ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio

Comune Di Mosciano Sant’Angelo

Attività di prevenzione del rischio sismico Microzonazione Sismica del territorio regionale Progetto cofinanziato con Fondi Comunitari POR FERS Abruzzo 20072013 Asse IV Attività IV.3.1.

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PROGETTO MICROZONAZIONE SISMICA - LIVELLO 1 Comune di MOSCIANO SANT’ANGELO (TE)

Macroarea MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) ______

1.1.1.1 relazione illustrativa

1.1.1.1.1.1.1.1.1 , Maggio 2 016

Il Geologo incaricato: Dott. Mirco ANGELINI

Il Collaboratore: Dott. Mauro DI NISIO

Dott. Mirco Angelini Via Colle Pizzuto 3 , 64021 Giulianova (TE). Tel. 348/2200251

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio

Sommario

1. INTRODUZIONE ...... 2 2. DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE ...... 3 2.1 Definizione di zona sismogenetica ...... 3 2.2 Sismicità storica ...... 8 3. ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ...... 15 3.1 Processi erosivi in atto ...... 16 3.2 Fenomeni franosi...... 17 3.3 Assetto idrogeologico ...... 24 4. DATI GEOTECNICI E GEOFISICI ...... 25 5. MODELLO DI SOTTOSUOLO ...... 28 5.1 Caratteri litostratigrafici ...... 30 5.2 Sezioni geologiche ...... 37 6. INTERPRETAZIONI ED INCERTEZZE ...... 39 7. METODOLOGIE DI ELABORAZIONI E RISULTATI ...... 40 8. ELABORATI CARTOGRAFICI ...... 45 8.1 Carta delle Indagini ...... 45 8.2 Carta geologico tecnica ...... 45 8.3 Carta delle MOPS ...... 45 9. CONFRONTO CON LA DISTRIBUZIONE DEI DANNI DEGLI EVENTI PASSATI ...... 47 10. BIBLIOGRAFIA ...... 48

Allegati cartografici

• Carta delle indagini: − TAV. 1, TAV.2 e TAV.3 – scala 1:5.000 • Carta geologicotecnica: − TAV. 1, TAV.2 e TAV.3 – scala 1:5.000 • Carte delle MOPS e delle frequenze fondamentali di vibrazione − TAV. 1, TAV.2 e TAV.3 – scala 1:5.000

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Il presente elaborato, redatto in collaborazione con il Dott. Mauro Di Nisio, costituisce la relazione illustrativa, a corredo dello “Studio di Microzonazione Sismica – Livello 1”, ai sensi dell’O.P.C.M. 13.11.2010, n. 3907 e della D.G.R. 20.05.2011, n. 333 e s.m.i., relativamente al territorio comunale di Mosciano (TE), eseguito su incarico dell’amministrazione comunale come da disciplinare d'incarico professionale dell’Aprile 2013. Lo studio di Microzonazione Sismica (di seguito MZS) di Livello 1, è uno strumento utile esclusivamente per la pianificazione territoriale ed è finalizzato alla realizzazione della Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (di seguito M.O.P.S.), da effettuarsi secondo gli standard tecnici nazionali e regionali di riferimento, nella loro versione più aggiornata disponibile, come di seguito elencati 1:

• Indirizzi e Criteri generali per la Microzonazione Sismica (di seguito I.C.M.S.), redatti dal Dipartimento della Protezione Civile (in seguito D.P.C.) ed approvati il 13 novembre 2008 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; • microzonazione sismica per la ricostruzione dell’area aquilana, redatto dal D.P.C. e dalla Regione Abruzzo, a seguito dell’evento sismico del 2009; • specifiche tecniche per la redazione degli elaborati cartografici relativi al Livello 1 delle attività di Microzonazione Sismica (di seguito Linee Guida) redatte dalla Regione Abruzzo al fine di uniformare gli I.C.M.S. alle caratteristiche regionali; • standard di rappresentazione cartografica e archiviazione informatica, specifiche tecniche per la redazione in ambiente GIS degli elaborati cartografici della microzonazione sismica definiti dal D.P.C.; • standard di rappresentazione cartografica e archiviazione informatica Versione 3.0 , simbologia per la stesura della carta delle indagini secondo quanto previsto dagli I.C.M.S., definiti dal D.P.C.; • O.P.C.M. 13.10.2010, n. 3907; • D.G.R. 20.05.2011, n. 333 e s.m.i. .

Lo studio di MZS, in generale, si concentra in corrispondenza dei centri urbani maggiormente significativi, e nelle aree per le quali il P.R.G. comunale prevede trasformazioni insediative o infrastrutturali. Le estensioni reale delle aree da sottoporre alla MZS dipendono oltre che dalla presenza di insediamenti urbani, anche dalle diverse situazioni morfologiche e geologiche dei vari siti. La microzonazione, nel

1 Programma regionale di mitigazione del rischio sismico. Art. 2 Disciplinare d’incarico – “Documenti tecnici e standard informatici di riferimento”;

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio caso specifico, è stata estesa ad una parte del territorio comunale, in particolare a quelle aree per le quali le condizioni territoriali o normative prevedono delle trasformazioni insediative o infrastrutturali.

2. DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE La pericolosità sismica di base dipende dalle caratteristiche sismologiche dell’area (tipo, dimensioni e profondità delle sorgenti sismiche, energia e frequenza dei terremoti) e calcola (generalmente in maniera probabilistica), per una certa regione e in un determinato periodo di tempo, i valori di parametri corrispondenti a prefissate probabilità di eccedenza. Tali parametri (velocità, accelerazione, intensità, ordinate spettrali) descrivono lo scuotimento prodotto dal terremoto in condizioni di suolo rigido e senza irregolarità morfologiche (terremoto di riferimento).

