Frutti Vitigni ed Olivi delle

Per una Moderna Utilizzazione di Antiche Piante Locali

Frutti Vitigni ed Olivi delle Colline Metallifere

Claudio Cantini, Tomaso Ceccarelli, Alessandra Betti, Graziano Sani

Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree

Consiglio Nazionale delle Ricerche Ringraziamenti

Si ringrazia il Dott. Marco Pollini dell’Unione dei Comuni Montani Colline Metallifere e l’Associazione “Per Prata tra passato e futuro “

Premessa

Questa pubblicazione riassume i lavori eseguiti nell’ambito di diversi progetti realizzati nel corso degli anni dall’Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree (IVALSA) del Consiglio Nazionale delle

Ricerche sul territorio delle Colline Metallifere di pertinenza dei comuni di , ,

Monterotondo e .

I lavori hanno preso inizio nel 2003 con un finanziamento dell’"Istituto Nazionale per la Ricerca della

Montagna" per conto del Comune di Massa Marittima. Il progetto dal titolo "Progetto pilota di sviluppo integrato per favorire la residenza stabile nel territorio montano del Comune di Massa Marittima" ha visto il coordinamento scientifico della Facoltà di Architettura di Ferrara ed il supporto di ricercatori e borsisti di diversi Enti Pubblici (CNR- IVALSA, CRA di Firenze, etc.). Prata, frazione di Massa Marittima, venne individuata come una zona di potenziale interesse per la sua tradizione agricola, prima ancora che mineraria

(dalla Grancia dello Spedale di Santa Maria della Scala risalente alla fine del quattrocento in poi). Su questa spinta, l’allora Comunità Montana Colline Metallifere avviò, all’interno di un progetto comunitario Leader

Plus, una azione sul recupero delle varietà agricole locali con un finanziamento GAL. La Regione Toscana ha poi ulteriormente contribuito prima con un Progetto Territoriale dal titolo “Moderna Utilizzazione di

Antiche Piante Locali” ed infine con un ulteriore piccolo finanziamento sul PRAF 2013- misura A.2.2 azione b LR 64/04 Tutela e valorizzazione delle risorse genetiche vegetali: Progetti locali per la tutela e valorizzazione delle varietà locali toscane anche al fine della loro iscrizione ai Repertori regionali.

Questo opuscolo rappresenta un ulteriore passo verso una completa caratterizzazione della biodiversità vegetale arborea presente nella zona di studio allo scopo non solo di preservare ma anche di valorizzare e riportare in produzione antiche piante di interesse locale spesso caratterizzate da bassi fabbisogni agronomici e potenzialmente adatte ad una nuova e più consapevole utilizzazione all’interno delle aziende agrarie ed agroalimentrari. Il Territorio oggetto di ricerca

La Comunità si estende su una superficie di 778,94 kmq e comprende, dal marzo 2002, 4 Comuni della provincia di : Massa Marittima, Montieri, , Roccastrada. Di questi, Massa

Marittima e Monterotondo Marittimo sono interamente montani; Roccastrada è parzialmente montano. Il territorio è caratterizzato da un’ampia varietà di ricchezze ambientali e naturali, con una superficie prevalentemente boschiva, anche se buona parte dell’economia locale è caratterizzata dall’agricoltura, in particolare dalla coltura dell’olivo e della vite. L’abbondante ricchezza mineraria del sottosuolo ha da sempre caratterizzato la zona, rendendola, sino almeno al secondo dopoguerra, uno dei principali poli estrattivi del

Paese. Il territorio è inoltre caratterizzato dal fenomeno dei soffioni boraciferi, sfruttati per la produzione di energia elettrica. I due Comuni più estesi, Roccastrada e Massa Marittima, hanno carattere prevalentemente collinare, con una significativa presenza di aree pianeggianti, mentre Monterotondo Marittimo e Montieri presentano caratteristiche prevalentemente submontane con un’altitudine media rispettivamente di 539 e 704 mt. sul livello del mare. La maggiore vicinanza alla costa favorisce un clima più mite a Massa Marittima (T media 13°C), mentre negli altri Comuni si registrano temperature medie inferiori di circa 1 grado su base annuale. La distribuzione delle piogge varia da 795 mm annui per le aree collinari a 715 mm per quelle al confine con la pianura alluvionale. Le aree di pianura alluvionale, vista anche l’esposizione ai venti meridionali, hanno aridità maggiore, con valori di pioggia anche inferiori ai 700 mm. I venti, degni di nota in tutta l'area, sono la tramontana e il libeccio in autunno e in inverno, lo scirocco in primavera e il maestrale in estate. Per quanto riguarda le coperture vegetali naturali boschi di leccio e di specie mediterranee coprono la parte meridionale del territorio prossima al mare. Nella fascia alto collinare e submontana è prevalente il cerro che dà luogo a boschi puri o misti a latifoglie del piano basale o submontano quali leccio, roverella, carpini, orniello e castagno. Castagneti da frutto si ritrovano nella zona di Montieri, , Prata e

Monterotondo Marittimo. Boschi di conifere sono presenti distribuiti irregolarmente su tutto il territorio originati da rimboschimenti di ex coltivi effettuati prevalentemente negli anni ’60 e ’70. La biodiversità si riscontra soprattutto nell’alta naturalità del paesaggio, caratterizzato oltre che da un vastissimo patrimonio agroforestale, dalla presenza di due Riserve Statali, di tre Riserve Provinciali, di un Parco Interprovinciale, di un parco forestale, di un Oasi (Oasi faunistica di Monte Leoni che interessa il comune di Roccastrada, in via di istituzione) e di 5 Siti d’importanza Comunitaria (SICp). Una considerevole parte del territorio è classificata area di protezione: la Riserva Naturalistica regionale delle Cornate e Fosini nel comprensorio di

Montieri, estesa su 879 ha, è uno dei pochi comprensori a carattere montano della Toscana meridionale, la

Riserva Naturale regionale del torrente Farma e la Riserva regionale La Pietra nel comune di Roccastrada.

Istituita nel 1996, la Riserva Naturale del torrente, Farma rappresenta la più importante emergenza ambientale del territorio. Si estende per 1.500 ettari nei comuni di Roccastrada e ed è caratterizzata da una quasi totale, copertura boschiva. Al centro dell'area si trovano la fattoria e il castello del

Belagaio, sede di una riserva naturale di popolamento animale. Istituita anch'essa nel 1996, la Riserva La

Pietra si colloca ad ovest rispetto a quella della Farma, su un territorio collinare e argilloso attraversato dai torrenti Farma e Farmulla. Essa prende il nome, da uno sperone roccioso di nome "La Pietra”, posto a 440 metri. Rispetto alla riserva del Farma, ha superficie più limitata, circa 500 ettari. Il Parco Interprovinciale di

Montioni, esteso su circa 6400 ha e situato tra le valli dei fiumi Cornia e Pecora, coincide approssimativamente con il territorio delle antiche Foreste Demaniali di . Il territorio del parco è ricompreso all’interno del Comune di Massa Marittima per 196 Ha , inoltre ne fanno parte la maggior parte dei complessi forestali gestiti dalla Comunità Montana ubicati nei Comuni di Piombino e Suvereto. La

Riserva naturale statale di popolamento animale di Marsiliana, istituita nel 1980, è un’azienda pilota, atta alla conservazione e alla valorizzazione della razza equina e bovina maremmana. La riserva si estende su una superficie di 443 ettari e ricade quasi interamente all'interno del Parco Interprovinciale di Montioni. Le particolari condizioni ambientali presenti nel territorio delle Colline Metallifere, tipiche dell’ambiente maremmano, hanno permesso la designazione di 5 Siti di Importanza Comunitaria. Tali ambiti sono stati evidenziati per la presenza di habitat e di specie floristiche e faunistiche di particolare interesse. La banca dati “Natura 2000” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, relativa ai 5 SICp indica la presenza delle seguenti aree: Lago dell’Accesa, Val di Farma, Monte Leoni, Cornate e Fosini, Poggi di Prata.

