ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio
Comune Di Mosciano Sant’Angelo
Attività di prevenzione del rischio sismico Microzonazione Sismica del territorio regionale Progetto cofinanziato con Fondi Comunitari POR FERS Abruzzo 2007 2013 Asse IV Attività IV.3.1.
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PROGETTO MICROZONAZIONE SISMICA - LIVELLO 1 Comune di MOSCIANO SANT’ANGELO (TE)
Macroarea MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) ______
1.1.1.1 relazione illustrativa
1.1.1.1.1.1.1.1.1 Giulianova, Maggio 2 016
Il Geologo incaricato: Dott. Mirco ANGELINI
Il Collaboratore: Dott. Mauro DI NISIO
Dott. Mirco Angelini Via Colle Pizzuto 3 , 64021 Giulianova (TE). Tel. 348/2200251
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Sommario
1. INTRODUZIONE ...... 2 2. DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE ...... 3 2.1 Definizione di zona sismogenetica ...... 3 2.2 Sismicità storica ...... 8 3. ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ...... 15 3.1 Processi erosivi in atto ...... 16 3.2 Fenomeni franosi...... 17 3.3 Assetto idrogeologico ...... 24 4. DATI GEOTECNICI E GEOFISICI ...... 25 5. MODELLO DI SOTTOSUOLO ...... 28 5.1 Caratteri litostratigrafici ...... 30 5.2 Sezioni geologiche ...... 37 6. INTERPRETAZIONI ED INCERTEZZE ...... 39 7. METODOLOGIE DI ELABORAZIONI E RISULTATI ...... 40 8. ELABORATI CARTOGRAFICI ...... 45 8.1 Carta delle Indagini ...... 45 8.2 Carta geologico tecnica ...... 45 8.3 Carta delle MOPS ...... 45 9. CONFRONTO CON LA DISTRIBUZIONE DEI DANNI DEGLI EVENTI PASSATI ...... 47 10. BIBLIOGRAFIA ...... 48
Allegati cartografici
• Carta delle indagini: − TAV. 1, TAV.2 e TAV.3 – scala 1:5.000 • Carta geologico tecnica: − TAV. 1, TAV.2 e TAV.3 – scala 1:5.000 • Carte delle MOPS e delle frequenze fondamentali di vibrazione − TAV. 1, TAV.2 e TAV.3 – scala 1:5.000
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Il presente elaborato, redatto in collaborazione con il Dott. Mauro Di Nisio, costituisce la relazione illustrativa, a corredo dello “Studio di Microzonazione Sismica – Livello 1”, ai sensi dell’O.P.C.M. 13.11.2010, n. 3907 e della D.G.R. 20.05.2011, n. 333 e s.m.i., relativamente al territorio comunale di Mosciano (TE), eseguito su incarico dell’amministrazione comunale come da disciplinare d'incarico professionale dell’Aprile 2013. Lo studio di Microzonazione Sismica (di seguito MZS) di Livello 1, è uno strumento utile esclusivamente per la pianificazione territoriale ed è finalizzato alla realizzazione della Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (di seguito M.O.P.S.), da effettuarsi secondo gli standard tecnici nazionali e regionali di riferimento, nella loro versione più aggiornata disponibile, come di seguito elencati 1:
• Indirizzi e Criteri generali per la Microzonazione Sismica (di seguito I.C.M.S.), redatti dal Dipartimento della Protezione Civile (in seguito D.P.C.) ed approvati il 13 novembre 2008 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; • microzonazione sismica per la ricostruzione dell’area aquilana, redatto dal D.P.C. e dalla Regione Abruzzo, a seguito dell’evento sismico del 2009; • specifiche tecniche per la redazione degli elaborati cartografici relativi al Livello 1 delle attività di Microzonazione Sismica (di seguito Linee Guida) redatte dalla Regione Abruzzo al fine di uniformare gli I.C.M.S. alle caratteristiche regionali; • standard di rappresentazione cartografica e archiviazione informatica, specifiche tecniche per la redazione in ambiente GIS degli elaborati cartografici della microzonazione sismica definiti dal D.P.C.; • standard di rappresentazione cartografica e archiviazione informatica Versione 3.0 , simbologia per la stesura della carta delle indagini secondo quanto previsto dagli I.C.M.S., definiti dal D.P.C.; • O.P.C.M. 13.10.2010, n. 3907; • D.G.R. 20.05.2011, n. 333 e s.m.i. .
Lo studio di MZS, in generale, si concentra in corrispondenza dei centri urbani maggiormente significativi, e nelle aree per le quali il P.R.G. comunale prevede trasformazioni insediative o infrastrutturali. Le estensioni reale delle aree da sottoporre alla MZS dipendono oltre che dalla presenza di insediamenti urbani, anche dalle diverse situazioni morfologiche e geologiche dei vari siti. La microzonazione, nel
1 Programma regionale di mitigazione del rischio sismico. Art. 2 Disciplinare d’incarico – “Documenti tecnici e standard informatici di riferimento”;
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio caso specifico, è stata estesa ad una parte del territorio comunale, in particolare a quelle aree per le quali le condizioni territoriali o normative prevedono delle trasformazioni insediative o infrastrutturali.
2. DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE La pericolosità sismica di base dipende dalle caratteristiche sismologiche dell’area (tipo, dimensioni e profondità delle sorgenti sismiche, energia e frequenza dei terremoti) e calcola (generalmente in maniera probabilistica), per una certa regione e in un determinato periodo di tempo, i valori di parametri corrispondenti a prefissate probabilità di eccedenza. Tali parametri (velocità, accelerazione, intensità, ordinate spettrali) descrivono lo scuotimento prodotto dal terremoto in condizioni di suolo rigido e senza irregolarità morfologiche (terremoto di riferimento).