2.1 Definizione di zona sismogenetica

Dall'analisi della bibliografia esistente (Galadini F. et al., 2005a), si desume che nel territorio comunale di Mosciano sant’Angelo, non sono presenti sorgenti sismogenetiche (faglie attive) con evidente espressione superficiale, indagabili tramite tradizionali indagini geomorfologiche. Le sorgenti sismogenetiche note, a ridosso del territorio provinciale potenzialmente responsabili di terremoti con M>6.5, si trovano all’interno della catena appenninica. Esse verranno in seguito definite come sorgenti sismogenetiche/faglie attive di Norcia, del M. Vettore, dei Monti della Laga, dell’Alta Valle dell’Aterno, di AssergiCampo Imperatore. Il sistema di faglia di Norcia è costituito da cinque segmenti che vengono considerati come espressione superficiale di una sola sorgente sismogenetica. Prove dell’attività recente riguardano soprattutto l’area nursina, ove il conoide tardo quaternario di Patino risulta dislocato dalla faglia normale che borda l’intero bacino di Norcia e dalle sue faglie secondarie (Blumetti, 1995; Galli et al., 2005). Indagini paleosismologiche effettuate nel 2003 hanno permesso di ipotizzare l’occorrenza di almeno quattro eventi di dislocazione negli ultimi 27.000 anni circa. Di questi eventi, il più antico sarebbe avvenuto precedentemente all’ultimo massimo glaciale (cioè prima di circa 22.000 anni fa); un altro evento sarebbe precedente al VI secolo a.C.; il penultimo evento sarebbe avvenuto dopo il VI secolo a.C. ma prima del IIII secolo a.C.; l’evento più recente sarebbe invece occorso dopo il XVXVII secolo. Esso è associabile, pertanto, al terremoto del 14 gennaio 1703 (Maw 6.81, secondo il catalogo sismico del Gruppo di Lavoro CPTI, 2004), che ha interessato l’intera Umbria meridionale, la provincia di Rieti e l’Abruzzo settentrionale.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Verso sud, il segmento di faglia di Norcia è in rapporto enechelon con il segmento del M. Alvagnano lungo il quale, in occasione del terremoto del 1703, si sarebbero formate lunghe fratture sul terreno di probabile natura gravitativa (Blumetti, 1995). Ad est del sistema di faglia di Norcia, sul fianco occidentale del sistema montuoso M. VettoreM. Bove, è ubicata la faglia del M. Vettore, cui è associata una delle più vistose scarpate in roccia dell’Appennino centrale. Uno dei segmenti di faglia secondari è responsabile della dislocazione di un conoide polifasico, formatosi tra l’Ultimo Massimo Glaciale e circa 38003200 anni BP (Galadini e Galli, 2003). Indagini paleosismologiche in corrispondenza della scarpata di faglia legata a tale attività, hanno evidenziato tre eventi di dislocazione postUltimo Massimo Glaciale, in una successione purtroppo incompleta. Due di questi eventi sarebbero occorsi nell’Olocene. Il più recente sarebbe avvenuto tra 41553965 BP e il VIVII secolo d.C. Un precedente evento è cronologicamente vincolato tra 59405890/57955780 BP e 41553965 BP. Un evento più antico, mal vincolato, comprende probabilmente più eventi di dislocazione tra 1800012000 BP e 59405890/57955780 BP. Al contrario del sistema di faglia di Norcia, alla faglia del M. Vettore non è associabile alcun evento storico. Ciò ha portato Galadini e Galli (2000 e 2003) a considerare tale faglia come “silente”. Ad essa sarebbe pertanto riferibile un elevato livello di pericolosità sismica. Il sistema di faglia dell’Alta Valle dell’Aterno si trova a sud di quello di Norcia ed è costituito da quattro segmenti di faglia in rapporto enechelon (Capitignano, San Giovanni, M. Marine, M. Pettino). L’evidenza dell’attività recente del sistema di faglia è soprattutto derivata dalle indagini sui segmenti del M. Marine e del M. Pettino, dove le faglie hanno formato scarpate in roccia lungo le quali è spesso visibile la dislocazione di depositi di versante riferiti all’Ultimo Massimo Glaciale (Galadini e Galli, 2000). Le indagini paleosismologiche lungo il segmento del M. Marine hanno chiarito che al sistema di faglia dell’Alta Valle dell’Aterno possono essere riferiti almeno cinque eventi di dislocazione negli ultimi 15.000 anni (Moro et al., 2003). I tre eventi più antichi sarebbero avvenuti in età prossime a 12.00015.000 anni fa. Il penultimo evento di dislocazione, poco vincolato cronologicamente, sarebbe comunque successivo all’ambito temporale citato. L’evento di fagliazione più recente è stato responsabile della dislocazione di unità stratigrafiche contenenti ceramica storica. Tali unità dovrebbero essersi deposte nell’alto medioevo oppure nel corso della cosiddetta Piccola Età Glaciale. L’evento sismico responsabile della dislocazione è pertanto occorso in epoca storica. Considerando il fatto che il terremoto del 2 febbraio 1703 è l’unico evento storico di elevata magnitudo (quindi con fagliazione di superficie associabile) ad avere interessato l’area, l’osservazione paleosismologica suggerisce che l’origine di tale evento sia da riferire all’attivazione delle strutture in oggetto.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Per quanto concerne il terremoto del 1461 (Mw=6.5), Galadini e Galli (2000) non forniscono indicazioni se non porre in maniera interrogativa la possibilità che esso sia stato generato dalla faglia di Assergi oppure ad una delle faglie minori nella valle dell'Aterno (nel caso specifico, quella di Paganica) (Messina et al., 2009). A questo proposito, sembra utile citare lo schema di sorgenti sismogenetiche più recentemente pubblicato da Boncio et al. (2004). Tale schema include un'ipotesi di sorgente relativa al terremoto del 1461 ottenuta unendo la faglia di Paganica con quella del Monte Pettino. Attualmente, la comunità scientifica tende a considerare i terremoti del 1461 e del 2009 come il risultato dell'attivazione di una sorgente la cui espressione in superficie è rappresentata dalla faglia ridefinita CollebrincioniSan Demetrio (Messina et al., 2009). Ad est del sistema dell’Alta Valle dell’Aterno viene individuata la faglia della Laga. Per essa le evidenze di attività recente sono rappresentate dalla dislocazione di terrazzi del Pleistocene superiore e dell’Olocene. L’analisi paleosismologica ha permesso di individuare due eventi di dislocazione occorsi dopo 83208150 BP (Galadini e Galli, 2003). Anche in questo caso, l’assenza di terremoti storici di magnitudo compatibile con l’occorrenza di fagliazione di superficie ha portato a considerare tale faglia come una sorgente “silente”. Il prolungamento verso sud della faglia della Laga è rappresentato dal segmento di Campo Imperatore del sistema di faglia AssergiCampo Imperatore. L’attività dei vari segmenti di faglia è provata dalla dislocazione in più punti di depositi e forme del Pleistocene superioreOlocene. A titolo di esempio si può ricordare la dislocazione di un circo glaciale sul M. Brancastello, chiara evidenza dell’attività postUltimo Massimo Glaciale (Galadini et al., 2003). Le analisi paleosismologiche hanno interessato in particolare il segmento di Campo Imperatore in due diverse campagne. Nella seconda metà degli anni ottanta, indagini paleosismologiche nelle valli Venacquaro e Maone effettuate dai ricercatori dell’ENEA permisero di individuare quattro eventi di dislocazione negli ultimi 18.000 anni (Giraudi e Frezzotti, 1995). Il più recente di questi eventi sarebbe avvenuto dopo 3490±160 BP. Secondo gli autori citati, l’intervallo di tempo intercorso tra i vari eventi (tempo di ricorrenza) sarebbe variabile tra 25003000 anni e 60007000 anni. Più recentemente, indagini paleosismologiche nella Piana di Campo Imperatore (zona Monte Paradiso) hanno permesso di individuare tre eventi di dislocazione (Galadini et al., 2003). In base alle datazioni col metodo del radiocarbonio, il più antico di questi sarebbe avvenuto tra 31500±550 BP e 12850±200 BP. Il penultimo evento di dislocazione sarebbe avvenuto tra 7155 7120/70356790 BP e 55905565/55455475 BP. L’evento più recente sarebbe occorso dopo 34803400 BP.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio In base al confronto tra la geometria della faglia e la distribuzione del danno dei terremoti distruttivi che hanno interessato l’area aquilana, è stato possibile concludere che nessun evento riportato sui cataloghi sismici può essere attribuito al sistema di faglia AssergiCampo Imperatore. Anche la sorgente ad esso connessa può essere definita come “silente”. I dati paleosismologici di cui sopra, il tempo di ricorrenza per l’attivazione delle cinque sorgenti trattate e il tempo intercorso dall’ultima attivazione sono riassunti nella Tabella 1. Tempo Faglia Eventi di Tempo di intercorso Bibliografia attiva/sorgente dislocazione ricorrenza dall'ultima di sismogenetica (E1, E2, ....) (anni) attivazione riferimento (anni)

E1 =14 gen. 1703 E2 =tra VI secolo a.C. e IIII secolo a.C. Galli et. al. Norcia 1830 2300 302 (al 2005) E3 =tra 22000 anni (2005) BP e VI secolo a.C. E4 =pre22000 anni BP

E1 =tra 41553965BP e VIVII sec. d.C. E2 =tra 5940 5890/57955780 BP e < 4.690 Galadini e Galli M. Vettore > 13001500 41553965 BP 4.490 (2003) E3 =tra 1800012000 BP e 5940 5890/57955780 BP

E1 =2 feb. 1703 E2 =tra 1200015000 anni BP e il 1703 Moro et al. Alta Valle dell'Aterno E3 =ca. 1200015000 BP 306 3 (2003) E4 =ca. 1200015000 BP E5 =ca. 1200015000 BP E6 =6 apr. 2009

E1 =tra 83208150 Galadini e Galli BP e 1200 d.C. (2003) Monti della Laga E2 = tra 83208150 < 7570 61 Tertulliani BP e 1200 d.C (2006) E3= biennio 19501951

E1 =tra 34803400 BP e 1200 d.C. E2 =tra 7155 Galadini et al. Assergi Campo 7120/70356790 BP e (2003); 19956405 >800 Imperatore 55905565/5545 Giraudi e 5475 BP Frezzotti (1995) E3 =tra 31500±550 BP e 12850±200 BP

Tabella 1 Dati paleosismologici relativi alle cinque faglie attive dal Pleistocene superiore di interesse per il territorio del Comune di Castelli (Galadini et al., 2005a modificato).

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Figura 1 Schema sismotettonico dell'area colpita dal terremoto del 1950. L'andamento delle faglie normali è derivato da GALADINI e GALLI (2000), con modifiche. Gli epicentri dei terremoti con Maw≥5.5 sono riportati secondo quanto in Gruppo di Lavoro CPTI (2004), tranne il terremoto del 1997 (14 ottobre, ML 5.5), la cui ubicazione epicentrale è derivata da AMATO et al. (1998a). Il terremoto del 1943, di magnitudo Maw inferiore a 5.5 (5.02), è stato inserito nello schema in quanto più volte citato nel testo. La traccia della "Struttura costiera" è tratta da CALAMITA et al. (2003). Le strutture trasversali all'andamento della catena sono tratte dai lavori di ADAMOLI, (1993) ("B" e "C", valle del Tordino e valle del Vomano), de ALTERIS, (1995) ("A", definita nel lavoro come "Squalo line"), VEZZANI et al., (1998) ("B" e "C"), BOLIS et al., (2003) ("A", definita nel lavoro come "Roseto line"). Faglie interne alla catena appenninica: 1) Sistema di faglia di Norcia; 2) Faglia del Monte Vettore; 3) Faglia dei Monti della Laga; 4) Sistema di faglia dell'alta valle dell'Aterno; 5) Sistema di faglia AssergiCampo Imperatore; 6) Faglia della valle del Salto; 7) Sistema di faglia OvindoliPezzaCampo FeliceColle Cerasitto; 8)Sistema di faglia della media valle dell'Aterno; 9) Faglia del Monte Morrone; 10) Sistema di faglia del Fucino; 11) Faglia del MontePorrara; 12) Faglia della valle del Liri; 13) Faglia AremognaCinquemiglia; 14) Faglia dell'alta valle del Sangro.

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Dalla consultazione del database dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) sono stati individuati i forti terremoti registrati nel comprensorio di Mosciano Sant’Angelo (TE), come illustrato il Tab. 2.

Tabella 2 - Principali terremoti risentiti nel comune di Mosciano Sant’Angelo. Fonte: http://emidius.mi.ingv.it/DBMI04/query_place/

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Figura 2 - Istogramma dei principali terremoti risentiti Principali terremoti risentiti nel comune di Mosciano Sant’Angelo. Fonte: http://emidius.mi.ingv.it/DBMI04/query_place/

Dalla consultazione della “Mappa delle massime intensità macrosismiche (scala Mercalli) osservate nei comuni italiani” (GNDTINGSSN, 1996) e dalla relativa tabella esplicativa, di seguito riportate, si rileva che il Comune di Mosciano sant’Angelo è caratterizzato da un’intensità macrosismica = 7. In rosso sono riportate le località entro 10 Km dal comune di Mosciano Sant’Angelo.