La vastità dell'area e la sua particolare disposizione fa si che i corsi d'acqua afferiscano in senso radiale a bacini imbriferi diversi, formando valli strette e scavate e andando ad aprirsi solo verso la piana di a ovest e in maniera più ampia verso quella di Grosseto a sud. Da nord-ovest verso sud-est, i fiumi principali sono rappresentati dal fiume Cornia, che nasce dalle pendici settentrionali delle colline di Sasso Pisano, al confine fra le province di Grosseto e Pisa e sfocia a Sud-Est del promontorio di Piombino, con i suoi affluenti Turbone, Milia, Risecco; il torrente Pavone, che nasce dalle alture di Poggio Mutti e si unisce al fiume Cecina che attraversa il territorio in provincia di Pisa; il fiume Pecora, che nasce presso Monte Arsenti e va a sfociare in località Puntone a sud di Follonica; il fiume Merse, importante affluente dell'Ombrone che nasce nel territorio di Montieri; il fiume Bruna coi suoi numerosi affluenti (Asina, Carsia, Zanca) che nasce dal Lago dell’Accesa e sfocia presso Castiglione della Pescaia; il torrente Gretano, che nasce nei pressi di

Monte Alto e scorre verso sud per circa 26 km per poi immettersi nell’Ombrone; il torrente Farma, che nasce tra Boccheggiano e Roccatederighi, e si avvia verso est per circa 30 km., segnando il confine tra le province di Grosseto e Siena, per gettarsi poi nel Merse e quindi nell'Ombrone; il torrente Bardellone, che nasce da sorgenti poste sul Monte Alto e sul Monte Sassoforte e scorre in direzione sud-nord per circa 6 km ed è compreso nel bacino del torrente Farma del quale è uno degli affluenti più importanti. Nell'entroterra, a sud di Massa Marittima, si trovano a breve distanza l'una dall’altra le due sorgenti dell'Aronna e delle Venelle, le cui acque sarebbero responsabili dei fenomeni erosivi che hanno creato la depressione che fa da bacino al

Lago dell'Accesa. La natura calcarea del territorio è causa, inoltre, della presenza di sorgenti d'acqua sotterranea che in alcuni punti fuoriescono in superficie; nel territorio di Monterotondo Marittimo, le acque calde erano sfruttate per scopi terapeutici già in epoca antica. Gli Etruschi avevano costruito un edificio termale nella località del Sasso. In epoca medievale era molto conosciuta la località termale di “Bagno del

Re” presso il (VIII secolo d.C). Alla ricca presenza di acqua nel sottosuolo si deve in particolare un altro fenomeno caratteristico della zona di Monterotondo Marittimo conosciuto come “soffioni boraciferi”; grazie all'elevata permeabilità del suolo, dovuta alle numerose fratture, le acque piovane si infiltrano velocemente in profondità e vanno ad alimentare bacini acquiferi nel sottosuolo che raggiungono temperature fino a 260° C grazie alla vicinanza con magma in fase di raffreddamento; da tali bacini, le acque surriscaldate fuoriescono in superficie sotto forma di vapore misto a gas, con suggestivi sbuffi bianchi.

Queste manifestazioni spontanee, provenienti dal sottosuolo, sono oggi tra le più importanti d’Europa ed offrono ai visitatori uno spettacolo suggestivo ed inedito, noto come “1e biancane”, visibili a circa un chilometro dal paese di Monterotondo. Oltre all'indubbio fascino che questi vapori conferiscono al paesaggio in alcuni tratti, i bacini geotermici del sottosuolo da cui scaturiscono rappresentano oggi una fonte di energia indispensabile per la geotermia e una importante risorsa per l'economia locale, grazie al loro impiego in diversi settori che vanno dall’attività agricola e florovivaistica, dove il vapore viene sfruttato nelle serre, al teleriscaldamento delle abitazioni. L'ambiente delle Colline Metallifere è fortemente caratterizzato dalla notevole estensione dei boschi (60% sul totale della superficie secondo i dati dell'ultimo inventario forestale) con prevalenza di formazioni della macchia mediterranea e delle sclerofille nelle aree di bassa collina e di cedui di latifoglie eliofile nelle zone più elevate. Tale caratteristica denota un ambiente in gran parte incontaminato, a bassa antropizzazione, che trova nelle numerose aree sottoposte a tutela la sua migliore espressione. Nel complesso è però tutto il territorio a possedere caratteristiche qualitative diffuse che offrono l'habitat ideale per numerose varietà botaniche e faunistiche. Per una descrizione puntuale dei caratteri morfologici si riportano di seguito alcune informazioni tratte dal PTC 2008 della Provincia di Grosseto – Scheda n.7 Sistema Morfologico Territoriale

- che riguardano le principali Unità Morfologiche Territoriali (d’ora in avanti U.M.T) relative alle Colline

Metallifere, corrispondenti ai caratteri identitari del soprassuolo.

“Colline di Monterotondo” Inquadramento territoriale Morfologia montuosa e alto-collinare, talvolta molto acclive, composta da rilievi strutturali a diversa composizione litologica, nell’area compresa fra torrente Pavone, Monte Santa Croce e crinale Monterotondo Poggettone. Forme più morbide nel sistema collinare a matrice sabbiosa e ciottolosa a valle di Monterotondo fino al fiume Cornia. Assenza di aree planiziali legate al sistema idrografico, fenomeni di semplice incisione fluviale degli affluenti di Pavone e Milia- Cornia. Rilevante sistema di biancane di origine geotermica in località Lagoni sopra Monterotondo. Assetti dell’appoderamento otto-novecentesco nelle colline sabbiose e ciottolose Significativa presenza di colture arborate (oliveti) e bosco (leccete), alternati a isole di seminativi e/o pratipascoli talvolta organizzate in veri e propri “campi chiusi”. Edifici rurali e colture arboree prevalentemente disposti lungo le linee di crinale, accompagnati da seminativi nelle parti più alte dei versanti collinari e da estesi boschi quercini, alternati a pasture in prossimità dei corsi d’acqua, in quelle più basse. Ville/fattorie e insediamenti colonici limitati alle quote più elevate lungo la viabilità principale (es.: San Regolo, ruolo caratterizzante per la categoria geomorfologica D5).

“Poggi di Montieri” Inquadramento territoriale Morfologia montuosa ed alto collinare con rilievi strutturali a diversa composizione litologica comprendente le Cornate, il Poggio Ritrogoli, il Poggio di Montieri, i Poggi di Prata ed il sistema collinare degradante verso la valle del Fiume Cornia. Marginale presenza nella zona sud-occidentale di colline sabbiose e ciottolose. Aree planiziali legate ai depositi alluvionali del Cornia, fenomeni di semplice incisione fluviale del Milia, Pavone, Cecina e Merse. Assetti agrari dell’insediamento di montagna nei rilievi strutturali Estese superfici boscate, con importante presenza del castagno, irregolarmente interrotte lungo la linea dicrinale --Montieri da seminativi, pascoli e incolti. Sistema insediativo accentrato nelle aree di contatto tra i boschi di cerro e/o castagno e le aree a valenza pastorale ed agricola. Posizione baricentrica tra superfici castagnate (terreni arenacei del Macigno) e suoli agricoli (terreni argillosi dei Galestri e Palombini) sia dei centri murati di Montieri, Gerfalco e Travale che degli aggregati rurali di Casorcioli, C.Nacchi, C. Sorzi, Lame, Borgo al Fango, Porcareccia. Insediamento sparso limitato ai suoli argillo-marnosi in prossimità di Gerfalco, Travale, Montieri e nelle Valli del Pavone e del Cecina dove è possibile la formazione di unità poderali autosufficienti, basate su foraggere alternate ai prati permanenti ed ai pascoli. Natura antropica degli impianti artificiali di conifere (Pinus nigra su substrati calcarei e Pinus laricio su suoli acidi e subacidi) tra Poggetto Coltelli, Poggio Ritrovoli ed intorno a Gerfalco con rimboschimento di prati e pascoli degradati e creazione, nei primi decenni del XX secolo, di legname da opera per le attività minerarie. Assetti dell’appoderamento otto-novecentesco nei depositi alluvionali Il Pian di Cornia conserva nell’orientamento, nell’orditura dei campi a seminativo, stretti e lunghi, e nella rete scolante gli assetti di bonifica dei secoli scorsi. Insediamento sparso regolarmente distribuito lungo la viabilità principale o nella viabilità a pettine che da questa si dirama verso i rilievi pedecollinari. Assetti dell’appoderamento otto-novecentesco nelle colline sabbiose e ciottolose Compresenza di bosco (leccete) e colture arborate (oliveti) alternate a isole di seminativi e/o prati-pascoli talvolta organizzati in veri e propri “campi chiusi”. Insediamento colonico inquadrato nella struttura organizzativa della villa/ fattoria (es. Campetroso). Assetti dell’appoderamento otto-novecentesco nei rilievi strutturali Fattoria di S. Ottaviano sui rilievi calcareo-marnosi prospicienti i depositi alluvionali lungo il Cornia. Presenza significativa di colture arborate sulle alture e seminativi nel piano. Insediamento organizzato attorno alla struttura di fattoria con nucleo padronale e fabbricati colonici ubicati lungo un percorso di mezza costa sovrastante i Piani di Massoni. La distribuzione spaziale delle colture arboree e dei fabbricati rurali unisce nelle unità poderali la risorsa bosco alla cerealicoltura dei piani bonificati. Assetti della Riforma Agraria nei rilievi strutturali Rafforzamento da parte dell’Ente dell’insediamento rurale nei rilievi dell’Alta Valle del Pavone ed intorno a Gerfalco con l’incentivazione delle colture arboree e la razionalizzazione dell’indirizzo agropastorale delle aziende attraverso la valorizzazione delle colture foraggere e l’introduzione dell’allevamento stallino.

