Studi pesaresi

Rivista della Società pesarese di studi storici

4 2016

il lavoro editoriale © Copyright 2016 by Società pesarese di studi storici

il lavoro editoriale (Progetti Editoriali srl) casella postale 297 - Ancona Italy www.illavoroeditoriale.com

ISBN 9788876637896 ISSN 2280-4293 Indice del volume

Saggi

Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona 7

Luciana Miotto Leonora Gonzaga (1493-1550) 46

Studi

Giulia Spallacci I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo 73

Nicolò Fattori Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI) Tre casi marchigiani 88

Alfredo Aurigemma L’Honore dei cavalieri. La scienza dell’onore rinascimentale nel trattato del Principe Cavalliero in duello di Giovanni Giacomo Leonardi 102

Viola Venturini I componimenti storico-politici di Ludovico Agostini 115

Maria Chiara Mazzi Ludovico Zacconi agostiniano, musicista, eclettico 123

Marcello Luchetti Un’inedita veduta seicentesca di con il lazzaretto e la datazione della pianta prospettiva del Blaeu 138

Paolo Righini Musicisti e cantanti dalle Marche a Rimini nel Settecento 147

Valerio Mezzolani Il «museo sagro» Matterozzi e l’Accademia Pesarese Un progetto culturale fra cattolicesimo e illuminismo 165

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Daniela Sacchi L’Enciclopedia contemporanea. Fano 1855-1859 175

Marco Rocchi Ernesto Grillo e Gennaro Calavalle Dalla loggia Victor Hugo di Urbino alla questione Fiumana 190

Tamara Dominici Dalle Fiandre alle Marche Una rassegna dei pittori neerlandesi sui periodici d’arte locali 199

Tessere

Giuliano Martufi Roberto Pantanelli, cittadino 215

Notizie dal territorio

Grazia Calegari Il ritratto di Giovan Battista Passeri nel Museo diocesano di Pesaro 229

Brunella Paolini Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana Gli Albani di Urbino e le carte conservate all’Imperiale di Pesaro 232

Arianna Zaffini L’archivio della famiglia Ubaldini della Carda di Urbino 245

Abstract 253

Biografia autori 261

Norme redazionali 264

4 Saggi

La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona di Francine Daenens

1. Di Camilla Marzano d’Aragona le dote sono diventate prerogativa di Ferdi- cronache ricordano il fastoso apparato nando d’Aragona. nuziale, quando nel maggio 1475 il suo Le nozze imposte alle figlie del barone matrimonio con Costanzo Sforza, contrat- “fellone”, date in pegno di fedeltà politico- to con solennità l’anno prima per procura militare, diventano strumento per affermare nella reggia aragonese di Napoli in pre- l’autorità regia – autorità imposta anche con senza di re Ferdinando, viene celebrato a l’aiuto militare degli Sforza di Pesaro – e Pesaro. Ne venne tramandata la memoria consolidare gli interessi aragonesi nel Me- anche a stampa: «fu impressa e volgata per diterraneo. Con il suo matrimonio nel 1474, tutta Italia, ch’era cosa molto dilettevole a Covella Marzano entrava nello schieramen- leggerla, o udirla leggere» 1. Nell’orazione to opposto a quello in cui militava il padre. nuziale, pronunciata da Pandolfo Colle- E portava una dote che assomava a 12.000 nuccio, il panegirico di entrambi i lignaggi ducati d’oro da Camera. rientrava in una lunga tradizione retorica. Nelle testimonianze dei contemporanei Eppure non nomina il padre, appena una prevale un giudizio fortemente negativo sul riflessione sull’incertezza dell’umana con- padre: definito perfinomente hebeti e tyran- dizione: l’elogio è tutto per la madre Ele- nus nei Commentari di Pio II Piccolomini 3, onora d’Aragona, figlia di Alfonso il Ma- e nei dispacci della diplomazia sforzesca gnanimo, sorella del re 2. «signore da farne poca stima, benché l’ha- Il padre della sposa, il filo-angioino Ma- bia grande stato» 4. Per il tradimento del co- rino Marzano, principe di Rossano, duca di gnato, che si schierò con Giovanni d’Angiò, Sessa e di Squillace, era stato rinchiuso nel- re Ferdinando ha solo parole di esecrazione: le carceri di Castelnuovo, colpevole del più neque affinitatis nostrae, neque amicitiae, grave dei delitti, il crimine di lesa maestà. neque beneficiorum, neque iurisiurandi, Collenuccio tace sulla ribellione del padre, i neque fidei, neque famae et existimationis cui vasti possedimenti feudali erano tornati rationem ullam habuisse 5. Nella lettera- al demanio regio nel 1464. Non più sogget- tura apologetica aragonese, la ribellione ta alla potestà paterna, la sposa – Covella, del principe Marzano – illustrata anche in questo il suo nome di battesimo – è posta miniature e nei pannelli bronzei del porta- sotto la potestas del re che esercita la sovra- le del Castelnuovo di Napoli – diventò un nità sui vinti. Per lei, come per le sorelle, la episodio-chiave per esaltare le virtù del so- scelta matrimoniale e la costituzione della vrano 6.

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Per il crimen maiestatis, il reato contro l’autorità del sovrano, non solo il condanna- to ad regem pertinet, ma la colpa del padre e l’infamia ricadono anche sull’erede ma- schio 7: il fratello Giovan Battista verrà rin- chiuso in carcere con il padre. Alle figlie di Eleonora verrà invece riconosciuto il diritto alla dote. Pur condividendo la riprovazione morale per la ribellione del principe di Rossano, Col- lenuccio non approva il suo arresto a tradi- mento l’8 giugno 1464: con un breve quanto tagliente accenno nella sua Istoria del regno di Napoli pubblicata postuma, che suona come un’accusa a re Ferdinando: «lo fece mettere in pregione contro la regia fede» 8. È in questo preciso contesto politico – la rivolta anti-aragonese nel Regno e l’ap- poggio sforzesco al re – che si concretiz- zava il matrimonio pesarese. Il processo di rafforzamento del potere regio passava an- che attraverso una rete di alleanze matrimo- niali che nel 1474 vede premiata gli Sforza di Pesaro, schierati in campo aragonese.

2. La storia della combattiva Camilla, come quella di altre donne della corte sfor- zesca di Pesaro, attende ancora di essere studiata in maniera approfondita. Esclu- se dalla logica di successione, sembrano escluse dalla storia della città. È Camilla d’Aragona, confinata nel ruolo di “buona Figura 1 – Medaglia di Camilla d’Aragona, Pe- madre”, dall’irreprensibile vita viduale, che saro, Biblioteca Oliveriana, inv. 8442 r e v. sembra uscire di scena dopo aver rinunciato al governo della città, gesto definito “eroi- co” dall’ammonente abate Nicola Ratti, che alla fine del Settecento scrisse le vite delle “donne illustri di casa Sforza”. Uno stereo- tipo, quello di “buona madre”, casta vedova e così via, che diventerà un luogo retorico molto fortunato, in una sorta di repertorio senza tempo di virtù femminili 9.

8 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona

Ma anche Ginevra Tiepolo, terza moglie famiglie 15, doti alle concubine – un trasfe- di Giovanni Sforza, morta come suor Ge- rimento di ricchezze che spesso concorre a rolama nel convento di Santa Chiara nell’i- creare tensioni e conflitti. sola di Murano 10; Ginevra Bentivoglio, ve- A Pesaro, tra Quattro e Cinquecento, dova del fratello Galeazzo Sforza, passata a sono doti e vitalizi destinati a portare con sé seconde nozze con Manfredo Pallavicini 11; uno strascico di polemiche quando gravano Isabella, figlia di Giovanni – l’ultima Sforza sulle pubbliche entrate: il dazio sui mulini di Pesaro – data in matrimonio per conve- per Ginevra Tiepolo, il dazio della grascia nienze politiche ad un mercante fiorentino sul quale verrà impegnato la dote di Isabella e rifugiatasi in casa della zia Ginevra Ben- Sforza nel 1525. Oneri finanziari che pesa- tivoglio a Cremona quando il marito viene no sulla tesoreria cittadina: ma è legittima messo al bando per debiti 12. aspettativa della moglie entrarne in posses- Oppure sono donne diventate invisibili so anche quando lascia la città, e della ve- perché non hanno lo status di moglie le- dova che non vive più nella casa del marito. gittima, come Pacifica Samperoli, la “fe- In queste pagine mi propongo di rico- mina” di Alessandro Sforza, il cui ruolo struire alcuni momenti della contesa per la pubblico rivela molto dell’accettazione restituzione della dote di Camilla Sforza sociale del concubinato nel Quattrocento. d’Aragona. È la storia di un duro scontro tra Inviata nel Regno, madonna Pacifica nel madre e figlio, tra l’energica Camilla, non 1462 non avrebbe esitato a chiedere a re certo un carattere remissivo, e l’iracondo Ferdinando le venisse concesso un castello Giovanni, un conflitto che ben presto usciva in Abruzzo 13. dai confini privati e divenne un “caso” poli- Nella riflessione storiografica degli ulti- tico, quando, nel 1489, Camilla rinuncia al mi anni si è aperto un dibattito molto vivace governo della città. Un gesto senza prece- sulla costruzione delle parentele e l’articola- denti, che apriva una crisi politica dall’esito zione dei modelli familiari in epoca moder- tutt’altro che scontato, aggravata ulterior- na, ricerche molto innovative anche per il mente dall’obbligo per gli eredi del marito dialogo instaurato con la storia del diritto e a restituire la dote e i gioielli alla vedova che hanno permesso di capire meglio come del padre. l’essere figlie, mogli, madri, vedove vuol dire sempre essere donne di qualcuno 14, donne che costruiscono vincoli tra famiglie, 3. Sorelle anche tra famiglie rivali. È un orientamen- to storiografico che privilegia un’immagine Nella gestione del matrimonio delle or- bilaterale della famiglia, rendendo necessa- fane di Eleonora d’Aragona, prevalgono rio reinterpretare una monolitica monose- calcoli politici e equilibri strategici. Era, mantica prospettiva patrilineare (e relativo prima di tutto, una politica di alleanze con schema concettuale); una necessità raffor- il papato: dopo la morte della madre nel zata ulteriormente dalla rivalutazione del 1472, la figlia Maria viene data in moglie problema delle ricchezze trasmesse in dote ad Antonio Piccolomini, nipote di Pio II cui dalle donne – doti che entrano nelle fami- Ferdinando doveva la successione al trono. glie, doti di figlie e sorelle che escono dalle Un nipote cui in passato Enea Silvio Picco-

9 Studi pesaresi 4.2016 lomini nella sua corrispondenza riservava nio di Francesca Marzano, data in moglie l’epiteto di “discolo”. Antonio Piccolomini nel 1477 a Leonardo di Tocco, conte palati- era vedovo, in prime nozze aveva sposa- no di Cefalonia, duca di Zante (Zakynthos) to Maria d’Aragona, figlia naturale del re, e Santa Maura (Leucade, Lefkada) – le tre che ora gli dava in seconde nozze la nipo- isole minori a sud di Corfù – nonché del- te Maria Marzano 16. Era stato investito del la fortezza di Vonizza nell’Epiro. Picccoli ducato di Amalfi, nominato ad una carica di signori feudali nell’arcipelago, Leonardo di grande rilevanza nel governo delle province Tocco e il fratello godono del privilegio di del Regno, quella di Gran Giustiziere, e al essere tra le famiglie straniere ammesse al commando delle milizie pontificie era ve- Maggior Consiglio, e ricevono un sussidio nuto in aiuto del re contro i baroni ribelli. dalla Signoria 20. Proprio perché venetos ci- Era però un matrimonio in grado proibito, ves, questo matrimonio era fortemente invi- essendo la figlia di Eleonora cugina della so alla Serenissima, e non sfugge al croni- prima moglie: una affinitas in secondo gra- sta greco Spandouginos: «il Senato veneto do che rendeva necessaria una dispensa pa- hebbe per male che questo havessi contrac- pale, ottenuta la quale poterono celebrare le tato tal matrimonio e accostatosi a la par- nozze, e grazie ad un breve pontificio anche te del re di Napoli senza loro consenso» 21. in tempo proibito, durante la quaresima 17. Come Vlatko Vukčić, i de Tocco hanno un Re Ferdinando guardava anche ai confi- obbligo tributario verso il sultano Mehmed ni orientali, dove preoccupava la minaccia II, ma pochi anni dopo, spodestati dai Tur- turca nei Balcani. L’anno seguente furono chi, saranno costretti a fuggire e tornare nel riservate feste sontuose a Margherita Marza- Regno. Faranno il loro solenne ingresso no, destinata in matrimonio al figlio del gran a Roma nel febbraio 1480 22. Con il titolo voivoda del regno di Bosnia, Vlatko Vukčić ormai inattuale di “despotessa dell’Arta”, Kosacić, duca di San Sava (l’odierna Herze- Francesca Marzano figura ancora in un do- govina). Vassallo della corona d’Aragona, cumento notarile nel 1493 23. dopo la morte del padre a Vlatko erano rima- Nel 1479 si celebra un nuovo vincolo sti pochi possedimenti: i castelli di Rissano e matrimoniale con la famiglia papale: sono Castelnuovo, un importante scalo sul golfo le nozze della sorella Caterina con Antonio di Cattaro, ai confini con la repubblica di Ra- Basso della Rovere, nipote di Sisto IV, ce- gusa 18. Dopo la celebrazione degli sponsa- lebrate in Vaticano e solennizzate con un li a Napoli per procura – le cui spese sono banchetto more regio, ricordato nel Diario documentate nelle cedole della Tesoreria –, romano di Jacopo da Volterra, segretario di a prendere la sposa e condurla a casa del ma- Sisto IV 24. rito (la transductio ad domum) era la regina di Bosnia, Caterina, sorella di Vlatko, esule a Roma dopo l’occupazione ottomana 19. 4. Come Covella Marzano divenne Motivo di preoccupazione non era solo Camilla Sforza d’Aragona la costa orientale dell’Adriatico, ma anche le mire espansionistiche veneziane e gli in- Il matrimonio della terza figlia di Eleo- teressi commerciali aragonesi. In chiave an- nora, Covella Marzano, con Costanzo Sfor- ti-veneziana verrà interpretato il matrimo- za capitaneo de arme del re, stabilisce un

10 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona nuovo importante anello nell’alleanza Sfor- mano, di cui avrebbe potuto disporre alla za-Aragonese. Nei documenti napoletani, morte del marito. È detta anche terziaria, la sposa è chiamata sempre Covella, nome perché equivale alla terza parte dell’appor- che rientrava nel patrimonio onomastico del to dotale della sposa: 4.000 ducati 30. Nei casato: dalla nonna paterna, Covella Ruffo capitoli matrimoniali viene precisato che la (Jacovella, Jacopa), Marino Marzano aveva sposa avrà diritto di «lucrifare conseguire ereditato il principato di Rossano in Cala- et havere» la terziaria «sopra tutti li beni bria 25. del dicto signore Constanzo mobili e stabili Al re, Costanzo offriva il mestiere delle burgensatichi et feudali presenti et futuri». armi, fedeltà militare incondizionata come Fissato l’ammontare della dote e le moda- recitano i capitoli della condotta del 1473: lità di pagamento – dilazionato nel tempo «li amici de soa maestà havera per amici et – viene aggiunto anche che Costanzo dovrà li inimici per inimici» 26. A Costanzo, il re ricevere la sposa «honorifice si et como per concede il privilegio di aggiungere al pro- la prefata maiestà del signor re serra ordina- prio nome quello di Aragona, come annun- to»: ma la solenne transductio ad domum, cia con orgoglio Costanzo in una lettera al nel cui splendore e ricchezza si ostenta il duca di Milano: «me fa de casa soa de Ara- rango della sposa, avverrà solo l’anno suc- gona» 27. cessivo. Circa l’identità dei beni sui quali Il 19 giugno 1474, alla presenza del- a Pesaro la dote era stata assicurata – beni la grande nobiltà del Regno, gli sponsali mobili immobili o creditizi posti a garanzia vengono celebrati per verba de praesenti – sappiamo tuttavia ben poco. nel Castelnuovo di Napoli. Come spesso Nella cerimonia degli sponsali il signi- accadeva nei ceti aristocratici, lo sposo è ficato politico di questo matrimonio appare rappresentato dal suo procuratore. Prima subito evidente: oltre i personaggi di primo della celebrazione degli sponsali, secondo piano della corte aragonese – il castellano la consuetudine nel Regno, veniva costitu- Pascasio Diaz Garlon, percettore generale ita la dote che il marito, tramite suo procu- del regno che tiene anche il “conto della cor- ratore, si impegna a «tenere conservare et te” sulla filiale napoletana del banco Stroz- restituire secondo lo usu et consuetudine zi (ed è bibliotecario del re), il camerlengo de li illustri signori proceri et magnati del Iñigo d’Avalos, il conestabile Francesco del presente regno de Sicilia» 28, una dote co- Balzo, cognato del re –, vi sono esponenti stituita non in terre o beni stabili, ma in de- dell’umanesimo meridionale come Diomede naro, e «debetur uxori soluto matrimonio», Carafa, stretto collaboratore di Ferdinando si legge nel commento alle Constitutiones nella gestione finanziaria come “conservato- del regno del giurista Andrea da Isernia 29. re del patrimonio del re”, ed è schierata la Il negoziato tra il re e il procuratore di Co- feudalità meridionale che appoggiava Fer- stanzo prevede anche la costituzione del dinando contro la fazione francese e angio- dotarium (dodario): una somma calcolata ina: aristocrazia militare come Orso Orsini sul valore della dote portata dalla moglie. (parteciperà in seguito con Costanzo alla Era nell’Italia meridionale la controdote dal guerra in Toscana nel 1479), i vari rami dei marito assegnato alla sposa, corrispondente Sanseverino 31. È presente il duca di Urbino alla donatio propter nuptias del diritto ro- , fedele alleato degli

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Figura 2 – Lettera di Camilla d’Aragona al marito, Pesaro, Biblioteca Oliveriana, ms. 374,1, c. 60r.

12 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona

Aragonesi e cognato di Costanzo, e Giovan consenso, non come promessa per verba de Battista Bentivoglio di Sassoferrato che, futuro, ma per verba de praesenti: a interro- dopo esssere stato ambasciatore di Urbino gare gli sposi è il vescovo di Caiazzo, Giu- presso Alfonso d’Aragona, era ora al servi- liano Mirto Frangipani, che si rivolge alla zio del re, membro del consiglio reale 32. sposa in volgare, ut ab ea intelligeretur: Indossavano l’abito “raxa carmesi” e portavano il collare d’oro con le insegne di Illustre madama Cobella piacevi pi- smalto bianco i cavalieri dell’ordine dell’Ar- gliare per vostro legiptimo marito lo il- mellino 33, di cui era stato insignito anche lustre signor messer Constanzo Sforza Alessandro Sforza di Pesaro: Diomede Cara- de Aragona et in ipso consentire como fa, Orso Orsini, Iñigo d’Avalos e Ferdinando ad vostro legitimo marito mediante la de Guevara, che era stato testimone per la persona del nobile Jacobo de Piasenza condotta con Costanzo nel 1473. procuratore del prefato signor Constanzo Covella si sposa nel castello dove il pa- et suo procuratorio nomine presente et dre e il piccolo Giovan Battista erano stati recipiente per verba de presenti secondo prigionieri nella torre, ma non incontra lo l’ordino de Sancta Matre Ecclesia, que- sposo: negli atti stipulati a Napoli nel 1474 quidem illustris domina Cobella respon- – contratto dotale e sponsali – Costanzo dit per haec verba Misser si 35. Sforza è sempre rappresentato dal suo pro- curatore, Jacopo Bagarotto. La stessa domanda viene poi rivolta al Il quadro giuridico-normativo, le rego- procuratore di Costanzo, di nuovo con pa- le consuetudinarie e gli elementi rituali del role espresse al presente, a provare il ruolo matrimonio pre-tridentino, la molteplicità e fondamentale attribuito al consenso. Se- la variabilità di questi rituali, le sue varie gue la dettagliata descrizione dei gesti che tappe, sono stati negli ultimi anni oggetto di accompagnano il consenso dato, gesti ben indagini sistematiche a livello europeo. An- comprensibili ai presenti. Prima di tutto l’u- che attraverso straordinarie “storie di vita”, nione delle mani: narrate partendo dall’analisi delle fonti pro- cessuali, hanno fatto emergere ciò che è ri- sibi ipsis ad invicem fidem et iura- tenuto costitutivo del vincolo matrimoniale: mentum iunctis manibus prestiterunt (ivi) parole e gesti (e il significato giuridico di quei gesti), dallo scambio dei consensi, al e il bacio: la sposa riceve l’osculum pa- “tocco della mano” – la dexterarum iunctio cis. A dare il bacio è il procuratore a nome – e l’inanellamento, fino all’ingresso della di Costanzo: sposa nella casa coniugale 34. Non è senza importanza la descrizione in signum veri legitimi ac indissolu- qui del rituale delle nozze che sembra solo bilis matrimonii (ivi). apparentemente ripetersi due volte – prima a Napoli nel 1474, poi a Pesaro l’anno dopo Un bacio in fronte, quasi liturgico, che – con significativi elementi di discontinuità. sigilla simbolicamente l’obbligo giuridico A Napoli, nel giugno 1474, la cerimo- contratto ma non dà al procuratore i diritti nia degli sponsali inizia con lo scambio del del marito. Manca in questa cerimonia l’i-

13 Studi pesaresi 4.2016 nanellamento, che avverrà solo l’anno suc- co-cortese senza l’immediata valenza ses- cessivo, quando la sposa incontra il marito suale dell’osculum ad os. e le nozze vengono celebrate nella sala ma- Altrettanto solenne è, il giorno dopo, la gna del palazzo di Pesaro, dopo la ratifica consegna del corredo al marito, in presen- degli atti stipulati l’anno prima alla corte di za di testimoni illustri: da un lato Pandolfo Napoli. Collenuccio e i negoziatori Jacopo Baga- A Pesaro, il 28 maggio 1475, davanti rotto e Gasparino Ardizi, e per il re, come al vescovo (che è anche tesoriere generale ambasciatori il conte di Aliano, Eligio de pontificio) viene prima ripetuta la domanda Marra e Oliviero Caracciolo 39. Un lusso di rito, per parolle de presente e in lingua strabiliante, un elenco minuto di gioielli, volgare, alla presenza di Federico d’Urbi- abiti e oggetti che danno la misura della no, degli oratori del re e del duca di Ferra- ricchezza della sposa: stoffe impreziosi- ra. A renderlo necessario era probabilmente te di perle, broccato d’oro, seta e merletti, anche l’imposizione di un altro nome alla taffetà con trame di colore diverso (zetani sposa. Covella, figlia di Eleonora d’Arago- cangiacolore), asciugamani (tovagle da na – perché sul padre scende ora una vera faccia) e lenzuola di lino di Fiandra, res et e propria damnatio memoriae – viene ora bona che permettono uno sguardo all’in- chiamata Camilla, e nessun dubbio poteva terno delle stanze private della corte, dove essere sollevato sul consenso di Covella Camilla sfoggiava gonelle “a la francese” nunc vero nominatam dominam Camillam. seguendo la moda diffusasi a Napoli sotto Il definitivo distacco dalla famiglia di ori- gli angioini, o un mantellino ricamato d’oro gine si concretizzava anche in questa com- e di perle «facto da donne napolitane in le mutazione del nome. D’ora in poi sarà e si case de Karlo Sforza», ma anche preziose firmerà sempre Camilla 36. acconciature («crespine sive rete da tenere Dopo l’inanellamento – la subarratio di- in testa d’oro») e collane di perle di cui vie- stinta dalla desponsatio –, gli sposi si danno ne precisato qui il numero e i carati. il bacio nuziale, l’osculum sposalicium:

il signore sposo e madonna tenendosi 5. “O piu accaro questo stato che nono per la mano destra, ambedue si baciarono la vita” in bocca 37. Le nostre informazioni sul suo ruolo Solo allora arriva il momento ecclesiale, nella gestione della corte e dei rapporti con la cerimonia della benedizione in duomo e il governo cittadino durante le frequenti e la messa cantata. Di nuovo viene descritto prolungate assenze del marito sono molto espressamente il bacio, ma diverso era il co- lacunose. Nella scarsità o nel silenzio delle dice da osservare: fonti ne abbiamo tuttavia una testimonianza preziosa: l’autografo del 14 giugno 1482, e benedetti che furono, un’altra volta una lettera di suo pugno al marito Costan- si baciarono a usanza reale 38. zo, preziosa anche per ciò che rivela della sua autorappresentazione come moglie e Davanti all’altare, è il gesto aristocrati- madre 40.

14 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona

Se l’uso di formule e tecniche della vela grande capacità diplomatica, Sisto IV scrittura epistolare dimostrano una sua non concede il vicariato di Pesaro a lei e a Gio- mediocre educazione, è proprio perché si vanni con la formula «coniunctum quoad tratta di una scrittura privata, intima, che vixeritis et alter vestrum vixerit» 42. Il figlio non passava attraverso il vaglio di segretari di Costanzo è in minore età, «ex soluta ge- o scrivani, che ci colpisce quanto poco si al- nitus ac in sextodecimo vel circa sue eta- lontana dalla lingua orale: è una lingua lon- tis» 43. Camilla tuttavia non ne assume for- tana dalla koinè, quella nella quale racconta malmente la tutela, nè si apre una reggenza come la sua salute migliora («trovariteme femminile temporanea che sarebbe poi piu grassa che nome lassasti»), rimprovera cessata al raggiungimento della maggiore il marito perché non scrive più spesso, e lo età di Giovanni. È una investitura conferi- ringrazia per i doni ricevuti: maniche con ta congiuntamente, insimul alla vedova e a balzana e anche un cavallo, una bella chinea Giovanni e poi ai suoi figli legittimi («vos (per una moglie che portava «staffe da don- et tui Johannis filii»). Nell’atto di investi- na di ramo indorato» nel proprio corredo). tura del novembre 1483 viene riconosciuto La vediamo intenta a seguire i lavori della che Camilla in passato ha assolto il ruolo Rocca – rallentati a causa della peste – e di governo laudabiliter durante le fequenti quelli dei giardini “di casa” dell’Imperiale. assenze del marito, e non vi è il pur minimo Parla di sé, e del suo dover essere di madre, accenno ad una inadeguatezza o incapacità nella cura e l’educazione dei figli del mari- femminile nell’esercitare cariche e compi- to, illegittimi ma cresciuti e educati a corte: ti di governo. Con l’investitura assumono pienezza di poteri in temporalibus, poteri di no bisogna che vostra Signoria mi ra- giurisdizione temporale e anche delega di comanda li nostri pucti perche mi reputu autorità per emanare decreti e statuti. Ven- che sian cossi mei como vostri e tanto gono minutamente definite tutte le eventua- mancheria alloro quanto ami medesi- lità nell’ordine di successione: se premoriva mo 41. Camilla, il vicariato andava al solo Giovan- ni. Se fosse sopravvissuta solo Camilla, in E esprime, nell’elogio delle virtù guer- tal caso si apriva una reggenza femminile riere del marito, anche il desiderio di vedere che cessava solo se passava a seconde noz- accresciuta sempre di più la sua gloria tra i ze (perché allora sarebbe entrata in un’altra capitani del tempo, un elogio ricalcato sul linea di discendenza maschile). Alla morte modello eroico di condottiero della trattati- di Giovanni e vivente Camilla, la successio- stica umanistica. ne andava ai suoi figli legittimi che suben- trerebbero una cum Camilla. Solo l’anno dopo verranno investiti insi- 6. 1483: l’investitura simultanea mul anche del feudo di Torricella nella pia- nura parmense, «di qua da Po», un feudo Quando, nel luglio 1483, Costanzo Sfor- che nel 1475 era stato concesso in perpe- za muore ab intestato senza discendenza tuo a Costanzo Sforza, i suoi figli e la sua legittima, dopo lunghi mesi di trattative discendenza maschile dal duca Galeazzo nelle quali la sua giovanissima vedova ri- Maria Sforza, ma poi revocatogli nel luglio

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1483 e infeudato ad Alberto Visconti d’A- Roberto Sanseverino, passato al servizio di ragona, condottiero sforzesco e membro Venezia 48. del Consiglio segreto. Nell’investitura del Per le virtù di iustitia et prudentia viene 1475 44 era stato riconosciuto a Torricella elogiata da Giovanni Sabadino degli Arien- lo status di “terra separata”, un privilegio ti, che le attribuisce anche il merito della di- di ampia autonomia dalla città di Parma: fesa della zona costiera dalla minaccia tur- significava piena e separata giurisdizione e ca, diventata reale dopo la presa di Otranto autonomia fiscale anche se la riscossione di nel 1480. A cavallo con le truppe, fece arre- alcuni dazi continuerà a essere messa all’in- stare l’ambasciatore di Boccolino d’Osimo, canto dalla città 45. Le “Torricelle” control- tornato dalla corte del sultano cui avrebbe lano un nodo importante di comunicazione fatto balenare l’offerta di impadronirsi della – sull’altra sponda, non lontano, nel distret- Marca in cambio di aiuti: to di Cremona, «di là dal Po», vi è Torricella del Pizzo: due rocche che rappresentano un et cum quanto animo muntò ad caval- importante presidio nel sistema di fortifica- lo, menando seco le gente d’arme che te- zioni del ducato, anche per la possibilità di meano, et andò volando verso il castello costruire un ponte di navi o zattere sul fiu- de li Gabici, quale era sbigotito de paura me. A Torricella vi sono poi le possessiones, per certa invasione de’ Turchi, giunti ne con pascoli e boschi, orti vicino al castello lo anconitano porto. Di che el castello e mulini lungo le sponde, con un’impor- fu refranchato per la venuta de lei, et li tante attività di pesca e un notevole gettito Turchi fugirono. Et la prudente callidità tributario proveniente dalla riscossione dei che tenne, per onore del papa et del nome pedaggi per le merci in transito, e dall’esi- christiano, in pigliare el nuntio del valo- stenza di un porto fluviale sul Po con diritto roso Buchalino, che venia cum responsi- di ancoraggio (un porto fundonarius). Ed ve lettere del grande Turco 49. era un feudo che produceva molta ricchez- za, anche per la disponibilità di grano, dal Per quanto i confini della letteratura pos- quale Costanzo esportava anche frumento e sano allontanarsi dalla trama degli eventi, spelta per Pesaro 46. appare evidente che il messaggio affida- Quando assunse la titolarità in comune to alla laudatio di Camilla interpreta una con Giovanni nel 1483, Camilla era sicura- deliberata costruzione biografica lontana mente una donna molto attiva. Si trovò ad dal consueto dimesso stereotipo femmini- affrontare problemi di natura economica le: l’appellativo “pauroso” è riservato alle – è ben nota l’introduzione di misure pro- truppe. tezionistiche per i maiolicari –, decisioni Molto ci sfugge del suo ruolo di gover- riguardo all’amministrazione dei castelli, no, ma accanto alle frammentarie notizie in chiamò ad un’importante carica il giovane nostro possesso, ricavate da fonti disomo- giurista Tommaso Diplovatazio 47 e dovet- genee, meriterebbero un paziente lavoro di te affrontare scelte politiche, che saranno spoglio e analisi anche le suppliche, munite dettate da lealtà sforzesca e lealtà aragone- di rescritto, con il solo nome di Camilla o se, come nel 1485 quando nega le richieste insieme con Giovanni, alcune registrate dal di alloggiare sulle proprie terre le truppe di notaio e cancelliere Sepolcro nel Liber De-

16 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona

Figura 3 – Firma di Camilla d’Aragona, Pesaro, Biblioteca Oliveriana, ms. 374,1, c. 61r. cretorum, dalle quali risulta anche che fir- intestato e in mancanza di eredi nella linea mava il Fiat ut petitur per molte suppliche diretta legittima si poteva temere che il di- rivolte a Costanzo. ritto successorio venisse rivendicato dagli agnati collaterali – ma il pontefice avreb- be anche potuto estromettere il ramo degli 7. “Spoliata del governo” Sforza di Pesaro dal vicariato, e far tornare la città immediate subiecta. La partita era Dopo sei anni di governo congiunto, im- arrischiata. A Roma, la procura fu respinta. provvisamente il 12 novembre 1489 Camil- L’allarme suscitato per quello che si te- la rinuncia all’investitura pontificia e tra- meva fosse un atto di forza di Giovanni per sferisce «omnem ius suum et partem suam allontanare la madre dal governo (e rendersi regiminis gubernationis et administrationis padrone delle entrate), preoccupava prima ac omnimodae iurisdictionis et vicariatus di tutto la corte pontificia, e Innocenzo VIII officium», compreso introiti e regalie, nel- voleva veder chiaro in quella che a Milano le mani di Giovanni. Costituisce suo pro- veniva già definito una «depositione de go- curatore il francescano Giovanni da Carpi, verno», e si vuole la certezza che non vi fu vicario del vescovo di Fano, per portare a «violenza» 51. Roma davanti a Innocenzo VIII anche la Non minore era la preoccupazione a Mi- sua richiesta di concedere l’investitura al lano, dove l’asse politico Sforza-Aragona solo Giovanni uti eius filium 50. L’atto di ri- era consolidato dall’alleanza matrimonia- nuncia viene redatto dal cancelliere, il no- le tra Gian Galeazzo e Isabella d’Aragona taio Giovanni Germani, davanti al vicario (1489) 52. E la notizia rimbalzava subito an- delle gabelle, che qui esercita la funzione che alla corte estense, dove il duca Ercole e di podestà, nelle stanze private del palazzo, Eleonora d’Aragona, cugina di Camilla, ven- la “camera della palla” nella residenza delle gono informati dal loro oratore a Firenze che donne, assegnata a Maddalena Gonzaga, ar- rivata a Pesaro a fine ottobre per la celebra- la santità del Papa molto si è doluta zione delle nozze con Giovanni. de l’atto fatto per il signore di Pesaro per La brusca fine del suo governo creò un aver detenuta quella madonna e fattosi pericoloso vuoto di potere. La sua rinuncia lui signore senza averlo notificato a sua non significava infatti l’immediata e scon- Beatitudine 53. tata trasmissibilità a Giovanni, data anche la sua illegittimità. Era, per ora, un signore Ai timori per disordini in città e lotte senza legittimazione. Costanzo era morto interne tra fazioni opposte dell’oligarchia

17 Studi pesaresi 4.2016 cittadina, si aggiunsero le richieste dei cre- menti su cui viene costruito giuridicamente ditori, i Gondi di Firenze, per il pagamento la subalternità femminile 56. dei debiti della corte pesarese e i gioielli All’opposto, nello stesso atto, viene di- impegnati in cambio di somme in contan- chiarato la virilitas di Giovanni: maggio- ti 54. Vennero redatte anche diverse liste dei re di vent’anni voleva essere emancipato debiti contratti da Camilla in utilitatem sta- dall’autorità della madre, assumere un ruo- tus, così come risultavano dai libri dei Re- lo pubblico, e non poteva/voleva essere più ferendari, una fonte abbastanza rara sulle costretto a governare con lei finchè era vi- spese della corte: sono per esempio debiti vente. Un gesto di emancipazione dunque, con i frati di San Bartolo per il vino, con gli che vede il figlio uscito dalla minorità legale ebrei per forniture di stoffa, con Pier Mat- (coincide con il suo matrimonio) e dichiara- teo Giordani per una casa «dreto le stalle» e to capace di intraprendere azioni di governo, poi spese per la legna, per il mulino, e per i politico e militare 57. Quasi necessaria allora “confetti”, tanti, per le nozze di Giovanni e è l’enfasi sulle sue virtù, virtù necessarie al Maddalena 55. principe: magnanimità, ingenium, astuzia e Trapela in molte lettere l’isolamento in prudentia, probitas, la sincera dilectione ac cui veniva a trovarsi Giovanni: né a Roma immensa iustitia et munificentia liberalitate né a Milano si dava troppo credito alla con- ac pietate et misericordia quas habuit et ha- clamata “spontaneità” di questa rinuncia. bet erga populum dictae civitatis Pensauri Era, certo, la tesi ufficiale della corte di et subditos suos. E per fugare ogni dubbio Pesaro: voleva, la religiosissima Camilla, che non di ribellione si trattava, alla solleci- vitam suam quiete perducere et circa di- tudine per i sudditi si aggiunge la sua “filia- vina vacare, a tal punto da abbandonare il le obbedienza” verso la madre. Né mancava governo dello stato. Ma era una tesi che si un principio giuridico alla sua legittimità in sbricciolava rapidamente. Né poteva la bru- senso politico: fonte di diritto è la intentio sca fine dell’investitura congiunta e l’uscita paterna, che pur non essendo stata afffidata di scena di Camilla essere ricondotta a una ad un testamento, andava rispettata: e que- sua improvvisa quanto fulminea consape- sta era di non porre sul medesimo piano la volezza della codificazione dei ruoli di ge- vedova e il figlio. Voci fatte circolare sulla nere, e che l’officium di vicario magis esse volontà del defunto vennero raccolte anche virile quam muliebre – come recita l’atto nelle cronache contemporanee. di rinuncia. L’inadeguatezza delle donne a Nei mesi che precedettero l’emana- succedere nei feudi – e dunque l’incompa- zione della bolla papale che avrebbe fi- tibilità del ruolo di vicario con la “natura nalmente concesso il vicariato di Pesaro femminile” – era argomento ampiamente al solo Giovanni, si dispiega una freneti- trattato dalla dottrina feudale nella prima ca azione diplomatica tra Pesaro Roma e età moderna dove il concetto di infirmitas Milano, ma preoccupazione c’era anche a sexus, inteso come assenza o mancanza di Firenze a e alla corte di Mantova. firmitas, di forza, e l’inettitudine al servizio Sono molti, i protagonisti e comprimari di militare feudale (quia dominum iuvare non questa rete: gli inviati del duca di Milano a potest, nec pugnam facere, nel trattato di Pesaro – il notaio e cancelliere ducale Ste- Baldo degli Ubaldi) sono solo alcuni argo- fano Gusperti da Cremona, cui più volte

18 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona la corte aveva affidato trattative per le doti per l’ingresso in alcuni monasteri del duca- sforzesche, e il segretario ducale Giovan to tra cui la certosa di Pavia 63. Pietro Pietrasanta –, il vescovo di Cortona Solo nell’aprile 1490, davanti al podestà inviato dalla corte pontificia nel gennaio e non nelle stanze private della corte, e ora 1490 e alloggiato in corte, il governatore in presenza degli oratori mantovani e mila- di Fano, il cardinale Ascanio Maria Sforza nesi, Camilla firmava un nuovo mandato di – interlocutore privilegiato tra Roma e Mi- procura a Domenico Barignano: resignava lano – e l’oratore pesarese presso il papa, la sua parte del vicariato, non nelle mani Domenico da Barignano, ben introdotto a di Giovanni ma nelle mani del pontefice, corte, «antiquo sforcesco et practicho de la confermando che di un gesto fatto sponte et corte di Roma» 58, mandato a sollecitare la motu proprio si trattava 64. bolla d’investitura per Giovanni. L’andari- Con la bolla datata 15 maggio 1490, vieni di messi e corrieri documenta quanto Innocenzo VIII concede il vicariato a Gio- fosse poco credibile la “spontaneità” del- vanni e suoi figli legittimi, riprendendo i la rinuncia di Camilla e tenace invece la termini dell’investitura del 1483 (e non convinzione di un duro scontro tra madre e manca il riferimento alla sua nascita ille- figlio. Alla corte ducale di Milano era par- gittima). Scompare significativamente ogni ticolarmente severo il giudizio sui com- riferimento alla tesi ufficiale della corte di portamenti di Giovanni verso la madre e la Pesaro, che l’aver messo il vicariato apo- sua dubbia attitudine al governo. Il temuto stolico nelle mani di una donna fosse stato vuoto di potere richiedeva la presenza di una leggerezza, né verrà ripreso nella bolla Camilla a Pesaro: senza la certezza della un suo presunto desiderio di ritirarsi ad una conferma di Giovanni come vicario ponti- vita di devozioni. Solo un vago cenno a non ficio, non doveva e non sarebbe partita, era meglio definite certis aliis causis animum anche ordine del duca di Milano 59. Biso- suum moventibus 65. gnava dissuaderla anche di portare con sé A Pesaro Camilla aspetta con impazienza Galeazzo, fratello di Giovanni 60. l’arrivo del “cavallaro” che porterà le “lette- Mentre Giovanni si premura di dare no- re di passo” necessarie per il viaggio a Mila- tizia a Lorenzo de’ Medici dell’«alegrezza no. Sarebbe partita senza nemmeno aspettare de la faza» della madre 61, di ben altro segno il previsto arrivo del marchese di Mantova, sono le missive dell’inviato milanese. Qua- ma non c’erano i muli. Era un viaggio lungo le fosse davvero l’atmosfera a corte lo de- – sei giorni per arrivare a Parma, prendendo scrive in più di una lettera: «quanto se trovi la strada del littorale – il cui costo ricadeva di mala voglia questa madonna», «quanto la interamente su Camilla, come riferiva l’in- sia desiderosa de levarsene» e «non potria viato Stefano Gusperti al duca: stare pegio contenta ne piu mal volentieri quanto la fa» 62. La corte di Pesaro era di- questo signore per maiore dimonstra- ventata per lei un luogo ostile, il meno che tione di gratitudine verso lei non gli vole si poteva dire. Intanto, in attesa delle patenti provedere d’uno soldo per la spesa del ducali necessarie per gli spostamenti, pre- viaticho, dicendo che ‘l non ha el modo parava la sua nuova vita a Milano: chiese et non po per forma, che bisogna la se ne anche e ottenne dal papa l’autorizzazione proveda per se stessa 66.

