aggiornato mediante il Documento Strategico Annuale della Regione Lombardia. Il PTR assume in generale una valenza orientativa e di indirizzo, ma anche pre- scrittiva laddove individui: 1) aree per la realizzazione di infrastrutture prioritarie e potenziamento e ade- guamento delle linee di comunicazione e del sistema della mobilità, 2) poli di sviluppo regionale 3) zone di preservazione e salvaguardia ambientale. Tali obiettivi sono organizzati in un sistema integrato e articolato in macro – o- biettivi, obiettivi del PTR, obiettivi tematici, obiettivi dei sistemi territoriali e linee d’azione. I tre macro – obiettivi sono riconducibili a quelli di sostenibilità definiti dalla Co- munità Europea e prevedono: 1) il rafforzamento della competitività dei territori della Lombardia, dove per competitività si intende il miglioramento della produttività relativa ai fattori di produzione; 2) il riequilibrio del territorio regionale, mediante lo sviluppo di un sistema poli- centrico e di nuove relazioni tra i sistemi città – campagna in grado di ridurre le marginalità e la distribuzione delle funzioni su tutto il territorio in modo da garantire la parità di accesso a infrastrutture, conoscenza e servizi pubblici; 3) proteggere e valorizzare le risorse della regione, intese come l’insieme delle risorse ambientali, paesaggistiche, economiche, culturali e sociali da preser- vare e valorizzare anche in qualità di fattori di sviluppo. Il sistema degli obiettivi generali è riportato in APPENDICE DUE.

4.1.1 La variante ed il PTR Nel territorio del Comune di Cenate Sotto non sono individuate tematiche consi- derate prescrittive dal PTR (documento “Strumenti Operativi” aggiornamento lu- glio 2013): conseguentemente il PTR assume solo valenza orientativa e di indiriz- zo, pertanto al momento della approvazione del Piano di Governo del Territorio e sue varianti non è necessaria la verifica di compatibilità regionale rispetto alle previsioni del PTR (LR 12/2005, c. 8 dell’art. 13). Anche con riferimento alla revisione del 2013, non si ravvisano elementi critici nell’attuazione delle previsioni della variante. Ciò anche con riferimento ad uno degli obiettivi prioritari (1.5.9) della revisione 2013 ed inerente l’uso razionale e risparmio del suolo al fine di “contrastare la dispersione insediativa e garantire l’uso sostenibile del suolo”: le previsioni della variante non generano consumo di suolo o generano fenomeni di dispersione insediativa (sprawl).

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4.2 PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale è stato approvato con DCR VII/197/2001 ed integrato successivamente nel PTR con alcune revisioni. Attraverso questo strumento attuativo, la Regione Lombardia ha perseguito la tutela e la valorizza- zione paesistica dell’intero territorio regionale, mediante la conservazione dei ca- ratteri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi del territorio lombar- do, il miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione del territorio e la diffusione della consapevolezza dei valori paesi- stici e la loro fruizione da parte dei cittadini. Con la DGR VIII/6447/2008, la Giunta regionale ha proceduto all’aggiornamento del Piano Territoriale Paesistico, in quanto ai sensi della LR 12/2005, il Piano Ter- ritoriale Regionale (PTR) ha anche natura ed effetti di Piano Territoriale Paesag- gistico. La nuova proposta di Piano paesaggistico regionale comprende: ¬ l’aggiornamento della normativa; ¬ l’introduzione dei nuovi temi di specifica attenzione paesaggistica alla luce dalla LR 12/2005, del d.lgs. 42/2004, della “Convenzione Europea del pae- saggio” e delle priorità di preservazione ambientale e degli obiettivi del Piano territoriale regionale. L’opportunità di aggiornamento delle scelte di valorizzazione del paesaggio regio- nale, correlata alla redazione del PTR ha offerto dunque una maggior possibilità di integrazione non solo tra pianificazione territoriale e urbanistica e pianificazio- ne del paesaggio, ma anche con altre pianificazioni di settore in difesa del suolo e dell’ambiente. L’area comunale si sviluppa nell’ambito geografico dei “Paesaggi delle colline pe- demontane” relativamente alla parte collinare ed alla “Paesaggi della pianura ce- realicola” per la parte più pianeggiante e maggiormente antropizzata. Il paesaggio delle colline pedemontane riguarda la fascia collinare esterna ai pro- cessi di deiezione glaciale: il monte di Brianza e il colle di Montevecchia, le colline di frangia bergamasca (, Monte Canto, Val Calepio), le colline bresciane. È segnato dalla lunga, persistente occupazione dell’uomo, dalle peculiarità delle sistemazioni agrarie, dalla fitta suddivisione poderale, dalla presenza delle legno- se accanto ai seminativi. Attualmente l’uso tradizionale del suolo a fini agricoli as- sume aspetti residuali e particolari legati soprattutto all’orto o al piccolo podere retto con lavoro part – time. Case sparse e nuclei sono affiancati da zone resi- denziali di recente edificazione con tipologie a villino e da aree industriali e com- merciali che si considerano come appendici dell’urbanizzazione dell’alta pianura. Ricche vi sono le preesistenze storiche, dalle chiese e dai santuari alle ville signo- rili, ai vecchi borghi. Nella parte occidentale della Lombardia il passaggio dagli ambienti prealpini alla pianura non è repentino. Vi si frappongono le ondulazioni delle colline moreniche ma anche, in un quadro ormai definito da linee orizzontali, le lingue terrazzate

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formatisi dalla disgregazione delle morene terminali dei ghiacciai quaternari. Il successivo passaggio alla fascia dell’alta pianura è quasi impercettibile risultando segnato perpendicolarmente solo dallo spegnersi dei lunghi solchi d’erosione flu- viale (Olona, Lambro, Adda, Brembo ecc.). La naturale permeabilità dei suoli (an- tiche alluvioni grossolane, ghiaiose – sabbiose) ha però ostacolato l’attività agri- cola, almeno nelle forme intensive della bassa pianura, favorendo pertanto la conservazione di vasti lembi boschivi – associazioni vegetali di brughiera e pino silvestre – che in altri tempi, assieme alla bachicoltura, mantenevano una loro importante funzione economica.

TAVOLA AREALE DI RIFERIMENTO

Tavola A: Ambiti geografici e unità Paesaggio delle colline pedemontane tipologiche di paesaggio (colore verde) e dei ripiani diluviali dell’alta pianura (colore marrone).

CENATE SO TTO

I segni e le forme del paesaggio sono spesso confusi e contraddittori. E se il ca- rattere dominante è ormai quello dell’urbanizzazione diffusa. A oriente dell’Adda l’alta pianura è meno estesa, giacché la fascia delle risorgive si avvicina al pede- monte. Inoltre la costruzione di una funzionale rete irrigua ha di gran lunga avvi- cinato i suoi caratteri a quelli della pianura irrigua. Si rinvengono solo lembi resi- duali di terreni aridi e sassosi, mai soggetti a sfruttamento (“strepade” nel Ber- gamasco).

4.2.1 Indirizzi di tutela (paesaggi delle colline pedemontane) Il suolo, le acque : Il sistema naturale di drenaggio delle acque nel sottosuolo de- ve essere ovunque salvaguardato, come condizione necessaria di un sistema i- droregolatore che trova la sua espressione nella fascia d’affioramento delle risor- give e di conseguenza nell’afflusso d’acque irrigue nella bassa pianura. Va soprat- tutto protetta la fascia più meridionale dell’alta pianura, corrispondente peraltro alla fascia più densamente urbanizzata, dove si inizia a riscontrare l’affioramento delle acque di falda. Vanno pure mantenuti i solchi e le piccole depressioni de-

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terminate dallo scorrimento dei corsi d’acqua minori (per esempio la Molgora) che, con la loro vegetazione di ripa sono in grado di variare l’andamento unifor- me della pianura terrazzata.

Tavola B: Elementi identificativi e Il territorio comunale risulta esterno ad percorsi di interesse paesaggistico elementi identificativi del paesaggio e non è interessato da percorsi di interes- se paesaggistico.

CENATE SO TTO

Tavola C: Istituzioni per la tutela L’areale risulta esterno ad ambiti tutelati della natura o protetti; si segnala la presenza in cor- rispondenza di Cenate Sopra del SIC IT2060016 “Valpredina e Misma” / Oasi di Valpredina.

CENATE SO TTO

I coltivi : Un paesaggio che non deve essere ulteriormente eroso, proprio per il suo valore di moderatore delle tendenze urbanizzative. In alcuni casi all’agricoltura potrà sostituirsi la riforestazione come storica inversione di tenden-

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za rispetto al plurisecolare processo di depauperazione dell’ambiente boschivo dell’alta pianura.

Tavola D: Quadro di riferimento del- La tavola evidenzia la presenza di ambiti la disciplina paesaggistica regionale di elevata naturalità normati dall’art. 17.

CENATE SO TTO

Tavola D1: Quadro di riferimento Data la distanza dai laghi insubrici, non delle tutele dei laghi insubrici si rilevano elementi critici.

Tavola E: Viabilità di rilevanza pae- Il territorio comunale non è interessato saggistica da percorsi di rilevanza paesaggistica.

CENATE SO TTO

Gli insediamenti storici e le preesistenze : ipotesi credibili sostengono che l’allineamento longitudinale di molti centri dell’alta pianura si conformi all’andamento sotterraneo delle falde acquifere. Altri certamente seguirono l’andamento, pure longitudinale dei terrazzi o delle depressioni vallive. Il forte addensamento di questi abitati e la loro matrice rurale comune – si tratta in molti casi dell’aggregazione di corti – costituisce un segno storico in via di dissoluzione

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per la generale saldatura degli abitati e le trasformazioni interne ai nuclei stessi. Si tratta, nei centri storici, di applicare negli interventi di recupero delle antiche corti criteri di omogeneità constatata l’estrema parcellizzazione proprietaria degli immobili che può dar luogo a interventi isolati fortemente dissonanti. Come pure vanno riabilitati i complessi monumentali (ville, chiese parrocchiali, antiche strut- ture difensive) che spesso si configurano come fulcri ordina tori di un intero ag- glomerato.

Tavola F: Riqualificazione paesaggi- Questa tavola individua per l’areale di stica: ambiti ed aree di attenzione Cenate Sotto la transizione tra aree del regionale Sistema Metropolitano Lombardo e co- nurbazioni lineari..

CENATE SO TTO

Tavola G: Contenimento dei processi Questa tavola individua per l’areale di di degrado e qualificazione paesaggi- Cenate Sotto la transizione tra aree del stica: ambiti ed aree di attenzione Sistema Metropolitano Lombardo e co- regionale nurbazioni lineari.

CENATE SOT- TO

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Tavola H: Contenimento dei processi La tavola effettua una sintesi degli ele- di degrado paesaggistico: tematiche menti riportati nelle tavole precedenti. rilevanti Tavola I: Quadro sinottico tutele pa- Questa tavola segnala solamente gli esaggistiche di legge ambiti di 150 metri dai corsi d’acqua.

CE NATE SO TTO

Tabella 2: Sintesi delle indicazioni date dalla DGR VIII/6447/2008 e smi.

Le percorrenze : Si impongono consistenti interventi di ridefinizione paesaggistica delle maggiori direttici stradali essendo ormai quasi del tutto compromessi gli o- rizzonti aperti e i traguardi visuali sul paesaggio. Occorre riprendere e conferire nuova dignità a questi elementi di riferimento paesaggistico, tutelando gli ultimi quadri visuali, riducendo l’impatto e la misura degli esercizi commerciali.

4.2.2 Indirizzi di tutela (paesaggi delle colline pedemontane). Il fondale a settentrione dell’ambito collinare lombardo è composto da una suc- cessione di rilievi, un vero e proprio gradino naturale che introduce all’ambiente prealpino. È visibile, in buone condizioni di tempo, da tutta la pianura formando- ne la naturale “cornice”. Parrebbe superfluo accennare alla sua importanza come elemento fondativo del paesaggio, ma occorre farlo in quanto possibili episodi di contaminazione (l’apertura di fronti di cava, la realizzazione di strade e impianti) ne possono seriamente pregiudicare l’integrità di lettura. Nel suo ruolo di grande scenario naturale va sottoposto a specifica attenzione ricucendo meticolosamente le ferite – già evidenti, specie nella Brianza (Pusiano, Barro) e nel Bresciano (Bot- ticino) – e valorizzandolo come polmone naturale sul quale indirizzare la pressan- te domanda di verde delle città che stanno alle sue falde.

4.2.3 La variante ed il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale Tre gli altri aspetti, la variante introduce una modifica alla perimetrazione degli ambiti di elevata naturalità normati dall’art. 17 delle NTA del PTPR; in base alla definizione riportata al citato articolo, la tutela paesaggistica è attuata in quanto sono “ambiti nei quali la pressione antropica, intesa come insediamento stabile,

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prelievo di risorse o semplice presenza di edificazione, è storicamente limitata”. Nel PGT vigente, l’individuazione degli ambiti di elevata naturalità è stata effet- tuata recependo semplicemente quanto previsto dal PTPR che per il comune di Cenate Sotto includeva le aree poste a quota maggiore di 400 m slm (come sta- bilito dalla DGR III/859/1985). La variante si pone l’obiettivo di includere negli ambiti di elevata naturalità le a- ree nelle “quali la pressione antropica, intesa come insediamento stabile, prelievo di risorse o semplice presenza di edificazione, è storicamente limitata” ed esclu- dere le aree che non presentano tali caratteristiche o immediatamente contigue a queste (emblematica è l’area cimiteriale che risulta inclusa negli ambiti di elevata naturalità). Tale modifica è attuata applicando il criterio di maggior definizione, richiamato dal comma 4 del citato articolo 17, al PGT il quale, atto di maggior dettaglio, può verificare e meglio specificare la delimitazione degli ambiti di ele- vata naturalità. Per le altre azioni contemplate dalla variante, essendo di limitato “peso paesaggi- stico”, sono sufficienti le indicazioni fornite dalla carta sensibilità paesistica di cui è dotato il PGT e della relativa normativa. Nel complesso non si ravvisano aspetti critici o elementi di incoerenza con la pia- nificazione paesistica regionale.

4.3 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Ber- gamo è stato elaborato ai sensi della LR 1/2000 (con deliberazione di adozione CP 61/2003 ed approvazione CP 40/2004), rispetto alla quale la nuova legge di governo del territorio (LR 12/2005) ha introdotto significative modifiche. Attual- mente il PTCP risulta pertanto in fase di adeguamento (i cui indirizzi operativi di adeguamento sono stati approvati con DGP 560/2008), che comprende la proce- dura di VAS; recentemente sono stati pubblicati, nell’ambito di tale procedura, la definizione degli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico in ade- guamento al PTCP. Ciononostante il PTCP mantiene comunque gli obiettivi generali relativi all’assetto e alla tutela del territorio provinciale, rimane atto di indirizzo della programma- zione socio – economica della provincia e ha efficacia paesaggistico – ambientale. Di seguito si riportano brevemente gli obiettivi del Piano raggruppati per tematica di riferimento. 1) Miglioramento della qualità dell’ambiente 1a Implementazione di interventi preventivi di mitigazione del degrado am- bientale; 1b Difesa del suolo e mantenimento dell’equilibrio idrogeologico: I prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico; II riequilibrio delle risorse idriche sia nelle aree montane che di pianu-

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ra; III preservazione delle aree di tutela e soggette a rischio idraulico; IV recupero di aree a libera espansione delle correnti, difesa delle sponde e controllo dei processi di erosione e di trasporto solido, an- che nell’ambito di zone urbane. 1c Tutela e compatibilità delle unità paesistico – ambientali I favorire e incentivare tutte le condizioni socioeconomiche, urbanisti- che, produttive necessarie al mantenimento dei caratteri del pae- saggio in ciascuna delle sue componenti (ambientale, paesistica, so- ciale, culturale, ecc.) e nel loro insieme; II perseguire il necessario equilibrio tra i contesti naturali e ambientali, le strutture agricole e i sistemi insediativi; III assicurare la conservazione e la valorizzazione dei caratteri ambien- tali e paesistici in tutti i loro valori ancora presenti e favorire la ri- qualificazione delle situazioni compromesse; IV riconoscimento della rete idrologica e idraulica “minore” di pianura (corsi d’acqua, canali) quale elemento paesistico fondativo della struttura territoriale locale; V definire e promuovere tutti i possibili indirizzi d’intervento che con- sentano di proporre nuovi elementi costitutivi del paesaggio, in par- ticolare ove si verifichi la necessità d’interventi di compensazione e di mitigazione rispetto a situazioni infrastrutturali ed insediative che possano generare impatto ambientale. 2) Creazione di una rete a valenza ambientale – paesistica a scala provinciale 2a Sviluppo di un sistema di reti ecologiche mediante: I l’espansione e l’ampliamento di superfici forestali e naturali; II la connessione delle superfici classificate come sorgente di naturali- tà, per mezzo di corridoi ed elementi puntiformi di connessione e di supporto; III la realizzazione di corridoi ecologici di connessione tra le aree pro- tette; IV la “costruzione” di nuovi ambiti di verde, sia per soddisfare la fun- zionalità ecologico – ambientale, di rinaturalizzazione, ecc., sia per soddisfare necessità paesistiche, panoramiche ecc.; V realizzazione di un maggiore equilibrio tra le aree naturali e agrosil- vopastorali e il verde urbano. 2b Tutela della biodiversità del territorio mediante: I il conseguimento di idonei parametri di funzionalità e stabilità ecolo- gica per le superfici a carattere forestale e naturale;

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II il conseguimento di idonei parametri di funzionalità e stabilità ecolo- gica per i corridoi ecologici. 3) Riorganizzazione della mobilità e delle infrastrutture di trasporto 3a Viabilità ed accessibilità I miglioramento e adeguamento della dotazione infrastrutturale alle esigenze del sistema locale; II verifica e adeguamento del sistema delle infrastrutture stradali e au- tostradali; III miglioramento del collegamento delle comunicazioni intervallive e verso gli assi interregionali e internazionali; IV previsione della collocazione delle grandi opere infrastrutturali e di servizio in funzione delle ricadute sull’intero ambito; V adeguamento e potenziamento delle linee ferroviarie sia per il tra- sporto delle persone sia per quello delle merci; VI creazione di un sistema intermodale di interscambio merci. 3b Mobilità sostenibile I innovazione delle reti di trasporto (mantenimento delle infrastruttu- re di trasporto esistenti e attuazione di interventi infrastrutturali in grado di soddisfare la domanda di mobilità dell’area provinciale; promozione di un sistema di trasporto metropolitano su ferro per l’area centrale; ecc.); II gestione della domanda di mobilità, mediante: incentivazione ad un uso più efficiente dell’auto, introduzione di misure non convenzionali (car sharing, car pooling, ecc.), promozione di misure innovative per i servizi di TPL; ecc.); III regolazione della mobilità; IV promozione di politiche integrate territorio – ambiente – trasporti e sviluppo delle competenze della pubblica amministrazione. 4) Riequilibrio del tessuto insediativo e qualità urbana 4a Contenimento del consumo di suolo e dell’espansione urbana I garantire che gli insediamenti di nuovo impianto consentano un’adeguata capacità insediativa con il minimo uso di suolo agricolo; II razionalizzazione e riorganizzazione dell’assetto del sistema produt- tivo e di costituzione di adeguate condizioni infrastrutturali e di ser- vizio; III sviluppare tecnologie e modalità di utilizzazione che risparmino il più possibile la natura e il paesaggio ed assicurare, come superfici prio- ritarie per la difesa della natura e del paesaggio, le aree naturali e seminaturali di maggior importanza;

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IV promuovere la rinaturalizzazione delle aree extraurbane e periurba- ne attraverso la realizzazione e la conservazione di ambiti di natura- lità all’interno delle aree stesse e la connessione di questi ambiti con la rete ecologica territoriale anche con la creazione di sistemi verdi con funzione di filtro e mascheramento nei confronti dei nuovi inse- diamenti e tra questi e le aree agricole esterne. 4b Recupero edilizio I rendere più compatto e funzionale il sistema dei centri e dei nuclei esistenti, mediante il recupero del patrimonio edilizio esistente (in- terventi di sostituzione e trasformazione edilizia degli insediamenti esistenti, completamento edilizio nelle aree interstiziali e di frangia, ecc.); II recupero a scopo di residenza e di ricettività turistica degli agglome- rati rurali esistenti di antica formazione. Nello specifico il PTCP si attende che le previsioni di sviluppo nei PGT, facciano particolare riferimento a: ¬ garantire il rispetto dei criteri di sostenibilità territoriale; ¬ adeguare le proprie previsioni alla salvaguardia degli elementi primari di con- servazione della biodiversità del territorio e di connotazione del paesaggio ti- pico; ¬ prescrivere idonee forme di inserimento ambientale delle infrastrutture e degli insediamenti, che tutelino la componente paesaggistica e la connessione eco- logica; ¬ introdurre criteri di mitigazione e compensazione, nonché di integrazione del territorio comunale nel sistema di rete ecologica di riferimento locale; ¬ adottare idonei strumenti operativi a supporto delle decisioni pianificatorie, anche come studi integrativi del PGT o studi settoriali, come per esempio pia- ni del verde, piani di reti ecologiche locali, piani della biodiversità, ecc.; ¬ integrare le azioni di sviluppo territoriale con quelle del settore agricolo, at- traverso l’adozione del principio del minor impatto possibile nell’inserimento di infrastrutture ed insediamenti nel territorio e di salvaguardia delle strutture agricole; ¬ riconoscere le attività agricole come elementi della struttura produttiva del si- stema economico ma anche come servizio di tutela e gestione ambientale del territorio; ¬ sostenere la pratica agro – ambientale nello sviluppo della sostenibilità del territorio; ¬ sviluppare modalità di affidamento della sostenibilità del territorio, nello svi- luppo di progetti paesistici di riqualificazione degli interventi infrastrutturali, alle aziende agricole.

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Come stabilito dall’articolo 17 delle NTA, i Piani di Settore, per l’attuazione del PTCP aventi caratteri e contenuti integrativi del PTCP stesso, sono i seguenti: a) Piano di Settore per la pianificazione delle risorse idriche con la finalità di ga- rantire l’idoneità qualitativa, la disponibilità quantitativa e la tutela dell’inquinamento; b) Piano di Settore idrogeologico ed idraulico del territorio finalizzato alla deter- minazione di fasce fluviali, all’indicazione degli interventi operativi strutturali, alla determinazione delle azioni di prevenzione e di intervento nelle aree inte- ressate da dissesti idrogeologici; c) Piano di Settore per la valorizzazione del comprensorio delle Orobie; d) Piano di Settore per la promozione ambientale e turistica degli ambiti lacustri e delle aste fluviali; e) Piano di Settore per l’organizzazione delle attività turistiche e agrituristiche nelle zone collinari e pedemontane; f) Piano di Settore per l’organizzazione del patrimonio culturale e architettonico in sistemi territoriali di valorizzazione orientati alla valenza conoscitiva e turi- stica; g) Piano di Settore della rete ecologica provinciale; h) Piano di Settore per le attrezzature di interesse sovracomunale e provinciale; i) Piano di Settore per lo sviluppo e l’adeguamento della rete di vendita delle strutture commerciali al dettaglio della media e grande distribuzione; j) Piano di Settore per l’organizzazione degli ambiti di interesse provinciale del sistema delle attività produttive; k) Piano di Settore per la disciplina degli stabilimenti a rischio di incidente rile- vante di cui al DM 09 maggio 2001; l) Piani di Indirizzo Forestale. I Piani di Settore di cui alle lettere b), c), d), e), g), i) hanno carattere strategico e sono quindi attivati prioritariamente. Inoltre, qualora aree di significativa ampiezza territoriale siano interessate da o- pere, interventi, o destinazioni funzionali aventi rilevanza provinciale, la Provincia può promuovere, su richiesta della maggioranza dei Comuni dell’ambito poten- zialmente interessato, anche in base agli esiti di valutazione effettuate in sede di ambiti o di Tavoli Interistituzionali, l’approvazione di un Piano Territoriale Provin- ciale d’Area, che disciplini il governo del territorio interessato. m) Il Piano Territoriale Provinciale d’Area approfondisce, a scala di maggior det- taglio, gli obiettivi socio – economici ed infrastrutturali da perseguirsi, detta i criteri necessari al reperimento ed alla ripartizione delle risorse finanziarie e dispone indicazioni puntuali e coordinate riguardanti il governo del territorio, anche con riferimento alle previsioni insediative ed alla disciplina degli inter- venti sul territorio stesso. Nei confronti dei Comuni, le previsioni ed i contenu-

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ti del Piano Territoriale Provinciale d’Area hanno l’efficacia loro espressamente attribuita dal Piano d’Area stesso. Infine come riportato nel PTCP, vi sono piani afferenti materie e settori di compe- tenza provinciale non direttamente derivanti dalle previsioni del PTCP, costitui- scono elementi di immediato rapporto con gli aspetti attuativi del Piano, le cui previsioni hanno, in rapporto alle specifiche situazioni, efficacia autonoma o effi- cacia prevalente sul PTCP. A titolo esemplificativo, si ha: n) Piano delle attività estrattive; o) Programma triennale dei servizi di trasporto pubblico locale; p) Piano del traffico per la viabilità extraurbana; q) Piano provinciale di bacino della mobilità e dei trasporti; r) Piano Agricolo Provinciale; s) Piano della disciplina della pesca; t) Piano faunistico – venatorio; u) Piano per il turismo; v) Piano per lo smaltimento dei rifiuti urbani e assimilabili; w) Programma provinciale di previsione e prevenzione di protezione civile e Pia- no di emergenza; x) Piano provinciale di organizzazione della rete scolastica e formativa.

4.3.1 Piani Territoriali Provinciali d’Area Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) prevede che per le aree di significativa ampiezza territoriale interessate da opere, interventi o destinazioni funzionali aventi rilevanza provinciale, la Provincia possa promuovere, su richiesta della maggioranza dei Comuni dell’ambito potenzialmente interessato, l’approvazione di un Piano Territoriale Provinciale d’Area (PTPA), che disciplini il governo del territorio interessato. Il PTPA pertanto è uno strumento attuativo del PTCP che approfondisce, a scala di maggior dettaglio, gli obiettivi socio – economici ed infrastrutturali da perse- guirsi, dispone indicazioni puntuali e coordinate riguardanti il governo del territo- rio, anche con riferimento alle previsioni insediative ed alla disciplina degli inter- venti sul territorio stesso, detta i criteri necessari al reperimento ed alla riparti- zione delle risorse finanziarie finalizzate alla realizzazione dei progetti di interesse strategico per l’ambito. Al momento il comune di Cenate Sotto non è compreso in alcun Piano d’Area, né in altri in ambiti in cui si sia dato avvio alla pianificazione di maggior dettaglio.