2.1 Definizione di zona sismogenetica
Dall'analisi della bibliografia esistente (Galadini F. et al., 2005a), si desume che nel territorio comunale di Mosciano sant’Angelo, non sono presenti sorgenti sismogenetiche (faglie attive) con evidente espressione superficiale, indagabili tramite tradizionali indagini geomorfologiche. Le sorgenti sismogenetiche note, a ridosso del territorio provinciale potenzialmente responsabili di terremoti con M>6.5, si trovano all’interno della catena appenninica. Esse verranno in seguito definite come sorgenti sismogenetiche/faglie attive di Norcia, del M. Vettore, dei Monti della Laga, dell’Alta Valle dell’Aterno, di Assergi Campo Imperatore. Il sistema di faglia di Norcia è costituito da cinque segmenti che vengono considerati come espressione superficiale di una sola sorgente sismogenetica. Prove dell’attività recente riguardano soprattutto l’area nursina, ove il conoide tardo quaternario di Patino risulta dislocato dalla faglia normale che borda l’intero bacino di Norcia e dalle sue faglie secondarie (Blumetti, 1995; Galli et al., 2005). Indagini paleosismologiche effettuate nel 2003 hanno permesso di ipotizzare l’occorrenza di almeno quattro eventi di dislocazione negli ultimi 27.000 anni circa. Di questi eventi, il più antico sarebbe avvenuto precedentemente all’ultimo massimo glaciale (cioè prima di circa 22.000 anni fa); un altro evento sarebbe precedente al VI secolo a.C.; il penultimo evento sarebbe avvenuto dopo il VI secolo a.C. ma prima del III I secolo a.C.; l’evento più recente sarebbe invece occorso dopo il XV XVII secolo. Esso è associabile, pertanto, al terremoto del 14 gennaio 1703 (Maw 6.81, secondo il catalogo sismico del Gruppo di Lavoro CPTI, 2004), che ha interessato l’intera Umbria meridionale, la provincia di Rieti e l’Abruzzo settentrionale.
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Verso sud, il segmento di faglia di Norcia è in rapporto en echelon con il segmento del M. Alvagnano lungo il quale, in occasione del terremoto del 1703, si sarebbero formate lunghe fratture sul terreno di probabile natura gravitativa (Blumetti, 1995). Ad est del sistema di faglia di Norcia, sul fianco occidentale del sistema montuoso M. Vettore M. Bove, è ubicata la faglia del M. Vettore, cui è associata una delle più vistose scarpate in roccia dell’Appennino centrale. Uno dei segmenti di faglia secondari è responsabile della dislocazione di un conoide polifasico, formatosi tra l’Ultimo Massimo Glaciale e circa 3800 3200 anni BP (Galadini e Galli, 2003). Indagini paleosismologiche in corrispondenza della scarpata di faglia legata a tale attività, hanno evidenziato tre eventi di dislocazione post Ultimo Massimo Glaciale, in una successione purtroppo incompleta. Due di questi eventi sarebbero occorsi nell’Olocene. Il più recente sarebbe avvenuto tra 4155 3965 BP e il VI VII secolo d.C. Un precedente evento è cronologicamente vincolato tra 5940 5890/5795 5780 BP e 4155 3965 BP. Un evento più antico, mal vincolato, comprende probabilmente più eventi di dislocazione tra 18000 12000 BP e 5940 5890/5795 5780 BP. Al contrario del sistema di faglia di Norcia, alla faglia del M. Vettore non è associabile alcun evento storico. Ciò ha portato Galadini e Galli (2000 e 2003) a considerare tale faglia come “silente”. Ad essa sarebbe pertanto riferibile un elevato livello di pericolosità sismica. Il sistema di faglia dell’Alta Valle dell’Aterno si trova a sud di quello di Norcia ed è costituito da quattro segmenti di faglia in rapporto en echelon (Capitignano, San Giovanni, M. Marine, M. Pettino). L’evidenza dell’attività recente del sistema di faglia è soprattutto derivata dalle indagini sui segmenti del M. Marine e del M. Pettino, dove le faglie hanno formato scarpate in roccia lungo le quali è spesso visibile la dislocazione di depositi di versante riferiti all’Ultimo Massimo Glaciale (Galadini e Galli, 2000). Le indagini paleosismologiche lungo il segmento del M. Marine hanno chiarito che al sistema di faglia dell’Alta Valle dell’Aterno possono essere riferiti almeno cinque eventi di dislocazione negli ultimi 15.000 anni (Moro et al., 2003). I tre eventi più antichi sarebbero avvenuti in età prossime a 12.000 15.000 anni fa. Il penultimo evento di dislocazione, poco vincolato cronologicamente, sarebbe comunque successivo all’ambito temporale citato. L’evento di fagliazione più recente è stato responsabile della dislocazione di unità stratigrafiche contenenti ceramica storica. Tali unità dovrebbero essersi deposte nell’alto medioevo oppure nel corso della cosiddetta Piccola Età Glaciale. L’evento sismico responsabile della dislocazione è pertanto occorso in epoca storica. Considerando il fatto che il terremoto del 2 febbraio 1703 è l’unico evento storico di elevata magnitudo (quindi con fagliazione di superficie associabile) ad avere interessato l’area, l’osservazione paleosismologica suggerisce che l’origine di tale evento sia da riferire all’attivazione delle strutture in oggetto.