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Prima di partire, Camilla fece annul- tiosis gemmis aureis sive argenteis habi- lare il suo testamento, redatto dal notaio tis et receptis pro heredio seu coheredio Giovanni Germani, testamento con il qua- aut alia quacumque de causa secundum le aveva designato il figlio come suo erede consuetudinem regni 69. universale: mai Giovanni avrebbe potuto rivendicare l’eredità materna 67. Viene definito come subrogatio: i beni Il 7 maggio, quando finalmente arrivò il che prima erano stati obbligati per la dote giorno della partenza, sembrava la fine di a Pesaro – ma erano beni allodiali, non feu- un incubo. Abbandonava Pesaro un corteo dali – vengono sostituiti con la cessione in di circa ottanta cavalli, con un seguito di cui solutum et pagamentum della sua parte del facevano parte il fedele segretario Stefano feudo di Torricella, trasferito alla madre con Gusperto, un medico, il cancelliere, il ca- tutte le entrate loco dotium suarum. Nessu- pellano, alcune donne, un sarto, il creden- na incapacità giuridica delle donne viene ziere e un cuoco, mulattieri e vari servitori. ora invocata. Alle ambizioni politiche di Giovanni non Redatto con tutte le solennità, il giura- vi erano più ostacoli: già nel luglio 1490, mento ad sancta dei evangelia e con il con- nella ratifica degli atti stipulati a Roma dal senso del suo curatore, Bartolomeo Manci- suo procuratore si autodefiniscePrinceps 68. ni 70 – consenso necessario perché Giovanni Alcuni anni dopo, ogni traccia memoriale ha meno di 25 anni – poteva sembrare, e del governo e persino dell’esistenza della apparentemente sembrava, un compromes- madre scompare nell’atto di sottomissione so perfetto: liberato dalla presenza della della città del 31 dicembre 1506, quando il madre e senza più obblighi, perché Camilla Consiglio riconosce Giovanni come vicario non avrebbe potuto chiedere altro (ulterius dopo la dura repressione contro i “ribelli”, aliquid non petendo sibi nec heredibibus colpevoli del delitto di lesa maestà. Viene suis). Cedeva Torricella non come vitalizio, qui stabilita una dinastia maschile – Ales- o con il semplice potere di usufrutto, ma le sandro, Costanzo, Giovanni –, una gene- trasferiva omne et totale seu integrale ius alogia e una legittimazione del potere che dominium iurisdictionem et administratio- condannava la madre all’oblìo. nem, con facoltà di testare donare vendere e alienare questi beni, disporne arbitrio suo, nonché destinarli ai propri eredi. 8. La restituzione della dote Ma quale esito poteva avere, la datio in solutum di un feudo milanese – di fatto Con la sua partenza da Pesaro, si pose an- una alienazione – cui mancava il consenso che la questione della restituzione della dote. del duca di Milano, il dominus directus cui Alcuni giorni dopo la “rinuncia”, il 18 novem- Camilla e Giovanni avevano prestato il giu- bre 1489, Giovani fa redigere dal suo cancel- ramento di fedeltà, l’homagium del vassal- liere l’atto con cui dichiara voler restituire la lo che comporta obblighi e sottomissione? dote alla vedova del padre insieme con Nella concessione feudale del 1484, nessu- na clausola contemplava che Torricella po- supradotibus iocalibus et omni cohe- tesse venire obbligato come debito dotale di redio seu heredio seu rebus omnibus pre- Camilla. È un atto stipulato con la formula

20 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona della acceptilatio che estingue ogni obbli- re dalla personalità quanto mai inaffidabi- gazione precedentemente contratta tra debi- le, più volte richiamato ai suoi doveri. Non tore e creditrice: Camilla “libera” in modo sono solo le sue intemperanze ad infastidire definitivo Giovanni da ogni credito che po- il duca, dopotutto possono anche essere tol- teva o avrebbe potuto pretendere, e sebbene lerate «in questa eta zovene e consentiente l’atto conteneva la clausola reservato con- ad varii appetiti»; vuole soprattutto sapere sensu domini 71, non vi era alcuna stima del dal suo inviato chi sono i personaggi che valore dei beni, nessun accertamento della hanno un ruolo decisionale, chi occupa le consistenza di quelle rendite e nemmeno cariche-chiave della corte, chi sono quei un cenno sopra quali beni o redditi avreb- «mali ministri» di cui si circonda. E nelle be percepito la somma dovuta, in caso di istruzioni per l’inviato a Pesaro è evidente mancata approvazione del duca di Milano. la preoccupazione per i malumori che ser- Lei stessa avrebbe dovuto condurre questo peggiano in città di cui vuole conoscere le negoziato a Milano. ragioni, e una volta arrivato in città, egli do- Arrivata a Torricella, Camilla si sarebbe vrà rendersi conto personalmente se è vero ben presto accorta che malgrado le solenne formule, quel documento non aveva nessu- che ‘l Signor Zoanne non usa quelli na forza vincolante. Torricella non sarebbe diportamenti e modi verso li citadini e stato trasformato in feudo dotale, pregiu- subditi suoi che si convenerebeno per el dicando oltretutto il diritto degli eredi, e loco e nome che’l tene 73. privandone di fatto la linea discendente di Giovanni compresa nell’investitura. Anche Nel carteggio milanese emergono in alla luce della dottrina feudale, mostrava tutta la loro drammaticità le lacerazioni subito delle crepe: era un atto unilaterale, nel rapporto tra madre e figlio e più volte e non bastava certo la volontà delle parti: vengono stigmatizzati gli atteggiamenti di il duca non si sarebbe dichiarato debitore Giovanni: della dote, mutando la natura dell’antica in- vestitura. bisognaria che questo signore se di- Camilla venne ricevuta a Milano con portasse seco più amorevolmente e più tutti gli onori dovuti a una parente. Il duca modestamente ch’el non fa 74. le concede anche una annua provvisione di mille ducati «adcio la possa più commoda- Per il duca era anche la preoccupazio- mente sustenere el grado et dignità sua sotto ne per il nome Sforza e «il bene universale l’ombra nostra» 72. L’alta considerazione in de Italia» e un severo monito a rispettare la cui era tenuta alla corte trova espressione madre: in molte lettere inviate da Milano in quegli anni. Se ogni ricostruzione è inevitabilmen- sicomo lei per el passato cum le fide- te condizionata dalla tipologia delle fonti – le prudente et materne operatione in be- sono lettere riservate, brevi dispaccci, istru- neficio de la Signoria Vostra la se è facta zioni del duca ai suoi agenti a Pesaro – non ben merita, cosi la Signoria Vostra voglia si può negare tuttavia che l’immagine di rendergli il cambio et tenere bono cunto Giovanni che emerge è quella di un signo- de lei et servare appresso di se quella re-

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cordatione de li meriti soi che convene ad tenu au nom de Jehan Sforce, seigneur qualunche grato fiolo verso optima matre de Pensauro, prouchain parent du sei- come epsa è stata alla Signoria Vostra 75. gneur Ludovic Sforce, assise en nostre ville de Milan sur le court de la rivière Si ricordi Giovanni che è merito della de Porte neufve, en la paroisse de sainct madre se è stato riconfermato come vicario Barthélemy 79. pontificio, e dunque «fati l’officio de fiolo grato verso matre benmerita». E ancora, Non doveva essere in buone condizio- all’inviato Stefano Gusperti: ni, era da far reaseptare, come scrive al segretario Calco, e oltretutto era occupata la illustre madona Camilla merita da “madonna Fiordalisa”, che rifiutava di singulare laude de li prudenti et amore- sgombrare 80. Anni prima Costanzo si era voli suoi deportamenti verso el fiolo 76. visto costretto ad ipotecarla a garanzia di un debito contratto con il grande mercante- Si coglie, sotto traccia, la componen- imprenditore dell’industria auroserica mi- te emotiva del rapporto madre-figlio, quel lanese, Nicolo di Gerenzano, che occupava groviglio di rancori e accuse ben presto anche un’area in piazza Duomo e doveva la destinato a esplodere, ma affiora anche la sua fortuna finanziaria e una rapida scalata diversità di vedute inerenti al governo della sociale anche ai legami con la corte 81. città. Camilla usa parole amare quando ac- Questa concessione a Camilla – che cenna ai dissapori tra i due fratelli, diffida vorrebbe trascorrere l’inverno a Milano – dei consiglieri di cui si circonda Giovanni viene immediatamente contestata da Gio- («persone viciose e di mala natura») 77, e dà vanni, che vuole espressamente vietarne più di una lezione politica: l’uso alla madre: perché si ricordi al Moro, «dicta casa esser la sua», grida alla «ver- li cuori ben disposti de li vasalli son- gogna» e al «danno» subito, è «cosa mia» no le fortezze de li signori 78. insiste, e una volta restituita la dote il duca non può concederle anche la facoltà di abi- I toni si acuiscono appena arriva a Mila- tare nel palazzo di Milano concesso ai suoi no, dove Ludovico il Moro, tutore del nipo- antenati 82. te Gian Galeazzo, le concede la residenza degli Sforza di Pesaro sul naviglio di Por- ta Nuova, una casa che Alessandro Sforza 9. Torricella, «la piu clara et importante aveva ricevuto in dono dal duca Galeazzo forteza che habiamo» Maria nel 1470. Se ne ha una descrizione essenziale nel 1499, quando viene seque- Ai primi di giugno 1490, Camilla fece il strata dai francesi e data a Bernardino Cor- suo ingresso a Torricella, scortata dal corteo te, il castellano che consegnò il castello di ducale di Ludovico il Moro 83.Come stabi- Porta Giovia al re di Francia: liva l’atto stipulato a Pesaro il 18 novem- bre 1489, avrebbe rivendicato il castello in une maison, court, jardin, aisances solutum sibi datis come bene dotale, di cui et appartenances, que tenoit ou estoit disporre liberamente, e chiedere

22 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona

in dicto loco forteza et pertinentie sue richesta et instantia ch’ella fa de volere la quello medesimo arbitrio de poterne di- sicureza de le dote sue in cosa de la quale sponere, testare, vendere, donare et alie- possa disponere altramente che la non po- nare che l’haria potuto fare de dicti beni tria del pheudo di Torresella». E reiterava al da Pesaro a lei ubligati 84. duca la sua richiesta per ottenere una forma- le contestazione dell’atto stipulato a Pesaro Ma il documento stipulato a Pesaro si nel 1489, con cui avrebbe potuto rivendicare rivelò ben presto una finzione giuridica. i propri diritti e pretendere da Giovanni una Iniziava in quelle settimane un lungo sner- soluzione diversa: «non mi denegare questa vante contenzioso, che si sarebbe trascina- gratia», così scrive, «perche in ciò consiste to per anni. La semplice cronaca dei fatti lo fundamento de le ragione mie» 87. non può rendere conto dell’acredine, dei La risposta del duca arriva il 16 ago- toni aspri, della rabbia di Giovanni contro sto 1491, un fermo rifiuto seppur con tono questa donna. Tracotante, vendicativo, sot- cortese: «la ne habia per excusati se non tilmente perfido in alcune delle sue lettere, li possumo compiacere», ricordandole che arriverà fino a negare che il padre ricevette nel 1474, quando la dote e la controdote mai la dote. Tra i due litiganti, arbitro di una furono costituiti a Napoli, erano stati ob- impossibile mediazione, si poneva il duca bligati beni allodiali nella giurisdizione di di Milano. Pesaro, non terre feudali o castelli nel du- Non è agevole ricostruire dal solo car- cato di Milano 88. teggio sforzesco il dipanarsi di questa vi- Con la fermezza di chi difende il proprio cenda tra accuse contro-accuse e versioni diritto, l’inalienabile diritto alla restituzione contradditorie. Se nelle missive riservate della dote, quando il figlio invita la madre dell’inviato milanese non manca l’elogio «ad star contenta», Camilla supplica nuova- dell’animo e dell’ingegno di Camilla, della mente il duca di «abrazare» la sua causa: sua «virtù et generosità de animo piu che muliebre» 85, altra cosa era accettare che li deportamenti mei verso la buona potesse avanzare diritti reali sul feudo (lo memoria del illustre signore mio consor- ius reale trasmissibile agli eredi). E forte te e lui son stati de conditione non meriti era la preoccupazione a Milano che potes- de perdere la dote mia ne le cose per il se appellarsi al pontefice, che la causa fosse prefato signore mio ad me donate 89. rimessa a Roma: bisognava evitare clamori giudiziari. Nel novembre 1490, dopo averla Seguiranno altri gesti di rottura. Gio- incontrata a Torricella, il segretario ducale vanni pretenderà dalla madre una rendi- Pietrasanta proseguì per Pesaro con la con- contazione – un reddere rationem – della segna di far trapelare che scopo della sua sua amministrazione anche se non aveva missione era stato solo di invitarla «a stare mai assunto la tutela dei figli del marito. E paciente ad quello che ha senza andare più mentre lei continua a dirsi convinta che «la travagliando o movendo altro con el ponte- iustitia et ragione» erano a suo favore, e ac- fice o altro potentato» 86. Ma Camilla insi- cusa il figlio che «cum subterfugii et frivole steva affinche il duca facesse pressione su cavillatione vorrebbe pagarme de niente» 90, Giovanni per costringerlo ad accogliere «la dal canto suo Giovanni le rinfaccia il suo

23 Studi pesaresi 4.2016 ostentato amore materno, parla dell’«astutia di avere notizie della sorella Caterina 100, o et arte» di Camilla, e cerca di screditarla a impaziente di ricevere informazioni «de li corte acccusandola di condotta doppia. Or- facti del reame» 101. La sorella Margherita, mai divisi su tutto, a far crescere la tensio- fuggita dall’Herzegovina dopo la conquista ne nell’estate del 1492 sarà infatti l’accusa turca del 1489 e rimasta poi vedova, sposò che la madre stava brigando in segreto a un nobile veneziano, Marco Loredan, che Roma 91 e che una sua mancata compari- aveva ricoperto la carica di sindico nel go- zione in giudizio avrebbe comportato una verno dello stato da mar ed era poi entrato sentenza a lui sfavorevole perché lasciato a far parte della Quarantia criminal, il tri- indefensus 92. Non intende comunque tor- bunale d’appello di Venezia 102. nare sulla questione della dote, fa sapere, e Anche i legami con Galeazzo resistette- non vuole essere «molestato per questo» 93. ro nel tempo: vuole essere informata delle condotte militari, e delle trattative in corso con la corte di Napoli per un suo matrimonio 10. Alla corte di Ludovico il Moro: in casa aragonese, «acioche cavato una vol- «ella sa bene non ho speranza in ta de nido dicto Galeaz Sforza, el possi dop- alcuna persona vivente se non in lei» po dimonstrare effectualmente quello che in apparentia sin hora se iudica di lui» 103. E il Degli anni trascorsi dopo la sua partenza figlio promise di andarla a trovare «de che da Pesaro ci sono pervenute solo sporadiche sono contentissima», commenta 104. notizie attraverso le lettere che scriveva alla Godeva della piena fiducia di Ludovico il corte di Mantova, da Torricella ma anche da Moro. Nelle lettere che ci sono rimaste ricor- Ferrara dove si trasferì per un breve periodo re, frequente, il binomio fedeltà/protezione, nell’estate del 1494. fedeltà/sottomissione, fino a dichiarare più Seppur discontinua, è una documenta- forte la sua appartenenza al lignaggio nel zione che ci restituisce non pochi squarci quale è entrata con il matrimonio: «postposi- di quotidiana vita aristocratica: la richiesta ta omne altra persona per coniuncta che ella di cavalli per andare a Milano 94, le feste sii de consanguinità», così scrive al duca 105. di corte per la nascita del figlio del duca 95, Narrata attraverso queste lettere non è solo l’invio di un falcone trovato ferito che ha l’incomunicabilità tra la vedova di Costanzo fatto curare 96, il carnevale nel 1493 con Sforza e il suo primogenito, è anche una con- le mascherate «alla turchesca», raccoman- dizione femminile di totale dipendenza: dife- dazioni per una «povera donna mia subdi- sa e unico sostegno di questa vedova Sforza ta» 97, auguri per «un bello figliolino ma- era Ludovico il Moro. schio» a Isabella d’Este vicino al parto” 98. Una vedova con un suo ruolo nella vita E nonostante il distacco dalla famiglia di privata della corte. Entrata a far parte del- origine, sono lettere che documentano i le- la rete famigliare, vive nel castello di Porta gami con le sorelle, mai del tutto interrotti: Giovia e nel marzo 1498 ha assunto un ruo- la vediamo sbottare sdegnata quando viene lo di grande responsabilità nell’educazione informata delle seconde nozze di Marghe- dei bambini 106. E quando ancora dormo- rita, iniziativa che attribuisce ai maneggi no, Camilla va alle prediche quaresima- della cugina, Eleonora d’Aragona 99; felice li «al zardino», la cassina di Santa Maria

24 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona del Giardino situato nel centro della città, a a Camilla veniva chiesto di «rendere raso- Porta Nuova, dove predicavano i francesca- ne de li fructi de la medieta de Turricella ni osservanti del convento di Sant’Angelo. spectante ad epso Signor Zoanne», allora La sua preferenza per l’osservanza minori- anche Giovanni doveva essere obbligato tica rivela scelte devozionali in sintonia con a «rendere rasone» a Camilla delle entrate quelle della famiglia ducale 107. Nel 1514, di Pesaro: ma, precisano subito i giuristi, si quando fa testamento, chiederà di essere intendevano i beni patrimoniali (allodiali) sepolta nella chiesa di Sant’Angelo e nomi- ereditati dal padre su cui era assicurata la nerà erede universale il figlio di Ludovico il dote di Camilla, non certo il feudo o i beni Moro quem a teneris annis educavi semper- infeudati dalla Chiesa 110. Venne proposta que uti proprium filium. anche l’eventuale concessione a Camilla Continuavano in quegli anni le trattati- del dazio «della Longa del Po» – chiamato ve per la restituzione della dote. La difficile anche dazio di Torricella – come forma di ricerca di una composizione era comun- pagamento della dote 111. Unica cosa certa: que subordinata all’accertamento, almeno qualsiasi decisione riguardante l’atto stipu- formale, che l’allontanamento della madre lato a Pesaro nel novembre del 1489 richie- non era stata una destituzione né un atto deva anche il consenso di Camilla. di ribellione di Giovanni, ma «che solo el Con la caduta del Moro e l’inizio del- respecto del stato l’ha mosso a far quello la dominazione francese nel ducato, la vità che ha facto et non altro respecto ne mala mutò radicalmente per i personaggi più vi- dispositione sua» come si legge ancora in cini al Moro: parenti, partigiani sforzeschi, una missiva ducale del 1494 108. Trattati- ghibellini antifrancesi furono costretti alla ve che avranno una accelerazione sotto il fuga, in Germania presso la corte dell’impe- pontificato di Alessandro VI Borgia, la cui ratore e a Mantova, e vedevano i loro beni elezione nel 1492 era avvenuta anche gra- confiscati 112. Con i figli del Moro, Camilla zie al voto determinante di Ascanio Sforza, partì per Innsbruck 113. La sentenza di con- fratello del Moro, un papa che poi l’anno fisca di Torricella fu pronunciata nella corte dopo dava in moglie a Giovanni la figlia dell’Arengo il 19 dicembre 1499: il castrum Lucrezia. Le lacune della documentazione con le sue pertinenze, possessioni e mulini negli anni del pontificato borgiano riguar- fu confiscato alla Camera Regia, e la casa dano anche un breve di Alessandro VI del degli Sforza sul naviglio data a Bernardino 17 maggio 1495 riguardo alla concessione Corte, il ”Giuda”. del “privilegio libero” del castello (non una Qualche mese prima del crollo del domi- infeudazione) concesso dal duca a Camilla nio sforzesco, con un atto rogato nel castel- per Torricella 109. Dalle trattative che segui- lo di Porta Giovia davanti al console di giu- rono – e per le quali vennero interpellati due stizia, Camilla, domina di Torricella, stipulò tra i migliori giuristi, Ambrogio Aliprandi un patto di locazione che comprendeva la e Branda Castiglione, che sin dal 1483 ben rocca, le possessiones, i pascoli, la conces- conosceva i termini dell’investitura di Tor- sione della legna anche nelle isole del Po, ricella – apprendiamo tuttavia che a Roma le rendite e i dazi a Nicolò da Gerenzano veniva contestata una clausola che stabili- per 800 ducati d’oro annui 114. Erano rap- va pari doveri per Camilla e Giovanni: se porti di lunga data, quelli con i Gerenzano.

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Membri del ristretto gruppo di mercatores per riscuotere le rendite di Torricella. Nico- magni, alla sicura iniziativa imprenditoriale lò ricevette varias pecuniarum summas pro e finanziaria univano la capacità di intercet- illustri domina Camilla, rimanendo credito- tare la cronica mancanza di liquidità dell’a- re di 1.118 lire imperiali che Camilla dovrà ristocrazia. Lo stesso Ludovico il Moro si pagare entro un anno 118. È rogata in casa di era preoccupato di intervenire presso l’im- Camilla ed è presente Giovan Battista Mar- peratore Masimiliano a favore di Enea, uno zano d’Aragona: era forse tornata, con il dei figli di Nicolò, per far recuperare i suoi fratello, nella casa degli Sforza, ritrovando crediti da un mercante di Norimberga 115. lontani affetti familiari? Chiamato anche “maestro ricamatore”, Ni- Sui rapporti che mantenne con la fami- colò de Gerenzano era stato creditore degli glia di origine, esiste una sicura testimo- Sforza di Pesaro, e lo sono i suoi figli, come nianza, che ci è fornita dai Diarii di Marin risulta dal testamento di Camilla. Sanudo, dove apprendiamo del suo ruolo Dal rogito notarile del 31 agosto 1499 avuto negli ultimi mesi del dominio vene- apprendiamo anche che a Torricella Camil- ziano a Cremona. Nel febbraio 1508, il co- la aveva lo iuspatronato della capella di San gnato Marco Loredan, eletto provveditore Cristoforo, titolatura che evoca il valore in- di Cremona, si trovava al comando del ca- tercessorio attribuito al santo in un luogo di stello di Santa Croce quando la coalizione traghetti e guadi sul fiume. Il giorno stesso antiveneziana tentò di riconquistare la cit- della locazione di Torricella, assegnava al tà dopo la disfatta veneziana di Agnadello frate domenicano che officiava la cappella nel maggio 1509 119. Milano sotto l’autorità la rendita di alcuni beni di cui avrebbe go- francese, alleata con gli aragonesi, recupe- duto l’usufrutto per la vita, con l’obbligo di rerà Cremona sotto la sua giurisdizione e celebrare messa ogni giorno. sul ruolo affidato in quelle settimane a “ma- Ben presto, su quel ricco feudo si con- dama Camilla”, le autorità veneziane non centrerannno molti interessi e non poche ri- hanno dubbi: mandata a trattare la resa del vendicazioni. Pretendevano diritti i fratelli cognato sotto assedio nel castello con i suoi Simonetta, ma anche Malatesta de’ Terzi, “schiavoni” fu proprio lei («si tien il roy la conte di Sissa, in nome dell’antica investi- mandasse dentro per conzar la cossa») e i tura concessa al padre nel 1440 116. Venne patrizi veneziani prigionieri dei francesi raggiunto un accordo nel luglio 1500, sotto- vennero portati a Torricella. Quando nel scritto in casa dei Gerenzano, con cui Mala- giugno di quell’anno arriva la conferma testa si impegnava a versare due terzi della della resa del castello di Cremona, una resa somma annuale dovuta a Camilla, mentre che il re di Francia aveva voluto senza con- del rimanente terzo si sarebbe dovuto far dizioni, a Venezia ci fu solo un gelido com- carico Nicolò, una somma ora calcolata in mento: «siamo stà traditi» 120. scudi regis 117.

11. Camilla tornò in Lombardia prima 12. Il testamento (29 agosto 1514) della restaurazione sforzesca. È a Milano nel 1507, dove fa stipulare una quietanza Alla fine dell’estate del 1514, malata, con Nicolò da Gerenzano, suo procuratore Camilla dettava il proprio testamento ad un

26 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona notaio della parocchia di San Babila, nel- dovico il Moro e Beatrice d’Este 123. la casa dei figli di Nicolò de Gerenzano – Diverse possono essere le angolazioni Giovan Ambrogio, il tesoriere ducale, e il secondo le quali vengono affrontati gli stu- fratello Enea – riconoscendo loro un debito di sui testamenti nella prima età moderna, di gratitudine (in quorum domo benigne re- ma particolare è l’attenzione per la possi- cepta et hospitata sum). bilità di agire delle donne, gli spazi di azio- È un testamento nuncupativo con il qua- ne loro concessi, le scelte testamentarie di le istituisce erede universale Massimiliano madri e vedove nella devoluzione dei loro Maria Sforza, il ventunenne duca di Milano, beni. Prospettive di lettura che svelano die- primogenito di Ludovico il Moro, rientrato tro l’apparente immutabilità delle formule a Milano appena due anni prima 121. Obbliga di rito, capacità e libertà di iniziativa ma l’erede a continuare la lite per il recupero anche costrizioni. In quale misura Camilla dei suoi beni dotali: ma essendo nominato era pressata dal tesoriere ducale, Gio. Am- erede universale, l’entità di questo patrimo- brogio Gerenzano? Fare testamento era for- nio non viene quantificato. se, per questa vedova, un preciso dovere? Dopo la consueta riflessione nel pre- A renderlo necessario era anche il controllo ambolo sull’ineluttabilità della morte – è dell’eredità sforzesca: perché il suo è un meglio vivere nel timore della morte (sub testamento a favore e nell’interesse degli metu ac mortis cogitatione) che essere colti Sforza, erede ed esecutori testamentari do- impreparati nell’ora della morte – e l’inse- vranno continuare la lite per recuperare la rimento di precise formule per dare al testa- sua dote. mento tutti i requisiti di validità, seguono le Alcuni lasciti sono assicurati dal dena- disposizioni relative alla sepoltura. Chiede ro proveniente dalla vendita dei propri beni di essere sepolta in Santa Maria degli An- (argenti, mobili e suppellettili), di cui oc- geli, vestita con l’abito francescano. È la correrà fare l’inventario e stimare il valore; chiesa della fazione ghibellina, fuori della le altre somme dovranno essere recuperate cinta muraria – che verrà distrutta nell’asse- a Pesaro, città che nel 1512 era stata con- dio del 1526 –, dove erano sepolti Tristano cessa in vicariato a Francesco Maria della Sforza, figlio legittimato di Francesco Sfor- Rovere. Ma poiché maior pars facultatum za, i membri di alcune grandi famiglie del mearum consistit in bonis meis immobili- ducato, alcuni personaggi della corte come bus dottalibus consistentibus in civitate et Giovan Antonio Landriano, maestro di casa dominio Pisauri que indebite occupantur et di Massimiliano Sforza, e dove era stato detinentur per eum qui dominio dicte civi- sepolto anche Nicolò Gerenzano 122. È una tatis in praesentiarum potitur, la testatrice scelta che rispecchia certo preferenze de- chiede al duca Massimiliano di recuperare vozionali, ma che mette in evidenza anche bona et iura dottalia quam celerius possit precise gerarchie familiari: l’anno dopo, per realizzare il capitale da devolvere ai le- Galeazzo Sforza di Pesaro verrà sepolto non gatari. in una chiesa suburbana, ma in Santa Maria A Galeazzo Sforza sono destinati 3000 delle Grazie, la chiesa dei domenicani luo- ducati d’oro e vuole che gli pervenga ter- go di sepoltura dei duchi, dove nell’abside tiam partem eius quod consequitur ex red- verranno collocate le statue giacenti di Lu- ditibus seu proventibus dictorum bonorum

27 Studi pesaresi 4.2016 meorum dottalium et seu pro alimentis do- si dovrà dare piena fiducia alle loro parole, tium mearum: e da questo lascito, Galeazzo senz’altre prove. Dall’atto di esecuzione te- - quando l’anno dopo fa testamento - contri- stamentaria del 6 settembre di quell’anno, buirà a dotare la dodicenne nipote Isabella, apprendiamo che doveva loro 2.127 ducati figlia di Giovanni, nata illegittima nell’esi- diversis ex causis 128. lio del padre a Mantova, destinandole mille Per ciascuno dei servitori prevede un ducati d’oro 124. lascito: al fedele Stefano Gusperti da Cre- I legati pro anima rivelano scelte e rela- mona, il segretario ducale rimasto a Pesa- zioni della testatrice, prima di tutto confer- ro con lei fino alla sua partenza nel 1490, mano il suo sostegno all’osservanza degli cinquanta ducati; ad Antonio Cardano, un ordini mendicanti. Al guardiano del mona- appezzamento di terra a Torricella del Pizzo stero, frate Angelo de’ Porro, ha destinato nell’oltre Po, un fondo agricolo da lei ac- cento ducati d’oro per celebrare messe e quistato col proprio denaro, e poi una picco- funzioni in suffragio. La propria particolare la somma per il cuoco (soprannominato «il devozione per San Nicola appare poi in un pavese»); un debito di 100 ducati per Elisa- lascito a favore delle agostiniane di Sant’A- bet, sua servitrice; 300 ducati per Giovanni gnese – il monastero vicino al castello fon- da Calabria, da anni a suo servizio; e non dato da Bianca Maria Visconti – alle quali dimentica che rimane da pagare il residuo lascia 500 ducati d’oro subordinati all’ob- della dote al marito di una sua domicella bligo di dotare la cappella di San Nicolò da – dote da lei costituita –, cinquanta ducati Tolentino 125. d’oro da recuperare dai suoi creditori e dalla Tra le elargizioni ai monasteri femmi- vendita dei suoi beni. nili della città, ci sono anche le clarisse Invecchiata e lontano dalla propria cer- di sant’Orsola, che ricevono mille ducati chia familiare, Camilla morì nella casa del d’oro da distribuire come sussidio dotale a ricchissimo ed influente tesoriere di corte favore di giovani donne bisognose definite che si era assunto il “peso” di questa vedo- sue alumne, carità dotale non certo incon- va Sforza ma assicurava anche il controllo sueta nei testamenti delle aristocratiche. In della famiglia acquisita sulla sua eredità. anni precedenti, «le donne di santa Orsola» La lunga storia della “mancata” dote figuravano anche in un elenco di creditori di Camilla Sforza d’Aragona ci restituisce della duchessa 126. Alla Fabbrica del duomo non solo alcuni momenti di una cronolo- di Milano – di cui il notaio Martino Sca- gia femminile – orfana, moglie, madre, ravatius fu procuratore generale – verrano vedova – ma molto anche del suo ruolo devoluti cento ducati 127. come domina di Pesaro prima e del feudo Con i fratelli de Gerenzano riconosce di di Torricella poi, una storia attraversata da avere un debito difficilmente quantificabile, lunghe e aspre controversie per un diritto, non lo ricorda con precisione (nunc memo- quello alla restituzione della dote. Un di- rie non habeo nec calchulare possum), ma ritto aggirato.

