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I Sistema museale del lago di Bolsena (Provincia di Viterbo) Comuni di: Acquapendente, Bagnoregio, Bolsena, Cellere, Farnese, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Lubriano, Montefiascone, Valentano www.simulabo.it www.culturalazio.it/sistermusei/sist_bolsena/index.php

Comune capofila: Bolsena L.go San Giovanni Battista de la Salle, 3 01023 Bolsena (VT) Tel. 0761 795317 - Fax 0761 795555 e-mail: [email protected]

Quaderno realizzato dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” di Farnese 01010 -I- Farnese (VT)

ISBN: 978-88-95066-29-5

IMMAGINE DI COPERTINA B. Croce, Carta del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, Viterbo, Sala Regia del Palazzo Comunale, 1592.

Autori schede: C. Casi-L. Frazzoni: n. 222; G.A. Baragliu: nn. 7, 8, 10, 13-20, 25-30, 33, 34, 36, 37, 39, C. Casi-G. Vatta: nn. 148, 149, 173; 42, 46, 50, 51, 54, 57-60, 66, 68, 69, 73, 76, 78, 79, 81, 83, O. Cerasuolo-L. Frazzoni Ð L. Pulcinelli: nn. 75b, 146; 86, 92, 93, 96, 97, 99-104, 107, 109, 111, 114-118, 120, 121, O. Cerasuolo-L. Pulcinelli: nn. 4, 61, 63, 67, 70, 74, 77, 95, 122, 124, 126, 127, 130 133, 134, 137, 143, 144, 145, 151- 123, 135, 138, 139, 140, 142, 160, 162, 180, 213, 214, 216, 154, 156, 158, 161, 167, 168, 169, 171, 175, 176, 177, 183, 217, 228, 232, 248, 260, 261; 186, 189, 192, 194, 195, 196, 200, 202-206, 208, 212, 215, L. Frazzoni: nn. 2, 12, 75a, 94, 98, 147, 157, 172, 174, 193, 218, 223, 225, 226, 231, 234, 236, 237, 239-244, 246, 247, 197, 207, 211, 219, 258; 250-253, 255, 256, 257, 259, 262; L. Frazzoni-G. Vatta: nn. 87, 129, 199, 249; G.A. Baraliu-C. Casi: nn. 64, 113, 132, 179; G. Vatta: nn. 21, 40, 55, 80, 82, 90, 105, 106, 108, 155, 159, G.A. Baragliu-O. Cerasuolo-L. Pulcinelli: nn. 224a-b; 230; 166, 170, 187, 211.1-211.2, 221, 229, 254. G.A. Baragliu-G. Vatta: nn. 89, 238; C. Casi: nn. 1, 2, 3, 5, 6, 9, 11, 22, 23, 24, 31, 32, 35, 38, 41, Le carte di fase e la carta archeologica allegata sono state 43, 44, 45, 47, 48, 49, 52, 53, 56, 62, 65, 71, 72, 85, 91, 110, elaborate da G.A. Baragliu. 112, 119, 125, 128, 134, 141, 150, 155, 164, 165, 178, 181, Gli autori della documentazione grafica e fotografica sono 184, 185, 188, 190, 191, 198, 201, 209, 210, 220, 227, 233, indicati nelle didascalie. 235, 245; Per le abbreviazioni delle riviste si sono seguite le norme del- C. Casi-O. Cerasuolo-L. Pulcinelli: nn. 131, 163; l’Archäologische Bibliographie.

II PREFAZIONI

Il genere di argomento trattato in questo 15¡ volume dei Quaderni del Sistema museale del lago di Bolsena, patrocinato dal museo “F. Rittatore Vonwiller” di Farnese e curato dal direttore, Luciano Fraz- zoni, costituisce una novità assoluta nell’ambito della collana, di cui conferma, per il livello di ap- profondimento dei suoi contenuti, la nuova linea editoriale, già avviata a partire dalla pubblicazione del- l’undicesimo numero1. Sostenuta a livello programmatico dall’Area Servizi e Strutture Culturali dell’Assessorato alla Cul- tura della Regione Lazio e finanziata in base al III Atto integrativo dell’Accordo di Programma Quadro 1 (annualità 2006), la collana dei Quaderni accoglie ora, difatti, contributi di carattere più marcatamente specialistico, allo scopo di garantire - anche attraverso l’ulteriore approfondimento dei temi prevalenti che formano il tessuto connettivo dell’area sistemica, raccolta attorno al comune denominatore del la- go di Bolsena - il livello scientifico dell’offerta formativa elaborata e proposta dal Simulabo. Uno sco- po diretto, inoltre, a favorire lo sviluppo di quel percorso virtuoso che dovrebbe gradualmente trasfor- mare la nostra rete di musei, nata essenzialmente per ottimizzare aspetti organizzativi e gestionali, in un vero e proprio sistema culturale, in grado di offrire la più completa e articolata informazione sull’am- bito territoriale di riferimento2. Il titolo “Carta archeologica del Comune di Farnese” è affatto esplicito per quanto attiene all’ele- mento di novità che questo volume rappresenta all’interno della collana dei Quaderni, nel cui ambito mancava ancora uno studio di topografia storica, a cui, oltretutto, il curatore ha voluto dare una dimen- sione scientifica e una struttura editoriale assolutamente in linea con i volumi della Forma Italiae. Estremamente utili anche le sintesi introduttive sulle principali fasi storiche, redatte tutte da studio- si che hanno condotto in prima persona le indagini archeologiche e che si sono in varie occasioni di- mostrati profondi conoscitori del territorio; sintesi che, per quanto concerne, in particolare, Preistoria e Protostoria, sono state anche arricchite da notazioni didattiche di carattere divulgativo sulle peculiarità dei vari periodi, così da allargare i rigidi vincoli scientifici propri di una Carta archeologica stricto sen- su a più ampie schiere di fruitori. Ed è proprio dall’area circostante al lago di Bolsena che, verso la fine del XIX secolo, l’ambizioso progetto della Carta Archeologica d’Italia prese ufficialmente le mosse, sviluppando fin dall’inizio il metodo della ricognizione di superficie, che ancora oggi costituisce lo strumento principe dell’indagi- ne archeologica territoriale e grazie alla quale sono stati identificati e studiati anche la maggior parte dei siti illustrati in questo stesso volume. Fu, difatti, l’orvietano Adolfo Cozza a proporre nel 1881 al- l’allora Ministero della Istruzione Pubblica un progetto finalizzato alla ricognizione e alla catalogazio- ne dei beni archeologici della Penisola, di ogni periodo e genere, allo scopo di poterli conservare e tu- telare al meglio; il Ministero approvò, Cozza organizzò e due anni dopo, sotto la guida di Gian Fran- cesco Gamurrini e in collaborazione con Angelo Pasqui, iniziarono le ricognizioni nell’antico territorio volsiniese e nella Maremma viterbese, fino al Grossetano e all’area delle necropoli rupestri, per con- cludersi nell’agro falisco3. Queste indagini, nonostante avessero prodotto sin dall’inizio importanti sco-

1 L. MEDORI, La ceramica “white-on-red” della media interna, in Quaderni del Simulabo 11, Bolsena 2010. Sulla vecchia e sulla nuo- va linea editoriale dei Quaderni del Simulabo cfr. P. TAMBURINI, Prefazioni, in ibidem, p. III. 2 A questo proposito v. P. TAMBURINI“Il pregio dell’imperfezione” ovvero il Sistema museale del lago di Bolsena, in Nuova Museologia 16, Milano 2007, pp. 26-29; Id., Il Sistema museale del lago di Bolsena tra teoria progettuale e realtà pregresse, in G. BARTOLOZZI CASTI (a cu- ra di), La Rocca di Montefiascone e il Museo dell’architettura “Antonio da Sangallo il Giovane”, Roma 2010, pp. 99-106; Id., Proposte per una definizione condivisa sulla natura e sulle funzioni dei sistemi museali territoriali, in Museologia Scientifica - Memorie 6 (Atti del XVIII Congresso ANMS), Roma 2010 (2011), pp. 285-287; G. FORTI, F. ROSSI, M. D’AURELI, P. TAMBURINI, Un percorso verso una reale identità sistemica: il caso del Sistema museale del lago di Bolsena, in ibidem, pp. 306-312. 3 Per un approfondimento v. P. TAMBURINI, La lunga vicenda della Carta archeologica e l’agro falisco, in P. TAMBURINI, C. BENOCCI, L. COZ- ZA LUZI, Adolfo Cozza (1848-1910), Perugia 2002, pp. 65-84.

III perte, furono sospese anzitempo per il sopraggiungere di altri incarichi ministeriali, che distrassero a lungo e condussero altrove i protagonisti di questa fase pionieristica, i cui risultati, oltretutto, furono pubblicati postumi a quasi un secolo di distanza4. Ma il seme era stato gettato e il testimone dell’opera di Adolfo Cozza venne raccolto in un primo momento da Rodolfo Lanciani (nel 1919) e poi da Giu- seppe Lugli che, nel 1926, fondò la Forma Italiae, vale a dire la pubblicazione analitica per volumi to- pografici del nostro più antico (e maggiormente a rischio) patrimonio storico e monumentale, anch’es- sa sospesa ben presto, ma di nuovo rivitalizzata negli anni Sessanta del secolo scorso a cura di Ferdi- nando Castagnoli5 e affiancata in tempi assai più recenti da analoghi contributi realizzati nell’ambito della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia di Viterbo6. Una Carta archeologica come quella che ho il piacere di presentare - fondata sull’integrazione dei documenti editi con i nuovi dati forniti dalle ricognizioni di superficie applicate con metodo scientifi- co e, quindi, finalizzate alla più ampia conoscenza della topografia storica del territorio - da un lato ser- ve a tracciare il percorso per l’affinamento e l’approfondimento delle ricerche successive mentre dal- l’altro fornisce (o, meglio, dovrebbe fornire) agli amministratori locali un formidabile strumento di sal- vaguardia, indispensabile tanto nella pianificazione urbanistica quanto nella scelta delle migliori (in quanto sostenibili) strategie per lo sviluppo di qualunque contesto ambientale che si voglia a dimensio- ne umana. PIETRO TAMBURINI Dottore di ricerca della Sapienza – Università di Roma Coordinatore del Simulabo

4 G.F. GAMURRINI, A. COZZA, A. PASQUI, R. MENGARELLI, Carta Archeologica d’Italia (1881-1897). Materiali per l’Etruria e la Sabina (For- ma Italiae, Serie II, Documenti 1), Firenze 1972. 5 P. TAMBURINI, art. cit a nota 3, p. 65. 6 Si deve a Piero Alfredo Gianfrotta, titolare della cattedra di Topografia antica, questa nuova iniziativa editoriale (per cui v. P.A. GIANFROT- TA, Prefazione, in A. MILIONI, Viterbo I, in Carta Archeologica d’Italia – Contributi, Viterbo 2002, pp. IX-X), di cui sono già stati pubblicati quattro volumi.

IV In questi ultimi decenni Farnese e il suo territorio hanno subito una notevole opera di urbanizzazio- ne e trasformazione, che ha portato, come diretta conseguenza, a rinvenimenti archeologici spesso for- tuiti e inaspettati, che attestano la presenza umana fin da tempi molto antichi. Dalla constatazione dell’esistenza di numerosi e rilevanti siti archeologici è quindi nata l’esigenza e la necessità di realizzare una carta archeologica, che fosse non soltanto uno strumento utile per l’atti- vità di ricerca, di tutela e di valorizzazione degli stessi beni archeologici, ma anche un censimento ag- giornato e puntuale dei siti stessi. Essa ha infatti la funzione di indicare nel dettaglio la posizione dei singoli scavi, delle segnalazio- ni, delle aree vincolate e delle aree di assenza archeologica, diventando così un primo Sistema Infor- mativo che ha lo scopo principale di portare a conoscenza anche dei non addetti ai lavori momenti di storia e di cultura fino a oggi conosciuti in maniera incompleta o imprecisa se non addirittura ignorati, favorendo, pertanto, una vera e propria riscoperta delle effettive potenzialità del territorio indagato. Dallo sfruttamento corretto e oculato di tali potenzialità possono scaturire nuove forme di turismo qua- lificato sotto la forma di trekking naturalistico Ð archeologico, una rete di sentieri che consenta non so- lo la fruizione delle bellezze naturali a quei soggetti interessati all’osservazione di scorci paesaggistici, della flora e della fauna, ma che compenetri valori storico Ð ambientali con valori storico Ð culturali. Sicuramente questo strumento sarà utile a tutti coloro che amano il nostro territorio, che lo apprez- zano per le sue peculiarità, e contribuirà ad una presa di coscienza anche da parte dei locali del valore del proprio patrimonio culturale, che altro non è se non il recupero della memoria del proprio passato. Un grazie quindi al curatore di questo “quaderno” ed a tutti gli esimi studiosi che hanno dato il lo- ro contributo alla realizzazione della Carta Archeologica di Farnese.

ALESSANDRO SANTI Sindaco di Farnese

V VI INTRODUZIONE

L’area che si prende in considerazione, com- presa nelle tavolette IGM “Pitigliano” (F. 136 IV NE), “Ponte S. Pietro” (F.136 IV SE), “Lago di Mezzano” (F. 136 I NO), “Valentano” (F. 136 I SO), ricade nel territorio del Comune di Farnese (VT), confina ad ovest con la media valle del Fio- ra ed è percorsa in senso longitudinale da nume- rosi affluenti di questo fiume. Per l’elaborazione della cartografia ci si è avvalsi della Carta Tecni- ca Regionale della Regione Lazio a scala 1:10.000, fogli n. 333130, 333140, 343040, 343080, 344010, 344020, 344050, 344060. Proprio alla presenza di questi corsi d’acqua, tra cui si evidenzia in particolare l’Olpeta, che nasce dal vicino Lago di Mezzano, unitamente all’esi- stenza di alcuni giacimenti metalliferi tra cui rame, zinco, piombo, ferro, è dovuta l’importanza strate- gica che questa zona ha avuto in antico nel circuito degli scambi che collegava l’area centrale tirrenica all’Italia settentrionale e, tramite questa, alla regio- ne transappenninica e l’Europa orientale. Se sporadiche appaiono le testimonianze riferi- bili al paleolitico, a causa delle vicende geologi- che che causarono eruzioni fino a circa 20.000 an- ni da oggi, a partire dalla tarda età neolitica si è sviluppata una delle prime facies culturali legate alla metallurgia del rame, la cultura di Rinaldone, testimoniata a Farnese da numerose necropoli1.

1 In epoca etrusca l’area faceva parte del distret- centrate per lo più sull’età preistorica, protostori- to meridionale del territorio vulcente, caratterizza- ca ed etrusca; più sporadiche e isolate risultano, to dalla presenza di importanti centri di controllo invece, le conoscenze per il periodo romano e me- e gestione come Castro, Poggio Buco, Pitigliano, dievale. Ci si è resi conto, inoltre, che mancava Sovana nelle fasi più antiche, e da una serie di uno studio complessivo che trattasse gli aspetti centri minori con la funzione di capisaldi militari storico-topografici di questo ambito territoriale e nel periodo precedente la conquista romana, come il suo sviluppo in maniera diacronica, attraverso Rofalco posto a controllo della valle dell’Olpeta2. l’indagine diretta sul campo, ma anche l’analisi di Con la conquista romana il territorio viene altre fonti, dalla cartografia storica all’osservazio- riorganizzato con una fitta rete di fattorie e ville, ne delle foto aeree e dei documenti d’archivio. facenti parte dell’ager Cosanus, e probabilmente I dati presentati in questo volume provengono dipendente amministrativamente dalla praefectu- per la maggior parte dalla ricognizione diretta sul ra di Saturnia. territorio, condotta in varie fasi nel corso di pro- Le osservazioni effettuate per il presente stu- getti di ricerca nell’arco di più di venti anni. Con il dio sulle foto aeree, fanno anche ipotizzare la pre- presente lavoro si concretizzano, infatti, anni di ri- senza di tracce di divisioni centuriali3. cerche iniziate con l’attività di ricognizione con- In epoca altomedievale il territorio più setten- dotta tra il 1979 e il 1984 dal Gruppo Archeologi- trionale di Farnese sembra aver costituito una sor- co Romano in collaborazione con la Soprintenden- ta di linea di confine tra zone sottoposte al con- za per l’Etruria Meridionale, nell’area compresa trollo bizantino e quello longobardo, come si può tra il corso del Fiora, il lago di Bolsena, la Selva dedurre dalle sporadiche presenze purtroppo non del Lamone e i monti di Canino, corrispondente al- supportate da dati archeologici acquisiti attraver- la parte meridionale dell’antico territorio vulcente. so scavi sistematici. L’esame dei dati raccolti fu effettuato da un équipe A partire dai primi secoli dopo il Mille, tutto il di studio diretta da Gianfranco Gazzetti. territorio conosce il fenomeno dell’incastellamen- Frutto di queste ricerche sono diverse pubblica- to, accompagnato dal sorgere di villaggi rurali, zioni di Marco Rendeli che esaminano in partico- con un progressivo processo di accentramento di lare le fasi di età orientalizzante e arcaica del terri- tali insediamenti fino al fiorire, in piena epoca ri- torio di Farnese, e nello specifico le testimonianze nascimentale, del centro di Farnese che diverrà rinvenute nella Selva del Lamone6. Per le fasi suc- uno dei principali feudi della potente famiglia che cessive alla conquista romana del territorio, di da qui prende nome4. grande interesse risulta un contributo preliminare Come si evince da questo breve excursus, la del 1985 ad opera di Gianfranco Gazzetti, Enrico continuità di vita nel territorio oggetto del presente Stanco, Mauro Incitti ed altri, presentato nel cata- studio, si è protratta senza interruzioni fino ad og- logo della mostra La romanizzazione dell’Etruria: gi, mantenendo come caratteristica costante, la bas- il territorio di Vulci7. Lo studio affronta sia le ca- sa densità demografica. Il territorio indagato, ad ec- ratteristiche del popolamento rurale che la rico- cezione del centro urbano di Farnese, è infatti scar- struzione, per la prima volta, del sistema della via- samente popolato; nella parte settentrionale, l’area bilità antica. Infine, un’ampia sintesi del lavoro di risulta interessata dalla presenza della Selva del La- ricognizione svolto nell’agro vulcente, compren- mone e, in misura minore, da campi adibiti a pa- dente anche dieci carte di fase che restituiscono scolo e a coltivazioni. Si tratta di un territorio a vo- l’immagine del territorio dal 300 a.C. al 550 d.C., cazione prevalentemente agricolo-pastorale, con è stata pubblicata a cura di Gianfranco Gazzetti in alternanza di aree a seminativo (cereali, uliveti e in appendice all’edizione del progetto di ricognizione misura minore vigneti) e a pascolo. italo-britannico nel territorio di Cosa e nella valle Benché questa porzione dell’antico territorio dell’Albegna a cura di Andrea Carandini e Franco vulcente sia stata oggetto di ricerche e studi già a Cambi8, con nuove considerazioni sul popolamen- partire dalla seconda metà del XIX secolo, con un to del vulcente, anche in base alla definitiva solu- notevole incremento grazie alle ricerche condotte zione dell’identificazione di Statonia9. da Ferrante Rittatore Vonwiller nei decenni cen- Tuttavia, le ricognizioni del Gruppo Archeolo- trali del secolo scorso5, le attenzioni si sono con- gico Romano che hanno interessato il territorio

2 farnesano sono rimaste pressoché inedite, e sol- i costoni meridionali del Lamone, mentre nel tanto recentemente parte dei dati raccolti sono sta- 2005 Francesco Rubat Borel e Giovanni Antonio ti pubblicati da Orlando Cerasuolo e Luca Pulci- Baragliu hanno esplorato l’area lungo il margine nelli10 confluendo infine nel presente volume. meridionale della Selva del Lamone e la Valle del- Alle indagini del Gruppo Archeologico Roma- l’Olpeta ad est del sito di Rofalco. Tutte queste in- no hanno fatto seguito quelle condotte da Romolo dagini, sono anch’esse rimaste in gran parte inedi- Lucarelli, autore di un elaborato su I siti archeolo- te, anche a causa della prematura scomparsa di gici nel territorio di Farnese (VT) dall’Eneolitico Mauro Incitti. I dati raccolti, comunque, hanno alla Romanizzazione, discusso nel 1990 presso la consentito di accrescere la conoscenza sulle fasi cattedra di Etruscologia e antichità italiche dell’U- tardo-antiche e medievali del territorio, di rico- niversità degli Studi di Roma “La Sapienza”11. struire antichi tracciati stradali relativi a questi pe- Un importante contributo al censimento dei siti riodi, e sono stati riportati nel catalogo dei siti che archeologici è stato fornito da Carlo Casi, allora qui si presenta, arricchito infine, dalla documenta- Direttore del Museo Civico “Ferrante Rittatore zione acquisita nel corso delle ricognizioni, effet- Vonwiller”, incaricato negli anni 1990-1991 dal tuate in modo non sistematico ma su aree campio- Comune di Farnese di redigere una Carta archeolo- ne, a partire dal 2008 da Giovanni Antonio Bara- gica del territorio della Selva del Lamone, nell’am- gliu, da Germana Vatta e dallo scrivente, per l’e- bito di un progetto per la conoscenza e la valoriz- laborazione della presente Carta Archeologica. zazione delle testimonianze archeologiche e am- Scopo principale del volume è dunque offrire un bientali in vista della costituzione della Riserva Na- utile strumento per la conoscenza dello sviluppo turale (istituita pochi anni dopo con L.R. n. 45 del storico del territorio, di cui si è tentato, in base ai 12/09/1994). Tali ricerche furono fortemente soste- dati a disposizione, di ricostruire i vari aspetti dal- nute e portate avanti in quegli anni in prima perso- l’età preistorica a quella medievale, in relazione an- na da Giovanni Antonio Baragliu, allora Assessore che con le vicende di Roma e dei centri limitrofi alla Cultura del Comune di Farnese e oggi Dirigen- che hanno ricoperto ruoli di una certa importanza te della Riserva Naturale Selva del Lamone. nei periodi storici esaminati, attraverso la dettaglia- Nel corso di tale studio sono stati censiti ben ta (per quanto possibile) documentazione dei siti 97 siti che vanno dalla preistoria all’epoca medie- archeologici individuati, e di costituire un valido vale, individuati prevalentemente nella parte me- ausilio per la sua tutela e valorizzazione. ridionale del Lamone e nella valle dell’Olpeta. Lo schema che si è seguito nell’organizzazio- Mentre per le fasi concernenti la preistoria e la ne dello studio è quello proprio dei volumi della protostoria sono stati pubblicati dall’autore ed al- collana della Forma Italiae13. Rispetto ai limiti tri studiosi, diversi contributi, l’intero lavoro è ri- cronologici circoscritti all’ambito romano dei pri- masto finora inedito12, costituendo, comunque, mi volumi della collana, si è in questo caso am- un’importante fonte di informazione per il presen- pliato lo studio ai contesti preistorici-protostorici te studio, e trovando in questo volume il giusto da un lato, e a quelli medievali dall’altro, come spazio nel contributo dello stesso Carlo Casi. del resto già avvenuto nei recenti volumi della Per le fasi pre-protostoriche, inoltre, ricogni- Carta Archeologica d’Italia editi a cura dell’Uni- zioni sono state condotte a partire dagli anni No- versità degli Studi della Tuscia. vanta del secolo scorso, soprattutto nel settore set- Per alcuni siti, oggetto di regolari campagne di tentrionale della Selva del Lamone, dall’Univer- scavo, come nel caso degli insediamenti di Sor- sità di Milano, contemporaneamente allo scavo genti della Nova-Castiglione e Rofalco, si sono dell’abitato di Sorgenti della Nova-Castiglione, sintetizzati i risultati presentati nelle relative pub- sotto la guida di Nuccia Negroni Catacchio. blicazioni. In alcuni casi non si è potuto ap- Altre ricognizioni sono state effettuate, tra il profondire l’analisi di alcuni contesti, a causa del- 1996 e il 1998 da Mauro Incitti e dai volontari dei la scarsa visibilità del terreno o delle difficoltà di Gruppi Archeologici d’Italia nei dintorni dell’abi- accesso, anche se si è preferito comunque segna- tato etrusco di Rofalco, e presso gli insediamenti larne la presenza sulla carta archeologica, in quan- medievali posti nella parte settentrionale della to significativi per lo studio complessivo del terri- Selva del Lamone, nella Valle del’Olpeta e lungo torio; è questo il caso dei numerosi castelli sorti in

3 epoca medievale, la maggior parte dei quali si pre- Gentili, alla dott.ssa Anna Laura, al dott. Romolo senta attualmente allo stato di ruderi spesso inac- Lucarelli, alla dott.ssa Debora Rossi e al dott. Pie- cessibili, per i quali ci si propone di svolgere in- tro Tamburini, che con la consueta sollecita dispo- dagini più approfondite in futuro14. nibilità hanno fornito valide indicazioni utili alla La presenza di pendii spesso coperti da fitta ricerca. Si ringraziano il dott. Giovanni Germani e vegetazione ha talvolta impedito l’individuazione il dott. Marco Germani per aver contribuito alla di alcune presenze archeologiche, in particolar realizzazione della documentazione grafica del modo delle necropoli o delle singole tombe sca- Complesso archeologico di Valderico. vate nei costoni tufacei. Pertanto, oltre alla rico- Si è riconoscenti agli arch.tti Simonetta Pitrè, gnizione diretta, si sono rivelate preziose le se- Mimmi Di Lorenzo per aver gentilmente fornito gnalazioni fornite dagli abitanti del luogo, che l’immagine di copertina, e agli arch.tti Emanuela hanno anche permesso di localizzare siti ora total- Todini e Perla Giacchieri per aver messo a dispo- mente distrutti dai lavori agricoli. sizione alcune riproduzioni di carte storiche. Nella maggior parte dei casi, non si sono potuti Si desiderano ringraziare le istituzioni che han- definire la natura e l’estensione di molti insedia- no sostenuto la nostra attività: la Regione Lazio, menti, per i quali si è utilizzato il termine conven- la Provincia di Viterbo, il Sistema Museale del la- zionale di “area di frammenti fittili” in quanto ca- go di Bolsena, senza i quali questo volume non si ratterizzati dalla presenza più o meno fitta di mate- sarebbe potuto realizzare; il dott. Gianfranco Gaz- riale ceramico e di laterizi (per quanto riguarda in- zetti e la dott.ssa Patrizia Petitti, Ispettori della So- fatti gli insediamenti di epoca romana, la mancan- printendenza Archeologica per l’Etruria Meridio- za di strutture murarie o di altri elementi oltre il ma- nale, il Sindaco di Farnese, Alessandro Santi, e teriale ceramico, non ha permesso di distinguere tra l’Assessore alla Cultura, Tiziana Mancini. ville di grandi dimensioni o piccole fattorie, anche Un ringraziamento particolare è dovuto, infine, se in alcuni casi tale distinzione è intuibile dall’e- a Maurizio Allegretti, Antonio Bartoloni, Assisten- stensione dei materiali sul terreno e da altri ele- te di scavo della Soprintendenza Archeologica per menti Ð marmi pregiati, dolia, macine, etc.)15. l’Etruria Meridionale, al dott. Diego Mantero, Di- Per l’elaborazione dei dati sul terreno si è utiliz- rettore della Riserva Naturale Selva del Lamone e zata la Carta Tecnica Regionale a scala 1:10.000, alla prof.ssa N. Negroni Catacchio, per il costante gentilmente messa a disposizione dalla direzione interesse con cui hanno seguito questo studio e per della Riserva Naturale Selva del Lamone. aver agevolato in ogni modo la ricerca. Nel corso della ricerca ci si è avvalsi del soste- In conclusione, consci del fatto che la Carta Ar- gno e dell’aiuto scientifico della dott.ssa Maria Gra- cheologica è la descrizione di un territorio in conti- zia Celuzza, che con pronta e attenta disponibilità, nua evoluzione, si considera quest’opera come un in veste di profonda conoscitrice del limitrofo ager punto di partenza per ricerche e scavi futuri che ci Cosanus, ha fornito utili consigli, e della prof.ssa si augura caldamente possano essere effettuati, co- Maria Pia Muzzioli, con la quale si sono esaminati sì da chiarire tanti aspetti e quesiti che nel corso di aspetti legati alla presenza della centuriazione in età questo studio si sono presentati ai singoli autori e romana, traendone preziosi suggerimenti. che varrebbe la pena di approfondire. Si è grati alla prof.ssa Elisabetta De Minicis, al LUCIANO FRAZZONI prof. Gianluca Gregori, alla dott.ssa Donatella

1 Si veda Cap. VI.1. 10 CERASUOLO-PULCINELLI 2009 2 Si veda Cap. VI.2. 11 Dattiloscritto conservato presso il Museo di Farnese. 3 Si veda Cap. VI.3. 12 Dattiloscritto conservato presso il Comune di Farnese e presso il 4 Si veda Cap. VI.4. Museo. 5 Per un quadro esauriente delle ricerche condotte nel territorio si 13 Si veda anche quanto detto da Tamburini nella prefazione al pre- veda il contributo di L. Pulcinelli nel cap.II del presente volume; sente volume; per una sintesi della storia della Carta Archeologica si inoltre PULCINELLI 2009, con bibliografia precedente. veda anche GIANFROTTA 2002. 6 RENDELI 1985a; RENDELI 1985b; RENDELI 1993. 14 Per una breve sintesi sull’incastellamento nel territorio si veda 7 CARANDINI 1985. cap. VI.4. 8 CARANDINI Ð CAMBI 2002. 15 Si veda cap. VI.3. 9 STANCO 1994; MUNZI 1995.

4 I. CARATTERI GEOMORFO- LOGICI

Quello del territorio di Farnese è un paesaggio variegato, costituito da pianori, più o meno vasti, digradanti in senso NE-SO, profondamente incisi dalle forre, talvolta molto anguste, di antichi e nuovi corsi d’acqua. La parte centro-settentriona- le è dominata dalle imponenti colate laviche della Selva del Lamone, che vanno a costituire una for- mazione di primordiale bellezza, unica in tutto il territorio circostante 1. Quello che vediamo è soprattutto il risultato di una lunga e poderosa attività vulcanica, che ha in- teressato lunghi periodi del Pleistocene Medio e Superiore. Anche se bisogna risalire ancora molto indietro per gli affioramenti di arenarie, che carat- terizzano alcune parti del territorio. Fino all’inizio del Pliocene (circa 5-4 milioni di anni fa), il mare - quello che rimaneva, dopo l’apertura di un vasto oceano interno al supercon- tinente Pangea, detto Tetide - copriva buona parte dell’attuale Lazio e bagnava le propaggini del- l’Appennino. Durante il Pliocene medio e superiore (3-1,7 milioni di anni fa) si ebbe un lento innalzamento dei fondali marini assieme, probabilmente, alle più antiche manifestazioni vulcaniche che portò all’affioramento delle arenarie, formatesi nel Cre-

5 taceo superiore (circa 100 milioni di anni fa), e viche della Selva del Lamone e la stratificazione che ritroviamo, con il nome di “Pietraforte”, nelle (anche per spessori di centinaia di metri) su una zone di fondo valle dell’Olpeta, a Vallempio, Pia- vastissima superficie dei prodotti delle varie fasi ne Strette, Costa Basili. Le arenarie sono rocce se- eruttive, sono gli apparati eruttivi, ancora ricono- dimentarie formatesi per consolidamento di sedi- scibili in un centinaio tra coni e crateri. menti sabbiosi, che hanno subito variazioni di ca- Nel complesso vulcanico Vulsino si distinguo- rattere chimico-fisico, fino a trasformarsi in roccia no almeno quattro apparati a magmatismo alcali- compatta. Nel nostro caso, gli spazi tra i granuli no-potassico, entrati in attività in tempi diversi. Si (di dimensioni tra 0,06 e 2 mm) sono stati riempi- tratta del vulcano di Bolsena, dell’apparato di Ba- ti da un cemento calcareo formatosi per precipita- gnoregio, di quello di Montefiascone ed, infine, zione chimica. del vulcano di Latera. L’emersione dette origine a vaste pianure, in- Ciò che appare evidente nel paesaggio sono le frammezzate da laghi, stagni e vaste paludi sal- schiere di rilievi conici, disposti sui bordi di due mastre, dove col tempo andarono ad ergersi diver- enormi depressioni, quella maggiore di Bolsena si edifici vulcanici che, con i prodotti della loro at- (vasta ben 272 km quadrati ed occupata dall’omo- tività, modellarono l’aspetto del paesaggio. Infat- nimo lago, che si estende per 114 km quadrati) e ti, contemporaneamente alle fasi di sollevamento, quella minore di Latera. Si viene così ad avere il dapprima nella Toscana e, di seguito, nel Lazio più grande dei sistemi vulcanici del Lazio, che ha settentrionale, si ebbero fasi successive di intensa avuto origine da numerosi periodi di attività, con attività vulcanica, caratterizzanti, dapprima, la co- fasi sia eruttive, sia esplosive. siddetta Provincia Magmatica Toscana, costituita, Quelle che, però, interessano soprattutto il ter- per la parte laziale, dalle lave Ð effuse tra 4,2 e 2,1 ritorio di Farnese sono le manifestazioni del vul- milioni di anni fa - della Tolfa e del territorio ce- cano di Latera. rite e manziate. In seguito, tra 1,4 e 0,9 milioni di Questo edificio vulcanico minore si affianca anni fa, fu il vulcano Cimino a riempire il territo- ad E a quello di Bolsena ed è meglio conservato. rio circostante con i suoi prodotti. La caratteristica paesaggistica più evidente è la Ma l'attuale morfologia del nostro territorio è caldera (caldaia, dal portoghese). Durante eruzio- dovuta ad eventi ancora più recenti. Infatti, a se- ni fortemente violente, sono state eruttate enormi guito di fratturazioni e sprofondamenti lungo la quantità di materiali piroclastici; a seguito di ciò fascia costiera, dovute allo scorrimento delle fa- l’edificio vulcanico, già in parte demolito, ha su- glie ad andamento appenninico ed antiappennini- bito degli sprofondamenti. Ogni sprofondamento co, in senso NO-SE, nell’Alto Lazio, a comincia- ha dato origine a delle depressioni pianeggianti ad re da circa un milione di anni fa, la risalita del andamento pressoché circolare, dette appunto cal- magma diede origini alle poderose manifestazioni dere. Quella di Latera ha un andamento ellittico, vulcaniche dell’apparato Vulsino, durate, all’in- con l’asse maggiore lungo quasi nove chilometri. circa, ottocentomila anni. Si tratta di un vulcani- Nel vulcano di Latera sono ben riconoscibili smo tipicamente trachitico-alcalino potassico, per parecchi apparati eruttivi, disposti su quattro cin- la grande diffusione di questo elemento negli ef- te crateriche (o calderiche) concentriche, origina- fusi, che caratterizza la cosiddetta “provincia ta ciascuna da una specifica fase eruttiva. magmatica Romana”, che invase, con i suoi pro- La cinta craterica esterna, culmina a N nel dotti, i vasti bacini palustri e salmastri di cui so- Poggio Evangelista (650 m s.l.m.), al suo interno pra. Solo alla fine delle più spettacolari attività un vasto atrio, un tempo acquitrinoso, è scolato vulcaniche si depositò il travertino a luoghi, inter- oggi dal fiume Olpeta, che nasce dal Lago di Mez- calato da materiali piroclastici, diffuso nel territo- zano, posto all’interno di un cratere di scoppio rio di Ischia di Castro nelle zone dei Pianetti, ben conservato. Vallerosa, Vepre, Macchia dei Buoi e Pietrafitta; La cinta calderica esterna si presenta abbastan- mentre in quello di Farnese si ritrova a Santa Ma- za ripida verso l’interno e si innalza, mediamente, ria di Sala, Campo Carcano, la Travertinara. fino a quasi duecento metri sul fondo pianeggiante. Le strutture più appariscenti del vulcanesimo, Sul margine occidentale, nel territorio di Far- nel nostro territorio, a parte le poderose colate la- nese ed Ischia di Castro si estende in direzione

6 Tav. I: Carta del reticolo idrico (sorgenti, pozzi, cisterne e fontanili).

NE-SO, il lungo plateau lavico della Selva del La- sua sommità funge da spartiacque delimitante i mone, mentre tutta una serie di coni di scorie, bacini imbriferi delle due depressioni. quanto resta degli apparati eruttivi, caratterizzano, L'attività del vulcano di Latera ebbe tre fasi con i loro rilievi accidentati, la parte centro-orien- principali: precalderica, sincalderica e postcalde- tale della depressione stessa (Poggio Murcie, Pog- rica. La prima fase, precedente alla formazione gio Secante, Poggio Pilato, Monte Spinaio, Pog- della caldera, a chimismo trachitico è caratterizza- gio Montione, ecc.). Superato il bordo della cinta ta dalle colate di lave più antiche rappresentate calderica, ad O e a S, si ha un versante che degra- dalle fonotefriti grigio-scure, compatte, ricche di da dolcemente, caratterizzato da pianori più o me- fenocristalli di leucite, di dimensione fino ad un no ampi, incisi e delimitati dalle profonde e stret- centimetro, oggi visibili sul letto dell'Olpeta nei te forre di torrenti tortuosi, lungo i quali si ricono- pressi di Santa Maria di Sala (datate a circa scono i resti di antichi edifici vulcanici, spesso 400.000 anni fa). Si tratta di lave effuse da un cen- completamente smantellati. tro di emissione, oggi scomparso, la cui posizione Ad Oriente, come visto, il recinto calderico è ipotizzabile nella zona tra Poggio del Crognolo precipita ripidamente fino al lago di Bolsena e la e Santa Maria di Sala.

7 Successivamente, da centri effusivi anche essi circa 207.000, 204.000 e 198.000 anni fa. Si trat- scomparsi, vennero emesse le lave tefritico fono- ta, anche in questo caso, soprattutto di depositi ci- litiche, che si individuano sempre nel fondo del neritici e pomici. fosso dell'Olpeta presso la Valgiovana e Valgiardi- Al Poggio del Corgnolo e lungo il fosso del no. Tali lave, di colore grigio perla, hanno compo- Crognoleto affiorano depositi cineritici massivi e sizione da fonolitica a tefrifonolitica, con presen- stratificati, ricchi di lapilli e blocchi pomicei, an- za di sporadici cristalli di leucite. ch’essi dovuti ad attività piroclastiche esplosive, A seguito di queste eruzioni si iniziarono a for- avvenute all’incirca 194.000 e 187.000 anni fa mare vari centri di emissione che dettero origine ad (Formazione di Sorano). un grande edificio vulcanico centrale, localizzato L'attività vulcanica non si fermò con la forma- nella zona compresa tra Dogana, Monte Becco ed zione della caldera, ma, successivamente, diverse il lago di Mezzano, che si presentava come una eruzioni interessarono i margini della caldera me- montagna di 1000-1200 m di altezza. Da questo desima. Intorno a 170.000 anni fa, attraverso due settore ebbero inizio le successive ed imponenti fratture lineari (identificabili sulla direttrice che manifestazioni di carattere esplosivo (fase sincal- passa da Poggio Evangelista, attraverso Monte derica) che, all’incirca tra 278.000 e 178.000 anni Calveglio, fino a Monte Becco e tra Monte Calve- fa, dettero origine a buona parte dell’odierno pae- glio, Montione, Poggio Secante, fino a Monte saggio del nostro territorio. Rosso), venne originata la Formazione di Pitiglia- In località Sant’Amico e Valgiardino affiorano no, che si riversò fino al territorio di Sovana, ed è depositi massivi di ceneri, pomici e lapilli pomi- caratterizzata da depositi di lapilli e blocchi sco- cei, ascrivibili alla cosiddetta formazione di Cani- riacei, più o meno concretizzati, sovrastati da de- no, dovuta a diverse unità di flusso, anche con ma- positi piroclastici, intercalati da lava grigia, mi- nifestazioni di tipo Pliniano, databili complessiva- crovescicolata e compatta, con inclusione di cri- mente tra circa 278.000 e 260.000 anni fa. Lungo stalli leucitici. Tale formazione la ritroviamo al i dirupi del fosso dell’Olpeta che sottostanno alle Voltone, al Pian di Lance, lungo le coste di Roc- lave del Lamone, e nella parte terminale del Fos- coja, a Pian di Sala, lungo il Fosso della Faggeta, so del San Paolo, sono riconoscibili i prodotti del- nella zona di Poggio Murcie, al Poggio del Cor- l’eruzione di Stenzano, dovuti ad un evento esplo- gnolo e Chiusa del Belli. Questa emissione si con- sivo minore del vulcano di Latera (avvenuta in cluse circa 166.000 anni fa con l'espulsione di un’epoca imprecisata tra 280.000 e 190.000 anni scorie che dette origine al Montione. fa), che vanno a coprire un’area di circa 250 km2. La fase finale (postcalderica, durata tra I prodotti sono costituiti da depositi massivi, spes- 178.000 e 55.000 anni fa) dell'attività vulcanica fu so incoerenti di ceneri, accompagnati da lapilli e caratterizzata inizialmente da emissioni all'interno blocchi pomicei, ricchi di sanidinio, intercalati da della caldera medesima e sul bordo occidentale. Si brecce e lapilli lavici. vennero così a formare i centri eruttivi di Monte Circa 233.000 anni fa avvennero le manifesta- Spinaio, la Dogana, Semonte e Monte Rosso, in zioni vulcaniche, anche in questo caso esplosive, particolare questi tre ultimi coni di scorie dettero che dettero origine alla Formazione di Farnese, ri- origine a colate di lava trachibasaltiche. conoscibile soprattutto nelle rupi del paese, lungo La lava emessa dal centro della Dogana (su la valle del Fossotello, da Farnese a Mulin di So- cui in seguito si andò a sovrapporre il cono di pra, nelle pendici di Monte Fiano, lungo il fosso di scorie di Monte Becco) e di Semonte si sparse in Gressa e sul margine meridionale della vallata direzione EO, dando origine al plateau lavico dell’Olpeta. della Selva del Lamone; essa doveva essere mol- Anche in questo caso si tratta di depositi mas- to fluida per avanzare di quasi 9 km rispetto ai sivi cineritici, spesso incoerenti, contenenti grosse centri di emissione. La parte basale è molto com- pomici ed inclusi lavici. patta, mentre nella parte alta si ha una struttura a Stratificati su di esse ed emergenti presso la blocchi di varie dimensioni, con una colorazione costa Basili ed il Fosso del Bottinello, ai margini che va dal grigio scuro al nero. Il cono del Se- del Voltone, sono i prodotti della Formazione di monte, fu attivo fino al termine delle effusioni Sovana, dovuta a varie unità di flusso, risalenti a della Dogana.

8 Questa lava, a chimismo shoshonitico tenden- Medioevo fin quasi ai giorni nostri) sono ancora te a latitico, si presenta, superficialmente, in bloc- visibili. chi di varie dimensioni con una colorazione che Il paesaggio risultante dalle suddette attività va dal grigio scuro al nero. Le colate del Lamone vulcaniche appare variegato. Tufi e depositi cine- si ascrivono ad un periodo compreso tra 158.000 ritici formano una copertura poco resistente al- e 145.000 anni fa. l’acqua ed all’aria. Molti torrenti hanno infatti Al centro eruttivo di Monte Becco (attivo in- scavato forre profonde e sinuose, che delimitano i torno a 145.000 anni fa) è associata una lava com- pianori della platea vulcanica. L’area comprende patta grigio-chiara (spessa fino a 40 m), talvolta una parte del bacino idrografico del fiume Fiora e microvescicolata, a chimismo passante da shosho- si caratterizza, in definitiva, dall’alternarsi di ri- nitico a fonotefritico. Le lave si distribuirono tra piani e pianalti collinari a morfologia dolce, gene- la Selva del Lamone, ad O, il fosso della Faggeta ralmente interessati dalle colture tipiche del luo- a S e a E e nella zona del Voltone a N. go (oliveti e vigneti o cereali alternati a pascolo), Sempre in questo periodo avvenne la forma- con le incisioni prodotte dai detti torrenti. Il regi- zione dei depositi di tufo giallo litoide, che carat- me di questi corsi d’acqua è prevalentemente tor- terizzano parte del territorio di Farnese ed Ischia rentizio, con notevoli escursioni di portata, nel di Castro. corso delle stagioni; soltanto l’Olpeta ha un anda- Manifestazioni residuali dell’attività vulcani- mento maggiormente fluviale, grazie ad apporti ca, individuabili ancora ai giorni nostri, sono le più regolari dovuti a sorgenti perenni. sorgenti termali, le puzzole, il deposito di zolfo Queste forre spesso sono praticamente inac- nei pressi di Latera, i microsismi e l’anomalia cessibili, presentandosi strette e profonde, con pa- geotermica che caratterizzano l’area. reti sub-verticali che raggiungono l’altezza di una Complessivamente le eruzioni del vulcano di sessantina di metri. Al loro interno si possono in- Latera comportarono l'emissione di un volume di dividuare diversi aspetti vegetazionali, favoriti lava pari a 10-20 km3, il che spiega facilmente i dalle particolari condizioni morfologiche e micro- conseguenti collassi vulcanico-tettonici, dovuti climatiche. allo svuotamento del substrato vulcanico, con ce- Sui margini superiori si hanno spesso lembi di dimenti e fratture, che hanno dato origine alla de- lecceta; mentre lungo i pendii ripidi si sviluppa un pressione nota come Caldera di Latera. bosco misto, con roverella, cerro, acero minore, Questa depressione divenne sede di un lago talvolta castagno, accompagnati talvolta, soprat- molto profondo e ciò è documentato dalla presen- tutto nella parte superiore, dal bagolaro. Sul fon- za di sedimenti lacustri, riscontrabili lungo il cor- do si stratifica in genere un bosco più mesofilo, in so dell'Olpeta e rappresentati in particolare da tu- cui dominano il carpino bianco ed il faggio. fiti dilavate, sabbie giallastre, depositi travertino- I pianori delimitati dalle forre si presentano, in si, argille, ecc. molti casi, naturalmente difesi, con uno stretto In ambiente lacustre, i travertini si formano per corridoio di accesso, per cui, in varie epoche (dal- immissione di acque termali ricche di carbonati, l’Età del Bronzo al Medioevo), sono stati utilizza- provenienti dal sottosuolo, nelle acque più fredde ti per realizzare abitati protetti da possibili incur- del lago, che favoriscono la deposizione di carbo- sioni nemiche. nato di calcio (aragonite, calcite). Nella parte settentrionale del territorio, le cro- Questi depositi lacustri Ð presenti in piccoli af- ste di grigie lave della Selva del Lamone si distri- fioramenti nei pressi del Campo del Carcano e di buiscono in un tavolato irregolare, allungato a de- Santa Maria di Sala - raggiungono spessori di 30- bole inclinazione in direzione NE-SO, coperto da 40 metri. In essi si trovano frammenti di gastero- un bosco aspro e selvaggio, con vaste radure for- podi, alghe, diatomee ed ostracoidi, a conferma mate da piroclasti incoerenti (terreni originatisi in della presenza antica di un ambiente acquatico. modi e tempi diversi, accomunati da una scarsa Gli affioramenti travertinosi, soprattutto lungo il coesione), che affiorano nella parte settentrionale corso dei fiumi, hanno permesso nel tempo la rea- del Lamone (Pian di Lance) ed in quella meridio- lizzazione di fornaci per la produzione di calce. nale (Campo della Villa). Il punto più alto è loca- Molte di esse (risalenti ad un periodo che va dal lizzato in località la Dogana (circa 450 m s. l.m.),

9 mentre quello più basso si può identificare nella con la maggiore o minore disponibilità di risorse, zona del Crostoletto al margine O (220 m circa). soprattutto alimentari, la possibilità di staziona- La particolare impervietà della Selva del Lamo- mento da parte di esseri umani in un paesaggio, non ne, con le evidenti difficoltà ad attuare un’agricol- solo fisico, ma anche fitoclimatico, notevolmente tura meccanizzata, oltre alla persistenza degli usi diverso da oggi. civici, che hanno praticamente conservato intatto il Sta di fatto però che, pur mancando testimo- terreno agricolo, oltre alle infinite possibilità di rea- nianze fossili dei più antichi abitanti, il ritrova- lizzare abitati naturalmente difesi (soprattutto nel- mento di oggetti (799 tra choppers ed altre scheg- l’Età del Bronzo, in periodo Etrusco e nel Medioe- ge grossolane), risalenti a circa mezzo milione di vo), fanno di questa foresta il modello dell’occupa- anni fa in località Montauto (Manciano) nei pres- zione del territorio nel corso dell’esistenza dell’uo- si del Fiora, ad una ventina di chilometri dal no- mo dal Paleolitico ai giorni nostri. Non sarebbe al- stro paese, può essere indizio della possibilità di trimenti spiegabile la ricchezza e la concentrazione imbattersi in resti, od oggetti, attribuibili a popo- dei siti archeologici in essa presenti. lazioni del Paleolitico inferiore antecedenti a cir- Le prime testimonianze dell’uomo, nel territorio ca quattrocentomila anni fa. Ciò si potrebbe veri- di Farnese (Naviglione), sono alcuni oggetti muste- ficare soprattutto nelle aree di affioramento delle riani, attribuibili all’Uomo di Neanderthal e risa- arenarie e delle più antiche colate laviche; ma an- lenti al Paleolitico medio. Naturalmente durante il che, per i periodi più recenti (meno di 150.000 an- Paleolitico, a parte i periodi intermittenti di attività ni fa), non si può escludere di poter un giorno fa- vulcanica, che potrebbero aver impedito la presen- re qualche gradito ritrovamento in tutto il territo- za di ominidi, o sommerso i loro insediamenti e gli rio. oggetti da essi prodotti, anche l’alternanza di fasi glaciali ed interglaciali ha sicuramente avuto una GIOVANNI ANTONIO BARAGLIU funzione nel determinare, con i rigori del clima e

1 Per i caratteri geomorfologici del territorio in esame si vedano: PACCIONI et al. 1987; LANDI 1987; LANDI-ROSI 1987; VEZZOLI et al. NICOLETTI et al. 1979; NICOLETTI et al. 1981; METZELIN-VEZZOLI 1987; DE RITA et al. 1993; PALLADINO-VALENTINE 1995; PALLADINO- 1983; BARBERI et al. 1984; BUONASORTE-FIORDELISI-ROSSI 1987; CA- TADDEUCCI 1998.

10 II. STORIA DEGLI STUDI

Come per buona parte dell’Etruria, una delle prime descrizioni archeologiche grossomodo si- stematiche del territorio Castrense, e di Farnese in particolare, si deve all’opera del grande viaggiato- re inglese George Dennis, che ebbe modo di attra- versare la regione negli anni 1842-18471. Prove- nendo da Tuscania giunse dapprima ad Ischia di Castro, di cui ebbe modo di notare il carattere “etrusco” dell’insediamento, nonché la presenza di numerose tombe sui costoni circostanti, tutte ormai riutilizzate ed adattate ad usi agricoli. L’in- glese riporta in proposito il ricordo vago di inda- gini compiute “qualche anno addietro” dal noto scavatore tuscanese Campanari, di cui però non è dato purtroppo sapere di più2. Come consueto il viaggiatore non manca inoltre di lasciare gustose notazioni sull’aspetto, la società e la vita quotidia- na dell’allora minuscolo e solitario villaggio. Non molto differente è la situazione che pre- sentava il vicino borgo di Farnese, per cui il Den- nis ebbe comunque parole più benevole: le testi- monianze archeologiche comunque erano limitate ad alcune antiche tombe rupestri, tutte riutilizzate, presenti nei dintorni. Anche per Farnese le uniche ricerche “archeologiche” erano al tempo costitui- te da alcuni scavi “superficiali” fatti dal Campa- nari e dall’eco, ormai attenuata, di antiche dispute erudite sull’eventuale identificazione del luogo

11 Fig. 1. Stralcio della Carta dello Stato Pontificio realizzata dall’ Istituto Geografico Militare di Vienna nel 1851(da FRUTAZ 1972, tav. 284). con l’antico centro di Maternum, stazione itinera- ni dirette del terreno (CAMPANARI 1856, p. 13). ria lungo la Via Clodia, o con l’oscura Sudertum Successivamente la tesi venne ripresa ed in un ricordata da Tolomeo3. Molto interessante è inve- certo modo avvalorata da W. Helbig, mosso dal- ce la successiva romantica descrizione delle rovi- l’interesse per alcune “antichità etrusche” prove- ne di Castro, che riteneva centro di origine roma- nienti da tale sito viste presso un antiquario di Ci- na: l’evocativo ricordo dell’aspro paesaggio attra- vitavecchia7. L’archeologo tedesco effettuò anche versato, che corrisponde con precisione a quello un breve sopralluogo sul posto in compagnia del del Lamone, permette di ricostruire approssimati- Marcelliani, che già si era interessato alla questio- vamente il percorso seguito dal viaggiatore lungo ne sulle orme del Campanari: l’attenzione dei due, i margini dell’impenetrabile selva (Fig. 1)4. che tentarono anche alcuni limitati saggi di scavo, Ancora, parlando della vicina Valentano, il si appuntò sul pianoro del Voltoncino, o Chiusa del Dennis ebbe modo di confutare l’identificazione Tempio, dove l’affiorare di blocchi di pietra lavora- del sito con il fatta da L. Cani- ti e materiale ceramico, come anche certe irregola- na, notando la totale assenza di tracce antiche in rità del terreno, indiziavano la presenza di antiche tale luogo5. Muovendo infine da Valentano verso strutture. Se la presenza di strutture venne giudica- Pitigliano, lungo una via che al tempo era solo un ta un elemento favorevole, si riconobbe però che la sentiero e che al giorno d’oggi non esiste più, vi- datazione apparentemente recente delle stesse non de anche il solitario Lago di Mezzano, che identi- consentiva di giungere ad alcuna certezza. ficò senza dubbio con il Lacus Statoniensis ricor- Una regolare, ancorché assai rapida, campagna dato dalle fonti antiche6. di scavi venne intrapresa nel 1898 dall’archeolo- All’erudito e scavatore tuscanese Secondiano go G. Pellegrini, su iniziativa di L. A. Milani, at- Campanari, che abbiamo già avuto modo di vede- tivissimo direttore del Museo Archeologico di Fi- re in azione nei dintorni di Farnese e di Ischia di renze. L’intervento portò alla luce alcune strutture Castro, si deve invece la prima esposizione della piuttosto conservate e diverse tombe a cassone, teoria che collegava il nome della tenuta del Vol- che vennero correttamente identificate con i resti tone con il celebre santuario etrusco del Fanum di un edificio di culto di età medievale8. Anche se Voltumnae: tale identificazione, basata principal- le scoperte sostanzialmente smentivano l’identifi- mente sulla somiglianza toponomastica, si appog- cazione dello Helbig, l’idea che il Fanum Voltum- giava per quanto si sa anche su alcune osservazio- nae fosse da ricercare nella zona non venne del

12 tutto abbandonata, anche a causa dell’abbondante Visto l’esito positivo delle prospezioni, che in- presenza di materiali di recupero reimpiegati nel- dicavano la presenza di resti antichi nella parte le murature: il principale candidato all’identifica- meridionale dell’area indagata, nel 1971 l’Acca- zione divenne così, nell’opinione del Milani e del demia di Danimarca avviò l’esplorazione del sito, Pellegrini, il vicino Monte Becco. in collaborazione con l’Università di Odense e Nella breve campagna, il Pellegrini ebbe modo sotto la direzione di I. Str¿m e J. Isager. Nel pri- inoltre di raccogliere una ricca serie di informa- mo anno venne realizzato un solo saggio, che zioni sulle presenze archeologiche del territorio portò al riconoscimento di alcune strutture etru- circostante, anche compiendo alcuni sopralluoghi sche; nello stesso tempo vennero anche individua- e sondaggi. Venne così indagata sommariamente ti dei fossati. Nella campagna successiva l’indagi- una cospicua necropoli romana della prima età ne venne ampliata, portando alla scoperta di due imperiale, con tombe a cassone ed alla cappucci- cisterne. Un’ultima campagna, rimasta completa- na, in località Rimpantone a N del Voltone, men- mente inedita, venne realizzata nel 197613. Le po- tre un secondo gruppo di tombe simili venne rin- che notizie disponibili, in mancanza di una pub- venuto presso il Fontanile di Valderico, ai margini blicazione definitiva, sono state raccolte in alcune della Selva del Lamone9. Altri resti riferibili a opere di sintesi14, mentre lo scarno ma importante strutture e necropoli di età romana vennero visti dato cronologico dell’esistenza dell’insediamen- anche alla Roccaccia, da cui dovrebbe provenire to, collegato con il non lontano e meglio noto abi- la nota iscrizione funeraria del quattuorviro vul- tato di Poggio Evangelista (Latera), è stato co- cente M. Furius Restitutus (CIL XI 7395), lungo munque preso in considerazione in diversi studi a la valle del Rio Maggiore, presso il Podere della carattere territoriale15. Grascia, al Pian di Lance ed in altri luoghi. Oltre a queste esperienze più o meno episodi- L’interesse per il Voltone, anche se originato che, per avere un primo tentativo di analisi siste- esclusivamente da speculazioni erudite tipicamen- matica del territorio si devono attendere gli studi te ottocentesche, ebbe un singolare strascico nel topografici di F. Rittatore Vonwiller, preparatori secondo Dopoguerra, quando il sito venne visita- alla stesura del relativo foglio della Carta Archeo- to da una missione dell’École Française de Rome, logica d’Italia (Fig. 2)16. In un primo contributo invitata ad aprire uno scavo in Italia da R. Bianchi Bandinelli, all’epoca Direttore generale delle An- tichità e Belle Arti. Guidati da P. Raveggi, curato- re dell’Antiquarium di Orbetello, gli studiosi fran- cesi, interessati al problema dell’identificazione dell’etrusca , visitarono la zona del Lago di Mezzano e l’altura di Monte Becco, dove l’eru- dito toscano era ancora convinto di poter identifi- care la sede del Fanum Voltumnae10. Solo nel 1948 nel sito di Monte Becco venne- ro finalmente tentati alcuni saggi di scavo. L’in- tervento, guidato da U. Ciotti, portò alla luce sul- la sommità del rilievo alcuni resti di edifici in blocchi di tufo di incerta interpretazione e parte di una costruzione circolare in seguito identificata con una cisterna; gli scavi vennero però presto in- terrotti e rimasero del tutto inediti11. Successiva- mente nella zona vennero condotte da parte del- l’Accademia di Danimarca alcune ricerche territo- riali, che si conclusero nel 1970 con una campa- gna di prospezioni elettriche e magnetiche nell’a- rea dell’insediamento, in previsione di un inter- Fig. 2. Carte dei siti identificati da F. Rittatore Vonwiller negli anni vento più organico di scavo12. Trenta (da RITTATORE 1939 e LOTTI-RITTATORE 1941).

13 Fig. 3. Stralcio della grande carta archeologica di sintesi delle ricognizioni 1979-1984 (Archivio G.A.R.) che risale al 1939 lo studioso prese in considera- rafino, Poggio Falcone, Pietra Pinzuta e Valle del- zione la zona compresa tra Pitigliano ed i margini l’Oro, sui lati della strada per Manciano passante settentrionali della Selva del Lamone (RITTATORE per Ponte San Pietro, all’epoca di recente costru- 1939). Nel testo è possibile ritrovare dunque una zione. Altre tombe a camera, a fossa e a loculo, sia prima descrizione degli antichi pagi della Roccac- etrusche che romane, vennero in luce poco più a N cia, del Morranaccio, di Castelfranco, del Podere lungo il Fosso delle Fontanelle, durante i lavori La Grascia, nonché il ricordo di ritrovamenti di per la costruzione della strada Farnese-Pitigliano, frammenti ceramici e tombe romane alla cappuc- nonché in località I Colli, presso le Grotte del Ba- cina al Voltoncino, al Fontanile di Valderico, al gnolo. Nei dintorni di Farnese i due studiosi nota- Pian di Lance, a Monte Fiore, a Poggio Luccio, al rono la presenza di altri gruppi di tombe etrusche Fontanile di Pantalla, al Pian di Morrano. Succes- a camera nelle località di Chiusa la Gobba (o sivamente, nel 1941 pubblicò insieme a T. Lotti Sant’Anastasia) e Valle Cupa, mentre altre attri- un secondo importante contributo, purtroppo assai buibili invece sia ad età etrusca che romana erano sintetico e preliminare (LOTTI-RITTATORE 1941). visibili nel territorio di Ischia di Castro. Nel testo si trova una prima descrizione delle tom- é merito del Gruppo Archeologico Romano be e dei materiali provenienti dalla necropoli ar- aver organizzato, tra il 1979 ed il 1984, un ampio caica di Castro, successivamente indagata negli progetto di ricognizione mirante a documentare le anni Sessanta da una missione archeologica belga, presenze archeologiche nella porzione meridiona- insieme ad interessanti informazioni su tarde se- le dell’antico territorio vulcente, quella che al polture di epoca romana della zona17. Nel territo- giorno d’oggi ricade all’interno della provincia di rio vennero individuati diversi nuclei di tombe el- Viterbo, in un’ampia area compresa tra il corso lenistiche e romane nelle località di Valle del Se- del Fiora ed il Lago di Bolsena e tra la Selva del

14 Lamone ed i Monti di Canino18. Tale lavoro ha ha finalmente visto la luce l’edizione definitiva portato alla realizzazione di ben dieci carte di fa- dei risultati dell’ampio progetto di ricognizione se, che restituiscono l’immagine del popolamento italo-britannico nel territorio di Cosa e nella valle nei momenti più significativi delle varie epoche. I dell’Albegna, curato da A. Carandini e F. Cambi. limiti delle aree indagate si sono basati quasi Il lavoro parallelo svolto dall’équipe del Gruppo esclusivamente su criteri geografici e naturali, Archeologico Romano nel vulcente meridionale mentre le presenze individuate sono state divise ha trovato in questa sede spazio in una lunga ap- secondo categorie interpretative desunte dalle pendice (GAZZETTI et al. 2002). Nell’analisi topo- fonti antiche: villae e fattorie, vici o pagi, necro- grafica è stata posta in questa sede maggiore at- poli e tombe isolate, strade maggiori e diverticoli tenzione all’evoluzione cronologica del popola- (Fig. 3). mento, dando risalto anche alle interessanti fasi I dati relativi alle fasi più antiche, in particola- tardo-antiche. Inoltre, la ricostruzione topografica re quelli di età orientalizzante e arcaica, sono sta- è risultata sostanzialmente modificata dalla defi- ti studiati e presentati in diverse occasioni soprat- nitiva soluzione, offerta da E. A. Stanco nel 1994, tutto ad opera di M. Rendeli19, approfondendo pre- all’annoso problema dell’identificazione di Stato- valentemente il ruolo dell’importante abitato di nia21. Oltre all’interessante ed ampia lettura stori- Castro ed i suoi rapporti con il territorio circo- ca del territorio, in questa sede sono presenti an- stante20. che diversi approfondimenti ed aggiornamenti ri- Per quanto riguarda invece le fasi successive spetto a quanto proposto in precedenza: i dati di- alla conquista romana del territorio, nei primi de- sponibili per il sito di Castro vengono arricchiti cenni del III secolo a.C., un primo ampio contri- dalla presentazione di alcuni corredi funerari di buto preliminare è stato presentato nel 1985 al- età tardo-etrusca e repubblicana, viene presentata l’interno del catalogo dell’importante mostra sul- una sintesi sui luoghi di culto e sugli aspetti della la romanizzazione dell’Etruria, ad opera di G. vita religiosa testimoniati dai ritrovamenti archeo- Gazzetti, E. Stanco, M. Incitti ed altri (CARANDINI logici, vengono infine presentati i primi importan- 1985, pp. 75-76, 78-84 e 88-90). Nell’analisi to- ti risultati di una campagna di ricognizioni e rilie- pografica l’attenzione venne posta prevalente- vi organizzati dalla Soprintendenza nel sito delle mente sulle forme del popolamento rurale nelle Centocamere presso Musignano, impianto terma- varie aree geografiche in cui si poteva distinguere le e centro abitato di una certa entità che sembra il territorio, e soprattutto sui pagi, o insediamenti possibile identificare con la Maternum ricordata rurali di maggior estensione. Dato il tema dell’o- dalle fonti. pera, l’analisi storico-topografica privilegiò in La conoscenza ed il primo inquadramento del particolar modo il delicato momento della conqui- sito di Rofalco sono da considerare forse il più no- sta e della progressiva trasformazione del territo- tevole dei risultati raggiunti dalle faticose campa- rio da parte dei romani, tra la metà del III secolo gne di ricognizione del Gruppo Archeologico Ro- a.C. e la fine dell’età repubblicana. Grande atten- mano. I resti, da sempre noti agli abitanti di Far- zione venne posta anche nell’individuazione e ri- nese, vennero visitati nell’agosto del 1981, e in costruzione del sistema stradale antico, da riferire quell’occasione venne effettuato un sommario ri- prevalentemente alla fase romana, ma con signifi- lievo delle mura, delle strutture visibili e degli cativi antecedenti etruschi: oltre all’itinerario scavi clandestini22. Già alcuni anni prima, in principale della Via Clodia vengono descritti altri realtà, l’insediamento era stato brevemente inda- dieci tracciati minori che costituiscono una fitta gato da F. Rittatore Vonwiller, senza tuttavia che rete di comunicazioni tra i vari insediamenti. Inol- l’intuizione dello studioso avesse seguito23. tre, sulla base delle informazioni raccolte sembrò La divulgazione dei primi dati disponibili si allora possibile proporre l’identificazione del cen- deve a M. Rendeli, che pubblicò anche la prima tro di Castro con la praefectura romana di Stato- planimetria del sito, basata su quella realizzata du- nia, in contrasto con la tesi al tempo ancora pre- rante le ricognizioni (in particolare in RENDELI valente della sua identificazione con Poggio Bu- 1985b). Se con il riconoscimento del carattere di- co, in Toscana (BARTOLONI 1995, con bibl. prec.). fensivo e delle capacità di immagazzinamento Nel 2002 infine, a quasi vent’anni di distanza dell’abitato Rendeli ha avuto il merito di offrire

15 fin da subito un’interpretazione del sito che è ri- ripetuti di pulizia e ricognizione a tappeto della masta sostanzialmente valida, l’inquadramento superficie interna alle mura27. Seguirono, negli an- cronologico tra la fine del VI e gli inizi del III se- ni successivi, lo scavo dell’edificio dei magazzini colo a.C., allora proposto sulla base dei pochi ma- e dell’asse stradale centrale, ma anche ulteriori teriali raccolti in ricognizione, è stato in seguito brevi campagne di ricognizione, concentrate ora profondamente rivisto grazie ai dati degli scavi si- sul territorio della Selva del Lamone e sulla vici- stematici24. La cronologia ampia proposta in un na Valle dell’Olpeta. Dopo la realizzazione, nel primo momento dal Rendeli, stante anche l’inte- 2002, della prima planimetria complessiva del- resse da subito mostrato dagli studiosi per il sito, l’insediamento, le indagini di scavo sono riprese non ha mancato di avere ampie ripercussioni sul- con un approccio più sistematico: si è così com- la ricostruzione storica del popolamento del terri- pletata l’esplorazione dell’isolato residenziale e torio vulcente meridionale25. delle sue strutture annesse, che hanno restituito al- Nell’estate del 1996, grazie alla collaborazione cuni dei contesti più significativi dell’intero abita- della Soprintendenza e del Museo Civico di Far- to, mentre lo scavo della porta orientale delle mu- nese, il Gruppo Archeologico Romano intraprese ra ha rivelato una complessa struttura difensiva in finalmente un intervento regolare di scavo all’in- blocchi di tufo protetta da un possente bastione terno dell’abitato (Fig. 4)26. Per la prima volta è sporgente. A partire dal 2008 le ricerche, tuttora in corso, si sono allargate a nuove strutture indivi- duate nell’area centrale dell’insediamento, alcune delle quali forse legate a funzioni di carattere pub- blico. Questa più recente fase delle ricerche, in cui all’impegno scientifico si è affiancato quello per la divulgazione e la valorizzazione, è culminata infine nel 2010 con l’allestimento nei locali del Museo Civico di Farnese della mostra ÇLa fortez- za di Rofalco, vita quotidiana degli ultimi etru- schi», che permette di fare il punto sull’avanza- mento della conoscenza e di mostrare al pubblico alcuni dei reperti più significativi del sito28. Una nuova serie di ricerche, specialmente indi- rizzate alla conoscenza dell’impervio territorio del Lamone, è stata effettuata negli anni 1990- 1991 e successivi su iniziativa del Comune di Far- nese, nell’ambito di un ampio progetto di cono- scenza e valorizzazione delle testimonianze ar- cheologiche ed ambientali, propedeutico alla crea- zione della Riserva Naturale, istituita nel 199429. Negli anni successivi, come si è detto, anche il Gruppo Archeologico Romano, impegnato nello scavo di Rofalco, ha portato il suo contributo ap- profondendo l’esplorazione sistematica degli im- mediati dintorni dell’insediamento fortificato. Nel 1998-1999 vennero invece effettuati ripetuti so- pralluoghi dedicati alla conoscenza del sistema di Fig. 4. M. Incitti e F. Livi, assistente di scavo della SAEM, sul can- insediamenti fortificati medievali posti sul margi- tiere di Rofalco (Foto L. Pulcinelli 2002). ne settentrionale della Selva del Lamone e delle stato possibile così studiare alcune stratigrafie in- presenze etrusche e medievali della Valle dell’Ol- tatte all’interno di alcuni ambienti a carattere resi- peta, nonché alla difficile ricostruzione degli iti- denziale, ma anche conoscere meglio la cinta mu- nerari che dovevano collegare i vari siti30. raria e la topografia del sito, grazie ad interventi La revisione e sistemazione dell’abbondante

16 documentazione inedita delle ricognizioni 1979- la memoria di Mauro Incitti ha costituito un im- 1984 conservata nell’archivio del Gruppo Archeo- portante momento di riflessione e di messa a pun- logico Romano, intrapresa negli ultimi anni da chi to delle conoscenze sulla topografia e le testimo- scrive e tuttora in corso, ha già trovato una prima nianze archeologiche del territorio farnesano, pre- provvisoria edizione limitatamente all’area del liminare, in un certo senso, alla realizzazione di Lamone e del corso dell’Olpeta (CERASUOLO-PUL- quest’opera (Atti Mauro Incitti). CINELLI 2009). Contemporaneamente, l’organizza- zione nel 2009 di una giornata di studi dedicata al- LUCA PULCINELLI

1 DENNIS 1845, pp. 139-140: poi cfr. soprattutto DENNIS 1883, vol. I, 14 BERLINGñ 1994, p. 140; TAMBURINI 1998, p. 92. Per le opere di for- pp. 489-496: il testo in questa parte riprende senza modifiche la pri- tificazione cfr. MILLER 1995, p. 321. ma edizione dell’opera (London 1848). 15 COLONNA 1986, p. 499, che pone l’attenzione sulla rivitalizzazione 2 Una possibile testimonianza di altre ricerche occasionali nella zona dell’insediamento fortificato nel IV secolo a.C.; BERLINGñ-D’ATRI di Ischia di Castro (o piuttosto nelle necropoli di Castro) è data da 2003, pp. 249-251; BERLINGñ 2005a, p. 564. ORIOLI 1849a: sul ritrovamento della tomba etrusca con iscrizione 16 Lo studioso di preistoria, appena ventenne, era ancora uno studen- CIE 11260, databile probabilmente agli inizi del VI secolo a.C., cfr. te universitario: questo infatti è uno dei suoi primi contributi scienti- anche COLONNA 1967, pp. 566-567 e COLONNA 1973, p. 61, nota 94. fici. All’inizio della sua ricca carriera di studioso, il Rittatore si oc- 3 L’identificazione era stata proposta dal Cluverio (CLUVERIUS 1624, cupò in più occasioni di archeologia dell’Etruria e di questioni topo- vol. II, p. 516). grafiche, pubblicando anche alcuni fogli della Carta Archeologica 4 Per raggiungere Castro da Farnese, il viaggiatore percorse un sen- d’Italia (cfr. PERONI 1982, vol. I, pp. XIV-XXXV e di recente PERONI- tiero accidentato, attraverso una gola boscosa, oltrepassando anche RITTATORE VONWILLER 1999). La regione esaminata, come si è visto, un rilievo che attirò la sua attenzione per essere interamente «dalla era all’epoca ancora sostanzialmente priva di studi archeologici e as- base alla sommità, cosparso di grandi blocchi di lava». La singolare sai isolata (solo in quegli stessi anni venivano infatti sistemate le visione rammentò all’inglese alcuni evocativi versi del The Lady of strade carreggiabili che ancora oggi sono in uso). the Lake di W. Scott: “Crags, knolls, and mounds confusedly hurl’d 17 Una completa ed aggiornata bibliografia sulle ricerche a Castro è / The fragments of an earlier world”. L’indicazione, per quanto vaga, in MORETTI SGUBINI-DE LUCIA BROLLI 2003. Un merito degli studio- sembra chiaramente essere un riferimento al caratteristico paesaggio si belgi è di aver approfondito l’importante problema del percorso del Lamone. Il percorso, passante per il Piano della Galeazza e per il dell’antica Via Clodia, in rapporto con la grande tagliata della Cava Ponte di Stenzano, seguiva la valle dell’Olpeta costeggiando il mar- di Castro, dando finalmente una ricostruzione attendibile dell’itine- gine meridionale della Selva: tale tracciato è chiaramente riconosci- rario (DE RUYT 1978; cfr. anche PULCINELLI 2009, pp. 86-87 e note bile nella dettagliata carta topografica dell’Istituto Geografico Mili- 29-30, con bibliografia precedente). tare di Vienna realizzata nel 1851 (FRUTAZ 1972, tavv. 284 e 286). 18 Il progetto, svolto in collaborazione con la Soprintendenza compe- 5 CANINA 1846-1851, vol. II, p. 131, che parla comunque in maniera tente è stato realizzato sul campo da volontari guidati da R. Selmi e assai generica di una località nei dintorni di Valentano. L. Farricella, mentre l’équipe di studio che ha catalogato ed analiz- 6 Il ricordo di scavi e resti di tombe etrusche presso Ponte San Pietro zato l’ingente mole di dati raccolti era diretta da G. Gazzetti. Inte- (DENNIS 1883, vol. I, p. 498, nota 3) è in realtà da riferire con cer- ressante, anche se non esplicitata, l’impostazione «pragmatica» del tezza al sito di Poggio Buco, come si ricava da DENNIS 1845, p. 140. lavoro, in anni in cui il dibattito metodologico su tali temi era assai 7 HELBIG 1880. Circa le differenti identificazioni del sito del Fanum, vivo (cfr. RENDELI 1993, in particolare p. 56). oltre alle teorie del Dennis e del Canina, cui si è già fatto cenno, si 19 RENDELI 1985a; RENDELI 1988; NASO-RENDELI-ZIFFERERO 1989, pp. deve ricordare l’opinione di quanti lo collegavano all’antica chiesa 538-546; RENDELI 1993, pp. 157-220 e 377-407 (interessante reperto- viterbese di S. Maria in Volturna (LANZI 1822-1825, vol. II, pp. 107- rio dei siti, con circa cento presenze schedate, sia edite che inedite). 109; AMBROSCH 1832; ORIOLI 1849b, pp. 80-93). 20 Importante è l’analisi degli aspetti e dell’organizzazione del popo- 8 PELLEGRINI 1898; per altri rinvenimenti della zona cfr. GAMURRINI lamento rurale, anche in rapporto con le caratteristiche geo-morfolo- 1898. Sull’edificio di Chiusa del Tempio cfr. da ultimo FRAZZONI giche della regione. Nelle sue linee generali il quadro ricostruttivo 2009, pp. 48-49. concorda con quello presentato diversi anni prima da COLONNA 1977. 9 Al Fontanile di Valderico, oltre alla necropoli romana, venne anche 21 Il centro antico viene ora correttamente posto, in base ad una at- riconosciuta la presenza di una stipe con ex-voto fittili e figure pan- tenta ed innovativa rilettura delle fonti, molto lontano da qui, nei neggiate (riferibile probabilmente, come gli altri complessi votivi no- pressi di Bomarzo nella valle del Tevere. Cfr. STANCO 1994. Ulterio- ti nel territorio, alla fase etrusco-romana), purtroppo dispersa brutal- ri informazioni in MUNZI 1995. mente al momento stesso della scoperta dall’autore del ritrovamento, 22 Archivio GAR, scheda B5/193. Successivamente, nella seconda un certo Titinello, pastore farnesano. metà degli anni Ottanta, nuovi sopralluoghi effettuati da C. Casi e G. 10 GRENIER 1941-1946. Durante il sopralluogo non venne notato nul- A. Baragliu portarono ulteriori informazioni e crearono il primo nu- la di significativo e l’interesse non ebbe logicamente seguito. cleo di reperti del sito esposti nel Museo Civico di Farnese. 11 Qualche notizia in BRUNETTI NARDI 1972, p. 94 e KRARUP 1973. 23 Grazie ad una serie di fortunate acquisizioni ed alla collaborazione 12 Cfr. sempre BRUNETTI NARDI 1972, p. 94. Le indagini geofisiche dell’assistente della Soprintendenza F. Livi, è stato di recente possi- vennero realizzate dalla Fondazione Lerici sotto la direzione di R. bile ricostruire alcuni dettagli di questo breve intervento, da colloca- Linington. re negli anni 1972-1973 (cfr. CERASUOLO 2009, pp. 23-24, con bi- 13 KRARUP 1973, pp. 543-544; BRUNETTI NARDI 1981, pp. 188-189. bliografia precedente). In questi stessi anni purtroppo il sito venne Dagli scavi proviene una tegola con iscrizione etrusca frammentaria. pesantemente devastato dall’attività degli scavatori clandestini. Da documentazione esistente nell’archivio GAR si ricava che il sito 24 INCITTI 1999, p. 18. Da notare comunque che già in RENDELI 1993, venne ricontrollato più volte in ricognizioni del 1979 (schede B6/60 p. 404 lo studioso chiariva meglio l’identificazione dei materiali rin- MB e B6/62 ME). venuti.