“Agro di Massa Marittima” Inquadramento territoriale Territorio prevalentemente collinare compreso tra il corso dei torrenti Milia, Ritorto, Carsia, Borgognano e del Fiume Pecora con rilievi strutturali a diversa composizione litologica. Estesa presenza, nella zona sudoccidentale, di colline sabbiose e ciottolose interrotte da affioramenti di ripiani travertinosi. Nel sistema dei rilievi riscontrabili depressioni di origine carsica come il Piano di Ghirlanda e l’area del Lago dell’Accesa. Piani alluvionali nel tratto medio-alto del Pecora e ad ovest del centro abitato di Massa Marittima. Assetti dell’impianto medioevale nei rilievi strutturali Seminativi nudi e pascoli nei piani alluvionali, ad est e ad ovest del centro murato, zone ortive e colture promiscue di olivo e vite sui rilievi strutturali (rocce carbonatiche) sottostanti l’abitato e nelle oasi sabbiose dell’anfiteatro collinare sovrastante i Piani della Pecora. Presenza di oliveti ciglionati o terrazzati con muri a secco nella zona intorno a podere il Chiostro. Assetti dell’appoderamento otto-novecentesco nei depositi alluvionali Piano di Ghirlanda e aree planiziali a valle di Massa Marittima caratterizzati, nella mosaicatura dei campi, dagli assetti della bonifica idraulica dei secoli scorsi. Il perimetro esterno è evidenziato, sulla base di un preciso disegno territoriale, da boschi di margine e percorsi pedecollinari su cui si attesta l’insediamento sparso. La distribuzione spaziale delle colture arboree e dei fabbricati rurali sulle ultime propaggini dei rilievi stutturali, unisce la risorsa bosco alla cerealicoltura dei piani. Assetti dell’appoderamento otto-novecentesco nei ripiani travertinosi Alture disposte lungo il fiume Pecora ed il fosso delle Venelle ed inquadrate, come nel settore D4, nella struttura organizzativa della villa-fattoria. Da segnalare l’aggregato di Valpiana nato attorno all’attività di estrazione e lavorazione della pirite lungo l’antica via Massetana (S.R. N°439 “Sarzanese Val d’Era). Assetti dell’appoderamento otto-novecentesco nelle colline sabbiose e ciottolose Rilievi collinari sede delle fattorie o dei castelli/fattoria di Valmora e della Marsiliana con presenza significativa di colture arborate (oliveti), seminativi e bosco (leccete). Diffuso insediamento colonico localizzato sia lungo i crinali che nelle aree pedecollinari. Assetti della Riforma Agraria nelle colline sabbiose e ciottolose Limitato ai rilievi tra il Fiume Pecora e la Gora delle Ferriere, l’assetto della Riforma Fondiaria dell’Ente Maremma è caratterizzato da un “appoderamento a nuclei”. Due, tre unità poderali, con fabbricato colonico vicino ai confini comuni dei fondi, dislocate regolarmente lungo la viabilità principale. Ai seminativi è associata un’intensificazione colturale indirizzata verso l‘olivicoltura e in misura minore verso vigneti e frutteti.

“Roccastrada” Inquadramento territoriale Area comprendente l’arco montuoso di Poggio alle Miniere, Sassoforte, Poggio di Tuoni, Monte Betti ed il sistema di crinali collinari, delimitato dai Torrenti Follonica, Ribolla, Asina, Bai e Gretano, degradante, in senso nord-sud, verso i Piani di Lattaia. Morfologia prevalentemente composta da rilievi strutturali a diversa composizione litologica. Affioramenti detritici, argillitici e conglomeratico-sabbiosi nei crinali posti tra l’Asina ed il Gretano, Sassofortino e Roccastrada. Aree planiziali di deposito alluvionale lungo il Gretano. Il territorio nel complesso è caratterizzato da terreni eterogenei frammisti a rocce gessifere, calcaree trachitiche, sabbie e argille, al 60 % con caratteristiche collinari e il restante 40% costituito da pianura alluvionale. Il Comune di Roccastrada dal punto di vista altimetrico, può essere definito come una zona di collina interna bordata, nel settore SW, dalla piana alluvionale. La morfologia più appariscente è rappresentata dall'allineamento regionale NS dei rilievi che da Monte Leoni si raccordano alla Montagnola Senese attraverso le alture di Roccastrada e Monticiano. In questa area il "Verrucano" costituisce il tipo litologico di gran lunga più rappresentato, con caratteristiche meccaniche che lo rendono difficilmente degradabile dovute a processi metamorfici, che implicano particolari condizioni di temperatura e pressioni ed al contenuto mineralogico. L'erosione ha così un effetto spiccatamente incisivo, tanto che in corrispondenza dei maggiori corsi d'acqua ha il carattere di gola (Valle del Farma, alta VaIle del Gretano e del Bai). Un rilievo così aspro, pur mantenendosi mediamente sui 400 + 500 mt. (le quote più elevate sono rappresentate da M.te Alto 797 mt., M.te Leoni 616 mt., M.te Rotondo 507 mt.) risulta avere un aspetto tendenzialmente montuoso. Nella piana alluvionale della Bruna, tra Sticciano e Ribolla, il paesaggio vegetale è caratterizzato dai coltivi. Tra i campi ben squadrati e drenati dai fossati artificiali non resta più traccia della vegetazione originaria, che doveva essere caratterizzata fino a pochi secoli fa da boschi di olmo, frassino meridionale e altre piante igrofile.

Assetti dell’impianto medioevale nelle colline argillose Sistema collinare compreso tra i rilievi del Monte Alto e del Monte Betti, le valli dei Torrente Bai e Gretano. Assetto agrario ed insediativo analogo al settore C5. Boschi di cerro e/o castagno (suoli silicei del Monte Alto e del Monte Betti), aree a valenza agricolo-pastorale (suoli detritici o matrice argillosa), annessi rurali (seccatoi e casotti) ed edifici sparsi, colonici o no, in stretto rapporto di continuità funzionale con il centro murato (di sommità) di Roccastrada. Su terreni acclivi e maggiormente instabili presenza di colture arboree caratterizzate da sistemazioni idraulico agrarie (ciglionamenti, terrazzamenti, ecc.). Rete viaria organizzata lungo i crinali, con la S.P. N°157 di “Roccastrada” come tracciato principale. Consolidata presenza nel versante orientale della valle del torrente Bai di impianti legati all'attività estrattiva del gesso. Assetti dell’impianto medioevale nei rilievi strutturali Ambito collinare dove la continuità delle coltivazioni agricole è interrotta dai boscosi solchi vallivi dei Torrenti Follonica, Ribolla, Asina e Bai. Il bosco risale i versanti collinari per aprirsi progressivamente ai seminativi nudi e sui crinali alla fitta trama delle colture promiscue (olivo e vite). Insediamento accentrato nelle aree di contatto tra i boschi di cerro e/o castagno e le aree a valenza agricolopastorale. Posizione baricentrica dei centri murati di mezzacosta di Roccatederighi e Sassofortino tra le superfici castagnate del Sassoforte (terreni di natura vulcanica), i prati pascoli (suoli ofiolitici di Poggio alla Miniera e Poggio Mozzetta o carbonatici di Poggio Pianella) ed i sottostanti suoli agricoli (terreni argillo-marnosi dei Galestri e Palombini o detritici o matrice conglomeratico-sabbiosa). Montemassi (centro murato di sommità), invece, si dispone tra gli estesi querceti compresi tra il Follonica e l’Asina, le colture promiscue dei rilievi collinari sabbiosi ed i seminativi dei Piani di Ribolla. Sistema viario composto dal percorso pedemontano (S.P.N°53 di “Tatti” e S.P.N°8 di “Meleta”) congiungente Roccatederighi con Tatti, Sassofortino e Roccastrada, da cui si stacca, in direzione nord-sud, una rete viaria organizzata lungo i crinali come il tracciato Roccatederighi-Montemassi (S.P.N°19 di “Montemassi”) e la S.P.N°89 del “Peruzzo”. Insediamento sparso in stretto rapporto di continuità ed integrazione funzionale con Roccatederighi e Montemassi dislocato direttamente lungo la viabilità “di crinale” o su diramazioni necessarie alla raggiungibilità dei fondi. Annessi rurali (casotti) o edifici, colonici o no, che facevano capo alla piccola proprietà paesana ed ai maggiorenti locali. Vicino a Montemassi, nell’area pedecollinare compresa tra i boschi di querce, i Torrenti Follonica e Asina ed i Piani di Ribolla, la possibilità di unire la risorsa boscoalla cerealicoltura ha permesso la formazione di unità poderali con fabbricati distribuiti sulle ultime propaggini dei rilievi collegati da esigui percorsi a cul-de-sac a strade di pedecolle. Grande valenza estetico-percettiva dell’abitato di Montemassi dove la rilevanza paesistica del basamento collinare, forgiato dalla presenza di colture promiscue a terrazzi e ciglioni, trova il suo indissolubile completamento in quella monumentale del centro storico. Assetti Assetti dell’appoderamento otto-novecentesco nelle colline argillose Ultime propaggini dei rilievi collinari prima dei Piani di Lattaia. Colli con affioramenti prevalentemente argillosi caratterizzati dalla presenza di colture arborate (oliveti) e bosco (sugherete) sulle alture, seminativi nei piani limitrofi o nei fondi vallivi di Asina e Bai. Insediamento sparso inquadrato nella strut tura organizzativa di fattoria (Tenuta di Peruzza e Fat toria Venturi) con fabbricat i colonici localizzati sia lungo i crinali che nelle aree pedecollinari. Assetti della Riforma Agraria nei piani alluvionali Sul versante destro della pianura alluvionale del torrente Gretano e dei relativi affluenti (Rigo, Avolino, Orsa, Mandrione) la struttura rurale del territorio è segnata dalla parcellizzazione delle assegnazioni dell'Ente Maremma secondo il tipico “appoderamento a nuclei”. Due, tre unità poderali, con fabbricato colonico vicino ai confini comuni dei fondi, dislocate regolarmente lungo la viabilità pricipale. La piana è attraversata in senso longitudinale dalla strada vicinale del Quadrone, lungo la quale si addensa la maggior parte degli insediamenti rurali, e in senso trasversale, dalla S.P. N° 21 del “Terzo” che collega Roccastrada a Civitella. Ai seminativi è associata un’intensificazione colturale indirizzata verso l‘olivicoltura e in misura minore verso vigneti e frutteti. Assetti della Riforma Agraria nelle colline argillose Nella valle chiusa a nord dalle pendici collinari del settore C3 e a sud dalle superfici boscate discendenti da Monte Leoni si ripropone, come nel settore E1, la mosaicatura della Riforma Fondiaria dell’Ente Maremma con gli insediamenti rurali regolarmente dislocati lungo la S.P. N°48 del “Tollero” e la strada comunale dei “Palazzi”. L’area è attraversata dalla Ferrovia Siena-Grosseto e lungo la Provinciale del Tollero è presente la piccola stazione di Roccastrada Scalo, ormai parzialmente dismessa. Assetti della Riforma Agraria nei rilievi strutturali Rafforzamento da parte dell’Ente Maremma dell’insediamento rurale nei rilievi dell’Alta Valle del Gretanocon l’incentivazione delle colture arboree e la razionalizzazione dell’indirizzo agro-pastorale delle aziende attraverso la valorizzazione delle colture foraggere e l’introduzione dell’allevamento stallino. Il sistema economico agricolo