4.3.2 La variante ed il PTCP Con esclusione delle azioni di variante sulla cartografia dei vincoli sintetizzate nel gruppo a) del capitolo 3, non sono previsti altri interventi nell’ambito del DdP e

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per i quali vi è la necessità di una verifica di compatibilità con il PTCP; le altre a- zioni di variante, diversamente raggruppate nel capitolo 3, sono attinenti esclusi- vamente al PdS e al PdR. Nessuna delle azioni di variante si pone in contrasto con previsioni a carattere prescrittivo del PTCP vigente ai sensi dell’art. 18, c. 2 della LR 12/2005.

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5. LA VARIANTE E LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Coerentemente con quanto stabilito dalla direttiva europea 42/2001/CE, la valu- tazione della sostenibilità ambientale dello scenario definito dalla variante al pia- no è orientata a documentare sia come le questioni e i temi ambientali sono stati analizzati nell’ambito del percorso di formazione del piano, sia come le scelte o- perate dal piano e che producono alterazioni nell’ambiente (antropico o naturale, positive o negative) siano quanto più condivise e condivisibili . Pertanto la soste- nibilità ambientale non deve necessariamente tendere ad una piena compatibilità ambientale degli obiettivi specifici di piano, ma che questi (anche quelli con un’influenza significativa negativa sull’ambiente antropico o naturale) sono condi- visi e condivisibili, da qui l’importanza della partecipazione nel processo di VAS. In riferimento ai principi fondamentali di sostenibilità ambientale cui ogni politica od atto normativo deve ispirarsi ed uniformarsi, tratti dal Manuale per la valuta- zione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale dei fondi strutturali dell’Unione Europea (Commissione Europea, 1998) (3)., è qui analizzato il livello di sostenibilità delle scelte di piano sulle componenti ambientali. In particolare il Manuale indivi- dua 10 criteri di sviluppo sostenibile e, come previsto nello stesso, tali criteri pos- sono essere contestualizzati alle specificità amministrative e territoriali della real- tà locale in cui si opera e alla tipologia dell’atto di Pianificazione o Programma. Pertanto, talvolta, è utile rideclinare tali criteri (individuare dei subobiettivi o spe- cificazione dell’obiettivo) ai fini di ottenere una maggiore pertinenza rispetto ai contenuti procedurali e di merito del Piano. I criteri di sostenibilità sintetizzati nel Manuale sono: 1. Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili L’impiego di fonti non rinnovabili, quali i combustibili fossili, i giacimenti mine- rari e gli aggregati, riduce le risorse disponibili per le future generazioni. Uno dei principi di base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimo- nioso di tali risorse, rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future. Lo stesso principio deve applicarsi anche a elementi geologici, ecologici e paesaggistici unici nel loro genere e insostituibili, che forniscono un contributo sotto il profilo della produttività, della biodiversità, delle conoscenze scientifiche e della cultura (cfr. anche i criteri n 4, 5 e 6).

Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti 1.a) Limitare il consumo di suolo ¬ PTCP ¬ Agenda 21 Provincia 1.b) Assicurare un utilizzo razionale del ¬ LR 26/2003 sottosuolo

3 Commissione Europea, DGXI Ambiente (1998), “Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi di Fondi Strutturali dell’Unione Europea”.

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Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti 1.c) Ridurre i consumi specifici di energia ¬ Programma energetico regionale 1.d) Promuovere l’impiego e la diffusione ¬ Programma energetico regionale delle fonti energetiche rinnovabili 1.e) Valorizzare la risorsa rifiuto ¬ LR 26/2003 1.f) Ridurre gli spostamenti procapite sui ¬ PTCP mezzi meno efficienti (autovetture private a ¬ Agenda 21 Provincia basso coefficiente di occupazione) promuovendo sistemi di car pooling, car sharing e la diffusione e la protezione dei modi di trasporto ambientalmente sostenibili (mobilità gentile: pedonale, ciclabile) 1.g) Tutelare il paesaggio nei suoi caratteri ¬ PTR / PTPR peculiari […]; garantire la salvaguardia e la ¬ PTCP valorizzazione dei beni culturali, e tutelare e rafforzare le caratteristiche e le identità delle “culture locali” 1.h) Promuovere l’integrazione paesistica, ¬ PTR / PTPR ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio 2. Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione Quando si utilizzano risorse rinnovabili in attività di produzione primaria come la silvicoltura, l’agricoltura e la pesca, ogni sistema presenta un rendimento massimo sostenibile superato il quale le risorse cominciano a degradarsi. Quando l’atmosfera, i fiumi, gli estuari e i mari vengono usati come “serbatoi” per i materiali di scarto, essi sono trattati anche come fonti rinnovabili, nel senso che si conta sulle loro naturali capacità di autorecupero: nel caso in cui si sovraccarichino tali capacità, si assisterà al degrado delle risorse sul lungo periodo. Occorre pertanto fissarsi l’obiettivo di utilizzare le risorse rinnovabili ad un ritmo tale che esse siano in grado di rigenerarsi naturalmente, garan- tendo così il mantenimento o anche l’aumento delle riserve disponibili per le generazioni future.

Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti 2.a) Ridurre i consumi specifici di energia ¬ Programma energetico regionale ¬ Piano d’Azione per l’Energia (PAE) 2.b) Promuovere l’impiego e la diffusione ¬ Programma energetico regionale delle fonti energetiche rinnovabili ¬ Piano d’Azione per l’Energia (PAE) 2.c) Valorizzare la risorsa rifiuto ¬ LR 26/2003

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2.d) Promuovere l’integrazione paesistica, ¬ PTR / PTPR ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio 3. Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei ri- fiuti pericolosi/inquinanti In molte situazioni è possibile utilizzare sostanze meno dannose per l’ambiente ed evitare o ridurre la produzione di rifiuti, in particolare quelli pe- ricolosi. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l’utilizzo di materie che producano l’impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima pro- duzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, digestione dei rifiuti e di riduzione dell’inquinamento.

Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti 3.a) Valorizzare la risorsa rifiuto ¬ LR 26/2003 3.b) Ridurre le emissioni di gas a effetto ¬ LR 24/2006 serra ¬ Piano per una Lombardia sostenibile 3.c) Proteggere il suolo da fenomeni di ¬ DPEFR inquinamento puntuale e diffuso 3.d) Ridurre gli spostamenti procapite sui ¬ PTCP mezzi meno efficienti (autovetture private a ¬ Agenda 21 Provincia basso coefficiente di occupazione) promuovendo sistemi di car poolig, car sharing e la diffusione e la protezione dei modi di trasporto ambientalmente sostenibili (mobilità gentile: pedonale, ciclabile) 4. Conservare e migliorare lo stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi In questo contesto il principio fondamentale è mantenere e arricchire le riser- ve e la qualità delle risorse del patrimonio naturale affinché le generazioni at- tuali e future possano goderne e trarne beneficio. Tra le risorse del patrimo- nio naturale si annoverano la flora e la fauna, le caratteristiche geologiche e fisiografiche, le bellezze naturali e in generale altre risorse ambientali a carat- tere ricreativo. Del patrimonio naturale fanno dunque parte la topografia, gli habitat, la flora e la fauna selvatiche e i paesaggi, nonché le combinazioni e le interazioni tra di essi e il potenziale ricreativo che presentano; non vanno infine dimenticate le strette relazioni con il patrimonio culturale (cfr. il criterio n. 6).

Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti Tutelare i luoghi di particolare interesse ¬ LR 86/1983 naturalistico locale, alcune specie animali, il ¬ LR 10/2008

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loro ambiente di vita, alcune specie della flora spontanea Individuare e realizzare un sistema di aree e ¬ PTCP ambiti di “continuità del verde” reti ¬ RER / REP ecologiche Promuovere l’integrazione paesistica, ¬ PTR / PTPR ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio 5. Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche Il suolo e le risorse idriche sono fonti naturali rinnovabili essenziali per la salu- te e il benessere umani, ma che possono subire perdite dovute all’estrazione o all’erosione o, ancora, all’inquinamento. Il principio fondamentale cui atte- nersi è pertanto la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già degradate.

Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti Individuare tutte le provvidenze necessarie ¬ PTCP per […] la tutela […] delle acque di superficie e sotterranee considerate pregiudiziali ad ogni intervento sia di destinazione sia di trasformazione del suolo Perseguire usi sostenibili e durevoli delle ¬ LR 26/2003 risorse idriche, con priorità per quelle potabili ¬ PTUA /RR 2/2006 – RR 4/2006 Limitare il consumo di suolo ¬ LR 12/2005 ¬ PTCP Proteggere il suolo da fenomeni di ¬ DPEFR inquinamento puntuale e diffuso 6. Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali Il patrimonio storico e culturale è costituito da risorse finite che, una volta di- strutte o danneggiate, non possono più essere sostituite. Come accade per le fonti non rinnovabili, i principi che ispirano il concetto di sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un determinato periodo o aspetto, che forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura di una zona. L’elenco annovera edifici di valore storico e culturale, altre strutture o monu- menti di qualsiasi epoca, reperti archeologici non ancora riportati alla luce, architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri, ecc.). Anche stili di vita, usi e lingue tradizionali costituiscono un patrimonio storico e culturale che può essere opportuno preservare.

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Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti Tutelare la salute del cittadino e perseguire ¬ PTR la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di utilizzo del territorio Aumentare il grado di coesione sociale ¬ Piano socio – sanitario regionale 7. Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale Nell’ambito di questo lavoro, per qualità dell’ambiente locale si intende la qualità dell’aria, il rumore, l’impatto visivo e altri elementi estetici generali. La qualità dell’ambiente locale assume la massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali, teatro di buon parte delle attività ricreative e lavorative. La qualità dell’ambiente locale può subire drastici cambiamenti a seguito delle mutate condizioni del traffico, delle attività industriali, di attività di costruzio- ne o minerarie, del proliferare di nuovi edifici e infrastrutture e di un generale incremento delle attività, ad esempio quelle turistiche. E’ inoltre possibile dare un forte impulso ad un ambiente locale danneggiato con l’introduzione di un nuovo sviluppo (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell’uso e delle emissio- ni di sostanze inquinanti).

Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti Promuovere l’integrazione paesistica, ¬ PTR / PTPR ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio Tutelare il paesaggio nei suoi caratteri ¬ PTCP / PTPR peculiari […]; garantire la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali, e tutelare e rafforzare le caratteristiche e le identità delle “culture locali” 8. Protezione dell’atmosfera Una delle principali forze trainanti dell’emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati che dimostrano l’esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell’atmosfera. Le connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide e acidificazione dei suoli e delle acque, come pure tra clorofluocarburi (CFC). distruzione dello strato di ozono ed effetti sul- la salute pubblica sono stati individuati negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta. Successivamente è stato individuato il nesso tra anidride carbonica e altri gas serra e cambiamenti climatici. Si tratta di impatti a lungo termine e pervasivi. che costituiscono una grave minaccia per le generazioni future (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell’uso e delle emissioni di sostanze inqui- nanti). Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti Puntare alla riduzione del valore della media ¬ Agenda 21 Provincia

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annua di particolato fine (PM10) ¬ Indirizzi per la programmazione regio- nale di risanamento della qualità dell’aria Ridurre le emissioni di gas a effetto serra ¬ LR 24/2006 ¬ Indirizzi per la programmazione regio- nale di risanamento della qualità dell’aria ¬ Piano per una Lombardia sostenibile Promuovere l’impiego e la diffusione delle ¬ Programma energetico regionale fonti energetiche rinnovabili ¬ Piano d’Azione per l’Energia (PAE) Ridurre i consumi specifici di energia ¬ Programma energetico regionale ¬ Piano d’Azione per l’Energia (PAE) 9. Sensibilizzare alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la forma- zione in campo ambientale La partecipazione di tutti i partner economici per raggiungere lo sviluppo so- stenibile è un elemento basilare dei principi fissati alla conferenza di Rio per l’Ambiente e lo Sviluppo (1992). Per realizzare uno sviluppo sostenibile diven- ta fondamentale sensibilizzare ai temi e alle opzioni disponibili; elementi al- trettanto cruciali sono le informazioni, l’istruzione e la formazione in materia di gestione ambientale. Tale obiettivo può raggiungersi attraverso la divulga- zione dei risultati della ricerca, inserendo programmi in materia ambientale a livello di formazione professionale, nelle scuole nelle università o nei pro- grammi di istruzione per adulti e creando reti all’interno di settori e raggrup- pamenti economici. Va infine ricordata l’importanza di accedere alle informa- zioni in campo ambientale dal proprio domicilio e da luoghi ricreativi.

Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti Supportare gli Enti Locali nell’attività di ¬ PTR programmazione e promuovere la sperimentazione e la qualità programmatica e progettuale, in modo che sia garantito il perseguimento della sostenibilità della crescita… Favorire la graduale trasformazione dei ¬ PTR comportamenti, anche individuali, e degli ¬ Piano per una Lombardia sostenibile approcci culturali verso un utilizzo razionale e sostenibile di ogni risorsa … Responsabilizzare la collettività e ¬ PTR promuovere l’innovazione di prodotto e di ¬ Piano per una Lombardia sostenibile processo al fine di minimizzare l’impatto delle attività antropiche …

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10. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile La dichiarazione di Rio stabilisce tra i fondamenti dello sviluppo sostenibile, che il pubblico e le parti interessate vengano coinvolte nelle decisioni che ri- guardano i loro interessi. Il meccanismo principale è la consultazione pubblica nella fase di controllo dello sviluppo, ed in particolare il coinvolgimento di ter- zi nella valutazione ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile prevede i- noltre un coinvolgimento più ampio del pubblico nell’elaborazione e nell’attuazione di proposte di sviluppo, che dovrebbe consentire di far emer- gere un maggiore senso della proprietà e della condivisione delle responsabi- lità.

Obiettivi (eventualmente rideclinati) Riferimenti Perseguire, per quanto possibile, una ¬ LR 12/2005 pianificazione con scelte condivise In Tabella 3 si sono valutate le singole azioni di variante al fine di evidenziare e- ventuali aspetti critici inerenti la sostenibilità; la valutazione operata ovviamente tiene conto del principio stabilito dal c. 6 dell’art. 12 del d.lgs 152/2006 per il quale le “modifiche a piani e programm i” … “già sottoposti positivamente alla ve- rifica di assoggettabilità di cui all’articolo 12 o alla VAS di cui agli artt. da 12 a 17 ” … “la verifica di assoggettabilità a VAS ovvero la VAS”…”si limita ai soli effetti si- gnificativi sull’ambiente che non siano stati precedentemente considerati ”; viene cioè considerata una azione coerente o non coerente con i criteri di sostenibilità ambientale quando esula in modo significativo rispetto alle valutazioni già opera- te nella VAS che ha accompagnato il PGT vigente ed oggetto di variante. La valutazione è stata operata considerando: C ‰ Azione coerente con il criterio di sostenibilità ambientale; N ‰ Azione incoerente o critico rispetto alla valutazione di sostenibilità am- bientale; O ‰ Azione non avente influenza o non valutabile rispetto alla valutazione di sostenibilità ambientale; X ‰ non significativo rispetto al criterio di sostenibilità ambientale (anche nel caso di rideclinazione) e alle valutazioni di sostenibilità ambientale già espresse in sede di VAS del PGT oggetto di variante.

Ridurre al minimo l’impiego delle risor- delle l’impiego minimo limi- rinnovabili al nei non Ridurre rinnovabili energetiche se risorse rigenerazione di delle di punto Impiego capacità dei dal e della ti corretta, sostanze delle gestione e Uso ambientale, della vista stato pericolosi/inquinanti lo degli rifiuti migliorare e selvatiche, flora Conservare della dei e paesaggi dei fauna qualità e la habitat migliorare idriche e delle risorse Conservare qualità delle e la suoli migliorare e culturali e qualità Conservare la storiche risorse migliorare e locale Conservare dell’ambiente am- dell’atmosfera for- la e Protezione problematiche alle l’istruzione sviluppare Sensibilizzare ambientale campo bientali, in mazione

1) Modifica di un breve tratto della fascia di rispetto stra- X O O X X X X O O dale della SP 65

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2) Modifica della collocazione dell’Intervento Specifico 20 X O O X X X X O O 3) Nuovo intervento specifico in via Loreto per accorpa- X O O X X X X O O mento di volumi esistenti nel sistema ambientale 4) Traslazione dell’Intervento Specifico 10 X O O X X X X O O 5) Nuovo intervento specifico in via S.Rocco per accorpa- X O O X X X X O O mento di volumi esistenti nel sistema ambientale 6) Rettifica confini interni dell’Ambito di trasformazione B X O O X X X X O O 7) Rettifica individuazione aree per servizi all’interno del PL X O O X X X X O O 13 di via Lussana 8) Eliminazione dell’Intervento Specifico 14 X X X X X X X X X 9) Ridefinizione degli ambiti di elevata naturalità con in- C O O C C C C O O cremento del 500% delle aree 10) Adeguamenti puntuali e rettifiche alle norme tecniche di X O O X X X X O O attuazione del PdR (art. 15, art. 26, art. 28 …) Tabella 3: Sostenibilità ambientale delle azioni previste dal PGT.

Il criterio di sostenibilità “Promuovere la partecipazione del pubblico” è stato svi- luppato trasversalmente per tutte le scelte di variante sin dall’avvio del procedi- mento e la messa a disposizione della documentazione su WEB durante la forma- zione del piano; per tali motivi non è stato riportato in Tabella 3. La valutazione operata, con esclusione dell’azione 9, non evidenzia aspetti signifi- cativi rispetto alle valutazioni di sostenibilità ambientale già espresse in sede di VAS del PGT oggetto di variante; essendo destinata ad incrementare il grado di tutela paesaggistica del territorio comunale, assoggettando alle previsioni dell’art. 17 delle NTA del PTPR di una significativa porzione del territorio comunale, l’azione 9 esula dalle valutazioni di sostenibilità già effettuate nel PGT, ma pre- senta elementi di coerenza (positività) rispetto ad alcuni criteri di sostenibilità ambientale. Vi sono alcuni obiettivi che non permettono di esprimere un giudizio in merito alla sostenibilità rispetto ai criteri previsti dal Manuale in quanto non hanno prodotto azioni di variante. In linea generale si osserva come gli obiettivi previsti dal piano non inducono ef- fetti palesemente e ripetutamente in contrasto con i criteri di sostenibilità. Tra i criteri proposti dal Manuale, rientra esplicitamente anche il “consumo di suolo” (criterio 5), elemento spesso considerato critico negli atti di pianificazione territoriale. Nel caso della variante in analisi tale aspetto non risulta significativo in quanto non si prevede l’occupazione di nuove aree (se non previa dismissione di altre in conseguenza di accorpamenti volumetrici) o siano individuate previsioni che inducono alla frammentazione del territorio o a fenomeni di sprawl. Relativamente al “valore agricolo” delle aree coinvolte dalle azioni di variante, in base ai contenuti della bozza di modifica al PTCP per la definizione degli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico (attualmente in fase di VAS), nessuna di queste avente riflessi a carattere edilizio coinvolge “Aree agricole con finalità di protezione e conservazione” nelle quali anche la trasformazione agrico-

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la è condizionata.

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6. CARATTERISTICHE DELLE AREE COINVOLTE ED EFFETTI SULLE STESSE DERIVANTI DALL’ATTUAZIONE DELLA VARIANTE

Nel presente capitolo si sono sintetizzate le caratteristiche ambientali del comune e, più in generale, dell’area vasta con il fine di condividere le scelte effettuate sia in termini di impostazione generale del procedimento, sia più specificatamente in relazione alle necessità di costruire una base conoscitiva funzionale all’integrazione dell’ambiente nel processo di redazione della variante al fine di addivenire ad una sostenibilità ambientale quanto più condivisa. Le componenti ambientali e i fattori di interrelazione considerati sono: ¬ Aria e fattori climatici ¬ Acqua ¬ Suolo (utilizzo) e sottosuolo ¬ Ecosistemi: flora, fauna e biodiversità ¬ Popolazione e salute pubblica (rischio naturale, inquinamento elettromagneti- co, clima acustico e bonifica dei suoli) ¬ Paesaggio e beni culturali ¬ Le pressioni antropiche: energia, rifiuti e trasporti Le valutazioni degli aspetti ambientali della variante al PGT riguardano un ambito più vasto di quello locale per aria, acqua e mobilità – trasporti; lo stato e le ten- denze di questi elementi risentono, infatti, dell’andamento anche, o soprattutto, di fattori esterni all’ambito locale e, viceversa, le scelte locali in merito a questi temi fanno risentire i loro effetti anche su un ambito più vasto di quello locale. Per gli altri aspetti, si valuterà sia l’ambito sovralocale, sia in dettaglio, l’areale coinvolto dal piano. Rispetto alle singole componenti della matrice ambientale, oltre alla descrizione delle stesse, nel seguito si è effettuata una valutazione che tiene conto del prin- cipio stabilito dal c. 6 dell’art. 12 del d.lgs 152/2006 per il quale le “modifiche a piani e programm i” … “già sottoposti positivamente alla verifica di assoggettabili- tà di cui all’articolo 12 o alla VAS di cui agli artt. da 12 a 17 ” … “la verifica di as- soggettabilità a VAS ovvero la VAS”…”si limita ai soli effetti significativi sull’am- biente che non siano stati precedentemente considerati ”; viene cioè specificata- mente valutato l’effetto dell’azione di variante al PGT vigente, positivo o negativo e la sua significatività, esclusivamente quando esula in modo significativo rispetto alle valutazione operate nell’ambito della procedura di VAS che ha accompagnato la redazione del PGT vigente.

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6.1 ARIA E FATTORI CLIMATICI

6.1.1 Elementi di riferimento

6.1.1.1 Precipitazioni e temperature Lo studio di un territorio non può prescindere dalle conoscenze relative alla situa- zione climatologica, sia per quanto riguarda le sue correlazioni con l’approvvigionamento idrico, sia per quanto attiene allo smaltimento e regolazio- ne delle acque superficiali, oltre che della qualità dell’aria. Il comune di Cenate Sotto si inserisce all’interno della Pianura Padana, le cui prin- cipali caratteristiche fisiche sono la spiccata continentalità dell’area, il debole re- gime del vento e la persistenza di condizioni di stabilità atmosferica. Dal punto di vista dinamico, la presenza della barriera alpina influenza in modo determinante l’evoluzione delle perturbazioni di origine atlantica, determinando la prevalenza di situazioni di occlusione e un generale disaccoppiamento tra le cir- colazioni nei bassissimi strati e quelle degli strati superiori. Tutti questi fattori influenzano in modo determinante le capacità dispersive del- l’atmosfera e quindi le condizioni di accumulo degli inquinanti, soprattutto nel pe- riodo invernale, ma anche la presenza di fenomeni fotochimici nel periodo estivo. Il clima della Pianura Padana è, pertanto, di tipo continentale, cioè caratterizzato da inverni piuttosto rigidi ed estati calde. Le precipitazioni di norma sono poco frequenti e concentrate in primavera ed autunno, mentre la ventilazione è scarsa in tutti i mesi dell’anno. Durante l’inverno il fenomeno di accumulo degli inquinanti è più accentuato, a causa della scarsa circolazione di masse d’aria al suolo. La temperatura media è piuttosto bassa e l’umidità relativa è generalmente molto elevata. La presenza della nebbia è accentuata durante i mesi più freddi. Lo strato d’aria fredda, che determina la nebbia, persiste spesso tutto il giorno nel cuore dell’inverno, ma di regola si assottiglia in modo evidente durante le ore pomeri- diane. La zona centro – occidentale della Pianura Padana, specie in prossimità delle Pre- alpi, è interessata dalla presenza di un vento particolare, il foehn, corrente di aria secca che si riscalda scendendo dai rilievi. La frequenza di questo fenomeno è e- levata nel periodo compreso tra dicembre e maggio, raggiungendo generalmente il massimo in marzo. Il fenomeno del foehn, che ha effetti positivi sul ricambio della massa d’aria quando giunge fino al suolo, può invece determinare intensi fenomeni di accumulo degli inquinanti quando permane in quota e comprime gli strati d’aria sottostanti, formando un inversione di temperatura in quota. Il clima di Milano, di cui sono noti i parametri termopluviometrici sin dal 1763 – 64, nel corso di questi ultimi 243 anni ha mostrato alcune fluttuazioni abbastanza significative. Esse indicano un periodo più freddo tra il 1830 ed il 1860, a cui è seguito un costante aumento della temperatura, che nell’ultima decade è supe- riore di 1,3°C rispetto alla media secolare. Queste variazioni fanno seguito alle

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fluttuazioni climatiche naturali, seguite al termine della “Piccola Era Glaciale” (1550 – 1750), caratteristiche della nostra era, ed alle variazioni di origine antro- pica conseguenti all’aumento della superficie edificata dell’area urbana milanese. Dagli anni 1940 – 1950 fino agli anni 1970 – 1980 questa tendenza si è in parte bloccata: infatti, gli inverni hanno ripreso ad essere più rigidi e le estati più calde, successivamente negli anni 1960 – 1970 gli inverni hanno continuato ad essere sempre più miti, ma le estati più fresche, mentre dal 1970 gli inverni rigidi sono diventate delle eccezioni e le estati tornano sempre più torride, oltre che afose. Ne consegue una maggiore variabilità stagionale e, in definitiva, un peggiora- mento, dal punto di vista ambientale, delle condizioni climatiche. La tropicalizzazione del clima è sempre più evidente ed è confermata anche dalla variazione del regime pluviometrico, che a fronte di una stazionarietà delle preci- pitazioni invernali e ad una diminuzione delle precipitazioni primaverili ed autun- nali, mostra un incremento dell’intensità delle precipitazioni estive. Sul territorio di Cenate Sotto non sono presenti stazioni pluviometriche. I dati pluviometrici per il territorio comunale si possono ricavare estrapolando i dati del- la stazione di Cenate Sopra (periodo di osservazione 1951 – 1975) contenuti nella Banca Dati utilizzati per la stesura del PTUA. Relativamente ai dati di precipitazione della citata stazione, si hanno i valori ripor- tati in Tabella 4.

