La “Repubblica” Dell'ossola

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La “Repubblica” Dell'ossola La “repubblica” dell’Ossola Paolo Bologna La “repubblica” dell’Ossola è certamente la più nota e pesante rastrellamento condotto da numerose truppe prestigiosa delle 18 “zone libere” partigiane che ebbe- tedesche e fasciste nel comprensorio montano della Val ro vita tra estate e autunno 1944 in piena occupazione Grande avesse inferto un duro colpo alle formazioni ivi tedesca1. L’esperienza ossolana prese l’avvio con la resa insediate, la “Valdossola” di Dionigi Superti e le meno dei presidi nazifascisti2 alle forze partigiane, conclusa numerose “Giovane Italia” e “Cesare Battisti”. Su poco nel tardo pomeriggio del 9 settembre 1944 al Crop- meno di 500 partigiani impegnati dagli attaccanti, qua- po di Trontano all’immediata periferia di Domodosso- si 300 erano caduti in combattimento o nelle allucinan- la. La trattativa tra ufficiali partigiani (delle formazio- ti fucilazioni (quasi sempre precedute, in questa e in al- ni “Valdossola” e “Valtoce”), tedeschi e della Milizia fa- tre occasioni, da sevizie inferte ai prigionieri) seguite al scista, fu abilmente mediata dai parroci di Masera, don rastrellamento. In dieci giorni, dal 17 al 27 giugno e in Severino Baldoni, e di Domodossola don Luigi Pellan- nove località diverse i fucilati furono circa un centinaio da. Questi seppero ben rappresentare alla delegazione tra cui, il giorno 20, le quarantadue vittime di Fondo- tedesco-fascista la convenienza di venire a un rapido ac- toce. Un 43° prigioniero compreso fra i morituri, il di- cordo con le due formazioni “autonome”, considerate ciottenne Carlo Suzzi di Busto Arsizio riuscì a salvar- moderate, approfittando dell’assenza dei più temibili si benché ferito, uscendo nottetempo dall’ammasso dei “garibaldini”. Tali argomenti e una voluta esagerazione cadaveri dei compagni. del potenziale in uomini e armi dei partigiani risultaro- Contrariamente alle previsioni dei nazifascisti, dopo no convincenti evitando così la contrapposizione arma- quel sanguinoso rastrellamento le forze partigiane ave- ta tra gli opposti schieramenti, prospettiva che non en- vano ripreso vigore. La ricostituita “Valdossola”, con tusiasmava nessuno. circa 150 uomini, si era insediata sulle alture sovrastanti Così la delegazione partigiana consentì sbrigativamen- Premosello e controllava la sinistra orografica del Toce te che gli ufficiali tedeschi conservassero l’arma indi- da Beura sino a Mergozzo. Nell’Intrese operavano i ga- viduale, che la loro truppa si tenesse anche le armi di ribaldini della 85a Brigata “Valgrande martire” (nata da accompagnamento di fabbricazione germanica purché una scissione con la formazione di Superti) comanda- tutti abbandonassero la zona. In mano partigiana, gari- ta da Mario Muneghina. Tra Intra e Cannero e la re- baldini esclusi, cadde comunque un prezioso quantita- trostante Valle Cannobina agivano la “Cesare Battisti” tivo di armi e munizioni. di Armando Calzavara (Arca) con circa 80 uomini e la Le condizioni della resa vennero poi criticate dagli irri- “Generale Perotti”4 di Filippo Frassati (Pippo) con cir- tati garibaldini e successivamente anche dal colonnel- ca 60. Dall’unione operativa di queste due formazioni lo Giuseppe Curreno della Maddalena (Delle Torri) del nacque nell’agosto la Brigata “Piave”. Sulla destra del “Comando Unico zona Ossola” in una sua relazione al Toce era presente la “Valtoce” di Alfredo Di Dio che C.V.L. 3. aveva le sue basi operative sopra Ornavasso. La liberazione del settembre coronava un periodo di Verso il Cusio era tradizionalmente insediata la “Fi- particolare vivacità e combattività delle forze partigia- lippo Beltrami” al comando di Bruno Rutto, che ave- ne della zona, malgrado che nel giugno precedente un va raccolto l’eredità dell’omegnese capitano Beltrami, 57 caduto a Mégolo nel febbraio precedente. I garibaldini rinchiusi dalla Milizia; l’esecuzione venne messa in re- dal canto loro tenevano da tempo i passi alpini di Ba- lazione col recente ferimento del comandante del presi- ranca e del Turlo che dalla Valle Anzasca mettevano in dio germanico. Ancora, in quegli ultimi convulsi gior- comunicazione con la Val Sesia dove era il comando di ni, un operaio padre di tre figli venne colpito a morte tali formazioni, tenuto da Eraldo Gastone (Ciro) e da da due giovanissimi militi in una via della città, un par- Vincenzo Moscatelli (Cino). Dalla Val Sesia i loro re- tigiano vigezzino tratto di prigione e ucciso. Il suo cor- parti si erano spinti per l’Anzasca nelle Valli di Antrona, po massacrato (frequente il ricorso, da parte dei militi di Bognanco, di Antigorio e assorbiranno poi il batta- fascisti, all’orrendo vilipendio dei cadaveri) venne ab- glione autonomo “Fabbri” organizzato dai fratelli Ugo e bandonato sulle rive del Toce. Infine a Premosello l’ul- Ottavio Scrittori di Villadossola dando vita alla 83a Bri- timo sanguinoso colpo di coda di fine agosto. Il 29, in gata garibaldina “Comolli”.Con l’aumento degli orga- risposta alla cattura di un loro motociclista, numero- nici poco prima della liberazione dell’Ossola, venne co- si tedeschi giunsero in paese e uccisero a