28 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona

1 L. Alberti, Descrittione di tutta Italia, in Vene- sae maiestatis. Il problema del reato politico alle tia, appresso Ludovico de gli Avanzi, 1561, p. 292; soglie della scienza penalistica moderna, Giuffrè, v. C. Cieri Via, “ L’ordine delle nozze” di Costanzo Milano 1974, pp. 185 sgg. e pp. 268 sgg.; Utriusque Sforza e Camilla d’Aragona del ms. Urb. Lat. 899, in Siciliae Constitutiones, capitula, ritus et pragmatica, F. Troncarelli (a cura), La città dei segreti. Magia Venetiis, cura et impensa Nicolai de Bottis Neap. & astrologia cultura esoterica a Roma (XV-XVIII seco- Sociorum, 1590, pp. 313-314; il reo, parente del re, lo), F. Angeli, Milano 1985, pp. 185-197; P. Castelli, non viene condannato a morte, v. P. Giannone, Isto- Cronache dei loro tempi, in Pesaro tra Medioevo e ria civile del regno di Napoli, t. IV, Napoli, 1770, pp. Rinascimento, “Historica Pisaurensia” II, Marsilio, 337-338: «non era giusto tingersi le mani nel sangue Venezia 1989, pp. 223-254; J. Bridgeman, A Re- di un suo cognato, ancorchè traditore». naissance wedding: the celebrations at Pesaro for 8 P. Collenuccio, Compendio de le Istorie del the marriage of Costanzo Sforza & Camilla Marzano Regno di Napoli, Laterza, Bari 1929, pp. 296-297 e p. d’Aragona, 26-30 May 1475, Harvey Miller Publi- 321; v. il giudizio di L A. Muratori, Annali d’Italia shers, London 2013. dal principio dell’era volgare sino all’anno 1500, t. 2 I. Zicari, Un’orazione latina inedita di Pandol- 9, Milano 1744: «non sapea perdonare a chi l’aveva fo Collenuccio, in “Studia Oliveriana”, VII, 1959, pp. offeso, e nulla curava i giuramenti da sè fatti», pp. 41-73; M. Meloni, Il matrimonio di Costanzo Sforza 555-556; E. Nunziante, I primi anni di Ferdinando con Camilla d’Aragona e l’orazione nuziale di Pan- d’Aragona e l’invasione di Giovanni d’Angiò, in “Ar- dolfo Collenuccio, in “Studia Picena”, 69, 2004, pp. chivio Storico per le Province Napoletane”, XXIII, 137-214. 1898, pp. 144-210: 180-196. 3 Pii II Commentarii (…), ed. A. Van Heck, 9 N. Ratti, Della famiglia Sforza. II. Donne il- Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, lustri di casa Sforza, [1794], pp. 165 – 271, che defi- 1984, vol. 1, p. 243 e vol. 2, p. 754. L’epiteto “mente nisce la sua rinuncia al potere «l’atto magnanimo e, hebeti”, che si legge nella versione del ms. Reg. Lat. virtuoso, che una donna s’interessi per i veri vantaggi 1995 della Biblioteca Vaticana, fu eliminato nell’edi- di un bastardo di suo marito». zione a stampa del 1584. 10 Una quietanza di 18 ducati per Ginevra Tie- 4 L’ambasciatore Antonio da Trezzo a France- polo, 17 febbraio 1521, in Archivio di Stato di Pesaro sco Sforza, Napoli, 13 giugno 1459, in F. Senatore (d’ora in poi ASPs), Notarile, B. Fattori, b. 170, ff. (a cura), Dispacci sforzeschi da Napoli, II (4 luglio 267r-268r. 1458-30 dicembre 1459), Istituto italiano per gli Stu- 11 Il testamento di Ginevra Bentivoglio, 20 lu- di Filosofici, Fonti per la storia di Napoli aragonese, glio 1524 in Archivio di Stato di Cremona, Not. Gio. Carlon, Salerno 2004, pp. 289-293: 292 (in cifra nel Fr. Sordi, filza 457. testo); per un profilo di Marino Marzano, v. L. Vol- 12 Per i primi risultati di una ricerca ancora in picella (a cura), Regis Ferdinandi Primi Instructio- corso, mi permetto di rinviare a precedenti lavori, F. num Liber (10 maggio 1486-10 maggio 1488), Napoli Daenens, Debiti e crediti di una gentildonna: Isabel- 1916, Note biografiche, pp. 359-363. la Sforza, in Donne di potere nel Rinascimento, cur. 5 Regis Ferdinandi et aliorum epistolae ac ora- L. Arcangeli e S. Peyronel, Viella, Roma 2008, pp. tiones utriusque militiae, Vici Aequensis, apud Io- 145-167; sul processo inquisitoriale da lei subito nel sephum Cacchium, 1586, cc. 299-300: lettera al duca 1559, Ead, Tra costruzione letteraria e frammenti di Milano, senza data, ma 1459 post quem per il rife- d’archivio: ritratto di Isabella Sforza, in “Bollettino rimento all’occupazione e il saccheggio di Calvi in Storico Piacentino”, CX, 2015, pp. 76-97. Terra di Lavoro da parte di Marino Marzano. 13 V. l’ambasciatore Da Trezzo al duca di Milano, 6 Cfr. J. Barreto, La majesté en images, Ecole 31 gennaio 1462, in E. Catone et al. (a cura), Dispac- française de Rome, Rome 2013, pp. 244-245. ci sforzeschi da Napoli (1 gennaio 1462-31 dicembre 7 Per la definizione del potere maiestatico e la 1463), Istituto italiano per gli Studi Filosofici, La- nozione di “ribellione”, v. M. Sbriccoli, Crimen lae­ veglia & Carlone, Battipaglia 2009, pp. 43-44: «che

29 Studi pesaresi 4.2016 dicta madona Pacifica gli haveva facto intendere che Bohlaus, Graz-Köln 1966, pp. 116-118; M. Camera, l’haria desiderio de havere dicto castello, il che sua Memorie storico-diplomatiche dell’antica città e du- maestà haveva havuto molto caro»; v. A. degli Aba- cato di Amalfi, vol.2, Salerno 1881, pp. 28-38 e 96- ti Olivieri, Memorie di Alessandro Sforza signore di 97; Nunziante, op. cit., pp. 155-159. Pesaro, Pesaro 1785, pp. lxxv-lxxvi e lxxx-lxxxv; per 17 Il breve del 12 febbraio 1472 in Archivio Se- la famiglia di Pacifica, v. Biblioteca Oliveriana di Pe- greto Vaticano (d’ora in poi ASVat), Arm. XXXIX, saro (d’ora in poi Bop), ms. 376, t. X, ff. 167v-173v; t.14, f. 150r; per la teoria degli impedimenti e la no- per le donazioni a Pacifica del 1464, v. ivi, ms. 389, zione di affinitas, v. A. Esmein, Le mariage en droit cc. 414r-v; tra i molti risultati della ricerca sulla prati- canonique, Librairie du Recueil Sirey, Paris, t. 1 ca del concubinato nella prima età moderna, mi limito (1929), 2 (1935), pp. 414-426. qui a rinviare a L. Ferrante, “Consensus concubina- 18 v. L. Von Thallóczy, Studien zur Geschichte rius”: un’invenzione giuridica per il principe? in S. Bosniens und Serbiens im Mittelalter, München und Seidel Menchi, D. Quaglioni (a cura), Trasgressioni. Leipzig 1914, p. 181 e pp. 245-246; E. Fermendžin Seduzione, concubinato, adulterio bigamia (XIV- (a cura), Acta Bosnae (…) ab anno 925 usque ad XVIII secolo), Il Mulino, Bologna 2004, pp. 107-132; annum 1752, Monumenta spectantia Historiam sla- F. Leverotti, Lucia Marliani e la sua famiglia: il po- vorum meridionalium, vol. 23, Zagrabiae 1892, pp. tere di una donna amata, in Donne di potere cit., pp. 272-280; F. Babinger, Maometto II il conquistatore 281-311; Helen S. Ettlinger, ‘Visibilis et Invisibilis’: e il suo tempo, Einaudi, Torino 1967, pp. 232-237; The Mistress in Italian Renaissance Court Society, per il costo del matrimonio, v. G.M. March, Alcu- in “Renaissance Quarterly”, 47, 1994, pp. 770-792; ni inventari di casa d’Aragona compilati in Ferrara sarebbe utile indagare la costruzione, per contrasto, nel secolo XVI, in “Archivio Storico per le Province della vita di Sveva di Montefeltro, moglie di Ales- Napoletane”, LX, 1935, pp. 287-333: 317 e N. Ba- sandro Sforza, ad opera del postulatore della causa di rone, Le cedole di Tesoreria dell’archivio di Stato di beatificazione, G.B.A legiani, Vita della Beata Sera- Napoli dall’anno 1460 al 1504, in “Archivio Storico fina Feltria Sforza, monaca professa dell’Ordine di S. per le Province Napoletane”, IX, 1884, pp. 387-429: Chiara, prima Signora, poi protettrice della città di 399-400. All’incertezza grafica del nome –Vlatko/ Pesaro, Roma 1754. Ulatico – si aggiunge anche che viene confuso con il 14 Th. Kuehn, Figlie, madri, mogli, vedove. Don- suo procuratore. ne come persone giuridiche, in S. Seidel Menchi, A. 19 Thallóczy, op. cit., pp. 113-118.; Paolo Gio- Jacobson Schutte, TH. Kuehn (a cura), Tempi e spa- vio, Commentario de le cose de’ Turchi, cur. L. Mi- zi di vita femminile tra medioevo ed età moderna, Il chelacci, Clueb, Bologna 2005, p. 101; la regina di Mulino, Bologna 1999, pp. 431-460. Bosnia fu sepolta a Roma in Aracoeli, v. F. Casimiro 15 Per la dote di Battista, sorella di Costanzo, v. Romano, Memorie istoriche della chiesa e convento M. Bonvini Mazzanti, Battista Sforza di Montefeltro. di S.M. in Aracoeli, Roma 1736, pp. 147-150. Una “principessa” nel Rinascimento italiano, Quat- 20 M. Sanudo, Le vite dei dogi, vol. 1, Rerum troventi, Urbino 1993, pp. 58-60; il donativo per le Italicarum Scriptores, XXII/4, Città di Castello 1900, nozze di Giovanni con Ginevra Tiepolo, che grava p. 65; J.A. Buchon, Nouvelles recherches historiques sulle finanze cittadine, viene discusso dal Consigio sur la principauté française de Morée et ses hautes cittadino il 27 novembre 1504, v. Bop, ms. 1177, c. baronnies, Paris 1843, t. 1, pp. 322- 326. 20v-21v, cfr. F. Ambrogiani, Vita di Giovanni Sforza 21 TH. Spandouginos, Delle historie, & origine (1466-1510), “Pesaro città e contà-Link”, 6, 2009, pp. de Principi de Turchi, ordine dela Corte, loro rito & 377-380. costumi, Lucca, Vincentio Busdrago, 1550, cc. E2v- 16 «Antonium intelligimus discolum esse nihil- E3v; J. Valentini, Acta Albaniae veneta saeculorum que boni agere» in una lettera del 1453 di Enea Sil- XIV et XV, t. XXIV (1459-1462), München 1977, pp. vio Piccolomini a Nanni de’ Todeschini, v. Alfred 477-478 e 485-486. A. Strnad, Francesco Todeschini-Piccolomini, H. 22 Babinger, op. cit., pp. 415-417; Iacobi Vo-

30 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona laterrani, Il diario romano di Jacopo Gherardi da di Eleonora d’Aragona, figlia di re Ferdinando, quan- Volterra (1479-1484), Rerum Italicarum Scriptores, do nel 1472 sposa il duca di Ferrara. XXIII/3, Città di Castello 1904-1906, pp. 12-13; M. 30 30 aprile 1475, v. Bop, ms. 1429, cc. 30r-v; Benaiteau, Una nobiltà di lunga durata: strategie e ms. Cas. 138, c. 89r-91r, viene precisato il rappor- comportamenti dei Tocco di Montemiletto, in M.A. to di cambio oro-argento; per la monetazione v. L. Visceglia (a cura), Signori, patrizi, cavalieri in Italia Dell’erba, La riforma monetaria angioina e il suo centro-meridionale nell’età moderna, Laterza, Bari sviluppo storico nel reame di Napoli, in “Archivio 1992, pp. 193-213: 197-200. Storico per le Province Napoletane”, XIX, 1933, pp. 23 E. Ricca, La nobiltà delle due Sicilie, vol. 3, 5-98: 40-50. Napoli 1865, pp. 286-287. 31 Sulle principali dignità del regno v. Scipione 24 Il Diario romano, op.cit., pp. 8-9; v. la voce Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli (…), In Antonio Basso della Rovere in Dizionario Biografico Napoli, ad istanza di Gio. Battista Cappello, 1601, pp. degli Italiani (d’ora in poi DBI), Enciclopedia Trec- 491 sgg.; E. Besta, Scritti di storia giuridica meri- cani, vol. 7, Roma 1965, pp. 151-152 (consultabile dionale. Il diritto pubblico nell’Italia meridionale dai sul portale www.treccani.it); ancora in una lettera del Normanni agli Aragonesi, Bari 1962, pp. 3-107: 45- 1493 l’elogio del re per questa nipote, rimasta vedova 57; per un profilo di questi personaggi, oltre le relative dopo pochi mesi: «fo mogliere del profecto passato voci del DBI, v. Volpicella, Note biografichecit., ad donna honestissima, et de laudabile vita», v. F. Trin- indicem; su Pascasio Diaz Garlon con cui il 30 aprile chera (a cura), Codice Aragonese o sia lettere regie 1475 viene negoziato il pagamento della controdote, (…), vol. II,2, Napoli 1870, pp. 313-314. v. M. Del Treppo, Il re e il banchiere. Strumenti e 25 P. Litta, Famiglie celebri italiane, 2a serie, processi di razionalizzazione dello stato aragonese 2, Napoli 1905-1906, fasc.11 Ruffo di Calabria, tav. di Napoli, in G. Rossetti (a cura), Spazio, società e III; E. Pontieri, La Calabria a metà del secolo XV e potere nell’Italia dei Comuni, Napoli 1986, pp. 229- le rivolte di Antonio Centelles, Deputazione di Storia 295: 248; R. Colapietra, Il conte camerlengo Innigo Patria per la Calabria, Napoli 1963, vol. IV, p. 326. D’Avalos, protagonista dell’umanesimo cortigiano 26 Bop, ms. 1429, cc. 13r-16v: c. 13v; ne esiste aragonese, in “ Napoli Nobilissima”, XXVII, 1988, una copia presso la biblioteca Casanatense di Roma, I, pp. 141-149 e II, pp. 196-202; Diomede Carafa, ms. Cas. 138, cc. 35r-49r; v. F. Ambrogiani, Vita di che fu istitutore di Eleonora d’Aragona, è autore di un Costanzo Sforza (1447- 1483), “Pesaro città e contà- trattato di comportamento, il Memoriale et recordo Link”, 3, 2003, p. 74; per le condotte con il re e la sua de quello have da fare la mulglyere per stare ad bene vita militare, v. pp. 89-97 e pp. 213 sgg. con suo marito et in che modo se have ahonestare, in 27 19 giugno 1474, in Archivio di Stato di Mi- D. Carafa, Memoriali, edizione critica a cura di F. lano (d’ora in poi ASMi), Sforzesco, b. 148; v. G.G. Petruci Nardelli, Bonacci, Roma 1988, pp. 245-254. Scorza, Costanzo Sforza signore di Pesaro 1473– 32 Cecil H. Clough, Federico da Montefeltro 1483, Fondazione Cassa di Risparmio, Pesaro 2005, and the King of Naples. A study in fifteenth century all. n° 89. survival, in “Renaissance Studies”, 6/2,1992, pp. 113- 28 Bop, ms. 1429, cc. 25v-29v: c. 26v; ms. Cas. 172; per Giovan Battista Bentivoglio v. M. Mallett, 138, cc. 76v-83v. Diplomacy and War in later fifteenth-century Italy, in 29 In utriusque Siciliae Constitutiones, Capitula, G.C. Garfagnini (a cura), Lorenzo de’ Medici. Studi, ritus et pragmatica, Venetiis, Nicolai de Bottis & So- Olschki, Firenze 1992, pp. 233-256: 240. ciorum, 1590, p. 299, per il regime dotale v. pp. 229- 33 V. la descrizione in G.C. Capaccio, Il forastie- 231; F. Brandileone, Studi preliminari sullo svolgi- ro, 1630, pp. 222-223. mento storico dei rapporti patrimoniali fra coniugi in 34 S. Seidel Menchi, Percorsi variegati, percorsi Italia, in Scritti di storia del diritto privato italiano, obbligati: elogio del matrimonio pre-tridentino, in S. vol.1, Zanichelli, Bologna 1931, pp. 229-319: 292- Seidel Menchi e D. Quaglioni (a cura), Matrimoni 295; ben più ragguardevole, la dote di 60.000 ducati in dubbio. Unioni controverse e nozze clandestine

31 Studi pesaresi 4.2016 in Italia dal XIV al XVIII secolo, Il Mulino, Bologna nuziali, in “Rivista Storica Italiana”, II, 2, 1885, pp. 2001, pp. 17-60; per un’ampia rassegna degli ultimi 241-264; O. Niccoli, Baci rubati. Gesti e riti nuzia- studi, v. E. Brambilla, Dagli sponsali civili al ma- li in Italia prima e dopo il Concilio di Trento, in S. trimonio sacramentale (sec. XV-XVI). A proposito Bertelli e M. Centanni (a cura), Il gesto, Ponte alle di alcuni studi recenti sulle cause matimoniali come Grazie, Firenze 1995, pp. 224-247. fonte storica, in “Rivista Storica Italiana”, 115, 2003, 39 ASPs, Notarile, Sepulcrus q. Petri de Burgo, pp. 956-1005; C. Cristellon, Marriage and Consent b. 19, ff. 60r-62r; Scorza, op. cit., all. 105; per un in Pretridentine Venice: Between Lay Conception and confronto con altre doti, v. il corredo di Anna, Angela Ecclesiastical Conception, 1420-1545, in ”Sixteenth e Ippolita Sforza, in C. Santoro, Un registro di doti Century Journal”, 39, 2008, pp. 389-418; per il ma- sforzesche, in “Archivio Storico Lombardo”, 1953, trimonio di Giovanni Sforza e Lucrezia Borgia, v. A. pp. 133-185: 177-182; v. anche l’analisi di Chr. Kla- Modigliani Uso degli spazi pubblici nella Roma di pisch-Zuber, Le ‘zane’ della sposa. La donna fioren- Alessandro VI, in M. Chiabò, S. Maddalò, M. Mi- tina e il suo corredo nel Rinascimento, in La famiglia glio, A.M. Oliva (a cura), Roma di fronte all’Europa e le donne nel Rinascimento a Firenze, Laterza, Bari al tempo di Alessandro VI, Pubblicazioni degli Archi- 1988, pp. 193-211. vi di Stato, Roma 2001, t. 2, pp. 521-548: 540; espli- 40 Bop, ms. 374, t. 1, int. XVIII, ff. 60r-61r; edi- cito, il riferimento al rituale del “ tocco della mano” ta a c. di C. Antaldi, Per le nozze Carnevali-Porta, nel Libro di memorie della famiglia Giuliani: «1505. Pesaro 1877. La festa di S. Girolamo. Pier Paolo Giuliani fa memo- 41 Ivi; il Quattrocento è stato definito il “secolo ria di aver tocco la mano all’Antonia sua moglie, e di d’oro dei bastardi”. Per un approccio quantitativo v. averla sposata il di XI ottobre in sabbato e che Giu- N. Bulst, Illegitime Kinder – viele oder wenige? in liano suo fratello sposò la sua la domenica seguente, Illegitimität im Spätmittelalter, Hrsg. L. Schmugge tutto che le toccasse la mano il medesimo giorno», unter Mitarbeit von B. Wigenhauser, R., Oldenbourg Bop, ms. 455, t. II, c. 148r. Verlag, München 1994, pp. 21-39; è utile il confronto 35 Bop, ms. 1429, cc. 27r-v; ms. Cas. 138, c. 82v. con i comportamenti della nobiltà in Francia, v. M. 36 28 maggio 1475, v. ASPs, Notarile, Sepulcrus Harsgor, L’essor des bâtards nobles au XVe siècle, in q. Petri de Burgo, b. 19, ff. 57r-v.; Scorza, op. cit., ap- “Revue Historique”, 514, 1975, pp. 319-354. pendici, all. 103 e 104; Ambrogiani, Vita di Costanzo 42 ASVat, Arm. XXXV, t. 37, ff. 261r-271r, con Sforza, cit., pp. 82-83; per la “traditio” della sposa, v. la formula merum et mixtum imperium ac omnimo- P. Castelli, La kermesse degli Sforza pesaresi, in P. dam iurisdictionem, civile criminale e di misto foro; Castelli, M. Mingardi, M. Padovan (a cura), Mesura Bop, ms. 376, cc. 326r-328r; per il ruolo di Camil- et arte del danzare. Guglielmo Ebreo da Pesaro e la la in queste trattative e i suoi rapporti con la corte danza nelle corti italiane del XV secolo, Comune di sforzesca di Milano tra il luglio 1483 e marzo 1484, Pesaro, 1987, pp. 13-33. v. Scorza, op. cit., pp. 353-399; nel Liber Decreto- 37 M. Tabarrini (a cura), Descrizione del convito rum, il primo atto di governo di Camilla e Giovanni e delle feste fatte in Pesaro per le nozze di Costanzo è ricordato per la concessione di privilegi fiscali nel Sforza e Camilla d’Aragona nel maggio del 1475, Fi- luglio 1483, v. Bop, Archivio Storico del Comune di renze 1870, p. 12 (trascrizione del codice Riccardiano Pesaro, Mss. I-c-2, ff. 24r-v. 2256); Bop, ms. 383, Memorie di Pesaro, t. VI, ff. 43 Ex soluta: nato da una concubina, non da 214r sgg. un rapporto adulerino. La madre, Fiore Boni, verrà 38 Ivi, p. 13; per l’interpretazione di questi docu- data in moglie ad un condottiero sforzesco, Giovanni menti rinvio a D. Quaglioni, Segni, rituali e simboli Brandolini. Per il defectus natalium e la condizione nuziali nel diritto, in S. Seidel Menchi e D. Quaglioni giuridica del bastardo, v. la voce Bâtard in Diction- (a cura), I tribunali del matrimonio (secoli XV-XVIII), naire de droit canonique, vol. 2, coll. 252-261. Il Mulino, Bologna 2006, pp. 43-63; G. Tamassia, 44 v. Bop, ms. 1429, cc. 31v-40v e ms. Cas. 138, Osculum interveniens. Contributo alla storia dei riti ff. 92v-122r.

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45 v. G. Chittolini, Le “terre separate” nel du- Gonzaga e la rinuncia di Camilla Sforza alla signo- cato di Milano in età sforzesca, in Id., Città, comunità ria di Pesaro, in “Pesaro città e contà”, 23, 2006, pp. e feudi negli stati italiani dell’Italia centro-settentrio- 77-106, poi in Vita di Giovanni Sforza cit., pp. 80 sgg. nale (XIV-XVI secolo), Unicopli, Milano 1996, pp. 51 Milano, 6 gennaio 1490, istruzioni del duca a 61-83; L. Beltrami, I “Porti” del Po nel Ducato di Stefano Gusperti, ASMi, Sforzesco, b. 152. Milano all’epoca di Bona di Savoia, in “ Bollettino 52 Evelyn S. Welch, Between Milan and Naples: Storico Piacentino”, 1908, pp. 209-214. Ippolita Maria Sforza, duchess of Calabria, in The 46 I 20 dicembre 1477 Costanzo chiede al Senato French Descent into Renaissance Italy, 1494-1495. l’autorizzazione per l’esportazione e il transito per il Antecedents and Effects, D. Abulafia ed., Variorum, Po, v. A.R. Natale (a cura), Acta in Consilio Secreto London 1995, pp. 123-136. Mediolani, Giuffrè, Milano 1969, t. 1, pp. 105-106. 53 Manfredo de’ Manfredi a Ercole d’Este, 26 47 G.M. Albarelli, Ceramisti pesaresi nei do- novembre 1489, in A. Saviotti, Pandolfo Collenuccio cumenti notarili dell’archivio di stato di Pesaro sec. umanista pesarese del sec. XV, in “Annali della Regia XV-XVII, Centro di Studi O.S.M., Bologna 1986, pp. Scuola Normale Superiore di Pisa. Filosofia e Filolo- 138-139 (doc. n° 561); per il castello di Monticuli, v. gia”, V, 1888, pp. 33 – 328: 68-69 (il corsivo è nostro) ms. Oliv. 389, cc. 81v-82v; A. degli Abati Olivieri, 54 Cfr. 10 e 27 febbraio 1491, ASMi, Sforzesco, Memorie di Novilara castello del contado di Pesa- b. 152. Giuliano Gondi concede prestiti anche alla ro, Pesaro 1777, pp.53-54; Id., Memorie di Tommaso corte aragonese, v. la voce di S. Tabacchi in DBI, vol. Diplovatazio patrizio costantinopolitano, e pesarese, 57, pp. 656-659. Pesaro 1771, pag. v e pag. x; Camilla conferma i pri- 55 ASPs, Notarile, G. Germani, b. 327, ff. 223v vilegi fiscali concessi da Costanzo ai Barignano, v. ss., 3 aprile 1490; nella descrizione delle feste per le Biblioteca Apostolica Vaticana ( d’ora in poi BAV), nozze di Camilla nel 1475, vengono precisati questi ms. Urb. Lat. 1197, c. 65v (22 ottobre 1486). “confetti”: sono coriandoli, anici, mandorle, pignoli 48 G. Soranzo (a cura), Cronica di Anonimo Ve- e cotognata, cfr. nota 37; per il pagamento del censo ronese 1446-1488, R. Deputazione Veneta di Storia dovuto da Camilla e Giovanni alla Camera Apostolica, Patria, Venezia 1915, p. 417: «Adimanda a la ma- v. ASVat, Cam. Ap. Introitus Exitus, 504, f. 94r e 194r. donna de Pexaro el signor Roberto [San Severino] di 56 Su questi concetti e il loro uso, v. C. Danusso, voler allogiare XV squadre nel contado di Pexaro; li La donna e i feudi: uno sguardo alla prassi succes- vien negato lo alloggiamento; el ditto signor dimanda soria dell’Italia centro-settentrionale fra Tre e Quat- a la ditta madonna ducati VIII millia ch’el pretende- trocento, in “Rivista di Storia del Diritto italiano”, va havere del quondam signor Constantio Sforza suo LXV, 1992, pp. 181-239: 183-185; M.T. Guerra Me- marito, che, essendo in Lombardia, pare che lo dane- dici, Donne, famiglia e potere, in P. Mainoni (a cura), giasse, (…) la preditta madonna li niega tal diman- “Con animo virile”. Donne e potere nel Mezzogiorno da»; cfr. Ambrogiani, Vita di Giovanni Sforza cit., pp. medievale (secoli XI-XV), Viella, Roma 2010, pp. 31- 63-66: 64. 51; il riferimento in Baldo degli Ubaldi, In Sextum 49 G.S. Degli Arienti, Gynevera de le clare Codicis Librum Commentaria, tit. De suis et legiti- donne, Bologna 1888, pp. 396-397; v. F. Storti, la mis, Venetiis 1586, p. 189. voce Boccolino Guzzoni in DBI, vol. 61, 2004, pp. 57 Sul passaggio all’età adulta nella prima età 620-624; Ambrogiani, Vita di Giovanni Sforza, cit., moderna, v. S. Chojnacki, Measuring adulthood: pp. 67-69. adolescence and gender in Renaissance Venice, in 50 ASPs, Notarile, G. Germani, vol. 327, ff. “Journal of Family History”, 17,1992, pp. 371-395; 151r-152v; la procura di Giovanni per il frate è del 15 v. G. Di Renzo Villata, voce “Tutela. Diritto interme- novembre 1489 in ASPs, Notarile, G. Germani, vol. dio” in Enciclopedia del Diritto, vol. XLV, Giuffrè, 333, ff. 100r-v; sul possibile ruolo della corte di Man- Milano1992, pp. 315-360. tova nell’allontanamento di Camilla, v. F. Ambrogia- 58 Pesaro, 27 gennaio 1490, Stefano da Cremona ni, Il matrimonio di Giovanni Sforza e Maddalena al duca. ASMi, Sforzesco, b. 152.

33 Studi pesaresi 4.2016

59 Pesaro, 6 gennaio 1490, Giovanni al duca, ivi. senthal, Tractatus et synopsis totius iuris feudalis, t. 60 Vigevano, 17 febbraio 1490, Istruzioni a Ste- 2, Spirae 1600, pp. 483 sgg.; per la definizione giu- fano Gusperti; e 25 febbraio 1490, Stefano a Bartolo- ridica di proprietà, dominium, usufrutto, v. P. Grossi, meo Calco, ivi. Il dominio e le cose. Percezioni medievali e moderne 61 Pesaro, 13 gennaio 1490, Giovanni a Loren- dei diritti reali, Giuffrè, Milano 1992, pp. 224-280; zo de’ Medici, ed. da Saviotti, Pandolfo Collenuccio Id., la voce Proprietà. Diritto intermedio, in Enciclo- cit., pp. 281 – 282. pedia del Diritto, 37, pp. 226-254. 62 17 aprile 1490, Stefano da Cremona a Barto- 72 Vigevano, 18 maggio 1490, il duca a Giovan- lomeo Calco e 16 aprile 1490, Stefano al duca, ASMi, ni; il 29 maggio 1490, da Pesaro, Giovanni lo ringra- Sforzesco, b. 152. zia, v. ASMi, Sforzesco, b. 152. 63 Breve del 19 marzo 1490. Licentia ingrediendi 73 Vigevano, 27 novembre 1490, istruzioni a Pie- monasteria, in ASVat, Arm. XXXIX, t.21, ff. 491v - trasanta, ivi. 492r; anche la sorella Maria, duchessa di Amalfi, otten- 74 Pesaro, 29 aprile 1490, Stefano a Bart. Calco, ne nel 1480 la licenza per entrare nei monasteri fem- ivi. minili del Regno (ASVat, Arm. XXXIX, t.13, f. 87r). 75 Vigevano, 18 maggio 1490, ivi. 64 ASVat, Arm. XXXV, t.38, ff. 161r - 166v. V. 76 Vigevano, 28 aprile 1490, il duca a Stefano, ivi. Appendice 1. 77 Torricella, 6 agosto 1490, Camilla al marchese 65 ivi, ff. 155r - 160v; Bop, Mss. 376/VI, ff. 329v di Mantova, Archivio di Stato di Mantova. Archivio – 332v. Gonzaga (d’ora in poi ASMn, AG), b. 1065. Il riferi- 66 Pesaro, 4 maggio 1490. ASMi, Sforzesco mento è a Benedetto Mastino. 1476; l’elenco di questo corteo in ASMi, Sforzesco, 78 Torricella, 7 ottobre 1490, Camilla a Jacopo b.152 ( Stefano al duca, 1 aprile 1490). d’Atri, ivi. 67 ASPs, Notarile, G. Germani, b. 327, ff. 246v- 79 L.-G. Pelissier, Documents relatifs au règne 247r, è rogato nella camera della palla, residenza di de Louis XII et à sa politique en Italie, Imprimerie Maddalena Gonzaga, testimone Stefano Gusperti. générale du Midi, Montpellier 1912, p. 96; la dona- 68 28 luglio 1490, cfr. ASVat, Arm. XXXV, t.38, tio del 1470 in ms. Oliv. 1429, cc. 41r-v, e in ASVat, ff. 172v-175r e Bop, ms. 376, ff. 332v-333v. Arm. LX, t. 21, ff. 197v-198r; ms. Cas. 138, f. 123r- 69 ASPs, Notarile, G. Germani, vol. 333, ff. 126r; cfr. E. Rossetti, La città cancellata. Residenze 109r-112r: oltre i beni dotali e quelli non dotali ci aristocratiche, spazi urbani e interventi principeschi sono le iocalia ( o paraphernalia), beni di proprietà nella Milano di Ludovico Sforza (1480-1499), in cor- della donna ma amministrati dal marito; un parzia- so di pubblicazione. le estratto di quell’atto venne consegnato al duca, v. 80 Camilla a Bartolomeo Calco, Torricella, 15 ASMi, Sforzesco, b. 152. V. Appendice, n°2. luglio 1490. ASMi, Sforzesco 1476. 70 Bartolomeo Mancini era stato l’agente segreto 81 Su questa famiglia e i suoi rapporti con gli di Costanzo a Venezia nel 1483, con precise istruzioni Sforza di Pesaro, v. le pagine ben documentate di anche per gestire «li dinari oculti», da mandare «in M.P. Zanoboni, I Da Gerenzano “ricamatori duca- una barca in valisi o panni», e mettersi in contatto – li” alla corte sforzesca, in “Storia Economica”, VII, ma sotto falso nome – con Giovanni da Rossano, un 2004, pp. 496-545, poi in Rinascimento sforzesco. famigliare di Marino Marzano, v. BAV, ms. Urb. Lat. Innovazioni tecniche, arte e società nella Milano del 865, cc. 1r sgg. secondo Quattrocento, Cuem, Milano 2005, pp. 23- 71 Per i concetti di “aquiliana stipulatio” e “ac- 86: 41. ceptilatio” tra debitore e creditore, v. S. Solazzi, 82 20 luglio 1490, Gio. a Bartolomeo Calco; 28 L’estinzione dell’obbligazione nel diritto romano, luglio 1490, il segretario di Giovanni, Ludovico Car- Jovene, Napoli 1935, vol. I, pp. 243 sgg.; per la dot- dano a Bartolomeo Calco, ASMi, Sforzesco, b. 152; trina feudale, v. I. Clari, Opera omnia, Venetiis, ex l’abitazione fa parte degli alimenti, v. M. Colero, De typographia Baretiana, 1626, pp. 317-320 e H. Ro- alimentis, Lipsia, A. Hoffmanni,1596, pp. 357 sgg.

34 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona

83 3 giugno 1490, Camilla a Jacopo d’Atri, 104 Torricella, 14 agosto 1492, al segretario del ASMn, AG, b.1065. marchese Jacopo d’Atri, ASMn, AG, b. 1065. 84 21 agosto 1491, ASMi, Sforzesco, b. 152. 105 Torricella, 7 agosto 1491, Camilla al duca. 85 Torricella, 5 dicembre 1490, Pietrasanta al ASMi, Sforzesco, b. 152. duca, ASMi, Sforzesco, ivi. 106 V. le lettere di Camilla al duca del 21 marzo 86 V. istruzioni del duca del 18 dicembre 1490, ivi. e del 12 ottobre 1498 in ASMi, Sforzesco 1476; v. M. 87 Camilla al duca, Torricella, 7 agosto 1491, ivi. Ferrari, “ Per non manchare in tuto del debito mio V. Appendice n°3. “: l’educazione dei bambini Sforza nel Quattrocento, 88 Pavia, 16 agosto 1491, il duca a Camilla. F. Angeli, Milano 2000, p. 225; M.N. Covini, Donne, ASMi, ivi. V. Appendice n°4. emozioni e potere alla corte degli Sforza. Da Bianca 89 Torricella, 31 ottobre 1491, Camilla al duca. Maria a Cecilia Gallerani, Unicopli, Milano 2012, ASMi. Sforzesco 1476. pp. 73-74. 90 V. 9 luglio 1492, il duca, severo, a Camilla e 107 Camilla a Ludovico il Moro, 31 marzo 1498, 13 luglio 1492, risposta di Camilla al duca, ASMi, ASMi, Autografi, b. 66; sui rapporti dei duchi con i Sforzesco b. 152. frati, v. S. Fasoli, Perseveranti nella regolare osser- 91 Torricella, 26 luglio 1492, Camilla a Giovan vanza. I Predicatori osservanti nel ducato di Milano Galeazzo. ASMi, Sforzesco 1476. (secc. XV-XVI), edizioni Biblioteca Francescana, Mi- 92 Pesaro, 29 giugno 1492, Mafeo da Treviglio al lano 2011, pp. 28-54 e 118-119; per il convento di duca, ASMi, Sforzesco, b. 152. S. Angelo, v. E. Rossetti, Una questione di famiglie. 93 Torricella, 28 luglio 1490, Ludovico Cardano Lo sviluppo dell’Osservanza francescana e l’aristo- a Bartolomeo Calco. ASMi, Sforzesco, b. 152. crazia milanese (1476-1516), in Fratres de familia. 94 Torricella, 17 novembre 1490, a Jacobo d’A- Gli insediamenti dell’Osservanza minoritica nella tri, ASMn, AG, b. 1065. penisola italiana (sec. 14-15), “Quaderni di Storia 95 Milano, 27 febbraio 1493, a Isabella d’Este, Religiosa”, cur. L. Pellegrini e G.M. Varanini, 2011, ivi. pp. 101-165. 96 Torricella, 9 maggio 1494, a Francesco Gon- 108 Vigevano, 18 giugno 1494, ASMi, Sforzesco, zaga, ivi. b. 153. 97 Milano, 27 febbraio 1493, a Isabella d’Este; 109 Il riferimento alla bolla è in ASMi, Feudi anche 16 dicembre 1494, ivi; e v. lettera di raccoman- Camerali, p.a., b. 589; del «privilegio libero de que- dazione al duca per procurare il canonicato presto sto castello per le mie dote» parla Camilla già in una vacante di S. Maria de Sissa, ASMi, Sforzesco 1476, lettera del 31 marzo 1492 a Bartolomeo Calco, ASMi, Milano, 12 ottobre 1498. Sforzesco 1476. 98 Torricella, 10 novembre 1493, ASMn, AG, 110 Branda Castiglione e Ambrogio Aliprandi a b.1065. Ludovico il Moro, Milano, 28 giugno 1496, ASMi, 99 Torricella, 5 dicembre 1490, Pietrasanta al Sforzesco, b. 1476. duca: «l’amaritudine et intensissimo cordoglio che la 111 Milano, 7 aprile 1499, Bartolomeo Calco al me ha dimostrato de la sorella che se sia remaritata in duca e lettere s.d. di Camilla a Ludovico, ivi. uno zentilhomo venetiano». ASMi, Sforzesco, b. 152. 112 S. Meschini, La Francia nel ducato di Mila- 100 Torricella, 14 agosto 1492, Camilla a Jacopo no. La politica di Luigi XII (1499-1512), t. 1, F. An- d’Atri. ASMn, AG, b. 1065. geli, Milano 2006, pp. 105 sgg. 101 Torricella, 20 maggio 1493, Camilla a Jaco- 113 B. Corio, L’historia di Milano, In Vinegia, po d’Atri, ivi. per G.M. Bonelli, 1554, p.496. 102 V. M. Sanudo, I Diarii, vol. 1, R. Deputazio- 114 31 agosto 1499, ASMi, Not. Gio. Ambr. ne veneta di storia patria, 1879, col. 854. Casorati q. Antonio, b. 4494; sui rapporti mercanti- 103 Camilla a Bartolomeo Calco, 31 luglio 1490. imprenditori e corte, v. le pagine ben documentate di ASMi, Sforzesco 1476. Zanoboni, I Da Gerenzano cit., pp. 42-44. Per i debiti

35 Studi pesaresi 4.2016 di Costanzo nel 1483, v. ASMi. Rubriche dei Notai, F. Viella, Roma 2008, pp. 23-45; M.L. Lombardo, M. Barzi q. Leonardo, vol. 414. Morelli, Donne e testamenti a Roma nel Quattrocen- 115 L.-G. Pelissier, Documents relatifs, op.cit., to, in Donne a Roma tra Medioevo e età moderna, p. 161. in “Archivi e Cultura”, n.s., XXV-XXVI, 1992-1993, 116 ASMi, Feudi Cam. 589. Roma 1993, pp. 23- 130. 117 22 luglio 1500, ASMi, Not. Casorati, b. 122 V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli 4494, 22 luglio 1500; R. Martini, La monetazione di altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, Ludovico XII di Francia, Massimiliano Sforza, Fran- Milano1890, vol. V, pp. 5-15; Meschini, La Francia cesco I di Francia e Francesco II Sforza della Zecca nel ducato di Milano cit., t. 2, pp. 1074-1076; S. La- di Milano nelle Civiche Raccolte Numismatiche di tuada, Descrizione di Milano, t. V, Milano 1738, pp. Milano (1499 – 1535), Comune di Milano, Milano 311-314. 2001, p. 11. 123 A latere, versus viam, v. S. Aldeni, Il “Li- 118 4 settembre 1507, ASMi, Not. Casorati, bellus sepulchrorum” e il piano progettuale di Santa b.4502. Maria delle Grazie “, in “Arte Lombarda”, 67, 1983- 119 Sulla lega antiveneziana, v. S. Meschini, Lu- 1984, pp. 70-92: 83. igi XII, duca di Milano. Gli uomini e le istituzioni del 124 ASMi, Not. Cristoforo de Aplano, 23 marzo primo dominio francese (1499-1512), F. Angeli, Mi- 1515, Filza 6026. Ringrazio qui Edoardo Rossetti cui lano 2004, pp. 482 sgg. devo la segnalazione. Aplano figura tra irationatores 120 M. Sanudo, I Diarii, Venezia, t. VIII, 1882, ad papirum della cancelleria ducale, v. C. Santoro, coll. 424, 428 e 441; L. Arcangeli, La città nel- Contributi alla storia dell’amministrazione sforze- le guerre d’Italia (1494-1535), in G. Chittolini (a sca, in “ Archivio Storico Lombardo”, XVII, 1939, cura), Storia di Cremona. Il Quattrocento. Cremona pp. 27-114: 90; ne esistono vari estratti, Archivio di nel ducato di Milano (1395-1535), Comune di Cre- Stato di Firenze, Urbino III, filza 37, ff. 44r sgg. e mona, Cremona, 2008, pp. 40-63: 40-43; Meschini, filza 38, ff. 207 sgg.; Bop, ms. 376/VII, ff. 162r-169r; La Francia nel ducato di Milano cit., t. 1, pp. 482 sgg. copia seicentesca in Bop, Archivio storico comunale 121 ASMi, Not. Martinus Scaravatius/de Sca- di Pesaro, cass. 91. ravagis q. Balthasar. filza 5532, v. Appendice n° 5; 125 per S. Agnese v. L. Torelli, Secoli Agosti- comprende l’imbreviatura e singoli excerpta per i niani (…), t. 7, Bologna 1682, p. 17 e pp. 89-90. legatari; alla redazione dell’atto sono presenti due 126 Latuada, op. it., t. IV, 1738, pp. 200-202; M. notai sottoscriventi, i cugini Scaravaggi, e tra i testi Caffi, Creditori della duchessa Bianca Maria Sforza, il medico Hieronimo Carenzone di Cremona; la pro- in “Archivio Storico Lombardo”, 1876, pp. 534-542; cura di Enea e Gio. Pietro Gerenzano per il fratello per le doti di carità, v. A. Esposito, Le confraternite Gio. Ambrogio, in ASMi, Not. F. Barzi, vol. 3907, del matrimonio, carità, devozione e bisogni sociali a 27 marzo 1514; per le norme e la pratica notarile, v. Roma nel tardo Quattrocento, in Un’idea di Roma. A. Liva, Notariato e documento notarile a Milano Società, arte e cultura tra Umanesimo e Rinascimen- dall’Alto Medioevo alla fine del Settecento, Consiglio to, in “Roma nel Rinascimento”, Roma 1993, pp. Nazionale del notariato, Roma 1979, pp. 89 sgg.; sui 7-51. testamenti femminili v. A. Bellavitis, Il testamento 127 V. Annali della Fabbrica del Duomo di Mila- a Venezia nel XVI secolo: diritto, dovere o spazio di no dall’origine fino al presente, vol. 3, Milano 1880, libertà?, in R. Ago e B. Borello (a cura), Famiglie. p. 178. Circolazione di beni, circuiti di affetti in età moderna, 128 ASMi, Not. Casorati, b. 4510.

