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Numero XVII Estate 2017 futuro anteriore Sommario L'Editorial L’Editorial 3 InSistenze 4 Gusci vuoti alla dervia di Simone Scaloni 5 Nella sottrazione utile... di Anna Laura Longo 9 SETTEMBRE 2017 - N.17- ANNO 5 La cristallomanzia delle vite interrotte di Gioele Marchis 13 L’attimo al fulmicotone di Lucio Costantini 17 www.rivistadiwali.it InVerso 21 «No, non è detto che il passato sia già accaduto, così alla perfezione piattamente presente del digitale, che an- Gianluigi Miani 22 come non è detto che il futuro non lo sia ancora. È cer- nulla ogni profondità dimensionale. O come le visioni vo- Valentina Ciurleo 23 to questo il modo in cui spontaneamente pensiamo il lutamente caricaturali del futuro nella fantascienza, che Direttore Editoriale tempo, ma...Lo spazio di questo ma raccoglie le infinite sappiamo non si produrranno mai come le immaginiamo, Roberto Marzano 24 Maria Carla Trapani possibilità della rappresentazione artistica del futuro an- ma che hanno proprio nel loro essere improbabili la forza Martina Millefiorini 26 teriore, questo tempo strano che già sui banchi di scuola di una protesta, di una resistenza. A volte l’anticato e il Direttore Responsabile Dona Amati 28 ci appariva misterioso. Ma è tutto lì il senso del tempo: futuristico si fondono in una sola immagine doppiamente Flavio Scaloni nella possibilità di pensare adesso qualcosa che oggi o anacronistica, come nello Steampunk, in cui le due dire- Focus Haiku 30 domani sarà passata… zioni convergono in una sola immagine, in un solo suo- Redazione InStante 35 Sarà passata, eccolo un esempio del nostro tempo, no, in una sola parola di resistenza. Dona Amati, Pietro Bomba, Alessandra Carnovale, Carlo Tosti 36 punto d’incontro, o di cortocircuito, tra passato presente Laura Di Marco, Giulio Gonella, Letizia Leone, Sara e futuro. È sul fascino del passato-futuro, come resistenza al piat- Lombardo, Antonella Rizzo, Simone Scaloni Federica Vitale 38 Se il passato non passa ancora e il futuro è già qui, si in- to presente, che vi abbiamo invitati a creare: come sem- InMobile 42 vertono le direzioni abituali ed è questo il senso dell’arte, pre, in assoluta libertà, di rifiutare, fondere, cambiare… Ufficio Stampa spiazzare costruendo un nuovo nido, un Heimat che non contaminare». Les Mots Contaminés Futuro Anteriore o Presente Futuribile? di Sara Lombardo 43 è mai, non può esserlo, la stessa terra che abitammo un Diwali - Rivista Contaminata InContro 48 tempo. Igea Frezza Federici intervistata da Fiammetta Palpati 49 Perché il passato anche se non passa si trasforma, e il futuro anche se è già qui non è mai realmente ciò che InDicazioni 55 Diwali - Rivista Contaminata accadrà; entrambi ricevono il senso solo dal presente. Cartoline da Kiev di Andrea Cecon 56 Trimestrale di Arte & Letteratura Tarantismo e Armonia di Antonella Rizzo 58 Futuro anteriore evoca il misterioso intreccio di passato e futuro che è la stoffa, il suono e l’immagine del nostro In copertina: scultrua di Arman Fernandez InAscolto 60 presente, del tempo che non fugge solo in avanti, ma In quarta di copertina: scultura di Arman Fernandez Posseduta da Ghiaccio e Fuoco di Maurizio Coira 61 anche all’indietro. È anzi quasi teso allo stesso tempo, il presente, verso il passato e verso il futuro, tempi che Contatti a loro volta non esistono se non a partire dal presen- facebook.it/diwalirivistacontaminata te. Così, il futuro non è ciò che realmente avverrà, ma la [email protected] proiezione immaginifica del nostro presente, più o meno preveggente. E il passato non è ciò che realmente è av- Edizioni Les Mots Contaminés venuto, ma il ritorno fantasmatico di un presente-passa- to, più o meno allucinato. E consiste proprio in questo Associazione culturale no-profit il fascino, ora discreto ora sfrontato, del passato come 20, Rue Condorcet, 38000, Grenoble - Francia del futuro: nella distorsione, data dall’immagine concreta dell’anacronismo. Come l’effetto seppia, le macchie e le ISSN 2275-0606 imperfezioni che ricerchiamo in una resistenza inconscia 2 3 Insistenze>>> GUSCI VUOTI ALLA DERIVA SIMONE SCALONI In un volumetto di recente pubblicazione (Adelphi), dal titolo “L’ordine del tempo”, lo scienzia- to Carlo Rovelli, già noto al grande pubblico per le sue Sette brevi lezioni di fisica, sempre per Nel 1946 la grande guerra mondiale era appena finita, la con un piccolo terreno alle porte di New York, nel New Adelphi, prova a rivoluzionare le nostre idee sul tempo e a svelarci, con argomentazioni scientifi- radio faceva scoppiare il boogie-woogie nell’aria e si co- Jersey, e ci si trasferì in pianta stabile per farne una specie minciava a respirare l’aria fresca della rinascita, come una di fattoria. che, come quest’ultimo funzioni diversamente da quanto siamo portati a credere; e più si proce- brezza oceanica di cambiamenti e novità. Eppure, non per A South Brunswick, questo il nome esatto