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Vittorio Imperadore San Potito Sannitico e i Sanillo nel Regno delle Due Sicilie - frammenti di storia - ISBN 979-12-200-3681-8 © 2019 - Tutti i diritti sono riservati all’autore È vietata la riproduzione anche parziale del testo e delle foto con qualunque mezzo. In copertina: Lo scalone di palazzo Sanillo, timbro a secco In quarta di copertina: Timbro a secco del Regno delle Due Sicilie, sirena bicaudata, che regge la cornucopia, simbolo della Provincia di Terra di Lavoro “oggi Provincia di Caserta”, e l’ancora Assessorato allo Sviluppo Comune di e Promozione del Turismo San Potito Sannitico L’intervento co-finanziato dal POC Campania 2014-2020. “Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e la cultura. Programma regionale di eventi e iniziative promozionali”. ad Alissa e Ailin Anche vivendo in terra straniera, possano un giorno conoscere la storia dei propri avi Registri contabili Fiondella - Sanillo SALUTO DEL SINDACO Il tenace lavoro di ricerca che Vittorio Imperadore ha avviato alcuni anni fa contribuendo fat- tivamente alla stesura del volume San Potito Sannitico da villaggio rurale a città del Parco, ha portato oggi alla pubblicazione di un nuovo libro che indaga la storia del secolo diciassettesimo e diciot- tesimo del nostro comune. In più occasioni Vittorio mi ha parlato di questo lavoro che stava preparando, delle tematiche affrontate, dei personaggi indagati e delle conclusioni che si potevano trarre dalle storie narrate, ed ogni volta restavo affascinato soprattutto dal suo modo di raccontare, perché lo faceva con en- tusiasmo e immedesimazione, chiamando in causa e per nome i personaggi coinvolti, come fossero suoi amici o perlomeno conoscenti: Don Enrico Sanillo, Alfonsina Palmieri, il brigante Fra Dia- volo, il canonico don Giuseppe Sanillo … sono tutti personaggi entrati prepotentemente a far parte del mondo reale di Vittorio, seppure deceduti più di un secolo prima e Vittorio senza far mistero della sua parzialità, sostiene a volte le ragioni dell’uno ed a volte le ragioni dell’altro, facendosi partecipe delle loro azioni, delle loro contese e delle loro gioie e dei loro dolori. Se ho esagerato, l’ho fatto solo per dire che l’autore ci sta regalando un lavoro davvero straor- dinario e lo fa gratuitamente, come sempre, in modo disinteressato: immagini, dati e considerazioni che hanno richiesto un immane lavoro di ricerca e intere nottate al computer per offrire ai vari per- sonaggi coinvolti l’opportunità di farsi conoscere. La quantità di notizie che questo libro offre al lettore, infatti, basterebbe a pubblicare non meno di una dozzina di volumi, per cui al lettore con- siglio di non soffermarsi sulla forma, a volte incerta, che Vittorio utilizza nel raccontare le vicende, perché lui è perfettamente consapevole di aver trascurato quest’aspetto a vantaggio della sostanza. Apparentemente “San Potito Sannitico e i Sanillo nel Regno delle Due Sicilie” indaga le relazioni, l’eco- nomia e la vita sia privata che pubblica di varie generazioni della famiglia Sanillo, una famiglia benestante di San Potito Sannitico che tra il Settecento e l’Ottocento, sfruttando al meglio gli in- carichi politici di alcuni suoi componenti, aveva accumulato un patrimonio economico e terriero davvero immenso, ma nella realtà finisce per offrire un interessantissimo spaccato sulle vicende storiche ed economiche del nostro piccolo paese. Sì, perché in questo minuzioso lavoro di ricerca nulla è stato lasciato al caso, l’autore fornisce persino gli alberi genealogici dei personaggi di rilievo in questa storia, le descrizioni e le foto dei luoghi nei quali questi personaggi hanno vissuto o agito nell’esercizio della loro professione o per i loro affari, i libri contabili delle attività di fa- miglia e le relative rivalutazioni dei capitali, insomma non c’è pagina del libro che non riporti un aspetto interessante e da approfondire della storia locale di San Potito Sannitico. Però, io che nella vita faccio il commercialista, sono stato conquistato dalle pagine che trattano la “Società Porcina” e che descrivono una delle imprese portanti dell’economia familiare dei Sanillo, e questo non solo per la presenza dei libri contabili, a me familiari. Ho trovato di estremo interesse l’argomento soprattutto perché questi documenti offrono solide radici storiche a quanti oggi su queste stesse terre, vorranno riprendere l’allevamento del maiale nero. Il “nero”, cosi come Sanillo definisce nei suoi libri contabili il maiale nero locale, è stato alla base dell’economia agricola di diverse famiglie di agricoltori benestanti fino al secondo dopoguerra, quando mandrie di 30-40 maiali, curate da un garzone, venivano allevate allo stato brado nei boschi di quercia per essere poi vendute. Quello che però mi ha sorpreso non è stata la presenza dei libri contabili con gli im- porti in entrata e in uscita di ogni operazione, bensì il numero di capi coinvolti in quest’attività, le modalità di trasferimento delle mandrie, gli attacchi