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Appendice 1

Pesaro, 23 aprile 1490. Procura di Camilla Sforza d’Aragona per la resignazione del vicariato di Pesaro.

ASVat. Arm. XXXV, t. 38, ff. 161r-166v. (not. Giovanni Germani)

In Christi nomine Amen. Anno Domini millesimo quadringentesimo nonagesimo, indictione oc- tava tempore pontificati nostri in Christo patris et domini nostri domini Innocentii papae VIII et die vigesimotertio mensis aprilis. Cum alias Summus Pontifex felicis memorie Sixtus IIII regimen gubernationem administra- tionem et iurisdictionem civitatis et dominii Pisauri eiusque comitatus territorii et districtus dede- rit et concesserit illustribus domine domine Camille olim consorti illustri quondam principis do- mini Constantii Sfortie de Aragonia olim comitis Cotignole ac Pisauri etc., nec non illustri domino Johanni Sfortie de Aragonia filio quondam prefati illustri domini Constantii et ipsos vica- rios tunc sue beatitudinis eiusque successorum et Sacrae Romanae Ecclesiae honorifice in dicta civitate Pisauri eiusque comitatu territorio et districtu quoad vixerint ipse illustris dominus Johan- nes et eius filii et donec ipsa illustris domina Camilla vixerit vitamque vidualem duxerit et serva- verit fecerit creaverit et legitime constituerit, et prout bullis Sedis Apostolice sigillo plumbeo munitis et in forma valida emanatis clare apparet et continetur, ad quas pro verificatione premis- sorum habeatur relatio, de quibus bullis concessione et investitura dicti regiminis et vicariatus dicte civitatis Pisauri, eiusque comitatus territorii et districtus ac de omnibus et singulis in eis contentis praefata illustris domina Camilla dixit asseruit et protestata fuit habuisse et habere ve- ram bonam claram et firmam notitiam et scientiam. Volens prelibata illustris domina Camilla vi- tam suam quiete perducere et circa divina vacare et a dictis regimine gubernatione et administra- tione quantum in se est carere et prorsus abstinere et partem suam ac omnem ius suum totaliter in prefatum illustrem dominum Johannem uti eius filium transferre et applicare proinde ac si illustris dominus Johannes solus de predictis regimine gubernatione et administratione ac iurisdictione dicte civitatis Pisauri eiusque comitatus territorii et districtus investitus et admissus fuisset: con- siderans et valde cognoscens hoc officium magis esse virile quam muliebre et etiam ingenium virilitatem magnanimitatem et prudentiam prefati illustri domini Johannis ac etiam amorem beni- volentiam et dilectionem quem et quam semper habuit et habet erga prefatum illustrem dominum Johannem ob eius immensas virtutes et filialem obedientiam erga ipsam illustrem dominam Ca- millam per prefatum illustrem dominum Johannem continue servatam, et attento etiam quod in- tentio prefati illustri quondam domini Constantii fuit et erat quod prefatus illustris dominus Jo- hannes eus filius solus succederet in statu, et quia etiam vigore dicte concessionis et investiture post mortem prefatae illustris dominae Camille succedere debebat ut supra, ac etiam attenta pro- bitate prefati illustris domini Johannis et sincera dilectione ac immensa iustitia et munificentia liberalitate ac pietate et misericordia quas habuit et habet erga populum dicte civitatis Pisauri et subditos suos et e converso et cum ob hoc prefata illustris domina Camilla renuntiaverit dederit et concesserit prefato illustri domini Johannis Sfortie omnem ius suum et partem suam regiminis et administrationis dominii et iurisdictionis dicte civitatis Pisauri accedente predictus auctoritate et consensu Sanctissimi Domini Nostri seu sacrosancte Sedis Apostolice et ad renuntiandum dictam eius partem administrationis et dominii dicti civitatis et eius districtus in manibus Summi Pontifi- cis, ad hunc finem et effectum tantum et non aliter ut prefatus illustris dominus Johannes investi- retur de partem praefate illustris domine Camille, fecerit et constituerit eius procuratorem venera-

37 Studi pesaresi 4.2016 bilem religiosum magistrum Johannem de Carpo sacre theologie professorem ordinis minorum prout de predictis omnibus latius constat et apparet instrumento manu mei Johannis notarii infra- scripti, rogato sub die XII novembris proxime preterito quibus inherendo prefata illustris domina Camilla sponte et motu proprio, et de certa eius scientia animo deliberato nullo iuris vel facti er- rore ducta ut asseruit mere pure et semplice non recedendo a praedictis, dedit, cessit, concessit renuntiavit, mandavit et refutavit ac remisit predicto illustri domino Johanni presenti et acceptan- ti et mihi Johanni notario infrascripto uti publice persone presenti stipulanti et recipienti predicto illustri domino Johanne et pro heredibus suis predictis omnem ius suum et partem suam regiminis et administrationis gubernationis ac omnimode iurisdictionis et vicariatum officium totius dominii dicte civitatis Pisauri eiusque comitatus territorii et districtus et locorum arcium et fortallitiorum dicte civitatis Pisauri cum iure percipiendi fructus redditus introitus et emolumenta cum omnibus et singulis regalibus debitis et aliis obventionibus et introitibus quovis nomine nuncupentur et de eis disponendi et largiendi prout sibi libuerit, quod et quam prefata illustris domina Camilla habu- it et habet quomodocumque et qualitercumque in dicta civitate Pisauri eiusque comitatu territorio et districtu ut supra causa et occasione dicte cessionis et investiture, et omnem ius suum et partem suam predictam in prefatum illustem dominum Johannem presentem et acceptantem transtulit et remisit, accedente predictus et circa predicta consensu et auctoritate et emologatione sanctissime Sedis Apostolice. Et pro maiori robore predictorum quatenus expediat, prefata illustris domina Camilla fecit constituit creavit et legitime ordinavit substituit et surrogavit ac facit creat constitu- it et ordinat ac sustituit et surrogat nobilem virum dominum Dominicum quondam domini Petri de Barignano de Brixia habitatorem Pisauri absentem tanquam presentem suum procuratorem acto- rem factorem et negotiorum gestorem ac nuntium specialem, et si quo alio nomine melius ac iuri- dici fieri et excogitari potest specialiter et expresse ad comparendum coram Summo Pontifice seu sanctissima Sede Apostolica et cum debita reverentia supplicandi et petendi predicta fieri et facta emologari; et ad renuntiandum dictam eius partem administrationis regiminis gubernationis et officii dicte civitatis Pisauri eiusque comitatus territorii et districtus ut supra in manibus Summi Pontificis seu Sedis Apostolicae ad hanc solum finem et effectum tantum et non aliter nec alio modo, ut prefatus illustris dominus Johannes investiatur de predicta sua parte et in eius locum in totum, et insolidum surrogetur seu ut sibi de novo concedatur totalis et integra administratio regi- men gubernatio et iurisdictio omnimoda totius dominii predicti insolidum et in omnibus et pro omnia prout ipsa illustris domina Camilla habebat et eidem concessum erat, prout in predictis bullis plenius continetur cum potestate tamen substituendi et in locum suum ponendi unum et plures procuratores si opus erit et non aliter ratificando comprobando et affirmando prefata illu- stris domina omnia et singula facta gesta dicta promissa renuntiata et procurata per dictum Magi- strum Johannem de Carpo eius procuratorem in predictis circa predicta et quolibet predictorum et generaliter ad omnia alia et singula dicendum faciendum procurandum et exercendum in predictis circa predicta et quolibet predictorum que dicto eius procuratori seu substitutus ab eo videbitur esse utilia et necesaria et que stilus Curie romane et rei qualitas exigit, postulat et requirat etiam si talia forent quae mandatum exigerent magis speciale et que ipsamet illustris domina Camilla dicere facere petere et exercere posset seu dicere et facere teneretur, si in premissis personaliter adesset; promittens atque promisit prefata illustris domina Camilla solemnibus stipulationibus huic modo intervenientibus prefato illustri domino Johanni et mihi Johanni notario infrascripto uti publice persone presentibus stipulantibus et recipientibus ut supra omnia dicta facta ac gesta per dictum suum procuratorem et sustituendos ab eo ac omnia et singula suprascripta et infrascripta et in praesenti instrumento apposita et inserta perpetuo et omni tempore firma rata grata et immuta- bilia habere tenere attendere et observare adimplere et exequi mandare et in nullo unquam contra-

38 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona facere aut contravenire per se vel alium seu alios aliqua ratione vel causa modo vel ingenio de iure vel de facto sub obligatione omnium suorum bonorum presentium et futurorum pro quibusquidem omnibus et singulis sic ut supra firmiter attendendis et plenius observandis ac exequendis prefata illustris domina Camilla obligavit et obligat prefato ill.ustri domino Johanni presenti et acceptan- ti ut supra se et omnia sua bona presentia et futura quae ex nunc se nomine prefati illustri domini Johanni iure pignoris et ypothece tenere et possidere constituit, promisitque dictam cessionem refutationem et renuntiationem ac omnia et singula suprascripta et infrascripta, et in presenti in- strumento contenta perpetuo firma rata et grata habere et ut supra et nullam contrariam exceptio- nem opponere dicere et allegare et allegari facere ad finem et effectum contraveniendi predictis et contrapredicta renuntians et expresse renuntiavit prefata illustris domina Camilla beneficio velle- iano senatus consulti ac exceptioni non facte presentis cessionis refutationis et renuntiationis modo et forma predictis ac doli mali vi metus causa et insinuationis non facte, cum iuramento corporaliter manu tactis scripturis omnibus suprascriptis expresse renuntiavit et de non opponen- do promisit et omnia ac cuilibet suo iuri legum et statutorum auxilio quibus posset quovis modo contra predicta et in aliquo predictorum contravenire certificata prius per me notarium infrascrip- tum ac virtute et efficacia dictorum beneficiorum et iurium predictorum ad eius illustris domine Camille plenam et claram intelligentiam. Et ad maioris roboris firmitatem omnium et singulorum premissorum prefata illustris domina Camilla manu eius dextra corporaliter tactis scripturis ad delationem mei Johannis notarii infrascripti iuramentum sic deferentis iuravit ad sancta dei evan- gelia ut supra predicta omnia et singula vera esse et fuisse eaque perpetuo attendere et observare et exequi mandare ut supra, sub virtute ac vinculo huius sibi praesentis praestiti iuramenti quibus omnibus et singulis suprascriptis et infrascriptis spectabilis et eximius legum doctor dominus Donatus de Janarinis de Aretio honorabilis potestas civitatis Pisauri sedens super quadam carrega lignea in camera residentie prefati illustris domini Johannis existente, dicta la camera sopra el jardino, in curia prefati illustri domini Johannis quem locum pro idoneo et tribunali suo pronun- tiavit deputavit et elegit ob dignitatem prefatorum illustrium dominorum ad praedicta omnia et singula visis et auditis suprascriptis sic sponte et legitime factis cum cause cognitionem suam et comunitatis Pisauri auctoritatem interposuit pariter et decretum. Et predicta omnia et singula in actis registrari iussit et fecit et insinuavit et publicavit et pro insinuatis haberi voluit, iussit et mandavit et pronuntiavit omni meliori modo et suam et communitatis Pisauri auctoritatem et de- cretum interposuit ut supra. Acta gesta publicata et insinuata fuerunt et sunt omnia et singula supradicta coram supradicto do- mino pretore scribente ut supra et in scriptis redacta ut publico suprascripto instrumento continetur. Et auctoritate suprascripti domini potestatis per me Johannem notarium infrascriptum de voluntate et ad instantiam partium predictarum presentium petendum et volentium dictus anno mense die in- dictione et pontificatu predictis in domibus curie prefati illustri domini Johannis in camera predicta residentie dicti illustri domini Johannis quae domus site sunt in civitate Pisauri in quarterio sancti Jacobi iuxta plateam magnam comunis Pisauri vias publicas et alia latera. Praesentibus reverendissimo in Christo pater domino Benedicto de Mastinis de Mantua iuris utriusque doctore illustris domini marchionis Mantue oratore et consiliario, spectabili et generoso viro domino Stephano de Guspertis de Cremona illustrissimi domini domini Ducis Mediolani ora- tore et nobili viro magistro Christoforo de Franchis de Mantua testibus ad praedicta omnia habitis vocatis et rogatis. Ego Johannes de Germanis de Austria civis et habitator Pisauri publicus apostolica et imperiali auctoritatibus notarius predictus omnibus et singulis dum sic fierent praesens fui eaque rogatis scri- bere scripsi et publicavi signumque meum apposui.

39 Studi pesaresi 4.2016

Appendice 2

Pesaro, 18 novembre 1498. Restituzione della dote. (not. Giovanni Germani) Pars instrumenti facti inter illustrem dominum Ioannem et dominam Camillam Sfortiam in re- nuntiatione regiminis civitatis Pisauri (s.d.). ASMi. Sforzesco, b. 152. Volens igitur prefatus illustris dominus Joannes Sfortia prefatam illustrem dominam Camillam eius matrem ea benivolentia ac dilectione ut decet, cautam ac securam facere et reddere tam de dotibus suis quam de supra dotibus iocalibus et omni coheredio sive heredio seu rebus omnibus pretiosis gemmis aureis sive argenteis habitis et receptis pro heredio seu coheredio aut alia quacumque de causa secun- dum consuetudinem regni ex quibus appareret seu apparere posse et potuerit per publica instrumenta seu aliter quodcumque aliquid pervenisse ad manus prefati illustris domini Constantii seu alterius eius nomine, et pro omni eo et toto quod prefata illustris domine Camille petere potuisse seu posse causa et ocasione dotium predictarum et supradotium ac iocalium seu rerum in heredium seu coheredium data- rum et traditarum et acceptarum seu occasione donationis propter nuptias facte prefate illustri dominae Camille seu alii eius vel alterius nomine stipulati et receputi, cum praesentia spectabilis ac eximii legum doctoris domini Antonii Egerii honorabilis vicarii generalis gabellarum communis Pisauri ac vicepotestatis dicte civitatis sedentis pro tribunali ut supra; nec non cum praesentia et auctoritate et consensu nobilis viri domini Bartholomei Mancinii curatoris prefati illustris domini Joannis, dedit ces- sit concessit transtulit ac cedit et transfert et in solutum ac pagamentum dat et concedit prefate illustri domine Camille praesenti volenti et acceptanti et mihi Joanni notario infrascripto ut publice persone praesenti stipulanti et recipienti pro ea omne et totale ac integrale ius dominium iurisdictionem et ad- ministrationem castri terre seu oppidi Turricellarum territorii et diocesis parmensis una cum omnibus et singulis iuribus iurisdictionibus quos illustris dominus Joannes habuit et habet ac haberi seu habere pretendit in dictis iurisdictione dominio et administratione dicte terre Turricellarum seu quocumque et qualitercumque spectat et pertinet prefato illustri domino Ioanni, de quo castro ac dominio et iurisdic- tione Turricellarum prefati illustris domina Camilla et illustris dominus Johannes insimul ut dixerunt investiti fuerunt et sunt ab illustrissimo et excellentissimo domino domino Duce Mediolani. Nec non prefatus illustris dominus Joannes cum praesentia et consensu et auctoritate dicti sui curatoris dedit et concessit in solutum et pagamentum illustri domine Camille ut supra stipulanti omnes et quascumque alias res domos praedia et possessiones bona quos et quas habuit habet tenet et possidet ipse illustris dominus Joannes curte territorio et iurisditione et pertinentiis dicti castri et eius circumstantiis spectan- tes et pertinentes et spectantia et pertinentia ad prefatum illustrem dominum Joannem quocumque et qualitercumque et quocumque iure vel titulo et quae bona res et possessiones tente et possesse fuerunt et sunt per fictabiles et factores dicti castri Turricellarum nomine prefati illustri domini Johanni et suo- rum actorum usque in praesentem diem, cedens et transferens praefatus illustris dominus Joannes in prefatam illustrem dominam Camillam praesentem et acceptantem ut supra et mi[hi] Joanni tamquam notario et publice persone praesenti stipulanti et recipienti nomine prefate illustris domine Camille omne ius omnemque actionem realem et personalem atque mixtam et cuiusvis generis et maneriis pro omni eo et toto quo prefatus illustris dominus Joannes Sfortia prefate illustri domine Camille foret et esset obligatus seu teneretur tam tenore dotium predictarum et supradotium quam donationis propter nuptias et pro rebus in heredium seu coheredium datis et receptis ut supra secundum consuetudinem re- gni etc. constituens prefatam illustrem dominam Camillam praesentem et acceptantem ut supra procu- ratricem suam ut in rem suam propriam et ponens eam in locum suum, ita quod a modo et deinceps suo nomine et actionibus utilibus et directis ac alijs quibuscumque possit occasione predictorum adversus quoscumque agere experiri excipere replicare consequi et omnia et singula facere etc., quas res castrum

40 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona ac possessiones predictorum cum dictis suis iuribus et pertinentiis prefatus illustris dominus Joannes cum auctoritate et consensu dicti sui curatoris et nomine prefate illustris domine Camille constituit se possidere donec dictarum rerum iurium et actionum corporalem possessionem et actualem habuerit et comperit, et quam comperit et quam recuperationem propria auctoritate retinendi eidem illustri domine Camille licentiam omnimodam concedit atque dedit et si quam habet sibi confirmavit. Accedente in predictis omnibus et singulis et circa omnia et singula prediticta consensu auctoritate bailia emologa- tione licentia potestate deliberatione et confirmatione prefati illustris domini domini Ducis Mediolani predicti nec non illustris et excellentissimi domini domini Ludovici Sfortie patrui prefati illustris do- mini ducis et eius legiptimi curatoris rectoris gubernatoris et administratoris, ad finem et effectum tam ut predicta fiat et exequatur et non aliter nec alio modo et salvo semper et reservato iure directi dominii spectanti ad illustrem dominum Ducem Mediolani; ita tum quod prefata illustris domina Camilla possit et valeat de dicto castro Turricellarum et eius pertinentiis predictis ut supra in solutum sibi datis testari donare vendere alienare et disponere secundum puram et meram voluntatem prefate illustris domine Camille, attento quod dictum castrum cum suis pertinentiis subrogatur et subrogari debet loco dotium suarum de quibus prefata illustris domina Camilla poterat libere et mere disponere prout sibi libere vi- debatur. Et ne deterioris conditionis sint bona accepta et subrogata loco dotium et donationem propter nuptias et bonorum acceptorum in heredium et coheredium secundum consuetudinem regni quod erant bona per prius obligata pro dote alodialia, de quibus disponere poterit arbitrio suo.

Appendice 3 Torricella, 7 agosto 1491. Camilla al duca. ASMi. Sforzesco, b.152. Illustrissimo et excellentissimo Signore mio. Quanta sii stata la sincera fede devotione et spe- ranza ho reposta in la Excellentia Vostra, quella ne ha visto evidentissimi effecti: che postposita omne altra persona per coniuncta che ella me sii de consanguinità, liberamente me son remessa a la obedientia et summissione de la Signoria vostra illustrissima et dedicatoli omne mia cosa et la propria persona, tenendo per fermo che vivendo sotto l’ombra et patrocinio suo ne starò cum quello riposo de animo che ricercava. Et essendo in la Excellentia Vostra il potere et il volere adiutarme, ne rimango molto satisfacta et contenta et facendolo, quella corresponderà a la fede et speranza ho in lei. Scripsi a li dì passati a la Excellentia Vostra supplicandola la volesse concede- re in scripto che ella non mi vole dare questo castello per le cose mie dotali, aciò potesse repetere quelle dal signor Joanne da Pesaro. Quella non mi rispose forse per esser occupata a cose de magior momento: hora me è parso scriver questa altra et di novo pregarla humilmente se degni per gratia singular concedermi dicta chiarezza in scripto, aciò me possi valere de le ragione mie et si como io gli sonno et serò sempre obsequentissima serva, ella potrà disponere de le cose mie como de le proprie. Non posso far senza tale chiarezza per la obligatione feci a Pesaro como per la allegata copia la Excellentia Vostra potrà far vedere. Siche riprego efficacemente quella vogli degnarse per sua clementia: non mi denegare questa gratia perche in ciò consiste lo fundamento de le ragione mie, como per l’altra mia fece intender a la Excellentia Vostra, a la buona gratia de laquale sempre me racommando. Et felix valeat.

Turricella septimo augusti 1491.

Devotissima serva Camilla Sfortia de Aragonia.

41 Studi pesaresi 4.2016

Appendice 4

Papiae, 16 augusti 1491. Il duca a Camilla

ASMi. Sforzesco, b.152.

Illustre Domina affinis nostra charissima, La Vostra Signoria doppo la venuta sua da Pesaro ad noi, ce ha più volte a bocha recerchati, e novamente per lettere sue ne fa instantia che li conce- damo el castello loco et pertinentie de Torricella de parmesana in nome de dote et per scontro de li beni dotali che alla Signoria Vostra foreno obligati in la iurisdicione di Pesaro per lo quondam illustre signor Constantio Sforza suo consorte per modo che Vostra Signoria habia in dicto loco forteza et pertinentie sue quello medesimo arbitrio de poterne disponere, testare, vendere donare et alienare che l’haria potuto fare de dicti beni da Pesaro a lei obligati come di sopra è dicto, iuxta la conventione facta tra voi et il Signor Zoanne Sforza de praesenti Signore de Pesaro e filiolo del prefato quondam Signor Constantio. Noi vorriamo volenteri in tutte le cose gratificare la Si- gnoria Vostra, como l’affinità et l’amore che portamo acompagnato da li meriti suoi grandi cum noi recerchano. Ma in questo, desideramo la ne habia per excusati se non li possumo compiacere per le rasone che altre volte gli habiamo dicte et facte dire per messer Bartholomeo Chalco nostro secretario et per la importantia del stato nostro, non possemo ne intendemo ne intesimo mai do- vervelo obligare in tale forma per cosa che habiamo ne dicta ne scripta alla Signoria Vostra ne ad altri. Bene seremo contenti compiacergli in feudo et sotto quelli oblighi verso noi e il stato nostro che solemo concordare alli altri simile terre et forteze, et como l’hanno tenuto per il passato lo illustre quondam Signor Alexander e Signor Constantio sopradicto, perche in altra forma non lo concederiamo alla Signoria Vostra ne ad persona del mundo. Et questa è la ultima deliberatione et resposta nostra circa la sopradicta petitione sua, la quale confortamo non voglia haverla molesta perche quando fossimo securi ch’el dicto loco et forteza non havesse ad capitare in pegiore mani che in quelle de la Signoria Vostra de la quale se confidariamo sempre quanto de noi medesimi de lassargli in mane la piu clara et importante forteza che abiamo. Ma se in qualche altra cosa la possiamo gratificare tenga per certo Vostra Signoria che la ne troverà sempre disposti et prompti ad farlo (…) la facoltà nostra.

Appendice 5

Milano, 29 agosto 1514. Testamento di Camilla Sforza d’Aragona.

ASMi. Not. Martino Scaravaggi q. Baldassare, vol. 5532.

In nomine Domini anno ab eiusdem nativitate millesimo quingentesimo quartodecimo indictione segunda die martis vigesimo nono mensis augusti. Cum unicuique statutum sit mori, nilque morte ipsa certius, hora autem mortis incertius sit morsque ipsa ac vita in manu Dei omnipotentis sint me- liusque sit ac laudabilius sub metu ac mortis cogitatione vivere quam sub spe vivendi mortem subi- taneam obire, idcirco ego in Dei nomine Camilla Sfortia de Raghonia de Marzano nata quondam illustris ac excellentissimi domini domini Marini et relicta quondam illustris domini Constantii Sfor- tie de Raghonia domini Pisauri, de presenti moram trahens in civitate Mediolani in domo habitatio- nis dominorum Enee et Jo. Ambrosii fratrum de Gierenzano sita in Porta Nova parochia sancti Fide-

42 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona lis Mediolani sana mente ac boni et sani intellectus licet corpore languens considerans humane vite fragilitatem tum ob etatis senium tum etiam ob supraventam egritudinem cito mori posse, non inten- dens intestata decedere nec bona mea inordinata relinquere ne inter posteros eorum occaxione con- troversie oriantur sed deliberans more fidelis christiane de facultatibus meis etiam ad anime mee salutem disponere, hoc meum proposui facere et feci et facio testamentum nuncupativum, quodqui- dem volo et statuo valere et tenere iure testamenti nuncupativi et ubi eo iure non valeret necque te- neret, volo valere iure codicilorum, ubi autem eo iure non valere comperiretur iubeo valere iure donationis causa mortis, quam presentium tenore facio tibi notario infrascripto persone publice sti- pulante et recipiente nomine et vice infrascriptorum heredis et legatariorum meorum et cuiuslibet persone cuia intersit ac (…) cuiuslibet mee bone et ultime voluntatis et alias omni meliori modo iure via et forma quibus melius possit et melius valere et tenere poterit ut infra. Videlicet, imprimis namque animam et spiritum meum sumo et altissimo Deo comendo eumdemque rogo ut in tempore obitus mei meritis passionis sue ac gloriosissime Virginis Marie eius matris intercessione sublata errorum meorum caligine animam meam inter beatos spiritus collocare dignetur; cadaver vero meum ubi natura concesseret volo efferri indutum habitu seraffici sancti Francisci ad ecclesiam dive Marie de Angelis nuncupatam constructam extra muros porte Cumane Mediolani ordinis minorum observantie et in ipsam ecclesiam sepeliri obsecro ibidemque sepulturam meam elligo. Item dico et protestor me nullum hactenus testamentum codicillos aut ultimam voluntatem condidisse quod re- corder, et ubi aliqua per me condita reperiantur ea casso revoco et anullo etiam si in eis verba aliqua derogatoria adessent de quibus hic specialem opporteret facere mentionem, quam profecto facerem si eorum recordarer, voloque hoc meum praesens testamentum ceteris praevalere; dicens insuper nulla male ablata vel indebite recepta ubi sciam in me pervenisse ubi vero aliqua in me pervenisse reperirentur volo et statuo ea restitui hiis quibus debebuntur. Et quoniam maior pars facultatum me- arum consistit in bonis meis immobilibus dottalibus consistentibus in civitate et dominio Pisauri que indebite occupantur et detinentur per eum qui dominio dicte civitatis in praesentiarum potitur et nisi bona ipsa dottalia et seu dottes mee recuperarentur non sufficerent facultates pro infrascriptis tam pro omnia quam aliter per me iudicandis, ideo rogo et obsecro illustrissimum et excellentissimum dominum meum dominum Maximilianum ducem Mediolani quem a teneris annis educavi semper- que uti proprium filium colui et observavi ut Excellentia sua dignetur bonis hereditatis mee assume- re predictaque bona et iura dottalia quo celerius possit recuperare eisque recuperatis ex sententiam rogo ad solvendum et satisfaciendum infrascriptis legatariis et ad exequendum et implendum ut in- fra. Videlicet imprimis etenim statuo quod bonis predictis recuperatis statim solvantur venerabili domino guardiano fratribus et conventui dicti monasterii sancte Marie de Angelis ducati centum auri quos eisdem fratribus et seu fabrice et sacrastie dicti monasterii lego et iudico pro anima mea et ad effectum ut praefati fratres dignentur pro anima mea ac remissione et indulgentia peccatorum meo- rum missas et alia divina officia celebrare onnipotentemque Deum exorare. Item recuperatis ipsis bonis dottalibus seu dottibus rogo ipsum excellentissimum ducem dignetur dare dominabus monia- libus ecclesiae seu monasterii sancte Agnetis Mediolani ducatos quinquecentum auri ex quibus volo emi fundum dedicandum et assignandum pro dotte capelle sancti Nicolai de Tolentino in eadem ecclesia constructe. Item sequuta ipsa recuperatione monasterio dominarum monialium sancti Augu- stini Mediolani alios ducatos quinquecentum auri quos in construere fabrice eiusdem monasterii converti volo et ordino. Item eadem recuperatione facta illustri domino Galeaz Sfortie de Ragonia filio prefati illustri quondam domini Constantii ducatos tresmille auri quos eo casu eidem lego et ulterius eidem lego tertiam partem eius quod consequitur ex redditibus seu proventibus dictorum bonorum meorum dottalium et seu pro alimentis dotium mearum. Item eiusdem illustrissimum du- cem rogo ut sequuta ipsa recuperatione dignetur dare Ursuline de [ ] alumne mee nubili ducatos

43 Studi pesaresi 4.2016 mille auri quos eidem Ursuline lego et iudico. Item lego et iudico Antonio de Cardano servitori meo petiam illam terre seu bona illa posita in territorio Turrizelarum del Pizo agri cremonensi citra Pa- dum quam superioribus annis acquisivi quantacumque sit et sub quibusvis posita sit coherentiis et confinibus ac cuiuscumque numeri perticarum existat et que bona nunc tenentur per quemdam de Menclotijs. Item ad petitionem et instantiam tui notarii persone publice stipulanti et recipienti nomi- ne infrascriptorum fratrum de Gierenzano dico et protestor me variis ex causis debitricem esse do- minorum Enee et Johannis Ambrosii fratrum de Gierenzano in quorum domo benigne recepta et hospitata sum quibus omnino satisfieri intendo: verum quod quantitatem quam fratribus ipsis debeo nunc memorie non habeo nec calchulare possum ideo plene de eorum et utriusque eorum probitate fide ac legalitate confidens quam in utraque fortuna sepissime experta sum, volo stari eorum seu alterius eorum dicto semplici et assertioni absque alia probatione, cui omnino stari volo et plenam fidem adhiberi remota omni querella et reclamatione, rogans et supplicans prelibatum illustrissimum ducem et heredem meum ut dignetur eisdem fratribus iuxta eorum vel alterius eorum dictum et as- sertionem quam celerrime satisfacere, tam ex argento mobilibus et supelectili per me relinquendis quam ex fructibus et proventibus bonorum meorum ac pecunijs a debitoribus meis exigendis et prout celerius poterit. Item lego et iudico Johanni de Calabria servitori meo ducatos trecentum auri in re- compensationem benemeritorum eiusdem et antique servitutis sue quos tamen volo eidem dari recu- peratis et obtentis dictis bonis dottalibus seu dottibus meis. Item lego Elisabet domicele seu ancile mee ducatos centum de quibus sum eiusdem debitrix, et ita ad tui notarii instantiam et requisitionem ac supplicationem protestor et atestor. Et Jo. Antonio de [ ] famulo meo ducatos quadraginta auri. Item Luce de [ ] choquo meo et nuncupato il pavese volo integre satisfieri de et pro omni et toto eo de quo sint seu reperiant creditores meis predictis, quibus omnibus in presenti capitolo contentis volo statim satisfieri debere ex argento supelectili vestibus ac bonis mobilibus per me relinquendis de quibus omnibus me deffuncta statim volo fieri inventarium et in tuto reponi ad effectum satisfa- ciendi predictis et alijs quibuscumque creditoribus meis ac etiam infrascripto Marco de Su parmensi satisfactisque ipsas etiam fieri volo ex pecuniis a debitoribus meis exigendis. Item dico et protestor ad instantiam tui notarii stipulanti et recipienti nomine etiam dicti Jo. Marci et cuiuslibet alterius persone cuia intersit me restare et esse debitricem dicti Jo. Marci de Su parmensis de ducatis cin- quanta auri ex causa resti dottis uxor ipsius Jo. Marci que fuerat alumnia mea et quam ego eidem matrimonio collocavi cui omnino solvi et satisfieri volo ex predictis argente et aliis per me relin- quendis ac ex pecuniis a debitoribus meis exigendis. Item consideratis gratis et fidelibus obsequiis longeva servitute spectabilis domini Stephani Gusperti ducalis secretarii cremonensis longe maiora a me promerenta, nihilominus in aliquam benemeritorum eiusdem remunerationem eidem lego et iudico ducatos quinquaginta auri quos eidem dari volo et statuo recuperatis dictis bonis seu dottibus meis ut supra. Item lego et iudico domino Danieli et fratribus de Landriano filijs quondam domini Jo. Andrea ducatos vigintiquinque auri pro singulo eorum eisdem dandos post sequutam recupera- tionem bonorum et iurum dotalium ut supra. Item lego et iudico venerabili Fabrice Ecclesiae maioris Mediolani et seu dominis ad ipsam fabricam deputatis nomine eiusdem fabrice ducatos centum auri dandos et solvendos ipsi fabrice seu deputatis, recuperatis tamen bonis et iuribus meis dottalibus ut supra. In omnibus autem aliis meis bonis mobilibus et imobilibus iuribus instrumentis et nominibus debitorum que habeo et die obitus mei relinquo instituo mihi heredem universalem ore proprio no- minando ac nominavi et nomino prelibatum illustrissimum et excellentissimum dominum dominum Maximilianum Mariam Sfortiam Vicecomitem Mediolani ducem etc. firmis tamen semper manenti- bus premissis omnibus et singulis quem pro sua humanitate et erga me benevolentia rogo et obsecro ut huiusmodi hereditatem meam acceptare dignetur et ad consequendum et recuperandum dictorum bonorum et dottium ac iurium meorum agere et memoratis omnibus et singulis superius nominatis

44 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona iuxta hanc meam ultimam voluntatem satisfacere praemissaque omnia exequi non dedignetur que omnia et singula prefata feci et facio ego testatrix quia sic voluit statuit decrevit mea bona et ultima voluntas. Et de predictis prefata illustris domina testatrix rogavit me Martinum Scharavazium no- tarium publicum Mediolani eiusque notum et cognitorem ut publicum conficerem instrumentum unum et plura tenoris tamen seu confectus eiusdem etiam de capitulo in capitulum prout expediens fuerit. Actum in camera cubiculari in qua prefata illustris domina testatrix infirma iacebat posite in domo habitationis prefatorum fratrum de Gierenzano sita ut supra, presentibus Hieronimo et Evan- gelista fratribus de Scharavazijs filiis quondam domini Donati Porte orientale parochie sancte Babile intus ambobus mediolanensis notariis et pronotarijs, spectabile artium et medicine doctor domino magistro Hieronimo de Carenzonibus filio quondam domini Leonardi cive et habitatore civitatis Cremonae in vicinia sancti Leonardi, Jo. Antonio Cribello filio quondam domini Francisci- Por te orientale parochie sancte Babile intus Mediolani Jo. Antonio de Bormio filio Bartolomei Porte Verceline parochie sancti Johannis supra murum Mediolani, domino Jo. Maria de Ursonibus filio quondam domini Francisci Porte nove sancte Fidelis Mediolani et Jacobo de Novis filio quondam domini Ambrosii ipsarum porte et parochie omnibus testibus notis et cognitoribus praefate domine testatricis idoneis ad premissa vocatis specialiter et rogatis.

Figura 4 – Ipotetico ritratto di Camilla Sforza d’Aragona e Costanzo Sforza. Albarello, fine XV secolo, Fitzwilliam Museum, Cambridge. Cfr. Julia E. Poole, Italian maiolica and incised slipware in the Fitzwilliam Museum, Cambridge 1995, pp. 277-279.

