Identità nell’Euroregione Tirolo ‐ /Südtirol ‐ tra unità e molteplicità

1. Gentili signore e signori! Il titolo che ho dato alla mia breve riflessione dai contorni filosofici e storici è Identità nell’Euregio Tirolo Alto Adige/Südtirol Trentino tra unità e molteplicità. Qualcuno di voi ricorderà subito che sulla relazione unità/molteplicità hanno già riflettuto a lungo i primi filosofi greci. Si può anzi dire che proprio questo tema segna il passaggio dagli antichi miti omerici al procedimento logico‐critico della filosofia. Ancora con Omero il cammino di Ulisse verso Itaca tra molteplici e diverse città e isole si realizza e si “racconta” con il suo stesso andare di isola in isola, di città in città! Solo con i primi filosofi Talete, Anassimandro e Anassimene tra il sesto e il quinto secolo avanti Cristo, non ci si limita più a scoprire e a narrare la molteplicità delle cose via via incontrate. Accade così che mentre ancora l’Ulisse omerico si “imbatte” – per così dire – nel molteplice, già Anassimandro comincia a chiedersi se ci sia un elemento comune, un logos comune, tra le isole, le città, le voci umane dei tanti “arcipelaghi” popolati allora dall’uomo greco. Ci insegna che per viaggiare serve un “metodo”: non tanto per conoscere esattamente la strada che ci sta davanti, ma piuttosto per mettere sempre in relazione le molte cose conosciute e sperimentate nel “viaggio” che ciascuno di noi compie nel tempo della propria vita. Ebbene, come di fronte alla complessità di un arcipelago anche chi cerca un’identità ha bisogno di uno sguardo d’insieme: per cogliere l’unità nella molteplicità ma anche per rinviare l’unità alla molteplicità. Ma i filosofi greci ci dicono di più: nessun mortale così come nessuna polis o comunità potranno conoscere interamente, tanto meno “possedere” per sempre un’identità. Nemmeno la propria! La costruzione di una visione identitaria delle cose è, per così dire, sempre work in progress: questo vale per ogni persona così come per un’intera collettività. In entrambi i casi un simile approccio costa naturalmente fatica ed è esposto a molti rischi. Ma è l’unico approccio capace di aprire nuovi orizzonti. Anche a livello politico! Per gli antichi greci, prima di tutto nella politica! Per loro pretendere di più sarebbe stato orgoglio e arroganza, sarebbe stata ubris.

2. Gentili signore e signori! Nessun stupore se quando la filosofia faceva i suoi esordi a Mileto non si parlasse ancora di unità e molteplicità nell’Euregio Tirolo Alto Adige/Südtirol Trentino! Ma solo chi ignora che i grandi problemi dell’uomo hanno una logica interna antica può pensare che con l’aggiunta della parola Euroregione l’approccio di fondo appena descritto sulla questione identitaria debba per forza mutare. Riprendo la metafora dell’arcipelago. Anche chi si interroga sull’identità di una Euroregione è come se si muovesse all’interno di un arcipelago dalle molteplici isole. Certo anche in questo caso c’è chi sostiene che l’isola nativa, in ragione della sua grandezza o importanza, ha il diritto di imporre la propria identità a tutto l’arcipelago.

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Ma già gli antichi greci sapevano che per imparare a navigare non conta l’isola da cui si parte, né esiste un’unica rotta prestabilita per tutti. Si richiedono piuttosto memoria, esperienza, curiosità, coraggio e ancora la consapevolezza che all’interno di un arcipelago non c’è isola che non rimandi ad un’altra. Anche le isole più piccole concorrono a dare identità al tutto. Sono le infinite relazioni tra le parti che rendono identificabile l’intero, non un singolo particolare preso staticamente in se stesso! Tutto va concepito in divenire: anche la nostra autocomprensione muta continuamente così come la percezione degli altri e di ogni cosa. Alla fine non esiste identità che non sia destinata ad essere continuamente superata ... Non a caso anche per la grande tradizione mitteleuropea solo chi concepisce l’identità come dinamico campo di tensioni tra forze contrastanti in fieri può davvero comprendere ed amare la propria Heimat. Non certo chi ragiona in termini di aut‐aut: c’è sempre il rischio di schiantarsi sugli scogli dell’integralismo e del nazionalismo! Ma nemmeno chi procede, quasi more geometrico, nei termini di una pura sommatoria di elementi diversi può andare lontano: perché la storia umana non è un puzzle con la possibilità di inserire un ultimo tassello e di mettere fine ad ogni ricerca e discussione; e del resto lo stesso conflitto, quando non è fine a se stesso, è parte della vita!

