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Visualizza Il Volume Rivista “Atti e Memorie dell’Ateneo di Treviso” Anno 2018 - Numero XXXIV ISSN 1120-9305 La Rivista fu fondata nel 1817 e venne rinnovata nel 1987 su impulso, tra gli altri, dei professori Enrico Opocher, Leopoldo Mazzarolli, Manlio Pastore Stocchi, Giuliano Romano, Franco Sartori, Ferruccio Bresolin, Mario Rioni Volpato e Giovanni Netto Comitato editoriale Franco Blezza, ordinario di Pedagogia dell’Università di Chieti; Vittorio Galliazzo, già ordinario di Archeologia dell’Università di Venezia; Riccardo Mazzariol, ricercatore dell’Università di Padova; Alessandro Minelli, già ordinario di Zoologia dell’Università di Padova; Carlo Nordio, già Procuratore Aggiunto di Venezia; Manlio Pastore Stocchi, già ordinario di Letteratura italiana dell’Uni versità di Padova e socio nazionale dell’Acca- demia Nazionale dei Lincei; Daniela Rando, ordinaria di Storia medievale dell’Università di Pavia Comitato scientifico Ferdy Hermes Barbon, Andrea Bellieni, Ernesto Brunetta, Giampaolo Cagnin, Roberto Cheloni, Bruno De Donà, Armando Mammino, Paolo Matteazzi, Gian Domenico Mazzocato, Antonietta Pastore Stocchi, Giuliano Simionato, Steno Zanandrea, Giannantonio Zanata Santi Direttore responsabile Claudio Ricchiuto Sede della Redazione: piazzetta Benedetto XI, 2 - 31100 Treviso [email protected] ATTI E MEMORIE DELL’ATENEO DI TREVISO nuova serie, numero 34 anno accademico 2016/17 Hanno contribuito all’attività dell’Ateneo di Treviso nell’anno accademico 2016-17 Comune di Treviso Rotary Club Treviso Seminario Vescovile di Treviso © 2018 Ateneo di Treviso issn 1120-9305 isbn 978-88-98374-09-0 Ateneo di Treviso - Piazzetta Benedetto xi, 2 - 31100 Treviso Autoriz. Tribunale Treviso n. 654 del 17/07/1987 - Dir. resp. Claudio Ricchiuto Impaginazione: Edizioni Antilia sas | www.edizioniantilia.it Stampa: Grafiche Antiga spa | www.graficheantiga.it INDICE Ernesto Brunetta - Ricordando la rivoluzione d’ottobre. p. 9 Franco Blezza - Pedagogia odierna e problemi familiari . » 23 Alfio Centin - Luoghi fatti e persone all’Ipsia Giorgi di Treviso: una nascita difficile . » 39 Antonio Zappador - Shakespeare e il Veneto . » 65 Letizia Lanza - Donne di fede e di peccato ai tempi della Sere- nissima Repubblica di Venezia. » 71 Gabriele Farronato - A caccia di cognomi nel Pedemonte Trevigiano tra Asolo e Castelfranco . » 89 Roberto Durighetto - Simon Vouet a Venezia e il fascino del caravaggismo . » 117 Giannantonio Zanata Santi - Alle origini dell’intolleranza e della diffusa paura del “diverso”. I preziosi contributi della storia della medicina . » 133 Maria Grazia Caenaro - Il circolo filosofico di Giulia Domna. » 145 Isidoro Liberale Gatti - Presentazione del libro Venezia e il ghetto. La comunità ebraica nella Serenissima dalle origini ai giorni nostri, di Giovanni Distefano. » 179 Giampaolo Cagnin - “Et turrim meam et domum potestati dabo”. Torri e case fortificate a Treviso (secoli XII-XIV). » 183 5 INDICE Raffaello Padovan - L’architetto e pittore Achille Vettorazzo. Documenti d’archivio . » 269 Antonio Chiades - Freinademetzil il santo delle Dolomiti. » 315 Alessandro Minelli - Draghi e chimere, centauri e sirene: le regole della zoologia fantastica . » 327 Antonietta Pastore Stocchi - Le “mie prigioni” di un venezia- no: Francesco Apostoli . » 337 Luigi Zanata - Abbazia di Senanque. » 355 Armando Mammino - La nozione di Pantheon nella storia e nelle recenti riproposizioni proiettate sull’assetto attuale del mondo . » 369 Massimo Della Giustina - Carlo da Camino, canonico di Tre- viso e Aquileia, conestabile in Candia . » 443 Gianni Anselmi - Gli Orti Botanici del Comune di Treviso dal 1800 al 2000. » 455 Matteo Toffolo - Riflessioni sul tema del diluvio. Culture a confronto . » 467 Riccardo Mazzariol - Dal concubinato alle nuove convivenze di fatto: analisi di una parabola sociale e normativa . » 487 Roberto Cheloni - L’articolo 62 n. 3 del Codice Penale: la sug- gestione della folla in tumulto . » 517 Ferdy Hermes Barbon - Imago: oltre l’iconologia. » 545 Quirino Bortolato - Il passaggio a sud-est: la globalizzazione matematica nel Medio Evo . » 571 Alberto Alexandre - L’evoluzione del concetto di assistenza medica nella storia. » 593 6 INDICE Maurizio Gallucci - Camminando e leggendo… ricordo . » 607 Bruno De Donà - L’esodo incompreso: 70 anni fa la diaspora di 350.000 istriano-dalmati . » 611 Giovanni Roman - Tra le “rughe” della pianura trevigiana. Il contributo della toponomastica per la ricostruzione dei pae- saggi antichi . » 621 Stefano Vanin - Insetti: dalle teche dei musei alle aule dei tribunali, dai laboratori ai libri di storia. » 637 Franco Vivian - Il Perù e gli Incas: i misteri di un impero per- duto . » 643 Claudio Ricchiuto - OPUS AvanTra: Musica fra AVANguardia e TRAdizione . » 661 Giancarlo Marchetto - Elementi climatologici per l’anno 