17 25 Lo sviluppo di Rofalco è stato infatti messo in rapporto con la de- parte dei Romani (INCITTI 1999, pp. 18-20). cadenza di Castro e con le estese trasformazioni sociali che caratte- 28 Nell’occasione è stata pubblicata una breve guida introduttiva (CE- rizzano la fase tardo-arcaica e classica (cfr. in particolare COLONNA RASUOLO-PULCINELLI 2010). L’interessante dossier di iscrizioni etru- 1986, p. 462; COLONNA 1990, p. 17; MAGGIANI 1995, p. 40 e di re- sche proveniente dal sito, in parte raccolto nella mostra, è in corso di cente BERLINGñ 2005a, p. 564). Un panorama completo dell’estesa pubblicazione sulla rivista Studi Etruschi (CERASUOLO-PULCINELLI bibliografia relativa all’insediamento è raccolto in CERASUOLO 2009, c.s.). pp. 26-27. 29 Le ricerche vennero dirette da C. Casi, al tempo direttore del loca- 26 Le indagini vennero dirette da M. Incitti, con la grande competen- le Museo Civico, con la collaborazione di A. Stoppiello e di altri. No- za e la passione che gli erano proprie, fino alla sua prematura scom- nostante la difficoltà del paesaggio del Lamone, sono stati schedati parsa nel 2004. In seguito l’impegno è stato portato avanti dall’équi- ben novantasette siti appartenenti a tutte le fasce cronologiche, di- pe che lo aveva affiancato negli ultimi anni, coordinata da chi scrive sposti in prevalenza nella parte meridionale della Selva. Alcuni dei con l’amico O. Cerasuolo. Una cronaca delle principali vicende del- risultati sono stati pubblicati preliminarmente in CASI-STOPPIELLO lo scavo è nel già ricordato CERASUOLO 2009, pp. 27-32. Schede ag- 1993 e CASI et al. 1998. Cfr. inoltre CASI 1996a. Si deve ricordare an- giornate e di dettaglio sulle campagne di scavo che si sono sussegui- che l’importante contributo offerto, soprattutto per le fasi pre- e pro- te a partire dal 1996 vengono pubblicate nei FastiOnline dell’Asso- tostoriche, dall’Università di Milano, che parallelamente allo scavo ciazione Internazionale di Archeologia Classica (http://www.fastion- di Sorgenti della Nova ha portato avanti negli anni un programma di line.org/). ricerche territoriali soprattutto nel settore settentrionale della Selva 27 La cronologia del sito viene ora limitata agli anni compresi tra la del Lamone. metà del IV e i primi decenni del III secolo a.C. In particolare, il ri- 30 Le ricerche vennero organizzate e dirette da M. Incitti. L’insieme conoscimento di livelli di distruzione con tracce estese di incendio ha dei dati raccolti è rimasto finora sostanzialmente inedito: una breve suggerito di collegare la fine violenta dell’insediamento con gli even- sintesi è in PULCINELLI 2009, pp. 91-92 (con altra bibliografia). ti che portarono nel 280 a.C. alla definitiva sottomissione di da

18 III. LA CARTOGRAFIA STORICA

La carta più antica dove compare Farnese è un disegno attribuito a Leonardo da Vinci del 1513- 1516, dove sono posizionati anche Valentano, Ca- stro, Gorniano (?), Onano, etc. (FRUTAZ 1972). Nella Chorographia Tusciae di Girolamo Bel- larmati del 1536 (Fig. 5) Farnese è raffigurata schematicamente come un centro turrito (FRUTAZ 1972, pp. 18-19, tav. 23; ALMAGIË 1980), insieme a Valentano, Celere (Cellere) e Castro. Nella car- ta, oltre al tentativo di riprodurre la morfologia del territorio con una resa schematica del bosco del Lamone, viene tracciata anche l’idrografia, con il Fiora e i suoi affluenti La Nova (dove non com- pare il castello di Castiglione, evidentemente già diruto) e l’Olpeta; tra Farnese e Cellere è raffigu- rato un castello senza didascalia, da identificare probabilmente con Ischia di Castro. Farnese è presente inoltre in una carta di ano- nimo del 1554, nella carta del territorio di Orvie- to di Egnazio Danti del 1583, nel dipinto di Bal- dassarre Croce del 1592 nella Sala Regia del Pa- lazzo Comunale di Viterbo (FRUTAZ 1972, p. 19, tav. 24), nella carta del territorio senese di Orlan- do Malavolti del 1599 (ALMAGIË 1980). Nella Carta del Patrimonio di S. Pietro in Sa- bina et ducato di Castro di Giovanni Antonio Ma- gini del 1604 (ma pubblicata nel 1620) Farnese è indicata come castello con il fiume Olpeta e il la-

19 Fig. 5. Particolare della Chorographia Tusciae di Gerolamo Bellarmati, 1536 (da FRUTAZ 1972, tav. 23).

Fig. 6. Pianta del Patrimonio di San Pietro di Jacopo Oddi, 1636-1637 (da FRUTAZ 1972, tav. 68).

20 Fig. 7. Carta del Patrimonio di San Pietro di Giacomo Filippo Ameti, 1696 (da FRUTAZ 1972, tav. 178). go di Mezzano, il Fosso Nova, Ischia, Cellere, La- Armenita e la Selva del Lamone definita “Am- tera, Valentano e Castro (FRUTAZ 1972, pp. 41-42, mone Sassicaia”, è riscontrabile nella Nova et tav. 53). esatta tavola topografica del territorio o distret- Nella carta dell’Italia Antiqua dipinta da Luca to di Roma di Giuseppe Mattei del 1674 (FRUTAZ Holstenio nel 1632 nella Galleria delle Carte Geo- 1972, tav. 155), insieme a Ischia R. C., Valenta- grafiche del Palazzo Apostolico Vaticano sono ri- no olim Verentum R.C., e Castro d.(iruto) olim portati soltanto Castro e il lago di Mezzano. Far- Statonia. nese compare però nell’altra carta del Patrimo- La Carta del Patrimonio di S. Pietro realizza- nium S. Petri, Latium et Sabina dipinta dall’Hol- ta da Giacomo Filippo Ameti nel 1696 (FRUTAZ stenio del 1636 e conservata anch’essa nella Gal- 1972, pp. 75-77) risulta importante oltre che per la leria delle Carte Geografiche del Palazzo Aposto- resa dell’orografia e dell’idrografia (vi sono ripor- lico Vaticano (per le due carte dell’Holstenio, si tati il fiume Fiora e l’Olpeta), soprattutto per la veda FRUTAZ 1972, pp. 47-51, tavv. 62 e 64). viabilità (con il tracciato della strada che collega Nella Pianta del Patrimonio di S. Pietro dise- Farnese a Ischia e a Castro) e l’indicazione delle gnata da Jacopo Oddi nel 1636-37 (FRUTAZ 1972, zone boschive; la Selva del Lamone è infatti indi- pp. 51-53, tav. 68, I e II striscia), caratterizzata da cata come “L’Amone – Sassicaia di Castro” (Fig. una resa più accurata dell’orografia e dell’idrogra- 7). Per la prima volta, inoltre, Farnese viene de- fia, compare Farnese con altri centri e località nominata “Farnese di Chigi” e vicino è localizza- (Fig. 6): Statonio (cfr. Cap. VI.3.A), Crognoletto, to il convento dei cappuccini, subito fuori dell’a- Selva Amone, Acqua Puzzosa (?), il fiume Olpeta, bitato sulla strada per Ischia. Simile alla carta del- Ischia, S. Colombano, Stato di Castro. l’Ameti è la Carta del Patrimonio di S. Pietro rea- Una rappresentazione molto schematica del lizzata da Giuseppe Morozzo nel 1791 (FRUTAZ territorio di Farnese, con il fiume Olpeta olim 1972, pp. 100-101, tav. 212).

21 Fig. 8. Regionum Italiae mediarum tabula geographica di Guglielmo Delisle, 1711 (da FRUTAZ 1972, tav. 185).

Fig. 9. Campagna di Roma, il Patrimonio di San Pietro e la Sabina di Giovanni Maria Cassini, 1816-1824 (da FRUTAZ 1972, tav. 232).

22 Tra le altre carte settecentesche, oltre quella Mezzano (FRUTAZ 1972, p. 128, tav. 258). del Morozzo sono da segnalare: la Regionum Ita- Nel foglio 13 parte sinistra Ð Lago di Bolsena liae mediarum tabula geographica disegnata da Ð Acquapendente della Carta dello Stato Pontifi- Guglielmo Delisle (Fig. 8) nel 1711 (FRUTAZ cio (scala 1:86.400) realizzata dall’Istituto Geo- 1972, tav. 185), nella quale benchè non sia ripor- grafico Militare di Vienna e pubblicata nel 1851 tata Farnese, vi è la ricostruzione della viabilità (FRUTAZ 1972, tav. 284), lavoro realizzato tra il antica come nella Tabula Peutingeriana con la 1841 e il 1843 con rilievi sul terreno e la riduzio- via Claudia e alcuni centri come Sudertum sive ne delle carte catastali, anche se con qualche im- Maternum, Statonia (identificata con Castro), Ve- precisione, vengono riportati alcuni interessanti rentum (Valentano), oltre che una schematica rap- toponimi del territorio: Selva dell’Amone, Piano presentazione orografica e idrografica, con il la- delle Lancie (n. 98), Semonte (nn. 105-106), Pian cus Statoniensis (lago di Mezzano) con l’Olpeta e di Sala (n. 230), Pian d’Aglio (n. 94), Monte Bec- il fiume Fiora chiamato Arminia; la Campagna di co, il Voltone (n. 75a), Fontanile del Cerqueto Roma, il Patrimonio di San Pietro e la Sabina di (nn. 76-77), Sconfitta (n. 75), Poggio alle Capan- Giovanni Maria Cassini (1790; FRUTAZ 1972, tav. ne, Pian della Rocca e Fosso di Castiglione, che 210); allo stesso autore si deve un’altra carta ese- individuano il sito protostorico di Sorgenti della guita nel 1816-1824 (FRUTAZ 1972, tav. 232), in Nova e il castello medievale di Castiglione (n. 2), cui viene indicata Farnese; questa risulta più det- S.M. di Sala (nn. 146-147), Poggio del Corgnolo tagliata e importante in quanto riporta alcuni ca- (n. 159), Campo della Villa (nn. 37; 40), lungo stelli (Fig. 9): Castro diruto, Castelfranco diruto, e l’Olpeta, Ponte Stezzano, Mulino di Salabrone (n. verso Pitigliano Morano (castello di Morrano, nel 66), Casale della Galeazza (nn. 197-199), tutti territorio di Pitigliano), mentre presso il fosso del lungo l’Olpeta, e presso Farnese la località Cap- Crognoleto è indicato un castello di S. Giovanni. puccini. (Fig. 1). Farnese compare inoltre nelle seguenti carte: nel Farnese è inclusa nella diocesi di Acquapen- foglio 2 della Carta Corografica dello Stato Ponti- dente nella carta delle Diocesi nella Provincia del ficio con delegazioni di Viterbo e Civitavecchia di Patrimonio di S.Pietro di Girolamo Petri del 1858 Gaetano Spinetti del 1837 (FRUTAZ 1972, tav. 250); (FRUTAZ 1972, tav. 311) insieme a Ischia, Cellere, nella Carta moderna dello Stato Pontificio di Atti- Pianiano e Canino; la pianta riporta per Farnese lio Zuccagni-Orlandini del 1844 (FRUTAZ 1972, tav. solo la presenza di una chiesa non meglio specifi- 254); nella Carta moderna dello Stato Pontificio Ð cata, e non una pieve. delegazione di Viterbo dello stesso Attilio Zucca- gni-Orlandini del 1844 dove sono riportati oltre Farnese anche Naviglione, il Voltone e il lago di LUCIANO FRAZZONI

23 24 IV. LA VIABILITË

Introduzione Un’analisi degli insediamenti antichi e dei re- sti di tratturi, guadi, vie cave e strade basolate, può dare un’idea della distribuzione e complessità della viabilità antica. Le grandi vie di comunicazione, strade asfalta- te ed anche alcune strade sterrate, come quelle che attraversano la Selva del Lamone, sono state rea- lizzate durante il secolo scorso e, in qualche caso, nella sua seconda metà. Talvolta esse si sovrap- pongono agli antichi itinerari; ma in molti casi li evitano, soprattutto quando questi si inoltrano nel- le forre dei torrenti o affrontano pendenze mala- gevoli o, addirittura, si inerpicano nei difficili pas- saggi delle lave del Lamone. Una idea di quella che doveva essere la viabi- lità nel Medioevo si può ricavare dai tracciati del Catasto Gregoriano, in quanto, per lunghi secoli, a parte una scarsa manutenzione, non sono state realizzate nel nostro territorio nuove vie di comu- nicazione (PARMEGIANI 1981). Questo anche per- ché Farnese e parte dei comuni circostanti hanno fatto parte, per centinaia di anni, di piccoli o mi- croscopici feudi che avevano un’economia di pu- ra sopravvivenza, con scarsi e limitati commerci con le aree esterne. Quindi, né la cosiddetta “Ter- ra Guiniccesca”, che raccoglieva fino alle soglie del XIII secolo i territori attorno alla Selva del La-

25 mone, né la più vasta Contea Aldobrandesca, né giungere i punti di approvvigionamento. L’incen- successivamente gli stati Farnesiani del Ducato di dio di vaste porzioni di boschi nel Neolitico ed in Castro e della Signoria di Latera e Farnese, né lo periodi successivi, per realizzare terreni adatti alle stesso Principato Chigiano di Farnese, durato fino colture, che venivano utilizzati per alcuni anni, fino al 1825, avvertirono la necessità di ampliare il re- alla perdita della fertilità, era stato anch’esso mar- ticolo viario esistente, che corrispondeva, in larga cato dal ramificarsi di un sistema di sentieri adatti parte, a quello ereditato dagli Etruschi e dai Ro- al trasporto di masserizie e cereali a dorso di ani- mani. Nuove vie richiedevano una forte capacità mali (mulattiere), o per lo spostamento di greggi ed economica e notevole impegno logistico per la lo- armenti (tratturi), che portavano a stanziamenti in ro realizzazione; ma anche l’utilizzo di milizie e alcuni casi fissi ed in altri temporanei, di cui oggi doganieri, per il pattugliamento in periodi di bri- rimangono le vestigia. Uno di questi percorsi, in gantaggio endemico e per impedire la fuoruscita epoca storica venne ripreso sicuramente dalla via di merci e persone dai confini degli stati. Clodia, che, in quest’area, dal territorio di Canino, Basti pensare che sul Fiora per buona parte del in cui erano presenti vari tipi di selci, attraverso il Medioevo l’unico ponte era quello etrusco-romano territorio di Castro si dirigeva verso Saturnia. dell’Abbadia a Vulci e solo nel 1424, venne rea- lizzato dai Castrensi quello di San Pietro, presso La via Clodia Pianizza. L’attraversamento dei fiumi avveniva La via Clodia venne realizzata tra la fine del probabilmente nei guadi, dove le acque erano bas- III secolo a. C. ed il principio del II, per collega- se ed il fondo libero da grosse pietre. Qualcosa di re Roma con l’Etruria interna (Per la Via Clodia nuovo si era verificato nei boschi a cavallo tra Set- si vedano: CICOGNOLO 1994; MOSCA 1995; GIA- tecento ed Ottocento, quando la produzione del car- COBELLI 1991; QUILICI 1989, p. 463 ss.; QUILICI- bone dalla legna divenne sistematica e gli stessi QUILICI GIGLI 1999; CAMBI 2002). In realtà fu carbonai provvidero alla realizzazione delle mulat- riadattato ed organizzato, creando i necessari tiere necessarie al trasporto del prodotto. Fino ad collegamenti, un reticolo di vari tracciati etruschi allora ci si avvaleva ed accontentava dell’esistente. esistenti. Questo spiegherebbe il fatto che la Clo- Dando uno sguardo alla concentrazione dei siti dia, a differenza delle altre strade consolari - ba- archeologici, situati spesso lungo assi viari, e con- sti pensare alle vicine Cassia ed Aurelia, che pri- siderando che, talvolta, si hanno ritrovamenti del vilegiavano, per quanto possibile, la linearità di- Paleolitico e Neolitico negli stessi luoghi dove so- ritta del percorso, a costo di evitare anche città no segnalati insediamenti di epoca romana, ci si importanti (per es.: l’Aurelia passava a diversi rende conto che in periodi lungamente pacifici la chilometri da Vulci), appare piuttosto tortuosa, tendenza dell’uomo è quella di stazionare presso le allacciando tra loro città, pagi ed anche centri fonti delle risorse idriche, alimentari ed economi- abitativi minori, presenti lungo il suo tracciato. che (che per moltissimo tempo sono state probabil- Dell’ingegneria viaria etrusca sfruttò soprattutto mente le stesse), piuttosto che arroccarsi, con note- le profonde vie cave, aperte nella roccia tufacea, voli sacrifici, in luoghi impervi e lontani dalle det- per poter accedere e risalire gli impervi dirupi te fonti, come è successo in periodi più turbolenti delle forre e delle strette vallate di fiumi e tor- dell’Età del Bronzo e nell’Alto e Basso Medioevo. renti. Mentre, in molti casi, gli antichi guadi ven- Quindi, probabilmente, la viabilità attuale, a nero sostituiti da ponti in muratura. Almeno nel- parte le recenti realizzazioni, ricalca in molti casi, la parte laziale ancora oggi conosciuta e proba- quelli che erano i sentieri di caccia e raccolta del bilmente fino a Saturnia, le strette e tortuose vie Paleolitico, quando era necessario spostarsi con etrusche vennero portate alla larghezza standard una certa continuità seguendo spesso gli sposta- della viabilità romana di 4,10 m, lastricate con menti della selvaggina, o addentrandosi in nuove basoli, ricavati dalle lave basaltiche o dal calca- aree alla ricerca di alimenti vegetali, una volta re e munite di crepidini ai lati. esauriti quelli dei luoghi in cui gli uomini si erano Non è ben conosciuto il tracciato della via Clo- stabiliti per un certo periodo. Inoltre, vista la scarsa dia nel territorio preso in esame, mentre resti sono disponibilità di selce nel territorio, sicuramente esi- evidenti a Tuscania e a Saturnia. Molto dibattuto è stevano degli itinerari che permettevano di rag- stato il posizionamento della mansio di Mater-

26 num, riportata nella Tabula Peutingeriana (come spesso nelle vicinanze o all’interno della Selva del distante XII miglia da Tuscania e XVIII da Satur- Lamone. nia) e dall’Anonimo Ravennate e di cui non si co- Appena superata Castro, almeno due itinerari si nosce la reale ubicazione. Secondo Gazzetti (GAZ- dirigevano, partendo uno dal Crostoletto Ð la co- ZETTI 1985a, p. 89), la via, uscendo da Tuscania, siddetta Strada al Sole - e l’altro dalle Vignacce proseguiva verso NO nel territorio di Canino, pas- (entrambi questi luoghi sede di insediamenti pre- sando per Castellardo, la villa romana della Sel- protostorici), all’interno della Selva del Lamone, vicciola e la Città di Castro. Quest’ultima non era andandosi a congiungere nelle vicinanze della probabilmente attraversata dalla strada, in quanto Murcia Strompia e proseguendo, attraverso Rolon- non citata nella Tabula Peutingeriana, ma sicura- go, fino al Campo della Villa. Quello che fa pen- mente esistevano dei collegamenti. Lo stesso Gaz- sare si tratti di un itinerario molto antico, oltre alla zetti (GAZZETTI 2002, pp. 371-372) indica il pos- presenza di insediamenti pre-protostorici, sono le sibile posizionamento di Maternum in un grande imponenti fortificazioni, realizzate con muri a sec- centro abitato romano, i cui resti si trovano nella co, che coronano le due formazioni rocciose paral- località Centocamere, nei pressi dei monti di Ca- lele che costituiscono la Murcia Strompia, e che nino. Mauro Incitti, pone invece Maternum in lo- sono raccordate tra di loro da altre due imponenti calità Fontanile della Doganella, circa tre chilo- muraglie. Non sono state trovate evidenze archeo- metri a Sud della Selvicciola (INCITTI 1997). Se- logiche particolari, oltre al circuito difensivo, al- condo Kurze e Citter (KURZE-CITTER 1995), la l’interno della Murcia Strompia, a parte i resti, in mansio di Maternum era localizzata presso la vil- muratura a secco, di una capanna probabilmente la romana della Selvicciola, distante 13 miglia da recente. Sarebbe opportuno indagare, su un picco- Tuscania e tra 18 e 19 da Saturnia. Dalla Selvic- lo pianoro posto a S, a ridosso delle dette forma- ciola, l’itinerario per Castro può essere facilmen- zioni rocciose, vista la presenza di sparsi e corrosi te ricostruito. Esso si inoltrava, in direzione N- frammenti di laterizi, per potere datare l’epoca di NO, tra Pietrafitta ed il Vepre, per raggiungere la realizzazione dei muraglioni. Anche la vicina Pog- località Casale delle Mele Granate, da cui scende- getta dei Tigli presenta sulla sua sommità uno stra- va verso la forra dell’Olpeta, attraverso la spetta- no circuito murario, realizzato con l’asportazione colare tagliata nota come Cavone o Cavagrande di di massi lavici. Perché costruire imponenti fortifi- Castro e da qui risaliva, raggiungendo la città con cazioni, in un ambiente naturalmente impervio, per un collegamento, dirigendosi verso la zona del l’emergere di cumuli di lava e con rade e piccole Santuario del SS. Crocifisso. Una via cava, oggi aree dove poter fare un poco di agricoltura, se non parzialmente interrata, ma percorribile fino agli per controllare una via importante? anni Sessanta del secolo scorso, saliva fino al pia- Questo itinerario potrebbe corrispondere, nella noro del Pianetto, dove sono stati rinvenuti tratti di parte che attraversando il Lamone in quella che basolato. Da qui si presume che un itinerario prin- era nota come la Sassicaia di Castro, e che dalla cipale costeggiasse la Selva del Lamone, su un Strompia si dirigeva attraverso le Vignacce alla percorso più o meno sovrapponibile a quello della città di Castro medesima, a quello in cui si perse, attuale strada provinciale per Pitigliano. Scavalca- nel 1537, il poeta Annibal Caro. Come egli stesso to l’Arsa puntava, quindi, in direzione di Poggio racconta in una sua lettera diretta ai famigliari di Lucio, girandovi attorno e poi, attraversato il fosso Mons. Gaddi: “Entrammo poi in una foresta tale, della Nova, si indirizzava verso Poggio Buco. che ci smarrimmo; tempo fu ch'io credetti di non avere mai più a capire in paese abitato, trovando- Le diramazioni della Clodia ne rinchiusi e aggirati per lochi dove 'l astrolabio Come tutte le strade romane la Clodia aveva e 'l quadrante vostro non arebbono calcolato il si- una complessa ramificazione che la collegava al to de' burroni e gli abissi dei catrafossi in che ci territorio circostante (CAMBI 2002, pp. 132-133); eravamo ridotti”(BAFFIONI 1967, p. 12). anche nel nostro caso si possono individuare di- Questo percorso, che ha le caratteristiche di verticoli e tracciati secondari che vanno a toccare una mulattiera e non presenta evidenze di utilizzo gli insediamenti distribuiti su una vasta area. Le con carri o altri mezzi di locomozione a trazione parti meglio conservate di tale viabilità si trovano animale, si andava ad incrociare, all’altezza del

27 Campo della Villa, con un altro itinerario diretto del San Paolo al detto Guado Bianco. Da qui sali- da S a N. Proveniente anch’esso dal territorio del- va costeggiando Monte Rotondo e quindi, dopo la via Clodia, attraversava la Selva del Lamone essere scesa nella profonda via cava della Costa nel punto centrale e più facilmente percorribile Ceccarini, superava il fosso del Cai e, correndo (dove si trova l’importante sito preistorico di Rop- lungo il versante E di Monte Fiano percorreva una pozzo), per dirigersi verso le Sorgenti della Nova tagliata, ancora riconoscibile, fino al Poggio della (sede di un centro proto-urbano dell’età del Bron- Gioma, nell’area attualmente interessata da alcu- zo finale e dell’omonima sorgente che ha ancor ne moderne abitazioni. All’altezza del cimitero oggi una portata di 110 litri di acqua al secondo; vecchio di Farnese, un’ulteriore via cava indiriz- cfr. n. 2) e quella che è l’attuale Toscana. zava il percorso nella valle Opiana dove, superato Questa via, di probabile origine etrusca, pote- il Fossotello, risaliva in direzione N-O, attraverso va avere inizio dalla Via Clodia nei pressi della la cosiddetta “Cavarella”, costeggiando la Chiu- Selvicciola e attraversato il Vepre in località Mac- setta fino ad inoltrarsi, nella Costa Basili, in un’al- chia Forte, si dirigeva, verso N, nel territorio di tra profonda tagliata che scendeva al guado del Farnese sull’attuale percorso della strada comuna- Fosso delle Fontanelle, nei pressi dell’omonima le di Guado Bianco, attraversando una serie di ta- sorgente. Quindi scavalcato l’Olpeta presso il pa- gliate di origine etrusca, nelle località di Casellet- gus di Stenzano risaliva, attraverso la via cava del ta, il Caiolo e Casella, fino a scavalcare il Fosso Gottimo, fino al margine della Selva del Lamone.

Tav. II. Viabilità in epoca romana.

28 Qui è ancora visibile un tratto di strada basolata va in due rami: uno proseguiva ad E, seguendo il (Figg. 66a-b) che, costeggiando le Murciarelle di percorso dell’attuale strada comunale di Vallero- Roccoja si inoltra nel Campo della Villa. Altri sa, dirigendosi verso Ischia di Castro; l’altro pun- tratti di tale strada basolata, che ricordano l’utiliz- tava a N e guadato, in località Sant’Anastasia, il zo del tratto viario al tempo dei Romani, sono vi- Fosso del San Paolo si immetteva nell’attuale sibili, sempre al Campo della Villa, in Località la strada comunale di Salabrone, che costeggia il Fossa, nei pressi del Casale Martinelli (dove insi- margine meridionale della Valle dell’Olpeta. In stono ruderi ascrivibili ad un notevole insedia- località Sant’Amico proseguiva presso il margine mento romano) e nei pressi di Roppozzo. All’in- settentrionale del Fosso di Gressa, lungo le pendi- terno del Campo della Villa il percorso si ramifi- ci meridionali di Monte Fiano e, nelle vicinanze cava per raggiungere i vari insediamenti presenti dell’attuale chiesa della Madonna delle Grazie, in- nel luogo e nelle vicinanze. crociava la strada proveniente dalla tagliata di Co- Il tracciato principale da Roppozzo proseguiva sta Ceccarini, raggiungendo quindi l’area dove verso N-NO fino a Rogaudienzo, dove appena ol- oggi sorge Farnese. Davanti all’attuale sede della trepassato l’attuale Casale della Monta Taurina, Riserva naturale Selva del Lamone (ex lavatoio un cippo lavico posto sulla cima di una “murcia” comunale) si divideva in due percorsi. Il primo, indicava, con probabilità, la biforcazione dell’iti- passando per la Galeazza, scendeva attraverso una nerario. Il tratto orientale - attraverso una strada tortuosa via scavata nel tufo nel fosso omonimo, ricavata togliendo le pietre affioranti, fino a rag- risalendo al pianoro soprastante di Noiano. Da giungere lo strato di lava compatto, sul quale so- qui, superati, sempre attraverso profonde tagliate, no evidenti i binari scolpiti nel masso, per facili- il fosso e l’altopiano del Naviglione (zona abitata tare il passaggio dei carri - si dirigeva verso il Pian fin dal Paleolitico Medio, con frequentazioni nel- di Lance, dove è riconoscibile un reticolo ortogo- l’età del Rame, nel Bronzo finale, in periodo etru- nale di vie, pertinenti alla probabile centuriazione sco e Romano), proseguiva in direzione di Monte del territorio (Fig. 13). L’asse principale continua- Prete per inoltrarsi nella vallata dell’Olpeta in lo- va fino a Valderico dove si incrociava con altre calità Valgiovana. Saliva quindi, attraverso una strade; mentre un secondo itinerario aveva origine via cava, sul versante S del Lamone, raggiungen- nelle vicinanze dell’attuale area faunistica del ca- do il pianoro delle Castellare, addentrandosi nel- priolo della Riserva naturale Selva del Lamone, l’attuale bosco fino a Roggio Famiano, dove il scendeva al Fontanaccio e, superato il promonto- sentiero si biforcava in due rami. Quello a sinistra rio dove sono presenti i ruderi di un castelletto, puntava verso il Semonte, passando lungo il muro guadava il Fosso del Crognoleto, puntando verso della Crocetta (dove sono riconoscibili gli apposi- N-NO attraverso la Carestia, e si dirigeva verso la ti binari per i carri scavati nella lava compatta) e confluenza del Fosso della Nova con quello di quindi, seguendo la cosiddetta “strada della Se- Varlenza. Qui iniziava una via cava che portava al gheria”, raggiungeva Valderico (dove in località pianoro soprastante di Poggio Bottinello, nel ter- fondo Liseo sono ben riconoscibili resti di basola- ritorio di Pitigliano. to e crepidini; Fig. 39) e proseguiva verso il Vol- Il tratto orientale invece, attraverso la località tone. Il ramo destro invece, si dirigeva verso N-E, Catrasta, raggiungeva la fattoria romana del Fon- andando a collegarsi con la cosiddetta Carrarec- do Bastiano, dove virando di novanta gradi si di- cia, in cui sono evidenti lunghi tratti di strada ba- rigeva verso il Rosceto ed il Fosso del Crognole- solata e di crepidini, che da Semonte, attraverso le to, costeggiando il quale, puntava su Cartalana e Pianelle portava a Pian di Sala. Nelle adiacenze di Pian di Morrano, ricollegandosi alla Clodia. questo tracciato vi sono evidenti resti, oltre che di Un terzo itinerario, ricostruibile ripercorrendo profonde tagliate e basolati, di ville rustiche ro- alcune vie cave e basolati etrusco-romani, partiva mane alla Galeazza (n. 199), a Noiano (n. 195), a sempre dalla via Clodia, all’altezza del Casale Naviglione (n. 166), al Saltarello (n. 155), alle delle Mele Granate, nelle vicinanze del Cavone di Piane Strette (n. 140), a Roggio Famiano (n. 117), Castro e si dirigeva verso E, costeggiando a S le a Semonte (n. 105), alla Mandriola (nn. 89-90) località il Poderuccio e Chiusa la Gobba. Nei presso Valderico, mentre la presenza di un vicus è pressi della fattoria romana della Mina si biforca- stata riconosciuta al Voltone (n. 75a). Un diverti-

29 colo, che partiva da Semonte, costeggiava ad E i di San Martino a Pian di Sala n. 230, a quella di crateri di collasso della Pila del Sambuco, nei Chiusa del Tempio n. 75b, che potrebbe essere ri- pressi dei quali si individuano ancora lunghi tratti feribile ad un possedimento templare con chiesa di binari scavati direttamente sulla roccia lavica, e ed ospizio). si dirigeva a N verso i Roggi (sede di attestate pre- senze etrusche) fino a raggiungere la fattoria ro- La viabilità trasversale mana del Troccolo (nn. 80-81). Da qui una larga A queste direttrici, che avevano tutte origine, strada basolata, di cui sono riconoscibili lunghi in vari punti, sulla via Clodia e si dirigevano con tratti, portava alla Dogana. un percorso variegato da S a N, si univano delle Un diverticolo di questa via partiva dall’im- strade che le collegavano tra loro creando un reti- bocco del tratto che scendeva alla Valgiovana e di- colo sub-parallelo in direzione E-O. rigendosi verso S-O, tra Poggio Fravolone e valle La più interessante di queste vie costeggiava il della Nocchia, raggiungeva e attraversava tutta margine settentrionale della Selva del Lamone; Naiella, dove sono riconoscibili evidenti tratti di lungo il suo tracciato vi si riconoscono molti resti centuriazione (Fig. 12). archeologici pertinenti al periodo etrusco, a quel- A Pian di Sala (n. 230) si innestava il secondo lo romano e all’Alto e Basso Medioevo; in parti- importante percorso, che da Farnese, passando sul colare vi sono il castello ed abitato di Valderico margine meridionale del fosso della Ragnara co- (n. 87), la chiesa e necropoli longobarda di Cam- steggiava a N l’attuale bosco del Convento dei po del Nocio (n. 86), i luoghi che hanno dato ri- Cappuccini e quindi, in un susseguirsi di tagliate, trovamenti longobardi delle Tufarelle, Pian di attraverso Valle Cerasara, saliva al Poggio della Lance e Carestia (n. 12). Questo percorso, di mez- Campana e, inoltrandosi in una lunga e tortuosa za costa, partiva dal Voltoncino, attraverso il Vol- via cava, scendeva al fosso dell’Olpeta e risaliva tone, scendeva a Valderico e si dirigeva ad O fino fino al Pian di Sala. Da qui, attraversando la Sel- alla Carestia, dove si incrociava con la via prove- va del Lamone, nei pressi di alcune fattorie roma- niente dal Fontanaccio e diretta verso Poggio del ne, dove sono riconoscibili brevi tratti di strada Bottinello. Esso ci sembra più antico di quello che basolata, proseguiva fino al Voltoncino, da cui, oggi, più a N, dal Voltone scende a Pian di Mor- lungo o nelle vicinanze dell’attuale tracciato che rano, in quanto, questo potrebbe essere stato rea- prosegue verso la Cantinaccia (n. 75b), penetrava lizzato, tra il Cinquecento ed il Seicento, come nel territorio di Pitigliano. Sicuramente questo viabilità interna dei terreni coltivati appartenenti tratto viario è molto antico ed utilizzato in perio- al feudo di Castiglione, già dei Farnese e dei Chi- do romano, non soltanto per la presenza evidente gi e divenuto, nel corso dell’Ottocento la tenuta di vie cave e tratti di strada basolata relativamen- del Voltone. te ben conservati, ma anche per i numerosi affio- Un’altra strada importante, già in epoca etru- ramenti di laterizi e muri nelle sue vicinanze, che sca, era quella che da Santa Maria di Sala, co- indicano una folta presenza abitativa nel periodo steggiando a N il corso dell’Olpeta lungo la Val- tardo imperiale (ville rustiche alla Mina, Chiuset- giovana, le Piane Strette, la Vallempio e la Val- ta n. 170, Poggio della Campana n. 168, Chiusa larco terminava nei pressi del Gottimo sul per- del Belli nn. 173; 260, Poggio del Corgnolo n. corso che da Stenzano andava al Campo della 159, Pian di Sala n. 230, Chiavacciola n. 229, La Villa (Figg. 66a-b). Nelle fasi finali del dominio Felceta n. 103, Pian d’Aglio n. 94, Monticolo del- etrusco (fine IV-inizio III secolo a.C.), essa ven- la Dogana n. 82, Cantinaccia n. 75b, area centu- ne riconosciuta come probabile via militare di pe- riata riconoscibile a Pian di Sala Fig. 13.) e nel- netrazione alla lucumonia di Vulci ed infatti, ai l’Alto e basso Medioevo (dalla Sala longobarda al margini del plateau lavico della Selva del Lamo- Castello di Santa Maria di Sala n. 147; dalle chie- ne, lungo il bordo settentrionale della Valle del- se, forse utilizzate come pievi rurali, di Santa Ma- l’Olpeta venne realizzato un sistema fortificato, ria di Chiarano in località Chiusetta n. 169, di San imperniato attorno alle imponenti difese di Rofal- Giovanni Battista al Poggio della Campana n. co (nn. 130-131), con avamposti muniti ai Crini, 171, all’Abbazia cistercense di Santa Maria di Sa- alla Murcia del Prigioniero (n. 133) ed ai Castel- la n. 146, alla chiesa, probabilmente longobarda, lari (n. 136). Questi siti erano collegati tra loro da

30 Tav. III. Carta con indicazione delle tipologie delle strade. un sentiero d’altura e con la detta strada di mez- licotonno, si inerpicava a NE nella salita di Lava- za costa da diverticoli ben riconoscibili a Rofalco cola, per raggiungere il Campo della Villa. A con- e alle Castellare. Non mancano testimonianze ro- ferma di tale tracciato si possono citare, la necro- mane, come alla Valgiovana, Piane Strette, Ca- poli etrusca della Chiusa Sterbini presso Castro; il lanchillaquila, Mandria Buona e Murciarelle di castello della Comunella (n. 19), i resti di basola- Roccoja; mentre alcuni castelli, a Santa Maria di to e di via cava sempre alla Comunella (n. 58), Sala, Prato di Frabulino (n. 179) e i vicini Casali, lungo la forra dell’Olpeta; la fattoria romana alle ci riportano al Medioevo. Cantonate (n. 55); i resti di strada lastricata in lo- Sempre dalla Clodia, di fronte a Castro partiva calità Salto Canino (n. 61), le emergenze romane una via ricostruibile per alcune emergenze di ba- e la tagliata a Cavon Pamperso (nn. 63-64); la via soli e per la presenza di tagliate, che costeggiava cava e la fattoria romana in località Palombaro (n. il margine settentrionale della forra dell’Olpeta e 187) ed i resti romani sulla “murcia” al cancello di superata la Comunella, attraverso il Salto Canino Rolongo (n. 40), agli inizi del Campo della Villa. raggiungeva la Selva del Lamone al Lamoncello, L’ultima ipotesi di viabilità antica riguarda un con un tracciato poco a valle dell’attuale strada tracciato che partiva dall’imbocco della tagliata provinciale. Da qui la via correva a settentrione, che scendeva a Santa Maria di Sala, nei pressi del- parallela alla moderna strada asfaltata, attraverso l’attuale edicola delle Anime Sante del Purgatorio il Cavon Panperso, per innestarvisi all’imbocco e attraverso il Poggio del Corgnolo, incanalan- della Valgiardino. Nei pressi della cascata del Pe- dosi in lunghi tratti di vie cave, si dirigeva al

31 guado dell’Olpeta all’Acquaforte, in località le monia di Vulci, per cui è spiegabile il notevole im- Prata. Poco più ad E si biforcava in due trac- pegno profuso nella costruzione o riadattamento ciati. Il primo dei quali presso il Fornicello sa- di fortificazioni preesistenti. liva a N lungo il Campo del Carcano, fino alla Allo stesso periodo etrusco si possono far risa- Travertinara, dove svoltava a NE per costeg- lire molte delle vie cave. Si tratta di strade scava- giare la Cuccumella e quindi, superato Poggio te profondamente nella roccia tufacea, che per- Secante, muoveva verso Poggio Pilato, da cui mettevano così di abbassare le pendenze e di viag- probabilmente raggiungeva il lago di Mezzano. giare all’ombra. Ne esistono ancora molte, spesso Il secondo tracciato percorreva tutto il Poggio caratterizzare da un canale scavato nel centro del- del Cerro, in direzione NE, lasciandosi sulla la sede, a favorire lo scorrimento delle acque, evi- destra Poggio Murcie, con una deviazione a N, tando il degrado della medesima. Esse sono varia- che lo portava al Fontanaccio e quindi a con- mente distribuite sul territorio e sono state, in pe- giungersi col ramo precedente, presso Poggio riodi recenti, allargate e trasformate, dove è possi- Secante. Molte sono le emergenze, soprattutto bile attuare la viabilità con i mezzi meccanici; etrusco-romane che confortano questa ipotesi, mentre sono state abbandonate, soprattutto lungo nella fattispecie i siti archeologici di Chiusa le forre dei torrenti, quando si presentano troppo del Belli, Poggio del Corgnolo, Le Prata, il impervie. Fornicello, la Travertinara, La Cuccumella, Tra di esse ricordiamo il Cavone di Castro, im- Poggio Cerro ed il Fontanaccio. ponente e relativamente ben conservato, profondo nel punto massimo quasi venticinque metri, che presenta sulle pareti alcune iscrizioni in lingua Conclusioni etrusca. Probabilmente in epoca romana andò a Questa ipotesi di viabilità antica, che è lungi far parte della via Clodia, mentre durante il Rina- dall’essere completa, si basa su alcuni dati fonda- scimento venne resa più profonda ed allargata al- mentali. Anzitutto la distribuzione dei siti archeo- la base. Altre importanti vie sono: la Cavarella e la logici; in secondo luogo l’esistenza di tracciati, via Cava presso la Madonna delle Grazie a Farne- molti dei quali oggi non più utilizzati, ma consoni se; le vie cave che portano a Santa Maria di Sala allo spostamento a piedi, con animali o con car- e quella che dalla Valgiovana, sale al sito etrusco riaggi. In alcuni casi, come quello degli itinerari de Le Castellare. che si congiungono presso la Strompia, le impo- Importanti resti di viabilità romana si posso- nenti fortificazioni sulla cima di questa “murcia,” no ancora individuare all’interno della Selva del posta in luogo impervio, all’interno della Selva del Lamone, anzi è possibile rapportare questo siste- Lamone, fanno pensare ad un controllo militare di ma stradale alle fattorie ed alla probabile centu- questa viabilità, attuato non sappiamo quando, per riazione del territorio agricolo. In alcuni casi co- mancanza di riscontri archeologici precisi. me al Gottimo, Murciarelle di Roccoja, La Fos- La particolare distribuzione di alcuni centri sa, Fondo Liseo, il Purgatorio, ecc, sono ricono- fortificati, utilizzati nell’Età del Bronzo e, quindi, scibili le crepidini e lo strato di basoli; mentre al- in periodo tardo-etrusco (Rofalco, I Crini, Murcia trove (presso la Mignattara, Fig. 43, a Rogau- del Prigioniero, Le Castellare), fa pensare, anche dienzo, La Crocetta, Pila al Sambuco, etc.) si no- in questo caso, al controllo militare di un tratto di tano i binari scavati nella lava dal passaggio dei viabilità che si snodava lungo il corso del fiume carri. Olpeta, nel versante meridionale della Selva del Come accennato in precedenza, esse si vanno Lamone. a sovrapporre, in molti casi ai vecchi itinerari del- Questa viabilità poteva seguire, per lunghi la Preistoria e Protostoria e costituiscono, ancora tratti, un percorso d’altura e per altri di mezza co- oggi, il substrato su cui si è sviluppata, anche con sta, a seconda della minore o maggiore presenza piccole deviazioni, la viabilità attuale della Riser- di cumuli di lava. va Naturale della Selva del Lamone. In periodo tardo-etrusco essa rappresentava probabilmente un pericoloso punto di penetrazio- ne dei Romani all’interno del territorio della lucu- GIOVANNI ANTONIO BARAGLIU

32 V. LA TOPONOMASTICA

I nomi dei luoghi (toponimi), rappresentano spesso persistenze più durature delle strutture co- struite dall’uomo e sopravvivono alle popolazioni che li hanno utilizzati1. In molti casi, sono una del- le poche testimonianze, se non l’unica, di lingue addirittura estinte. Un attento studio della topono- mastica, confrontata con i documenti storici ed i ritrovamento archeologici, permette di dare com- pletezza al quadro conoscitivo di un’area, portan- do alla luce avvenimenti, organizzazioni territo- riali e personaggi che hanno lasciato un’impronta, spesso estremamente labile. Naturalmente i nomi dei luoghi hanno varia origine, oltre che dalle at- tività umane, dalla loro conformazione (colle, poggio, valle), o dalla presenza di particolari pian- te, assumendo il nome di fitonimi (L’Arborone, Poggio del Cerro, Murcia dell’Elce). Spesso ven- gono correlati ad animali (zoonimi come Porcor- vo Ð Poggio del Corvo, le Cavalline), o alla pre- senza di acqua nelle sue varie forme (idronimi co- me Capacqua, Acquaviene, Acquaforte) o, ancora, riportano il nome o soprannome del proprietario nei cosiddetti antroponimi (Fondo di Sidorone, Chiusa del Belli, Roggio del Maschietto) e via di- cendo. Alcuni toponimi possono cambiare nel tempo, anche nell’arco di una generazione, a cau- sa di avvenimenti o per la presenza di nuove strut- ture ritenute importanti. Chi chiamerebbe più il

33 vecchio sito medioevale di Castiglione, con il no- Si parla in questo caso di toponimo prediale, me di Roccaccia com’era conosciuto fino ad una da praedium (podere), che indica appunto un do- trentina di anni fa, quando dopo l’inizio degli sca- minio terriero, riferibile all’epoca romana. In quel vi dell’abitato del Bronzo finale è stato presenta- tempo, soprattutto durante il periodo imperiale, to, in centinaia di pubblicazioni e convegni come per motivi fiscali, si era soliti indicare un possedi- Sorgenti della Nova? mento agricolo con i termini: fundus, villa, prae- Però, soprattutto nella toponomastica urbana, dium, latifundium, ecc., che precedevano l’agget- possono sopravvivere antiche denominazioni, a tivo del nome del proprietario, per esempio: prae- dispetto delle tabelle con i nomi civici delle vie e dium Petilianum era il podere di Petilius. delle piazze. Quanti sanno a Farnese che Trali- I prediali possono essere riconosciuti per la pozza è Piazza dell’Indipendenza ed il Fossato terminazione dei toponimi con il suffisso Ðano od Via Cesare Battisti? –ana. Una variante in –ena indicherebbe un’origi- Questi due antichi toponimi ci raccontano ne etrusca (p. es.: Valle Calena). Essi sono legati qualcosa: la presenza di pozzi da grano e cisterne, all’organizzazione agraria del terreno attraverso il scavati nel tufo, a Tralipozza ed il Fossato che sistema di suddivisione in centuriazione (centu- rafforzava le difese, nell’unico punto accessibile riatio o castramentatio), che si rifaceva allo sche- della rupe di Farnese. Hanno fatto parte, per lun- ma di apprestamento degli accampamenti militari ghi anni del paesaggio, della cultura e delle espe- (castra), o di fondazione delle città. La centuria- rienze quotidiane dei cittadini, sono stati citati zione era realizzata attraverso una disposizione continuamente nelle conversazioni e percepiti co- regolata, su di un reticolo ortogonale orientato, di me parte essenziale della propria geografia urba- strade e canali scolmatori dei terreni agricoli che, na, che non può essere cancellata con l’apposizio- infine, venivano assegnati a dei coloni. Questi, in ne di una targa o con i riferimenti nei documenti molti casi, erano legionari al termine del servizio di riconoscimento. militare. Naturalmente ogni generazione ci mette del Il compenso dei soldati, dopo lunghi anni di suo nell’evoluzione dei toponimi, che lentamente, militanza ed estenuanti attività belliche, consiste- in molti casi, si modificano, rendendosi quasi irri- va, spesso, nella concessione di un fundus da col- conoscibili. Il Poggio di Ottavione o il Roggio del tivare direttamente, o tramite coloni alle proprie Coglia, citati in documenti del Cinquecento, sono dipendenze. oggi diventati Il Potaione e Roccoja. Santummè, Molti toponimi del territorio di Farnese posso- in origine, poteva essere San Bartolomeo. Altri in- no essere ricondotti ad un’origine prediale. Alcu- vece, sono rimasti tali e quali, a parte l’italianiz- ni di essi li ritroviamo in documenti medievali, al- zazione, per secoli o addirittura millenni. Pensate cuni dei quali risultano ancora conservati (ad es.: al longobardo Sala, o ai prediali romani come Fa- Stenzano), mentre di altri si è persa completamen- briciano o Stenzano. te la memoria (Tullizanum, Paternum). Uno studio approfondito, o anche una sempli- Anche se non abbiamo una probante documen- ce disanima dei toponimi del territorio, richiede- tazione storica od epigrafica, in molti casi esisto- rebbe molte pagine; per cui, per il momento, ver- no evidenti tracce della centuriazione e di residen- ranno analizzati soltanto alcuni di essi. ze rustiche. Abbiamo così, per citarne alcuni: Borziano bello o Porziano bello, da Porcius o TOPONIMI DI ORIGINE LATINA Portius; I prediali romani Campo Valiano (con le varianti, Vaiano, Molti toponimi contengono una precisa indica- Guaiano, Vagliano, derivanti probabilmente da zione di persistenze antiche. Per il periodo roma- Varius o Velius, se non addirittura da Gaius): è si- no, la cosiddetta toponomastica prediale, ci per- tuato lungo l’Olpeta ed il fosso del Ragaiano, nel- mette addirittura di risalire all’antico proprietario la parte orientale del territorio comunale (n. 254). del fondo. Esempio classico è il nome della città Vi sono evidenti tracce, nelle adiacenze, di una di Pitigliano, che viene fatto derivare dal latino: estesa villa rustica; Petilianum, indicante l’appartenenza ad un certo Cervarano (da Cervarius): all’interno della Petilius. Selva del Lamone, è una vasta area spietrata do-

34 ve affioramenti di laterizi e muri, testimoniano la seguito, soprattutto nel Medioevo, un piccolo in- presenza di una fattoria romana (n. 102); sediamento rurale, in opposizione a civitas, l’inse- Chiarano (da Clarus): è un’area coltivata nei diamento urbano). Vasta radura nella Selva del pressi orientali del paese, di cui sono però poco Lamone nella quale affiorano i resti di viabilità e conosciute le preesistenze archeologiche; di edifici romani (nn. 33, 36, 37, 40, 114, 115, Citignano (da Cittinus?): il toponimo si ritro- 127, 129, 148, 149, 175, 176, 180). va in documenti antichi associati al castello di Ci- Ancora oggi sono colà visibili affioramenti di tignano (o Citinano), in località le Pianacce, vasta muri, strade basolate, laterizi e ceramica, databili area agricola rimboschita negli anni Cinquanta del questi ultimi dal periodo tardo etrusco al tardo im- secolo scorso, posta al margine NO della Selva pero. Secondo Mauro Incitti “sono evidenti anche del Lamone (n. 19; BARAGLIU 1993a; FRAZZONI schegge di tufo e di travertino, sicuramente pro- 2009, p. 45); venienti da aree geologicamente diverse. All’in- Fabriciano (da Fabricius); terno del bosco si osservano degli allineamenti di Fosso del Ragaiano (o Ragatiano): piccolo blocchi in pietra lavica, mentre all’esterno, duran- torrente che scola un vasto territorio nella parte N- te la costruzione di un capannone in muratura, fu E del Comune, facendo da confine per lungo trat- incidentalmente intercettato un cunicolo ipogeo o to con Valentano. In esso si immettono le acque una cisterna. Creste di murature affioranti sul ter- della sorgente del Ragono. Il suo nome potrebbe reno sono poi state osservate in località Roppozzo essere un prediale (da Ragonius), in quanto lungo associate a qualche scarso frammento di laterizio il suo corso vi sono resti evidenti di fattorie e ne- difficilmente databile se non molto genericamen- cropoli romane; te prima del medioevo. Qui, all’interno del bosco, Noiano (da Nonius o Novius): vasto pianoro sono poi evidenti dei terrazzamenti artificiali lun- coltivato delimitato dalle profonde forre dei fossi go i declivi che delimitano la vasta radura sotto- della Galeazza e di Noiano, posto a N del paese. stante. Sempre sul margine del bosco in località Vi sono molti evidenti resti romani, tali da giusti- Cavicchione, posta immediatamente al disotto di I ficare il prediale (nn. 195-196); Casali si riscontrano altri affioramenti di scarsi Roggio Famiano: vasta area spietrata nel La- materiali ceramici molto fluitati e difficilmente mone di Sopra, con resti di muri ed affioramenti databili. Va in ogni caso rilevato che si è avuto no- di laterizi, associabili ad una fattoria romana (n. tizia di vecchi scavi clandestini in questa zona re- 117). Il fatto che si tratti di un “roggio” (cfr. infra) lativi al saccheggio di tombe alla cappuccina, potrebbe far pensare che Famiano sia l’assegnata- quindi sempre inquadrabili tra l’Ellenismo e l’Al- rio originale di tale appezzamento di terreno in pe- to Medioevo. In quest’area sul limite del bosco, riodo tardo medievale o rinascimentale. Comun- all’altezza dell’imbocco del sentiero che conduce que la presenza di resti romani sembra ricondurre a I Casali e che, quindi, procede sino a Roccoia, ad un possibile prediale da Famius o Fabius; riverso su di un fianco è presente un grande bloc- Stenzano (da Stentius)2: si tratta di un’ampia e co di pietra lavica, sagomato a forma tronco-pira- fertile pianura alluvionale, formata dal fiume Olpe- midale [Sembra, secondo alcune testimonianze ta al margine S occidentale della Selva del Lamo- raccolte, che questo facesse parte di un complesso ne. Vi è stata riconosciuta la presenza di un pagus di almeno dodici di questi cippi, posti attorno ad romano (nn. 180, 183, 189, 190, 191, 192, 193). Il una “murcia”, in località I Casali, asportati da possedimento di Stençano risulta tra quelli venduti clandestini nella seconda metà degli anni Ottanta nel 1257 dall’Abbazia Cistercense di Staffarda a del secolo scorso]. Potrebbe trattarsi di un cippo o quella di San Martino al Cimino, in seguito all’ab- di un’ara di età ellenistica o romana. Quindi appa- bandono del monastero di Santa Maria di Sala. re evidente che, tra Roppozzo e Cavicchione, sul limite del bosco senza una netta soluzione di con- ALTRI TOPONIMI DI ORIGINE LATINA tinuità esisteva un insediamento, databile generi- Campo della Villa (dal latino villa – da un più camente tra l’Ellenismo e la Tarda Antichità-Alto antico weksla, ampliamento di vicus, con raddop- Medioevo, di ragguardevoli dimensioni tali da far piamento della l, che indicava in origine una di- supporre che si tratti del nucleo insediativo prin- mora di campagna o una fattoria con podere, ed in cipale di età antica nella vasta radura di Campo

35 della Villa. Vale a dire il centro del fundus che pregare, proporre una legge, stipulare un contrat- molto probabilmente è alla base del toponimo” to. Il Rogito era appunto l’atto pubblico, stipulato (INCITTI 2009, pp. 56-57). Il toponimo Campo del- davanti ad un notaio, con il quale veniva conces- la Villa compare già in un atto di donazione di so il terreno. Giovanni figlio di Gerardo “de castellu de Murra- In realtà, soprattutto in ambiente forestale, rog- nu”, con sua moglie Ermengarda, assieme al figlio gio potrebbe indicare una porzione di bosco ce- Rainaldo e la Moglie Abunda, redatto nel castello duo, che dopo il taglio veniva pulito con il fuoco di Morrano il 26 marzo del 1030, di vari possedi- (metodo del debbio) ed infine seminato per due o menti al Monastero di San Colombano presso il tre anni consecutivi a cereali, fino alla perdita di Fiora, nel territorio di Castro, tra cui “unum pe- fertilità del suolo. Quindi, si cercava di mantene- tium de terra qua jacet in campu de ville in pratu re la scarsa resa usando un regime di coltura a ter- lungu”(INCITTI s.d.a.; KEHR 1901; FRAZZONI 2009, zeria (il primo anno a semina, il secondo a pasco- p. 61). lo, il terzo a maggese, quest’ultima sostituita nel Guado: (dal latino vadum, incrociato con il Cinquecento dal sovescio con legumi, quali le fa- franco*wad): è il tratto poco profondo di un cor- ve). Questo tipo di attività è assimilabile al ronco so d’acqua che può essere facilmente attraversato (dal latino tardo runcare = sarchiare, tagliare, a piedi, a cavallo, o con mezzi meccanici, senza la estirpare con la ronca), un terreno disboscato e necessità di costruire ponti o utilizzare traghetti. dissodato di recente per metterlo a coltura. Nella viabilità antica erano molto utilizzati, anche Roggio può anche richiamarsi all’aggettivo la- per la loro economicità. Ne ritroviamo nel territo- tino rubeus, robius, derivato da ruber = rosso. In rio di Farnese, alcuni descritti in vecchi documen- tal caso il riferimento è al rosseggiare delle fiam- ti e scomparsi dalla toponomastica viva, altri an- me usate per pulire l’area. Questa interpretazione cora conosciuti: Guado Bianco, sul fosso del San non è poi così peregrina; “fare il roggio”, nell’ac- Paolo; Guado del Pero e Guado la Tomba, di dif- cezione locale, significa spargere molto sangue ficile collocazione; Guado Farnesano e Guado (rosso), compiere una strage. d’Inciampa a Stenzano sull’Olpeta; Guado delle Pian d’Aglio: il toponimo pertinente ad una Prata sempre sull’Olpeta; Guado del Bottinello e località ad E della Selva del Lamone (nn. 93-94), Guado del Conicchiolo, sul fosso del Crognoleto, potrebbe non essere riferito alla nota bulbifera lungo il versante settentrionale della Selva del La- usata come condimento, quanto piuttosto ad un mone. pascolo aperto a tutta la comunità (dal latino pla- Roggio: (dal latino roteus, rotjus = luogo re- nus e latino medievale agium). cintato): molto diffuso nella toponomastica locale, soprattutto nella Selva del Lamone, come tale TOPONIMI DI ORIGINE LONGOBARDA3 (Roggio, Roggetto, I Roggi), o seguito dal nome, La popolazione germanica orientale dei lon- o soprannome di un antico utilizzatore (Roggio gobardi, attraverso una lunga migrazione partita Pepparello, Roggio del Maschietto, Roggio del dal basso corso dell’Elba, era penetrata in Italia Polennaro, Roggio dell’Angeletto, Roggio di Me- nel 568 al seguito di Alboino. Essi diedero ori- cuccio, Roggio di Pincellone, ecc.), o come pre- gine ad un regno barbarico, che andò ad occupa- fisso Ro- (Rofalco = Roggio del Falco, Roccoja = re una vasta estensione della penisola italiana. Roggio del Coja, Rogostinaccio = Roggio di Ago- Parte di questa fu assoggettata direttamente al- stinaccio, ecc.). Il Roggio rappresentava un picco- l’autorità regia, residente a Pavia, mentre il resto lo appezzamento di terra da coltivare, concesso della sua superficie, fu amministrato tramite la dal feudatario ad un proprio suddito, per il sosten- creazione di numerosi ducati largamente autono- tamento della sua famiglia. La recinzione di tali mi. Il territorio di Farnese fece parte, fino alla fi- terreni, spesso realizzata con i massi accumulati ne del regno longobardo avvenuta ad opera dei dallo spietramento, potrebbe spiegare l’origine da Franchi di Carlo Magno nel 774, del Ducato di roteus, rotjus. Chiusi, che si estendeva fino al torrente Migno- Un’altra possibile origine del toponimo po- ne, poco a S di Tarquina. trebbe essere data dal termine latino medievale ro- Moltissimi sono i toponimi, nel nostro territorio, gitum (it. rogito), derivato da rogare = chiedere, legati alla loro presenza, che spesso si accompa-

36 gnano ad evidenze archeologiche. Non è comunque venne abbandonato nei primi decenni del XIII se- facile assegnare a quel periodo, o alla precedente colo. presenza dei Goti, dei toponimi, anche se di chiara Tuttora persiste il toponimo di Santa Maria di origine germanica, per la persistenza nel parlare co- Sala (o Santa Marisala; nn. 123, 145, 146, 147), mune di moltissimi vocaboli ad essi riferibili. Di assieme a quello di Pian di Sala, ai margini orien- seguito ne vengono riportati alcuni. tali della Selva del Lamone. Un paio di chilometri ad E troviamo le località Poggio della Saletta e Toponimi derivanti da sali valle Saletta (piccola Sala), anch’essi pertinenti, Sala (dal franco sal, germanico saliz, longo- come gli altri di cui sopra, ad un’unica grande Sa- bardo sali): Sali era un edificio ad una sola stan- la originaria. Niente rimane dell’insediamento za. Si può pensare quindi che, in origine, la sala longobardo. Probabilmente esso venne realizzato, longobarda fosse un unico grande vano utilizzato forse riutilizzando strutture preesistenti, nel pe- come centro di accumulazione e smistamento di riodo che va dal 597 (anno dell’assedio di Sovana derrate. Esso rappresentava l’insediamento stabile da parte dei Longobardi) ed il 607, quando Agi- delle varie fare (i gruppi migranti, organizzati mi- lulfo, dopo una breve rioccupazione bizantina, litarmente su base famigliare), che andava a costi- prese Orvieto, Bagnoregio e, con tutta probabilità, tuire un’area geografica e sociale ben definita nel il territorio castrense. Proprio al margine NE di contesto del territorio, rispetto ai villaggi delle po- Pian di Sala, sopra la cosiddetta Mattonara, nei polazioni romane dominate. In pratica era il nu- pressi della sorgente della Botte, compaiono evi- cleo fondamentale del potere longobardo. La pars denti ruderi di una villa rustica romana e di una dominica, il centro di residenza del Gastaldo, del- piccola chiesa ad unica navata. La presenza di al- la curtis, e rappresentava, oltre all’abitazione pa- cune lastre di travertino ricordano una necropoli dronale, il magazzino per la raccolta delle terze medievale, scavata dai clandestini. Nell’antichità, dei prodotti di tutto un distretto, pagati come tri- fino al Seicento, la vicina sorgente era conosciuta buto dai sudditi (“tertia pars frugum” – PAOLO come la Botte di San Martino. Santo guerriero, DIACONO, Historia Langobardorum, II, 32), oltre questo, caro ai Longobardi, che potrebbe essere alle prestazioni di lavoro. stato il dedicatario della chiesa (nn. 197; 230). Nel territorio di Farnese il toponimo è docu- Del castello di Sala (n. 147), rimaneva qualche mentato già dall’847, nell’assegnazione che Papa traccia, fino agli inizi degli anni Sessanta del se- Leone IV fece a Virobono vescovo di Tuscania. Vi colo scorso. Oggi si riesce ad intuire, anche grazie si parla, infatti, di una concessione “in Sala” di alla fotografia aerea (Fig. 54), la posizione del “trium fundorum, Vicovalle, Paternum, et Tullizza- fossato e la presenza di alcune delle pietre laviche num cum domibus, curtibus, vineis, terris, campis, usate per la costruzione. Ancora in piedi, anche se pratis, pascuis, et omnibus eorum pertinentiis, at- molto rovinata, è la struttura muraria della Chiesa que plebem S. Laurentii, quae nuncupatur Intrinti- di Santa Maria di Sala, di cui è in corso un pro- lianum cum fundis, et casalibus, et suis omnibus getto di recupero da parte della Riserva naturale pertinentiis”. Probabilmente alle soglie del XII se- Selva del Lamone. colo vi venne edificato un castello (castrum Sale), Legato a Sali è anche il toponimo Salabrone oggi completamente scomparso, citato nel diploma (nn. 66-67), la località con una bella cascata sul- di infeudazione agli Aldobrandeschi dell’impera- l’Olpeta al margine SO della Selva del Lamone. tore Ottone IV del 1210 (BIONDI 1984), assieme ad L’origine germanica del nome, oltre che dalla pri- altre terre, tra cui Farnese. A valle del promontorio ma parte (sala-) è confermato dalla seconda (-bro- su cui sorgeva il castello, vicino al corso dell’Ol- ne). Ancora oggi in tedesco il vocabolo brunnen peta, attorno al X-XI secolo sorse una piccola co- sta ad indicare una sorgente. munità monastica, forse di eremiti, che prendeva nome dalla chiesa probabilmente costruita da loro: Toponimi derivanti da gahagi (germanico Santa Maria di Sala. Per sviluppare il monastero, gahajan, longobardo gahagi) nel 1189, il vescovo di Castro donò Santa Maria di Il gahagi era un terreno, bosco o pascolo, ri- Sala all’Abbazia Cistercense di Staffarda, in Pie- servato, recintato, bandito. Poteva essere una ri- monte, che vi mandò alcuni monaci; ma il luogo serva di caccia o un luogo recintato con siepi. Si

37 trattava probabilmente di una bandita, se non ad- tificato, con castrum ellittico, di probabile ascen- dirittura di un bosco sacro (INCITTI s.d.b). denza longobarda (nn. 79, 86, 87, 88, 89, 91). Nei Nell’Editto di Rotari (prima raccolta scritta di suoi pressi, a Campo del Nocio, rimangono i resti leggi longobarde promulgata in latino da tale re di una chiesa a navata unica, attorno alla quale alla mezzanotte tra il 22 ed il 23 novembre del venne scavata, alla fine dell’Ottocento, una necro- 643) è riportato come gahagium. poli medievale con tombe coperte da lastroni ed Nella toponomastica locale persistono dei no- alla cappuccina, che si estendeva nel vicino Cam- mi ad esso riconducibili: I Caj (Le Caje o il Cajo, po della Spada (n. 86). Fosso delle Caje) poche centinaia di metri a S del Sempre nelle vicinanze si trova il Pian di Lan- paese di Farnese, ed in forma suffissata in –òlo, il ce dove, nel corso dell’Ottocento, venne rinvenu- Caiolo (fosso del Caiolo), nei pressi di Vallerosa. ta una punta di lancia a foglia di alloro, di fattura Sono inoltre noti vecchi toponimi, come Li Caj, longobarda (n. 98). Questi ultimi due toponimi, Campo li Caj, Cajo di Diana e Cajano. potrebbero essere quindi riferiti, indirettamente Di Cajo viene anche fornita un’etimologia di alla presenza del castrum di Valderico. origine latina facendolo derivare da campus ed agium (cioè pascolo aperto a tutta la comunità). Toponimi derivati da bindo Bindo o binda assumono anche essi un parti- Toponimi derivanti da halla colare significato nella geonomastica. Stanno ap- Il termine longobardo halla era riferito ad un punto ad indicare una “striscia di terreno, una pic- ampio edificio, aperto, spesso realizzato con co- cola porzione di terra”. In vecchi documenti d’ar- lonne di legno. Nel territorio di Farnese troviamo chivio si ricava il toponimo di Bocche di Bindo, di Terzalla, a SO del paese. difficile collocazione.