PRECIPITAZIONI MENSILI (1951-1975) - STAZIONE CENATE SOPRA

ANNO GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC ANNO 1951 47.0 159.0 71.0 53.0 162.0 104.0 162.0 129.0 99.0 35.0 140.0 49.0 1210.0 1952 26.0 5.0 21.0 63.0 40.0 43.0 39.0 92.0 76.0 66.0 27.0 40.0 538.0 1953 6.0 0.0 0.0 59.0 38.0 108.0 108.0 59.0 103.0 167.0 17.0 17.0 682.0 1954 47.0 42.0 94.0 118.0 138.0 126.0 71.0 120.0 60.0 50.0 85.0 28.0 979.0 1955 47.0 85.0 76.0 0.0 102.0 115.0 186.0 124.0 103.0 59.0 80.0 49.0 1026.0 1956 64.0 30.0 86.0 207.0 79.0 126.0 77.0 45.0 83.0 56.0 80.0 0.0 933.0 1957 42.0 90.0 21.0 126.0 128.0 131.0 79.0 75.0 24.0 85.0 142.0 97.0 1040.0 1958 15.0 83.0 16.0 148.0 24.0 113.0 46.0 85.0 23.0 67.0 61.0 120.0 801.0 1959 47.0 12.3 186.4 148.7 126.0 158.4 80.0 153.5 91.2 111.9 154.7 241.3 1511.4 1960 119.9 50.9 119.7 76.1 34.8 197.7 121.7 110.1 148.2 168.2 128.8 127.7 1403.8 1961 37.7 33.0 0.0 136.2 125.8 123.7 115.5 36.3 22.5 69.6 97.6 68.2 866.1 1962 65.3 35.5 93.9 91.3 143.8 106.0 116.7 38.3 26.6 62.1 118.1 51.0 948.6 1963 92.1 31.5 85.7 123.3 159.3 213.6 114.9 178.1 78.7 37.4 174.5 19.3 1308.4 1964 15.0 61.7 165.5 39.2 86.2 130.7 88.2 103.5 17.3 146.3 63.5 82.0 999.1 1965 0.0 119.0 110.0 169.5 105.0 132.0 216.0 280.0 25.0 150.0 57.5 1364.0 1966 30.0 83.0 14.5 192.0 75.0 38.0 188.5 287.0 115.0 294.0 170.0 88.0 1575.0 1967 12.5 78.0 117.0 94.0 110.0 110.0 83.0 162.0 71.0 70.0 160.0 62.0 1129.5 1968 6.0 248.0 27.0 85.0 125.0 215.0 136.0 331.0 60.0 175.0 1408.0 1969 61.0 164.0 91.0 51.0 71.0 141.0 101.0 238.0 70.0 0.0 126.0 2.0 1116.0 1970 140.0 20.0 149.0 74.0 113.0 105.0 110.0 246.0 20.0 43.0 215.0 41.0 1276.0 1971 136.0 50.0 90.0 75.0 210.0 188.0 80.0 127.0 105.0 25.0 191.0 42.0 1319.0 1972 102.0 134.0 103.0 164.0 93.0 184.0 174.0 70.0 158.0 88.0 23.0 100.0 1393.0 1973 75.0 22.0 3.0 105.0 128.0 142.0 197.0 90.0 125.0 90.0 60.0 100.0 1137.0 1974 52.0 145.0 83.0 51.0 80.0 108.0 147.0 85.0 77.0 103.0 2.0 933.0 1975 34.8 55.0 150.0 33.0 252.8 219.0 40.0 205.0 218.0 135.0 188.0 65.0 1595.6 Tabella 4: Piovosità mensili alla stazione di Cenate Sopra nel periodo 1951 – 1975.

Il diagramma pluviometrico presenta i massimi mensili nei mesi compresi tra maggio e settembre. Nel corso dell’anno non si distinguono stagioni asciutte, di- fatti anche nel mese meno piovoso le precipitazioni superano i 50 mm di pioggia.

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Il minimo mensile si registra nel periodo invernale (tra dicembre e gennaio), in cui le piogge mensili si mantengono intorno ai 40 – 60 mm. Nel periodo considerato (1951 – 1975), la precipitazione annua più ridotta (538 mm) è stata registrata nel 1952, mentre l’anno più piovoso è stato il 1966, con 1575 mm di pioggia. Complessivamente si può affermare che la distribuzione delle piogge registrate al pluviometro di Cenate Sopra si differenzia sostanzialmente da quelle che sono le condizioni meteoclimatiche più generali dell’Italia settentrionale, caratterizzate da due massimi di piovosità (autunnale e primaverile) e due minimi (estivo e inver- nale). La maggior piovosità della zona collinare di Cenate rispetto alla pianura media e pianura bergamasca può essere spiegata con la presenza dei rilievi pre- alpini che fanno da barriera alle perturbazioni che risalgono da sud e sud – ovest, favorendo le precipitazioni su queste aree. La previsione quantitativa delle piogge intense in un determinato punto è effet- tuata attraverso la determinazione della curva di probabilità pluviometrica, ovvero la determinazione del rapporto che lega l’altezza di precipitazione alla sua durata, per un assegnato tempo di ritorno. L’altezza di precipitazione in un punto, comu- nemente misurata in mm, è l’altezza d’acqua che si formerebbe al suolo su una superficie orizzontale ed impermeabile, in un certo intervallo di tempo (durata della precipitazione) ed in assenza di perdite. Per la caratterizzazione degli eventi di breve durata e di forte intensità nell’area comunale, si sono utilizzati i parametri a ed n pubblicati dall’Autorità di bacino del fiume Po (4) e da questa determinati interpolando i parametri a ed n ricavati dalle serie storiche più rappresentative del bacino padano e per eventi estremi annuali con durata di 1 ora, 3 ore, 6 ore, 12 ore, 24 ore. Si ricorda che la relazione statistica che lega l’altezza delle precipitazioni h [mm] alla durata d [ore] ed al tempo di ritorno T [anni], nota come curva di possibilità pluviometrica, è data dalla seguente espressione: n T hT = aT d nella quale i parametri a ed n, funzione di T, sono stimati sulla base delle serie storiche di dati disponibili. Dall’analisi spaziale si sono quindi ricavati i valori dei parametri a ed n per i di- versi tempi di ritorno, ritenuti validi per l’intero territorio comunale e sono riporta- ti della seguente tabella:

Tr (anni) ÏÏÏ 20 100 200 500

4 Si veda l’allegato alle norme d’attuazione nella sezione “Interventi sulla rete idrografica e sui versanti”, dove è presente la “Direttiva sulla piena di progetto da assumere per le progettazioni e le verifiche di compatibilità idraulica” che riporta sia i valori di probabilità pluviometrica puntuali per le stazioni di riferimento, sia la “Distri- buzione spaziale delle precipitazioni intense – Parametri delle linee segnalatrici di probabilità pluviometrica per tempi di ritorno di 20, 100, 200 e 500 anni”.

49 COMUNE DI CENATE SOTTO (BG) – VARIANTE N. 1 AL PIAN O DI GOVERNO DEL TERRITORIO RAPPORTO PRELIMINARE PER LA VERIFICA DI ASSOGGETTAB ILITÀ ALLA VAS

a 52,5 67,1 73,2 81,4

n 0,263 0,256 0,254 0,252

Relativamente alle temperature, si può fare riferimento alla stazione meteo di Bergamo S. Lucia che presenta la serie di dati più completi tra il 1949 ed il 1995 (Tabella 5). Dall’analisi dei dati si ricava che i mesi più caldi sono luglio ed agosto, con tem- perature medie sul periodo in esame superiori ai 21°C, mentre quello più freddo è gennaio con una temperatura media inferiore ai 3°C. L’andamento delle tempe- rature medie è evidenziato nel Grafico 1.

TEMPERATURE MEDIE (1949-1991) - STAZIONE BERGAMO S. LUCIA

ANNO GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC 1949 6.30 7.20 7.50 7.50 15.90 16.10 20.60 22.30 21.70 19.00 15.50 8.10 1950 2.50 6.60 11.00 11.50 18.40 22.80 23.70 21.40 17.70 14.20 7.90 3.40 1951 4.90 5.90 6.70 11.90 15.00 20.80 22.50 22.70 21.20 12.70 9.30 5.70 1952 2.50 4.00 7.70 13.20 17.50 22.30 25.30 24.00 17.90 13.00 6.50 3.20 1953 2.10 4.40 10.20 13.40 18.80 18.10 22.60 22.40 19.40 14.80 8.00 6.20 1954 1.30 1.60 9.10 11.90 15.80 21.00 21.90 21.30 20.50 14.00 8.50 7.00 1955 4.50 4.70 6.30 12.90 16.30 20.20 23.20 21.70 19.20 13.60 7.50 4.30 1956 3.20 -2.10 6.90 10.00 17.60 19.00 22.50 22.40 6.70 4.00 1957 3.30 6.30 10.40 12.20 14.30 20.30 22.50 22.30 19.90 14.10 9.30 4.00 1958 3.00 6.90 5.30 9.40 19.40 20.00 23.30 23.30 20.60 14.30 9.40 4.40 1959 3.10 7.00 10.20 12.60 16.20 20.40 24.20 21.40 18.50 13.00 7.50 4.80 1960 3.10 3.00 8.00 12.50 17.30 21.00 20.80 21.60 17.10 12.30 8.30 4.80 1961 1.50 8.40 11.60 13.90 17.00 21.00 22.00 23.00 22.10 14.40 7.80 3.60 1962 4.50 4.40 3.70 7.10 14.10 8.00 4.30 1963 0.30 2.20 7.40 12.70 17.30 17.70 25.10 21.40 18.50 14.80 10.40 3.70 1964 3.50 5.60 6.50 13.60 18.60 22.10 24.90 21.40 20.20 13.00 8.40 5.00 1965 3.90 3.80 8.60 12.10 17.00 20.70 32.40 22.20 16.20 15.20 7.70 5.80 1966 3.50 7.40 10.00 14.00 19.40 23.30 22.00 20.90 19.90 16.20 6.00 5.40 1967 3.50 5.00 11.00 12.20 17.60 20.50 25.80 23.00 20.10 17.00 8.80 5.70 1968 3.80 5.10 10.80 14.10 15.80 20.70 24.10 21.50 21.10 17.00 10.50 4.70 1969 6.40 3.80 8.60 12.50 19.10 19.70 24.20 22.80 20.70 18.50 8.30 2.90 1970 2.20 2.50 4.60 10.30 15.20 21.50 23.10 20.80 19.80 12.90 8.20 2.60 1971 2.10 3.40 4.20 12.30 17.00 18.90 23.30 24.30 17.50 13.30 6.80 4.20 1972 1.70 5.00 8.40 10.10 17.80 18.80 20.90 22.40 15.30 12.40 7.90 3.00 1973 2.90 5.20 9.50 12.50 18.70 22.70 24.40 25.10 20.90 13.40 7.20 2.40 1974 4.60 6.80 9.40 12.60 18.30 22.40 26.40 27.00 21.80 11.60 9.90 8.10 1975 6.80 8.00 10.40 15.60 19.50 21.80 26.60 25.20 22.60 16.00 8.70 5.60 1976 4.80 7.70 9.10 15.20 20.70 25.60 26.40 22.70 19.00 15.80 10.10 5.20 1977 5.40 3.80 11.70 13.40 16.80 21.90 24.60 25.00 23.20 16.90 9.70 3.90 1978 0.30 4.20 8.10 13.80 18.50 20.00 18.70 15.40 11.50 5.90 5.10 1979 1.50 4.80 5.60 7.80 11.40 15.20 17.50 20.60 17.20 11.60 6.40 2.80 1980 1.40 2.70 7.10 11.00 12.10 18.00 18.70 19.80 16.50 11.80 7.50 2.80 1981 3.10 2.40 5.20 8.90 13.30 17.90 21.60 19.50 18.20 11.00 7.10 5.00 1982 5.00 0.90 5.80 8.90 12.00 16.80 21.90 19.70 17.00 12.40 6.00 2.90 1983 2.60 1.60 4.80 8.60 9.70 15.30 19.60 18.60 14.80 11.90 7.80 4.10 1984 -1.50 2.60 4.90 9.90 12.20 16.90 21.30 20.30 18.40 13.20 5.20 5.80 1985 1.90 -0.20 4.80 8.60 16.00 16.30 20.10 20.90 17.00 13.60 8.10 4.30 1986 1.86 3.69 9.73 12.27 16.10 20.95 20.47 19.20 8.20 4.27 1987 4.62 6.52 9.83 13.82 15.75 21.40 16.90 14.16 5.22 4.45 1988 3.95 4.17 7.53 9.72 15.55 15.50 19.63 22.19 17.05 10.73 8.93 4.11 1989 3.89 5.69 9.40 14.21 18.75 18.87 22.55 16.02 11.69 5.42 5.32 1990 4.69 3.30 8.65 8.95 13.79 16.93 22.31 22.85 15.77 11.42 9.60 5.68 1991 3.02 6.18 5.26 9.60 13.63 15.77 22.11 19.82 15.02 12.03 6.43 3.77 Media 2.96 4.34 7.45 11.21 15.96 18.95 21.72 21.46 17.84 12.80 8.06 4.57 Tabella 5: Temperature medie alla stazione di Bergamo S. Lucia nel periodo 1949 – 1991.

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Alla luce dei dati pluviometrici e termometrici riportati, si potrebbe pertanto clas- sificare il clima del territorio del Comune di Cenate Sotto come temperato conti- nentale, con caratteri di transizione al clima alpino. Tra gli ulteriori dati meteorologici disponibili, si riporta l’evaporazione di riferi- mento calcolata mediante la formula di Thormthwaite relativa alla stazione di Bergamo durante il periodo 1926 – 1955 ed espressa in mm (Tabella 6).

25.00

20.00

15.00

10.00

Temperatura media (°C) media Temperatura 5.00

0.00 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC Mese

Grafico 1: andamento delle temperature medie presso la stazione meteo di Bergamo S. Lucia nel periodo 1949 – 1991.

L’evapotraspirazione annuale risulta di 750 mm che è confrontabile con il valore potenziale (734,3 mm/anno) registrato presso la stazione di durante il trentennio 1958 – 1987.

Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Anno Bergamo 4 9 27 55 89 123 146 130 90 50 20 7 750 Tabella 6: Evaporazione di riferimento relativa alla stazione di Bergamo durante il periodo 1926 – 1955 (in mm).

Per quanto riguarda i dati anemometrici, nella Provincia di Bergamo l’orografia delle valli principali determina l’orientazione del vento nella direzione delle stesse, mentre i bacini lacustri influenzano la circolazione del vento nelle zone più limi- trofe ad essi; nella pianura, invece, la variazione del campo di vento prevalente risulta quella da nord verso sud. A titolo indicativo le rilevazioni anemometriche effettuate presso la ditta Lonza di Scanzorosciate indicano una direzione prevalente annuale da S con componenti secondarie da N – E, E e S – E, tuttavia tali dati non si riferiscono a periodi abba- stanza lunghi da poter essere considerati statisticamente rappresentativi. Le osservazioni relative alla stazione di Bergamo (1962 – 1981) hanno evidenzia- to che la prevalente direzione di provenienza dei venti è quella N – E seguita da quella S – O; più precisamente nel periodo invernale predominano i venti che sof-

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fiano da N – E, mentre in primavera – estate prevale la provenienza da S – O. Quotidianamente, prevalgono i movimenti da N – E al mattino, mentre nel pome- riggio, in armonia con il fenomeno delle brezze, prevalgono i venti di direzione S – O.

6.1.1.2 Qualità dell’aria La valutazione delle emissioni atmosferiche nel territorio della provincia di Ber- gamo deriva dall’inventario delle emissioni (INEMAR) realizzato dalla Regione Lombardia nell’ambito del PRQA (Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria), la cui gestione e sviluppo sono stati affidati ad ARPA Lombardia. L’inventario contiene informazioni con dettaglio comunale sulle emissioni dei se-

guenti inquinanti: CH 4, CO, CO 2, N 2O, NH 3, NMVOC, PTS, PM 10 , SO 2, NO 2, As, Cd, Cr, Cu, Hg, Ni, Pb, Se, diossine. I dati riportati di seguito sono contenuti nel “Rapporto sulla qualità dell’aria di Bergamo e Provincia” del 2006. Nel territorio della Provincia di Bergamo è presente una rete pubblica di monito- raggio della qualità dell’aria, dipartimento ARPA di Bergamo, costituita da 12 sta-

zioni fisse, 1 postazione mobile e 2 campionatori gravimetrici per il PM 10 . Sono operanti inoltre 5 stazioni private di proprietà REA, Ecolombardia ed Italcementi. Nel corso del 2004 è stata eseguita una campagna di misurazione con laboratorio mobile nel comune di Scanzorosciate, adiacente rispetto al territorio di Cenate Sotto. La campagna di misure rappresenta il livello massimo di compromissione dell’aria cui può giungere l’ambito in esame. La strumentazione presente sul labo-

ratorio mobile ha permesso il rilevamento di Biossido di Zolfo (SO 2), Monossido di

Carbonio (CO), Ossidi di Azoto (NO x, NO e NO 2), Particolato Fine (PM 10 ), Polveri

totali sospese (PTS), Ozono (O 3), Benzene, Toluene e Xilene. Il Laboratorio mobile è stato posizionato nel parcheggio di Piazza Giovanni XXIII (Tribulina) in zona residenziale e interessata da intenso traffico. I dati relativi al periodo di misura sono sintetizzati in Tabella 7.

Max media 1 h Giorni superamento % rendimento Media µg/m³ Deviazione Standard µg/m³ livello attenzione Biossido di Azoto 99,8 74 28 142 0 Biossido di Zolfo 99,8 4 1,1 5 0

PM 10 99,8 65 31,1 140 18 Benzene 99,8 4 0,6 5 Toluene 99,8 16 4,2 26 Xilene 99,8 11 2,9 18 P.T.S. 85,2 103 53,9 228

Deviazione Max media 1 h Giorni supe- Max media 8 h Giorni supe- % rendimento Media µg/m³ ramento livello ramento livello Standard µg/m³ attenzione µg/m³ attenzione Monossido di 99,7 2,0 0,9 7,3 0 3,5 0 Carbonio

52 COMUNE DI CENATE SOTTO (BG) – VARIANTE N. 1 AL PIAN O DI GOVERNO DEL TERRITORIO RAPPORTO PRELIMINARE PER LA VERIFICA DI ASSOGGETTAB ILITÀ ALLA VAS

Ozono 99,2 4,0 3,7 28 0 14 0 Tabella 7: Dati ricavati dalla campagna di misura con laboratorio mobile in comune di Scanzoroscia- te.

In relazione ai dati sopra riportati, si formulano nel seguito alcune valutazioni sin- tetiche.

¬ La presenza in aria di biossido di zolfo (SO 2) è da ricondursi alla combu- stione di combustibili fossili contenenti zolfo. Dal 1970 ad oggi la tecnologia ha reso disponibili combustibili a basso tenore di zolfo, il cui utilizzo è stato imposto dalla normativa. Le concentrazioni di biossido di zolfo sono così rien- trate nei limiti legislativi previsti. In particolare in questi ultimi anni grazie al passaggio al gas naturale le concentrazioni si sono ulteriormente ridotte. I livelli di questo inquinante, registrati durante il periodo di misura nella po- stazione del Comune di Scanzorosciate, sono di 4 µg/m 3 per la media aritme- tica e di 5 µg/m 3 per la media massima giornaliera. ¬ Il monossido di carbonio (CO) ha origine da processi di combustione in- completa di composti contenenti carbonio. È un gas la cui origine, soprattutto nelle aree urbane, è da ricondursi prevalentemente al traffico autoveicolare, soprattutto ai veicoli a benzina. Le emissioni di CO dai veicoli sono maggiori in fase di decelerazione e di traffico congestionato. Le sue concentrazioni so- no strettamente legate ai flussi di traffico locali, e gli andamenti giornalieri ri- specchiano quelli del traffico, raggiungendo i massimi valori in concomitanza delle ore di punta a inizio e fine giornata, soprattutto nei giorni feriali. Duran- te le ore centrali della giornata i valori tendono a calare, grazie anche ad una migliore capacità dispersiva dell’atmosfera. In Lombardia, a partire dall’inizio degli anni ‘90 le concentrazioni di CO sono in calo, soprattutto grazie all’introduzione delle marmitte catalitiche sui veicoli e al miglioramento della tecnologia dei motori a combustione interna (introduzione di veicoli Euro 4). I livelli di questo inquinante, registrati durante il periodo di misura nella po- stazione del Comune di Scanzorosciate, sono di 7.3 mg/m 3 per la media mas- sima oraria e di 3.5 mg/m 3 per la media massima su 8 ore.

¬ Gli ossidi di azoto (NO e NO 2) sono emessi direttamente in atmosfera a seguito di tutti i processi di combustione ad alta temperatura (impianti di ri- scaldamento, motori dei veicoli, combustioni industriali, centrali di potenza, ecc.), per ossidazione dell’azoto atmosferico e, solo in piccola parte, per l’ossidazione dei composti dell’azoto contenuti nei combustibili utilizzati. Nel caso del traffico autoveicolare, le quantità più elevate di questi inquinanti si rilevano quando i veicoli sono a regime di marcia sostenuta e in fase di acce-

lerazione, poiché la produzione di NO x aumenta all’aumentare del rapporto a- ria/combustibile, cioè quando è maggiore la disponibilità di ossigeno per la combustione. All’emissione, gran parte degli ossidi di azoto è in forma di NO,

con un rapporto NO/NO 2 decisamente a favore del primo. Si stima che il con-

tenuto di NO 2 nelle emissioni sia tra il 5 e il 10% del totale degli ossidi di azo- to. Il monossido di azoto non è soggetto a normativa, in quanto, alle concen-

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trazioni tipiche misurate in aria ambiente, non provoca effetti dannosi sulla salute e sull’ambiente. Se ne misurano comunque i livelli in quanto, attraver-

so la sua ossidazione in NO 2 e la sua partecipazione ad altri processi fotochi-

mici, contribuisce alla produzione di O 3 troposferico. I livelli di questo inquinante, registrati durante il periodo di misura nella po- stazione del Comune di Scanzorosciate, sono di 74 µg/m 3 per la media arit- metica oraria e di 142 µg/m 3 per la media massima oraria.

¬ L’ozono (O 3) è un inquinante secondario, che non ha sorgenti emissive di- rette di rilievo. La sua formazione avviene in seguito a reazioni chimiche in atmosfera tra i suoi precursori (soprattutto ossidi di azoto e composti organici volatili), reazioni che avvengono alla presenza di alte temperature e forte ir- raggiamento solare e che causano la formazione di un insieme di diversi composti, tra i quali, oltre all’ozono, si trovano nitrati e solfati (costituenti del particolato fine), perossiacetilnitrato (PAN), acido nitrico e altro ancora, che nell’insieme costituiscono il tipico inquinamento estivo detto smog fotochimi- co. A differenza degli inquinanti primari, le cui concentrazioni dipendono di- rettamente dalle quantità dello stesso inquinante emesse dalle sorgenti pre- senti nell’area, la formazione di ozono è quindi più complessa. La chimica dell’ozono ha come punto di partenza la presenza di ossidi di azoto, che ven- gono emessi in grandi quantità nelle aree urbane. Sotto l’effetto della radia- zione solare, la formazione di ozono avviene in conseguenza della fotolisi del biossido di azoto. La reazione forma un ciclo chiuso che, da solo, non sarebbe sufficiente a causare gli alti livelli di ozono che possono essere misurati in condizioni favorevoli alla formazione di smog fotochimico. La presenza di altri inquinanti, quali ad esempio gli idrocarburi, fornisce una diversa via di ossida-

zione del monossido di azoto, che provoca una produzione di NO 2 senza con- sumare ozono, di fatto spostando l’equilibrio del ciclo visto sopra e consen-

tendo l’accumulo dell’O3. Le concentrazioni di ozono raggiungono i valori più elevati nelle ore pomeridiane delle giornate estive soleggiate. Inoltre, dato che l’ozono si forma durante il trasporto delle masse d’aria contenenti i suoi precursori, emessi soprattutto nelle aree urbane, la concentrazioni più alte si osservano soprattutto nelle zone extraurbane sottovento rispetto ai centri ur- bani principali. Nelle città, inoltre, la presenza di NO tende a far calare le con- centrazioni di ozono, soprattutto in vicinanza di strade con alti volumi di traf- fico. I livelli di questo inquinante, registrati durante il periodo di misura nella po- stazione del Comune di Scanzorosciate, sono di 28 µg/m 3 per la media mas- sima oraria e di 14 µg/m 3 per la media massima su 8 ore. ¬ Il particolato atmosferico aerodisperso è costituito da una miscela di particelle solide e liquide, di diverse caratteristiche chimico – fisiche e diverse dimen- sioni. Esse possono essere di origine primaria, cioè emesse direttamente in atmosfera da processi naturali o antropici, o secondaria, cioè formate in at- mosfera a seguito di reazioni chimiche e di origine prevalentemente umana. Le principali sorgenti naturali sono erosione e risollevamento del suolo, in-

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cendi, pollini, spray marino, eruzioni vulcaniche; le sorgenti antropiche si ri- conducono principalmente a processi di combustione (traffico autoveicolare, uso di combustibili, emissioni industriali). L’insieme delle particelle sospese in atmosfera è chiamato PTS (Polveri Totali Sospese) . Al fine di valutare l’impatto del particolato sulla salute umana si possono distinguere una frazio- ne in grado di penetrare nelle prime vie respiratorie (naso, faringe, laringe) e una frazione in grado di giungere fino alle parti inferiori dell’apparato respira- torio (trachea, bronchi, alveoli polmonari). La prima corrisponde a particelle

con diametro aerodinamico inferiore a 10 µm (PM 10 ), la seconda a particelle

con diametro aerodinamico inferiore a 2.5 µm (PM 2.5 ). Attualmente la legisla- zione europea e nazionale ha definito valori limite sulle concentrazioni giorna-

liere e sulle medie annuali per il solo PM 10 , mentre per il PM 2.5 la comunità eu- ropea in collaborazione con gli enti nazionali sta effettuando le necessarie va- lutazioni. Durante il periodo di misura nella postazione del Comune di Scanzorosciate sono stati registrati livelli di questo inquinante con valori di 103 µg/m 3 per la media aritmetica.

¬ Le concentrazioni del Particolato Fine ( PM 10 ), registrate durante il periodo di misura nella postazione del Comune di Scanzorosciate, sono di 65 µg/m 3 per la media aritmetica e di 140 µg/m 3 per la media massima giornaliera.

¬ Le concentrazioni di Benzene, Toluene e Xilene (BT X) provengono come per il CO prevalentemente in ambito urbano dal traffico veicolare. L’andamento giornaliero rispecchia in modo identico quello del CO. I livelli di questi inquinanti, registrati durante il periodo di misura nella postazione del Comune di Scanzorosciate, sono di 4 µg/m 3 per il Benzene, di 16 µg/m 3 per il Toluene e di 11 µg/m 3 per lo Xilene per la media aritmetica. Durante la campagna del Laboratorio Mobile nel Comune di Scanzorosciate è sta- ta effettuata anche un’indagine sulla radioattività presente. L’indagine, con un ca- rattere di primo “screening”, è stata svolta attraverso l’esecuzione di due analisi di spettrometria gamma ad alta risoluzione eseguite con un rilevatore al germa- nio su un insieme di due filtri delle polveri aerodisperse, rappresentativi del mese di maggio 2004. I risultati dell’analisi radiometrica non evidenziano nessun feno- meno di radiocontaminazione in atto. Durante i giorni della campagna di misura nel Comune di Scanzorosciate tra i pa- rametri misurati soltanto per il PM 10 si sono stati registrati 18 superamenti del li- vello di attenzione e 8 superamenti del limite di 75 µg/m 3 fissati dalla Delibera Regionale n. VII/10863 del 28/10/2002. Nell’ambito del Sistema Informativo Regionale Energia e Ambiente è possibile ri- cavare il bilancio ambientale comunale in termini di emissioni di gas serra (e- spresse come CO 2 equivalente) connesse agli usi energetici finali. Sono quindi considerate le sole emissioni legate ai consumi di energia elettrica e non quelle prodotte dagli impianti di produzione elettrica. Trattandosi dei soli usi energetici, le emissioni non tengono conto di altre fonti emissive (ad es. emissioni da disca- riche e da allevamenti zootecnici). I dati resi disponibili non costituiscono pertan-

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to una misura delle emissioni di gas serra sul territorio, ma restituiscono una fo- tografia degli usi energetici finali in termini di CO2eq. Nel 2010 nel Comune di Cenate Sotto si sono prodotte 24,74 kT di CO2eq, così ripartite per vettore: energia elettrica 12,65%, gas naturale 7,61%, gasolio 2,58%, benzina 0,62%, altre fonti 0,71%. Il settore industriale è stato il maggior responsabile delle emissioni (12,13%), seguito dal residenziale e dai trasporti (7,7% e 2,69% rispettivamente). Il terziario ha contribuito per il 1,46% e l’agricoltura per il 0,14%.