45 Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550)

di

Luciana Miotto

La sfortuna storica di Leonora senta in poche righe, vedendola come «du- chessa nuova», in quei primi anni di sposa Forse perché figlia di Isabella d’Este, pri- a Urbino e ne elenca le qualità: «sapere, ma donna del cinquecento che per vivacità, grazia, bellezza, ingegno, maniere accorte, intelligenza e temperamento eclissò le altre umanità, ed ogni altro gentil costume» 4. donne, Leonora Gonzaga è stata poco valuta- Questi, fino alla sua morte (1529), intrattie- ta al suo tempo, e ancora meno dagli storici a ne con Leonora una corrispondenza legata noi più vicini, dall’ottocento ad oggi. ai problemi della corte. Pietro Aretino com- È stato l’interesse per la ‘sua’ villa, l’Im- pone per lei, come pure per il duca, un so- periale di Pesaro, a farcela scoprire, a comin- netto in occasione del suo ritratto eseguito ciare da quella dedica sulla facciata 1, dove da Tiziano tra il 1536 e 1537, con chiaro in- si legge che fu proprio lei a costruirla per il tento elogiativo 5, mentre nelle poche lettere marito condottiero – il duca di Urbino, Fran- che le scrive, in particolare quella in cui le cesco Maria della Rovere – per il suo diletto dedica un secondo sonetto, ne loda sincera- al ritorno dalle fatiche militari. Quel Leonora mente la dignità, la modestia, la disciplina, uxor villam exædificavit ci colpì subito. Qua- l’operosità, aggiungendo: «Voi sola sapete le altra donna aveva espressamente dedicato disprezzare le pompe mondane mentre ve- al suo uomo un edificio 2, un’opera architet- stite le delizie del mondo» 6. Pietro Bem- tonica? Altre donne del Rinascimento ave- bo, nelle lettere a lei indirizzate, manifesta vano seguito i cantieri di alcune costruzioni, invece una costante stima e una sincera e essendo i mariti sempre assenti, come Fran- profonda amicizia. cesco Maria, ma non vi si leggono dediche Soltanto Antonio Brucioli la onora con così esplicite al loro lavoro 3. dediche in due dei suoi scritti e traduzioni, Pochi furono gli storici che si resero il Libro di Iesaia propheta 7 (1537) e il libro conto della personalità di questa duchessa, quarto dei Dialogi 8 (1538), e la pone inter- offuscata, oltre che da tanta madre, anche locutrice nel XXV dialogo del libro primo, dalla fama di donna eccezionale dell’altra relativo alla «quiete». duchessa di Urbino, Elisabetta Gonzaga, Giuseppe Betussi, nella traduzione del moglie di Guidobaldo da Montefeltro. Pra- De claris mulieribus di Boccaccio, include ticamente sono assenti dediche a lei di opere alcuni profili di donne della sua epoca, tra cui letterarie o poetiche. Baldassarre Castiglio- quello di Leonora Gonzaga; la pubblicazione ne, nel quarto libro del Cortegiano, la pre- è del 1547, quando la duchessa viveva ormai

46 Luciana Miotto Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550) da anni a Fossombrone, dove si era ritirata betta Gonzaga, il Dennistoun riconosce «nel dopo la morte del duca (1538). Il Betussi è suo comportamento un esempio di energia uno dei rari autori, in quegli anni, ad onora- e di buon senso, insieme ad un affetto sin- re la nostra duchessa d’Urbino, e nel profilo cero per il marito, mentre l’opera di Tiziano che le dedica, benché contenuto, la delinea ci presenta il ritratto di una donna di grande con interessanti precisazioni. Ne ricorda in avvenenza e dal portamento di sovrana» 14. particolare il carattere calmo e riflessivo, mai Anche Filippo Ugolini, nella Storia dei adirato, non che perciò «fusse tenuta timida, Conti e Duchi di Urbino del 1859, ne fa le e di basso animo, ma al cospetto di ogniuno lodi: «alla bellezza del corpo in lei si accop- fece conoscere il valore suo» 9. piavano prudenza, religione, castità e animo Nel seicento, il suo ricordo pare essersi fortissimo, onde sostenere le lunghe assenze perso perfino alla stessa corte di Urbino. Tra del consorte» 15. Ne vanta inoltre l’impresa le 17 tele monocrome di Claudio Ridolfi e di aver ampliato e ornato «magnificamente Girolamo Cialdieri, rappresentanti figure ed la bella villa dell’Imperiale» 16. episodi relativi alle «donne» di casa Monte- Henry Thode, in un articolo sulla villa feltro-Della Rovere 10 e costituenti l’appa- del 1888, formula un giudizio più attento su rato realizzato per accogliere il 25 maggio Leonora, benché non riesca a staccarla dal 1621 a Urbino Claudia de’ Medici, sposa confronto con la madre e con la zia: dell’ultimo erede, Federico Ubaldo della Rovere, la figura di Leonora è assente. Solo Da sua madre aveva imparato quale la tela relativa alla «Allegoria del buon suc- messe di progetti spirituali una donna cesso delle nozze» pare fosse posta in rela- possa richiamare in vita, non ostante tutti zione alle sue nozze con Francesco Maria. gli impedimenti che al culto dell’ideale I biografi del duca, nei loro scritti, ac- possa opporre un’epoca che si sta con- cennano ovviamente anche alla moglie Le- sumando in disordini guerreschi e politi- onora Gonzaga 11, così pure gli storici del ci. Sebbene evidentemente non del tutto settecento 12. Ma è con le ricerche archi- pari a sua madre quanto a energia e capa- vistiche degli studiosi dell’ottocento e dei cità, se il destino le fosse stato più amico primi del novecento che la figura della du- essa avrebbe potuto fare della corte di chessa, benché sempre all’ombra della ma- Urbino qualcosa di equivalente alla corte dre Isabella e della zia Elisabetta, inizia ad delle muse mantovana. Perché anche l’e- essere descritta. redità lasciatale da Elisabetta Gonzaga, Il primo è James Dennistoun, nella sua la consorte di Guidobaldo e dominatrice monumentale opera in tre volumi, Memoirs della corte urbinate tanto stupendamen- of the dukes of Urbino, pubblicata a Londra te rappresentata dal conte Baldassarre nel 1851, a trattare di «Eleonora» al seguito Castiglione, la impegnava ad altissime degli avvenimenti dei Della Rovere, e a con- incombenze. E quanti artisti e poeti non statare che di lei si sa poco: «diversamente soltanto dalla sua beltà sarebbero stati dalle altre sovrane che la precedettero, ella attirati 17? non ebbe cortigiani che ne illustrassero le virtù» 13. Quantunque non fosse oggetto di Nel 1893, Alessandro Luzio e Rodolfo altrettanta ammirazione come la zia Elisa- Renier pubblicano la loro ricerca sui rap-

47 Studi pesaresi 4.2016 porti tra le corti di Mantova e di Urbino, dedicato alle donne bâtisseuses del Rina- attraverso la corrispondenza di Isabella scimento 25. Altrove, se il suo nome viene d’Este e di Elisabetta Gonzaga; accanto alle spesso citato è solo a causa del famoso ri- due protagoniste appare anche Leonora, a tratto di Tiziano. cui gli autori danno un giudizio negativo e fazioso. La trovano «fredda e insipida, checché ne dicessero i cortigiani» 18, e il Una vita piena di fastidii suo rapporto con la madre pessimo, da vera figlia ingrata specie per motivi d’interesse, «L’è pur stata la poverina un tempo che «la tenace Leonora era sempre pronta battuta da la fortuna! La non ha mai avu- ad accampare» 19. Insomma la povera Leo- to quasi ben! Mi amaraviglio che la non sia nora – secondo questi autori – con la sua morta di fastidii...» 26, con questo lapidario «incertezza» e il suo carattere di «tipo inco- giudizio Isabella d’Este riassumeva perfet- lore», era anche «vittima delle dissolutezze tamente la vita della figlia, nel 1527. Rari del marito» 20. e brevi infatti furono per Leonora i periodi Tali giudizi vengono regolarmente ripre- «battuti dalla fortuna», sicuramente il tem- si da altri storici dello stesso periodo, come po dell’infanzia e dell’adolescenza (1493- Augusto Vernarecci 21, ma anche da autori 1509) passato a Mantova in compagnia dei più recenti 22, continuando a tramandare la fratelli e delle sorelle, teneramente amata sua figura prevalentemente negativa; il solo dal padre, il marchese Francesco Gonzaga. pregio che le si attribuiva era quello di ave- Nel 1509, nel periodo della ripresa delle re avuto un’influenza benefica sul marito. guerre d’Italia, alla corte di Mantova si acce- Julia Cartwright, nel primo studio con- lerano le sue nozze con Francesco Maria della sacrato alla vita d’Isabella d’Este 23, pub- Rovere, il nuovo duca di Urbino, già decise blicato nel 1903, racconta anche gli avve- per procura nel 1505, assecondate dalla zia nimenti della vita di Leonora, senza tuttavia Elisabetta e fortemente da Giulio II. Si punta- giudicarla. Nell’approfondire certi aspetti va sullo zio papa per far liberare il marchese del carattere della madre, ci fa semmai sco- prigioniero dei veneziani. Ma quando, agli prire delle affinità con la figlia. inizi del 1510, Giulio accoglie solennemente Angelo Mercati, nella pubblicazio- a Roma i giovani sposi rimane sordo all’ap- ne delle lettere di Leonora e di Elisabetta pello della figlia. Il padre venne comunque a Francesco Maria degli anni 1521-1522, liberato nel luglio dello stesso anno. dimostra invece concretamente il carattere Al rientro a Urbino, Leonora inizia il positivo della nostra duchessa. Quasi a re- ruolo di duchessa, che svolgerà fino al 1538 spingere le riserve negative ricorrenti, insi- e poi come ‘duchessa madre’ fino alla morte ste sul suo carattere «buono, intelligente, e (1550). Quarant’anni di rari momenti sereni non passivo», concludendo che «insomma e di molti «fastidii», che si possono suddi- Leonora va cosiderata come una duchessa videre in periodi caratterizzati dagli avveni- veramente degna e rispettabile» 24. menti personali e da quelli politici, legati a Ai giorni nostri, Leonora resta sempre Francesco Maria e alle sorti del ducato. una figura senza interesse, ignorata perfino 1510-1516 è il periodo di rodaggio di dagli autori di un recente convegno proprio duchessa, sostenuta ed aiutata in ciò dalla

48 Luciana Miotto Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550) zia Elisabetta Gonzaga, vedova di Guido- breve durata, il 21 febbraio muore Giulio II. baldo da Montefeltro e madre adottiva di Il nuovo papa, Leone X, nel giro di tre anni Francesco Maria della Rovere. È Pietro riesce a scacciare i Della Rovere dal ducato Bembo che ci descrive la giovane Leonora per installare il nipote Lorenzo de’ Medici. nel suo primo anno a Urbino: «La duchessa La nascita dell’erede Guidobaldo nell’a- nuova, bellissima fanciulla, riesce ogni dì prile del 1514 ridà forse un po’ di gioia a più delicata e gentile e prudente, tanto che Leonora, ma nel giugno del 1516 tutta la fa- supera gli anni suoi» 27. L’anno dopo è già miglia è costretta ad abbandonare lo Stato. madre: il 21 marzo 1511 partorisce il pri- 1516-1522 è il periodo del lungo esilio a mo figlio, Federico. Il Bembo celebra la sua Mantova, segnato da gravi ristrettezze eco- nascita con dei sonetti, ma dopo tre mesi il nomiche e dalla continua ansia per le sorti piccolo muore. Tale pena si aggiunge alla del ducato, specie dopo l’eroico ma inutile destituzione di Francesco Maria, da parte tentativo di Francesco Maria di riconqui- di Giulio II, dalla lega di Cambrai per la starlo (battaglia dell’Imperiale 1517). A ciò quale combatteva nelle forze papali contro si aggiunge ai primi del 1521 l’accanimento Venezia. In seguito alla caduta di Bologna, di Leone X contro i Della Rovere, tanto da il duca aveva ucciso il cardinale Alidosi, vietare al duca di risiedere nel mantovano. considerandolo responsabile di tradimento. La coppia oltre che esiliata viene anche Assolto dal papa nel 1512, reintegra le for- separata. Le duchesse restano a Mantova ze papali nella nuova lega contro i francesi. mentre Francesco Maria trova accoglienza Dopo la vittoria di questi alla battaglia di a Venezia e poi a Verona. Altro dolore di Ravenna, temendo una loro invasione nel Leonora, la morte del padre nel 1519. ducato, per sicurezza invia la moglie e la Durante l’esilio rari sono i momenti di madre a San Leo. La lega si rinsalda, Giulio sollievo, come il suo primo viaggio a Ve- spinge il nipote in Romagna, ed egli riesce a nezia, nel novembre del 1516, forse mirato riprendere Ravenna e a conquistare Parma e alla ricerca di aiuti per il duca. Nel 1517, la Piacenza; anche Bologna viene sottomessa gioia per la nascita della figlia Hyppolita. al papato. I francesi abbandonano la Lom- Nel dicembre del 1521 muore Leone X, con bardia e ripassano le Alpi. efficace rapidità Francesco Maria recupera Finite le guerre, alla corte urbinate si vi- il ducato; le duchesse rientrano a Urbino vono avvenimenti felici. All’inizio del gen- nell’aprile del 1522. naio 1513, Franceco Maria prende possesso 1522-1527: i primi sono gli anni felici dell’investitura di Pesaro, concessagli da del rientro, fervidi di progetti per la ripresa Giulio II. A Urbino si festeggia il carnevale in mano dello Stato, dei centri urbani e delle con un eccezionale evento teatrale, la prima varie dimore ducali. In particolare l’avvio della Calandria 28, una manifestazione mar- dei lavori della villa Imperiale, del palazzo cata dal chiaro messaggio voluto dal duca, ducale di Pesaro e del rinnovamento del- appeso a grandi lettere al cornicione di una le strutture difensive di questa città, elet- parete del salone del palazzo ducale: BEL- ta ormai a sede ufficiale della corte. Sono LA FORIS, LUDOSQUE DOMI, le guerre anche anni di una certa ripresa economica, stiano fuori dalla casa e dallo Stato, dentro dato l’incarico offerto nel 1523 a Francesco solo giochi e feste. Ma il periodo sereno è di Maria di Capitano delle milizie venezia-

49 Studi pesaresi 4.2016 ne, e nel 1524 come Capitano generale. In drammi. Francesco Maria è all’apice della sua assenza, Leonora si occupa dello Stato, carriera, Venezia gli rende vari omaggi. La aiutata dalla duchessa Elisabetta. Nel 1526 corte risente dei benefici economici. Leono- partorisce la seconda figlia, Giulia. ra, recuperata la salute, segue la sistemazione Seguono poi gli anni marcati dagli avve- delle dimore con più mezzi, specie il palazzo nimenti politici e dalle guerre d’Italia, teatro di Pesaro, dove nel 1532 si festeggia in gran delle rivalità tra Carlo V di Spagna e Fran- pompa il matrimonio della figlia Hyppolita cesco I di Francia e delle alleanze che ne su- con Antonio d’Aragona, duca di Montalto. bentrano, tanto che nel 1527 portano al sacco Si accelerano anche i lavori dell’Imperiale e di Roma e alla conseguente difficile posizio- la sistemazione dei giardini. ne di Francesco Maria. Venezia, benché bre- Dopo una gravidanza particolarmen- vemente, dubita della sua fedeltà. te difficile, che passa a Mantova dove nel 1527-1530 sono gli anni segnati dalla 1532 riceve la visita di Carlo V, partorisce malattia di Leonora e dalla pericolosa rica- nel 1533 l’ultimo figlio, Giulio. Da allora i duta. Il suo soggiorno a Venezia nel 1527 duchi soggiornano più a lungo a Venezia e, è anche una tappa verso Padova, dove va a come pure il figlio Guidobaldo, chiedono a curarsi dalle conseguenze del «mal france- Tiziano vari quadri, tra cui i loro famosi ri- se», male che spesso i condottieri passava- tratti. Alla fine del 1537, Leonora si occupa no alle mogli. Anche suo padre era morto di della nuova sede dei Della Rovere a Vene- tale malattia. Tra Abano e Padova si cura per zia. Sono anni abbastanza ricchi e felici, ma nove mesi, cioé dall’agosto 1527 al maggio nella serena corte si abbatte il dramma della 1528, continuando anche da lontano a se- morte di Hyppolita (nel 1537), e nell’otto- guire gli impegni del marito, l’educazione bre del 1538 quella di Francesco Maria, do- dei figli, i problemi dello Stato e i progetti vuta, pare, ad avvelenamento 31. delle dimore ducali, in particolare della vil- 1539-1550: il ritiro a Fossombrone. Le- la Imperiale 29 e delle case di Fossombrone. onora, rimasta vedova, va a vivere col figlio Al rientro ridà il via ai lavori delle «fab- Giulio in questo centro del Ducato, nelle briche», che erano state lasciate all’abban- case dette della Corte Bassa terminandone dono 30, a causa delle guerre e dei problemi la sistemazione che aveva intrapreso negli economici. Dalla metà del 1528 all’inizio anni precedenti. Continua comunque ad del 1530 Leonora vive un periodo relativa- interessarsi agli affari dello Stato e a dare mente calmo, allietato anche dalla nascita consigli al figlio Guidobaldo, il nuovo duca. della figlia Elisabetta e marcato dalla sua Gestisce i possedimenti avuti in eredità dal partecipazione in grande forma, nel marzo marito e veglia su quelli del piccolo Giulio; del 1530, all’incoranazione a Bologna di mantiene contatti epistolari con varie perso- Carlo V, che ne loda la bellezza e le virtù. nalità. Muore nel 1550, a 57 anni. Ma già a giugno ricade nella malattia, tanto che Francesco Maria teme di perderla. Per sei mesi è gravemente ammalata, solo verso Leonora duchessa dicembre inizia a rimettersi. 1531-1538 sono gli anni finalmente po- Pochi sono i documenti dei primi anni di sitivi per i duchi, ma che terminano con due Leonora alla corte di Urbino, possiamo co-

50 Luciana Miotto Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550) munque immaginarla impegnata nel ruolo di la stessa lettera, glielo ricorda, con un ragio- «giovane duchessa», ben spalleggiata e pro- namento che non è affatto di tipo sottomis- tetta dalla zia Elisabetta, con la quale aveva sivo nei riguardi del papa e della religione, un rapporto di grande affetto e confidenza. bensì di reale politica: il suo rispetto per il Ma la dolcezza della zia non era in grado di papa dipendeva dalla realtà del ducato, dal aiutarla a far fronte ai primi duri «fastidii», suo stato giuridico di dipendenza dal potere dalla morte del primogenito al dramma fina- pontificio, anche se svincolato dal diretto e le di questo periodo, la perdita dello Stato. immediato governo papale 34. L’8 febbraio Sono questi dolorosi avvenimenti il vero ap- 1522 gli scrive: prendistato di duchessa, di fronte ai quali Le- onora acquisisce un suo proprio senso dello Signor mio, il principale ogetto che Stato e della giustizia, e soprattutto rafforza habiamo havere deve sempre essere il il suo carattere, benché sempre addolcito da Papa de dovi hanno ad dependere tutti li un’innata modestia e prudenza, favori nostri et il stabilimento de le cose È con l’esperienza dell’esilio che affina nostre et bisogna che ogni nostro dise- queste doti e sviluppa una particolare pro- gno sia driciato in sua Santità. [An]che pensione a valutare le situazioni politiche. presuposito [che i] Francesi restino vic- Spinta dalla preoccupazione per le sorti del toriosi da questa impresa, non per que- perduto ducato, sorregge e aiuta Francesco sto V. Ex.tia deve deviare dal suo dirito Maria scrivendogli prontamente e assidua- camino parendomi che mai [i] Francesi mente le notizie che arrivano alla corte di con ragione debbano né possono dolersi Mantova, con appropriate osservazioni, se V. Ex.tia tenti di consequire la rein- suggerimenti e precisi consigli. Agisce da tegratione et stabilimento suo ne li stati moglie-duchessa, attenta e responsabile. suoi, et benché sono certissima V. Ex.tia Proprio da quelle lettere al marito dall’e- facia questi medemi discorsi, como pru- silio, il Mercati mette in luce la positiva in- dentissima io pur non ho voluto lasare di fluenza che esercitava sul duca. Si veda con ricordali questo 35. quale tatto e lucidità politica lo consiglia di staccarsi dai francesi: «seria de parere che La duchessa veglia anche sull’efficenza V. Ex.tia attendesse ad assettare le cose sue degli uomini del duca. Nella lettera del 23 con sua Santità et sua Maestà da li quali può febbraio 1522, lo consiglia di togliersi di dipen[d]ere magiore stabilimento a la quiete torno un certo frate Anastasio, suo oratore del stato suo che da Francesi, mi è parso del a Venezia, considerato da molti amici «una tutto darne aviso a V. Ex.tia adciò lei con la bestia», e che inoltre si prende gioco di prudentia sua discorra sopra questi avisi» 32. lui 36. Il frate verrà allontanato e sostituito. Egualmente «per la quiete del stato», in Tutti gli storici hanno ribadito questo un’altra lettera Leonora replica a Francesco suo ascendente sul marito, in realtà il loro Maria di «consequire il favore e protectione rapporto era basato su una profonda e reci- di sua Maestà appresso il papa» 33. La pro- proca stima e un’assoluta fiducia, che ge- tezione di Carlo V rafforzava quella impor- neravano nella coppia un’intesa esemplare. tante del papa: Urbino era pur sempre un Francesco Maria teneva informata Leonora feudo della Chiesa. Leonora, più avanti nel- di tutto, dei suoi progetti e delle sue azio-

51 Studi pesaresi 4.2016 ni. Basti pensare che immediatamente dopo mi, e per dare consigli e suggerire soluzioni. l’evento scrive proprio a lei quel dettagliato Tali missive sono inviate dalle città del e lungo rapporto sulla battaglia dell’Impe- ducato, da Urbino, Pesaro, Fossombrone, riale del 1517 37. La duchessa assolve pie- Casteldurante, a conferma della sua presen- namente il suo ruolo, è partecipe attiva delle za nelle varie dimore ducali del territorio, sorti del ducato e delle azioni del duca. È la che garantiva il contatto con i sudditi. An- sua fedele consigliera ed egli l’ascolta. che il papa Clemente VII la stimava per il In sua assenza è lei, nel suo ruolo di du- suo buon governo. In un breve del 1529, chessa, a governare lo Stato e la corte. Sullo dopo il suo passaggio nel ducato diretto a sfondo delle guerre d’Italia e delle carestie Bologna, glielo afferma ufficialmente: «ha- che provocavano, Leonora veglia che le po- vea preso particolarmente consolazione che che risorse del ducato, come la vendita del i populi delle Città, Castelli e Luoghi sot- grano 38, siano al meglio sfruttate. Preziosi toposti al Marito, in sua assenza fossero da sono anche i suoi consigli ai «salari» 39 per lei governati con somma giustizia, amore, l’acquisto al miglior prezzo del sale. I suoi pace, e tranquillità...» 41. «avisi» ai magistrati delle città del ducato, Attenta alle richieste dei sudditi, che as- che firma insieme alla duchessa Elisabetta solve con attenzione e correttezza, non esita fino alla sua morte nel 1526, riguardano il a perorare al duca atti di clemenza, come nel contenimento dei focolai della peste, oppu- marzo del 1523 quando nell’occasione della re problemi di giustizia, o ancora certe di- «felice integratione dello Stato», Malatesta sposizioni nei periodi di carestia. Ma l’im- Baglioni la supplicava di liberare due sud- pegno più importante è quello di vegliare diti probabilmente compromessi nel gover- sulla sicurezza dello Stato, spesso teatro di no precedente. Consiglia Francesco Maria passaggi di truppe militari. Per tale pericolo, di farlo «parendomi assai conveniente usar nel 1529 è costretta ad assoldare un numero qualche clementia in questa nostra letitia» 42. importante di fanti 40, ma appena si rende Dopo la morte del duca e il suo ritiro a conto che l’emergenza diminuisce, a cau- Fossombrone, esercita il ruolo di «duchessa sa dell’alto costo del loro mantenimento, è madre», proteggendo e consigliando l’erede propensa a rinviarli. Sottomette la proposta Guidobaldo, in linea con le azioni condot- al duca, che l’approva. A un lucido senso te da Francesco Maria. Pochi giorni dopo degli affari dello Stato, Leonora associava la morte del marito, Leonora prontamente intelligenza e un innato buon senso. scrive al doge di Venezia una lettera 43 per Il suo lavoro di duchessa è testimoniato raccomandare il figlio, affinché fosse con- dai vari dispacci che invia alle comunità del fermato al servizio della Serenissima, fa- ducato e dalle lettere indirizzate ai vari per- cendo leva sui meriti e la fedeltà del padre. sonaggi che erano in relazione con la corte. Nel 1539, per evitare un conflitto irrepara- Ma ciò è soprattutto attestato dalle innu- bile, spinge Guidobaldo a cedere al papa merevoli lettere che scrive, praticamente Paolo III il ducato di Camerino, in cambio giornalmente, al duca, ai suoi oratori e agli di 160.000 scudi e della promessa del cardi- ambasciatori a Roma e a Venezia, per infor- nalato al fratello Giulio. Nel 1542 Leonora mare e per essere informata, per esprimere si reca espressamente a Venezia per appog- giudizi su certi personaggi e su certi proble- giare il rinnovo della condotta di Guidobal-

52 Luciana Miotto Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550) do. Questi, rispettando i consigli della ma- Lontana dalla corte durante il lungo pe- dre, resterà al servizio di Venezia fino alla riodo passato a Padova per curarsi, Leonora morte di lei; due anni più tardi, nel 1552, segue da lontano la vita delle due «puttine», passerà al servizio del governo papale. Hyppolita e Giulia, lasciate a Mantova e poi rientrate a Pesaro, attraverso le lettere della governante e di altri addetti alla corte. Leonora e i rapporti coi familiari Anche nelle altre assenze, Leonora viene regolarmente informata delle occupazioni L’intesa col marito era basata sul reci- educative e dei comportamenti delle figlie proco rispetto e sul grande, vicendevole, più piccole, Giulia ed Elisabetta, mentre amore. Francesco Maria lo dimostra in mantiene stretti rapporti epistolari con Hyp- modo particolare durante la ricaduta della polita, sposata e lontana, e poi ammalata. sua malattia nel 1530, non si muove dal suo Durante gli ultimi anni passati a Fos- capezzale ed esprime la sofferenza e la pre- sombrone, la preoccupazione di Leonora è occupazione per la sua vita nelle drammati- di maritare anche le figlie più piccole, ben che lettere 44 che scrive all’ambasciatore a lontana dall’idea di far loro prendere il velo, Venezia. Anche Leonora nelle lettere al suo come era stato deciso per le sue sorelle. «amatissimo consorte» attesta il sensibile Giulia sposerà Alfonso d’Este, marchese di rispetto e il profondo affetto che gli porta. Montecchio nel 1549 (un anno prima della Una vera dichiarazione d’amore si legge morte di Leonora) ed Elisabetta convolerà nella conclusione della lettera del 16 luglio a nozze solo nel 1552 con Alberico Cibo, 1527, in cui lo consiglia fermamente di non principe di Massa. Giulio, l’ultimo nato, recarsi a Venezia, nel delicato frangente essendo il secondo figlio maschio e per tra- delle guardie messe sotto la sua abitazione, dizione destinato alla carriera ecclesiastica, a causa del dubbio della Serenissima sulla dopo la morte del padre, quando aveva solo fedeltà del duca: «a V.S. baso le ma[ni] e cinque anni, segue la madre a Fossombre e senza fine me li raccomando. Non posso già nel 1548 è nominato cardinale. persuadermi che la si potesse imaginar ch’io Gli storici hanno sempre parlato del rap- non havesse piacer di poterla veder, che sio porto conflittuale di Leonora con la madre, mel credesse non voria più vivere» 45. soprattutto a causa dello screzio sulla sua I rapporti col figlio Guidobaldo sono dote, senza soppesare che la corte gonza- principalmente di tipo protettivo. Nel chia- ghesca non gliel’aveva ancora liquidata nel ro tentativo di mediare l’intransigenza che 1534, dopo ben 23 anni dalle nozze. Certo, il padre aveva nei suoi confronti, Leonora con tanta madre, che appoggiava gli interes- non si priva di sollecitare l’aiuto del Leo- si del figlio primogenito Federico, i rapporti nardi. In una lettera privata 46, che lo prega non erano di grande affetto. D’altra parte di bruciare, gli chiede di intercedere presso non bisogna dimenticare che all’epoca le il duca affinché aumenti la paga della «con- relazioni familiari erano principalmente ba- dotta» di Guidobaldo, «per sollevarlo un sate sul reciproco rispetto formale. Se Isa- poco da tanta melanconia» 47 in cui si trova- bella d’Este aveva curato l’educazione della va, o almeno per accorciargli il tempo della figlia per preparala alla futura mansione di «ferma» a cui era legato. duchessa, Leonora la ricambia con sincero

53 Studi pesaresi 4.2016 rispetto. Nelle lettere tra madre e figlia 48, che meglio sottolinea il suo senso per l’arte: a parte in quelle relative al problema del «Ed anche da queste lettere qualcosa si ri- regolamento della dote, si constata una se- cava per l’inclinazioine della Gonzaga alle rie di reciproche gentilezze. Si sente il de- cose d’arte [...]: i due bei sigilli a gemma siderio di Leonora di non dare alla madre antica che chiudono le sue lettere autografe, troppi pensieri a causa delle sue malattie, e la medaglia mandata al marito; “che al iudi- nei tempi sereni di farle piacere con certi cio mio non li dispiacerà”, ne son un buon presenti che le invia, come ad esempio, nel indizio» 50. 1524, «una credenza di vasi di terra quale Isabella, nell’educazione della figlia, mando a V. Ex.tia per Baptista mio creden- aveva anche curato la musica, Leonora si tiaro presente exhibitor, per havere li mae- era rivelata dotata per lo strumento della stri di questo nostro paese qualche nome di viola o «lira da braccio». Forse per un rega- lavorar bene e se piacesse alla ex.tia v. mi lo di nozze, o forse su richiesta della corte, serà di contento, et lei se ne ferà servire a nel marzo 1510 il liutaio Lorenzo da Pavia Porto per esser cosa da villa» 49. Assiduo lo scrive a Isabella che ha spedito alla figlia scambio di doni di tipo alimentare tra ma- a Urbino, tramite Pietro Bembo, una viola dre e figlia, ma nelle loro lettere prevalgo- «alla spagnola» 51. Anche nell’ottobre del no soprattutto le informazioni sui reciproci 1522 doveva esserle recapitata, presumia- problemi di salute. Quando Leonora è gra- mo a Urbino, «una bellissima viola» dello vemente ammalata, da Mantova le inviano i stesso liutaio, da parte del musicista Mar- migliori medici. chetto Cara diretto a Loreto per devozione, Decisamente più affettuosi sono i rap- ma quel viaggio il Cara non lo fece. Leono- porti con i fratelli, in particolare con Er- ra confessa la sua delusione in una lettera cole con cui Leonora mantiene uno stretto al fratello Ferrante 52, tuttavia lo ringrazia contatto, per lo più epistolare, tutta la vita, poiché la viola era stata prima destinata a scambiando informazioni e consigli. Lode- lui. Infatti il Cara, nello scusarsi del fallito vole il suo interessamento alle sorelle mo- recapito, aveva scritto alla duchessa che la nache: con suor Hyppolita scambia varie viola era stata acquistata da sua madre per missive sulla sua situazione nel monastero Ferrante, ma che poi aveva cambiato idea: e soprattutto sulla sua salute. «Marchetto, – gli disse – questa viola me pare che molto meglio sii in mano della du- chessa che in mano di Ferrante, perché vo- Leonora e le arti stra S.ra se ne dilettava più del S. Ferrante assai» 53. Al suono della viola Leonora do- Anche in questo campo il paragone con veva anche cantare, dato che lo strumento la madre, da parte degli storici, è sempre serviva specialmente per questo. apparso negativo. Ad ogni modo il suo rap- Come la madre, anche lei aveva curato porto con le arti non è mai stato veramente l’educazione musicale dei figli e delle fi- indagato. Solo il Thode e il Gronau hanno glie; alcune lettere raccontano le peripezie riconosciuto nella realizzazione della villa per far arrivare a Pesaro o a Urbino stru- Imperiale il suo interesse per l’architettura menti ingombranti come i monocordi e e l’arte dei giardini. Ma è ancora il Mercati i clavicembali 54 che suonavano le figlie.

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Guidobaldo era il più appassionato, suona- duchesse più bâtisseuse del Rinascimento 58. va vari strumenti e organizzava importanti Dai documenti risulta che la nostra duchessa manifestazioni musicali alla sua corte 55. si occupò di sistemare almeno quattro edifi- Il Bronzino aveva dipinto a Pesaro o forse ci: il palazzo ducale di Pesaro, la Corte Bassa all’Imperiale, verso il 1532, come scrisse il di Fossombrone, la villa Imperiale e il palaz- Vasari: «una cassa d’arpicordo che molto zo a Santa Fosca a Venezia. piacque a quel principe» 56. La decisione di spostare la sede della Benché non avesse la passione del- corte da Urbino a Pesaro fu presa dal duca al la madre per il collezionismo né i mezzi, rientro dall’esilio; nella primavera del 1523 Leonora aveva un suo gusto per una certa vengono iniziati i lavori di restauro e di ri- pittura. Non a caso, per la nascita di Giulio organizzazione del palazzo ducale, già ap- il duca le regala, la «Natività notturna» di partenuto agli Sforza, rimasto praticamente Tiziano, pittore preferito da entrambi come all’abbandono nel periodo della confisca di testimoniano gli altri quadri della loro col- Leone X. In una lettera all’amico Anasta- lezione. Certi temi decorativi, realizzati sio Raspone di Ravenna, Leonora chiede di nelle dimore ducali, dovevano invece es- procuragli delle pietre pregiate: «Havendo sere stati espressamente suggeriti da lei, in io dato principio di far alcune stanzie già in particolare le decorazioni della sala delle Pesaro per l’habitar mio, desiderarei haver Cariatidi all’Imperiale o quelle della loggia alcune pietre di qualche bella macchia per nel palazzo ducale di Pesaro. Certamente farne ornamenti da porte e seligate. E per- apprezzava i modi di dipingere dei fratelli ché mi è fatto intender che lì in Ravenna se Dossi, ma anche quell’osmosi tra natura e ne trovano in diversi lochi, e stanno come architettura che Genga dipingeva nelle stan- cose neglette, dove facilmente si potria spe- ze dell’Imperiale. Sappiamo che Leonora rar d’haverle con il mezo e favor vostro» 59. seguiva da vicino il progetto di quel ciclo Come per gli altri edifici, data la scarsità pittorico, programmato nell’ala preesistente di mezzi dei Della Rovere e le interruzio- della villa 57. ni dei cantieri a causa delle guerre, anche Oltre ad amare i begli oggetti, di un gu- i lavori del palazzo di Pesaro andarono a sto che condivideva col duca, Leonora, ben rilento. Tuttavia doveva essere pronto per più della madre, aveva un notevole senso per le nozze della figlia Hyppolita avvenute nel l’architettura, s’interessava infatti a rinnova- febbraio del 1532. Il Sanudo, nei Diarii, re e a decorare le sedi che abitava. Non si pubblica una lettera relativa a tale avveni- conoscono suoi «studioli» né sue «grotte», mento 60, in cui sono descritte varie stanze ma significative sistemazioni di palazzi, or- del palazzo, con i loro addobbi di stoffe ganizzazioni distributive di varie «stanze», e preziose. Di quella sistemazione 61, oggi di creazioni di altri ambienti. Il rinnovamento sicuro restano la loggia e l’attiguo ‘giardi- più importante concerne la villa Imperale, in no segreto’, realizzati da Girolamo Genga, particolare l’ala ex novo, sulla cui facciata la l’architetto della villa Imperiale. Tali am- costruzione le è chiaramente attribuita. Le- bienti, voluti e usati da Leonora, erano di- onora aveva forse ereditato la passione per rettamente collegati alle sue stanze. l’architettura dalla nonna materna, Eleono- Non si può sbagliare nell’affermare che, ra d’Aragona d’Este, che era stata una delle vivo il duca, tutti i lavori curati e seguiti da

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Leonora erano decisi in comune accordo. chi 63; l’ala nuova doveva anche avere l’a- Anche nelle realizzazioni architettoniche e spetto di «villa moderna» a testimonianza nelle scelte artistiche, la coppia funzionava della cultura dei committenti. Gli anni fe- all’unisono e i loro interessi si completava- lici di Urbino non erano forse stati gli anni no. Leonora era ricca della cultura artistica dell’atmosfera culturale del Cortegiano? che le veniva da Mantova, aveva avuto sot- Il Castiglione scriveva che la vera cultura to gli occhi il Mantegna e l’Alberti, e aveva era contro l’affettazione, era «l’usar in ogni visto la nuova sistemazione degli apparta- cosa una certa sprezzatura...» 64. La facciata menti della madre e le sue collezioni, e an- «moderna» dell’ala nuova, ispirata al frons che il nuovo palazzo di San Sebastiano del scænæ antico, contenente gli appartamenti padre. Francesco Maria aveva vissuto fin d’estate (l’ala dei giochi, delle feste, delle da bambino nell’ambiente urbinate, aveva rappresentazioni teatrali), resta in effetti na- avuto la possibilità di conoscere Raffaello, scosta ai visitatori, evitando così di mostra- Giorgione e forse anche il Carpaccio. Dagli re la sua «modernità» in modo ostentatorio. anni dell’esilio aveva contatti con Venezia Essa inoltre non ha entrate, tutte le funzioni e, in seguito, come Capitano generale delle di quest’ala e i suoi giardini si aprono infat- armate della Serenissima, aveva frequenta- ti all’interno. Le soluzioni architettoniche to vari ambienti della città e dei centri della presentano un continuo gioco di apparenze terraferma aggiornandosi sulle loro novità e di contrasti, che rispondono al program- culturali, senza contare la sua propria espe- mato ruolo di ala ludica. rienza e conoscenza nel campo dell’archi- Una serie di lettere tra l’architetto e tettura delle fortificazioni 62. la duchessa 65 attesta l’attento apporto di Il rinnovamento della villa Imperiale era quest’ultima ai lavori del cantiere e dei il «loro» progetto, quello più amato perché giardini. Dopo la morte di Francesco Maria più personale, pensato globalmente fin dal (ottobre 1538) l’ala nuova, benché già abi- rientro dall’esilio, o forse anche da prima. tabile, non era ancora del tutto finita. Leo- Il luogo dei meritati otia doveva collegarsi nora non ci rimetterà più piede, scegliendo al periodo più felice di loro, giovani sposi di vivere la vedovanza lontana dai ricordi a Urbino, quando avevano organizzato la felici della loro amata villa. La useranno gli famosa rappresentazione della Calandria. eredi, poi passerà in altre mani, conoscendo Quella festa teatrale, all’insegna della vo- periodi di abbandono e di rovina. In segui- luta scritta bella foris, ludosque domi, era to, grazie a dei restauri, la villa ci perverrà il programma soggiacente della villa, più praticamente intatta. precisamente dell’ala nuova, la cui costru- Gli altri palazzi curati da Leonora subi- zione si completava con la sistemazione dei rono invece importanti trasformazioni. Il pa- giardini. All’ala preesistente era stato inve- lazzo ducale di Pesaro venne rinnovato dal ce dato il ruolo di rappresentanza del potere figlio, duca Guidobaldo, in vista delle sue ducale, alcune stanze accolgono infatti il ci- nozze con Vittoria Farnese nel 1548. Anche clo pittorico citato, relativo alle imprese di la dimora di Leonora a Fossombrone venne Francesco Maria. successivamente ampliata dal figlio cardina- L’architetto Gerolamo Genga aveva pie- le Giulio. I documenti sulla Corte Bassa atte- namente realizzato il programma dei du- stano la sistemazione di varie sale e cameri-

56 Luciana Miotto Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550) ni 66 voluti dalla duchessa, in una grande sala darlo, passando tra il 1537 e il 1538 lunghi aveva fatto realizzare un soffitto a cassettoni mesi a seguirne i lavori, mentre il duca, per in legno dorato e dipinto, nei cui riquadri era- brevi scappate, la raggiungeva collaboran- no ripetute le sue iniziali «LG» 67. do all’impresa. Anche a Fossombrone Leonora si occu- Benché la donazione ufficiale del palaz- pava dei giardini, soprattutto dei due molto zo dati dal 1° dicembre 1537, i Della Rove- importanti a ridosso della città, a nord e a re l’avevano sicuramente a disposizione ben sud della via Flaminia (la Piantata e il Giar- prima, Leonora faceva la spola tra la casa dino). Si occupava anche dei regolamenti, di Murano e la nuova dimora, per occupar- in particolare per la pesca nelle relative ri- si dei lavori e ricevere le barche da Pesaro serve. Da Mantova, tramite il fratello Fede- con le «robbe» per l’arredo. Infatti il fattore rico, le venivano inviate piante fruttifere e Aloyso (Muccioli), in una lettera da Pesaro perfino dei daini 68, probabilmente destinati del 1° novembre 1537, la informa di averle al barco di Bellaguardia, l’estesa riserva di spedito « per el Bianchino patron de barcha caccia realizzata da Federico di Montefel- per el quale quattro giorni fa mandai le ta- tro. Al tempo della residenza di Leonora, pezzerie de Troia con altre robbe [come] la Fossombrone, coi suoi dintorni sistemati mi scrisse» 70. Ma un mese dopo non erano a parchi e giardini, nella fertile pianura tra ancora giunte a Venezia, a causa del cattivo la Flaminia e il fiume Metauro, era uno dei tempo le barche con le «vituarie» non erano luoghi più ameni del ducato 69, già frequen- potute partire 71. tato da Guidobaldo I e da Elisabetta. Le famose «tapezzerie», che già aveva- Non pare che Leonora si fosse occupa- no decorato le pareti del salone del palaz- ta di sistemare il palazzo dei Della Rove- zo di Urbino per la rappresentazione della re a Roma, fatto dare in dono a Francesco Calandria e quelle di una sala dl palazzo Maria dallo zio Giulio quand’era cardina- ducale di Pesaro per le nozze di Hyppolita, le. Erano invece le architetture di Venezia ora dovevano adornare il palazzo a Santa che l’affascinavano, amava moltissimo la Fosca. Dove potevano essere esposte se non città lagunare, dove si recava assai spesso sulle vaste pareti del grande salone centra- alloggiando in dimore messe a disposizione le? Le scelte di Leonora erano condivise dal dalla Serenissima o, per periodi più lunghi, marito, quegli arazzi si addicevano perfetta- in altre che affittava, come una certa casa a mente alla nuova dimora veneziana. Murano. Solo nel 1537 la Repubblica dona Dopo il lungo periodo passato a Vene- al duca un grande palazzo, situato a Santa zia, ai primi di luglio del 1538 la duchessa Fosca, nel sestriere di Cannaregio, sul rio raggiunse Francesco Maria all’Imperiale, di Noale. Oggi è conosciuto come palazzo dove avevano programmato un incontro di Giovanelli e, benché profondamente ristrut- tutti i familiari, forse anche per festeggiare turato nell’ottocento, il suo impianto goti- i lavori in buona parte ultimati della villa e co e la straordinaria polifora prospiciente il dei giardini. Il duca ripartì poi per Venezia canale sembrano originari. Si può ben im- con l’intento di tornare a settembre con un maginare la felicità della nostra duchessa famoso gruppo di amici, tra cui Tiziano e il di avere finalmente un palazzo a Venezia! Serlio, da ospitare nella villa 72, ma rientrerà Rapidamente si accinge a sistemarlo e arre- in ottobre, da solo e ammalato, per morire

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perno «del “mecenatismo” [e della cultura] dei Della Rovere parlano assai più gli esiti ancor oggi fruibili (quadreria, libreria, ini- ziative architettoniche e urbanistiche) che i documenti d’archivio ad essi relativi» 75.