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Per quanto concerne il terremoto del 1461 (Mw=6.5), Galadini e Galli (2000) non forniscono indicazioni se non porre in maniera interrogativa la possibilità che esso sia stato generato dalla faglia di Assergi oppure ad una delle faglie minori nella valle dell'Aterno (nel caso specifico, quella di Paganica) (Messina et al., 2009). A questo proposito, sembra utile citare lo schema di sorgenti sismogenetiche più recentemente pubblicato da Boncio et al. (2004). Tale schema include un'ipotesi di sorgente relativa al terremoto del 1461 ottenuta unendo la faglia di Paganica con quella del Monte Pettino. Attualmente, la comunità scientifica tende a considerare i terremoti del 1461 e del 2009 come il risultato dell'attivazione di una sorgente la cui espressione in superficie è rappresentata dalla faglia ridefinita Collebrincioni San Demetrio (Messina et al., 2009). Ad est del sistema dell’Alta Valle dell’Aterno viene individuata la faglia della Laga. Per essa le evidenze di attività recente sono rappresentate dalla dislocazione di terrazzi del Pleistocene superiore e dell’Olocene. L’analisi paleosismologica ha permesso di individuare due eventi di dislocazione occorsi dopo 8320 8150 BP (Galadini e Galli, 2003). Anche in questo caso, l’assenza di terremoti storici di magnitudo compatibile con l’occorrenza di fagliazione di superficie ha portato a considerare tale faglia come una sorgente “silente”. Il prolungamento verso sud della faglia della Laga è rappresentato dal segmento di Campo Imperatore del sistema di faglia Assergi Campo Imperatore. L’attività dei vari segmenti di faglia è provata dalla dislocazione in più punti di depositi e forme del Pleistocene superiore Olocene. A titolo di esempio si può ricordare la dislocazione di un circo glaciale sul M. Brancastello, chiara evidenza dell’attività post Ultimo Massimo Glaciale (Galadini et al., 2003). Le analisi paleosismologiche hanno interessato in particolare il segmento di Campo Imperatore in due diverse campagne. Nella seconda metà degli anni ottanta, indagini paleosismologiche nelle valli Venacquaro e Maone effettuate dai ricercatori dell’ENEA permisero di individuare quattro eventi di dislocazione negli ultimi 18.000 anni (Giraudi e Frezzotti, 1995). Il più recente di questi eventi sarebbe avvenuto dopo 3490±160 BP. Secondo gli autori citati, l’intervallo di tempo intercorso tra i vari eventi (tempo di ricorrenza) sarebbe variabile tra 2500 3000 anni e 6000 7000 anni. Più recentemente, indagini paleosismologiche nella Piana di Campo Imperatore (zona Monte Paradiso) hanno permesso di individuare tre eventi di dislocazione (Galadini et al., 2003). In base alle datazioni col metodo del radiocarbonio, il più antico di questi sarebbe avvenuto tra 31500±550 BP e 12850±200 BP. Il penultimo evento di dislocazione sarebbe avvenuto tra 7155 7120/7035 6790 BP e 5590 5565/5545 5475 BP. L’evento più recente sarebbe occorso dopo 3480 3400 BP.
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio In base al confronto tra la geometria della faglia e la distribuzione del danno dei terremoti distruttivi che hanno interessato l’area aquilana, è stato possibile concludere che nessun evento riportato sui cataloghi sismici può essere attribuito al sistema di faglia Assergi Campo Imperatore. Anche la sorgente ad esso connessa può essere definita come “silente”. I dati paleosismologici di cui sopra, il tempo di ricorrenza per l’attivazione delle cinque sorgenti trattate e il tempo intercorso dall’ultima attivazione sono riassunti nella Tabella 1. Tempo Faglia Eventi di Tempo di intercorso Bibliografia attiva/sorgente dislocazione ricorrenza dall'ultima di sismogenetica (E1, E2, ....) (anni) attivazione riferimento (anni)
E1 =14 gen. 1703 E2 =tra VI secolo a.C. e III I secolo a.C. Galli et. al. Norcia 1830 2300 302 (al 2005) E3 =tra 22000 anni (2005) BP e VI secolo a.C. E4 =pre 22000 anni BP
E1 =tra 4155 3965BP e VI VII sec. d.C. E2 =tra 5940 5890/5795 5780 BP e < 4.690 Galadini e Galli M. Vettore > 1300 1500 4155 3965 BP 4.490 (2003) E3 =tra 18000 12000 BP e 5940 5890/5795 5780 BP
E1 =2 feb. 1703 E2 =tra 12000 15000 anni BP e il 1703 Moro et al. Alta Valle dell'Aterno E3 =ca. 12000 15000 BP 306 3 (2003) E4 =ca. 12000 15000 BP E5 =ca. 12000 15000 BP E6 =6 apr. 2009
E1 =tra 8320 8150 Galadini e Galli BP e 1200 d.C. (2003) Monti della Laga E2 = tra 8320 8150 < 7570 61 Tertulliani BP e 1200 d.C (2006) E3= biennio 1950 1951
E1 =tra 3480 3400 BP e 1200 d.C. E2 =tra 7155 Galadini et al. Assergi Campo 7120/7035 6790 BP e (2003); 1995 6405 >800 Imperatore 5590 5565/5545 Giraudi e 5475 BP Frezzotti (1995) E3 =tra 31500±550 BP e 12850±200 BP
Tabella 1 Dati paleosismologici relativi alle cinque faglie attive dal Pleistocene superiore di interesse per il territorio del Comune di Castelli (Galadini et al., 2005a modificato).