Toponimi derivanti da braida Toponimi derivati da trog La braida era uno spazio pianeggiante esterno Il trog longobardo era costituito da un tronco alla città, una pianura aperta. Nel nostro territorio d’albero scavato, che veniva utilizzato precipua- abbiamo Valle Breta (con le sue varianti nei docu- mente per l’alimentazione dei maiali. Unito al suf- menti antichi di valle Berta, valle Alberta e valle fisso –òlo da origine all’italiano trogolo, con lo Albertula), situata oggi nel territorio di Pitigliano stesso significato. Tale oggetto era usato anche al confine con le Pianacce, nella Selva del Lamo- per raccogliere le acque dei fontanili, per cui nel- ne, fece parte della transazione del 23 Ottobre la toponomastica sta spesso ad indicare ambienti 1579, tra le comunità di Farnese e di Castro (cfr. acquatici. Nella Selva del Lamone abbiamo il infra La Comunella). Troccolo, un fontanile, la cui vasca di raccolta era stata realizzata scavando un catino nella roccia tu- Toponimi derivanti da wald (waldo, waldaz) facea. Nei suoi pressi insistono i ruderi di una vil- La parola wald aveva in origine il significato la rustica romana, probabilmente utilizzata in epo- di “bosco” e successivamente quello di terreno in ca altomedievale (nn. 80, 81, 85). comune. Solo i toponimi longobardi più antichi non hanno subito il cambio consonantico di W in TEONIMI E AGIONIMI GU (come, per esempio, è successo per gualdo e Si parla di teonimi (o teotoponimi) quando i i suoi derivati). nomi delle località fanno riferimento alle divinità Esempi derivanti da wald sono Valle Gisvalda, precristiane (per es. il Cajo di Diana); mentre se localizzata tra la Chiusa Brunelli ed il Saltarello e, derivano dal nome dei santi vengono definiti agio- soprattutto Valderico (FRAZZONI 2009, p. 49). nimi od agiotoponimi (dal greco agyos = santo). Questo toponimo sembrerebbe composto dal so- Questi ultimi sono indicativi della presenza di pie- stantivo wald e dall’aggettivo rihhi, entrambi lon- vi o cappelle dedicate a santi, presenti nel territo- gobardi. La parola rihhi aveva il significato di rio soprattutto nel Medioevo. “fornito con abbondanza, potente” ed ha dato ori- Abbiamo già visto Santa Maria di Sala, di cui gine all’italiano “ricco”. rimangono i ruderi, mentre non sempre gli agioni- A Valderico è presente un ampio villaggio for- mi corrispondono alla presenza di resti riferibili a

38 strutture ecclesiali. In qualche caso potrebbero in- mulini di Farnese fornissero sei salme di farina e dicare proprietà specifiche di terreni, appartenenti tre quelli di Ischia. Infine lasciò alla stessa chiesa a chiese o enti ecclesiastici anche lontani. Ciò po- una pianeta, un camice ed altri paramenti necessa- trebbe valere per il toponimo Valle della Chiesa, ri per la celebrazione della messa, oltre ad un ful- tra Naiella e la Selva del Lamone. Nelle sue adia- gido calice, un messale ed un breviario, che, in cenze si trova (Valle) Sanguinaria, che risulta tra tempi in cui i libri si scrivevano a mano, doveva- i beni, appartenenti alla chiesa di Santa Maria di no valere un capitale (LEFREVE 1980). Soltanto un Sala, ceduti nel 1257 dall’Abbazia cistercense di secolo e mezzo dopo era già malridotta, come si Staffarda a quella di San Martino al Cimino (NAR- evince da una visita pastorale effettuata, il 15 ot- CISI 1994). Lo stesso dicasi per il Campo (o Pog- tobre 1589, dal vescovo di Castro Mons. Celso gio) della Madonna, nei pressi di Santa Maria di Paci. Nei pressi si trovano i resti della chiesa di Sala e quindi, probabilmente, pertinente ad essa. San Pietro, oggi utilizzata come magazzino, men- Non abbiamo inoltre notizie circa la presenza tre l’attiguo edificio dedicato a San Magno, è sta- di un qualche edificio religioso in località Sant’A- to sostituito dall’attuale chiesa dedicata a San mico. L’attuale cappella presente al bordo della Rocco, che fa parte del convento dei Frati Minori strada è di costruzione recente e non presenta im- Osservanti, realizzato nel corso del XVII secolo magini di santi. Probabilmente il toponimo potreb- (Fig. 94). be avere attinenza con un antico possedimento o Nella Selva del Lamone, in località Campo qualche romitorio, legato a un monastero bene- della Villa, persiste il toponimo Casale di San dettino (per es. l’Abbazia di San Colombano, a Pantaleo e vi era notizia, fino a pochi anni or so- meridione, nel territorio di Castro, distante alcuni no, di un culto familiare dedicato al santo. In se- chilometri; INCITTI s.d.a). Difatti almeno due santi guito allo scavo effettuato sotto la direzione di monaci dell’Ordine di San Benedetto portano que- Mauro Incitti nel settembre 2003, nella vicina lo- sto nome. Al primo, Sant’Amico di Avellana, nato calità I Casali (cfr. infra), sono venuti alla luce i intorno al 920-930 nel territorio di Camerino, vis- ruderi di una chiesa medievale a navata unica, suto lungamente come eremita e morto a 120 anni identificata, dal medesimo Mauro Incitti, con la nel monastero di San Pietro in Avellana, venivano cappella di San Pantaleo citata nel privilegio rila- riconosciute doti taumaturgiche nella cura dell’er- sciato da papa Leone IX al vescovo Ottone di Ca- nia. Era nato prima del Mille anche l’altro sant’A- stro il 14 aprile 1053 (n. 129; INCITTI 2009; FRAZ- mico (da nobile famiglia a Pollenza nelle Marche), ZONI 2009, pp. 47-48; 61). divenuto abate del monastero di Rambona. San Pantaleo (o Pantaleone, medico di Nico- Nessuna evidenza archeologica è riscontrabile media, nel III secolo, subì il martirio sotto Diocle- anche per la località San Severo, a ridosso di Far- ziano), prima di Sant’Antonio da Padova era il nese. santo taumaturgo per eccellenza, protettore, con i Un cenno particolare merita il toponimo Santa santi Cosma e Damiano, dei medici e delle oste- Caterina; località legata alla presenza di una chie- triche. Faceva parte dei quattordici santi ausilia- sa medievale, importante per la famiglia Farnese, tori ed era particolarmente invocato nelle malattie dedicata a Santa Caterina di Alessandria. Di essa da consunzione. Nel nuovo calendario della Chie- rimangono dei ruderi all’interno dell’orto del con- sa Cattolica del 1969, risulta cancellato, in quanto vento di Sant’Umano mentre è scomparso, negli non più riconosciuto come santo. anni Settanta del secolo scorso, un bassorilievo Numerosi altri agiotoponimi del territorio con- quattrocentesco raffigurante la santa con i suoi at- ducono alla sfera longobarda. Questo probabil- tributi, la palma del martirio e la ruota della tortu- mente perché l’occupazione del territorio con il ra. A questa chiesa, nel suo testamento, dettato nel passaggio dalle villae e vicuis romani agli inse- castello di Ischia il 20 maggio 1499, Ranuccio diamenti altomedievali attorno alle pievi rurali Farnese il Vecchio aveva lasciato ottanta ducati (plebs), dove si svolgevano le azioni fondamenta- d’oro per l’acquisto di possessi e terreni nel terri- li del culto cristiano, in primo luogo il battesimo e torio di Castro o altrove, dando disposizioni per la messa di Pasqua, avvenne durante il loro domi- l’acquisizione di una casa per il cappellano. Per il nio. I Longobardi, una volta convertitisi al cristia- vitto di questo e dei suoi chierici, dispose che i nesimo, avevano accolto con favore il culto di

39 molti santi, soprattutto quelli guerrieri, introdotti, ne longobarda. Non rimangono, però, evidenze di presso di loro, dai missionari orientali (JARNUT carattere archeologico. 2002). Particolare attenzione venne dedicata a San Anche i santi Giovanni, Battista ed Evangeli- Michele Arcangelo, comandante delle milizie ce- sta, godevano grande considerazione presso quel lesti, contro le forze naturali e demoniache, in popolo. Nella Selva del Lamone, nelle adiacenze quanto fu assimilato a Wotan/Odino, il maggiore di Valderico (cfr. infra), si trovano le cosiddette degli dei del Walhalla. A Farnese, trasformata in Coste di San Giovanni, prospicienti il Campo del abitazione privata rimane una chiesa medievale ad Nocio (o del Noce), dove affiorano i ruderi di una esso dedicata e, idealmente, è ascrivibile a quella chiesa con necropoli altomedievale (n. 86). Pro- popolazione germanica. babilmente il titolo di tale edificio di culto era pro- L’agionimo Sant’Umano ricorda il preesisten- prio San Giovanni, piuttosto che San Longino, co- te culto di San Magno, un altro dei santi guerrieri. me da molti ipotizzato, per la vicinanza di Pian di Oggi la chiesa a lui dedicata è scomparsa, sosti- Lancino, erroneamente trascritto come Pian di tuita dagli edifici del Convento dei frati Minori Longino su alcune cartografie. Osservanti. Un’altra chiesa dedicata a san Giovanni Batti- Magno, soldato della legione tebea che si era sta (che poteva costituire la pieve degli insedia- rifiutata di sacrificare agli dei, ribellandosi agli or- menti di Chiusa del Belli e del Poggio del Cor- dini dell’imperatore Massiminiano, si era rifugia- gnolo) esisteva ancora agli inizi del Seicento nel- to, dopo la ribellione, in Italia dove venne cattura- la località o nelle vicinanze di Poggio della Cam- to e martirizzato, nel territorio di Castelmagno, pana, toponimo indicativo anche questo (n. 169). nel Cuneese, in cui esiste un noto santuario ad es- Nella visita pastorale di mons. Celso Paci, Vesco- so dedicato. vo di Castro, del 2 ottobre 1588, appare in buono La presenza longobarda, o perlomeno altome- stato, anche se aperta ed invasa all’esterno da ol- dievale a Sant’Umano è intuibile dai resti di tom- mi e siepi (Atti Visite Vescovi). be a fossa a profilo antropoide, ancora diffuse nel IX secolo (n. 219; Figg. 94-95). TOPONIMI LEGATI AI RESTI DI EDIFICI O SIMILI Il toponimo Sant’Anastasia, nella parte SO del Casali: il termine casa (dal latino casa = capanna, territorio comunale, potrebbe essere la femmini- forse di origine mediterranea) ha generato molti lizzazione di Sant’Anastasio. Non abbiamo ri- toponimi nel territorio di Farnese: Casalaccio, I scontro o memoria di una chiesa, o cappella, ad Casali, Casali di Cervarano, Casano, Casapiccola, esso dedicata nel nostro territorio. Il culto del san- Casella, Caselletta, Casone. In particolare il topo- to, monaco persiano decapitato nel 628 sotto il re nimo I Casali, riscontrabile in un’aria boschiva, Cosroe, a Sergiopoli in Persia, era stato diffuso relativamente impervia, della Selva del Lamone ai nel mondo longobardo, da re Liutprando che, in margini del Campo della Villa, si riferisce all’af- seguito alla Donazione di Sutri nel 728, visitando fioramento di muraglioni difensivi e resti di abita- a Roma, in veste di pellegrino, i santuari della zioni, pertinenti ad un insediamento medievale. città, rimase colpito dalla popolarità del santo. L’abitato formato da un munito castello, di cui re- La Botte e La Valle di San Martino ricordano stano tratti di imponenti mura difensive e resti di un altro santo guerriero, caro a quelle popolazioni edifici, comprendeva un borgo di abitazioni, for- germaniche. Probabilmente i toponimi sono riferi- se capanne in parte realizzate con muri a secco, bili ai ruderi di una chiesa, con resti di sepolture anch’esso circondato da una cinta muraria. Al suo medievali, presenti ai margini di Pian di Sala so- interno è stata rinvenuta la già citata chiesa di San pra la Mattonara, nei pressi della sorgente della Pantaleo. Botte (nn. 230-231). Castello, Castellaccio, Castelvecchio, Ca- Santummè è il nome di una località contigua al stellare, Castiglione, Roccaccia: il castello (di- Poggio del Cerro e potrebbe, anche in questo ca- minutivo dal latino castrum, fortezza) sta ad indi- so, trattarsi di un agionimo, riferito a San Bartolo- care, oltre alle eventuali fortificazioni, il luogo di meo. Abbiamo in altre parti d’Italia, toponimi co- residenza del signore di un feudo. Il dispregiativo, me San Tomè, che gli somigliano, relativi appun- spesso riporta al pessimo stato di conservazione. to allo stesso santo apostolo, caro alla popolazio- Rocca invece, deriva dal latino volgare rocca =

40 rupe Ð da cui anche roccia Ð ed indica una grande Col termine di Castellare (Castellare di Valde- fortezza posta in luogo elevato. rico, Castellare di Semonte Ð o Le Castellare -, In realtà questi toponimi non sono sempre in- Castellare di Pomonte) si indica spesso un pro- dicativi di una struttura fortificata, sia essa medie- montorio posto in posizione elevata, lungo un cri- vale, oppure di età precedente. Spesso il termine nale o la forra di un fiume, naturalmente difeso da castello veniva utilizzato per indicare dei ruderi, possibili attacchi nemici. Viene anche usato per soprattutto resti di ville rustiche romane, ancora evidenziare la presenza di rovine. Infatti, in alcu- visibili prima che il livellamento dei terreni agri- ni casi tale posizione forte veniva sfruttata dal- coli fosse diventata una consuetudine. Troviamo l’uomo per realizzare insediamenti o villaggi for- così in qualche documento e nella tradizione ora- tificati. E’ il caso de Le Castellare, sul versante S le il Castello di Terramozza ed il Castello di Cam- della Selva del Lamone dove, probabilmente nel- po della Villa, riferiti, appunto, ai resti di fattorie l’Età del Bronzo venne realizzato un castelliere romane, in particolare, quest’ultima così grande e cinto da un robusto muraglione in pietra a secco, duratura nel tempo, da dare origine ad un altro to- riutilizzato in periodo etrusco (nn. 135, 136, 137, ponimo: Campo della Villa (cfr. supra). 140). Il nome Castellaccio sta invece generalmente Le Castellare di Valderico, erano in origine un ad indicare i ruderi di un castello medioevale co- abitato fortificato dell’età del Bronzo Antico, ri- me Castellaccio di Citignano (o Stintinaggio; n. preso dai Longobardi. Si riconoscono i resti di un 19), castellaccio del Fontanaccio e il Castellaccio. ampio villaggio di capanne circolari, in pietra a Il primo si trova nella Selva del Lamone, in loca- secco, addossate tra di loro, disposte su terrazza- lità Pianacce e pur non essendo giurisdizione di menti artificiali. Esso era difeso da una doppia Castro, ma di Farnese, rientrava, negli anni a ca- cinta di mura, di cui una realizzata con pietre a vallo tra il Cinquecento ed il Seicento, nello jus secco e l’altra, più esterna, ottenuta rettificando e pascendi dei Castresi, per accordi intercorsi tra i verticalizzando una “murcia” naturale, per aspor- Duchi di Castro ed i Signori di Farnese. I ruderi tazione di massi e ricavando, sulla dorsale, un am- del castello, di forma rettangolare, si innalzano su pio camminamento, probabilmente delimitato da di un piccolo promontorio lungo il Fosso del Cro- muri laterali. Il sistema è dominato da un ampio gnoleto. Sono riconoscibili un alzato formato da castello ellittico, che presenta al suo interno alme- alcune file di grossi massi di tufo squadrati, un no due livelli, sul più alto dei quali sono ricono- possibile fossato ed alcuni terrazzamenti sotto le scibili strutture a pianta rettangolare. Il versante a mura O e S. N, appena fuori dalle mura, risulta occupato da Il Castellaccio del Fontanaccio (o di Pian di stretti terrazzamenti (n. 87). Alla presenza longo- Lance; n. 13) è abbarbicato su una rupe tufacea, barda è dovuto il toponimo Valderico (cfr. supra). nell’omonima località, presso una piccola sorgen- Il Fosso di Castiglione e la Roccaccia sono to- te all’angolo SO del Pian di Lance, di fronte alla ponimi riferiti all’abitato medievale di Sorgenti Selva del Lamone, al confine con il territorio di della Nova. Qui esisteva un castello chiamato an- Pitigliano. Restano le tracce di un fossato ed alcu- ticamente Castiglione (n. 2), che faceva parte del- ni ruderi di mura. la “Terra Guiniccesca”, appartenuta al Conte Ra- Il Castellaccio, o Castelvecchio, viene citato in nieri di Bartolomeo, nella seconda metà del seco- alcuni catasti settecenteschi conservati nell’Archi- lo XII. Passato in seguito agli Aldobrandeschi e vio Storico di Farnese e corrisponde al castelletto quindi ai Farnese, venne probabilmente abbando- di Prato di Frabulino (n. 179), edificato, probabil- nato alla fine del Trecento. mente durante una fase non ancora indagata del Fornace, Fornacella, Mattonara, Potentoleto: Medioevo su preesistenze dell’Età del Bronzo, a spesso nel territorio si trovano strutture, a volte controllo della Valle dell’Olpeta, nei pressi di realizzate in muratura, in altri casi scavate diretta- Roccoja. Sono visibili una doppia cinta muraria, mente nella roccia tufacea, che venivano utilizza- realizzata con grossi massi lavici, disposti senza te per la cottura di mattoni (mattonare), di vasel- calce (segno di antichità, per cui il nome di Ca- lame (fornaci) o per la produzione della calce (cal- stelvecchio) ed alcuni resti di abitazione, anch’es- care, fornacelle). Si riconoscono dalle comuni se rappresentate da ruderi di muri a secco. grotte o antiche tombe per avere una camera tron-

41 co-conica, generalmente con cielo scoperto, e con Chiusa del Tempio: questo toponimo di una le pareti ricoperte da un abbondante strato refrat- località a cavallo del confine tra Farnese e Piti- tario di materiale argilloso. Non sempre è possibi- gliano, nella tenuta del Voltoncino (n. 75b), ave- le datare il periodo in cui sono state attive, soprat- va indotto molti antichi studiosi di questioni tutto le calcare; ma anche nel caso di mattonare, la etrusche ad ipotizzare nei suoi pressi la localiz- presenza di elementi di scarto, come appunto mat- zazione del Fanum Vultumnae, il santuario fede- toni, pianelle od altro, che sono state utilizzate, rale, in cui si riunivano annualmente i rappresen- con le stesse tipologie per lunghi periodi, può in- tanti dei popoli etruschi per discutere i rapporti e dicare una datazione piuttosto indeterminata al le questioni interessanti le varie lucumonie e nel Medioevo o ad altre età. quale si svolgevano, in quelle occasioni, manife- Fornace: il toponimo risulta presente in vecchi stazioni religiose, feste e giochi. L’ipotesi si ba- catasti dell’Archivio Comunale di Farnese, men- sava anche sulla vicinanza della località il Volto- tre oggi è pressoché scomparso da quelli recenti e ne, il cui nome veniva associato al nume tutelare dalla memoria degli abitanti; per cui risulta diffi- del fanum: Vultumna, ed il prossimo Monte Bec- cile individuarne la localizzazione, a parte una lo- co, la cui sommità appariva rimaneggiata dall’at- calità nei pressi di Valle Pazienza, lungo il fosso tività umana. Nel 1898 G. Pellegrini, riprenden- del San Paolo. Sta di fatto che nel territorio di do degli scavi avviati anni prima (1880) dall’ar- Farnese non sono stati trovati i resti di una forna- cheologo W. Helbig, aveva portato alla luce i re- ce per la produzione di vasellame di uso comune, sti di una chiesa medievale (probabilmente co- o di pregio. struita tra l’XI e il XIII secolo), realizzata con Fornacella (Fornicello): indicava la fornace materiali provenienti da vicine strutture romane per la cottura della calce. In effetti questa località e con filari di blocchetti di tufo. Addossate ad alle falde di Campo del Carcano e presso il fiu- uno dei muri vennero rinvenute due tombe a cas- me Olpeta, si trova su di un affioramento di tra- sone, fatte con lastroni di nenfro, una delle qua- vertino, e nelle vicinanze dei ruderi di alcune vil- li, sulla lastra di fondo, presentava incisa una le rustiche romane (Campo Valiano, la Traverti- croce greca patente o templare (HELBIG 1880; nara, Le Prata e la stessa Fornacella) in cui pote- PELLEGRINI 1898; FRAZZONI 2009, pp.48-49). vano abbondare blocchi e frammenti di marmo e Probabilmente sul luogo, che si affacciava su una travertino, dalla cui cottura si poteva ricavare la importante arteria stradale, che poteva costituire calce. una delle tante diramazioni ipotizzate della Via Mattonara: in questa località, situata nei pres- Clodia, esisteva un possedimento templare con si della sorgente La Botte (n. 231), sono ancora chiesa od ospizio, da cui il toponimo. A ulteriore ben visibili i ruderi, in parte in muratura ed in par- conferma di ciò, si può ricordare che la chiesa te scavati nella parete rocciosa, di una fornace per del borgo del Voltone è dedicata a Santa Maria la cottura dei mattoni, come si può evincere dalla Maddalena, il cui culto era caro ai templari. Si presenza dello scarico di detti laterizi, utilizzati può ipotizzare, senza nessuna certezza però, che per realizzare la sede stradale della via che condu- tale dedicazione sia pervenuta alla cappella del ce a Pian di Sala. Voltone dalla chiesa di Chiusa del Tempio. Potentoleto (Poggio del Tentoleto): tentelo, o Il nome Voltone sembra più legato alla gran- tentolo, in dialetto farnesano è un frammento di de curva che costeggia l’altura su cui sorge l’o- coccio o laterizio, per cui Potentoleto potrebbe in- monimo borgo, o ad un’ansa del fosso del Botti- dicare un’area di affioramento di tali frammenti. nello che delimita il margine settentrionale della La persistenza del toponimo, nella zona a NE del località. territorio comunale, vicino al confine con Valen- tano, potrebbe indicare sia l’affioramento di uno TOPONIMI LEGATI ALLE ATTIVITË AGRICOLE scarico di materiale fittile riconducibile alla pre- Aia (Ara, Ara del Puiolo, Ara Mattonata al senza di una fornace, sia l’emergere di una note- Pian Lance, Aretta, Ara delle Piane): vole quantità di cocci pertinenti ai resti di un qual- L’aia, localmente ara, era uno spiazzo pia- che edificio. L’evidenza odierna non può confer- neggiante, ricavato su un affioramento di tufo, o mare nessuna delle ipotesi esposte. addirittura sui resti di un antico pavimento (Ara

42 mattonata a Pian di Lance). In essa si procedeva vengono tenute le scrofe con i maialetti, o la stal- alla trebbiatura dei covoni di grano, per calpestio la per i porci (n. 2). Nel territorio di Farnese si con animali o battitura con il “correato” (cor- trova nella tenuta del Voltone nei pressi di Mon- reggiato). A questa fase seguiva la spagliatura te Fiore. Negli anni di fine Ottocento diversi vi- manuale e la spulatura del cereale, effettuata sitatori, tra cui il geologo Liberto Acasto Fantap- lanciando in aria il materiale trebbiato, di modo piè, magnificarono il bosco di Monte Fiore, oggi che il vento portasse via le glume e le reste più scomparso (FANTAPPIé 1898). La presenza di no- leggere delle cariossidi, facendole cadere lonta- tevoli esemplari di querce annose poteva fornire, no da queste. soprattutto negli anni di pasciona, una enorme La Comunella: si tratta di una località nel quantità di ghiande, utilizzate appunto nell’alle- Comune di Ischia di Castro, che costituisce una vamento dei maiali. proprietà collettiva dei Farnesani (nn. 19, 55, 56, 57, 58). L’origine di tale utilizzo, all’interno del TOPONIMI LEGATI ALL’UCCELLAGGIONE ED ALLA territorio di un altro comune, nasce dalla stipula- PESCA zione di un trattato, mediato dal signor Mario Bucine, Forcatelle, Martavello e Ragnara Farnese, alla presenza di due notai corroganti: Il Bucine (dal latino bucinum, una specie di Fabio Piccioli, delegato della Comunità di Ca- conchiglia) era una rete utilizzata per la pesca o stro ed Ercole Bonfanti delegato del podestà di la caccia alle starne e alle pernici. Si trattava di Farnese, il 23 Ottobre 1579, tra le comunità di una nassa di forma conica lunga una dozzina di Castro e Farnese. Con tale atto venne costituita e metri, costruita con la rete e fissata ad una serie confinata un’area di promiscuo godimento degli di cerchi di diametro decrescente, realizzati con usi di pascolo e semina per i Farnesani e di solo stecche di legno o metallo. Il cerchio più gran- pascolo per i Castrensi all’interno della Selva de aveva un diametro di una settantina di centi- del Lamone, per mettere fine ad una lunga serie metri e veniva posto al vertice di un imbuto for- di liti sui presunti confini dei propri territori. mato da ragne (reti rettangolari), sostenute da pa- Quest’area venne chiamata La Comunella, e su li, lunghe quasi una ventina di metri ed alte circa di essa i Farnesani continuarono ad esercitare i tre. Le starne, o pernici, venivano spinte nella diritti di pascolo e semina, anche dopo la distru- trappola da un cacciatore, nascosto da un largo zione di Castro (1649). In seguito, il 30 marzo scudo di legno e tela, con sul capo una maschera 1891, i Comuni di Ischia di Castro (che aveva che riproduceva, in maniera grossolana, una testa ereditato gran parte del territorio della città di di bue (detta appunto bue o bufolo), da cui pen- Castro) e di Farnese avevano definito, sempre deva una tela, che copriva l’uomo fino a terra. In con un atto di transazione, i rapporti di promi- realtà, il bucine è una delle varie camere, o setti, scuità in tale zona. Fu infine una sentenza del a forma di cono, sempre più piccole che, inserite Regio Commissario agli Usi Civici, negli anni una dentro l’altra, costituiscono il bertovello o, Trenta del secolo scorso, a porre fine allo sfrut- localmente Martavello, utilizzato nella pesca, tamento promiscuo della Comunella, assegnando soprattutto delle anguille. Il pesce, attirato da buona parte del territorio della cosiddetta Bandi- esche, passando da un bucine al successivo, at- ta del Lamone (922.20.09 ettari) ad Ischia di Ca- traverso le strozzature, rimane intrappolato, sen- stro e parte a Farnese (102.95 ettari). Ai Farne- za poterne uscire. I pescatori lasciano il marta- sani venne inoltre riconosciuta la proprietà col- vello in acqua e lo vanno a ritirare dopo un tem- lettiva di alcuni terreni situati nel comune limi- po opportuno. trofo. Le Forcatelle (dal latino forculae): erano dei Le Prata: indica la destinazione a pascolo del pali con l’estremità superiore a forcella, alla qua- terreno. Toponimo presente lungo il corso del- le si appendevano le reti per la caccia. Oppure l’Olpeta, nella parte NE del territorio comunale, aste, sempre forcute, o munite di un gancio, a cui sotto le coste di Campo del Carcano (nn. 249, si appendevano i richiami, o le esche, nelle tese, 252, 253, 254). cioè negli apparati, temporanei o fissi (calappi, Porcareccia: toponimo molto diffuso nel La- trappole, bucini, roccoli, ecc.), utilizzati per la zio ed in Toscana, sta ad indicare il luogo dove cattura o l’uccisione della selvaggina.

43 Caccia con il bucine (da DIDEROT D.-D’ALEMBERT LE RONDE J.B., Recueil de Planches sur les Sciences les Arts liberaux, et les arts méeca- niques avec leur explication. II, 2, Paris 1763, p. 63). I toponimi Bucine e Forcatelle sono ancora saggio anche di tordi, merli, o uccelli più gran- oggi esistenti e si trovano nella parte NE del di. territorio di Farnese, nella zona del Poggio Cer- La Ragnara a Farnese era stata realizzata dai ro. Ben pochi si ricordano invece del Martavel- signori del luogo, nella seconda metà del Cin- lo, posto nel Campo della Villa, all’interno del- quecento, in località Il Bottino, nei pressi del la Riserva naturale Selva del Lamone. paese, utilizzando la scarsa portata di un fosso a La Ragnara o ragnaia: era una parte dei regime torrentizio, detto in seguito, appunto, giardini italiani rinascimentali, costituita da fi- Fosso della Ragnara, nel quale, dal 1567, anda- lari di alberi, disposti lungo piccoli corsi di ac- rono a confluire le acque convogliate, attraver- qua permanenti, spesso realizzati artificialmen- so tunnel scavati nel sottosuolo, dalla Fonte di te, che attiravano gli uccelli. Tra queste piante Nempe posta sul versante settentrionale della venivano disposte le ragne (grosse reti rettango- soprastante collina della Galeazza (n. 197). Nel lari, simili a ragnatele, per la cattura dei volati- Catasto Chigi, conservato nell’Archivio Storico li). Le ragne erano reti da uccellagione molto fi- di Farnese, al foglio 237 viene riportato: “N. ni. Si parlava di ragna scempia, quando veniva 692. Terreno denom.o La Ragnara, una volta disposta senza armature; mentre la ragna con le Giardino. Confina con la fontana di d.a ter- armature, veniva tesa in mezzo a due reti con ra…”. maglie larghe (quadri), che permettevano il pas- GIOVANNI ANTONIO BARAGLIU

1 Per la toponomastica in generale si veda: DEVOTO 1968; FINAMORE 3 Per i toponimi di origine longobarda si veda: CAVANNA 1967; MA- 1980; AA.VV. 1990; CAPPELLO-TAGLIAVINI 1990; PELLEGRINI 1990; STRELLI 1978; PELLEGRINI 1990; ROSSI CITTADINI 2002; JARNUT 2002; AA.VV. 1992; MALOSSINI 1997. BELLI 2009. 2 ROHLFS 1956.

44 VI. SINTESI STORICO-TOPO- GRAFICA

VI.1. PAESAGGI PREISTORICI E PROTOSTO- RICI DELLA SELVA DEL LAMONE

VI.1.A. CARATTERI GEOGRAFICI E DEL PO- POLAMENTO La valle del Fiora risulta densamente popolata sin dai momenti più antichi (il ritrovamento di Montauto risale a circa 500.000 anni fa) e rappre- senta, insieme alla limitrofa valle dell’Albegna, il territorio di pertinenza principale di una delle maggiori città etrusche, Vulci, che regnava su una serie di “centri minori” come Orbetello, Marsilia- na, Doganella, Heba, Ghiaccioforte, Saturnia, So- vana, Pitigliano, Poggio Buco, Castro e Rofalco nella Selva del Lamone. Il corso del Fiora divide, da un certo punto in poi (poco a monte di Sovana) l’area omogenea dei tufi da quella delle ondulate colline del manciane- se; quasi tutte le città etrusche poste lungo questo fiume sono localizzate sulla riva sinistra (cioè quella dei tufi) eccetto Poggio Buco e Vulci che sono sulla riva destra ma che vanno ad occupare gli unici due affioramenti consistenti di rocce vul- caniche presenti su questa sponda. Sembra quindi abbastanza evidente che gli isolati e ben difesi na-

45 turalmente pianori vulcanici siano stati prediletti ce con La Selva del Lamone dove emerge anche nelle scelte insediamentali della popolazione etru- qui in maniera prepotente il confine ecotonale: sca a discapito delle variegate colline che caratte- una linea rossa che divide la recente eruzione vul- rizzano la maggior parte del territorio mancianese. canica dai più antichi terreni circostanti e che si Nella valle dell’Albegna l’assenza di altopiani tu- sviluppa in forma di ellisse allungata in direzione facei deve aver condizionato non poco le caratte- EO verso il Fiora, tra i comuni di Ischia di Castro ristiche dell’occupazione dell’area tant’è che i e Farnese, per circa 2.500 ettari. Qui si presenta centri qui posti denotano complessivamente un paesaggio straordinario dovuto ad un’eruzione un’importanza minore di quelli sul Fiora e co- vulcanica recente che ha originato il plateau della munque tutti evidenziano una peculiarità che rap- Selva, costituito da una massa enorme di pietre la- presenta un “surrogato” del pianoro di tufo: l’af- viche grigie che ammucchiandosi in maniera va- fioramento calcareo o travertinoso. Quest’ultimo riegata ha dato origine a piccole alture caratteristi- infatti ricorda, dal punto di vista morfologico, ab- che, note localmente con il nome di “murce”, le bastanza i caratteri tufacei, anche se non sempre quali si innalzano su avvallamenti bui, ricchi di risulta completamente isolato da rupi scoscese. I anfratti, inghiottitoi e crateri che in alcuni casi as- centri etruschi si dispongono difatti lungo il corso sumono la conformazione di veri e propri anfitea- dei due fiumi anche se tra loro esistono differenze tri di lava. Anche la vegetazione si è sviluppata in sostanziali. Lungo il Fiora, da N, si riconoscono maniera consequenziale: le rocce variamente am- Sovana, Pitigliano, Poggio Buco, Rofalco, Castro mucchiate permettono uno scarso accumulo di e la stessa Vulci mentre l’Albegna presenta, sem- suolo fertile sulla superficie, dove va spesso a for- pre da nord, Saturnia, Ghiaccioforte, Marsiliana, marsi un intrico di specie spinose, arbustive e lia- Heba e Doganella. nose (si veda Capitolo I). Le condizioni geomorfologiche sembrano quin- Luogo quindi scomodo ed inospitale per anto- di segnare, almeno per le epoche più antiche ma nomasia, la Selva del Lamone, sembrerebbe desti- non solo, le scelte insediamentali umane. A questo nata ad occupare una posizione marginale per ciò proposito il territorio vulcente è stato suddiviso, in che concerne le scelte abitative. E invece le recen- un recente lavoro sviluppato da chi scrive (CASI ti ricerche archeologiche hanno dimostrato quanto c.s.), in sei distretti geografici che per caratteri in- il Lamone fosse intensamente frequentato, con un trinseci sono ben riconoscibili ed individuabili: la numero considerevole di villaggi e un brulicare di costa, l’area dei tufi, la Selva del Lamone, il lago, genti che vivevano, lavoravano, si spostavano e la collina, la montagna. Ognuno di questi distretti quando morivano venivano seppelliti ai bordi del- rappresenta un ambiente ben circoscritto e con pe- la Selva. Ovviamente le caratteristiche ambientali culiarità proprie, basti pensare al Monte Amiata, al hanno comunque influenzato il sistema insediativo Lago di Bolsena o alla Selva del Lamone. che si sviluppa sui margini dell’eruzione vulcanica Risulta molto evidente il fatto che l’utilizzo e recente, dove sono presenti i complessi abitativi, l’adattamento alle esigenze dell’uomo antico di mentre le necropoli sono scavate nel più morbido un ambiente perilacustre abbia avuto dinamiche e bancone tufaceo (calcareo nella parte O) che la cir- strutturazioni diverse da quelle presenti in area conda. Solo per la fase pre-protostorica sono stati montana o collinare. Se i villaggi posti sulla riva rilevati dati tali che consentono di ipotizzare l’esi- interna delle lagune costiere potevano beneficiare stenza di villaggi distanziati tra loro di soli 500 di una ricchezza in sale e in rotte di navigazione metri (circa) in linea d’aria e disposti a corona in- sicure (CASI 2000) altro è parlare delle caratteri- torno alla Selva del Lamone, insieme ad alcune ne- stiche insediamentali amiatine che a causa del cli- cropoli monumentali come le tombe a camera del ma e delle condizioni geologiche hanno visto pre- Bronzo Medio di Prato Frabulino, di Naviglione e diligere quote non troppo elevate, sino agli 800 m Roccoia o le tombe dolmeniche del Bronzo Finale s.l.m., seguendo il piano inclinato delle vulcaniti di Crostoletto di Lamone. sul bordo delle quali le popolazioni si sono stan- Certamente il quadro delineato denota una ziate, sfruttando la cosiddetta “fascia delle sor- densità di ritrovamenti alquanto atipica per la qua- genti” (CASI 1996b). Situazione quella del Monte le già in passato era stato suggerito, da chi scrive, Amiata che presenta alcuni punti in comune inve- come il risultato fortunato dato dall’ambiente pra-

46 ticamente incontaminato associato ad un gran nu- mero di ricerche svolte in maniera sistematica e costante. Resta comunque il dato incontrovertibile del- l’elevato numero di attestazioni che continuano a crescere con l’avanzare delle ricerche e che, per quanto riguarda nello specifico la Selva, sembra- no occupare permanentemente (almeno per le fasi trattate in questa sede) la medesima fascia ecoto- nale. Conferme di questo si trovano anche nei due scavi d’abitato effettuati a Crostoletto di Lamone e a Prato Pianacquale che presentano uno spettro cronologico che va dal Paleolitico al Bronzo Fi- nale, anche se con dinamiche ancora tutte da chia- rire vista l’assenza di una chiara sequenza strati- Fig. 10. Frammento ceramico con decorazione di tipo appenninico grafica complessiva. (Foto L. Frazzoni). E’ comunque importante segnalare, come ipo- stanbecco). Nell'interstadio WII - WIII si instau- tesi di ricerca, la possibilità che tutte le aree abita- rano condizioni di clima relativamente piu' tem- tive segnalate sui bordi del plateau lavico, com- perato - umido, con ritorno di specie forestali. Ap- prese quelle ancora di incerta attribuzione crono- punto alla fine di questo interstadio al Paleolitico logica (Il Campaccio, Cavon di Sorbo Ð di Sopra, Medio si sostituisce il Paleolitico Superiore. Murciarelle di Sopra, Murciarelle di Roccoia, Pochi e sporadici sono i rinvenimenti (17) ri- Murciarelle) possano essere considerate nella loro feribili al periodo, cosicché risulta quanto mai dif- potenziale contemporaneità, caratterizzando così ficile la comprensione delle dinamiche insedia- il Lamone per un tipo di occupazione stabile e “di mentali. é pur vero che le scarse attestazioni sug- fascia” piuttosto che di “villaggio circoscritto”, geriscono comunque una frequentazione dell'area vuoi per la particolarità ambientale o per un pos- molto articolata a cominciare dal Paleolitico Me- sibile nomadismo stagionale (transumanza, ecc.). dio confermato dal ritrovamento isolato di Navi- glione, attribuibile al Musteriano, e da quelli di VI.1.B. LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE Campo della Battaglia, di Mandria d’Arsa, della Il Paleolitico Comunella, di La Mattonara, di Cavicchione e di Secondo una convenzione introdotta da F. Bor- Roppozzo sino ad arrivare a quelli con industria des, il Paleolitico Medio inizierebbe (80.000 - litica riferibile al Paleolitico Superiore, quali 90.000 anni fa circa) in corrispondenza dell'in- Mandria d’Arsa, Ponte dell’Arsa (probabilmente), staurarsi del clima freddo dell'ultima glaciazione Il Campaccio, Valle Catiella, Prato Pianacquale, (Würm); interesserebbe i primi due stadi di questa Crostoletto di Lamone, Grotta del Siciliano, La (Würm I e Würm II con l'intercalato episodio tem- Comunella, Cavon Pamperso, La Forma, Vivaio, perato del WI - WII), nonchè una buona parte (fi- Roppozzo, Saltarello, Chiusa del Belli, Guado no a 35.000 anni fa) del successivo interstadio Farnesano, Farnese, Cava delle Sparme, Pian di WII - WIII. Gli studiosi di paleoecologia attribui- Sala, Le Prata. scono al primo stadio würmiano un clima preva- L'importanza di questi rinvenimenti sta soprat- lentemente oceanico, freddo - umido, al secondo tutto nel fatto che sono stati effettuati tutt’intorno un clima piu' continentale, freddo - arido. In Italia al plateau lavico recente; solo sul versante N si ri- il Würm I vede la persistenza di faune a grandi pa- leva una mancanza probabilmente dovuta più a chidermi di ambiente temperato, come ippopota- problemi di visibilità che ad altro. Almeno 2, mo, elefante, rinoceronte. é da far risalire a que- quelli di La Comunella e Roppozzo, paiono pre- sta epoca probabilmente il rinvenimento dell' ele- sentare caratteristiche che rimandano alla presen- fante effettuato nella miniera dell'Acquaforte. Il za di altrettanti atelier litici, da collegare a com- Würm II vede invece lo sviluppo di specie di am- plessi abitativi ancora sconosciuti ma che sembra- biente aperto, come equidi e capridi (soprattutto lo no perdurare nel tempo. Gli altri ritrovamenti non

47 possono essere considerati come dati isolati di un L'Eneolitico popolamento episodico. E' probabilmente da attri- Durante l'Eneolitico, o età del Rame (3300- buire alla carenza di ricerche sistematiche l'esi- 2300 a.C.) si assiste all'avvento della lavorazione guità dei rinvenimenti piuttosto che ad una reale metallurgica e ad un notevole incremento demo- assenza d'insediamenti. grafico. Cosa questa ben testimoniata nella zona di confine tra Lazio e Toscana dal frequente rin- Il Neolitico venimento di necropoli (attribuite alla facies di Terminate le fasi glaciali intorno a 10.000 anni Rinaldone che prende il nome dalla località vici- fa e assestatosi il territorio dopo la cessazione dei no a Viterbo nella quale è stata scoperta la prima) fenomeni vulcanici, inizia nella valle del Fiora un costituite da strutture scavate nella roccia definite periodo in cui l'aumento della temperatura favori- "tombe a forno". Gli inumati vengono deposti ran- sce la fertilità del terreno: come nelle altre zone nicchiati all'interno delle tombe insieme a partico- della penisola, la rivoluzione del Neolitico ha fa- lari elementi di corredo quali le cuspidi di freccia vorito il passaggio da un'economia basata sulla in selce, i vasi a fiasca (vasi tipici che ricordano caccia e sulla raccolta a quella in cui, mediante la per forma il classico recipiente per il vino), accet- coltivazione dei campi e l'allevamento del bestia- tine e pugnaletti di rame. Le tombe spesso presen- me, l'uomo diviene produttore dei suoi mezzi di tano un utilizzo plurimo che sembrerebbe indica- sostentamento. re l'esistenza di linee di discendenza parentelari e Sono villaggi stabili, si scoprono la tessitura e a volte le ossa sono ricoperte di ocra o cinabro an- l'arte della ceramica. cora forse a richiamare la vita nelle membra esa- Per questo periodo si può annotare una strin- nimi dei defunti. gente similitudine con quello precedente, cioè il Nella Selva del Lamone e nelle immediate vi- Paleolitico. Più o meno lo stesso numero di rinve- cinanze sono state rinvenute 9 necropoli tipiche, nimenti (17) e dovuti anch’essi soprattutto al re- scavate nel più tenero bancone tufaceo prossimo cupero di materiale litico. Sembrano restare con- al bordo del plateau, che sembrano svilupparsi so- fermati anche i due atelier di Roppozzo e La Co- prattutto a partire dal versante centro-occidentale munella e si continua anche in questo momento a in direzione del fiume Fiora. Le necropoli si tro- non avere dati certi di pertinenza abitativa. Risul- vano a Poggialti1, a Bottinello, a Poggialti-Valle- tano proporzionalmente molto diffusi e ben distri- lunga, a Crognoleto dell’Arsa, a Fontanile di buiti i ritrovamenti di ossidiana, mentre più rari Raim, a Palombaro, a Naviglione, a Valle della sono quelli ceramici tipici del periodo. Chiesa e al Gottimo (forse). Ulteriori rinvenimen- A questo proposito si può comunque eviden- ti sono stati effettuati a Rosa Crepante (una punta ziare che i dati paleobotanici e paleofaunistici di di freccia in selce diventata poi il simbolo del Mu- Poggio Olivastro (BULGARELLI et al. 1993, p. seo Civico "F. Rittatore Vonwiller" di Farnese; 471) descrivono comunque un'economia basata Fig. 42), a Crostoletto di Lamone, a Mandria Buo- essenzialmente sull'agricoltura e sull'allevamen- na, a Campo del Gottimo, a Roppozzo, a Il Cam- to che ben si accompagna alle fertili e ben irri- paccio, a Grotta Murata, a La Comunella, a Valle gue terre che caratterizzano la basse valle del della Chiesa e a Prato Pianacquale. Fiora. Fatto questo che potrebbe spiegare, alme- no in parte, la minore concentrazione di ritrova- L’Età del Bronzo menti nell'alta e media valle che presenta suoli Alla fine del III millennio a.C. il rame comin- con attitudini agricole sicuramente meno spicca- cia ad essere lavorato in lega con lo stagno nel te. tentativo di abbassare sia il punto di fusione del Materiali di tipologia neolitica sono stati rin- minerale cuprifero sia i rischi d'avvelenamento venuti a: Mandria d’Arsa, Fossatone, Il Campac- cui erano sottoposti gli operatori del settore, uti- cio, Prato Pianacquale, Crostoletto di Lamone, Le lizzando allo stesso scopo l'antimonio o peggio Vignacce, Grotta del Siciliano, Murcia Bianca, La ancora l'arsenico. é proprio da questa innovazio- Comunella, Salabrone-Nanni, La Fossa, Rofalco, ne tecnologica che prende nome tutto il II millen- Casale Martinelli, Valle della Chiesa, Sant’Ami- nio a.C., definito infatti come "l'età del Bronzo". co, San Severo, Macchia Grande. Nel Bronzo Antico (2300-1700 a.C.) si assiste

48 ad un'occupazione del territorio più organizzata con una distribuzione capillare degli insediamenti. La scoperta del bronzo rivela la sua importanza economica e sociale tramite un tipo particolare di manifestazione sino a questo momento sconosciu- ta: il fenomeno dei cosiddetti "ripostigli". Questi sono costituiti da raccolte di oggetti di bronzo e ra- me (asce e panelle) nascoste in vicinanza degli abi- tati, da interpretare probabilmente come una forma di tesaurizzazione premonetale. Il ritrovamento di Cartalana potrebbe inserirsi in questo quadro, de- nunciando così la presenza di un ripostiglio prossi- mo agli insediamenti di Mandria dell’Arsa e Cam- po della Battaglia. I morti vengono seppelliti entro spaccature nella roccia nelle quali vengono gettate Fig. 11. L’abitato di Prato Pianacquale. Campagna di scavo 1992 anche offerte relative a culti agrari. (Foto C. Casi). Nella Selva del Lamone e dintorni sono stati armi, la fine di quella accumulazione statica che segnalati numerosi villaggi relativi a questo perio- aveva causato la nascita dei tesoretti premonetali do: Mandria Buona, Roccoia, Prato di Frabulino, (i ripostigli) nel periodo precedente. Questo cam- Le Murciarelle, Palombaro II Pianetti, Prato Pia- biamento probabilmente non è esente dai contatti nacquale, Murcia Bianca, Lamoncello, Valderico, più stretti che si erano venuti creando, a seguito di Campo della Battaglia, Monte Fiore, Riva di Var- scambi più regolari, con l'ambiente egeo. Succes- lenza, Fondo Bastiano, Pian di Morrano, Crosto- sive ricerche hanno portato all’individuazione di letto di Lamone, Le Vignacce, Grotta del Diavoli- un altro sepolcro simile all’interno della necropo- no, Piana del Principe, Il Troccolo, Rofalco, Chiu- li Eneolitica di Naviglione (CONTI-PERSIANI sa La Gobba. 1999). Qui la tomba conserva solo una breve por- Nel Bronzo Medio (1700-1350 a.C.) si assiste, zione dell’alzato ma i materiali rinvenuti testimo- oltre alla reintroduzione del cavallo che si era niano con certezza l’attribuzione al Bronzo Medio estinto alla fine del Paleolitico, ad uno sviluppo 1-2. Recentemente poi, in prossimità dell’insedia- della pastorizia e alla coltivazione di nuove specie mento di Roccoia, è stata scoperta un’intera necro- quali l'olivo, la vite, il noce, il fico. Gli scambi au- poli attribuibile al periodo anche se purtroppo mentano, soprattutto con il mondo egeo (risalgo- completamente spoliata da scavi clandestini (NE- no a questo periodo i primi rinvenimenti di cera- GRONI CATACCHIO et al. c.s.). Nella Selva del La- mica micenea). I morti vengono seppelliti in tom- mone sono state rinvenute anche numerose testi- be a camera scavate nella roccia accompagnati da- monianze abitative: a Riva di Varlenza (forse), a gli oggetti di corredo. Esemplare è la tomba sca- Monte Fiore, a Sorgenti della Nova, Pian di Mor- vata nella Selva del Lamone in località Prato di rano II, a Campo della Battaglia, Mandria dell’Ar- Frabulino nel 1992. Questa è costituita da un'am- sa, a Crostoletto di Lamone, a Le Vignacce, a La pia camera pseudoquadrangolare chiusa da due la- Comunella, a Valderico, a Vallarco, a La Galeazza, stre di tufo incassate in due profondi stipiti con un a Mulin di Sopra, a Mandria Buona, a Roccoia, a lungo dromos intagliato nel tufo di base. All'inter- Prato di Frabulino, a Prato Pianacquale, a Murcia no della camera, che risultava già violata dai clan- Bianca, a Lamoncello e a La Botte. destini, sono stati rinvenuti i resti di quattro indi- Nel Bronzo Recente (1350-1200 a.C.) la me- vidui di cui due di sesso femminile, uno indeter- tallurgia si specializza e aumentano le forme pro- minato e uno in età infantile. Il corredo era com- dotte, mentre la ceramica assume dei toni decora- posto da quattro vasi miniaturistici, una collana in tivi particolari soprattutto nella realizzazione di faïence e tre fermatrecce in argento. La presenza anse sopraelevate di ispirazione zoomorfa. Nell'a- nel corredo di ornamenti preziosi (collana e fer- rea della Selva del Lamone è stato effettuato un matrecce) ci porta a riconoscere nell'ostentazione solo rinvenimento, anche se piuttosto cospicuo, ri- del lusso, che nelle tombe maschili è svolta dalle feribile a questo periodo in località La Botte.

49 Tav. IV. Carta dei siti preistorici e protostorici. Nel Bronzo Finale (1200-975 a.C.) i villaggi glione III, a Farnese, a La Botte, a Casone, a Le sono posti soprattutto su aree naturalmente difese Castellare, a Calanchilaquila, a Mandria Buona, a a volte con fortificazioni costruite che cingono l'a- Murcia Bianca, a Roggio della Volpe, a Valderico rea abitativa (i cosiddetti "castellieri"). La metal- e a Sorgenti della Nova. L'abitato di Sorgenti del- lurgia viene sviluppata e si assiste alla ricomparsa la Nova è oggetto di scavo da parte dell'Università dei ripostigli, anche se probabilmente con una di Milano da più di trent’anni. Esso è posto fuori funzione diversa rispetto ai precedenti del Bronzo dalla Selva su uno sperone tufaceo in prossimità Antico. Non si tratta più infatti di una forma di ac- della sorgente dalla quale prende il nome. Distrut- cumulazione premonetale ma di veri e propri ser- to parzialmente dai lavori di una cava, il villaggio batoi di metallo che deve essere fuso o rilavorato. ha restituito numerosi materiali, esposti al Museo I morti vengono cremati e le ceneri poste entro re- Civico "F. Rittatore Vonwiller" di Farnese. Si trat- cipienti (soprattutto di forma biconica) poi sep- ta di un abitato tipico posto su un'altura natural- pelliti in piccole fosse (i cosiddetti "pozzetti") a mente fortificata in cui le case (capanne di varie volte in custodie di tufo. forme e dimensioni) occupano, oltre la sommità, i Nella Selva del Lamone sono stati rinvenuti numerosi terrazzi originati dall'antico scorrimento numerosi indizi relativi a villaggi del Bronzo Fi- dei due torrenti che lambiscono la rupe tufacea. nale: a Morranaccio, a Campo della Battaglia, a Lo scavo di alcune di queste strutture ha permes- Mandria dell’Arsa, Prato Pianacquale, Crostoletto so la ricostruzione di quella che doveva essere la di Lamone, a Cantoniera di Valle Catiella, Navi- vita di tutti i giorni degli antichi abitanti. Enigma-

50 tica resta ancora la collocazione delle necropoli; so- TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non lo una tomba a pozzetto è stata rinvenuta nelle vi- determinabile. cinanze, in località Piano della Contessa (Pitiglia- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: raccol- no, GR) mentre alcuni oggetti, tra cui una fibula, ta di alcuni frammenti ceramici isolati. sono stati ritrovati a Valle Buttarina che alcuni ri- CRONOLOGIA: Bronzo Finale. cercatori hanno posto in relazione con Sorgenti del- BIBLIOGRAFIA: DI GENNARO 1986. la Nova. Necropoli sono state individuate a Crosto- letto di Lamone e a Pianetti - Campo Primera, for- 2. SORGENTI DELLA NOVA (Farnese, VT) se appartenenti alla stessa comunità, distinte solo CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano per appartenenza a gruppi parentelari diversi. La DISTRETTO: area dei tufi. necropoli di Crostoletto è stata scavata dall’Univer- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- sità di Milano in varie fasi a partire dal 1966 e pre- ti incoerenti; altura con fianchi erti e terrazzati. senta alcune tombe monumentali a tumulo anche UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: con dromos (tumulo I) e a cista litica. In questa ne- inutilizzato. cropoli convivono il rituale dell’inumazione con VEGETAZIONE: incolto. quello dell’incinerazione. Nel limitrofo abitato, te- QUOTA: 305 m s.l.m. stimoniato dal fondo di capanna scavato dal Ritta- TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. tore e confermato dalle ricerche del Museo Civico DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: scavi di Farnese, sono presenti alcuni muraglioni che si dell’Università di Milano condotti regolarmente ricollegano anche all’area sepolcrale per i quali è dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso. stata proposta una nuova lettura che attribuisce, al- CRONOLOGIA: Neolitico, Bronzo Medio, Bron- meno per alcuni di essi, una datazione a momenti zo Finale. più recenti (CASI 1999). BIBLIOGRAFIA: Sorgenti della Nova; NEGRONI Nel Villanoviano (975 - 720 a.C.) si assiste al CATACCHIO 1995; NEGRONI CATACCHIO-CARDOSA concentramento della popolazione su grandi pia- 2007. nori, che diventeranno poi le città etrusche, con il conseguente abbandono dei centri periferici. Vie- 3. RIVA DI VARLENZA (Pitigliano, GR) ne scoperta la lavorazione del ferro e i Greci fon- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano dano le prime colonie nell'Italia meridionale. An- DISTRETTO: area dei tufi. che gli abitati della Selva del Lamone, compreso LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- quello di Sorgenti della Nova, subiscono questa ti incoerenti; fondovalle. nuova situazione, dovuta soprattutto all'intensifi- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- carsi degli scambi via mare. Non esiste al mo- tivo. mento nessuna attestazione villanoviana nell'area VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. della Selva ed è probabile che le genti che in pre- QUOTA: 215 m s.l.m. cedenza avevano abitato nella zona si trasferisca- TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. no, in questo periodo, a Vulci o, sul lago di Bol- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: raccol- sena, a Bisenzio. ta di alcuni frammenti ceramici isolati. CRONOLOGIA: Bronzo Antico e/o Bronzo Medio. CHEDE DEI RITROVAMENTI VI.1.C. S BIBLIOGRAFIA: Sorgenti della Nova; RAPOSSO PREISTORICI E PROTOSTORICI 1993. 1. MORRANACCIO II (Pitigliano, GR) CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano 4. SELLA RETROSTANTE LA NOVA(Farne- DISTRETTO: area dei tufi. se, VT) LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano ti incoerenti; ripiano su pianoro. DISTRETTO: area dei tufi. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- tivo. ti incoerenti; pendio erto. VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: QUOTA: 407 m s.l.m. inutilizzato.

51 VEGETAZIONE: bosco. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- QUOTA: 305 m s.l.m. vamento di alcuni frammenti ceramici d’. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. CRONOLOGIA: Eneolitico? DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: raccol- BIBLIOGRAFIA: NEGRONI CATACCHIO1985. ta di alcuni frammenti ceramici probabilmente ri- feribili all’abitato di Sorgenti della Nova. 8. VALLE BUTTARINA (Pitigliano, GR) CRONOLOGIA: Età del Bronzo. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano BIBLIOGRAFIA: RAPOSSO 1993. DISTRETTO: area dei tufi. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: fondoval- 5. PIANO DI VARLENZA (Pitigliano, GR) le alluvionale. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: DISTRETTO: area dei tufi. inutilizzato. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- VEGETAZIONE: ripariale. ti incoerenti. QUOTA: 274 m s.l.m. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- TIPO DI RINVENIMENTO: necropoli (?). tivo. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. vamento di una fibula in bronzo ad arco semplice QUOTA: 215 m s.l.m. e di un’ansa a maniglia forse pertinente ad un bi- TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. conico. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: raccol- CRONOLOGIA: Bronzo Finale. ta di alcuni frammenti ceramici isolati. BIBLIOGRAFIA: CARDOSA 1990. CRONOLOGIA: Età del Bronzo. BIBLIOGRAFIA: Sorgenti della Nova . 9. MONTE FIORE (Pitigliano, GR) CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano 6. POGGIALTI-VALLELUNGA (Pitigliano, GR) DISTRETTO: area dei tufi. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- DISTRETTO: area dei tufi. ti incoerenti; ripiano su pianoro. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- ti incoerenti; pendio leggero. tivo. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. tivo. QUOTA: 215 m s.l.m. VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. QUOTA: 263 m s.l.m. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- TIPO DI RINVENIMENTO: necropoli. vamenti di frammenti ceramici in più occasioni DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: scavi (ricognizioni GAR e Museo Civico “F. Rittatore dell’Università di Milano iniziati nel 1982. Vonwiller” di Farnese). CRONOLOGIA: Eneolitico. CRONOLOGIA: Eneolitico, Bronzo Antico II, BIBLIOGRAFIA: Catalogo Manciano. Bronzo Medio 1 e 2. BIBLIOGRAFIA: PERSIANI 1986; CASI et al. 7. POGGIALTI Ð CASALE ANDREANI I (Pi- 2000. tigliano, GR) CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano 11. PIANO DELLA CONTESSA (Pitigliano, DISTRETTO: area dei tufi. GR) LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV NE Pitigliano ti incoerenti; pendio leggero. DISTRETTO: area dei tufi. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: arativo. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. ti incoerenti; pendio moderato. QUOTA: 251 m s.l.m. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non tivo. determinabile. VEGETAZIONE: coltivo.

52 QUOTA: 264 m s.l.m. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau TIPO DI RINVENIMENTO: necropoli. lavico della Selva del Lamone. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: nel UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: 1978 lavori agricoli hanno portato al recupero di inutilizzato. un’urna biconica e di una metà della custodia in VEGETAZIONE: bosco. tufo che la conteneva. QUOTA: 313 m s.l.m. CRONOLOGIA: Bronzo Finale. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. BIBLIOGRAFIA: Sorgenti della Nova; DI GEN- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- NARO 1986; SCARABELLO 1988. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” hanno permesso l’individuazione sul 14. PIAN DI MORRANO II (Pitigliano, GR) bordo della colata lavica recente di un’area inse- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. diamentale. Pietro. CRONOLOGIA: genericamente attribuibile al- DISTRETTO: area dei tufi. l’età del bronzo. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- BIBLIOGRAFIA: inedito. ti incoerenti; pendio lieve. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- 18. PIAN DI MORRANO (Pitigliano, GR) tivo. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. Pietro. QUOTA: 264 m s.l.m. DISTRETTO: area dei tufi. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- ti incoerenti; pendio medio. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno tivo. consentito il recupero di alcuni frammenti cerami- VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. ci tra i quali se ne segnala uno con decorazione QUOTA: 251 m s.l.m. appenninica. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. CRONOLOGIA: Bronzo Medio 3. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. che condotte dall’Università di Milano hanno por- tato all’individuazione del sito. 16. FONDO BASTIANO (Farnese, VT) CRONOLOGIA: Bronzo Antico II. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. BIBLIOGRAFIA: RAPOSSO 1993. Pietro. DISTRETTO: Selva del Lamone. 22. CAMPO DELLA BATTAGLIA (Ischia di LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau Castro, VT) lavico della Selva del Lamone. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: Pietro. inutilizzato. DISTRETTO: Selva del Lamone. VEGETAZIONE: bosco. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau QUOTA: 303 m s.l.m. lavico della Selva del Lamone. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche inutilizzato. condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller”. VEGETAZIONE: bosco. CRONOLOGIA: Bronzo Antico. QUOTA: 270 m s.l.m. BIBLIOGRAFIA: inedito. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: nel cor- 17. IL CAPRIOLO (Farnese, VT) so delle ricerche condotte negli anni 1990-94 dal CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” di Farnese Pietro. sono stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici DISTRETTO: Selva del Lamone. d’impasto, perlopiù corrosi, sia nel sottostante

53 campo, luogo di uno scontro a fuoco nel corso del- 5 lamette di ossidiana (Neolitico); la II Guerra Mondiale, che sulla modesta altura che 1 scheggia ritoccata; lo domina ove è posizionato l’insediamento. 1 intaccatura; CRONOLOGIA: Paleolitico Medio, Bronzo Anti- 9 schegge non ritoccate; co II, Bronzo Medio 1 e 2, Bronzo Finale. numerosi frammenti ceramici alcuni decorati BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. con solcature e cuppelle. CRONOLOGIA: Paleolitico Medio, Paleolitico 23. PONTE DELL’ARSA (Ischia di Castro, VT) Superiore, Neolitico, Bronzo Finale. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. BIBLIOGRAFIA: CASI-MANDOLESI 1993. Pietro DISTRETTO: Selva del Lamone. 25. VACCARECCIA D’ARSA (Ischia di Ca- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- stro, VT) ti incoerenti; pendio medio. Vedi Mandria dell’Arsa (n. 24) in quanto trattasi UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: arativo. dello stesso sito. VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. QUOTA: 225 m s.l.m. 30. CARTALANA (Ischia di Castro, VT) TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. determinabile. Pietro. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: uno DISTRETTO: Selva del Lamone. strumento in selce è stato rinvenuto da Ivan Sca- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- rabello. ti incoerenti; ripiano su pianoro. CRONOLOGIA: Paleolitico. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: col- BIBLIOGRAFIA: Catalogo Manciano. tivo cerealicolo. VEGETAZIONE: arativo. 24. MANDRIA DELL’ARSA (Ischia di Castro, QUOTA: 255 m s.l.m. VT) TIPO DI RINVENIMENTO: ripostiglio (?). CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: nel Pietro. corso di lavori agricoli, alcuni operai rinvennero DISTRETTO: Selva del Lamone. una panella di rame. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau MATERIALI: lavico della Selva del Lamone. panella di rame di forma rotondeggiante irregola- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: uti- re con una faccia convessa e una piana sulla qua- lizzato in parte a coltivo. le sono presenti 3 segni obliqui. Misure: d 13 cm; VEGETAZIONE: arativo e bosco. p 2 kg. QUOTA: 280 m s.l.m. CRONOLOGIA: Bronzo Antico II. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. BIBLIOGRAFIA: CIAVATTA-LUCARELLI 1995. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore 31. IL FOSSATONE (Ischia di Castro, VT) Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. MATERIALI: Pietro. 1 raschiatoio (Paleolitico Medio); DISTRETTO: Selva del Lamone. 1 scheggia ritoccata (Paleolitico Medio); LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau 1 bulino (Paleolitico Superiore); lavico della Selva del Lamone. 1 grattatoio (Paleolitico Superiore); UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: arativo. 1 raschiatoio (Paleolitico Superiore); VEGETAZIONE: coltivo e bosco. 1 lama ritoccata (Paleolitico Superiore); QUOTA: 255 m s.l.m. 1 lama non ritoccata (Paleolitico Superiore); TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. 1 scheggia troncata (Paleolitico Superiore); DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- 1 scheggia di ravvivamento di nucleo (Paleoli- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore tico Superiore); Vonwiller” negli anni 1990-94.

54 MATERIALI: UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- 1 punta di freccia; tivo. 1 raschiatoio; VEGETAZIONE: coltivo. 2 nuclei; QUOTA: 210 m. s.l.m. 6 schegge non ritoccate. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non CRONOLOGIA: Neolitico. determinabile. BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore 32. FONTANILE DI RAIM (Ischia di Castro, VT) Vonwiller” negli anni 1990-1994. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. MATERIALI: Pietro. 1 lama ritoccata; DISTRETTO: Area dei tufi. 2 schegge non ritoccate. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. ti incoerenti; pendio medio. BIBLIOGRAFIA: inedito. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: arativo. VEGETAZIONE: coltivo. 39. CANTONIERA DI VALLE CATIELLA QUOTA: 226 m s.l.m. (Ischia di Castro, VT) TIPO DI RINVENIMENTO: necropoli. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: scavi Pietro. dell’Università di Milano. DISTRETTO: Selva del Lamone. CRONOLOGIA: Eneolitico. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau BIBLIOGRAFIA: NEGRONI CATACCHIO-MIARI 1998. lavico della Selva del Lamone. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: 35. IL CAMPACCIO (Farnese, VT) inutilizzato. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. VEGETAZIONE: bosco. Pietro. QUOTA: 224 m s.l.m. DISTRETTO: Selva del Lamone. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: nel lavico della Selva del Lamone. corso delle ricerche condotte negli anni 1990-94 UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” di Far- inutilizzato. nese sono stati rinvenuti numerosi frammenti ce- VEGETAZIONE: incolti. ramici d’impasto, tra i quali si segnala la presenza QUOTA: 298 m s.l.m. di uno pertinente ad una piastra di fornello. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. CRONOLOGIA: Bronzo Finale. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” negli anni 1990-94. 41. PRATO PIANACQUALE (Farnese, VT) MATERIALI: CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. 1 troncatura (Paleolitico Superiore); Pietro. 1 punta di freccia (Eneolitico); DISTRETTO: Selva del Lamone. 3 schegge non ritoccate. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore, Eneolitico. lavico della Selva del Lamone. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: inutilizzato. 38. VALLE CATIELLA (Ischia di Castro, VT) VEGETAZIONE: bosco. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. QUOTA: 291 m s.l.m. Pietro. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. DISTRETTO: Selva del Lamone. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: travertini che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore e piroclastiti incoerenti; pendio medio. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno

55 portato all’individuazione del complesso abitativo; 45. LE VIGNACCE (Ischia di Castro, VT) successivamente, nel 1994, è stato effettuato un CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. saggio di scavo dallo stesso Museo che ha eviden- Pietro. ziato la lunga frequentazione del sito. DISTRETTO: Selva del Lamone. CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore, Neolitico, LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau Eneolitico, Bronzo Antico, Bronzo Medio 1, lavico della Selva del Lamone. Bronzo Finale. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993; CASI inutilizzato. 1994b; CASI et al. 1998. VEGETAZIONE: bosco. QUOTA: 240 m s.l.m. 43. CROSTOLETTO DI LAMONE (Ischia di TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. Castro, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Pietro. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94. DISTRETTO: Selva del Lamone. MATERIALI: LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: travertini; 1 lametta in ossidiana (Neolitico); ripiano su pianoro. 1 punta di freccia in selce (Neolitico); UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: pa- 5 schegge non ritoccate; scolo. frammenti ceramici. VEGETAZIONE: prato frammisto ad arbusti. CRONOLOGIA: Neolitico, Bronzo Antico II, QUOTA: 224 m s.l.m. Bronzo Medio 1. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato e necropoli. BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: impor- tanti scavi eseguiti dall’Università di Milano. 47. GROTTA DEL SICILIANO (Ischia di Ca- CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore, Neolitico, stro, VT) Eneolitico, Bronzo Antico, Bronzo Medio, Bron- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. zo Recente, Bronzo Finale. Pietro. BIBLIOGRAFIA: RITTATORE 1969a; POGGIANI DISTRETTO: Selva del Lamone. KELLER-FIGURA 1979; CASI 1999. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- ti incoerenti; pendio moderato. 44. PIANETTI - CAMPO PRIMERA (Ischia di UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: coltivo. Castro, VT) VEGETAZIONE: arativo. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. QUOTA: 260 m s.l.m. Pietro. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. DISTRETTO: area dei tufi. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: travertini; che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore pendio leggero. Vonwiller” negli anni 1990-1994. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- MATERIALI: tivo. 1 lamella ritoccata (Paleolitico Superiore); VEGETAZIONE: coltivo. 1 nucleo (Paleolitico Superiore); QUOTA: 216 m s.l.m. 1 lametta d’ossidiana (Neolitico); TIPO DI RINVENIMENTO: necropoli. 1 punta di freccia in selce (Neolitico) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche 1 intaccatura; condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” 1 scheggia di ravvivamento; di Farnese negli anni 1990-94 hanno portato, grazie 1 denticolato; al recupero di testimonianze contemporanee al re- 6 schegge non ritoccate. cupero del vaso, alla presente localizzazione. CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore, Neolitico. CRONOLOGIA: Bronzo Finale (?). BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. BIBLIOGRAFIA: RITTATORE 1951; CASI 1994a; CASI 1999. 48. MURCIA BIANCA (Farnese, VT)

56 CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. VEGETAZIONE: bosco. Pietro. QUOTA: 291 m s.l.m. DISTRETTO: Selva del Lamone. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato (?). LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche lavico della Selva del Lamone. condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: di Farnese negli anni 1990-94 hanno consentito il inutilizzato. recupero di alcuni frammenti ceramici corrosi; for- VEGETAZIONE: bosco. se questo ritrovamento può essere messo in relazio- QUOTA: 304 m s.l.m. ne con il vicino sito di Murcia Bianca. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. CRONOLOGIA: Età del Bronzo. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” negli anni 1990-94 hanno consentito 53. GROTTA MURATA (Ischia di Castro, VT) l’individuazione del complesso abitativo, forse da CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. porre in relazione con gli affioramenti di Buche Pietro. Bietole e con Prato Pianacquale. DISTRETTO: Area dei tufi. CRONOLOGIA: Neolitico, Bronzo Medio 1 e 2, LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- Bronzo Finale. ti incoerenti; pendio medio. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993; CASI UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- 1994b; CASI et al. 1998. tivo. VEGETAZIONE: coltivo. 49. CAVON DI SORBO-DI SOPRA (Farnese, VT) QUOTA: 300 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non Pietro. determinabile. DISTRETTO: Selva del Lamone. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore lavico della Selva del Lamone. Vonwiller” di Farnese hanno consentito il recupe- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ro di una punta di freccia in selce. inutilizzato. CRONOLOGIA: Eneolitico. VEGETAZIONE: bosco. BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. QUOTA: 304 m s.l.m. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non 56. LA COMUNELLA (Ischia di Castro, VT) determinabile. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- Pietro. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore DISTRETTO: Selva del Lamone. Vonwiller” negli anni 1990-94 hanno consentito il LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: altura con recupero di alcuni frammenti ceramici d’impasto, versante dirupato; piroclastiti incoerenti e terreni forse da porre in relazione con gli affioramenti di alluvionali. Buche Bietole e con Prato Pianacquale. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: coltivo. CRONOLOGIA: Età del Bronzo. VEGETAZIONE: arativo. BIBLIOGRAFIA: inedito. QUOTA: 259 m s.l.m. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. 52. BUCHE BIETOLE (Farnese, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: le ri- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. cerche condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Pietro. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno DISTRETTO: Selva del Lamone. portato all’individuazione del complesso abitativo LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau in questione che ha restituito, a seguito dei lavori lavico della Selva del Lamone. agricoli, abbondanti materiali archeologici. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: MATERIALI inutilizzato. 1 raschiatoio déjetè (Paleolitico Medio);

57 1 scheggia non ritoccata (Paleolitico Medio); inutilizzato. 1 bulino (Paleolitico Superiore); VEGETAZIONE: bosco. 1 grattatoio unguiforme (Paleolitico Superiore); QUOTA: 286 m s.l.m. 1 grattatoio a spalla (Paleolitico Superiore); TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non 1 lamella a ritocco marginale (Paleolitico Supe- determinabile. riore); DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: le ri- 1 punta a dorso (Paleolitico Superiore); cerche condotte dal Museo Civico “F. Rittatore 27 lamette d’ossidiana (Neolitico); Vonwiller” di Farnese hanno portato al rinveni- 3 punte di freccia (Neolitico); mento di alcuni materiali litici. 1 accettina (Neolitico); CRONOLOGIA: Paleolitico. 1 lama non ritoccata (Neolitico); BIBLIOGRAFIA: inedito. 1 lamella (Neolitico); 2 schegge ritoccate; 65. SALABRONE Ð NANNI (Farnese, VT) 4 lamelle non ritoccate; CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. 2 ravvivamenti di nucleo; Pietro. 22 schegge non ritoccate. DISTRETTO: Selva del Lamone. CRONOLOGIA: Paleolitico Medio, Paleolitico LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- Superiore, Neolitico, Eneolitico, Bronzo Antico ti incoerenti; pendio medio II, Bronzo Finale. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: vi- BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. gneto misto. VEGETAZIONE: viti e piante da frutto. 62. LAMONCELLO (Farnese, VT) QUOTA: 219 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non Pietro. determinabile. DISTRETTO: Selva del Lamone. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau vamento sporadico di alcune selci (comunicazio- lavico della Selva del Lamone. ne personale di G. A. Baragliu). UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: CRONOLOGIA: Neolitico. inutilizzato. BIBLIOGRAFIA: inedito. VEGETAZIONE: bosco. QUOTA: 280 m s.l.m. 68. ROGGIO DELLA VOLPE (Farnese, VT) TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: le ri- Pietro. cerche condotte dal Museo Civico “F. Rittatore DISTRETTO: Selva del Lamone. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau consentito l’individuazione del complesso abitati- lavico della Selva del Lamone. vo che risulta circondato da una cinta muraria a UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: secco; nel pendio meridionale sono stati rinvenuti inutilizzato. numerosi frammenti ceramici d’impasto perlopiù VEGETAZIONE: bosco. corrosi. QUOTA: 290 m s.l.m. CRONOLOGIA: Bronzo Medio 1 e 2. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore 63. CAVON PAMPERSO (Farnese, VT) Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. consentito l’individuazione del complesso abitati- Pietro. vo, cinto da una struttura muraria a secco; nel ver- DISTRETTO: Selva del Lamone. sante sud sono stati rinvenuti numerosi frammen- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau ti ceramici corrosi. lavico della Selva del Lamone. CRONOLOGIA: Bronzo Finale. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993.