6.1.2 Valutazioni correlate al PGT vigente Vista la bassa concentrazione dell’edificato e l’assenza di percorsi stradali di grande comunicazione che coinvolgono l’ambito di Cenate Sotto, non si segnala- no situazioni critiche sotto il profilo di qualità dell’aria; potenzialmente critica, an- che se mancano elementi di misura, la situazione dell’edificato lungo la SS 42 (potenziali valori superiori alla media provinciale relativamente a di SO2, NOx, CO, PM10 e PM2,5). La gran parte di questi valori sono correlabili al traffico lungo la viabilità principale. Nell’ambito del PGT sono state integrate soluzioni che consentono, relativamente alla viabilità locale, una migliore fluidificazione del traffico al fine di ridurre la pos- sibilità di emissioni inquinanti da parte degli autoveicoli. Sulla base dei dati del Sistema Informativo Regionale Energia e Ambiente è pos- sibile ricavare per l’ambito comunale l’incremento di emissioni di gas serra (e- spressi come CO 2 equivalente) e relativi ai soli usi energetici finali a seguito dell’attuazione del PGT.

Comparto òòò Approvazione PGT 5 anni 10 anni Residenziale 6,22 6,92 7,62 Terziario 1,47 1,63 1,80 Industria 16,54 16,78 17,02 Trasporto urbano 2,69 3,00 3,30 Agricoltura 0,12 0,12 0,12 Totale 27,04 28,45 29,86 Variazione % 4,94% 9,43%

Tabella 8: Emissioni di gas serra (espressi in kT come CO 2 equivalente).

Da evidenziare che la completa attuazione delle previsioni del PGT, sotto il profilo dell’offerta residenziale data dal DdP e dal PdR, si ha tra i 7 ed 8 anni dall’approvazione definitiva del PGT. Pertanto la proiezione al decimo anno delle emissioni è solo indicativa. I valori di emissione di gas serra non tengono ovviamente conto del contributo dato dall’implementazione di nuove tecnologie / ammodernamento dell’esistente legato alle forme incentivanti previste dal PGT. Tali tecnologie consentono un si-

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gnificativo abbattimento delle emissioni di gas con effetto serra, oltre al fatto di consentire un utilizzo massiccio di fonti energetiche rinnovabili (ulteriore abbatti- mento indiretto delle emissioni finali). Queste forme incentivanti possono comportare un non incremento dei gas effetto serra o, addirittura, una loro riduzione in linea con le aspettative date dalla sotto- scrizione del patto dei Sindaci “Covenant of Mayors” (adesione del comune deli- berata il 27/01/2011) che prevede una riduzione del 20% delle emissioni di CO entro il 2020 sul territorio comunale, mediante la programmazione e l’attuazione concreta di misure ed azioni (SEAP – Sustainable Energy Action Plan) di sviluppo delle energie rinnovabili e di efficienza energetica, che costituiscono una via di accesso alle fonti di finanziamento nazionali ed europee.

6.1.3 Valutazioni inerenti la variante Le azioni contemplate dalla variante non producono effetti significativi sulla com- ponente ambientale in esame o, comunque, effetti differenti rispetto a quelli va- lutati nell’ambito della procedura di VAS che ha accompagnato la redazione del PGT vigente.

6.2 ACQUA

6.2.1 Elementi di riferimento

6.2.1.1 Acque superficiali Per quanto riguarda gli aspetti idrologici, si riportano alcuni elementi tratti dalla relazione a supporto dello studio della componente geologica, idrogeologica e si- smica del PGT.

Figura 5: Elementi del reticolo idrico minore del comune di Cenate Sotto.

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Il corso d’acqua più importante presente sul territorio in esame è il fiume , che scorre ad est rispetto al confine comunale, ad una distanza superiore ad 1 km, e risulta quindi esterno al comune di Cenate Sotto (Figura 5). Il Cherio, emissario del lago di Endine, è uno dei principali corsi d’acqua che scor- rono in Provincia di Bergamo e si immette nel fiume nel comune di . Il corso d’acqua ha una lunghezza di circa 29,6 km misurata dal lago fino alla confluenza con il fiume Oglio. Nel tratto in esame, che corrisponde alla parte ter- minale della Val Cavallina, il torrente assume un andamento generale da N verso S e riceve le acque di due importanti affluenti: il torrente Malmera, che con an- damento E – O drena il bacino idrografico della conca di , e a poche centinaia di metri verso S, il torrente Tadone. Il Torrente Tadone interessa solo marginalmente il territorio comunale, costi- tuendo il confine amministrativo nord – orientale con il Comune di Cenate Sopra, ai piedi del versante settentrionale della collina. Scorre in un’incisione valliva o- rientata in direzione NO – SE, ricevendo in particolare il contributo delle acque provenienti dalle principali valli presenti nel comune di Cenate Sopra, localizzate sul versante meridionale dell’allineamento Monte Misma – Costa Misma – Cima Corna Clima. Nel settore collinare si immettono difatti nel Tadone i torrenti che solcano la Val Predina, la Val Calchera e le Valli di S. Ambrogio, oltre a diversi tri- butari secondari ad andamento rettilineo e con sviluppo lineare limitato, ubicati soprattutto nel territorio di Cenate Sotto. Si registra pertanto una marcata asim- metria tra la superficie dei bacini in destra e in sinistra idrografica, motivata anzi- tutto dalla differente altimetria dei rilievi nelle due diverse aree. Il Rio Seniga è un affluente del torrente Zerra che nasce in territorio comunale di Cenate Sotto ad una quota di circa 370 – 380 m slm ed ha una lunghezza com- plessiva di 4,7 Km. La lunghezza del fiume nel territorio amministrativo di Cenate Sotto è pari a 2,1 Km. Il bacino idrografico è compreso nei territori dei comuni di Cenate Sotto, San Paolo d’Argon, e Montello, Il Rio Seniga scorre fra i due rilievi collinari ed è alimentato da una sorgente ubicata in località Cerbello. Nella fascia collinare risulta orientato in direzione NO – SE, mentre, a partire dalla località Fornace, scorre intorno alla collina del Casotto per poi assumere nella piana di S. Paolo d’Argon una direzione NNE – SSO che mantiene fino alla con- fluenza nel torrente Zerra. In corrispondenza della testata del bacino sono presenti alcuni tributari con alveo morfologicamente evidente, tra cui il principale è il Fosso Busone. Più a valle, in- vece, durante le precipitazioni le acque superficiali non risultano incanalate (so- prattutto nel versante NE dei Monti di Argon) oppure solcano piccole vallette pre- senti sui rilievi attigui (specialmente in sinistra idrografica), venendo talora inter- cettate da opere antropiche o spagliandosi quando giungono nel fondovalle. I tratti terminali del Tadone e del Rio Seniga rientrano nell’elenco dei corsi d’acqua facenti parte del reticolo idrico principale, ai sensi della DGR VII/7868/2002 e smi; sono identificati rispettivamente dai numeri BG133 e BG134.

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6.2.1.1.1 Qualità delle acque superficiali Tra i dati pubblicati disponibili, la maggior parte riguarda l’asta principale del fiu- me Cherio. I punti analitici effettuati lungo tale corso d’acqua, sono ubicati alle stazioni di e Gorlago, rispettivamente a nord e sud rispetto al comune di Zandobbio (dati ARPA tratti dal PTUA). Per quanto riguarda Vigano San Martino, la qualità delle acque è mediocre a causa della presenza di scarichi fognari (IBE in classe III – ambiente alterato ), mentre a Gorlago la qualità delle acque è fortemente compromessa, con evidenti segnali di inquinamento organico (IBE in classe V – ambiente fortemente degradato ). Per quanto riguarda la qualità delle acque superficiali, il metodo IBE si basa es- senzialmente su una valutazione duplice: la presenza o assenza di organismi sen- sibili a “stress” ambientale e la complessità del popolamento macrobentonico. Sulla base di dette valutazioni viene attribuito alla stazione campionata un pun- teggio su una scala da 0 a 12 (o, più raramente, fino a 14), crescente al crescere della qualità complessiva dell’acqua. Una semplice ed utile rappresentazione dell’IBE viene fatta raggruppando i valori ottenuti, mediante una tabella di con- versione in 5 Classi di Qualità, ciascuna individuata con un numero romano de- crescente al crescere della qualità. Relativamente al territorio comunale, nello studio “Progetto di riqualificazione del Rio Seniga” datato Marzo 2006 e a firma Arch. R. Cattaneo sono riportati i dati di tre stazioni lungo il Rio Seniga, ritenute significative e in grado di fornire elementi utili ad un inquadramento generale dello stato qualitativo delle acque di questo corso d’acqua. ¬ STAZIONE A – Ubicata in posizione in corrispondenza del torrente con via Fili- setti: larghezza alveo circa 2 metri (naturale), alveo bagnato 1 – 1,5 metri ir- regolare, fondo sassoso sabbioso con presenza di vegetazione muscicola (Cratoneuron), profondità 5 – 20 cm, temperatura acqua 11,5°C, velocità stimata 0,5 m/sec, PH 6,2 – 6,3, presenza di vegetazione erbacea ed arborea sulle sponde. CLASSE III – ambiente alterato ¬ STAZIONE B – Ubicata in comune a monte della presa della roggia Senighet- to: larghezza alveo circa 4 metri (naturale), alveo bagnato 2,5 metri irregola- re, fondo sabbioso – limoso con presenza di altro materiale inerte Profondità 10 – 15 cm, temperatura acqua 12°C, velocità stimata 0,5 m/sec, PH 6,2 – 6,3, presenza di vegetazione erbacea e arborea sulle sponde CLASSE III – ambiente alterato ¬ STAZIONE C – Ubicata in posizione meridionale in prossimità dell’intersezione con via Vago: larghezza alveo circa 4 metri (artificiale), alveo bagnato 1 – 1,5 metri irregolare, fondo ciottoloso – limoso con presenza di cocci e altro mate- riale inerte e alghe filamentose, profondità 15 – 20 cm, temperatura acqua 12,5°C, velocità stimata 0,5 m/sec, PH 6,1 – 6,4, presenza di vegetazione er- bacea sulle sponde

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CLASSE III – ambiente alterato Complessivamente si può affermare che le analisi di qualità ambientale effettuate mediante l’utilizzo dell’IBE hanno permesso di evidenziare una qualità medio – bassa delle acque del Rio Seniga. Risultano infatti assenti taxa indicatori di buona qualità ambientale e tra quelli rilevati sono rappresentati da entità poco sensibili se non tolleranti; sono stati invece rilevate numerose colonie di Chironomidi e Simulidi notoriamente entità in grado di sopportare meglio alti carichi inquinanti. Considerando la zoocenosi nella sua globalità, i taxa rilevati sono principalmente costituiti da entità filtratici o aspiratrici dovute sicuramente al prevalere del carico nutrizionale presente. Lo stato di naturalità può essere valutato applicando il protocollo che prevede l’identificazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF). L’obiettivo principale dell’indice consiste nella valutazione dello stato complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come risultato della sinergia e dell’integrazione di un’importante serie di fattori biotici e abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato. In pratica l’indice valuta la capacità di un corso d’acqua di resistere all’inquinamento e di autodepurarsi attraverso una se- rie di parametri che riguardano l’ecosistema ripario e quello acquatico Relativamente al fiume Cherio, l’intero tratto tra Vigano San Martino e Gorlago ri- sulta essere caratterizzato da un indice variabile tra scadente e pessimo , con ca- pacità di autodepurazione del corso d’acqua fortemente compromessa dall’artificializzazione delle sponde, dalla portata esigua e dal notevole carico in- quinante. Riguardo al Rio Seniga, nell’ambito del già nominato studio “Progetto di riqualifi- cazione del Rio Seniga” sono state effettuate indagini per la determinazione dell’IFF. Da questa prima analisi emerge un livello di funzionalità complessiva- mente buona. Solo il tratto più prossimo al confine con San Paolo d’Argon e i fos- si che si diramano verso l’abitato di Cenate Sotto presentano un livello di funzio- nalità più basso. Tali situazioni sono legate alle oggettive condizioni ambientali del bacino nel quale il Seniga scorre che in Cenate Sotto si presenta ancora ben conservato. Sulle acque del Rio Seniga sono state effettuate anche alcune analisi chimiche che hanno accertato il buono stato dell’acqua. I parametri rientrano nella norma- tiva di legge e pertanto nei valori sono congrui anche alla vita ambientale del fiu- me; da ciò emerge che il corso d’acqua è privo di scarichi inquinanti continui (ve- di acque reflue urbane), ma probabilmente il carico inquinante è variabile in base alle precipitazioni, alle attività vicine in particolare quelle agricole e di allevamen- to che possono apportare carichi di azoto, fosforo e potassio che incidono sulle modeste portate d’acqua. Il dato complessivo che emerge dall’analisi sulle acque del Rio Seniga è quindi una situazione ambientale solo in parte compromessa e comunque facilmente re- cuperabile in quanto, a differenza dei tratti a valle di Cenate Sotto, la trasforma- zione urbanistica ha interessato solo marginalmente le aree perifluviali. Il pae-

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saggio fluviale nel suo complesso è ancora ben conservato anche se sono eviden- ti segni di un uso territoriale che risente della vicina conurbazione. Le intersezioni antropiche, cioè gli attraversamenti delle opere dell’uomo, sono scarse e presso- ché nulle nella parte medio – alta del torrente. Ciò favorisce il contenimento del degrado del paesaggio il quale non presenta elementi di disturbo quali tralicci, pali ed altri elementi che segnano l’assetto della valle.

6.2.1.2 Acque sotterranee Sulla base di studi idrogeologici esistenti si rileva un differente comportamento idrogeologico tra il settore collinare e quello pianeggiante. In corrispondenza del- la porzione collinare non è presente un serbatoio acquifero continuo, dato che la rilevante diffusione di rocce calcareo – marnose, scarsamente carsificate e frattu- rate e di litotipi argillitici conferisce a tale settore una permeabilità primaria scar- sa che agevola maggiormente il deflusso superficiale delle acque meteoriche piuttosto che l’infiltrazione. Tuttavia modeste falde sono state intercettate da alcuni pozzi che hanno rag- giunto il substrato roccioso sia direttamente in ambito collinare (pozzo Biava) sia sotto i sedimenti alluvio – colluviali di fondovalle (pozzo C dell’impianto Prati Mor- ti). Per quanto riguarda la presenza di acquiferi nel settore collinare, in linea genera- le si è potuto constatare come la circolazione idrica sotterranea avvenga secondo le modalità riconducibili al seguente schema: ¬ in una prima fase parte delle acque meteoriche si infiltra nel sottosuolo attra- verso le discontinuità delle rocce e raggiunge la zona satura con moti preva- lentemente verticali di tipo gravitativo; ¬ successivamente tali acque, prima di raggiungere il recapito naturale, subi- scono una serie di deviazioni dovute alla presenza di discontinuità tettoniche (fase dinamica con moti prevalentemente orizzontali); ¬ localmente la combinazione delle giaciture di queste discontinuità è tale da determinare zone d’accumulo d’acqua (effetto barriera) o zone favorevoli al deflusso idrico (effetto collettore drenante); di preferenza nelle aree di incro- cio tra le discontinuità caratterizzate da differente comportamento (barriera o dreno) con la superficie topografica si verificano emergenze idriche (sorgen- ti). Nel settore pianeggiante, l’assetto idrogeologico comprende notevoli variazioni la- terali e verticali, legati agli eventi che hanno interessato la zona durante il qua- ternario. Ai piedi delle colline e nella prima fascia pianura si rinviene un livello di argilla di una decina di metri di spessore, che spostandosi verso sud si riduce gradualmen- te, sostituito da ghiaie e sabbie limose intercalate da lenti argillose e conglomera- tiche. Tali sedimenti ospitano una falda freatica la cui superficie piezometrica segue l’andamento della struttura idrogeologica e si attesta mediamente ad una profon-

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dità variabile tra i 10 e i 20 m (da nord verso sud), con direzione di deflusso sot- terranea all’incirca N – S (si veda Figura 6). Nella fascia pedecollinare e nella porzione più settentrionale e mediana della zona pianeggiante, l’orizzonte superficiale argilloso di spessore compreso tra 7 – 10 m, dapprima sovrasta direttamente il substrato roccioso e poi si riduce progressiva- mente verso sud per lasciare il posto a ghiaie e sabbie intervallate da lenti argil- lose e conglomeratiche. La profondità del substrato lapideo aumenta gradual- mente verso sud, fino a raggiungere i 50 m di profondità in prossimità del confi- ne comunale meridionale. La falda idrica presente nei depositi alluvionali risulta localmente suddivisa in cor- pi non comunicanti tra loro e limitati da orizzonti a bassa permeabilità. Le forti differenze registrate tra livello statico e dinamico nei pozzi presenti sul territorio comunale testimoniano una bassa trasmissività dell’acquifero, il cui spessore au- menta spostandosi verso sud.

Figura 6: Pozzi e sorgenti. In rosso pozzi idropotabili/irrigui; in blu sorgenti; in rosa pozzo idropota- bile del comune di Trescore Balneario; in viola isopiezometriche – Fonte: studio della compo- nente geologica, idrogeologica e sismica del PGT.

La zona pianeggiante di Cenate Sotto rappresenta un’area di ricarica diretta po- tenziale dell’acquifero superficiale localizzato immediatamente a sud. Questo ul-

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timo rientra tra le risorse idriche sotterranee dell’alta pianura tra Adda e Oglio ed è delimitato a ovest dal corso del fiume Serio, a est dal fiume Oglio, con quote comprese tra 230 m a nord e 150 m slm a sud. La struttura idrogeologica di tale settore è caratterizzata dalla presenza di un ac- quifero indifferenziato dello spessore medio di 170 m. I parametri idrogeologici ad esso riferiti, ricavati da un modello monostrato che simula un acquifero mono- falda costituito dai depositi fluvioglaciali e alluvionali, indicano una trasmissività media che oscilla tra 6x10 – 2 m²/s e 1x10 – 3 m2/s e una classe quantitativa carat- terizzata attualmente da un sostanziale equilibrio tra disponibilità e consumi. Per quanto riguarda la localizzazione delle reti e degli impianti idrici al servizio della collettività, la rete dell’acquedotto comunale è alimentata dai serbatoi “Em- netta” e “Magea”, che a loro volta alimentano i serbatoi “Beline” e “Dosso”. Ori- ginariamente tali serbatoi erano collegati alle fonti di approvvigionamento comu- nali, comprendenti sei pozzi e una sorgente.

Figura 7: Rete fognaria – Fonte: studio della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT.

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A partire dal 1995 l’Acquedotto di Cenate è stato allacciato all’Acquedotto dei La- ghi della Comunità Montana, la cui adduttrice serve il serbatoio Emnetta, localiz- zato nel settore orientale del territorio comunale. I pozzi Statale 1 e Statale 2, B dell’impianto “Prati Morti” e la sorgente Tufi in Comune di Cenate Sopra sono pertanto divenuti superflui e sono stati declassati e sdemanializzati. Stessa sorte hanno subito l’impianto “Prati Mulini” e i pozzi A e C dell’impianto “Prati Morti”, da quando il Comune si è associato al Consorzio Bacino del Serio per la fornitura di acqua potabile, che attualmente viene gestita dalla società Uniacque. Sul territorio di Cenate Sotto pertanto non è presente alcun pozzo ad uso idropo- tabile. Sono invece presenti numerosi pozzi ad uso industriale/irriguo ed alcune piccole emergenze, nessuna delle quali sfruttata ad uso potabile. Una limitata porzione del territorio è interessata dalla fascia di rispetto di una captazione idropotabile di Trescore Balneario, ubicata in zona limitrofa al limite comunale. In Figura 7 sono riportati i tracciati dei collettori fognari; con differente colore sono rappresentate le condotte delle acque nere (rosso), delle acque meteoriche (azzurro) e quelle delle acque miste (viola).

6.2.2 Valutazioni correlate al PGT vigente Nell’ambito delle previsioni di PGT non sono previsti interventi edificatori in pros- simità dei corsi d’acqua che presentano fenomeni di rischio idraulico (per l’edificazione sono state implementate le distanze definite nell’ambito dello studio del reticolo idrico minore e/o le ragioni di cautela incluse nello studio geologico come aggiornato ai sensi della DGR VIII/7374/2008). Nessuna delle previsioni legate ad ambiti di trasformazione / interventi del PdR ricomprendono aree vincolate per questi aspetti; nel caso ciò avvenisse, tali aree sarebbero destinate esclusivamente al computo degli indici edificatori (fatto com- patibile con la normativa vigente) ma non all’edificazione. Non si prevede quindi alcuna interferenza delle azioni del PGT a carattere meramente edilizio con i corsi d’acqua o con le zone soggette a rischio / pericolosità idraulica. Le possibili vie di influenza sul regime delle acque superficiali e/o profonde sono rappresentate dalla variazione sia del regime idrico (aspetti quantitativi), sia degli aspetti qualitativi. L’incremento della necessaria dotazione idrica potabile legata allo sviluppo resi- denziale è correlata ad approvvigionamenti acquedottistici con captazione di ac- que di falda esterne dall’ambito comunale. Nella fase di VAS del PGT non si sono segnalate criticità riguardo all’approvvigionamento di acqua potabile da parte dei gestori (Uniacque spa). Sulla base dell’incremento del numero di abitanti determinato in base alla dina- mica demografica, si prevede: ¬ Popolazione a 5 anni dall’approvazione del PGT: 401 abitanti aggiuntivi (pari a 3.971 abitanti);

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¬ Popolazione a completamento del PGT (7 – 8 anni): 733 abitanti aggiuntivi (pari a 4.303 abitanti). Considerando una dotazione idropotabile procapite di 280 l/(ab·d), come stabilito dal PTUA (a fronte di un consumo massimo riportato da documentazione APAT del 2006 inferiore a 100 l/(ab·d) tipico dei comuni medio – piccoli in cui l’approvvigionamento idrico delle attività produttive idroesigenti è sostanzialmen- te autonomo), si ha: ¬ esigenza aggiuntiva di 112,41 m³/d (1,30 l/s) a 5 anni rispetto all’attuale; e- sigenza complessiva pari a 1.111,92 m³/d (12,87 l/s); ¬ esigenza aggiuntiva di 205,24 m³/d (2,38 l/s) a completamento del PGT; esi- genza complessiva pari a 1204,75 m³/d (13,94 l/s). L’aggiuntivo fabbisogno, non essendosi segnalate criticità al riguardo in fase di VAS del PGT, è soddisfatto con la potenzialità derivabile dalle sorgenti / pozzi già asserviti al sistema acquedottistico. Nel previsto intervento di riqualificazione del comparto industriale, l’uso idrico, anche a fronte dei recenti regolamenti, non graverà sulla risorsa idropotabile; pertanto l’incremento idrico è correlato sostanzialmente al comparto residenziale. Le verifiche effettuate non tengono ovviamente conto delle perdite di rete, oltre che ai necessari interventi di integrazione delle stazioni di stoccaggio provvisorio (serbatoi) delle acque al fine di sopperire le esigenze degli orari di punta che sa- ranno amplificate dall’attuazione del PGT. Il conseguente trattamento delle acque nel depuratore ubicato a , con successiva reimmissione delle acque nel bacino del fiume Zerra / Serio, non mo- difica il regime idrologico dei corsi d’acqua di Cenate Sotto. Le conseguenti ne- cessità depurative delle acque reflue urbane, presentano criticità nel caso di as- senza di interventi correttivi riguardo l’improprio smaltimento delle acque meteo- riche in fognatura (fonte Uniacque).

6.2.3 Valutazioni inerenti la variante A seguito di tale analisi, non si segnalano particolari criticità correlate all’acquedotto in quanto tutti i principali nuclei abitati risultano serviti dalla rete e con buona dotazione idrica; la variante, non intervenendo su parametri edificatori o sulla capacità edificatoria complessiva e non introducendo diverse destinazioni d’uso, non altera le valutazioni inerenti i fabbisogni riportate nella VAS del PGT vigente. Analoghe valutazioni possono essere effettuate per la rete fognaria per la quale non si segnalano inoltre criticità, dato anche che tutti i nuclei abitato so- no raggiunti dai collettori. Le azioni contemplate dalla variante non producono quindi effetti significativi sul- la componente ambientale in esame o, comunque, effetti differenti rispetto a quelli valutati nell’ambito della procedura di VAS che ha accompagnato la reda- zione del PGT vigente.

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6.3 SUOLO

6.3.1 Elementi di riferimento

6.3.1.1 Utilizzo La classificazione del suolo comunale di Cenate Sotto dal punto di vista dell’utilizzo è rappresentata in Figura 8. Nella parte superiore viene riportata la si- tuazione su base DUSAF1 (aggiornamento 1999 – 2000), in basso la situazione secondo DUSAF2 (aggiornamento 2005 – 2007). In Tabella 9 sono evidenziate le superfici per ogni classe di utilizzo di suolo relative ai due aggiornamenti disponi- bili e la variazione in superficie e in % delle stesse.