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Figura 1 Schema sismotettonico dell'area colpita dal terremoto del 1950. L'andamento delle faglie normali è derivato da GALADINI e GALLI (2000), con modifiche. Gli epicentri dei terremoti con Maw≥5.5 sono riportati secondo quanto in Gruppo di Lavoro CPTI (2004), tranne il terremoto del 1997 (14 ottobre, ML 5.5), la cui ubicazione epicentrale è derivata da AMATO et al. (1998a). Il terremoto del 1943, di magnitudo Maw inferiore a 5.5 (5.02), è stato inserito nello schema in quanto più volte citato nel testo. La traccia della "Struttura costiera" è tratta da CALAMITA et al. (2003). Le strutture trasversali all'andamento della catena sono tratte dai lavori di ADAMOLI, (1993) ("B" e "C", valle del Tordino e valle del Vomano), de ALTERIS, (1995) ("A", definita nel lavoro come "Squalo line"), VEZZANI et al., (1998) ("B" e "C"), BOLIS et al., (2003) ("A", definita nel lavoro come "Roseto line"). Faglie interne alla catena appenninica: 1) Sistema di faglia di Norcia; 2) Faglia del Monte Vettore; 3) Faglia dei Monti della Laga; 4) Sistema di faglia dell'alta valle dell'Aterno; 5) Sistema di faglia Assergi Campo Imperatore; 6) Faglia della valle del Salto; 7) Sistema di faglia Ovindoli Pezza Campo Felice Colle Cerasitto; 8)Sistema di faglia della media valle dell'Aterno; 9) Faglia del Monte Morrone; 10) Sistema di faglia del Fucino; 11) Faglia del MontePorrara; 12) Faglia della valle del Liri; 13) Faglia Aremogna Cinquemiglia; 14) Faglia dell'alta valle del Sangro.
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Dalla consultazione del data base dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) sono stati individuati i forti terremoti registrati nel comprensorio di Mosciano Sant’Angelo (TE), come illustrato il Tab. 2.
Tabella 2 - Principali terremoti risentiti nel comune di Mosciano Sant’Angelo. Fonte: http://emidius.mi.ingv.it/DBMI04/query_place/
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Figura 2 - Istogramma dei principali terremoti risentiti Principali terremoti risentiti nel comune di Mosciano Sant’Angelo. Fonte: http://emidius.mi.ingv.it/DBMI04/query_place/
Dalla consultazione della “Mappa delle massime intensità macrosismiche (scala Mercalli) osservate nei comuni italiani” (GNDT ING SSN, 1996) e dalla relativa tabella esplicativa, di seguito riportate, si rileva che il Comune di Mosciano sant’Angelo è caratterizzato da un’intensità macrosismica = 7. In rosso sono riportate le località entro 10 Km dal comune di Mosciano Sant’Angelo.
Comune Re Pr Com Lat Lon Imax ALBA ADRIATICA 13 67 1 42.82710 13.93031 7 ANCARANO 13 67 2 42.83695 13.74209 8 ARSITA 13 67 3 42.50159 13.78354 8 ATRI 13 67 4 42.58001 13.97802 8 BASCIANO 13 67 5 42.59465 13.73972 8 BELLANTE 13 67 6 42.74355 13.80592 7 BISENTI 13 67 7 42.52804 13.80196 8 CAMPLI 13 67 8 42.72565 13.68640 8 CANZANO 13 67 9 42.64591 13.80396 8 CASTEL CASTAGNA 13 67 10 42.54244 13.71704 8 CASTELLALTO 13 67 11 42.67681 13.81823 7 CASTELLI 13 67 12 42.48882 13.71167 8 CASTIGLIONE MESSER RAIMONDO 13 67 13 42.53098 13.88207 8 CASTILENTI 13 67 14 42.53277 13.91784 8 CELLINO ATTANASIO 13 67 15 42.58559 13.85946 8 CERMIGNANO 13 67 16 42.58852 13.79341 8 CIVITELLA DEL TRONTO 13 67 17 42.77163 13.66758 8 COLLEDARA 13 67 18 42.54008 13.68093 8 COLONNELLA 13 67 19 42.87184 13.86660 7 CONTROGUERRA 13 67 20 42.85484 13.81840 7 CORROPOLI 13 67 21 42.82822 13.83275 7 CORTINO 13 67 22 42.63163 13.54204 8 CROGNALETO 13 67 23 42.54673 13.47860 8 FANO ADRIANO 13 67 24 42.55201 13.53827 8 GIULIANOVA 13 67 25 42.75148 13.95782 7
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio ISOLA DEL GRAN SASSO D`ITALIA 13 67 26 42.50115 13.66098 8 MONTEFINO 13 67 27 42.54324 13.88483 8 MONTORIO AL VOMANO 13 67 28 42.58229 13.62887 8 MORRO D`ORO 13 67 29 42.66315 13.91981 7 MOSCIANO SANT`ANGELO 13 67 30 42.74840 13.88848 7 NERETO 13 67 31 42.81878 13.81676 7 NOTARESCO 13 67 32 42.65741 13.89434 7 PENNA SANT`ANDREA 13 67 33 42.59280 13.77223 8 PIETRACAMELA 13 67 34 42.52320 13.55409 8 PINETO 13 67 35 42.60822 14.06733 7 ROCCA SANTA MARIA 13 67 36 42.68570 13.52811 8 ROSETO DEGLI ABRUZZI 13 67 37 42.67489 14.01578 7 SANT`EGIDIO ALLA VIBRATA 13 67 38 42.82519 13.71554 8 SANT`OMERO 13 67 39 42.78614 13.80281 8 SILVI 13 67 40 42.55516 14.11396 7 TERAMO 13 67 41 42.65863 13.70407 8 TORANO NUOVO 13 67 42 42.82307 13.77731 7 TORRICELLA SICURA 13 67 43 42.65753 13.65576 8 TORTORETO 13 67 44 42.80348 13.91378 7 TOSSICIA 13 67 45 42.54493 13.64836 8 VALLE CASTELLANA 13 67 46 42.73511 13.49789 9 MARTINSICURO 13 67 47 42.88468 13.91374 7
Tabella 3 - Massime intensità macrosismiche osservate nella provincia di Teramo. Fonte: http://emidius.mi.ingv.it/GNDT/IMAX/comuni.php?Re=13&Pr=67&nome=Teramo
Figura 3 - Mappa massime intensità macrosismiche osservate (Molin et alii, 1996). (Scala Mercalli)
L’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 aprile 2006, n. 3519 “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” ha fissato i criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e la nuova mappa di pericolosità sismica di riferimento a scala nazionale, di cui si riporta di seguito un estratto relativo alla Regione Abruzzo. Il valore di pericolosità sismica del territorio del comune di Mosciano
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Sant’Angelo, così come individuato dall’INGV e riportato in Fig. 4a e Fig. 4b, è compreso tra 0.150 e 0.175 g.