58 70. GROTTA DEL DIAVOLO (Ischia di Ca- VEGETAZIONE: bosco. stro, VT) QUOTA: 220 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non Pietro. determinabile. DISTRETTO: area dei tufi. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: depositi che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore travertinosi; pendio erto. Vonwiller” hanno consentito il recupero di alcuni UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: frammenti ceramici d’impasto al di sotto dell’a- inutilizzato. pertura a valle della grotta. Può darsi che que- VEGETAZIONE: bosco all’intorno. st’ultimi siano da riferire alle modalità di frequen- QUOTA: 238 m s.l.m. tazione della grotta stessa. TIPO DI RINVENIMENTO: grotta. CRONOLOGIA: Età del Bronzo. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- BIBLIOGRAFIA: inedito. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” hanno consentito il recupero di alcuni 84. PIANA DEL PRINCIPE (Farnese, VT) frammenti ceramici molto corrosi al di sotto di CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I NO Lago di Mez- uno stillicidio d’acqua. zano CRONOLOGIA: genericamente attribuibile al- DISTRETTO: Selva del Lamone. l’Età del Bronzo. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau BIBLIOGRAFIA: inedito. lavico della Selva del Lamone. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: 71. GROTTA DEL DIAVOLINO (Ischia di Ca- inutilizzato. stro, VT) VEGETAZIONE: bosco. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. QUOTA: 434 m s.l.m. Pietro. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. DISTRETTO: area dei tufi. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: depositi che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore travertinosi; pendio erto. Vonwiller” di Farnese. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: CRONOLOGIA: Bronzo Antico II. inutilizzato. BIBLIOGRAFIA: inedito. VEGETAZIONE: bosco all’intorno. QUOTA: 238 m s.l.m. 85. IL TROCCOLO (Farnese, VT) TIPO DI RINVENIMENTO: grotta. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I NO Lago di Mez- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- zano che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore DISTRETTO: Selva del Lamone. Vonwiller” hanno consentito il recupero di alcuni LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau frammenti ceramici, in prossimità di una tana d’i- lavico della Selva del Lamone. strice all’interno della grotta. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: CRONOLOGIA: Bronzo Antico-Medio. inutilizzato. BIBLIOGRAFIA: inedito. VEGETAZIONE: bosco. QUOTA: 434 m s.l.m. 72. GROTTA DEL DIAVOLO Ð ESTERNO TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. FORRA D’OLPETA (Ischia di Castro, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Pietro. Vonwiller” negli anni 1990-1994. DISTRETTO: area dei tufi. CRONOLOGIA: Bronzo Antico II. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: depositi BIBLIOGRAFIA: inedito. travertinosi; pendio erto. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: 91. VALDERICO-LAMANDRIOLA (Farnese, VT) inutilizzato. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I NO Lago di Mezzano

59 DISTRETTO: Selva del Lamone. DISTRETTO: Selva del Lamone. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau lavico della Selva del Lamone. lavico della Selva del Lamone. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: inutilizzato. inutilizzato. VEGETAZIONE: bosco. VEGETAZIONE: incolto. QUOTA: 343 m s.l.m. QUOTA: 398 m s.l.m. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- determinabile. che condotte dall’Università di Milano hanno por- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- tato all’individuazione del deposito archeologico. vamento isolato, segnalazione di G. A. Baragliu. CRONOLOGIA: Bronzo Antico II, Bronzo Finale. CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. BIBLIOGRAFIA: Catalogo Manciano. BIBLIOGRAFIA: inedito.

97. Il MURCIONE (Farnese, VT) 113. MURCIARELLE DI SOPRA (Farnese, VT) CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I NO Lago di Mez- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. zano DISTRETTO: Selva del Lamone. DISTRETTO: Selva del Lamone. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau lavico della Selva del Lamone. lavico della Selva del Lamone. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: inutilizzato. inutilizzato. VEGETAZIONE: bosco. VEGETAZIONE: bosco. QUOTA: 403 m s.l.m. QUOTA: 412 m s.l.m. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non determinabile. determinabile. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller”. Vonwiller” di Farnese hanno consentito il ritrova- CRONOLOGIA: Età del Bronzo. mento di materiali d’impasto. BIBLIOGRAFIA: inedito. CRONOLOGIA: Età del Bronzo. BIBLIOGRAFIA: inedito. 110. ROSA CREPANTE (Farnese, VT) CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I NO Lago di Mez- 119. VIVAIO (Farnese, VT) zano CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. DISTRETTO: Selva del Lamone. DISTRETTO: Selva del Lamone. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau lavico della Selva del Lamone. lavico della Selva del Lamone. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: inutilizzato. inutilizzato. VEGETAZIONE: bosco. VEGETAZIONE: incolto. QUOTA: 416 m s.l.m. QUOTA: 401 m s.l.m. TIPO DI RINVENIMENTO: ritrovamento isolato. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: segna- determinabile. lazione di G. A. Baragliu. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- CRONOLOGIA: Eneolitico. vamento di alcune selci da parte di G. A. Baragliu. BIBLIOGRAFIA: MIARI 1990. CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. BIBLIOGRAFIA: inedito. 112. LA FORMA (Farnese, VT) CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I NO Lago di Mez- 125. ROPPOZZO (Farnese, VT) zano CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano.

60 DISTRETTO: Selva del Lamone. vi scavi GAR hanno permesso il ritrovamento an- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: ripiano su che di materiale dell’età del Bronzo. pianoro; terreni alluvionali. CRONOLOGIA: Neolitico, Bronzo Antico II, UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: pa- Bronzo Medio, Bronzo Finale. scolo. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. VEGETAZIONE: incolto. QUOTA: 323 m s.l.m. 132. I CRINI (Farnese, VT) TIPO DI RINVENIMENTO: workshop. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- DISTRETTO: Selva del Lamone. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno lavico della Selva del Lamone. posizionato precedenti ritrovamenti effettuati dal UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: locale Gruppo Ambiente. inutilizzato. CRONOLOGIA: Paleolitico Medio, Paleolitico VEGETAZIONE: bosco. Superiore, Neolitico, Eneolitico. QUOTA: 382 m s.l.m. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non determinabile. 128. LA FOSSA (Farnese, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Pietro. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno DISTRETTO: Selva del Lamone. consentito il ritrovamento di ceramica d’impasto. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau CRONOLOGIA: Età del Bronzo. lavico della Selva del Lamone. BIBLIOGRAFIA: inedito. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: inutilizzato. 133. MURCIA DEL PRIGIONIERO (Farnese, VEGETAZIONE: incolto. VT) QUOTA: 306 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non DISTRETTO: Selva del Lamone. determinabile. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- lavico della Selva del Lamone. vamento di alcune selci da parte di G. A. Baragliu. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: CRONOLOGIA: Neolitico. inutilizzato. BIBLIOGRAFIA: inedito. VEGETAZIONE: bosco. QUOTA: 406 m s.l.m. 131. ROFALCO (Farnese, VT) TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. determinabile. DISTRETTO: Selva del Lamone. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore lavico della Selva del Lamone. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: consentito il ritrovamento di ceramica d’impasto. inutilizzato. CRONOLOGIA: Età del Bronzo. VEGETAZIONE: bosco. BIBLIOGRAFIA: inedito. QUOTA: 370 m s.l.m. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non 134. CALANCHILAQUILA (Farnese, VT) determinabile. CARTOGRAFIA: F. 136 I SO Valentano DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- DISTRETTO: Selva del Lamone. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: versante Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno inciso nelle formazioni tufacee, pendio erto. consentito il ritrovamento di utensili litici, nell’a- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: rea occupata dall’insediamento etrusco. Successi- inutilizzato.

61 VEGETAZIONE: bosco CARTOGRAFIA:IGM F. 136 I SO Valentano QUOTA: 310 m s.l.m. DISTRETTO: Selva del Lamone. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: altura con determinabile (abitato?). versanti moderati; piroclastiti incoerenti. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: rinve- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: pa- nimento effettuato a seguito di scavi clandestini scolo. nel pendio boscoso che dal bordo dell’ultima eru- VEGETAZIONE: incolto. zione vulcanica si sviluppa sino al fiume Olpeta. QUOTA: 394 m s.l.m. CRONOLOGIA: Bronzo Finale. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non BIBLIOGRAFIA: CARDOSA 1990. determinabile. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- 136. LE CASTELLARE (Farnese, VT) che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno DISTRETTO: Selva del Lamone. consentito di rilevare la presenza di alcuni fram- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau menti ceramici d’impasto molto corrosi. lavico della Selva del Lamone. CRONOLOGIA: genericamente attribuibile al- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: l’Età del Bronzo. inutilizzato. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. VEGETAZIONE: bosco. QUOTA: 406 m s.l.m. 148. CASALE MARTINELLI (Farnese, VT) TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. CARTOGRAFIA:IGM F. 136 I SO Valentano DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche DISTRETTO: Selva del Lamone. condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau di Farnese negli anni 1990-94 hanno portato all’in- lavico della Selva del Lamone. dividuazione del complesso abitativo in questione, UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: pa- delimitato da una cinta muraria a secco; sul versan- scolo. te che domina il fiume Olpeta, immediatamente VEGETAZIONE: incolto. sotto la fortificazione, sono stati rinvenuti alcuni QUOTA: 316 m s.l.m. frammenti ceramici d’impasto e litici. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non CRONOLOGIA: Neolitico, Bronzo Finale. determinabile. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore 141. CAPOSANA (Farnese, VT) Vonwiller” di Farnese hanno consentito di rileva- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. re la presenza di materiali litici. DISTRETTO: Selva del Lamone. CRONOLOGIA: Neolitico. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau BIBLIOGRAFIA: inedito. lavico della Selva del Lamone. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: 149. CAVICCHIONE (Farnese, VT) inutilizzato. CARTOGRAFIA: F. 136 I SO Valentano VEGETAZIONE: bosco. DISTRETTO: Selva del Lamone. QUOTA: 343 m s.l.m. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: pirocla- TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. stiti incoerenti e terreni alluvionali; ripiano su DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: nel pianoro. campo a sud del ponte della Val Giovana e nei UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: pa- pressi della sorgente sono stati rinvenuti alcuni scolo. frammenti ceramici d’impasto. VEGETAZIONE: incolto. CRONOLOGIA: Età del Bronzo. QUOTA: 332 m s.l.m. BIBLIOGRAFIA: inedito. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non determinabile. 146. SANTA MARIA DI SALA (Farnese, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer-

62 che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore CRONOLOGIA: Eneolitico, Bronzo Antico II, Vonwiller” negli anni 1990-94 hanno consentito Bronzo Medio, Bronzo Finale. di rilevare la presenza di alcuni materiali litici tra BIBLIOGRAFIA: Catalogo Manciano; CASI- i quali un raschiatoio laterale destro. STOPPIELLO 1993. CRONOLOGIA: Paleolitico Medio. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. 155. SALTARELLO (Farnese, VT) CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. 150. ROCCOIA (Farnese, VT) DISTRETTO: Selva del Lamone. CARTOGRAFIA: F. 136 I SO Valentano LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- DISTRETTO: Selva del Lamone. ti incoerenti; ripiano su pianoro. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- della Selva del Lamone. tivo. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: VEGETAZIONE: coltivo. inutilizzato. QUOTA: 428 m s.l.m. VEGETAZIONE: bosco. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non QUOTA: 350 m s.l.m. determinabile. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato e necropoli. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” Vonwiller” di Farnese. di Farnese negli anni 1990-94 hanno consentito di MATERIALI: rilevare la presenza di alcuni frammenti ceramici 1 scheggia di ravvivamento di nucleo; d’impasto e litici. Uno di questi frammenti presen- 1 scheggia non ritoccata. ta una decorazione di tipologia appenninica. Suc- CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. cessive ricerche condotte dall’Università di Milano BIBLIOGRAFIA: inedito. hanno invece consentito, nel declivio sottostante, la 161. VALLE DELLA CHIESA (Farnese, VT) scoperta di una necropoli, purtroppo sconvolta dai CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. clandestini attribuita cronologicamente al Bronzo DISTRETTO: area dei tufi. Antico finale/inizi del Bronzo Medio. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- CRONOLOGIA: Bronzo Antico II, Bronzo Medio. ti incoerenti; pendio medio. BIBLIOGRAFIA: Catalogo Manciano; CASI- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: STOPPIELLO 1993; NEGRONI et al. c.s.. area coltivata. VEGETAZIONE: arativo. 152. MANDRIA BUONA (Farnese, VT) QUOTA: 345 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non DISTRETTO: Selva del Lamone. determinabile, necropoli. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche lavico della Selva del Lamone. condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: tra gli anni 1990-94 hanno portato al recupero di inutilizzato. una lametta di ossidiana e al ritrovamento di una VEGETAZIONE: bosco. necropoli intaccata dai lavori agricoli. QUOTA: 320 m s.l.m. CRONOLOGIA: Neolitico, Eneolitico. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998; CASI 2009. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: durante l’apertura della strada vicinale del Lamone è stata 163. NAVIGLIONE (Farnese, VT) asportata una porzione di stratigrafia archeologica; CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. la prima segnalazione si deve a Nuccia Negroni DISTRETTO: area dei tufi. Catacchio, successivamente le ricerche condotte LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: ripiano su dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” di Far- pianoro; pendio moderato. nese negli anni 1990-94 hanno consentito di esten- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: pa- dere il blocco cronologico anche al Bronzo Finale. scolo.

63 VEGETAZIONE: prato frammisto ad arbusti. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- QUOTA: 350 m s.l.m. tivo. TIPO DI RINVENIMENTO: necropoli. VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: vari in- QUOTA: 378 m s.l.m. terventi di scavo hanno consentito l’individuazio- TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non ne ed il recupero di alcune tombe. determinabile. CRONOLOGIA: Eneolitico, Bronzo Medio. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- BIBLIOGRAFIA: RITTATORE-FALCHETTI-NEGRONI che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore CATACCHIO1977; CONTI-PERSIANI 1999; PETITTI 2008. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno portato al ritrovamento di industria litica. 164. NAVIGLIONE II (Farnese, VT) CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. BIBLIOGRAFIA: inedito. DISTRETTO: area dei tufi. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- 178. MURCIARELLE DI ROCCOIA (Farne- ti incoerenti; ripiano su pianoro. se, VT) UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. tivo. DISTRETTO: Selva del Lamone. VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau QUOTA: 378 m s.l.m. lavico della Selva del Lamone. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: determinabile. inutilizzato. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche VEGETAZIONE: bosco. condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” QUOTA: 345 m s.l.m. di Farnese negli anni 1990-94 hanno portato al ri- TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. trovamento di industria litica musteriana. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: le ricer- CRONOLOGIA: Paleolitico Medio. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore BIBLIOGRAFIA: CASI 1991b. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno consentito di rilevare, a seguito del taglio operato 165. NAVIGLIONE III Ð PROPRIETA’ FA- per la realizzazione della strada vicinale del Lamo- BRIZI (Farnese, VT) ne, nella sezione a monte, una stratigrafia archeolo- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. gica con materiale ceramico d’impasto molto cor- DISTRETTO: area dei tufi. roso ma comunque attribuibile alla preistoria. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- CRONOLOGIA: genericamente attribuibile al- ti incoerenti; pendio lieve. l’Età del Bronzo. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. tivo. VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. 179. PRATO DI FRABULINO (Farnese, VT) QUOTA: 378 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non DISTRETTO: Selva del Lamone. determinabile. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: terrazzo DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritrova- fluviale inciso nella formazione tufacea con ver- mento di materiali isolati effettuato da G. A. Baragliu. sante dirupato. CRONOLOGIA: Bronzo Finale. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: pa- BIBLIOGRAFIA: CARDOSA 1990. scolo. VEGETAZIONE: incolto e bosco. 173. CHIUSA DEL BELLI (Farnese, VT) QUOTA: 320 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato e necropoli. DISTRETTO: area dei tufi. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: già se- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- gnalato da Nuccia Negroni Catacchio il sito ha tro- ti incoerenti; ripiano su pianoro. vato conferma nelle ricerche condotte dal Museo Ci-

64 vico “F. Rittatore Vonwiller” di Farnese negli anni CARTOGRAFIA: F. 136 IV SE Ponte S. Pietro 1990-94 che hanno consentito di rilevare la presen- DISTRETTO: Selva del Lamone. za di abbondanti materiali d’impasto ed un interven- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: terrazzo to successivo dei clandestini in prossimità dell’area fluviale inciso nelle formazioni tufacee con ver- ha evidenziato una tomba dell’Età del Bronzo. santi dirupati. CRONOLOGIA: Bronzo Antico II, Bronzo Me- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: dio I. inutilizzato. BIBLIOGRAFIA: Catalogo Manciano; CASI VEGETAZIONE: bosco. 1993; CASI et al. 1995. QUOTA: 273 m s.l.m. TIPO DI RINVENIMENTO: necropoli. 180. CAMPO DEL GOTTIMO (Farnese, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: necro- CARTOGRAFIA: F. 136 IV SE Ponte S. Pietro. poli con tombe a forno intaccata dall’apertura del- DISTRETTO: Selva del Lamone. la strada Gottimo-Palombaro; resta visibile una LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- soltanto delle strutture ipogeiche. ti incoerenti; ripiano su pianoro. CRONOLOGIA: Eneolitico. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. tivo. VEGETAZIONE: coltivo. 184. VALLARCO (Farnese, VT) QUOTA: 320 m s.l.m. CARTOGRAFIA: F. 136 I SO Valentano. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non DISTRETTO: Selva del Lamone. determinabile. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche ti incoerenti; pendio leggero. condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- di Farnese hanno consentito il ritrovamento di un ra- tivo. schiatoio e di una punta di freccia spezzata in selce. VEGETAZIONE: coltivo. CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore, Neolitico. QUOTA: 236 m s.l.m. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non determinabile. 181. LE MURCIARELLE (Farnese, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: G. A. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. Baragliu ha rinvenuto due aree di affioramento di Pietro. ceramiche d’impasto lungo la parte basale del DISTRETTO: Selva del Lamone. pendio a circa 50 metri dal torrente Olpeta. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau CRONOLOGIA: Età del Bronzo. lavico della Selva del Lamone. BIBLIOGRAFIA: inedito. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: inutilizzato. 185. PALOMBARO II (Farnese, VT) VEGETAZIONE: bosco. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. QUOTA: 291 m s.l.m. Pietro. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. DISTRETTO: Selva del Lamone. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: le ri- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: plateau cerche condotte dal Museo Civico “F. Rittatore lavico della Selva del Lamone. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: consentito di rilevare la presenza di materiale ce- inutilizzato. ramico d’impasto, a seguito dell’apertura della VEGETAZIONE: bosco. strada Gottimo-Palombaro. QUOTA: 298 m s.l.m. CRONOLOGIA: genericamente attribuibile al- TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. l’Età del Bronzo. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricerche BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno portato al rin- 182. GOTTIMO (Farnese, VT) venimento di numerosi frammenti ceramici d’im-

65 pasto, purtroppo molto corrosi, sulla collinetta po- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- sta alle spalle dell’omonima necropoli. tivo. CRONOLOGIA: genericamente attribuibile al- VEGETAZIONE: coltivo. l’Età del Bronzo. QUOTA: 226 m s.l.m. BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non determinabile. 188. PALOMBARO (Farnese, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Pietro. Vonwiller” di Farnese. DISTRETTO: Selva del Lamone. MATERIALI: LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- 1 grattatoio spezzato; ti incoerenti; altura con versante a pendio erto. 1 intaccatura; UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: col- 1 scheggia non ritoccata. tivo. CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. VEGETAZIONE: arativo. BIBLIOGRAFIA: inedito. QUOTA: 291 m s.l.m. TIPO DI RINVENIMENTO: necropoli. 198. LA GALEAZZA (Farnese, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: a se- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. guito di scavi clandestini F. Rittatore Vonwiller DISTRETTO: Area dei tufi. riuscì a recuperare alcuni corredi tombali; la loca- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- lizzazione proposta in questa sede si basa su ricer- ti incoerenti; ripiano su pianoro. che effettuate tra la popolazione del posto. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- CRONOLOGIA: Eneolitico. tivo. BIBLIOGRAFIA: RITTATORE VONWILLER 1969b. VEGETAZIONE: coltivo. QUOTA: 376 m s.l.m. 190. PIANA DI STENZANO (Farnese, VT) TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. determinabile. Pietro. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- DISTRETTO: Selva del Lamone. vamento di un frammento con decorazione appen- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- ninica effettuato da G. A. Baragliu (Fig. 10). ti incoerenti; pianura alluvionale. CRONOLOGIA: Bronzo Medio. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- BIBLIOGRAFIA: inedito. tivo. VEGETAZIONE: coltivo. 201. GUADO FARNESANO (Farnese, VT) QUOTA: 236 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non Pietro. determinabile. DISTRETTO: Selva del Lamone. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: terreni al- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore luvionali; fondovalle. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: arativo. MATERIALI: VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. 1 lamella ritoccata. QUOTA: 215 m s.l.m. CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non BIBLIOGRAFIA: inedito. determinabile. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- 191. STENZANO (Farnese, VT) che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. Vonwiller” negli anni 1990-94 hanno permesso il DISTRETTO: Selva del Lamone. recupero di alcuni reperti litici. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: terreni al- CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. luvionali; pendio leggero. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993.

66 209. MULIN DI SOPRA (Farnese, VT) CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore, Bronzo CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV SE Ponte S. Finale. Pietro. BIBLIOGRAFIA: NEGRONI CATACCHIO 1985; NE- DISTRETTO: area dei tufi. GRONI CATACCHIO-FIZZOTTI 2010. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- ti incoerenti; pendio moderato. 212. PIAN DELLA STRADA Ð MADONNA DI UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- LORETO (Farnese, VT) tivo. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 IV I SO Valentano. VEGETAZIONE: coltivo. DISTRETTO: area dei tufi. QUOTA: 279 m s.l.m. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. ti incoerenti; pendio leggero. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore tivo. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94. VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. CRONOLOGIA: Bronzo Medio. QUOTA: 307 m s.l.m. BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non determinabile. 210. SANT’AMICO (Farnese, VT) DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: al Mu- CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. seo Civico “F. Rittatore Vonwiller” sono conser- DISTRETTO: area dei tufi. vati alcuni reperti litici in ossidiana. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- CRONOLOGIA: Neolitico. ti incoerenti; pendio leggero. BIBLIOGRAFIA: inedito. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: inutilizzato. 220. SAN SEVERO (Farnese, VT) VEGETAZIONE: incolto. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. QUOTA: 202 m s.l.m. DISTRETTO: area dei tufi. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- determinabile. ti incoerenti; pendio leggero. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore tivo e uliveto. Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno VEGETAZIONE: coltivo. portato al recupero di una lametta di ossidiana. QUOTA: 347 m s.l.m. CRONOLOGIA: Neolitico. TIPO DI RINVENIMENTO: ritrovamento isolato. BIBLIOGRAFIA: CASI et al. 1998. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: segna- lazione di G.A. Baragliu. 211. FARNESE (VT) CRONOLOGIA: Neolitico. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. BIBLIOGRAFIA: inedito. DISTRETTO: area dei tufi. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- 222. CAVA DELLE SPARME (Farnese, VT) ti incoerenti; pianoro isolato. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: DISTRETTO: area dei tufi. area urbana LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- VEGETAZIONE: nessuna ti incoerenti; fondovalle. QUOTA: 341 m s.l.m. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: iso- TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non la ecologica. determinabile, abitato. VEGETAZIONE: nessuna. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: vari ri- QUOTA: 286 m s.l.m. trovamenti hanno permesso il recupero di materiali TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non protostorici. A questi si sono recentemente aggiunti determinabile. alcuni reperti litici raccolti da G. A. Baragliu. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: su se-

67 gnalazione di G. Antonio Baragliu sono stati rin- alluvionali. venuti alcuni strumenti litici nei pressi dell’odier- UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: col- na discarica comunale di Farnese. I materiali, si- tivo. curamente in giacitura secondaria, forse sono re- VEGETAZIONE: arativo. lativi all’attività di scavo effettuata nella vicina QUOTA: 380 m s.l.m. cava di Macchia Grande. TIPO DI RINVENIMENTO: abitato. CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: nel BIBLIOGRAFIA: BERTOLANI-TULLI 1993. corso delle ricerche condotte dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” di Farnese, negli anni 227. MACCHIA GRANDE (Farnese, VT) 1990-94, alla base di una piccola rupe isolata, a CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. seguito di lavori agricoli, sono stati rinvenuti ab- DISTRETTO: area dei tufi. bondanti materiali ceramici. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- CRONOLOGIA: Bronzo Medio 2, Bronzo Re- ti incoerenti; ripiano su pianoro. cente, Bronzo Finale. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. inutilizzato in parte e in altra attività di cava. VEGETAZIONE: bosco. 245. CAMPO DEL CARCANO (Farnese, VT) QUOTA: 349 m s.l.m. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non DISTRETTO: area dei tufi. determinabile. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: travertini; DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- pendio moderato. che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: ara- Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno tivo. permesso il recupero di una scheggia d’ossidiana VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. e di una punta di freccia in selce. QUOTA: 381 m s.l.m. CRONOLOGIA: Neolitico. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non BIBLIOGRAFIA: CASI 1991b. determinabile. DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ritro- 231. LA MATTONARA (Farnese, VT) vamento isolato effettuato da G. A. Baragliu. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. MATERIALI: DISTRETTO: Selva del Lamone. 1 scheggia non ritoccata. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: versante CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. con pendio moderato; piroclastiti incoerenti. BIBLIOGRAFIA: inedito. UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: inutilizzato. 248. PUPPICCIOLA (Farnese, VT) VEGETAZIONE: bosco. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. QUOTA: 385 m s.l.m. DISTRETTO: area dei tufi. TIPO DI RINVENIMENTO: ritrovamento isolato. TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: le ri- determinabile. cerche condotte dal Museo Civico “F. Rittatore DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: rinve- Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno nimento effettuato da R. Lucarelli nel corso delle consentito il recupero di un nucleo di selce. ricerche finalizzate alla sua tesi di laurea. CRONOLOGIA: Paleolitico. CRONOLOGIA: Bronzo Finale. BIBLIOGRAFIA: CASI-STOPPIELLO 1993. BIBLIOGRAFIA: LUCARELLI 1990.

239. LA BOTTE (Farnese, VT) 252. LE PRATA (Farnese, VT) CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. DISTRETTO: Selva del Lamone. DISTRETTO: area dei tufi. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: declivio LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: fondoval- con versanti dolci; piroclastiti incoerenti e terreni le alluvionale.

68 UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: arativo. miche come negli aspetti architettonici delle se- VEGETAZIONE: coltivo cerealicolo. polture, stretti legami con Vulci3, mentre Bisenzio, QUOTA: 346 s.l.m. almeno nelle fasi iniziali, dovette godere di una TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non certa autonomia, sfruttando le risorse del Lago di determinabile. Bolsena (TAMBURINI 1998; BERLINGñ 2005b). DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: ricer- Il popolamento dell'area in epoca etrusca è ca- che condotte dal Museo Civico “F. Rittatore ratterizzato da un'alternanza di fasi di popolamen- Vonwiller” di Farnese hanno permesso il recupero to diffuso, con fondazione di insediamenti grandi di alcuni elementi di industria litica. e piccoli in numero sempre maggiore, e fasi di po- MATERIALI: polamento concentrato caratterizzate da una par- 1 grattatoio; ziale riduzione del numero di siti (CARDOSA 2005, 2 schegge non ritoccate. p. 555). Sin dagli inizi del VII secolo l'aristocrazia CRONOLOGIA: Paleolitico Superiore. etrusca di Vulci promuove un più capillare con- BIBLIOGRAFIA: inedito. trollo del territorio, prevalentemente finalizzato ad un maggiore sfruttamento agricolo. 257. CASONE (Farnese, VT) Il fenomeno di rivitalizzazione del territorio è CARTOGRAFIA: IGM F. 136 I SO Valentano. piuttosto diffuso: Poggio Buco ha restituito tombe DISTRETTO: Selva del Lamone. a fossa del primo quarto del VII secolo; Pitigliano LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI: piroclasti- e Sovana sono fiorenti a partire dalla prima metà ti incoerenti; ripiano su pianoro. del VII secolo (COLONNA 1977, p. 199). Questi UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL SUOLO: col- centri primari del territorio erano evidentemente tivo cerealicolo. gestiti da membri dell'aristocrazia vulcente, come VEGETAZIONE: arativo. l'Avile Acvilnas di Castro4. QUOTA: 373 m s.l.m. In particolare Castro, a breve distanza dal ter- TIPO DI RINVENIMENTO: frequentazione non ritorio del Comune di Farnese, ha restituito inte- determinabile. ressanti dati. Gli scavi della Soprintendenza e del- DESCRIZIONE DEL RINVENIMENTO: mate- la missione archeologica Belga, come anche le ri- riali rinvenuti da Francesco di Gennaro. cerche di superficie forniscono dati sulla topogra- CRONOLOGIA: Bronzo Finale. fia suburbana e sulle necropoli. La rete viaria rap- BIBLIOGRAFIA: DI GENNARO 1986. presentata dalle tagliate è chiaramente rivolta ver- so S, cioè verso Vulci, mentre l'area funeraria CARLO CASI principale si sviluppa sul contiguo pianoro ad E della città. Anche questa zona è percorsa da una VI. 2. IL PERIODO ETRUSCO via lungo la quale si dispongono le tombe più im- Per inquadrare l'evoluzione del territorio di Far- portanti e gruppi di tombe minori. nese in epoca etrusca è necessario inserire le evi- Il paesaggio del territorio circostante Castro denze note nel quadro dell'ampio agro vulcente di deve essere stato in gran parte caratterizzato da in- cui quest'area faceva parte. Il territorio è caratteriz- sediamenti sparsi, vici e fattorie, secondo un siste- zato dagli stretti legami che intercorrono tra la città ma di sfruttamento agricolo della terra adatto alle e il Lago di Bolsena (e poi oltre l'area tiberina), co- differenti realtà locali5. me pure tra le due importanti valli del Fiora e del- E' stata riconosciuta una porzione di territorio l'Albegna e dei loro affluenti (COLONNA 1977). pari a un cerchio di 2,5 chilometri dall'abitato, in- I centri maggiori che controllano e gestiscono teressata da piccoli aggregati rustici (come ad questo territorio sono Castro, Poggio Buco e, più esempio quelli indiziati dalle tombe della cosid- a N, Pitigliano e Sovana. Durante le fasi più anti- detta via Valsinia e gli affioramenti di Chiusa del che dovette avere grande rilievo anche l'insedia- Vescovo, la Mina e Valle Cupa), che nel corso del mento di Bisenzio sorto sulle rive del lago2. VI secolo aumentano sensibilmente di numero Nell'VIII secolo a.C. gli unici siti che appaio- (Poggio Truscione, il Pontone, la Selva, Poggio no caratterizzati da evidenze notevoli sono Castro Cericotto, Querceto, Cerro del Tesoro) e sono e Bisenzio. Castro mostra, nelle produzioni cera- spesso serviti da piccole tagliate viarie (RENDELI

69 Tav. V. Carta dei siti etruschi. 1993, pp. 186-193). Altre evidenze di VIII, VII e un certo livello è anche la necropoli del Naviglio- VI secolo provengono dalla località Pianetti6. Si ne, che può rappresentare un modello di riferi- tratta di piccoli aggregati di carattere produttivo mento per le aree funerarie legate ai piccoli inse- solo raramente caratterizzati da elementi di rilievo. diamenti rurali. Sempre nella zona, in epoca arcaica, conoscia- Il sistema di occupazione del territorio che mo una frequentazione isolata a Sorgenti della possiamo osservare lungo il contesto territoriale Nova (n. 2) e a Monte Becco7, a N della Selva del dell'Olpeta appare di carattere più rado di quello Lamone. Gli insediamenti sparsi di Valle Cupa che Vulci promuove lungo la Valle dello Strozza- (nn. 216, 224a, 224b) e Naviglione (n. 163) mo- volpe. Qui si riconosce una concatenazione di in- strano un'occupazione rada delle colline non di- sediamenti di ragguardevole estensione, stretta- rettamente gravitanti sulla direttrice principale mente legati al percorso del torrente. La ricchezza della Valle dell’Olpeta. di alcuni di questi centri è testimoniata dal ritro- Le evidenze funerarie ci forniscono ulteriori vamento di ceramica attica (Lacetina e La Selva), importanti indicazioni. La tomba del Gottimo (n. anche se il sistema non è condizionato dalla pre- 182), con la sua complessa architettura denota senza di un centro aristocratico come Castro. stretti legami con la Tomba delle Travi di Castro e Proprio consolidando la direttrice del Fiora una tomba di Poggio Buco-Selva Miccia, databili nell'orientalizzante recente, Vulci sviluppa i pro- attorno alla metà del VI secolo a.C. (MORETTI pri legami commerciali e politici con aree setten- SGUBINI-DE LUCIA BROLLI 2003, p. 379, n. 76). Di trionali più distanti (Chiusi, Quinto Fiorentino,

70 area Picena). Contemporaneamente si assiste ad menti sparsi di tipo agricolo, sia piccoli che di di- un intensificarsi della rete degli insediamenti nel mensioni più estese, come nei casi dei modesti pa- territorio (tra cui ad esempio quelli parzialmente gi individuati a La Selva10, al Pontone e in località scavati di Monte Becco, Lacetina e Poggio Ceri- Lacetina11. cotto) e al diffondersi delle tombe a cassone e a Nella parte centrale dell’area in esame, corri- camera (RENDELI 1993, pp. 179-180). Il numero spondente al medio corso del Fosso Olpeta, appa- stesso delle tombe aumenta, a mostrare anche un re particolarmente notevole la concentrazione di certo incremento demografico della popolazione presenze disposte sui versanti dell’ampia valle rurale. formata dal corso d’acqua. Lungo tale itinerario Con il finire del VI e gli inizi del V secolo il naturale, uno dei più importanti che attraversa la territorio e i centri maggiori progressivamente si regione in senso NE Ð SO, si viene a formare in esauriscono denunciando un profondo cambia- epoca tarda quello che sembra un vero e proprio mento economico e sociale. Si è più volte propo- sistema di insediamenti produttivi, facenti verosi- sto di vedere in questo fenomeno il riflesso della milmente capo al piccolo abitato fortificato di Ro- politica di riorganizzazione del territorio attuata falco12, che sfruttavano sia gli aspri terrazzi del da Vulci, con la fondazione di molti siti sparsi e di margine meridionale dell’altopiano del Lamone13, limitate dimensioni a sfavore dei centri maggiori sia i prospicienti pianori tufacei a nord del moder- di tradizione orientalizzante (RENDELI 1993, p. no centro di Farnese14. 220; CELUZZA 1993, p. 21). L'interesse di Vulci si Al di là dell’ampia area ricoperta dalla Selva sposta quindi più a N, facilitando lo sviluppo di del Lamone, la porzione più settentrionale del ter- centri come Pitigliano, Sovana, Saturnia, Ghiac- ritorio, ormai prossima al vicino centro di Piti- cio Forte e Doganella. gliano15, è caratterizzata tra IV e III secolo a.C. da Nel corso della fase ellenistica, l’area in esame un popolamento agricolo decisamente meno fitto, si trova ai confini orientali del distretto meridiona- con la presenza di alcuni insediamenti agricoli di le del territorio vulcente, più direttamente segnato medie dimensioni (Meleta, Casale Grascia, Casa- dalla vicinanza della metropoli. In questa zona tra le Campettuzzi, Morranaccio, Valderico) cui si IV e III secolo a.C. vengono rivitalizzati o fondati collegano gruppi di tarde tombe a cassone, pre- ex-novo alcuni insediamenti minori con connota- senti anche nelle località di Rimpantone, Fosso zione spiccata di centri di confine (come Poggio Maggiore, Fontanile di Valderico, Pian di Lance, Evangelista8 e probabilmente Monte Becco, en- Poggio Lucio, Fontanile di Pantalla16. trambi di origine arcaica, affacciati sulla conca del Come verificabile anche per le altre zone del Lago di Mezzano) o di capisaldi militari (Rofalco a territorio vulcente, l’impatto della romanizzazio- controllo della Valle dell’Olpeta, n. 131). ne sull’area in esame deve essere stato piuttosto Nella parte sud-occidentale dell’area in esame, pesante: tracce evidenti di distruzione violenta da- l’antico cento di Castro, che come si è visto aveva tabili nei primi decenni del III secolo a.C. sono rivestito in età orientalizzante ed arcaica un ruolo state infatti restituite dagli abitati di Poggio Evan- di primo piano nell’ambito di questa parte del ter- gelista e Rofalco, che significativamente non ven- ritorio vulcente, sembra scomparire nel corso del gono più rioccupati17. Più sfumata appare invece V-IV secolo a.C., in parallelo con gli altri centri la situazione del popolamento agricolo, dove sem- della Valle del Fiora9. L’insediamento ed i suoi bra di poter notare maggiori elementi di conti- immediati dintorni presentano solo alcune debo- nuità: se comunque si nota una sensibile contra- lissime tracce di frequentazione di età ellenistica: zione del numero dei siti nel periodo immediata- si tratta in realtà di pochi corredi funerari, databi- mente successivo alla conquista romana, la fles- li dalla fine del IV-inizi III secolo fino a tutto il II sione viene rapidamente compensata già nel corso secolo a.C., che sono da riferire probabilmente a del III secolo a.C. dalle nuove fondazioni, il cui fattorie isolate (CARANDINI 1985, figg. 72-75; aumento diviene impetuoso nel corso del secolo GAZZETTI et al. 2002, pp. 351-352). La forma di successivo (GAZZETTI et al. 2002, pp. 352-356; popolamento prevalente in questa parte del terri- PULCINELLI 2009, p. 92 e nota 50). torio sembra infatti essere, già nel periodo prece- dente alla conquista romana, quella degli insedia- ORLANDO CERASUOLO-LUCA PULCINELLI

71 VI. 3. L’EPOCA ROMANA sul percorso della via Clodia (GAZZETTI et al. 2002, p. 350; GAZZETTI 2011a, p. 82). VI.3.A. IL TERRITORIO VULCENTE Probabilmente in età graccana (seconda metà La conquista romana di Vulci del 280 a.C. del II secolo a.C.), avviene nella parte meridiona- comportò la confisca di tutto il territorio prece- le del territorio vulcente una nuova divisione di dentemente posto sotto il controllo della città, la terreni verosimilmente legata ad una centuriazio- distruzione violenta di alcuni insediamenti come ne, della quale si sono rinvenute tracce nella zona Doganella, Ghiaccioforte, Poggio Evangelista e tra i Monti di Canino e l’Arrone, con gli assi che Rofalco (n. 131), e la successiva realizzazione di sfruttavano la via Clodia e la viabilità dalla costa una serie di interventi estremamente razionali che verso l’interno come capisaldi, con orientamento trasformarono completamente il paesaggio: dedu- NO-SE e modulo di 20 actus (STANCO 1985; GAZ- zione della colonia latina di Cosa nel 273 a.C., ZETTI et al. 2002, p. 350; GHINI 2009, p. 64). Tali centuriazione del territorio, costruzione di strade e tracce di centuriazione (costituite da macere, fos- di porti18, e la sua riorganizzazione giuridico-am- sati, assi stradali campestri) evidenziate dalle foto ministrativa. aeree e dalle ricognizioni (GHINI 2009, p. 64), Nel secolo successivo alla conquista di Vulci sembrano riscontrarsi anche nelle fotografie aeree vengono poi fondate le colonie di Saturnia (183 (Foto IGM 13.09.1954, 4513 e 4522) relative al- a.C.) e di Heba intorno alla metà del II secolo le zone poste a N (Pian di Lance; Fig. 13) e a S a.C.19 Per Saturnia le fonti attestano la presenza di della Selva del Lamone (Naiella; Fig. 12), in aree una praefectura, da intendere probabilmente come libere dalla presenza del bosco, dove sono segna- una struttura puramente formale e amministrativa, lati numerosi insediamenti rustici. La presenza di legata alla gestione del territorio piuttosto che al- una divisione centuriale, già notata da Mauro In- l’organizzazione del popolamento, data anche la citti, rappresenta uno degli elementi più importan- scarsità di insediamenti; la fondazione della colo- ti emersi nel corso della ricerca, costituendo un nia avrebbe avuto, pertanto, lo scopo di un ripopo- punto di partenza per ulteriori e più approfonditi lamento dell’area (FENTRESS 2002, p. 123; FEN- studi sul popolamento dell’area del Comune di TRESS-JACQUES 2002, p. 124). Analoghe finalità di Farnese. Gli insediamenti rinvenuti in queste ulti- intenti, sono da considerare anche per la fonda- me due zone, non presentano purtroppo materiale zione di Heba. In entrambi i casi, inoltre, il territo- che possa permettere una collocazione cronologi- rio viene centuriato secondo un impianto che si ri- ca precisa; pertanto, non si hanno elementi per po- collega alla centuriazione della vicina colonia di ter stabilire in quale periodo si sia realizzata tale Cosa (ATTOLINI 2002). ripartizione del territorio. Un indizio potrebbe es- Per l’organizzazione della zona meridionale sere fornito da alcune iscrizioni riferibili probabil- del territorio appartenuto a Vulci, compreso tra il mente ad ex militari assegnatari di terreni, rinve- Fiora e l’Arrone fino al lago di Bolsena, si era nute nei territori di Farnese, Ischia di Castro e Ar- supposta in passato l’attribuzione alla prefettura lena, databili tra la seconda metà del II e il III se- di Statonia, correttamente identificata invece nel colo d.C. (si veda infra; per Farnese: n. 148; per centro antico di Piammiano presso Bomarzo nella Ischia di Castro: GAZZETTI et al. 2002, p. 350; per Valtiberina20. A questo punto è probabile che il ter- Arlena: RICCI-SANTELLA-STOPPACCIARO 1992, pp. ritorio vulcente dipendesse dalla praefectura di 78-83, n. 43.3, tavv. LXV-LXX). Saturnia, mentre il centro amministrativo (forum) Nonostante la mancanza di fonti su tale territo- della prefettura andrebbe ricercato in uno dei cen- rio, è probabile che questa divisione sia da colle- tri di una certa importanza nell’area in esame, co- gare con un piano programmatico legato alle cen- me Visentium, in seguito municipio, o Cellere, vi- turiazioni di Cosa, di Saturnia e di Heba, che mo- cus dove in età tardo repubblicana sono ricordati strano lo stesso orientamento, e hanno come uno magistri pagi con gentilizi tipicamente romani ed dei capisaldi la via Clodia21. Con la fondazione co- un centro santuariale dedicato a Iuno Regina, o loniare di Heba e la conseguente centuriazione Maternum, riportato sulla Tabula Peutingeriana e (160-150 a.C.), si può dire completata la ristruttu- da localizzare presso i Monti di Canino e Castro; razione dell’agro vulcente ad opera di Roma. Cellere e Maternum, inoltre, erano entrambi posti Un periodo di crisi del popolamento, cui corri-

72 Tav. VI. Carta dei siti romani.

Fig. 12. Naiella. Probabili tracce di centuriazione (Foto IGM Fig. 13. Pian di Lance. Probabili tracce di centuriazione (Foto IGM 13.09.1954) 13.09.1954)

73 sponde una notevole diminuzione dei siti rurali, è rificare tale ipotesi. Si tratterebbe forse di nuove da collocare nei primi decenni del I secolo a.C., assegnazioni del territorio, dopo le divisioni cen- come conseguenza delle devastazioni del periodo turiali del II secolo a.C. sillano (come proverebbero anche i numerosi te- Tutte le comunità del territorio vulcente sem- soretti rinvenuti nel territorio, nascosti in questo brano essere inserite nella tribù Sabatina; a Vulci periodo e mai più recuperati; per un quadro delle è attestata la presenza di quattuorviri (cippo di M. vicende della guerra sociale si veda: GAZZETTI et Furius Restitutus, quattuorvir proaedile, quaestor al. 2002, p. 349; GHINI 2009, pp. 64-65). vulcentanus rinvenuto presso il Voltone: CIL XI Nella seconda metà del secolo, con la fine del- 7395; PELLEGRINI 1898; n. 75a), mentre l’attesta- le guerre civili, nella zona si formano grandi pro- zione di duoviri iure dicundo nei municipi di Sa- prietà, mentre durante l’età augustea la città di turnia, Visentium e Sovana potrebbe riferirsi ad Vulci conosce numerosi interventi di restauro in uno stato prefetturale o di colonia romana di tali tutta l’area urbana, coerentemente con la politica territori (GAZZETTI et al. 2002, p. 351; GHINI 2009, di Augusto volta al ripristino degli antichi centri p. 65). etrusco-italici. L’intervento augusteo trova riscontro anche VI.3.B. IL POPOLAMENTO DEL TERRITO- nel territorio, con il restauro del complesso terma- RIO DI FARNESE IN EPOCA ROMANA le delle “Centocamere”, da identificare forse con Per quanto riguarda il territorio di Farnese, le ri- il centro di Maternum, e della villa della Selvic- cognizioni effettuate non hanno permesso, tranne 22 ciola . alcuni casi, di stabilire l’estensione degli insedia- Con Claudio la città viene inserita nella fittizia menti, pertanto si parlerà in questa sede di ville e dodecapoli della Lega etrusca. fattorie rustiche in senso molto generico (si veda Nel II-III secolo d.C. il Municipium di Visen- anche quanto detto in GAZZETTI et al. 2002, p. 346). tium sembra assumere maggiore importanza nel Nel conteggio dei siti non si è tenuto conto delle territorio, rispetto a quelli di Castro (che viene ab- necropoli, spesso associate agli insediamenti. bandonato) e di Vulci, centro che conosce proprio L’analisi sul territorio ha permesso di localiz- in questo periodo una fase di decadenza. Il cam- zare 97 insediamenti di epoca romana. Di questi, biamento degli equilibri politici sembra avere una più della metà (57) presentano prevalentemente ripercussione anche sulla viabilità del territorio: materiale difficilmente databile, in quanto in gran l’asse viario Tuscania Ð Piansano Ð Latera sembra parte costituito da tegole e laterizi, che però indi- prevalere sul tracciato della Clodia e di Castro, fa- viduano la sicura presenza di impianti rustici. Per vorendo al contempo lo sviluppo dei Vici posti su il restante numero di siti, si possono proporre al- questo tratto viario, in precedenza secondario cune brevi conclusioni (si vedano anche i dati ri- (GAZZETTI et al. 2002, p. 350). portati in GAZZETTI et al. 2002, pp. 352-369; GHI- Le iscrizioni funerarie, già citate, forniscono NI 2009, pp. 65-66). importanti dati sul popolamento del territorio in Per il periodo compreso tra l’epoca tardo-repub- età imperiale. In particolare, alcune di queste, sco- blicana (III-II secolo a.C.) e il I secolo a.C. si nota perte nel territorio di Ischia di Castro, riportano il la presenza di 15 insediamenti (nn. 40, 94, 135, termine Legitima accanto al nome della moglie 139, 140, 142, 146, 149, 155, 159, 160, 187, 221, (MOSCETTI 1975, p. 17; GAZZETTI et al. 2002, p. 254, 261), molti dei quali posti lungo la direttrice 350; TOIATI-GAZZETTI 2011, p. 96, n. 95), mentre EO che costeggia l’Olpeta, che va dalla parte meri- su una stele recuperata nei pressi del Casale della dionale di Campo della Villa fino a Santa Maria di Polledrara, nel Comune di Arlena di Castro, il no- Sala; due di questi (nn. 139-140) insistono su pre- me del figlio è seguito da Legitimo (RICCI-SAN- cedenti impianti di epoca etrusca, e vengono ab- TELLA-STOPPACCIARO 1992, pp. 81-82, n. 43.3,6 bandonati nel corso del I secolo a.C., probabilmen- tavv. LXVIII), facendo pensare a matrimoni tra te in seguito alla crisi conseguente alle distruzioni militari e cittadine non romane (GAZZETTI et al. dell’età sillana, insieme ad altre 3 ville (nn. 40, 2002, p. 350). 149, 261; si veda TOIATI 2002). Si tratta in alcuni Il silenzio delle fonti sulle distribuzioni di ter- casi di impianti di notevoli dimensioni, con una di- ritorio in Etruria non consente, comunque, di ve- visione tra pars dominica e pars rustica, come

74 sembrerebbero dimostrare i numerosi frammenti di epoca tardo-repubblicana, viene in questo periodo dolia presenti. Altri insediamenti (nn. 94, 160) han- nuovamente occupato fino al IV secolo d.C. (n. no una continuità di vita fino alla prima età impe- 261; vedi supra). riale, per poi essere abbandonati. Il III secolo d. C. vede una leggera contrazione A differenza di quanto risulta dalle prime rico- di siti: 4 di questi sono abbandonati (nn. 75a, 95, gnizioni (GHINI 2002, p. 357), la villa presso Ca- 146, 248), 11 continuano a vivere (nn. 21, 82, sale Biondi (n. 261) non sembra essere sorta in età 106, 166, 173, 187, 199, 216, 221, 229, 254), augustea, ma avere una prima fase di occupazione mentre non sorge nessun nuovo insediamento (si- già nel II-I secolo a.C., per poi essere abbandona- tuazione già riscontrata in GAZZETTI et al. 2002, p. ta nel corso di quest’ultimo secolo, con una suc- 362). Una villa probabilmente di grandi dimen- cessiva fase di vita nella piena età imperiale. sioni situata presso Chiusa del Belli (n. 260), do- Un'altra villa rustica (n. 122), che ha restituito ol- po un precedente periodo collocabile intorno alla tre alla ceramica anche resti di strutture riferibili fine del I secolo a.C.-inizi I secolo d.C., conosce forse ad un muro di sostruzione e di opus reticu- una nuova fase abitativa tra il III e il V secolo latum, sembra continuare a vivere fino al II seco- d.C., mentre nella stessa località un altro insedia- lo d.C. Alcune delle ville sorte nell’ambito del II mento (n. 173) conosce una fase di occupazione secolo a.C., infine, risultano essere abbandonate dal II a.C. fino agli inizi del VI secolo d.C.23. nel corso del I secolo a.C., per poi essere rioccu- In questo periodo si registra la presenza di vil- pate a partire dal IV secolo con una continuità di le di grandi dimensioni, come quella presso Santa vita fino al V-VI secolo d.C. (nn. 159, 187), men- Maria di Sala (n. 146), che viene abbandonata nel- tre gli impianti di grandi dimensioni sorti in epo- l’ambito dello stesso secolo, e quella già citata di ca tardo-repubblicana come quello di Santa Maria Chiusa del Belli (n. 173), poste sull’asse viario di Sala (n. 146), Chiusa delle Sparme, (n. 221) e Piansano-Sovana che attraversa la Selva del La- Le Prata-Campo Valiano (n. 254) vengono utiliz- mone, tracciato che continuerà a svolgere un im- zati senza soluzione di continuità fino al III seco- portante ruolo anche nel medioevo (si veda capi- lo d.C. (anche nel caso di Santa Maria di Sala tolo IV). l’impianto sembra essere sorto già in epoca tardo- Nel IV secolo d.C. (come già riscontrato in repubblicana e non durante l’età flavia, come ri- FONTANA 2002a), si nota una situazione di conti- portato in GHINI 2002a, p. 359) e in alcuni casi fi- nuità e discontinuità; 10 ville infatti continuano a no agli inizi del V secolo d.C. Per quanto riguarda vivere (nn. 21, 82, 106, 173, 199, 216, 221, 229, la villa di Le Prata-Campo Valiano, i materiali rin- 254, 260), 2 vengono abbandonate (nn. 166, 261), venuti (tessere musive, intonaci dipinti) fanno mentre sorgono 4 nuovi insediamenti (nn. 159, pensare alla presenza di una parte residenziale di 170, 187, 225). un certo lusso. Nel V secolo d.C. si registra un notevole spo- Con l’età augustea si ha un incremento dei si- polamento del territorio; in questa fase infatti ven- ti, con la nascita di 7 ville (nn. 47, 55, 105, 138, gono abbandonati 8 insediamenti (nn. 82, 187, 249, 250, 260) che vengono abbandonate nel cor- 199, 216, 221, 229, 254, 260), anche di grandi di- so del I secolo d. C., mentre altri insediamenti sor- mensioni, mentre sembrano nascerne soltanto due ti nel corso di questo secolo hanno una continuità (nn. 80, 108), probabilmente di modesta estensio- di vita fino al II-III secolo d.C. (n. 95), fino al IV ne, posti sulla direttrice che da Semonte attraver- (n. 166) e in due casi fino al VI secolo d. C. (nn. sa il Lamone per giungere al Voltone (si veda an- 106, 173). che quanto esposto in FONTANA 2002b); altre 5 Nel II secolo d.C. sorgono 7 nuovi insedia- ville, infine, continuano a vivere fino al VI (nn. menti (nn. 75a, 82, 90, 199, 216, 229, 248), men- 159, 170, 173, 224 a-b) e, in un caso, fino agli ini- tre uno viene abbandonato (n. 122). Delle ville zi del VII secolo d.C. (n. 106), per essere poi de- sorte nel II secolo d.C., una viene abbandonata finitivamente abbandonate. nell’ambito dello stesso secolo (n. 90), due conti- Nel corso del VI secolo si assiste ad una dra- nuano ad esistere fino al secolo successivo (nn. stica diminuzione degli insediamenti, molto pro- 75a, 248), mentre altre 3 continuano fino al V se- babilmente a causa delle guerre greco-gotiche, colo d.C. (nn. 82, 199, 229); uno dei siti sorti in delle carestie e delle pestilenze seguite al lungo

75 periodo di conflitto, anche se la tendenza allo spo- origine a grandi o piccoli possedimenti organiz- polamento si registra già nel secolo precedente (si zati in villaggi rurali di tipo plebano, preludio ai veda quanto riportato in PONTACOLONE 2002, p. villaggi medievali (CAMBI 1993, pp. 236-242; CE- 365). Se nell’area costiera dell’ager Cosanus si re- LUZZA 2010, pp. 204-206). gistra ancora in epoca tardo-gota la circolazione di Con la conquista longobarda degli inizi del VII merci importate dall’Africa, dal Brutium e dalla Si- secolo, il territorio conosce un notevole cambia- cilia, che giungono al porto di Cosa per via maritti- mento nell’occupazione degli insediamenti, lega- ma (visto che i trasporti per via di terra non erano to anche alla presenza di nuovi proprietari terrie- sicuri e molti tratti della via Aurelia non erano pra- ri24. Le aree occupate dalle ville di grandi dimen- ticabili già nel V secolo, come ci testimonia Rutilio sioni che sopravvivono all’epoca tardo antica, Namaziano: CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, p. vengono nuovamente abitate, seppure in maniera 319; CELUZZA 2010, con ampia bibl. prec.), per i ristretta, e vedono sorgere anche edifici di culto e territori interni la presenza di ceramiche importate necropoli, come nel caso della villa della Selvic- risulta nettamente inferiore, mentre prevalente è la ciola (per la villa della Selvicciola in epoca roma- percentuale di ceramiche comuni, da mensa e da na si veda: TOIATI 2008; GAZZETTI 2011b; per fuoco, di produzione locale, probabile indice di l’insediamento altomedievale e la necropoli lon- un’economia rurale basata prevalentemente sul- gobarda: INCITTI 1997; INCITTI 2002; PATERA l’autoconsumo. Soltanto in un caso (n. 155) si re- 2008; PATERA 2011). gistra la presenza consistente di terra sigillata afri- Nel territorio di Farnese tale fenomeno si ri- cana attribuibile alla seconda metà del VII secolo scontra ad esempio nei siti de La Botte (n. 230), di d.C. unitamente a produzioni locali ingobbiate di Valderico (n. 86), nell’ambito del quale si registra rosso e con colature rosse. Si tratta di un impianto anche la presenza di un castrum, e di Chiusa del riferibile a ricchi proprietari che, anche in un perio- Tempio (n. 75b), dove in prossimità di ville e fat- do di crisi, riesce a mantenere un livello economi- torie romane, sono presenti villaggi rurali, chiese co e produttivo elevato (cfr. infra, VI.3.C). e necropoli (si veda FRAZZONI 2009). Insediamenti bizantini, sorti con intenti esclu- Conclusioni sivamente strategici riutilizzando gli antichi centri La situazione che emerge per quanto riguarda fortificati, sono attestati nell’antico ager Cosanus il popolamento in epoca romana nel territorio pre- e a Cosa, dove sono presenti mura difensive data- so in esame mostra una fitta rete di insediamenti bili ai primi decenni del VI secolo, a Orbetello e rustici di piccole, medie e grandi dimensioni, di- Talamonaccio (LUTTRELL 2004, pp. 32, 48 con bi- sposti sulle principali direttrici N-S che attraver- bl.; FENTRESS-WICKHAM 2004, p. 66 con bibl.), sano il Lamone, e sugli assi longitudinali, soprat- mentre nel territorio interno, in particolare quello tutto che costeggiano il fiume Olpeta e si ricolle- di Farnese, le testimonianze sono pressoché nulle gano alla Clodia. (ad esclusione di due necropoli con tombe a logét- Le probabili tracce di centuriazione, eviden- te presso Castiglione n. 2, e il convento di San ziate dalla foto aerea, si trovano principalmente Rocco n. 219, riferibili forse alla presenza di mer- nelle zone aperte al confine S (Naiella; Fig. 12) e cenari Mauri arruolati dall’esercito bizantino). N della Selva del Lamone (Pian di Lance; Fig. Alla fine del VI secolo, come attestato in altre 13); tale divisione centuriata, orientata in senso aree, è probabile che piccoli gruppi rurali occupi- NO-SE a partire dalla via Clodia, come riscontra- no le strutture abitative delle ville ormai abban- to per l’area della Bonifica di Canino, può colle- donate, riutilizzandone gli ambienti e adeguando- garsi con le centuriazioni di Saturnia (FENTRESS- li alle proprie esigenze, e riorganizzando il pae- JACQUES 2002) e di Heba (ATTOLINI 2002), con le saggio per piccoli villaggi rurali. In questa fase un quali ha in comune lo stesso orientamento e la via ruolo importante deve essere anche attribuito alle Clodia come principale asse viario. proprietà ecclesiastiche; la presenza di numerose Insediamenti si trovano, comunque, anche al- chiese nel territorio di Farnese può infatti essere l’interno delle aree ora occupate dal bosco, dove l’indizio del fatto che, scomparsi i grandi proprie- evidentemente in antico sono stati operati spietra- tari terrieri e dissoltisi i latifondi imperiali, molti menti e disboscamenti per aumentare le superfici terreni entrarono in possesso della Chiesa dando coltivabili.