DUSAF 1 (anno 2000) DUSAF 2 (anno 2005) Variazione Classi Sup. (ha) Perc. (%) Sup. (ha) Perc. (%) Sup. (ha) Perc. (%) Altre legnose agrarie 1.6 0.35% 1.9 0.41% 0.27 0.06% Aree degradate non uti- 2.4 0.52% 1.9 0.43% – 0.41 – 0.09% lizzate e non vegetate Aree verdi incolte 0.6 0.12% 0.3 0.06% – 0.30 – 0.07% Boschi di latifoglie a den- sità bassa 0.4 0.08% 1.5 0.33% 1.13 0.25% Boschi di latifoglie a den- sità media e alta 98.6 21.86% 98.8 21.90% 0.17 0.04% Cantieri 0.0 0.00% 0.2 0.05% 0.25 0.05% Cespuglieti con presenza significativa di specie ar- 9.8 2.16% 7.9 1.76% – 1.81 – 0.40% bustive alte ed arboree Cespuglieti in aree di a- gricole abbandonate 7.0 1.55% 2.2 0.50% – 4.74 – 1.05% Cimiteri 1.2 0.27% 1.2 0.27% 0.00 0.00% Colture orticole a pieno campo 0.0 0.00% 0.3 0.06% 0.28 0.06% Colture orticole protette 3.9 0.85% 3.5 0.78% – 0.35 – 0.08% Formazioni ripariali 2.4 0.53% 2.4 0.53% 0.00 0.00% Frutteti e frutti minori 3.1 0.68% 3.6 0.79% 0.51 0.11% Impianti sportivi 3.2 0.71% 4.0 0.89% 0.80 0.18% Insediamenti industriali artigianali commerciali 32.7 7.26% 43.1 9.55% 10.33 2.29% Orti familiari 0.6 0.14% 0.6 0.14% 0.00 0.00% Parchi e giardini 3.8 0.85% 3.8 0.84% – 0.07 – 0.01% Prati permanenti con pre- senza di specie arboree 8.5 1.89% 7.0 1.55% – 1.54 – 0.34% ed arbustive sparse Prati permanenti in as- senza di specie arboree 30.3 6.71% 24.0 5.32% – 6.26 – 1.39% ed arbustive Reti stradali e spazi ac- cessori 0.0 0.00% 0.7 0.16% 0.71 0.16% Seminativi arborati 26.2 5.80% 28.2 6.25% 1.99 0.44% Seminativi semplici 109.5 24.28% 95.9 21.26% – 13.65 – 3.02% Tessuto residenziale di- scontinuo 39.8 8.83% 42.8 9.50% 3.00 0.67% Tessuto residenziale rado e nucleiforme 24.4 5.42% 25.3 5.61% 0.86 0.19% Tessuto residenziale sparso 10.1 2.24% 11.1 2.47% 1.01 0.22% Vigneti 31.0 6.86% 38.8 8.59% 7.81 1.73%

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DUSAF 1 (anno 2000) DUSAF 2 (anno 2005) Variazione TOTALI 451.0 100.00% 451.0 100.00% 0.0 0.00% Tabella 9: Confronto tra l’utilizzo del suolo sul territorio comunale secondo DUSAF1 e DUSAF2.

Dusaf1

Dusaf2

Figura 8: Copertura del suolo secondo DUSAF1 e DUSAF2 e relativa legenda.

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La maggior parte del territorio comunale è caratterizzata dalla presenza di semi- nativi semplici, che attualmente costituiscono insieme ai seminativi arborati circa il 28% del territorio. L’estensione dei seminativi semplici ha subito un calo tra il 2000 ed il 2007 pari a circa il 3%. Al secondo posto come estensione sono i bo- schi a latifoglie a media ed elevata densità, che costituiscono circa il 22% del ter- ritorio; la loro estensione nel medesimo arco di tempo è rimasta praticamente i- nalterata. Scendendo a maggior dettaglio, è possibile calcolare la superficie artificializzata del territorio, che comprende urbanizzato residenziale, urbanizzato produttivo, servizi e vie di comunicazione, zone estrattive e discariche, aree di cantiere, aree verdi urbane (si veda Tabella 10).

DUSAF 1 (anno 2000) DUSAF 2 (anno 2005) Variazione Classi Sup. (ha) Perc. (%) Sup. (ha) Perc. (%) Sup. (ha) Perc. (%) Aree verdi urbane 3.8 3.33% 3.8 2.85% – 0.1 – 0.48% Urbanizzato produttivo, servizi e vie di comunica- 37.2 32.20% 49.0 37.04% 11.8 4.84% zione Urbanizzato residenziale 74.4 64.47% 79.3 59.92% 4.9 – 4.55% Zone estrattive e discari- che e aree di cantiere 0.0 0.00% 0.2 0.19% 0.2 0.19% TOTALI 115.4 100.00% 132.3 100.00% 16.9 0.00% Tabella 10: Classificazione della superficie artificializzata del territorio comunale.

L’indice di artificializzazione reale , ovvero la superficie urbanizzata al netto delle aree verdi urbane, è rappresentato in Tabella 11.

DUSAF 1 (anno 2000) DUSAF 2 (anno 2005) Variazione Classi Sup. (ha) Perc. (%) Sup. (ha) Perc. (%) Sup. (ha) Perc. (%) Urbanizzato produttivo, servizi e vie di comunica- 37.2 32.20% 49.0 37.04% 11.8 4.84% zione Urbanizzato residenziale 74.4 64.47% 79.3 59.92% 4.9 – 4.55% Zone estrattive e discari- che e aree di cantiere 0.0 0.00% 0.2 0.19% 0.2 0.19% TOTALI 111.6 96.67% 128.5 97.15% 17.0 0.48% Tabella 11: Indice di artificializzazione reale del territorio comunale.

Il rapporto tra la superficie territoriale edificata o comunque artificializzata e la superficie totale del territorio misura il livello di pressione reale degli insediamenti antropici. Nel caso di Cenate Sotto, tale rapporto è passato da circa il 25% del Dusaf1 a circa il 28% del Dusaf2, con un aumento quindi della pressione degli in- sediamenti antropici pari a circa il 3%. Si sottolinea inoltre che contemporanea- mente si è verificato un calo della estensione delle aree verdi urbane, se pur limi- tato.

6.3.1.2 Sottosuolo La fascia collinare del territorio comunale di Cenate Sotto ricade nel settore oro- bico delle Alpi Meridionali (Sudalpino) e costituisce un lembo delle Prealpi Berga-

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masche, formatesi durante la fase neoalpina del ciclo orogenetico (Miocene – At- tuale). Dal punto di vista tettonico, il comune ricade in un settore compreso tra la Fles- sura Pedemontana e il margine meridionale degli affioramenti del substrato lapi- deo che più a sud viene ricoperto dai sedimenti della pianura. In tale contesto i lineamenti strutturali di importanza regionale hanno direzione prevalentemente compresa tra E – O e N110°. In particolare il territorio comunale si trova all’interno della cintura pedemontana centrale a pieghe e sovrascorrimenti, che è delimitata ad ovest dal fiume Brembo e ad est dal Lago d’Iseo. L’assetto strutturale dell’intero territorio del comune è dunque caratterizzato dalla presenza di un sistema plicativo comprendente una serie di ondulazioni che indi- viduano pieghe anticlinali e sinclinali con assi disposti in direzione all’incirca est – ovest. Tale assetto strutturale è riconducibile al sistema di pieghe anticlinali e sinclinali che interessa il settore pedemontano e collinare provinciale, partendo dal settore orientale (Zandobbio – Foresto) fino ad arrivare a Bergamo. Le strutture plicative orientate in direzione E – O, determinate da una fase com- pressiva con orientazione N – S, comprendono oltre alla sinclinale delle Bocche di Gavarno e all’anticlinale di Bergamo – Zandobbio, una sinclinale e un’anticlinale di importanza locale che deformano blandamente le unità cretaciche. In particolare, in corrispondenza dei Monti di Argon le giaciture risultano spesso sub orizzontali, individuando tuttavia deboli strutture ad anticlinale e sinclinale. All’interno dei principali assi tettonici sono osservabili locali microripiegamenti e fratturazioni che conferiscono alle rocce variazioni dei caratteri giaciturali. I rilievi presenti nel territorio comunale risultano costituiti da rocce ripiegate di età creta- cica di natura prevalentemente calcareo – marnosa e arenaceo – argilloso – mar- nosa. Relativamente alle caratteristiche geolitologiche, nell’ambito del territorio cenate- se sono presenti le seguenti unità:

DEPOSITI DI COPERTURA Unità Postglaciale (Pleistocene superiore – Olocene) Comprendono depositi di versante a supporto sia clastico che di matrice, questa ultima di natura da sabbioso siltosa ad argillosa. I ciottoli e i blocchi sono spigo- losi. Non sono presenti strutture significative, ma talora sono riconoscibili letti pa- ralleli al pendio. Sono inoltre presenti depositi alluvionali, costituiti da ghiaie da fini a grossolane a ciottoli e blocchi con matrice sabbiosa; sono presenti anche ghiaie ben selezionate e sabbie talora con ciottoli. La composizione petrografica rispecchia i litotipi affiorante nel bacino idrografico. I depositi sono organizzati in corpi sia lenticolari che stratoidi in corrispondenza dei corsi d’acqua principali. Complesso di (Pleistocene medio – superiore) È costituito da depositi di versante, di frana, alluvionali, lacustri, di conoide e col- luviali.

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Nell’area compresa tra San Paolo d’Argon e Cenate, il Complesso di Palazzago è localizzato in corrispondenza della fascia di raccordo pedecollinare, costituita dall’insieme dei depositi ubicati al piede dei versanti e nelle vallette interne (tra cui la valle del Rio Seniga). Tali fasce sono rappresentate da numerose conoidi alluvio – colluviali coalescenti e da fasce detritico – colluviali a forme meno distin- te. I primi comprendono diamicton a matrice sabbiosa o limoso – sabbiosa, limo e argilla e ghiaie a supporto clastico; i secondi invece vedono la presenza di dia- micton massivi e stratificati a supporto clastico. Nell’ambito del territorio comunale le facies più frequentemente riconosciute all’interno del Complesso di Palazzago includono i depositi colluviali, la cui ubica- zione è generalmente riscontrabile alla base dei pendii. Essi rappresentano il ri- sultato dell’azione di trasporto dei materiali più fini presi in carico dallo scorri- mento delle acque superficiali e depositati al piede dei versanti, dove si sono ac- cumulati andando così a costituire le fasce di raccordo tra la collina e la pianura. La costituzione litologica dei depositi colluviali è data principalmente da limi ed argille con struttura massiva, caotica, contenenti ciottoli da subarrotondati a sub- spigolosi. I clasti, provenienti dalle formazioni locali e con alterazione estrema- mente variabile, sono di natura carbonatica e terrigena; la matrice deriva anche dal rimaneggiamento di suoli preesistenti. Unità di Trescore (Pleistocene superiore) L’Unità, che include depositi fluvioglaciali e di conoide, è costituita da ghiaie poli- geniche a supporto di matrice con ciottoli arrotondati e subarrotondati. La petro- grafia dei clasti comprende in netta prevalenza carbonati di provenienza locale e subordinatamente rocce cristalline di natura siliceo – quarzosa della Val Camoni- ca. L’Unità di Trescore affiora in destra idrografica del Cherio da Trescore Balnea- rio a Gorlago e rappresenta il conoide edificato dalle alluvioni connesse alla gla- ciazione wurmiana e ad eventi successivi che contrassegnano le fasi di ritiro gla- ciale. Tale unità rientra all’interno del Bacino del Cherio che riunisce diverse unità che esprimono le ultime grandi avanzate glaciali nei differenti solchi vallivi dell’omonimo Bacino. Inferiormente l’unità copre in discordanza i conglomerati dell’Unità di Torre Ripa; superiormente è ricoperta dai depositi del Complesso di Palazzago.

FORMAZIONI ROCCIOSE Peliti Rosse (Turoniano Inferiore) Sono rappresentate da una successione di marne e argilliti da grigio – verdi a rosso – violacee, associate a calcilutiti normalmente silicizzate e livelli arenacei in strati di spessore prevalentemente compreso tra 10 e 30 cm. Si rinvengono modesti affioramenti in località Bocche di Gavarno e nella collinetta posta ad est della Chiesa di S. Rocco. Peliti Nere Superiori (Cenomaniano sup. – Turoniano inf.) Tale unità costituisce un importante livello guida e raggiunge al massimo uno spessore di 20 – 25 m. Essa è formata da argilliti grigio scuro e black shales, in-

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tercalate da marne e arenarie con grana molto sottile di origine torbiditica. Ad est di Gavarno tali litologie sono in parte sostituite da una successione pelitica di co- lore rossastro. L’età delle Peliti Nere Superiori è coeva all’evento anossico oceanico verificatosi al limite Cenomaniano – Turoniano. Esse affiorano con spessori limitati nei pressi di S. Rocco e in località Dosso, al confine con il comune di Torre dei Roveri. II Banco Caotico E’ costituito da calcari micritici chiari inglobanti noduli di selce di origine diagene- tica, ad assetto caotico. Torbiditi Sottili Rappresentano il primo corpo torbiditico a composizione mista silicoclastica oltre che carbonatica. Includono arenarie di colore giallastro a grana fine, con stratifi- cazione da sottile a media e marne con intercalate torbiditi pelagiche. La presen- za di minerali detritici metamorfici di alta pressione e bassa temperatura indica un’alimentazione alpina per queste areniti. I Banco Caotico E’ del tutto simile al II Banco Caotico. Marne Rosse: comprende principalmente marne emipelagiche da ben stratificate a massive con intercalate calcareniti torbiditiche ed argilliti ciottolose intraforma- zionali. Costituiscono un livello marker del Cenomaniano inferiore – superiore. Sass de la Luna (Albiano superiore) È una formazione costituita da torbiditi di colore grigio o bruno e di natura calca- reo marnosa con intercalazioni marnoso argillose. La stratificazione varia da sotti- le a molto spessa. L’unità, che nella zona di Bergamo raggiunge lo spessore di 350 m circa, è com- posta esclusivamente da materiali pelagici intrabacinali risedimentati, depositati ad un’alta velocità di sedimentazione. Nelle aree in cui l’unità è più spessa, si possono distinguere due litofacies, di na- tura rispettivamente marnosa e torbiditica; nella zona di Cenate Sotto è presente solo la litozona inferiore data da marne e calcari marnosi emipelagici e torbiditici scuri. L’unità affiora lungo il settore collinare dei Monti di Argon, ma anche nel settore basso della collina principale, fra le località S. Bernardo e Nunziati. Affioramenti continui si rinvengono lungo il corso del torrente Tadone a nord della località Ve- neziane. Marna di Bruntino (Aptiano – Albiano) E’ costituita da marne, argilliti varicolori, e black shales contenenti un corpo tor-

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biditico siltoso di moderato spessore e sporadiche intercalazioni di corpi conglo- meratici lenticolari. Tali litotipi rappresentano torbiditi pelagiche che fanno parte di una sequenza deposizionale informale denominata “successione anossica Ap- tiano – Albiana”. Le argilliti varicolori alla base di questa unità corrispondono ad una discontinuità settentrionale con lacuna che si estende fino all’Aptiano inferiore – superiore. Le Marne di Bruntino sono state riconosciute in perforazioni eseguite in corri- spondenza del territorio comunale e affiorano diffusamente nel territorio del Co- mune di Cenate Sopra. Maiolica (Titoniano superiore – Aptiano inferiore) Si tratta di calcilutiti molto compatte di colore bianco o grigio chiare, talora gialla- stre con sfumature grigio nocciola e verdastre. È tipica di questa formazione la frattura concoide e le frequenti stiloliti, mentre molto più rara e locale è la pre- senza di calcari marnosi. Soprattutto nella parte superiore della formazioni sono presenti noduli o liste di selce di color grigio chiaro o nero, che nella parte infe- riore dell’unità assumono prevalentemente una colorazione rosa. Le calcilutiti so- no caratterizzate da una stratificazione ben marcata, ma molto frequenti sono i banchi massicci. Nella parte superiore si intercalano “black shales”. L’unità affiora in corrispondenza della collina Aminella e, alla base della stessa, lungo il torrente Tadone. Gruppo del Selcifero Lombardo Al suo interno si possono distinguere due unità: le Radiolariti (Batoniano superio- re – Kimmeridgiano) e la formazione del Rosso ad Aptici (Kimmeridgiano – Tito- niano). Soltanto questa ultima unità affiora in corrispondenza del territorio comu- nale (in una piccola zona del settore NE); essa comprende un’alternanza di mar- ne siltose, marne calcaree, calcari selciosi e calcari marnosi di colore rosso con frequenti liste e noduli di selce. La successione medio – tarda cretacica interessa in maniera diretta il territorio comunale ed è rappresentata dalle unità che si svi- luppano al disopra della Maiolica, formazione di ambiente pelagico. Sulla base dell’analisi effettuata nello studio geologico, idrogeologico e sismico a supporto del PGT, non si sono individuati elementi geologico – strutturali e geo- morfologici di interesse scientifico – naturalistico.

6.3.2 Valutazioni correlate al PGT vigente

6.3.2.1 Utilizzo del suolo Il suolo costituisce l’elemento fisico sul quale insistono prevalentemente le attività umane e, soprattutto, con cui interagiscono gli ecosistemi naturali. L’utilizzo di suolo per l’urbanizzazione o infrastrutturazione sottrae spazio agli ecosistemi se- de dei cicli biochimici a supporto della vita. Il suolo costituisce inoltre il supporto di gran parte del paesaggio, inteso come e- sito fisico di trasformazioni del territorio.

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Una gestione sostenibile deve quindi controllare i processi di consumo di suolo nell’intento di risparmiare spazio e conservare non solo la qualità ambientale ma anche la qualità del paesaggio antropico. Importante è quindi evitare conflitti di uso del suolo, soprattutto tra la componente insediativa / produttiva e quella ambientale in senso lato. La politica del PGT è stata quindi quella di prevedere, per quanto possibile, il con- tenimento di uso di suolo attraverso la ridefinizione di alcuni indici edificatori nell’ambito del PdR, intervenendo quindi preferenzialmente in ambiti già trasfor- mati o parzialmente trasformati (quindi dotati di bassa naturalità). Al fine di sod- disfare la domanda di residenza evidenziata dal trend di crescita della popolazio- ne, nel DdP si sono individuati ambiti di trasformazione residenziale. La conformazione della vallata in cui ricade Cenate Sotto comporta un’organizzazione insediativa storica e recente concentrata nelle poche aree di agevole utilizzo, talora secondo una conformazione tendenzialmente lineare, con concentrazioni in alcune porzioni collocate ai piedi della collina. In questo conte- sto è possibile, quindi, che si producano frequenti conflitti di uso del suolo e in- terferenze con aree sensibili dal punto di vista ambientale ed ecologico. Per tale motivo, la scelta del PGT è stata quella di prevedere la collocazione degli ambiti di trasformazione in posizione periferica al capoluogo, in zone già soggette ad un intenso disturbo antropico in quanto collocate in ambito periurbano e prive di significative emergenze naturalistiche o elementi critici del paesaggio (per quest’ultimo aspetto nel PGT si è formulata specifica cartografia di sensibilità pa- esistica dei luoghi al fine della tutela del paesaggio). Nell’analisi di dettaglio si è evidenziato un corretto dimensionamento del PGT per quanto riguarda l’offerta residenziale nell’arco di durata del PGT. Il leggero so- vradimensionamento del (+332 abitanti, con un margine di attuazione di 2 – 3 anni), anche a fronte dell’incertezza delle proiezioni demografiche, è giudicato compatibile sia con le caratteristiche del territorio comunale, sia con la struttura esistente dell’urbanizzato che presenta necessità di ricucitura / miglioramento qualitativo (anche urbanistico) nel suo complesso e la necessità di garantire ido- nei standard di concorrenzialità nell’offerta di residenza (calmieramento dei prezzi di vendita). In dettaglio le superfici coinvolte dal DdP del PGT vigente sono le seguenti (al lordo delle aree sorgente di parte delle volumetrie in quanto non si sono imple- mentate misure di perequazione): ¬ Ambito trasformazione A = 20.453 m² ¬ Ambito trasformazione B = 10.774 m² Non si hanno superfici coinvolte dagli interventi di perequazione. Le superfici di compensazione sono già incluse negli ambiti di trasformazione od entro il tessuto urbano consolidato (non producono, di fatto, consumo di suolo vergine). Alle diverse soglie temporali di attuazione del PGT si è realizzata Tabella 12 riferi- ta ai soli ambiti di trasformazione.

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Superficie (ha) – Variazione % DUSAF2 – % su terri- torio comunale Uso Completa at- DUSAF 2 5 anni tuazione

(ha) (%) (%) (ha) (%) (%) (ha) (%) (%)

Urbanizzato residenziale 74,4 – 16,02 75,6 1,61 16,28 76,6 2,94 16,49

Zone estrattive, discariche ed aree di cantiere 0,0 – 0,00 0,0 0,00 0,00 0,0 0,00 0,00

Urbanizzato produttivo, servizi e vie di comu- 37,2 – 8,01 37,2 0,00 8,01 37,2 0,00 8,01 nicazione

Aree verdi urbane 3,8 – 0,82 4,3 13,49 0,82 4,7 24,63 0,82

TOTALE 115,4 – 24,85 117,1 25,11 118,5 25,33 Tabella 12: Variazioni dell’uso del suolo urbanizzato ed assimilabile alle diverse soglie temporali di attuazione del PGT. Le percentuali si riferiscono alla variazione rispetto alla situazione rappresentata dal DUSAF 2 (anno 2005) ed all’intero territorio comunale. Come evidente dalla Tabella 12, alla soglia di 5 anni e rispetto al DUSAF2, l’urbanizzato residenziale attinente al DdP passa da 16,02% della superficie co- munale al 16,28%, con un incremento dello 0,26%. A completamento delle pre- visioni di PGT si ha un valore pari al 16,49% dell’urbanizzato residenziale sull’intera superficie comunale (+ 0,47% rispetto al DUSAF2), valori più che compatibili con un’ordinata crescita urbanistica e conseguente assestamento. Nel computo della voce “Urbanizzato residenziale” del DUSAF2 riportata in Tabella 12 sono state conteggiate non solo le aree attinenti ad “Tessuto residen- ziale denso” o “Tessuto residenziale continuo mediamente denso”, ma anche fe- nomeni di urbanizzazione residenziale rada o sparsa in cui si sviluppano gli inter- venti previsti dal PdR sia di riqualificazione dell’esistente, sia quelli connessi ad aree di frangia / incluse nell’edificato in cui si ha una trasformazione di superfici libere. Conseguentemente per le modalità di calcolo della voce “Urbanizzato resi- denziale” del DUSAF2 riportata in Tabella 12, l’incremento dell’urbanizzato è quel- lo reale che si ha con l’attuazione del PGT e non risulta quindi necessario aggiun- gervi le superfici libere intercluse che vengono edificate nell’ambito del PdR.

6.3.2.2 Suolo e sottosuolo L’attuazione del PGT vigente, con particolare riferimento agli ambiti di trasforma- zione previsti dal DdP, non sono di pregiudizio ad emergenze geologiche e geo- morfologiche di particolare pregio o che sia necessario preservare in quanto que- ste non sono segnalate nella documentazione geologica allegata al PRG (come aggiornata con DGR VIII/7374/2008 per fornire il quadro di riferimento per il PGT) e riportata nel sistema dei vincoli del DdP. Per le caratteristiche geomorfologiche, nell’ambito della documentazione del PGT (Studio geologico) si sono individuate le emergenze da sottoporre a tutela e che riguardano esclusivamente emergenze di tipo carsico (grotte, anfratti e doline).

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Relativamente ad elementi di dinamica geomorfologica ed idraulica, nell’ambito della documentazione del PGT “Studio geologico” e del Reticolo idrico minore (che ricomprende elementi di pianificazione di prevenzione del dissesto idrogeo- logico a scala sovracomunale), si sono individuate le aree che presentano perico- losità significativa. Relativamente agli ambiti di trasformazione previsti dal DdP del vigente PGT, ol- tre che dagli altri obiettivi specifici del PGT, mediante le modalità di attuazione definite nelle NTA / Norme Geologiche di Piano, non si prevedono interferenze, anche indirette. Vanno comunque osservate sotto il profilo del dissesto idrogeo- logico, come già implementato nel DdP, le cautele per consentire una trasforma- zione d’uso del suolo in sicurezza in relazione al grado di fattibilità. Per quanto riguarda le emissioni di gas radon, l’ambito comunale non presenta rischi significativi; considerando però la tendenza a coibentare ed isolare termi- camente gli edifici, con conseguenze sul ricambio d’aria (riduzione), risulta ne- cessario prevedere nel Regolamento Edilizio opportune misure di isolamento / ri- cambio d’aria soprattutto per quelle porzioni di edificio interrate o seminterrate che si prestano alla prolungata permanenza di persone.

6.3.3 Valutazioni inerenti la variante La variante, non intervenendo su parametri edificatori o sulla capacità edificatoria complessiva e non introducendo diverse destinazioni d’uso, non altera le valuta- zioni riportate nella VAS del PGT vigente. Le azioni contemplate dalla variante non producono quindi effetti significativi sul- la componente ambientale in esame o, comunque, effetti differenti rispetto a quelli valutati nell’ambito della procedura di VAS che ha accompagnato la reda- zione del PGT vigente.

