CAPTITOLO 1 DEFINITIVO 2010.Cdr
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PIER GIORGIO MAGGIORA IL NOVECENTO A VALENZA POLITICA, ECONOMIA, LAVORO ED ALTRO SINO AI GIORNI NOSTRI Pier Giorgio Maggiora Un valenzano, nato ad Alessandria il 02-02-1942. Ha conseguito la laurea in Scienze Politiche e la laurea in Materie Letterarie, ad indirizzi storici, all'Università di Torino. Di cultura poliedrica, possiede diverse abilitazioni all'insegnamento (Italiano, Storia, Geografia, Educazione Civica, Tecnica, Artistica), è stato insegnante, preside, mandatario SIAE, fiscalista. Ha coperto molte cariche pubbliche e pubblicato diverse opere e scritti sulla realtà locale. Pier Giorgio Maggiora IL NOVECENTO A VALENZA Politica, economia, lavoro ed altro sino ai giorni nostri 3 Pubblicato nel marzo 2010 dalla Cartolibreria GIORDANO di Valenza Oggi sulla nostra storia nazionale e locale sembra si voglia mettere in discussione pressoché tutto: dal fascismo all'antifascismo, dal socialismo al capitalismo, per alcuni lo stesso carattere democratico della repubblica, per altri lo sviluppo economico del Paese e di questa Città. E' un processo critico e autocritico, tanto giusto quanto vano: diventa così difficile una ricostruzione che soddisfi un po' tutti. La nostra società è gravata da una crescente perdita di memoria; fare i conti con il passato è laborioso, poiché è necessario rivolgere criticamente lo sguardo ad una parte della propria vita e a quella degl’altri, a errori e illusioni, a giudizi sbagliati, a battaglie inutili, sovente con un sentimento regressivo: la nostalgia. Per cose perdute, per le proprie e le altrui bandiere, per un mondo diverso che non può tornare, ma una terra senza ricordi non ha futuro, non riconosce l’eredità che gli è propria e perde così la capacità di vivere con fiducia e speranza l’avvenire. Nella gran mole di notizie e statistiche, che sono state raccolte e trascritte, si sarà potuto incorrere pure in qualche errore o imprecisione; spero siano compresi e scusati i difetti, i malintesi, le sviste, le malignità ed il prepotente relativismo di questo modesto scritto e che non induca alcuno a considerare un’offesa la spontanea critica compiuta. 2010 l'autore 5 VALENZA NEL PASSATO, BREVI CENNI Il primo insediamento in questa zona ha origine presumibilmente nel X secolo a.C. (forse tribù liguri), mentre fu lo scrittore Caio Plinio Secondo “il Vecchio” che probabilmente indicò questa zona, tra le più rilevanti di questa parte della penisola, con la citazione "FORUM FULVII QUOD VALENTINUM". Grazie alla favorevole ubicazione lungo la via Fulvia, il centro più importante, VALENTIA, diventa " foro", città fortezza (capoluogo di zona, poi decaduto e scomparso), con una poderosa attività commerciale e altre consistenti funzioni legali. Pare che in epoca romana fosse diffusa l’usanza di cercare le pagliuzze d’oro nelle Viabilità in età romana sabbie del Po della nostra zona e, la presenza di abili artigiani, può farci supporre (o sognare) una certa attività orafa già in epoca tardo-romana. Si è parlato anche di una zecca. Nel V secolo d.C. viene costituito il nucleo urbano che la tradizione vuole sia stato scelto da San Massimo, con l'abbandono delle dimore originarie (tra Astigliano e Monte) per ragioni di maggior di sicurezza. Molti sono gli attacchi barbari: sottomessa da Odoacre e da Teodorico, Valenza è distrutta dal bizantino Belisario e rimane per lungo tempo in mano ai longobardi. Passa quindi sotto il potere di Carlo Magno fino alla fondazione del marchesato del Monferrato ad opera di Ottone I. La propizia posizione la rende un pregevole centro commerciale e permette alla città di assicurarsi una certa autonomia. Nel XII secolo, quando viene fondata Alessandria, Valenza perde parte del suo prestigio, pur conservando una discreta indipendenza dal potere di chi domina. Nello scontro tra il Papato e l'Impero è sempre vicino alla parte Guelfa. Nel 1300, durante la lunga fase di espansione dei Visconti verso il Piemonte, ai danni dei Marchesi del Monferrato, Valenza combatte i milanesi sino a doversi sottomettere nel 1370. Sempre importante è l'attività economica favorita dalla situazione logistica tra il territorio milanese e quello genovese. Nel secolo successivo segue le sorti del Ducato di Milano ripetutamente in guerra, con molti assalti e combattimenti. Viene saccheggiata dalle truppe francesi nel 1499, da quelle di Francesco I nel 1515, riconquistata dagli Spagnoli nel 1521 e ancora dai Francesi, ed 7 infine assegnata definitivamente agli Spagnoli con il trattato di Cateau-Cambrésis del 1559. Gli anni di pace che seguirono sono di intenso sviluppo economico per la città: 6 filande, una sviluppata industria di fustagni e di vasi per il vino, un operoso commercio attraverso i ponti di barche sul Po. La collocazione geografica resta comunque la ragione principale della crescita singolare di Valenza. Via di comunicazione di grande importanza, il suo porto è tra i più apprezzati lungo il corso del fiume Po; il suo commercio di transito favorisce i rapporti con gli altri