Comune Re Pr Com Lat Lon Imax 13 67 1 42.82710 13.93031 7 13 67 2 42.83695 13.74209 8 13 67 3 42.50159 13.78354 8 ATRI 13 67 4 42.58001 13.97802 8 13 67 5 42.59465 13.73972 8 13 67 6 42.74355 13.80592 7 13 67 7 42.52804 13.80196 8 13 67 8 42.72565 13.68640 8 13 67 9 42.64591 13.80396 8 13 67 10 42.54244 13.71704 8 13 67 11 42.67681 13.81823 7 CASTELLI 13 67 12 42.48882 13.71167 8 CASTIGLIONE MESSER RAIMONDO 13 67 13 42.53098 13.88207 8 13 67 14 42.53277 13.91784 8 13 67 15 42.58559 13.85946 8 13 67 16 42.58852 13.79341 8 13 67 17 42.77163 13.66758 8 13 67 18 42.54008 13.68093 8 13 67 19 42.87184 13.86660 7 13 67 20 42.85484 13.81840 7 13 67 21 42.82822 13.83275 7 13 67 22 42.63163 13.54204 8 13 67 23 42.54673 13.47860 8 13 67 24 42.55201 13.53827 8 GIULIANOVA 13 67 25 42.75148 13.95782 7

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio ISOLA DEL GRAN SASSO D`ITALIA 13 67 26 42.50115 13.66098 8 13 67 27 42.54324 13.88483 8 13 67 28 42.58229 13.62887 8 MORRO D`ORO 13 67 29 42.66315 13.91981 7 MOSCIANO SANT`ANGELO 13 67 30 42.74840 13.88848 7 13 67 31 42.81878 13.81676 7 13 67 32 42.65741 13.89434 7 PENNA SANT`ANDREA 13 67 33 42.59280 13.77223 8 13 67 34 42.52320 13.55409 8 13 67 35 42.60822 14.06733 7 13 67 36 42.68570 13.52811 8 13 67 37 42.67489 14.01578 7 SANT`EGIDIO ALLA VIBRATA 13 67 38 42.82519 13.71554 8 SANT`OMERO 13 67 39 42.78614 13.80281 8 SILVI 13 67 40 42.55516 14.11396 7 13 67 41 42.65863 13.70407 8 13 67 42 42.82307 13.77731 7 13 67 43 42.65753 13.65576 8 13 67 44 42.80348 13.91378 7 13 67 45 42.54493 13.64836 8 13 67 46 42.73511 13.49789 9 13 67 47 42.88468 13.91374 7

Tabella 3 - Massime intensità macrosismiche osservate nella provincia di Teramo. Fonte: http://emidius.mi.ingv.it/GNDT/IMAX/comuni.php?Re=13&Pr=67&nome=Teramo

Figura 3 - Mappa massime intensità macrosismiche osservate (Molin et alii, 1996). (Scala Mercalli)

L’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 aprile 2006, n. 3519 “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” ha fissato i criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e la nuova mappa di pericolosità sismica di riferimento a scala nazionale, di cui si riporta di seguito un estratto relativo alla Regione Abruzzo. Il valore di pericolosità sismica del territorio del comune di Mosciano

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Sant’Angelo, così come individuato dall’INGV e riportato in Fig. 4a e Fig. 4b, è compreso tra 0.150 e 0.175 g.

Area in esame

Figura 4a - Valori pericolosità sismica secondo O.P.C.M. 3519/2006 Fonte: http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/consultazione_005.html

In definitiva, il territorio comunale può subire danni a causa della sismicità, in genere caratterizzata da eventi con magnitudo bassa o moderata. Gli eventi con origine esterna alla Provincia che hanno avuto un più significativo impatto sono legati a sorgenti sismogenetiche appenniniche come ad esempio quello del 2009.

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Figura 4b - Valori pericolosità sismica secondo O.P.C.M. 3519/2006 Fonte: http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/consultazione_005.html

Per valutare i contributi delle diverse sorgenti sismogenetiche alla pericolosità del sito è utile visionare i valori di disaggregazione della pericolosità sismica (McGuire, 1995; Bazzurro and Cornell, 1999). La forma più comune di disaggregazione è quella bidimensionale in magnitudo e distanza (MR) che permette di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche a distanza R capaci di generare terremoti di magnitudo M. Espresso in altri termini, il processo di disaggregazione in MR fornisce il terremoto che domina lo scenario di pericolosità (terremoto di scenario) inteso come l’evento di magnitudo M a distanza R dal sito oggetto di studio che contribuisce maggiormente alla pericolosità sismica del sito stesso. Analogamente alla disaggregazione in MR è possibile definire la disaggregazione tridimensionale in MRε dove ε rappresenta il numero di deviazioni standard per cui lo scuotimento (logaritmico) devia dal valore mediano predetto da una data legge di attenuazione dati M ed R (Spallarossa e Barani, 2007). Si riportano nella seguente Tab. 4 e Fig. 5, i valori di disaggregazione di a(g) relativi al comune di Mosciano Sant’Angelo.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio

Disaggregazione del valore di a(g) con probabilita' di eccedenza del 10% in 50 anni (Coordinate del punto lat: 42.7343, lon: 13.8986, ID: 24759) Distanza in km Magnitudo

3.54.0 4.04.5 4.55.0 5.05.5 5.56.0 6.06.5 6.57.0 7.07.5 7.58.0 8.08.5 8.59.0

010 0.000 10.300 22.500 16.100 9.730 3.910 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

1020 0.000 1.730 6.300 7.910 7.690 3.540 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

2030 0.000 0.010 0.367 1.290 2.060 1.450 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

3040 0.000 0.000 0.001 0.122 0.602 0.796 0.482 0.371 0.000 0.000 0.000

4050 0.000 0.000 0.000 0.002 0.106 0.373 0.489 0.441 0.000 0.000 0.000

5060 0.000 0.000 0.000 0.000 0.008 0.108 0.296 0.322 0.000 0.000 0.000

6070 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.013 0.149 0.213 0.000 0.000 0.000

7080 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.050 0.116 0.000 0.000 0.000

8090 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.009 0.047 0.000 0.000 0.000

90100 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.011 0.000 0.000 0.000

100110 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.003 0.000 0.000 0.000

110120 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.001 0.000 0.000 0.000

120130 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

130140 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

140150 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

150160 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

160170 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

170180 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

180190 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

190200 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000

Valori medi

Magnitudo Distanza Epsilon

5.240 10.600 0.840

Tabella 4 - Disaggregazione del valore di a(g) con probabilita' di eccedenza del 10% in 50 anni Fonte: http://esse1gis.mi.ingv.it/

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Figura 5 - Disaggregazione del valore di a(g) con probabilita' di eccedenza del 10% in 50 anni Fonte: http://esse1gis.mi.ingv.it/

Alla luce di quanto sopra descritto, in alcuni settori dell’area in esame (alluvioni recenti) sussistono le condizioni riportate nel Capitolo 7 delle Norme Tecniche per le Costruzioni “Progettazione per azioni sismiche par. 7.11.3.4 Stabilità nei confronti della liquefazione” e specificamente:

− accelerazione massima attesa superiore a 0.10 g; − eventi sismici attesi di magnitudo M superiore a 5; − presenza di falda ad una profondità media stagionale inferiore a 15 m dal p.c.; − presenza di depositi che presentano una successione litologica eterogenea, variabile da limi sabbiosi a ghiaie sabbiose (alluvioni recenti)

In tali depositi è verificata la possibilità di occorrenza delle condizioni energetiche scatenanti il fenomeno della liquefazione e c’è il sospetto che si possa verificare la condizione di instabilità per liquefazione a causa della presenza di corpi sedimentari (tessitura variabile da limosabbiosa a ghiaiososabbiosa); tali zone necessitano pertanto di ulteriori indagini e approfondimenti per la verifica di instabilità alla

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio liquefazione/cedimenti differenziali, in quanto la scarsità dei dati geologico/geotecnici/idrogeologici disponibili non permette di delimitare con precisione le aree suscettibili di instabilità. Tali aree sono indicate come “Zone stabili suscettibili di amplificazione” con sovrapposto un retino che le identifica come ZALQ1 (Zona di attenzione per fenomeni di liquefazione di tipo 1, cfr.: par. 2.2.8, pag. 8990 degli standard DPC v3.0) In definitiva, il territorio comunale può subire dei danni a causa della sismicità, in genere caratterizzata da eventi con magnitudo bassa o moderata.

3. ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO L’area studiata fa parte del settore più orientale e recente dell’edificio tettonico dell’Appennino centrale, strutturatosi essenzialmente nel Miocene superiore – Pleistocene inferiore, in seguito all’evoluzione di un sistema orogenico (catena – avanfossa – avampaese) con migrazione delle deformazioni compressive dalle aree occidentali più interne verso quelle orientali adriatiche (Bigi et alii, 1996); su tale sistema si sovrappone, a partire dal Pleistocene basale, la tettonica distensiva. In particolare, il settore più orientale, noto in letteratura come bacino periadriatico, si è impostato a partire dalla fine del Pliocene inferiore quando, il più occidentale ed antico bacino del Cellino è stato coinvolto nella strutturazione in catena, con la formazione di un “bacino satellite” lungo la fascia periadriatica e dell’avanfossa adriatica nel settore esterno più orientale. Al di sopra delle torbiditi silicoclastiche di avanfossa della Formazione Cellino del Pliocene inferiore, affiora pertanto in trasgressione e con una netta discordanza angolare, la Formazione Mutignano, depositatasi dal Pliocene medio al Pleistocene basale, in un “bacino satellite”. La Formazione Mutignano è costituita da depositi basali sabbiosoconglomeratici di ambiente neritico, cui seguono superiormente peliti di piattaforma entro cui sono intercalati, a varie altezze stratigrafiche, orizzonti conglomeratici e/o sabbiosi, talora a geometria lenticolare. I depositi di chiusura del ciclo sedimentario presenti al tetto della successione, danno origine a corpi tabulari debolmente immergenti verso ENE, e sono costituiti da sabbie e conglomerati riferibili ad un ambiente di transizione da marino a continentale. Sempre nell’area periadriatica sono presenti inoltre sedimenti continentali quaternari costituiti essenzialmente da sedimenti alluvionali terrazzati suddivisi in quattro ordini e da depositi fluviodeltizi attuali, mentre lungo la stretta fascia costiera sono presenti sedimenti di spiaggia recenti ed attuali. L’attuale paesaggio geomorfologico del comune di Mosciano Sant’Angelo è il risultato dell’evoluzione morfotettonica che ha interessato l’area periadriatica soprattutto a partire dalla fine del Pleistocene inferiore. Tale evoluzione è influenzata dal sollevamento regionale il quale, sviluppatosi nelle zone più interne occidentali, si