Leonora e la Riforma

Secondo il Luzio e il Renier, Leonora aveva «tendenze mistiche» 76. Tale affer- mazione non trova riscontro nella vita e nei documenti della nostra duchessa. Dalle sue lettere e da quelle del duca, i riferimenti alla fede sono sempre molto contenuti, e fanno semmai trasparire una sincera religiosità. Che Leonora fosse invece aperta all’a- scolto dei problemi sollevati dai riformatori, Figura 1 – Venezia, palazzo Giovanelli, facciata lo si deduce dalla sua amicizia con Vittoria sul rio di Noale. Colonna e dalle dediche a lei di alcune ope- re di Antonio Brucioli, come si è accennato, poco dopo a Pesaro. Il palazzo di Venezia autore d’importanti traduzioni e commenti verrà goduto dall’erede Guidobaldo, che ap- di sacre scritture, in particolare della Bibbia prezzava le sistemazioni curate dalla madre (1532) che molto influì sulla Riforma - ita e chiedeva il suo parere per quelle ch’egli liana. Pare che il Brucioli conoscesse i du- stesso apportava, come ad esempio per la chi fin dal 1522, quando, in fuga da Firenze cappella che aveva realizzato nel palazzo di per l’accusa di partecipazione alla congiura Urbino: «Vorrei bene che Madama vedes- contro il cardinale Giulio de’ Medici, riparò se la capella, perché se mancasse qualche dapprima a Urbino, accolto da Leonora 77, cosa al giudizio suo, si potesse, prima che da poco rientrata nel ducato. Il Brucioli, in- il dipintor parta, farla» 73. La competenza di fatti, nella dedica a FM del libro primo della Leonora era giustamente considerata. «morale filosofia» deiDialogi (edizione del Non conosciamo i suoi interessi nel cam- 1537) gli ricorda «i molti altri benefici rice- po letterario, sappiamo dell’esistenza di vuti», riferendosi forse anche a quell’acco- un’importante libreria nel palazzo ducale di glienza. Come si è detto, il IV libro «della Pesaro, senza dimenticare quella notissima metaphisicale philosophia» (stampato nel nel palazzo di Urbino. Possiamo immagi- 1538) lo dedica invece a Leonora: narne un’altra nella Corte Bassa di Fossom- brone, ed anche i probabili acquisti di libri Hora essendo venuto alla fine del da parte dei duchi quando risiedevano a Ve- quarto libro dei miei dialogi, quello come nezia, che era allora il centro più importante più sacro (se così è lecito dire) di tutti dell’editoria 74. Come giustamente scrive Pi- gli altri [...], vostra illustrissima signoria

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elessi, sotto la fida tutela della quale le anni dopo, minacciava i cappuccini a do- mandassi in luce, perché troppo bene è versi fondere con gli Osservanti, perdendo noto a ciascuno, di quanto reali, laudatis- così il senso della loro riforma. Nell’aprile simi, e honesti costumi [...] sia dotata la del 1535, Leonora stessa aveva raccoman- nobilissima anima vostra 78. dato al suo ambasciatore di Venezia di aiu- tare i frati «scapuzzini» che cercavano un I Della Rovere lo avevano anche aiuta- luogo 81. to economicamente per questa edizione dei Nella lettera del 1536, Vittoria Colonna Dialogi, come risulta da un altro passo della l’avverte di una probabile visita dell’ex fon- dedica a Leonora: «che dalla cortese beni- datore della congregazione di Fossombro- gnità vostra antivenuto e aiutato, parte ne ne, fra Ludovico da Fossombrone che, per cominciai a mandare in luce» 79. Il rapporto questioni di potere, ora avversava la linea con la Riforma ci sembra comunque meglio dei cappuccini. La mette in guardia sulla precisato nell’altra dedica a Leonora rela- personalità di questo frate «apto a ruinarla tiva al Libro di Iesaia profeta 80 del 1537. [la congregazione] e si mostra humil, ma Si tratta del più lungo dei libri dei maggiori molto grasso [...] . Et così ancor prego V.S. profeti dell’Antico Testamento. Profeta a faccia dire a quei frati che non li credano Gerusalemme nella seconda metà dell’VIII cosa che dica...» 82. Vittoria, dovendo re- sec. a.C., Isaia, nell’ultimo capitolo del suo carsi a Loreto, spera d’incontrarla per par- libro, denunciava le pratiche del Tempio e il larle con «quanto ordine de Dio se governa culto dei sacrifici. Appare quindi come uno questa povera reforma perseguitata da tutti dei riformatori della religione ebraica e per li homini troppo mondani; et quanto, Dio ciò assimilato dai riformatori del cinque- perdone, ha fatto mal questo fra Lodovico cento alle loro idee. per istigatione de che la vorria guastare; ma Lo scambio epistolare con Vittoria Co- si Deus est nobiscum, quis contra nos?» 83: lonna comincia con l’occasione del matri- non certo Leonora così profondamente an- mono, nel 1532, della figlia Hyppolita con timondana e permeata di un profondo senso Antonio d’Aragona, fratello di Giovanna cristiano di giustizia. d’Aragona, moglie di suo fratello Ascanio I rapporti di Leonora con i riformatori Colonna. Vittoria era molto affezionata alla vanno anche cercati nell’ambito delle pa- giovane Hyppolita, particolarmente duran- rentele familiari o acquisite. È interessan- te la sua malattia, come appare nella lettera te notare che il gruppo di donne più attive a Leonora del giugno 1536. Proprio nella (tra il 1532 e il 1537) nella difesa della Ri- seconda parte di questa, Vittoria le scrive forma, tutte affascinate dalle prediche del del problema dei «capuccini di Fossombro- frate cappuccino Bernardino Ochino e dai ne». Leonora era sicuramente al corrente sermoni del Valdes, erano legate tra loro da della difesa che la poetessa conduceva di vincoli parentali che toccavano anche Le- quest’ordine, esso rappresentava una nuova onora. Vittoria Colonna era cugina diretta religiosità, basata sul ritorno all’originaria di Francesco Maria, Giulia Gonzaga era povertà francescana e sulla predicazione la giovane vedova di Vespasiano Colonna, evangelica. Anche se fondato nel 1529 su Renata di Francia aveva sposato il cugino di tali prerogative, una bolla papale, pochi Leonora, Ercole d’Este, mentre la duchessa

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lescenza, ma già con la sua bella fisionomia e quei particolari occhi scuri che qui sem- brano un po’ stupiti, mentre l’insieme del viso emana un’aria sognante, propria della sua età. Si presume sia ancora lei nel ritratto del Costa di Manchester, raffigurata ormai come florida ragazza prossima alle nozze, con volutamente un’aria seria, che – come scrive Alessandra Pattanaro – doveva allu- dere alla forza d’animo e alla fedeltà «in obbedienza a un modello etico bene deline- ato dalla madre Isabella» 85. Ben più felice e reale è invece la visione di lei, descritta da Tolomeo Spagnoli a suo padre che, «cum donzelle et villane mischiate», fa «uno gran ballare» 86 alla festa campestre nella villa di Capriana il 18 giugno 1509, sei mesi prima delle nozze. La immaginiamo felice e spen- sierata, quasi a premunirsi delle prossime Figura 3 – Raffaello (attr.), Ritratto di Leonora incombenze e problemi, il padre di lì a poco Gonzaga. prigioniero e il vicino distacco dalla fami- glia e dai luoghi natii. Per le ragazze della di Camerino, Caterina Cibo aveva rapporti sua epoca l’adolescenza era brevissima. coi Della Rovere fin dal 1527, e nel 1534 A Urbino la troviamo appena sposa, dava in sposa la figlia Giulia Varano all’e- proprio il giorno dopo la prima notte. Nella rede Guidobaldo. Caterina Cibo era stata relazione alla sua «patrona», Isabella d’E- fin dall’inizio della Riforma un’importante ste, Alessandro Picenardi racconta la com- protettrice dei cappuccini; Leonora doveva prensibile preoccupazione 87 di Elisabetta ammirarla anche per la saggezza con cui sull’esito di quella notte. Non tenendo più governava il piccolo ducato e per la raffina- dall’impazienza, la duchessa va a svegliare ta corte a cui aveva dato vita nel suo palaz- gli sposi, il duca si alza zo di Camerino. ad aprir l’usso et levossi bel nudo non arecordandosi di la camisa et così mostrò Leonora femme alla Duchessa tutto quello che lui aveva et così subito corse nel lecto. La poverina Tra le righe dei documenti pervenuteci sposa hera involta nel lenzuolo con i fica- spesso fa capolino la femminilità di Leono- telli nel radicello; la Duchessa dice: ov’è ra. Ne conosciamo l’aspetto giovanile dai la sposa? Il Ducha disse: vedetela quà, et pochi ritratti a lei attribuiti. In quello che si scopersela; lei tutta vergognosa si coperse suppone di Raffaello del 1505 84 la vediamo, el meglio che la poté, et così li disse la non ancora dodicenne, alle soglie dell’ado- Duchessa: figliola mia è questa bella cosa

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a dormire con li homini? Et lei ripose: ma- ra, sapendo che Tiziano andrà ad incontrare donna, no, ma la S.V. me l’a comandato 88. Carlo V a Napoli di ritorno dall’impresa di Tunisi, scrive al Leonardi a Venezia che se È con questa pudica risposta che Leono- per caso il pittore volesse sostare a Pesa- ra fa fronte all’imbarazzo subìto. Da quella ro, all’occasione avrebbe potuto fare «un prima notte, l’intesa dei giovani duchi sarà nostro retratto – e aggiunge – non essendo anche sul piano fisico. però noi la putta di hiermattina» 92! Lo av- Il ricordo della decantata bellezza di Le- verte, con sottile ironia, della perdita della onora pare avesse ispirato Tiziano per certi sua rinomata bellezza; aveva allora 42 anni, ritratti, in particolare «La Bella» (1536) 89. e portava sicuramente nel fisico i segni delle Noi ce la rappresentiamo proprio tale, con malattie avute. quegli occhi ridenti, inneggianti alla vita. Anche nei momenti di sofferenze fi- Perché, infatti, Francesco Maria ci teneva siche, Leonora non si autocommiserava, tanto a volere «quel» quadro 90, se non per confermando un carettere di donna forte e la somiglianza della modella alla moglie positiva, che sa prendere la vita con gioia quand’era giovane? nelle occasioni opportune, che sa far fronte Leonora, come la madre, amava viaggia- ai momenti difficili, e che non perde tempo re, ma i suoi viaggi erano soprattutto legati davanti a certi problemi, dovendo risolver- agli impegni del marito che spesso raggiun- ne di più urgenti. Nel settembre del 1529, geva in città vicine alle sue operazioni mi- quando ancora scorazzavano per il ducato litari, specie Venezia e Mantova. I lunghi le truppe imperiali sorvegliate dai famosi soggiorni in quest’ultima città erano anche fanti reclutati da lei «duchessa», lei, femme, legati ai rapporti familiari; più che alla ma- è sul punto di partorire. Il giorno stesso del dre, Leonora era affezionatissima alle sorelle parto, cioé il 20 settembre, la troviamo già e ai fratelli. È durante il suo esilio mantovano al lavoro a scrivere e dettare missive sulla che, come abbiamo visto, si reca per la prima situazione dello Stato. Scrive al Leonardi volta a Venezia, nel 1516, tra la fine ottobre sugli spostamenti delle armate e, proprio e la prima decina di novembre, il periodo tra le righe, aggiunge: «oggi ho partorito dell’anno in cui la luce diffusa dalla nebbia una putta» 93, per favore ne informi il duca novembrina rende la citta ancora più magi- (che allora si trovava a Brescia). Lo stesso ca. Leonora ne resta folgorata. Nei Diarii il giorno annuncia anche al fratello Federico, Sanudo annota le sue visite giornaliere: il te- a Mantova, la nascita della figlia. soro di S. Marco, l’Arsenale, le mercerie..., e Donna dal carattere energico certo, ma conclude: «siché vol vedere tutto» 91. Come al contempo femminile come traspare an- la madre, era curiosa e, a volte, anche punti- che dalle lettere ufficiali, in particolare di- gliosa, ma senza cattiveria. rette al Leonardi, col quale aveva instaurato Un altro aspetto del suo carattere ma- un rapporto di sincera amicizia. Leonora gli nifesta una certa forma d’ironia, che sicu- raccontava anche situazioni personali, op- ramente l’avrà aiutata a superare certi mo- pure gli sollecitava acquisti nelle botteghe menti amari per una donna, come quello veneziane di oggetti frivoli, come gioielli o della perdita dello splendore della giovinez- pellicce, o più spesso mercanzie domestiche, za. Siamo alla fine di gennaio 1536, Leono- come stoffe e drappi. Gli specificava i vari

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Figura 4 – Tiziano, Leonora Gonzaga della Rovere, Firenze, Uffizi.

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Figura 5 – Pesaro, villa Imperiale: ala nuova, facciata verso valle.

63 Studi pesaresi 4.2016 tipi di tessuto con precisi dettagli, che a volte un «moneglio», i braccialetti erano allora in il povero ambasciatore non riusciva a capi- gran voga. Leonora era certamente sensibi- re, come quel «tabì con onda», e lei, un po’ le alla moda, sollecitata dai suoi soggiorni deridendolo, gli rispondeva che il «il tabì è a Venezia, ma anche a Mantova dai suoi in- sempre con onda» 94! Di questo tessuto è la contri con la madre. camicia disegnata da Tiziano nel suo ritratto, Oltre alle piante e ai giardini, amava an- e un tabì a onde con altra variante lo notiamo che gli animali; è ancora Francesco Maria anche nella camicia della nuora, Giulia Vara- che ordina al Leonardi «un cagnolo con la no, egualmente ritratta da Tiziano. sua cagnolina per la Duchessa» 96, mentre In numerose lettere incontriamo, spesso lei, pochi mesi dopo la morte del marito, alla fine, richieste di metri e metri, più pre- prega lo stesso ambasciatore di farle avere cisamente di «braccia e braccia» di: velluto «il pappagallo che lasciò in casa sua (nel pa- paonazzo, incarnato o bianco; di raso pao- lazzo di Santa Fosca) e un altro uccello, per nazzo cremisi; di ormesino cremesi o bian- compagnia dell’altro che tiene in camera» 97. co; di ormesino crudo; di damasco bianco o giallo; di raso pavonazzo, cremisi o morello; di tabì con onda; di tabì negro... Tutta una Conclusione serie di tessuti ordinati a Venezia o anche acquistati alla «fiera di Arimino», che servi- Certo, di fronte alla «fortuna, che tanto vano per confezionare vestiti e per arredare si è adoperata per attristarla» – come scri- le stanze delle case ducali. Accanto ai tessu- ve il Bembo – Leonora aveva il supporto ti, erano richiesti anche il filo d’oro e quello dell’amatissimo consorte, ma quando resta d’argento filato che era venduto a peso. Ma vedova niente può aiutarla a vivere. È allora incontriamo anche qualche richiesta parti- che, vincendo la sua proverbiale prudenza e colare, come il famoso zibellino «con testa riservatezza, confida la sua immensa pena e unghie», nel dicembre del 1530, e che all’amico Pietro Bembo, facendoci scoprire Leonora pagherà 25 scudi 95. Era allora di il grado di profonda confidenza e familiarità gran moda lavorarne la testa con oro e gio- che aveva con tale personaggio. Non cono- ielli e così pure le zampe per impreziosire sciamo la sua lettera ma nella risposta che il la stola della pelliccia, oppure la sola testa letterato veneziano le invia da Roma nell’a- poteva essere appesa alla cintura dell’abito gosto del 1541, si legge: mediante una catena d’oro, come ancora si può notare nel ritratto tizianesco. Quanto alla parte [della lettera] dove Spesso le richieste di stoffe erano fatte ella dice che io le sono rimas[t]o in luogo dallo stesso Francesco Maria, anche in que- di questo Buon Signore [il duca] per pa- sto campo la loro intesa era consona, così trone e per padre e per fratello, la rendo pure le richieste di gioielli e pietre preziose, sicura che nessun dì verrà mai, nel qua- che l’orafo Pierone doveva montare secon- le io non desideri potere adoperarmi ad do le precise indicazioni sia del duca che ogni volere e satisfazione di Vostra Ec- della duchessa. Perfino i regali che il duca cellenza, né cedo in questa parte a Mon- le faceva sono una spia dei suoi desideri signor Reverendissimo vostro fratello. femminili: per il parto del 1529 gli chiede Vostra Signoria mi tenga per veramente

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Figura 6 – Pesaro, palazzo ducale, loggia sul Figura 7 – Pesaro, villa Imperiale, entrata alla vil- giardino segreto. la.

e propriamente e debitissimamante suo, zione con cui Leonora teneva rapporti così e per tale mi spenda, e di me si vaglia profondi con tali notevoli personaggi. senza risparmio alcuno, che ne le dò di Diversi autori l’hanno screditata, al- ciò e dono, e consegno piena libertà; la tri non si sono curati di valorizzare le sue qual libertà e facultà, mentre io avrò vita, azioni né di approfondirne la personalità. non le sarà da potere alcuno della fortuna Leonora aveva saputo far fronte ai drammi rivocata giamai 98. della sua vita con molto coraggio, era stata una madre attenta e una sposa amorosa e al In questa lettera il Bembo conferma contempo un’efficace consigliera del mari- anche l’importante rapporto che Leonora to, aveva curato gli affari della corte con un aveva col fratello cardinale Ercole; questi grande senso dello Stato, era amata dai sud- la stimava e la sosteneva nelle sue azioni, diti per la sua umanità, tollerenza e senso di e apprezzava il legame che aveva costante- giustizia. Era stata inoltre un’appassionata mente mantenuto con Mantova. La nostra bâtisseuse (a confermarlo pienamente ci re- duchessa era egualmente in grande amici- sta oggi l’Imperiale). Infine il suo ascolto zia con Federico Fregoso «suo raro amico e alle idee della Riforma dimostra una mente parente» 99, personaggio di grande levatura aperta. Per il suo comportamento, per le at- morale e intellettuale del tempo. La causa tività svolte e il cumulo di ruoli assunti, Le- della lettera al Bembo era principalmente onora Gonzaga deve essere considerata una per annunciargli con dolore la morte di que- figura di rilievo del Rinascimento, esempla- sto comune amico. È ammirevole la discre- re per la sua modernità.

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1 FR. MARIÆ DUCI METAURENSIUM A 12 Andrea Lazzari, Dei Signori della Rovere Du- BELLIS REDEUNTI LEONORA UXOR ANIMI chi di Urbino, Fermo, 1794 EIUS CAUSA VILLAM EXÆDIFICAVIT. 13 J. Dennistoun, Memorie dei Duchi di Urbino, 2 Erano soprattutto i mariti che dedicavano veri e cur. G. Nonni, presentazione di Franco Cardini, Quat- propri monumenti per onorare la memoria dell’ama- troventi, Urbino, 2010, vol. III, p. 40. ta, il più celebre è senza dubbio il Taj Mahal, costruito 14 Ibid., vol. II, p. 266. in India nel XVII sec. 15 F. Ugolini, Storia dei Conti e dei Duchi di Ur- 3 Come in Francia, Catherine Bruçonnet, moglie bino (1859), Accademia Raffaello, Urbino 2008, vol. di Thomas Bohier (esattore di Carlo VIII e France- II, p. 259. sco I), che nelle prime decadi del cinquecento seguì 16 Ibidem. ed anche intervenne nella costruzione del castello di 17 H. Thode, Ein fürstlicher Sommerhaufenthal Chenonceaux, terminato molto più tardi da Caterina in der Zeit der Hochrenaissance. Die Villa Monte Im- de’ Medici. Un altro esempio francese è la trasforma- periale bei Pesaro, in “Jahrbuch der königlich preus- zione nel 1519-1534 del castello medievale di Montal sischen Kunstsammlungen”, Berlin 1888, p. 173. (nel Lot) in stile rinascimentale, realizzata dalla figlia Ringrazio Giuseppe Bevilacqua per la traduzione del del proprietario, Robert de Balsac d’Entraygues (con- paragrafo citato. dottiero di Carlo VIII), in ricordo del marito Amaury 18 A. L. e R. Renier, Mantova e Urbino. Isabella de Montal e del figlio Robert, entrambi morti nelle d’Este ed Elisabetta Gonzaga, (1893), ristampa For- guerre d’Italia. Ma sul frontone del rinnovato castello ni, Sala Bolognese 1976, p. 232, n. 2. Jhoanne de Balsac fece scrivere: «plus d’espoir». . 19 Ibid., p. 277. 4 B. Castiglione, Il Libro del Cortegiano, Gar- 20 Ibid., p. 280. zanti, Milano 1987, p. 365. 21 A. Vernarecci, Fossombrone dai tempi anti- 5 P. Aretino, Lettere, Libro Primo, cur. F. Erspa- chissimi, ai nostri. Memorie di Fossombrone, Mona- mer, Guanda, Parma 1995, p. 465. celli, Fossombrone 1903. Benché riconosca la «bontà 6 Ibid., lettera del 9. 12. 1537, p. 591. e mitezza» di Leonora, la fa vittima del «brutale ma- 7 Libro de Iesaia propheta, tradotto dalla ebrai- rito». ca verità, in lingua italiana, e con nuovo commento 22 Come V. Cian, Il conte Baldassarre Castiglio- dichiarato per Antonio Brucioli, stampato in Venetia ne (1529-1929) in “Nuova Antologia” CCCXLIV per Bartholomeo Zanetti da Bressa, 1537. (Ser. 7, CCLXVI, 1929) che su Leonora scrive: «era 8 A. Brucioli, Dialogi della Moral Philosophia, ben lungi dall’altezza morale e intellettuale della Bartholomeo Zanetti Casterzagense, Venetia, 1537- madre Isabella e della zia e suocera Elisabetta» (p. 1538. Il VI dialogo del libro primo, relativo alla Repub- 409). Così pure Sonia Pelizzer, Eleonora Gonzaga, blica, è ambientato nella grotta dell’Imperiale, si veda duchessa di Urbino, in Dizionario Biografico degli il nostro La grotta della villa Imperiale di Pesaro. Una Italiani, Istituto dell’Enciclopedia Treccani, Roma prima testimonianza (1537) nei Dialogi di Antonio Bru- 1993, vol. 42, pp. 422-425, oltre a riprendere i giudizi cioli, in “Pesaro città e contà”, 30, 2011, p. 93-115. del Luzio e del Renier, veicola una serie di errori di 9 Dalle addizioni fatte da Giuseppe Betussi al date e di personaggi. «Libro delle donne illustri» del Boccaccio, da lui tra- 23 J. (Mrs Ady) Cartwright, Isabella d’Este, dotto a stampa in Venetia, da Stabbio, 1547, p. 201. Marchioness of Mantua (1474-1539). A study of the 10 G. Bernini Pezzini, L’apparato di Urbino nel Renaissance, London 1903; e la traduzione francese: 1621, 1631-1981. Un omaggio ai Della Rovere, in Isabelle d’Este Marquise de Mantoue, 1474-1539, “Quaderno” n. 3, Galleria Nazionale delle Marche, trad. Emmanuel Schlumberger, préface de Robert de 1981, pp. 97-101. la Sizeranne, Hachette, Paris 1912. 11 G.B. Leoni, Vita di Francesco Maria di Mon- 24 A. Mercati, Lettere di Elisabetta e di Leonora tefeltro della Rovere, IIII Duca di Urbino, Venetia Gonzaga a Francesco Maria della Rovere, Reale Ac- 1605. cademia Virgiliana, Mantova 1941, p. 7.

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25 S. Frommel e J. Dumas (a cura), Bâtir au fémi- guerra contro la repubblica di Firenze, cfr.varie lette- nin? Traditions et stratégies en Europe et dans l’Em- re della duchessa al Leonardi, ASF-Urb., f.za 235, cc. pire ottoman, Paris 2013. 66, 74, 92, 96, 108, 116, 118. 26 Nella lettera a Leonora del 17 ottobre 1527, 41 BOP, ms. 443, c. XXVIII. il frate domenicano Serafino da Mantova le riferiva 42 ASF-Urb., f.za 108, c. 230r., lettera di Leonora la frase della madre per dimostrarle «quanto S. EX. a Francesco Maria del 27 marzo 1523, da Pesaro. mostrasse cordoglio et displicentia verso di lei». Ar- 43 Ivi, m, f.za 235, c. 450, lettera di Leonora al chivio di Stato di Firenze, Ducato di Urbino (d’ora in Doge del 29 .10. 1538, da Pesaro. poi ASF-Urb.), f.za 265, c. 825, trascritta in Luzio e 44 Ivi, f.za 231, cc. 683r.v., 694r., 700r. Renier, Mantova cit., p. 281. 45 BOP, ms 374, vol II, c. 168, lettera autografa 27 Lettera a Gaspare Pallavicino del 15 aprile di Leonora a Francesco Maria, con solo datato il gior- 1510, in P. Bembo, Lettere, cur. E. Travi, Bologna no 16. Per via del riferimento della «guardia» messa 1993, vol II, p. 39. sotto la sua abitazione veneziana, si deduce che fosse 28 Si veda F. Ruffini, Commedia e festa nel Ri- il 16 luglio 1527. nascimento. La «Calandria» alla corte di Urbino, Il 46 ASF-Urb., f.za 235, c. 249-252. Mulino, Bologna 1986. 47 Ivi, c. 251r. 29 Si veda la sua corrispondenza con l’architetto 48 Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gon- Girolamo Genga in G. Gronau, Documenti artistici zaga (d’ora in poi ASMn), buste 1070, 1072. urbinati, Sansoni, Firenze 1936, pp. 119-122. 49 Ivi, busta 1070, VIII/2, c. 410, lettera di Le- 30 «rovinano ogni giorno, nelle quale non v’è onora alla madre, del 15. 11. 1524, da Pesaro. Nel stantie che non li piova», lettera di Genga alla du- 1530 Isabella ordinerà a Urbino, tramitre il Calandra, chessa del 27.1.1528 da Urbino, sullo stato delle fab- un’altra «credenza». briche, ASF-Urb., f.za 265, c. 767, trascritta in Gro- 50 Mercati, Lettere cit., p. 7. nau, Documenti cit., p. 121. 51 Cf. D. Gasparotto, scheda sulla «Lira da brac- 31 E. Viani, L’avvelenamento di Francesco Ma- cio», in cat. mostra G. Beltramini, D. Gasparotto, A. ria Della Rovere duca di Urbino, Mantova 1902. Tura (a cura), Pietro Bembo e l’invenzione del Rina- 32 Mercati, Lettere cit., lettera del 21. 1. 1522, scimento, Marsilio, Venezia 2013, p. 206. pp. 17-18. Il nuovo papa, lo spagnolo Adriano VI, da 52 Franco Piperno, L’immagine del duca. Musi- poco subentrato a Leone X, era un protetto di Carlo ca e spettacolo alla corte di Guidobaldo II duca di V. La protezione del papa sostenuta anche dal re di Urbino, Olschki, Firenze 2001, p. 24 n. 13 Spagna era vitale per il ducato di Urbino, essendo un 53 ASF- Urb., F.za. 265, f.256 r, e v. feudo della Chiesa. 54 Ivi, f.za 265, c. 417 r, v, lettera di Urbano Ur- 33 Ibidem, lettera dell’8. 2. 1522, p. 28. bani alla duchessa del 5. 2. 1536, da Brescia. 34 Cfr. A. Turchini, Il Ducato d’Urbino, Pesaro 55 Cfr. Piperno, L’immagine cit.., p. 2. e i Della Rovere, in Pesaro nell’età dei Della Rovere, 56 Ibid., p. 2 n. 3. “Historica Pisaurensia” III.1, Marsilio, Venezia 1998, 57 Si veda la sua lettera al Leonardi del 5 maggio pp. 3-56. 1530, dall’Imperiale, in Gronau, Documenti cit., p. 123. 35 Mercati, Lettere, cit., p. 30. 58 Cfr. M. Folin, Une duchesse bâtisseuse à la 36 Ibid., pp. 37-38. Renaissance: Éléonore d’Aragon à la cour de Fer- 37 Biblioteca Oliveriana di Pesaro (d’ora in poi rare (1473-1493), in Bâtir au féminin cit., pp. 59-70. BOP), ms. 387, fasc. 10, cc 52r- 53v. 59 Biblioteca Apostolica Vaticana (d’ora in poi 38 ASF-Urb., f.za 235, c. 19, lettera di Leonora BAV), Urb. Lat. ms 942, c. 2v, lettera di Leonora ad all’ambasciatore Leonardi del 18. 2. 1529. Anastasio Raspone, del 20.11. 1523, da Pesaro. 39 Ivi, f.za 235, c. 170. 60 Lettera di Tomaso Torello a G.G. Leonardi del 40 A causa del passaggio e stazionamento nel ter- 2 febbraio 1532 da Pesaro, in M. Sanudo, Diarii, Ve- ritorio ducale delle truppe imperiali impegnate nella nezia, 1988, vol. 55, pp. 446-449.

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61 Sulle riorganizzazioni del palazzo ducale pe- 69 Su Fossombrone si vedano: T. Azzi, Della città sarese, si vedano S. Eiche, La corte di Pesaro dalle di Fossombrone, della sua origine e nobiltà, mano- case malatestiane alla residenza roveresca, in M.R. scritto del 1592-1593 della Biblioteca Passionei di Valazzi (a cura), La corte di Pesaro. Storia di una Fossombrone, pubblicato a cura di R. Savelli, Fon- residenza signorile, Panini, Modena 1986, pp. 13-55 ; dazione Monte di pietà di Fossombrone, 2012; A. Anna Uguccioni, Il palazzo ducale di Pesaro. Guida Vernarecci, Fossombrone cit.; sui Giardini si veda il illustrata, W. Stafoggia Ed., Pesaro 2007; sulle deco- saggio di S. Eiche, Fossombrone, (part. II), Il giardi- razioni della loggia, P. Dal Poggetto, Le decorazioni no e La Piantata outside Porta Fano, in “Studi storia del loggiato sul ‘giardino segreto’, in M.R. Valazzi dell’arte” 3, Todi 1992. e P. Dal Poggetto (a cura), Le decorazioni pittoriche 70 ASF-Urb., f.za 265, c. 264r. cinquecentesche del palazzo ducale di Pesaro, So- 71 Ivi, f.za 265, c. 266r, lettera di Aloyso alla du- printendenza per i Beni Artistici e Storici delle Mar- chessa del 29. 11. 1537, da Pesaro. che, Urbino 1989, pp. 7-15. 72 Cfr. Giovan Battista Belluzzi, Diario auto- 62 Si veda E. Concina, La macchina territoria- biografico (1535-1541), Napoli 1907, ristampa ana- le. La progettazione della difesa nel cinquecento statica, Forni, Sala Bolognese 1975, p. 90. veneto, Laterza, Bari 1983, e il nostro Francesco 73 Lettera di Guidobaldo alla prima moglie, Giu- Maria Della Rovere et les nouvelles fortifications de lia Varano, del 3.8.1546, da Verona, ASF-Urb., f.za Pesaro, in Les guerres d’Italie. Histoire, pratiques, 108, c. 790, e in Gronau, Documenti cit., p. 147. représentations, actes du colloque international, Pa- 74 John R. Hale, Industria del libro e cultura ris 1999, réunis par D. Boillet et M.F. Piéjus, Uni- militare a Venezia nel Rinascimento, in Storia della versité Paris III Sorbonne Nouvelle, Paris 2002, pp. cultura veneta dal primo Quattrocento al Concilio di 179-190. Trento, 3/II, Neri Pozza, Vicenza 1980, p. 245-288. 63 Per una lettura della villa basata sul program- 75 Piperno, L’immagine cit., p. 13. ma dei duchi, si vedano il nostro Villa Imperiale di 76 Luzio e Renier, Mantova cit., p. 278. Pesaro. Girolamo Genga, Marsilio, Venezia, 2008 e 77 Cfr. G. Spini, Tra Rinascimento e Riforma. An- A. Castelbarco e M. Di Nallo, Bella foris, ludosque tonio Brucioli, La nuova Italia, Firenze 1940, p. 39. domi. Girolamo Genga (1476-1551) scenografo ar- 78 Brucioli, Dialogi cit., 1537-1538, Libro IV, chitetto per la corte dei Della Rovere, tesi di laurea, lettera dedicatoria. facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, a.a. 79 Ibidem. 2009. 80 Libro de Iesaia profeta cit., si veda la n. 7. 64 Castiglione, Il libro del Cortegiano cit., pp. 81 ASF-Urb., f.za 235, c. 358, lettera di Leonora 59-60. al Leonardi del 24 aprile 1535, da Pesaro. 65 In Gronau, Documenti cit., pp. 113-141. 82 Carteggio di Vittoria Colonna Marchesa di 66 Si vedano Sabine Eiche, Unknown drawings Pescara, raccolto e pubblicato da E. Ferrero e G. and documents for the corte of Leonora Gonzaga, du- Müller, ed. Loescher, Torino 1889, lettera a Eleono- chess of Urbino, and her son, Giulio Della Rovere, in ra Gonzaga Della Rovere duchessa di Urbino, p. 107. “Studi di storia dell’arte”, vol. 72, 1991, pp. 71-89, e 83 Ibid., pp. 109-110. C. e L. Storoni, La Corte Bassa, tesi di restauro, fa- 84 Cfr. J. Shearman, at the Court of Ur- coltà di Architettura Università di Firenze, a.a. 1992- bino, in “The Burlingington Magazine”, vol 12, n° 1993. 803, feb. 1970, pp. 72-78. 67 Come il soffitto della «sala Grande» dell’Im- 85 A. Pattanaro, Lorenzo Costa, ritratto di gio- periale, nei cui riquadri erano dipinte le inziali dei vinetta (Eleonora Gonzaga?) 1505-1508), in Pietro duchi FM e LG. Il soffitto di Fossombrone venne Bembo e l’invenzione del Rinascimento cit., p. 197. staccato, venduto e disperso. 86 In Luzio e Renier, Mantova cit., p. 187. 68 ASMn, Archivio Gonzaga, b. 1072, c. 202. 87 Per Elisabetta la prima notte era stata dramma- Lettera di Federico Gonzaga a Leonora del 3.6.1531. tica, a causa dell’impotenza di Guidobaldo.