Le aziende di superficie totale superiore ai 100 ettari rappresentano la parte maggiore dell’economia agricola della Comunità Montana in termini di S.A.T. utilizzata. Sebbene siano esigue da un punto di vista numerico

– appena 83 su quasi 3.000 aziende censite nel 2000 – occupano la maggior parte di superficie totale: con

29.764 ha. Le aziende con grandi appezzamenti di terreno incidono per oltre il 50% del totale della superficie dell’area. In Comuni come Massa Marittima, Monterotondo e Sassetta superano addirittura il 60%; mentre la seconda voce in questo ambito è rappresentata dalle aziende con superficie totale compresa tra i 20 e i 50 ha., per un totale di 9.390 ha. Nel raffronto tra i due ultimi censimenti emerge una forte diminuzione della superficie totale coltivata che cala di oltre il 30% con forti cali a Massa Marittima e Roccastrada. Unico

Comune in controtendenza è Montieri che fa registrare un saldo positivo complessivo di 751,6 ettari coltivati. La forma di conduzione largamente prevalente è quella diretta del coltivatore per un’incidenza di oltre 39.000 ettari sulla superficie totale censita. In termini percentuali, la conduzione diretta incide per oltre il 67%, quella con salariati per un 32%, mentre le altre forme di conduzione rappresentano un fenomeno assolutamente marginale. Andando ad analizzare meglio le due principali voci emerge la particolarità di

Massa Marittima. Si tratta dell’unico Comune, infatti, in cui la situazione tra la conduzione diretta del coltivatore e quella svolta con salariati, vede la prevalenza della seconda sulla prima. Negli altri Comuni si registra l’esatto contrario, con una larghissima prevalenza della conduzione con solo manodopera familiare, che in realtà come Roccastrada, Monterotondo e Montieri incide per oltre il 70%. Tutti i dati dell’ultimo censimento fanno emergere un deficit d’imprenditorialità delle attività agricole nell’area e l’aumento della parcellizzazione dell’economia agricola delle Colline Metallifere. Molte piccole aziende con meno di 5 ettari di superficie agricola totale, che rappresentano quasi il 60% del totale, ed una presenza poco significativa, dal punto di vista numerico, delle grandi aziende (solo 195 con SAT superiore ai 50 ha). Il restante 36% è rappresentato dalle realtà che possono contare su una superficie aziendale compresa tra i 5 e i 50 ettari. La zona è dominata da un costante processo di frazionamento delle realtà imprenditoriali e dalla contestuale diminuzione delle superfici effettivamente coltivate.

Con i suoi oltre 3108 ettari destinati a olivo e le sue 2022 aziende, l’olivicoltura rappresenta una delle fette più importanti dell’economia agricola dell’area. Sicuramente lo è in termini di numero d’aziende – in genere microaziende – mentre, considerando le superfici destinate alla coltivazione, è superata solamente dalla coltivazione dei cereali (oltre 6350 ha) e delle foraggere avvicendate (poco meno di 3500 ha). La coltivazione dell’olivo è caratterizzata da una dimensione media degli appezzamenti di 1,5 ettari su scala di

Comunità Montana, con punte di 2,5 ha medi a Monterotondo e, per converso, di 0,5 ha medi a Montieri.

Significativa la presenza anche della coltivazione degli alberi da frutto sia per numero di aziende (918), che per superfici coinvolte (1002 ha). Tra i due ultimi censimenti si registra un significativo rafforzamento dell’olivicoltura che il saldo totale in termini di superfici coltivate è positivo: 476,4 ettari in più per quanto concerne l’utilizzazione dei terreni a legnose agrarie. Nonostante nel 2000 si registri una diminuzione di 169 ha di superficie destinata a vite e di 150 ha destinata a fruttiferi, gli 808 ettari in aumento della coltivazione ad oliveto determinano il segno + ad un saldo della Comunità Montana in controtendenza rispetto a quello della regione Toscana (- 9330,5 ha), con una linea tendenziale in aumento ben più marcata rispetto al dato della provincia di Grosseto (+ 61,5 ha). Emerge inoltre dai dati una forte tenuta delle superfici destinate alla produzione di vite nel territorio delle Colline Metallifere: a fronte di un trend generalizzato di forte diminuzione in questo settore (- 2.156 ha per la Provincia di Grosseto, - 12.250 ha a livello toscano), i produttori del territorio fanno registrare solamente una piccola flessione sia in termini di numero di aziende, che di superfici coltivate. Indagini sul territorio

Le indagini sul territorio delle Colline metallifere sono iniziate diffondendo con varie metodologie (incontri, lettere, contatti personali) tra gli addetti ai lavori gli obiettivi del progetto che erano quelli di individuare piante di olivo, da frutto e viti di età molto avanzata con nome sconosciuto oppure con nome locale poco diffuso o di antico uso. Alcuni incontri sono stati predisposti in varie località del territorio quali Prata di

Massa Marittima e Roccatederighi, con persone che da decenni operano all’interno delle aziende agricole come imprenditori oppure come innestini od operai agricoli. Una ulteriore diffusione della richiesta è stata fatta utilizzando gli uffici delle Amministrazioni locali e quelli delle Associazioni Professionali Agricole. Le segnalazioni, pervenute e concentrate presso gli uffici della ex Comunità Montana hanno riguardato nel corso degli anni circa 100 piante localizzate su tutto il territorio interessato.

SPECIE NUMERO SEGNALAZIONI Pero 39 Vite 24 Melo 13 Olivo 11 Susino 5 Fico 2 Pesco 2 Mandorlo 1

Ogni segnalazione è stata vagliata effettuando come prima cosa una indagine bibliografica sul nominativo indicato per evidenziare la possibile esistenza di informazioni pregresse. Le piante sono state poi visitate annotando posizione, età approssimativa e iniziando, nel caso di interesse, una prima descrizione dei caratteri morfologici utilizzando le schede predisposte dalla Regione Toscana per l’iscrizione nei repertori regionali.