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio estende anche al settore esterno più orientale che, a causa di un ulteriore progressione del basculamento verso ENE assume un assetto tettonico a monoclinale. Nel Pleistocene medio tutto il territorio moscianese era già completamente emerso, e mentre si registra un ulteriore basculamento verso est della fascia costiera in esame, quest’ultima viene sottoposta ad una intensa fase erosiva. Successivamente, il continuo e rapido sollevamento della fascia periadriatica che ha prodotto un incremento del rilievo ha favorito, nei momenti di condizioni climatiche più umide rispetto a quelle precedenti più aride, l’erosione lineare e quindi un rapido approfondimento di tutto il sistema idrografico con la formazione di alvei incisi e valli strette ed incassate. Sempre alle oscillazioni climatiche, e cioè all’alternarsi di fasi fredde e temperate, è dovuta la formazione dei quattro ordini di terrazzi alluvionali presenti nell’area in esame. Lungo la fascia costiera, inoltre, alla complessa interazione tra sollevamento tettonico, variazioni eustatiche del livello marino e variazioni di portata solida dei corsi d’acqua, queste ultime sempre connesse alle oscillazioni climatiche, sono connesse le alterne fasi di erosione e deposito, cioè di avanzamento e di arretramento della linea di riva. La tettonica quaternaria ha inoltre determinato nell’area in esame, probabilmente nel Pleistocene superiore, delle conseguenze geomorfologiche testimoniate soprattutto dal basculamento verso sud dei terrazzi antichi, in sinistra idrografica del F. Tordino. Dopo le ultime fasi fredde del Pleistocene superiore, le mutate condizioni climatiche favoriscono una nuova fase erosiva che porta prima all’erosione di gran parte dei depositi sabbiosoconglomeratici di tetto e dopo, quando affiora il substrato argilloso fortemente erodibile, inizia la prima incisione dei reticoli idrici orientati in senso appenninico.

3.1 Processi erosivi in atto

Fra i processi morfogenetici in atto nel territorio comunale di Mosciano Sant’Angelo, quelli erosivi dovuti alle acque correnti superficiali non sembrano creare, almeno al momento, situazioni di particolare rischio geologico per l’uomo e le sue attività. Fenomeni di denudazione per ruscellamento diffuso e processi di ruscellamento concentrato, con la produzione di fossi più o meno incisi (come in Foto 1), sono abbastanza diffusi nel territorio moscianese in particolare nel bacino idrografico del fiume Salinello ed il reticolo idrografico, a causa della scarsa permeabilità della facile erodibilità del substrato essenzialmente argilloso e dei dislivelli accompagnati da elevate pendenze, si presenta piuttosto fitto e gerarchizzato.

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Foto 1 Piccolo solco di erosione quale esempio di ruscellamento concentrato. Località Ripoli di Mosciano Sant’Angelo.

Dinamica fluviale L’azione del Fiume si è esplicitata in un’intensa opera di erosione del substrato pelitico (argille grigio azzurre) ed in un’altrettanto intensa azione di deposizione, con la messa in posto sulla superficie erosiva, di depositi ghiaiosi con una percentuale variabile di sabbia e limo (ghiaie sabbiose limose) generalmente di qualche metro di spessore. A seguito della progressiva migrazione del corso acqua verso le zone meridionali del territorio, si sono depositati al di sopra della ghiaia, estesi e potenti coltri colluviali, le cui modalità di sedimentazione, possono essere riferite, a seconda delle contestuali condizioni climatiche, o ad un deposito “grano a grano” di tipo eolico, oppure ad un accumulo in pianura ad opera delle acque di ruscellamento superficiale che trasportavano i materiali a grana fine e finissima provenienti dal progressivo smantellamento superficiale dei versanti limitrofi. Complessivamente tutta l’area del territorio comunale che si affaccia verso la valle del f. Tordino rappresenta un tavolato suddivisibile in tre ordini di terrazzo, disarticolato da una serie di compluvi affluenti al corso d’acqua principale.

3.2 Fenomeni franosi

Nel versante orientale del centro storico di Mosciano Sant’Angelo, e in alcune altre aree non rilevate dal presente studio, sono presenti dei fenomeni franosi di diversa tipologia ed estensione, avvenuti nel passato e/o tuttora in atto sui pendii, che costituiscono diffuse condizioni di rischio geologico, localmente molto elevato. La loro distribuzione sul territorio è strettamente legata alle condizioni litostrutturali e

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio morfologiche dei versanti, allo stadio di evoluzione geomorfologica raggiunto nelle diverse zone, e naturalmente agli interventi antropici. Qui di seguito saranno brevemente descritte le principali tipologie dei fenomeni franosi riconosciuti, chiaramente in atto o possibili.

Deformazioni lente di versante. Nel versante orientale della dorsale collinare che ospita il centro abitato di Mosciano S.A., e in altre parti del territorio non rilevate nell’ambito del presente lavoro, sono presenti fenomeni gravitativi particolarmente insidiosi, in quanto impercettibili all’osservazione diretta e non accertabili in tempi brevi. Noti in letteratura come “deformazioni lente di versante”, consistono in lentissimi movimenti traslativi di coltri detritiche limosoargillose che ricoprono con spessori variabili, il basamento argilloso pleistocenico. I movimenti interessano generalmente ampi tratti di versante, senza confini nettamente definiti e senza le tipiche evidenze morfologiche che di solito accompagnano i movimenti franosi sui pendii argillosi, quali: cigli di distacco, rotture evidenti sul terreno, contropendenze del versante, ecc. Unica manifestazione sul pendio sono le ampie e blande ondulazioni, allungate perpendicolarmente alla linea di massima pendenza, non sempre facilmente interpretabili. Le coltri colluviali si muovono sul basamento argilloso verso il fondovalle con velocità molto lente (circa 1 cm/anno) e la superficie di scorrimento si sviluppa verosimilmente all’interno della porzione più alterata del basamento, in genere poco al di sotto del letto della coltre colluviale; pertanto anche la parte più superficiale ed alterata del substrato può essere interessata dalle deformazioni lente.

Scorrimenti traslativi e scorrimenti rotazionali. Queste tipologia di fenomeno franoso interessa una specifica area ubicata in località C.da Marina, lungo un versante affacciato verso la piana costiera e fluviale del Salinello. Il fenomeno ha avuto luogo all’inizio di dicembre del 2014 e ha purtroppo coinvolto alcuni edifici che sono stati sgombrati. La frana osservata presenta una scarpata di distacco arcuata, e alla base un rigonfiamento del terreno e venute di acqua. Lo spessore di terreno coinvolto è notevole; gli inclinometri hanno misurato spostamenti in profondità anche dell’ordine di 20,00 metri. In foto 2, 3 e 4 si possono osservare il versante interessato dal movimento franoso e i particolari del dissesto. Per un un maggior dettaglio si rimanda allo studio commissionato dal comune di Mosciano Sant’Angelo, (Pietromartire 2015).

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Foto 2 – Panoramica del versante interessato dal fenomeno gravitativo in c.da Marina di Mosciano Sant’Angelo.

Figura 6 – Stralcio della carta geomorfologica del P.A.I. in C.da Marina. Nella zona della frana il P.A.I. individua un dissesto del tipo ”Superficie con forme di dilavamento prevalentemente diffuso” la località si individua in C.Ruffino.

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Foto 3 – Particolare di una scarpata di frana in C.da Marina di Mosciano Sant’Angelo.

Foto 4 Particolare del dissesto che coinvolge anche le infrastrutture annesse ad un’abitazione.Località C.da Marina di Mosciano Sant’Angelo.

Un altro imponente fenomeno attualmente quiescente, interessa il rilievo collinare che si affaccia sulla valle del Salinello, in C.da Maggi (Foto 5 e 6). Nella zona individuata il fenomeno di dissesto, secondo le interpretazione del P.A.I. della Regione Abruzzo, è rappresentato da due distinti fenomeni, così come riportato nella sottostante cartografia. Una valutazione fatta su basi geomorfologiche, che comprende varie irregolarità lungo la superficie topografica, quali: scarpate e ripiani sottostanti, ondulazioni a grande scala lungo il versante e scarpate laterali, ci inducono a ritenere che il fenomeno possa essere più grande di quello ipotizzato e che lo stesso sia in realtà un’ unica imponente frana probabilmente di tipo rototraslazionale.

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Figura 7 – Stralcio della carta geologico tecnica, con i dissesti individuati dal P.A.I. in C.da Maggi

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Foto 5 C.da Maggi: Nell’area contornata in rosso presenza di irregolarità lungo la superficie topografica.

Foto 6 C.da Maggi: ondulazioni a grande scala lungo il versante.

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Foto 7 C.da Maggi: particolare delle ondulazioni che interessano il versante

Foto 8 C.da Maggi: particolare di una “scarpata” e di un sottostante ripiano, sede di abitazioni e infrastrutture.

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Il sistema idrogeologico del territorio è suddivisibile in due grandi complessi idrogeologici: quello dei depositi alluvionali e quello della piana fluvio costiera. Il primo è sviluppato nel vasto tavolato che dal centro storico di Mosciano Sant’angelo si sviluppa verso il f. Tordino. Il mezzo permeabile è costituito dai depositi fluviali ghiaiosi e sabbiosi poggiati sopra un mezzo impermeabile che è rappresentato dalla argilla grigio azzurra di substrato. I terrazzi più antichi che hanno subito una troncatura da parte dei corsi d’acqua affluenti al Tordino, lasciano spesso intravedere delle scaturigini ubicate a mezza costa lungo i versanti, in corrispondenza del passaggio tra i depositi ghiaiosi e l’argilla sovraconsolidata del substrato (vedi Foto 9).