3. Gentili signore e signori, voi mi direte a questo punto che una cornice non basta a fare un quadro. Ma i nostri nonni ci hanno anche insegnato che non è semplicemente un certo tipo di legna a far stare in piedi una catasta: è anzitutto il modo in cui noi procediamo via via nel sistemarla! Dalla “cornice” passiamo dunque al “quadro” e ad alcuni contenuti che a mio avviso danno corpo e senso all’identità dell’Euregio Tirolo ‐ Alto Adige/Südtirol – Trentino! a. Questa nostra Euregio è anzitutto “terra tra le montagne” e al tempo stesso “terra di confini” a scavalco del Brennero: terra di valli – dove si sono insediate anche minoranze con storie importanti – ma anche terra di città e direttrici internazionali che le attraversano tra nord e sud (ma con ramificazioni anche ad est ed a ovest) facendone un luogo costante di incontro e confronto tra mondo germanico e mondo latino e ancora tra svariati territori alpini in dimensione europea; b. In secondo luogo questa nostra Europaregion è anche terra in cui una secolare abitudine a “fare da sé” ha legittimato, dapprima de facto, poi anche de iure, esperienze diverse di macro‐autonomia e di micro‐autonomie che spesso si sono dotate di regole e usi civici propri per la destinazione, l’uso e la frequentazione del territorio; c. La nostra Euregio è poi terra di cooperatori e di cooperazione nel segno di una sempre maggiore giustizia sociale e di un costante confronto con il popolarismo cristiano e il pensiero democratico laico sul modo in cui coniugare solidarietà ed efficienza; d. L’Euroregione Tirolo Alto Adige/Südtirol Trentino è infine terra della Mitteleuropa e, più estesamente, terra d’Europa. Dalla cultura mitteleuropea proviene una particolare attenzione per il tema della diversità e dell’inclusione; dalla più vasta eredità culturale europea vengono infine tre grandi principi: il rispetto per ogni persona, la fiducia nella capacità critica della ragione e il principio di sussidiarietà. 2

A ben vedere questi 4 contenuti portano con sé altrettante sfide: La prima sfida: conoscere meglio la storia passata, prima e dopo la tragica svolta della Grande guerra, e combattere ogni forma di risorgente nazionalismo; La seconda: fare bene ciò che ci compete e con sobrietà, a partire anzitutto da noi stessi ma anche sapendo che l’unione fa la forza. Si tratta anche di dimostrare nei fatti e nei comportamenti che da una assunzione diretta e diffusa di responsabilità prima ancora che dalle regole viene un vantaggio generale, dentro e fuori i confini della stessa Euregio; La terza sfida ci chiama invece a prendere atto dei cambiamenti avvenuti e a puntare per quanto possibile sulla innovazione a tutti i livelli, anche a livello giuridico e istituzionale. Con realismo ma anche con coraggio e al tempo stesso con una concezione integrale, non solo economica, di benessere, affinché la modernizzazione non si risolva nella distruzione di antichi tessuti solidaristici e di paesaggi che come i semi non sono mai interscambiabili né illimitatamente disponibili: per questo l’interazione tra natura, cultura e comunità e ancora tra quotidianità e storia andrà sempre “governata”, anzitutto con il coinvolgimento delle popolazioni residenti; Infine la quarta sfida: comunicare meglio e di più con le nuove generazioni, facendo dell’Euregio non solo la terra del trilinguismo, ma anche la casa del confronto culturale e dell’incontro ad ogni livello, a cominciare dal tempo della scuola e dell’università.

4. Ed ecco allora in sintesi ciò a cui mi sembra sia chiamata la nostra Europaregion anche attraverso nuove forme di cittadinanza attiva: mettere insieme le forze per offrire alle nostre comunità ma anche a Roma, Vienna e in ultima ad un’Europa sempre più esposta alla tentazione della paura e della chiusura un laboratorio dinamico e attrattivo di convivenza e sviluppo attraversato da “confini di seta”. Anche per questo ci sarà sempre più bisogno di una visione di multilevel governance europea e di politiche territoriali differenziate. Ancora una volta tra memoria e principio di responsabilità per un futuro migliore e condiviso. Una simile responsabilità è dunque responsabilità non solo verso i nostri figli e nipoti ma anche verso l’Europa intera, affinché in futuro – come si racconta nel relativo antico mito – nessun altro Zeus possa nuovamente trasformarsi in toro ed usare violenza contro la bellissima Europa che proprio della mitezza voleva fare la propria forza ...

Giuseppe Zorzi Direttore Fondazione Trentina Alcide De Gasperi

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