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Il Risorgimento a Verona e ne l Veronese

provincia

di verona FONDAZIONE F IORONI ASSESSORATO CULTURA, IDENTITÀ VENETA E BENI AMBIENTALI MUSEI E B IBLIOTECA P UBBLICA Il Risorgimento a Verona e ne l Veronese Coordinamento provinciale per il 150° anniversario dell’unità d’Italia

A cura di Andrea Ferrarese

provincia

di verona FONDAZIONE F IORONI ASSESSORATO CULTURA, IDENTITÀ VENETA E BENI AMBIENTALI MUSEI E B IBLIOTECA P UBBLICA Coordinamento provinciale

Comune di Verona Comune di Bardolino Comune di Comune di Legnago Comune di Pastrengo Castelnuovo del Garda

Comune di Peschiera Comune di Rivoli Comune di Comune di Sona Comune di Comune di Villafranca Sommacampagna Valeggio sul Mincio

FONDAZIONE F IORONI COMFOTER ISTITUTO STORICO MUSEI E B IBLIOTECA P UBBLICA ARCHITETTURA M ILITARE

CON IL PATROCINIO DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL alla primavera del 2010 l’Assessorato alla Cultura e DIdentità Veneta della Provincia di Verona ha promos- so, nell’ambito del 150° anniversario dell’unità d’Italia che corre quest’anno, un progetto di coordinamento tra le prin- cipali realtà territoriali veronesi interessate da momenti ed episodi salienti per la storia del Risorgimento a Verona e nel Veronese. Fin dai primi incontri e confronti nei mesi che hanno scan- dito l’avvicinarsi di ‘Italia 150’, è emersa con chiarezza la necessità di dare vita ad una “rete” di idee tra le ammini- strazioni comunali e gli enti coinvolti nella complessa pro- gettualità dell’evento, una rete in grado di promuovere e coordinare le sinergie culturali ed i programmi dei vari co- muni, per avvicinare il pubblico ai momenti salienti della storia risorgimentale. Una storia che nelle date più significative ha toccato molte volte il territorio veronese, teatro di epiche battaglie rima- ste fortemente radicate nella memoria collettiva, fulcro di quel “” che per decenni costituì la chiave di volta del sistema difensivo del Lombardo-Veneto. È forse possibile affermare, senza temere di esagerare, che una parte consistente dell’intero Risorgimento, quella pret- tamente militare e strategica, sia stata “scritta” tra le pietre delle fortezze di Verona, di Legnago e di Peschiera, senza di- menticare i paesaggi mossi delle colline moreniche, scenario di combattimenti cruenti e vorticosi passaggi di più eserciti. È quindi in considerazione di questa importante eredità storica che la Provincia di Verona, attraverso l’Assessorato alla Cultura e Identità Veneta, ha ritenuto doveroso patroci- Giovanni Miozzi nare un’intensa attività di organizzazione che ha coinvolto Presidente le amministrazioni comunali di Verona, Bardolino, Castel- della Provincia nuovo del Garda, Legnago, Pastrengo, Peschiera del Gar- di Verona da, Rivoli, Sommacampagna, Sona, Valeggio sul Mincio, Villafranca, affiancate e guidate dalla Fondazione Fioroni di Legnago, capofila dell’intero coordinamento, dal COM - FOTER di Verona (Comando Operativo Forze Terrestri) e dall’ISAM (Istituto Storico Architettura Militare). Alle amministrazioni veronesi e agli enti coinvolti va il nostro ringraziamento per il loro fondamentale contributo che trova in questa preziosa pubblicazione un primo im- portante tassello, in grado di rendere fruibile la dettagliata Marco Ambrosini programmazione di mostre, convegni, rievocazioni stori- Assessore alla che ed itinerari guidati, con cui l’intera provincia di Verona Cultura, Identità Veneta cercherà di interrogarsi sul proprio passato, cercando di e Beni Ambientali della Provincia comprendere meglio le vicende risorgimentali che l’hanno di Verona vista protagonista.

l momento della sua istituzione nel 1958, la Fondazio- Ane Fioroni raccolse la preziosa eredità di quello che a tutti gli effetti fu il primo Museo del Risorgimento sorto in provincia di Verona. Una raccolta privata – frutto di anni di pazienti ricerche, di preziose trouvaille , di recuperi inaspet- tati, di passioni forti per la storia della nazione – allestita agli inizi degli anni ’30 tra le sale ottocentesche di palazzo Fioroni, qualche anno prima che venisse inaugurata nel 1938 la più celebre sezione risorgimentale di Castelvecchio, curata da Antonio Avena. Il Risorgimento fu indubbiamente il primo grande “amore” di Maria Fioroni (1877-1970). Ne aveva respirato gli aneliti in una famiglia che tra Milano, e Legnago aveva partecipato attivamente agli eventi cruciali che avevano fatto nascere l’Italia: il padre Enrico era stato tra i valorosi combattenti di Bezzecca, il prozio Marino Bevilacqua, in- timo del generale Garibaldi e di , aveva retto le sorti di molti dei comitati segreti che contribuirono a tenere unite le fila dei fuoriusciti veneti in Lombardia. Senza alcun dubbio, la storia della Fondazione Fioroni fa tutt’uno con un Risorgimento che tra le ampie sale della casa-museo di Legnago rivive nelle suggestive ambienta- zioni di un passato intriso della quotidianità di una bor- ghesia di provincia del secondo Ottocento. È quindi con particolare soddisfazione che la Fondazione Fio- roni ha accettato l’invito della Provincia di Verona a coordina- re nell’ambito delle iniziative previste in occasione di “Italia 150”, il gruppo di amministrazioni comunali e di enti che han- no deciso di mettere in comune le loro esperienze culturali e un’articolata programmazione che coprirà tutto il 2011. Questa pubblicazione costituisce appunto la prima tappa di un più ampio progetto di valorizzazione dell’eredità Luciana Baratella culturale, storica, museale del Risorgimento a Verona e Presidente nella sua provincia; un progetto che culminerà nel corso Fondazione Fioroni dell’anno con la realizzazione del Museo diffuso del Risorgi- mento veronese , un web site con multiformi funzionalità in grado di “mappare” virtualmente luoghi, eventi, momenti e monumenti della memoria risorgimentale veronese at- traverso la realizzazione di schede, di percorsi, di raccolte di immagini. Il Museo diffuso del Risorgimento veronese si propone quindi come un motore culturale incentivan- te che, partendo da un’impostazione didattica rigorosa, quanto facilmente accessibile, permetta di sviluppare le potenzialità culturali del Risorgimento veronese, aprendo- Andrea Ferrarese Direttore le a nuove prospettive di fruizione, di valorizzazione (ad Fondazione Fioroni esempio turistica) e di conoscenza territoriale.

IL RISORGIMENTO A V ERONA E NEL V ERONESE FEDERICO M ELOTTO

Il fil rouge di un’idea

e date, si sa, sono una debolezza dello storico. Dovessimo ridurre il Ri- Lsorgimento ad una pura e semplice questione cronologica dovremmo accettare il curioso paradosso di farlo durare nemmeno due anni. All’inizio dell’aprile 1859, infatti, la penisola italiana risultava ancora divisa in sette Stati principali, sei di questi erano Stati sovrani a tutti gli effetti, mentre il settimo, il Lombardo-Veneto, era parte dell’impero austriaco. Alla fine degli anni cinquanta dell’800 dunque l’Italia ancora non esisteva e lo stivale pre- sentava un assetto politico che non differiva di molto, nelle sue linee essen- ziali, da quello dei secoli precedenti. Eppure, il 17 marzo 1861 – nemmeno due anni dopo – Vittorio Emanuele II veniva proclamato dal nuovo parla - mento re d’Italia. Un risultato inaspettato e per nulla scontato, che sorprese anche molti osservatori stranieri e al raggiungimento del quale –continuan- do col paradosso – vi concorsero una breve guerra, una spedizione militare “clandestina” guidata da un condottiero entrato nel mito, una buona attività diplomatica e un destino sostanzialmente benevolo. La storia però è fatta anche, e forse soprattutto, di interstizi apparentemente secondari che nascondono quasi sempre una realtà più complessa di quella rivelata da poche date. Quelle segnalate poco sopra, come ricordato, rendo- no conto più di un paradosso che non della concretezza delle cose, ovvero – oltre a non prendere in considerazione l’annessione del Veneto che avverrà da lì a qualche anno nel 1866 – portano ad appiattire il Risorgimento ad una mera successione di battaglie, di spedizioni militari e di decisioni diploma- tiche, perdendo di vista il fil rouge creato da un’idea, quella nazional-patriot- tica, la cui genesi più lontana può essere addirittura ritrovata alla fine del diciottesimo secolo. Ecco perché in questo breve contributo, focalizzato in prevalenza sugli eventi locali e specificatamente veronesi, si è scelta, in linea con le tendenze attuali della storiografia, una datazione ampia dando vita ad un racconto che per quanto sintetico ed intento a fornire delle linee guida essenziali, prendesse le mosse proprio dalla fine del Settecento; quando cioè a causa, o per merito, delle armi francesi e di Napoleone Bonaparte (capace a distanza di due secoli di suscitare ancora entusiasmi e condanne) gli Italiani e gli stessi Veronesi conobbero la fine dell’ ancien régime e poterono sperimen- tare spazi nuovi di partecipazione politica.

Napoleone: tiranno o liberatore?

l 1796 fu un anno importante, non solo per la storia d’Italia ma anche per Ila storia del Veronese. Se fino ad allora gli avvenimenti d’oltralpe avevano infatti acceso gli animi soltanto di alcuni intellettuali traviati dal sogno rivo-

7 luzionario, mentre la maggior parte dei veronesi continuò a vivere tranquil- la sotto le insegne veneziane, le notizie che cominciarono ad arrivare dal e dalla Lombardia che narravano delle grandi vittorie francesi e del mito di Bonaparte, nonché di un’armata vorace e razziatrice, iniziarono a preoccupare non poco anche i distratti abitanti di Verona. E la loro pre - occupazione aumentò ancora quando si seppe che Napoleone, dopo aver sottoscritto accordi di tregua con i ducati della bassa pianura padana, verso la fine del maggio 1796, aveva deciso di iniziare una campagna di insegui - mento degli Austriaci in ritirata dalla Lombardia, attuando così una pro- gressiva marcia verso il Veronese che in breve lo portò ad occupare prima la piazzaforte di Peschiera, posta strategicamente nel punto di confluenza del Garda in Mincio, e poi, il primo di giugno, la stessa Verona con 12.000 uomini al seguito. La Repubblica di Venezia, dichiaratasi neutrale, concesse il passaggio delle truppe francesi sul suo territorio, permettendo a Napoleone di arrivare nel capoluogo scaligero senza difficoltà alcuna. Giunto nella città atesina non si dimostrò peraltro troppo ossequioso nei confronti delle autorità venezia- ne che furono nella sostanza esautorate dal comando militare transalpino. D’altra parte, i Veneziani sapevano bene che a Verona c’era un problema politico di non poco conto legato alla presenza del conte di Lilla, fratello del ghigliottinato re di Francia Luigi XVI e legittimo erede al trono, stabilitosi in città dal 1794. Egli aveva raccolto accanto a sé un nutrito gruppo di anti - rivoluzionari che al momento dell’arrivo di Napoleone finirono coll’essere una presenza imbarazzante per le autorità della Serenissima. Per non com- plicare ulteriormente i rapporti con la Francia, i rappresentanti veneziani furono costretti ad accettare l’ordine del generale corso e a far sloggiare il conte altrove. Nel suo complesso la città scaligera accolse piuttosto freddamente l’ armée, fatta eccezione per quei pochi, ma non trascurabili, giacobini che da quasi un decennio erano presenti in città e che gravitavano intorno al mondo delle tre logge massoniche; tra di loro troviamo alcuni nobili provinciali, vari espo- nenti del mondo delle libere professioni, medici e avvocati, un certo numero di ufficiali, alcuni possidenti, intellettuali (come non segnalare il poeta Ippo - lito Pindemonte), insegnanti ed infine anche qualche ecclesiastico. Il resto della città viveva le contingenze e le novità politiche in maniera diversa. Ben 5.000 nobili si affrettarono a lasciare Verona per rifugiarsi in campagna, così come racconta l’aristocratico Girolamo de’ Medici nella sua cronaca: tutta la cittadinanza che rimase entro le mura dovette invece su- bire i disagi tipici di un’occupazione militare, acuiti dal fatto che l’ armée , per espressa volontà del Direttorio, doveva approvvigionarsi in loco di cibo, vestiario, cavalli e carriaggi. Fin da subito si pose peraltro la grave questione di dover reperire gli alloggi per gli ufficiali: si pensò così di usufruire delle case lasciate libere da coloro che erano scappati, ma queste ben presto si dimostrarono insufficienti. Lo stesso problema si presentò anche per la dislocazione della truppa che «non conosceva l’uso delle tende, onde convenne alla meglio ricovrarla in luoghi

8 chiusi». Si dovette anche risolvere la questione del vettovagliamento che sarebbe stato a carico del governo cittadino e quindi dei Veronesi. Pur lasciando sullo sfondo le vicende belliche molto complesse in questi mesi, alcuni dati annotati dal de’ Medici, relativi alla fine del settembre 1796, illustrano bene come la presenza militare pesasse sulle precarie “economie civiche”: all’interno delle mura vi erano circa 50.000 abitanti più «14.500 francesi, de’ quali 7.050 alloggiati nelle case, 4.000 negli ospitali e 1.500 sol - dati». Sebbene la maggior parte del contingente napoleonico si fosse con- centrato a Verona, nel territorio esistevano altre due piazzeforti, Peschiera e Legnago, che subirono lo stesso processo di militarizzazione del capoluo- go. Di Peschiera già si è detto, mentre Legnago, fortezza posta all’estremo confine meridionale del territorio della Repubblica, lambendo l’immensa area paludosa delle Valli Grandi, si dimostrò un punto di snodo importante nel momento in cui il generale, consolidata la posizione veronese, rivolse l’attenzione verso Mantova. Per attaccare celermente e senza difficoltà la cittadina lombarda doveva infatti proteggersi con un entourage difensivo adeguato, occupando la fortezza di Legnago, strategia che mise in atto a partire dalla fine di giugno.

