Cina Romane (Iii-Ix)
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Contributi di ricerca ASSOCIAZIONE ITALIA-CINA Conoscere la Cina Atti del convegno, Torino, 4-5 aprile 2000 Associazione Italia-Cina Piazza Grazioli, 18 - 00186 Roma Conoscere la Cina a cura di Lionello Lanciotti Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli Conoscere la Cina / scritti di Fabrizio Onida, Oliviero Rossi, Luigi Moccia et al. – IX, 204 p. : 21 cm Copyright © 2000 by Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli via Giacosa 38, 10125 Torino tel. 011 6500500, fax 011 6502777 e-mail: [email protected] Internet: http://www.fondazione-agnelli.it Traduzione dal francese di Elda Negri Monateri (saggio di Françoise Sabban). ISBN 88-7860-163-2 Indice L’ammissione della Cina al World Trade Organization 1 Fabrizio Onida La Cina come potenza mondiale 1 L’ingresso nel Wto 5 La politica cinese verso le minoranze 11 Oliviero Rossi Il sistema giuridico cinese: caratteri tradizionali e lineamenti attuali 23 Luigi Moccia 1. Premesse 23 2. La prospettiva storica: caratteri tradizionali del diritto cinese 27 3. Le «quattro modernizzazioni» dell’attuale sistema giuridico cinese 40 4. Alcuni rilievi conclusivi 53 Invarianti e proiezioni geopolitiche della Cina 57 Franco Mazzei 1. Introduzione 57 2. Dalla geopolitica alla geocultura 64 3. Costanti e dispositivi geopolitici della Cina 69 4. Concezioni geopolitiche cinesi 74 5. Preoccupazioni e ambizioni geopolitiche della Cina di oggi 78 6. Interesse nazionale e proiezioni geopolitiche 89 VII Indice La riforma della pubblica amministrazione nella Cina del nuovo millennio 95 Alessandra Lavagnino Riscrivere la storia e la cultura della Cina antica: credenze religiose, correnti di pensiero e società alla luce delle recenti scoperte archeologiche 113 Maurizio Scarpari I cinesi nel mondo e in Italia 127 Patrizia Farina 1. Le migrazioni cinesi nella storia 128 2. La comunità cinese in Italia 133 2.1. Una storia di antica data 133 2.2. La dimensione quantitativa e i principali caratteri strutturali della popolazione cinese in Italia 134 3. La comunità cinese: verso una «trappola etnica»? 145 Bibliografia 147 «Gioia» e «Felicità»: marche e marchi occidentali nella pubblicità cinese contemporanea 149 Maurizia Sacchetti La scommessa politica nella definizione delle cucine regionali cinesi 159 Françoise Sabban 1. I tratti costitutivi del discorso sul regionalismo culinario 160 1.1. L’uomo e il suo ambiente: macrocosmo e microcosmo 160 1.2. Le specialità regionali squisite degne di essere offerte in tributo 162 1.3. Mangiatori di latticini e amanti di brodi di alghe 164 2. I fattori storici della nascita delle cucine regionali 167 2.1. La nascita della civiltà urbana sotto la dinastia Song 167 2.2. Il riconoscimento di una professione 169 3. Rivalutazione del modello 170 3.1. Le corporazioni culinarie sostituite dai «sistemi culinari» 170 VIII Indice 3.2. Definizione ufficiale dei «sistemi culinari» 171 3.3. La riabilitazione nelle dovute forme della cucina cinese 171 3.4. Sistema culinario, cucina locale, cucine specifiche 173 Il giornalismo italiano e la Cina 177 Giorgio Mantici Il grande inviato speciale 179 Il principe dei giornalisti 182 Il critico cinematografico «filologo» 186 Il grande scrittore 187 La rettifica dei nomi 190 I cinesi e il problema religioso 193 Lionello Lanciotti IX L’ammissione della Cina al World Trade Organization Fabrizio Onida Per poter parlare dell’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) è necessaria una breve panorami- ca preliminare su questo paese considerato nella sua realtà di poten- za mondiale, inquadrando il contesto economico, politico e sociale in cui avviene l’importante passo verso una maggior integrazione nell’economia di mercato. La Cina come potenza mondiale Ci troviamo di fronte a un paese i cui abitanti, nel 1999, ammon- tano a circa un miliardo e 254 milioni, con un tasso di crescita di cir- ca l’1% e un prodotto interno lordo, misurato ai cambi di mercato, di quasi mille miliardi di dollari, 971 per l’esattezza. In termini di pa- rità del potere d’acquisto, invece, il PIL cinese raggiunge una dimen- sione pari a circa quattro volte tanto. Pur essendo rilevante per gli operatori la misurazione del PIL ai cambi di mercato, essa non dà l’i- dea tuttavia della dimensione quantitativa del fenomeno, cioè la di- mensione dei consumi, degli investimenti e quant’altro, mentre la misurazione compiuta a parità di potere d’acquisto è in grado di cat- turare questo fenomeno, e per questo è bene riferirsi anche ad essa. La crescita si è mantenuta alta, superando brillantemente la crisi asiatica, nonostante un rallentamento al 7,1% nel 1999. Secondo stime dell’Economist, che aggiorna ogni tre mesi gli scenari, la pre- visione 2000-01 è di una crescita che raggiunge quasi l’8%; non si è al 10% storico, ma nonostante ciò la Cina