2016 » 715 Statuto dell’Ateneo di Treviso . » 719 Regolamento attuativo dello Statuto. » 726 Elenco dei soci al 28 maggio 2017 . » 732 7 RICORDANDO LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE Ernesto Brunetta Relazione tenuta il 25 novembre 2016 I dieci giorni che sconvolsero il mondo, per ripetere la felice espressione di John Reed, si possono ritenere tali perché raramente un evento storico provocò contemporaneamente tanta speranza e tanto orrore. Forse solo il 1° novembre 1517, quando Martin Lutero affisse le sue tesi sulla porta della cattedrale di Wuttemberg – e diede così vita alla riforma protestante che comportò la divisione dell’Europa, nonché una serie di guerre che si protrassero pressoché ininterrottamente fino al 1648 – è una data para- gonabile a quanto accadde a Pietroburgo il 7 novembre 1917. È doveroso quindi chiederci perché la rivoluzione sia scoppiata proprio in quel paese e proprio in quell’anno. La Russia del XIX secolo era uno stato assoluto retto da uno zar che si autodefiniva autocrate, e ritenendosi egli l’erede dell’Impero romano d’oriente, induceva l’idea che la capitale della Russia fosse la III Roma di cui portava intera l’eredità. In quello stato la società civile era pressoché inesistente, così come la borghesia, e il potere si esercitava attraverso un numero ristretto di grandi proprietari su una massa informe di contadini analfabeti, per ciò stesso impossibilitati a dar vita a qualche aggregazione che si ponesse come corpo intermedio fra lo stato e l’individuo. Al più, l’intermediazione avrebbe potuto venire dagli intellettuali, un ceto che in Russia si era aperto alle idee dell’Illuminismo e della Rivolu- zione francese dopo che l’esercito, vinto Napoleone, si era accampato sul suolo di Francia e ne aveva in qualche modo catturato gli umori. Non a caso all’origine della congiura dei decabristi del 1825 c’erano ufficiali reduci dalle campagne antinapoleoniche. Ma nel 1825 lo zar Nico- la I, come d’altronde i suoi predecessori, era assolutamente convinto che l’autocrazia fosse voluta dalla provvidenza divina e che quindi modificarla sarebbe equivalso a un tentativo di modificare l’opera medesima di Dio. 9 ERNESTO BRUNETTA La congiura venne perciò stroncata nel sangue e seguita da una serie di condanne a morte o all’esilio in Siberia. Il divorzio tra l’intellettualità e l’impero si giocò in questo frangente. Non esistettero infatti nella Russia del XIX secolo intellettuali organici al potere, tanto è vero che gli studenti, cioè i futuri intellettuali, erano guardati con sospetto e sorvegliati dalla polizia. Anche se poi è naturale che ogni intellettuale facesse il suo proprio percorso, dal nichilismo alla propaganda del fatto, che poi coincideva con il terrorismo. La più parte di essi però, abbracciò il cosiddetto populismo che – è bene intenderci subito – non fu un movimento politico, bensì piuttosto uno stato d’animo per il quale sembrò che una specie di rimorso per la propria condizione spirasse sugli intellettuali russi e li spingesse ad abban- donare le città e ad andare nei villaggi – là dove cioè viveva l’autentico popolo russo – per insegnare, curare, emancipare. Sono essenzialmente maestri e medici che mettono il loro sapere al servizio del popolo onde far- gli balenare in mente l’idea che il destino non è scritto ineluttabilmente, che esso si sarebbe anche potuto modificare. 5 gennaio 1905. La domenica di sangue (olio di Pšerin). Da E. Lo Gatto, Storia della Russia, Firenze, Sansoni, 1946 10 RICORDANDO LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE La convinzione zarista della provvidenzialità e dunque dell’immuta- bilità della struttura sociale venne così, almeno in teoria, rovesciata. Ma perché dalla teoria si scendesse alla pratica bisognerà attendere la fine del XIX secolo, quando apparve anche in Russia il movimento socialista, pur nelle varie forme e sfaccettature che esso era già venuto assumendo in Oc- cidente. Era già presente in Russia tuttavia l’embrionale idea che i grandi latifondi in parte incolti, della nobiltà potessero essere divisi e che i mužiki potessero diventare proprietari delle particelle così ottenute. Anche perché i populisti riprendevano e diffondevano le teorie del barone von Haxthau- sen, uno studioso prussiano del XVIII secolo che aveva teorizzato, sul fon- damento di studi etnologici di non poco momento, che il vero socialismoˆ era già esistito nell’antica Russia quando sussisteva l’istituto dell’obšcina, cioè della proprietà comune della terra pertinente al villaggio, periodica- mente divisa tra le famiglie del medesimo perché ciascuna ne coltivasse la propria parte. Si era invece imposta la servitù della gleba, che il medesimo studioso prussiano riteneva innaturale e incompatibile con i rapporti di produzione che il progresso tecnico stava disegnando:
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