Il furore di una città: le Pasque veronesi

ella seconda metà del 1796 il territorio veronese fu travolto dagli scontri Nbellici. La situazione si normalizzò, anche se per breve tempo, soltanto dopo la battaglia di Rivoli, avvenuta alla metà di gennaio 1797, in seguito alla quale cadde anche Mantova e i Francesi si aprirono la strada per Vienna. I lunghi mesi di guerra e il consolidamento del controllo transalpino sul Veronese trasformarono l’iniziale diffidenza nei confronti dei napoleonici in ostilità diffusa. In poche settimane, fu inoltre evidente che la reapolitik fran- cese, archiviati definitivamente i principi democratici del primo giacobini - smo, puntava ad utilizzare la penisola come terreno di conquista e la rivo- luzione era da considerarsi ormai un momento storico concluso. Dal punto di vista sociale, come già accennato, la presenza dei militari transalpini si fece giorno dopo giorno più pesante da sopportare e ai disagi economici si unirono quelli “spirituali”: l’arrivo di quella «ciurma di ateisti, di barbari, di ladroni, e di malnatti» – come la definì nella sua cronaca Ignazio Menin, un osservatore contemporaneo ai fatti, fieramente antifrancese – aveva scon - volto gli equilibri secolari di una comunità arcaica, basata in gran parte su usi sociali, pratiche e consuetudini che il vento rivoluzionario pretendeva di spazzare via. L’atteggiamento nei confronti della religione e dei luoghi di culto saccheg- giati e divenuti fonti di bottino o più in generale la nazionalizzazione di molti beni ecclesiastici montò nella popolazione veronese un risentimento sfociante in uno dei più importanti episodi di insorgenza antifrancese di questo periodo. Le Pasque veronesi scoppiarono il 17 aprile 1797 al grido di “Viva San Marco” e si conclusero otto giorni dopo, il 25 aprile, quan-

9 do l’esercito francese riconquistò il controllo della città in seguito ad un martellante cannoneggiamento. In quella settimana Verona dimostrò tutto il proprio furore: l’oste Valentino Alberti nel suo diario segnalava il massacro di addirittura 500 francesi. Il già citato Girolamo de’ Medici, attento osserva- tore, fermo oppositore dei francesi ma allo stesso tempo sostenitore di una società ordinata e rispettosa delle gerarchie, guardò all’insurrezione popola- re con grande sospetto proprio per il diffuso clima di anarchia. Inoltre, con una buona dose di onestà intellettuale, mostrò come all’interno del variegato movimento degli insorti, si evidenziasse una certa confusione negli intenti, peraltro tipica di questi moti popolari d’antico regime. Anche a Verona, si verificarono infatti episodi di sciacallaggio: non mancarono quelli che addu - cendo di andare alla ricerca dei Francesi, si introdussero nelle case «a portar via anche quello che de’ nemici non era».

La “Società patriottica” e la “Municipalità democratica”

n fatto così grave come le Pasque veronesi non pote- Uva restare ovviamente impunito ed infatti i Francesi richiesero il pagamento di 40.000 ducati e saccheggiarono il Monte di Pietà. Tuttavia la conseguenza più rilevante fu la decisione di Napoleone di liquidare la Repubblica veneta occupando Venezia e di “democratizzare” il mag- gior consiglio. Con un colpo di mano, esautorati i rettori, venne istituita anche a Verona una municipalità democratica sotto la tutela francese alla quale si affiancò un’istituzione, la Società patriottica, del tutto nuova per i Veronesi, figlia in parte della nuova libertà francese che avrebbe dovuto avere il compito di coadiuvare – quantomeno in termini teorici – l’attività dei municipalisti. Inaugurata il 27 aprile 1797 ebbe la propria sede nel “ridotto” del Teatro Filarmonico; lì si svolgevano le sedute durante le quali venivano proposte e discusse delle mozioni di interesse generale. Anche se l’importan- za reale di questa Società non fu così decisiva, ma non del tutto irrilevante, nel concreto del panorama politico bisogna forse sottolinearne almeno la ri- levanza simbolica, dal momento che tra i vari argomenti affrontati uno dei più interessanti fu sicuramente quello “unitario”, concetto ancora avvolto da una certa nebulosità – è pur vero – ma in ogni caso posto all’ordine del giorno e discusso.

Il “grande tradimento”

e speranze di quanti avevano creduto nella possibilità di dar corso con- Lcretamente anche in Italia agli ideali della rivoluzione dell’89 andarono definitivamente deluse il 17 ottobre 1797. Quel giorno avvenne infatti la fir - ma del trattato di Campoformio, il “grande tradimento” come lo definì Ugo

10 I luoghi del Risorgimento Il Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni di Legnago

l Museo del Risorgimento della Fon- e il Garda” alla diffusissima “L’Arena”, Idazione Fioroni di Legnago costituisce il Museo del Risorgimento di casa Fioro- uno degli esempi più suggestivi e signi- ni raccolse plausi ed incitamenti, impo- ficativi di casa-museo nel panorama mu - nendosi nel Veneto pre-bellico come una seale del Veneto. Il primo allestimento delle contestualizzazioni museali priva- dell’ingente collezione di preziosi e uni- te più rappresentative. ci cimeli risorgimentali, raccolta a par- In seguito all’armistizio dell’8 settembre tire dagli ultimi decenni dell’Ottocento 1943, nel timore che l’imminente conflit - dalla famiglia Fioroni, risale agli inizi to avrebbe potuto coinvolgere molto da degli anni ’20 del Novecento. Il deside - vicino Legnago, il museo venne comple- rio di rendere fruibili per la comunità le- tamente smantellato e le raccolte risor- gnaghese i risultati di un collezionismo gimentali poste in salvo nella residenza paziente e rigoroso, quanto soprattutto milanese della famiglia Fioroni: si trattò la precisa volontà di stimolare, con la di una scelta provvidenziale e tempe- creazione di un vero e proprio Museo stiva, dal momento che palazzo Fioroni del Risorgimento, ulteriori acquisizioni venne quasi completamente distrutto nel e donazioni, concretizzò nella famiglia corso di una incursione aerea alleata nel Fioroni l’idea di adibire una porzione settembre 1944. Al termine dei dolorosi dell’ottocentesco palazzo di Legnago a eventi bellici, le ultime eredi della fami- sede espositiva permanente delle pro- glia Fioroni, Gemma e Maria, decisero prie raccolte. che la ricostruzione del palazzo legna- Nei due decenni che precedettero il se - ghese coincidesse con la sua completa condo conflitto mondiale, l’allestimento trasformazione in una esposizione per- delle collezioni risorgimentali di casa manente dedicata alla storia di Legnago Fioroni attirò un vasto interesse e suscitò e della pianura veronese. un’ampia eco nel contesto culturale ve- Nel nuovo allestimento post-bellico le ronese e veneto, imponendosi fin dagli collezioni risorgimentali costituirono il esordi come una delle aggregazioni più fulcro espositivo della rinata casa-mu- interessanti per la qualità e per l’unici- seo, riedificata con pazienza e restau - tà dei materiali. Il caratteristico contesto rata con cura nell’intento di recuperare espositivo di palazzo Fioroni attirò l’at- fin nei minimi particolari i pregiati det - tenzione della stampa dell’epoca e dei tagli dell’ambientazione caratteristica visitatori, in primo luogo per il ricercato di un’abitazione borghese del secondo e peculiare accostamento tra gli ogget- Ottocento: «dedicai una cura partico - ti museali, gli arredi, le ambientazioni lare – ricordava Maria Fioroni nel 1965 d’epoca, quanto soprattutto per il sa- – al Museo del Risorgimento; ai vecchi piente e continuo incremento delle col- mobili di casa, altri ne aggiunsi, studiai lezioni che Maria Fioroni seppe portare fotografie, stampe, per creare l’ambien - avanti attraverso una capillare rete di te dove vivevano i patrioti, e il salotto relazioni con i più importanti antiquari dove le belle dame ricevevano gli amici, e connoisseurs del paese. Dal “Gazzetti- ma dove anche si congiurava, quando no” al “Corriere della Sera”, da “Verona l’amor di patria non era una vana paro-

11 la. Se qualche visitatore, entrando nelle La disposizione delle sale e degli am- sale, accenna a Gozzano o alla contessa bienti studiata e voluta da Maria Fioroni Maffei, mi sembra di essere riuscita nel per il nuovo Museo del Risorgimento – mio intento. Tutto è autentico, dai mo - ad oggi rimasta volutamente inalterata a bili ai lampadari, e per rompere il meno testimonianza della sensibilità museale possibile l’armonia dell’ambiente, mi di un’epoca – rispondeva, in primo luo- sono limitata a mettere i cimeli, sotto ve- go, ad un criterio cronologico basato sul- tro, sui tavoli a muro, mentre su quelli le grandi scansioni storiche dell’epopea rotondi ho affastellato quei graziosi nin- risorgimentale. Il 1848, il 1859, il mito di noli che non mancavano mai nei salotti costituivano (e costi - ottocenteschi». tuiscono) alcuni dei fondanti leit-motive Dopo la ricostruzione iniziata già su cui si articola la struttura espositiva portante delle raccolte fioroniane, l’ossatura di un percorso storico e didattico volutamen- te pensato per “avvol- gere” il visitatore in un’atmosfera. Uno degli aspetti più interessanti e indubbia- mente caratteristici del Museo del Risorgimen- to della Fondazione Fioroni (per una super - ficie espositiva di oltre 600 mq.) è appunto legato alla voluta con- Legnago, primi anni ’30: una suggestiva immagine del primo Museo testualizzazione degli del Risorgimento di casa Fioroni. oggetti e dei cimeli at- traverso una complessa nell’estate del 1945, il rinnovato Museo operazione di “ambientazione”, concre- del Risorgimento di palazzo Fioroni ven- tamente ispirata agli stilemi scenografici ne ufficialmente inaugurato nel 1948 dal del notissimo allestimento creato da An- senatore Guido Gonella, allora ministro tonio Avena a Castelvecchio, prima degli della Pubblica Istruzione, con una signi- interventi scarpiani. ficativa mostra allestita per il centenario Tra le sale risorgimentali di palazzo Fio - dei moti che diedero avvio alla grande roni gli arredi rigorosamente d’epoca, gli epopea del Risorgimento nazionale. arazzi, i tappeti, i tendaggi, i lampada- L’esposizione di proclami e di cimeli ri, contribuiscono nel complesso ad una storici di straordinaria importanza e va- sorta di mise en scene storica per le colle- lore produsse anche in questa occasione zioni vere e proprie, alla creazione cioè ampi consensi, attirando l’attenzione di di uno sfondo in grado di valorizzare, visitatori illustri, tra i quali, va ricordato, storicizzandola, la multiforme congerie il senatore Umberto Terracini, al tempo dei preziosi oggetti esposti. Il percorso presidente dell’Assemblea Costituente. espositivo sviluppato in otto ambienti

12 contigui risponde, come accennato, ad le proclama costitutivo della Repubblica una peculiare visione della storia nazio- di Venezia di (23 marzo nale e delle sue vicende. Una visione di 1848) e, non da ultimo, la straordinaria lunghissimo respiro che individua spe- raccolta completa di tutti i proclami ed cificatamente nella campagna d’Italia di editti a stampa emessi dalla Repubblica Napoleone Bonaparte l’evento catalizza - Romana (1848-1849). tore del complesso momento risorgimen- La “sala del 1848” costituisce l’ambiente tale, scandito di sala in sala attraverso la centrale della casa-museo di Legnago; as- tematizzazione di altrettanti momenti sieme agli arredi dell’epoca, conserva, in fondanti. eleganti bacheche, numerosi documenti Nella “sala napoleonica”, l’arredamento e cimeli tra i quali una vasta collezione in stile primo impero fa da cornice ad di medaglie commemorative, alcune una cospicua collezio- ne di stampe originali dedicate al genera- le corso, alle sue più importanti campagne militari e alla famiglia Bonaparte; di partico- lare pregio, oltre ai ser- vizi d’epoca in porcel- lana, la pregiatissima coperta nuziale appar- tenuta a Maria Luigia d’Austria duchessa di Parma e moglie di Na - poleone. Il “corridoio del Risor- gimento” introduce ad Legnago, Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni: uno scorcio una sequenza espositi- della sala del 1848. va con i manifesti e i proclami relativi ad alcuni degli episodi cartelle del prestito mazziniano, rarissi- salienti del “primo” Risorgimento, en mi oggetti relativi alle “cinque giornate” guise d’introduzione agli ambienti pro- milanesi e una collezione integrale di spicienti e successivi. Gli esemplari più tutte le onorificenze e le decorazioni mi - antichi risalgono all’effimera repubbli - litari delle campagne risorgimentali. Le ca emiliana delle Province Unite (1831), pareti, decorate in stile, sono arricchite culminata con la sentenza di morte da numerose e pregevoli litografie. Ai emessa da Francesco IV contro Ciro ritratti di protagonisti di questo annus Menotti (20 maggio 1831), della quale è mirabilis per la storia italiana ed europea esposto il rarissimo proclama originale. si accompagnano alcune carte topografi - Si distinguono, per il significativo valore che coeve che illustrano le strategie mi- storico e documentario numerosi bol- litari adottate dall’esercito piemontese e lettini straordinari emessi, dal governo austriaco nelle campagne militari. provvisorio della Lombardia durante la Di indubbio interesse è la collezione di prima guerra d’indipendenza, l’origina- armi bianche e da fuoco risorgimentali,

13 ricca di alcune centinaia di pezzi: fuci- tra il 1848 e il 1866 presero parte ai fatti li, baionette, pistole, fiasche da polvere, d’arme più significativi del Risorgimen - sciabole e daghe che documentano l’evo- to: le numerose stampe e le fotografie luzione degli equipaggiamenti dell’ordi- commemorative dell’epoca ritraggono i nanza militare ottocentesca degli eserciti volontari che condivisero, talvolta fino coinvolti negli scenari bellici risorgimen- alla morte (come nel caso dei “martiri” tali, come pure le spesso improvvisate di Belfiore Pier Domenico Frattini e An - armi “civili” adattate dai volontari che gelo Scarsellini, del garibaldino Girola- portarono il loro valoroso contributo alla mo Gilieri morto a Calatafimi), gli ideali storia del Risorgimento. di Garibaldi e Mazzini. Dei “padri” del L’attigua “sala Bonomi” dedicata alla Risorgimento, oltre a numerosi ritratti seconda guerra d’indipendenza, è arre- fotografici (in alcuni casi accompagna - ti da firme autografe), si conservano cimeli di particolare valore come la maschera funeraria in gesso di Giuseppe Maz- zini, donata al museo dallo scultore Foscolo Gangeri e alcuni ogget- ti personali appartenuti alla marchesa Giusep- pina Raimondi, seconda moglie di Giuseppe Ga- ribaldi. All’eroe dei “due mon- di” è dedicata l’omonima sala nella quale sono stati Legnago, Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni: sala ricollocati gli arredi origi- della moda femminile. nali della stanza dell’al- bergo alla “Paglia” di data con mobili provenienti dal palazzo Legnago nella quale il generale dormì il ottocentesco della famiglia legnaghese 10 marzo 1867. La ricostruzione dell’am - Bonomi: sono esposti importanti docu- biente funge da “supporto” espositivo menti tra i quali alcune lettere autografe per alcuni significativi oggetti apparte - di Giuseppe Garibaldi, di Carlo Monta- nuti al generale – uno dei suoi caratte- nari (martire a Belfiore), di Carlo Alberto ristici fez , un bastone “animato” da pas- di Savoia e di Vittorio Emanuele II. seggio – e donati a Marino Bevilacqua, il Alle pareti trovano spazio decine di lito- facoltoso patriota milanese che contribuì grafie, alcune ad opera del celeberrimo in modo cospicuo al finanziamento di illustratore Gustave Dorè, dedicate alle numerose imprese militari del Risorgi- battaglie salienti della guerra di Crimea, mento. Tra le vetrine in stile di questa della seconda guerra d’indipendenza e sala spiccano, oltre a tre “camicie rosse” dell’impresa dei Mille. appartenute ad altrettanti volontari le- La “sala dei patrioti” introduce all’epo- gnaghesi, una decina di lettere autografe pea degli oltre duecento legnaghesi che del generale e un suo ritratto a matita