rimane un paese che con- tinua a marciare a velocità per noi impensabili. All’interno di questa 1 Fabrizio Onida crescita, la produzione industriale registra addirittura un più 9%. Malgrado queste cifre, che di per sé attestano una crescita impres- sionante, il PIL pro capite, ai cambi di mercato, è solo di 800 dollari (contro i 20.000 dell’Italia), che anche se misurati in termini di pa- rità di potere d’acquisto rimangono pur sempre pochi, corrispon- dendo a circa 4.000 dollari. L’economia cinese continua ad essere una economia a forte ac- cumulazione; il rapporto fra investimento e prodotto interno lordo, un tipico indicatore di capacità di accumulazione di ricchezza, su- pera ogni record, siamo infatti intorno al 35-38%. Per avere un ter- mine di paragone, si pensi che il medesimo rapporto in Giappone è del 30%, mentre scende al 20%, o anche meno, per paesi come la Germania, la Francia o l’Italia. La mortalità infantile, uno dei tanti indicatori spesso utilizzati per confrontare il grado di progresso nel- le infrastrutture sanitarie o alimentari, si attesta ancora a circa il 32 per mille in Cina, contro il 70 per mille della Tunisia e dell’India, ma anche contro il 5 per mille dell’Italia. Un altro indicatore che usa spesso la Banca Mondiale, congiun- tamente al reddito pro capite, che è un indicatore troppo sintetico come indicatore di sviluppo, è la percentuale di popolazione che ha accesso all’acqua potabile. Nel caso della Cina si è all’83%, percen- tuale significativamente elevata; non è il 100% delle economie avanzate, ma se comparata ad esempio con il 50% dei paesi dell’A- frica centrale, come la Nigeria, o addirittura con il 25-26% dei pae- si africani più arretrati, tale percentuale rende bene l’idea del grado di sviluppo raggiunto dal paese. Nell’era Internet, la capitalizzazione di borsa è un altro indicato- re da considerare con attenzione. Sommando Pechino e Hong Kong, si raggiungono oltre 600 miliardi di dollari nel 1998, cifra che compete con la capitalizzazione di borsa della Francia nello stesso anno. All’interno di questo fenomeno pesa molto la diaspora cinese: circa 50 milioni di cinesi fuori della Cina continentale che fungono da polmone finanziario della Cina continentale e sono, per l’appunto, gli utenti di Internet. Sempre in tema di utenze Internet, le ultime stime dell’Economist segnalavano circa 9 milioni di allac- ciamenti a fine 1999, con proiezioni per il 2005 che da un’edizione all’altra dell’Economist sono passate da 20-25 a ben 100 milioni. Cifre che sicuramente registreranno anche degli ulteriori incremen- 2 L’ammissione della Cina al World Trade Organization ti, perché l’ingresso nel Wto consentirà anche un aggancio più di- retto fra lo sviluppo delle nuove tecnologie sui mercati occidentali e lo sviluppo delle medesime in Cina. Altro indicatore che ci rivela la Cina come grande potenza è il flusso di investimenti in entrata. Gli investimenti diretti dall’estero verso la Cina hanno raggiunto nel 1997 e 1998 il picco: la Cina è sta- to il primo paese di destinazione degli investimenti diretti (che hanno generato attività produttive di beni o servizi) con circa 45 miliardi di dollari all’anno e poco meno di 40 miliardi nel 1999, secondo le sti- me più recenti dell’Unctad (United Nations Committee Trade and Development). Le imprese a capitale estero in Cina, già nel 1997, erano pari al 17% della produzione industriale, con circa 175 mila ad- detti, raddoppiati in quattro anni e pesavano, elemento ancora più in- teressante, per circa due terzi dell’esportazione manifatturiera cinese. Quindi appare già nel 1997 un profilo di grande inserimento nella di- namica dello sviluppo mondiale, che conferma le buone performance commerciali. In particolare, è utile ricordare che la Cina ha decupli- cato le esportazioni fra il 1980 e il 1998. Oggi esporta per un contro- valore di più di 180 miliardi di dollari. L’interscambio complessivo beni/servizi (somma dell’export e dell’import) si aggira intorno ai 350 miliardi di dollari, che significa più di un terzo del PIL misurato in dollari correnti. Un 35% di rapporto fra interscambio e PIL è un valore assolutamente paragonabile a quello delle grandi economie avanzate e testimonia una forte apertura di questo paese, fenomeno oramai ir- reversibile. L’indicatore è un po’ meno elevato se lo si misura con il PIL a parità di potere d’acquisto. La Cina è diventata un esportatore primario di manufatti, dal 2% dell’export mondiale di manufatti di 10 anni fa è passata al 4% e oltre. Ma è anche un forte importatore. Regi- stra un avanzo di bilancia commerciale che ha raggiunto un picco nel 1998, quasi il 3% del PIL misurato ai cambi correnti. Nel 1999 l’avan- zo è sceso intorno al 2% con una forbice tra import ed export che ve- de crescere velocemente le importazioni. L’anno scorso, ad esempio, l’export è salito del 6%, mentre l’import del 18%.