6.4 IL SISTEMA NATURALE : FLORA , FAUNA E BIODIVERSITÀ

6.4.1 Elementi di riferimento Parte del territorio comunale di Cenate Sotto risulta incluso in un PLIS “Valli d’Argon”. Il territorio in cui si inserisce il comune di Cenate Sotto è stato nel tempo sotto- posto ad una intensa trasformazione, come dimostrato dalle testimonianza stori- che che rimandano la presenza umana non solo nel fiorente periodo medievale attorno all’Abbazia Benedettina di S. Paolo d’Argon ma, molto a ritroso nel tem- po, ai primi insediamenti preistorici ad esempio della bassa Valle Cavallina. Attualmente questo territorio risulta in parte occupato da terreni agricoli sia a seminativo o prati per fienagione, dalla fiorente e storica attività di coltivazione della vite e da un recente progressivo sviluppo di attività floro – vivaistiche e orti- cole. A queste condizioni si aggiunge una forte e progressiva espansione di inse- diamenti, soprattutto residenziali, sui primi versanti collinari. Significativa appare comunque la dotazione di aree boscate, localizzate principalmente sui versanti collinari in posizioni settentrionali o su quelli maggiormente ben esposti in condi-

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zioni più acclivi, contrastati in questo caso dallo sviluppo di vigneti. Le principali categorie fisionomico – vegetazionali e di uso del suolo presenti sono di seguito descritte. Praterie erbacee Il territorio presenta aree naturali e seminaturali, tra le quali spiccano le praterie erbacee; si tratta principalmente di terreni a prato da sfalcio, o appezzamenti con abbandono di vigneto e mantenimento di solo prato, o in altri casi di prati e aree in abbandono (incolti). In generale gli elementi in grado di influenzare la ricchezza e la composizione flo- ristica di queste tessere risultano essere le pratiche agronomiche quali gli sfalci, le letamazioni o il progressivo abbandono di colture. In condizioni di mantenimento e gestione, queste cenosi sono generalmente co- stituite da un elevato numero di specie, perlopiù graminacee ( Arrhenatherum ela- tius, Poa pratensis, Poa trivialis, Festuca pratensis, Dactylis glomerata, Holcus la- natus ecc.), leguminose ( Trifolium repens, Trifolium pratense, Lotus corniculatus, Vicia spp . ecc.) e ranuncoli ( Ranunculus acris, R. bulbosus, R. repens ). La loro permanenza appare comunque sempre legata alle programmazioni delle aziende agricole, in quanto possono venire in alcuni casi posti in rotazione con seminativi o accoppiati a vigneti. Con il progressivo abbandono subentrano entità maggiormente frugali e gene- ralmente nitrofile tipiche delle aree abbandonate o infestanti le colture; in genere si tratta di vegetazioni avventizie proveniente dalle colture circostanti o dai mar- gini delle siepi inquadrabili principalmente nei Chenopodietalia . Seminativi Nell’area considerata sono presenti alcuni appezzamenti coltivati con seminativi a rotazione in base alle esigenze e alla programmazione delle aziende. Queste aree ospitano in genere, oltre alle piante oggetti di coltivazione, diverse cenosi di specie infestanti, che si differenziano in funzione delle pratiche agrono- miche (sarchiature, diserbi, avvicendamenti, riposi, incolti post colturali) tali ce- nosi presenti stabilmente ai margini delle colture, ricolonizzano i terreni nelle fasi di riposo post colturale. I seminativi, oltre alle specie coltivate, includono diverse “infestanti”: Cynodon dactylon, Agropyron repens, Rumex obtusifolium, R. crispus, Sorgum halepense, Matricaria chamomilla, Alchemilla arvensis, Alopecurus myosuroides ; diverse ve- roniche ( Veronica persica, V. arvensis e V. hederifolia ) Polygonum aviculare e di- versi Papaveri. Sul Mais in particolare crescono Convolvulus arvensis e Calystegia sepium ; altre tipiche infestanti che crescono con le colture sono diverse Setarie, l’Amaranto (Amaranthus retroflexus ), Chenopodiua album , Sonchus oleraceus , ecc. Vigneti ed altre colture

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Il territorio comunale ricade all’interno delle aree di produzione enologica tipica della bergamasca (DOC Valcalepio) ed IGT della Bergamasca. La particolare esposizione dei versanti nonché i substrati, hanno da sempre favo- rito questa attività agricola tradizionale delle prime propaggini collinari bergama- sche. Negli ambiti maggiormente esposti sono presenti inoltre alcune tessere col- tivate ad oliveto. Oltre alla presenza della vite, negli appezzamenti si possono rinvenire diverse specie erbacee favorite dalle attività colturali o in diversi casi viene mantenuto il prato falciabile tra i filari. Boschi Infine i boschi, che coprono una buona percentuale del territorio comunale con diverse cenosi forestali e arbustive, che si sviluppano parte per le condizioni del terreno e parte per l’esposizione dei versanti. Le specie arboree o alto arbustive principali sono rappresentate da: Carpino bian- co ( Carpinus betulus ), Carpino nero ( Ostrya carpinifolia ), Orniello ( Fraxinus or- nus ), Roverella ( Quercus pubescens ) che si alternano per dominanza e densità a cui fa da corteggio principalmente il Nocciolo ( Corylus avellana ). A queste si aggiungono altre specie arbustive come: Cornus sanguinea , Viburnum lantana , Ligustrum vulgare , Coronilla emerus , con sottobosco a tratti tipicamente nemorale con specie caratteristiche dei Fagetalia (Hepatica nobilis, Cyclamen purpurascens, Helleborus niger, Carex alba, Carex digitata ecc.). In situazioni dove fattori di varia natura (esiguità del substrato, pendenze eleva- te, ceduazione eccessiva, eventuale incendio) ne possono limitare l’evoluzione, la struttura risulta piuttosto aperta e viene favorita la presenza di arbusti xerofili ed eliofili quali: Amelanchier ovalis, Juniperus communis, Berberis vulgaris, Cytisus sessilifolius, Prunus spinosa e la comparsa di essenze delle praterie naturali (es. Polygala chamaebuxus, Teucrium chamaedrys e Geranium purpureum ). In condizioni di drenaggio difficoltoso o lungo i piccoli corsi d’acqua dei fondo val- le sono presenti: Ontano nero ( Alnus glutinosa ), Salici ( Salix alba, S. purpurea ), Platani ( Platanus hybrida ), con un corredo di altre essenze quali Viburnum opu- lus , Sambucus nigra , Equisetum arvense , con densa presenza di Rovi ( Rubus spp. ). Da ultimo occorre segnalare la forte presenza di Robinia, ( Robinia pseudoacacia ) anche con popolamenti quasi puri, soprattutto in prossimità delle aree edificate, condizioni queste che evidenziano situazioni di manomissione. Relativamente alla valle del Rio Seniga, nello studio “Progetto di riqualificazione del Rio Seniga” è riportata una descrizione vegetazionale lungo l’asta fluviale. Tale corso d’acqua si caratterizza per la presenza in alcuni tratti di copertura ar- boreo – arbustiva lineare, chiusa e continua. Purtroppo tali formazioni occupano uno stretto corridoio perialveare, costrette soprattutto dalle colture agricole che si sono spinte in prossimità del corso d’acqua e, nella parte a valle, dalla presen- za di insediamenti produttivi e di aree urbanizzate e residenziali.

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Le cenosi sono costituite sia da elementi igrofili tipici di queste formazioni azonali che da entità esotiche e da elementi caratteristici delle aree incolte e sottoposte ad intense manomissioni antropiche. Nella parte settentrionale del suo corso il Seniga si caratterizza per un maggiore livello di naturalità (Figura 9); in questo tratto si rinvengono soprattutto Ontano nero ( Alnus glutinosa ) Salice bianco ( Salix alba ), esemplari di Platano ( Platanus hybrida ), con un corteggio di tipiche entità arbustive ( Corylus, Cornis sanguinea, Sambucus nigra ) Evonimo, alcuni Equiseti e Carici. Scendendo lungo l’asta verso valle, la vegetazione delle sponde, pur mantenendo a tratti la presenza di tipiche entità mesoigrofile, con vegetazione arborea di pioppi e salici, si presenta intensamente colonizzata da Robinia ( Robinia pseudo- acacia ) da altre entità tipiche degli ambienti caratterizzati da un alto determini- smo antropico (Figura 10). Le sponde appaiono in buona parte colonizzate da Rovi e da altre specie infestanti sia esotiche e non ( Artemisiacee, Amaranthacee, Chenopodiacee , ecc.). In alveo, oltre ad alcune alghe filamentose ( Cladophora sp .) e briofite ( Fontinalis antipyretica ), si rinvengono a tratti alcune macrofite: Veronica anagallis – acquatica, Nasturtium officinale, Potamogeton crispus.

Figura 9: Sezione schematica lungo il Rio Seniga – tratto in ambiente agricolo. Fonte: “Progetto di riqualificazione del Rio Seniga”.

Per quanto riguarda la fauna, occorre sottolineare che essa risente particolar- mente delle condizioni ecologico – ambientali dell’area. La Teriofauna , viste le tipologie di colture agricole in atto e l’espansione abitativa attuale, presenta una diminuzione della diversità biologica a favore di specie commensali dell’uomo. Il prato può favorire e salvaguardare le specie degli am-

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bienti ecotonali soprattutto nei casi in cui esso lambisca direttamente le aree bo- scate incrementando le opportunità per il riccio, la crocidura e il topolino delle ri- saie; analoghe considerazioni valgono per le residue macchie e per le siepi. Lo sviluppo di aree boscate continue può favorire la distribuzione di specie quali l’arvicola rossastra, il topo selvatico, il topo selvatico a collo giallo e il toporagno. Tali condizioni, con sviluppo di vegetazione arborea matura e castagni possono favorire la presenza del ghiro e dello scoiattolo. Tra i piccoli carnivori la donnola e la volpe potrebbero essere ben presenti vista la loro nota ecletticità in fatto di habitat; per tasso e faina, la distribuzione è legata alle aree boscate e al più alle fasce ecotonali presso gli ambiti rurali.

Figura 10: Sezione schematica lungo il Rio Seniga – tratto in prossimità del confine con S. Paolo d’Argon. Fonte: “Progetto di riqualificazione del Rio Seniga”.

Da segnalare la presenza di capriolo e cinghiale, questa ultima specie in grande espansione. Nell’ambito dell’Avifauna si segnalano in ambienti forestali: poiana, colombaccio, tortora, assiolo, allocco, scricciolo, pettirosso, usignolo, tordo bottaccio, luì bian- co, luì piccolo, luì verde, codibugnolo, cincia mora, cinciarella, picchio muratore, rigogolo, ghiandaia. Specie degli ambienti aperti cespugliosi, agricoli e rurali con campi, siepi, alberi in filari sono: fagiano comune, civetta, succiacapre, upupa, torcicollo, allodola, ron- dine, calandro, prispolone, ballerina gialla, codirosso, stiaccino, saltimpalo, usi- gnolo di fiume, canapino, sterpazzola, bigia grossa, bigia padovana, averla picco- la, averla capirossa, gazza, passera mattugia, zigolo giallo, strillozzo.

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Specie tendenzialmente ubiquitarie sono infine: tortora dal collare, cuculo, ron- done, balestruccio, ballerina bianca, merlo, capinera, pigliamosche, cinciallegra, cornacchia grigia, storno, passera d’Italia, fringuello, verzellino, verdone, cardelli- no. Non sono segnalate emergenze particolari da sottoporre a salvaguardia o tutela.

6.4.1.1 Aspetti correlati ai corridoi ecologici nell’ambito del PGT Le reti ecologiche sono strutture complesse, costituite da diversi elementi che posso essere attribuiti alle seguenti categorie: NODI: aree dove sono concentrate il maggior numero di specie o comunque quelle più rare o minacciate: Può trattarsi di aree protette, di ambienti naturali o seminaturali, anche artificiali. Nel caso del territorio di Cenate Sotto i nodi sono rappresentati dalle peccete montane presenti a macchia tra ampi spazi prativi pa- scolati. AREE CUSCINETTO: fasce che circondano i nodi e li proteggono da impatti nega- tivi. Di particolare importanza anche perché molte specie tendono a concentrarsi proprio lungo il perimetro dell’area cuscinetto, sconfinando nel territorio circo- stante alla ricerca di risorse e spazi liberi. CORRIDOI ECOLOGICI PRIMARI: elementi naturali del paesaggio che favoriscono gli spostamenti delle specie tra i nodi. È il caso degli ambienti fluviali, quando le aree golenali sono sufficientemente larghe ed ecologicamente integre. CORRIDOI ECOLOGICI SECONDARI: strutture di progetto del paesaggio, con funzione di connessione tra i nodi: possono essere costituiti da siepi, fasce bosca- te, praterie, ecc. Il territorio di Cenate Sotto è quasi interamente interessato da corridoi ecologici secondari, rappresentati soprattutto da fasce boscate che si in- terpongono tra le aree abitate residenziali e le aree a prato. Corridoi ecologici se- condari possono essere considerate anche le praterie che si trovano tra i boschi densi, nella porzione più a nord del territorio. I numerosi torrenti e corsi d’acqua che solcano le vallecole dei Monti Torrione e Colombina, sulle alture alle spalle dell’abitato di Cenate Sotto, possono rappresentare sia corridoi ecologici primari che secondari, poiché spesso si tratta di corsi d’acqua piccoli, all’interno dei quali però si crea un micro habitat che favorisce la conservazione delle numerose spe- cie appartenenti alla microfauna del territorio, mantenendo così inalterate le con- dizioni ecologiche presenti. AREE DI APPOGGIO: aree naturali di varia dimensione che, pur non essendo ab- bastanza grandi da poter ospitare popolazioni stabili ed essere considerate nodi, sono in grado di offrire rifugio e costituiscono quindi un supporto per i trasferi- menti di organismi tra i nodi. Si tratta ad esempio delle piccole zone umide o dei boschi di estensione limitata. Le situazioni legate alle specie minacciate di estinzione risultano, in prima istan- za, legate principalmente alla frammentazione della popolazione e non come e- stensione dell’area geografica in cui vivono. Per questo motivo sono individuati i corridoi ecologici per permettere la comunicazione tra le diverse comunità di ogni

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singola specie. Il corridoio ecologico, che si applica a tutta la flora e la fauna, è diverso secondo la o, delle specie considerate. Occorre quindi un approccio diffe- rente in base alle entità che si vogliono tutelare, in quanto una determinata fa- scia di territorio, se può essere utile per qualche specie, certamente non lo é per tutte; questo significa che ogni corridoio ha caratteristiche, dimensioni e contenu- ti diversi per ogni specie considerata; il corridoio ecologico non deve essere inol- tre solamente considerato una componente del paesaggio. Anche l’elemento ve- getazione come per esempio un bosco, o l’acqua per un fiume possono risultare elementi utili ma anche indifferenti in base alla specie considerata. L’area comunale di Cenate Sotto non è stata eccessivamente sfruttata e fram- mentata dall’uomo, come invece è accaduto e accade per i territori di pianura, di conseguenza non c’è stata la necessità di differenziare nell’ambito del PGT le di- verse tipologie di corridoi ecologici, in quanto ci troviamo di fronte ad un territo- rio di collina, con estesi e densi boschi (anche e soprattutto in porzioni dei comu- ni contermini), dove vivono diverse specie animali che si possono spostare indi- sturbate da una tipologia di territorio all’altra. L’unica superficie densamente an- tropizzata è l’abitato di Cenate Sotto con il suo annesso polo produttivo, dove è difficile individuare corridoi ecologici all’interno (oltre che poco significativo per la modesta dimensione del nucleo abitato), mentre ai margini vi sono ampi spazi verdi terrazzati e piccole aree boscate che circondano alcune case sparse e rela- tivamente lontane dal centro abitato.

6.4.2 Valutazioni correlate al PGT vigente Parte del territorio comunale è interessato dal PLIS “Valli d’Argon” ed esterno alle aree della rete Natura 2000 (SIC – ZSC / ZPS). Riguardo agli obiettivi specifici del PGT inerenti gli aspetti residenziali / produttivi / commerciali, nessuno di questi prevede ambiti di trasformazione in ambito PLIS, ma è riconosciuta la valenza ambientale in tali aree. Per le aree di pregio esterne all’ambito di PLIS (anche sotto il punto di vista pae- saggistico), il PGT effettua previsioni di sviluppo ma le riconosce ed istituisce un regime di tutela; non si segnalano quindi criticità o particolari effetti sulle compo- nenti in esame. Esternamente alle aree incluse nel costituendo PLIS, non si sono evidenziate aree di pregio naturalistico; non si segnalano quindi criticità o parti- colari effetti sulle componenti in esame. Per quanto riguarda i SIC / ZPS, il territorio comunale risulta esterno a tali ambiti tutelati ed a significativa distanza (circa 0,7 km). Come richiesto dalla Provincia di Bergamo, la bozza del PGT (comprensiva di tutti i tre documenti che lo costituiscono, non solo del DdP) è stata sottoposta a pro- cedura di Valutazione di Incidenza, che si è conclusa con l’identificazione di as- senza di incidenza sulle aree e sull’integrità della rete Natura 2000. La rete ecologica regionale e provinciale evidenzia le unità ecologiche la cui fun- zione è di consentire il flusso riproduttivo tra le popolazioni di organismi viventi che abitano il territorio, rallentando in tale modo i processi di estinzione locale, l’impoverimento degli ecomosaici e la riduzione della biodiversità. Pur non pre-

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sentando elementi cogenti per la pianificazione locali, non si ravvisano elementi di pregiudizio per gli elementi della rete ecologica regionale / provinciale. Infatti vi è l’assenza di fenomeni di conurbazione veri e propri tra i vari nuclei edificati presenti in ambito comunale e, pertanto, non si ravvisa la necessità di prevedere particolari elementi di cautela nel PGT inerentemente ai corridoi ecologici.

6.4.3 Valutazioni inerenti la variante La variante, non intervenendo su parametri edificatori o sulla capacità edificatoria complessiva e non introducendo diverse destinazioni d’uso, non altera le valuta- zioni riportate nella VAS del PGT vigente; le azioni contemplate dalla variante non producono quindi effetti significativi sulla componente ambientale in esame o, comunque, effetti differenti rispetto a quelli valutati nell’ambito della procedura di VAS che ha accompagnato la redazione del PGT vigente. Questo anche con rife- rimento alle aree della rete di Natura 2000 e per il quale in PGT vigente è stato sottoposto a procedura di Valutazione di Incidenza, che si è conclusa con l’identificazione di assenza di incidenza sulle aree e sull’integrità della rete Natura 2000.

6.5 POPOLAZIONE E SALUTE UMANA

6.5.1 Elementi di riferimento

6.5.1.1 Popolazione Il paese di Cenate Sotto non era ricco fino agli Anni Sessanta. Scriveva “L’Eco di Bergamo” nel 1956: “La situazione economica di Cenate Sotto può essere definita mediocre. La principale risorsa è l’agricoltura, il cui reddito è però limitato, tanto vero che lo stesso e quelli delle altre attività del posto danno si e no nella misura del 50% i mezzi economici necessari per vivere. Il rimanente 50% è dovuto ai la- voratori occupati fuori Comune”. Una realtà non facile ove in campo agricolo an- cora predominava la 4.000 mezzadria con una picco- la percentuale di affittua- 3.416 ri. Negli anni ‘50, durante

3.000 la ricostruzione, il paese

2.670 perdeva abitanti. Al cen- simento del 1951 il paese 2.181 Numero abitanti 2.000 ne contava 1680, dieci 1.813 1.680

1.614 1.614 anni dopo, nel 1961, gli 1.574 1.547 1.512 1.500 1.419 abitanti erano scesi a 1.227 1.220 1.171 1614. Al successivo cen- 1.000 simento, dopo ulteriori 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2009 Anno dieci anni, si registrò lo

stesso identico risultato: Grafico 2: Andamento della popolazione in ambito comunale. 1614 abitanti. La gente lasciava il paese per avvi- cinarsi alla città, per portarsi in prossimità dei posti di lavoro. Qualcuno ancora emigrava ancora più lontano, ma erano pochi.

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Un commento dell’epoca affermava che “Cenate Sotto avrebbe bisogno di uno sviluppo industriale [omiss] non ha che una sola impresa edile, ottima azienda, ma trascurabile ai fini economici [omiss]. Le persone che ogni giorno raggiungo- no il posto di lavoro in altri centri si aggirano sul centinaio fra uomini e donne [omiss.]. Elevato è poi il numero dei cosiddetti settimanali, una cinquantina di persone circa, occupati nel Milanese. Non trascurabile è anche l’emigrazione per l’estero, tanto maschile quanto femminile, stagionale o periodica e avviata princi- palmente in Svizzera”. Un significativo cambiamento si è verificato agli inizi degli Anni ‘70, quando Cena- te Sotto ha scoperto la sua nuova vocazione, quella residenziale, e quando poi nella parte pianeggiante è stato avviato uno sviluppo industriale. La popolazione ha subito un aumento, infatti al censimento del 1981 si è registra- to un totale di 1.813 persone che sono passate 10 anni dopo a 2.181 abitanti. L’incremento straordinario è avvenuto negli anni novanta e soprattutto negli ulti- mi dieci anni. Nel 2001 la popolazione è salita a 2.670 unità, mentre oggi la po- polazione supera i 3.416 (31/12/2009) abitanti con un incremento di oltre 750 unità in 8 anni. Attualmente gli abitanti sono distribuiti in 1.314 nuclei familiari con una media per nucleo familiare di 2,59 componenti.

Variazione Anno Popolazione 6.5.1.1.1 Proiezione demografica annua Nell’ambito della pianificazione comunale non 1.171 1861 si possono non considerare repentine variazioni 1.227 1871 0,48% della dinamica della popolazione (… se non ci 1.220 1881 – 0,06% fosse più la televisione, succederebbe che …). Pertanto, al fine di definire il trend della popo- 1.419 1901 0,82% lazione alle due soglie di riferimento del PGT 1.500 1911 0,57% (+ 5 anni per il DdP e + 10 anni in genere considerati come riferimento per il PdS e PdR 1.512 1921 0,08% nel caso di crescita libera e offerta residenziale 1.547 1931 0,23% ancora disponibile), si deve necessariamente considerare una dinamica della popolazione 1.574 1936 0,35% cautelativa. 1.680 1951 0,45% Sulla base a quanto riportato in Tabella 13 e 1.614 1961 – 0,39% con riferimento al periodo 1936 – 2001 ineren- 1.614 1971 0,00% te i dati censuari (parte del periodo presenta trend di crescita abbastanza omogenei), 1.813 1981 1,23% l’incremento medio annuale più significativo è 2.181 1991 2,03% stato del 2,24% e relativo al decennio 1991 – 2001. Dopo il 2001, il comune ha presentato 2.670 2001 2,24% una impennata della crescita media annuale 3.416 2009 3,49% (+1,25% rispetto al valore medio del decennio Tabella 13: Variazione della popolazione. precedente). Le cause di tale decremento sono correlate alla posizione / facile accessibilità dei luoghi, un contesto urbanizzato / naturale favorevole e la presenza di poli produt- tivi e la vicinanza di località dotate di servizi con valenza sovracomunale (Tresco-

83 COMUNE DI CENATE SOTTO (BG) – VARIANTE N. 1 AL PIAN O DI GOVERNO DEL TERRITORIO RAPPORTO PRELIMINARE PER LA VERIFICA DI ASSOGGETTAB ILITÀ ALLA VAS

re Balneario). Ai fini di determinare la popolazione alle soglie temporali di riferimento per il PGT (5 anni per il dimensionamento del DdP e, in genere, 10 anni per il dimensiona- mento del PdR / PdS), sulla base dei dati riportati in Tabella 13 e con riferimento ai soli dati degli ultimi quattro periodi si ha un incremento medio annuale (1981 – 1991 – 2001 – 2009) pari al 2,25% e, considerando l’intera serie storica censua- ria, si ha un incremento medio del 0,62% annuo. Tali dati, almeno quelli correlati agli ultimi tre censimenti, non risultano condizio- nati dalla carenza di offerta di aree edificabili / alloggi dato il sovradimensiona- mento della pianificazione previgente (PRG) e, pertanto, sono connessi ad una crescita libera (anche attraverso l’immigrazione) della popolazione. Considerando le tempistiche di approvazione definitiva del PGT e l’edificazione in corso, la popolazione presente all’inizio della validità del PGT (prevista per inizio 2011) è stimata in 3.571 abitanti (si considera la popolazione presente al 31/12/2009 incrementata del 2,25% annuo medio degli ultimi quattro periodi di riferimento, temperando quindi il dato anomalo dell’ultimo periodo). Per il dimensionamento del PGT, applicando le normali cautele nel trattare dati statistici, si è previsto un incremento lineare della popolazione pari al 2,25% me- dio annuale. Pertanto la popolazione prevista alle soglie temporali di riferimento del PGT è: ¬ Popolazione a 5 anni dall’approvazione del PGT : 401 abitanti aggiuntivi (pari a 3.971 abitanti); ¬ Popolazione a 10 anni dall’approvazione del PGT : 803 abitanti aggiuntivi (pari a 4.373 abitanti). Da evidenziare che, in base alla dotazione residenziale contenuta nel PGT , si ha la completa attuazione del piano sotto il profilo dell’offerta residenziale in un pe- riodo compreso tra 7 e 8 anni dall’approvazione definitiva del PGT; il DdP è quin- di in grado di soddisfare pienamente la domanda di residenza evidenziata dai dati statistici.

6.5.1.2 Salute pubblica In questa sezione si sono verificati, indipendentemente dalla componente della matrice ambientale / antropica, quali possono essere gli elementi di pregiudizio per la salute pubblica e la pubblica incolumità.

6.5.1.2.1 Rischio naturale Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, si riporta un estratto della Tavola E1 allegata al PTCP che evidenzia gli elementi di pericolosità e criticità (Figura 11). In colore rosso sono rappresentate le criticità presenti lungo l’asta fluviale del tor- rente Tadone; in queste aree non sono consentite trasformazioni territoriali a causa di gravi situazioni dovute alla presenza di ambiti a forte rischio idrogeologi- co. Sempre lungo l’asta del Tadone sono evidenziate alcune aree (in colore rosa scuro), prevalentemente inedificate, nelle quali la compatibilità degli interventi di

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trasformazione è condizionata ad approfondimenti e studi di dettaglio di carattere idrogeologico ed idraulico.

Figura 11: Stralcio della cartografia PCTP relativa al territorio di Cenate Sotto (la linea verde rap- presenta il confine comunale).

Le aree in colore giallo sono quelle nelle quali gli interventi di trasformazione ter- ritoriale sono ammissibili previi approfondimenti di tipo geotecnico. Parte della piana urbanizzata ricade in un’area in colore rosa chiaro: in tali ambiti gli interventi di trasformazione territoriale devono mantenere come soglia mini- male le condizioni geologiche ed idrauliche esistenti. Infine due aree lungo il Rio Seniga ed il torrente Tadone (barrato verticale) sono caratterizzate da un’elevata vulnerabilità per le risorse idriche sotterranee. Il comune di Cenate Sotto è dotato di studio geologico a supporto della pianifica- zione locale, che ha portato alla definizione della fattibilità per l’intero territorio comunale (si veda Figura 12). La caratterizzazione geologica a suo tempo effet- tuata, è aggiornata con gli elementi di prevenzione del rischio sismico previsti dalla DGR VIII/7374/2008. Lo studio geologico in dotazione al Comune e la relativa disciplina, classificabile come “studio di maggior dettaglio ” ai sensi dell’articolo 106 delle NdA del “Piano territoriale di coordinamento provinciale”(5), sostituisce la zonazione operata a

5 Il “ Piano territoriale di coordinamento provinciale ” è stato approvato dal Consiglio Provinciale con delibera del 22 aprile 2004, n. 40, ed ai sensi dell’articolo 3, comma 36, della LR 1/2000, ha acquisito efficacia il 28 lu- 85 COMUNE DI CENATE SOTTO (BG) – VARIANTE N. 1 AL PIAN O DI GOVERNO DEL TERRITORIO RAPPORTO PRELIMINARE PER LA VERIFICA DI ASSOGGETTAB ILITÀ ALLA VAS

scala provinciale dal PTCP (riprodotta in Figura 11) e l’attinente disciplina (articoli 43 e 44 delle NdA del PTCP) non risulta quindi applicabile; conseguentemente lo studio geologico in dotazione al Comune è da considerarsi l’unico strumento di ri- ferimento per la classificazione della pericolosità e criticità di natura geologica / idraulica nelle aree coinvolte dalla pianificazione locale.

Figura 12: Carta di fattibilità geologica e cartografia con legenda uniformata PAI (geol. M. Facchin, Dicembre 2009).

A seguito della zonazione operata con la carta di fattibilità, si è predisposto l’aggiornamento della cartografia PAI (Figura 12); tale cartografia, essendo stata recepita dalla Regione Lombardia, prevale sugli elaborati del PAI pubblicati. Dalla zonazione della pericolosità (carta di fattibilità e cartografia PAI aggiorna- ta), risulta che alcuni ambiti adiacenti ad aree urbanizzate ricadono in aree a ri- schio. Per lo sviluppo degli ambiti di trasformazione, si deve considerare tale a- spetto.