Foto 9 Al piede della macchia verde, il contatto tra antiche alluvioni terrazzate e la formazione Mutignano. Notare la macchia verde sul grano, corrispondente ad una piccola scaturigine. Località Collepietro di Mosciano Sant’Angelo

Nei terrazzi più recenti, dove il substrato non è stato “esposto” è ipotizzabile un sistema idrogeologico continuo con l’acqua di falda che si dirige verso l’alveo del f. Tordino, seguendo l’inclinazione del tetto del substrato argilloso. Il secondo complesso idrogeologico è rappresentato dai sedimenti fluvio costieri con intercalazioni sottili di livelli sabbiosi e sabbioso ghiaiosi che rappresentano il mezzo poroso entro cui l’acqua si infiltra e si muove verso il ricettore finale che è il mare Adriatico. Nella fascia costiera l’acqua è stata misurata alla profondità di circa 5,00 metri dalla superficie.

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Indagini puntuali Sigla che Sigla che compare Tipologia Tipologia compare in in carta carta DS P1 CPT P40 CPT P2 DS P41 S P3 DS P42 DS P4 CPT P43 HVSR P5 CPT P44 PA P6 DS P45 DS P7 DS P46 DS P8 DS P47 DS P9 CPT P48 CPT P10 CPT P49 CPT P11 CPT P50 DS P12 HVSR P51 CPT P13 HVSR P52 CPT P14 HVSR P53 S P15 HVSR P54 DS P16 HVSR P55 CPT P17 HVSR P56 CPT P18 HVSR P57 CPT P19 HVSR P58 DS P20 HVSR P59 CPT P21 SP P60 S P22 SP P61 CPT P23 SP P62 CPT P24 SP P63 DS P25 SI P64 T P26 SI P65 CPT P27 T P66 S P28 T P67 CPT P29 T P68 S P30 SI P69 DS P31 T P70 S P32 SI P71 PA P33 DS P72 S P34 DS P73 CPT P35 DS P74 DN P36 CPTU P75 DN P37 CPTU P76 S P38 CPTU P77 S P39

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Indagini lineari Sigla che Sigla che compare Tipologia Tipologia compare in in carta carta MASW L1 SR L3 MASW L2 SR L4

Tabella 5 Elenco indagini reperite ed effettuate per lo studio di MZS di I livello: DP: prove penetrometriche dinamiche medie; CPT: prove penetrometriche statiche; CPTU: prove penetrometriche statiche con piezocono; DL: prove penetrometriche dinamiche leggere; S: sondaggi a carotaggio continuo; SP: sondaggi a carotaggio continuo e installazione di piezometro; SI: sondaggio con installazione di inclinometro; T: trincea esplorativa; PA: pozzo per acqua; MASW Multichannel Analysis surface Wave; SR: Profilo sismico a rifrazione. In grassetto le prospezioni sismiche passive, effettuate exnovo.

Le prove penetrometriche ed i sondaggi hanno permesso un'accurata ricostruzione dello spessore delle coperture rilevate e risultano tutte confrontabili con il rilevamento effettuato. Di seguito si riporta uno stralcio del certificato della prospezione sismica MASW (indagine lineare denominata L1, Fig. 6), effettuata nei pressi del Cimitero di Mosciano Sant’Angelo, (stralcio in Fig. 7). I certificati di indagine completi saranno forniti in seguito in fase di consegna finale.

Figura 8 – Stralcio del certificato della prospezione simica MASW L1

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio

Figura 9 – Stralcio della Carta Geologico Tecnica con ubicazione della prospezione simica MASW denominata L1, nei prezzi del cimitero di Mosciano S.A. .

Nel capitolo successivo, le descrizioni delle unità geologiche saranno accompagnate dai certificati (schede di sondaggio) delle indagini ritenute rappresentative delle aree oggetto di studio.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio 5. MODELLO DI SOTTOSUOLO Il modello del sottosuolo Moscianese si colloca tra quelli che caratterizzano i comuni periadriatici della provincia teramana. Su di un substrato di origine marina, di natura prevalentemente argillosa, si sono impostati con un contatto di tipo erosivo, i sedimenti quaternari di tipo continentale (terrazzi fluviali) con le annesse coltri colluviali. Nella zona costiera al substrato sono invece sovrapposti dei depositi di transizione fluvio palustri o di laguna costiera.

Substrato argilloso stratificato Il substrato ha dei parametri meccanici caratteristici abbastanza costanti sul tutto il territorio investigato; è collocato nel campo dei depositi coesivi molto consistenti o duri ed è generalmente preceduto da una coltre di alterazione di qualche metro di spessore. E’ costituito da una fitta sequenza di strati limosi argillosi, con intercalazioni di livelli o veli sabbiosi, disposti tra strato e strato. Tutta la formazione è inclinata di una decina di gradi verso est, quale risultato delle forze compressive che si sono avute durante il quaternario, non si osservano pieghe al suo interno, l’assetto strutturale è quello di una monoclinale.

Depositi continentali ghiaiosi e sabbiosi Tali depositi sono stati distinti in tre ordini di terrazzo. Il primo ordine è localizzato nelle zone più distali rispetto al f. Tordino che lo ha strutturato. Attualmente l’antico terrazzo è disarticolato dai fossi affluenti al corso d’acqua principale, che hanno trasformato l’antica superficie pianeggiante in una serie di dorsali separati da valli strette e profonde allungate in direzione nord sud. In ambito fluviale, i depositi ghiaiosi e sabbiosi possiedono spessori variabili (le maggiori potenze si registrano nei pressi del f Tordino), e il loro grado di addensamento è generalmente in diretta relazione alla composizione granulometrica e all’età del deposito. Nell’ambito del territorio studiato il grado di addensamento è compreso tra quello addensato fino a quello sciolto.

Coltri colluviali Le coltri colluviali coprono indistintamente tutti i depositi terrazzati; è uno strato che assume un’importante valenza stratigrafica perché ampiamente diffuso nel territorio comunale.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Lo spessore varia da luogo a luogo e quelli maggiori si registrano nelle zone distali rispetto al f Tordino nella zona prossima al centro storico, dove raggiunge uno spessore anche di 16 metri. Da un punto di vista geotecnico rientra nel campo dei depositi coesivi (limo, limo argilloso o limo da debolmente sabbioso a sabbioso). Il grado di consistenza spazia tra il consistente e moderatamente consistente è ed in diretta relazione con l’età del deposito. Si nota, analizzando i risultati delle prove in sito, un maggior grado di consistenza nella parte settentrionale del territorio moscianese.

Foto 10 Esempio di coltre colluviale con orizzonti calcitici biancastri. Località Selva di Mosciano Sant’Angelo

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Depositi fluvio palustri Sono diffusi nel sottosuolo della piana costiera moscianese e la ricoprono con spessore notevole. Rappresenta le recenti fasi alluvionali a bassa energia del f. Salinello che ha depositato del limo sabbioso di colore avana, con sporadiche lenti di limo argilloso. (Lo spessore dello strato è di circa 5,00 metri. Al di sotto del limo sabbioso, in continuità stratigrafica, si rinviene dell’argilla limosa, a consistenza bassa, di colore grigio, con frequenti livelli di torba e materia organica carbonizzata in chiazze nerastre. L’ambiente di deposizione non può che essere palustre, forse di transizione; all’interno dell’argilla si intercalano sporadici strati di ghiaia calcarea, che creano dei livelli acquiferi. Lo strato è stato investigato fino alla profondità di 15,00 metri dalla superficie.

5.1 Caratteri litostratigrafici

Il territorio comunale di Mosciano Sant’Angelo è litologicamente caratterizzato dalla presenza di una successione marina Pliopleistocenica, costituita da peliti di piattaforma, alla quale seguono sedimenti continentali quaternari ed olocenici, costituiti essenzialmente da depositi alluvionali terrazzati, coltri colluviali, depositi fluviodeltizi e sedimenti di spiaggia. Tali depositi, in relazione alle finalità del lavoro, saranno analizzati qui di seguito a partire dai terreni più recenti.

Terreni di copertura In discordanza sulle argillesabbiose della Formazione Mutignano, si rinvengono vari sedimenti continentali quaternari, riferibili a meccanismi genetici e ad ambienti deposizionali molto diversi da zona a zona.

Depositi alluvionali terrazzati antichi (Pleistocene medio – superiore) (at1 at2). Sul fianco sinistro della valle fluviale del Tordino, più o meno dalla S.S. n° 80 fino a lambire il centro storico di Mosciano Sant’Angelo affiorano diffusamente sedimenti alluvionali antichi I sedimenti di tutti i terrazzi sono costituiti da ciottoli eterometrici di natura prevalentemente calcarea e subordinatamente arenacea, con più o meno abbondante matrice sabbiosa o sabbiosolimosa e con varie intercalazioni di strati e lenti di sabbie e sabbie limose. Nella zone prossimali al centro abitato e in corrispondenza dei sedimenti alluvionali sovrastanti le dorsali collinari, le alluvioni possono essere rappresentate da conglomerato. Lo spessore dello strato ghiaioso può raggiungere anche i 10 metri. In foto 9 e foto 10 i particolari di tali depositi.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio

Foto 11 Cava di ghiaia in at2. Si nota il deposito colluviale limoso in alto (1) e il potente banco di ghiaia sabbiosa in basso (2). Località Ripoli di Mosciano Sant’Angelo

Foto 12 Cava di ghiaia in at2. Particolare degli elementi ghiaiosi prevalentemente calcare, sostenuti dalla matrice fine, con intercalazioni di lenti limoso sabbiose. Località Ripoli di Mosciano Sant’Angelo.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio

Figura 10 – Ambito di affioramento del terrazzo at2. Schede dei sondaggi denominati P15 e P38 eseguiti in C.da Ripoli (vedi ubicazioni in fig. 9), zona artigianale del comune di Mosciano Sant’Angelo; notare la variazione dello spessore della coltre colluviale, spostandosi da un punto all’altro della zona.