14 opera del celebre , par cucito in segreto sperando nell’arrivo exellence uno dei pittori più significativi imminente delle truppe italiane nel 1866 del Risorgimento. ed esposto assieme ad altre decine di Completa il percorso espositivo la “sala bandiere d’epoca nelle sale del Museo. della moda”: anche se in parte tema- Abiti femminili, corpetti e corsetti, trine, ticamente svincolata dalle raccolte ri- gioielli, una straordinaria collezione di sorgimentali di palazzo Fioroni, questo utensili per il cucito, ventagli, ombrelli ambiente ne costituisce una indispensa- da passeggio e quant’altro richiamano bile appendice, pensato e predisposto da volutamente quel “gusto” borghese mu- Maria Fioroni come necessario comple- liebre di metà Ottocento che fa appunto mento di un racconto della quotidianità da sfondo alle vicende del Risorgimento domestica della borghesia legnaghese legnaghese. all’insegna di “anelanti” aspirazioni, la cui esemplificazione più evidente è in - Andrea Ferrarese dubbiamente il “tricolore Guarienti”, Direttore – Fondazione Fioroni

Museo del Risorgimento

Fondazione Fioroni – Musei e Biblioteca pubblica Via G. Matteotti, 39 – Legnago • www.fondazione-fioroni.it

Orari: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00, 15.00-17.30; domenica pomeriggio, 15.00-19.00.

Offerta didattica: visite guidate per gruppi e scolaresche, percorsi tematici e laboratori didattici tematici (con particolare attenzione al periodo risorgimentale) per le scuole di ogni ordine e grado Per informazioni e prenotazioni si prega di contattare la segreteria didattica Tel. 0442.20052 museo@fondazione-fioroni.it

15 Foscolo ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis , che decretò la cessione di buona parte del Veneto all’Austria, fissando il confine lungo il corso del fiume Adi - ge e stabilendo che sia Verona che Legnago, entrambe tagliate a metà dal fiume, diventassero per intero austriache. Del resto nelle due città l’ingresso dei soldati asburgici, nel gennaio 1798, fu salutato con grandi manifestazio - ni di giubilo da una popolazione in buona parte esausta della spogliazione operata dai Francesi. L’insediamento dell’aquila bicipite comportò il ripristi- no nel Veronese di istituzioni che ricalcavano in sostanza quelle dell’epoca veneta e così la Municipalità fu abolita e venne sostituita dal Governo della Provveditoria.

In principio fu l’idea

ome è , né il Direttorio francese né Napoleone con - Ccepirono mai l’idea di unificare la penisola in un’unica compagine statuale. Ciò nonostante è innegabile che l’at- tività politica dei “proto-patrioti” italiani, seppur control- lata e moderata dai Francesi, riuscì, soprattutto durante la prima dominazione, a concepire l’idea di una progressiva unità regionale. La Repubblica Cispadana prima e la Cisal- pina poi rappresentarono un enorme passo in avanti per le speranze di chi aveva salutato Napoleone come un liberatore, speranze poi ampiamente disattese dalla decisione di firmare il trattato di Campoformio, sacrificando così buona parte del Veneto. Nello specifico anche in seno alla Municipalità democratica veronese maturò lentamente una duplice consa- pevolezza istituzionale. Da una parte si capì che il nuovo assetto politico scaligero non poteva esistere come unità singola, e dall’altra fu percepito dai governanti il bisogno di attuare relazioni con le altre municipalità. Queste nuove sensibilità politiche sono comprovate dallo svolgersi tra il maggio e il novembre 1797 di ben tre congressi ai quali parteciparono i rappresentanti di varie città del nord, un dato che aiuta a comprendere il fermento culturale in atto in quel periodo. Il trattato di Campoformio sembrava apparentemente aver risolto i nodi più spinosi della politica estera nel Veneto di Austria e Francia anche se in realtà aveva scontentato entrambe. All’inizio del 1799 gli Asburgici erano riusciti ad organizzarsi dal punto di vista militare concludendo una serie di alleanze in funzione antifrancese e aprendo un fronte in Italia assieme al generale russo Suwarow, approfittando del fatto che Napoleone si trovava in quel momento in Egitto. Le ostilità iniziarono nel veronese il 25 marzo da parte dei Francesi che attaccarono gli Austriaci in direzione di Bussolengo, Verona e Legnago; inizialmente le sorti del conflitto sembrarono arridere ai transalpini ma già il 30 marzo gli Austriaci furono in grado di sferrare una controffensiva supportata dai Russi che portò alla capitolazione delle armate francesi un po’ ovunque in Italia. Alla fine del 1799 i Francesi mantenevano soltanto la città di Genova.

16 La seconda dominazione francese

a conclusione della campagna d’Egitto con la conse - Lguente nomina di Napoleone a primo console permi - se alla Francia di riorganizzare l’esercito. Il generale con al seguito una nuova armée tornò a valicare le Alpi attra- verso il Gran San Bernardo nel maggio 1800. Una volta rientrato in Italia ottenne quasi subito un’importante vit- toria sugli Austriaci nella battaglia di Marengo, mentre un’altra battaglia, quella di Hohenlinden, permise a Na - poleone di entrare in Lombardia e in Veneto, costringendo gli Austriaci all’ar- mistizio di Treviso e successivamente alla pace di Lunéville nel febbraio 1801. Quest’ultimo trattato riconfermò le linee essenziali fissate con Campormio stabilendo che il confine tra la rinata Repubblica Cisalpina e l’Austria dove - va tornare ad essere l’Adige; tuttavia le nuove deliberazioni previdero una novità rilevante per il territorio veronese dal momento che questa volta il confine avrebbe letteralmente tagliato in due Verona e Legnago, determi - nando un danno economico e civile enorme per le due cittadine e privando la pianura veneta dell’Adige nella sua funzione di importante via di comu- nicazione. Lunéville diventò operativo solo a partire dal 7 aprile quando gli Austriaci entrarono in Verona da porta Vescovo, occupando la parte sinistra della città e ripristinando il Governo della Provveditoria. La parte destra del capoluogo scaligero entrò invece a far parte della Cisalpina e nello specifico del Dipartimento del Mincio. Fin da subito i Francesi si trovarono ad affrontare il problema dell’emigra- zione clandestina di molti veronesi verso i territori austriaci dove l’esazio- ne fiscale era più bassa. Le autorità napoleoniche cercarono quindi di dare maggior impulso al debole sistema industriale senza però ottenere risultati soddisfacenti data l’elevata tassazione e la perdita delle tratte commerciali verso i mercati del nord. Si impegnarono poi per risolvere il problema del- la corretta valutazione del censo, quello della revisione dei beni nazionali ed infine quello delle acque, soprattutto nella pianura veronese. Un cenno merita anche la riorganizzazione del sistema giudiziario. Nel febbraio 1803 i Veronesi ottennero perlomeno di vedersi concessa l’autonomia da Mantova con l’istituzione del Circondario dell’Adige il cui territorio venne diviso in undici distretti. La divisione del capoluogo determinò anche una frattura nel clero veronese. In particolare l’allora vescovo Gian Andrea Avogadro da sempre ostile ai Francesi – che lo avevano pure inquisito dopo l’episodio delle Pasque vero- nesi – decise di lasciare la parte francese della città per ritirarsi in quella au- striaca, spostandovi anche il seminario diocesano. L’ordinario, che si dimet- terà nel 1807, prese sede a Monteforte, e la chiesa dei Santi Nazaro e Celso divenne cattedrale ad interim della Verona austriaca. Alla destra dell’Adige rimase, con il capitolo dei canonici, il vicario Gualfardo Ridolfi, probabil - mente più ben visto dalle autorità transalpine. L’avvenimento politico più rilevante dopo la pace di Lunéville fu certamente

17 quello rappresentato dai Comizi di Lione ai quali parteciparono circa cin- quecento italiani e quattordici veronesi. Le novità decretate dai Comizi fu- rono molte cominciando dal cambio di nome della Repubblica Cisalpina che divenne Italiana, ottenne una costituzione ed ebbe Napoleone stesso presi - dente. Dal punto di vista amministrativo importanti poteri vennero conferiti al prefetto che controllava anche l’attività dei consigli comunali, venne poi esteso a tutto il veronese un corpus legislativo che portò progressivamente alla fine dei numerosi privilegi goduti dal clero, dal patriziato e da molti comuni (si pensi alla vendita di numerosi beni che da secoli erano posseduti dalle comunità del territorio veronese). Le scelte di ridefinizione amministrativa plasmarono anche un nuovo asset - to ecclesiastico della città e del territorio con la soppressione delle corpora- zioni religiose e la centralizzazione parrocchiale con cura d’anime. Mutarono anche gli assetti delle istituzioni culturali della città con la realizzazione di nuove politiche scolastiche e l’applicazione della normativa francese sulla realizzazione dei licei . La divisione politica del Veronese ebbe termine in seguito alla pace di Presburgo, firmata nel dicembre 1805, che stabilì nuovi assetti territoriali dopo le importanti vittorie francesi ad Ulma e ad Austerlitz. Tutto il Vene - to fu incorporato al Regno d’Italia, nuova compagine statuale creata dalla Repubblica italiana proprio in quell’anno. In realtà, le truppe del generale Massena cacciarono gli Austriaci da Verona già nell’ottobre 1805 ma la riu- nificazione della città venne sancita con un decreto solo nel marzo 1806: le ex provincie austriache furono trasformate in dipartimenti, conservandone in confini, mentre la parte veronese oltre il fiume venne aggregata al Dipar - timento dell’Adige. Nel 1806, dopo la sconfitta di Trafalgar, una Francia non più in grado di con - trastare il dominio inglese sui mari, decise di colpire la Gran Bretagna con un blocco continentale che avrebbe dovuto piegarne il commercio marittimo. Gli effetti sull’economia inglese però furono negativi solo in parte, mentre ne risentirono gravemente le relazioni commerciali del Regno d’Italia, coin- volgendo anche il Veronese, dal quale partivano prodotti tradizionalmente diretti ai mercati americani e inglesi. L’imposizione della fastidiosa leva obbligatoria, l’elevata pressione fiscale per far fronte alle continue guerre e le ricorrenti requisizioni militari porta- rono nuovamente i veronesi ad insorgere contro gli occupanti Francesi. Nel corso del 1809 l’onda delle insurrezioni che avvennero in altre provincie si estese al Dipartimento dell’Adige. Le rivolte ebbero quale obiettivo principa- le l’assalto dei municipi e l’incendio delle liste di leva oppure degli incarta- menti dell’intendente di finanza, tutti episodi sedati dall’esercito francese. Nel corso del 1813 andò formandosi la sesta coalizione antinapoleonica che dopo alcune iniziali sconfitte riportò, nell’ottobre, una vittoria schiacciante a Lipsia. Con l’esercito francese in rotta, gli Austriaci coordinarono un’opera- zione per invadere il Regno d’Italia e calare nel Veronese dove il vicerè Euge - nio Napoleone fu costretto a capitolare nel febbraio 1814 lasciando Verona in mano alle truppe asburgiche.

18 I luoghi del Risorgimento Villafranca di Verona e il suo Museo del Risorgimento

ochissime sono le città italiane che imperiale la fanteria italiana si dispose Ppossono vantare il cospicuo primato in “quadrato” di battaglione. In uno di che Villafranca ha avuto durante il pe- questi, il IV del 49° reggimento della bri - riodo del Risorgimento sia per la sua po- gata Parma, si rifugiò il principe Umber- sizione geografica a “ridosso” della linea to futuro re d’Italia durante una furiosa del Mincio e quasi al centro della grande carica della cavalleria austriaca la quale, strada postale che univa Verona a Man- a prezzo di pesanti perdite, non riuscì tova, due delle maggiori città del Qua- a rompere e a mettere in fuga la fante- drilatero, che per gli importanti ospiti ria italiana. A ricordo dell’episodio, nei che si sono avvicendati tra le sue case, le pressi dello stesso luogo, un monumen- sue strade, i suoi caffè, i suoi alberghi. to vi fu innalzato negli anni successivi. Nel 1848 Villafranca fu sede del quartie - Questi gli avvenimenti, sempre vivi nel- re generale piemontese, sistemato pres- la memoria collettiva della comunità so l’albergo “Il Sole” che ospitò nelle villafranchese, che portarono negli anni sue stanze Carlo Alberto re di Sardegna successivi alla costituzione di un museo e suo figlio Vittorio Emanuele, futuro re destinato a raccogliere e a tramandare le d’Italia, mentre dalla “torretta” di palaz- testimonianze di quell’importante perio- zo Gandini Morelli Bugna poi Bottagisio, do della nostra storia nazionale. in via Pace, il generale toscano Cesare de L’idea di costituire a Villafranca un Laugier, l’eroe di Curtatone e Montana- museo del Risorgimento risale alla fine ra, assisteva impotente alla sconfitta dei degli anni Cinquanta quando l’ammi- suoi ad opera degli austriaci a Custoza nistrazione comunale del tempo curò il 27 luglio. l’allestimento, presso la “casa del Tratta - Nel 1859, Villafranca fu sede del quar - to” , di una mostra di stampe, manifesti tiere generale austriaco e vi dimorò l’im- e cimeli storici avuta in prestito da un peratore Francesco Giuseppe nei giorni collezionista di Cavriana. Il 1959, pri- che precedettero la sanguinosa battaglia mo centenario dello storico incontro tra di Solferino e San Martino del 24 giugno. i due imperatori Francesco Giuseppe I L’11 luglio successivo l’incontro tra gli d’Austria e Napoleone III di Francia, ri - imperatori Francesco Giuseppe d’Au- svegliò l’interesse per questo importante stria e Napoleone III di Francia, avvenu - periodo storico e si prospettò l’occasione to nello storico palazzo di via Pace, pose che anche Villafranca potesse vantare un fine alla seconda guerra per l’Indipen - proprio museo. denza nazionale. L’incontro, passato alla Su proposta del sindaco Giovanni Mar- storia come la pace di Villafranca, fu il chi si progettò di rendere permanente preludio all’unità d’Italia. l’esposizione allestita acquistandone Il 24 giugno 1866, durante la terza guer - il materiale dal proprietario. Acquisita ra di indipendenza, davanti alla città si l’anno successivo la collezione fu siste- sistemarono le truppe italiane che com- mata, in qualche modo, in alcuni locali prendevano anche la 16 a divisione di attigui alla “sala del Trattato” , nello sto- fanteria al comando del principe Umber- rico palazzo di via Pace di proprietà del- to di Savoia. Attaccata dalla cavalleria la famiglia Bottagisio. Per molti anni non