76 Anche se, in mancanza di scavi sistematici, to da ingobbio rosso, riferibili in prevalenza a for- non è sempre facile stabilire l’estensione dei siti, me chiuse (brocchette, vasetti), decorate spesso è ipotizzabile che gli impianti rustici di piccole di- con motivi a rotella, caratterizzate da ingobbio per mensioni siano da attribuire ad assegnazioni viri- lo più evanido; si tratta di prodotti realizzati già tane, da collocare forse in età graccana, con suc- dal IV secolo d.C. in ambito locale, probabilmen- cessiva assegnazione nel II-III secolo d.C. (come te per supplire, da una parte alla scarsità di impor- farebbero supporre le epigrafi funerarie riferibili tazioni africane, e dall’altra per colmare l’assenza ad ex militari già citate), mentre gli impianti di di forme aperte di piccole dimensioni e di forme grandi dimensioni, che hanno in alcuni casi una chiuse, riscontrabile nei servizi in terra sigillata continuità di vita fino al V e VI secolo d.C. (come africana (nn. 21, 80, 155, 170, 249, 254), con il la villa presso Chiusa del Belli, n. 260), e fino al- vantaggio, rispetto a queste di essere notevolmen- la metà del VII d.C. (nn. 106, 155), sembrereb- te più economiche25; le attestazioni di forme aper- bero rispecchiare un’economia agricola di tipo la- te che imitano i tipi in sigillata africana sono do- tifondistico, che sembra prevalere soprattutto dal cumentate soltanto in un sito, Saltarello (n. 155), III-IV secolo d.C. sulle piccole proprietà terriere, dove, per altro sono presenti anche gli unici fram- delle quali i grandi proprietari in qualche caso menti rinvenuti relativi a forme chiuse decorate possono aver annesso i fundi, analogamente a con colature rosse, databili tra la fine del IV e il quanto si verifica per il territorio di Cosa e la Vil- VII secolo d.C.26. la di Settefinestre (REGOLI 2002, pp. 218-227). Sostanzialmente limitate a due presenze sono La presenza di piccole fattorie e di grandi vil- le forme utilizzate per la preparazione dei cibi: un le, permetterebbe, infine, di avanzare l’ipotesi mortarium (n. 173: II-inizi I secolo a.C.) e un va- che, come per Saturnia e Heba, anche qui il pro- so a listello (n. 106 fine VI-inizi VII secolo d.C.). getto originario di divisione abbia previsto aree Per quanto concerne la suppellettile fine da diversificate di assegnazione delle terre, articolate mensa, la ceramica a vernice nera è documentata in tre tipologie: terre assegnate a coloni o militari in diversi siti anche se i frammenti rinvenuti sono in congedo, terre assegnate a grandi proprietari e nella maggior parte dei casi, data l’estrema fram- terre riservate agli occupanti originari, nonostante mentarietà, non identificabili e si limitano spesso per quest’ultima categoria gli indizi siano presso- alla singola attestazione (nn. 21, 36, 77, 108, 133, ché inesistenti (FENTRESS-JACQUES 2002, p. 126; 135, 139, 140, 142, 145, 155, 159, 161, 162, 173, ATTOLINI 2002, p. 131). 180, 187, 221, 229, 239, 248, 254, 261)27; scarsa è LUCIANO FRAZZONI la presenza di terra sigillata italica (nn. 21, 48, 55, 90, 105, 106, 133, 138, 155, 166, 222, 249, 250, VI.3.C. I MATERIALI CERAMICI 260), con concentrazioni più consistenti in singo- In considerazione del fatto che la maggior par- li siti (Valle Felciosa n. 21); un solo frammento è te dei siti individuati si presentano come aree di riconducibile alla produzione tardo italica decora- frammenti fittili, si è reputato necessario un breve ta (n. 173); si segnalano, inoltre, due frammenti esame di sintesi del materiale ceramico, quantun- con bollo in planta pedis, che consentono di indi- que sia opportuno precisare che il quadro che si viduare Arezzo come probabile centro di produ- viene a delineare è viziato dal fatto che in molti zione (nn. 55, 249). dei casi si sono ricognite aree boschive o campi Decisamente assai scarsi (un frammento per si- non coltivati, di conseguenza, non essendo stati to) sono i rinvenimenti relativi alla ceramica a pa- arati, i rinvenimenti di superficie sono relativi per reti sottili (nn. 21, 139, 142, 148, 160). lo più all’ultima fase di frequentazione o occupa- La terra sigillata africana è rappresentata in pre- zione del sito. valenza dalla produzione A (nn. 21, 106, 146, 166, Il materiale presente è costituito prevalente- 173, 199, 249, 254) e D (nn. 155, 159, 166, 170, mente da ceramica da fuoco, mentre nettamente 173, 199, 229, 254, 260) con forme perlopiù non inferiori sono le attestazioni inquadrabili nella ce- identificabili data l’estrema esiguità dei frammen- ramica comune da mensa e da dispensa, nell’am- ti rinvenuti; si segnala un solo esemplare per la bito della quale si segnala la presenza di una di- produzione A/D (n. 199) e uno per la C (n. 187)28. screta quantità di frammenti di vasellame rivesti- Limitata a pochi esemplari è anche la cerami-

77 ca da cucina africana (nn. 82, 106, 146, 221, 254, menti ceramici indicano un tenore di vita di un 260, 261), nell’ambito della quale la casseruola ti- certo livello dei proprietari fino alla metà del VII po Ostia III, fig. 267, sembra essere la forma più secolo d.C., la prevalenza di ceramica da fuoco su diffusa. Per le lucerne si annoverano esclusiva- tutte le altre classi ceramiche potrebbe essere spia mente tre rinvenimenti: una lucerna in ceramica a di un’economia basata prevalentemente sull’auto- vernice nera del tipo cosiddetto “sud-etrusco” (n. consumo. Inoltre, analogamente a quanto si veri- 40), una presa di lucerna di produzione africana fica nel VI secolo in altri siti dell’Etruria meridio- (n. 173), e un esemplare non identificabile (n. nale, come ad esempio nell’insediamento della 258). A questi deve essere aggiunto un fondo rife- Mola di Monte Gelato, è l’olla la forma più diffu- ribile forse a una lucerna (n. 106). sa rispetto ai tegami e alle casseruole, poiché ri- Sporadiche e limitate per lo più al singolo fram- spondeva meglio alle abitudini alimentari e di mento sono le attestazioni di anfore, rappresentate conseguenza alle necessità culinarie del tempo, da greco-italiche antiche (n. 131), Dressel 1 (nn. visto che il vitto era costituito prevalentemente da 94, 260, 261), Dressel 2/4 (n. 105), africane (nn. puls (MUFFATTI MUSSELLI 1988), zuppe, carni bol- 155, 173), Keay LII (nn. 224, 260), Late Roman 1 lite piuttosto che da preparazioni in umido o frit- (n. 260), frammenti anforari non identificati (n. te, queste ultime cucinate in tegami e casseruole 160). Nonostante l’esiguità dei reperti, si rileva (CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, pp. 316-317). una prevalenza dei tipi anforari da vino prodotti sulla costa tirrenica in epoca repubblicana29. GERMANA VATTA Conformemente a quanto si è detto nella pre- messa a questa breve nota sulla ceramica, è con- VI.4. L’EPOCA MEDIEVALE statabile per la ceramica comune (da mensa e da Alto medioevo. dispensa e da fuoco) una notevole presenza di ti- Le attestazioni rilevate per l’epoca altomedie- pi databili in epoca tardoantica, IV-VII secolo vale sono scarse. Se sembra essere accertata la d.C.; per la ceramica da cucina, i tipi individuati, presenza longobarda in base ai molti toponimi di sia quelli più antichi30 che quelli più recenti tro- origine germanica presenti nel territorio (si veda vano per lo più confronti con esemplari rinvenuti capitolo V), poche sono le testimonianze archeo- a Cosa31, e per i quali è stata ipotizzata una produ- logiche; tra queste, un pendente di cintura agemi- zione in ambito locale o regionale, con officine nato rinvenuto tra Bottinello e Fontana della Ca- stanziate nell’ager Cosanus32 e in misura minore restia (n. 12); si tratta di un puntale a U per cintu- con i siti dell’Etruria meridionale, quali Sutri, ra multipla di sospensione del sax, con decorazio- Monte Gelato (Mazzano Romano), Poggio Gra- ne in stile II ageminata con fili d’argento e di ot- mignano (Lugnano in Teverina), Roma e Ostia. tone alternati, databile probabilmente intorno alla È senz’altro sintomatico quanto avviene nella metà del VII secolo34. vicina Toscana nel periodo compreso tra il IV e il Recentemente (giugno 2011) è stato inoltre rin- VII secolo d.C., dove si riscontra un fiorire di of- venuto, in località Chiusa del Belli (n. 172), duran- ficine che producono oltre a ceramiche da fuoco, te lo scavo di trincee per il posizionamento di pan- ceramiche fini da mensa (ceramica ingobbiata in nelli fotovoltaici, un sax; il reperto è in fase di stu- rosso e con colature in rosso), più economiche ri- dio da parte della Soprintendenza Archeologica per spetto alle coeve produzioni importate, così da en- l’Etruria Meridionale35. Presso il sito di Castiglione- trare in concorrenza con i manufatti africani e da Sorgenti della Nova (n. 2) è da segnalare il rinveni- soppiantarli nelle aree più interne e più lontane dai mento di una placca di cintura forse analoga a quel- centri della costa, dove viceversa sussiste un equi- la della tomba 87/4 della Selvicciola (KURZE-CIT- librio tra prodotti locali e importati33, come è con- TER 1995; INCITTI 1997). statabile a Cosa, città interessata dalla circolazio- Il ritrovamento in località Pian di Lance (n. 98), ne delle merci importate anche in età tardo-gota toponimo altamente significativo, di una punta di (CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, p. 319). lancia a foglia d’alloro, del tipo in uso presso i Lon- Ritornando al territorio di Farnese, per il pe- gobardi tra la fine del VI e la prima metà del VII se- riodo tardo antico, se si escludono pochi siti, co- colo d.C.36, fornisce un ulteriore elemento per la pre- me ad esempio Saltarello (n. 155), dove i rinveni- senza longobarda nell’area, da porre probabilmente

78 lungo una zona di confine a nord della Selva del La- territorio tra essi compreso, incluso probabilmen- mone, lungo l’asse viario posto in direzione EO che te il territorio castrense e quello di Farnese (PATE- attraversa Pian di Lance per arrivare al Voltoncino, RA 2008, p. 57, con bibl.; GAZZETTI 2011c). dove per l’epoca romana è forse da localizzare un’a- La conquista longobarda del territorio com- rea di fattorie e piccole ville rustiche entro un’area portò probabilmente un cambiamento di proprie- centuriata (si veda capitolo VI.3). Questo asse via- tari terrieri ma, non necessariamente, di chi lavo- rio si collegava probabilmente a O con il tracciato rava la terra, mentre i vecchi “possessores” o fu- della Clodia che da Tuscania passava per Maternum rono eliminati, o divennero tributari. E’ probabile (da localizzare nella zona di Musignano nel territo- anche che, in taluni casi, venissero rioccupate pro- rio di Canino; per l’identificazione di Maternum si prietà ormai cadute in abbandono (INCITTI 1997; veda GAZZETTI 1985a, p. 88; INCITTI 1997; GAZZET- INCITTI 2002, p. 369, con bibl. ivi riportata; PATE- TI 2002, pp. 371-372), la Selvicciola (dove è pre- RA 2008, p. 65; GAZZETTI 2011c, p. 16). sente una chiesa e una necropoli longobarda; INCIT- Un interessante complesso è costituito dal sito TI 1997; INCITTI 2002; PATERA 2008; PATERA 2011), di Valderico (n. 87), composto da un edificio for- per arrivare a Castro, Sovana e Saturnia, mentre ad tificato a pianta ellittica, un vicino villaggio e una E si ricongiungeva con altri centri longobardi, come chiesa (forse da identificare con una chiesa dedi- Valentano, dove la presenza longobarda è testimo- cata a San Giovanni Battista) presso Campo del niata da due sax di tipologia analoga a quelli della Noce (n. 86), dove accanto al muro perimetrale Selvicciola, recuperati presso S. Lucia - La Fortez- affiorano alcune tombe a lastroni. Nonostante za (KURZE-CITTER 1995, p. 173, nota 126; INCITTI manchino precisi dati archeologici, non essendo 1997; LUZI 2004, pp. 67-68) e verso il lago di Bol- stata l’area ancora oggetto di uno scavo sistemati- sena (per la presenza di necropoli longobarde a Bol- co, si può interpretare l’intero complesso come un sena si veda da ultimo FRAZZONI 2001, pp. 55-56, abitato con una postazione militare a sua difesa, con bibl. prec.). sorto sul tracciato di una rete viaria più antica che Oltre a questi rinvenimenti, la presenza di tombe attraversava il Lamone, sfruttando precedenti con copertura a lastroni o alla cappuccina, colloca- strutture romane (nella stessa area si trovano i re- bili in epoca altomedievale, è segnalata in località sti di una villa rustica e di una necropoli; nn. 88- Rimpantone, Pian di Lance e Fontanile di Valderico 90); inoltre a Valderico è stato anche posizionato (n. 75b), a Campo del Noce (n. 86), e a Pian di Sa- un pagus, per cui si è ipotizzata la presenza di la (n. 230); tutte le necropoli sono situate presso edi- mura poligonali (ROSSINI-SPERANDIO 1985, pp. fici chiesastici ad unica navata absidata (per una pa- 80-81), da identificare, invece, molto probabil- noramica dei rinvenimenti longobardi nel territorio mente con un muro di terrazzamento difensivo compreso tra Farnese, Ischia di Castro e Canino, si del villaggio medievale. veda: KURZE-CITTER 1995, pp. 172-173; INCITTI Potrebbe trattarsi di un distretto munito di una 1997; INCITTI 2002; PATERA 2008, pp. 57-66; GAZ- propria autorità con funzione amministrativa del ZETTI 2011c). Allo stato attuale, in mancanza di dati territorio, secondo un modello diffuso ad esempio archeologici più precisi, non è possibile stabilire la in area padana e in Toscana nell’VIII secolo (AU- cronologia di tali chiese, se cioè queste fossero già GENTI 2000, pp. 32-33, con bibl.; FRAZZONI 2009, esistenti in epoca altomedievale o collocabili, come p. 49, nota 34), anche se mancano dati sufficienti più probabile, tra l’XI e il XII secolo. per riferire tale complesso fortificato ad un ca- È probabile che l’occupazione longobarda del- strum longobardo. Allo stato attuale infatti, il ma- la zona sia da collocare tra il 597, anno in cui si ha teriale ceramico recuperato, indica un’occupazio- notizia dell’assedio longobardo di Sovana, ed il ne tra il IX ed il XII secolo, anche se non si può 607, quando dopo un breve periodo di rioccupa- escludere un impianto di epoca precedente. La zione bizantina, Agilulfo occupa nel 605 Orvieto struttura sembra costituire un primo modello di e Bagnoregio, e probabilmente l’area castrense castello, a pianta circolare e privo di cassero e tor- (INCITTI 2002, p. 368); la pace conclusa tra Agi- ri, che caratterizza il territorio prima del sorgere di lulfo e i Bizantini nel 607, riconoscendo come siti fortificati più elaborati, come testimoniato ad longobardi i centri di Tuscania, Vetralla, Viterbo, esempio a Scarlino per la fase di X secolo del ca- Bagnoregio e Orvieto testimonia la conquista del stello (cfr. AUGENTI 2000), o a Poggio Castellac-

79 cio nella valle dell’Albegna (FENTRESS-WICKHAM siderarsi completato già agli inizi del XIII secolo. 2004, p. 68), e che rappresenta, al momento, l’u- Spesso accanto alle chiese sono presenti necropo- nico esempio del genere nell’area presa in esame. li (secondo un modello proposto per la regione del Quantunque non si abbiano fonti documentarie Languedoc-Roussillon in Francia, ma che ben si che attestino l’occupazione in epoca altomedievale adatta a molte situazioni anche in Italia: si veda di Farnese (benché tradizionalmente venga ritenuta PELLECUER-POMARéDES 2001, proposto anche in longobarda la piccola chiesa posta sul limite della AUGENTI 2003, p. 291, fig. 1). rupe, dedicata a San Michele Arcangelo), una pos- La scarsità di documenti non permette di stabi- sibile testimonianza potrebbe essere fornita dalla lire se tali castelli siano riferibili a residenze feu- necropoli con tombe a logétte, localizzata presso il dali, a insediamenti militari, o più semplicemente convento di San Rocco (n. 219), malgrado non vi a villaggi fortificati, secondo una distinzione ef- siano elementi utili a determinarne con precisione la fettuata ad esempio per quanto riguarda il contado cronologia. Tale necropoli potrebbe forse testimo- fiorentino (PLESNER 1934; FRANCOVICH 1976, p. niare la presenza di guarnigioni bizantine, prima 12). é probabile che, riguardo al territorio di Far- della conquista del territorio da parte dei longobar- nese, si possa parlare, analogamente a quanto av- di. Altre due sepolture di questa tipologia si trovano viene per la situazione fiorentina, di coesistenza di sul pianoro del lato E di Castiglione (n. 2). castelli di tipo diverso, sia per quanto concerne la Con la fine del dominio longobardo intorno al- struttura sociale, che quella urbanistica (FRANCO- la metà dell’VIII secolo ad opera dei Franchi, il VICH 1976, pp. 12-13). territorio dell’Alto Lazio fu donato alla Chiesa, Si tratta in ogni caso di castelli di piccole di- diventando parte del Patrimonio di S. Pietro in Tu- mensioni (con una popolazione, facendo un con- scia. Due frammenti di arredo ecclesiale, databili fronto con l’ager Cosanus, stimabile tra 150 e 200 tra l’VIII e il IX secolo, sono stati rinvenuti pres- individui al massimo; cfr. FENTRESS-WICKHAM so la chiesa di S. Maria della Neve a Farnese; uno, 2004, p. 71). Un altro parallelo con il vicino terri- pertinente forse ad un pilastrino con decorazione torio della valle dell’Albegna può spiegare la man- a nastri intrecciati bisolcati, è attualmente murato canza di fortificazioni più complesse, con la man- all’esterno di un’abitazione su piazza Cairoli, canza di signorie locali (in entrambi i casi gli Aldo- mentre l’altro è stato rinvenuto in un butto all’in- brandeschi), che, risiedendo lontani dai loro posse- terno di un locale in via XX Settembre. dimenti, si limitavano a riscuotere dai castelli le rendite (FENTRESS-WICKHAM 2004, p. 70). Dopo il Mille I castelli individuati nel territorio di Farnese so- Come riscontrato per l’ager Cosanus (FEN- no posti tutti lungo i corsi degli affluenti del Fiora, TRESS-WICKHAM 2004, p. 67, con bibl. prec.), anche intorno ai limiti naturali della Selva del Lamone. il territorio di Farnese nel periodo bassomedievale si Lungo il fosso La Nova sono presenti: il ca- identifica con la presenza dei castelli, che sembrano stello di Iuliano (nel Comune di Pitigliano; alt. nascere nel corso dell’XI-XII secolo e, almeno nel- 234 m), dove nel IX secolo era presente anche un la prima fase, coesistono con villaggi rurali posti vicus (BIONDI 1984, p. 6, nota 15); sulla sponda nelle vicinanze (o, come a Castiglione-Sorgenti del- opposta della Nova, nel luogo dell’abitato del la Nova, costituiscono un unico aggregato), dove bronzo finale di Sorgenti della Nova, si trova Ca- sono presenti anche edifici sacri. Tali insediamenti, stiglione (n. 2; alt. 305 m). Il sito è costituito da sorti su siti occupati da ville romane o in prossimità una chiesa absidata ad unica navata, da una rocca, di esse già in epoca altomedievale come villaggi della quale rimane la torre e parte di muri ad essa aperti, sembrano subire con il fenomeno dell’inca- collegati, un fossato sul lato di accesso, ed una se- stellamento un processo di accentramento intorno rie di abitazioni in parte rupestri, che sfruttano le alle strutture fortificate, che diventano in seguito un grotte di epoca protostorica, e in parte in elevato; elemento fondamentale nell’organizzazione del ter- il castello di Morrano, oggi detto Morranaccio ritorio in epoca feudale (un modello simile in To- (nel Comune di Pitigliano; alt. 260 m; per l’inse- scana, FRANCOVICH 1976, p. 18). diamento rupestre e il castello di Morrano si veda é probabile che, come avviene nella valle del- PERUZZI 2008). l’Albegna, anche qui l’incastellamento sia da con- Lungo il Fosso del Crognoleto si trovano il ca-

80 Tav. VII. Carta dei siti medievali e rinascimentali. stello del Fontanaccio o di Pian di Lance (n. 13; si segnalano il castello della Fortezza (alt. 523 m), alt. 260 m) e di Citignano (n. 19; alt. 251-272 m), Castel Ferrante o della Botte (n. 238; alt. 385 m), mentre nei pressi dello stesso fosso, più a N, è il il castello di Sala (n. 147; alt. 360 m), nei pressi complesso di Valderico, già esaminato per l’epoca della chiesa di S. Maria di Sala, il castello e l’abi- altomedievale, costituito da un castro e un abitato tato di San Pantaleo (n. 129; alt. 368 m), di Prato (n. 87; alt. 343-373 m). di Frabulino (n. 179; alt. 345 m), di Stenzano (n. Lungo il corso dell’Arsa, il complesso di Ca- 192; alt. 227 m), la torre di Grotta del Diavolo (n. stellarso, o Castelfranco (nel Comune di Ischia di 72; alt. 238 m). Sono da comprendere inoltre l’a- Castro), costituito da due castelli posti l’uno di bitato medievale di Farnese (alt. 359 m; n. 211) e fronte all’altro lungo le sponde del fosso, messi in il castello di Porcorvo, nella parte sud del territo- comunicazione da un fossato artificiale, sulle cui rio comunale (n. 226). pareti è un’iscrizione che ne riporta la data di rea- Lungo il Fiora è da segnalare, inoltre, il castel- lizzazione nel 1326. Il complesso risulta già diru- lo di Scarceta, nel territorio di Ischia di Castro. to alla fine del XVII secolo (CERICA-PRUGNOLI- Come si evidenzia, tutti i castelli sono posti a SFORZA 1993, p. 40). controllo delle vie d’acqua (e di eventuali guadi) co- Più consistenti sono le presenze di castelli lun- stituite dai principali affluenti del fiume Fiora, che go il fiume Olpeta: nei pressi del lago di Mezza- delimitano in senso NE-SO il territorio preso in esa- no, sorge il castello omonimo, i cui ruderi si tro- me, costituendo un sistema di difesa a cerchio intor- vano sul Monte Rosso (nel Comune di Valentano; no alla Selva del Lamone. Tali strutture fortificate alt. 566 m; BIONDI 1984, p. 6, nota 17); più a sud sorgono prevalentemente su pianori o speroni tufacei

81 o croste travertinose (Scarceta, Grotta del Diavolo) di Ranieri passa alla potente famiglia degli Aldo- posti ad altitudini comprese tra i 235 e i 385 metri, brandeschi. ad eccezione dei castelli di Mezzano e della Fortez- Tra i documenti più antichi che menzionano al- za posti oltre i 500 metri. Oltre che da motivi di or- cuni di questi castelli figura il diploma di infeuda- dine strategico e difensivo, la distribuzione dei ca- zione rilasciato dall’imperatore Ottone IV nel stelli sembra essere stata determinata dalla vicinanza 1210 a Ildebrandino Aldobrandeschi, conservato di aree utili per la messa a coltura, escludendo, infat- presso l’Archivio di Stato di Siena, nel quale ven- ti, la Selva del Lamone in quanto in gran parte occu- gono confermate le terre con i castelli appartenute pata dalla foresta (un caso simile nel contado fioren- precedentemente al conte Ranieri di Bartolomeo37; tino: FRANCOVICH 1976, p. 25). I castelli dovevano ne facevano parte Pitigliano, Sorano, Vitozza, Sa- essere abitati, dunque, da popolazioni rurali dedite la, Ischia, Farnese, Castiglione, Petrella, Morrano all’agricoltura; il fatto che si trovino a quote relati- e Castellarsa. Gli stessi castelli, insieme a Castro, vamente basse, indica probabilmente che tra le colti- Sorano, Sovana, Montevitozzo, risultano nella vazioni principali vi fossero l’olivo e la vite. Anche quarta parte della divisione del contado Aldobran- la vicinanza a corsi d’acqua e al bosco è indice di un desco del 22-29 ottobre 1216 (FUMI 1884, p. 75). completo e razionale sfruttamento del territorio cir- Alcuni di questi castelli, quali Farnese, Sala e Ca- costante il castello da parte degli abitanti. stiglione, erano sede di gastaldato, probabilmente L’incastellamento su siti sommitali meglio di- per conto degli Aldobrandeschi38. E’ probabile che fendibili, sembra essere strettamente connesso alcuni dei gastaldi siano da identificare con i primi con l’abbandono dei siti di pianura, sorti spesso rappresentanti della famiglia Farnese (ad esempio sulle ville romane, secondo un fenomeno ben do- Ranuccio di Nicola di Pepone di Ischia che il 20 cumentato per il Lazio meridionale e la Sabina marzo 1251 giura, per conto degli Aldobrandeschi, (TOUBERT 1973), ma che probabilmente investe la sottomissione al Comune di Orvieto; FUMI 1884, anche tutto il Lazio settentrionale (PETRUCCI p. 194), che a partire probabilmente dalla metà del 1984, p. 907; INCITTI 2009, p. 59). Come giusta- XIV secolo subentra nel possesso di molti di que- mente sottolinea Petrucci, tale fenomeno andreb- sti castelli. Nel 1416 infatti Ranuccio Farnese, per be letto anche da un altro punto di vista, ossia ve- conto anche di suo padre Pietro e dello zio Pietro rificando se l’esistenza di una pieve abbia condi- Bertoldo sottomette a Siena i castelli di Sala, Ca- zionato la scelta di un determinato sito per la crea- stiglione, Valentano, Latera, Farnese, Capodimon- zione di un castello (PETRUCCI 1984), come si po- te, Mezzano, Cellere e Pianiano. trebbe ipotizzare per qualcuno dei castelli presen- Nella maggior parte degli abitati sorti vicino a ti nel territorio di Farnese, dove non è facile stabi- questi castelli è presente un edificio chiesastico. lire se gli edifici chiesastici siano precedenti o Come è stato rilevato da Petrucci, il fenomeno contemporanei all’impianto dei centri fortificati. dell’incastellamento ha determinato un adatta- mento delle circoscrizioni plebane al nuovo tipo Gli Aldobrandeschi e la Terra Guiniccesca di habitat, determinando l’abbandono di alcuni si- Il territorio in esame in epoca medievale face- ti e la nascita di nuovi abitati presso siti fortificati va parte del feudo chiamato “Terra Guiniccesca”, spesso in alture meglio difendibili o posti a con- documentato per la prima volta nel 1168, allorché trollo della viabilità (come nel caso del territorio il suo signore, il conte Ranieri di Bartolomeo, fa di Farnese), con la conseguente edificazione di atto di sottomissione al Comune di Orvieto (FUMI chiese (PETRUCCI 1984, p. 907; pp. 910-911). 1884, n. 39; BIONDI 1984, p. 3). Questo modello di organizzazione territoriale (ca- Tale feudo prende probabilmente nome da un stello-villaggio-chiesa), mentre da una parte de- Guinigi, da identificare forse con un Winigis con- termina una crescente importanza dei castelli sia te di Siena che compare in documenti dell’867, come centri di controllo del territorio sia di orga- quando viene in possesso di beni in Tintinnano, nizzazione economico-amministrativa sia di in- Iuniano e della metà del bosco Litiniano sul fiume quadramento civile, dall’altra si rivela essere il Albegna (BIONDI 1984, p. 6). Secondo altri deri- più idoneo anche per l’organizzazione della cura verebbe dai Guinigi di Lucca (BIONDI 1984, p. 6, delle anime, determinando una profonda ristruttu- nota 20). In seguito, almeno dopo il 1203 il feudo razione delle antiche circoscrizioni plebane.

82 Benché nel privilegio rilasciato da Leone IX al questo ambito un sistema di occupazione di tipo vescovo Ottone di Castro il 14 aprile 105339 la dio- curtense, anche se nel privilegio di Leone IX ven- cesi di Castro, sotto cui ricadeva il territorio di Far- gono citate almeno due curtes (“…et curtem de nese (per notizie sulla sede episcopale a Castro si Aquaviva cum ecclesia Sancte Marie ibidem posi- veda INCITTI 2009, p. 59, nota 10; PATERA 2008, pp. ta. Insuper confirmamus tibi curtem de Marsiana 66-68, con bibl. prec.), sia percepita ancora come cum capella sancti Bartholomei ibidem posita et un aggregato di pievi rurali e l’organizzazione ec- villam de Piccianello...”). Tutti questi castelli, e clesiastica minore sia ancora strutturata secondo il gli edifici sacri ad essi annessi, sembrano però sistema plebano, dal documento si evince che alcu- non avere una vita molto duratura, in quanto per la ni castelli erano sorti attorno o presso un’antica pie- maggior parte sembrano subire un completo ab- ve. Tali castelli e i loro territori vennero assunti co- bandono già nell’ambito del XIV o nella prima me i nuovi ambiti di inquadramento dei fedeli, in metà del XV secolo, forse a causa di una precisa sostituzione dell’antica circoscrizione plebana ru- volontà da parte dei feudatari di accentrare le pic- rale, superata dal nuovo tipo di insediamento uma- cole comunità rurali in un unico insediamento no e di organizzazione sociale, civile ed economi- (per il fenomeno dell’abbandono degli abitati ru- co, senza però per questo distruggere la struttura re- rali si veda KLAPISCH-ZUBER 1973; CONTI 1980), ligiosa di base di tipo plebano. che in questo caso può essere individuato proprio Questa modificazione delle antiche circoscri- nel castro di Farnese. Tale fenomeno di accentra- zioni plebane apportata dall’incastellamento risul- mento può essere imputato alla volontà di es- ta chiaramente nel XIII secolo dalle Rationes De- ercitare un maggior controllo sulle popolazioni cimarum, dove le riscossioni non avvengono più rurali da parte della famiglia Farnese; questa, in- da parte dei collettori pontifici secondo gli antichi fatti, riscattatasi dalla dipendenza dagli Aldobran- pivieri, ma per singole chiese facenti capo ai ca- deschi e accresciuto notevolmente il suo potere, stelli e attraverso le persone ad esse addette, qua- rivolge i propri interessi verso la parte altolaziale li arcipreti, rettori, preti, cappellani (PETRUCCI di quella che era la Terra Guiniccesca. Tra tutti gli 1984, p. 914). A Farnese ad esempio, che compa- insediamenti presenti nel territorio, Farnese è l’u- re nella Decima sessennale degli anni 1274-1280, nico ad essere sopravvissuto fino ai nostri giorni secondo termine del quarto anno40 e nella Decima senza soluzione di continuità, forse grazie sia alla triennale degli anni 1295-1298, secondo paga- sua posizione sullo sperone tufaceo, garanzia di mento del secondo anno41, è significativa la pre- sicura difesa, e sia alla vicinanza con gli altri cen- senza del presbitero Grogia, che denota dunque tri del feudo. un’organizzazione plebana incentrata su una chie- In conclusione, nonostante la scarsità di fonti sa archipresbiteriale; inoltre, il fatto che nell’elen- documentarie ed archeologiche, si può delineare il co delle decime della diocesi di Castro di questi progressivo passaggio, a partire dall’XI-XII secolo, anni non siano citate le chiese presenti negli altri da un’occupazione del territorio caratterizzata in centri sopra elencati, induce a pensare che già al- epoca altomedievale da insediamenti rurali sparsi, la fine del XIII secolo esse fossero, se non ancora sorti dal VII secolo sui resti delle ville romane, ad abbandonate, comunque divenute chiese minori, una aggregazione degli abitati intorno ai castelli, dipendenti probabilmente dalla chiesa presbiteria- dove sono presenti edifici di culto, plebes che assi- le di Farnese, dove tra l’altro risiedevano i signo- curano alle popolazioni le principali funzioni per ri del feudo (per questo tipo di organizzazione ple- l’amministrazione dei sacramenti e la raccolta del- bana si veda PETRUCCI 1984, p. 907). le decime. Con il crescere delle signorie locali, rap- Le chiese presenti nel territorio sono da con- presentate dagli Aldobrandeschi prima e dai Farne- siderare dunque come pievi rurali (plebs o se poi, molti di questi castelli vengono abbandona- plebes), luoghi di culto a carattere presbiteriale ti, probabilmente già nella seconda metà del XIV o dove si svolgevano le principali funzioni per il agli inizi del XV secolo, e le popolazioni rurali si contado, come il battesimo42, la cresima e la mes- raccolgono nei centri maggiori (Farnese), dove ri- sa di Pasqua, facenti riferimento ad un abitato for- siedono i signori, in questo modo garantendo loro tificato e/o un castello. Dalla scarsa documen- un controllo diretto e costante sui sudditi. tazione sembrerebbe, invece, da escludere in LUCIANO FRAZZONI

83 1 Permangono ancora dubbi sull’esatta ubicazione delle necropoli di 18 Per la via Aurelia e i suoi diverticoli, si veda CAMBI 2002; per la via Poggialti, di Bottinello e di quella di Crognoleto dell’Arsa perciò si Clodia GAZZETTI 1985, pp. 88-90; per i porti cfr. CELUZZA 2002a, p. 104. preferisce rimandare alla bibliografia specifica: RITTATORE VONWIL- 19 Per la data di fondazione della colonia si veda ATTOLINI 2002, pp. LER-FALCHETTI-NEGRONI CATACCHIO 1977; Sorgenti della Nova; RA- 126-127, con bibliografia ivi riportata. POSSO 1993. Inoltre mi corre l’obbligo di precisare che i ritrovamenti 20 STANCO 1994; MUNZI 1995; GASPERONI-SCARDOZZI 2010. effettuati nella zona di Poggialti vengono qui considerati solo come 21 Per le notizie su Cosa e la sua centuriazione si veda CELUZZA 2002a, quadro di completamento delle ricerche che invece vedono quale og- in particolare pp. 104-108; CELUZZA 2002b, pp. 121-123; per Saturnia getto principale la Selva del Lamone e i suoi più immediati dintorni ol- FENTRESS-JACQUES 2002; per Heba ATTOLINI 2002. treché l’intero territorio comunale di Farnese. 22 Per l’identificazione di Maternum si veda infra Capitoli IV e VI.4. 2 RENDELI 1993, pp. 168-171, con discussione analitica dei caratteri co- 23 Su Chiusa del Belli, dove in seguito a recenti scavi per la realizza- muni tra questi insediamenti. zione di pannelli fotovoltaici è stata rinvenuta anche una necropoli (n. 3 La vasta bibliografia relativa al sito può essere reperita in DE RUYT 174), pertinente ad una delle ville sopra citate, si veda anche quanto 1977; COLONNA 1977; RENDELI 1993; MORETTI SGUBINI-DE LUCIA detto in TOIATI 2002, p. 357; GHINI 2002b, p. 359; GAZZETTI et al. BROLLI 2003. 2002, pp. 360; 362 4 COLONNA 1977, p. 205, allo stesso individuo è stata riferita una dedi- 24 Si veda quanto detto per il periodo medievale nel Capitolo VI.4.; per ca dal santuario di a Veio. un quadro più generale si veda INCITTI 2002, pp. 368-369; GHINI 2009, 5 Sui vici e le fattorie in Etruria di recente PAOLUCCI 2009, con biblio- p. 66. grafia essenziale, cui si aggiunga Macchia della Freddara in DEBER- 25 CIAMPOLTRINI-RENDINI 1988, p. 528; VALENTI 1991, pp. 743-753; NARDI-ZIFFERERO 1993. CIAMPOLTRINI 1998; FONTANA1998; FONTANA 2005; CANTINI 2009; 6 Ricognizioni GAR (Archivio G.A.R., schede E2/P10, aprile 1979; CIARROCCHI 2009. E2/209, agosto 1982 e scheda E2/P17, aprile 1979), in parte corri- 26 Sulla ceramica con colature in rosso si veda CANTINI 2009, p. 66. spondenti alle segnalazioni in RENDELI 1993, p. 389. 27 Tra le forme identificate si annoverano: coppa tipo Morel RII serie 7 La sommità del rilievo di Monte Becco, dove già in precedenza era 2652 l (n. 21); coppa Morel 2784, skyphos Morel specie 4300 (n. 77); nota la presenza di un piccolo insediamento etrusco, venne indagata olletta kantharoide tipo Morel 3431 (n. 139); coppa tipo Morel 2646d nel corso degli anni Settanta del Novecento dall’Accademia di Dani- (n. 159); coppe Morel 2775b e 2648 (n. 162); coppa tipo Morel marca e dall’Università di Odense, con alcune campagne di scavo ri- 1531e1 (n. 254). maste sostanzialmente inedite (BRUNETTI NARDI 1972, p. 94; KRARUP 28 Per la terra sigillata africana A sono state individuate le seguenti for- 1973, pp. 543-544; BRUNETTI NARDI 1981, pp. 188-189; BERLINGñ me: Hayes 8A, nn. 3-4, 30 (n. 106); Hayes 8B32 (n. 155); Hayes 3, 1994, p. 140; TAMBURINI 1998, p. 92). Successivamente sono stati rac- Lamboglia 9 a2, Hayes 31; (n. 146); Atlante I, tav. XX, 12 (n. 199). Per colti, sul costone nord-orientale, diversi frammenti di doli con orlo a la A/D: Atlante I, tav. XXV, 7 (n. 199); per la C: Hayes 80B (n. 187), becco di civetta e colature di vernice sul corpo, di un tipo locale ben Per la D: Hayes 61 B,30; Hayes 91A,2; Hayes 91C,21; Hayes 99 A, 7; attestato nei vicini siti di Poggio Evangelista e Rofalco (esemplari in: Hayes 105,6 (n. 155); Hayes 51,51A (n. 254); Hayes 67 (n. 260), INCITTI 1999, p. 12; FIRMATI 2002, p. 84; BERLINGñ 2005b, p. 192) in- Hayes 87B, n. 4 (n. 199); Hayes 91 (n. 260); Hayes 91 A (n. 159); sieme ad altri frammenti etruschi d’impasto. Rinvenuti anche alcuni Hayes 96 (n. 260). frammenti di ceramica comune romana e laterizi. Inoltre, in un terreno 29 Anfore Dressel 1 e Dressel 2/4 erano prodotte nella fornace di Albi- alle pendici sud-orientali del rilievo è stata segnalata la presenza di al- nia, cfr. PEACOCK 1977; MANACORDA 1981, pp. 16-22; CERRI-FONTA- cuni frammenti di epoca arcaica (impasto rosso-bruno) e medievale NA-GUSBERTI 2004, p. 276. (ceramica invetriata: RENDELI 1993, p. 387). Per i risultati delle rico- 30 Per i tipi più antichi si vedano gli esemplari rinvenuti nei siti nn. 21 gnizioni GAR: Archivio G.A.R., schede B6/60 e 62, agosto 1979. (Cosa, fig. 22,V-D50; fig. 44, 22II-20/22II-21), 70 (Cosa, fig. 2, 8 Il sito occupava la sommità di un colle a nord-ovest del centro di La- CF18), 105 (Cosa, fig. 42, 22II-4), 106 (Cosa, fig. 28, PD 3-8; fig. 44, tera. Per una panoramica dei rinvenimenti cfr. TAMBURINI 1998, pp. 91- 22II-21), 173 (Cosa, fig. 8, FG21). 92 e in particolare BERLINGñ 2005b. 31 Per il IV secolo: nn. 21 (Cosa, fig. 61, LS76), 89 (Cosa, fig. 61, 9 Sul centro di Castro cfr. da ultimo MORETTI SGUBINI-DE LUCIA BROL- LS72),106 (Cosa, fig. 61, LS81), 166 (Cosa, fig. 57, n. LS30), 254 LI 2003 (con bibl. prec.) e PULCINELLI 2009, pp. 85-87. (Cosa, fig. 55, LS14), 260 (Cosa fig. 59, LS46). Per i tipi più recenti 10 Ricognizioni GAR (Archivio G.A.R. Schede B5/P18 e B5/P1/173, (V-inizi VI secolo d.C.) si vedano in particolare le olle tipo FC 20, 21, marzo 1979). Il sito è ricordato in RENDELI 1993, pp. 397-398 e 404, 22, cfr. CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, p. 314, fig. 142; si vedano, dove propone una datazione al VII-VI secolo a.C. inoltre, anche i tipi pag. 306 fig. 139, nn. 1-4. 11 Per il sito del Pontone, ad E di Ischia di Castro, cfr. CERASUOLO-PUL- 32 CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, pp. 318-319; si vedano inoltre le ta- CINELLI 2009, p. 413, n. 57; per l’interessante pagus di Lacetina, affac- belle pubblicate sul sito www.press.umich.edu/webhome/cosa/. ciato sulla Valle dello Strozzavolpe, cfr. GIGLIOLI 1913. 33 VALENTI 1991, pp. 752-753; CIAMPOLTRINI 1998; CANTINI 2009. 12 Il ruolo di centro di raccolta e organizzazione del territorio circo- 34 Il tipo è molto diffuso a Trezzo d’Adda, San Giovanni di Cividale, stante è stato sottolineato in INCITTI-CERASUOLO-PULCINELLI 2005. L’a- Nocera Umbra (si veda VON HESSEN 1990, pp. 197-199, n. IV, 80, con nalisi del complesso dei dati offerti dal sito permette di riconoscere, tra bibl. ivi riportata) e a Roma (cfr. RICCI 2001, p. 381, scheda II.4.641). gli altri fattori, l’importanza dell’allevamento nell’economia dell’abi- 35 Segnalazione del Sig. Antonio Bartoloni, Assistente di scavo della tato (CERASUOLO-PULCINELLI 2010, pp. 12-15). Soprintendenza Archeologica dell’Etruria Meridionale, che ringrazio. 13 Siti nn. 177 (Murciarelle di Roccoia), 180 (Campo del Gottimo), 36 PELLEGRINI 1898, p. 63; si veda inoltre: BIANCHI BANDINELLI 1929, 138-139 (Val Giovana), 140 (Piane Strette) e le presenze di cronologia p. 16; ANSELMI 1992, p. 585; KURZE-CITTER 1995, p. 173; INCITTI più incerta dei Crini (n. 132), della Murcia del Prigioniero (n. 133), 1997; FRAZZONI 2009, p. 49, nota 34. delle Castellare (n. 136) e della Val Giovana (n. 143). Cfr. anche CE- 37 SILVESTRELLI 1970, p. 806; per uno studio approfondito sulla Terra RASUOLO-PULCINELLI 2009, pp. 409-410. Guiniccesca si veda soprattutto BIONDI 1984, che riporta in appendice 14 Siti nn. 162 (Fosso del Naviglione), 155 (Saltarello), 159 (Poggio del il diploma di Ottone IV. Corgnolo), 172 (Chiusa del Belli) e le presenze di cronologia più in- 38 Nel 1222 il Podestà di Orvieto ricorda la sottomissione al Comune certa del Naviglione (n. 194), di Poggio Fravolone (n. 154), di Ripac- da parte dei gastaldi di Castiglione, del gastaldo del castro di Farnese cio (nn. 156-157) e di Puppicciola (n. 248). Giovanni e del Gastaldo di Sala, Guglielmo, FUMI 1884, pp. 329-330; 15 Che pure presenta una ripresa tra la seconda metà del IV e gli inizi PARENTI 1980, p. 20. del III secolo a.C. (cfr. PELLEGRINI 2003, p. 304). 39 Documento noto dal transunto di Paolo II del 14 novembre 1465, si 16 CARANDINI 1985, p. 80; MAGGIANI-PELLEGRINI 1985, p. 108; BIAN- veda KEHR 1901, pp.144-146, riportato in FRAZZONI 2009, Appendice CHI BANDINELLI 1929, p. 16; MAZZOLAI 1958, pp. 43-44; CIAMPOLTRI- 2, p. 61. NI 2005. Cfr. anche i siti nn. 77 (Fontana del Cerqueto) e 78 (Voltone). 40 “a presbitero Grogia de Franneto X sol. cort” (con le varianti Gler- 17 Per Poggio Evangelista cfr. BERLINGñ 2005b, pp. 175-177; per Ro- gio de Frasneto e Forneto: RDI, Latium, Castro, p. 320). falco in particolare INCITTI 1999, p. 19. Il collegamento degli episodi 41 “Ecclesie de Farnese lib. II”: RDI, Latium, Castro, p. 322. con la conquista romana del vulcente, segnata dal trionfo del console 42 L’esistenza di fonti battesimali è accertata nella chiesa di Castiglio- Tiberio Coruncanio nel 280 a.C., appare estremamente probabile. Ol- ne e in quella di S. Maria di Sala, la cui edificazione è stata proprio tre agli esempi già ricordati da Incitti, analoghe tracce di distruzione condizionata dalla presenza di una vicina sorgente d’acqua, mentre violenta sono state riscontrate più di recente anche a Sovana (cfr. PEL- sembra essere assente nelle altre chiese; per queste ultime si può forse LEGRINI-RAFANELLI 2005, pp. 740-742). pensare a una dipendenza da una pieve vicina.

84 VII. CARTA ARCHEOLOGICA

1. Area di frammenti fittili In località Morranaccio si osservano frammenti ceramici databili al Bronzo finale (si veda Capito- lo VI.1.C).

2. Insediamento Ð castello medievale di Casti- glione In località Roccaccia, presso Sorgenti della Nova, è presente un Abitato - Bronzo Finale (Fig. 14). Si veda Capitolo VI.1.C. Sul terrazzamento lungo il fosso della Porcareccia area di frammenti fittili etruschi, forse pertinenti a tombe. Presso il sito è inoltre testimoniato il ritro- vamento di una placchetta in bronzo databile al VI-VII secolo d.C. che sembra documentare una frequentazione in epoca longobarda1; altra testi- monianza di una frequentazione in epoca altome- dievale del sito è fornita dalla presenza sul lato est del pianoro di due tombe “a logétte”2, da riferire forse a una presenza bizantina prima dell’occupa- zione longobarda del territorio (si veda infra, ca- pitolo VI.4). L’abitato di Sorgenti della Nova viene occupato in epoca medievale dal castello di Castiglione, già identificato dal Biondi, il quale riporta tra l’altro che un fosso vicino all’insediamento è chiamato “fosso di Castiglione” (BIONDI 1984, p. 6, nota 15), e in seguito dal Baragliu (BARAGLIU 1993),

85 Fig. 14. Sorgenti della Nova (n. 2). Settore III (da NEGRONI CATACCHIO-CARDOSA 2007). tipologia di abitazione è molto diffusa nell’Alto Lazio e in Toscana (confronti si possono trovare ad es. nell’abitato di Torena: REGNI 2008, pp. 171- 184, Tipo III; a Vitozza: PARENTI 1980, pp. 47-48, fig. 4, nn. 2-3); un altro tipo, situato nel settore Vc (Figg. 18-19), è a pianta mistilinea formato da due ambienti,di cui uno più regolare e l’altro più infor- me e che presenta anche una serie di nicchie e fori sulle pareti per alloggiamenti orizzontali, trova un confronto con la grotta n. 41 di Vitozza (PARENTI 1980, pp. 68-70, fig. 14, n. 41). La chiesa La chiesa è stata oggetto di scavi condotti dall’ Università di Göttingen (GARDNER MC TAGGART Ð Fig. 15. Sorgenti della Nova (n. 2). Torre (Foto L. Frazzoni). GESCHWINDE Ð POLLMANN 1985; POLLMANN 1989; contrariamente a quanto ritenuto da altri studiosi, NEGRONI CATACCHIO - CARDOSA 2007) negli anni che lo identificavano nel castello di Citignano ’80 del secolo scorso. L’edificio presenta una (POLLMANN 1986; POLLMANN 1989). L’insedia- pianta a navata unica terminante in un abside, con mento, di tipo rupestre in quanto costituito da la scala d’ingresso costituita da otto gradini di tufo strutture abitative in grotta Ð che sfruttavano in e nenfro (Fig. 16). Misura m 20 x 8 (rapporto cir- parte le abitazioni protostoriche - e in elevato3, ca 1:3) ed è orientato est-ovest, con l’abside rivol- presenta sulla parte sommitale un castello, del to ad est. L’interno si articola in un’aula, il presbi- quale si conservano i ruderi della torre principale, terio e l’abside; l’aula è separata dal presbiterio da realizzata con blocchi squadrati di tufo con am- una barriera con un passaggio largo 80 cm, in al- morsature in nenfro, una chiesa e un fossato arti- lineamento con il portale d’ingresso; nell’ angolo ficiale con la porta d’accesso (Fig. 15). nord è il fonte battesimale, purtroppo in cattivo Le grotte protostoriche riutilizzate in epoca medie- stato di conservazione. Si tratta di un bacino di 80 vale (riconoscibili anche per le tracce di lavorazio- cm di diametro scavato in un blocco di pietra, con ne lasciate da picconi a doppia punta), presentano scanalature all’esterno, posto su un basamento al- tipologie inquadrabili tra il XII e il XIII secolo (DE to circa 60 cm. Nella navata è stata rinvenuta inol- MINICIS 2008b; DE MINICIS 2011, p. 25, fig. 3); tre la fossa di fusione della campana, con fram- prevalente è il tipo costituito da un ambiente con menti della camicia d’argilla utilizzata per la fu- setto risparmiato che dà origine a due anditi di for- sione a cera persa. I piani pavimentali dell’aula, ma grossolanamente rettangolare (Fig. 20); questa del presbiterio e dell’abside si trovano a livelli dif-

86 Fig. 16. Sorgenti della Nova (n. 2). Pianta della chiesa (da NEGRONI CATACCHIO-CARDOSA 2007). ferenti. L’altare è stato rinvenuto presso l’abside, con una base costituita da due larghi blocchi di tufo, originariamente posti in posizione verticale a sostenere la mensa. Frammenti di intonaco con colore rosso e bianco sono stati rinvenuti nell’ab- side e presso il recinto presbiteriale, a testimo- nianza della decorazione della chiesa, purtroppo andata completamente perduta. Il pavimento è co- stituito da blocchi di tufo squadrati in modo rego- lare. Presenta una struttura costituita da due para- menti di blocchi squadrati di tufo grigio-rosato con un riempimento interno di scaglie, cui succes- sivamente furono addossati - probabilmente nel- Fig. 17. Sorgenti della Nova (n. 2). Scalinata d’accesso alla chiesa l’ambito del XIII secolo – muri di rinforzo costi- (Foto L. Frazzoni). tuiti da blocchi squadrati di tufo giallo sulla fron- 118-119); le più antiche di queste sono scavate nel te e un muro a scarpa sul lato sud. A questa secon- banco di tufo, mentre altre sono state ricavate in da fase appartengono anche la scalinata d’accesso uno strato di calce che copriva la prima serie di (Fig. 17) e la pavimentazione in blocchi regolari, deposizioni. Tutte le tombe erano state manomes- con la sopraelevazione della zona presbiteriale, se in antico, e non presentavano materiali di cor- dove è rilevabile l’uso dello stesso tufo giallo. redo né i resti degli inumati, ad eccezione della Davanti alla scala sono state rinvenute sei tombe deposizione più profonda, costituita da una doppia a fossa (NEGRONI CATACCHIO - CARDOSA 2007, pp. sepoltura.

87 Fig. 18. Sorgenti della Nova (n. 2). Pianta del settore Vc (da NEGRONI CATACCHIO-CARDOSA 2007).

ti esclusivamente crani disposti prevalentemente lungo le pareti della fossa, e ossa lunghe al centro. I crani appartengono a circa 250 individui, preva- lentemente donne, vecchi e bambini, alcuni con tracce di meningite (TEEGEN- KREUTZ- SCHULTZ 1999), il che fa supporre che in un determinato momento della vita dell’abitato, fosse in atto una guerra (data l’assenza di uomini adulti) e una epi- demia. L’utilizzo dell’ossario sembra essere collo- cabile tra il XIII e il XIV secolo. In base allo stu- dio dei materiali ceramici rinvenuti nel corso de- Fig. 19. Sorgenti della Nova (n. 2). Grotta medievale nel settore Vc gli scavi, si può supporre che l’abitato, e con esso (da NEGRONI CATACCHIO-CARDOSA 2007). la chiesa, sia stato abbandonato verso la fine del XIV secolo o agli inizi del XV (FRAZZONI-VATTA 1994, p. 83; FRAZZONI 2009, pp. 45-46); mentre infatti Castiglione, insieme a Sala (n. 147), Farne- se e altri castelli compare nella tregua tra Muffati e Melcorini del 13 giugno 1385 (“insieme a Puc- cio e i nipoti di Farnese con tutti i loro castelli e fortilizi”; FUMI 1884, pp. 384-385; si veda anche cap. VI.4), nel testamento di Ranuccio Farnese del 1450 si parla di tenuta e non più di castello di Ca- stiglione. Il ritrovamento di frammenti di ceramica invetria- Fig. 20. Sorgenti della Nova (n. 2). Grotta medievale sul lato Sud-Est ta di epoca rinascimentale (XVI-XVII secolo, in- (da NEGRONI CATACCHIO-CARDOSA 2007). dica poi una sporadica frequentazione del sito per Dietro l’abside è stata rinvenuta una grande fossa- il periodo successivo al suo abbandono4. Nella ossario scavata nel banco di tufo per circa un me- sommità sul lato O del pianoro, sono inoltre pre- tro e mezzo e ricoperta da lastre di pietra, di for- senti alcune pestarole per la pigiatura dell’uva ma quadrangolare. All’interno sono stati rinvenu- (Fig. 21).

88 forse ad un insediamento rustico di epoca romana. Affiorano sparsi frammenti di laterizi e ceramica. 11. Tomba In località Pian della Contessa, nel territorio di Pi- tigliano, è presente una tomba con custodia di tufo bivalve ascrivibile probabilmente all’insedia- mento di Sorgenti della Nova, databile al Bronzo Finale (si veda Capitolo VI.1.C). 12. Necropoli Tra Bottinello e Fontana della Carestia è stato rin- Fig. 21. Sorgenti della Nova (n. 2). Pestarola (Foto G.A. Baragliu). venuto un puntale a U per cintura multipla di so- 3. Insediamento spensione del sax, con decorazione in stile II age- In località Riva di Varlenza è presente un insedia- minata con fili d’argento e di ottone alternati, da- mento tra la Sorgente della Nova e la Torre di Pian tabile probabilmente intorno alla metà-secondo di Giuliano di fronte al Sito di Sorgenti della No- terzo del VII secolo5. Benché si tratti di un rinve- va, databile all’Età del Bronzo (Antico o Medio). nimento isolato, si può supporre la presenza di Si veda Capitolo VI.1.C. una necropoli di epoca longobarda come da testi- 4. Area di frammenti fittili monianza di alcuni abitanti, secondo i quali vi è Sulla sella posta a NE del rilievo della Roccaccia una diffusa presenza di tombe longobarde nella è stata osservata una piccola modesta concentra- fascia di territorio che dal Bottinello sale al Volto- zione di frammenti ceramici non torniti, generica- ne, lungo il margine settentrionale della Selva del mente databili all’Età del Bronzo (Archivio G. A. Lamone (Fig. 22). R. Scheda E1/54, agosto 1979 Si veda, inoltre, ca- pitolo VI.1.C). 5. Insediamento Presso Piano di Varlenza è presente un insedia- mento lungo un fosso sotto la torre di Pian di Giu- liano (Età del Bronzo). Si veda Capitolo VI.1.C. 6. Necropoli In località Poggialti-Vallelunga è attestata una ne- cropoli eneolitica (si veda Capitolo VI.1.C). 7. Area di frammenti fittili In località Poggialti presso il casale Andreani si osserva un’area di frammenti ceramici pertinente forse ad un insediamento di epoca protostorica (si veda Capitolo VI.1.C). 8. Ritrovamento isolato In località Valle Buttarina è stata rinvenuta una fi- bula ad arco databile all’Età del Bronzo Finale, in- dizio forse della presenza di una necropoli (si ve- da Capitolo VI.1.C). 9. Area di frammenti fittili In località Monte Fiore, alla base di un pendio, sulla riva sinistra della Nova sono stati ritrovati materiali attribuibili al Bronzo Antico II e al Bronzo Medio 1-2 (si veda Capitolo VI.1.C). 10. Area di frammenti fittili Lungo la strada che sale al Voltone sulla destra, passato il casale dei Fratelli Di Virginio, si segnala Fig. 22. Bottinello-Fontana della Carestia (n. 12). Puntale ageminato il rinvenimento di materiale ceramico attribuibile (Foto L. Frazzoni).

89 13. Castello corroganti: Fabio Piccioli, delegato della Comu- In località Fontanaccio, su di uno sperone tufaceo, nità di Castro ed Ercole Bonfanti delegato del po- alla confluenza del fosso di Pian di Lance con destà di Farnese, il 23 Ottobre 1579, tra le comu- quello del Crognoleto, nei pressi di una sorgente nità di Castro e Farnese. Con tale atto venne co- denominata il Fontanaccio, si trovano i resti di un stituita e confinata un’area di promiscuo godi- piccolo castello di epoca medievale. é riconosci- mento degli usi di pascolo e semina per i Farnesa- bile il fossato ed affiorano alcune strutture mura- ni e di solo pascolo per i Castrensi all’interno del- rie (CASI 1991a). la Selva del Lamone, per mettere fine ad una lun- 14. Abitato ga serie di liti sui presunti confini dei propri terri- In località Pian di Morrano II si segnala un abita- tori. Quest’area venne chiamata La Comunella to del Bronzo Medio 3 (si veda Capitolo VI.1.C). (BARAGLIU 1993a; CASI 1991a. Si veda inoltre, ca- 15. Torre o castello pitolo V). In località Carestia sono presenti i ruderi di un ca- I ruderi del castello, di forma rettangolare, si in- stello o di una torre medievale. Sono visibili i re- nalzano su di un piccolo promontorio lungo il sti di un fossato. Fosso del Crognoleto. Sono riconoscibili un alza- 16. Abitato to formato da alcune file di grossi massi di tufo In località Fondo Bastiano si sono rinvenute trac- squadrati, un possibile fossato ed alcuni terrazza- ce relative a un abitato con mura, databile al Bron- menti sotto le mura O e S. zo Antico (si veda Capitolo VI.1.C). 20. Area di frammenti fittili. 17. Abitato All’interno dell’ambiente boschivo della Selva del Presso l’Area Faunistica del Capriolo si segnala- Lamone, in un’area sicuramente coltivata fino a pe- no tracce di un abitato databile all’Età del Bron- riodi recenti, lungo la costa verso il fiume Crogno- zo (si veda Capitolo VI.1.C). leto, in località La Pista, sono stati rinvenuti, in un 18. Abitato cumulo di spietramento, frammenti di dolia databi- In località Pian di Morrano sono documentati i re- li genericamente all’epoca romana, pertinenti pro- sti di un abitato del Bronzo Antico II (si veda Ca- babilmente ad una fattoria o villa rustica. pitolo VI.1.C). 21. Area di frammenti fittili 19. Castello di Citignano In località Valle Felciosa è presente un’area di Ruderi del castello medievale di Citignano (Fig. frammenti fittili. Si segnalano in particolare: un 23), noto anche come Citinano e Castellaccio del- orlo di coppa in ceramica a vernice nera tipo Mo- le Pianacce (alt. m. 251-272). Il castello si trova rel RII serie 2652 l (MOREL 1981, p. 202, tav. 64) attribuibile agli inizi del I secolo a. C; pareti di va- si in terra sigillata italica, di cui due frammenti pertinenti a una coppa, forma Conspectus 8,1.2 (Conspectus, p. 66, tav. 8), databile tra il 20 a.C. e il 15 d.C. (Fig. 24, 3). Alla ceramica a pareti sottili sono ascrivibili un fondo e un’ansetta nastriforme a profilo curvili- neo, percorsa superiormente da due scanalature parallele, paragonabile a un esemplare conservato al Museo Comunale di Amelia, databile nell’am- bito del I secolo d.C. (CARAMELLA 1996, p. 106, n.

Fig. 23. Citignano (n. 19). Ruderi del castello (Foto G.A. Baragliu). 230, con bibl. ivi riportata). Un frammento di pa- rete decorata a rotella costituisce l’unica attesta- nella Selva del Lamone, in località Pianacce e pur zione della produzione in terra sigillata africana A non essendo giurisdizione di Castro, ma di Farne- (metà del II-metà del III secolo d.C.). Per la cera- se, rientrava, negli anni a cavallo tra il Cinque- mica ingobbiata in rosso sono documentate un’an- cento ed il Seicento, nello jus pascendi dei Ca- sa a nastro tricostolata e numerose pareti, di cui strensi, per stipulazione di un trattato, mediato dal alcune, pertinenti forse a brocche, presentano una signor Mario Farnese, alla presenza di due notai decorazione a rotella. L’ingobbio è evanido e

90 Fig. 24. Valle Felciosa (n. 21). 1-2: ceramica da fuoco; 3: terra sigillata italica ; Le Prata (n. 254). 4: sigillata africana A/D; 5-7: ceramica da fuoco. Scala 1:2.5 (Disegni L. Frazzoni). l’impasto tenero e farinoso (VALENTI 1995, pp. Sono presenti anche resti di viabilità antica. 73-74; CANTINI 2009, pp. 59-79). La ceramica da 22. Insediamento fuoco è rappresentata da orli di coperchi e olle; tra In località Campo della Battaglia sono documen- queste ultime si evidenziano un orlo (Fig. 24, 2) tate tracce di un insediamento databile al Paleoli- simile ad quelli che caratterizzano alcuni esem- tico medio, Bronzo Antico 2; Bronzo Medio 1-2; plari rinvenuti a Cosa databili tra il 70 e il 60 a.C. Bronzo Finale (si veda Capitolo VI.1.C). (Cosa, p. 75, fig. 22,V-D50), e un altro con tesa 23. Litica estroflessa, appoggiata all’ansa, riconducibile al Lungo la strada Farnese-Pitigliano, poco prima tipo biansato presente a Cosa nella prima metà del del ponte sull’Arsa, in un campo che costeggia il IV secolo d. C. (Cosa, p. 150, fig. 61, LS76) e in lato occidentale della strada, è stato rinvenuto uno contesti romani di inizio V secolo d.C. (MARTIN strumento in selce ascrivibile al Paleolitico (NE- 1991-1992, p. 175, fig. 4, n. 27); è presente, inol- GRONI CATACCHIO-PELLEGRINI 1988, p. 83, n. 150; tre, una parete di tegame con un ampio listello si veda, inoltre, Capitolo VI.1.C). (Fig. 24, 1), la cui diffusione sembra essere docu- 24. Insediamento mentata principalmente in età claudia (Cosa, p. In località Mandria d’Arsa si segnalano tracce di 119, fig. 44, 22II-20/22II-21). Si annoverano, al- frequentazione del Paleolitico Medio, Paleolitico tresì, due frammenti riferibili a un incensiere con Superiore, Neolitico, Bronzo Medio, Bronzo Fi- orlo svasato e pendente, decorato ai bordi supe- nale (si veda Capitolo VI.1.C). riore e inferiore esterni da motivi ad onde pizzica- 25. Tunnel di captazione te e vasca troncoconica. Questi vasi sono docu- In località Fontanile della Caduta è presente un mentati dalla età tardo-repubblicana e il loro uti- tunnel di captazione forse di epoca romana. Il tun- lizzo continua anche in età imperiale (GUIDUCCI nel si trova a poche centinaia di metri dai resti di 1996, p. 167, n. 418). una villa rustica presente nella radura di Rosceto L’insediamento, probabilmente a carattere agrico- (si veda n. 26) ed è stato utilizzato, nel recente lo, sembra avere una continuità di vita dalla tarda passato, per alimentare un fontanile. età repubblicana agli inizi del V secolo d.C.). 26. Area di frammenti fittili, resti di strutture

91 In località Rosceto si segnala la presenza di fram- tificazioni in muratura a secco, forse a controllo di menti ceramici e di strutture murarie pertinenti viabilità antica (si veda n. 33); oltre alla cinta mu- forse ad una fattoria o villa rustica di epoca roma- raria, si evidenziano le tracce di alcuni fondi di ca- na. Lavori di regolarizzazione del terreno, con uti- panna. Nella parte a S, frammenti di laterizio e re- lizzo di mezzi meccanici, hanno praticamente di- sti murari. L’assenza di reperti archeologici datan- strutto le strutture affioranti. Restano cumuli di ti rende impossibile l’attribuzione cronologica pietre al centro del campo su cui è cresciuta una (epoca etrusca ?; CASI 1991a). notevole vegetazione arbustiva. 35. Frequentazione non determinabile 27. Area di frammenti fittili In località Il Campaccio si segnalano tracce di fre- In località Rosceto affiorano frammenti ceramici e quentazione riferibile al Paleolitico Superiore, al di laterizi genericamente attribuibili ad epoca ro- Neolitico e ad abitato dell’Età del Bronzo (si veda mana. Si trovano lungo il muro moderno sul lato Capitolo VI.1.C). sud della radura, di qua e di là dal muro stesso. 36. Necropoli 28. Area di frammenti fittili In località Campo della Villa-La Bevilacqua, di In località Rosceto sono stati rinvenuti sparsi fronte alla Callara, è segnalata la presenza di ne- frammenti ceramici e di laterizi, pertinenti forse cropoli di epoca etrusco-romana. Secondo quanto ad una necropoli di epoca romana. riferito da vecchi frequentatori, scavi clandestini, 29. Strutture murarie effettuati nella seconda metà del secolo scorso, In località Rosceto, nel bosco a S della radura, af- hanno portato al rinvenimento di patere a vernice fiorano resti di muri regolari di una struttura a nera, di cui non si ha attualmente alcuna notizia. pianta rettangolare. La presenza di alcuni fram- 37. Area di frammenti fittili. menti di laterizi induce a ipotizzarne la realizza- In località Campo della Villa, Rograsso, si osser- zione in epoca romana. va un’area di frammenti fittili riferibili ad epoca 30. Pane di rame Ð ripostiglio (?) romana pertinenti forse a un insediamento rustico In località Cartalana è stato rinvenuto un pane di (CASI 1991a). rame del peso di quasi 2 Kg, indizio della presen- 38. Frequentazione non determinabile za di un ripostiglio databile al Bronzo Antico II (si In località Valle Catiella si rileva una frequenta- veda Capitolo VI.1.C). zione non determinabile (Paleolitico superiore). Si 31. Frequentazione non determinabile Ð inse- veda Capitolo VI.1.C. diamento 39. Insediamento In località Fossatone si segnalano tracce di fre- Presso la Cantoniera di Valle Catiella sono atte- quentazione dal Paleolitico Medio, Neolitico fino state tracce di un insediamento del Bronzo Finale al Bronzo Recente (si veda Capitolo VI.1.C). (si veda Capitolo VI.1.C). 32. Necropoli 40. Area di frammenti fittili In località Fontanile di Raim – Fosso delle Fonta- In località Campo della Villa (Prato Pianacquale, nelle è presente una necropoli della cultura di Ri- Cancello di Rolongo), sulla cima di una tipica “mur- naldone con elementi della cultura del Vaso Cam- cia” che domina l’ingresso al Campo della Villa è paniforme (si veda Capitolo VI.1.C). 33. Frequentazione non determinabile In località I Tigli, nel folto della Selva del Lamo- ne, su una tipica “murcia”, un’altura scoscesa for- mata da un accumulo di massi lavici, si nota la presenza di strutture murarie a secco di epoca non determinabile. Come la vicina area della Strom- pia, anche i Tigli dominano un percorso probabil- mente molto antico, che dal Campo della Villa, at- traverso il Lamone, raggiungeva, biforcandosi, il Crostoletto e Castro (CASI1991a). 34. Insediamento Fig. 25. Campo della Villa. (Prato Pianacquale, Cancello di Rolongo In località La Strompia si trovano imponenti for- n. 40). Lucerna a vernice nera (Foto L. Frazzoni).

92 presente un’area di frammenti fittili e resti di tegole di litica e frammenti ceramici riferibili al Neoliti- e mattoncini per opus spicatum; si è rinvenuta tra co, al Bronzo Antico avanzato, Bronzo Medio 1- l’altro una lucerna in ceramica a vernice nera del ti- 2, Bronzo Finale iniziale (si veda Capitolo po cosiddetto “sud-etrusco”6 (Fig. 25), affine a quel- VI.1.C). lo “biconico dell’Esquilino” (PAVOLINI 1981, pp. 49. Area di frammenti fittili 153-155), documentato in un arco cronologico che Sopra Cavon di Sorbo, tra le postazioni 13 e 14 va dalla seconda metà del III e la prima metà del I della caccia al cinghiale, si è rinvenuta ceramica secolo a.C. in vari siti dell’Etruria meridionale d’impasto non tornita riferibile all’Età del Bronzo (GIANNUZZI 2001, pp. 192-193, n. 77; BARBIERI (si veda Capitolo VI.1.C). 2005, p. 75, n. 106 ) e anche a Cosa (RICKMAN FIT- 50. Area di frammenti fittili CH-WYNICK GOLDMAN 1994, pp. 27-34), e per il In località Cavon di Sorbo affiorano frammenti quale si è ipotizzato una probabile produzione loca- ceramici genericamente attribuibili all’epoca ro- le (SERRA RIDGWAY 1996, p. 283, fig. 280). mana. Tracce di muro indicano la probabile presenza di 51. Area di frammenti fittili un edificio di epoca romana. In località Buche Bietole, al margine destro della 41. Insediamento strada sterrata che sale dal Lamoncello, affiorano In località Prato Pianacquale è attestato un abitato resti di strutture murarie e frammenti di tegole ge- con presenze riferibili al Paleolitico superiore, nericamente attribuibili all’epoca romana, proba- Neolitico, Eneolitico, Bronzo Antico avanzato, bilmente riferibili ad un impianto rustico. Bronzo Medio 1-2, Bronzo Finale iniziale (CASI 52. Insediamento Ð area di frammenti fittili 1994b; si veda, inoltre, Capitolo VI.1.C). In località Buche Bietole si segnalano tracce di 42. Area di frammenti fittili abitato con cinta muraria e ceramica riferibile al In località Prato Pianacquale è presente un affio- Bronzo Antico avanzato (si veda Capitolo VI.1.C). ramento di frammenti ceramici e di laterizi riferi- 53. Frequentazione non determinabile bili genericamente ad epoca romana. In località Grotta Murata sono presenti tracce di 43. Abitato Ð necropoli frequentazione non determinabile, riferibile forse Presso Crostoletto di Lamone si segnalano un abita- all’età eneolitica (si veda Capitolo VI.1.C). to e una necropoli (Paleolitico Superiore, Neolitico, 54. Edificio Eneolitico, Bronzo Antico, Bronzo Medio, Bronzo Presso Poggetta della Croce, tra Grotta del Sici- Recente, Bronzo Finale. Si veda Capitolo VI.1.C). liano e Cantonate, si osservano ruderi di un edifi- 44. Tomba cio di epoca non determinabile (età medievale?). In località Pianetti-Campo Primera si è rinvenuta 55. Area di frammenti fittili (villa rustica ?) una tomba riferibile al Bronzo Finale–prima età In località La Comunella, presso Le Cantonate, si del Ferro (si veda Capitolo VI.1.C). sono rinvenuti un frammento di ceramica sigillata 45. Insediamento italica con bollo in planta pedis poco leggibile, In località Le Vignacce si segnalano tracce di in- M.M. in legatura ? [-], e un’applique in bronzo sediamento dal Neolitico fino al Bronzo Antico 2, (Fig. 26), con decorazione fitomorfa (?). Sul sito Bronzo Medio 1 (si veda Capitolo VI.1.C). si veda, inoltre, CASI 1991a. 46. Necropoli 56. Insediamento Presso la Grotta del Siciliano si ha notizia di alcu- Presso La Comunella si segnalano tracce di fre- ne tombe a cassone distrutte da mezzi meccanici. quentazione del Paleolitico Medio, Paleolitico Su- 47. Frequentazione non determinabile - area di periore, Neolitico, Eneolitico, Bronzo Medio II (si frammenti fittili veda Capitolo VI.1.C). Presso Grotta del Siciliano si segnalano tracce di 57. Area di frammenti fittili Ð tombe frequentazione riferibile al Paleolitico Superiore; Presso La Comunella si sono rinvenute tombe e si è inoltre rinvenuta ceramica d’impasto riferibi- frammenti ceramici di epoca etrusco-romana (CA- le ad epoca Neolitica, e frammenti di sigillata ita- SI 1991a). lica (si veda Capitolo VI.1.C). 58. Via Cava Ð strada basolata 48. Abitato fortificato-area di frammenti fittili Presso La Comunella, lungo il margine della for- Presso Murcia Bianca è segnalato il rinvenimento ra dell’Olpeta, si trova una via cava e una strada

93 1993; si veda Capitolo VI.1.C). 63. Area di frammenti fittili Ð struttura ipogea In località Cavon Pamperso si è rinvenuta una modesta presenza di ceramica comune romana e alcuni frammenti di selci lavorate, purtroppo non chiaramente definibili; è segnalata anche la pre- senza di una struttura ipogea, forse una cisterna, genericamente attribuibile ad epoca romana (REN- DELI 1993, p. 388; CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 407, n. 28; Archivio G. A. R. Scheda P13, apri- le 1979). Si veda, inoltre, Capitolo VI.1.C. 64. Frequentazione non determinabile In località Cavon Pamperso si osservano tracce di frequentazione riferibile al Paleolitico Superiore, e resti di strutture murarie forse di epoca romana. 65. Frequentazione non determinabile In località Salabrone (Vigna Nanni) si rilevano tracce di frequentazione neolitica (?). Si veda Ca- pitolo VI.1.C. 66. Mulino

Fig. 26. La Comunella, presso Le Cantonate (n. 55). Applique in In località Salabrone si trovano strutture murarie bronzo (Foto L. Frazzoni). pertinenti a un mulino cinquecentesco (Mola di basolata, riferibile ad epoca romana e medievale. Farnese) con i ruderi della briglia, e i resti di una 59. Fornaci polveriera settecentesca. Il mulino potrebbe esse- Presso Salto Canino si osservano fornaci di epoca re quello raffigurato schematicamente, col nome medievale-rinascimentale utilizzate forse per la di Mola di Farnese, in un disegno approssimativo fabbricazione di calce, trovandosi dirimpetto al- della prima metà del Seicento, conservato nella l’area travertinosa della Grotta del Diavolo, nelle Biblioteca Apostolica Vaticana (cod. Vaticano cui vicinanze sono presenti altre fornaci. Barb. Lat. 9901, f 23.). Con probabilità era stato 60 Necropoli ristrutturato agli inizi dell’Ottocento. L’acqua per Presso Salto Canino alcuni scavi clandestini, ef- azionare le mole veniva convogliata tramite una fettuati nella seconda metà degli anni Sessanta del tramoggia a cono rovesciato, realizzata in muratu- secolo scorso, hanno messo in evidenza la presen- ra, su di una turbina (mulino norvegese) piuttosto za di alcune tombe a camera, forse pertinenti ad che su di una ruota. La briglia per la raccolta del- una piccola necropoli di epoca etrusca. l’acqua era posta a monte della cascata sull’Olpe- 61. Tagliata viaria Ð area di frammenti fittili ta, detta di Salabrone, e collegata al mulino con un In località Salabrone, a circa 200 m a SO del Km canale realizzato in muratura. Una chiusa permet- 13 della strada provinciale, è stata individuata una teva di alimentare, tramite un canale sospeso su tagliata viaria scavata nel tufo lunga circa 50 m, tre arcate, la vicina polveriera. Da un’Ispezione che scende dal pianoro per raggiungere la Valle dell’Amministrazione Cointeressata delle Polveri dell’Olpeta. Al suo interno affioravano diversi Solfuree, del 10 Novembre 1839 (Archivio Stori- frammenti di tegole etrusche. Nella zona subito a co di Farnese, documenti ad Anno), risulta che N della tagliata è stata invece notata una debole detta polveriera apparteneva al Maresciallo Bour- concentrazione di frammenti ceramici di età ro- mont e che vi esercitava il mestiere di “polveraro” mana (RENDELI 1993, p. 388; CERASUOLO-PULCI- il Sig. Bocci Antonio. All’atto dell’ispezione l’im- NELLI 2009, pp. 406-407, n. 28; Archivio G. A. R. pianto risultava da tempo inutilizzato. Nella rela- Scheda E2/P3, aprile 1979). zione si dice infatti che: “…nella Polveriera posta 62. Insediamento a piano terra quale è una piccola casetta stacca- In località Lamoncello si è localizzato un abitato ta dalla casa del Polveraro, eravi sette magli da riferibile al Bronzo Medio 1 e 2 (CASI-STOPPIELLO batter polvere quali si sono conosciuti che eran

94 Fig. 27. Salabrone (n. 66). Progetto della polveriera (Archivio Comunale di Farnese). del tempo che non si trovavano in attività; ivi era un cassettone per cernervi la polvere, come anche un cernitore ed una seta. In altra casetta staccata dalla polveriera alcune tavole per asciugare la polvere, ed un corvello unitamente a due stari. Nella casetta ove abitava il Polveraro sono stati rinvenuti tre corvelli per granire la Polvere”.. (Fig. 27). 67. Area di frammenti fittili Presso Salabrone, in un vigneto in pendio affac- ciato sul lato destro della Valle dell’Olpeta, da mezza costa sino ai piedi dell’altura, sono stati raccolti diversi frammenti di ceramica d’impasto non tornita, tra cui ciotole carenate e pareti con cordoni plastici applicati, databili all’età del Bron- zo Medio-Recente. Sul lato opposto della valle, nella sezione esposta dal taglio di una strada bian- ca, sono stati raccolti altri pochi frammenti di ce- ramica non tornita, insieme ad alcuni campioni di concotto. I frammenti probabilmente provengono dal pianoro soprastante (Fig. 28). (Archivio G.A.R. Schede E2/20, agosto 1979; Fig. 28. Salabrone (n. 67). Disegni Archivio G.A.R. E2/232, agosto 1982). abitato probabilmente riferibile al Bronzo Finale 68. Abitato fortificato posto in posizione dominante sull’Olpeta, di cui è Presso Roggio della Volpe si trovano i resti di un visibile la cinta muraria. Sul pendio nel taglio

95 operato da lavori agricoli sono stati rinvenuti nu- Diavolo” (si veda Capitolo VI.1.C). merosi frammenti ceramici che denunciano un’at- Sempre nella stessa zona è stata segnalata la pre- tribuzione al periodo protostorico ed etrusco (si senza di numerosi frammenti ceramici sparsi, sia veda capitolo VI.1.C). di epoca romana che medievale (Fig. 29). Tra le 69. Necropoli poche forme identificabili si nota un orlo di ollet- Presso Roggio della Volpe, nella cava di lapillo ta tipo Cosa CF18 in ceramica da fuoco, databile sono visibili alcune tombe forse di epoca etrusca. tra il secondo quarto del III e i primi decenni del 70. Area di frammenti fittili - strutture murarie II secolo a.C. Nel punto più alto, all’estremità - grotta del Diavolo orientale, è stato osservato un basamento quadran- In diversi punti del pianoro che domina la Valle golare (circa 6 m di lato) in blocchi squadrati di dell’Olpeta a N dei casali di Chiusa la Gobba, so- tufo, con resti delle strutture superiori in scapoli di no stati raccolti numerosi frammenti di ceramica pietra legati con malta: si tratta verosimilmente di d’impasto non tornito, anche decorato a solcature, una torre affacciata sul costone. Alle pendici del riferibili ad un’occupazione dell’antica e media pianoro è stata esplorata anche la grotta già ricor- età del Bronzo (riparo), forse proseguita fino alla data: si tratta di un’ampia cavità naturale in parte fase finale nel resto del pianoro. Le prime due colmata da uno spesso strato d’interro dove sono concentrazioni, una delle quali evidenziata dal ta- stati raccolti diversi frammenti di ceramica romana glio di una strada bianca, si trovano subito sotto il e medievale (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 406, pendio che scende dai Casali verso N e probabil- n. 25; Archivio G. A. R. Schede E2/100, luglio mente sono formate da materiali dilavati prove- 1980; E2/221-223 e 248, agosto 1982). nienti dalla sommità del rilievo. Un terzo nucleo 71. Grotta del Diavolino si trova più a N, sul pianoro arcuato che si affac- La Grotta del Diavolino presenta tracce di frequen- cia sull’Olpeta, mentre il quarto è stato rinvenuto tazione nel Bronzo Antico (si veda Capitolo VI.1.C). all’interno di un riparo ricavato nel costone della 72. Frequentazione non determinabile valletta che delimita ad est il pianoro, non lontano All’esterno della Grotta del Diavolo, presso la dalla cavità nota localmente come “Grotta del Forra dell’Olpeta, si rilevano tracce di frequenta- zione riferibili all’Età del Bronzo (si veda Capito- lo VI.1.C). 73. Fornaci Sotto la Grotta del Diavolo, sul crinale lungo il fiume Olpeta, si nota la presenza di almeno quat- tro fornaci, forse riferibili ad epoca medievale-ri- nascimentale. Si tratta probabilmente di calcare per la produzione di calce, dato l’affioramento di travertino che caratterizza la zona. Le strutture, in parte sconvolte e semidistrutte da scavi clandesti- ni, presentano ancora tracce del rivestimento re- frattario in materiale argilloso. 74. Area di frammenti fittili In un vigneto nei pressi della strada bianca che at- traversa il pianoro a N di Vallecupa sono stati rac- colti alcuni radi frammenti di ceramica d’impasto non tornita, riferibili alla facies appenninica, tra cui un frammento di ansa forata con volute esterne (Ar- chivio G. A. R. Scheda E2/220, agosto 1982). 75a. Pagus In località Il Voltone (o La Roccaccia) è segnalata la presenza di un pagus, localizzato da Gazzetti tra il Voltone e Fontanile di Valderico, dove sono Fig. 29. Chiusa la Gobba (n. 70). Disegni Archivio G.A.R. presenti anche sepolture a fossa di epoca romana