Fig. 11 – Stralcio della carta Geologico Tecnica con ubicazione dei Sondaggi P15 e P38

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Depositi alluvionali attuali e terrazzo recente di fondovalle (Olocene) (at3). I sedimenti alluvionali attuali e quelli del terrazzo più basso e recente (IV ordine), posto generalmente ad un’altezza minima di 4 5 metri al di sopra degli alvei attuali del Tordino, colmano i fondovalle e la loro superficie sommitale rappresenta, a luoghi, il letto di esondazione attuale dei fiumi. Litologicamente sono costituiti da ciottoli eterometrici (da ghiaie sottili fino ai blocchi) di natura prevalentemente calcarea e calcareomarnosa, subordinatamente arenacea e conglomeratica, tra i quali si interpone una frazione più fina a grana sabbiosa e/o sabbiosolimosa. Lo spessore dei sedimenti alluvionali raggiunge valori di circa 15 metri. In foto 11 viene evidenziato il limite tra i due terrazzi più recenti.

Foto 13 - In rosso il limite tra at3 e at2. La scarpata erosiva è quasi ovunque accompagnata dall’affioramento della formazione Mutignano. Sullo sfondo un po’ a destra e in alto, il centro abitato di Mosciano Sant’Angelo.

Coltri eluviocolluviali (Olocene) (col F1). Il substrato argillosomarnososabbioso o i depositi terrazzati più antichi, sono frequentemente ricoperti da coltri colluviali piuttosto estese e spesse. Le modalità di sedimentazione possono essere riferite, a seconda delle contestuali condizioni climatiche, o ad un deposito “grano a grano” di tipo eolico, oppure ad un accumulo sui pendii e nelle aree di compluvio ad opera delle acque di ruscellamento superficiale che trasportano i materiali a grana fine e finissima, provenienti dal progressivo smantellamento superficiale dei versanti stessi. E’ probabile che le coltri colluviali, soprattutto quelle più estese e potenti, si siano accumulate in fasi successive, intervallate da periodi di stasi e di relativa pedogenesi. Lo spessore delle coltri, in relazione alle vicende e modalità deposizionali e naturalmente alla configurazione morfologica della superficie del substrato, può variare da alcuni metri fino a circa 15 metri. Nei depositi terrazzati lo spessore del colluvio decresce gradualmente da 15 metri circa fino a 67 m spostandosi dai terrazzi più antichi a

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio quelli più recenti. La litologia è caratterizzata da limi argillosi e limi sabbiosi di colore da avana a bruno che frequentemente inglobano noduli e patine concrezionarie calcitiche.

Foto 14 Un bell’affioramento che vede la formazione Mutignano FMT e i depositi terrazzati at2, incisi da un paleocanale, successivamente riempito da un deposito colluviale limoso (col). Località C.da Ripoli.

Sedimenti attuali e recenti della piana costiera (Olocene) (Lac E7). L’esigua pianura costiera del territorio comunale di Mosciano Sant’Angelo, situata al margine nord orientale è costituita da sedimenti limoso sabbiosi, scarsamente addensati derivanti dalle alluvioni fini del f. Salinello. I sedimenti limoso sabbiosi sovrastano depositi argillosi teneri, di colore grigio, con frequenti livelli di torba e abbondanti resti vegetali carbonizzati. Se da un punto di vista geomorfologico la zona ha le caratteristiche di una pianura costiera, i sedimenti rinvenuti, fino ad una profondità di 15,00 metri, sono invece caratteristici di un ambiente fluviale, precedentemente paludoso (argilla grigia e torba) successivamente interessato da episodi alluvionali a bassa energia (sedimenti limo sabbiosi).

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Figura 12 - Sondaggio eseguito nella piana fluviocostiera in C.da marina e denominato P3. Prevalgono i depositi palustri a carattere eminentemente argilloso. Lo strato è stato seguito fino alla profondità di 15,00 metri con due prove penetrometriche dinamiche.

Fig. 13 – Stralcio della carta geologicotecnica in C.da Marina, con ubicazione dell’indagine P3.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Unità geologiche marine

Depositi marini del PlioPleistocene (FMTa/c)

La successione marina, affiorante nella fascia collinare (Formazione Mutignano), è caratterizzata, da Argille sabbiose (Pleistocene inferiore p.p.) di colore grigio azzurro che sono presenti in tutta la fascia del territorio collinare. Nelle valli del Tordino e del Salinello, costituiscono il substrato sul quale appoggiano i vari depositi continentali quaternari. Visibili in affioramento solo in aree localizzate (come ad esempio in foto 12), le peliti pleistoceniche si presentano ben stratificate (da alcuni centimetri a qualche decimetro), e mostrano frequenti intercalazioni di sottili livelli sabbiosi, raramente a geometria lentiforme, sempre più frequenti verso l’alto. La giacitura della stratificazione rispecchia quella regionale, con un’immersione degli strati rivolta tra E e NE ed inclinazioni generalmente variabili dai 10° ai 20° (vedi foto 14). La formazione è sempre preceduta da un cappellaccio di alterazione di qualche metro di spessore. Pliocene medio, Pleistocene medio.

Foto 15 - La formazione Mutignano FMT in affioramento, con il cappellaccio di alterazione in alto, e la parte grigia inalterata, in basso. Foto presa in località Tortoreto

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Foto 16 Particolare degli strati della formazione Mutignano, con direzione appenninica, debolmente inclinati verso Est. Località Ripoli.

5.2 Sezioni geologiche

Di seguito sono riportate le sezioni geologiche già presenti nella cartografia prodotta (a cui si rimanda per un maggior dettaglio)

Fig. 14 – Stralcio della sezione II’

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Fig. 15 – Stralcio della sezione IIII’

Fig. 16 – Stralcio della sezione IIII’

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6. INTERPRETAZIONI ED INCERTEZZE I recenti indirizzi tecnici a noi pervenuti dal tavolo tecnico regionale, fanno in modo che una parte rilevante e sensibile del territorio comunale di Mosciano Sant’Angelo, diventi suscettibile di liquefazione in caso di sisma particolarmente intenso. Le aree individuate come liquefacibili comprendono i terrazzi alluvionali attuali e recenti dei fiumi Tordino e Salinello e parte della piana fluvio costiera. In tali aree sono infatti presenti o potrebbero essere presenti dei depositi prevalentemente granulari, con scarsa o poco abbondante frazione fina (limo o argilla) con un grado di addensamento da sciolto a medio e con falda idrica generalmente compresa entro 15 m dalla superficie. La liquefazione è un fenomeno che fluidifica o deforma il deposito granulare, trasformandolo in una sorta di fango. Durante tali manifestazioni si osservano fuoriuscite di acqua mista a sabbia dalla superficie del terreno e un generale abbassamento del livello topografico. Il fenomeno è fisicamente spiegato come il risultato di un improvviso aumento di pressione dell’acqua di falda generata dalla scossa, con conseguente risalita verso l’alto e trascinamento dei granuli sabbiosi, a seguito del superamento delle tensioni efficaci da parte della pressione interstiziale. Gli effetti sulle costruzioni risultano gravi in termini di danneggiamento. Al fenomeno si può ovviare prevedendo tipi fondali adeguati al caso e che non risentono degli effetti della liquefazione oppure aumentandone la permeabilità o il grado di addensamento. Dagli archivi storici che abbracciano un arco temporale localizzato tra il 1117 dopo cristo fino a 1990, pubblicato nel lavoro di Paolo Galli “New empirical relationship between magnitudo and distance for liquefation” e pubblicato nell’aprile del 2000, nell’area di interesse non si riportano testimonianze storiche di fenomeni di liquefazione. C’è inoltre da considerare che i sedimenti ghiaiosi dissipano molto velocemente le pressioni interstiziali capaci di trascinare in sospensione i granuli che costituiscono il sedimento. Tuttavia ciò non esclude che la zona vada indagata in maniera più approfondita. Sempre nella citata pubblicazione si evince dalle tabelle riportate che legano la distanza dall’epicentro di un sisma, alla distanza dove sono possibili dei fenomeni di liquefazione, che in caso di sismi di intensità MCS superiore o uguale a 9 o con magnitudo superiore o uguale a 6,5, (quali quelli che potrebbero occorrere nella zona aquilana o ancor peggio, lungo la faglia Assergi Campo Imperatore) siti idonei che

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7. METODOLOGIE DI ELABORAZIONI E RISULTATI Per la qualità delle misure HVSR si è fatto riferimento al capitolo 3.1.5 di “Indirizzi e criteri per la Microzonazione Sismica”, al SESAME Project (2004), ad Albarello D. et al. 2010 e ad Albarello D. & Castellaro S. (2011). In particolare vengono proposte tre classi di qualità: • Classe A: HVSR affidabile e interpretabile: può essere utilizzata anche da sola; • Classe B: HVSR sospetta (da “interpretare”): va utilizzata con cautela e solo se coerente con altre misure ottenute nelle vicinanze; • Classe C: HVSR scadente e di difficile interpretazione. I criteri di giudizio proposti per la classificazione di cui sopra sono di seguito contemplati: • durata complessiva della registrazione che deve essere tale da produrre stime “robuste” del campo medio delle vibrazioni ambientali (durata della misura almeno 1520 minuti); • stazionarietà temporale dei rapporti spettrali: la forma dell’H/V nell’intervallo di frequenze di interesse rimane stazionaria per almeno il 30 % circa della durata della misura; • isotropia del segnale in termini dei rapporti spettrali: le variazioni azimutali di ampiezza non superano il 30 % del massimo; • assenza di rumore elettromagnetico; • andamenti degli spettri di Fourier; • andamento complessivo della curva H/V: i massimi sono caratterizzati da una diminuzione localizzata di ampiezza dello spettro verticale.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio I risultati delle analisi HVSR hanno permesso di stimare la frequenza fondamentale di vibrazione (F0), l’ampiezza del picco HVSR (A0), come riportate nella seguente Tabella ed hanno aiutato a definire le Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) e a validare il modello di sottosuolo, attraverso il confronto tra picchi H/V e le risultanze delle ulteriori indagini esistenti.