19 si pensò, per mancanza di locali idonei destinò a museo la restaurata cantoria e ristrettezze di bilancio, di istituire un della chiesetta del Cristo adiacente al museo vero e proprio. Il materiale rimase castello scaligero e provvide all’acquisto a palazzo Bottagisio fino al 1981 quando, di vetrine e bacheche per una razionale in occasione della prima mostra-mercato esposizione dei reperti. dell’antiquariato, fu imballato e riposto Domenica 19 novembre 1989, con una in alcuni locali del municipio. cerimonia rimasta celebre per concorso Passò ancora qualche anno prima che le di personalità e di pubblico, anche alla stampe e l’altro materiale cartaceo fos- presenza dei consoli austriaco e france- se, il Museo del Risor- gimento di Villafranca fu solennemente inau- gurato e l’8 dicembre successivo ebbe l’ono- re di essere visitato dal presidente del Senato Giovanni Spadolini. Nelle ampie e lumino - se vetrine sono esposte armi, cimeli e stampe appartenenti agli op- posti eserciti che com- batterono le guerre per l’indipendenza e l’unità d’Italia. Vi sono conservati, inoltre, documenti e testimo- nianze dei volontari villafranchesi che pre- sero parte, tra il 1848 e il 1866, alle patrie bat - taglie: 62 uomini e una donna, Angela Aprili, vivandiera garibaldi- Villafranca di Verona, Museo del Risorgimento. na. E ancora proclami e lettere della polizia sero, a cura della Commissione museo austriaca, lettere della deputazione co- e mostre della locale biblioteca, ripulite, munale di Villafranca e la dichiarazione restaurate, catalogate ed esposte al pub- di diserzione dall’esercito austriaco di blico in una mostra tenutasi nell’inverno Luigi Prina che con Luigi Zanini fu con 1986/1987. Poi fu la volta della radicale i Mille di Garibaldi. Bella e ben conser- pulizia e catalogazione delle armi e dei ci- vata la camicia rossa e il berretto di un meli anch’essi esposti al pubblico in una volontario garibaldino del 1866. mostra tenutasi nell’inverno successivo. Nel corso degli anni l’unico e ampio lo - Contemporaneamente l’amministrazio- cale adiacente al castello, nonostante il ne comunale, con un’apposita delibera, buon numero di visitatori – soprattutto

20 studenti – che lo visitava, metteva in luce europee. Convegno che mise fine alla l’esiguità degli spazi espositivi e molte sanguinosa guerra di quell’anno e che furono le richieste per ampliarlo. l’avvenimento rese per sempre celebre. Nel 2009, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario della pace di Vil- lafranca il museo è stato trasferito in tre stanze al piano terra della storica “Casa del Trattato”. È ritornato nella sua sede naturale, nel Nazario Barone palazzo dov’è situata la saletta che nel Presidente del Comitato di gestione luglio del 1859 fu sede del convegno dei Museo del Risorgimento di Villafranca sovrani di due delle maggiori nazioni di Verona

Museo del Risorgimento

Palazzo Bottagisio Via della Pace, Villafranca di Verona

Orari: sabato e domenica pomeriggio, 15.00-19.00; la seconda domenica di ogni mese, 10.00-12.00.

Possibilità di visite guidate per gruppi e scolaresche Per informazioni e prenotazioni si prega di contattare la Biblioteca Comunale di Villafranca Tel. 045.7092901 [email protected]

21 Austria Felix

ell’aprile 1814 Napoleone Bonaparte, dopo essere Nstato attaccato e quindi sconfitto dalle forze della sesta coalizione, si trovò costretto ad abdicare e a pren- dere la via dell’esilio all’isola d’Elba. Il primo novembre dello stesso anno i principali regnanti europei si riuniro- no a Vienna in un importante congresso internazionale che avrebbe dovuto ridisegnare l’assetto geopolitico del vecchio continente secondo due principi: riaffermare la legittimità degli antichi sovrani e delle antiche istituzioni presenti prima della “bufera” rivoluzionaria e creare un sistema di rapporti in grado di assicurare un equilibrio che scoraggiasse in futuro iniziative come quella napoleonica. Il principio per così dire “legittimista” non valse però ovunque, in parti- colare subì una deroga rilevante nel caso della Repubblica di Venezia che venne sacrificata per lasciar posto ad un nuovo stato, il regno Lombardo- Veneto, compagine satellite dell’impero asburgico con una ristretta auto- nomia politica e amministrativa. Per i Veronesi si trattò dunque semplicemente di cambiare governante an- che se quello nuovo, l’aquila bicipite, venne accolto ovunque con grandi manifestazioni di entusiasmo da parte della popolazione, già dimentica dei fasti della gloriosa Repubblica e meno che mai appassionata ai valori nazionali del miglior patriottismo nostrano ma più semplicemente paga di essersi definitivamente liberata degli odiati Francesi. A onor del vero, i nuovi dominanti si presentarono con una serie di bi- glietti da visita piuttosto accattivanti: ad esempio la riduzione di circa un terzo della tassa personale e di quella sul prezzo del sale, oppure la dilazione sul pagamento dell’imposta fondiaria con la possibilità di una futura diminuzione ed infine l’eliminazione di ogni dazio sul sorgo im- portato dall’estero. Negli anni successivi furono poi previste misure di carattere straordinario come l’occupazione di manodopera nei vari lavo- ri pubblici, in particolare relativi alle fortificazioni delle principali piaz- zeforti che comportarono ad esempio a Verona l’impiego di quasi 7.000 operai con salari mediamente più elevati rispetto a quelli dei braccianti agricoli. Di fondamentale importanza fu anche il positivo atteggiamento nei con- fronti della Chiesa cattolica in grande discontinuità con il periodo france- se; il clero riacquisì parecchi degli antichi privilegi, molti corpi ecclesiasti- ci furono ricostituiti e molte chiese riaperte. E così, soddisfatta per il nuovo corso, Verona accolse trionfalmente il feld - maresciallo Heinrich Johann Bellegarde, nuovo governatore, il 12 marzo festeggiò il compleanno dell’imperatore Francesco I e nell’ottobre il suo onomastico; durante il 1816 invece i festeggiamenti per la visita della cop - pia reale dovettero lasciare il posto al cordoglio per la morte dell’impera- trice Maria Ludovica.

22 Opposizione municipalistica e opposizione patriottica

onostante non si possano riscontrare nel Veronese reali o consistenti Nforme di opposizione ideologizzata almeno fino alla metà degli anni Trenta, è pur vero che le pieghe della storia, se indagate adeguatamente, re - stituiscono una realtà leggermente più complessa. L’insediamento degli Austriaci in città e in provincia non risultò infatti del tutto indolore poiché le imponenti guarnigioni militari destinate alle mag - giori piazzeforti, e quindi non solo Verona ma anche Peschiera e Legnago, almeno nell’immediato, produssero conseguenze non del tutto diverse da quelle del passato. Peraltro, parte della nobiltà veronese, che si era opposta indifferentemente tanto alle ingerenze veneziane quanto a quelle francesi, diffidò anche delle promesse austriache: un rappresentante importante di questa corrente di pensiero fu il nobile Francesco Cavazzocca Mazzanti il quale nelle sue memorie scrisse in termini eloquenti: «requisizioni di ogni natura hanno flagellato sinora questo povero territorio. Le campagne vuote di tutto per la lunga generale stazione di truppe […] Paesani bastonati e spa- ventati […]. La città è in disperazione». Nei mesi successivi, secondo i rapporti informativi di polizia, ogni categoria sociale nel Veronese aveva di che lamentarsi: le classi popolari rifiutavano ad esempio il provvedimento della leva obbligatoria imposta dagli Asburgici a partire dal 1815, la nobiltà lamentava l’eccessiva tassazione e il fatto di essere tenuta in scarsa considerazione dai nuovi sovrani che spesso dimenticavano i privilegi e le prerogative dell’aristocrazia veronese. Del clero erano invece gli Austriaci ad essere diffidenti, in linea con la loro tradizione politica di giu - risdizionalismo e di controllo delle istituzioni ecclesiastiche, considerandolo troppo poco “austriacante” ed eccessivamente legato al pontefice romano. Un’opposizione ideologicamente più strutturata, a Verona come altrove, bi- sogna ricercarla in questi primi anni della Restaurazione negli ambienti degli ex funzionari napoleonici e degli ex affiliati alla massoneria, diffusa anche in provincia, e poi successivamente in seno alla neonata carboneria. A partire già dal 1814, per colpire soprattutto il loro mercato clandestino delle opere a stampa si era andata irrigidendo la censura, alla quale provvedevano due funzionari particolarmente attenti a tutte quelle pubblicazioni riguardanti il periodo francese e la rivoluzione. Per il resto, la vivacità intellettuale della società veronese fu animata in questo periodo dall’azione patriottica e carbonara di Anna da Schio Serego Alighieri, di origine vicentina, che nella città scaligera aveva costruito una rete di frequentazioni che coinvolgeva esponenti del mondo liberale, della massoneria e della carboneria; in particolare approfondì molto i rapporti, al- meno fino al 1822, con Camillo Ugoni, carbonaro bresciano in contatto con i federati milanesi. In seguito, al cenacolo di intellettuali scaligeri si unì anche Pietro Emilei. Il testimone ideale di Anna, morta nel 1829, fu raccolto dalla figlia Maria attiva sia a Verona sia, successivamente, a Bologna dove si era trasferita col marito. Il ristretto ma variegato quadro degli oppositori al principio degli anni ’30 si

23 arricchì delle prime infiltrazioni mazziniane avvenute nel Veneto già duran - te il 1831, anno di nascita della Giovine Italia il cui motto, “Dio e Popolo”, preludeva ad un programma chiaro ed essenziale: unire tutti gli stati Italiani in un’unica repubblica indipendente. Anche in questo caso Verona non brillò per un’intensa attività clandestina ed infatti i nomi da ricordare si riducono a due: Andrea Simeoni, costretto comunque a scegliere la via dell’esilio sviz- zero e Giovanni Vincenti, arrestato e mandato allo Spielberg dove morì il 21 marzo 1845.

Un Papa alla guida della rivoluzione?

onostante questi piccoli segnali di dissenso, o i più diffusi motti di insod- Ndisfazione descritti finora, è un dato di fatto che il sentimento pubblico veronese negli anni che vanno dal 1814 al 1846 fu abbastanza favorevole agli Austriaci. Come sempre, quando si cerca di valutare la “temperatura socia- le” di una grande massa di persone che non ha lasciato tracce del proprio pensiero è difficile affermare se si trattò di silenzioso adattamento o adesione convinta al nuovo corso; sta di fatto che in provincia non si registrarono di- sordini o particolari episodi di dissenso nemmeno in concomitanza ai moti del 1820-1821 e, successivamente, a quelli del 1830-1831. Il 1846 è però l’anno nel quale questa linea di tendenza subisce un arresto im - provviso. Nel giugno venne eletto papa il cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti con il nome di Pio IX il quale, come è noto, poco tempo dopo attuò una serie di riforme politiche di ampio respiro in grado di infiammare gli animi dei liberali italiani. Il 16 luglio il nuovo pontefice concedette l’amnistia ai detenuti politici e agli esiliati, annunciando anche l’istituzione di commis- sioni di studio per l’introduzione di riforme istituzionali. Nel marzo 1847 attenuò la censura sulle pubblicazioni di carattere politico e istituì una Con- sulta di Stato, un importante organismo consultivo, creato nell’aprile dello stesso anno. A Verona, così come in tutta Italia, non furono pochi coloro che accolsero l’elezione di Pio IX con enorme soddisfazione. Lo storico Raffaele Fasanari non a caso ebbe modo di scrivere che solo dopo questo evento cominciò «una concorde e collettiva agitazione degli spiriti che accomuna gradualmente li- berali e cattolici, ricchi e poveri, rivoluzionari e moderati». L’adesione ide- ale di alcuni cattolici liberali fu sicuramente il tratto nuovo che si impose alla metà degli anni ’40 e in questo senso le memorie del sacerdote Leopol - do Stegagnini, che ricevette la notizia dell’elezione del nuovo papa mentre si trovava a Venezia, sono un ottimo strumento per intuire il clima di quei giorni: «eccoti il telegramma che annuncia la morte di Papa Gregorio XVI» scrisse Stegnagnini «e, subito dopo, l’elezione di Mastai col nome di Pio IX. Era istinto, era presentimento, non so, ma quella nomina destò le più belle e vive speranze: del Mastai si ricordava qualche bel tratto quando gli Austria- ci, occupata la , si accostavano a Imola. Aveva saputo tenerli fuori, essendo vescovo di essa città. Bastava perché si proclamasse poco benevolo

24 allo straniero». Per Stegagnini quell’elezione aveva scatenato una «scintilla elettrica che scosse prima l’Italia, poi l’Europa, per non dire tutto il mondo civile». Tra le voci entusiastiche che si levarono a Verona in seguito all’elezione di Pio IX è necessario segnalare almeno quelle dei poeti che composero odi in suo onore e tra questi il conte Pietro Emilei, Vittorio Merighi, Aleardo Aleardi ed infine una donna Caterina Bon Brenzoni che dopo la partenza da Verona di Maria Serego Alighieri aveva raccolto l’eredità del suo salotto, frequentato fra gli altri dall’Aleardi e dal Messedaglia. Un accenno meritano anche altre esperienze, come quella di Costantino Canella, nato a Verona ma trasferito- si a Legnago nel 1837 per svolgervi la professione di medico, che nelle sue memorie tracciò un vivace affresco dell’entusiasmo determinato dalle novità introdotte da Pio IX nel suo Stato: un trasporto diffusosi soprattutto tra i gio- vani che tra il 1847 e il 1848 decisero di intraprendere viaggi nelle principali città delle Legazioni, cosa che fece anche lui, per provare una libertà scono- sciuta nel Lombardo-Veneto.