96 e altomedievale (GAZZETTI 1985a, p. 89). tumnae la presenza di assi stradali antichi che con- Da qui proviene probabilmente il cippo di M. Fu- ducono verso l’altipiano, e che secondo il suo ac- rius Restitutus, quattuorvir proaedile, quaestor compagnatore, tal Marcelliani, erano visibili in vulcentanus (CIL XI 7395; PELLEGRINI 1898). numero maggiore prima che il territorio fosse co- Lanzi sostiene di aver personalmente veduto e de- perto da colture per ordine del principe Torlonia. cifrato presso il casamento del Voltone il “cippo Helbig, comunque, per la presenza del porfido che funerario in nenfro, molto logoro dal tempo” ri- riporterebbe ad epoca romana, non arrischia nella portandone il testo (LANZI 1938, p. 28); secondo sua identificazione delle strutture rinvenute con il Gazzetti, invece, l’epigrafe proviene da un vasto famoso santuario etrusco. Egli ipotizza che il mu- insediamento romano situato presso la Castellina ro rinvenuto fosse la sostruzione di un edificio della Roccaccia, riutilizzata insieme a numerosi templare, e che doveva essere rivestito da blocchi frammenti architettonici nel Casale La Sconfitta lavorati. Nel 1898 furono eseguiti sullo stesso luo- (GAZZETTI 1985a, p. 89; PULCINELLI 2009, p. 83) go altri saggi ad opera di Luigi Milani, direttore Il testo dell’iscrizione è il seguente: del museo di Firenze, proseguiti da Pellegrini, du- M. Furio res [… ] / IIII vir pro aedili / quaestori rante i quali fu rinvenuto l’angolo di un edificio, vul[…] / fan[…] IV pius […] aius / patri pientissimo. identificato come cristiano, realizzato in blocchi 75b. Area di frammenti fittili Ð chiesa di tufo e pietra vulcanica con spessi strati di mal- Circa 200 m a N di Casale Cantinaccia è stata no- ta mista a frammenti di tegole e mattoni (PELLE- tata una presenza, piuttosto rarefatta, di frammen- GRINI 1898). In realtà Pellegrini trovò la prosecu- ti ceramici e di materiale edilizio romano, di cro- zione del muro rinvenuto da Helbig, che formava nologia non precisabile. Alcuni frammenti di ce- un angolo con un altro muro. All’esterno del lato ramica medievale a vetrina sono stati visti anche lungo furono rinvenute due tombe a cassone for- in un campo immediatamente a SE del casale stes- mate da lastroni in nenfro, una delle quali aveva il so (Archivio G. A. R. Schede B6/63 e 291, agosto fondo costituito da un altro lastrone con incisa una 1979). croce greca patente (PELLEGRINI 1898, p. 61, fig. Nel 1880 Helbig eseguì dei saggi di scavo in un 1). Secondo Pellegrini queste due tombe e il mu- altipiano in località Voltoncino o Chiusa del Tem- ro sono contemporanei o quasi; da quanto è possi- pio, dove già nel 1856 Campanari aveva supposto, bile dedurre osservando il disegno eseguito du- sulla base del toponimo Voltone, dovesse trovarsi rante gli scavi, è ipotizzabile invece che le sepol- il famoso Fanum Voltumnae (DENNIS 1883, p. ture siano posteriori. Si può supporre che la tom- 498; HELBIG 1880, pp. 242-247; PELLEGRINI 1898, ba posta più a N si appoggiasse al muro, come pp. 56-63; GAMURRINI 1898; PULCINELLI 2009, pp. sembra dedursi dalla pianta e soprattutto dal pro- 81-83; FRAZZONI 2009, pp. 48-49). Il sito si trova- spetto del muro, eseguito dopo che la tomba era va infatti nella tenuta del Voltone, fattoria di pro- stata rimossa, il quale non presenta tracce di tagli prietà del principe Torlonia, a circa un chilometro o sconvolgimenti, e che la deposizione con la cro- di distanza da questa. Helbig riferisce di aver tro- ce greca abbia tagliato in parte la struttura mura- vato dei frammenti di crustae in porfido rosso e, ria (Fig. 30). Le tombe erano state già depredate alla profondità di meno di un metro, un muro, che in antico, poiché contenevano soltanto pochi lui identifica come sostruzione del supposto tem- frammenti di ossa, oltre a frammenti di cipollino e pio del Fanum Voltumnae, realizzato in blocchi marmo bianco e un lacerto di pavimento in traver- squadrati di “murcio”, probabilmente la pietra tino, che Pellegrini ritiene essere stati riutilizzati vulcanica del Lamone, unita ad abbondante malta. da edifici romani. Ritenendo inutile proseguire le Inoltre riferisce di aver trovato un frammento di indagini perché l’edificio rinvenuto non era chia- rilievo arcaico in nenfro raffigurante una pantera ramente identificabile con il Fanum Voltumnae, lo o un leone, che già risulta perduto, secondo quan- scavo fu sospeso. to riferisce Pellegrini, nel 1898 (PELLEGRINI Dalla pianta e dal prospetto dell’edificio eseguito 1898). Oltre al toponimo Chiusa del Tempio e durante gli scavi, si può ritenere che si tratti anche Fosso del Tempio con il quale viene denominato in questo caso di una chiesa a navata unica forse un torrente lì vicino, Helbig adduce a sostegno absidata, da collocare probabilmente tra l’XI e il della sua tesi per l’identificazione del Fanum Vol- XIII secolo (FRAZZONI 2009, p. 49). Pellegrini ri-

97 so Bigelli, il quale a sua volta la donò al collegio francese di San Giuseppe a Roma. Di tale reperto non si ha attualmente notizia. L’edificio chiesastico scavato da Pellegrini venne individuato durante le ricognizioni effettuate dal Gruppo Archeologico Romano nel 1998 tra i ca- sali del Voltoncino e della Cantinaccia, purtroppo interamente distrutto dai lavori agricoli (PULCI- NELLI 2009, p. 91, nota 45; CERASUOLO-PULCINEL- LI 2009, p. 408, n. 33). 76. Fornace In località Fontana del Cerqueto, nei pressi della sorgente, si trovano i resti di una fornace per la fabbricazione di mattoni, di epoca medievale-ri- nascimentale. Sono evidenti, inoltre, resti murari. 77. Area di frammenti fittili Sul pianoro a SO del casale del Voltone, presso Fontana Cerqueto, è stato segnalato un concentra- mento di frammenti ceramici e materiale edilizio. Tra i materiali, oltre ad alcuni elementi probabil- mente di età arcaica e a frammenti di ceramica in- vetriata medievale, si notano diversi vasi a verni- ce nera (coppa Morel 2784, skyphos Morel specie 4300), impasti rosso-bruni (tra cui una parete cor- donata), ceramiche d’uso comune e un dolio, tutti Fig. 30. Chiusa del Tempio (n. 75b). Pianta e sezione dello scavo (da databili tra la fine del IV e i primi decenni del III PELLEGRINI 1898). secolo a.C. (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. ferisce inoltre che a fior di terra si rinvennero an- 407, n. 31; Archivio G. A .R. Scheda B6/53, ago- che moltissime sepolture terragne senza corredo, sto 1979). che attribuisce ai soldati morti nella battaglia del 78. Abitato (?) 23 ottobre 1643 avvenuta presso Pitigliano tra le In località Tufarelle, secondo quanto riferito da truppe Barberini e quelle toscane, e della quale vecchi frequentatori locali della zona, vi sono re- esiste una relazione a stampa nella biblioteca di sti di abitato di epoca non determinabile. Pitigliano. E’ invece probabile che le numerose 79. Abitato ossa rinvenute siano pertinenti a inumazioni di Tra il Voltone e Valderico si trovano resti di abita- epoca precedente. Altri cadaveri, forse riferibili to etrusco (?), secondo quanto riferito da vecchi alla stessa battaglia, vennero rinvenuti in un casa- frequentatori locali. le vicino denominato La Sconfitta. 80. Area di frammenti fittili-strutture murarie In località Rimpantone, Pian di Lance e Fontanile In località Il Troccolo sono stati rinvenuti resti di di Valderico, Pellegrini rinvenne altre sepolture a strutture murarie e frammenti fittili, probabilmen- lastroni e a cappuccina, mentre riferisce che un te riferibili ad un impianto rustico. contadino rinvenne a Fontanile di Valderico molti Tra la ceramica comune da mensa e da dispensa si ex voto in terracotta, e a pian di Lance una punta segnalano un frammento di brocchetta di cerami- di lancia in ferro a foglia d’alloro, del tipo in uso ca ingobbiata in rosso, caratterizzato da un ingob- presso i Longobardi tra la fine del VI e la prima bio evanido e di qualità scadente (VALENTI 1995, metà del VII secolo d.C. (PELLEGRINI 1898, p. 63; pp. 73-74; CANTINI 2009, pp. 59-79), riscontrabi- notizie riportate anche in BIANCHI BANDINELLI le anche in materiali simili rinvenuti ad Ostia, in- 1929, p. 16; ANSELMI 1992, p. 585; KURZE-CITTER quadrabili tra il tardo VI-inizi VII secolo d.C. 1995, p. 173). Tale punta di lancia fu successiva- (CIARROCCHI 1998, p. 396) e a Roma (VATTA-BER- mente donata al parroco di Farnese don Tomma- TOLDI, 2004, pp. 460-461,476; CIARROCCHI 2009,

98 Fig. 31. Monticolo della Dogana (n. 82). 1, 3-4: ceramica da fuoco; 2: ceramica comune acroma; Chiusa delle Sparme (n. 221): 5, 7-8: cera- mica da fuoco 6: ceramica comune acroma. Scala 1:2.5 (Disegni L. Frazzoni). p. 12), due frammenti di parete pertinenti ad anfo- 77, 266, tav, XV, n. 78); nella ceramica comune si rette in ceramica comune acroma, di cui una pre- evidenzia un orlo a breve tesa con numerosi in- senta una decorazione incisa con serie di linee con- clusi micacei, pertinente forse a un bacino di pic- centriche. Per la ceramica da fuoco si evidenzia un cole dimensioni per la preparazione dei cibi (Fig. orlo di tegame databile al V secolo d.C. (cfr. MUN- 31, 4), che trova analogie con esemplari rinvenuti ZI et al. 2004, pp. 103, 105, tav. IV, n. 32). Si se- alla Crypta Balbi, in strati di VI-VII secolo d. C. gnala, inoltre, un laterizio caratterizzato da un im- (RICCI 1998b, pp. 365, fig. 8, n. 6, 366). Si segna- pasto poco depurato e ricco di inclusi, ritagliato co- la, inoltre, un orlo in ceramica africana da cucina, sì da assumere una forma circolare, utilizzato forse tipo Ostia III, fig. 267 (Fig. 31, 3), inquadrabile in come tappo d’anfora o altro contenitore. un arco cronologico compreso tra la prima metà 81. Area di frammenti fittili del II e gli inizi del V secolo d.C. (Atlante I, p. In località Il Troccolo Ð Tagliata del Principe sono 218, tav. CVII. n. 7). stati rinvenuti frammenti ceramici (tegole, lateri- E’ ipotizzabile che nell’area ricognita fosse pre- zi), pertinenti forse ad un insediamento di tipo ru- sente un insediamento rustico in vita in epoca tar- stico di epoca romana, probabilmente affiorati in do antica. seguito a spietramenti dal contiguo campo. 83. Necropoli 82. Area di frammenti fittili In località I Roggi (o Le Rogge) i lavori agricoli In località Monticolo della Dogana, sulla sommità hanno portato in superficie frammenti ceramici del colle, si osservano frammenti di ceramica da attribuibili probabilmente al periodo etrusco e fuoco, per lo più pareti, un orlo di tegame (Fig. pertinenti forse ad una vicina necropoli (CASI 31, 1), assimilabile a un tipo rinvenuto a Poggio 1991a). Gramignano (PIRAINO 1999, p. 292, fig. 209, n. 84. Abitato 78), databile nel V secolo d.C., e un orlo a sezio- In località Piana del Principe si segnala un abitato ne circolare riferibile a una ciotola con parete del Bronzo Antico (si veda capitolo VI.1.C). emisferica (Fig. 31, 2), simile a tipi rinvenuti in 85. Abitato contesti romani della seconda metà VI secolo d.C. Presso Il Troccolo Ð Tagliata del Principe si se- (SAGUÌ-COLETTI 2004, pp. 263, 265, tav. XIV, n. gnala un abitato riferibile genericamente all’età

99 del Bronzo (si veda capitolo VI.1.C). probabilmente deriva dall’indicazione del pro- 86. Chiesa rurale Ð necropoli prietario del terreno o del fundus. In seguito a so- Presso Valderico, in località Campo del Noce, so- pralluoghi eseguiti nel 1999 dai Gruppi Archeolo- no visibili i resti di un edificio sacro absidato ad gici d’Italia sotto la direzione di Mauro Incitti, è unica navata, realizzata con blocchi squadrati di stato possibile riconoscere che l’insediamento era tufo (Fig. 32), e alcune tombe con copertura a la- in qualche modo erede di una villa romana situata stroni, appartenenti ad una necropoli probabil- presso la vicina Mandriola, a sua volta preceduta da mente di epoca altomedievale. La chiesa è forse una presenza minore ascrivibile alla fase tardo- da identificare con quella di San Giovanni (come etrusca. Inoltre venne ricostruito un importante riportato nella carta di Giovanni Maria Cassini del tracciato viario antico nel Lamone ed al giorno d’oggi interamente scomparso, passante per le lo- calità di Valderico, Mandriola, Semonte, Muro del- la Crocetta, Castellare, Valgiovana e Saltarello, at- testato da diverse tracce e tagliate viarie (PULCI- NELLI 2009, p. 91). Si conservano i resti di una fattoria e di una ne- cropoli di epoca romana, di un abitato fortificato con un castro a pianta ellittica, e di una piccola chiesa con tombe a lastroni di epoca medievale (si veda n. 86; Fig. 33). Il castro sorge su un picco- lo promontorio, con i lati N e O difesi anche da una serie di terrazzamenti che formano un piccolo strapiombo. Il muro di cinta, realizzato con gran- di massi di pietra del Lamone sbozzati all’esterno e posti in opera a secco con piccole pietre di rin- calzo, presenta una forma ellittica allungata; all’e- sterno di uno dei lati lunghi si trova un ambiente che probabilmente costituiva un accesso fortifica- to all’interno del castro (posto di guardia?). La

Fig. 32. Valderico, presso Campo del Noce (n. 86). Resti dell’abside della chiesa (Foto G.A. Baragliu).

1816-1824; FRUTAZ 1972, tav. 232). 87. Insediamento fortificato Presso Valderico viene localizzato un pagus ro- mano (ROSSINI-SPERANDIO 1985, p. 80). Il termine wald significa originariamente bosco o brughiera; in seguito viene usato per indicare un insieme di terreni coltivati o incolti, con o senza alberi, o an- che terra del fisco, che costituisce una unità am- ministrativa concessa in usufrutto a una comunità, a un ente ecclesiastico o a un dignitario (PELLE- GRINI 1990, p. 276). Il termine Valderico può es- sere così tradotto come “Signore del Bosco”, e Fig. 33. Valderico (n. 87). Complesso archeologico.

100 Fig. 34. Valderico (n. 87). Pianta del castrum (Rilievo L. Frazzoni. - G. Germani Ð M. Germani). mancanza di un’apertura lungo tutto il tracciato anse nastriformi impostate sulla spalla (Fig. 36, 1) della cinta muraria, porterebbe a supporre che non che trova confronti sempre in ambito tarquiniese vi fosse una strada carrabile, ma solo un varco ac- cessibile mediante scale lignee. All’interno del ca- stro, si nota un lungo muro con un secondo acces- so, probabilmente una cinta muraria interna, ed una serie di ambienti di forma quadrangolare, de- stinati forse alla residenza del signore (Fig. 34). La struttura del castro di Valderico sembra trova- re un confronto, sia per l’impianto a pianta ellitti- ca che per l’assenza di torri, con la fase attribuibi- le al X secolo del castello di Scarlino (Fig. 35), dove sono presenti, all’interno di una recinzione in pietra, alcune capanne in legno (BOLDRINI 1994, pp. 23-24; AUGENTI 2000, p. 49, fig. 16). I frammenti ceramici affioranti dal terreno indica- no un’occupazione dell’insediamento in particola- re tra il IX ed il XII secolo (PULCINELLI 2009, p. 91, nota 45). Cronologia confermata dall’esame del materiale ceramico rinvenuto nelle ricognizio- ni effettuate nel 2011; questo è costituito per lo più da testi con pareti convesse, simili ad esem- plari rinvenuti a , a Santa Cornelia e a 7 Cosa . Per la ceramica comune acroma si segnala- Fig. 35. Scarlino. Ricostruzione del sito nel X secolo (disegno di D. no un orlo estroflesso riferibile a un’anfora con De Luca, da AUGENTI 2000).

101 Fig. 36. Valderico (n. 87). 1-2: ceramica comune acroma; 3-5: testi. Scala 1:2.5. (Disegni L. Frazzoni).

(BARTOLONI-RICCI 1995, pp. 104-105, fig. 11, n. stellaccio; cfr. FENTRESS-WICKHAM 2004, pp. 67- 4), ed è databile tra l’XI e il XII secolo, un fondo 71). In ogni caso, la presenza del vicino villaggio apodo, piano e con forte spessore, relativo an- e della chiesa, indica non una esclusiva funzione ch’esso ad un’anfora (Fig. 36, 2). militare, ma un abitato con una postazione milita- In mancanza di uno scavo archeologico, i dati at- re a sua difesa (si veda AUGENTI 2000, p. 30). Si tualmente disponibili non consentono di stabilire tratta comunque dell’unico esempio finora cono- se si tratti di una fortezza longobarda, come del sciuto di insediamento fortificato militare nella resto il toponimo lascerebbe supporre (si veda a zona (per una panoramica dei rinvenimenti longo- tal proposito quanto detto a proposito dei castra di bardi nell’area compresa tra il lago di Bolsena e il Castrum Sibrium Ð Castelseprio e di Ibligo-Invil- mare si veda KURZE-CITTER 1995). L’abbandono lino, in BIERBRAUER 1990, pp. 52-53), o di un pri- del castello sembra essere molto precoce, da col- mo modello di castello fortificato, da riferire all’i- locarsi forse nell’mbito del XII secolo, in seguito nizio dell’incastellamento del territorio (un con- probabilmente a conflitti su scala microregionale fronto può essere proposto con la situazione della o ad un fenomeno di accentramento verso centri bassa e media valle dell’Albegna, dove la maggior maggiori (si veda ad esempio il caso della Tosca- parte dei castelli presenta un nucleo più antico cir- na in AUGENTI 2000, pp. 52-54; per l’accentra- colare privo di torri come ad esempio Poggio Ca- mento nel territorio di Farnese cfr. FRAZZONI

102 di una stipe con ex-voto fittili e figure panneggia- te (riferibile probabilmente, come gli altri com- plessi votivi noti nel territorio, alla fase etrusco- romana), purtroppo dispersa al momento stesso della scoperta dall’autore del ritrovamento, un certo Titinello, pastore farnesano (PELLEGRINI 1898; PULCINELLI 2009, p. 83, nota 13). 89. Area di frammenti fittili Sul promontorio tra la Mandriola e Valderico sono presenti resti di muri e di terrazzamenti indicativa- mente riferibili al periodo tardo romano. Molte pietre squadrate, di lava e di tufo, sono state riuti- lizzate per realizzare un muro di confine moderno.

Fig. 37. Valderico (n. 87). Resti della cinta muraria (Foto L. Frazzoni). Al confine con Valderico, inoltre, è presente un’a- rea di frammenti fittili. Il materiale ceramico è 2009; Fig. 37). rappresentato per lo più da frammenti in ceramica 88. Necropoli da fuoco, anse nastriformi e orli pertinenti ad ol- In località Fontanile di Valderico, durante gli sca- le; tra questi si evidenziano, in particolare, un or- vi condotti nel 1898 da Pellegrini, fu rinvenuta lo di olla (Fig. 38, 4), assimilabile a esemplari una necropoli romana con tombe a cassone e alla presenti in area senese e databile tra V-VI secolo cappuccina; Pellegrini riferisce anche la presenza d. C. (VALENTI 1995, p. 72, tav. LXVI, n. 1); un

Fig. 38. La Mandriola (n. 89). 3-7: ceramica da fuoco; La Mandriola 2 (n. 90). 1-2 ceramica da fuoco. Scala 1:3. (Disegni L. Frazzoni).

103 orlo (Fig. 38, 6) tipo Cosa LS72, (Cosa, p. 150, epoca imperiale, per cui forse è ipotizzabile una fig. 61, LS72), databile dopo il 330-335 d.C. (cfr. continuità di vita nel V-VI secolo d.C., e una pos- anche PIRAINO 1999, p. 298, n. 201, fig. 230); un sibile frequentazione in epoca tardo medievale. orlo (Fig. 38,7) simile a un tipo presente a Pog- 91. Insediamento gio Gramignano e datato al V secolo d. C. (PIRAI- Presso Valderico – La Mandriola è presente un in- NO 1999, p. 297, n. 181, fig. 228). sediamento databile al Bronzo Antico avanzato, A un ambito cronologico più tardo sono ricondu- Bronzo Medio 1, Bronzo Finale iniziale e medio cibili degli orli di olle (Fig. 38,3, 5) che trovano fasi 1-2B. (si veda Capitolo VI.1.C). confronti puntuali con tipi rinvenuti a Tarquinia 92. Area di frammenti fittili (BARTOLONI-RICCI 1995, pp.101-102, fig. 4.1,3), a In località Capanna di Giggerone, nei pressi delle Cosa (CIRELLI-HOBART 2004, pp. 341, 343, fig. aree successive (siti nn. 93 e 94), si sono rinvenu- 151, n. 2) e in area romana dall’XI alla prima metà ti frammenti di tegoloni sparsi, genericamente ri- del XII secolo (RICCI 1990a, p. 242, tav. IV, n. 40; feribili al periodo romano. Fig. 38,5. Cfr. RICCI 1990a, p. 225, tav. IV, n. 31: 93. Area di frammenti fittili-strutture murarie IX -X secolo); un orlo verticale o quasi verticale In località Il Cancellone, a poche centinaia di me- (tipo diffuso dagli inizi del XII secolo, ma ampia- tri a N del sito di Pian d’Aglio, si notano affiora- mente documentato anche nei secoli successivi). menti di laterizi e tegole di impasto chiaro, resti di Scarse sono le attestazioni di ceramica acroma co- muri di edifici e di una strada basolata, che con- mune, rappresentata soltanto da tre pareti. duce alla struttura di Pian d’Aglio (si veda n. 94) Si osservano, inoltre, frammenti di ossa e un ele- e che prosegue verso la Dogana; è stato inoltre re- mento in piombo, da identificare forse con la co- cuperato un peso, in pietra, con segni incisi (40 latura solidificata versata nel foro di fissaggio pra- libbre ?). Si può ipotizzare la presenza di una vil- ticato usualmente negli elementi lapidei. la rustica di epoca romana. Sulla base di questi dati si può ipotizzare per il si- 94. Area di frammenti fittili-strutture murarie to ricognito frequentazione dalla prima metà del In località Pian d’Aglio si evidenziano tratti di IV al VI secolo con una ripresa nel XII secolo in muri con una struttura difensiva (torretta?). Tra il relazione alla presenza del vicino castro di Valde- materiale rinvenuto si segnalano tegole e laterizi rico (n. 87). e un puntale di anfora tipo Dressel 1. Si può pen- 90. Area di frammenti fittili sare ad una villa rustica forse con fronte a torrette In località La Mandriola 2 si è osservato materia- (QUILICI-QUILICI GIGLI 1978), databile in epoca le ceramico, tra cui si evidenzia una parete in ter- tardo-repubblicana - primo imperiale. ra sigillata italica, un mortarium in ceramica poco 95. Necropoli Ð area di frammenti fittili depurata con inclusi micacei, un orlo a tesa perti- Sul costone del Fosso Crognoleto, in località Pian di nente a un catino in ceramica acroma, decorato da Lance, sono state segnalate quattro grotticelle di pic- due linee ondulate realizzate a pettine, motivo de- cole dimensioni scavate nel tufo, in parte riutilizzate, corativo attestato a partire dalla metà del V seco- una delle quali presenta tre fosse per inumazione ri- lo d.C. in poi, ma diffuso soprattutto nel VI seco- cavate nel pavimento, con scanalature per alloggia- lo (BROGIOLO-GELICHI 1986, pp. 294- 316); l’orlo mento del coperchio. Circa 400 m ad E è stato visto suddetto è simile a un esemplare rinvenuto a Ci- un modesto addensamento di frammenti ceramici di vitella d’Agliano, in località Castel Sozzio (RIGA- epoca imperiale (sigillate, ceramiche comuni; CERA- NATI 2002, pp. 199-200, fig. 3, n. 2). Per la cera- SUOLO-PULCINELLI 2009, p. 398, n. 1; Archivio G. A. mica da fuoco si segnalano un orlo di coperchio R. Schede E1/166-167, agosto 1981). (Fig. 38, 2), assimilabile a tipi presenti a Cosa in 96. Strada basolata strati della prima metà del II secolo d.C. (CERRI In località Fondo Liseo si trova un tratto di strada ÐFONTANA-GUSBERTI 2004, p. 305, fig. 138, n. 8) basolata che forma un trivio (Fig. 39; Tav. II). ,e un frammento di tegame (Fig. 38, 1) simile ad 97. Frequentazione non determinabile esemplari attestati nell’esedra della Crypta Balbi In località Il Murcione si segnalano tracce di fre- a Roma, databili nel XIV secolo8. quentazione genericamente riferibile all’età del Le presenze di superficie lasciano supporre l’esi- Bronzo (si veda capitolo VI.1.C). stenza nell’area di un piccolo contesto rustico di 98. Ritrovamento isolato

104 In località Terra Rossa si evidenziano le tracce di muri realizzati con la pietra del Lamone; la pre- senza di frammenti di laterizi, tegole e coppi per un’area alquanto vasta, fa supporre l’esistenza di una villa rustica di epoca romana di notevole estensione. 100. Tracciato viario In località Terra Rossa, in prossimità della villa rustica (si veda n. 99), si trovano le tracce di una strada basolata, diretta verso Semonte (Fig. 40). 101. Tracciato viario In località Pila del Sambuco si segnalano resti di un tracciato viario di epoca romana, diretto verso i Fig. 39. Fondo Liseo. Strada (n. 96). (Foto L. Frazzoni). Roggi, con solchi di carro scavati nel banco di lava. 102. Area di frammenti fittili In località Cervarano si evidenziano muraglioni non ben databili e frammenti di laterizi di epoca romana. Il toponimo potrebbe riferirsi ad un pre- diale. 103. Area di frammenti fittili In località La Felceta si sono rinvenuti frammenti di tegole e laterizi, pertinenti probabilmente ad un insediamento di tipo rustico di epoca romana. Uno scavo clandestino ha in parte sconvolto alcuni af- fioramenti murari. 104. Pozzo In località La Fracassa si trova un pozzo in mura- tura, di epoca non determinabile. 105. Area di frammenti fittili. Sulla vetta della collina in località Semonte si os- servano frammenti di tegole, di laterizi e di cera- mica, tra cui terra sigillata italica, un frammento di anfora Dressel 2/4 (tardo I secolo a.C. - metà del II secolo d.C.), ceramica comune (un fondo di broc- chetta con piede ad anello e un’ansa frammentaria pertinente forse anch'essa a una brocchetta), un Fig. 40. Terra Rossa. Tracciato viario (n. 100). (Foto L. Frazzoni). frammento di casseruola con listello (Fig. 41, 1) Pellegrini riferisce che un contadino rinvenne a paragonabile ad esemplari rinvenuti a Cosa databi- Pian di Lance una lancia in ferro a foglia d’alloro. li intorno al 40 d.C. (Cosa, p. 117, fig. 42, 22II-4), Tale tipo di lancia sembra riferibile a quella in uso un coperchio (Fig. 41, 2), un peso da telaio in ter- presso i Longobardi tra la fine del VI e la prima racotta e una cerniera di bronzo. I materiali rinve- metà del VII secolo (KURZE-CITTER 1995, p. 173, nuti possono probabilmente essere riferiti a un in- nota 122). La punta di lancia fu successivamente sediamento rustico di prima età imperiale. donata al parroco di Farnese, don Tommaso Bi- 106. Area di frammenti fittili gelli, il quale a sua volta la donò al collegio fran- In località Semonte, in una zona situata a circa cese di San Giuseppe a Roma (PELLEGRINI 1898, mezzacosta della collina, sono presenti laterizi, p. 63; notizie riportate anche in BIANCHI BANDI- frammenti di macina in lava leucititica e materia- NELLI 1929, p. 16; ANSELMI 1992, p. 585; FRAZ- le ceramico di età romana; in particolare si osser- ZONI 2009, p. 49, nota 34). vano frammenti di pareti di terra sigillata italica, 99. Area di frammenti fittili mentre la terra sigillata africana è rappresentata da

105 Fig. 41. Semonte (n. 105). 1-2: ceramica da fuoco. (n. 106). 3-12: ceramica da fuoco. Scala 1:3. (Disegni L. Frazzoni). un frammento di coppa tipo Hayes 8A, nn. 3-4, 2009, pp. 59-79), si ascrivono tre pareti frammen- 30, della produzione A, databile tra la seconda tarie: la prima pertinente a una bottiglia, decorata metà del II e gli inizi del III secolo d.C. (HAYES da una serie di archetti incisi, che trova confronti 1972, pp. 32-33, fig. 4), e una parete di africana puntuali con un esemplare rinvenuto in contesti di D; per la produzione di ceramica africana da cuci- fine VI-VII secolo d.C. della Crypta Balbi a Ro- na si segnalano un orlo pertinente alla forma tipo ma (SAGUÌ-COLETTI 2004, pp. 269, 273, Tav. XXI, Lamboglia 9A, databile tra la fine del II/inizi III e n. 122), la seconda, con un breve listello appunti- la fine del IV/inizi V secolo d.C. (Atlante I, p. 215, to, ricorda un esemplare rinvenuto in strati di fine Tav. CVI, n. 4), e due pareti con striature, verosi- VI Ðinizi VII secolo d. C. della Basilica Hilariana milmente pertinenti a casseruole del tipo Ostia III, al Celio (PACETTI 2004, pp. 453, tav. IX, n. 68, fig. 267 (Atlante I, p. 218, tav. CVII, nn. 5-7), da- 455) e la terza presenta una decorazione a rotella; tabile tra la prima metà del II e l’inizio del V se- sono presenti inoltre un’ansa bicostolata e due colo d.C. fondi: il primo piano con piede rilevato è perti- Alla ceramica comune ingobbiata in rosso, con nente forse a un vasetto o boccaletto, il secondo impasto tenero e farinoso e ingobbio quasi del tut- con piede ad anello è riferibile a una forma aper- to perduto (VALENTI 1995, pp. 73-74; CANTINI ta, forse una coppetta miniaturistica. Ad una lu-

106 cerna è pertinente forse un fondo. potesi che nel sito sorgesse un insediamento rusti- La ceramica da fuoco è costituita da olle: è attesta- co in vita dalla prima età imperiale al VI-VII se- to l’orlo Fig. 41, 4, paragonabile al tipo Ostia II, colo d.C. tav. XXVII, n. 493, databile tra l’80 e il 90 d.C. 107. Necropoli (Ostia II, p. 101); ma la maggior parte dei tipi indi- Sulla collina di Semonte a NE del Casaletto Lom- viduati, sembra trovare per lo più confronti a Cosa, bi, si osservano numerosi frammenti di laterizi, te- come l’orlo Fig. 41,10, assimilabile a esemplari gole, e sporadici frammenti in ceramica comune rinvenuti in strati databili dopo il 330-335 d.C. (Co- (un fondo piano pertinente a una brocchetta, un sa, p. 151, fig. 61, LS81), o i tipi con orlo forte- frammento d’ansa a nastro). Lavori agricoli hanno mente svasato e doppio spigolo tra l’interno del- distrutto parzialmente una serie di tombe a fossa, l’orlo e la parete (Fig. 41, 5, 12) analoghi a quelli probabilmente pertinenti alle vicine fattorie ro- databili tra la fine del V e gli inizi del VI secolo mane (CASI 1991a). d.C. (CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, pp. 305- 108. Area di frammenti fittili 306, fig. 139, 1-3); viceversa con tipi documentati In cima alla collina di Semonte, a cavallo tra pro- in area senese è paragonabile l’orlo (Fig. 41, 9), prietà Baragliu e quella comunale sono presenti con breve bordo svasato, orlo arrotondato e pro- laterizi, frammenti d’anfore, ceramica da fuoco, nunciato esternamente (VALENTI 1995, pp. 71, 141, tra cui si evidenziano un fondo piano e orli riferi- tav. LXI, n. 22: VI secolo d.C.). Si segnala, inoltre, bili ad olle di grandi dimensioni; tra questi, si evi- una parete con listello, assimilabile anch’essa a denziano due esemplari con orlo fortemente sva- esemplari rinvenuti a Cosa in contesti datati tra il sato e doppio spigolo tra l’interno dell’orlo e la 100 e il 30 a.C.. (Cosa, pp. 88-89, fig. 28, PD 3-8), parete (CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, pp. 305- e in età claudia (Cosa, p. 120, fig. 44, 22II-21). Un 306, fig. 139, 1-3; simili a esemplari presenti nel orlo di casseruola (Fig. 41, 6) ripropone forme di V sito n. 106), e un altro con imboccatura stretta, or- secolo d.C., documentate in contesti romani, come lo svasato e labbro ingrossato (CERRI-FONTANA- la Schola Praeconum (Schola Praecomun I, p. 74, GUSBERTI 2004, pp. 305-306, fig. 139, 4), che tro- fig. 8.95/97) e la Domus Tiberiana (MUNZI et al. vano confronti con esemplari di Cosa databili tra 2004, pp. 103-105, tav. IV, n. 36); ad un ambito cro- il V e gli inizi del VI secolo d.C.; si sono rinvenu- nologico più antico, seconda metà del IV secolo ti anche un frammento di ciotola a vernice nera, d.C., possono essere attribuiti un orlo di pentola un’ansa bicostolata, parzialmente ricoperta da un con tesa obliqua concava (Fig. 41, 8), che trova ingobbio rosso-bruno, molto diluito. confronti a Poggio Gramignano (PIRAINO 1999, p. Si segnalano, inoltre, blocchi di calcestruzzo, pie- 295, fig. 220, n. 137) e un orlo di pentola, estro- tre squadrate riutilizzate nei muri moderni, perti- flesso, con leggera strozzatura all’attacco con la pa- nenti probabilmente ad un impianto rustico di rete e alloggiamento per il coperchio all’interno epoca romana (CASI 1991a). (Fig. 41, 7) in uso tra il IV e il V secolo d. C. (PI- 109. Strada basolata RAINO 1999, p. 296, fig. 224, n. 156). In località Semonte, nella zona denominata il Pur- Sono presenti, inoltre, anche coperchi, simili a ti- gatorio, si segnala un tratto di strada basolata ro- pi attestati alla Schola Praeconum (Fig. 41,3) in mana che conduce a Pian di Sala (Tavv. II-III). strati databili tra il 430 e il 440 d. C. (Schola Prae- 110. Area di frammenti fittili conum I, fig. 4, 125), e anse. A Semonte, presso Rosa Crepante, si osservano La ceramica per la preparazione dei cibi è rappre- affioramenti di ceramica d’impasto; è stata inoltre sentata da un orlo di vaso a listello, con listello rinvenuta una punta di freccia di epoca eneolitica quasi atrofizzato, realizzato con un impasto poco (Fig. 42). Si veda capitolo VI.1.C. depurato e ricco di inclusi micacei (Fig. 41, 11), 111. Area di frammenti fittili assimilabile ad esemplari databili genericamente In località La Forma sono presenti frammenti di tra la fine del VI e gli inizi del VII secolo d.C. tegole e laterizi riferibili genericamente ad epoca La ceramica comune acroma è documentata so- romana. stanzialmente da pareti e frammenti di ansa del ti- 112. Frequentazione non determinabile po a nastro. Si veda capitolo VI.1.C. Dall’esame dei materiali rinvenuti si delinea l’i- 113. Area di frammenti fittili Ð frequentazione

107 ponimo Famiano forse è riferibile ad un prediale. 118. Area di frammenti fittili Ð strutture mura- rie (villa rustica?) In località Roggio Bizzoco sono presenti affiora- menti di muri, resti di muraglioni, aree di fram- menti fittili e laterizi, pertinenti probabilmente a fattoria di epoca romana molto estesa e fortificata; notevoli cumuli di spietramento sono distribuiti nei terreni circostanti, si riconoscono inoltre trac- ce di viabilità antica. La struttura è stata sconvol- ta da una serie di scavi clandestini. 119. Frequentazione non determinabile In località Vivaio (Parranello) si rileva un fre- quentazione non determinabile Ð Paleolitico supe- riore (si veda capitolo VI.1.C). 120. Tracciato viario In località Rogaudienzo si osservano tracce di via- bilità antica (Tavv. II-III). 121. Strada basolata In località Mignattara si evidenziano resti di una

Fig. 42. Semonte (n. 110). Punta di freccia. (Foto L. Frazzoni). non determinabile Presso Murciarelle di Sopra, in località Campo Vignale, al margine N lungo la strada della Forma, sono presenti frammenti ceramici e laterizi gene- ricamente riferibili ad epoca romana. Si segnala- no, inoltre, tracce di una frequentazione dell’età del Bronzo (si veda capitolo VI.1.C). 114. Strutture murarie In località Poggetta Alta si notano ruderi di muri con frammenti di laterizi, forse di epoca romana. Le strutture sono state in parte distrutte dalla rea- lizzazione dell’attuale strada sterrata che dal Fig. 43. Mignattara (n. 121). Solchi di carro. (Foto L. Frazzoni). Campo della Villa porta al Pian di Lance. 115. Struttura muraria strada basolata con solchi di carro (Fig. 43; Tavv. In località Poggetta Alta è presente un muraglione II-III); nelle vicinanze si sono rinvenuti fram- di epoca non determinabile, anch’esso distrutto menti fittili (laterizi, tegole), frammenti di traver- dai lavori per la realizzazione dell’attuale strada tino e resti di muri (CASI 1991a). sterrata che dal Campo della Villa porta al Pian di 122. Villa rustica Lance. Su un poggetto in località Mignattara si sono rin- 116. Tracciato viario venuti frammenti fittili (tegole, laterizi, frammenti In località La Crocetta è presente un tratto di stra- di macine in pietra vulcanica, un orlo di dolio, un da in direzione NO-SE, con tracce di solchi sca- frammento di cornice a dentelli in arenaria e alcu- vati nel banco di lava (Tavv. II-III). ni cubilia in arenaria) riferibili ad un impianto ru- 117. Area di frammenti fittili Ð strutture mura- stico di epoca romana. Più in basso si trova un trat- rie (villa rustica?) to di muro, forse di sostruzione alla villa. Presso Roggio Famiano sono presenti frammenti 123. Area di frammenti fittili fittili (tegole, laterizi), resti di muri, lastre di pavi- Presso Santa Maria di Sala (località Campo Vi- mentazione in arenaria, tracce di spietramenti. Il to- gnale?), sul versante sud-orientale del rilievo di q.

108 401, dove si trovano i resti del castello di S. Ma- solata disposto in direzione NE-SO. Probabilmen- ria di Sala, all’interno di un campo coltivato è sta- te tale asse viario era in comunicazione col vicino ta rinvenuta una modesta concentrazione di fram- tratto di strada basolata, presente, sotto un muro a menti di ceramica riferibile ad età medievale, ma secco moderno, a poche centinaia di metri a S, purtroppo non definibile con maggiore precisione presso i ruderi della villa rustica di Campo della (Archivio G. A. R. Scheda B5/308, agosto 1983). Villa. Nei pressi sono evidenti tracce di muri. 124. Area di frammenti fittili 128. Frequentazione non determinabile Nel campo di fronte a Roppozzo sono stati rinve- In località La Fossa si rilevano tracce di frequen- nuti frammenti fittili (tegole, laterizi), pertinenti tazione riferibili al Neolitico (si veda capitolo ad un impianto rustico di epoca romana non pre- VI.1.C). cisabile (CASI 1991a). 129. Abitato e chiesa rurale 125. Frequentazione non determinabile In località Casali di San Pantaleo, all’interno del- In località Roppozzo si segnala una frequentazio- le rovine del castello, ad E della chiesa, è stato rin- ne non determinabile (Eneolitico, Workshop Pa- venuto un frammento d’olla in ceramica da fuoco leolitico medio, Mesolitico, Neolitico; si veda ca- di cui si conserva l’ansa complanare all’orlo (Fig. pitolo VI.1.C). 44, 1), tipo ampiamente diffuso tra l’XI e il XIII 126. Struttura muraria secolo sia a Roma che in area extraurbana e in Nel bosco tra Roppozzo e La Fossa si trovano i ru- particolare in area viterbese (CINI et al 1985, pp. deri di un muro di epoca non precisabile, forse 178-179, tav. VIII, n. 64, e bibl. ivi riportata); si pertinente agli insediamenti romani presenti nella osservano, inoltre, due orli di tipo estroflesso rife- zona. ribili a ollette (Fig. 44, 3), anch’esse attestate al- 127. Strada basolata la Crypta Balbi a Roma in strati del X-XI secolo In località La Fossa, nella parte centrale della Sel- (CINI et al 1985, pp. 177-178, tav. VIII, nn. 61- va del Lamone, si evidenzia un tratto di strada ba- 62), a Santa Cornelia dalla metà del IX fino agli

Fig. 44. Casali di San Pantaleo (n. 129). 1-3: ceramica comune acroma; Naviglione (n. 166): 4-5: ceramica da fuoco. Scala 1:2 (Disegni L. Frazzoni).

109 inizi dell’ XI secolo (Santa Cornelia, p. 137), e a Castel Porciano in contesti databili tra il 1200 e il 1400 (Castel Porciano, pp. 137, fig. 10, n. 7, 138). La ceramica comune acroma è rappresentata soltan- to da un fondo piano appena distinto, relativo pro- babilmente a un piccolo contenitore (Fig. 44, 2), si- mile a esemplari venuti alla luce alla Crypta Balbi in strati assegnati alla prima metà del XIII secolo (RICCI 1990b, pp. 301, tav. XXXV, n. 262, 302). La chiesa La chiesa medievale (Figg. 45-47), evidenziata da scavi clandestini, è stata scavata nel settembre del 2003 da Mauro Incitti in collaborazione con la So- printendenza, il museo di Farnese e la Riserva Na- turale Selva del Lamone (si veda INCITTI 2009, pp. Fig. 47. Casali di San Pantaleo (n. 129). Chiesa (Foto L. Frazzoni). 56-60; FRAZZONI 2009, pp. 47-48). L’edificio si compare in un atto di donazione al convento di S. trova in prossimità della località i Casali, non lon- Colombano, da parte dei proprietari Gerardo ed tano da una vasta radura chiamata Campo della Ermengarda del 1030, dove però non viene citata Villa, dove è segnalata la presenza anche di una la cappella di San Pantaleo, menzionata invece nel villa rustica di epoca romana (vedi n. 148), e di un privilegio di Leone IX del 1053 al vescovo di Ca- abitato fortificato medievale. Campo della Villa stro Ottone (per il documento si veda FRAZZONI 2009, appendice 2, p. 61), noto da un transunto di Paolo II del 14 novembre 1465. Il documento, in- sieme al toponimo “casale di San Pantaleo” anco- ra in uso presso i contadini fino a pochi decenni or sono per questa zona, ha permesso a Mauro In- citti di identificare la chiesa (citata nel documento come capellam) con il titolo di San Pantaleo. Dal- lo scavo è emerso scarso materiale ceramico com- preso tra il X e la prima metà del XIV secolo, che non consente di proporre una datazione precisa, ma i confronti con gli altri edifici chiesastici pre- senti nel territorio, inducono a collocare la chiesa nell’XI-XII secolo (FRAZZONI 2009, p. 47). Se- condo Incitti la cappella di S. Pantaleo venne eret- ta negli anni compresi tra l’atto di donazione di Fig. 45. Casali di San Pantaleo (n. 129). Pianta della chiesa (Rilievo L. Frazzoni-M. Germani). Campo della Villa a S. Colombano del 1030 (IN- CITTI 2009, p. 60) e la redazione del privilegio di Leone IX del 1053. Si tratta di una chiesa ad au- la unica, con abside, realizzata in blocchi squadra- ti di tufo nella zona dell’abside e da muri costrui- ti in modo irregolare con ciottoli e pietra lavica del Lamone per la parte della navata. La struttura misura m 10x5,70, con un rapporto tra lati lunghi e quelli corti in questo caso di 1:2. circa. All’in- terno presenta una divisione degli spazi: la navata è separata dal presbiterio da una balaustra costi- tuita da una doppia fila di blocchi di tufo disposti di taglio con un riempimento di scaglie e da alcu- Fig. 46. Casali di San Pantaleo (n. 129). Chiesa (Foto L. Frazzoni). ni gradini; un muro in blocchi di tufo, del quale si

110 conserva soltanto la parte sul lato E, separa anche effusiva del vulcano di Latera, che in superficie si il presbiterio dall’abside. Il piano pavimentale, frammentano in massi e pietre di varie dimensio- posto su tre livelli differenti è costituito da grosse ni, spesso riuniti in caratteristiche formazioni rile- scaglie irregolari di arenaria per la navata, e da vate, dette localmente ÇmurceÈ. Il sito viene inda- blocchi squadrati di tufo disposti in modo irrego- gato con regolari campagne di scavo, iniziate nel lare per il presbiterio, mentre l’abside era forse 19969. pavimentato con lastre irregolari di travertino L’abitato, esteso circa 1,5 ettari, sfrutta la partico- (FRAZZONI 2009, p. 48). Oltre alla chiesa, si trova- lare situazione ambientale per realizzare la cinta no i resti di un villaggio e di un castello, che do- muraria, mentre all’interno le rimanenti costruzio- vevano costituire un unico complesso rurale forti- ni trovano posto prevalentemente su di un dosso ficato. dalla sommità pianeggiante parallelo alla vallata, 130. Struttura muraria opportunamente terrazzato. L’approvvigionamen- Tra Roccoia e Rofalco, è presente un muraglione, to idrico doveva essere garantito prevalentemente largo circa un metro e mezzo forse interpretabile da cisterne e dal vicino corso d’acqua. come opera difensiva avanzata dell’insediamento Il sito è circondato da una poderosa cinta muraria etrusco di Rofalco, distante circa cento metri in direzione E. L’opera, di cui è evidente, nonostan- te sia in rovina, la struttura geometrica, è stata rea- lizzata in un punto accessibile di una murcia natu- rale, rimaneggiata, per renderne verticale la pare- te esterna, tramite spostamento di massi. Da alcu- ne ricognizioni effettuate nell’area intorno al sito etrusco di Rofalco, sono stati individuati vari in- terventi di regolarizzazione dei cumuli di lave, in funzione difensiva, oltre alla realizzazione di ram- pe di accesso. 131. Abitato fortificato di Rofalco Per le frequentazioni del sito in epoca protostori- ca si veda Capitolo VI.1.C. Fig. 49. Rofalco (n. 131). Pianta dello scavo (da CERASUOLO ÐPULCI- Il piccolo insediamento fortificato di Rofalco sor- NELLI 2010). ge sul margine meridionale dell’altopiano - ad arco di cerchio lunga circa 330 m. che lo isola nico del Lamone, affacciato sul ripido costone su tre lati dal retrostante pianoro (Fig. 49). Non è della valle del Fosso Olpeta (Fig. 48). La geo- chiaro se vi fosse una fortificazione continua an- morfologia del luogo è fortemente caratterizzata che sul lato che guarda la vallata, interessato da dall’affioramento di banchi di durissime lave oli- diversi crolli che ne hanno alterato l’aspetto origi- vin-latitiche originate nel Pleistocene dall’attività nario, anche se dei tratti di muro integravano cer- tamente le difese almeno nei punti meno ripidi, svolgendo anche la funzione di terrazzamenti. Le mura, che raggiungono in alcuni punti lo spessore di circa 6 m, sono realizzate in una massiccia struttura di blocchi di pietra lavica locale disposti a secco, che in facciata assume l’aspetto di una rozza opera poligonale10. L’altezza originaria, così come il cammino di ronda e il coronamento, non è conservata in alcun punto, anche se doveva cer- tamente superare i 5 m. L’accesso al cammina- mento superiore era assicurato da almeno tre ram- pe addossate al lato interno delle mura, delle qua- li rimangono visibili i basamenti. Fig. 48. Rofalco (n. 131). Foto aerea (IGM 13.09.1954). Sul lato esterno la cinta è protetta da tre torri qua-

111 gante opera quadrata di grossi blocchi di tufo, do- veva essere del tipo a tenaglia con antiporta o for- se del tipo a corte interna12. Il passaggio si presen- ta eccezionalmente lastricato con grandi poligoni di pietra lavica, mentre sui lati la struttura delle mura di cinta, realizzata nella più rozza pietra lo- cale, venne ricoperta e resa uniforme con una fo- dera di blocchi di tufo. All’interno della struttura di accesso dovevano esservi anche alcune zone coperte da tetti o tettoie, di cui sono stati scavati gli strati di crollo, nonché una sorta di bancone

Fig. 50. Rofalco (n. 131). Area centrale dell’abitato, scavi 1997 (Fo- addossato ai piedi della parete nord del passaggio. to Archivio G.A.R.). Gli scavi all’interno dell’abitato hanno portato al-

Fig. 51. Rofalco (n. 131). Sezione della torre occidentale (da CERASUOLO ÐPULCINELLI-RUBAT BOREL 2010). drangolari sporgenti, di circa 6 m di lato, disposte ad intervalli irregolari (Fig. 51). Come le mura, la luce resti di edifici e strutture murarie organiz- anche le torri presentano una struttura piena e un zate secondo un impianto grossomodo regolare in profilo rastremato, per garantirne la solidità11. Al- tre nuclei distinti e adattati all’andamento del ri- l’estremità orientale della fortificazione, a difesa lievo, serviti da una strada principale larga circa 5 dell’unica porta identificata con certezza del sito, m e pavimentata in pietrame minuto locale. Subi- sono stati identificati i resti di una struttura più to a ridosso delle mura, una larga fascia sembra complessa, un robusto bastione triangolare spor- gente sormontato da una sorta di piccola torre d’avvistamento. Il baluardo è articolato su due li- velli che dovevano comunicare per mezzo di ram- pe e sfrutta mediante terrazzamenti un rilievo na- turale, che costituisce anche il punto più elevato di tutto l’insediamento (CERASUOLO-PULCINELLI-RU- BAT BOREL 2008, p. 537). L’accesso, stretto tra il bastione a N e la ripida scarpata della valle a S, presenta la caratteristica disposizione ÇsceaÈ, con la porta in posizione arretrata protetta sul lato de- stro dal profondo saliente delle mura (Fig. 52). La Fig. 52. Rofalco (n. 131). Porta d’accesso (da CERASUOLOÐPULCI- struttura, realizzata con notevole cura in una ele- NELLI 2010).

112 essere del tutto priva di costruzioni. un probabile ambiente di servizio dotato di cister- Nell’area centrale dell’abitato (Fig. 50) è stato na circolare e da un cortile o recinto scoperto. Un scavato un edificio composto di cinque ampi vani terzo edificio simile ai precedenti, formato da al- rettangolari affiancati, interpretati come magazzi- meno due ambienti, occupa infine la sommità del ni per la cospicua presenza di doli e altri vasi per pendio, in direzione dei magazzini. la conservazione di derrate. Il più occidentale de- Nelle strutture si trovano impiegate tre differenti gli ambienti è caratterizzato da una pavimentazio- tecniche costruttive: muri in opera Ça scacchieraÈ ne in grandi lastre di tufo, che ne rende più incer- con blocchi di tufo alternati a riempimenti di ta l’interpretazione13. A N di questo isolato sono scheggioni di pietra lavica, muri realizzati con stati individuati i resti di un altro grande comples- massi di pietra locale regolarizzati da zeppe più so con lo stesso orientamento, indagato ancora so- piccole e infine muri costruiti interamente con lo in minima parte, provvisto molto probabilmen- piccole pietre accuratamente incastrate e legate te di un portico sulla facciata meridionale e com- con terra e argilla. Gli alzati, come consueto, do- prendente al suo interno una grande cisterna cir- vevano essere realizzati in argilla e materiali de- colare. Un secondo edificio, di dimensioni più peribili, mentre sono attestate tracce di un rozzo modeste, è stato individuato infine su un ripiano intonaco sia all’interno di alcuni ambienti che sui adiacente ai magazzini, nell’area compresa tra muri delle cisterne. questi e la porta orientale del sito. I primi studi effettuati su materiali provenienti da L’altro «quartiere» riportato alla luce è costituito contesti di scavo hanno permesso di restringere i da una serie di almeno tre edifici disposti a terraz- limiti cronologici dell’insediamento tra la seconda ze su un pendio prossimo al costone, nella parte metà del IV e i primi decenni del III secolo a.C. occidentale dell’insediamento. Il nucleo principale Anteriormente a questa fase, il sito ebbe un’occu- è un vasto edificio a pianta quadrangolare formato pazione solamente durante l’età del Bronzo, come da ambienti e spazi scoperti comunicanti, di varie testimoniato dal numero non trascurabile di fram- dimensioni e in alcuni casi ulteriormente articolati menti ceramici recuperati, sempre però da conte- al loro interno con ripiani e banconi in pietra14. sti secondari sconvolti dalle strutture di epoca sto- La varietà dei materiali rinvenuti nel corso degli rica15. La presenza di strati di distruzione e incen- scavi, che comprende ceramiche fini, da cucina e dio che sigillano i livelli di vita di numerosi am- da conservazione, metalli e instrumentum dome- bienti, associati in più punti con la presenza di sticum, suggerisce per questi ambienti una funzio- proiettili da fionda fittili, sembra invece indicare ne prevalentemente abitativa (Fig. 53). Un secon- che l’insediamento venne abbandonato in seguito do edificio di modeste dimensioni, separato dall’i- ad un’azione violenta, probabilmente legata ad solato principale da una stretta strada pavimenta- eventi bellici, e successivamente non più rioccu- ta, occupa un ripiano più basso ed è costituito da pato. L’analisi delle ceramiche associate ai livelli

Fig. 53. Rofalco (n. 131). Materiali ceramici dall’Area 1000 (da CERASUOLOÐPULCINELLI-RUBAT BOREL 2010).

113 d’incendio permette di collocare con buona ap- ad una formazione di lave naturale (CASI 1991a; prossimazione tale evento traumatico nei decen- si veda inoltre, Capitolo VI.1.C). Dalle ricogni- ni iniziali del III secolo a.C. (INCITTI 1999, pp. zioni sono emersi inoltre: un frammento di sigil- 17-20; CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 409, n. lata italica, un frammento di ceramica a vernice 42; CERASUOLO 2009; CERASUOLO-PULCINELLI nera, un frammento di testo e ceramica d’impasto 2010). e da fuoco di epoca non determinabile. 132. Abitato fortificato-area di frammenti fittili 134. Insediamento A poche centinaia di metri ad E da Rofalco, Presso Calanchillaquila si segnalano tracce di sempre al margine S del pianoro della Selva del un insediamento del Bronzo Finale (si veda ca- Lamone, su di un dirupo scosceso che si innal- pitolo VI.1.C). za di una novantina di metri sul fondo della for- 135. Area di frammenti fittili ra dell’Olpeta, che si allarga tra la Vallempio e In un campo sul pendio ai piedi del costone me- la Vallarco e domina il moderno ponte, si trova ridionale del Lamone, circa 700 m a monte del un sito fortificato, databile per la presenza di moderno ponte sull’Olpeta, nella zona contrad- frammenti fittili ad epoca tardo etrusca e roma- distinta localmente dal toponimo Le Castellare, na. Si individuano ancora due muri artificiali, a valle verso Calanchillaquila, in seguito a scavi regolari e paralleli, larghi poco più di un metro, clandestini sono emersi frammenti di laterizi, distanti tra loro una quarantina di metri e dispo- ceramica comune da mensa e un frammento di sti in direzione NS. Questi muri si innestano a olla di ceramica da fuoco, di epoca romana non N in una murcia naturale, che è stata regolariz- determinabile. E’ stata anche rinvenuta una con- zata per renderne verticali le pareti, e sulla som- centrazione di tegole e frammenti ceramici, tra mità della quale, come a Murcia del Prigionie- cui vernice nera, ceramiche comuni e d’impasto ro, è stato realizzato, per asportazione di mas- e grossi doli, da interpretare come presenza abi- si, una sorta di camminamento difeso sui due tativa di tipo agricolo di epoca tardo-etrusca, lati da muri irregolari di blocchi lavici. A S non successivamente riutilizzata tra il II e il I secolo è riconoscibile alcun muro difensivo forse per a.C. Segnalata anche la presenza di ceramica crolli, o per la naturale verticalità del dirupo medievale. Non lontano dal sito, verso il costo- (CASI 1991a). ne, erano visibili anche alcune grotte o tombe A valle, circa a mezza costa è stata individuata ipogee riutilizzate come stalle. Poco più a S, in un’area di frammenti fittili, indizio della presen- un campo presso la riva dell’Olpeta, sono stati za di un abitato dell’ Età del Bronzo (si veda ca- raccolti altri frammenti di vernice nera e cera- pitolo VI.1.C). mica comune, nonché frammenti di ceramica 133. Abitato fortificato-area di frammenti fittili d’impasto non tornita, tra cui una parete con de- Presso Murcia del Prigioniero si sono rinvenuti corazione a pettine (segnalato in RENDELI 1993, frammenti di ceramica d’impasto non tornita ed p. 405; CERASUOLO-PULCINELLI 2009, pp. 409- etrusca. Anche in questo caso, come per i Crini, 410, n. 43; Archivio G. A. R. Schede B5/206 e da cui dista circa cinquecento metri, si tratta di 213, agosto 1982). un abitato fortificato, che domina l’ingresso ad 136. Abitato fortificato E della forra dell’Olpeta, nota come Vallempio. In località i Castellari (o, localmente, Le Castel- Le fortificazioni sono state realizzate regolariz- lare) è presente un abitato fortificato con cinta zando una murcia naturale disposta ad arco tra il muraria a secco; sul versante dell'Olpeta, imme- margine della forra e l’interno del bosco e rac- diatamente sotto la fortificazione, sono stati rin- chiudente un’area pianeggiante di circa mezzo venuti alcuni frammenti ceramici di cui uno con ettaro. decorazione a sintassi orizzontale con solcature Si riconosce inoltra la presenza di spessi mura- a pettine sormontate da una fila di impressioni glioni artificiali, in pietra a secco. Ai bordi del di- a grani di riso attribuibile al Protovillanoviano; rupo si ergono i resti di un torrione, lungo una da segnalare che la strada che porta all'Olpeta, ventina di metri e largo sette, che si innalza sul in alcuni punti, e' tagliata nel bancone tufaceo piano di campagna di circa sette metri. Esso è sta- affiorante, con una tecnica che suggerisce una to costruito con pietre laviche addossate, a secco, attribuzione al periodo etrusco. Si ha notizia,

114 inoltre, di scavi clandestini effettuati nel corso zione di tegole e frammenti ceramici, tra cui degli anni Sessanta del secolo scorso, che hanno vernice nera, ceramiche comuni e d’impasto e interessato una necropoli all’imbocco della via grossi doli, da interpretare come presenza abita- cava (si veda capitolo VI.1.C). tiva di tipo agricolo di epoca tardo-etrusca, suc- 137. Necropoli cessivamente riutilizzata tra il II e il I secolo Presso Le Castellare è segnalata una necropoli a.C. Segnalata anche la presenza di ceramica etrusca. medievale. Non lontano dal sito, verso il costo- Non lontano dal sito n. 135, verso il costone, ne, erano visibili anche alcune grotte o tombe erano visibili anche alcune grotte o tombe ipo- ipogee riutilizzate come stalle. Poco più a S, in gee riutilizzate come stalle (CASI 1991a). un campo presso la riva dell’Olpeta, sono stati 138. Area di frammenti fittili raccolti altri frammenti di vernice nera e cera- Circa 300 m ad E del sito precedente, in un cam- mica comune, nonché frammenti di ceramica po tra il costone e l’Olpeta, nella zona contrad- d’impasto non tornita, tra cui una parete con de- distinta localmente dal toponimo Val Giovana, è corazione a pettine (RENDELI 1993, p. 405). Non stata individuata una ricca concentrazione di te- lontano, sul costone, è anche nota la presenza di gole e frammenti ceramici ( grigio, in- una tagliata viaria (Archivio G. A. R. Schede ternal slip ware e impasto rosso-bruno, tra cui B5/206 e 213, agosto 1982). olle decorate a cordone) databili al IV-III secolo 141. Area di frammenti fittili a.C. La presenza di alcuni frammenti di sigillata In località Caposana, presso la sorgente, in un italica e ceramica comune romana indica una campo a S del ponte della Val Giovana, è stata successiva frequentazione da collocare nella pri- rinvenuta ceramica d’impasto riferibile all’Età ma età imperiale (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, del Bronzo (si veda Capitolo VI.1.C). p. 410, n. 44; Archivio G. A. R. Schede B5/211 142. Area di frammenti fittili Ð grotta e 214, agosto 1982). In un campo nel fondovalle dell’Olpeta sono 139. Area di frammenti fittili Ð necropoli - ta- stati rinvenuti diversi frammenti di tegole e ce- gliata viaria ramica (pareti sottili, ceramica comune) databi- A breve distanza dal sito n. 138, è segnalata una le genericamente tra il II e il I secolo a.C. Nel seconda concentrazione simile alla precedente, pendio sotto al costone del Lamone sono stati con olle in ceramica da fuoco, ceramica depura- osservati frammenti di ceramica da fuoco e ver- ta e vernice nera (olletta kantharoide tipo Morel nice nera, nei pressi di uno scavo clandestino. 3431, frammenti di coppe), databile anch’essa Verso il costone era anche visibile una sorta di tra la fine del IV e i primi decenni del III secolo riparo naturale sotto la roccia, con tracce di fre- a.C. La presenza di frammenti di ceramica a pa- quentazione moderna. In entrambi i nuclei erano reti sottili indica una frequentazione anche nel presenti anche frammenti di ceramica d’impasto corso del II secolo a.C. (segnalato in RENDELI non tornita (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 1993, pp. 214, nota 149, e 405; CERASUOLO- 410, n. 45; Archivio G. A. R. Schede B5/317 e PULCINELLI 2009, p. 410, n. 44). Sul costone, so- 319-320, agosto 1983). no presenti alcuni ambienti ipogei. E’ inoltre da 143. Area di frammenti fittili segnalare una via cava che sale alle Castellare Sul promontorio presso il Verghene si sono rin- (si veda n. 140). venuti frammenti ceramici forse riferibili ad un 140. Area di frammenti fittili Ð ambienti ipo- abitato etrusco. gei Ð via cava 144. Area di frammenti fittili Ð tunnel In località Piane Strette è stata rinvenuta cera- Presso il Verghene si sono rinvenuti frammenti ce- mica d’impasto, tra cui un frammento con deco- ramici e laterizi riferibili forse ad ambito romano; razione a pettine, genericamente riferibile al- è inoltre segnalata la presenza di un tunnel. l’Età del Bronzo. In un campo sul pendio ai pie- 145. Area di frammenti fittili Ð grotta di del costone meridionale del Lamone, circa In località Santa Maria di Sala, presso il Fosso 700 m a monte del moderno ponte sull’Olpeta del Verghene, si sono rinvenuti frammenti cera- (zona contraddistinta localmente dal toponimo mici forse di epoca romana; è presente, inoltre, Le Castellare), è stata rinvenuta una concentra- una grotta, forse utilizzata come abitazione in

115 epoca medievale. tilizzate in epoca medievale e probabilmente an- 146. Complesso di S. Maria di Sala che successivamente come stalle, forse in funzio- Il sito di Sala, localizzato in prossimità del fiu- ne dell’insediamento cistercense della chiesa di S. me Olpeta al margine della Selva del Lamone, Maria di Sala. presenta un complesso di evidenze archeologi- Tra le tombe riferibili all’epoca etrusca, è da se- che comprendenti una necropoli etrusca, una gnalare quella posta sulla parte nord-occidentale villa rustica di epoca romana, e un abitato me- della rupe tufacea, delimitata dall’Olpeta a S e dal dievale con un castello, un ponte e la chiesa di Verghene a O, dove è forse da collocare l’acropo- li di un insediamento etrusco (LUCARELLI 1990). Si tratta di una tomba a due camere scavate nel tufo, precedute da un dromos largo circa m. 1,50 e lungo m. 2,5, già oggetto di scavo da parte di clan- destini; la prima camera, alla quale si accede at- traverso un ingresso largo m. 0,70, ha una pian- ta rettangolare di m. 2,90 di larghezza e m. 2,40 di lunghezza; presenta un soffitto leggermente voltato (altezza m. 1,20 dal piano di calpestio) con resti del columen. Lungo le pareti laterali e quelle interne a destra e a sinistra dell’ingresso si trova- no banchi di tufo, larghi m. 0,50, affioranti dal Fig. 54a. S. Maria di Sala (n. 146). Complesso archeologico. (Foto piano di calpestio per un’altezza di m. 0,30. Da aerea IGM 13.09.1954). questa prima camera si accede, attraverso un in- Santa Maria (Fig. 54a). Intorno alla chiesa di S. Maria di Sala e nel cam- po posto a S di essa sono stati raccolti, insieme a molto materiale medievale e rinascimentale, ab- bondanti frammenti di ceramica romana, tra cui sigillata africana di produzione A (forme Hayes 3, Lamboglia 9a2, Hayes 31), ceramica africana da cucina (casseruola Ostia III fig. 267), ceramica comune, che testimoniano una presenza di età im- periale, databile tra il II e il III secolo d.C. Dalla zona provengono anche alcuni frammenti di ver- nice nera, purtroppo di incerta datazione, nonché ceramica d’impasto non tornita (tra cui un fram- mento di parete con cordone plastico applicato e un frammento di parete decorata a meandro cam- pito con punteggiatura fitta) ed alcune schegge di lame in selce (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 410, n. 46.; Archivio G. A. R. Schede B5/160, agosto 1981; B5/307, agosto 1983). Il materiale osservato durante le ricognizioni ef- fettuate sul sito dal Gruppo Archeologico Roma- no e nel 2010 dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” di Farnese, ha permesso di stabilire una continuità di vita per quanto riguarda l’inse- diamento di età romana dal periodo tardo-repub- blicano al II-III secolo d.C.

Si veda, inoltre, Capitolo VI.1.C. Fig. 54b. S. Maria di Sala (n. 146). Tomba a camera. Pianta (Rilievo Le tombe rupestri di epoca etrusca sono state riu- R. Lucarelli).

116 ve vengono specificati i beni e i confini della dio- cesi di Tuscania. Le caratteristiche architettoniche dell’edificio, tra cui in particolare la finestra a doppia cornice con ghiera a sezione circolare e con colonnine sormontate da capitelli presente nella facciata, fanno pensare all’opera di mae- stranze romaniche senesi, con influenze lombar- de, attive nella metà del XII secolo, piuttosto che all’architettura cistercense; il motivo della ghiera circolare, presente a S. Maria di Sala, trova infat- ti riscontro nelle pievi di Rapolano e Sarteano e soprattutto nel duomo di Sovana, quest’ultimo da- tabile alla metà del XII secolo. E’ probabile che a Sala esistesse già una chiesa prima dell’arrivo dei Cistercensi, e che questi ultimi non ne abbiano co- struita una nuova dopo il 1189. Nel 1257 la chiesa di Sala, insieme ad altri terri- tori, passò dai Cistercensi di Staffarda a quelli di S. Martino al Cimino. Sala compare in documen- ti del 1416 e 1450 come proprietà dei Farnese. Non sappiamo quando i cistercensi lasciarono la chiesa di S. Maria, ma dalla visita pastorale del vescovo di Castro del 1478 si ricava che vi vive- va un eremita Tommaso, dell’ordine degli Agosti- niani. Nel documento si afferma che la chiesa era stata data in commenda all’eremita da Battistina Fig. 54c. S. Maria di Sala (n. 146). Tomba a camera. Interno (Foto R. Anguillara, moglie di Pier Bertoldo Farnese, dun- Lucarelli). que in quel periodo era ancora proprietà della fa- gresso largo m. 1,15, ad una seconda stanza lunga miglia Farnese. La presenza di eremiti induce a m. 1,55, priva di banconi sulle pareti e con soffit- pensare che non vi fosse più un centro abitato nel- to voltato (Figg. 54b-c; LUCARELLI 1990). la zona (NARCISI 1994, pp. 66-67). Il toponimo denuncia l’origine longobarda del sito, Dalla visita pastorale del 1596, oltre alla notizia il termine “Sala” indica infatti la struttura politico- che l’affresco dell’Annunciazione era posto nella amministrativa longobarda della piccola proprietà tribuna sopra l’altare maggiore, si evince che la terriera, dove si raccoglievano i tributi (CONTI chiesa aveva preso anche il nome di S. Maria An- 1980, pp. 86-87, in particolare nota 52 per il ter- nunziata. La celebrazione della festività dell’An- mine longobardo Sala; PELLEGRINI 1990, p. 272- nunziata è ribadita anche nelle visite successive, e 273; NARCISI 1994, p. 64). Nel territorio di Farne- questa tradizione nella chiesa è rimasta almeno fi- se sono presenti diversi toponimi derivati da Sala, no alla prima metà del secolo scorso, quando si che testimoniano la presenza longobarda, come andava a pregare la Madonna a S. Maria di Sala Salabrone e Poggio Salone (si veda capitolo V). nei periodi di siccità. L’Annunciazione è infatti La prima notizia riguardante la chiesa di Santa strettamente collegata nella civiltà contadina alla Maria di Sala risale al 1189, quando i monaci Ci- festa della fecondità e alla simbologia legata alla stercensi dell’abbazia di Staffarda in Piemonte terra, che, ricevute le sementi e fecondata dall’ac- vengono chiamati a Sala dal vescovo di Castro per qua, darà i suoi frutti. Questo spiega il perché la far prendere sviluppo alla piccola comunità mo- chiesa venne costruita proprio vicino ad una sor- nastica già insediata nella chiesa. Benché manchi- gente d’acqua. Dalla stessa visita del 1596 si ha no notizie prima di questa data, la chiesa è stata in inoltre la notizia che la chiesa aveva due altari; il via ipotetica identificata con la Sala citata nel Pri- primo con l’Annunciazione, il secondo era ornato vilegio di Leone IV della metà del IX secolo, do- da un dipinto su tela rappresentante sempre la Ma-

117 Fig. 55. S. Maria di Sala (n. 146). Pianta della chiesa (Rielaborazione di L. Frazzoni, da NARCISI 1994). donna. Dopo un periodo in cui le strutture dove- vano essere alquanto fatiscenti, la chiesa venne re- staurata tra il 1603 e il 1659. In questa occasione le pitture vennero inglobate in un unico ciclo de- corativo, composto da un’Annunciazione, una Natività e una Maestà, che sostituì probabilmente il dipinto su tela evidentemente perduto. La chiesa è a pianta rettangolare (Fig. 55) con una sola navata e un’abside semicircolare; tre finestre a fessura con doppia cornice sono sui lati lunghi e due ai lati dell’abside (Fig. 56). Un’altra finestra con cornice e capitelli si trova sopra il portale d’ingresso. L’edificio sorge, come si è detto, nei pressi di una sorgente che sgorga dalla roccia, al- la quale si accede da una piccola porta posta sul lato destro, con evidente funzione rituale. E’ pro- babile che prima della costruzione della chiesa, in questo luogo si svolgessero particolari funzioni religiose legate al culto delle acque, poi riprese in epoca medievale e rinascimentale, associandole al culto della Madonna. Il tetto, ora crollato, era a doppio spiovente sorret- to da capriate con campanile a vela. Alla chiesa Fig. 56. S. Maria di Sala (n. 146). Particolare di una delle finestre erano annessi altri ambienti, ai quali si poteva ac- della chiesa (Foto G.A. Baragliu).