Segnalazioni su piante di olivo

In alcuni casi i nominativi riportati dagli agricoltori si sono dimostrati già presenti in letteratura: per quanto riguarda l’olivo per esempio una pianta chiamata Lazzero era stata segnalata nell’agro di Massa Marittima negli anni ’50. Le piante però non erano state prese in considerazione durante i lavori di reperimento del germoplasma toscano realizzato dal CNR negli 1980 nell’ambito dei quali era stata invece inserita una pianta chiamata Lazzero segnalata a Prata di Suvereto. Segnalazioni su vitigni

Una nota particolare meritano certamente le segnalazioni ricevute in merito a vitigni denominati Gorgottesco e Vaiano. Il Gorgottesco veniva già riportato nelle schede ampelografiche del comune di Sinaluga descritto dal Cinelli nel 1873 come vitigno a bacca rosea. Nel 1876 nella Relazione sui lavori della Commissione

Ampelografica della provincia di Siena veniva riportato che il vitigno, assieme al Sangioveto e al Canaiolo, è tra quelli “.....più diffusamente coltivati nella provincia.....”. Nella pubblicazione del Ministero Agricoltura e

Commercio (1896) “Notizie e Studi intorno ai vini ed alle uve d’Italia” viene inserito tra i vitigni preferiti coltivati ordinariamente nelle province di Pisa e Siena. Vigiani (1919) nel suo testo “Lezioni di Viticoltura” lo descrive dettagliatamente e lo inserisce tra i vitigni toscani che si coltivano nelle Province di Siena e

Grosseto. Breviglieri e Casini negli Atti dell’Accademia della Vite e del Vino (1964) per il riordinamento ampelografico in Toscana inseriscono il Gorgottesco tra i vitigni oggetto d’indagine, studiati presso varie località in provincia di Grosseto e Siena. Il Gorgottesco pur avendo avuto una certa valenza in passato, usato assieme ad altre varietà più note, ha perduto notorietà e non si trova traccia del suo impiego. Non è iscritto nel Catalogo nazionale delle varietà di viti e non risulta essere moltiplicato al punto che può essere considerato a rischio di estinzione. E’ interessante che per quanto riguarda il Gorgottesco veniva in passato segnalata anche la presenza in coltivazione di una sottovarietà “di più difficile allegagione e a grappolo, quindi, molto più spergolo” come riportato nel Bollettino ella Cattedra Ambulate di Agricoltura, Contributo alla studio dei vitigni coltivati nel senese, Grafiche Meini, Siena, 1932, pag:859. ed ancora più precedentemente in Ministero Agricoltura Industria e Commercio, 1876, Bullettino Ampelografico,

Fascicolo IV, Tipografia Eredi Botta dove si afferma “ esiste nella provincia una sotto-varietà che si distingue per avere il grappolo e gli acini più piccoli ed assai radi essendovene molti abortiti. Presso il

Bartalini in Prata sono state individuate anche alcune piante che sembrano appartenere a questa sotto-varietà che risulta completamente scomparsa nelle ultime descrizioni del vitigno presente nelle collezioni esistenti presso le istituzioni toscane. Anche per quanto riguarda il vitigno chiamato Vaiano sono stati trovati riferimenti interessanti: ……………………. e il mio labbro profanato si purifichi, s'immerga, si sommerga dentro un pècchero indorato colmo in giro di quel vino del vitigno sì benigno, che fiammeggia in Sansavino; o di quel che vermigliuzzo, brillantuzzo fa superbo l'Aretino, che lo alleva in Tregozzano, e tra' sassi di Giggiano. Sarà forse più frizzante, più razzente e più piccante, o coppier, se tu richiedi quell'Albano, quel Vaiano, che biondeggia, che rosseggia là negli orti del mio Redi.

Francesco Redi

BACCO IN TOSCANA

Il Redi quindi ne esalta i pregi ed il Bimbi raffigura in uno dei suoi quadri il “Varano” che secondo Basso

(1982) sarebbe il Vaiano. Recenti indagini invece (Scalabrelli e Dodi, 1998) negano questa ipotesi. Il Trinci

(1738) cita un “Vaiano rosso” e molto più recentemente Basso et alii (1962) descrivono il Vaiano asserendo che non è da considerarsi un sinonimo di Mazzese, Orzese o Rinaldesca come taluni affermano. Diffusa un poco ovunque nel Valdarno inferiore è stata rinvenuta sporadicamente anche nel grossetano.

“E' per questo motivo che la comprovata esperienza ha suggerito da secoli la possibilità di integrare le carenze di cui il "Sangiovese" può essere responsabile (colore, tannini, struttura, sostanze aromatiche) con l'aggiunta di altri vitigni (uvaggio) che anche a sono sempre stati utilizzati e precisamente:

"Alicante (noto in passato come "Uva o Tinto di Spagna", "Francese Nero" (o "Nero Francese"),

"Caprugnone", "Canaiolo nero", "Colorino", "Vaiano" e "Aleatico". Fonte: http://www.comune.scansano.gr.it/m_coltiv.htm.

Al momento le difficoltà di attribuzione certa del vitigno ne hanno impedito l’iscrizione ai repertori regionali mentre risulta in collezione presso la Fondazione Gaslini a Peccioli (PI) da due provenienze diverse del pisano. Una delle note che vengono riportate nella descrizione è che il vitigno non riesce a maturare adeguatamente e questo risulterebbe anche dalle osservazioni compiute in Prata. Indagini genetiche sui vitigni

Nel corso del 2011 si è provveduto ad inviare materiale vegetale di alcune piante di vite segnalate alla sede di Conegliano Veneto del Centro di Ricerca per la Viticoltura del CRA in modo da studiarne il profilo genetico. Il DNA è stato analizzato con marcatori micro satelliti e i profili ottenuti sono stati confrontati con il database di proprietà dell’Istituto contenente tutti i vitigni italiani ed i maggiori internazionali. I risultati hanno fatto emergere la presenza di vitigni ben conosciuti diffusi a livello locale con nominativi diversi (si veda tabella sottostante). Risultati interessanti sono però quelli a carico del Vaiano che ha manifestato profilo genetico identico a viti sconosciute già analizzate e presenti senza nominativo in collezioni del CRA nonché quelle dei vitigni Bufala e Rossone che risultano invece completamente autonomi e sconosciuti.

L’indagine genetica ha mostrato la presenza sul territorio di vitigni di origine straniera quali in Teneron e La

Clairette ed una curiosità: il profilo genetico del vitigno indicato come Grassellone ha avuto una identità o forte somiglianza con un vitigno proveniente dalla Repubblica Ceca presente in collezione presso il CRA.

N°DNA VARIETA' IDENTITA' by SSR

83,11 GRASSELLO 2 BIANCONE 35,11 FRANCESINA CLAIRETTE 78,11 GORGOTTESCO GROSSO GORGOTTESCO ROSA (Di Vecchi Staraz, 2007) 82,11 GORGOTTESCO PICCOLO 2 GORGOTTESCO ROSA (Di Vecchi Staraz, 2007) 84,11 GORGOTTESCO PICCOLO GORGOTTESCO ROSA (Di Vecchi Staraz, 2007) 81,11 MOSCATO ROSSO MOSCATO VIOLETTO 76,11 VARIETA' ROSSA NEGRETTO 87,11 BRUNELLONE PRUNESTA NERA o UVA DEL SOLDATO 96,11 SALAMANNA REGINA 75,11 SALAMANNA BIANCA TENERON 80,11 VIGNA 200 ANNI TEDESCO TENERON ? FOGLIA FRASTAGLIATA AII CUB 232 (196.04) e NERO 85,11 VAIANO SCONOSCIUTO POP 11 (49.05) 86,11 GRASSELLONE ? JAJ IZJUM BELYJ (171,10) 77,11 BUFALA autonomo 79,11 ROSSONE autonomo

Segnalazioni su fruttiferi

Per quanto riguarda i fruttiferi alcune segnalazioni interessanti sono pervenute riguardo il susino per il quale sembra individuata la Susina Verdacchia. Questa susina, segnalata già in antichità, non risulta essere presente con questo nome nelle collezioni esistenti presso le istituzioni in Toscana.

Viene citata da Bernardo Giambullari [Firenze, 1450 – 1529) , Rime varie:

“e dopo queste di più d'un sapore rugiadose ci son molte susine: giugnole e maglianese e le belfiore, porcine e da dommasco e catelane, avosine e sampiere d'un colore, verdacchie e amoscene le più sane, partore e del mal nome, o vuo' dir coglile, e prugnole ch' al gusto sono strane.” La verdacchia viene citata anche dal Gallesio, nella sua Pomona Italiana (1817-1839):

Tavola tratta da: Pomona Italiana - Gallesio

Segue la descrizione fatta dallo stesso Gallesio:

P. PRUNUS VERDACCHIA, fructu autumnali medio, oviformi; epicarpo graviter virente, poline albo velato; sarcocarpo viridi, succoso, sapidissimo. Vulgo, Susina Verdacchia.

La VERDACCHIA è una delle migliori susine che si conoscano; forse non vi è che la Claudia che le sia superiore, nè credo che possa essere eguagliata da altre che dal Buon-boccone, e dalla Damaschina autunnale, e forse dalla Santa Caterina: tutte le altre susine a me note sono molto inferiori.

La Verdacchia forma una pianta di una fisonomia particolare. Ha i rami lunghi e aperti, i quali continuano in messe sottili, lunghe, pendole, e a nodi assai radi.

I fiori sono piccoli e riuniti a due o tre per gemma, ma allegano con difficoltà, sicchè il frutto, che rade volte è bino, o trino, resta rarissimo, e sparso così distintamente sui rami che si potrebbe contare.

La sua forma è ovale, tondeggiante alla punta, un poco tumeggiante nel mezzo degradante appena verso il picciuolo ove finisce in una punta molto ottusa.

La buccia è verde, e tale si conserva nella massima maturità, ma è velata da un polline bianco, che modificando il verde del fondo, la fa comparire come cinericcia: questo polline sparisce per poco che si maneggi, e allora la buccia riprende nella parte toccata il verde carico e opaco che le è proprio. La polpa è verde come la buccia, di un tessuto croccante, che si fa sugoso e gentile, quando è nella massima maturità, e che spiega un gusto grazioso e dolcissimo.