68 Luciana Miotto Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550)

88 In Luzio e Renier, Mantova cit., p. 195 . ne è Elisabetta, la terza figlia. La duchessa la partori- 89 Si veda Fausta Navarro, La Bella di Tiziano sce a quasi 36 anni. alla ricerca di un’identità, in M. Ciatti, F. Navarro, 94 Ivi, f.za. 235, c. 265. P. Riitano (a cura), «Quella donna che ha la veste az- 95 Ivi, f.za 235, c. 196. zurra». La Bella di Tiziano restaurata, Edifir, Firenze 96 Ivi, fza 232, c. 187 bis, lettera di Francesco 2011, pp. 13-30. Maria al Leonardi del 15. 10. 1531, da Pesaro. 90 In ben due lettere sollecita il Leonardi affin- 97 Ivi, f.za. 235, c. 481, lettera di Leonora al Le- ché sproni il Tiziano a finire «quel quadro di quella onardi del 3. 4. 1539, da Pesaro. Donna», ASF-Urb., f.za 233, c. 376; f.za 233, c. 433v. 98 Bembo, Lettere .cit., IV p. 364; la lettera a L.G. 91 Sanudo, Diarii cit., vol. 23, p. 152. del 2 agosto 1541, da Roma, è anche in Dennistoun, 92 ASF-Urb., f.za 235, c. 384, lettera di Leonora Memorie dei Duchi cit., vol. II, pp. 50-51. Il corsivo al Leonardi del 28. 1. 1536, da Pesaro. è nostro. 83 Ivi, f.za 235, c. 119, lettera di Leonora al Leo- 99 Per via della madre, Gentile, figlia naturale di nardi del 20.9.1529, da Urbino. La «putta» in questio- Federico da Montefeltro.

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Studi

I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo

di

Giulia Spallacci

Questo lavoro di ricerca si vuole porre mercato di redistribuzione del surplus delle come una ripresa delle conoscenze sulle produzioni del proprio territorio. Si crea in relazioni internazionali di Fano, integrate questo modo un sistema commerciale di do- dall’acquisizione di nuovi dati, provenienti manda e offerta. non solo dalla documentazione locale con- Nello specifico, Fano si lega al proprio servata presso la Sezione Archivio di Stato entroterra attraverso la via Flaminia, favo- di Fano, ma anche da altri centri di conser- rendone la distribuzione dei prodotti. L’ap- vazione documentaria sia italiani che stra- prodo di cui era dotata le permette di cre- nieri. arsi un piccolo bacino commerciale verso i Fano, nel Basso Medioevo, partecipa mercati della costa adriatica, grazie anche alla rivoluzione istituzionale comunale che all’appoggio e supporto di Venezia, che ne coinvolge molte città italiane. La mancanza permetteva l’azione. È proprio con Venezia di un potere centrale forte, che sia eccle- che ha inzio la determinazione di nuove ti- siastico o imperiale, porta le città italiane a pologie diplomatiche, che non hanno più un cercare proprie forme di regolamentazione valore esclusivo di alleanza militare o po- e difesa: questo contesto determina l’affer- litica, ma assumono anche connotati com- mazione della forma istituzionale del Co- merciali, che definiscono appunto i rapporti mune e, a livello legislativo, la stesura degli di relazione economica, con lo scopo di fa- Statuti. vorire determinate rotte commerciali e spe- Alla regolamentazione e organizzazione cifiche linee di distribuzione dei prodotti. interna segue la definizione della politica Tale tipologia contrattuale si sviluppa in estera, non solo limitata alla difesa terri- particolar modo nel XIII secolo ma trova toriale o alle politiche di ampliamento, ma le sue prime avvisaglie già nel XII secolo. proiettata verso la definizione di relazioni Possiamo usare come esempio Venezia per diplomatiche di alleanza politica e com- comprendere la formazione ed evoluzione merciale. Infatti le città, a causa del limi- di tale tipologia contrattuale: Venezia infatti tato territorio entro cui si sviluppano, non utilizzava il pactum come strumento diplo- possono essere totalmente autosufficienti: matico di definizione dei rapporti tra que- da qui nasce la necessità di garantire l’ap- sta e il singolo approdo adriatico. Il pactum provvigionamento, a prezzi concorrenziali, aveva carattere bilaterale e quindi le due cit- dei prodotti di prima necessità e della ma- tà contraenti si ponevano sullo stesso piano terie prime, creando allo stesso tempo un da un punto di vista formale: Venezia in re-

73 Studi pesaresi 4.2016 altà si portava in posizione di superiorità, ne assecondava tale sviluppo in quanto pro- grazie al ruolo autoassegnatosi di difensore pedeutico al proprio obbiettivo di controllo dell’Adriatico, qualità che si guadagnò già commerciale dell’Adriatico. con l’imperatore Lotario durante le lotte Per creare tale posizione di centro redi- contro i Saraceni nel IX secolo 1. Il tentativo stributivo dei prodotti del territorio, Fano veneziano di sovrastare il potere locale ren- definisce prima di tutto le proprie relazioni de i pacta assimilabili ai privilegia, ossia i con Venezia, che già nel XII secolo aveva trattati di concessione dell’Impero o del Pa- posto le basi per il suo progetto talassocra- pato verso le comunità locali. La posizione tico, quindi può avviare la creazione di una che Venezia si è creata, ovvero come unica rete di rapporti prima politici, poi trasfor- in grado di garantire la difesa dell’Adriati- mabili in incentivi al commercio. Come si co da qualsivoglia minaccia esterna, mostra vede Fano segue in forma più circoscritta come gli accordi commerciali nascano da il processo seguito dalla stessa Venezia che fattori militari di minaccia e difesa, dove il quindi crea un modello in Adriatico per la piccolo centro in guerra chiedeva aiuto ad costituzione delle alleanze commerciali. una grande potenza militare per risolvere le sorti del conflitto a proprio favore. Vene- Venezia 1141 zia chiedeva, in cambio dell’aiuto prestato, Ancona 1415 un’alleanza militare per gli anni a venire, la Marca anconetana 1202 disponibilità di rifornimenti a prezzi van- Rimini 1207 taggiosi e l’utilizzabilità di galee armate 1218 appartenenti alla stessa comunità locale e 1228 dislocate nei loro stessi porti, così da avere Ragusa 1199 immediati appoggi logistici lungo le coste. 1249 Solo in un secondo momento verranno defi- 1461 nite anche agevolazioni fiscali per favorire Spalato 1208 i propri commerci. I pacta svilupperanno Zara 1410 quindi tre funzioni fondamentali: diploma- Prospetto dei trattati sottoscritti da Fano nel Basso tica e militare nel XII secolo e successiva- Medioevo mente economica nel XIII secolo 2. In questo sistema di talassocrazia vene- ta, Fano cerca di ritagliarsi uno spazio com- Il patto con Venezia del 1141 3 merciale nel tentativo di crearsi un proprio mercato, finalizzato a garantire un facile ap- Il modello da cui tutto parte, come detto, provvigionamento dei prodotti di cui aveva è il patto tra Venezia e Fano del 1141. Que- necessità, tentando di porsi come centro di sto trattato è considerato il primo che abbia redistribuzione per i prodotti provenienti valore commerciale, non a caso è sottoscrit- dai centri del territorio pesarese e umbro to da Venezia, che già nell’XI secolo am- che si affacciavano sulla via Flaminia: la biva al controllo economico dell’Adriatico, volontà era quella di sfruttare la propria che ebbe inzio in Istria e Dalmazia 4. strategica posizione di avamposto in Adria- Venezia nel XII secolo riuscì ad accre- tico, sfruttando l’appoggio di Venezia, che scere la propria potenza marittima, grazie

74 Giulia Spallacci I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo anche alla stipulazione di accordi com- ta privilegiata per i propri commercianti. merciali con le diverse cittadine adriatiche. Il trattato di alleanza tra Fano e Vene- Questi accordi permettevano a Venezia di zia si compone di tre parti: le promesse del ottenere punti di appoggio lungo la naviga- doge 11, le promesse dei consoli di Fano 12 e zione, esenzioni daziali, e nuovi bacini di il trattato di pace tra Fano e Pesaro 13, tutti approvvigionamento con lo scopo di avere attentamente studiati ed analizzati da Barto- sempre a disposizione le materie prime di li Langeli nel 1993. Il documento ufficiale cui era priva 5. Le rivali in tale tentativo di conservato da Venezia è privo della parte controllo dell’Adriatico furono prima Ra- concernente le promesse del doge. Venezia, venna e poi Ancona 6: si può quindi notare grazie ai trattati che va redigendo con le come le alleanze commerciali assumevano città marchigiane 14, crea un vero e proprio anche il ruolo di alleanze politiche nel ten- impero dove tali città erano formalmente tativo di limitare l’attività di tali avversari. sottomesse alla Repubblica, nonostante gli Nel 1140 Fano si trova ad essere accer- accordi prevedessero parità giuridica 15. In chiata dalle città di Fossombrone, Senigal- questo modo Venezia non conquistava un lia e Pesaro, per questioni legate a conten- territorio ma una piazza commerciale, così ziosi territoriali 7. Le tre alleate riescono a da poter raggiungere il monopolio dei com- trovare l’appoggio di Ravenna, ponendo merci in Adriatico 16. Per questo gli archivi così Fano in una condizione di forte diffi- ufficiali di Venezia conservano solo le pro- coltà. Quest’ultima decide quindi di rivol- messe dei Fanesi 17, dove appunto emerge il gersi a Venezia, con la quale già da qualche carattere di dipendenza di Fano da Venezia; tempo intratteneva relazioni commerciali le reciproche promesse sono conservate e che in quello stesso periodo era in lotta nell’archivio fanese 18, con lo scopo invece con Ravenna per il controllo dell’Adriati- di sottolineare come tale accordo prevedes- co 8. È Amiani a raccontarci le vicende che se la parità giuridica. portarono alla redazione di questo trattato 9. Il documento riguardante le promesse Quindi Fano per prima cosa ricerca aiuto del doge ci è noto grazie ad una trascrizione militare e Venezia non si lascia scappare del 1400 inserita all’interno di una raccolta l’opportunità di mettere le mani nel terri- privata poi confluita nell’Archivio di Stato torio marchigiano, ponendo le basi per co- di Venezia 19, insieme ad una copia quattro- struirsi quella rete di alleanze utili a contra- centesca del documento conservato presso stare lo sviluppo commerciale di Ancona, l’Archivio di Fano 20. A quanto pare però dannoso per il progetto veneto di controllo Amiani ebbe la possibilità di trascrivere il mercantile dell’Adriatico e che portò non documento dall’originale, che riportò nella poche guerre con la stessa Ancona 10. Inol- sua opera storica 21. Nel documento sono tre Venezia cerca di ottenere facili approv- ricordate le antiche relazioni tra le due cit- vigionamenti di frumento, olio e vino di cui tà (secundum antiquam consuetudinem), essa era carente, ma alla base dell’economia come già raccontava Giovanni Diacono per produttiva delle Marche, cercando appunto il secolo X 22. Il primo documento con le accordi commerciali in grado di rendere più promesse dei consoli fanesi, e presente tra facili e meno costosi gli acquisti in questo i documenti ufficiali della Serenissima, ha territorio, favorendo la creazione di una rot- soprattutto il carattere di alleanza militare,

75 Studi pesaresi 4.2016 infatti Venezia chiedeva a Fano il manteni- da Venezia, nell’ultimo documento, conser- mento di una galea in funzione antiancone- vato tra i documenti ufficiali dell’Archivio tana in cambio dell’aiuto prestato. Questo di Venezia, vengono sottoscritti gli accordi ci mostra la potenza economica di Fano in di pace tra Fano e Pesaro 28, eseguiti grazie tale periodo, in grado di provvedere a pro- all’arbitrato del legato del doge, Giovanni prie spese ai sistemi militari 23. Nonostante Badoer. Gli accordi prevedevano una pace questo, i fattori di sottomissione emergono di 50 anni e la ridefinizione dei confini. continuamente, infatti gli accordi stabili- Questa raccolta documentale, oltre ad vano che Fano dovesse sempre consultare assumere un importante ruolo nell’ambito Venezia prima di prendere qualsiasi tipo di della definizione delle relazioni interna- iniziativa bellica: in questo modo Venezia zionali di Fano, a livello locale ci permette controllava la politica estera di Fano 24. Gli di definire un contesto cronologico in cui accordi inoltre stabilivano che Fano doves- inserire l’istituzione del Comune a Fano: se, ogni anno, rifornire di olio le lampade infatti per la prima volta vengono citati il della basilica di S. Marco e degli appar- Consiglio cittadino (sapientes) e i conso- tamenti del doge: questo ci mostra altresì li e la sua importanza internazionale viene l’importanza della produzione olearia nel mostrata attraverso la citazione dello stesso territorio fanese. Il trattato inoltre definiva documento all’interno della storia riminese l’istituzione di una giurisdizione speciale, di Tonini 29. cui rivolgersi nel caso di contenzioso tra Il patto di alleanza tra Fano e Venezia veneziani e fanesi 25: la costituzione di un si manterrà valido fino al 1509. Il papa tribunale specifico che si occupi della giuri- Alessandro VI diede nel 1501 il vicariato sdizione commerciale ed internazionale ca- della città a Cesare Borgia: questi conces- ratterizzerà sempre gli accordi commerciali se importanti agevolazioni fiscali alla città che si andranno da qui in avanti costituen- ma, già l’anno successivo, fu destituito. Le do nelle città mediterranee, determinando città limitrofe, nonostante il suo allontana- quindi una legislazione e giurisdizione spe- mento, vollero vendicarsi dei suoi soprusi cifica per la materia commerciale, dove il e, invidiosi dei forti vantaggi fiscali ottenuti fattore legislativo principale con cui opere- da Fano, si scagliarono contro la città stes- ranno tali giudici saranno, insieme agli sta- sa. Anche in tale situazione Fano si trova tuti, anche i trattati sottoscritti tra le diverse a chiedere ulteriormente aiuto a Venezia 30. città cui sottostavano i mercanti. Questo continuo ricorrere all’aiuto veneto Questo primo documento viene sotto- ovviamente metteva in secondo piano il po- scritto dai consoli e da tutti i membri del tere del Papato, che dopo la destituzione dei Consiglio del Comune, di cui ci resta l’elen- Malatesti controllava direttamente la città. co dei nominativi 26: di tali nomi però non Nel 1503 sale al soglio pontificio Giulio II possiamo avere la certezza che siano corret- che, nel tentativo di avere maggiore con- ti perché, come sottolinea Bartoli Langeli, trollo sulla città annullerà tale accordo nel spesso questi erano traslitterazioni in latino 1509 31. Inoltre siamo nel periodo della lega di nomi ormai volgari, quindi trascritti e di Cambrai sottoscritta appunto nel 1509 tra reinterpretati dalla cancelleria veneziana 27. il Papato, la Francia, il regno di Napoli, gli Dopo che Fano accettò le condizioni dettate Asburgo, il ducato di Ferrara e Savoia e il

76 Giulia Spallacci I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo marchese di Mantova, in funzione antive- a cui presero parte, nuovamente come arbi- neta, accusata di essere in collusione con i tri della contesa, i Veneziani e Carlo Ma- Turchi: con tale accusa si voleva raggiunge- latesta, signore di Rimini e Fano 33. Tale re l’obiettivo di eliminare il potere econo- vicenda è facilmente ricostruibile leggendo mico veneto e questo obiettivo poteva esse- gli atti svolti dal consiglio comunale di An- re raggiunto anche eliminando la sua rete di cona, dove si succedono i vari tentativi di alleanze, tra cui quella con Fano. accordo 34. Ancona, a causa della pressione vene- ziana per la politica commerciale da essa Gli accordi con Ancona portata avanti in Adriatico, già ampiamente descritta nei paragrafi precedenti, cerca a Ancona fu sotto il dominio dei Mala- più riprese di avvicinare a sé le città mar- testi dal 1348 al 1353 grazie allo stato di chigiane, soprattutto con l’intento di porsi confusione provocato dalla Peste nera. La come centro di redistribuzione dei prodot- riorganizzazione dell’Albornoz porta alla ti del territorio marchigiano grazie al suo restituzione del controllo diretto papale del- porto. Gli accordi commerciali che Ancona la città e alla definizione dei territori attri- sottoscrive, non solo con le città marchigia- buiti alla signoria malatestiana quali vicari ne ma anche con i centri della costa adria- pontifici. L’attività dell’Albornoz non pone tica, sottolineano appunto tale fattore per termine alle guerre per accrescere i domini essa strategico: il tentativo è quello di mo- delle signoria, i cui territori attribuiti, pur- nopolizzare la confluenza e distribuzione troppo per lei, non comprendono Ancona, dei prodotti delle Marche. Da qui l’interes- ma l’interesse ad avvicinarsi alla principa- se malatestiano per la città dorica, dapprima le infrastruttura commerciale del territorio tentando di ottenere il controllo diretto sulla marchigiano permane. città, poi attraverso la manovra, già pro- Una nuova occasione si manifesta nel vato per due secoli da Venezia, di isolarla 1410, quando la città è sottoposta alle scor- commercialmente, cercando di sostituirsi rerie dei capitani di ventura; per difendersi ad essa come centro di transito all’interno il comune decide di chiedere aiuto ai Ma- della rotta commerciale tra la Toscana e la latesti mandando un’ambasciata a Carlo Dalmazia, come hanno mostrato in varie Malatesta signore di Rimini e Fano con sedi, gli studi di Bettarini e della Pinelli 35. l’intento di creare una lega: il tentativo non Carlo, grazie a tale lega, impedisce al andò in porto visto che i Malatesti di Pesa- cugino Galeazzo di realizzare il proprio ro erano convinti della necessità di un con- progetto, ponendosi in posizione di arbitro trollo diretto sul principale centro mercan- della contesa ed evitando allo stesso tem- tile dell’Adriatico centrale. Così nel 1412 po l’accerchiamento del territorio fanese i Malatesti di Pesaro tentano, attraverso (come invece subirà successivamente Si- Galeazzo figlio di Malatesta, di conquista- gismondo Pandolfo), così da salvaguarda- re Ancona, anche se presto dovranno ricre- re il proprio territorio e riportando il tutto dersi, poiché Ancona riuscì a trovare nuovi allo status quo 36. Questa ricostruzione de- alleati nelle città di Urbino, Forlì e Fano 32. gli assetti geopolitici, anteriori alle guerre A questa vicenda seguirono i trattati di pace di confine tra i Malatesti e Ancona, trova

77 Studi pesaresi 4.2016 espressione nell’accordo di pace che defini- Le due fazioni in lotta quindi vedono sce al suo interno proprio aspetti connessi ai da una parte Pesaro, Ancona, Senigallia, rapporti commerciali, alla base degli scontri Camerino e Recanati e dall’altra Fano, Ca- militari: infatti nel 1415 Malatesta deciderà stelfidardo, Civitanova, S. Elpidio, Offida, di ripristinare i privilegi ai mercanti di tut- Osimo e Fermo, alleanze che si manterrano ti i territori malatestiani fino a Cesena nel pressochè invariate fino all’epoca signori- porto di Ancona e garantendo allo stesso le. Purtroppo unica fonte su tale accordo è tempo vantaggi commerciali ai mercanti lo storico Amiani: senza la sua opera non anconetani nei territori malatestiani. An- sarebbe per noi possibile ricostruire interi che se, di fatto, politicamente la situazione periodi storici della città. Questo accordo venne ripristinata, in realtà Ancona rimanse definisce i preamboli della costituzione dei danneggiata nelle sue relazioni con Ragusa trattati con Venezia del 1228 39: in questo (la principale intermediaria commerciale di caso la costituzione di alleanze militari in Ancona) impedendo di sfruttare al massimo seno al territorio marchigiano assume anche questa disponibilità malatestiana, poiché valore economico. Siamo nel 1202, in una Ragusa, per le tensioni politico-economi- fase in cui Venezia ancora non ha definiti- che, continuerà a preferire Pesaro come vamente costruito il suo impero marittimo, scalo alternativo ad Ancona almeno fino al come avverrà da lì a pochi anni: infatti il 1440 37. suo inserimento in tale diatriba territoriale Questi accordi tra Ancona e la signoria con il trattato del 1228 ha lo scopo econo- malatestiana cercano di ricostruire i rap- mico di danneggiare Ancona e inserirsi in porti ormai logori tra i due comuni per le un importante mercato di approvvigione- questioni sopraindicate di carattere territo- mento, come è quello marchigiano. riale, oltre a definire rapporti economici che Unico elemento economico che emerge permettano a Fano di avere facile accesso al nel trattato del 1202 è la frode, principio porto anconetano per i suoi prodotti e, per caratterizzante i trattati commerciali e alla Ancona, tentare la difficile strategia di con- base delle alleanze mercantili, poiché la trollo sui mercati della costa marchigiana, salvaguardia dalla frode economica garan- come riuscì a fare Venezia sull’Adriatico. tisce il mantenimento dell’amicizia politi- ca e il vantaggio economico per le realtà contraenti. Nei trattati commerciali del I rapporti con la marca anconetana 38 Basso Medioevo la frode si pone come il tentativo di mercanti stranieri, che cerca- Gli accordi sottoscritti nel 1202 han- no di identificarsi come mercanti apparte- no soprattutto valore militare, di trattato nenti a realtà commerciali in relazione con di pace a seguito dei continui scontri per la piazza mercantile raggiunta, al fine di i confini, e mostrano la costituzione delle usufruire dei vantaggi fiscali a questi ulti- classiche due fazioni nel territorio marchi- mi attribuiti, frodando appunto gli ufficiali giano: una che vede a capo Ancona e l’altra della dogana. Questo aspetto caratterizza Venezia, portando lo scontro territoriale, soprattutto i trattati del XII-XIII secolo e caratterizzante i trattati del XII secolo, sul quelli del XV-XVI secolo (che definiranno piano economico. anche le pene pecuniarie per chi si mac-

78 Giulia Spallacci I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo chia di tale realto) e ne sono esempi chia- ternazionale” sia sempre presente in questa ri i trattati di Fano con Ragusa del 1199 e tipologia di contratti. Anche in questo caso la richiesta del Comune di Ancona a Zara si sottolinea la necessità che non avvengano nel 1525 di fornire ai propri mercanti do- frodi reciproche, riguardanti quasi sicura- cumenti utili alla loro identificazione, im- mente il tentativo da parte dei mercanti di pedendo che mercanti stranieri potessero ottenere vantaggi fiscali non previsti dagli identificarsi come Zaratini 40. accordi sottoscritti. Il trattato fu redatto presso la chiesa di San Giovanni Ugonis a Fano a riprova che il consiglio cittadino Gli accordi con Rimini 41 non si riunisce più nel palazzo del conte Gualterio ubicato presso l’antico anfiteatro Come per Fano, fonte storica principale romano, come individuò il Bernacchia per è lo storico settecentesco Amiani, così prin- il 1203 42, ma avrebbe trovato collocazione cipale punto di riferimento per chi si accin- in una nuova sede, appunto in tale chiesa, ge allo studio della storia riminese è Luigi attualmente non più esistente, ma che se- Tonini. La maggior parte degli accordi noti, condo la Iorio trovava ubicazione 43 in via e qui ripresi ed analizzati, sono stati da lui Montevecchio, dove sorgerà la futura corte raccolti. malatestiana, avvicinandosi quindi all’area I primi accordi testimoniati risalgono in cui nel 1299 troverà posto il palazzo del al 1207 e, come affermato, hanno carat- Podestà. tere militare, mentre il fattore economico Il trattato del 1218 conferma gli accordi emerge soprattutto in merito alla questio- sottoscritti undici anni prima, rinnovando ne della frode, che poteva generarsi tra i l’alleanza e le varie clausole. mercanti delle rispettive città. Il casus belli Come esposto nel capitolo precedente, che determina la costituzione di tale accor- nel giugno 1228 Venezia avvia i primi ac- do tra Fanesi e Riminesi è la costituzione cordi con le città marchigiane in funzione di un’alleanza contro Pesaro: si sottolinea antianconetana, definendo un accordo di al- nell’accordo che l’alleanza non doveva por- lenza militare con Osimo, Recanati, Castel- si in contrasto con i massimi poteri, ossia la fidardo e Numana 44. A tale trattato seguirà Chiesa e l’Impero, e a questi viene aggiunta a settembre dello stesso anno un’estensione anche Venezia, riconoscendo ormai il suo degli accordi alle città di Rimini, Fano e Se- valore incontrastato in Adriatico. Viene nigallia in opposizione ad Ancona, Pesaro e garantita la possibilità ai profughi dal terri- Jesi 45. Gli accordi prevedevano, come visto, torio pesarese, comprendente soprattutto la non solo aspetti militari ma anche strumen- valle del Foglia, di essere accolti a Rimini e ti per facilitare le relazioni economiche: tra Fano, mostrando quindi carattere di magna- queste compare l’esenzione dalla tassa di nimità. Vengono definiti gli aiuti militari a arboratico, ossia la tassa per l’accesso ai sostegno dell’alleato in termini di uomini porti, insieme al rinnovo della volontà di armati. Si costituisce un tribunale speciale controllo da parte di Venezia delle dichiara- nel caso in cui un fanese commetta reati in zioni di guerra delle città alleate, come già territorio riminese e viceversa, mostrando fece con Fano nel 1141. quindi come tale elemento di giustizia “in- L’appartenenza ad un unico sistema po-

79 Studi pesaresi 4.2016 litico, ossia la signoria malatestiana, deter- di Sanctae Mariae Maioris individua il do- mina per il XIV e XV secolo la mancanza cumento citato da Gestrin, che rende noto di accordi politico-militari e commerciali attraverso il suo regesto 52. tra Fano e Rimini, in quanto non necessari La difficoltà di accesso alla produzione per la presenza di un’unica linea di azione storiografica croata, sia per motivi geogra- politico-economica, anche se, come visto, fici che linguistici, ha impedito fino ad oggi per la parentesi malatestiana di Ancona non di constatare che tale trattato fu edito da sempre ciò è avvenuto, poichè i dissidi in- Ljubić nella raccolta diplomatica dei Monu- terni familiari provocheranno il sorgere di menta Spectantia Historiam Slavorum Me- forti contrasti caratterizzanti l’area. ridionalium, il cui primo volume compare nel 1868 53. Senza entrare nel merito degli studi di Gestrin, possiamo però sicuramente Gli accordi con Ragusa affermare che l’epoca della digitalizzazio- ne ha permesso di superare i limiti e confini Il patto con Ragusa del 1199 46 che si sono alzati tra le due sponde del mar Ragusa (Dubrovnik) nel XV secolo si Adriatico negli ultimi due secoli, mentre dota di una cronaca locale 47 redatta da Gio- per le epoche precedenti gli storici sono vanni Gondulae. Nel testo sono segnalati dell’idea che vi fosse maggiore unità adria- anche i rapporti commerciali che la città in- tica anzichè italica 54. È comunque strano tratteneva con altre città adriatiche, in par- che uno storico sloveno che lavorò molto ticolare si richiama qui il trattato del 1199, in Italia nell’ambito degli studi sulle migra- stilato con la città di Fano 48. zioni degli Slavi nel XV secolo, che viveva Per primo Gestrin, nel 1972, conferma nell’ex Jugoslavia e aveva accesso al quel l’esistenza di questo trattato, redatto tra gruppo culturale quale è stato l’Accademia le città di Fano e Ragusa nel 1199, dando di scienze e arti jugoslava, promotrice delle valore storico alle affermazioni di Gon- edizioni dei diplomata slavi, non conosces- dulae 49. Gestrin, parlando delle relazioni se direttamente questa fonte 55. tra le due coste adriatiche, accenna all’e- Il trattato ha prevalente carattere di alle- sistenza di questo documento conservato anza politica e sottolinea la libertà di transi- presso l’Archivio di Stato di Dubrovnik 50, to nei reciproci territori. descrivendolo come la più antica testi- monianza delle relazioni commerciali tra Il trattato del 1249 le due città. Non ne descrive il contenuto Gondulae fa poi cenno al rinnovo dei ma inserisce semplicemente, all’interno rapporti tra le due città attraverso la sotto- dell’articolo, l’immagine del documento scrizione di un nuovo accordo che avrebbe stesso. Pochi anni dopo, nel 1977, Lume favorito le relazioni commerciali e che egli esegue uno studio presso l’Archivio Sto- data al 1231 56. Sulla base di tale fonte Voje, rico di Dubrovnik 51, con l’obiettivo di Anselmi e Harris riferibbero appunto della redigere un repertorio concernente i do- costituzione di veri e propri accordi com- cumenti conservati nell’archivio stesso e merciali tra Ragusa e Fano proprio in tale riguardanti le relazioni di Ragusa con la anno 57. costa marchigiana. Nel fondo archivistico Lume, sulla base dei suoi studi prece-

80 Giulia Spallacci I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo dentemente illustrati, attesta che nel 1249 furono solo due, uno del 1199 e l’altro del fu stipulato un nuovo trattato tra le due 1249. Si deve inoltre considerare che nel città, destinato a regolamentare la mate- 1231 Ragusa, a seguito della cacciata del ria commerciale e a favorire agevolazioni conte veneto, ricerca nuove alleanze pro- fiscali ai mercanti che accedevano nei ri- prio in area romagnola, in particolare con spettivi porti 58. Rimini e conseguentemente con Ferrara 62. Pensare alla presenza di due trattati, uno Per quanto riguarda il trattato del 1249, del 1231 e uno del 1249, sembra alquanto di cui Lume testimonia l’esistenza, si può improbabile in quanto entrambi proporreb- pensare che negli anni ’70 l’accesso al Co- bero le stesse tematiche, anche se li si può dex Diplomaticus regni Croatiae, Dalma- sempre considerare come rinnovo l’uno tiae, Slavoniae, che conserva l’edizione dell’altro. Il primo accordo però dovrebbe di tale trattato e raccoglie le edizioni della mostrare l’indicazione di una scadenza e il gran parte delle pergamene del fondo archi- secondo indicare la costituzione del rinno- vistico Acta S. Mariae Maioris, non fosse vo di un precedente accordo. Inoltre Lume semplice per chi frequentava l’archivio ra- e Gondulae avrebbero, per cosi dire, avuto gusino, sia che fossero storici jugoslavi o accesso alla stessa documentazione, quindi italiani. La pubblicazione di tale diplomata- non si comprende un’eventuale omissione rio avvenne presso l’Accademia di scienze da parte di Gondulae per il trattato del 1249, e arti jugoslava (ora croata) di Zagabria 63. mentre per Lume si può sempre spiegare la Infatti se Lume avesse avuto la possibilità mancata attestazione del trattato del 1231 di conoscere questo diplomatario, si sareb- come una perdita e dispersione di materiale be accorto che entrambi i trattati con Fano documentario. erano stati editi 64, ma egli, a quanto pare, La verifica presso l’archivio di Du- ebbe solo la possiblità di accedere al fondo brovnik e l’uso dei sistemi informatici ha dell’archivio ragusino, come sicuramente è permesso di risolvere in parte questo pro- stato anche per Voje e Anselmi, che oltre- blema. Si osserva infatti che il fondo degli tutto si limitarono a citare la sola visione di Acta S. Mariae Maioris, che conserva tutte Gondulae. le pergamene che riguardano i trattati sotto- Anche ora l’accesso a tale diplomatario scritti da Ragusa del IX al XVI secolo, con- è difficile in quanto le biblioteche italiane serva un trattato del 1231 59 che Smičiklas conservano solo pochi volumi della stessa attribuì a Fermo 60. Lo stesso però, secondo collezione, tra cui la Biblioteca centrale Polverari, era da attribuire a Ferrara, sottoli- dell’Università di Trieste e la Biblioteca neando che questo, per la difficoltà di lettura Marciana. Per fortuna, l’informatizzazione ed interpretazione, fu attribuito a Senigallia e la digitalizzazione dei Beni culturali cor- e a Rimini da parte di Gelcić, l’archivista rono in nostro aiuto permettendoci la più che riordinò tale fondo a inizio ‘900 61. Que- ampia possibilità di conoscenza di questa sta incongruenza di lettura generata dal de- fondamentale pubblicazione per la cono- grado della pergamena può aver provocato scenza della storia medievale della Croazia: l’errore di attribuire la stessa a Fano e prima infatti dal 2009 l’Accademia di scienze e ancora a Senigallia, a Fermo e Rimini. Per arti croate ha reso accessibile tutte le sue cui si può pensare che i trattati con Fano pubblicazioni in formato digitale 65.

81 Studi pesaresi 4.2016

Nel trattato sottoscritto in terra fanese, ziale per i mercanti ragusei che giungevano partendo dalla richiesta di due commercian- in città. Inoltre il documento ci aiuta nel ti ragusini, Fano riconosce a tutti i mercanti ricostruire la rete dei prodotti commercia- di Ragusa la libera circolazione e sicurezza ti che circolavano in Adriatico: dalla costa nel proprio territorio, inoltre si stabilisce dalmata giungevano a Fano pellami, metalli che nell’arco di due mesi i Ragusini sotto- preziosi, tessuti, mentre, da Fano, Ragusa scrivano gli stessi accordi con Fano e glieli acquistava prevalentemente prodotti agri- inviino, mostrando quindi i tempi medi ne- coli, panni, guado, cenere per la produzione cessari per tale attività diplomatica. Non a di sapone, vasellame, aglio, cipolle 67. Inol- caso il testo che si conserva nell’archivio di tre i ragusei potevano facilemente scaricare Dubrovnik descrive le promesse e conces- le loro merci e fare uso dei fondaci cittadini. sioni di Fano a Ragusa, mentre invece man- Il commercio dei panni e della lana invece chiamo delle concessioni di Ragusa a Fano. doveva seguire i regolamenti dell’arte del- Ragusa inoltre promette che, se non fossero la lana introdotta dagli stessi Malatesti tra stati rispettati gli accordi di sottoscrizione, 1399 e 1422 e controllata, come le altre cor- il contratto appena redatto sarebbe decadu- porozioni, dal vicario delle gabelle 68. to. Non avendo a disposizione il documen- to di convalida, non possiamo sapere come siano proseguiti i rapporti tra le due città. Il patto con Spalato del 1208 69 Possiamo però ipotizzare che essi si man- tennero buoni, visto che troviamo nuove Questo accordo è espressione della nuo- promesse stipulate con i Malatesti. va situazione della Dalmazia a seguito della conquista di Costantinopoli da parte di Ve- Il patto tra Ragusa e i Malatesti del 1461 66 nezia nel 1204. Tale conquista porta Venezia I legami con la città di Ragusa sembra a controllare tutto il territorio della Dalma- non abbiano avuto battute di arresto nel cor- zia 70. La nuova situazione politica, instaura- so dei secoli anzi, grazie ai Malatesti, i rap- tasi sulla costa adriatica orientale, favorisce porti con la costa dalmata si intensificano. la definizione di nuovi accordi commerciali. Nel 1461 Sigismondo Pandolfo Mala- Di questo trattato purtroppo conserviamo testa rinnova l’alleanza sottoscritta già dal solo un documento tardo del 1704, poi ri- padre Pandolfo III nel 1423 con la città di proposto da Amiani nell’appendice alla sua Ragusa. Questi due documenti malatestia- opera. ni possono essere facilmente considerati La verifica presso gli archivi di Zara, rinnovi dell’alleanza redatta due secoli e che conservano anche la documentazione mezzo prima. Il trattato del 1423 ci è noto relativa a Spalato, non ha potuto portare solo attraverso la citazione dello stesso nel dati ulteriori a quelli già noti, infatti la do- trattato del 1461 e quest’ultimo non si do- cumentazione pubblica su Spalato ha inizio vrebbe discostare molto dal primo perché si nel 1352 71. dice, all’interno dello stesso, che si vanno a Il trattato, sottoscritto dai consoli fanesi rinnovare i patti già esistenti senza apporta- insieme ai rappresentati della città di Spa- re grandi modifiche allo stesso. Il documen- lato, definisce innanzi tutto un rapporto di to del 1461 sottoscriverebbe l’esenzione da- non belligeranza, in ossequio ai rapporti che

82 Giulia Spallacci I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo entrambe le città avevano con Venezia. Il Venezia riacquista il possesso delle saline documento quindi prevedeva esenzioni dai di Pago, ed ad essa applicò la stessa politi- dazi e una regolamentazione giuridica spe- ca attuata con Cervia, con aumento dei dazi cifica nel caso di contenzioso tra gli abitanti e limitazione della produzione, rendendo delle due città, come per altro appare an- non più economico l’approvigionemento in che nei trattati precedentemente analizzati. questa salina, il cui mercato principale era- Come si può osservare, è ripreso lo schema no il sud della Dalmazia e l’Albania 74. Que- del trattato che Fano già aveva sottoscritto sto aumento dei prezzi, dopo il passaggio con Venezia, definendo quindi la presenza di Cervia a Venezia nel 1463 e di Pago nel di un modello diplomatico comune alle can- 1412, unito al monopolio della sua produ- cellerie della costa adriatica. zione nel 1487, crea la necessità di ricercare nuovi luoghi di approvvigionamento so- prattutto per il territorio marchigiano, che a Il patto con Zara del 1421 tali centri di produzione afferiva. Gli accor- di del 1336 tra Venezia e Cervia impongono Questo non è considerabile un vero e la distribuzione al solo mercato romagnolo, proprio trattato, ma la verifica della presen- costringendo le Marche, già all’epoca, ad za di accordi commerciali tra Fano e Zara, indirizzarsi verso il sale di Pago. Quindi in particolare si definiscono le modalità di Fano, pur avendo ottenuto il ruolo di cen- acquisto di sale da parte dei Malatesti at- tro di redistribuzione per l’entroterra mar- traverso mercanti di Zara e di Venezia 72. chigiano del sale cervese, nel periodo della Siamo nel periodo del controllo monopoli- dominazione malatestiana continua a man- stico di Venezia sulla distribuzione di sale tenere quote di approvvigionamento anche dei maggiori centri produttori in Adriatico: da Pago, attraverso Zara, come fece dal Chioggia, Cervia e Pago. L’area marchigia- 1336. Venezia continuerà dopo la ripresa na, grazie al possesso da parte della signoria del controllo su Cervia e Pago a mantenere malatestiana di Cervia, aveva ottenuto un tale politica protezionistica, che però porta facile approvvigionamento, garantito fino solo all’allontanamento verso altri mercati, alla vendita di Cervia a Venezia nel 1463: infatti Ancona sfrutterà gli stretti legami attraverso il registro dell’ufficiale del sale, commerciali con Ragusa per rifornirsi di conservato nel fondo dei codici malatestia- sale brindisino nel 1442, a cui però Venezia ni a Fano, si testimonia la produzione e di- risponderà imponendo ad Ancona l’approv- stribuzione di tale prodotto. Ma nonostante vigionamento da Cervia nel 1491 75. Venezia non abbia più un controllo diretto Nei diversi registri dei codici malate- su Cervia nella prima metà del XV secolo, stiani, afferenti soprattutto al periodo di la sua politica commerciale con limiti di dominazione di Pandolfo III, compaiono produzione, controllo delle vie di distribu- continuamente aspetti connessi alle atti- zione e dazi elevati, continua a premere sul vità di commercio di Fano con le diverse mercato del sale del nord Italia. Già i trattati città dell’Italia: Mantova, Ferrara, Brescia, imposti nel XIII e XIV secolo a Cervia ave- Cremona, Gubbio, Fabriano e insieme a vano fortemente limitato la produzione 73. queste città del nord Italia spicca appunto Bisogna inoltre considerare che nel 1412 Zara, quale centro di approvvigionamento

83 Studi pesaresi 4.2016 per il sale di Pago, che va ad integrare la comune contro le frodi, tribunali specifici produzione e distribuzione di sale cervese, per giudicare le cause tra i cittadini apparte- controllato in questo breve periodo dai Ma- nenti alle città sottoscriventi l’accordo. Tale latesti, prima del ritorno veneziano. modello inizia a formarsi nel XII secolo, per poi svilupparsi in modo completo nel XIII e giungere senza troppe varianti fino al XV Conclusioni secolo. Inoltre si osserva come la politica commerciale sia particolarmente fervente Si può dunque affermare che Fano nel- in epoca malatestiana, quando registriamo le sue relazioni marittime segue schemi un’attività diplomatica serrata da parte Pan- abbastanza canonici che riprendono preva- dolfo III e del figlio Sigismondo Pandolfo, lentemente il modello imposto da Venezia finalizzato soprattutto a confermare e pro- in Adriatico: alleanza militare, libertà di muovere gli accordi economici già in essere accesso ai porti, esenzioni daziali, politica nel corso dei secoli precedenti.