118 cedere attraverso due porte sul lato sinistro della brandino Aldobrandeschi, come risulta nel diplo- navata, adibiti a sacrestia e abitazione dei monaci. ma di Ottone IV del 1210 (BIONDI 1984); risulta Davanti al portale d’ingresso era un nartece, di ancora nel 1216 e nel 1281 nella divisione della minore altezza rispetto alla chiesa, con apertura ad Contea Aldobrandesca (FUMI 1884, p. 75). Nel arco a tutto sesto e copertura a doppio spiovente. 1222 il gastaldo di Sala, Giovanni, insieme a quel- Questi ambienti, dei quali rimangono poche trac- li di Farnese e Castiglione, conferma la sottomis- ce, furono probabilmente costruiti in un momento sione al Comune di Orvieto, mentre nell’anno successivo all’edificazione della chiesa, come si successivo gli orvietani occupano Sala, Ischia, può dedurre dal diverso uso del materiale. L’inte- Farnese e Mezzano, secondo quanto riportato dal ro edificio chiesastico è infatti realizzato in bloc- Silvestrelli (SILVESTRELLI 1970, p. 808; PARENTI chetti squadrati di tufo disposti su file regolari. 1980, pp. 20-21). Sala compare anche tra i castel- L’interno della chiesa, ora completamente invaso li che firmano la tregua tra Muffati e Melcorini del dalla vegetazione, presenta il presbiterio su un 13 giugno 1385 (cfr. n. 2; FUMI 1884, pp. 384- piano rialzato diviso dalla navata mediante una 385). Nel testamento di Ranuccio Farnese del balaustra. Sopra l’altare erano tre affreschi incor- 1410 egli lascia al fratello Meo le ragioni su Sala. niciati da una decorazione a stucco, mentre nel ca- 148. Frequentazione non determinabile - area tino absidale era dipinto un cielo stellato. Di tali di frammenti fittili affreschi, uno rappresenta l’Annunciazione ed è In località Campo della Villa, ricerche condotte databile alla prima metà del XV secolo, ed era col- dal Museo Civico “F. Rittatore Vonwiller” di Far- locato nella tribuna al di sopra dell'altare maggio- nese hanno consentito di rilevare nella zona la re; l’altro rappresenta la Madonna con il Bambino presenza di materiali litici riferibili al Neolitico (si (Maestà), ed è databile alla prima metà del XVII veda Capitolo VI.1.C). secolo, realizzato probabilmente in seguito a in- Nei pressi del capannone di proprietà del Sig. terventi di restauro della chiesa. E’ noto, infatti, Martinelli è presente una cisterna con quattro tun- che durante la visita pastorale del vescovo di Ca- nel radiali, e una concentrazione di laterizi perti- stro effettuata nel 1603, l'interno della chiesa ap- nente probabilmente ad una villa rustica di epoca pariva distrutto, mentre nel 1659, in occasione di romana, una volta nota come Castello di Campo un'altra visita, la chiesa risulta restaurata e, per la della Villa. I resti dell’insediamento risultano di- prima volta, viene fatta esplicita menzione della strutti negli anni Sessanta del secolo scorso. Sem- Maestà. Il terzo affresco presente nell’abside, la- pre nei pressi del Casale Martinelli si è rinvenuta sciato in situ, è attualmente illeggibile a causa del grave stato di degrado dell’intero complesso. Un quarto affresco, databile nell’ambito del XV seco- lo e in origine collocato sulla parete destra della navata, raffigura San Sebastiano e la Madonna col Bambino. Queste pitture, staccate e restaurate nel 1979, sono ora conservate nel palazzo comu- nale di Farnese (NARCISI 1994). 147. Castello di Sala Già il Silvestrelli identifica correttamente il ca- stello di Sala, citato nel Codice Diplomatico Or- vietano, con i ruderi presenti tra Farnese e il Vol- tone, invece di un altro castello situato vicino Fi- Fig. 57. Campo della Villa (n. 148). Stele funeraria (Foto L. Frazzoni). culle presso Orvieto (SILVESTRELLI 1970, p. 820). Il castello faceva parte dei territori, posseduti ori- una stele funeraria mutila (Fig. 57), in pietra cal- ginariamente dal conte Ranieri di Bartolomeo e carea, riutilizzata come soglia16. La stele di forma divenuti, prima del 1203, proprietà dei conti Al- parallelepipeda, doveva forse essere sormontata dobrandeschi (BIONDI 1984, p. 8). Il castello di da un fastigio con pseudo acroteri. Nel campo Sala e le sue pertinenze, come quello di Castiglio- frontonale, delimitato in alto da un listello, è scol- ne, passò dal conte Ranieri di Bartolomeo ad Ilde- pita un’ascia. Sotto di essa è inciso quel che resta

119 della formula funeraria Dis Manibus. consunto, della serie della prora: D/ testa di Giano bi- Del testo si conservano soltanto tre righe: fronte laureato; R/ prora a destra, sulla quale è Ulisse [D(is)] M(anibus) / - - -?]noreti[- - -? /- - -]a[- -] volto verso destra con il timone tra le mani; in esergo optim[- - -? /- - -?] [R]OM[A]; Peso: g. 32; diam.: mm. 34. Si tratta di un Il cattivo stato di conservazione rende difficile la asse emesso da L. Mamilius, in cui non è indicato il lettura dell’iscrizione, caratterizzata, inoltre, da nome del monetiere, coniato tra il 189 e il 180 a.C. un’impaginazione poco accurata; il ductus è irrego- nella zecca di Roma (RRC 149/1b; BMCRR Roma lare e la distribuzione delle lettere nel campo epi- 726; 172-151 a.C.). La moneta è documentata anche grafico non sembra essere particolarmente riuscita. a Talamone (DE BENETTI 2010, pp. 12-13, tav. 1). Le lettere sono apicate; la A presenta il tratto me- 150. Abitato e necropoli diano spezzato. La raffigurazione dell’ascia equi- Ricerche condotte dal Museo Civico “F. Rittatore vale alla formula sub ascia, sub ascia dedicavit, Vonwiller” di Farnese negli anni 1990-94 hanno presente in particolar modo in iscrizioni delle Gal- consentito di rilevare la presenza di alcuni fram- lie e anche della Cisalpina, dove talora l’immagine menti ceramici d’impasto e litici. Uno di questi simbolica dello strumento si sostituisce alla formu- frammenti presenta una decorazione di tipologia la scritta. E’ documentata sia su tombe pagane che appenninica. Successive ricerche condotte dall’U- cristiane. Diverse sono le interpretazioni proposte niversità di Milano hanno invece consentito, nel dagli studiosi: strumento del marmoraro o del mu- declivio sottostante, la scoperta di una necropoli, ratore, simbolo del rito dell’inumazione, segno di purtroppo sconvolta dai clandestini, attribuita cro- inviolabilità della tomba, indizio della sua destina- nologicamente al Bronzo Antico finale/inizi del zione esclusiva a un individuo o a una famiglia17. Bronzo Medio (Catalogo Manciano 1988; CASI- Stele in calcare o travertino con pseudo acroteri, STOPPIELLO 1993; NEGRONI et al. c.s.; si veda Ca- datate tra il II e il III secolo d.C., sono state rinve- pitolo VI.1.C). Sono state finora messe in luce nute anche nel territorio di Vulci e di Ischia di Ca- quattro tombe affiancate l’una all’altra, con corri- stro (MOSCETTI 1975, pp. 169-170, n. 11, fig. 11; doio d’accesso, ingresso quadrangolare con gradi- 174-175, n. 17, fig. 17; GAZZETTI et al 2002, p. 350; no e porta in tufo e camera quadrangolare, orien- TOIATI-GAZZETTI 2011, p. 96, n. 195, 98 fig. 44). tate in senso NE-SO; probabilmente le tombe era- Un’analoga cronologia può forse essere ipotizzata no disposte ai lati di una via sepolcrale (per con- anche per la stele in esame; datazione confortata fronti si veda la tomba di Prato Frabulino, n. 179). anche dalla resa formale poco accurata dell’iscri- 151. Area di frammenti di laterizi zione (caratteri paleografici), elemento che rispec- Nella Valle del fiume Olpeta, sotto Roccoia, si chia l’involuzione delle maestranze artigianali che evidenzia un notevole affioramento di mattoni ti- realizzavano tali manufatti in questo periodo18. po pianelle; si può ipotizzare la presenza di una Nelle vicinanze delle strutture di cui sopra, si os- “mattonara” per la fabbricazione di mattoni e pia- servano sporadici frammenti di ceramica; in parti- nelle per pavimenti di epoca rinascimentale. colare, per la ceramica da fuoco è presente una 152. Area di frammenti fittili presa di coperchio, di forma troncoconica, mentre In località Mandria Buona si sono rinvenuti fram- per la ceramica comune acroma, si segnalano due menti di laterizi e tegole, probabile indizio della frammenti di anse di anforotti e un frammento di presenza di un insediamento rustico di epoca ro- fondo di coppetta con piede ad anello, riferibile mana (si veda, inoltre, Capitolo VI.1.C). probabilmente alla produzione a pareti sottili. 153. Tombe 149. Frequentazione non determinabile Ð moneta In località Vall’Empio alcune centinaia di metri In località Cavicchione ricerche condotte dal Mu- sotto Rofalco, a valle del ponte, si segnala la pre- seo Civico “F. Rittatore Vonwiller” negli anni senza di due tombe a camera, scavate da clande- 1990-94 hanno consentito di rilevare la presenza stini, forse attribuibili ad epoca etrusca. di alcuni materiali litici tra i quali un raschiatoio 154. Necropoli laterale destro, riferibile al Paleolitico Medio (CA- In località Poggio Fravolone, è segnalata una necro- SI-STOPPIELLO 1993; si veda Capitolo VI.1.C). poli etrusca. Da notizie raccolte a Farnese, scavi clan- Nel 2003, inoltre, nei pressi dell’area della fattoria ro- destini hanno portato alla luce vasi figurati attici. mana di Campo della Villa, si è rinvenuto un asse, 155. Frequentazione non determinabile - area

120 Fig. 58. Ripaccio (n. 157). Pianta e sezione dei cunicoli idraulici (Rilievo G. Cappa). di frammenti fittili In località Saltarello sono state rilevate tracce di fre- quentazione non determinabile riferibile al Paleoli- tico superiore (CASI 1991a; si veda, inoltre, Capito- lo VI.1.C). Si sono, inoltre, rinvenuti frammenti ce- ramici pertinenti a vernice nera, sigillata italica, ter- ra sigillata africana A (tipo Hayes 8B32) e D, costi- tuita quest’ultima da forme diffuse tra l’inizio del V e la metà circa del VII secolo d.C. (Hayes 61 B,30; Hayes 91A,2; Hayes 91C,21; Hayes 99 A, 7; Hayes 105,6), oltre a ceramica comune da fuoco, rappre- sentata quest’ultima per lo più da olle del tipo pre- senti a Cosa in strati di fine V-inizi VI secolo d.C. (CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, pp. 306, fig. 139, nn. 1-3), ceramica comune decorata con motivi de- corativi incisi a zig zag e linee ondulate (brocche). Si segnala, altresì, la presenza di ceramica comune ingobbiata in rosso e con colature di ingobbio ros- so, laterizi, frammenti marmorei non identificabili, materiali votivi. Secondo quanto riportato da Luca- relli, da qui provengono anche un frammento di ce- ramica figurata e un bracciale di bronzo; l’occupa- zione del sito sembra coprire un arco cronologico almeno dall’età ellenistica alla metà circa del VII se- colo d.C. (notizia in LUCARELLI 1990). Fig. 59. Ripaccio (n. 157). Cunicolo idraulico (Foto G.A. Baragliu). 156. Area di frammenti fittili

121 Fig. 60. Poggio del Corgnolo (n. 159). 1-3: ceramica da fuoco; 4: vernice nera. Scala 1:2. (Disegni L. Frazzoni).

Nella zona a valle di Ripaccio, tra il Ponte della Val (MOREL 1981, p. 200, tav. 63), databile intorno al- Giovana e lo sperone di lava dell’Olpeta, si sono la metà del II secolo a.C. (Fig. 60, 4); un fondo di rinvenuti frammenti ceramici d’impasto dell’Età vaso a listello in terra sigillata africana D, identi- del Bronzo e laterizi di epoca etrusco-romana. ficabile forse con la forma Hayes 91 A, attribuibi- 157. Cunicoli le a un arco cronologico compreso tra la metà del In località Ripaccio si segnala la presenza di al- IV secolo circa e il 500 d.C. (HAYES 1972, pp. meno sette cunicoli forse di epoca etrusca (Figg. 140-144). Per la ceramica comune acroma si an- 58-59), databili secondo Lucarelli intorno al IV novera soltanto un frammento di ansa percorsa da secolo a.C., e da interpretare come cunicoli di dre- tre scanalature. La ceramica da fuoco è documen- naggio aventi il compito di “drenare l’abitato e tata da un frammento identificabile con un fondo l’area probabilmente agricola (o necropoli) sovra- apodo striato riconducibile probabilmente a una stanti” (LUCARELLI 1990), relativa all’insediamen- casseruola, da due orli pertinenti a coperchi (Fig. to di Saltarello (si veda n. 155). L’acqua fuoriu- 60, 3), un frammento di olletta con orlo estrofles- scita si sarebbe incanalata nella forra per poi con- so, simile a esemplari romani attestati tra il 400 e fluire nel fiume Olpeta (per la descrizione di tali il 600 d.C., (cfr. SCHURING 1986, p. 158, fig. cunicoli, si rimanda, oltre a LUCARELLI 1990, alla 6.871; PACETTI 2004, pp. 450-451, tav. VIII, n. relazione dell’Ing. Giulio Cappa del 1993, conser- 56), e da due orli di casseruole/olle: il primo (Fig. vata presso il museo di Farnese; confronti per ta- 60, 2) è del tipo documentato a Monte Gelato in li cunicoli in POTTER 1985, pp. 98-101). strati di metà del VI secolo d. C. (ROBERTS 1997, 158. Area di frammenti fittili Ð necropoli p. 348, fig. 231.138), a Cosa, in contesti di fine V- In località Valle Gisvalda, tradizioni orali locali prima metà VI secolo d.C. (CERRI-FONTANA-GU- segnalano la presenza di frammenti ceramici e di SBERTI 2004, pp. 305-306, fig. 306, n. 2) e a Roma una necropoli di epoca romana. tra il VI e inizi del VII secolo d.C. (FOGAGNOLO 159. Area di frammenti fittili Ð tombe 2004, p. 592, 594, tav. IX, n.73); il secondo (Fig. In località Poggio del Corgnolo sono localizzati 60, 1) è assimilabile a tipi presenti a Ostia (Ostia frammenti di tegole e laterizi e materiale cerami- IV, p. 114, tav. XV, n.101) in livelli di fine IV-ini- co, tra cui si segnalano una parete e un orlo di cop- zi V secolo d.C., ma che continuano ad essere at- pa in ceramica a vernice nera tipo Morel 2646d testati anche nella prima metà del VI secolo a Ro-

122 mina la confluenza del Naviglione con l’Olpeta, so- no stati raccolti numerosi frammenti di tegole, ver- nice nera (coppe Morel 2775b e 2648) e ceramica comune, che evidenziano una presenza databile tra il III e il II secolo a.C. Secondo informazioni rac- colte sul posto, nel passato sarebbero state rinvenu- te nella zona delle tombe Ça cassoneÈ. Ad una quo- ta più bassa sono visibili diversi ambienti ipogei ri- cavati nel banco di tufo, forse in origine tombe a camera. Circa 300 m più a S, sul pendio della valle del Naviglione, sono stati rinvenuti alcuni fram- menti di ceramica comune di epoca etrusco-roma- na, tra cui una parete di olla con decorazione a cor- done (per i ritrovamenti di epoca protostorica si ve- da BELARDELLI-ANGLE 2007, p. 291, nn. 55 e 56; CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 409, n. 40; Archi- vio G. A. R. Schede B5/249 e 251, agosto 1982). 163 - Necropoli In località Naviglione è localizzata una necropoli eneolitica scoperta nel 1969 da Ferrante Rittatore Vonwiller (si veda Capitolo VI.1.C), costituita da almeno 16 tombe (Fig. 61). Fig. 61. Naviglione (n. 163) Tomba eneolitica (Foto C. Casi). Nell'area del sepolcreto eneolitico del Naviglione ma (PACETTI 2004, pp. 446-447, tav. V, n. 28). sono stati a più riprese recuperati resti relativi a Sono presenti inoltre alcune grotte, forse in origi- contesti funerari di epoca etrusca. Persino alcune ne tombe di epoca etrusca, a pozzo e a camera. tombe preistoriche sono state riutilizzate in epoca 160. Area di frammenti fittili etrusca, come dimostra ad esempio la tomba 7, il Ai margini settentrionali del pianoro di Naiella, in cui materiale è esposto nel Museo Civico di Far- un terreno prospiciente la valle dell’Olpeta, sono nese, purtroppo sconvolta da scavi illeciti. Del stati rinvenuti diversi frammenti di tegole, insieme corredo sono noti solo tre vasi che nel complesso ad alcuni frammenti vascolari (ceramica a pareti suggeriscono una datazione intorno alla metà del sottili, anfore da trasporto), databili genericamente VI secolo (Fig. 62): un'oinochoe in bucchero con tra l’epoca repubblicana e l’alto impero. Nella zona ansa a bastoncello (RASMUSSEN tipo 7a), un'olla in è stato rinvenuto anche un nucleo di selce lavorata. impasto e un'anfora a fondo piatto (per questo ti- é possibile che la presenza sia da mettere in rela- po di anfora da trasporto, nota anche a Poggio Bu- zione con quelle segnalate nel sito n. 162 (CERA- co, si veda GRAS 1985 e PELLEGRINI 1989, pp. 24- SUOLO-PULCINELLI 2009, p. 409, n. 41; Archivio 25). In associazione con alcune tombe sono state G.A.R. Scheda B5/250, agosto 1982). trovate pietre di forma particolare che sono state 161. Area di frammenti fittili Ð frequentazione considerate dagli scavatori probabili segnacoli fu- non determinabile nerari (si veda ad esempio la 'piramidetta' della In località Valle della Chiesa si sono rinvenuti di- tomba 6, in Fig. 62), per le quali tuttavia non si versi frammenti di olle in ceramica da fuoco, può escludere una pertinenza alla fase preistorica. anfore, una brocca in ceramica acroma depurata, Ricerche condotte dalla Soprintendenza nel 1996 pesi da telaio, frammenti di ceramica a vernice ne- hanno permesso di recuperare alcuni corredi di ra, genericamente riferibili ad un insediamento ru- tombe etrusche di un certo interesse. Nel Museo stico di epoca repubblicana (si veda, inoltre, Ca- Civico sono conservati alcuni oggetti relativi al pitolo VI.1.C). corredo della tomba K, databile intorno alla metà 162. Ambienti ipogei- tombe Ð via cava Ð area del VI secolo o poco prima. Tra gli oggetti si ri- di frammenti fittili cordano alcuni vasi di bucchero (due scodelle, un Sull’alto del pianoro di Naiella, dalla parte che do- kantharos vicino al tipo 3h, un olpe tipo 1c e

123 Fig. 62. Naviglione (n. 163). Materiali dalla tomba 7 (Disegni O. Cerasuolo).

Fig. 63. Naviglione (n. 163) Materiali dalla tomba K (Disegni O. Cerasuolo).

124 un'oinochoe tipo 7a), due olle in impasto rosso determinabile (CASI 1991a). bruno (quella più piccola con quattro bugnette al- 168. Area di frammenti fittili Ð tomba la base del collo, quella maggiore con una cuppel- In località Poggio della Campana sono presenti la irregolare sul ventre) e i resti di una lancia in una tomba isolata e frammenti ceramici, generi- ferro, la quale caratterizza il ruolo militare del de- camente riferibili ad epoca romana. funto. Una delle scodelle in bucchero presenta al- 169. Ruderi della chiesa della Madonna di l'esterno del fondo alcuni segni incisi (Fig. 63). Chiarano. Il materiale eneolitico, riferibile alla cultura di Ri- In località La Chiusetta è presente un piccolo edifi- naldone, è ora esposto presso il Museo della Prei- cio ecclesiale, probabilmente dedicato a Santa Ma- storia della Tuscia e della Rocca Farnese di Va- ria di Chiarano; questo era associato a Santa Maria lentano, mentre le ceramiche etrusche sono con- di Sala come la vicina chiesa di S. Giovanni. Nella servate nel museo civico “Ferrante Rittatore visita pastorale di mons. Celso Paci, Vescovo di Vonwiller” di Farnese. Castro, del 2 ottobre 1588, appare già rovinata. 164. Litica 170. Area di frammenti fittili Ð villa rustica In località Naviglione, in terreno di proprietà Ba- Nella località situata ad O di Poggio della Cam- ragliu, è stata rinvenuta della litica musteriana (si pana e a S della Chiusa del Belli, denominata La veda capitolo VI.1.C). Chiusetta, si osservano laterizi e tegole e fram- 165. Necropoli menti ceramici. Tra il materiale ceramico rinvenu- Presso Naviglione 2 è segnalata una necropoli del to si evidenzia in particolare: un frammento di ter- Bronzo Finale avanzato (si veda capitolo VI.1.C). ra sigillata africana D; tre frammenti di ceramica 166. Area di frammenti fittili ingobbiata in rosso (un frammento di parete perti- In località Naviglione sono presenti pareti di sigilla- nente a forma chiusa, rivestita da ingobbio evani- ta italica, frammenti di terra sigillata africana A e D do; un frammento di orlo pertinente a una coppa pertinenti a forme non identificabili, e ceramica da rivestita da vernice più consistente e con decora- fuoco; nell’ambito di questa classe si segnalano due zione a rotella, cfr. CIARROCCHI 1998, pp. 395- orli di casseruola: il primo con breve tesa convessa 397, fig. 4, n. 13: prima metà V - seconda metà VI e pendente (Fig. 44, 4), paragonabile a tipi presenti sec. d.C.; CIARROCCHI 2009, p. 12, nota 8, p. 17). a Cosa (Cosa, p. 144, fig. 57, n. LS30), databili nel- La ceramica comune acroma è rappresentata per la prima metà del IV secolo d.C.; il secondo con or- lo più da frammenti di pareti non identificabili, tra lo sporgente, arrotondato e breve collo diritto (Fig. cui si distinguono, in particolare, tre frammenti 44, 5) è simile a esemplari rinvenuti in contesti di pertinenti a forme chiuse con decorazioni a petti- II-III d.C. (PIRAINO 1999, p. 298, fig. 230, n. 194); è ne e a punti incisi, ampiamente diffuse in epoca presente, inoltre, anche una presa di coperchio. tardo antica; sono presenti inoltre anse a nastro, ri- 167. Area di frammenti fittili Ð necropoli feribili probabilmente ad anforotti. Le attestazioni In località Casaletto o Chiusa Brunelli si sono rin- della ceramica da fuoco sono costituite principal- venuti frammenti ceramici e laterizi; è inoltre se- mente da pareti e qualche sporadico fondo piano gnalata una necropoli, da riferire probabilmente con piede evidenziato, mentre tra i frammenti ad un insediamento rustico di epoca romana non identificabili si annoverano orli pertinenti per lo

Fig. 64. La Chiusetta (n. 170). 1: ceramica a pareti sottili; 2-7: ceramica da fuoco. Scala 1:2.5. (Disegni L. Frazzoni).

125 più ad olle: un orlo (Fig. 64, 6) simile a tipi pre- Notizie raccolte a Farnese, parlano del ritrova- senti alla Schola Praeconum, della prima metà del mento di tombe a cassone, forse longobarde, in lo- V secolo d.C. (Schola Praeconum I, p. 72, n 82, calità poggio della Campana, dove è anche da lo- fig. 7); un orlo (Fig. 64,4) simile ad esemplari calizzare la pieve di San Giovanni, attualmente ostiensi datati tra la fine del IV-inizio V secolo scomparsa, ma ancora esistente agli inizi del XVII d.C. (Ostia IV, p. 32. n. 102m); sono presenti, secolo nella località o nelle vicinanze di Poggio inoltre, un frammento di casseruola, (Fig. 64, 7) della Campana, toponimo indicativo anche que- simile a tipi diffusi a Roma in contesti di VI seco- sto. Nella visita pastorale di mons. Celso Paci, Ve- lo d.C. (FOGAGNOLO 2004, pp. 592-593, tav. VIII, scovo di Castro, del 2 ottobre 1588, appare in buo- n. 60), e un frammento di parete di testo. Si sono no stato, anche se aperta ed invasa all’esterno da rinvenute altresì tegole, frammenti di macine, pie- olmi e siepi. tre basaltiche. 172. Area di frammenti fittili - necropoli - cu- I reperti ceramici esaminati consentono di ipotiz- nicolo - cisterna zare che nell’area ricognita esistesse un insedia- In località Chiusa del Belli si evidenziano fram- mento rustico fiorente in epoca tardo antica, pe- menti ceramici e laterizi di epoca romana, una ci- riodo in cui si registra una maggiore concentra- sterna e un cunicolo probabilmente per l’adduzio- zione di attestazioni. ne dell’acqua. Ad una fase di frequentazione del sito più tarda, In seguito a scavi effettuati per la posa in opera di XVII secolo, e sporadica sono ascrivibili due pannelli fotovoltaici (maggioÐgiugno 2011), è sta- frammenti di ceramica invetriata a macchie, perti- to rinvenuto un sax, indice della presenza di una nenti a una forma chiusa, con ingobbio giallino e necropoli longobarda (il materiale è in corso di chiazze brune (FRAZZONI 2007, p. 105). studio da parte della Soprintendenza Archeologi- 171. Necropoli Ð pieve di San Giovanni ca per l’Etruria Meridionale; comunicazione di

Fig. 65. Chiusa del Belli (n. 173). 1-4; 7-8: ceramica da fuoco; 5: ceramica comune acroma; 6: sigillata italica. Scala 1:2.5. (Disegni L. Frazzoni).

126 Antonio Bartoloni; si veda anche il sito n. 174). ma metà del VI d.C. oltre che a Cosa (Fig. 65, 7 173. Area di frammenti fittili Ð frequentazione cfr. CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, pp. 305-306, non determinabile fig. 139, n. 2) a Roma, e a Poggio Gramignano In località Chiusa del Belli sono presenti fram- (Schola Praeconum II, fig. 7, n. 31; 520-530 d.C; menti di tegole e laterizi, caratterizzati da un im- Fig. 65, 8: Schola Praeconum I, fig. 8, n. 111; pasto rosso ricco di grossi inclusi, una parete e un 430-440 d.C; PIRAINO 1999, p. 297, fig. 228, n. fondo in ceramica depurata, pertinente a una for- 181). Un frammento d’olla con orlo poco svasato ma chiusa, con fascia dipinta in rosso in prossi- e ansa impostata subito al di sotto (Fig. 65,2) è as- mità del piede, databile in epoca tardo orientaliz- similabile a tipi presenti a Poggio Gramignano zante; ceramica a vernice nera (una parete di for- (PIRAINO 1999, p. 298, fig. 231, n. 204). ma aperta), frammenti d’anfora, tra cui si distin- Si veda, inoltre, capitolo VI.1.C. gue una parete d’anfora africana. Un frammento 174. Necropoli di coppa di sigillata tardo italica Dragendorff 29 In seguito a scavi effettuati per la posa in opera di (Fig. 65, 6), databile tra l’ultimo decennio del I e pannelli fotovoltaici in località Chiusa del Belli, è la metà del II secolo d.C. (MEDRI 1992, p. 50, tav. stata rinvenuta una necropoli con tombe a cap- 2.4, tipo 2.1.2a). puccina, probabilmente relativa all’insediamento Sono presenti, inoltre, sia la ceramica africana da rustico della scheda precedente; il materiale rin- cucina con un orlo di tegame tipo Hayes 23A venuto, in corso di studio da parte della Soprin- (HAYES 1972, p. 46, fig. 7, 23, n. 11), diffuso tra la tendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale, fine del I e la prima metà del III, ma che continua porterebbe ad un inquadramento cronologico tra ad essere presente anche in contesti di fine IV e la metà del I secolo a.C. e la metà del I secolo d.C. inizi V secolo d.C. (Atlante I, p. 217), sia la terra 175. Area di frammenti fittili sigillata africana (pareti attribuibili al tipo A e una In località Campo della Villa Ð La Callara si sono al tipo D). Si segnala, altresì, un frammento di rinvenuti frammenti di laterizi e di ceramica, rife- presa di lucerna, identificabile forse con il tipo ribili ad un insediamento rustico di epoca romana Atlante VIII CIa (Atlante I, p. 194, tav. XCVI, n. non precisabile (CASI 1991a). 8), databile tra IV-metà V secolo d.C. 176. Strada basolata La ceramica comune acroma è documentata da In località Murciarelle di Roccoia si osserva un anse a nastro, da un orlo di brocchetta (Fig. 65, 5) tratto di strada basolata proveniente da Campo del e da un orlo di mortarium simile a tipi diffusi nel Gottimo; il tracciato ha una direzione N-S nel trat- II e nei primi anni del I secolo a.C., (Posto, pp. to meridionale, mentre nella parte più settentrio- 172-173, fig. 55, n. 1). nale effettua una deviazione verso O in direzione Per quanto riguarda la ceramica da fuoco si anno- verano coperchi, tra cui un orlo di ciotola/coper- chio (Fig. 65, 1), simile a un tipo attestato alla Schola Praeconum in strati della prima metà del V secolo d. C. (Schola Praeconum I, fig. 6, n. 73); degno di nota è, inoltre, un orlo di tegame/coper- chio (Fig. 65, 3), con corpo carenato e sommità convessa, che può ricordare esemplari rinvenuti in contesti romani di VI secolo d. C. (MUNZI et al. 2004, pp. 106- 107, tav. V, n. 49; PACETTI 2004, pp. 451, tav. VIII, n. 63, 453). Sono presenti anche frammenti attribuibili a tegami e olle; in partico- Fig. 66.a. Murciarelle di Roccoia (n. 176). Strada basolata (Foto L. lare queste ultime, ad eccezione di un orlo che tro- Frazzoni). va confronti con esemplari rinvenuti in contesti medio-repubblicani nella Valle del Mignone di Campo della Villa (Tavv. II-III; Figg. 66a-b). (STANCO 2001, p. 107, fig. 5, 12FF9, 37) e a Cosa 177. Area di frammenti fittili Ð strutture mura- in strati attribuiti al 200 a.C. (Cosa, p. 43, fig. 8, rie Ð necropoli FG21), ripropongono tipi documentati tra V e pri- In località Murciarelle di Roccoia, al di là della

127 le a doppia cinta muraria, con una strada di acces- so e un piccolo borgo. Presso Oliveto dell’Orsetto si trovano inoltre alcune grotte utilizzate come stalle, e un muro con frammenti di laterizi e cera- mica genericamente attribuibile ad epoca etrusco- romana (si veda capitolo VI.1.C). 180. Insediamento Ð area di frammenti fittili In un oliveto ai margini della Selva del Lamone, circa 750 m a N del Ponte di Stenzano, sono stati raccolti diversi frammenti di tegole e ceramica, apparentemente di epoca etrusco-romana (alcuni frammenti di vernice nera, ciotole, olle e casse- Fig. 66b. Murciarelle di Roccoia (n. 176). Strada basolata (Foto L. Frazzoni).

Fig. 67. Località a Nord del Ponte di Stenzano (n. 180), Materiali ce- ramici (da CERASUOLO ÐPULCINELLI 2009).

ruole in impasto rosso-bruno (Fig. 67); presenti anche alcuni frammenti sporadici di impasto non tornito e ceramica d’impasto chiaro decorata a fa- Fig. 66c. Murciarelle di Roccoia (n. 177). Tomba a grotticella (Foto sce dipinte (RENDELI 1993, pp. 214, nota 149, e L. Frazzoni). 404). A breve distanza dal sito, in direzione NO è strada moderna, si evidenziano tracce di muri e la visibile un tratto di strada romana basolata che presenza di frammenti fittili (tegole, laterizi), per- sembra dirigersi verso la località Campo della Vil- tinenti probabilmente ad un insediamento di tipo la, dove è nota la presenza di diverse concentra- rustico di epoca romana. Sul costone di fronte, si zioni di frammenti ceramici genericamente riferi- trova una necropoli forse da porre in relazione con bili ad epoca romana (CERASUOLO-PULCINELLI tale insediamento; sono state individuate almeno 2009, p. 409, n. 39; fig. 3, 11-13; Archivio G. A. quattro tombe a grotticella scavate nel tufo (Fig. R. Scheda B5/205, agosto 1982). Si veda, inoltre, 66c), ed è stato recuperato un fondo di forma capitolo VI.1.C. chiusa in ceramica comune, genericamente attri- 181. Insediamento buibile ad epoca romana. In località Murciarelle si segnala un insediamento 178. Insediamento Ð litica dell’Età del Bronzo (si veda capitolo VI.1.C). Presso Murciarelle di Roccoia è stato rinvenuto 182. Tomba monumentale Ð necropoli etrusco- materiale litico e ceramica d’impasto (si veda ca- romana Ð tagliata viaria pitolo VI.1.C). In località Gottimo si trova un’area cimiteriale di 179. Castello di Prato di Frabulino Ð grotte Ð epoca eneolitica, di cui si conserva attualmente insediamento una sola tomba parzialmente distrutta; si tratta di In località Prato di Frabulino, anche nota come una sepoltura scavata nel banco tufaceo lunga m. Castelvecchio o Castellaccio, su uno sperone tufa- 2,20 e alta m. 1 circa; le altre tombe sono andate ceo, ora quasi completamente coperto dalla vege- distrutte. tazione, si trovano i ruderi di un castello medieva- Ad un centinaio di metri dal sepolcreto eneolitico,

128 ba si veda LUCARELLI 1990 e CELUZZA 1993, p. 284). L'accesso del sepolcro è costituito da un dromos piano (Fig. 70), lungo oltre dieci m. e lar- go circa 2 m., sul fondo del quale si trova un'a- pertura rettangolare larga m. 0,90 e alta m. 1,80. Una prima ampia camera trasversale (larghezza di m. 5,41 e lunghezza di m. 3,60), con funzione di vestibolo, ha il soffitto a doppio spiovente con co- lumen rilevato (lungo m. 3,50 e largo m. 0,60) a cui si collegano travature secondarie trasversali intagliate nel tufo; lungo le pareti laterali sono presenti banconi larghi m. 0,60. All’interno del- l’ambiente sono visibili alcuni blocchi squadrati Fig. 68 Gottimo (n. 182). Necropoli etrusca (Foto G.A. Baragliu). utilizzati probabilmente per la chiusura della tom- ba. Sulla parete di fondo della prima camera si aprono le porte rettangolari (larghezza m. 0,60 e altezza m. 1,80) di due celle funerarie. I due am- bienti, speculari tra loro, sono larghi m. 3 e lunghi m. 2,10 circa; hanno soffitto semivoltato senza

Fig. 69 Gottimo (n. 182). Tomba monumentale, sezione trasversale (Disegno R. Lucarelli). lungo il pendio tufaceo, si trova una necropoli di epoca etrusca di cui sono visibili alcune tombe tra cui spicca, in posizione centrale, un sepolcro di carattere monumentale (tre tombe sono visibili al di sopra di questo, mentre un'altra si trova a destra del dromos, Figg. 68-69). La tomba principale (la cosiddetta “tomba del Gottimo”), oggetto di violazioni in epoca antica, venne ripulita e resa accessibile nel 1983 da parte della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Fig. 70. Gottimo (n. 182). Tomba monumentale, dromos di accesso Meridionale (per una prima descrizione della tom- (Foto G.A. Baragliu).

129 Fig. 71 Gottimo (n. 182). Pianta della tomba monumentale (da CELUZZA 1993)

Fig. 72 Gottimo (n. 182). Tomba monumentale, interno (Foto L. Frazzoni). travature e banchine lisce lungo tutte le pareti. L'architettura della tomba (Figg. 71-72), vicina ad alcune manifestazioni ceriti per altro non rare in Fig. 73 Gottimo (n. 182). Frammento di statua funeraria (Disegno O. territorio vulcente (Castro, Poggio Buco, etc.), Cerasuolo). suggerisce una cronologia intorno alla metà del VI BINI-DE LUCIA BROLLI 2003, p. 370-379). Si con- secolo (si veda ad esempio MORETTI-SGUBINI-DE serva parte della base a plinto e dell'animale sedu- LUCIA BROLLI 2003, p. 379, n. 76: tomba delle to sulle gambe posteriori; queste sono rese sche- Travi o del Principe Massimo). Si tratta evidente- maticamente unite e con quattro dita ciascuna; si mente di un monumento di rilievo pertinente ad nota inoltre la parte inferiore della coda (Fig. 73). una famiglia di alto rango strettamente legata al Il frammento sembra rientrare nei canoni stilistici centro di Castro. della produzione vulcente, ben documentata nel Presso il museo civico “Ferrante Rittatore Vonwil- VI e V secolo a.C. ler” di Farnese si conserva un frammento di statua E’ segnalata anche una necropoli romana. funeraria a tutto tondo che doveva, assieme ad al- Si veda, inoltre, capitolo VI.1.C. tre statue analoghe, essere collocata all'inizio del 183. Ferriera Ð cunicolo dromos della tomba (sfingi di questo genere, col- In località Stenzano – Oliveto Santi un notevo- locate di fronte all'ingresso del dromos, sono pre- le affioramento di scorie di fusione ferrose fa senti nella tomba dei Bronzi di Castro databile al pensare alla presenza dei resti di una ferriera di secondo quarto del VI secolo; cfr. MORETTI-SGU- epoca moderna; di fronte, oltre il fiume Olpeta,

130 la realizzazione di una strada sterrata ha messo piatto in sigillata Africana tipo C, da identificare in evidenza l’esistenza di un tunnel di epoca forse con il tipo Hayes 80B (HAYES 1972, p. 68, fig. non precisabile. 12, forma 50B, n. 56), databile tra il 350 e il 400 184. Abitato d.C. Si segnala, inoltre, una parete riferibile forse a In località Vallarco è presente un abitato del Bron- un e un frammento di vetro. Si tratta pro- zo Medio (si veda capitolo VI.1.C). babilmente di un insediamento di tipo rustico. 185. Insediamento 188. Necropoli In località Palombaro è documentato un insedia- In località Palombaro è presente una necropoli mento del Bronzo Antico avanzato (si veda capi- eneolitica (si veda capitolo VI.1.C). tolo VI.1.C). 189. Cunicolo 186. Area di frammenti fittili - tomba In località Stenzano, davanti a Fontana Monti, è In località Palombaro – Murciarelle, all’interno presente un cunicolo scavato nella roccia di epoca del bosco, la realizzazione di un’area per l’am- non determinabile. masso del legname, negli anni Ottanta del secolo 190. Frequentazione non determinabile scorso, ha messo in evidenza una tomba a grotti- In località Piana di Stenzano è attestata una fre- cella. Pochi metri a S, ai margini del bosco, lungo quentazione non determinabile riferibile al Paleo- il Campo del Palombaro è presente un affiora- litico superiore (si veda capitolo VI.1.C). mento di frammenti ceramici e laterizi, generica- 191. Frequentazione non determinabile mente riferibili ad epoca romana. In località Stenzano si segnala una frequentazione 187. Area di frammenti fittili non determinabile riferibile al Paleolitico superio- In località Palombaro si sono rinvenuti un fram- re (si veda capitolo VI.1.C mento di ceramica a vernice nera, un frammento di 192. Ruderi di castello

Fig. 74. Stenzano (n. 192). 9: ceramica comune acroma: Castello della Botte (n. 238): 1 ceramica da fuoco; 2-8: ceramica comune acroma. Scala 1:3. (Disegno L. Frazzoni).

131 In località Stenzano (Cioccolaio, Oliveto di Cento Padroni), sono presenti i ruderi di un piccolo ca- stello o di una torre isolata di epoca medievale, con fossato artificiale (CASI 1991a). Si è rinvenuto un fondo piano pertinente forse a una brocca o a un’anfora in ceramica comune acroma (Fig. 74, 9). 193. Pagus A Stenzano è segnalata la presenza di uno dei quattro pagi individuati da Rossini e Sperandio (ROSSINI-SPERANDIO 1985, pp. 80-81) nella Selva del Lamone, circondato forse con una cinta mura- ria in opera poligonale. Il toponimo Stenzano è probabilmente un prediale da un fundus Stentii. Nella zona è inoltre presente un ponte medievale sul fiume Olpeta. 194. Ambienti ipogei In località Fosso del Naviglione, coste del Cioc- colaio, si trovano alcuni ambienti ipogei con ban- coni scavati nel tufo, forse pertinenti a tombe di epoca etrusca. 195. Area di frammenti fittili In località Noiano è presente un affioramento di frammenti ceramici e laterizi genericamente attri- buibili ad epoca romana.

196. Macine Fig. 76. La Galeazza (n. 197). Cunicolo di Nempe (Foto G.A. Bara- In località Noiano, presso l’oliveto di proprietà gliu). Gaudenzi, scavi clandestini effettuati all’inizio scavato nel tufo che conduceva l’acqua presso il degli anni Settanta del secolo scorso, hanno porta- fontanile del “Bottino”. La conduttura sotterranea, to al rinvenimento di frammenti di macine in pie- realizzata sotto il signore Fabio Farnese tra gli an- tra da frantoio, forse riferibili ad un impianto pro- ni 1567 e 1570, doveva portare l’acqua da una sor- duttivo di epoca romana non determinabile. gente in località “Nempe” (Figg. 75-76), distante 197. Cunicoli di captazione Ð acquedotto circa un chilometro da Farnese, fino al Bottino, per In località La Galeazza, su un’altura situata a circa soddisfare le esigenze della popolazione, che fino 150 metri ad E dell’abitato, si trova un condotto ad allora era costretta a percorrere ogni giorno di- versi chilometri per le esigenze quotidiane di ap- provvigionamento idrico e per lavare la bianche- ria. Questa impresa, benché realizzata in poco tem- po, si rivelò però insufficiente per i bisogni della popolazione, anche in vista di una crescita econo- mica che poteva derivare dallo sfruttamento del- l’acqua per l’impianto di manifatture “industriali” come cartiere, impianti per la lavorazione della la- na, del lino e della canapa, con apparati come le gualchiere, macchine per la follatura dei tessuti di lana e per la concia delle pelli. Un ulteriore tentativo per portare una maggiore massa d’acqua a Farnese fu realizzato sotto il du- Fig. 75. La Galeazza (n. 197). Cunicolo di Nempe (Foto G.A. Bara- cato di Mario Farnese, quando nel 1618 si intra- gliu). presero i lavori per la realizzazione di un vero e

132 Fig. 77. La Galeazza (n. 197). 1,3: ceramica comune acroma; 2: ceramica sigillata africana D. Scala 1:2.5: (Disegni L. Frazzoni). proprio acquedotto che doveva portare l’acqua in 33, n. 11) e per quella da fuoco, un orlo perti- paese dalla sorgente di San Martino, oggi chiama- nente a una casseruola (Fig. 77, 1), simile a tipi ta “La Botte”, a circa 4 chilometri dal centro abi- documentati nella prima metà del V secolo d.C. tato. Qui sono ancora visibili i resti di una forna- (PACETTI 2004, p- 448, tav. VI, n. 45). Tra i ma- ce per la realizzazione di mattoni e pianelle, risa- teriali degni di nota si evidenziano, inoltre, fram- lente ad epoca rinascimentale, che sfruttava ap- menti di terra sigillata africana: un orlo di sco- punto la presenza dell’acqua per la lavorazione della (Fig. 77, 2), realizzato in sigillata africana dell’argilla. Dopo tre anni di lavoro, il progetto fu A/D, verosimilmente databile intorno alla prima abbandonato, sia per gli enormi costi, che condus- metà del III secolo d.C. (Atlante I, pp. 56-57, tav. sero Mario Farnese quasi sull’orlo del fallimento XXV, 7) e un orlo di scodella tipo Hayes 87B, n. - anche se in gran parte le spese furono sostenute 4 (HAYES 1972, pp. 134-135), prodotto in sigilla- dalla Comunità di Farnese - sia per errori nel cal- ta africana D, databile agli inizi del VI secolo colo delle pendenze. Con la morte di Mario Far- d.C. Si segnala anche una parete decorata a ro- nese nel 1619, finiva il periodo più florido per tella, pertinente a una forma chiusa, identificabi- Farnese, e svanivano le speranze per una ripresa le forse con la brocca tipo Atlante I, tav. XX,12, economica. Bisognerà aspettare più di due secoli databile presumibilmente nella seconda metà del per vedere avverato il sogno di Mario di condurre II secolo d.C. abbondante acqua a Farnese. Tra il 1886 e il 1887 La maggior parte dei reperti induce ad ipotizzare fu infatti realizzato l’acquedotto che dalla Botte che nell’area in questione sorgesse un insedia- porta tuttora l’acqua a Farnese, su progetto del- mento rustico ascrivibile alla media-tarda età im- l’ingegnere Cesare Tuccimei, e fu costruita la fon- periale; un frammento di dolio potrebbe attestare tana di mostra monumentale, sempre su disegno fasi di vita o frequentazioni precedenti (tarda età del Tuccimei, di fianco al palazzo del Municipio; repubblicana-prima età imperiale). sul retro della fontana si trova la cisterna, un Dalla Galeazza proviene anche un elemento archi- grande ambiente con volte a crociera, ora restau- tettonico in travertino decorato con tralci di vite, rato dal Comune e adibito a deposito del museo ora conservato presso il museo “F. Rittatore (per una ricostruzione storica dell’acquedotto e la Vonwiller”, riferibile probabilmente a un edificio documentazione d’archivio si veda soprattutto MANCINI 1987). 198. Frequentazione non determinabile In località La Galeazza si osserva una frequenta- zione non determinabile riferibile al Bronzo Me- dio 3 (si veda capitolo VI.1.C). 199. Area di frammenti fittili In località La Galeazza si sono rinvenuti fram- menti di laterizi, cocciopesto, ceramica comune acroma e da fuoco. In particolare per la ceramica acroma si segnala un orlo di ciotola (Fig. 77, 3), assimilabile a tipi presenti a Settefinestre, in Fig. 78. La Galeazza (n. 197). Fregio in travertino con girali di vite strati del II secolo d.C. (PAPI 1985, p. 124, tav. (Foto M. Leotta).

133 sacro databile all’XI-XII secolo (Fig. 78). cini, la presenza di tombe etrusche, anche notevo- In località “La Galeazza” Mario Farnese fece rea- li per dimensioni. Recenti sopralluoghi non ne lizzare anche dei giardini all'italiana nei quali era- hanno permesso la sicura localizzazione anche se no presenti erme, ninfe, animali, rivoli di acqua e la presenza di frammenti ceramici, purtroppo non fontane scavati nel tufo che, attraverso terrazza- databili, sembrerebbero confermare l’esistenza di menti, scendevano fino alla zona del Bottino una necropoli (CASI 1991a). 201. Frequentazione non determinabile In località Guado Farnesano si segnala una fre- quentazione non determinabile riferibile al Paleo- litico superiore (si veda capitolo VI.1.C). 202. Via cava In località Costa Basili è presente una via cava di epoca non determinabile. 203. Cava di tufo In località La Galeazza Fontana Vanghera si evi- denziano tracce di una cava di tufo riferibile pro- babilmente a epoca medievale. 204. Cisterna Ð galleria di captazione In località Fontana Vanghera si trova una sorgente con cisterna e galleria di captazione dell’acqua sca- Fig. 79. La Galeazza (n. 197). Sedile in peperino con braccioli a for- vata nel tufo, di epoca probabilmente medievale. ma di testa leonina (Foto G.A. Baragliu). 205. Necropoli (Fig. 79). Di questo parco, come quello della Sel- In località Castagnanza è segnalata la presenza di va, non rimane più nulla. A questa fase sono ri- una necropoli forse di epoca etrusca. conducibili i frammenti di ceramica invetriata da 206. Via cava fuoco rinascimentale (XVI-XVII secolo) e di ce- In località La Cavarella si trova un tratto di via ca- ramica ingubbiata e dipinta sotto vetrina rinvenu- va forse di epoca etrusca, e una grotta utilizzata co- ti nel sito. In quest’area si trovano due edifici che me cava di rena probabilmente di epoca medievale. dominano l’altura, dei quali non si ha alcuna no- 207. Colombaie tizia documentaria se non che erano di proprietà Di fronte all’abitato di Farnese, sul costone tufa- della Camera Apostolica (Catasto Gregoriano). ceo in località Galeazza (Fig. 80) e sul costone tu- Dal tipo di strutture si può ipotizzare che si tratti faceo di Soropiche, sotto l’abitato (Figg. 81-82), forse di una chiesa e un edificio annesso, forse un si trovano almeno quattro colombaie rupestri, lo- convento, risalenti al periodo medievale. Il primo cali adibiti all’allevamento intensivo del piccione edificio, in cortina di tufo, è a due piani; il piano da carne (per una sintesi della storia degli studi e terra è diviso in ambienti con corridoi a volta e stanze con soffitti con archi a crociera. Il secondo piano è diviso in due grandi ambienti con coper- tura a capriate; l’esterno doveva avere in origine dei merli guelfi. Attualmente l’edificio, che ha su- bito notevoli rimaneggiamenti, è adibito ad abita- zione privata. L’altra struttura, ora adibita a stalla e deposito, sembra essere l’unico esempio di ar- chitettura gotica presente a Farnese. L’edificio, di- viso in due grandi ambienti a pianta rettangolare, presenta infatti una successione di archi a sesto acuto in blocchi di tufo con contrafforti esterni. 200. Necropoli Notizie ricavate dalla tradizione locale indicano in località Palombaro, in terreno di proprietà Bartoc- Fig. 80. La Galeazza (n. 207). Colombaie (Foto G.A. Baragliu).

134 ste in modo sfalsato. Sulla parete di accesso dove- va trovarsi la porta e la finestra per permettere il passaggio solo ai colombi e impedirlo agli uccelli rapaci, come descritto da Varrone (De re rustica, III, 7), Columella (De re rustica, VIII, 8) e Palla- dio (Opus Agriculturae, I, 24), con aperture mol- to piccole o con l’apprestamento di reti o grate li- gnee. Le colombaie presenti a Farnese, si trovano su una rupe prospiciente l’abitato, mentre quella descritta, si trova al di sotto dell’agglomerato ur- bano, nel margine inferiore della rupe, in luoghi dove i colombi potevano nidificare indisturbati (DESIDERIO 2008, pp. 494-495). Fig. 81. Farnese, Soropiche, (n. 207). Colombaie (Foto M. Allegretti). Le colombaie per l’allevamento dei piccioni da carne sono diffuse nell’alto Lazio e in Toscana già a partire dall’epoca tardo-repubblicana, ma cono- scono un notevole sviluppo soprattutto in epoca medievale e successivamente fino al XVIII seco- lo, quando tale tipo di allevamento sembra cono- scere un momento di decadenza (per un censi- mento di tali strutture nel Lazio si veda soprattut- to DESIDERIO 2008, con ampia bibliografia; per la carta di distribuzione, ibidem, fig. 1; un primo re- pertorio in QUILICI GIGLI 1981; si veda anche GUERRINI 2003, pp. 147-148); esempi nella zona si trovano a Bisenzio, Grotte di Castro, Bolsena, Tessennano, Bagnoregio, Lubriano, Monte Caso- ASPERONI Fig. 82. Farnese, Soropiche, (n. 207). Colombaie (Foto M. Allegretti). li, Bomarzo (per questi ultimi si veda G - SCARDOZZI 2010, pp. 242-244; 306-312), in Um- dell’interpretazione di tali strutture si veda DESI- bria a Orvieto, in Toscana a Sorano, Sovana, Vi- DERIO 2008, pp. 482-492). La difficoltà di rag- tozza, Pitigliano. Benchè non vi siano elementi giungere tali strutture, ha permesso di descrivere datanti, è probabile che queste strutture siano da una sola di esse, accessibile tramite alcuni gradini mettere in relazione con la fase medievale e rina- scavati nel tufo. Si tratta di un ambiente a pianta scimentale dell’abitato di Farnese, da collocarsi quadrangolare. Presenta il soffitto piano e tre pa- probabilmente tra il XIII e il XVII secolo. reti laterali traforate da nicchie con prospetto qua- E’ interessante notare come molti statuti medieva- drangolare, con disposizione fitta. Le nicchie sul- li e rinascimentali, stabiliscano pene per coloro le pareti laterali sono disposte su sette file oriz- che caccino i colombi dalle colombaie o apporti- zontali; ogni fila presenta dieci nicchie disposte in no danno alle stesse; tra questi si può citare come modo sfalsato rispetto alle file superiori e inferio- esempio lo Statuto di Valentano del 1557, dove ri, con una disposizione a nido d’ape (simile alla viene indicata la presenza di “palombare tanto colombaia in località Vigna Murata a Sovana; DE- fuori come dentro alla terra”(cit. in DESIDERIO SIDERIO 2008, p. 500, tav. IX, fig. 14); sugli stipi- 2008, Appendice, pp. 520-521). ti sono scavate altre nicchie, anch’esse disposte su Nell’area è inoltre presente un sistema di capta- sette file; ogni fila contiene due o tre nicchie più zione e raccolta delle acque con cisterne comuni- irregolari. La parete laterale sinistra presenta canti su vari terrazzamenti. un’ottava fila in corrispondenza dell’attaccatura 208. Mulini del soffitto, con solo tre nicchie, evidentemente In località Mulin di Sopra sono presenti le struttu- non finite. La parete di fondo presenta invece otto re di alcuni mulini ad acqua, che sfruttavano la file con quindici nicchie ognuna, anch’esse dispo- forza motrice del fiume Olpeta, di epoca medie-

135 vale-rinascimentale: Mulino di Sopra, Mulino di tozza, Sala (sito n. 147), Ischia, Farnese, Casti- Sotto, Mulino delle Schiascie. In località Guado glione (sito n. 2), Petrella, Morrano, Castellarso, Farnesano, lungo il corso dell’Olpeta, sono rico- Latera, Iuliano e Mezzano. noscibili la briglia e la “formella” per condurre le Il nome di Farnese compare ancora nel 1216 nel- acque ad uno dei detti mulini. la suddivisione della contea Aldobrandesca tra i 209. Insediamento quattro figli di Ildebrando (FUMI 1884, p. 75). Nel In località Mulin di Sopra è presente un insedia- corso di tutto il XIII e almeno fino alla metà del mento del Bronzo Medio 2 (si veda capitolo XIV secolo Farnese è sottomessa al Comune di VI.1.C). Orvieto. Nel 1347 infatti i signori di Farnese e 210. Frequentazione non determinabile Ischia pagavano ancora a Orvieto il tributo per In località Sant’Amico sono documentate tracce questi due castelli. Il castro di Farnese è presente, di frequentazione non determinabile di epoca neo- inoltre, nella Decima sessennale degli anni 1274- litica (si veda capitolo VI.1.C 1280, secondo termine del quarto anno: “a presbi- 211. Abitato di Farnese tero Grogia de Franneto X sol. cort” (con le va- Il luogo dove sorge l’attuale centro di Farnese, rianti Glergio de Frasneto e Forneto: RDI, La- presenta tracce frequentazione fin dal Paleolitico tium, Castro, p. 320), e nella Decima triennale de- gli anni 1295-1298, secondo pagamento del se- condo anno: “Ecclesie de Farnese lib. II”(RDI, Latium, Castro, p. 322). E’ significativa la presen- za del presbitero Grogia, che denota dunque un’organizzazione plebana incentrata su una chie- sa archipresbiteriale (FRAZZONI 2009, p. 52, nota 46). E’ probabile che in quest’epoca l’abitato con- sistesse soltanto in un borgo fortificato con una rocca e una piccola chiesa. La continuità di vita dell’abitato di Farnese, ri- spetto agli altri castelli di cui si ha conoscenza dal diploma di Ottone IV, si può spiegare con un pro- cesso di accentramento dei vari villaggi rurali, operato dalla famiglia Farnese nel momento in cui vede accrescere notevolmente il suo potere su Fig. 83. Farnese, abitato (n. 211). (Foto G.A. Baragliu). questi feudi, staccandosi dalla dipendenza con gli superiore. Lo sperone tufaceo sul quale si svi- Aldobrandeschi, e rivolgendo i suoi interessi ver- luppò in epoca medievale Farnese (Fig. 83), fu so la parte altolaziale di quella che era la Terra occupato durante il Bronzo finale da un abitato di Guiniccesca. La scelta di Farnese è forse dovuta capanne, del quale si sono rinvenute scarse tracce, alla sua posizione su uno sperone tufaceo, che con il recupero di materiali ceramici ora conser- permetteva una migliore difesa, e anche alla vici- vato presso il museo civico (NEGRONI CATACCHIO- nanza con i centri gravitanti sul bacino del lago di FIZZOTTI 2010; si veda, inoltre, capitolo VI.1.C). Bolsena (si veda a tal proposito FRAZZONI 2009, p. Il nome di Farnese è attestato per la prima volta in 52, con bibl.). un diploma d’infeudazione del 1210, rilasciato Da un punto di vista urbanistico Farnese si pre- dall’imperatore Ottone IV a Ildebrandino Ilde- senta oggi diviso in due parti: il borgo medievale, brandeschi sulle terre che erano precedentemente a impianto urbanistico “focalizzato”, posto sulla appartenute al Conte Ranieri di Bartolomeo, e che rupe tufacea tra due fossi, percorso da una strada costituivano la cosiddetta “Terra Guiniccesca”, un che gira tutt’intorno ad esso (via Mazzini, che da grande feudo tra la bassa Toscana e l’Alto Lazio, piazza del Plebiscito prende il nome di via XX assoggettato nel 1168 dal Conte Ranieri al Comu- Settembre), intersecato da due assi principali orto- ne di Orvieto. Nel diploma vengono elencati i ca- gonali (via Principe Amedeo e via G.B. Passeri) e stelli e le terre del feudo, comprese tra le sedi ve- una serie di vicoli che spesso formano degli slar- scovili di Castro e Sovana: Pitigliano, Sorano, Vi- ghi e delle piazze (piazza Indipendenza, piazza

136 del Plebiscito), e il borgo rinascimentale, attraver- sato da tre assi stradali disposti a tridente che por- tano alla piazza sulla quale sorge il palazzo Chigi, oggi sede del Municipio. Questa parte del paese fu edificata nel Cinquecento dalla famiglia Farnese come quartiere residenziale dei suoi sudditi. A fa- re da cerniera tra i due nuclei dell’abitato è la Por- ta Nuova, realizzata nel 1613 dall’architetto Etto- re Smeraldi, sulla quale passa il viadotto che col- legava la Rocca Farnese con il giardino all’italia- na detto della “Selva”, oggi non più esistente. Del- lo stesso architetto era un’altra porta di accesso al paese in direzione di Castro, detta Porta Sant’An- gelo, ubicata in località Cortinaro, ora scomparsa (FAGLIARI ZENI BUCHICCHIO s.d., pp. 55-56). Il borgo medievale è dominato dalla Rocca, resi- denza dei Farnese, che da edificio fortificato me- dievale, fu trasformato nel corso dei secoli XIII- XVI in un elegante palazzo signorile. La facciata Fig. 85. Farnese, (n. 211). Stemma degli Anguillara (Foto L. Fraz- secentesca del palazzo presenta un portale (Fig. zoni). 84) realizzato anch’esso dallo Smeraldi, inquadra-

Fig. 86. Farnese, Giardino della Scuola Statale A. Mattia (n. 211.1.a). Capitello corinzio (Foto L. Frazzoni) Fig. 84. Farnese, (n. 211). Palazzo Farnese (da GIACOBELLI 1991). unicorno rampante e uno scudo con sei gigli; al- to da due colonne in peperino con bugnature in tri due stemmi con l’immagine dell’unicorno si travertino; al di sopra è un balcone con una fine- trovano uno in un cortile interno della rocca, un stra sovrastata da una cornice ad arco ribassato. altro murato in un angolo della piazza di fronte Le altre finestre del piano terra, del primo e del se- alla chiesa parrocchiale del SS. Salvatore. Sem- condo piano sono invece contornate da semplici pre su questo lato si può ammirare una loggia ser- cornici lisce in travertino. liana, ora murata. L’interno della Rocca, ora suddivisa in diversi ap- Il palazzo, purtroppo attualmente molto rimaneg- partamenti privati, si articola in una serie di cor- giato, disponeva anche di un piccolo teatro di cor- ridoi e cortili. In uno di questi è un pozzo, sul te, ora perduto insieme ai dipinti che decoravano quale è visibile uno stemma della famiglia An- alcune stanze, realizzati su committenza dei Far- guillara (Fig. 85) Sul fianco del palazzo che do- nese dal pittore bolognese Antonio Maria Panico mina la porta e il viadotto, è murato il più antico e forse da Annibale Carracci. Di fronte alla Rocca stemma della famiglia Farnese, raffigurante un Farnese si trova la chiesa parrocchiale del SS.

137 Salvatore, la cui facciata attuale è stata realizzata due corone di foglie d’acanto, piuttosto appiattite nel 1954 dall’architetto Vincenzo Fasolo. La chie- costituite da lobi tra i quali si determinano zone sa è a due navate; in quella laterale destra sono d’ombra rese da strette fessure verticali a forma pregevoli dipinti del Panico: nella cappella del di goccia (Fig. 86); le piatte costolature mediane Rosario sono gli affreschi raffiguranti le Storie di delle foglie presentano lungo il margine dei fo- Cristo e della Vergine eseguiti intorno al 1596, i rellini di trapano e una sottile incisione centrale dipinti su tela raffiguranti San Giacomo Maggio- che, nelle foglie della seconda corona, è protratta re, San Giovanni Battista e San Sebastiano, tutti oltre la cima delle foglie sottostanti e continua in eseguiti nel 1603-1605, mentre nella cappella di basso fino alla base del capitello; le costolature fondo si trova il grande quadro raffigurante la mediane sono, inoltre, fiancheggiate da solchi di Messa di Paolo III o Miracolo eucaristico, opera trapano netti e profondi che nelle foglie della se- realizzata dal Panico negli stessi anni; di fronte si conda corona oltrepassano di poco la sommità trova la tela con San Michele Arcangelo di Ora- delle foglie sottostanti. I caulicoli, leggermente zio Gentileschi, datata al 1608. Notevole inoltre il obliqui, sono percorsi da brevi e profondi solchi; tabernacolo del 1603, dono del vescovo di Parma l’orlo dei caulicoli è decorato da una coroncina di Ferrante Farnese. sepali separati da solchi a forma di Y; dai calici Nel centro storico sono presenti numerosi “poz- sovrastanti emergono volute esterne ed elici leg- zi da butto”, alcuni dei quali scavati tra gli anni germente concave. Le elici, si congiungono a due Ottanta e i primi Novanta del secolo scorso, che a due al centro della parte superiore di ogni fac- hanno restituito numerose ceramiche databili tra cia, al di sopra di calicetti centrali con fogliette il XIV e gli inizi-prima metà del XVII secolo, aperte e ricadenti di lato (tipo “ad alabarda”), ora esposte presso il museo civico “Ferrante Rit- scolpiti sulla sommità delle foglie centrali supe- tatore Vonwiller” di Farnese. Si tratta di pozzi riori. Dai calicetti emergono gli steli dei fiori del- scavati nel banco tufaceo, in origine aventi la l’abaco, questi ultimi quasi del tutto perduti. I la- funzione di fosse granarie o cisterne per la rac- ti dell’abaco presentano una modanatura costitui- colta dell’acqua, e successivamente utilizzati ta da un ovolo e da un cavetto. per lo smaltimento dei rifiuti. La presenza di Le caratteristiche tipologiche riscontrabili nel- questi “butti” è un caratteristica degli abitati me- l’ornato del capitello, nonché il largo uso del tra- dievali sorti su speroni tufacei, molto diffusa pano con cui sono scolpiti solchi e scanalature, nell’alto Lazio e nell’Italia centrale (FRAZZONI creando contrasti di luci e di ombre con un note- 2007, p. 6). vole effetto chiaroscurale, consentono di inqua- 211.1. Giardino della scuola elementare”Ales- drare il pezzo nell’ambito della produzione di età sandro Mattia” flavia20. A tal proposito possono essere citati a Nel giardino della Scuola elementare “Alessandro confronto i capitelli della Domus Flavia sul Pala- Mattia”, sono conservati un capitello corinzio e tino, del Foro di Nerva e del Tempio di Venere tre colonne, di cui due poggianti su basi. Scono- Genitrice e alcuni esemplari conservati al Museo sciuta è la provenienza di tali reperti; la scuola fu Nazionale Romano. Le argomentazioni suddette costruita nell’orto del Convento delle monache di inducono a datare il pezzo in esame verso la fine Santa Maria delle Grazie, ma non è dato sapere se del I secolo d.C.21 questi pezzi erano già in loco oppure furono por- 211.1b. Fusto di colonna tati lì in seguito. Molto probabilmente la loro col- Fusto liscio di colonna (Fig. 87) in marmo pro- locazione attuale, ad ornamento della scalinata e connesio (?) con collarino composto di un toro e del muro dell’emiciclo, soluzione architettonica un listello. Sul fusto, in prossimità dell’imoscapo ornamentale attuata per risolvere il problema del è presente un incasso circolare (4x4x2,5)22. dislivello esistente nel giardino, risale al 1930, Il Proconnesio è uno dei marmi bianchi più diffu- epoca in cui fu portata a termine la costruzione si nell’antichità, in quanto bello d’aspetto ed eco- dell’edificio scolastico (MARTINI-BREHERET-CAT- nomico; veniva impiegato per realizzare sarcofa- TANEO 2009). gi, altari, basamenti, elementi architettonici, tra 211.1.a Capitello corinzio. cui colonne. Le cave, situate nell’Isola di Mar- Nella parte inferiore del capitello19 si dispongono mara in Turchia, divenute, probabilmente, dal I

138 della colonna. 211.1.c. Base attica di colonna La base di tipo attico (Fig. 88) poggia su un bas- so plinto ed è costituita da un toro inferiore, una scozia e un toro superiore minore, sia per circon- ferenza che per altezza, rispetto al sottostante. En- trambi i tori sono un po’ schiacciati23. Essendo la base del tipo più consueto di base atti- ca, ampiamente diffuso nell’architettura romana in tutta l’età imperiale, risulta difficile inquadrar- la cronologicamente (sulla basi attiche si veda STRONG-WARD PERKINS 1962, pp. 5-8). A confron- to, può comunque essere portato un esemplare rin- venuto nell’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli (DEIM- MA 2007, pp. 238, n. 412, 239, fig. 193) datato nel II secolo d.C. 211.1.d. Fusto di colonna Il fusto liscio di colonna (Fig. 89), in granito gri- gio del Foro, è segato ai lati. Sul fusto, sono pre- senti due incassi di forma quadrangolare: il primo (9x8x1,5) è posto a circa metà altezza, il secondo (9x9x1,5) più in basso in prossimità della base24. L’uso del granito grigio, estratto dalle cave del

Fig. 87. Farnese, Giardino della Scuola Statale A. Mattia (n. 211.1.b). Colonna in marmo proconnesio (Foto L. Frazzoni).

Fig. 88. Farnese, Giardino della Scuola Statale A. Mattia (n. 211.1.c). Base attica (Foto L. Frazzoni). secolo d.C. di proprietà imperiale, furono sfrutta- te per molti secoli (MARCHEI 2001, p. 252, n. 99), rendendo, pertanto difficile, in mancanza di dati relativi sia all’edificio di appartenenza che al luo- Fig. 89. Farnese, Giardino della Scuola Statale A. Mattia (n. 211.1.d). go di provenienza, un inquadramento cronologico Colonna in granito grigio del foro (Foto L. Frazzoni).