Verona: la bella addormentata del Lombardo-Veneto

a “primavera dei popoli” ebbe l’Italia quale indiscussa protagonista ini- Lziale. La rivoluzione scoppiò a , contagiò pian piano le altre città della penisola dove la pressione popolare costrinse i regnanti a concedere statuti e riforme liberali ed infine deflagrò nuovamente a Parigi e a Vienna. Quest’ultima insurrezione ebbe ripercussioni dirette sul Lombardo-Veneto: approfittando del temporaneo vuoto di potere, in breve tempo insorsero le due principali città, Milano e Venezia, seguite poi da tutte le altre. E Verona? Il 1848 veronese è sintetizzabile in poche righe: il 18 di marzo giunse da Milano, da dove era fuggito a causa dell’insurrezione popolare, il vicerè Ranieri Giuseppe d’Asburgo Lorena che subito prese alloggio all’al- bergo Due Torri; nel pomeriggio si radunò una folla inneggiante a Pio IX e alla libertà che dopo aver manifestato in piazza delle Erbe e in piazza dei Signori si diresse verso l’alloggio del vicerè; dopo tre ore di dimostrazione un grosso temporale disperse la folla e annacquò definitivamente la forza propulsiva della rivoluzione scaligera. Si è molto discusso sul grado di “sonnolenza” che pervadeva la società vero- nese e sul moderatismo che contraddistinse gli uomini di ispirazione liberale che si incaricarono di guidare la folla come cause primarie del venir meno di una possibile insurrezione a Verona. Di fatto i Veronesi non erano stati pre- parati alla sommossa: erano privi di capi capaci di combattere e in grado di guidarla nell’unico frangente nel quale questa avrebbe avuto reali possibilità di successo, visto lo sbandamento del comando austriaco che in ogni caso riuscì a far sempre mantenere alla propria guarnigione un atteggiamento non aggressivo per evitare che la protesta degenerasse. La mattina del 19 venne istituita una commissione civica che finì però per agire in accordo con il comando austriaco, convinta che quest’ultimo avrebbe comunque conces-

25 so maggiori libertà. In questo modo il vicerè ottenne del tempo imbrigliando le spinte più rivoluzionarie, che anche a Verona esistevano, grazie all’azione moderata della commissione. Dopo il 20 marzo gli Austriaci ridefinirono le loro strategie e rinforzarono le fortificazioni; il 28 entrava in città la colonna del generale Costantino D’Aspre in fuga da Padova insorta, dando inizio ad un’imponente concentrazione di truppe nel Quadrilatero che sarebbe terminata il primo aprile con l’arrivo del feldmaresciallo Radetzky, quest’ultimo, due giorni dopo scioglieva la guar- dia civica e proclamava lo stato d’assedio ponendo definitivamente fine a qualsiasi velleità rivoluzionaria. Parzialmente diverso fu quello che accadde all’interno della fortezza di Le- gnago. Quando giunse la notizia della liberazione di Venezia una commis- sione di cittadini capeggiati dal “Manin” della bassa Costantino Canella si recò dal comando austriaco e trovandolo completamente in balia degli even- ti prese il controllo della città. L’esperienza legnaghese risultò però troppo isolata dalle altre città insorte con le quali Canella non riuscì a creare dei col- legamenti. I patrioti legnaghesi finirono mestamente spazzati via dall’arrivo di uno squadrone di cavalleria croato inviato dallo stesso Radetzky che in breve riportò il controllo austriaco nella fortezza e si abbandonò alla razzia del vicino paese di Bevilacqua e del suo castello.

Inizia la guerra

entre Verona scivolava lentamente dentro il più ferreo controllo asbur- Mgico Carlo Alberto di Savoia decise di rompere gli indugi e di interveni- re nel Lombardo-Veneto dichiarando guerra all’Austria il 23 marzo 1848. Tre giorni dopo entrava trionfante in una Milano già liberata e incassava anche il sostegno dei vari regnanti italiani che inviarono contingenti regolari e volon- tari verso il nord per prendere parte a quella che assomigliava sempre più ad una guerra di liberazione nazionale e per di più benedetta dal papa. Questo stato di cose durò fino al 29 aprile quando proprio Pio IX, ampiamente esor - tato da Vienna, pronunciò il ‘grande rifiuto’ e ritirò i suoi militi. Dal punto di vista strettamente militare, anche se la guerra venne dichiarata con notevole ritardo, iniziò comunque in maniera positiva con una serie di vittorie importanti da parte dei Piemontesi. Una volta in prossimità del Min- cio e del Quadrilatero, il comando sabaudo mise a punto un piano d’azione che prevedeva in sostanza l’assedio di Peschiera e un non meglio definito colpo di mano su Verona. Per liberare la cittadina lacustre bisognava però prima assicurarsi la posizione di Pastrengo dove avvenne la famosa carica a cavallo dei carabinieri che travolse gli Austriaci. Ben più rilevante, soprattut- to per i suoi infruttuosi e controversi esiti, fu la vittoriosa battaglia di S. Lucia del 6 maggio, in seguito alla quale Carlo Alberto – constatato che dall’interno della fortezza di Verona non arrivava nessun cenno di sommossa e che gli Austriaci non avevano intenzione di uscire per scontrarsi in campo aperto – decise di ritirare l’esercito e di non forzare l’assedio su Verona compromet-

26 tendo di fatto le sorti della guerra e permettendo agli Austriaci di ottenere tempo prezioso per riorganizzarsi. A nulla valse poi la presa di Peschiera avvenuta il 30 maggio. L’indecisione militare di Carlo Alberto ebbe un esito infelice dal momento che alla fine di luglio gli Asburgici furono in grado di sferrare un attacco decisivo contro i Piemontesi che vennero sconfitti a Cu - stoza il 22 luglio e ricacciati verso Milano. Il Veronese era stato teatro anche di uno degli episodi di violenza austriaca in assoluto tra i più gravi ed efferati del Risorgimento. La notte tra il 9 e il 10 aprile, a guerra in corso, circa 450 volontari italiani approdarono a Cisano di Bardolino da dove decisero un colpo di mano su di una polveriera posta tra Peschiera e Castelnuovo; venuti a sapere che proprio a Castelnuovo si intrattenevano circa cento soldati austriaci intenti a foraggiare, gli Italiani piombarono sul paese e li disarmarono. A quel punto decisero di passare la notte in paese. Quando il comando di Verona venne a conoscenza del fatto inviò subito sul posto un notevole numero di soldati al comando del generale Thurn und Taxis col compito di riportare l’ordine e di punire in maniera esemplare sia i patrioti sia i Castelnovesi. Il generale diede carta bianca ai propri soldati che riconquistarono la cittadina casa per casa e, dopo che i volontari italiani furono fuggiti, si abbandonarono ad azioni di rappresaglia che alla fine la - sciarono sul terreno più di 40 morti tra i civili.

La seconda Restaurazione

ome si è visto, il bilancio finale del 1848 veronese non fu per nulla po - Csitivo. La rivoluzione si era spenta sul nascere poiché aveva solleticato le fantasie soltanto dei pochi patrioti liberali presenti in città ma non aveva convinto del tutto la massa popolare che, a differenza delle altre piazze del Lombardo-Veneto, non seppe o non volle sollevarsi a tempo debito. E così, mentre nel resto del nord infuriavano gli eventi, a Verona e in tutto il Quadri- latero già dall’inizio di aprile Radetzky aveva ripreso saldamente il controllo militare e da lì in poi affrontò la guerra prima con circospezione e poi con un’aggressività risolutiva a Custoza e a Novara. Se Verona si era arresa senza combattere è pur vero che nel resto d’Italia le cose non andarono molto meglio per il rissoso movimento nazionale nel quale tutti indistintamente, dai mazziniani ai cattolici liberali, finirono scon - fitti e delusi. L’Austria, dopo aver definitivamente piegato il Piemonte e spezzato la re - sistenza di Venezia, ne approfittò per consolidare ulteriormente il proprio controllo diretto e indiretto sul nord della penisola, anche se fu nel Lombar- do-Veneto che maggiormente si fece sentire il giogo delle armi imperiali con lo stato d’assedio imposto fino al 1857. Ai militari venne affidato il compito di riportare l’ordine nelle indisciplinate province italiane e per farlo il primo passo doveva essere giocoforza la punizione esemplare di chi aveva tradi- to cospirando o sollevandosi contro l’aquila bicipite: nel giro di un anno,

27 dall’agosto 1848 all’agosto 1849 furono eseguite ben 961 impiccagioni e fu - cilazioni e comminate 4.000 condanne al carcere per cause politiche. Radetzky si convinse in quell’occasione, e su questo Vienna era d’accordo, che i principali responsabili della rivoluzione, i capi carismatici, apparte- nessero alle élites borghesi e nobiliari e proprio su queste, a scopo punitivo, decise di riversare il peso economico del mantenimento dell’esercito attra- verso l’imposizione di nuove tasse speciali. In seguito, dopo aver constatato che molti patrioti erano fuggiti lasciando il Lombardo-Veneto, si passò alla confisca dei loro beni e delle loro proprietà. Con la sua politica punitiva nei confronti dei ceti abbienti il feldmaresciallo ottenne soltanto l’effetto di acuire il loro risentimento verso l’Austria, senza riuscire mai ad accattivarsi completamente il mondo contadino in parte colpito dal rinnovo delle liste di leva. Il governo austriaco ricercò consensi anche attraverso uno dei più importanti interventi di politica territoriale che il Veronese avesse mai co- nosciuto, destinato però a partire qualche anno più tardi, e cioè la bonifica delle Valli Grandi alla quale il governo stesso partecipò anticipando il 10% della spesa totale. Dal punto di vista militare il Quadrilatero, durante il corso della guerra, dimostrò tutta la propria compattezza, malgrado i Piemontesi fossero giunti senza ostacoli fino alle porte di Verona e questo non poteva non rappresen - tare un segnale d’allarme rilevante per l’esperto feldmaresciallo austriaco. Fu quindi disposta la riapertura dei cantieri e la ripresa del piano Sholl per la costruzione di un campo trincerato a Verona, con un imponente sistema di forti esterni che avevano il compito di bloccare l’avanzata di un eserci- to nemico molto prima che questo arrivasse a distanza di tiro dalla cinta magistrale; allo stesso tempo furono rinforzate le fortezze di Peschiera e di Mantova.

I patrioti si riorganizzano: il Comitato democratico veronese

iuseppe Mazzini fu tra i primi a riprendere l’attività cospirativa, dopo Gil grave fallimento del ’48 e della Repubblica romana. Dal suo esilio di Londra aveva istituito un Comitato nazionale in collegamento diretto con la Svizzera e da lì con il Lombardo-Veneto. Il nuovo comitato mazziniano promosse un prestito nazionale di 10 milioni di Lire da ottenersi mediante la vendita di cartelle ai vari patrioti sparsi sul territorio italiano. A Verona dopo il 1849 le sparute forze del patriottismo liberale presero a riunirsi intorno alla libreria di Domenico Cesconi in via Leoni, dove si da- vano spesso appuntamento Carlo Montanari, Giulio Faccioli e Aleardo Ale- ardi. Cesconi era in rapporti con Luigi Dottesio, figura emblematica della Tipografia Elvetica di Capolago (sul lago di Lugano) – che pubblicò la colla - na dei Documenti della guerra santa d’Italia , un’organica raccolta di opere che avrebbero ricordato ed esaltato l’eroico biennio 1848-1849 – e proprio con lui si incontrò nel gennaio e nell’agosto 1850. L’opera di Dottesio, fino al suo arresto avvenuto nel gennaio 1851, fu molto

28 I luoghi del Risorgimento L’Ossario di Custoza

’Ossario di Custoza conserva le tuito un comitato promotore presie- Lspoglie dei soldati morti nelle ce- duto da Giulio Camuzzoni, senatore lebri battaglie del 1848 e del 1866. Il e sindaco di Verona. Membri del co- monumento fu costruito per volontà mitato furono il poeta veronese Ale- del parroco di Custoza don Gaetano ardo Aleardi , il senatore e presiden- Pivatelli, che ottenne da Umberto I re te dell’Accademia dei Lincei Angelo d’Italia e dall’imperatore Franz Jose- Messedaglia ed il generale Giuseppe ph l’appoggio a raccogliere insieme Salvatore Pianell distintosi nella bat- le spoglie dei morti austriaci ed ita- taglia di Custoza del 1866. liani in pietosa commemorazione e Il giornale ‘L’Arena’ promosse una in segno di pacificazione tra i popoli sottoscrizione e fu indetto un concor- una volta nemici. so di idee vinto dall’architetto Gia- Come scrive il cavalier Renato Ada- Franco. L’Ossario fu costruito mi, cittadino sommacampagnese con in sedici mesi e venne solennemen- la passione della storia locale, «don te inaugurato il 24 giugno 1879 alla Pivatelli, spronato da un fraterno presenza del duca d’Aosta. sentimento di pietà, sentì come una Per la sua particolarità di custodire missione il dovere di raccogliere in indistintamente le spoglie dei cadu- maniera più decorosa, in un luogo ti appartenenti ai diversi eserciti che più appropriato, quelle misere spo- si scontrarono nelle battaglie risor- glie». Pivatelli «scrisse perfino al re gimentali, l’Ossario di Custoza può Vittorio Emanuele II, e all’impera - essere definito un vero e proprio mo - tore Francesco Giuseppe d’Austria, numento europeo. È a Custoza che affinché si degnassero di concorrere l’Europa, un tempo terra di scontro all’erezione di un mausoleo, degno tra poteri e culture, trovò una delle di accogliere i resti mortali di tutti i sue prime e più importanti rappre- caduti nelle battaglie di Custoza del sentazioni simboliche di quella unità 1848 e 1866, anche se di popoli diver - nella diversità che oggi costituisce il si. Scrisse a vari giornali. La proposta motto dell’Unione Europea. trovò notevole consenso. Il gior- nale l’Arena iniziò una sottoscri- zione». La nascita dell’Ossario di Custoza fu molto sentita per il suo alto valore simbolico di unificazione nella compassione e nella memoria per i caduti di entrambi gli schieramenti. Alcu- ne delle personalità più influenti della cultura veronese parteci- parono attivamente al percorso che portò alla costruzione del monumento. Nel 1875 fu costi - Ossario di Custoza, particolare dell’iscrizione dedicatoria.

29 importante per ricompattare i patrioti veronesi e per metterli in collegamen- to con gli altri comitati del Lombardo-Veneto e della Svizzera, in un periodo di relazioni clandestine piuttosto intense. Come ebbe modo di ricordare il citato Fasanari, con l’arresto di Luigi Dotte- sio «si apre un nuovo periodo per la storia patriottica di Verona, il periodo cioè degli arresti, delle prigioni e delle condanne». Solo un preludio dunque a quello che accadrà nel biennio successivo. Nel corso del 1850 il gruppo veronese che gravitava attorno alla libreria di Cesconi andò consolidandosi giungendo, verso la fine dell’anno, alla co - stituzione del Comitato democratico nel quale primeggiavano le figure di Domenico Cesconi, Giulio Faccioli, Giuseppe Maggi e Carlo Montanari. Il comitato veronese rappresentava una costola di quello mantovano, animato da don Enrico Tazzoli e intimo conoscente di Montanari, e di questo aveva assunto anche gli indirizzi politici generali improntati al mazzinianesimo repubblicano.