6.5.1.2.2 Inquinamento elettromagnetico L’elettromagnetismo è l’alterazione dello stato naturale dell’ambiente causata dal-

glio 2004 (giorno di pubblicazione della delibera provinciale di approvazione sul BURL).

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l’introduzione di campi elettromagnetici prodotti dall’uomo. Lo sviluppo di nuove tecnologie collegate all’uso di onde elettromagnetiche (ap- parati di telefonia mobile, radar e impianti di tele – radiodiffusione) ha reso indi- spensabile l’adozione di norme volte a tutelare la salute dei cittadini. Infatti, negli ultimi anni sono aumentati gli interrogativi relativi ai possibili effetti sulla salute legati all’inquinamento elettromagnetico, i cui effetti cronici sono stati analizzati attraverso numerose indagini epidemiologiche. La rete italiana di monitoraggio dei campi elettromagnetici, separa le basse fre- quenze (elettrodotti) dalle alte frequenze (impianti radiotelevisivi, ponti radio, Stazioni Radio Base per la telefonia mobile ecc). Essa è stata creata allo scopo di rilevare le emissioni di campo in particolari luoghi o siti del territorio nazionale, definiti come “sensibili” secondo criteri di conformità e omogeneità concordati tra i ruoli responsabili. Molte Regioni e Province hanno aderito all’iniziativa parteci- pando al programma dei rilievi, attraverso il coinvolgimento diretto delle proprie ARPA. Nell’intero territorio provinciale, le campagne di monitoraggio svolte dalla compe- tente unità dell’ARPA Lombardia hanno rilevato per l’anno 2008 tre superamenti dei valori di riferimento normativo per campi elettromagnetici. Tali superamenti non interessano il Comune di Cenate Sotto. Da dati disponibili in rete (Fonte: Regione Lombardia) non risultano presenti sul territorio di Cenate Sotto impianti di telecomunicazione né di radiotelevisione, quali possibili fonti di inquinamento elettromagnetico. Le linee elettriche sono classificate in base alla tensione d’esercizio e si distin- guono in linee ad altissima tensione (380 kV), per il trasporto di energia elettrica su grandi distanze, linee ad alta tensione (220 e 132 kV), per la distribuzione dell’energia elettrica e linee a media tensione (60 e 15 kV) per la fornitura ad in- dustrie, centri commerciali, grandi condomini. Sono presenti elettrodotti ad alta tensione che coinvolgono ambiti prossimi al ca- poluogo e per i quali sono state identificate le distanze di prima approssimazione.

6.5.1.2.3 Inquinamento acustico La zonizzazione acustica del territorio rappresenta la classificazione del territorio in zone omogenee per fini acustici. Essa consiste nell’assegnazione di una classe di destinazione d’uso del territorio ad ogni singola unità territoriale omogenea in- dividuabile. Le classi di destinazione d’uso del territorio sono predefinite per leg- ge. Ad ogni classe d’uso del territorio sono quindi associati limiti massimi di ru- morosità diurna e notturna ammessi per quella determinata area. Tale metodo può portare a vedere la zonizzazione acustica del territorio come una sorta di “piano regolatore” nei confronti del rumore, poiché con essa si stabiliscono obiet- tivi standard da raggiungere nel tempo rispetto alla rumorosità complessiva del territorio. Il Comune di Cenate Sotto è dotato di Piano di zonizzazione acustica a firma Wa- ter & Waste srl (Figura 13), dal quale si riporta di seguito una descrizione della

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situazione presente sul territorio in esame.

Figura 13: Zonizzazione acustica del territorio comunale.

L’organizzazione urbanistica del territorio risente fortemente delle sue caratteri- stiche morfologiche, dal momento che quasi tutte le zone urbanistiche destinate agli insediamenti produttivi del comune sono localizzate in corrispondenza del fondovalle, in prossimità della via di comunicazione principale, costituita dalla SS 42, la parte di raccordo tra fondovalle e collina è invece occupata dal capoluogo, mentre sui pendii e sulla sommità dei rilievi sono ubicate le frazioni, gli agglome- rati di piccole dimensioni e le abitazioni isolate. Considerando quindi le caratteristiche urbanistiche, territoriali, acustiche del terri- torio comunale, esso può essere suddiviso grossolanamente in tre parti: i. La zona meridionale è quasi esclusivamente destinata le attività produttive, sia industriali, di rilevanti dimensioni e complessità tecnologica, che artigia- nali. Essa è inoltre strategicamente collocata nei pressi di una grande via di comunicazione, per permettere un facile accesso da parte dei mezzi di tra- sporto a tutti gli insediamenti della zona. Gli insediamenti produttivi sono si- tuati a cavallo di tale via di comunicazione, sia a nord che a sud. Risulta ov- vio che questa zona può essere interessata dalla presenza di emissioni sono- re elevate, sia reali ed immediatamente constatabili (traffico veicolare della

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SS 42), sia potenziali, in relazione alla notevole presenza di attività produtti- ve. Sono comunque molto scarse le residenze ubicate in corrispondenza di questa zona, e quasi sempre appartengono ai titolari delle attività presenti. Fanno eccezione i gruppi di abitazioni situate in fregio alla strada statale, per le quali comunque si può sostenere che il principale fattore di alterazione della quiete sia il traffico veicolare. ii. Il capoluogo occupa la parte centrale del territorio comunale, immediata- mente a ridosso dei rilievi collinari. È costituito in gran parte dal centro stori- co, attorno al quale si stanno costituendo nuovi nuclei residenziali, soprattut- to a ridosso della nuova strada di collegamento tra la Via Lussana e la SP 69 per S. Rocco. Nel capoluogo sono presenti soprattutto quartieri residenziali, servizi generali destinati alla comunità (uffici comunali, scuola, ambulatorio), la quasi totalità delle attività commerciali di vendita al dettaglio. Nel capo- luogo sono inoltre concentrate la maggior parte delle scuole presenti sul ter- ritorio comunale. Il capoluogo presenta in genere un clima acustico alquanto tranquillo, a causa dello scarso traffico veicolare di attraversamento del Co- mune, dirottato principalmente sulle strade a sud del centro storico. È da se- gnalare comunque la presenza di alcune attività artigianali e di un’importante attività commerciale all’interno del perimetro edificato, destinato principal- mente alle residenze, le quali, in determinate circostanze, potrebbero altera- re la situazione di quiete generale del capoluogo con immissioni sonore al- quanto elevate causate da macchine utensili o da transito di automezzi pe- santi. iii. La zona collinare , caratterizzante la zona nord – ovest del territorio comuna- le, non presenta particolare rilievo dal punto di vista della presenza di sor- genti sonore che possano determinare gravi episodi di inquinamento acusti- co. Si segnala comunque la presenza di due strade provinciali che provocano l’attraversamento del territorio comunale in direzione del Comune di Scanzo- rosciate. Si può comunque ritenere molto scarso il traffico veicolare lungo queste strade, e tale da non alterare in maniera preoccupante il clima acusti- co generale dell’intera zona. Per quanto riguarda la viabilità, Cenate Sotto è interessata dall’attraversamento di tre assi stradali di particolare rilievo, di seguito elencati: ¬ SS 42 “del Tonale e della Mendola”, che interessa la parte meridionale del territorio comunale; ¬ SP 69 per S. Rocco, che attraversa il centro abitato in direzione est – ovest, partendo dal confine con Trescore Balneario fino al confine con Scanzoroscia- te. ¬ SP 69 per Cenate Sopra, che partendo dal confine con Scanzorosciate, in prossimità del cimitero di S. Rocco, percorre per pochi chilometri il territorio comunale fino al confine con Cenate Sopra in prossimità della località Valpre- dina. Come già evidenziato, la presenza delle strade provinciali non comporta un in-

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cremento particolare dell’impatto acustico, in quanto queste vie di comunicazione non risultano particolarmente trafficate, se non in casi particolari, e non sono ca- ratterizzate da un transito consistente di automezzi pesanti. Situazione diversa invece è quella relativa alla SS 42, caratterizzata da circolazio- ne pressoché continua, anche di autoveicoli pesanti, soprattutto durante il perio- do diurno: questo determina livelli sonori elevati in prossimità dell’asse stradale, all’intorno del quale non sono comunque presenti numerosi quartieri residenziali, ma soprattutto aree destinate all’attività produttiva e di servizio. Relativamente alla zonizzazione acustica, la classe I viene destinata a comparti per i quali la quiete risulta essere un elemento indispensabile: ci si riferisce ad aree ospedaliere e scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree resi- denziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico. In particolare rientrano nella classe I il cimitero del capoluogo, il comprensorio delle scuole del capoluo- go, il santuario della Madonna di Loreto e la scuola materna della frazione S. Rocco. La classe II comprende le aree urbane interessate da traffico veicolare locale, a bassa densità di popolazione, limitata presenza di attività commerciali, prive di insediamenti artigianali e industriali. In particolare, rientrano in II classe il centro abitato del capoluogo, ad eccezione delle zone classificate in modo diverso, il centro abitato di S. Rocco ad eccezione dell’asilo infantile e le abitazioni residen- ziali e gli agglomerati sparsi sul territorio con un adeguato intorno. La classe III comprende le aree interessate da traffico veicolare locale con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con limitata presenza di attività artigianali e assenza di attività industriali. Vengono inoltre assegnate a tale classe le aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. In particolare, rientrano in III classe le zone rurali, l’inse- diamento commerciale Salvi Frutta, il gruppo di insediamenti artigianali al confine con il comune di Trescore Balneario, la strada provinciale per S. Rocco, compresa la nuova circonvallazione presso il municipio, le abitazioni presso le strade di grande traffico, le zone adiacenti alle aree classificate in classe quarta e gli inse- diamenti artigianali all’interno del centro storico. La classe IV comprende le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uf- fici, con presenza di attività artigianali e limitata presenza di piccole industrie; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione o di linee ferroviarie. Nello specifico si tratta del tracciato della SS 42 con relative fasce filari e delle zone produttive a sud del territorio comunale più prossime al centro abitato e ai nuclei abitati, oppure interposte tra zona in classe V e zone in classe III. La classe V comprende le aree interessate da insediamenti, con scarsità di abita- zioni. Ricadono in questa classe l’insediamento produttivo Fungorobica, la zona produttiva a sud della SS 42, i piazzali, gli accessi e la palazzina uffici dello stabi- limento Gewiss, la zona produttiva a nord dello stabilimento Gewiss e le zone in- dustriali più interne delle lottizzazioni a est della Via Lussana.

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Infine, vengono classificate in VI classe modo le aree esclusivamente industriali. Pertanto ricadono in tale classe i capannoni industriale della Gewiss S.p.A. Dall’analisi della zonizzazione acustica si ricava che esistono alcune zone suscet- tibili di superamento dei limiti di immissione e di emissione a causa della presen- za di sorgenti sonore (in particolare laboratori di falegnameria all’interno del cen- tro storico, Salvi Frutta e Valseriana Calcestruzzi). La classificazione attribuita a questi insediamenti (classe III), è stata decisa considerando la tipologia di ciclo tecnologico e in base ai risultati delle rilevazioni fonometriche; l’inserimento in classe II non risulta possibile, considerando la definizione della classe stessa, che non ammette la presenza di insediamenti artigianali. La classe II è da ritenersi senz’altro più confacente all’intera zona urbanistica e acustica, per cui è opportu- no che il Comune attui le procedure consentite per l’allontanamento di questi in- sediamenti verso zone urbanistiche e acustiche più idonee. Relativamente al traffico veicolare, all’interno del centro abitato non si sono ri- scontrate situazioni di inquinamento acustico particolarmente pesanti. Si eviden- zia che il traffico veicolare risulta già ben incanalato con un sistema di circolazio- ne a sensi unici tale da consentire una limitazione dei flussi sull’intero centro sto- rico. Per quanto riguarda invece la situazione della SS 42, il problema si presenta par- ticolarmente complesso, a causa dell’intensità del traffico veicolare presente. Le immissioni di rumore determinate dal traffico veicolare influenzano poche abita- zioni residenziali, dal momento che le scelte delle amministrazioni comunali han- no concentrato a ridosso dell’asse stradale quasi esclusivamente insediamenti produttivi. L’inserimento di barriere fonoassorbenti risulta essere in questi casi la soluzione più efficace, ma la mancanza di spazio fisico dove effettuarne il posizionamento e la mancanza di disponibilità dell’ente gestore della via di comunicazione possono rendere questa via alquanto ardua da percorrere. Il Comune dovrà comunque affrontare il problema successivamente, qualora que- sto si ponga, alla luce della probabile costruzione della nuova variante alla SS 42 che dovrebbe in tal caso allontanare parecchio traffico dal territorio comunale.

6.5.1.2.4 Bonifica dei suoli In ambito comunale non sono segnalate situazioni conclamate riguardo la com- promissione della qualità dei suoli per le quali vi sia la possibilità dei superamenti dei limiti tabellari di cui al d.lgs 152/2006.

6.5.2 Valutazioni correlate al PGT vigente

6.5.2.1 Popolazione Il PGT, considerando la tendenza evolutiva della popolazione, individua azioni specifiche per limitare il consumo di suolo (ottimizzazione dell’esistente) e, nel contempo, conseguire al soddisfacimento della potenziale domanda di residenza messa in luce dall’analisi effettuata nel quadro conoscitivo (si veda la sintesi ri-

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portata nella sezione 6.5.1.1.1). Questo fatto, oltre a garantire un radicamento della popolazione al proprio territorio, evita fenomeni di emigrazione (anche solo verso i comuni limitrofi) con conseguente attenuazione delle relazioni famigliari legate alla distanza tra nucleo di origine e nuova residenza.

Incremento popolazione a 5 anni Completamento del PGT (7 – 8 anni) 401 733 Capacità edificatoria residenziale a 5 anni Completamento del PGT (7 – 8 anni) 401 733 Popolazione a 5 anni Completamento del PGT (7 – 8 anni) 3.971 4.303 Tabella 14: Rapporto tra tendenza demografica e offerta di residenza proposta dal Piano (capacità edificatoria comprensiva anche dei criteri di incentivazione urbanistica).

Oltre alla previsione nell’ambito dei 5 anni di validità del DdP, sono state effettua- te delle proiezioni al completamento del PGT per valutare le necessità di servizi. Il PdS è stato dimensionato per la popolazione risultante a 5 anni. La capacità insediativa prevista nell’ambito delle azioni del DdP è così stimata:

5 anni Completamento PGT

58 106

Tabella 15: Popolazione insediabile nell’ambito del solo DdP alle diverse soglie temporali. Sulla base di tale analisi, si evidenzia che il soddisfacimento delle necessità legate alla tendenza evolutiva della popolazione per i prossimi 5 anni sono integralmen- te soddisfatte dalle previsioni del PGT. Non si rilevano quindi incongruenze o criticità legate all’incremento di popolazio- ne per quanto riguarda il soddisfacimento della domanda di residenza (come sti- mata nella sezione 6.5.1.1.1) che risulta ampiamente soddisfatta dagli ambiti di trasformazione residenziale. Nell’ambito della procedura di VAS è stata valutata l’opportunità della riduzione della superficie/numero degli ambiti di trasformazione a carattere residenziale, al fine di renderli congruenti al previsto sviluppo della popolazione con soglia tem- porale di 5 anni (riduzione della capacità edificatoria e, conseguentemente, del consumo di suolo): il modesto sovradimensionamento del PGT, anche a fronte dell’incertezza delle proiezioni demografiche evidenziata nella sezione 6.5.1.1.1, è giudicato compatibile con le caratteristiche del territorio comunale, la struttura esistente dell’urbanizzato che presenta necessità di ricucitura / miglioramento qualitativo (anche urbanistico) nel suo complesso e la necessità di garantire ido- nei standard di concorrenzialità nell’offerta di residenza (calmieramento dei prezzi di vendita).

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6.5.2.2 Salute pubblica In questa sezione si sono verificati, indipendentemente dalla componente della matrice ambientale / antropica, quali possono essere gli elementi di pregiudizio per la salute pubblica e la pubblica incolumità.

6.5.2.2.1 Rischio naturale Propedeuticamente alla stesura del PGT, si sono analizzate le situazioni di rischio idrogeologico ed idraulico presenti sul territorio. Conseguentemente in tutte le scelte di PGT (non solo di quelle contenute nel DdP) sono state operate conside- rando come vincoli ineliminabili o difficilmente eliminabili quelli derivanti dalla possibile presenza di elementi di dissesto idrogeologico (derivante da pregressi utilizzi delle aree) od idraulico.

6.5.2.2.2 Inquinamento elettromagnetico In ambito comunale è presente una sola fonte di possibile significativo inquina- mento elettromagnetico. È rappresentata dall’elettrodotto che lambisce la porzio- ne orientale del capoluogo. Il DdP, nell’intento di ricomprendere in ambiti di trasformazione aree già com- promesse dal punto di vista naturalistico / biologico, in corrispondenza dell’ambito di trasformazione A è stata inclusa anche una porzione di territorio prossima ad un elettrodotto. Per tale elettrodotto, a cura del soggetto gestore, era stata definita una fascia di rispetto ai sensi della L. 36/2001 con imposizione di una fascia di servitù per i terreni ricompresi in tale fascia. Attualmente i riferimenti normativi, con relative modalità di calcolo delle fasce di rispetto, sono stati modificati. Conseguentemente, in riferimento all’articolo 4 del DPCM 8 luglio 2003, deve essere previsto a carico del soggetto attuatore che in “… sede di progettazione degli interventi o delle aree…” sia definita (con l’obbligatoria collaborazione del soggetto gestore) compiutamente la fascia di ri- spetto ai sensi del d.lgs 1115/2008. Nella documentazione di supporto al PGT viene indicato l’andamento dell’elettrodotto con la fascia di rispetto di prima approssimazione; sarà cura del soggetto attuatore dell’ambito A determinare compiutamente la fascia di rispetto ai sensi del d.lgs 1115/2008 o, se lo ritiene opportuno, prevederne lo spostamen- to o interramento.

6.5.2.2.3 Inquinamento acustico L’attuazione del PGT non comporta significative alterazioni del clima acustico del- la zona; anzi, in conseguenza della previsione di definire, nell’ambito del PdR, degli accorgimenti per migliorare la compatibilità delle destinazioni produttive contigue alla residenza, oltre all’auspicabile realizzazione della variante alla SS 42, si prevede un generale miglioramento del clima acustico. Gli interventi legati al DdP risultano ininfluenti rispetto al clima acustico rispetto ai potenziali ricettori.

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6.5.2.2.4 Bonifica dei suoli All’interno del territorio comunale non sono presenti aree la cui qualità dei suoli è stata compromessa.

6.5.3 Valutazioni inerenti la variante La variante, non intervenendo su parametri edificatori o sulla capacità edificatoria complessiva e non introducendo diverse destinazioni d’uso, non altera le valuta- zioni riportate nella VAS del PGT vigente per tali aspetti; le azioni di variante a- vente riflessi a carattere edilizio sono esterne a situazioni di pregiudizio della sa- lute pubblica (rischio naturale, l’inquinamento elettromagnetico, l’inquinamento acustico e la bonifica dei suoli). Le azioni contemplate dalla variante non producono quindi effetti significativi sul- la componente ambientale in esame o, comunque, effetti differenti rispetto a quelli valutati nell’ambito della procedura di VAS che ha accompagnato la reda- zione del PGT vigente.

6.6 PAESAGGIO E BENI CULTURALI

6.6.1 Elementi di riferimento Sulla base della documentazione allegata al PTCP della provincia di Bergamo, si ricava che il territorio di Cenate Sotto si inserisce nell’Unità ambientale della bas- sa Val Cavallina. Tale unità è caratterizzata dalle propaggini collinari e da vallette solcate da torrenti che conferiscono nello specifico fisionomie ambientali partico- lari che assurgono a ruolo di connotazioni d’ambito di valenza paesistico ambien- tale. Il fenomeno paesistico maggiormente negativo consiste nella diffusione in- sediativa a carattere produttivo che ha occupato la piana, conurbando gli inse- diamenti esistenti ed impedendone la percezione dei luoghi. Lo studio di settore Risorse naturali e sistema del verde , predisposto per l’elaborazione del PTCP, suddivide il territorio bergamasco all’interno di differenti Unità territoriali. Ad ogni unità territoriale sono attribuiti una serie di valori relativi alle diverse funzionalità del sistema naturale, da cui si ricava un Indice di impor- tanza territoriale . Tale indice esprime la partecipazione dei Sistemi Verdi alla edificazione della so- stenibilità del territorio, disaggregato per ambiti territoriali e per classi di valore e di qualità. In sostanza, l’indice fornisce indicazioni non solo dal punto di vista na- turalistico, ma anche paesaggistico, produttivo, di protezione idrologica e idro- geologica ed infine turistico – ricreativo. I valori medi relativamente agli ambiti territoriali sono i seguenti: ¬ Pianura → 17,31 ¬ Collina → 20,47 ¬ Montagna → 19,85 Il territorio di Cenate Sotto risulta inserito all’interno di diverse Unità territoriali, nello specifico si tratta:

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¬ unità territoriale PB1 – Pianura – Pianura Pedecollinare: – Gru- mello del Monte ¬ unità territoriale CE3 – Collina – Bassa Valle Cavallina ( – Albano S. Alessandro) – versante destro. Le schede relative alle unità territoriali sono riportate in Figura 14 e in Figura 15. Per le unità di interesse, l’Indice di Importanza territoriale risulta essere pari a: ¬ Unità territoriale PB1 → 16 ¬ Unità territoriale CE3 → 19 Entrambi gli indici risultano essere inferiori a quello medio di riferimento, cosa che può essere messa in relazione ad un’elevata presenza di urbanizzato; per queste unità le principali cause di rischi e minacce sono riassunti nella Tabella 16.

Tipologia Unità Rischi e minacce Distruzione di habitat naturali Aree di alta pianura che conserva- Riduzione di biodiversità paesaggistica no una connotazione naturalistica PB1 Frammentazione e che fungono da nodo di connes- sione tra collina e pianura Perdita di risorse biologiche Conurbazione Aree a caratterizzazione forestale Omogenizzazione del paesaggio CE3 ad elevata diversità Aumento effetti inquinanti Tabella 16: Principali rischi e minacce per le unità PB1 e CE3 (Fonte: studio di settore Risorse natu- rali e sistema del verde).

Figura 14: Scheda relativa all’unità PB1 (Fonte: studio di settore Risorse naturali e sistema del ver- de). 95 COMUNE DI CENATE SOTTO (BG) – VARIANTE N. 1 AL PIAN O DI GOVERNO DEL TERRITORIO RAPPORTO PRELIMINARE PER LA VERIFICA DI ASSOGGETTAB ILITÀ ALLA VAS

Figura 15: Scheda relativa all’unità CE3 (Fonte: studio di settore Risorse naturali e sistema del ver- de).

Elementi di significativo impatto paesistico in ambito comunale, sono rappresen- tati dall’area industriale presente nella parte pianeggiante del territorio.

6.6.2 Valutazioni correlate al PGT vigente Oltre agli ambiti di tutela paesaggistica e/o paesistica individuati dalla normativa (con particolare riguardo al PTR / PTCP), durante la stesura del quadro conosciti- vo ed orientativo del PGT, si sono individuati ambiti rilevanti dal punto di vista paesaggistico. Questi ambiti sono stati sottoposti a regimi di significativa tutela mediante la predisposizione nel DdP della “Carta di sensibilità paesistica”. Nessuno degli ambiti di trasformazione si colloca in ambiti significativamente sen- sibili dal punto di vista paesistico. In ogni caso, per gli ambiti di trasformazione sono state implementate nel DdP specifiche prescrizioni per un ottimale inseri- mento paesaggistico degli interventi.

6.6.3 Valutazioni inerenti la variante Alcune modifiche previste per la pianificazione vigente sono correlate ad un in- cremento del grado di protezione paesaggistica, in quegli ambiti nei quali la pres- sione antropica è storicamente limitata, mediante l’assoggettamento di una signi- ficativa porzione di territorio comunale alle disposizioni di cui all’art. 17 delle NTA del PTPR; tale significativo intervento sulla pianificazione vigente non genera pe- rò effetti ambientali negativi e, quindi, risulta ininfluente rispetto agli indirizzi di tutela di cui alla Direttiva 2001/42/CE.

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Negli altri aspetti, la variante, non intervenendo su parametri edificatori o sulla capacità edificatoria complessiva e non introducendo diverse destinazioni d’uso, non altera le valutazioni riportate nella VAS del PGT vigente per tali aspetti. Le azioni di variante correlate ad elementi edificatori non producono effetti significa- tivi sulla componente ambientale in esame o, comunque, effetti differenti rispetto a quelli valutati nell’ambito della procedura di VAS che ha accompagnato la reda- zione del PGT vigente; essendo di limitato “peso paesaggistico”, sono sufficienti le indicazioni fornite dalla carta sensibilità paesistica di cui è dotato il PGT e della relativa normativa per la corretta valutazione dell’attuazione della variante per tali aspetti.

6.7 LE PRESSIONI ANTROPICHE PRINCIPALI : ENERGIA , RIFIUTI E TRASPORTI

6.7.1 Elementi di riferimento

6.7.1.1 Energia Per quanto riguarda l’energia non sono disponibili particolari informazioni a scala comunale. Dalla Relazione provinciale sullo stato dell’ambiente emerge che nel 2003/2004 il consumo energetico unitario è stato pari a 2,16 TEP/abitante (1,94 nel 1997), inferiore sia al valore nazionale (2,30 TEP/abitante – 1,98 nel 1997), sia a quello lombardo (2,96 TEP/abitante – 2,44 nel 1997). Sempre secondo tale studio sui consumi energetici provinciali si può osservare come il gas naturale costituisca da solo oltre il 60% delle fonti energetiche in Provincia di Bergamo, seguito dai combustibili per autotrazione, con una quota totale di circa il 25%. Decisamente limitato è invece il contributo del gasolio per riscaldamento, del gasolio agricolo e del GPL. Più in dettaglio, il Sistema Informativo Regionale Energia e Ambiente (SIRENA) raccoglie le informazioni relative al sistema energetico locale (consumi finali di energia ed associate emissioni di gas serra). Le informazioni presentano un det- taglio a livello comunale e sono derivate dai dati del Bilancio Energetico Provin- ciale, disaggregati secondo opportuni indicatori statistici (popolazione, addetti, ecc.) e tenendo conto di alcune informazioni puntuali.

Grafico 3: Caratteristiche delle fonti energetiche Grafico 4: Ripartizione per tipologia dei consumi impiegate in ambito comunale. energetici in ambito comunale.