HVSR F0 A0 Classe 067030P5 9.47 3.16 B T6 067030P51 B T7 067030P52 14.53 2.44 B T8 067030P53 12.88 2.08 B T1 067030P54 A T2 067030P55 A T3 067030P56 13.00 2.2 B T4 067030P57 B T5 067030P58 11.56 1.89 B T9 067030P59 13.44 1.91 A T10

Tabella 6 Risultati prospezioni HVSR di nuova esecuzione e classe di qualità delle misure.

Dall’analisi dei dati acquisiti si osserva che alcune misure presentano piccoli problemi legati all’anisotropia del segnale in termini di rapporto spettrale o non hanno un picco chiaro, oppure sono leggermente disturbate. La causa dei disturbi potrebbe essere attribuibile all’acquisizione dei segnali in un ambiente urbano, con circolazione di auto e attività in corso di svariato tipo. L’assenza di picchi chiari potrebbe essere correlabile all’assenza di contrasti di impedenza sismica elevati.

Commenti e interpretazione degli spettri delle prospezioni HVSR Sui depositi terrazzati (P52P53), emerge un picco ad alte frequenze (1214.5 Hz) legato alla presenza di contrasti di impedenza nella porzione più superficiale del sottosuolo; nelle misure P54, P55, P57 e P59 anche’esse ubicate sui deposti alluvionali terrazzati, non si evidenziano picchi significativi.

P53

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P54

P55

La misurazione P54, eseguita sulla coltre di alterazione colluviale costituita da limi argillosi, evidenza un debole contrasto di impedenza a 13.0 Hz, probabilmente ascrivibile al passaggio con il sottostante substrato geologico.

P56

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La misurazione P5, eseguita sui depositi palustri e lacustri costituiti da limi sabbiosi, evidenza un picco a 10.0 Hz, probabilmente ascrivibile al passaggio tra i depositi suddetti e il substrato geologico.

P5

Le misure P51 e P59, effettuate sul substrato geologico costituito da argilla sabbiosa preceduta da un cappellaccio di alterazione di qualche metro, non presentano picchi significativi.

P51

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P52

P58

P59

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8. ELABORATI CARTOGRAFICI 8.1 Carta delle Indagini È costituita da n. 3 elaborati, in cui sono ubicate tutte le indagini geognostiche e geofisiche reperite e quelle di nuova esecuzione (prospezioni HVSR), così come indicato nel capitolo 4. Nelle carte prodotte vengono individuate anche “Aree ove si ritiene indispensabile effettuare ulteriori indagini” , in relazione a problematiche potenziali che potrebbero innescarsi (vedi ad esempio: rischio liquefazione e frane).

8.2 Carta geologico tecnica

E’ costituita da tre elaborati: la Tav. 1 comprende la porzione nordorientale, la Tav.2 il settore centrale e le Tav. 3 la porzione meridionale del territorio comunale. Negli elaborati sono inoltre presenti n.2 sezioni geologiche, con l’indicazione dei punti di misura delle prospezioni sismiche passive (misure HVSR) con relativi spettri. La carta geologica è stata redatta previa consultazione della bibliografia esistente (con particolare riferimento alla Carta Geologica dell’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 339 Teramo), al rilevamento geologico e dalla interpretazione delle indagini. I fenomeni gravitativi riportati sono quelli attualmente contemplati dalla cartografia del PAI della regione Abruzzo; sono stati inoltre inseriti i fenomeni gravitativi cosi come perimetrati nel recente studio di Pietromartire 2015, in cui viene proposto l’inserimento di nuove frane in seguito alle intense precipitazioni avvenute nei mesi di novembre e dicembre 2013 e successivamente dicembregennaio 2015. Per quanto riguarda le descrizioni dei litotipi affioranti si rimanda al capitolo Modello del sottosuolo.

8.3 Carta delle MOPS

La Carta delle MOPS redatta in scala 1:5.000 sulle C.T.R. (fornite dalla Regione Abruzzo), rappresenta il documento fondamentale di questo livello di approfondimento (livello 1) poiché si identificano le microzone dal “comportamento” omogeneo in caso di sisma. La Carta individua le microzone nelle quali, sulla base delle osservazioni geologiche e geomorfologiche e della valutazione dei dati disponibili, si può ipotizzare l'occorrenza di diversi tipi di effetti prodotti dall'azione sismica. La casistica degli effetti può essere suddivisa in tre grandi categorie: • Le zone stabili • Le zone stabili ma con l’occorrenza di possibili effetti di amplificazione.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio • Le zone suscettibili di liquefazione. • Le zone instabili per dissesti lungo i versanti. Nel territorio comunale sono state distinte otto zone stabili ma con potenziali effetti amplificatori, due zone di instabilità per frane lungo i versanti e una suscettibile di liquefazione. Le prime otto zone sono stabili ma tutte suscettibili di amplificazioni locali, non essendovi nel territorio un substrato rigido affiorante. Le zone suscettibili di liquefazione corrispondono ai depositi terrazzati e a parte della piana fluvio costiera che rientrano nelle condizioni sotto riportate:

1. nella successione litologica sono presenti orizzonti di argilla sabbiosa, limi sabbiosi, sabbie, sabbie limose, sabbie ghiaiose, sabbie argillose e ghiaie sabbiose ad una profondità minore di 20 m dal p.c.; 2. falda a una profondità media stagionale inferiore di 15 m dal piano campagna; 3. accelerazione massima attesa su roccia uguale o superiore a 0.10 g (valore di a g nella pericolosità di base; 4. eventi sismici attesi di magnitudo Mw superiore a 5.

L’applicazione di tali criteri porta a caratterizzare come suscettibili di liquefazione, ampie aree del territorio comunale di Mosciano; in particolare i depositi terrazzati recenti (at3) e a parte della piana fluvio costiera; su questi la presenza della falda idrica a profondità compresa tra la superficie e 15 m, si deduce dalla misura dei livelli idrici in seguito all’ esecuzione di prove penetrometriche e sondaggi geognostici; sussistono inoltre o potrebbero sussistere, tutte le altre condizioni elencate. A titolo puramente indicativo, un eventuale improvviso aumento della pressione neutrale, dovuto ad un sisma, dovrebbe essere dissipato con rapidità nei sedimenti prevalentemente ghiaiosi sabbiosi, per loro natura altamente permeabili, impedendo il fenomeno della liquefazione o rendendolo assai poco probabile. In ogni caso, tutte e quattro le condizioni precedentemente elencate, che renderebbero possibile il fenomeno della liquefazione, sono presenti nella fascia occupata dal terrazzo recente e dalla piana fluvio costiera del comune di Mosciano Sant’Angelo.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio 9. CONFRONTO CON LA DISTRIBUZIONE DEI DANNI DEGLI EVENTI PASSATI

Non esistono fonti storiche che permettano tali tipi di valutazione, nel recente terremoto aquilano del 2009 il comune di Mosciano Sant’Angelo ha registrato sette edifici danneggiati con esiti: n° 3 B , n° 1 C e n° 3 E.