e fa crescere una mentalità più aperta, priva dei retaggi oscurantisti del passato. Importante è anche l'aspetto di città militare, avamposto lombardo-spagnolo verso il Piemonte sabaudo ed il Monferrato dei Gonzaga. Durante la guerra dei trent'anni, nel 1635, la città sostiene per 60 giorni l'assedio dagli eserciti dei Francesi, dei Savoia e del Ducato di Parma. Noto il dipinto al Palazzo del Retiro a Madrid che celebra l'avvenimento, attribuito a Giovanni della Corte ma recentemente oppugnato. Capitola alle truppe francesi e dei Savoia nel 1656, dopo 70 giorni di assedio, nell'ultimo periodo di guerra tra Spagnoli e Francesi. Subisce un nuovo assedio nel 1696 senza cedere ma, nel 1707, viene conquistata da Vittorio Amedeo II di Savoia nella guerra che questi conduce e vince contro i Francesi, ora alleati agli Spagnoli (trattato di Utrecht del 1713). Valenza, sede del governo della Lomellina, rimane con i Savoia sino al 1796 (5.262 abitanti), quindi diventa napoleonica sino alla caduta dell'impero nel 1814 (6.365 abitanti nel 1816). E' questo un periodo molto importante per la formazione politica dei valenzani; nascono e si cementano le nuove idee ed i principi egualitari portati dai Francesi che resteranno sempre vivi nel popolo locale sviluppando una mentalità progressista- democratica. La prima testimonianza d’attività orafa è del 1825 (Francesco Caramora). Durante la restaurazione sabauda, in città è presente un presidio austriaco che ritorna anche dopo la sconfitta di Novara. Quando nel 1848 Carlo Alberto promette la costituzione, vivo è l'entusiasmo dei valenzani, una delegazione dei quali esprime la solidarietà della città al Governo provvisorio di Milano insorta. Tutto quell’opera gloriosa e “ignobile” che fu il risorgimento italiano (gloriosa perché una minoranza valorosa fece l’unità, ignobile perché fatta contro i cattolici e i meridionali, con abusi e violenze), comprese le azioni garibaldine, vede la partecipazione di borghesi valenzani. Anche se ormai oggi manca poco che i padri della Patria siano incriminati per attività terroristica. Il disegno dell'assedio del 1635 8 Intanto si sviluppano le attività economiche ed industriali che andranno a sostituire quell’agricola (soprattutto la produzione di vino). Nel 1836 cresce l'industria dei fustagni dove lavorano circa 600 donne, ci sono 4 filande che occupano circa 200 lavoratori, l'agricoltura ne occupa più di 2.000 (vino, cereali e foraggi). A Valenza sono presenti 75 mercanti al minuto, 9 negozianti all'ingrosso, 29 calzolai, 42 carrettieri, 6 laboratori orafi, 51 conduttori, 11 avvocati, 4 notai, 6 medici, 3 chirurghi, 4 farmacisti, 2 levatrici ed un veterinario. Il totale della popolazione è di 7.693 di cui 58 servi, 139 serve, 64 mendicanti, 11 bastardi (definizioni dell'epoca che oggi ci fanno rabbrividire). Una buona parte della popolazione abita in scantinati, soffitte, catapecchie o stipata in poche stanze. In pianura, oltre al grano e il granoturco, si sviluppa la produzione di patate e di barbabietole, in collina s’intercalano i filari di vite con legumi e piante da frutto. L’alimentazione è abbastanza differente fra campagna e città, con agricoltori che tendono a consumare ciò che producono. Il 31-5-1851 viene fondata la Società Artisti e Operai, il primo sodalizio di mutuo soccorso e nel 1856 si costituisce una società per la costruzione del teatro. A metà 800, mentre si forma l’unità dell’Italia (1861), si sviluppa la produzione di oggetti d'oro con Vincenzo Morosetti e Carlo Bigatti, ma già nel 1873, con Vincenzo Melchiorre, questa lavorazione prende le caratteristiche tipiche che influenzeranno nel futuro la produzione locale. Diversi laboratori orafi esistono anche in località limitrofe (Casale, Alessandria, Mede). A Valenza nell'anno 1887 le aziende orafe sono 19 con 304 operai (alcune con dimensioni ragguardevoli), nel 1889 si contano già 25 imprese con 395 addetti (222 maschi e 173 femmine). In questi tempi sorge un'altra importante attività produttiva: quell’ausiliaria alla calzatura, delle tomaie giunte (Giovanni Biglieri, Giuseppe Melgara). Nel 1867 a Bassignana e a Pomaro infuria il colera, a Valenza i colpiti non sono molti: 24, dei quali 17 muoiono. Nel 1886 in città ci sono 16 fabbriche di oreficeria e 3 negozi-laboratori, 13 Vincenzo Morosetti fabbriche-commercio vino, 12 falegnami, 6 panetterie, 9 bar- caffè, 2 osterie, 3 trattorie, 5 alberghi, 1 banca, 4 farmacie, 4 medici, 3 notai, 3 geometri-ingegneri, 6 botteghe alimentari e molti pizzicagnoli, 1 agenzia di prestiti e pegni, 1 stabilimento bagni pubblici. Dal 1877 esiste l’obbligo scolastico fino a 9 anni d’età. Intanto la città s’ingrandisce: il ponte in muratura sul Po e la ferrovia favoriscono lo sviluppo e, mentre le nuove industrie spingono ad assorbire manodopera, molti contadini voltano le spalle alla terra. L’Ospedalino (attuale Casa di Riposo), fondato dal Canonico Zuffi nel 1832, si è intanto trasformato dalla primitiva casa di 12 letti alla nuova con una quarantina (1860). Nel 1870 è istituito in città il primo Ufficio telegrafico.