Scatta la repressione

a rete di collegamenti e di relazioni clandestine nel Lombardo-Veneto Laveva assunto ormai proporzioni troppo rilevanti per rimanere nasco- sta alla polizia austriaca che dopo 1848 aveva moltiplicato le proprie forze d’ intelligence sul territorio. L’inizio dell’operazione che portò allo smantellamento dei comitati maz- ziniani di Mantova, Verona e Venezia avvenne grazie alla scoperta casuale di una cartella del prestito trovata in casa di Luigi Pesci a Castiglione delle Stiviere. Attraverso la confessione di Pesci si arrivò a don Tazzoli che tene - va in casa un registro cifrato con i nomi di tutti i contraenti del prestito. La polizia austriaca ci mise del tempo per decriptare il registro di don Tazzoli che mantenne a lungo un contegno esemplare durante gli interrogatori. Lo stesso non fecero altri fermati e così, pedina dopo pedina, vennero scoperti tutti i principali esponenti dei due comitati tra i quali i veronesi Domeni- co Cesconi, Giulio Faccioli e, successivamente, Carlo Montanari, Giuseppe Maggi e Gerolamo Caliari. Ci volle parecchio tempo perché gli arrestati cedessero ma alla fine si piega - rono e gli Austriaci ottennero le loro confessioni. Il 4 dicembre 1852 venne pubblicata a Mantova la prima sentenza del processo contro dieci imputati. Il legnaghese Angelo Scarsellini che da tempo agiva presso il comitato ve- neziano fu condannato a morte, il veronese Faccioli condannato a dodici anni di carcere. Successivamente venne condannato a morte anche Montanari, mentre Ce- sconi ebbe dodici anni di carcere e Caliari dieci. L’ultima sentenza, del 19 marzo, condannava a morte il legnaghese Pier Domenico Frattini che da tempo viveva a Mantova. Maggi usufruì invece del decreto di amnistia che arrivò lo stesso 19 marzo poco dopo l’esecuzione della condanna di Frattini.

30 Nasce il Regno d’Italia

e impiccagioni di Mantova rappresentarono uno Ldei momenti più tragici del dominio austriaco nel Lombardo-Veneto e segnarono profondamente l’im- maginario popolare. Di ciò si rese conto quasi subito anche lo stesso governo imperiale che a partire dal 1856 tentò una risposta distensiva. Venne disposta un’amnistia politica e la cessazione del controllo mi- litare esercitato da Radetzky con l’invio nel corso del 1857, in qualità di nuovo viceré, del fratello dell’imperatore, l’arciduca Mas - similiano d’Asburgo, uomo moderato e avveduto. Nel frattempo però la grande storia proseguiva il proprio corso fuori dai con - fini veronesi. Una sera di gennaio del 1858 l’italiano Felice Orsini, patriota di antica data, assieme ad altri tre congiurati lanciò alcune bombe all’indirizzo del nuovo imperatore di Francia Napoleone III. Poco dopo i quattro bom - baroli vennero arrestati e dal carcere Orsini spedì una lettera all’imperatore francese chiedendogli di farsi carico della triste situazione italiana e della liberazione della penisola. Il gesto disperato dei quattro italiani convinse Napoleone III che fosse prefe - ribile guidare il cambiamento nella penisola anziché subirlo. Decise quindi di invitare a Plombieres il primo ministro piemontese Cavour, di accordarsi su di un possibile intervento in Italia contro l’Austria, per una ridefinizione dell’assetto geopolitico della penisola. A questo punto a Cavour, ottenuto l’appoggio delle armi francesi, mancava solo il casus belli che sarebbe arrivato di lì a poco tempo quando l’Austria, stanca dei continui movimenti di militari, regolari e volontari, in prossimità del confine inviò un ultimatum che Cavour ebbe gioco facile a rifiutare. Le operazioni belliche iniziarono il 29 aprile quando gli Austriaci invasero il Piemonte, da dove però furono ricacciati indietro dopo l’arrivo dei primi contingenti francesi. L’8 giugno Napoleone III e Vittorio Emanuele II entra - rono vittoriosi a Milano dove il municipio votò l’annessione al Piemonte. Il 24 giugno ci furono le due grandi battaglie di S. Martino e Solferino, an - che se di fatto esse rappresentarono varie fasi di un unico grande scontro, il più grande dopo quello di Lipsia (parteciparono circa 230.000 uomini), che con il loro carico di morte in grado di impressionare mezza Europa determi - narono le sorti della guerra. È abbastanza noto infatti che in seguito a quei due episodi, nei quali gli eserciti Franco-Piemontesi avevano “tenuto” nei confronti degli Austriaci, Napoleone III decise unilateralmente di arrivare ad un armistizio con l’Austria disposto a Villafranca l’11 luglio con il quale la Lombardia passò al Piemonte. In questa occasione la piazza di Verona non era stata nemmeno sfiorata dal - la guerra, anche se gli abitanti della fortezza udirono il rombo dei cannoni in lontananza e videro i carri dei feriti che impietosamente sfilavano verso l’ospedale militare di S. Spirito. Dopo il 24 giugno, prima che si diffondesse la notizia dell’armistizio, in molti pensarono che i Franco-Piemontesi avreb-

31 bero tentato l’assedio di Verona: ma ovviamente non si vide mai nessun tri- colore all’orizzonte. All’interno del fronte patriottico la delusione per l’esito della guerra fu enor- me e venne ulteriormente acuita dalle notizie che cominciarono ad arrivare dalla Sicilia: a partire dalla primavera del 1860, Giuseppe Garibaldi aveva dato inizio ad una delle epopee militari più famose della storia che lo porterà a realizzare quello che nel nord non era riuscito completamente. La spedizio- ne del generale nizzardo attirò fin da subito 24 veronesi che si arruolarono con lui nel viaggio verso e che lo seguirono nella conquista del Re- gno delle Due Sicilie fino a giungere a Napoli. Tra l’aprile 1859 e il novembre 1860 - in meno di due anni - la quasi totalità della penisola fu unificata sotto la guida, talvolta attiva e talvolta passiva, di Vittorio Emanuele II, proclama - to re del nuovo regno dal parlamento sabaudo il 17 marzo 1861.

Ultimo atto: il Veneto

Il nuovo Stato era però nato monco: mancavano infatti il Veneto, dove gran- dissima era stata la delusione per l’epilogo della seconda guerra d’indipen- denza, e Roma. Per quanto riguarda quest’ultima, il più deluso continuò ad essere Garibaldi che era stato opportunamente fermato a Teano dalle truppe piemontesi in un primo momento e che verrà di nuovo fermato nel 1862 sull’Aspromonte, questa volta dal regio esercito. A Verona e nell’intera provincia, nel periodo compreso tra il 1861 e il 1866 non ci furono eventi di grande rilievo, anche se esisteva già dal 1859 un comitato nazionale in collegamento con il comitato centrale di Torino. In questi anni, a parte il fermento per le gesta garibaldine, l’evento clou fu probabilmente l’inaugurazione del monumento a Dante Alighieri nel sesto centenario della nascita avvenuta il 14 maggio 1865 e voluta dall’Accademia di Agricoltura e dalla Società di Belle Arti per rivendicare la propria italianità. Ancora una volta i patrioti veronesi dovettero confidare in eventi esterni. Nel corso del 1865 il neonato regno d’Italia si inserì all’interno delle contese poli - tiche e militari che stavano accompagnando il processo di nascita dello Stato tedesco mediante un’alleanza con la in funzione antiaustriaca, dalla quale ottenne la promessa del Veneto in caso di vittoria militare. Quando nel giugno 1866 scoppiò la guerra le forze armate italiane impegnate a Custoza e nella battaglia navale di Lissa furono in entrambi i casi sconfitte, lasciando ai corpi volontari di Garibaldi il compito di salvare l’onore con la vittoria di Bezzecca. Tuttavia le sorti generali del conflitto furono decise dalla vittoria prussiana a Sadowa che costrinse gli Austriaci all’armistizio e a cedere il Ve - neto all’Italia, attraverso la mediazione francese così come era già avvenuto per la Lombardia. Il 12 agosto venne firmata la tregua tra il governo italiano e quello austriaco ma la pace venne siglata solo nell’ottobre successivo. Dal giorno 6 di quel mese il comando militare di Verona permise la vendita di oggetti tricolori in città dove non si verificarono particolari tumulti anche se l’atmosfera ven -

32 ne funestata dall’uccisione da parte degli austriaci della giovane Carlotta Aschieri. Dopo l’arrivo del commissario francese che avrebbe dovuto ricevere le piaz- ze del veronese dalle autorità austriache per girarle agli Italiani si fissò per l’11 ottobre l’ingresso delle truppe regie nella fortezza di Legnago e per il 16 in quella di Verona. L’ultimo atto, quello che doveva formalizzare l’annessio- ne, sarebbe stato il plebiscito popolare convocato per il 21 ottobre e dal quale uscirono i seguenti risultati: 88.864 “sì” e 5 “no”.

33

Coordinamento provinciale degli eventi culturali in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia

• Mostre • Conferenze e convegni • Rievocazioni storiche • Itinerari storico-monumentali L’Assessore alla Cultura della Provincia di Verona e la Fondazione Fioroni desiderano rin- graziare le amministrazioni comunali e gli enti che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto di coordinamento, mettendo a disposizione i programmi culturali elaborati in occasione di “Italia 150”. Comune di Verona Verona

Mostra Venerdì 13 maggio 2011 Arsenale Il museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo al regno d’Italia Una mostra a cura dell’Assessorato alla Cultura e della Direzione Musei e Monumenti del Comune di Verona Durata: fino a domenica 11 settembre 2011

Itinerario storico - monumentale Sabato 28 maggio 2011, ore 15.00-19.00 Domenica 29 maggio 2011, ore 15.00-19.00 “I tesori veronesi” 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata a forte Gisella (Dossobuono)

Itinerario storico - monumentale Sabato 1 ottobre 2011, ore 15.00-19.00 Domenica 2 ottobre 2011, ore 15.00-19.00 “I tesori veronesi” 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata alla Caserma Dalla Bona (Ospedale Militare Austriaco) e a Palazzo Carli.

Mostra Mercoledì 5 ottobre 2011, ore 17.30 Biblioteca Universitaria “Arturo Frinzi” Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: fino a lunedì 31 ottobre 2011 Apertura: tutti i giorni (domenica inclusa), dalle ore 8.15 alle ore 23.45

37 Il museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo al regno d’Italia

l Museo del Risorgimento di Verona, con la tradizione urbana. Questa sede Iinaugurato a palazzo Forti nel 1938 dal è testimone della città dell’impero di ministro Giuseppe Bottai, venne chiuso Francesco I e di Francesco Giuseppe, il nelle ristrettezze economiche del dopo- periodo da cui la mostra inizia il suo per- guerra. Nel 1953, in occasione del cen - corso. Un itinerario pensato per essere al tenario della morte del patriota mazzi- contempo didattico e divertente, come niano Carlo Montanari, la città partecipò un racconto illustrato, controllato nei ad un nuovo taglio del nastro. Ma anche contenuti e, tuttavia, didascalico, corre- stavolta la durata fu effimera. Il cantiere dato da apparati video, da installazioni di restauro del Museo, iniziato nel 1958, accattivanti, da sequenze fotografiche lento e faticoso, giunse a termine il 16 per accompagnare il visitatore in modo ottobre 1966, con perfetto tempismo sul piacevole e sorprendente. giorno dell’anniversario dell’annessione La prima sezione è giocata sull’icona di Verona al Regno d’Italia. L’entusiasmo del centenario esaurì la sua carica già nei primi anni Settanta, quando il Museo chiuse definitivamente, per lasciare pro - gressivamente sempre più spazio alla Galleria d’Arte Moderna. Il Museo del Risorgimento torna adesso nella forma più misurata e realistica del- la mostra per commemorare il 150° anno dell’unità d’Italia. Le raccolte, del resto, si formarono dall’origine con documenti ufficiali e cimeli dei reduci locali, anche per essere reliquie da esibire nelle litur- gie ufficiali della patria. Senza paura di inciampare nella retorica e, considera- ti i tempi, senza il timore delle critiche alla retorica del patriottismo. La mostra, dunque, corre consapevolmente qualche rischio con l’obiettivo di dimostrare il valore insostituibile delle collezioni civi- che risorgimentali nel narrare anzitutto un pezzo importante della storia di Ve- della principessa Sissi, Elisabetta Amalia rona, che, solo secondariamente, diventa di Baviera, documentando il suo passag- storia del Risorgimento. gio a Verona, quale simbolo della corte L’esposizione avrà luogo nella sede asburgica dell’immaginario, dei palazzi dell’ex Arsenale austriaco, una delle ar- festosi e dei valzer. L’Austria elegan- chitetture militari più importanti della te e sontuosa che, forse, la città respirò città asburgica, le cui murature alter- al tempo del Congresso di Verona nel nano il cotto e la pietra come le mura 1822, quando fu ospitato anche lo zar di medievali scaligere, in perfetta sintonia Russia a Palazzo Canossa. Il contraltare