Il nocciolo, oblongo come il frutto, è piatto e sottile, e non riproduce la varietà che con molta differenza.

La Verdacchia matura in Settembre. È una della più tardive fra le buone susine, mangiandosi l’ultima, all’eccezione solo delle Settembrine, e della Santa Caterina, che sono le più tardive di tutte.

Bisogna coglierla nella sua maggior maturità per sentirne il pregio; poichè, se non è di perfezione, la polpa resta dura e croccante, e non vi si sente il sapore, nè vi si sviluppa il sugo: essa dura nella dispensa, e regge al trasporto, sicchè potrebbe entrare con vantaggio nel commercio; ma non è molto coltivata attesa la poca abbondanza de’ suoi frutti dovuta non solo alla difficoltà di allegare, quanto ancora alla disposizione delle gemme, che sono meno ravvicinate nei rami di quelle delle altre susine.

Così, noi la troviamo rara nei mercati, ma la troviamo frequente nei pomarj dei dilettanti. Io l’ho veduta in Piemonte, nello stato Veneto, nel Parmigiano, negli stati del Papa, in Toscana, e nel Regno di Napoli, e quasi da per tutto sotto il nome di Susina Verdacchia. Il Genovesato è il paese ove abbonda di più, quantunque non si trovi frequente presso i fruttivendoli.

La Verdacchia non si moltiplica che coll’innesto, il quale riesce sopra qualunque susino. Probabilmente la prima pianta che deve averle data l’origine, provenendo necessariamente da un seme, avrà prodotti dei polloni coi quali si sarebbe certamente potuta moltiplicare senza l’aiuto dell’innesto, ma io non la conosco in tale stato in alcun luogo; perciò bisogna aver ricorso a questo metodo.

Pare strano che una susina così preziosa non sia nota agli Oltramontani: pure io posso assicurare di non averla trovata in alcuno dei loro Pometi, siccome non la trovo nelle loro Pomologie: ho esaminate con cura le infinite varietà di Duhamel, di Knoop, di Mayer e di Brookshaw, e non ne riconosco alcuna che combini con questa.

In Italia la nostra Verdacchia potrebbe essere confusa con la Catalana verde, se non ne differisse grandemente nel volume, e un poco anche nel gusto.

La Catalana è già stata figurata nel Fascicolo ottavo, e si vedrà che è molto più grossa, e di un verde meno rilevato. Quanto al sapore quello della Verdacchia è più concentrato, e la sua polpa, un poco più croccante, riesce più grata al palato.

Ambedue però sembrano esclusive alla nostra Penisola, e meritano uno dei primi posto fra la Susine.

La susina individuata a Prata, non assomiglia a quella descritta dal Gallesio mentre potrebbe essere simile a quella dipinta dal Bimbi nel dipinto parzialmente riportato in questa relazione. L’altra susina indicata sul territorio e di cui erano presenti notizie storiche è la moglianese: già inclusa nelle tele del Bartolomeo Bimbi (1699). Nella Pubblicazione Agrumi, Frutta e Uve nella Firenze di Bartolomeo

Bimbi Pittore Mediceo (CNR), nella sezione dedicata alle susine, Elvio Bellini e Luigi Pisani descrivono la susina indicata in cartiglio come “Maglianese”: “Frutti medi, sferoidali o leggermente ellissoidali, con apice arrotondato, sutura evidente, peduncolo medio, cavità peduncolare mediamente ampia, epicarpo rosso- violaceo, leggermente pruinoso”.

La Maglianese viene anche citata nel “Grande dizionario italiano ed inglese, Volume 1 (1760)”, di Giuseppe Marco Antonio Baretti:

così come nel “Vocabolario milanese-italiano, Volume 2 (1814)” Di Francesco Cherubini 1789-1851:

Oltre che da Bernardo Giambullari [Firenze, 1450 – 1529) , Rime varie:

“e dopo queste di più d'un sapore rugiadose ci son molte susine: giugnole e maglianese e le belfiore, porcine e da dommasco e catelane, avosine e sampiere d'un colore, verdacchie e amoscene le più sane, partore e del mal nome, o vuo' dir coglile, e prugnole ch' al gusto sono strane.”

Molte segnalazioni hanno riguardato piante di pero, sempre presente nelle antiche coltivazioni come piante sparse o intercalate alla vite ed all’olivo negli impianti promiscui e consociati. Anche in questo caso le segnalazioni hanno interessato piante con nominativi riconducibili a varietà conosciute e reperibili in commercializzazione come ad esempio il pero Spino ma anche nominativi completamente sconosciuti e non reperibili in bibliografia. In questa caso, come in tutti i casi di nominativi sconosciuti delle varie specie si è proceduto mantenendo il nominativo originale, verificando se fosse possibile ricondurre le piante a varietà già descritte morfologicamente con altri nomi. Purtroppo mentre per altre specie si può procedere ad una identificazione con marcatori molecolari per quanto riguarda il pero manca un database di riferimento al quale rivolgersi per dirimere eventuali dubbi di riconoscimento ed attribuzioni di nominativi. Creazione di collezioni ex situ delle piante studiate

Tutte le piante studiate sono state moltiplicate ed una collezione è stata costituita presso l’azienda agraria sperimentale Santa Paolina di Follonica di proprietà dell’IVALSA CNR. Le nuove piante potranno permettere uno studio più approfondito delle caratteristiche produttive all’interno di un unico ambiente e garantiranno il prelievo di materiale vegetale nel tempo senza dovere ricorrere viaggi all’interno del vasto territorio d’origine. Ulteriori collezioni sono state poi realizzate presso aziende private. Per quanto riguarda i vitigni due piccole collezioni sono state costituite presso le aziende Moris di Scarlino ed Ampeleia srl di

Roccatederighi. Una ulteriore piccola collezione è stata inoltre collocata presso il Frutto Storico di proprietà dell’Associazione per Prata tra Passato e Futuro in Prata di Massa Marittima. A queste collezioni si devono aggiungere alcuni agricoltori o appassionati che hanno ricevuto un numero limitato di piante e varietà in grado però di creare una rete di conservazione di cui viene tenuta traccia nel corso del tempo.

Per una moderna utilizzazione delle piante individuate

Il progetto territoriale di ricerca finanziato dalla regione ha avuto come obiettivo la diffusione delle piante studiate all’interno di aziende interessate alla coltivazione favorendo la valorizzazione dei prodotti all’interno dei mercati locali. Si esce quindi dal semplice lavoro di reperimento e mantenimento in collezione per ridare impulso e slancio a colture e piante che sarebbero state sicuramente perdute cercando di riportare interesse imprenditoriale. Non si deve scordare infatti che la gran parte delle antiche varietà sono state tralasciate ed abbandonate soprattutto perché non corrispondevano, in termini di qualità estetica e caratteristiche commerciali a quanto richiesto dalla moderna distribuzione. In termini di adattabilità ambientale oppure di serbevolezza però le antiche varietà possono essere sicuramente interessanti e possono prestarsi ad essere allevate in situazioni colturali difficili, con metodologie a basso input ad esempio con minori interventi antiparassitari. In alcuni casi è necessario valutare la utilizzazione di portainnesti più moderni. Si pensi ad esempio al melo, di solito allevato su franco che conferisce notevole crescita in altezza rendendo poco economica la coltura per gli alti costi di potatura e raccolta. L’utilizzazione di portainnesti clonali che conferiscono minore crescita può consentire di ottenere un produzione di frutta tradizionale in impianti resi più moderni ed economici. A questo scopo, a partire dall’avvio del progetto, presso l’azienda agraria sperimentale Santa paolina di Follonica del CNR IVALSA è stato predisposto un vivaio con portainnesti clonali certificati per la preparazione di nuove piante da distribuire alle aziende che ne avessero fatto richiesta presso gli uffici della Comunità Montana. Per quanto riguarda il pero è stato scelto come portainnesto il Pyrus betulifolia di buona compatibilità e discreto accrescimento vegetativo, che sembra apportare una maggiore crescita dimensionale dei frutti e conferire adattabilità ai suoli calcarei. Anche per il melo le piante sono state predisposte su portainnesto clonale scegliendo l’M26 virus esente, adatto ad impianti con alta densità, parzialmente nanizzante e resistente ai marciumi del colletto. Le varietà di susino sono state innestate su mirabolano 29C virus esente, vigoroso, resistente ai nematodi. Le piante sono satte predisposte in vivaio e innestate a gemma dormiente nel mese di Settembre. La distribuzione è avvenuta nell’inverno dell’anno seguente l’innesto. Le operazioni di innesto sono poi state ripetute nel Settembre del

2012 per una ulteriore distribuzione delle piante da effettuare nel corso del 2013 a progetto terminato.