subiti dai porci da parte dei lupi nel corso dei trasferimenti… 5 Vittorio, davvero sento il dovere di ringraziarti a nome di tutti i Potitesi; lo faccio con sincerità, dal profondo del cuore, per aver messo su carta la lunga storia della famiglia Sanillo, ma soprattutto per quello che questa storia lascia intravedere sullo sfondo: la vita, la storia, i misteri, l’economia e le curiosità della vita sette-ottocentesca di San Potito Sannitico. Dott. Francesco Imperadore 6 PREMESSA DELL’AUTORE Sono passati circa trentadue anni da quando, intorno al 1985, lavoravo come dipendente presso una rivendita di macchine per ufficio a Piedimonte Matese. Le rare fotocopiatrici in circolazione erano a carta chimica. Probabilmente era l’unica attività del paese a fornire un servizio pubblico di questo genere. Saltuariamente e indipendentemente venivano a fare le fotocopie nell’ufficio tre distinte persone: Giuliano Palumbo, Rosario Di Lello e Teodoro Palmieri. Questi tre signori già s’interessavano di brigantaggio e, in particolare, dell’omicidio di un certo Enrico Sanillo di San Potito. Io, grazie a loro, rimasi affascinato da questa strana storia, leggendo a casa le fotocopie che mi concedevano. Verso il 2000, grazie alla Contessa Sissy Filangieri, entrai nell’antico e polveroso archivio della famiglia Sanillo. La mia emozione fu grandissima, quando mi accorsi di essere la prima persona a violare i segreti di questa famiglia. Questa mole immensa di documenti non era mai stata visionata da nessuno. Gli unici documenti consultati in epoca remota, presumo dal 1870, a seguito del se- condo matrimonio di Alfonsina Palmieri con il conte Roberto Gaetani, sono stati quelli riguardanti il patrimonio che, fortunatamente per me, fu l’unica cosa che destò l’interesse dei successori di questa famiglia. I documenti erano raccolti e impacchettati con striscioline di stoffa, altri con strisce di carta di scarto e suggellati con vari timbri, che variavano per argomento e proprietario. Un giorno mi sono imbattuto in un piccolo insieme di carte, anch’esse sigillate, con su scritto carta inutile. Anche per queste i Sanillo trovarono un posto consono nell’archivio. Di questi documenti ne parlavo spesso con l’amico Nicolino Lombardi che, a un certo punto, concepì il progetto di un libro, chiedendomi di farne parte. Non lo feci nemmeno finire di parlare che accettai. Ho impiegato circa tre anni per catalogare, fotografare e scannerizzare tutti i docu- menti che ritenevo utili a tale progetto. Non sono uno che s’intende di scrittura, anzi scrivo malis- simo. Una domenica mi vennero a trovare Angiolo Conte, Nicolino Lombardi e Paolo Rapa, tutti interessati a questa storia, parlammo del più e del meno concordando delle strategie. All’epoca misi su carta quello che portai alla luce, dall’antico archivio dei Sanillo. Tutto fu poi corretto e redatto dall’amico Nicolino. Molti di quei documenti erano per me incomprensibili, essendo scritti in latino e francese, molti altri in italiano, anche questi di non facile lettura. Fortunatamente per ogni problema esiste la so- luzione. Con i documenti alla mano, dopo l’orario di lavoro, mi recavo dall’amico Gianluigi d’Amore che, sempre disponibile a qualsiasi ora, traduceva i documenti dal latino e dal francese in brevissimo tempo, perché a San Potito tutte le famiglie agiate, oltre l’italiano, parlavano e scri- vevano in francese e latino, alcuni anche in greco. Gianluigi ha trovato sempre la parola giusta da inserire nel grande puzzle di questa storia. Molte volte ho cercato, con la “complicità” dei docu- menti non sempre comprensibili, di metterlo in difficoltà, senza mai riuscirvi. Non smetterò mai di ringraziare questi amici, queste due persone che mi hanno dato la possi- bilità di esprimermi in un campo a me sconosciuto e pieno d’insidie. Ultimato il mio capitolo, nel- l’anno 2004 viene dato alle stampe San Potito Sannitico, da Villaggio Rurale a Città del Parco, progetto e cura di Nicolino Lombardi. Fu un grande lavoro di squadra, non so come Nicolino riuscì nel- l’impresa, avendo messo su un gruppo di quattordici persone. Per alcuni anni ho cancellato questa storia dalla mia mente. Intorno al 2007 ho visitato il vecchio cimitero di San Potito, in località Torelle, in fase di ristrutturazione, dove mi è stato permesso di controllare e fotografare ciò che ritenevo utile. Di questo sono particolarmente grato a Luigi Im- peradore, titolare della ditta Termotetti. Continuando a cercare, da poco tempo e per puro caso mi 7 sono imbattuto in altro materiale interessante e inedito, riguardante le famiglie Fiondella e Sanillo. A seguito del ritrovamento di altri documenti, ho riscoperto l’interesse per questa storia lasciata in sospeso. Dopo aver messo su carta il riepilogo di tutti i documenti accumulati, visto che molte no- tizie sono inedite, mi è balenata l’idea che, usando come base il mio capitolo nel libro del 2004, avrei potuto dare al lettore un seguito a questa storia. Come incognita rimane sempre la mia non idonea preparazione alla scrittura.