38 alla corte del sogno è la città- Caldiero, Cesare De Paoli da fortezza del quadrilatero Parona, Giuseppe Flessati da (Verona, Mantova, Peschie - Cerea, Luigi Prina e Luigi Za- ra e Legnago), il sistema nini da Villafranca, Antonio difensivo del fedelmare- Siliotto da Porto di Legnago. sciallo Radetsky, l’Austria I loro cimeli e quelli dei ga- oppressiva e dei controlli. ribaldini coinvolti nel Corpo Un’Austria dei divieti e dei volontari nel 1866 furo - del regime, testimoniata no accolti nelle collezioni da stampe, fotografie, civiche con la sacralità proclami, avvisi, e dovuta agli eroi: il da armi bianche e da fucile di Pirolli, le fuoco. Questo volto medaglie di Zoppi, oppressivo alimentò la divisa rossa di Lu- un sentimento antia- dovico Salomoni. Al- sburgico. cune reliquie di Gari- Il 1848 fu cruciale baldi sono eccentriche, perché molti veronesi come un ciuffo di capelli sostennero le iniziative conservato in una teca e il del papa Pio IX, sognando menù del pranzo consuma- di essere liberati dalla sua discesa nella to all’Hotel Due Torri nel 1867, quando contesa. Personaggi radicati nella storia venne in visita ufficiale. Questa sezione veronese, come Aleardo Aleardi, Fran- propone anche uno dei dipinti più im- cesco Betteloni, Caterina Bon Brenzoni portanti dell’esibizione, un delizioso ac- dedicarono delle poesie al papa come querello su cartoncino di Domenico In- angelo liberatore. Le memorie di questo duno che raffigura una ragazza intenta a fervore e della delusione provata quan- pulire una fotografia dell’eroe genovese. do Pio IX non corrispose alle attese, pre- Altre opere pittoriche in mostra sono pararono il terreno all’impegno più laico il quadro Grandi manovre di Giovanni di Carlo Montanari e dei suoi compagni. Fattori, due vedute di Verona di Carlo Le fonti in mostra restituiscono la vita Ferrari e la Fucilazione di Luigi Lenotti del di Montanari, aristocratico e architetto, 1860 di Pino Casarini. con i suoi progetti per chiese e palazzi, C’è poi il quadro storico di Pietro Ros- e la sua adesione coraggiosa alle idee di si, L’uccisione di Carlotta Aschieri il 6 ot- Giuseppe Mazzini, fino alla condanna a tobre 1866. Ultimo ricordo d’Austria , che morte a Belfiore. caratterizza emotivamente la sezione Una sezione speciale riguarda l’impresa conclusiva sulla liberazione di Verona dei Mille. I veronesi che s’imbarcarono dagli Austriaci, in combinazione con il con Giuseppe Garibaldi furono sedici: tavolino originale del bar Zampi di piaz- Alessandro Barbesi, Antonio Bellini, za Bra su cui Carlotta, giovane e incinta, Pietro Fiorentini, Pietro Pirolli e Cesa- cadde uccisa da una baionetta austriaca. re Zoppi di Verona, Gerolamo Barbieri Il racconto degli ultimi giorni del do- da Bussolengo, Giovanni Battista Bisi e minio asburgico procede tra avvisi del Giovanni Battista Fantoni da Legnago, podestà italiano Edoardo De Betta e del Antonio Butturini da Pescantina, Silvio comandante austriaco Federico Jakobs Contro da Cologna, Santi Cengiarotti da in un crescendo drammatico chiuso dal-

39 la proclamazione della liberazione e dai integrare le testimonianze di proprietà documenti sul plebiscito di annessione comunale prestando le mappe delle for- al Regno d’Italia. Tra i pezzi finali della tezze e alcune lettere di Aleardi. Il Mu- mostra ci sono la fascia tricolore del pri- seo Fioroni di Legnago, erede della stra- mo sindaco scaligero, lo stesso Edoardo ordinaria casa-museo di Maria Fioroni, De Betta, e le divise della prima legione allestita anch’essa in epoca fascista come della Guardia Nazionale di Verona. il museo cittadino, mette a disposizione Alla mostra forniscono un contributo una bandiera italiana cucita a mano dai anche il Museo di Storia Naturale di Ve - Legnaghesi nel 1865, oltre ad altri ogget - rona, la Biblioteca Civica di Verona e il ti curiosi, tra cui un’ulteriore reliquia, Museo Fioroni di Legnago. Il primo per la teca con il calco funebre del volto di documentare la campagna archeologica Giuseppe Mazzini, impressionante, ma condotta a Peschiera dall’esercito au- emblematica del sentimento ottocente- striaco allo scopo di scavare un villaggio sco per la religione della patria. dell’età del Bronzo. La Biblioteca per

Il museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo al regno d’Italia Una mostra a cura dell’Assessorato alla Cultura e della Direzione Musei e Monumenti del Comune di Verona Verona, Arsenale 13 maggio 2011 – 13 settembre 2011

40 Comfoter Istituto Storico Architettura Militare 8*(!*0 .|>/(

Conferenza Mercoledì 2 marzo 2011, ore 21.00 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Le bandiere degli Stati preunitari italiani, 1814-1861 Relatore: Nazario Barone

Itinerario storico - monumentale Sabato 5 marzo 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata dall’Arsenale dell’Imperatore a Piazza Brà Relatore: Romana Caloi

Conferenza Martedì 15 marzo 2011, ore 17.30 Circolo Ufficiali di Castelvecchio La battaglia di Montanara e Curtatone Relatore: Antonio Badolato

Itinerario storico - monumentale Venerdì 1 aprile 2011 I luoghi del Risorgimento nella provincia di Verona Visita guidata a Pastrengo e Rivoli Relatore: Franco Apicella

Conferenza Mercoledì 6 aprile 2011, ore 17.30 Circolo Ufficiali di Castelvecchio 17 marzo 1861 Relatore: Luciano Tumiet

Conferenza Venerdì 8 aprile 2011, ore 17.30 Circolo Ufficiali di Castelvecchio I primi passi dell’unità italiana Relatore: Umberto Bardini

Itinerario storico - monumentale Sabato 9 aprile 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata da Piazza Brà al Cimitero Austriaco Relatore: Romana Caloi

41 Conferenza Giovedì 14 aprile 2011, ore 17.30 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Il ruolo della cavalleria nelle campagne risorgimentali Relatore: Franco Apicella

Itinerario storico - monumentale Sabato 30 aprile 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata dall’Adigetto all’Ospedale Militare Relatore: Romana Caloi

Mostra Sabato 30 aprile 2011 Circolo Ufficiali di Castelvecchio 150 anni di uniformi, 1861-2011 A cura del Gruppo Modellisti Scaligeri Durata: fino a domenica 8 maggio 2011 Apertura: martedì, 10.00-19.00; dal mercoledì al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00

Itinerario storico - monumentale Mercoledì 4 maggio 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata a palazzo Carli Relatore: Romana Caloi

Conferenza Martedì 17 maggio 2011, ore 21.00 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Il territorio fortificato veronese dagli Asburgo allo Stato unitario Relatore: Fiorenzo Meneghelli

Conferenza Venerdì 27 maggio 2011, ore 17.30 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Francobolli: dagli Stati preunitari all’unità d’Italia Relatore: Ercolano Gandini, Alberto Rossini

Mostra Martedì 31 maggio 2011, ore 17.30 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Il territorio fortificato veronese: dall’impero austro-ungarico al regno d’Italia Una mostra a cura dell’Istituto Storico Architettura Militare Durata: fino a giovedì 30 giugno 2011 Apertura: martedì, 10.00-19.00; dal mercoledì al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00

42 Conferenza Giovedì 9 giugno 2011, ore 17.30 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Monete: dagli Stati preunitari all’unità d’Italia Relatore: Antonio Braggio

Itinerario storico - monumentale Venerdì 10 giugno 2011 I luoghi del Risorgimento nella provincia di Verona Visita guidata a Custoza e Oliosi Relatore: Franco Apicella

Conferenza Giovedì 16 giugno 2011, ore 21.00 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Proiezione del documentario “L’inno di Mameli” Relatore: Mauro Quattrina

Conferenza Giovedì 29 settembre 2011, ore 21.00 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Verona 24 giugno-16 ottobre 1866 Relatore: Franco Apicella

Conferenza Sabato 1 ottobre 2011, ore 20.45 Sala del Consiglio della Provincia di Verona Proiezione del documentario sulla caserma “Dalla Bona” Relatore: Mauro Quattrina

Conferenza Mercoledì 12 ottobre 2011, ore 21.00 Circolo Ufficiali di Castelvecchio 12 ottobre 1866: nasce l’Arena Relatore: Alessandra Vaccari

Itinerario storico - monumentale Venerdì 4 novembre 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata a Palazzo Carli e all’Ospedale Militare Austriaco (Caserma Dalla Bona) Relatore: Romana Caloi

Convegno Sabato 5 novembre 2011, ore 9.30 Provincia di Verona – Loggia del Consiglio Verona dagli Asburgo al regno d’Italia. Storia e cronaca di una città fortezza Il territorio fortificato veronese: 1815-1915 Relatore: Fiorenzo Meneghelli

43 Verona militare dal 1866 al 1900. Rapporti tra civili e militari Relatore: Leonardo Malatesta Dall’aquila al tricolore. Lo spirito pubblico a Verona negli anni dell’unità Relatore: Maurizio Zangarini Verona città fortezza tra cronaca e storia Relatore: Michele Gragnato

Mostra Martedì 13 dicembre 2011, ore 17.00 Circolo Ufficiali di Castelvecchio Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: fino a domenica 18 dicembre 2011 Apertura: martedì, 10.00-19.00; dal mercoledì al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00

44 Il territorio fortificato veronese: dall’impero austro-ungarico al regno d’Italia

l territorio veronese è stato storica- un’armata di più di 70.000 uomini che Imente un centro strategico e militare raggiunse le oltre 110.000 unità durante di primaria importanza per il controllo le vicende militari del 1859. dell’area padana e per il suo collegamen- Gli edifici militari erano costituiti da ca - to con l’area germanica. È in quest’area serme di fanteria e cavalleria, da stabili- che si concentrò l’enorme impegno fi - menti e da magazzini per i viveri (pani - nanziario e militare dell’impero austro- ficio militare), per il vestiario, per i fini - ungarico (1814-1866) con Verona al centro menti dei cavalli, ecc.; da un arsenale di della regione fortificata del Quadrilatero artiglieria, da polveriere, da stabilimenti (Verona, Peschiera, Mantova e Legnago). pirotecnici, da officine, da comandi mili - Nel 1834 si stimava in circa 6.000 uomi - tari, da ospedali, da tribunali, da prigio- ni la numerosa manodopera necessaria ni, dalla direzione del genio, ecc. alla costruzione del poderoso sistema Il generale von Scholl elaborò un piano fortificato di Verona. La città divenne difensivo da attuarsi in più fasi, spesso una grande caserma in cui trovarono in- concomitanti con gli eventi bellici che vi- sediamento tutti i servizi civili e militari dero Verona protagonista nelle tre guer- necessari per il mantenimento nella piaz- re di indipendenza italiana, 1848, 1859 e zaforte di una guarnigione che avrebbe 1866. La prima fase riguardò l’aggiorna - potuto raggiungere i 15.000 soldati. Ve- mento ed il rafforzamento delle mura ur- rona si trasformò nel centro logistico di bane disegnate dai Veneziani; tra il 1833 e tutto il Quadrilatero dove era stanziata il 1844 vennero rifatti i bastioni della cinta

45 sanmicheliana e rafforzata quella collina- Lo sbarramento di Rivoli a chiusura del- re. Tra il 1837 e il 1844 vennero costruiti la valle dell’Adige, realizzato nel periodo sulla dorsale collinare tre forti e quattro 1849-1852, venne ritenuto ancora valido torri dette “massimiliane”, nonché altri sotto il profilo tecnico. Si decise per il suo due forti staccati dalle mura in destra e aggiornamento (1880-1885) prevedendo sinistra Adige. Dopo la campagna belli- l’inversione (da sud a nord) del fronte ca piemontese del 1848 venne invece co - dei forti (forte di Ceraino, batteria bassa struita una prima cerchia di undici forti del Forte di Rivoli). Inoltre, allo scopo di (1848-59), posti ad una distanza variabile interrompere l’accesso alla riva destra dal fronte bastionato compresa tra 1 e 2,4 dell’Adige, venne costruita la batteria chilometri. della Tagliata di Incanal (1884). Tra il Con la perdita della Lombardia nel 1859, 1880 e il 1885 vennero realizzati anche i Verona diventò per l’Austria il cardine forti S. Marco e Masua, successivamente difensivo più importante: venne quin- aggiornati nel primo Novecento. di realizzata la seconda cerchia di nove Sul lato nord-orientale di Verona, sul- forti staccati (1860-66). L’intero territo - le propaggini dei monti Lessini – con rio veronese venne fatto oggetto di uno l’obiettivo di controllare le valli alpine straordinario piano difensivo che vide la che si aprono verso la pianura – si costru- realizzazione del campo trincerato di Pe- irono forte Castelletto (1885, rinnovato schiera con diciassette forti, di Pastrengo nel primo Novecento), forte San Briccio con quattro forti e una torre del telegrafo (1885) e la batteria Monticelli (1888) e, e di Rivoli con quattro forti. nei primi del Novecento, i forti S. Viola e Nel corso del Risorgimento, Verona rap - Monte Tesoro. presentò sempre l’obiettivo “centrale” Anche con l’avvento dello stato unitario di ogni campagna militare; la conquista italiano l’area veronese mantenne quindi della città avrebbe permesso il controllo la sua funzione strategico-militare fino di tutta la pianura padana. Il 16 ottobre allo scoppio della prima guerra mondia- 1866, con la conclusione della terza guer - le. ra d’Indipendenza, le truppe italiane Scopo della mostra è promuovere la entrarono in Verona ponendo fine al do - conoscenza dei forti veronesi, uno dei minio asburgico della città, iniziato nel più importanti complessi fortificati del 1814. Il plebiscito di annessione chiuse Veneto realizzato in età contemporanea una fase fondamentale nell’evoluzione (i forti austriaci del Veronese corrispon - del sistema difensivo dell’area veronese dono a circa il 60% di quelli presenti per aprirne un’altra con nuove prospet- nell’intera regione). Un grande sistema tive. Il confine con l’Austria venne a tro - difensivo, funzionale al controllo di un varsi sulla linea dell’attuale demarcazio- vasto territorio e capace di dissuadere ne tra il Veneto e il Alto Adige, il “nemico” da un attacco diretto: per ponendo la città di Verona praticamente questo motivo le fortificazioni veronesi sul limite territoriale del Regno. non vennero mai coinvolte direttamente Le fortificazioni asburgiche pensate per un nelle azioni belliche – né nelle campagne “nemico” proveniente prevalentemente da risorgimentali né tantomeno nella prima ovest e sud vennero considerate obsolete guerra mondiale – mantenendosi in gran e inefficaci; per questo si rese necessario parte fino ai giorni nostri. ripensare e riorganizzare le difese a nord L’area veronese che va dal Lago di Gar- della città. da alle prealpi del Baldo e dei Lessini, ai

46 fiumi Adige e Mincio può essere definita protagonista di questi eventi. Il ricono- proprio in ragione di questo grande siste- scimento di questo importante patrimo- ma difensivo un “territorio fortificato” che nio storico-architettonico profondamen- costituisce un patrimonio storico che per te integrato con le valenze ambientali la sua estensione e diffusione, nonché per del territorio in cui si colloca, consente la sua qualità architettonica ed ambientale di promuovere delle linee d’azione per non ha eguali in ambito nazionale. la valorizzazione del sistema difensivo La mostra inserita nelle celebrazioni per e quindi del territorio veronese ad esso i 150 anni dell’unità d’Italia, intende far collegato. conoscere il sistema difensivo veronese per il ruolo storico nelle vicende risorgi- Fiorenzo Meneghelli mentali che hanno sempre visto Verona Istituto Storico Architettura Militare