fucilate e pu- stituita la 2a Divisione Garibaldi “Redi”5. gnalate un partigiano e quattro innocenti anziani (di Tra l’alta Valle Isorno e le valli Antigorio e Vigezzo era cui due donne), incendiarono alcune case e prelevarono infine presente un’altra formazione autonoma di Pie- una cinquantina di ostaggi. tro Carlo Viglio; diventerà poi la “Brigata Matteotti”. Ma nei giorni successivi dal 2 all’8 settembre in rapide In totale le forze partigiane alla vigilia della liberazione sequenze si strinse infine il cerchio attorno a Domodos- dell’Ossola assommavano a 1500 uomini o poco più, sola. Alcune fortunate azioni forzarono le chiavi di vol- non tutti armati. ta della difesa nazifascista ponendo così le premesse per Nell’agosto si intensificò la pressione dei partigiani sui la resa, benchè in città si fosse concentrata una ancor ri- presidi nazifascisti, sempre più in difficoltà nel contra- spettabile forza di almeno 600 uomini, costretti dun- stare gli antagonisti delle varie formazioni, che compi- que ad alzare bandiera bianca. II 2 settembre la “Piave” vano frequenti colpi di mano, controllavano con im- riuscì a liberare Cannobio sul Lago Maggiore mentre provvisi blocchi le strade delle valli e la nazionale del i garibaldini della “Valgrande Martire” impegnavano a Sempione, interrompevano le comunicazioni ferrovia- scopo diversivo il munito presidio di Intra, poi il nemi- rie e spesso l’erogazione di energia elettrica prodotta co dovette evacuare Oggebbio e quindi tutta la fascia nell’Ossola e diretta alle industrie. Occupanti e fascisti rivierasca dal confine di Piaggio Valmara sino alle porte si sentirono sempre più isolati, scollegati dai comandi, di Intra. Ancora la “Piave” dalla Cannobina per il Pas- costretti a rinchiudersi a difesa nei loro alloggiamenti. so di Finero e per la Valle Vigezzo scese nell’Ossola li- I tedeschi incorporavano oltre a un contingente di ef- berando Malesco, raggiungendo da qui il valico di Pon- ficiente polizia militare, parecchi uomini con notevo- te Ribellasca da un lato, Santa Maria Maggiore e Druo- le anzianità di servizio (la Germania era in guerra da 5 gno dall’altro e assediando il giorno successivo Masera anni) di truppa confinaria-doganale, addirittura alcuni dove impegnò combattimento. reparti di ex prigionieri di guerra dei Paesi dell’Est. La L’8 i garibaldini, che avevano già sloggiato tedeschi e truppa fascista era composta da un coacervo di Milizia milizia dalle altre valli entrarono a Varzo (i tedeschi del Confinaria e ordinaria raggruppate nella G.N.R.6, dal- presidio ebbero via libera per la vicina Svizzera) e a Cre- la neonata “Brigata Nera” istituita in luglio, da coscritti voladossola, mentre “Valtoce” e “Valdossola” attaccaro- dell’esercito regolare con compiti ausiliari. In comples- no e dispersero il presidio di Piedimulera forte di oltre so, un campionario militare che proprio sul finire di 100 uomini fra tedeschi (che alle prime avvisaglie ab- quella calda estate accusò rese e diserzioni, individuali e bandonarono il campo) e fascisti, che sostennero il peso di gruppo, ma ancora capace di pericolose reazioni, che dell’attacco lasciando sul terreno alcuni morti. purtroppo si verificarono. Il capoluogo ossolano fu così completamente isolato e Il 26 agosto un picchetto tedesco passò per le armi nel si giunse alla resa del Croppo mentre i partigiani perse- carcere di Domodossola tre giovani che vi erano stati ro Cannobio sul lago Maggiore, rioccupata agevolmen- 58 te da un forte contingente di fascisti (paracadutisti del- La liberazione dell’Ossola costituì in pratica il corona- l’Aeronautica e allievi ufficiali della G.N.R.) appoggiati mento di un progetto abbozzato e discusso nei mesi da tedeschi e da artiglieria. Dovette quindi venire arre- precedenti tra il capo della Missione inglese a Lugano trato al ponte di Falmenta a circa metà della stretta Val- (Special Operation’s Service), Mc Caffery ed esponenti le Cannobina il confine della zona libera; e non riuscì del C.L.N.A.I.7 che ipotizzava lo sgombero del territo- poi il tentativo di allargarla sino all’importante e stra- rio ossolano per trasformarlo in una testa di ponte, ca- tegico crocevia di Gravellona Toce, obiettivo di un az- pace di ricevere anche aviosbarchi alleati, per un attac- zardato attacco, dopo che il 12 settembre “Garibaldi” e co alla pianura padana. L’iniziativa era caldeggiata dal- “Beltrami” erano riuscite a occupare temporaneamente lo stesso Ettore Tibaldi, noto antifascista e primario del- Omegna. Nei furiosi combattimenti protrattisi per due l’ospedale di Domodossola che dopo l’insurrezione di giorni i partigiani subirono perdite dolorose e dovette- Villadossola dell’8 novembre 1943 si era rifugiato a Lu- ro infine desistere. Come Cannobio, anche Gravellona gano. Dal canto suo il comandante garibaldino Ciro rimase così in mano fascista. (Gastone) aveva proposto l’istituzione di un comando Il territorio della zona liberata comprendeva tutta la unico per tutte le formazioni partigiane della fascia al- vallata dell’Ossola, con l’appendice della Cannobina pina del Biellese, Valsesia, Ossola e Verbano, come pas- gravitante sul Lago Maggiore.
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