Area in esame
Figura 4a - Valori pericolosità sismica secondo O.P.C.M. 3519/2006 Fonte: http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/consultazione_005.html
In definitiva, il territorio comunale può subire danni a causa della sismicità, in genere caratterizzata da eventi con magnitudo bassa o moderata. Gli eventi con origine esterna alla Provincia che hanno avuto un più significativo impatto sono legati a sorgenti sismogenetiche appenniniche come ad esempio quello del 2009.
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Figura 4b - Valori pericolosità sismica secondo O.P.C.M. 3519/2006 Fonte: http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/consultazione_005.html
Per valutare i contributi delle diverse sorgenti sismogenetiche alla pericolosità del sito è utile visionare i valori di disaggregazione della pericolosità sismica (McGuire, 1995; Bazzurro and Cornell, 1999). La forma più comune di disaggregazione è quella bidimensionale in magnitudo e distanza (M R) che permette di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche a distanza R capaci di generare terremoti di magnitudo M. Espresso in altri termini, il processo di disaggregazione in M R fornisce il terremoto che domina lo scenario di pericolosità (terremoto di scenario) inteso come l’evento di magnitudo M a distanza R dal sito oggetto di studio che contribuisce maggiormente alla pericolosità sismica del sito stesso. Analogamente alla disaggregazione in MR è possibile definire la disaggregazione tridimensionale in M R ε dove ε rappresenta il numero di deviazioni standard per cui lo scuotimento (logaritmico) devia dal valore mediano predetto da una data legge di attenuazione dati M ed R (Spallarossa e Barani, 2007). Si riportano nella seguente Tab. 4 e Fig. 5, i valori di disaggregazione di a(g) relativi al comune di Mosciano Sant’Angelo.
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Disaggregazione del valore di a(g) con probabilita' di eccedenza del 10% in 50 anni (Coordinate del punto lat: 42.7343, lon: 13.8986, ID: 24759) Distanza in km Magnitudo
3.5 4.0 4.0 4.5 4.5 5.0 5.0 5.5 5.5 6.0 6.0 6.5 6.5 7.0 7.0 7.5 7.5 8.0 8.0 8.5 8.5 9.0
0 10 0.000 10.300 22.500 16.100 9.730 3.910 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
10 20 0.000 1.730 6.300 7.910 7.690 3.540 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
20 30 0.000 0.010 0.367 1.290 2.060 1.450 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
30 40 0.000 0.000 0.001 0.122 0.602 0.796 0.482 0.371 0.000 0.000 0.000
40 50 0.000 0.000 0.000 0.002 0.106 0.373 0.489 0.441 0.000 0.000 0.000
50 60 0.000 0.000 0.000 0.000 0.008 0.108 0.296 0.322 0.000 0.000 0.000
60 70 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.013 0.149 0.213 0.000 0.000 0.000
70 80 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.050 0.116 0.000 0.000 0.000
80 90 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.009 0.047 0.000 0.000 0.000
90 100 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.011 0.000 0.000 0.000
100 110 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.003 0.000 0.000 0.000
110 120 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.001 0.000 0.000 0.000
120 130 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
130 140 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
140 150 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
150 160 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
160 170 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
170 180 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
180 190 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
190 200 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000
Valori medi
Magnitudo Distanza Epsilon
5.240 10.600 0.840
Tabella 4 - Disaggregazione del valore di a(g) con probabilita' di eccedenza del 10% in 50 anni Fonte: http://esse1 gis.mi.ingv.it/
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio
Figura 5 - Disaggregazione del valore di a(g) con probabilita' di eccedenza del 10% in 50 anni Fonte: http://esse1 gis.mi.ingv.it/
Alla luce di quanto sopra descritto, in alcuni settori dell’area in esame (alluvioni recenti) sussistono le condizioni riportate nel Capitolo 7 delle Norme Tecniche per le Costruzioni “Progettazione per azioni sismiche par. 7.11.3.4 Stabilità nei confronti della liquefazione” e specificamente:
− accelerazione massima attesa superiore a 0.10 g; − eventi sismici attesi di magnitudo M superiore a 5; − presenza di falda ad una profondità media stagionale inferiore a 15 m dal p.c.; − presenza di depositi che presentano una successione litologica eterogenea, variabile da limi sabbiosi a ghiaie sabbiose (alluvioni recenti)
In tali depositi è verificata la possibilità di occorrenza delle condizioni energetiche scatenanti il fenomeno della liquefazione e c’è il sospetto che si possa verificare la condizione di instabilità per liquefazione a causa della presenza di corpi sedimentari (tessitura variabile da limo sabbiosa a ghiaioso sabbiosa); tali zone necessitano pertanto di ulteriori indagini e approfondimenti per la verifica di instabilità alla
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio liquefazione/cedimenti differenziali, in quanto la scarsità dei dati geologico/geotecnici/idrogeologici disponibili non permette di delimitare con precisione le aree suscettibili di instabilità. Tali aree sono indicate come “Zone stabili suscettibili di amplificazione” con sovrapposto un retino che le identifica come ZALQ1 (Zona di attenzione per fenomeni di liquefazione di tipo 1, cfr.: par. 2.2.8, pag. 89 90 degli standard DPC v3.0) In definitiva, il territorio comunale può subire dei danni a causa della sismicità, in genere caratterizzata da eventi con magnitudo bassa o moderata.
3. ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO L’area studiata fa parte del settore più orientale e recente dell’edificio tettonico dell’Appennino centrale, strutturatosi essenzialmente nel Miocene superiore – Pleistocene inferiore, in seguito all’evoluzione di un sistema orogenico (catena – avanfossa – avampaese) con migrazione delle deformazioni compressive dalle aree occidentali più interne verso quelle orientali adriatiche (Bigi et alii, 1996); su tale sistema si sovrappone, a partire dal Pleistocene basale, la tettonica distensiva. In particolare, il settore più orientale, noto in letteratura come bacino periadriatico, si è impostato a partire dalla fine del Pliocene inferiore quando, il più occidentale ed antico bacino del Cellino è stato coinvolto nella strutturazione in catena, con la formazione di un “bacino satellite” lungo la fascia periadriatica e dell’avanfossa adriatica nel settore esterno più orientale. Al di sopra delle torbiditi silicoclastiche di avanfossa della Formazione Cellino del Pliocene inferiore, affiora pertanto in trasgressione e con una netta discordanza angolare, la Formazione Mutignano, depositatasi dal Pliocene medio al Pleistocene basale, in un “bacino satellite”. La Formazione Mutignano è costituita da depositi basali sabbioso conglomeratici di ambiente neritico, cui seguono superiormente peliti di piattaforma entro cui sono intercalati, a varie altezze stratigrafiche, orizzonti conglomeratici e/o sabbiosi, talora a geometria lenticolare. I depositi di chiusura del ciclo sedimentario presenti al tetto della successione, danno origine a corpi tabulari debolmente immergenti verso ENE, e sono costituiti da sabbie e conglomerati riferibili ad un ambiente di transizione da marino a continentale. Sempre nell’area periadriatica sono presenti inoltre sedimenti continentali quaternari costituiti essenzialmente da sedimenti alluvionali terrazzati suddivisi in quattro ordini e da depositi fluvio deltizi attuali, mentre lungo la stretta fascia costiera sono presenti sedimenti di spiaggia recenti ed attuali. L’attuale paesaggio geomorfologico del comune di Mosciano Sant’Angelo è il risultato dell’evoluzione morfotettonica che ha interessato l’area periadriatica soprattutto a partire dalla fine del Pleistocene inferiore. Tale evoluzione è influenzata dal sollevamento regionale il quale, sviluppatosi nelle zone più interne occidentali, si
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3.1 Processi erosivi in atto
Fra i processi morfogenetici in atto nel territorio comunale di Mosciano Sant’Angelo, quelli erosivi dovuti alle acque correnti superficiali non sembrano creare, almeno al momento, situazioni di particolare rischio geologico per l’uomo e le sue attività. Fenomeni di denudazione per ruscellamento diffuso e processi di ruscellamento concentrato, con la produzione di fossi più o meno incisi (come in Foto 1), sono abbastanza diffusi nel territorio moscianese in particolare nel bacino idrografico del fiume Salinello ed il reticolo idrografico, a causa della scarsa permeabilità della facile erodibilità del substrato essenzialmente argilloso e dei dislivelli accompagnati da elevate pendenze, si presenta piuttosto fitto e gerarchizzato.
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Foto 1 Piccolo solco di erosione quale esempio di ruscellamento concentrato. Località Ripoli di Mosciano Sant’Angelo.
Dinamica fluviale L’azione del Fiume si è esplicitata in un’intensa opera di erosione del substrato pelitico (argille grigio azzurre) ed in un’altrettanto intensa azione di deposizione, con la messa in posto sulla superficie erosiva, di depositi ghiaiosi con una percentuale variabile di sabbia e limo (ghiaie sabbiose limose) generalmente di qualche metro di spessore. A seguito della progressiva migrazione del corso acqua verso le zone meridionali del territorio, si sono depositati al di sopra della ghiaia, estesi e potenti coltri colluviali, le cui modalità di sedimentazione, possono essere riferite, a seconda delle contestuali condizioni climatiche, o ad un deposito “grano a grano” di tipo eolico, oppure ad un accumulo in pianura ad opera delle acque di ruscellamento superficiale che trasportavano i materiali a grana fine e finissima provenienti dal progressivo smantellamento superficiale dei versanti limitrofi. Complessivamente tutta l’area del territorio comunale che si affaccia verso la valle del f. Tordino rappresenta un tavolato suddivisibile in tre ordini di terrazzo, disarticolato da una serie di compluvi affluenti al corso d’acqua principale.
3.2 Fenomeni franosi
Nel versante orientale del centro storico di Mosciano Sant’Angelo, e in alcune altre aree non rilevate dal presente studio, sono presenti dei fenomeni franosi di diversa tipologia ed estensione, avvenuti nel passato e/o tuttora in atto sui pendii, che costituiscono diffuse condizioni di rischio geologico, localmente molto elevato. La loro distribuzione sul territorio è strettamente legata alle condizioni lito strutturali e
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI POR FESR ABRUZZO 2007 2013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio morfologiche dei versanti, allo stadio di evoluzione geomorfologica raggiunto nelle diverse zone, e naturalmente agli interventi antropici. Qui di seguito saranno brevemente descritte le principali tipologie dei fenomeni franosi riconosciuti, chiaramente in atto o possibili.