La distribuzione di un numero di piante sufficiente a costituire dei primi nuclei frutticoli hano interessato l’azienda agricola di Antonello Orlandini a Montieri, la Soc. Agr. DUBHE s.s di Zordan Anna Maria a

Montieri, la Soc. Agr. IL PODERINO s.s. di Federico Rastelli, Roccastrada, AMPELEIA SRL,

Roccastrada. Altre piante in numero ridotto ma utile a diffondere le varietà tra agricoltori custodi sono state al momento distribuite ad altre sette aziende lasciando altre quattro in attesa dei materiali prodotti nel corso del 2012-2013. Il lavoro di ridiffusione, al di là del progetto territoriale, continua con collaborazione continua tra l’Unione dei Comuni l’Associazione per Prata tra passato e Futuro ed il CNR.

Azioni di diffusione locale

Il 22 luglio 2005 è stata costituita con atto notarile “PER PRATA, TRA PASSATO E FUTURO.

ASSOCIAZIONE PER LA VALORIZZAZIONE VARIETA’ LOCALI, PRODOTTI TIPICI E DEL

TERRITORIO DI PRATA E DELLA COMUNITA’ MONTANA COLLINE METALLIFERE.

L’associazione ha come scopo la salvaguardia, valorizzazione e promozione delle varietà locali di interesse agricolo a rischio di scomparsa e del contesto territoriale, storico e culturale di Prata in particolare e delle

Colline Metallifere in generale. La Associazione, che ha sede a Prata nei locali messi a disposizione gratuitamente dall’Associazione “La Misericordia” in via Romagna 1, si è dotata di uno statuto, modificando quello della “Associazione per la Valorizzazione della Castagna Alta Maremma” sulla base delle sue specifiche caratteristiche. Sono attualmente oltre 100 i soci che hanno aderito. A seguito della sua costituzione formale in data 26 ottobre 2005 è stato definita una convenzione tra la Comunità Montana e la stessa Associazione che prevede il riconoscimento dell’associazione come il soggetto responsabile per la gestione, anche a titolo di volontariato, di:

- una sede per lo svolgimento delle attività proprie della stessa associazione, come specificate nello statuto della stessa;

- uno primo sito di conservazione (“Frutteto Storico”) del materiale di propagazione raccolto e moltiplicato nell’ambito del progetto;

- eventuali ulteriori siti di conservazione da realizzare successivamente e in sedi diverse ritenute comunque adeguate alle finalità perseguite dall’associazione, ed affida alla stessa associazione alcune dotazioni e attrezzature tra cui:

- il materiale di propagazione raccolto e moltiplicato nell’ambito del progetto;

- cartelli didattici e di indicazione dei siti di conservazione;

- arredi e attrezzatura da ufficio da collocare presso la sede dell’associazione.

Comunità dei Comuni e Comune di Massa Marittima si stanno attualmente impegnando, assieme al lavoro a titolo di volontariato dei soci, alla ristrutturazione dei locali della sede e del “Frutteto Storico”. Trai suoi compiti l’associazione si è data anche quello di promuovere la realizzazione di un “Museo della Civiltà

Rurale a Prata con la collaborazione del Comune di Massa Marittima.

L’azione di diffusione delle varietà locali è stata intrapresa anche con l’organizzazione di giornate a tema in collaborazione con Slow Food e con la partecipazione, durante il Marzo 2012, alla giornata di scambio nazionale di semi, marze e lieviti organizzata dalla Rete Semi Rurali in collaborazione con La Fierucola e il

Consorzio della Quarantina presso il Centro Villa Pertusati a Rosignano Marittimo.

MATERIALI VEGETALI INDIVIDUATI NEL CORSO DEL TEMPO

In questo momento quindi, alla metà dell’anno 2015, le piante studiate possono essere suddivise in due gruppi: quelle che già sono state iscritte nei repertori regionali ed altre di cui è stata presentata richiesta di iscrizione. Per queste ultime la garanzia di iscrizione sarà garantita soltanto al termine del previsto iter inseguito al vaglio effettuato da una apposita commissione di esperti. Oltre a quelle descritte altre piante di pero sono in corso di valutazione all’interno dei campi costituiti presso l’azienda Agraria Sperimentale Santa

Paolina di Follonica: Diacciola, Sasso, Succhioso, S.Anna, Santa Ambrogina.

AVVERTENZA

I lavori di caratterizzazione sono stati eseguiti prevalentemente sulle piante madri che si trovano talvolta in carente condizione agronomica e pessimo stato fitosanitario. Alcuni caratteri morfologici di seguito descritti nelle schede pertanto possono essere soggetti a variazione durante le verifiche che avverranno sulle nuove piante inserite nelle collezioni. Piante iscritte al repertorio regionale

1. Mela Ramata delle Cornate

Pianta madre:

Pianta singola di età ultradecennale individuata nel Comune di Montieri, Podere Mistenne Bruciano

Fenologia:

Maturazione molto tardiva tra la terza di Dicembre e la prima di Gennaio

Pianta: Pianta di media vigoria dal portamento espanso

Foglie:

Di forma ellittica

Frutto:

Di forma tronco conica oblunga, simmetrico, di media dimensione. L’epidermide è liscia con assenza di pruina, cere e lenticelle. L’epidermide ha come colore di fondo il verde-giallo con una sovraccolore rosso. E’ presente una estesa rugginosità che riveste in modo uniforme il sovraccolore formando una colorazione complessiva che ricorda il rame. La polpa, di colore bianco, è soda, fine, succosa di tipo acidulo con buon sapore

Ulteriori informazioni:

La fruttificazione è scarsa ed incostante ma le informazioni sono riferite per adesso alla sola pianta madre che si trova in stato di semi abbandono in assenza di coltivazione ed impollinatori nelle vicinanze. Le nuove piante hanno fruttificato già sull’astone dando migliori speranze ma le piante si trovano al secondo anno ed è presto per fornire indicazioni definitive. Il sapore del frutto è ottimo. La resistenza alla manipolazione è media così come la conservabilità

2. Susina Verdacchia

Pianta madre:

Individuata presso la proprietà di Sergio Petri in Prata di massa Marittima. Pianta di circa 15 anni di età ottenuta da materiale vegetale più vecchio presente precedentemente in azienda

Fenologia:

Fioritura nella seconda decade di Marzo. La maturazione avviene nella terza decade di Luglio alla prima di Agosto

Pianta: di media vigoria e dal portamento mediamente assurgente

Foglie: Di forma ovale di medie dimensioni

Frutto: Simmetrico, di piccola dimensione e forma obovata con sutura evidente. Il colore a maturazione è viola con polpa verde di consistenza elevata e media succosità. Nocciolo aderente alla polpa

Ulteriori informazioni:

La fruttificazione è costante con scarsa cascola e la produttività delle piante media ma con piante madri in scarse condizioni di coltivazione. Il sapore dei frutti è ottimo e si presta alla lavorazione per conserve. Il frutto ha una elevata resistenza alla manipolazione e la pianta è rustica e poco suscettibile alle malattie

3. Susina Maglianese

Pianta madre:

Individuata presso la proprietà di Sergio Petri in Prata di massa Marittima. Pianta di circa 15 anni di età ottenuta da materiale vegetale più vecchio presente precedentemente in azienda

Fenologia:

Fioritura nell’ultima decade di marzo. Maturazione dalla seconda decade di Luglio alla prima di Agosto

Pianta:

Di media vigoria e portamento mediamente assurgente

Foglie:

Di forma obovata

Frutto:

Asimmetrico di forma obovata e medie dimensioni. Colore dell’epidermide rosso violaceo, polpa gialla con media consistenza e succosità, di buon sapore. Nocciolo non aderente.

Ulteriori informazioni:

Fruttificazione alternante ma elevata con cascola scarsa. Il frutto è scarsamente resistente alle manipolazioni in quanto la polpa si ammorbidisce rapidamente a maturazione. La pianta è rustica ed il frutto poco suscettibile all’attacco della cidia

4. Vitigno Gorgottesco piccolo

Pianta Madre:

Individuata presso l’azienda Podere Casalone di Letidio Bartalini in Prata di Massa Marittima. Alcune piante di circa 30 anni innestate da materiale posseduto da decenni dalla famiglia

Fenologia: Germogliamento seconda decade di Aprile con fine in terza decade. Fioritura nella prima decade di Giungo, invaiatura nella terza decade di Agosto. Vendemmia a metà Ottobre.

Germoglio:

Possiede pigmentazione antocianica al margine e media densità di peli all’estremità. Pigmentazione antocianina delle gemme nulla o leggerissima. Cirri trifidi.

Tralcio:

Di sezione circolare

Foglie:

Le giovani hanno colore della pagina superiore verde con zone bronzate e forte densità dei peli sulla pagina inferiore. Le foglie adulte, verde chiaro, di taglia grande sono trilobate e possiedono lembo orbicolare con seno peziolare aperto come i laterali superiori la densità dei peli sulla pagina inferiore è nulla o leggerissima. Forma dei denti a lati rettilinei.

Grappolo:

Corto, di forma conica, con ali di media compattezza inserito dal IV nodo in avanti in numero di 1-2 per tralcio. Acino sferico, di media dimensione, con forte presenza di pruina. Il colore dell’epidermide è rosso violetto non uniformemente distribuito con buccia di medio spessore. La polpa è consistente.