del villaggio che de nell’indagine, più ci si ritrova come quando si tiene in mano un fiocco di neve: man mano che tutti era così. Già allora New York doveva essere la metro- Segal elesse a sua residenza e rifugio, era nato uno dei lo studiamo ci si scioglie fra le dita fino a sparire. poli ipercinetica e frastornante, brulicante di vita ma anche primi esempi del Novecento americano di casa di campa- spaesante e straniante, come la conosciamo oggi e che gna produttrice d’arte e polli, che i giovani sposi presero sistenze>>> solitamente abbiamo davanti agli occhi. Forse lo era a tal subito ad allevare, al tempo stesso atelier artistico d’avan- In Seguendo questo dissolversi del tempo, almeno nella forma in cui lo conosciamo, in un ribalta- punto, vitale e caotica, da indurre un suo cittadino nato guardia e vecchia fattoria di una volta. Qui Helen e George mento e rimescolamento di grandezze, possiamo vedere coesistere, come in George Segal (Si- nel novembre del 1924, l’allora ventiduenne George Se- iniziarono ben presto a ospitare i lori amici artisti, perlopiù gal, figlio di immigrati russi e polacchi e artista alle prime newyorkesi, anch’essi desiderosi di cambiare aria e depu- mone Scaloni), una fattoria tradizionale e un atelier d’arte all’avanguardia, in grado di ospitare i armi, a volerne scappare una volta e per tutte. Insieme alla rare i bronchi. Di vivere a correnti alternate, come si dice. maggiori esponenti di quella che al secolo sarà indicata [altro futuro anteriore] come Pop Art, e moglie Helen che aveva sposato da poco, George decise In questo scenario naturale e accogliente, che potremmo dove far rivivere un’antica pratica funebre conferendole nuova vita e significati. di lasciare la città per la campagna. Acquistò una casa immaginare rurale ed elegante allo stesso tempo, passeg- Allo stesso modo, anche i tasti di un pianoforte (Anna Laura Longo) possono essere smantellati e portati a nuova vita in un atto performativo e meditativo di scrittura e riscrittura altra. Di misteriosi eventi in viaggio nello spazio e nel tempo, fino a cristallizzarsi nelle opere tridimensio- nali in miniatura (quasi a revocare la tradizionale sfera di cristallo dei veggenti inglesi del XIX se- colo) di Thomas Doyle ci parla invece [Gioele Marchis], vite quotidiane che qualche misterioso evento ha bruscamente interrotto e che l’artista cattura e riproduce con la sua tecnica peculiare. Infine, altre scenografie apparentemente insignificanti e tuttavia inquietanti, riproduzioni transitorie di luoghi dove un tempo si sono verificati eventi estremi e scellerati e riprodotte secondo ango- lazioni insolite, sono quelle di Thomas Demand, proposteci da [Lucio Costantini], immagini che sembrano nascere da una scarica elettica che attraversa l’aria, e che ci ricordano che la realtà come la intendiamo, così come il tempo da cui siamo partiti, non è che una convenzione. “Perché”, citando Rovelli, “alla fine - forse – il mistero del tempo riguarda ciò che siamo noi, più di quanto riguardi il cosmo”. Alessandra Carnovale 4 5 Insistenze>>> <<<Insistenze giando all’ombra di querce secolari e sulle foglie rosse de- ria, misurandole sui tempi e le abitudini della loro nuova pito impellente, un’urgenza espressiva, a George Segal la sua prima fatica artistica propriamente detta, fu l’ormai gli aceri canadesi, gli esponenti di quella che di lì a qual- vita, e di quella del villaggio in cui avevano scelto di vivere, venne l’idea di rivolgersi a un’antica pratica funebre. La celebre Man at the table del 1961. In seguito ne realizzò che anno avrebbe preso il nome di Pop Art, indugiavano i ritmi frenetici e le occupazioni cittadine, gli spostamen- pratica mortuaria per definizione, la mummificazione. Un molte altre. Nel corso degli anni Settanta, Segal aggiunse piacevolmente fra la veranda e il portico di casa Segal. In- ti nel traffico, le luci al neon pulsanti d’iscrizioni e colori, ricordo opprimente, un ritornare dello spirito che insisteva il colore ad alcune sue opere, fino allora sempre bianche sieme ad altri c’erano Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg l’inquinamento atmosferico e i rumori assordanti di quello e premeva per esser risolto, proprio come un fantasma in e lasciate rigorosamente al grezzo, cioè con la superficie e Jim Dine. Discutendo fra loro e confrontandosi sulle ulti- acustico, infine il senso di stanchezza e disorientamento cerca del sacello, aveva bisogno di un suo sarcofago, un non levigata né trattata ma lasciata al naturale così come me tendenze nell’arte, e sul contributo che ognuno di loro che spesso non è che l’anticamera dell’altro, più profondo guscio plastico che lo contenesse e lo consegnasse all’e- si presentava al momento della completa asciugatura del- era desideroso di apportare, trascorrevano insieme quelle e doloroso, di fallimento e sconfitta. Ce n’era abbastanza ternità. Segal forse intuì, anche solo inconsciamente, che i lo stucco.