Il territorio fortificato veronese: dall’impero austro-ungarico al regno d’Italia Una mostra a cura dell’Istituto Storico Architettura Militare Verona, Circolo Ufficiali di Castelvecchio 31 maggio 2011 – 30 giugno 2011 Apertura: martedì, 10.00-19.00; dal mercoledì al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00

Legnago, Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni 4 settembre 2011 – 16 ottobre 2011 Apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilità di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fondazio - ne Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-fioroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

47 Comune di Bardolino Bardolino

Conferenza Giovedì 17 marzo 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Genealogia del Risorgimento Relatore: Alberto Battaggia

Conferenza Venerdì 8 aprile 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Bardolino e le terre del Garda: teatro strategico degli eventi del Risorgimento Relatore: Franco Apicella

Conferenza Martedì 12 aprile 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi , scrittore nel Risorgimento Relatori: Ernesto Guidorizzi, Silvio Pozzani Conferenza Giovedì 5 maggio 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Le amiche della libertà nella Verona del Risorgimento: Caterina Bon Brenzoni e Nina Serego Alighieri Relatore: Paola Azzolini

Rievocazione storica Sabato 28 maggio 2011 - Domenica 29 maggio 2011 Calmasino Il combattimento di Calmasino (29 maggio 1848)

Conferenza Martedì 20 settembre 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Il clero e il Risorgimento veronese. La figura di don Pietro Castellani, parroco di Bardolino Relatore: Vasco Senatore Gondola Conferenza Giovedì 6 ottobre 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi a Bardolino Relatore: Armando Gallina Strade e piazze di Bardolino intitolate ad eventi e personaggi del Risorgimento Relatore: Ernesto Fasoletti

48 Comune di Castelnuovo del Garda Castelnuovo del Garda

Convegno Venerdì 8 aprile 2011, ore 20.45 Sala Civica “11 aprile 1848” Giornata di studi sul Risorgimento veronese

Costantino Nigra e i suoi tempi Relatore: Sergio Bracco

Il clero veronese nel Risorgimento Relatore: Vasco Senatore Gondola

Poesia e patria in Cesare Betteloni Relatore: Corrado Viola

Convegno Sabato 9 aprile 2011, ore 15.30 Sala Civica “11 aprile 1848” Giornata di studi sul Risorgimento veronese

Il canto degli Italiani di Relatore: Mauro Quattrina

Le prospettive dall’unità d’Italia all’Europa Relatore: Stefano Verzè.

49 Legnago Comune di Legnago

Itinerario storico - monumentale Sabato 10 settembre 2011, ore 15.00-19.00 Domenica 11 settembre 2011, ore 15.00-19.00 “I tesori veronesi” 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata all’Ospedale militare austriaco “Alla Prova” e al Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni

Rievocazione storica Domenica 2 ottobre 2011, ore 15.30 Piazza Libertà-Torrione Veneziano Momenti e fatti militari nella fortezza del Quadrilatero durante il 1848

50 Fondazione Fioroni Fondazione Fioroni

Conferenza Mercoledì 16 marzo 2011, ore 21.00 Fondazione Fioroni Presentazione del volume “L’arciprete e il cavaliere. Il Veneto nel Risorgimento” Relatore: Federico Melotto

Mostra Domenica 20 marzo 2011, ore 11.00 Fondazione Fioroni Inaugurazione delle nuove sale espositive del Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni

Mostra Domenica 17 aprile 2011, ore 11.00 Fondazione Fioroni Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: fino a domenica 29 maggio 2011 Apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilità di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fon - dazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-fioroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

Mostra Domenica 4 settembre 2011, ore 11.00 Fondazione Fioroni Il territorio fortificato veronese: dall’impero austro-ungarico al regno d’Italia Una mostra a cura dell’Istituto Storico Architettura Militare Durata: fino a domenica 16 ottobre 2011 Apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilità di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fon - dazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-fioroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

51 Mostra Domenica 23 ottobre 2011, ore 11.00 Fondazione Fioroni Un museo per la città. Maria Fioroni e il Museo del Risorgimento di Legnago Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: fino a sabato 31 dicembre 2011 Apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilità di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fon - dazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-fioroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

Mostra Domenica 6 novembre 2011, ore 16.00 Fondazione Fioroni Pier Domenico Frattini e i martiri di Belfiore Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: fino a sabato 31 dicembre 2011 Apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilità di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fon - dazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-fioroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

52 “Vivere in fortezza”. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero

’idea di una mostra didattica capace racchiude, nella sua apparente semplici- Ldi raccontare la vita quotidiana nei tà, un’insieme estremamente eterogeneo luoghi fortificati del Veronese – indub - di sollecitazioni e di problemi che me- biamente ben esemplificati nelle grandi ritano senza ombra di dubbio ulteriori strutture militari che costituivano il cele- approfondimenti. Il tema centrale del- berrimo Quadrilatero lombardo-veneto la mostra – la vita di ogni giorno nelle – muove dalla constatazione di trovarsi piazzeforti del Quadrilatero – costituisce in presenza di un tema negletto e non quindi l’occasione per una narrazione di sufficientemente approfondito dalla sto - lunghissimo periodo, a partire dall’im- riografia che da tempo ha affrontato i prescindibile esperienza veneziana, temi del Risorgimento. dell’eterogeneo rapporto tra le popola- Lo stesso titolo – “vivere in fortezza” – zioni civili e i luoghi fortificati.

53 storica, lascia emergere una quotidianità molto più problematica, in cui spesso le ombre sovrastano le luci. L’intento del percorso espositivo sarà appunto quello di sviscerare i dualismi e i contrasti che da sempre hanno accompagnato e legato inscindibilmente la storia delle fortezze e le vicende – in alcuni momenti anche tragiche – dei loro abitanti. Nel lungo pe - riodo, all’incirca dal primo Cinquecento all’unificazione, molti indicatori demo - grafici ed economici segnalano per le co - munità “fortificate” (Legnago e Peschie - ra in particolare) perduranti fenomeni di spopolamento, accompagnati da una più generale stagnazione economica, fa- Un rapporto, quest’ultimo, che spesso cilmente intuibile nel rarefarsi di spinte viene letto e percepito dal senso comune imprenditoriali per tutta l’età veneziana come “scontato” e immediato: la fortez- che torneranno solo ad Ottocento inol - za richiama alla mente l’immagine della trato. Di fronte a questi dati palesemen- difesa, del riparo, della sicurezza. Si trat- te indicatori di un radicato malessere di ta in realtà di un punto di vista per molti fondo, è parso logico interrogarsi se e in aspetti “edulcorato” ed effettivamente quale modo il “vivere in fortezza” abbia poco corrispondente ad una storia in- avuto un ruolo preponderante nell’inne- vece molto più articolata, una storia che scare dei meccanismi che in termini eco- se analizzata attraverso approcci storio- nomici odierni potrebbero essere definiti grafici recenti, ad esempio quelli della di recessione. storia economica o della demografia Per rispondere a queste interessanti

54 istanze, la mostra si snoda attraverso approvvigionamento cerealicolo legato temi che nella loro articolazione com- alla presenza di cospicui contingenti mi- plessiva vorrebbero cercare di descrivere litari, a quelli sanitari. più in profondità i meccanismi di que- Tutto un mondo, di antico e nuovo re - sto suggestivo rapporto uomo-fortezza. gime, che si affaccia dalle affascinanti Temi che consentissero, in altre parole, di carte della storia; tutto un brulichio di valutare attraverso precise esemplifica - uomini “comuni”, di eserciti, di soldati, zioni storiche e documentarie se, in qua- di truppe, di vite scandite dalla “noia” le modo e fino a che punto il “vivere in della guarnigione che richiama alla men- fortezza” abbia vincolato la quotidianità te echi di buzzatiana memoria, di vite di della vita comunitaria. Dai disagi legati tanto in tanto scosse da tragici e sangui- ai cantieri decennali delle “fabbriche” nari assedi, da roboanti cannoni e da im- cinquecentesche, al reclutamento forzo- ponenti macchine da guerra. “Vivere in so delle popolazioni locali; dagli enormi fortezza” insomma, nel bene e nel male. impatti della costruzione fortezze sugli assetti ambientali, agli enormi carichi economici sopportati dalle comunità per Andrea Ferrarese il loro mantenimento; dai problemi di Direttore – Fondazione Fioroni

“Vivere in fortezza”. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Legnago, Fondazione Fioroni 17 aprile 2011 – 29 maggio 2011 Apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilità di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fondazio - ne Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-fioroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

Peschiera del Garda, Museo della Palazzina Storica 25 giugno 2011 – 25 settembre 2011 Apertura: sabato e domenica, 10.00-12.00

Verona, Biblioteca Universitaria “Arturo Frinzi” 5 ottobre 2011 – 31 ottobre 2011 Apertura: tutti i giorni (domenica inclusa), 8.15-23.45

Villafranca, Palazzo del Trattato 5 novembre 2011 – 20 novembre 2011 Apertura: ogni mattina su prenotazione per gruppi e scolaresche (Biblioteca Comunale di Villafranca, tel. 045.7902901, [email protected]). Nei pomeriggi di sabato e domenica: ore 15.00-19.00

Verona, Circolo Ufficiali di Castelvecchio 13 dicembre 2011 – 18 dicembre 2011 Apertura: martedì, 10.00-19.00; dal mercoledì al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00

55 Pastrengo Comune di Pastrengo

Rievocazione storica Sabato 30 aprile 2011 163° Anniversario della Carica dei Carabinieri a Pastrengo

Itinerario storico - monumentale Domenica 15 maggio 2011, ore 15.00-19.00 “I tesori veronesi” 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata ai forti Degenfeld, Leopold e al Telegrafo Ottico

56 Comune di Peschiera del Garda Peschiera del Garda

Conferenza Lunedì 7 marzo 2011, ore 15.30 Sala Civica, Piazza S. Marco Ippolito Nievo: vocazione letteraria e impegno politico Relatore: Carlo Bortolozzo

Conferenza Lunedì 14 marzo 2011, ore 15.30 Sala Civica, Piazza S. Marco I primi tormentati anni dell’Italia unita Relatore: Umberto Bardini

Conferenza Lunedì 21 marzo 2011, ore 15.30 Sala Civica, Piazza S. Marco Storia e interpretazioni del Risorgimento italiano Relatore: Dennis Borin

Mostra Sabato 25 giugno 2011 Museo della Palazzina Storica Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: fino a domenica 25 settembre 2011 Apertura: sabato e domenica, 10.00-12.00

57 Rivoli Comune di Rivoli

Conferenza Giovedì 24 marzo 2011, ore 10.30 Palestra Comunale Il territorio prima e dopo l’Unità d’Italia Lettera del soldato piemontese Pietro Antonio Boggio Bertinetto spedita da Rivoli il 24 giugno 1848 Relatori: Mirco Campagnari, Enzo Gradizzi, Maurizio Delibori.

Itinerario storico - monumentale Sabato 14 maggio 2011, ore 15.00-19.00 “I tesori veronesi” 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata al forte Wohlgemuth

Conferenza Sabato 14 maggio 2011, ore 21.00 Sala Consiliare di Corte Bramante I Piemontesi al campo di Rivoli. Testimonianze archivistiche Relatore: Cristini Presentazione del volume “Uragano d’estate” con proiezione di alcune scene tratte dal film “Senso” di Luchino Visconti Relatore: Elena Pigozzi

Conferenza Sabato 23 luglio 2011, ore 17.30 Sala Consiliare di Corte Bramante Combattimenti a Rivoli e sul Baldo del 22 luglio 1848. Ricordo di quattro combattenti rivolesi Relatori: Mirco Campagnari, Mario Ercole Villa, Corinna Campostrini.

58 Sommacampagna Comune di Sommacampagna

Itinerario storico - monumentale Sabato 24 settembre 2011, ore 15.00-19.00 “I tesori veronesi” 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata all’Ossario di Custoza

Conferenza Sabato 24 settembre 2011, ore 21.00 Sommacampagna, Azienda Agricola Monte del Frà Le colline moreniche del Garda e i paesaggi del Risorgimento Relatore: Silvino Salgaro

59 Sona Comune di Sona

Conferenza Giovedì 17 marzo 2011, ore 11.15 Palazzo Comunale Tra economia e politica: gli orientamenti delle classi dirigenti italiane nello Stato unitario tra il 1861 e la fine dell’800 Relatore: Giorgio Borelli

Rievocazione storica Domenica 18 settembre 2011, ore 16.00 Località Bosco di Sona Il combattimento di Bosco di Sona (5 aprile 1799)

60 Valeggio sul Mincio Comune di Valeggio sul Mincio Rievocazione storica Domenica 3 luglio 2011, ore 17.30 Villa Maffei Sigurtà Momenti e fatti militari della prima e della seconda guerra d’indipendenza

Itinerario storico - monumentale Domenica 25 settembre 2011, ore 15.00-19.00 “I tesori veronesi” 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata a villa Maffei Sigurtà

61 Villafranca Comune di Villafranca Conferenza Giovedì 10 marzo 2011, ore 20.45 Biblioteca Comunale Villafranca: vita quotidiana e società tra Napoleone e l’Austria 1796-1848 Relatori: Luigi Riggi e Andrea Tumicelli

Conferenza Martedì 15 marzo 2011, ore 20.30 Auditorium Comunale Le bandiere degli Stati preunitari italiani, 1814-1861 Relatore: Nazario Barone

Mostra Giovedì 17 marzo 2011, ore 18.00 Palazzo del Trattato Dalle origini all’unità d’Italia. Nomi e volti di protagonisti Una mostra a cura di Nazario Barone Durata: fino a domenica 17 aprile 2011 Apertura: ogni mattina su prenotazione per gruppi e scolaresche (Biblioteca Comunale di Villafranca, tel. 045.7902901, e-mail [email protected]). Nei pomeriggi dal lunedì al venerdì, 16.00-18.00. Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

Conferenza Giovedì 24 marzo 2011, ore 20.45 Biblioteca Comunale Villafranca nel Risorgimento italiano, 1848-1870 Relatori: Luigi Riggi e Andrea Tumicelli

Conferenza Martedì 19 aprile 2011, ore 20.30 Auditorium Comunale Il Risorgimento in fotografia Relatore: Nazario Barone

Rievocazione storica Domenica 11 settembre 2011, ore 16.00 Castello scaligero Momenti e fatti militari della seconda guerra d’indipendenza

62 Mostra Sabato 5 novembre 2011, ore 18.00 Palazzo del Trattato Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: fino a domenica 20 novembre 2011 Apertura: ogni mattina su prenotazione per gruppi e scolaresche (Biblioteca Comunale di Villafranca, tel. 045.7902901, e-mail [email protected]). Nei pomeriggi dal lunedì al venerdì, 16.00-18.00. Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

63 +39.0442.601730