Ulteriori informazioni:

Il giudizio qualitativo storico indica una mediocrità ma la pianta è molto vigorosa e occorre una valutazione su nuove piante su diverso portainnesto e con corretta gestione del carico produttivo

5. Olivo Lazzero Pratigiano

Pianta madre:

Individuata presso l’azienda di Paolo Pazzagli località il Bottaccio, Prata di massa Marittima

Fenologia: La maturazione avviene in modo scalare con una presa del colore ad ondate successive sulla pianta. L’invaiatura, uniforme, tende al rosso piuttosto acceso ed aiuta nell’operazione di riconoscimento

Pianta:

Di media vigoria, il portamento è prevalentemente espanso ma con tendenza all’assurgenza con chioma di media densità.

I rami giovani, piuttosto assurgenti sono di piccolo diametro, piuttosto fini dunque, carattere che aiuta nel riconoscimento morfologico

Foglia:

Ellittica, piana

Frutto:

Di forma allungata e simmetrico presenta un mucrone evidente anche se talvolta assente in alcuni frutti o meno evidente in alcune annate a probabile causa di un diverso comportamento ambientale. Le lenticelle, piccole, sono evidenti ed abbondanti

Olio:

Presenta contenuto in biofenoli piuttosto elevato ed elevato contenuto in acido oleico. Il profilo organolettico è caratterizzato da fruttato medio tendente all’inteso con buon equilibrio tra amaro e piccante, sensazioni erbacee accentuate e note di carciofo. Nel complesso un olio catalogabile nei livelli qualitativi più alti e senz’altro da valorizzare

Piante ancora non iscritte al repertorio regionale

1. Vitigno Bufala

Pianta Madre: individuata presso l’azienda Podere Casalone di Letidio Bartalini in Prata di Massa Marittima. Presente una sola pianta di oltre 30 anni innestata da un vigneto precedentemente di proprietà della famiglia

Fenologia:

Germogliamento seconda decade di Aprile con fine in terza decade. Fioritura nella prima decade di Giugno, Maturazione ed epoca di vendemmia da verificare sui nuovi impianti.

Germoglio:

Pigmentazione antocianica aassente e media densità di peli all’estremità. Pigmentazione antocianina delle gemme nulla o leggerissima

Tralcio:

Di sezione circolare

Foglie:

Le foglie adulte, grandi e verdi chiari hanno forma pentagonale con 5 lobi, seno peziolare aperto come i laterali superiori. Forma dei denti a lati rettilinei

Grappolo:

Medio, di forma cilindrica, con ali, di media compattezza. Acino sferico, di media dimensione, con leggera presenza di pruina. Il colore dell’epidermide è verde con distribuzione uniforme

Ulteriori informazioni:

Vitigno piuttosto debole. La qualità organolettica del prodotto è in corso di valutazione

2. Vitigno Rossone

Pianta Madre: individuata presso l’azienda del Sig. Sergio Severi, Loc. Le Ville Roccatederighi. Pianta innestata nel 1958 con materiale proveniente da altro vigneto in età avanzata

Fenologia:

Maturazione ad inizio settembre

Germoglio:

Pigmentazione antocianica presente e media densità di peli all’estremità. Pigmentazione antocianina delle gemme nulla o leggerissima

Tralcio:

Di sezione circolare

Foglie:

Foglie adulte grandi, penta lobate seno peziolare aperto seni laterali superiori sovrapposti. Forma dei denti a lati convessi

Grappolo:

Grande di forma cilindrica, senza ali, di media compattezza. Acino sferico, di media dimensione, con media presenza di pruina. Il colore dell’epidermide è rosso quasi rosato con distribuzione uniforme

Ulteriori informazioni:

La qualità organolettica del prodotto è in corso di valutazione e non esiste nessuna informazione

3. Vitigno Vaiano

Pianta Madre: individuata presso l’azienda Podere Casalone di Letidio Bartalini in Prata di Massa Marittima. Una decina di piante di circa 30 anni di età innestate da materiale posseduto da decenni dalla famiglia

Fenologia:

Germogliamento prima decade di Aprile con fine in seconda decade. Fioritura nella prima decade di Giugno, invaiatura nella terza decade di Agosto. Vendemmia a metà Ottobre.

Germoglio:

Possiede pigmentazione antocianica al margine e densità di peli nulla o leggerissima. Pigmentazione antocianina delle gemme nulla o leggerissima. Cirri bifidi.

Tralcio:

Di sezione circolare

Foglie:

Le giovani hanno colore della pagina superiore verde con zone bronzate e forte densità dei peli sulla pagina inferiore. Le foglie adulte, verde chiaro, di taglia grande, sono penta lobate con seno peziolare aperto come i laterali superiori. Forma dei denti a lati convessi

Grappolo:

Medio e compatto, di forma conica, con ali, inserito dal III nodo in avanti in numero di 1-2 per tralcio. Acino ovoide, di grande dimensione e con forte presenza di pruina. Il colore dell’epidermide è rosso violetto non uniformemente distribuito con buccia di elevato spessore. La polpa è consistente.

Ulteriori informazioni:

Il giudizio qualitativo storico indica una mediocrità ma occorre una valutazione su nuove piante su diverso portainnesto e con corretta gestione del carico produttivo

4. Pero Arancino

Pianta Madre: Pianta di oltre 30 anni di età, individuata presso il Podere S. Stefano di Paola Panichi

Fenologia: Maturazione avanzata nell’autunno

Pianta: Assurgente di elevato vigore

Foglie: Obovate dal margine seghettato

Frutto: Maliforme quasi sferoidale, simmetrico con epidermide rugosa a sfondo giallo con sovraccolore rosso diffuso e presenza di rugginosità. Polpa dal colore bianco giallo, fine, croccante, poco succosa.

Altre Informazioni: Pere chiamate anche volpine, una volta molto diffuse nelle campagne come piante isolate. Frutti di medio profumo ed ottimo sapore. Veniva tradizionalmente utilizzata dopo maturazione su paglia che ne garantiva la durata anche nel periodo invernale. Il consumo prevedeva anche la cottura del frutto.

5. Pero Arancino Rosso

Pianta Madre: Pianta individuata in Località Pereti di Roccatederighi. Pianta giovane ottenuta innestando materiale proveniente da pianta secolare di ubicazione incerta

Fenologia: Maturazione nell’autunno

Pianta: Assurgente di elevato vigore

Foglie: Subrotonde dal margine intero

Frutto: Maliforme quasi sferoidale, simmetrico con epidermide liscia a sfondo giallo con sovraccolore rosso abbondante diffuso e presenza di rugginosità. Polpa dal colore bianco giallo, fine, croccante, poco succosa.

Altre Informazioni: Pera che ricorda la precedente e il gruppo delle volpine. Frutti di medio profumo ed ottimo sapore. Veniva tradizionalmente utilizzata dopo maturazione su paglia che ne garantiva la durata anche nel periodo invernale. Il consumo prevedeva anche la cottura del frutto.

6. Pero Melaio

Pianta Madre: Pianta di oltre 30 anni di età, individuata presso il Podere S. Stefano di Paola Panichi

Fenologia: Maturazione terza decade di Agosto, prima di Settembre

Pianta: Assurgente di elevato vigore

Foglie: Subrotonda dal margine seghettato

Frutto: Maliforme, simmetrico con epidermide liscia a sfondo giallo con sovraccolore rosso diffuso ed assenza di rugginosità. Polpa dal colore bianco giallo poco succosa.

Altre Informazioni: Pera con mediocri caratteri qualitativi. Scarsa resistenza a manipolazione e bassa conservabilità

7. Pero Nonno

Pianta Madre: Pianta di oltre 30 anni di età, individuata presso il Podere S. Stefano di Paola Panichi

Fenologia: Maturazione prima decade di Settembre

Pianta: Chioma espansa di elevato vigore

Foglie: Subrotonda dal margine crenato

Frutto: Sferoidale, simmetrico con epidermide liscia a sfondo giallo con assenza di sovraccolore e presenza di rugginosità. Polpa dal colore bianco giallo, succosa.

Altre Informazioni: Pianta molto produttiva ma con frutti scarsamente appetibili in quanto di polpa granulosa e poco succosa. La maturazione è contemporanea sulla pianta con cascola immediata dei frutti. Per questo motivo gli venivano preferite altre pere che maturano nello stesso periodo e veniva utilizzata soprattutto per l’alimentazione animale

8. Pero Verdone Invernale

Pianta madre: Pianta ultradecennale individuata presso il Podere S. Stefano di Paola Panichi

Fenologia: Maturazione nell’ultima decade di Novembre

Pianta: Pianta unica innestata di elevata vigoria, in medie condizioni fitopatologiche.

Foglie: Obovate con margine dentato

Frutto: Turbinato troncato con colore di fondo giallo e rugginosità

Altre Informazioni: la conservazione di questa pera avveniva nel periodo invernale sulla paglia in modo da prolungarne l’epoca di consumo fino al Febbraio dell’anno successivo. La polpa è leggermente granulosa ma molto buona e diviene eccezionale se cotta