Deformazioni lente di versante. Nel versante orientale della dorsale collinare che ospita il centro abitato di Mosciano S.A., e in altre parti del territorio non rilevate nell’ambito del presente lavoro, sono presenti fenomeni gravitativi particolarmente insidiosi, in quanto impercettibili all’osservazione diretta e non accertabili in tempi brevi. Noti in letteratura come “deformazioni lente di versante”, consistono in lentissimi movimenti traslativi di coltri detritiche limoso argillose che ricoprono con spessori variabili, il basamento argilloso pleistocenico. I movimenti interessano generalmente ampi tratti di versante, senza confini nettamente definiti e senza le tipiche evidenze morfologiche che di solito accompagnano i movimenti franosi sui pendii argillosi, quali: cigli di distacco, rotture evidenti sul terreno, contropendenze del versante, ecc. Unica manifestazione sul pendio sono le ampie e blande ondulazioni, allungate perpendicolarmente alla linea di massima pendenza, non sempre facilmente interpretabili. Le coltri colluviali si muovono sul basamento argilloso verso il fondovalle con velocità molto lente (circa 1 cm/anno) e la superficie di scorrimento si sviluppa verosimilmente all’interno della porzione più alterata del basamento, in genere poco al di sotto del letto della coltre colluviale; pertanto anche la parte più superficiale ed alterata del substrato può essere interessata dalle deformazioni lente.
Scorrimenti traslativi e scorrimenti rotazionali. Queste tipologia di fenomeno franoso interessa una specifica area ubicata in località C.da Marina, lungo un versante affacciato verso la piana costiera e fluviale del Salinello. Il fenomeno ha avuto luogo all’inizio di dicembre del 2014 e ha purtroppo coinvolto alcuni edifici che sono stati sgombrati. La frana osservata presenta una scarpata di distacco arcuata, e alla base un rigonfiamento del terreno e venute di acqua. Lo spessore di terreno coinvolto è notevole; gli inclinometri hanno misurato spostamenti in profondità anche dell’ordine di 20,00 metri. In foto 2, 3 e 4 si possono osservare il versante interessato dal movimento franoso e i particolari del dissesto. Per un un maggior dettaglio si rimanda allo studio commissionato dal comune di Mosciano Sant’Angelo, (Pietromartire 2015).
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Foto 2 – Panoramica del versante interessato dal fenomeno gravitativo in c.da Marina di Mosciano Sant’Angelo.
Figura 6 – Stralcio della carta geomorfologica del P.A.I. in C.da Marina. Nella zona della frana il P.A.I. individua un dissesto del tipo ”Superficie con forme di dilavamento prevalentemente diffuso” la località si individua in C.Ruffino.
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Foto 3 – Particolare di una scarpata di frana in C.da Marina di Mosciano Sant’Angelo.
Foto 4 Particolare del dissesto che coinvolge anche le infrastrutture annesse ad un’abitazione.Località C.da Marina di Mosciano Sant’Angelo.
Un altro imponente fenomeno attualmente quiescente, interessa il rilievo collinare che si affaccia sulla valle del Salinello, in C.da Maggi (Foto 5 e 6). Nella zona individuata il fenomeno di dissesto, secondo le interpretazione del P.A.I. della Regione Abruzzo, è rappresentato da due distinti fenomeni, così come riportato nella sottostante cartografia. Una valutazione fatta su basi geomorfologiche, che comprende varie irregolarità lungo la superficie topografica, quali: scarpate e ripiani sottostanti, ondulazioni a grande scala lungo il versante e scarpate laterali, ci inducono a ritenere che il fenomeno possa essere più grande di quello ipotizzato e che lo stesso sia in realtà un’ unica imponente frana probabilmente di tipo rototraslazionale.
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Figura 7 – Stralcio della carta geologico tecnica, con i dissesti individuati dal P.A.I. in C.da Maggi
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Foto 5 C.da Maggi: Nell’area contornata in rosso presenza di irregolarità lungo la superficie topografica.
Foto 6 C.da Maggi: ondulazioni a grande scala lungo il versante.
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Foto 7 C.da Maggi: particolare delle ondulazioni che interessano il versante
Foto 8 C.da Maggi: particolare di una “scarpata” e di un sottostante ripiano, sede di abitazioni e infrastrutture.
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Il sistema idrogeologico del territorio è suddivisibile in due grandi complessi idrogeologici: quello dei depositi alluvionali e quello della piana fluvio costiera. Il primo è sviluppato nel vasto tavolato che dal centro storico di Mosciano Sant’angelo si sviluppa verso il f. Tordino. Il mezzo permeabile è costituito dai depositi fluviali ghiaiosi e sabbiosi poggiati sopra un mezzo impermeabile che è rappresentato dalla argilla grigio azzurra di substrato. I terrazzi più antichi che hanno subito una troncatura da parte dei corsi d’acqua affluenti al Tordino, lasciano spesso intravedere delle scaturigini ubicate a mezza costa lungo i versanti, in corrispondenza del passaggio tra i depositi ghiaiosi e l’argilla sovraconsolidata del substrato (vedi Foto 9).
Foto 9 Al piede della macchia verde, il contatto tra antiche alluvioni terrazzate e la formazione Mutignano. Notare la macchia verde sul grano, corrispondente ad una piccola scaturigine. Località Collepietro di Mosciano Sant’Angelo
Nei terrazzi più recenti, dove il substrato non è stato “esposto” è ipotizzabile un sistema idrogeologico continuo con l’acqua di falda che si dirige verso l’alveo del f. Tordino, seguendo l’inclinazione del tetto del substrato argilloso. Il secondo complesso idrogeologico è rappresentato dai sedimenti fluvio costieri con intercalazioni sottili di livelli sabbiosi e sabbioso ghiaiosi che rappresentano il mezzo poroso entro cui l’acqua si infiltra e si muove verso il ricettore finale che è il mare Adriatico. Nella fascia costiera l’acqua è stata misurata alla profondità di circa 5,00 metri dalla superficie.