Giulianova, Maggio 2016

Il tecnico incaricato Il collaboratore Geol. Mirco Angelini Geol. Mauro Di Nisio

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio 10. BIBLIOGRAFIA

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Boncio P., Lavecchia G., Pace B. (2004), Defining a model of 3D seismogenic sources for Seismic Hazard Assessment applications: the case of Central Apennines (Italy) . Journal of Seismology, 8/3, 407425. Boncio P., Galli P., Naso G. & Pizzi A. (2012), Zoning Surface Rupture Hazard along Normal Faults: Insight from the 2009 Mw 6.3 L’Aquila, Central Italy, Earthquake and Other Global Earthquakes . Bulletin of the Seismological Society of America, 102/3, 918935, doi: 10.1785/0120100301. Bosi C. (1975), Osservazioni preliminari su faglie probabilmente attive nell’Appennino Centrale . Boll. Soc. Geol. It. 94 (1975), 827859, Roma. Bramerini F., Di Pasquale G., Naso G., Severino M. (2008) (a cura di), Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica . Protezione Civile Nazionale. Roma, Settembre 2008. Bryant W.A. & Hart E.W. (2007), FaultRupture Hazard Zones in California: AlquistPriolo Earthquake Fault Zoning Act with Index to Earthquake Fault Zones Maps . California Geological Survey, Special Publication 42, 41 pp. Calamita F., Caputo R., Pizzi A., Scisciani V. (1997), Caratterizzazione cinematica ed evoluzione deformativa delle faglie quaternarie con attività olocenica: esempi dall'Appennino centrale . Il Quaternario, 10(2), 615620. Calamita F., Paltrinieri W., Pelorosso M., Scisciani V., Tavarnelli E. (2003), Inherited Mesozoic architecture of the Adria continental paleomargin in the Neogene central Apennines orogenic system, Italy . Boll. Soc. Geol. It., 122, 307318. Calamita F., Pizzi A., Scisciani V., De Girolamo C., Coltorti M., Pieruccini P. D., Turco E. (2000), Caratterizzazione delle faglie quaternarie nella dorsale appenninica umbromarchigianoabruzzese . In: Galadini F., Meletti C., Rebez A., Le ricerche del GNGT nel campo della pericolosità sismica (19961999) – CNRGruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, Roma, 2000, 397pp. (ISBN 8890044926); Cap.2, 157169. Carta del vincolo paesaggistico e archeologico Scala 1:100.000 (1986). Regione Abruzzo. Carta Tecnica Regionale digitale Scala 1:5.000 (2000). "Dagli elementi cartografici della Regione Abruzzo, autorizzazione del 26.03.2012. Casnedi R., Crescenti U., Tonna M. (1984), Evoluzione dell’avanfossa adriatica meridionale nel Plio Pleistocene sulla base di dati di sottosuolo . Mem. Soc. Geol. It., 34, Roma. Centamore E., Cantalamessa G., Micarelli A., Potetti M., Berti D., Bigi S., Morelli C., Ridolfi M. (1991), Stratigrafia e analisi di facies dei depositi del Miocene e del Pliocene inferiore dell’avanfossa marchigianoabruzzese e delle zone limitrofe . Studi Geologici Camerti vol. spec. 1991/2, CROP 11, Camerino, 125131. Coltorti M., Consoli M., Dramis F., Gentili B., Pambianchi G. (1991), Evoluzione geomorfologica delle piane alluvionali delle Marche centromeridionali . Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria, 14(1), 87100. Commissione Tecnica per il monitoraggio degli Studi di Microzonazione Sismica (articolo 5, comma 7 dell’OPCM 13 novembre 2010, n. 3907) Standard di rappresentazione ed archiviazione informatica. Specifiche tecniche per la redazione in ambiente Gis degli elaborati cartografici della microzonazione sismica . Versione 1.3. Roma 7 aprile 2011. Commissione Tecnica per il monitoraggio degli Studi di Microzonazione Sismica (articolo 5, comma 7 dell’OPCM 13 novembre 2010, n. 3907) Standard di rappresentazione ed archiviazione informatica – Simbologia per la stesura della Carta delle indagini secondo quanto previsto dagli indirizzi e criteri per la Microzonazione sismica . Versione 1.4 – Roma 20 maggio 2011. Commissione Tecnica per il monitoraggio degli studi di Microzonazione Sismica (2011), Standard di rappresentazione e archiviazione informatica specifiche tecniche per la redazione in ambiente Gis degli elaborati cartografici della microzonazione sismica. Roma, ottobre 2011.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Commissione tecnica per il monitoraggio degli studi di microzonazione sismica (2012), specifiche tecniche per la redazione degli elaborati cartografici ed informatici relativi al primo livello delle attività di microzonazione sismica. Versione 1.1 L'Aquila 20 giugno 2012. Crescenti U. (1971), Sul limite MiocenePliocene in Italia . Geologica Romana X, Roma 122. Crescenti U. (1969), Stratigrafia della serie dal Lias al Miocene nella regione marchigianoabruzzese (parte I Descrizione delle serie stratigrafiche) . Mem. Soc. Geol. It. vol. 2, Bologna, 155204. Demangeot J. (1965), Géomorfologie des Abruzzes adriatiques . Mémories et Documents, CNRS, Paris, 403 pp. Dramis F. (1992), Il ruolo dei sollevamenti tettonici a largo raggio nella genesi del rilievo appenninico . Studi Geologici Camerti. Volume speciale 1992/1, 915, Camerino. Dufaure J.J., Bossuyt D., Rasse M. (1989), Critères géomorfologiques de néotectonique verticale dans l'Appennin central adriatique . Bullettin AFEQ, 3, 151160. Farabollini P. (1995), Evoluzione geomorfologica quaternaria della fascia periadriatica tra Ancona e Vasto . Università di Perugia, tesi di dottorato. Follador U. (1973), Paleogeografia del Pliocene e del Pleistocene dell’Italia centromeridionale, versante adriatico . Boll. Soc. Geol. It. 92, Roma. Galadini F. (a cura di) (2005a), Indagini sismotettoniche per la realizzazione del Piano di Emergenza Provinciale di Protezione Civile . Convenzione Provincia di Teramo e INGV. Galadini F., Galli P. (2000), Active tectonics in the central Apennines (Italy) – input data for seismic hazard assessment . Nat. Haz., 22, 225270. Galadini F., Galli P., Moro M. (2003), Paleoseismology of silent faults in the central Apennines (Italy): the Campo Imperatore fault (Gran Sasso Range Fault System) . Annals of Geophysics 46, 2003, 793813. Galli P. (2000) New empirical relationship between magnitude and distance for liquefaction. Tecnophisics. Galli P., Galadini F. & Calzoni F. (2005) Surface faulting in Norcia (central Italy): A “paleoseismological perspective”. Tectonophysics 403, 117–130. Ghisetti F., Vezzani L. (1986), Caratteri stratigrafici e strutturali del settore orientale della catena del Gran Sasso . Carta Geologica, scala 1:50000. Firenze. Ghisetti F., Vezzani L. (1996), Geometrie deformative ed evoluzione cinematica dell’Appennino Centrale . Studi Geologici Camerti vol. 24 (19961997), Camerino, 127154. Giraudi, C. and Frezzotti, M. (1995), Paleoseismicity in the Gran Sasso massif (Abruzzo, central Italy), Quaternary Int. 25, 81–93. Gruppo di lavoro CPTI (1999) Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani . ING, GNDT, SGA, SSN, Bologna 1999, 92 pp. [consultabile alla pagina Web http://emidius.mi.ingv.it/CPTI/home.html] Gruppo di lavoro CPTI (2004), Catalogo parametrico terremoti italiani, versione 2004 (CPTI04) . INGV, Bologna. [consultabile alla pagina Web http://emidius.mi.ingv.it/CPTI/]. Gruppo di lavoro MS, 2008. Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica . Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Dipartimento della protezione civile, Roma, 3 vol. e Dvd. Gruppo di Lavoro MS–AQ (2010), Microzonazione sismica per la ricostruzione dell’area aquilana . Regione Abruzzo – Dipartimento della Protezione Civile. Gruppo di Lavoro per le Attività di Microzonazione Sismica. Specifiche tecniche per la redazione degli elaborati cartografici relativi al livello 1 delle attività di Microzonazione Sismica Versione 1.1 . L'Aquila, giugno 2012. Gruppo di Lavoro per le Attività di Microzonazione Sismica. Standard di rappresentazione e archiviazione informatica – Specifiche tecniche per la redazione in ambiente Gis degli elaborati cartografici della microzonazione sismica” Versione 1.4.

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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO MICROZONAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO REGIONALE PROGETTO COFINANZIATO CON FONDI COMUNITARI PORFESR ABRUZZO 20072013 ASSE IV ATTIVITÀ IV.3.1. COMUNE DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE) Relazione Illustrativa Dott. Geol. Mirco Angelini Dott. Geol. Mauro Di Nisio Gruppo di Lavoro per le Attività di Microzonazione Sismica. Standard di rappresentazione ed archiviazione informatica – Simbologia per la stesura della Carta delle Indagini secondo quanto previsto dagli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica.Versione 1.4. Gruppo di Lavoro Progetto IFFI. Progetto IFFI, Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Ispra – Regione Abruzzo, 2007). ISPRA. Archivio nazionale delle indagini del sottosuolo (Legge 464/1984). Lavecchia G., Boncio P., Brozzetti F., De Nardis R., Pace B., Visini F. (2006), Studio della pericolosità sismica della Regione Abruzzo . GeoSisLab – Chieti, gennaio 2006. McGuire, R.K. (1995), Probabilistic Seismic Hazard Analysis and Design Earthquakes: Closing the loop . Bull. Seism. Soc. Am., 85, 5, 12751284 Messina P., Galli P., Falcucci E., Galadini F., Giaccio B., Gori S., Peronace E. e Sposato A. (2009), Evoluzione geologica e tettonica quaternaria dell'area interessata dal terremoto aquilano del 2009 . Monachesi G., Stucchi M. (a cura di) (1997), DOM4.1 un database di osservazioni macrosismiche di terremoti di area italiana al di sopra della soglia del danno . CNRGNDT. [consultabile alla pagina Web http://emidius.mi.ingv.it/DOM] Moro M., Bosi V., Galadini F., Galli P., Giaccio B., Messina P., Sposato A. (2003), Analisi paleosismologiche lungo la faglia del M. Marine (alta valle dell'Aterno): risultati preliminari . Il Quaternario, 15, 267278. Nisio S. (1997), Evoluzione geologica e morfotettonica dell’area compresa tra il Gran Sasso ed il Mare Adriatico . Geologica Romana, 33, pag. 13 – 27. Roma. Pietromartire E., (2015) Proposta di Nuova perimetrazione di aree pericolose e/o a rischio non incluse nella cartografia di Piano. Amministrazione Comunale di Mosciano Sant’Angelo. Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 novembre 2010, Attuazione dell’articolo 11 del decretolegge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 in materia di contributi per interventi di prevenzione del rischio sismico. (Ordinanza n. 3907) . Regione Toscana. L.R. n. 730/86 “ Misure per l’attuazione degli interventi diretti all’adeguamento antisismico degli edifici pubblici nelle zone delle province di Lucca e Massa Carrara. Istruzioni tecniche per la redazione degli elaborati di indagine, documentazione e progetto . Dipartimento Ambiente, Settembre 1995” Servizio Geologico Nazionale (1992) –Guida al Rilevamento. Quaderni serie III Volume 1 – Carta Geologica D’Italia – 1:50.000. Ed. Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. SESAME Project (2004), Guidelines for the implementation of the H/V spectral ratio technique on ambient vibrations. Measurements processing and interpretation . WP12, deliverable no. D23.12. Spallarossa D., Barani S. (2007), Disaggregazione della pericolosità sismica in termini di MRε. Progetto DPCINGV S1, Deliverable D14, Suc J. (1982), Palynostratigraphie et Paléoclimatologie du Pliocene et du Pléistocene inferieu en Méditerranée nordoccidentale . Comptes Rendus, Academie des Sciences, Paris, ser. 2, 294, 1003 1008. Vezzani L., Ghisetti F., Bigozzi A., Follador U., Casnedi R. (1998), Carta geologica dell’Abruzzo alla scala 1:100.000 . S.EL.CA., Firenze.

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