139 Mons Claudianus per la realizzazione di colonne, plinto, mentre, successivamente prevarrà esclusi- è ampiamente attestato anche se sembra essere per vamente il tipo con il plinto (PENSABENE 1989, pp. lo più limitato a contesti imperiali, sia pubblici 116, n. 59, 118, fig. 29,1; tav. 97.b). che privati (AMBROGI 2008, p. 231, n. 154). Il no- 211.1.f. Fusto di colonna me “granito grigio del Foro” deriva dal fatto che Fusto liscio di colonna (Fig. 91), in granito grigio nel Foro di Traiano sono conservate le più ampie dell’Elba (?), con collarino composto di un toro e e imponenti testimonianze del suo utilizzo. Seb- un listello26. L’uso del granito dell’Elba è docu- bene il suo impiego sia documentato, forse già in epoca giulio-claudia, il periodo di maggior diffu- sione coincide con l’età adrianea e antonina, men- tre dal III secolo d.C. si assiste ad una diminuzio- ne del suo utilizzo, che cessa verosimilmente nel secolo successivo (MARCHEI 2001, p. 222, n. 72). Si può supporre che la colonna facesse parte di un edificio importante di cui purtroppo si è persa la cognizione, non avendo dati relativi al contesto di rinvenimento e di provenienza. 211.1.e. Base composita di colonna La base, priva del plinto, è costituita da un toro in- feriore, due scozie, e un toro superiore minore (Fig. 90), sia per circonferenza che per altezza, ri- spetto al sottostante. Tra le due scozie vi è come elemento separatore un tondino. Entrambi i tori

Fig. 91. Farnese, Giardino della Scuola Statale A. Mattia (n. 211.1.f). 211.1.e Fig. 90. Farnese, Giardino della Scuola Statale A. Mattia (n. ). Colonna in granito grigio dell’Elba (?) (Foto L. Frazzoni). Base composita (Foto L. Frazzoni). mentato dall’età romana al medioevo; per la sua sono un po’ schiacciati25. resistenza alla trazione e alle sollecitazioni da Le basi a doppia scozia furono ampiamente diffu- spinte, era impiegato esclusivamente per colonne se in età romana, dall’inizio del I a.C. all’inizio (MARCHEI 2001, p. 221, n. 71). L’esemplare in del III secolo d.C., sebbene la presenza di un solo esame, date le sue dimensioni ridotte, doveva far tondino tra le due scozie induca a collocare la ba- parte forse della decorazione architettonica di un se in questione tra gli esempi più antichi (STRONG- edificio privato. WARD PERKINS 1962, pp. 5-8). Altro elemento in- 211.2. Via S. Magno, aiuola antistante al Con- dicativo di una cronologia più antica è la mancan- vento dei Frati Minori. za del plinto che suggerisce di datare la base in età Nell’aiuola antistante al Convento dei Frati Mino- augustea, epoca in cui coesistono basi con e senza ri è presente una colonna in granito rosa27, reim-

140 piegata in un monumento realizzato nel 1724 (la la presenza sporadica di frammenti di ceramica data è incisa sul plinto del basamento, provenien- comune romana e di ceramiche di età medievale e te, secondo Frate Casimiro da Roma, dalle rovine post-medievale (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. di Castro (CASIMIRO DA ROMA 1845, p. 205). Il fu- 407, n. 30; Archivio G. A. R. Scheda E2/21, ago- sto liscio poggia su un basamento di forma paral- sto 1979). lelepipeda in travertino ed è sormontato da una 214. Area di frammenti fittili In un vigneto in pendio affacciato sul lato destro della Valle dell’Olpeta, da mezza costa sino ai pie- di dell’altura, sono stati raccolti diversi frammen- ti di ceramica d’impasto non tornita, tra cui cioto- le carenate e pareti con cordoni plastici applicati, databili all’età del Bronzo Medio-Recente. Sul la- to opposto della valle, nella sezione esposta dal ta- glio di una strada bianca, sono stati raccolti altri pochi frammenti di ceramica non tornita, insieme ad alcuni campioni di concotto. I frammenti pro- babilmente provengono dal pianoro soprastante

Fig. 92. Farnese, Via S. Magno, aiuola antistante il Convento dei Fra- ti Minori (n. 211.2). Colonna in granito rosa (Foto L. Frazzoni). croce in ferro battuto (Fig. 92). Fig. 93. Valle dell’Olpeta, lato destro (n. 214). Materiali ceramici 212. Area di frammenti fittili Ð litica - tomba (Disegni Archivio G.A.R.). In località Madonna di Loreto, in un campo che si (Fig. 93). incunea tra le strade provinciale del Lamone e val- All’interno di un oliveto sul fianco di una valletta le dell’Olpeta è presente un’area di sparsi fram- è stata segnalata una scarsa presenza di ceramica menti fittili e laterizi, genericamente attribuibili d’impasto non tornita (Archivio G. A. R. Schede all’epoca romana. Al margine E del campo si tro- E2/20, agosto 1979; E2/232, agosto 1982; Scheda va una tomba a grotticella di probabile epoca ro- E2/26, agosto 1979). mana. E’ stata inoltre ritrovata industria litica in 215. Area di frammenti fittili ossidiana (si veda capitolo VI.1.C). In località Piana Albertina si sono rinvenuti fram- 213. Area di frammenti fittili Ð ambienti ipogei menti ceramici e laterizi di epoca romana. Sul costone settentrionale di una valletta in loca- 216. Area di frammenti fittili lità Salabrone, sono stati individuati almeno sei Circa 600 m a SO della chiesa della Madonna del- ambienti ipogei di grandi dimensioni, a pianta le Grazie, in un campo che occupa un modesto quadrangolare, alterati e riutilizzati come ricoveri poggio è stata rinvenuta una ristretta concentra- agricoli. Un ambiente simile ai precedenti si apre zione di frammenti di ceramica etrusca d’impasto, a poca distanza sull’altro lato della valletta. Altri arcaica o tardo-arcaica. Nella valletta posta subito grottoni erano visibili lungo la strada bianca che a S del sito sono stati raccolti in più punti fram- sale al pianoro da N. Sull’altura è stata riscontrata menti di tegole e ceramica: erano presenti sia re-

141 Fig. 94. Farnese, Chiesa e convento di S. Umano (n. 219), evidenze archeologiche. perti simili a quelli del sito precedente che mate- riali di piena età imperiale (ceramica africana da cucina, ceramica da fuoco, anfore da trasporto). Una terza presenza sporadica è stata infine rileva- ta su un altro poggetto posto circa 250 m a SE dei siti precedenti, dove sono stati raccolti alcuni frammenti di ceramiche comuni, anfore e materia- le edilizio da riferire ad una frequentazione della prima età imperiale (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 414, n. 60; Archivio G. A. R. Schede B5/216-218, agosto 1982). Nella località segnalati nel 1975 anche scavi clan- destini (BRUNETTI NARDI 1981, p. 101). 217. Tagliata viaria Fig. 95. Farnese, Chiesa e convento di S. Umano (n. 219). Tomba a La strada sterrata che dalla Madonna delle Grazie logétte (Foto L. Frazzoni). sale verso Salabrone e Valle Cupa interseca, a cir- pendici di Poggio Torreano, sono presenti alcune ca 300 m di distanza dalla chiesa, una più antica grotte, in parte crollate, utilizzate come cave di re- tagliata viaria che sembra procedere in senso EO; na, di epoca forse medievale-rinascimentale. la tagliata, ingombra di materiali di crollo, pre- 219. Necropoli senta sul fondo una sorta di pavimentazione in Presso il muro di cinta del convento di S. Rocco si blocchetti di pietra (Tavv. II-III). Mancano pur- trovano alcune tombe scavate nel banco tufaceo, troppo precise indicazioni cronologiche (RENDELI del tipo “a logétte” (Figg. 94- 95), con la cassa di 1993, p. 405; CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. forma rettangolare e un incavo arrotondato in cor- 414, n. 59; Archivio G. A. R. Scheda B5/215, ago- rispondenza della testa; si individuano attualmen- sto 1982). te almeno tre sepolture, una delle quali probabil- 218. Grotte mente di bambino. Tale tipo di sepoltura, ampia- Presso la chiesa della Madonna delle Grazie, alle mente attestata in varie aree del Mediterraneo

142 (Spagna, Francia meridionale, Algeria, Costanti- un altro (Fig. 31, 7) simile a tipi presenti a Fran- nopoli) è diffusa anche nell’Alto Lazio (per la dif- colise, nella Villa di Posto (Posto, pp. 163, 164, fusione nel Lazio si veda da ultimo GASPERONI- fig. 51, n. 9, 165; dal 30 a.C. alla metà del I d.C.). SCARDOZZI 2010, pp. 95-97, in part. nota 194 con Ad una fase notevolmente più tarda rimanda un bibliografia riportata). La maggior parte di tali se- orlo di olla del tipo ad arpione (Fig. 31, 5), tipo polture non presentano elementi per la loro defi- che probabilmente scompare nella prima metà del nizione cronologica, generalmente definita alto- IX secolo, e che trova confronti in contesti roma- medievale. Si è ipotizzato che le tombe “a logét- ni (CINI et al. 1985, pp. 180, n. 70, 183, tav. IX, te” siano state introdotte in Etruria meridionale da 70; RICCI 1998a, pp. 38, fig. 3, n. 1, 39). mercenari Mauri impiegati dall’esercito bizantino Si segnalano, inoltre, frammenti minuti di cerami- durante la guerra greco-gotica (RASPI SERRA ca a vernice nera, di terra sigillata italica e una pa- 1974, p. 74; RASPI SERRA 1976, p. 146; GASPERO- rete attribuibile a una casseruola in ceramica afri- NI-SCARDOZZI 2010, p. 96). Tali tombe sono infat- cana da cucina tipo Ostia III, fig. 267, databile ti attestate in ambito alto laziale proprio in corri- nella prima metà II-inizi V secolo d.C. (Atlante I, spondenza del confine longobardo-bizantino e p. 218). generalmente datate al VII-VIII secolo d.C., rima- 222. Area di frammenti fittili Ð frequentazione nendo in uso almeno fino al X con attardamenti fi- non determinabile no all’XI-XII secolo (FELICIATI 1985, pp. 461- In località Cava delle Sparme si segnala una fre- 464; CASARETO-NARDI 1990, pp. 461-464, fig. 16; quentazione non determinabile del Paleolitico su- da ultimo GASPERONI-SCARDOZZI 2010, p. 97), an- periore (si veda capitolo VI.1.C). che se una sepoltura rinvenuta nella Selva di Ma- Sono stati, inoltre, recuperati numerosi materiali lano sembra indicare l’esistenza di prototipi più ceramici probabilmente in giacitura secondaria, di antichi risalenti al I secolo a.C.-I secolo d.C. (GA- epoca medievale e rinascimentale (per un’analisi SPERINI 1989, pp. 117-122) forse ripresi in età me- del materiale si veda FRAZZONI-VATTA 1995; dievale, anche se questo tipo più antico presenta FRAZZONI 2007, pp. 135-142). una forma diversa per l’alloggiamento della testa 223. Area di frammenti fittili rispetto a tutte le altre tombe “a logétte”, rinve- In località Terra Mozza, nota nei vecchi catasti nute in ambito alto laziale; si può ipotizzare che (Chigi, Catasto G) come Castello di Terra Mozza, tombe antropoidi fossero presenti in Etruria meri- si sono rinvenuti frammenti ceramici di epoca ro- dionale già in età tardo-repubblicana o primo-im- mana non precisabile. periale, e che intorno al VI secolo d.C. sia stata in- 224 a-b. Area di frammenti fittili trodotta una tipologia caratterizzata da logétte qua- In località Valle Cupa (n. 224a), in una valletta, è drangolari rimasta in uso per vari secoli (GASPE- stata rinvenuta una modesta concentrazione di RONI-SCARDOZZI 2010, p. 97). Per le sepolture pre- frammenti di tegole e ceramica d’impasto, gene- senti a Farnese non vi sono elementi per stabilirne ralmente riferibili ad epoca etrusca arcaica (REN- la cronologia, da collocare probabilmente in epoca DELI 1993, p. 392). Nel luogo sono presenti anche altomedievale. Altre due sepolture “a logétte” si alcuni frammenti di materiale edilizio e ceramica trovano sul pianoro del sito di Castiglione (n. 2). romana, tra cui un orlo di anfora Keay LII (metà 220. Frequentazione non determinabile IV-VI secolo d.C.; CERASUOLO-PULCINELLI 2009, In località San Severo sono documentate tracce di p. 40, n. 29; Archivio G. A. R. Scheda E2/219, frequentazione non determinabile di epoca neoli- agosto 1982). Presso Valle Pazienza (n. 224b) so- tica (si veda capitolo VI.1.C). no stati rinvenuti scarsi frammenti fittili e laterizi 221. Area di frammenti fittili. di epoca romana; sono inoltre presenti due gruppi In località Chiusa delle Sparme, a N, si osserva ma- di ambienti ipogei riutilizzati come stalle, in parte teriale ceramico molto triturato, costituito in preva- distrutti da lavori agricoli, forse pertinenti a tom- lenza da pareti di ceramica da fuoco; si segnalano be etrusche. un coperchio (Fig. 31, 8), simile a tipi rinvenuti a 225. Area di frammenti fittili Cosa (CERRI-FONTANA-GUSBERTI 2004, p. 291, fig. In località Valle Salonne sono segnalati dal sig. L. 131, n. 8), un orlo di olla (Fig. 31, 6) paragonabile Mancini alcuni frammenti ceramici e laterizi, per- a tipi attestati a Sutri, (Sutri, p. 163, fig. 10, A60), tinenti forse ad un impianto rustico di epoca ro-

143 mana non precisabile. da identificare forse con una chiesa dedicata a San 226. Castello Ð necropoli Martino, data la vicinanza del toponimo Botte e In località Porcorvo sono presenti i ruderi dell’o- Coste di San Martino. monimo castello e tracce di una necropoli forse di 231. Fornace Ð frequentazione non determinabile epoca longobarda. In località La Mattonara si conservano alcune 227. Frequentazione non determinabile strutture relative ad una fornace per mattoni e pia- In località Macchia Grande sono attestate tracce nelle di epoca rinascimentale (Fig. 96); nell’area di frequentazione non determinabile di epoca neo- si trovano sparsi diversi laterizi prodotti nella for- litica (punta di freccia e scheggia di ossidiana; si veda capitolo VI.1.C). 228. Area di frammenti fittili In una valletta in località Sant’Anastasia è stata segnalata una presenza sporadica di frammenti di ceramica di età romana (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 406, n. 27; Archivio G. A. R. Scheda E2/288, agosto 1982). 229. Area di frammenti fittili In località Chiavacciola si sono rinvenuti fram- menti di ceramica e laterizi e resti di muro in opus reticulatum. Per la ceramica presenti un frammen- to vernice nera, un frammento di fondo di olla in Fig. 96. La Mattonara (n. 231). Resti di fornace per la cottura di mat- toni e pianelle (Foto G.A. Baragliu) ceramica comune, un frammento di forma chiusa in ceramica comune con decorazione a rotella, un nace (CASI 1991a). frammento di ceramica sigillata africana tipo D. 232. Area di frammenti fittili Ð strutture mura- Si tratta probabilmente di un insediamento rustico rie Ð stele funeraria di epoca romana. Sul fianco orientale della valletta posta a NO della 230. Strutture murarie sorgente della Botte è stata rinvenuta una grande Sulla pendice meridionale del rilievo della Botte è quantità di blocchi lavorati di tufo e pietra calca- stata individuata una ristretta concentrazione di rea, insieme con frammenti di tegole di epoca ro- tasselli per opus spicatum (dimensioni 10 x 4 cm), mana: non è chiaro se si tratti di materiali in giaci- certamente romani; non è stato purtroppo possibi- tura primaria o di una discarica. Dalla zona pro- le raccogliere frammenti di ceramica vascolare viene anche una stele funeraria romana assai dan- che potessero precisare la datazione. Poco più in neggiata e lacunosa (dim. massime: alt. cm 105, basso è stato visto anche un tratto di muro in bloc- largh. cm 90 ca.), con coronamento a frontone chetti di tufo. La località ha restituito anche testi- triangolare e pulvini laterali; nello specchio epi- monianze di un insediamento protostorico di lun- grafico, contornato da una cornice, si riconoscono ga durata (BELARDELLI-ANGLE 2007, pp. 289-290, solo alcune lettere molto erose che dovevano far n. 43; CERASUOLO-PULCINELLI 2008; CERASUOLO- parte di un titolo funerario di una certa estensione. PULCINELLI 2009, p. 408, n. 37; Archivio G. A. R. Nella scheda si precisa che il reperto di cui non si Scheda B6/169, agosto 1981). ha più notizia, si conserva presso il casale di q. 394 In località Pian di Sala, sopra la Mattonara, si se- (CERASUOLO-PULCINELLI 2009, pp. 408-409, n. 38; gnalano resti di muri e un’area di frammenti fitti- Archivio G. A. R. Scheda B5/170, agosto 1981). li, pertinenti ad un impianto rustico di epoca ro- 233. Frequentazione non determinabile mana. Sono inoltre presenti alcune lastre tombali In località Pian di Sala si segnalano tracce di fre- riferibili forse a sepolture di epoca altomedievale. quentazione riferibile al Paleolitico superiore (si Poco più a valle si trovano i resti di un edificio veda capitolo VI.1.C). chiesastico, del quale si riconoscono alcuni tratti 234. Area di frammenti fittili dei muri perimetrali e dell’abside. Probabilmente In località La Cuccumella è stata individuata si tratta di un piccolo edificio absidato a navata un’area di frammenti fittili riferibile probabilmen- unica, databile nell’ambito del XI-XII secolo d.C., te ad un impianto rustico di epoca romana non de-

144 terminabile (CASI 1991a). secolo. 235. Necropoli 239. Area di frammenti fittili Ð cunicolo Ð inse- In località La Cuccumella si segnala una necropo- diamento Ð litica li di epoca etrusca (CASI 1991a), oltre a materiale In località La Botte sono stati rinvenuti frammen- di epoca imprecisabile. ti ceramici e laterizi; tra la ceramica è presente il 236. Necropoli bucchero grigio e la vernice nera (CASI 1991a; si In località La Forconata (Le Forcatelle) notizie ri- veda, inoltre, capitolo VI.1.C). cavate dalla tradizione locale indicano una necro- 240. Abitato Ðnecropoli poli con tombe a cassoni di epoca romana; sono Notizie ricavate dalla tradizione locale indicano in stati rinvenuti inoltre alcuni frammenti di vetri. località Fontanaccio tracce di un abitato e di una 237. Necropoli Ð fornace necropoli etrusca. In località La Botte, sulla parete presso la sorgen- 241. Necropoli te della Botticella, sono presenti alcune tombe In località Cavalline è presente una necropoli di scavate nel banco tufaceo, probabilmente di epo- epoca etrusca (CASI 1991a). ca medievale; presso la sorgente è inoltre presen- 242. Necropoli te una fornace per calce (CASI 1991a). In località Poggio del Cerro notizie ricavate dalla 238. Castello tradizione locale indicano la presenza di tombe a In località La Botte sono presenti i ruderi del ca- cassone di epoca romana non precisabile. stello omonimo da identificare forse con Castel 243. Area di frammenti fittili Ferrante. Situato sulla cima di un singolare ed iso- Presso La Botte, in un campo tra la strada a S del lato masso basaltico, presenta ancora i resti della castello e il fosso della Faggeta, sono stati rinve- via di accesso e ruderi delle mura (CASI 1991a). nuti frammenti ceramici di epoca protostorica e Si osserva materiale ceramico costituito per lo romana. più da ceramica comune acroma: si segnalano 244. Area di frammenti fittili Ð necropoli un’ansa a nastro relativa ad una brocca (Fig. 74, In località Campo del Carcano (La Travertinara) 8), simile a un tipo rinvenuto nell’Anfiteatro Fla- si sono rinvenuti frammenti ceramici e laterizi re- vio, databile tra XII e XIII secolo (DELFINO lativi ad un impianto rustico di epoca romana; è 2009, p. 238, 241, tav. VI, n. 40), e due orli, di inoltre segnalata una necropoli, da porre probabil- cui uno estroflesso (Fig. 74, 3) è riferibile a mente in relazione con tale insediamento (CASI un’olla ed è assimilabile ad esemplari di X e XII 1991a). secolo, attestati nel territorio senese (VALENTI 245. Frequentazione non determinabile 1995, pp. 77, 173, tav. XCIII, 11), mentre l’altro In località Campo del Carcano si osservano tracce è relativo a un boccale (Fig. 74, 5). A un orciolo di frequentazione riferibili al Paleolitico Superio- è forse attribuibile un orlo estroflesso e legger- re (si veda capitolo VI.1.C). mente ingrossato (Fig. 74, 6), simile a un tipo 246. Area di frammenti fittili documentato nell’esedra della Crypta Balbi in In località Poggio del Cerro, presso la miniera di strati di XIV secolo (RICCI 1990b, p. 298, n. 246, fluorite, si sono rinvenuti frammenti ceramici di tav. XXXIV, n. 2); analogo a quest’ultimo, ma epoca romana non determinabile. più sottile è l’orlo Fig. 74, 4. L’orlo Fig. 74, 7 247. Cunicolo trova confronti con quelli che caratterizzano le In località Coste di Campo Carcano, presso Caca- brocche per il vino, diffuse nel viterbese e di pro- sacco, lavori di livellamento del terreno hanno babile produzione locale, databili tra la fine del messo in luce un tunnel, forse pertinente a quello XIII e la prima metà del XIV secolo (CIRELLI scavato all’inizio del XVII secolo per condurre 2002, pp. 283, 285, fig. 10, n. 20); sempre ad una l’acqua della sorgente la Botte a Farnese. brocca è riferibile un fondo apodo, piano (fig. 248. Area di frammenti fittili Ð grotta Ð fre- 74,2). La ceramica da fuoco è rappresentata da quentazione non determinabile pareti e da un orlo di testo (Fig. 74, 1: cfr. VA- Intorno alla chiesa di S. Maria di Sala e nel cam- LENTI 1995, p. 170, tav. XC, n. 5). po posto a sud di essa, oltre l’Olpeta, in località I reperti ceramici rinvenuti consentono di ipotiz- Puppicciola, sono stati raccolti, insieme a molto zare per il sito una frequentazione dal X al XIV materiale medievale e rinascimentale, abbondanti

145 frammenti di ceramica romana, tra cui sigillata africana di produzione A (forme Hayes 3, Lambo- glia 9 a2, Hayes 31), ceramica africana da cucina (casseruola Ostia III fig. 267), ceramica comune, che testimoniano una presenza di età imperiale, databile tra il II e il III secolo d.C. Dalla zona pro- vengono anche alcuni frammenti di vernice nera, purtroppo di incerta datazione, nonché ceramica d’impasto non tornita (tra cui un frammento di pa- rete con cordone plastico applicato e un frammen- to di parete decorata a meandro campito con pun- teggiatura fitta) ed alcune schegge di lame in sel- ce (Archivio G. A. R. Schede B5/160, agosto Fig. 98. Le Prata (n. 249). Frammento di fondo in terra sigillata ita- 1981; B5/307, agosto 1983). lica con bollo in planta pedis (Foto L. Frazzoni). Il sito è segnalato anche da Lucarelli (LUCARELLI dente, due tombe a grotticella (Fig. 97), in parte 1990), il quale riferisce di due frammenti di impa- visibili, e altre due tombe a grotticella affiancate sto depurato e a vernice rossa, un fondo di olla di con dromos di accesso (confronti per questo tipo ceramica poco depurata, un frammento di bucche- di sepolture a Poggio Civitelle: GASPERONI-SCAR- ro grigio, e “una rondella con una faccia incisa” DOZZI 2010, pp. 378-380, nn. 398-399). Si tratta (si veda capitolo VI.1.C). probabilmente di una necropoli da porre in rela- 249. Area di frammenti fittili Ð strutture mura- zione con l’insediamento rustico. rie Ð necropoli 250. Area di frammenti fittili-strutture murarie In località Le Prata si sono rinvenute tegole, cop- In località Fornacella (o Fornicello) si sono rinve- pi, ceramica acroma, ceramica ingobbiata in ros- nuti frammenti di ceramica, tra cui un frammento so. Tra i materiali ceramici, si segnala un fram- di sigillata italica; sono presenti inoltre resti di mento di fondo in terra sigillata italica con bollo muri di incerta datazione (CASI 1991a). in planta pedis MáPáP (Fig. 98), riconducibile 251. Area di frammenti fittili Ð grotte forse a botteghe aretine e databile forse intorno al In località Poggio del Cerro si sono rinvenuti 30 d.C. (OCK, p. 312, n. 1353 (1205), n. 3 (2013). frammenti di ceramica genericamente attribuibile Sono inoltre presenti resti di una struttura muraria ad epoca etrusco-romana; sono inoltre presenti in blocchi di tufo, pertinente probabilmente a una alcune grotte, forse tombe. villa rustica o piccola fattoria di epoca romana. 252. Frequentazione non determinabile In località Le Prata si segnalano tracce di frequen- tazione non determinabile riferibile al Paleolitico superiore (si veda Capitolo VI.1.C). 253. Tombe Presso Ponte delle Prata, località Coste di Campo Carcano, si trovano alcune tombe sparse di epoca romana non determinabile. 254. Area di frammenti fittili Ð insediamento rustico In località Le Prata, presso Campo Valiano, si so- no rinvenute tegole, tessere musive di forma ret- tangolare, bianche e grigie, lacerti di intonaco, ce- ramica comune acroma e ceramica ingobbiata in Fig. 97. Le Prata (n. 249). Tomba a grotticella (Foto L. Frazzoni). rosso. Si segnalano in particolare, inoltre, un fon- Poco più avanti, si trova una tomba a camera a do riferibile a una coppa in vernice nera tipo Mo- pianta quadrangolare. Presenta sulla destra un rel 1531e1, databile nella seconda metà del II se- bancone scavato nella roccia riutilizzato come colo a.C. (MOREL 1981, p. 120, tav. XXI), un mangiatoia per animali. Poco distanti dalla prece- frammento di scodella in terra sigillata africana

146 D1, Forma Hayes 51, 51A (HAYES 1972, p. 98, fig. sistenti in oggetti in bucchero e terracotta, oltre a 15, 59B, n. 17), databile tra il 320-400/420 d.C. un’olpe, in possesso di privati. Il pianoro sovra- (Fig. 24, 4), e una parete con striature incise attri- stante il banco tufaceo presenta diverse tombe a buibile a una casseruola del tipo Ostia III, fig. 267 pozzo, ora reinterrate, e sul versante opposto ri- (Atlante I, p. 218, tav. CVII, nn. 6-7), databile tra spetto alle grotte, si trova una serie di tombe assi- la prima metà del II e l’inizio del V secolo d.C. milabili a quelle poste sopra la tomba del Gottimo Per la ceramica da fuoco sono presenti tipi che (n. 182; LUCARELLI 1990). trovano confronti con esemplari rinvenuti a Cosa: 259. Area di frammenti fittili si tratta di due orli di casseruola con orlo estro- In località Poggio del Corgnolo sono stati rinve- flesso leggermente ingrossato (Fig. 24, 5) e sca- nuti frammenti di ceramica forse di epoca tardo nalato (Fig. 24, 6) databili dopo il 330-335 d.C. etrusca. (tipo Cosa, p. 142, LS14, fig. 55) e un orlo di pi- 260. Area di frammenti fittili gnatta attestata in un periodo compreso tra l’XI e In un campo situato nella parte più settentriona- il XII secolo (CIRELLI-HOBART 2004, pp. 338, n. le e rilevata della zona di Chiusa del Belli è sta- 4.06, 339, fig. 149, n.6; Fig. 24, 7). ta individuata una ricca concentrazione di fram- I materiali rinvenuti inducono ad ipotizzare la pre- menti ceramici di età imperiale. Tra i materiali senza di un insediamento rustico in vita tra la me- raccolti erano presenti sigillata africana di pro- dia età repubblicana e gli inizi del V secolo d.C., duzione D (forme Hayes 67, 91 e 96), ceramica con una frequentazione sporadica in età medievale. africana da cucina (piatto-coperchio Ostia I fig. 255. Area di frammenti fittili 18), ceramica comune dipinta, ceramica comu- In località La Pozza sono stati rinvenuti frammenti ne, ceramica da fuoco (pentole tipi Cosa di ceramica e laterizi relativi probabilmente ad un FC14/15 e 21, tegami tipi Cosa LS46 e Schola insediamento di tipo rustico di epoca romana. Praeconum I fig. 7.84, coperchio simile Schola 256. Area di frammenti fittili Ð necropoli Praeconum I fig. 9.122, olla simile Schola Prae- In località Poggio del Corgnolo sono stati rinve- conum I fig. 9.115), anfore da trasporto (Keay nuti frammenti di ceramica e laterizi relativi pro- LII, Late Roman 1) e diversi frammenti di vetro. babilmente ad un insediamento di tipo rustico di L’insieme dei materiali indica una presenza abi- epoca romana, e alcune tombe ad arcosolio. tativa con diverse fasi, databili tra il III e il V se- 257. Insediamento colo d.C.; alcuni frammenti di sigillata italica e Sulla Riva sinistra dell’Olpeta, in località Casone, di un’anfora tipo Dressel 1 testimoniano una immediatamente oltre il Ponte della strada asfalta- precedente fase da collocare verosimilmente in- ta Valle dell’Olpeta, sono presenti due promonto- torno alla fine del I secolo a.C. (CERASUOLO- ri di natura tufacea. Si notano resti di un insedia- PULCINELLI 2009, pp. 410-411, n. 47; Archivio mento dell’Età del Bronzo finale sul ciglio set- G. A. R. Scheda B5/302, senza data). tentrionale del pianoro tufaceo più a monte e sul- 261. Area di frammenti fittili le pendici del secondo (si veda capitolo VI.1.C). Circa 250 m. a SE del Casale Biondi, in una val- 258. Area di frammenti fittili Ð necropoli letta, sono stati rinvenuti alcuni frammenti cera- In località Poggio del Corgnolo sono stati rinvenu- mici (tra cui vernice nera, un piatto-coperchio ti- ti frammenti di ceramica e laterizi relativi probabil- po Ostia I fig. 26 in ceramica africana da cucina, mente ad un insediamento di tipo rustico di epoca ceramica comune ed un frammento di anfora romana (CASI 1991a). Lucarelli (LUCARELLI 1990) Dressel 1), riferibili ad almeno due distinte fasi di riferisce inoltre del ritrovamento, in seguito a scavi occupazione, una collocabile tra il II e il I secolo clandestini, di materiale votivo pertinente forse ad a.C. ed una seconda di piena età imperiale. (CE- un tempietto rurale, costituito da due piedi fittili, RASUOLO-PULCINELLI 2009, p. 411, n. 48; Archivio una lucerna, monete d’argento e di bronzo di epoca G. A. R. Scheda B5/298, luglio 1983) romana; in un altro terreno segnala il rinvenimento 262. Area di frammenti fittili Ð necropoli di tegole e ceramica comune; nella parte più bassa In località Casone, presso il Casale Lotti, si osser- di Poggio del Corgnolo vi sono numerose grotte, va un’area di frammenti fittili, da interpretare for- che riutilizzano probabilmente tombe etrusche; qui se come un possibile abitato e necropoli di epoca infatti si hanno notizie di vecchi ritrovamenti, con- romana.

147 1 Ritrovamento G. A. Baragliu. La placchetta è conservata presso il tico, e che anzi sono stati individuati diversi elementi di conservato- deposito del Museo civico “F. Rittatore Vonwiller” di Farnese; citato rismo (TRÉZINY 2004, pp. 595-631). in KURZE-CITTER 1995, p. 173; INCITTI 1997, p. 213. 12 Lo schema della porta, decisamente evoluto, trova precisi confron- 2 Per i riferimenti bibliografici su questa tipologia di sepolture si ri- ti nel coevo insediamento di Ghiaccio Forte, sempre in territorio vul- manda a quanto detto infra, n. 219. cente: RENDINI-FIRMATI 2008, pp. 379-381. 3 Una casa con una parte costruita a pianta quadrangolare e la parte 13 Normalmente gli ambienti presentano solamente una pavimenta- retrostante scavata nel tufo è stata scavata dall’Università di Göttin- zione in terra battuta. Per alcuni confronti si rimanda a INCITTI 1999, gen; si veda GARDNER MC TAGGART 1984; GARDNER MC TAGGART Ð p. 17. Recentemente per questo tipo di monumenti è stata proposta, GESCHWINDE Ð POLLMANN 1985; POLLMANN 1986; POLLMANN 1989). ipoteticamente, un’interpretazione come aree sacre: RENDINI 2003, 4 La bibliografia sull’abitato di Sorgenti della Nova è molto vasta, per pp. 137-142. una sintesi si rimanda ai seguenti titoli: Sorgenti della Nova; NEGRO- 14 Un ampio ambiente, forse il più importante dell’edificio, presenta- NI CATACCHIO 1995; NEGRONI CATACCHIO-CARDOSA 2007. va addirittura un robusto pilastro centrale in blocchi di tufo: da esso, 5 Il tipo è molto diffuso a Trezzo d’Adda, San Giovanni di Cividale, fortunatamente scampato alle devastazioni degli scavi clandestini, Nocera Umbra; si veda tra l’altro VON HESSEN 1990, pp. 197-199, n. proviene un interessantissimo contesto di materiali domestici, anco- IV,80, con bibl.; RICCI 2001, p. 381, n. II.4.641. ra in corso di studio. 6 H. cm. 3,3; lung. cm. 8,9; largh. cm. 5,5; diam. fondo cm. 4,2; ar- 15 Per una sintetica esemplificazione dei reperti cfr. CERASUOLO-PUL- gilla nocciola; mancante della parte superiore del serbatoio e del- CINELLI 2010, pp. 11-25. l’ansa; vernice quasi del tutto caduta; incrostazioni calcaree. Serba- 16 H. cm. 52; larg. cm. 55; sp. cm. 13. H. lettere: cm. 3,5/5. Spezzata toio biconico, becco svasato ad incudine, fondo piano. su tutti e quattro i lati. Superficie notevolmente corrosa e abrasa. Nel 7 Per il tipo Fig. 36, 3 BARTOLONI-RICCI 1995, pp. 101-102, fig. 3, n. campo epigrafico, a destra, è presente un foro attribuibile a un riuti- 4: XI-prima metà del XII secolo; CIRELLI- HOBART 2004, p. 345, fig. lizzo seriore del pezzo come soglia. 152, n. 7: XI-XII secolo; per il tipo Fig. 36, 5 cfr. Santa Cornelia,p. 17 La bibliografia sull’ascia funeraria è vastissima, si vedano LAZZA- 124, fig. 25, n. 25: metà del IX-X secolo. RINI 1991, pp. 53-61, con bibl. prec.; PANCIERA 2006, pp. 581-584, in 8 RICCI 1990a, p. 238, tav. XI, 101. Dal XIV secolo in poi, dopo oltre particolare p. 584, nota complementare, con bibl. prec. tre secoli di assenza, in seguito al cambiamento o arricchimento de- 18 Cfr. le stele in peperino rinvenute nel territorio di Arlena di Castro, gli usi alimentari, ricompare il tegame; tale forma viene in breve so- datate nelle seconda metà del II secolo d.C., cfr. RICCI-SANTELLA- stituita da analoghe forme prodotte in ceramica invetriata (RICCI STOPPACCIARO 1992, pp. 78-93, n. 43.3. 1990a. p. 249). 19 Marmo bianco a grana media; h. cm. 63; lato abaco cm. 57 ca.; 9 RENDELI 1985a; RENDELI 1993, pp. 214-219 e 404; INCITTI 1999; IN- diam.: m.n.r. Superficie corrosa e abrasa. Scheggiati due spigoli del- CITTI-CERASUOLO-PULCINELLI 2005; CERASUOLO-PULCINELLI 2007; l’abaco opposti, con le volute sottostanti e le foglie esterne dei cali- CERASUOLO-PULCINELLI-RUBAT BOREL 2008; CERASUOLO 2009, con ci relativi e la maggior parte delle punte delle foglie. altra bibliografia; CERASUOLO-PULCINELLI 2010; si veda anche: Ar- 20 Per le caratteristiche della produzione flavia cfr. HEILMEYER 1970, chivio G.A.R. Scheda B5/193, agosto 1981; la scheda conservata pp. 128-139; PENSABENE 1973, pp. 217-218; LEON 1971, pp. 95-00. nell’archivio si riferisce al primo sopralluogo effettuato sul posto; al 21 Per I capitelli della Domus Flavia: HEILMEYER 1970, p. 138, tav. tempo erano visibili la cinta muraria, alcuni allineamenti di blocchi 48,4; LEON 1971, pp. 89-91, tavv. 29,2, 30,2; per i capitelli del Foro all’interno dell’abitato, nonché l’accesso orientale, di cui si ricono- di Nerva: LEON 1971, pp. 90-91, tavv. 30,4, 31,4; per i capitelli del scevano diversi blocchi squadrati; segnalata anche la presenza di Tempio di Venere Genitrice: HEILMEYER 1970, pp. 146-149, tav. frammenti d’impasto non tornito e di alcuni frammenti di anfore gre- 52.2; LEON 1971, pp. 92-94, tav. 32,1; per i capitelli del Museo Na- co-italche antiche). zionale Romano: LUPI 1985, pp. 62-65, nn. II, 5-8. 10 La tecnica costruttiva, avvicinata alla “prima maniera” del Lugli in 22 H. cm. 177. Superficie scheggiata. INCITTI 1999, p. 5 e piuttosto anomala nel quadro dell’architettura 23 Marmo bianco, a grana media. H. cm. 18,5; diam. inf. cm. 51. Gli militare tardo-etrusca, è condizionata dalle caratteristiche della pie- spigoli del plinto non sono conservati. Scheggiature diffuse interes- tra locale, assai abbondante ma lavorabile solo con estrema diffi- sano la superficie. coltà. 24 H. cm. 253. Superficie scheggiata. Dilavato il collarino? 11 L’adozione di torri aggettanti per proteggere il filo delle cortine e 25 Marmo bianco, a grana fine. H. cm. 16,5; diam. inf. cm. 47. Su- garantire ai difensori un buon campo di tiro sui nemici, di uso relati- perficie scheggiata e corrosa. vamente normale nel mondo greco, è pressoché sconosciuto in Etru- 26 H. cm. 217; diam. sup. cm. 26. Collarino e listello, dilavati e scheg- ria: oltre all’esempio in questione si conosce solamente il caso, di in- giati. Superficie scheggiata e corrosa. certa datazione, delle mura di (ROMUALDI-SETTESOLDI 27 H. m.n.r.; diam base: cm. 27 ca. Superficie scheggiata. L’utilizzo 2008). Certamente più recenti, ma relativamente vicine nello spazio del granito rosa è ampiamente attestato dall’epoca augustea a quella sono invece le mura turrite della colonia latina di Cosa, che come no- severiana in architettura, per colonne ed elementi decorativi (lastre e to si datano dopo il 273 a.C. (BENVENUTI 2002, pp. 199-200). In pro- basamenti) e negli arredi per vasche e labra (PENSABENE 1995, pp. posito va considerato che anche nelle contemporanee fortificazioni 179-180, nn. 135-136). della Magna Grecia l’utilizzo delle torri non è uniforme né sistema-

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TEEGEN W.-R. Ð KREUTZ K.- SCHULTZ M. 1999, Sorgenti della Nova (VT), insights into a rural population. Posterpräsentation, in Workshop in Cen- tral Mediterranean Prehistory (London 13 November 1999), London.

160 INDICE TOPOGRAFICO Campo Valiano (vedi anche le Prata): 34, 42, 75, 146 Campo Vignale: 108 Cancello di Rolongo: 27, 31, 92 Cancellone: 104 Albegna (vedi anche Valle dell’Albegna): 46, 82 Canino: 8, 23, 26, 27, 79 Acqua Puzzosa: 21 Cantinaccia: 30, 97, 98 Acquaforte: 32, 33, 47 Cantonate (le): 31, 93, 94 Acquaviene: 33 Cantoniera di Valle Catiella (vedi anche Valle Catiella): Aquaviva (curtem de): 83 50, 55, 92 Ager Cosanus: 2, 4, 76, 78, 80 Capacqua: 33 Albinia: 84 (nota 29) Capanna di Giggerone: 104 Algeria: 142 Capodimonte: 82 Alto Lazio: 6, 80, 86, 135, 136, 138, 143 Caposana: 62, 115 Ammone Sassicaia (vedi anche Sassicaia di Castro): 21 Cappuccini (vedi anche Convento dei Cappuccini): 23 Anfiteatro Flavio: 145 Carrareccia: 29 Anfiteatro Flavio di Pozzuoli: 139 Cartalana: 29, 49, 54, 92 Arborone: 33 Casalaccio: 40 Area Faunistica del Capriolo: 29, 90 Casale Biondi: 75, 147 Arezzo: 77 Casale Campettuzzi: 71 Arlena di Castro: 72, 74, 148 (nota 18) Casale della Cantinaccia (vedi Cantinaccia) Arrone: 72 Casale della Galeazza (vedi anche Galeazza): 23 Aurelia (via): 26, 76, 84 (nota 18) Casale della Monta Taurina: 29 Bagnoregio: 6, 37, 79, 135 Casale della Polledrara: 74 Basilica Hilariana: 106 Casale delle Mele Granate: 27, 29 Bevilacqua (la): 92 Casale - Casali di San Pantaleo (vedi San Pantaleo) Bisenzio: 51, 69, 72, 74, 135 Casale Grascia: 71 Bocche di Bindo: 38 Casale La Sconfitta (vedi Sconfitta) Bolsena: 6, 79, 135 Casale Lotti: 147 Bomarzo:17 (nota 21), 72, 135 Casale Martinelli: 29, 48, 62, 119 Bonifica di Canino:76 Casaletto (vedi Chiusa Brunelli) Borziano bello (Porziano bello): 34 Casaletto Lombi: 107 Botte (la): 37, 40, 42, 49, 50, 68, 76, 81, 133, 144, 145 Casali (i): 31, 35, 39, 40, 96, 110 Botte di San Martino: 37, 144 Casali di Cervarano (vedi Cervarano) Botticella: 145 Casano: 40 Bottinello: 8, 29, 30, 36, 42, 48, 78, 84 (nota 1), 89 Casapiccola: 40 Bottino: 44, 132, 134 Casella: 28, 40 Buche Bietole: 57, 93 Caselletta: 28, 40 Bucine: 43, 44 Casone: 40, 50, 69, 147 Cacasacco (vedi Coste di Campo Carcano) Cassia (via): 26 Cai (fosso del): 28 Castagnanza: 134 Caiolo (fosso del): 28, 38 Castel Ferrante: 81, 145 Caj (i): 38 Castel Porciano: 110 Cajano: 38 Castelfranco (vedi anche Castellarso-Castellarsa): 14, Caje (fosso delle; vedi i Caj) 23, 81 Cajo (vedi i Caj) Castellaccio (vedi anche castello di Prato di Frabuli- Cajo di Diana: 38 no): 40, 41 Calanchilaquila – Calanchillaquila: 31, 50, 61, 114 Castellaccio - castello del Fontanaccio (vedi anche Callara: 92, 127 Pian di Lance): 41, 81 Campaccio (il): 47, 48, 55, 92 Castellardo: 27 Campo Carcano – del Carcano: 6, 9, 32, 42, 43, 68, Castellare (le) – Castellari (i): 29, 30, 31, 32, 40, 41, 145, 146 50, 62, 84 (nota 13), 100, 114, 115 Coste di Campo del Carcano (vedi Campo Carcano) Castellare di Pomonte: 41 Campo del Gottimo: 48, 65, 84 (nota 13), 127 Castellare di Semonte: 41 Campo del Nocio: 30, 38, 40 Castellare di Valderico: 41 Campo del Palombaro (vedi Palombaro) Castellarso-Castellarsa (vedi anche Castelfranco): 81, Campo della Battaglia: 47, 49, 50, 53, 91 82, 136 Campo della Spada: 38 Castellina della Roccaccia: 97 Campo della Villa: 9, 23, 27, 28, 29, 30, 31, 35, 36, 39, Castello della Fortezza: 81, 82 40, 41, 44, 74, 92, 108, 109, 110, 119, 120, 127, 128 Castello delle Pianacce (vedi anche Citignano e Pia- Campo li Caj (vedi li Caj) nacce): 35, 38, 41, 90

161 Castello di Mezzano (vedi anche Monte Rosso): 81, 82, Comunella (la): 31, 38, 43, 47, 48, 49, 57, 90, 93, 94 119, 136 Contea Aldobrandesca – Contado Aldobrandesco (vedi Castello di Morrano o Morano (vedi anche Morranac- anche Terra Guiniccesca): 26, 82, 119, 136 cio): 23, 36, 80, 82, 136 Convento dei Cappuccini (vedi anche Cappuccini): 21, Castello di Porcorvo (vedi Porcorvo) 30 Castello di Prato di Frabulino (vedi anche Prato di Convento dei Frati Minori: 39, 40, 140, 141 Frabulino): 31, 41, 81, 128 Convento di S. Maria delle Grazie: 138 Castello di S.Giovanni: 23 Convento di S.Rocco: 39, 76, 80, 142 Castello di Sala (vedi Sala) Convento di S.Umano (vedi dei Frati Minori) Castello di Scarceta: 81, 82 Cortinaro: 137 Castello di Stenzano (vedi Stenzano) Cosa: 2, 15, 72, 76, 77, 78, 84 (note 21, 30, 31), 91, 93, Castello di Stintinaggio (vedi Citignano) 101, 104, 105, 107, 121, 122, 125, 127, 143, 147, 148 Castello di Terramozza (o Terra Mozza): 41, 143 (nota 11) Castelseprio: 102 Costa Basili: 6, 8, 28, 134 Castelvecchio (vedi castello di Prato di Frabulino) Costa Ceccarini: 28, 29 Castiglione (vedi anche Sorgenti della Nova): 3, 19, 23, Costantinopoli: 142 30, 34, 40, 41, 76, 78, 80, 82, 84 (note 38 e 42), 85, 88, Coste di San Giovanni: 40 119, 136, 143 Coste di San Martino (vedi Botte di San Martino) Castro: 2, 12, 14, 15, 17 (note 2, 4, 17), 18 (nota 25), Crini: 30, 32, 61, 84 (nota 13), 114 19, 21, 23, 26, 27, 31, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 43, 45, 46, Crocetta: 29, 32, 100, 108 69, Crognoleto (fosso del): 8, 23, 29, 36, 41, 80, 90, 104 70, 71, 72, 74, 79, 82, 83, 84 (note 9, 40, 41), 90, 92, Crognoleto dell'Arsa: 48, 84 (nota 1) 110, 117, 119, 125, 126, 130, 136, 137, 141 Crostoletto di Lamone: 10, 27, 46, 47, 48, 49, 50, 51, Castro (Ducato - Stato di): 19, 21, 26 56, 92, 93 Castrum Sibrium (vedi Castelseprio) Crypta Balbi: 99, 104, 106, 109, 110, 145 Catrasta: 29 Cuccumella: 32, 144, 145 Cava delle Sparme: 47, 67, 143 Dogana: 8, 9, 30, 104 Cava di Castro: 17 (nota 17) Doganella: 27, 45, 46, 71, 72 Cavagrande – Cavone di Castro: 27, 29, 32 Domus Flavia: 138, 148 (nota 21) Cavalline (le): 33, 145 Domus Tiberiana: 107 Cavarella: 28, 32, 134 Etruria Meridionale: 78, 93, 143 Cavicchione: 35, 47, 62, 120 Fabriciano: 34, 35 Cavon di Sopra – di Sorbo: 47, 57, 93 Fanum Voltumnae: 12, 13, 17 (nota 7), 42, 97 Cavon Pamperso: 31, 47, 58, 94 Farnese: 1, 2, 3, 5, 6, 8, 9, 10, 11, 12, 14, 15, 16 , 17 Celio: 106 (nota 4), 19, 21, 23, 25, 26, 28, 29 , 30, 32, 34, 36, 37, Cellere: 19, 21, 23, 72, 82 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 46, 47, 50, 69, 71, 72, 74, 76, Centocamere: 15, 27, 74 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84 (note 1, 38, 41), 88, 90, 91, Cerro del Tesoro: 69 94, 102, 105, 117, 119, 120, 126, 132, 133, 134, 135, Cervarano: 34, 40, 105 136, 137, 139, 140, 141, 142, 143, 145 Chiarano: 30, 35, 125 Farnese (famiglia): 30, 39, 41, 43, 82, 83, 88, 90, 117, Chiavacciola: 30, 144 119, 132, 133, 134, 136, 137, 138 Chiesa della Madonna delle Grazie: 29, 32, 141, 142 Felceta (la): 30, 105 Chiesa di San Martino: 30, 144 Fiora (fiume): 1, 2, 9, 10, 14, 19, 21, 23, 26, 36, 45, 46, Chiusa Brunelli: 38, 125 48, 69, 70, 71, 72, 80, 81 Chiusa del Belli: 8, 30, 32, 33, 40, 47, 64, 75, 77, 78, Fondo Bastiano: 29, 49, 53, 90 84 (note14 e 23), 125, 126, 127, 147 Fondo di Sidorone: 33 Chiusa del Tempio: 12, 17 (nota 8), 30, 42, 76, 97, 98 Fondo Liseo: 29, 32, 104, 105 Chiusa del Vescovo: 69 Fontana del Cerqueto: 84 (nota 16), 98 Chiusa delle Sparme: 75, 99, 143 Fontana Monti (vedi Stenzano) Chiusa la Gobba: 14, 29, 49, 96 Fontana Vanghera: 134 Chiusa Sterbini: 31 Fontanaccio: 29, 30, 32, 90, 145 Chiusetta (la): 28, 30, 125 Fontanile del Cerqueto: 23 Chiusi: 36, 70 Fontanile della Caduta: 91 Cioccolaio (vedi Stenzano) Fontanile della Doganella: 27 Citignano – Citinano: 35, 41, 81, 86, 90 Fontanile di Pantalla: 14, 71 Civitavecchia: 12, 23 Fontanile di Raim: 48, 55, 92 Claudia (via): 23 Fontanile di Valderico: 13, 14, 17 (nota 9), 71, 79, 96, Clodia (via): 12, 15, 17 (nota 17), 26, 27, 28, 29, 30, 98, 103 31, 32, 42, 72, 74, 76, 79, 84 (nota 18) Forcatelle: 43, 44, 145 Colli (i): 14 Forconata (vedi Forcatelle)

162 Forma (la): 47, 60, 107, 108 110, 111, 114, 115, 141 Fornace: 41, 42 Languedoc-Roussillon (regione del): 80 Fornacella: 42, 146 Latera: 6, 7, 8, 9, 13, 21, 26, 74, 84 (nota 8), 111, 136 Fornicello (vedi Fornacella) Lazio (vedi anche Alto Lazio): 5, 6, 43, 48, 82, 135 Foro di Nerva: 138, 148 (nota 21) Litiniano (Bosco): 82 Foro di Traiano: 140 Località Vigna Murata: 135 Forra dell'Olpeta: 27, 31, 59, 93, 96, 114 Lubriano: 135 Fortezza (la – vedi anche S.Lucia): 79 Lugnano in Teverina: 78 Fossa (la): 29, 32, 48, 61, 109 Macchia dei Buoi: 6 Fossato (il): 34 Macchia della Freddara: 84 (nota 5) Fossatone: 48, 54, 92 Macchia Forte: 28 Fosso del Bottinello (vedi Bottinello) Macchia Grande: 48, 68, 144 Fosso del Naviglione: 84 (nota 14), 132 Madonna delle Grazie (vedi anche chiesa della Madon- Fosso del San Paolo: 8, 28, 29, 36, 42 na delle Grazie): 32, 142 Fosso del Tempio (vedi Chiusa del Tempio) Madonna di Loreto: 67, 141 Fosso della Faggeta: 8, 9, 145 Manciano: 10, 14 Fosso delle Fontanelle (vedi anche Fontanile di Raim): Mandria Buona: 31, 48, 49, 50, 63, 120 14, 28, 92, Mandria d'Arsa: 47, 48, 91 Fosso di Castiglione: 23, 41, 85 Mandriola (la): 29, 59, 100, 103, 104 Fosso di Gressa: 8, 29 Marsiana (curtem de): 83 Fosso Maggiore: 71 Marsiliana: 45, 46 Fossotello (valle del): 8, 28 Maternum: 12, 15, 23, 27, 72, 74, 79, 84 (nota 22) Francia: 80, 142 Mattonara (la): 37, 40, 41, 42, 47, 68, 144 Fracassa (la): 105 Mazzano Romano: 78 Francolise: 143 Meleta: 71 Galeazza (la): 17 (nota 4), 29, 35, 44, 49, 66, 132, 133, Mezzano (vedi Castello di Mezzano) 134 Mignattara: 32, 108 Ghiaccioforte: 45, 46, 72 Mignone: 36 Gorniano: 19 Mina (la): 29, 30, 69 Gottimo (vedi anche Campo del Gottimo): 28, 30, 32, Mola di Farnese: 94 48, 65, 70, 128, 129, 130, 147 Mola di Monte Gelato: 78, 122 Grotta del Diavolino: 49, 59, 96 Mons Claudianus: 139 Grotta del Diavolo: 59, 81,82, 94, 96 Montauto: 10, 45 Grotta del Siciliano: 47, 48, 56, 93 Monte Amiata: 46 Grotta Murata: 48, 57, 93 Monte Becco: 8, 9, 13, 23, 42, 70, 71, 84 (nota 7) Grotte del Bagnolo: 14 Monte Calveglio: 8 Grotte di Castro: 135 Monte Casoli: 135 Guado: 36 Monte Fiano: 8, 28, 29 Guado Bianco: 28, 36 Monte Fiore: 14, 43, 49, 52, 89 Guado del Bottinello (vedi Bottinello) Monte Gelato (vedi Mola di Monte Gelato) Guado del Conicchiolo: 36 Monte Prete: 29 Guado del Pero: 36 Monte Rosso: 8, 81 Guado delle Prata: 36 Monte Rotondo: 28 Guado d'Inciampa: 36 Monte Spinaio: 7, 8 Guado Farnesano: 36, 47, 66, 134, 136 Montefiascone: 6 Guado la Tomba: 36 Monti di Canino: 2, 15, 27, 72 Heba: 45, 46, 72, 76, 77, 84 (nota 21) Monticolo della Dogana: 30, 99 Ibligo-Invillino: 102 Morranaccio: 14, 50, 51, 71, 80, 85 Ischia di Castro: 6, 9, 11, 12, 14, 17 (nota 2), 19, 29, Morrano (vedi Castello di Morrano) 43, 46, 72, 74, 78, 79, 81, 84 (nota 11), 120 Mulino - Mulin di Sopra: 8, 49, 67, 135, 136 Isola di Marmara: 138 Mulino di Sotto: 136 Lacetina: 70, 71, 84 (nota 11) Mulino delle Schiascie: 136 Lacus Statoniensis: 12, 23, Mulino di Salabrone (vedi anche Mola di Farnese): 23, Lago di Bolsena: 2, 7, 14, 23, 46, 51, 69, 72, 79, 102, 94 136 Murcia Bianca: 48, 49, 50, 56, 57, 93 Lago di Mezzano: 1, 6, 8, 12, 13, 21, 23, 32, 71, 81 Murcia del Prigioniero: 30, 32, 61, 84 (nota 13), 114 Lamoncello: 31,49, 58, 93, 94 Murcia dell'Elce: 33 Lamone (vedi anche Selva del Lamone): 2, 3, 8, 9, 12, Murcia Strompia: 27 16, 17 (nota 4), 18 (nota 29), 19, 25, 27, 29, 35, 43, 46, Murciarelle (le): 47, 49, 65, 128, 131 47, 48, 49, 50, 51, 64, 71, 75, 76, 79, 92, 97, 100, 105, Murciarelle di Roccoja: 29, 31, 32, 47, 64, 84 (nota

163 13), 127, 128 Pietrafitta: 6, 27 Murciarelle di Sopra: 47, 60, 108 Pietraforte: 6 Murcione: 60, 104 Pila del Sambuco: 30, 105 Muro della Crocetta: 29, 100 Pista (la): 90 Musignano: 15, 79 Pitigliano: 2, 8, 12, 14, 23, 27, 29, 30, 34, 38, 41, 42, Naiella: 30, 39, 72, 73, 76, 123 45, 46, 51, 69, 71, 80, 82, 89, 91, 98, 135, 136 Naviglione: 10, 23, 29, 46, 47, 48, 49, 50, 63, 64, 70, Podere della Grascia: 13 84 (nota 14), 109, 123, 124, 125, 132 Poderuccio: 29 Nempe (fonte di): 44, 132 Poggetta Alta: 108 Nocera Umbra: 84 (nota 34), 148 (nota 5) Poggetta dei Tigli: 27 Noiano: 29, 35, 132 Poggetta della Croce: 93 Nova (fosso della): 19, 21, 27, 29, 80, 89 Poggialti: 48, 84 (nota 1) Oliveto di Cento Padroni (vedi Stenzano) Poggialti - Casale Andreani: 52, 89 Oliveto Santi (vedi Stenzano) Poggialti – Vallelunga: 48, 52, 89 Olpeta: 1, 2, 3, 6, 7, 8, 9, 16, 17 (nota 4), 19, 21, 23, Poggio alle Capanne: 23 27, 28, 29, 30, 31, 32, 34, 35, 36, 37, 41, 42, 43, 62, 65, Poggio Bottinello – del Bottinello (vedi Bottinello) 70, 71, 74, 76, 81, 94, 95, 96, 111, 114, 115, 116, 120, Poggio Buco: 2, 15, 17 (nota 6), 27, 45, 46, 69, 70, 123, 122, 123, 130, 132, 135, 136, 141, 145, 147 130 Onano: 19 Poggio Castellaccio: 79, 80, 102 Orbetello: 13, 45, 76 Poggio Cericotto: 69, 71 Orvieto: 19, 37, 79, 82, 84 (nota 38), 119, 135, 136 Poggio Civitelle: 146 Ostia: 78, 98, 122 Poggio del Cerro: 32, 33, 40, 145, 146 Palatino: 138 Poggio del Crognolo (o del Corgnolo): 7, 8, 23, 30, 31, Palombaro: 31, 48, 65, 66, 131, 134 32, 40, 84 (nota 14), 122, 147 Palombaro II Pianetti: 49, 65 Poggio del Tentoleto (vedi Potentoleto) Parranello (vedi Vivaio) Poggio della Campana: 30, 40, 125, 126 Patrimonio di S.Pietro (in Tuscia – in Sabina): 19, 21, Poggio della Gioma: 28 23, 80 Poggio della Saletta: 37 Petrella: 82, 136 Poggio Evangelista: 6, 8, 13, 71, 72, 84 (note7, 17) Piammiano: 72 Poggio Falcone: 14 Pian d'Aglio: 23, 30, 36, 104 Poggio Fravolone: 30, 84 (nota 14), 120 Pian della Rocca: 23 Poggio Gramignano: 78, 99, 104, 107, 127 Pian della Strada: 67 Poggio Luccio: 14 Pian di Giuliano: 89 Poggio Lucio: 27, 71 Pian di Lance (Piano delle Lancie – Pian di Lancino): Poggio Montione: 7, 8 8, 9, 13, 14, 29, 30, 38, 40, 41, 43, 71, 72, 73, 76, 78, Poggio Murcie: 7, 8, 32 79, 81, 90, 98, 104, 105, 108 Poggio Olivastro: 48 Pian di Morrano: 14, 29, 30, 49, 53, 90 Poggio Ottavione: 34 Pian di Morrano II: 49, 53, 90 Poggio Pilato: 7, 32 Pian di Sala: 8, 23, 29, 30, 37, 40, 42, 47, 79, 107, 144 Poggio Salone: 117 Piana Albertina: 141 Poggio Secante: 7, 8, 32 Piana del Principe: 49, 59, 99 Poggio Torreano: 142 Piana di Stenzano: 66, 131 Poggio Truscione: 69 Pianacce: 35, 38, 41, 90 Ponte della Val Giovana (vedi anche Val Giovana): 62, Piane Strette: 6, 29, 30, 31, 84 (nota 13), 115 115, 121, 122 Pianelle (le): 29 Ponte dell'Abbadia : 26 Pianetti: 6, 70 Ponte dell'Arsa: 47, 54 Pianetti - Campo Primera: 51, 56, 93 Ponte delle Prata: 146 Pianetto: 27 Ponte di Stenzano: 17 (nota 4), 128 Pianiano: 23, 82 Ponte San Pietro: 14, 17 (nota 6) Pianizza: 26 Ponte Stezzano: 23 Piano della Contessa: 51, 52 Pontone (il): 69, 71, 84 (nota 11) Piano della Galeazza (vedi la Galeazza) Populonia: 148 (nota 11) Piano di Varlenza: 52, 89 Porcareccia: 43, 85 Piansano: 74, 75 Porcorvo: 33, 81, 144 Piazza Cairoli (Farnese): 80 Porta Sant'Angelo: 137 Piazza dell’Indipendenza (Farnese): 34, 136 Portonaccio (santuario di): 84 (nota 4) Piazza del Plebiscito (Farnese): 136 Potaione (il): 34 Piccianello (villam de): 83 Potentoleto: 41, 42 Pietra Pinzuta: 14 Pozza (la): 147

164 Prata (le): 32, 42, 43, 47, 68, 75, 91, 146 San Pantaleo: 39, 40, 81, 109, 110 Prato di Frabulino: 31, 41, 49, 64, 81, 128 San Paolo (fosso del): 8, 28, 29, 36, 42 Prato Pianacquale: 47, 48, 49, 50, 55, 57, 92, 93 San Severo: 39, 48, 67, 143 Puppicciola: 68, 84 (nota 14), 145 Santa Caterina: 39 Purgatorio: 31, 32, 107 Santa Cornelia: 101, 109 Querceto: 69 Santa Maria della Neve (chiesa di): 80 Quinto Fiorentino: 70 Santa Maria di Chiarano (chiesa di): 30, 125 Ragaiano (fosso del): 34, 35 Santa Maria di Sala – Santa Marisala (chiesa di): 6, 7, Ragnara (la): 30, 43, 44 9, 23, 30, 31, 32, 35, 37, 38, 39, 62, 74, 75, 81, 84 (no- Ragono (sorgente del): 35 ta 42), 108, 109, 115, 116, 117, 118, 125, 145 Rapolano: 117 Sant'Amico: 8, 29, 39, 48, 67, 136 Rimpantone: 13, 71, 79, 98 Sant'Anastasia (vedi anche Chiusa la Gobba): 14, 29, Rio Maggiore: 13 40, 144 Ripaccio: 84 (nota 14), 121, 122 Santuario del SS. Crocifisso: 27 Riva di Varlenza: 49, 51, 89 Sant'Umano: 39, 40 Rocca Farnese: 125, 137 Santummè: 34, 40 Roccaccia: 13, 14, 34, 40, 41, 85, 89, 96 Sarteano: 117 Roccoia – Roccoja: 8, 34, 35, 36, 41, 46, 49, 63, 111, Sassicaia di Castro: 21, 27 120 Saturnia: 2, 26, 27, 45, 46, 71, 72, 74, 76, 77, 79, 84 Rofalco: 2, 3, 15, 16, 18 (nota 25), 30, 31, 32, 36, 45, (nota 21) 46, 48, 49, 61, 71, 72, 84 (note 7, 17), 111, 112, 113, Scarceta (vedi Castello di Scarceta) 114, 120 Scarlino: 79, 101 Rogaudienzo: 29, 32, 108 Schola Praeconum: 107, 126, 127, 147 Rogge (vedi Roggi) Sconfitta (la): 23, 97, 98 Roggetto: 36 Selva (la): 70, 71, 134, 137 Roggi (i): 30, 36, 99, 105 Selva Amone (vedi Selva del Lamone) Roggio Bizzoco: 108 Selva del Lamone (Riserva Naturale della): 2, 3, 4, 5, Roggio del Coglia (vedi Roccoia) 6, 7, 8, 9, 10, 13, 14, 16, 17 (nota 4), 18 (nota 29), 21, Roggio del Falco (vedi Rofalco) 23, 25, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, Roggio del Maschietto: 33, 36 41, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 53-69, 70, 71, 72, Roggio del Polennaro: 36 75, 76, 79, 80, 81, 82, 84 (nota 1), 89, 90, 92, 109, 110, Roggio della Volpe: 50, 58, 95, 96 114, 116, 128, 132 Roggio dell'Angeletto: 36 Selva di Malano: 143 Roggio di Agostinaccio (vedi Rogostinaccio) Selva Miccia: 70 Roggio di Mecuccio: 36 Selvicciola: 27, 28, 74, 76, 78, 79, 120 Roggio di Pincellone: 36 Semonte: 8, 23, 29, 30, 75, 100. 105, 106, 107, 108 Roggio Famiano: 29, 35, 108 Settefinestre: 77, 133 Roggio Pepparello: 36 Siena: 82 Rogostinaccio: 36 Sorano: 8, 82, 135, 136 Rograsso: 92 Sorgente di San Martino (vedi Botte) Roma: 26, 40, 72, 78, 84 (nota 34), 98, 104, 105, 106, Sorgenti della Nova: 3, 18 (nota 29), 23, 28, 34, 41, 49, 109, 120, 122, 126, 127 50, 51, 52, 70, 78, 80, 85, 86, 87, 88, 89, 148 (nota 4) Roppozzo: 28, 29, 35, 47, 48, 60, 109 Soropiche: 134, 135 Rosa Crepante: 48, 60, 107 Sovana: 2, 8, 37, 45, 46, 69, 71, 74, 75, 79, 82, 84 (no- Rosceto: 29, 91, 92 ta 17), 117, 135, 136 S.Colombano: 21, 36, 39, 110 Spagna: 142 S.Lucia (vedi anche la Fortezza): 79 SS. Salvatore (chiesa del): 137 S.Maria in Volturna: 17 (nota 7) Staffarda: 35, 37, 39, 117 Sabina: 82 Statonia: 2, 15, 21, 23, 72 Sala: 30, 34, 37, 79, 82, 84 (nota 38), 88, 116, 117, 119, Stenzano: 8, 28, 30, 34, 35, 36, 66, 81, 130, 131, 132 136 Strada della Segheria: 29 Salabrone: 29, 37, 48, 58, 94, 95, 117, 141, 142 Strompia (la): 27, 32, 92 Salabrone - Vigna Nanni: 94 Sudertum: 12, 23 Saltarello: 29, 38, 47, 63, 77, 78, 84 (nota 14), 100, Sutri: 40, 78, 143 121, 122 Tagliata del Principe: 99 Salto Canino: 31, 94 Talamonaccio: 76 San Giovanni Battista (chiesa o pieve di): 30, 40, 79, Tarquinia: 101, 104 100, 125, 126 Tempio di Venere Genitrice: 138, 148 (nota 21) San Giovanni di Cividale: 84 (nota 34), 148 (nota 5) Terra Guiniccesca (vedi anche Contea Guiniccesca): San Martino al Cimino: 35, 39, 117 25, 41, 82, 83, 84 (nota 37), 136

165 Terra Mozza (vedi anche Castello di Terramozza): 143 Via Cesare Battisti (Farnese): 34 Terra Rossa: 105 Via G.B. Passeri (Farnese): 136 Terzalla: 38 Via Mazzini (Farnese): 136 Tessennano: 135 Via Principe Amedeo (Farnese): 136 Tigli (i): 92 Via XX Settembre (Farnese): 80, 136 Tintinnano: 82 Vignacce (le): 27, 48, 49, 56, 93 Tomba delle Travi di Castro: 70 Villa di Posto: 143 Tomba dei Bronzi di Castro: 130 Visentium (vedi Bisenzio) Torena: 86 Viterbo: 14, 19, 23, 48, 79 Toscana: 6, 15, 28, 43, 48, 78, 79, 80, 86, 102, 135, 136 Vitozza: 82, 86, 135, 136 Tralipozza: 34 Vivaio: 47, 60, 108 Travertinara (la): 6, 32, 42, 145 Volsinii: 13 Trezzo d'Adda: 84 (nota 34), 148 (nota 5) Voltoncino: 12, 14, 30, 42, 79, 97, 98 Troccolo: 30, 38, 49, 59, 98, 99 Voltone: 8, 9, 12, 13, 23, 29, 30, 42, 43, 74, 75, 84 (no- Tufarelle: 30, 98 ta 16), 89, 96, 97, 98, 119 Tuscania: 11, 26, 27, 37, 74, 79, 117 Vulci: 18 (nota 27), 26, 30, 32, 45, 46, 51, 69, 70, 71, Vaccareccia d'Arsa: 54 72, 74 Valderico: 4, 29, 30, 38, 40, 41, 49, 50, 71, 76, 79, 81, 98, 100, 101, 102, 103, 104 Valderico- La Mandriola (vedi Mandriola) Valentano: 12, 17 (nota 5), 19, 21, 23, 35, 42, 79, 81, 82, 125, 135 Valgiardino: 8, 31 Valgiovana – Val Giovana: 8, 29, 30, 31, 32, 62, 84 (no- ta 13), 100, 115, 121, 122 Vallarco: 30, 49, 65, 114, 131 Valle Breta: 38 Valle Buttarina: 51, 52, 89 Valle Calena: 34 Valle Catiella: 47, 50, 55, 92 Valle Cerasara: 30 Valle Cupa: 14, 69, 70, 142, 143 Valle del Fiora (vedi Fiora) Valle del Mignone: 127 Valle del Serafino: 14 Valle del Tevere: 17 (nota 21) Valle dell’Albegna: 2, 15, 45, 69, 80, 102 Valle della Chiesa: 39, 48, 63, 123 Valle della Nocchia: 30 Valle dello Strozzavolpe: 70, 84 (nota 11) Valle dell'Olpeta (vedi Olpeta) Valle dell'Oro: 14 Valle di San Martino: 40 Valle Felciosa: 77, 90, 91 Valle Gisvalda: 38, 122 Valle Opiana: 28 Valle Pazienza: 42, 143 Valle Saletta: 37 Valle Salonne: 143 Valle Sanguinaria: 39 Vallempio: 6, 30, 114 Vallerosa: 6, 29, 38 Valsinia (via): 69 Valtiberina: 72 Varlenza (fosso di): 29 Veio: 84 (nota 4) Vepre: 6, 27, 28 Verentum (vedi Valentano) Verghene (fosso del): 115, 116

166 INDICE

PREFAZIONI PIETRO TAMBURINI, Coordinatore del Simulabo ...... III ALESSANDRO SANTI, Sindaco del Comune di Farnese ...... V

INTRODUZIONE LUCIANO FRAZZONI ...... 1

I. CARATTERI GEOMORFOLOGICI, G.A. Baragliu...... 5

II. STORIA DEGLI STUDI, L. Pulcinelli...... 11

III. LA CARTOGRAFIA STORICA, L. Frazzoni...... 19

IV. LA VIABILITË, G.A. Baragliu ...... 25

V. LA TOPONOMASTICA, G.A. Baragliu ...... 33

VI. SINTESI STORICO-TOPOGRAFICA ...... 45 VI.1. PAESAGGI PREISTORICI E PROTOSTORICI DELLA SELVA DEL LAMONE ...... 45 VI.1.A. CARATTERI GEOGRAFICI E DEL POPOLAMENTO, C. Casi...... 45 VI.1.B. LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE, C. Casi...... 47 VI.1.C. SCHEDE DEI RITROVAMENTI PREISTORICI E PROTOSTORICI, C. Casi ...... 51 VI.2. IL PERIODO ETRUSCO, O. Cerasuolo-L. Pulcinelli ...... 69 VI.3. L’EPOCA ROMANA ...... 72 VI.3.A. IL TERRITORIO VULCENTE, L. Frazzoni...... 72 VI.3.B. IL POPOLAMENTO DEL TERRITORIO DI FARNESE IN EPOCA ROMANA, L. Frazzoni ...... 74 VI.3.C. I MATERIALI CERAMICI, G. Vatta...... 77 VI.4. L’EPOCA MEDIEVALE, L. Frazzoni ...... 78

VII. CARTA ARCHEOLOGICA ...... 85

BIBLIOGRAFIA, a cura di G. Vatta ...... 149

INDICE TOPOGRAFICO ...... 161

167 QUADERNI DEL SISTEMA MUSEALE DEL LAGO DI BOLSENA

VOLUMI EDITI

TAMBURINI P. (a cura di), Bolsena: il Miracolo Eucaristico, in Quaderni 1, Bolsena 2005.

BARBIERI G., La collezione D’Ascenzi, in Quaderni 2, Bolsena 2005.

CASACCIA M., TAMBURINI P., Il vernacolo di Bolsena, in Quaderni 3, Bolsena 2005.

FORTI G., I Pugnaloni, mosaici di fiori, in Quaderni 4, Bolsena 2006.

TABARRINI C., Antonio da Sangallo il Giovane, in Quaderni 5, Bolsena 2007.

CARUSO F. (a cura di), Il Museo della terra di Latera, in Quaderni 6, Bolsena 2007.

MARABOTTINI M., TAMBURINI P. (a cura di), Grotte di Castro: il territorio, il paese, il museo, in Quaderni 7, Bolsena 2007.

FRAZZONI L., Ceramiche medievali e rinascimentali del Museo di Farnese, in Quader- ni 8, Bolsena 2007.

LAURA A. (a cura di), Il Museo civico archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro, in Quaderni 9, Bolsena 2008.

BENETOLLO C., VETRULLI C., Il Museo del costume farnesiano di Gradoli, in Quaderni 10, Bolsena 2009.

MEDORI M. L., La ceramica “white-on-red” della media Etruria interna, in Quaderni 11, Bolsena 2010.

MAFFIOLI E., La terra sigillata italica di Bolsena. Scavi della Scuola Francese di Roma a Poggio Moscini (1962-1973), in Quaderni 12, Bolsena 2010.

CARUSO F., Suoni, canti, rumori. Il paesaggio sonoro del territorio di Latera, in Qua- derni 13, Bolsena 2011.

168 Finito di stampare nel mese di Maggio 2012 dalla Tipolitografia Ambrosini Acquapendente (VT)

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