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Indagini puntuali Sigla che Sigla che compare Tipologia Tipologia compare in in carta carta DS P1 CPT P40 CPT P2 DS P41 S P3 DS P42 DS P4 CPT P43 HVSR P5 CPT P44 PA P6 DS P45 DS P7 DS P46 DS P8 DS P47 DS P9 CPT P48 CPT P10 CPT P49 CPT P11 CPT P50 DS P12 HVSR P51 CPT P13 HVSR P52 CPT P14 HVSR P53 S P15 HVSR P54 DS P16 HVSR P55 CPT P17 HVSR P56 CPT P18 HVSR P57 CPT P19 HVSR P58 DS P20 HVSR P59 CPT P21 SP P60 S P22 SP P61 CPT P23 SP P62 CPT P24 SP P63 DS P25 SI P64 T P26 SI P65 CPT P27 T P66 S P28 T P67 CPT P29 T P68 S P30 SI P69 DS P31 T P70 S P32 SI P71 PA P33 DS P72 S P34 DS P73 CPT P35 DS P74 DN P36 CPTU P75 DN P37 CPTU P76 S P38 CPTU P77 S P39
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Indagini lineari Sigla che Sigla che compare Tipologia Tipologia compare in in carta carta MASW L1 SR L3 MASW L2 SR L4
Tabella 5 Elenco indagini reperite ed effettuate per lo studio di MZS di I livello: DP: prove penetrometriche dinamiche medie; CPT: prove penetrometriche statiche; CPTU: prove penetrometriche statiche con piezocono; DL: prove penetrometriche dinamiche leggere; S: sondaggi a carotaggio continuo; SP: sondaggi a carotaggio continuo e installazione di piezometro; SI: sondaggio con installazione di inclinometro; T: trincea esplorativa; PA: pozzo per acqua; MASW Multichannel Analysis surface Wave; SR: Profilo sismico a rifrazione. In grassetto le prospezioni sismiche passive, effettuate ex novo.
Le prove penetrometriche ed i sondaggi hanno permesso un'accurata ricostruzione dello spessore delle coperture rilevate e risultano tutte confrontabili con il rilevamento effettuato. Di seguito si riporta uno stralcio del certificato della prospezione sismica MASW (indagine lineare denominata L1, Fig. 6), effettuata nei pressi del Cimitero di Mosciano Sant’Angelo, (stralcio in Fig. 7). I certificati di indagine completi saranno forniti in seguito in fase di consegna finale.
Figura 8 – Stralcio del certificato della prospezione simica MASW L1
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Figura 9 – Stralcio della Carta Geologico Tecnica con ubicazione della prospezione simica MASW denominata L1, nei prezzi del cimitero di Mosciano S.A. .
Nel capitolo successivo, le descrizioni delle unità geologiche saranno accompagnate dai certificati (schede di sondaggio) delle indagini ritenute rappresentative delle aree oggetto di studio.
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Substrato argilloso stratificato Il substrato ha dei parametri meccanici caratteristici abbastanza costanti sul tutto il territorio investigato; è collocato nel campo dei depositi coesivi molto consistenti o duri ed è generalmente preceduto da una coltre di alterazione di qualche metro di spessore. E’ costituito da una fitta sequenza di strati limosi argillosi, con intercalazioni di livelli o veli sabbiosi, disposti tra strato e strato. Tutta la formazione è inclinata di una decina di gradi verso est, quale risultato delle forze compressive che si sono avute durante il quaternario, non si osservano pieghe al suo interno, l’assetto strutturale è quello di una monoclinale.
Depositi continentali ghiaiosi e sabbiosi Tali depositi sono stati distinti in tre ordini di terrazzo. Il primo ordine è localizzato nelle zone più distali rispetto al f. Tordino che lo ha strutturato. Attualmente l’antico terrazzo è disarticolato dai fossi affluenti al corso d’acqua principale, che hanno trasformato l’antica superficie pianeggiante in una serie di dorsali separati da valli strette e profonde allungate in direzione nord sud. In ambito fluviale, i depositi ghiaiosi e sabbiosi possiedono spessori variabili (le maggiori potenze si registrano nei pressi del f Tordino), e il loro grado di addensamento è generalmente in diretta relazione alla composizione granulometrica e all’età del deposito. Nell’ambito del territorio studiato il grado di addensamento è compreso tra quello addensato fino a quello sciolto.
Coltri colluviali Le coltri colluviali coprono indistintamente tutti i depositi terrazzati; è uno strato che assume un’importante valenza stratigrafica perché ampiamente diffuso nel territorio comunale.
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Foto 10 Esempio di coltre colluviale con orizzonti calcitici biancastri. Località Selva di Mosciano Sant’Angelo
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5.1 Caratteri litostratigrafici
Il territorio comunale di Mosciano Sant’Angelo è litologicamente caratterizzato dalla presenza di una successione marina Plio pleistocenica, costituita da peliti di piattaforma, alla quale seguono sedimenti continentali quaternari ed olocenici, costituiti essenzialmente da depositi alluvionali terrazzati, coltri colluviali, depositi fluvio deltizi e sedimenti di spiaggia. Tali depositi, in relazione alle finalità del lavoro, saranno analizzati qui di seguito a partire dai terreni più recenti.
Terreni di copertura In discordanza sulle argille sabbiose della Formazione Mutignano, si rinvengono vari sedimenti continentali quaternari, riferibili a meccanismi genetici e ad ambienti deposizionali molto diversi da zona a zona.