I consumi energetici finali comunali sono suddivisi per i diversi settori d’uso (resi-

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denziale, terziario, agricoltura, industria e trasporti) e per i diversi vettori impie- gati (gas naturale, energia elettrica, ecc.), con l’esclusione della produzione di energia elettrica. Nel comune di Cenate Sotto, nel 2007 si è avuto un consumo finale di energia pari a 7.959 tonnellate equivalenti di Petrolio (TEP). La maggior parte (Grafico 3) viene fornita dal gas naturale (43,78%), segue l’energia elettrica (38,88 %), il gasolio (7,24%), biomasse (4,72%). Secondo i dati riferiti al 2007, l’utilizzo di fonti rinnovabili è ancora limitato. Il so- lare termico, copriva nel 2007 lo 0,0037% del fabbisogno, viene sfruttato princi- palmente nelle residenze ed in minima parte da industrie e terziario. La geoter- mia non risulta significativa nel 2007. Le biomasse rappresentano il 4,72% circa e sono sfruttate quasi esclusivamente nel residenziale, i biocombustibili usati nei trasporti arrivano nel 2007 allo 0,35%.

SETTORE FONTE Trasporti ENERGETICA Residenza Terziario Industria Agricoltura Totale % urbani òòò Energia 298 175 2503 0 5 2.981,00 38,88 elettrica Gas naturale 1580 172 1603 0 2 3.357,00 43,78 Gasolio 133 22 524 31 555,00 7,24 GPL 101 33 18 0 18,00 0,23 Olio 3 0 109 0 0 112,00 1,46 combustibile Biomasse 362 0 0 0 0 362,00 4,72 Solare 0 0 0 0 0 0,00 0,00 Benzina 0 0 0 256 0 256,00 3,34 Biocombust. 0 0 0 27 0 27,00 0,35 Totale 2.477,00 402,00 109,00 825,00 38,00 7.668,00 % 32,30 5,24 1,42 10,76 0,50 Tabella 17: Consumi energetici in ambito comunale nel 2007 (espressi in TEP) ripartiti per fonte energetica impiegata e settore di impiego.

6.7.1.2 Rifiuti Per quanto riguarda la problematica della produzione di rifiuti, alcuni dati a livello comunale sono disponibili nel Rapporto sulla produzione di rifiuti solidi urbani e sull’andamento della raccolta differenziata relativo all’anno 2008, redatto a cura della Provincia di Bergamo.

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La produzione totale di rifiuti solidi urbani (quale somma di indifferenziati, in- gombranti, derivati da spazzamento strade e raccolta differenziata) per l’anno 2006 è stata pari a 1.536.277 kg, con una percentuale di raccolta differenziata pari al 56.14%. Le frazioni merceologiche raccolte in modo differenziato nel comune di Cenate Sotto e le relative quantità, sempre riferite al 2008, sono le seguenti: ¬ accumulatori al piombo (980 kg/anno) ¬ batterie e pile (293 kg/anno) ¬ carta e cartone (174.130kg/anno) ¬ contenitori T/F (1.028 kg/anno) ¬ farmaci (283 kg/anno) ¬ F.O.R.S.U. (152.840 kg/anno) ¬ legno (85.630 kg/anno) ¬ metalli ferrosi (27.750 kg/anno) ¬ olio minerale esausto (280 kg/anno) ¬ olio vegetale (320 kg/anno) ¬ plastica (44.130 kg/anno) ¬ pneumatici (2.830 kg/anno) ¬ RAEE (20.743 kg/anno) ¬ scarti vegetali (224.300 kg/anno) ¬ stracci ed indumenti dismessi (9.600 kg/anno) ¬ vetro (117.360 kg/anno)

6.7.1.3 Trasporti Dall’analisi della documentazione allegata al PTCP (allegato D5) risulta che il co- mune di Cenate Sotto è marginalmente interessato da una struttura viaria di una certa importanza (Figura 16). Si tratta della SS 42 direttrice per la Val Cavallina, per la quale è prevista una variante con un nuovo asse stradale di collegamento con la SS 671. Il primo lotto, da Albano S. Alessandro a Trescore Balneario, costituisce un primo stralcio della Variante alla SS 42 lungo la Valle Cavallina ed è indispensabile per l’accessibilità all’Interporto di Montello. Il tratto in sede nuova, a semplice car- reggiata, ha una lunghezza di 4 Km e si connette alla SS 42 a Cenate Sotto e alla SP 89 a Trescore Balneario. Il secondo tratto, da Trescore Balneario a , ha una lunghezza di 20 Km circa. Il progetto di massima predisposto negli anni ‘90, prevede un tracciato che si sviluppa prevalentemente in galleria (circa 10 km) localizzato in sponda destra del fiume Cherio e del lago di Endine. Il tracciato alternativo sviluppato più recen-

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temente, prevede un percorso in sponda sinistra del Cherio fino a , per poi passare in sponda destra fino a Pianico tenendosi a mezza costa e formando una strada di “cornice” al di sopra dei centri abitati. Su questo tratto, si possono individuare tre lotti, prioritari: Variante di Trescore – , Variante di e Variante di Casazza.

Figura 16: Direttrice Val Cavallina – SS 42 (Fonte: PTCP Provincia BG)

Il recupero dell’attuale SS 42 a strada urbana favorirebbe la fruizione degli ambiti naturalistici presenti lungo tutta la valle, con grande beneficio per lo sviluppo del- le potenzialità territoriali.

6.7.2 Valutazioni correlate al PGT vigente

6.7.2.1 Energia L’attuazione del PGT comporterà un incremento del fabbisogno energetico in am- bito comunale, soprattutto legato all’ampliamento dell’offerta residenziale. Considerando i consumi medi riportati nella sezione 6.7.1.1, gli incrementi di po- polazione previsti nella sezione 6.5.2.1 e considerando le modalità di attuazione del PGT, si può prevedere l’incremento di fabbisogno energetico alle diverse so- glie di attuazione del PGT. Sulla base di quanto riportato in Tabella 18, alla soglia temporale di 5 anni dall’approvazione del PGT si ha un incremento del fabbiso- gno energetico connesso alla residenza e terziario di circa il 11,25%, per l’industria non si prevede incremento e relativamente al comparto agricolo si pre- vede un decremento pari a – 0,37%.

SETTORE FONTE Trasporti ENERGETICA Residenza Terziario Industria Agricoltura Totale % urbani òòò Energia 401,01 235,49 2766,22 0,00 4,88 3.407,60 35,20 elettrica

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SETTORE Gas naturale 2126,17 231,46 1771,58 0,00 1,95 4.131,16 42,68 Gasolio 178,98 29,60 0,00 705,14 30,27 943,99 9,75 GPL 135,91 44,41 0,00 24,22 0,00 204,54 2,11 Olio 4,04 0,00 120,46 0,00 0,00 124,50 1,29 combustibile Biomasse 487,14 0,00 0,00 0,00 0,00 487,14 5,03 Solare 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 Benzina 0,00 0,00 0,00 344,49 0,00 344,49 3,56 Biocombust. 0,00 0,00 0,00 36,33 0,00 36,33 0,38 Totale 3.333,25 540,96 4.658,26 1.110,18 37,10 9.679,75 % 34,44 5,59 48,12 11,47 0,38 Tabella 18: Fabbisogno di energia previsto alla soglia di 5 anni dall’approvazione del PGT.

Sulla base di quanto riportato in Tabella 19, a completa attuazione del PGT dall’approvazione del PGT si ha un incremento del fabbisogno energetico connes- so alla residenza e terziario di circa il 20,53%, per l’industria si prevede anche in questo caso nessun e relativamente al comparto agricolo si prevede un decre- mento pari a – 0,67%.

SETTORE FONTE Trasporti ENERGETICA Residenza Terziario Industria Agricoltura Totale % urbani òòò Energia 396,97 233,12 2766,22 0,00 4,87 3.401,18 34,97 elettrica Gas naturale 2104,71 229,12 1771,58 0,00 1,95 4.107,36 42,23 Gasolio 177,17 29,31 0,00 758,92 30,18 995,58 10,24 GPL 134,54 43,96 0,00 26,07 0,00 204,57 2,10 Olio 4,00 0,00 120,46 0,00 0,00 124,46 1,28 combustibile Biomasse 482,22 0,00 0,00 0,00 0,00 482,22 4,96 Solare 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 Benzina 0,00 0,00 0,00 370,77 0,00 370,77 3,81 Biocombust. 0,00 0,00 0,00 39,10 0,00 39,10 0,40 Totale 3.299,61 535,51 4.658,26 1.194,86 37,00 9.725,24

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SETTORE % 33,93 5,51 47,90 12,29 0,38 Tabella 19: Fabbisogno di energia previsto a completa attuazione del PGT.

Per il comparto produttivo si potrebbe prevedere un contenimento del fabbisogno energetico per via del modesto intervento del PGT. Infatti, sia la normativa di PGT che quella Nazionale incentivano l’ottimizzazione dell’uso dell’energia e, quindi, si potrebbe prevedere una stabilizzazione o addirittura una riduzione del fabbisogno energetico del comparto produttivo di Cenate Sotto; relativamente a- gli interventi unitari previsti dal PdR, attuabili presumibilmente od in parte oltre la soglia dei 5 anni, potrebbero anche questi essere considerati con bilancio energe- tico nullo in quanto la dismissione delle attività produttive / riqualificazione dell’esistente produce dei risparmi energetici analoghi all’aggiuntivo fabbisogno legato al nuovo insediamento. Nelle tabelle connesse alle diverse soglie tempora- li, cautelativamente, sono stati conteggiati i consumi energetici come se non vi fosse alcuna compensazione. I valori di fabbisogno energetico determinati non tengono ovviamente conto del contributo dato dall’implementazione di fonti rinnovabili e/o soluzioni particolari di isolamento, legate alle forme incentivanti previste dal PGT. Tali forme possono consentire un abbattimento dei consumi stimati sino al 60% – 80%. Questa con- siderazione vale soprattutto per gli ambiti di trasformazione nei quali, come da normativa di PGT modificata in corso di VAS, si è imposto che gli edifici siano al- meno in classe energetica B.

6.7.2.2 Rifiuti L’attuazione del PGT comporterà la necessità di potenziamento della rete di rac- colta rifiuti per via dell’incremento della popolazione. Ripartendo la produzione di rifiuti (si veda la sezione 6.7.1.2) sul numero di abitanti attuali, si ricava che la produzione media procapite è pari a 490 kg/(ab · anno). La previsione di raccol- ta, non prevedendo migliori performances della raccolta differenziata, risulta pari a:

Produzione Produzione (tonn/anno) Frazione (Kg/ab · anno) 5 anni Completa attuazione Totale 489,9 1921,5 2064,2 Acc. al piombo 0,3 1,2 1,3 Carta e cartone 55,5 217,8 234,0 Metalli ferrosi 8,8 34,7 37,3 Plastica 14,1 55,2 59,3 Pneumatici 0,9 3,5 3,8 RAEE 6,6 25,9 27,9

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Scarti vegetali 71,5 280,5 301,4 Stracci/ind. dism. 3,1 12,0 12,9 Vetro 37,4 146,8 157,7 Legno 27,3 107,1 115,1 FORSU 48,7 191,2 205,4 Tabella 20: Incremento previsto della produzione di rifiuti (principali componenti).

Per quanto riguarda gli interventi unitari previsti dal PdR, si è cautelativamente considerato un bilancio di produzione rifiuti non nullo: questo anche se la dismis- sione dell’attività produttiva riduce la quantità di rifiuti prodotti ed in generale si considera che tale riduzione sia di entità analoga all’aggiuntiva produzione legata alla residenza. Al fine di migliorare le performances di raccolta differenziata necessariamente si devono prevedere, nel Regolamento Edilizio, soluzioni per incentivare / facilitare la raccolta differenziata. Tali soluzioni sono di almeno due livelli (oltre alle neces- sarie e periodiche informative sull’opportunità della raccolta differenziata): ¬ implementazione per ogni struttura (condominio, villetta, porzione alberghiera o commerciale) di idonei locali che permettano di effettuare una raccolta dif- ferenziata di almeno 5 frazioni (vetro, umido, secco, carta e metalli) e che siano di facile accessibilità da parte degli utenti;

Fotografia 1: Esempio di implementazione urbanistica delle Fotografia 2: Esempio di implementazione urbanistica delle soluzioni di raccolta differenziata. soluzioni di raccolta differenziata.

¬ implementazione nella fase di progettazione definitiva delle opere di urbaniz- zazione, di punti in cui prevedere l’accumulo delle frazioni separate per la successiva raccolta (si veda Fotografia 1 e Fotografia 2). La raccolta potrà anche essere prevista in cassoni interrati, con connessione in superficie costi- tuita da una singola bocca. All’atto della raccolta, i cassoni, attraverso un si- stema idraulico, saranno portati in superficie e ribaltati nel compattatore di raccolta dei rifiuti (soluzione già collaudata in alcune città, es. Ajaccio). Que- sto consente di evitare i periodici degradi della vivibilità dei nuclei edificati e legati ad accumuli temporanei di rifiuti in attesa di essere raccolti.

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6.7.2.3 Trasporti Il traffico che si prevede generato dall’attuazione del PGT è essenzialmente cor- relato alla componente residenziale, constatata l’assenza di ampliamenti di com- plessi produttivi. Considerando che è prevista la riqualificazione (di competenza provinciale e quindi sovracomunale) della SP ex SS42, con realizzazione di un nuovo asse di penetrazione nell’abitato di Cenate Sotto, l’incremento di traffico legato alla com- pleta attuazione del PGT non porta a situazioni critiche nei comuni contermini. L’asse di penetrazione collega la viabilità sovracomunale con la rete locale in po- sizione baricentrica (analoga all’attuale).

6.7.3 Valutazioni inerenti la variante La variante, non intervenendo su parametri edificatori o sulla capacità edificatoria complessiva e non introducendo diverse destinazioni d’uso, non altera le valuta- zioni inerenti i fabbisogni riportate nella VAS del PGT vigente. Le azioni contemplate dalla variante non producono quindi effetti significativi sul- la componente ambientale in esame o, comunque, effetti differenti rispetto a quelli valutati nell’ambito della procedura di VAS che ha accompagnato la reda- zione del PGT vigente.

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7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

A seguito dell’avvio del procedimento per la realizzazione della Variante N. 1 al PGT si è attivato il processo partecipativo mediante raccolta di suggerimenti e/o proposte. Nell’ambito di tale fase sono pervenuti diversi suggerimenti per l’individuazione dei possibili contenuti della variante, nessuno dei quali però rite- nuto significativo per le modalità di attuazione della procedura di verifica di as- soggettabilità alla VAS o alla procedura di VAS vera e propria. Sulla base delle indicazioni preliminari per la formazione della variante come sin- tetizzate in Tabella 1 di pagina 3, sulla base del processo logico riportato nel Grafico 5, si è verificata quale procedura seguire nell’ambito della valutazione ambientale di accompagnamento della variante.

intervento con valenza territoriale Nessuna verifica di che comporta variante urbanistica NO assoggettabilità alla VAS o Definizione a piani e programmi; procedura di VAS attivabile preliminare contenuti presenza di un livello di definizione della variante dei contenuti di pianificazione territoriale idoneo a consentire una variante urbanistica SI

Presenza di ALMENO UNO dei seguenti casi di azione pianificatoria: a) rettifiche di errori materiali; b) modifiche necessarie per l'adeguamento del piano alle previsioni localizzative immediatamente cogenti contenute negli strumenti nazionali, regionali o provinciali di pianificazione territoriale, già oggetto di SI valutazione ambientale; c) varianti localizzative, ai fini dell'apposizione del vincolo espropriativo, per opere già cartograficamente definite e valutate in piani sovraordinati o per la reiterazione del vincolo stesso; d) modifiche dei piani e dei programmi elaborati per la pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli conseguenti a provvedimenti di autorizzazione di opere singole che hanno per legge l'effetto di variante ai suddetti piani e programmi, ferma restando l'applicazione della disciplina in materia di VIA, la valutazione Nessuna verifica di ambientale strategica non è necessaria per la localizzazione delle singole opere; assoggettabilità alla VAS o e) varianti urbanistiche previste dall'art. 95 - bis ("Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari") della procedura di VAS attivabile LR 12/2005 che determinano l'uso di piccole aree a livello locale, ovvero modifiche minori del piano dei servizi e del piano delle regole.

NO SI

Presenza di TUTTI i seguenti casi di azione pianificatoria: a) non costituiscono quadro di riferimento per l'autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), attualmente integralmente sostituita Possibile effettuare una verifica dalla Direttiva 2011/92/UE; di assoggettabilità alla VAS b) non producono effetti sui siti di cui alla direttiva 92/43/CEE (aree della rete di Natura 2000); c) determinano l'uso di piccole aree a livello locale e/o comportano modifiche minori alla pianificazione.

Il Piano produce effetti NO significativi sull'ambiente?

SI NO Obbligo di attivare una procedura di VAS

Procedura di VAS non necessaria

Grafico 5: Processo logico ai fini dell’identificazione della necessità di una procedura di VAS che ac- compagni la formazione della variante.

Sulla base di quanto riportato nel Grafico 5, considerando i contenuti della va- riante, è possibile effettuare una verifica di assoggettabilità alla VAS; infatti la va-

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riante: a) non costituisce quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), attualmente integralmente sostituita dalla Direttiva 2011/92/UE; b) non produce effetti sui siti di cui alla direttiva 92/43/CEE (aree della rete di Natura 2000); c) determina l’uso di piccole aree a livello locale e/o comporta modifiche minori alla pianificazione. In riferimento all’aspetto dell’uso di piccole aree a livello locale e per le modifiche minori riportato al paragrafo 3 dell’art. 3 della Direttiva 2001/42/CE, non essendo codificata a livello normativo l’entità delle “piccole aree ” e delle “modifiche mino- ri ”, tale valutazione risulta soggettiva. Al fine di ovviare a tale soggettività, si può fare riferimento al documento “Attua- zione della Direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di de- terminati piani e programmi sull’ambiente ” del 2003 il quale evidenzia che “Il cri- terio chiave per l’applicazione della direttiva, tuttavia, non è la dimensione della area contemplata ma la questione se il piano o il programma potrebbe avere ef- fetti significativi sull’ambiente. Un piano o programma che secondo gli Stati membri potrebbe avere effetti significativi sull’ambiente deve essere sottoposto a valutazione ambientale anche se determina soltanto l’utilizzo di una piccola zona a livello locale ”. Similmente, l’espressione “modifiche minori ” deve essere consi- derata nel contesto del piano o del programma che viene modificato e della pro- babilità che esso possa avere effetti significativi sull’ambiente. In sostanza l’art. 3, paragrafo 3 della Direttiva riconosce che una modifica può essere di ordine talmente piccolo da non potere verosimilmente avere effetti si- gnificativi sull’ambiente, ma dispone comunque che nei casi in cui è probabile che la modifica di un piano o di un programma abbia effetti significativi sull’ambiente debba essere effettuata una valutazione a prescindere dall’ampiezza della modifi- ca. Sulla base del documento di attuazione della Direttiva 2001/42/CE, risulta in de- finitiva evidente che l’elemento centrale della verifica dimensionale e di rilevanza è direttamente connessa più che a parametri dimensionali definibili aprioristica- mente, agli effetti (più o meno negativi ed importanti) che la variante è in grado di produrre sull’ambiente, essendo il criterio verificato solo laddove questi ultimi risultino essere non significativi . Come evidenziato in Tabella 1, l’intervento di variante sulla pianificazione vigente non comporta un significativo coinvolgimento, con trasformazione d’uso, di nuove aree rispetto a quanto contemplato nel PGT e, quindi, anche sulla base delle con- siderazioni riportate nei capitoli 4, 5 e 6, non sono identificabili effetti negativi si- gnificativi per i quali risulti necessario attuare una procedura di VAS al fine di va- lutare anche eventuali alternative ed analisi maggiormente approfondite.

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Conseguentemente la variante proposta presenta le caratteristiche per non esse- re assoggettata a VAS. Non risulta inoltre necessario provvedere a modifiche od adeguamenti del moni- toraggio previsto dalla VAS che ha accompagnato la formazione del PGT vigente in quanto la variante, non intervenendo su parametri edificatori o sulla capacità edificatoria complessiva e non introducendo diverse destinazioni d’uso, non ri- chiede ulteriori e diversi indicatori di processo, di contesto o risultato.

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APPENDICE UNO

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APPENDICE DUE

OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO TERRITORIALE REGIONALE DELLA REGIONE LOMBARDIA

1. Favorire, come condizione necessaria per la valorizzazione dei territori, l’innovazione, lo sviluppo della conoscenza e la sua diffusione: in campo produtti- vo (agricoltura, costruzioni e industria), anche in funzione di ridurne l’impatto sull’ambiente; nella gestione e nella fornitura dei servizi (dalla mobilità ai servizi); nell’uso delle risorse e nella produzione di energia e nelle pratiche di governo del territorio, prevedendo processi partecipativi e diffondendo la cultura della pre- venzione del rischio; 2. Favorire le relazioni di lungo e di breve raggio, tra i territori della Lombardia e tra il territorio regionale e l’esterno, intervenendo sulle reti materiali (infrastruttu- re di trasporto e reti tecnologiche) e immateriali (sistema delle fiere, sistema del- le università, centri di eccellenza, network culturali), con attenzione alla sosteni- bilità ambientale e all’integrazione paesaggistica; 3. Assicurare, a tutti i territori della regione e a tutti i cittadini, l’accesso ai servizi pubblici e di pubblica utilità, attraverso una pianificazione integrata delle reti della mobilità, tecnologiche, distributive, culturali, della formazione, sanitarie, energe- tiche e dei servizi; 4. Perseguire l’efficienza nella fornitura dei servizi pubblici e di pubblica utilità, agendo sulla pianificazione integrata delle reti, sulla riduzione degli sprechi e sul- la gestione ottimale del servizio; 5. Migliorare la qualità e la vitalità dei contesti urbani e dell’abitare nella sua ac- cezione estensiva di spazio fisico, relazionale, di movimento e identitaria (contesti multifunzionali, accessibili, ambientalmente qualificati e sostenibili, paesaggisti- camente coerenti e riconoscibili) attraverso: la promozione della qualità architet- tonica degli interventi; la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici; il recu- pero delle aree degradate; la riqualificazione dei quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica; l’integrazione funzionale; il riequilibrio tra aree marginali e centrali; la promozione di processi partecipativi; 6. Porre le condizioni per un’offerta adeguata alla domanda di spazi per la resi- denza, la produzione, il commercio, lo sport e il tempo libero, agendo prioritaria- mente su contesti da riqualificare o da recuperare e riducendo il ricorso all’utilizzo di suolo libero; 7. Tutelare la salute del cittadino, attraverso il miglioramento della qualità dell’ambiente, la prevenzione e il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico, luminoso e atmosferico; 8. Perseguire la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di utiliz- zo del territorio, agendo sulla prevenzione e diffusione della conoscenza del ri- schio (idrogeologico, sismico, industriale, tecnologico, derivante dalla mobilità, dagli usi del sottosuolo, dalla presenza di manufatti, dalle attività estrattive), sulla

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pianificazione e sull’utilizzo prudente e sostenibile del suolo e delle acque; 9. Assicurare l’equità nella distribuzione sul territorio dei costi e dei benefici eco- nomici, sociali ed ambientali derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio; 10. Promuovere l’offerta integrata di funzioni turistico – ricreative sostenibili, mettendo a sistema le risorse ambientali, culturali, paesaggistiche e agroalimen- tari della regione e diffondendo la cultura del turismo non invasivo; 11. Promuovere un sistema produttivo di eccellenza attraverso: il rilancio del si- stema agroalimentare come fattore di produzione ma anche come settore turisti- co, privilegiando le modalità di coltura a basso impatto e una fruizione turistica sostenibile; il miglioramento della competitività del sistema industriale tramite la concentrazione delle risorse su aree e obiettivi strategici, privilegiando i settori a basso impatto ambientale; lo sviluppo del sistema fieristico con attenzione alla sostenibilità; 12. Valorizzare il ruolo di Milano quale punto di forza del sistema economico, cul- turale e dell’innovazione e come competitore a livello globale; 13. Realizzare, per il contenimento della diffusione urbana, un sistema policentri- co di centralità urbane compatte ponendo attenzione al rapporto tra centri urbani e aree meno dense, alla valorizzazione dei piccoli centri come strumenti di presi- dio del territorio, al miglioramento del sistema infrastrutturale, attraverso azioni che controllino l’utilizzo estensivo di suolo; 14. Riequilibrare ambientalmente e valorizzare paesaggisticamente i territori della Lombardia, anche attraverso un attento utilizzo dei sistemi agricolo e forestale come elementi di ricomposizione paesaggistica, di rinaturalizzazione del territorio, tenendo conto delle potenzialità degli habitat; 15. Supportare gli Enti Locali nell’attività di programmazione e promuovere la sperimentazione e la qualità programmatica e progettuale, in modo che sia ga- rantito il perseguimento della sostenibilità della crescita nella programmazione e nella progettazione a tutti i livelli di governo; 16. Tutelare le risorse scarse (acqua, suolo e fonti energetiche) indispensabili per il perseguimento dello sviluppo attraverso l’utilizzo razionale e responsabile delle risorse anche in termini di risparmio, l’efficienza nei processi di produzione ed e- rogazione, il recupero e il riutilizzo dei territori degradati e delle aree dismesse, il riutilizzo dei rifiuti; 17. Garantire la qualità delle risorse naturali e ambientali, attraverso la progetta- zione delle reti ecologiche, la riduzione delle emissioni climalteranti ed inquinanti, il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagneti- co e luminoso, la gestione idrica integrata; 18. Favorire la graduale trasformazione dei comportamenti, anche individuali, e degli approcci culturali verso un utilizzo razionale e sostenibile di ogni risorsa, l’attenzione ai temi ambientali e della biodiversità, paesaggistici e culturali, la fruizione turistica sostenibile, attraverso azioni di educazione nelle scuole, di for-

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mazione degli operatori e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica; 19. Valorizzare in forma integrata il territorio e le sue risorse, anche attraverso la messa a sistema dei patrimoni paesaggistico, culturale, ambientale, naturalistico, forestale e agroalimentare e il riconoscimento del loro valore intrinseco come ca- pitale fondamentale per l’identità della Lombardia; 20. Promuovere l’integrazione paesistica, ambientale e naturalistica degli inter- venti derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio, tramite la promozione della qualità progettuale, la mitigazione degli impatti ambientali e la migliore contestualizzazione degli interventi già realizzati; 21. Realizzare la pianificazione integrata del territorio e degli interventi, con par- ticolare attenzione alla rigorosa mitigazione degli impatti, assumendo l’agricoltura e il paesaggio come fattori di qualificazione progettuale e di valorizzazione del territorio; 22. Responsabilizzare la collettività e promuovere l’innovazione di prodotto e di processo al fine di minimizzare l’impatto delle attività antropiche sia legate alla produzione (attività agricola, industriale, commerciale) che alla vita quotidiana (mobilità, residenza, turismo); 23. Gestire con modalità istituzionali cooperative le funzioni e le complessità dei sistemi transregionali attraverso il miglioramento della cooperazione; 24. Rafforzare il ruolo di “Motore Europeo” della Lombardia, garantendo le condi- zioni per la competitività di funzioni e di contesti regionali forti.

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