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1 Pactum Lotharii I, MGH, LL, II, Capit. Regg. ASVe, Miscellanea atti diplomatici e privati, b. 1, n. Franc., II 1, Hannoverae 1890, pp. 130-135, n. 233. 28; Luzzatto, I più antichi trattati cit., pp. 47-49, pp. 2 Gli accordi con Curzola, 1352-1421, cur. E. 56-60; Bartoli Langeli, op. cit., pp. 44-47 e 50-51. Orlando, Roma 2002, pp. 66-70; A. Carile, Vene- 13 ASVe, Miscellanea atti diplomatici e privati, zia e Bisanzio, in Le relazioni internazionali nell’al- b. 1, n. 28; Luzzatto, I più antichi trattati cit., pp. 45- to Medioevo, Settimane di studio della Fondazione 46; Bartoli Langeli, op. cit., pp. 52-55. Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, LVIII, 14 Luzzatto, I più antichi trattati cit. Spoleto 8-12 aprile 2010, Spoleto 2011, pp. 629-690; 15 Bartoli Langeli, op. cit., p. 11. M. Pozza, G. Ravegnani, I trattati con Bisanzio 992- 16 Ibid., p. 12. 1198, Venezia 1993, pp. 78-102; S.F. Fabijanec, Gli 17 ASVe, Miscellanea atti diplomatici e privati, scambi economici sulla costa adriatica orientale nei b. 1, n. 28. XV-XVI secoli, in Raukarov zbornik, Zagreb 2005, pp. 18 SASFa, ASC, Ufficio di Cancelleria, Registri, 672-690. II, c. 63r. 3 Sezione Archivio di Stato di Fano (d’ora in 19 ASVe, Secreta, Codice Trevisaneo, c. 204r. poi SASFa), Archivio Storico Comunale (d’ora in 20 Bartoli Langeli, op. cit., pp. 25-30. poi ASC), Ufficio di Cancelleria, Registri, II, c. 63r; 21 Amiani, II, appendice pp. VII-VIII. Archivio di Stato di Venezia (d’ora in poi ASVe), 22 Iohannes Diaconus, Chronicon Venetum, Secreta, Codice Trevisaneo, c. 204r; P.M. Amiani, eMGH, SS 7, p. 24. Memorie istoriche della città di Fano, ms. Biblioteca 23 R. Bernacchia, Incastellamento e distretti ru- Federiciana, 1751, II, appendice pp. VII-VIII; ASVe, rali nella Marca anconitana, secoli X-XII, Spoleto Miscellanea atti diplomatici e privati, b. 1, n. 28. 2002, pp. 7-54. 4 Sul ruolo di Venezia in Istria e Dalmazia nel XI 24 A. Bartoli Langeli, op. cit., p. 12; Amiani, I, secolo v. G. Praga, Storia della Dalmazia, Padova p. 157; ASVe, Miscellanea atti diplomatici e privati, 1954; C. De Franceschi, L’Istria. Note storiche, Pa- b. 1, n. 28. renzo, 1879; dal 1002 il doge assume il titolo di Dux 25 A. Bartoli Langeli, op. cit., p. 10. Venetiae et Dalmatiae. 26 ASVe, Miscellanea atti diplomatici e privati, 5 A. Bartoli Langeli, Il patto con Fano 1141, Ve- b. 1, n. 28. nezia 1993, p. 10. 27 Bartoli Langeli, op. cit., p. 34. 6 G. Luzzatto, I più antichi trattati tra Venezia 28 ASVe, Miscellanea atti diplomatici e privati, e le città marchigiane, Venezia 1906, già pubbl. in b. 1, n. 28. “Nuovo archivio veneto”, n.s., v. XI, p. 5. 29 L. Tonini, Storia civile e sacra riminese, Rimi- 7 Luzzatto, op. cit. p. 6. ni 1848-1887, II, p. 353. 8 Amiani, I, p. 119; Iohannes Diaconus, Chroni- 30 F. Battistelli, Fano. Storia, monumenti, escur- con Venetum, elektronische Monumenta Germaniae sioni, Senigallia 1973, pp. 30-33. Historica (d’ora in poi eMGH), SS 7, p. 24. 31 SASFa, ASC, Pergamene, vol. I, n. 92; A. 9 Amiani, I, pp. 140-141. Zonghi, Repertorio dell’antico archivio comunale di 10 Boncompagno da Signa, L’assedio di Ancona, Fano, Fano 1888, p. 199. cur. P. Garbini, Roma 1999; M. Natalucci, Ancona 32 Archivio di stato di Ancona (d’ora in poi attraverso i secoli, Città di Castello 1961. ASAn), Archivio comunale di Ancona (d’ora in poi 11 SASFa, ASC, Ufficio di Cancelleria, Registri, ACAn), Consigli, 9, 1412, c.45v; su Galeazzo: DBI, II, c. 63r; ASVe, Secreta, Codice Trevisaneo, c. 204r; 68, Roma 2007, ad vocem. Amiani, II, appendice pp. VII-VIII; Luzzatto, op. cit., 33 A. Peruzzi, Storia di Ancona, Pesaro, 1835, pp. 43-44; Bartoli Langeli, op. cit., pp. 40-43 e 50- pp. 76-97; Natalucci, op. cit., pp. 445-455; su Carlo 51. Malatesta: DBI, 68, Roma 2007, ad vocem. 12 SASFa, ASC, Ufficio di Cancelleria, Registri, 34 ASAn, ACAn, Consigli, 9, 1412, c.41r-45v- II, c. 63r; ASVe, Secreta, Codice Trevisaneo, c. 204r; 107r-108v.

85 Studi pesaresi 4.2016

35 ASAn, ACAn, Libri del comune e scritture 41 Tonini, op. cit., vol. III, doc. XVI, p. 401; della cancelleria pubblica, statuti del comune di An- Amiani, II, p. XX. cona, statuti del mare del terzenale e della dogana, 42 R. Bernacchia, Politica e società a Fano in 11, 1397, 2: rubrica LXVII de cargantibus a Folea età medievale, in Fano Medievale, cur. F. Milesi, Pensauri usque ad flumen Tronti, cc. 267v-268r; Fano 1997, p. 31; SASFa, ASC, Pergamene, I, n. 1, Statuti anconitani del mare, del terzenale e della a. 1203. dogana e patti con diverse nazioni, cur. C. Ciavari- 43 M.C. Iorio, I luoghi di culto, in Fano Medie- ni, Ancona 1896, p. 147; ASAN, ACAn, patti ordini vale cit., p. 179. e capitoli diversi 1, statuti della dogana e patti con 44 Luzzatto, I più antichi trattati cit., doc. VII. diverse nazioni, libro I, 1345-1476, c. 6r-9r; M.V. 45 Tonini, op. cit., vol. III, doc. XLVII, p. 448. Biondi, Ancona e il suo mare. Norme, patti e usi di 46 Archivio di Stato di Dubrovnik (d’ora in poi navigazione nei secoli XIV e XV, vol. I, Recanati, DADu), 7.3.2, Acta Sanctae Mariae Maioris, 12, doc. 1998, pp. 89-94; C. Ciavarini, op. cit., pp.238-246; 42. L. Lume, L’Archivio storico di Dubrovnik: con re- B. Krekić, Dubrovnik et le levant au moyen age, pertorio di documenti sulle relazioni della repubblica Paris 1961, doc. 303, p. 212; Codex diplomaticus di Ragusa con le città marchigiane, Roma, 1977, p. regni Croatiae, Dalmatiae et Slavoniae, Academia 131; Monumenta spectantia historiam Slavorum me- Scientiarum et artium slavorum meridionalium ridionalium, Academia Scientiarum et artium sla- ed., voll. 18, Zagabria 1874-1990, vol. XIV, pp. vorum meridionalium ed., vol. I-LII, Zagabria 1868- 448-454; sul ruolo commerciale di Pesaro come 1979, I, XXVI, 1199. intermediario tra la Toscana e la Dalmazia in sosti- 47 Joannis Gundulae, Chronica Ragusina Junii tuzione di Ancona nella prima metà del Quattrocen- Restii ab origine urbis usque ad annum 1451, in Mo- to, si possono visionare i lavori di Bettarini e della numenta spectantia historiam Slavorum meridionalium, Pinelli e gli studi ancora in corso della sottoscritta XXV, Scriptores, II, ed. S. Nodilo, Zagabriae 1893. nell’ambito della propria ricerca dottorale F. Betta- 48 Joannis Gundulae, op. cit., pp. 68-69. rini, Mercanti fiorentini e artigiani pratesi a Ragu- 49 F. Gestrin, Nota sulle antiche relazioni tra le sa nel XV secolo, in L. Tanzini, S. Tognetti, Mer- due coste adriatiche, in “Fano. Supplemento del No- catura è arte, Roma, 2012, pp. 97-112; P. Pinelli, tiziario di informazione sui problemi cittadini”, Fano Le relazioni commerciali tra Firenze e Dubrovnik 1972, pp. 43-50. (XV-XVI secolo), in Firenze e Dubrovnik all’epoca 50 DADu, 7.3.2, Acta Sanctae Mariae Maioris, di Marino Darsa (1508-1567): atti della Giornata 12, doc. 42. di studi, Firenze, 31 gennaio 2009, cur. P. Pinelli, 51 L. Lume, op. cit. Firenze, 2010, pp. 43-51. 52 DADu, 7.3.2, Acta Sanctae Mariae Maioris, 36 ASAN, ACAn, Consigli, 9, 1412 c. 45v. 12, doc. 42; Lume, op. cit., p. 130. 37 SASFa, ASC, Codici malatestiani, 5, c.42v. A. 53 Monumenta spectantia historiam Slavorum Šoljić, Relazioni tra Dubrovnik e Ancona al tempo meridionalium, vol. I, p. 19, doc. XXVI. di Ciriaco e i viaggi di Ciriaco lungo la costa della 54 Attualmente la produzione storica croata edita, Dalmazia, in Ciriaco d’Ancona e il suo tempo, atti del è quasi totalmente accessibile via web permettendo convegno tenuto in Ancona nel 2000, cur. F. Cardini, l’accesso alle pubblicazioni diplomastiche sia attra- Ancona, 2002, pp. 141-168. verso google books, sia attraverso portali specializ- 38 Amiani, vol. II, appendice pp. XVIII-XIX. zati quali il portale dell’Accademia croata di arti e 39 Luzzatto, op. cit., doc. VII. scienze http://dizbi.hazu.hr/. 40 DADu, 7.3.2, Acta Sanctae Mariae Maioris, 55 F. Gestrin, Le migrazioni degli Slavi in Ita- 12, doc. 42; Monumenta spectantia historiam Slavo- lia, in “Proposte e ricerche”, 41, 1998, pp. 169-181; rum meridionalium, vol. I, p. 19, doc. XXVI; ASAN, Id., Slovani v Pesaru od XV do XVII Stoletja, in ACAn, liber di cancelleria e raccolta Albertini, 4, Zgodovinski casopis, n. 49, Ljubljana 1995, pp. 341- 1493-1541, c. 143; Biondi M.V, op. cit., pp. 111-112 351; Id., Le migrazioni degli Slavi in Italia e nella

86 Giulia Spallacci I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo storiografia jugoslava, in “Quaderni storici”, 1979, 64 DADu, 7.3.2, Acta Sanctae Mariae Maioris, pp. 5-30; Id., il commercio di pellami nelle Marche 12, 1199, doc. 42; Codex Diplomaticus Regni Croa- del XV e della prima metà del XVI secolo, in “Atti e tiae, II 1199, doc. 302, p.321; ivi, 7.3.3, Acta Sanctae memorie” della Deputazione di st. p. per le Marche, Mariae Maioris, 13, 1249, doc. 140; Codex Diploma- n.s., 82, 1977, pp. 255-275; Id., Migracije iz Dalma- ticus Regni Croatiae, 1249, IV, doc. 349, p. 395. cije u Marke u XV i XVI stoljeću (Migrations from 65 http://dizbi.hazu.hr/. Dalmatia to Marche in the XV ad XVI centuries) in 66 SASFa, ASC, Registri, reg. 2, cc. 134v-135r; “Journal istitute of Chroatian history”, 1977, pp. 395- A. Falcioni, L’economia di Fano in età malatestiana, 404; Id., Nota sulle antiche relazioni tra le due co- in Fano Medievale cit., doc. 26, p. 149. ste adriatiche, in “Fano. Supplemento del Notiziario 67 S. Anselmi, Le relazioni economiche tra Ra- di informazione sui problemi cittadini”, Fano 1972, gusa e lo Stato Pontificio: uno schema di lungo perio- pp. 43-50; Id., Slavi negli organi amministrativi dei do, in Ragusa (Dubrovnik) Una repubblica adriatica. Malatesta a Fano nella prima metà del secolo XV, in Saggi di storia economica e finanziaria, cur. A. Di “Studia picena”, 1968, pp. 113-123. Vittorio, S. Anselmi, P. Pierucci, Bologna 1994, pp. 56 J. Gundulae, op. cit., p. 80. 261-276; R. Cuk, I rapporti economici tra Ragusa 57 I. Voje, Relazioni commerciali tra Ragusa e e Venezia nel Medioevo, in Ragusa e il Mediterra- le Marche nel Trecento e Quattrocento, in “Atti e neo. Ruolo e funzioni di una repubblica marinara tra memorie” della Deputazione di st. p. per le Marche, Medioevo ed età moderna, cur. A. Di Vittorio, Bari n.s., anno 82 (1977), pp. 197-220; S. Anselmi, Vene- 1990, pp.115-130. zia, Ragusa, Ancona tra Cinque e Seicento: un mo- 68 SASFa, ASC, statuti, 1, V, r. XXXIIII. numento della storia mercantile del medio Adriatico, 69 Amiani, vol. II, appendice pp. XXII-XXIII; in “Atti e memorie” della Deputazione di st. p. per SASFa, ASC, Cancelleria, reg. II, Registri n. 25, c. le Marche, s. VIII, v. VI, 1968-1970, pp. 41-108; R. 70-71. Harris, Dubrovnik: a history, Londra 2003, p. 46. 70 I. Pederin, Il comune di Spalato e le sue re- 58 DADu, 7.3.3 Acta Sanctae Mariae Maioris, lazioni con la Romagna e Marche in epoca malate- 13, 1249, 140; L. Lume, op. cit., p. 131. stiana, in Giornata di studi malatestiani a Civitanova 59 DADu, 7.3.3, Acta Sanctae Mariae Maioris, Marche. Atti, Comune di Civitanova Marche e Centro 13, 1231, n. 55. studi malatestiani, Rimini 1990, pp. pp. 31-68. 60 Codex diplomaticus, Regni Croatiae, III, 71 DAZd (Archivio di stato di Zara), općina 1231, doc. 298, p. 339. Split, 16, 4. 61 A. Polverari, Un antico patto mercantile tra 72 SASFa, ASC, Codici malatestiani, IV, c. 205r. Ragusa e Ferrara, in “Quaderni storici”, 13, 1970, 73 A. Torre, I patti tra Venezia e Cervia, in “Stu- pp. 247-250. di Romagnoli”, 1960, pp. 21-62. 62 Harris, op. cit., p. 46; Joannis Gundulae, 74 J.C. Hocquet, Il sale e la fortuna di Venezia, op.cit., p. 80; Codex Diplomaticus Regni Croatiae, Roma 1990, p. 178. III, p.339-340. 75 J.C. Hocquet, Commercio e navigazione in 63 Codex diplomaticus regni Croatiae, Dalma- Adriatico. Porto di Ancona, sale di Pago e marina di tiae et Slavoniae, Academia Scientiarum et artium Ragusa, in “Atti e memorie” della Deputazione di st. slavorum meridionalium ed., voll. 18, Zagabria, p. per le Marche, n.s., anno 82 (1977), pp. 221-254. 1874-1990

87 Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI) Tre casi marchigiani

di

Niccolò Fattori

Introduzione italiana dell’imperatore bizantino Manuele Comneno, che mobilitò ingenti quantitativi Movimenti migratori nell’Adriatico tra di uomini e mezzi per supportarla durante medioevo ed età moderna. l’assedio congiunto di tedeschi e veneziani nel 1174 4. Né si tratta di un caso cronologi- Et vi si vedono […] una copia assai camente isolato: un priore degli anconitani grande di ricchi istravaganti habiti greci, è attestato a Costantinopoli già dal 1199, arabi, turchi, mori, armeni, ongari, polac- nella chiesa dei SS. Pietro e Nicola dei Pi- chi, boemi, et molte altre sorte di vaghis- sani, come primo embrione di una comu- sime fantasticarie oltremarine […] consi- nità mercantile che troverà pieno sviluppo derate le molte nationi che sono in questa nel trecento con l’istituzione della chiesa di città, di tante variate nature et differenti Santo Stefano degli Anconitani cui, secon- di lenguaggi et di costumi; l’infinite cose do gli Statuti del Mare, i mercanti della città che vi sono portate dalli passaggi di mare dorica erano tenuti a devolvere una piccola dalla banda di Levante 1. percentuale dei loro traffici 5. Più avanti, nel 1308, l’imperatore Andronico II Paleologo Nei Diporti Notturni, eclettica collezio- abbassò notevolmente i dazi sulle merci ne di nozioni erudite ed esperienze perso- importate ed esportate a Costantinopoli dai nali scritta dal capitano Francesco Ferretti, mercanti di Ancona 6. I contatti con le città il porto di Ancona sembra quasi assumere costiere dell’Adriatico settentrionale era- i connotati di una piccola babele adriatica, no, se possibile, ancora più stretti, concre- viva, ricca e ribollente di fantasticarie ol- tizzandosi in una continua serie di scambi tramarine. L’estrema mobilità di uomini, culturali e personali tra le classi dirigenti di merci e idee tra le due sponde è sempre entrambe le sponde, con giuristi anconitani stata una caratteristica fondamentale della incaricati di redigere gli statuti comunali di koinè adriatico/ionica. Basterebbe ricorda- Spalato, notabili di Zara convocati in Italia re l’articolata relazione tra le repubbliche come podestà, e architetti dalmati chiamati di Ancona e Ragusa, spesso alleate contro a progettare la Loggia dei mercanti di An- lo strapotere veneziano 2, e i loro rapporti cona 7. col mondo bizantino durante i secoli centra- A partire dalla seconda metà del Trecen- li del medioevo 3. La stessa città di Ancona to questi canali di scambio commerciale e costituiva il perno della politica adriatica e culturale si trasformarono nel veicolo di

88 Niccolò Fattori Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI). Tre casi marchigiani una serie di migrazioni di massa da oriente corte del Despotato di Morea dal 1421 al a occidente. La prima grande ondata migra- 1433 e che in seguito aiutarono la spedizio- toria, quella degli Schiavoni delle zone co- ne in Peloponneso di suo cugino Sigismon- stiere della Dalmazia, può essere iscritta nel do 11. Ben noti sono poi i rapporti tra le corti più ampio contesto dell’instabilità politica principesche dell’Italia rinascimentale, gli dei Balcani e del loro impoverimento. Una intellettuali umanisti come Francesco Filel- fase lievemente successiva è quella dell’im- fo e gli eruditi bizantini in esilio, come Lao- migrazione albanese, iniziata all’inizio del nico Calcondila, il cardinale Giovanni Bes- XV secolo. Anche in questo caso si incro- sarione e Gemistio Pletone 12. Nello stesso ciano elementi politici e cause profonde di periodo, l’intera opera dello storico Miche- natura economica. Le somiglianze tra l’e- le Kritovoulos era esplicitamente concepita migrazione albanese e quella degli Schia- per rispondere alle esigenze di lettori occi- voni si estendono anche al tipo di migranti, dentali 13. Questa prima diaspora greca, de- per lo più lavoratori agricoli e piccoli arti- finibile in termini moderni come un influsso giani (i ruoli paga della sagrestia di Fano di rifugiati, si confonde e si sovrappone con per gli anni dal 1432 al 1439 nominano di- i primi anni della nuova ‘migrazione eco- versi Schiavoni e Albanesi, impiegati come nomica’ di professionisti e mercanti dalla cuochi ed inservienti 8), ma occasionalmen- Grecia all’Italia 14 in cerca di opportunità di te anche in ruoli di rilievo, come il capitano profitto ed espansione commerciale, tanto Grasso de Albania, responsabile di 43 lance che è difficile distinguere con certezza dove (circa 120 soldati a cavallo) nell’esercito di finisca l’onda lunga della caduta di Costan- Pandolfo Malatesta 9. Considerate le somi- tinopoli e dove cominci la seconda fase glianze e la prossimità cronologica dei due dell’emigrazione greca in Italia, che durerà fenomeni, è possibile parlare di una singola fino agli ultimi decenni del XVI secolo. lunga ondata migratoria dai Balcani verso Le differenze strutturali tra i due mo- l’Italia. vimenti sono comunque notevoli. Nono- Ma il movimento migratorio trans-adria- stante la migrazione di professionisti gre- tico del XV secolo non coinvolse solo mas- ci in Europa occidentale sia già attestata se di contadini in fuga dall’impoverimento dalla fine del quindicesimo secolo 15, e di Albania e Dalmazia. Nello stesso periodo nonostante la situazione politica dell’Egeo è possibile assistere all’emigrazione di una abbia continuato a causare ondate di esu- parte consistente della classe dirigente bi- li e rifugiati, il fenomeno della migrazio- zantina, in seguito al crollo definitivo delle ne professionale assume una dimensione istituzioni romee a metà del secolo. La fuga veramente massiccia solo a partire dalla di nobili, eruditi e clero da un mondo al col- prima metà del sedicesimo, con la forma- lasso fu enormemente facilitata dalla rete di zione di nutrite comunità di migranti nelle contatti personali instaurata negli anni tra le maggiori città portuali d’Italia, come Na- grandi famiglie bizantine e i numerosi ita- poli, Livorno, Venezia ed Ancona. Questi liani attivi nel levante, come dimostrato da nuovi arrivati non sono più principi, pre- Matschke nel caso dei Notaras con Genova lati e intellettuali alla ricerca di un porto e Venezia 10, o dalla connessione tra Paleo- sicuro, ma artigiani, mercanti, marinai e logi e Malatesta, che portarono Cleofe alla soldati ansiosi di mettere a frutto le loro

89 Studi pesaresi 4.2016 competenze professionali in un mercato, Tommaso Diplovatazio, Doctor quello della vasta area Adriatico-Ionico- constantinopolitanus Levantina, reso vantaggioso e relativa- mente stabile dal duopolio marittimo di La storia di Tommaso Diplovatazio è per Istanbul e Venezia 16. Anche nell’imma- certi versi tipica della prima diaspora gre- ginario collettivo del sedicesimo secolo, ca, avvenuta a cavallo tra il XV e il XVI la figura del greco in Italia smette di es- secolo in seguito alla conquista di Costanti- sere associata a quella dell’intellettuale in nopoli. Nonostante i costanti riferimenti di esilio, ed assume i contorni più concreti Tommaso alle proprie origini imperiali, per e quotidiani del marinaio, del mercante cui i Diplovatazi sarebbero stati in realtà un o del mercenario, aiutata in questo dalla ramo collaterale della dinastia dei Vatatzes proliferazione di bande di stradioti negli regnante nel XIII secolo, non esistono do- eserciti delle Guerre d’Italia 17. È all’in- cumenti che attestino con certezza questo terno di questo nuovo e distinto fenomeno collegamento 18. Un’Eudocia Diplovatazina migratorio che viene a formarsi una rete di è menzionata come amante dell’impera- comunità della diaspora, coese al loro in- tore Andronico III 19, ma questa parentesi terno ed inestricabilmente connesse tra di costantinopolitana non dimostra una con- loro e con la metropoli, e perciò capaci di nessione stabile e accertata tra la famiglia mantenere per decenni un’identità etnica e del giurista pesarese e la corte imperiale. religiosa separata, integrandosi al tempo È comunque accertato che i Diplovatazi, stesso nel tessuto socio-economico delle probabilmente originari della Morea, pos- città italiane. sedessero terreni nell’isola di Lemnos, da Le differenze tra questi due periodi, la cui furono cacciati in seguito alla conquista prima diaspora della classe dirigente bizan- ottomana nel 1457 20. Già prima della cac- tina, e la successiva emigrazione di caratte- ciata, il capofamiglia Giorgio fu costretto re economico e mercantile, diventano evi- a peregrinare per l’Europa giungendo nel denti quando si confrontano le parabole di 1455 in Inghilterra 21 alla cerca di denaro Tommaso Diplovatazio, giurista, scrittore per il riscatto della propria famiglia, tenu- e statista attivo nella prima metà del XVI ta in ostaggio a Costantinopoli. Dopo il ri- secolo a Pesaro, Alessio Lascari Paleologo, torno in patria e l’espulsione da parte degli capitano mercenario attivo dagli anni ’30 ottomani, si ritrovò a dover intraprendere del ’500 fino alla morte avvenuta nel 1562, la via dolorosa comune a tanti altri membri e la famiglia di Giovanni Maria Strategopu- dell’aristocrazia bizantina, rimbalzando tra lo, esule greco stabilitosi ad Ancona a parti- Corfù, all’epoca parte dei domini veneti, e re dal 1539. In tutti e tre i casi, nonostante le l’Italia meridionale, nuovamente alla ricer- comuni radici nell’aristocrazia greca post- ca di aiuti economici per riscattare i figli, bizantina, la natura e la sopravvivenza nel catturati una seconda volta dai corsari otto- tempo di un sentimento di identità etnica è mani nell’Adriatico 22. Morì, secondo alcu- stata fortemente influenzata dalle diverse ne tradizioni, durante l’assedio di Granata, relazioni intrattenute con la società italiana negli anni ’80 del ’400 23. da una parte, e con il mondo dell’emigra- Il resto della famiglia, composto dalla zione greca dall’altra. moglie Maria Lascarina e dai figli Tomma-

90 Niccolò Fattori Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI). Tre casi marchigiani so e Demetrio, si trasferì quindi a Napoli, niera simile, i successivi studi presso l’uni- che era assieme a Venezia uno degli snodi versità di Padova, resi possibili dall’amici- più importanti della diaspora post-bizanti- zia e dal supporto di una famiglia di esuli na, nonché residenza di intellettuali e poeti greci residenti in Venezia – gli Spandolini 29 come Teodoro Gaza o Manilio Marullo Tar- – devono averlo aiutato a mantenere vivo caniota 24. Rifiutando l’aiuto dell’umanista il senso di appartenenza, quantomeno par- Costantino Lascaris, zio materno di Tom- ziale, al mondo greco e bizantino. L’ateneo maso, Maria decise di far studiare diritto al padovano era già all’epoca frequentato da figlio nella vicina Salerno. Nella sua bio- una nutrita ed attiva natione di scolari pro- grafia, il Kantorowicz sostiene che l’edu- venienti dall’oltremare veneziano, attratti cazione salernitana avrebbe reso Tommaso dalle possibilità offerte dall’unico centro di «completamente italiano» allontanandolo istruzione superiore accessibile al mondo definitivamente dalla cultura greco-bizan- ellenico 30 e, del resto, la cattedra di studi tina. Come prova della sua nuova identità greci era già stata affidata in passato ad un cattolica e latina, lo studioso tedesco porta umanista del calibro di Demetrio Calcondi- l’orazione d’esame tenuta dallo stesso Tom- la 31. maso nella cattedrale di Salerno 25. In realtà, Più avanti, negli anni ’20 del secolo, i la posizione giuridica del rito greco in Italia continui riferimenti a sé stesso come Doc- nei decenni successivi al concilio di Ferrara/ tor Constantinopolitanus 32 confermano il Firenze avrebbe permesso al giovane Tom- profondo attaccamento del Diplovatazio maso di mantenere senza alcun pregiudizio alle proprie origini culturali, rimaste forti e un’identità religiosa greca, avendo il conci- nitide anche negli anni della maturità, e ri- lio stesso sancito, pur se in modo piuttosto badite nella dedica del Tractatus de Venetae vago nei dettagli, la legittimità della tradi- Urbis Libertate al doge Andrea Gritti: gra- zione liturgica greca all’interno della Chie- ecus ego et ex Constantinopoli prosapiam sa cattolica 26, inaugurando una parabola di ducens, Corcirae natus (que urbs vestra progressiva razionalizzazione e sistematiz- est), quum post deflendam Bizantii capti- zazione che avrebbe trovato la sua espres- vitatem miseri parentes Diplovatatii illuc sione ultima nel 1596, con la pubblicazione confugissent e più avanti Hos igitur graecos della Perbrevis Instructio 27. È inoltre nota illustres viros, graecus ego, si non in ma- la presenza di chiese di rito orientale in tut- gnis, saltim in aliquibus imitates, nolui pa- to il regno di Napoli, e almeno fino al di- triae vestrae ingratus videri. La dedica pro- vieto papale del 1566 esisteva la concreta segue con una brevissima narrazione storica possibilità che in certe parrocchie popolate delle relazioni tra la repubblica di Venezia e completamente da latini si officiasse ancora il mondo greco, declinato secondo l’acce- secondo il rito greco 28. Pare quindi impro- zione più familiare al Diplovatazio, quella babile che, nella complessa e fluida situa- cristiana e bizantina 33. zione di convivenza culturale e religiosa Nel contesto delle corti sforzesche e ro- dell’Italia meridionale a cavallo tra il XV veresche in cui operò per la maggior parte e il XVI secolo, bastasse così poco tempo della sua vita, Tommaso Diplovatazio non per ridefinire tanto drasticamente l’identità riuscì a infondere al proprio senso d’iden- culturale di Tommaso Diplovatazio. In ma- tità una connotazione comunitaria più am-

91 Studi pesaresi 4.2016 pia, in grado di trascendere i confini della consiglio dei Dieci nel 1580, non viene fatto ristretta cerchia di famigliari e conoscenti. alcun cenno alle origini costantinopolitane Dopo le parentesi di Salerno, Padova, e che tanto avevano ossessionato suo nonno, Venezia, il giurista pesarese non ebbe più e lo stesso Valerio si identifica come «di pa- l’occasione d’inserirsi in un ambiente fa- tria di Pesaro, et suddito dell’Eccellentissi- vorevole all’affermazione, alla diffusione mo Signor Duca d’Urbino» 38. Cresciuto ed e alla condivisione del suo spiccato senso educato nella corte pesarese, partecipa alle d’appartenenza identitaria. Nonostante la riunioni del consiglio, si diletta di poesia presenza nel territorio del ducato di diverse (in italiano), e alla sua morte ottiene un’e- famiglie emigrate di recente dal mondo gre- legia rimata 39. Negli stessi anni, suo fratel- co/bizantino, accomunate per altro da posi- lo Muzio è confermato come colonnello e zioni di rilievo alle corti di Pesaro e Urbino, gonfaloniere del comune, e interviene re- non sembra che si sia formata una rete di golarmente nei dibattiti del consiglio, in un relazioni personali in grado di creare anche caso sconsigliando la cacciata degli stranie- solo l’embrione di una comunità. Non sono ri cristiani dalla città 40. La rete di contatti sopravvissuti scambi epistolari o dimostra- costruita dall’avo Tommaso a Venezia non zioni dell’esistenza di contatti di rilievo né era comunque andata completamente per- coi Paleologi di Pesaro 34, né con Costanti- sa, e il suo pronipote Alessandro è attesta- no Arianiti Comneno, governatore di Fano to come ambasciatore dei duchi di Urbino e sedicente principe di Macedonia 35, né so- nella capitale lagunare, alla fine del periodo prattutto con la vicina e fiorente comunità roveresco, tra il 1620 e il 1628 41. Sembra greca di Ancona. Né del resto alcuna forma che Alessandro coltivasse, nel suo piccolo, di donazione a una particolare chiesa o con- delle velleità da mecenate, ottenendo la de- fraternita di rito orientale, pratica diffusa tra dica di una poesia su uno dei miracoli di S. i membri delle comunità greche, traspare Francesco Saverio 42. dal testamento di Tommaso Diplovatazio: il giurista optò infatti per una sepoltura nella chiesa di Sant’Agostino, di fronte alla cap- Il Capitano Alessio Lascari, pella di S. Nicola da Tolentino 36, piuttosto gli Strategopuli, e la chiesa di Sant’Anna che nella cattedrale, dove le locali confra- dei Greci. ternite di dalmati e albanesi avevano i loro altari 37, o nella stessa chiesa di Sant’Anna Il fenomeno della distribuzione e dell’as- ad Ancona. sorbimento di numerose famiglie di esuli, Nonostante la forza del sentimento iden- per lo più di origini aristocratiche, all’in- titario a livello individuale, gli esuli della terno della rete delle corti rinascimentali è prima diaspora raramente riuscirono a co- la cifra caratteristica della prima diaspora stituire comunità durevoli, e nel giro di una greca in Italia, cominciata negli anni appe- generazione i loro eredi furono pienamente na successivi alla caduta di Costantinopoli assorbiti nel tessuto sociale delle corti ita- nel 1453. Ed è anche ciò che la contrappone liane. È emblematico anche qui l’esempio all’insediamento di numerosi professionisti di Tommaso Diplovatazio e dei suoi eredi: all’interno delle maggiori città portuali d’I- nella lettera scritta da suo nipote Valerio al talia, e alla loro rapida quanto duratura or-

92 Niccolò Fattori Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI). Tre casi marchigiani ganizzazione in comunità incentrate attorno all’interno del breve Accepimus Nuper, e a luoghi di culto e confraternite devoziona- in concomitanza con un’intensificazione li. Il prevedibile fulcro di questo influsso della presenza greca nella penisola 46. An- massiccio di mercanti, artigiani, marinai e che Napoli, altro punto focale dell’immi- bottegai provenienti dal mondo greco fu ov- grazione greca, ottenne una cappella greca viamente Venezia. Alla fine del XV secolo, nel 1518, seguita da una chiesa nel 1544 47. nella capitale lagunare alla diaspora degli A differenza di quanto successo a metà del esuli post-bizantini si affianca e si sovrap- XV secolo, non si trattava solo di rifugia- pone una vera e propria migrazione, che ti in cerca di sicurezza, ma per la maggior porterà alla formazione di strutture ed isti- parte di professionisti e commercianti, at- tuzioni comunitarie. I sudditi greci ricopri- tratti dalle potenzialità offerte dalla contra- vano un ruolo di fondamentale importanza zione dell’influenza dei mercanti veneziani per le politiche internazionali della serenis- nel levante 48. Lo stacco tra i due periodi è sima, servendo come rematori nelle galee e particolarmente avvertibile nel caso di An- come soldati nei reggimenti di stradioti, e cona: ancora nei primissimi anni del ‘500, fu proprio in qualità di «militi e difensori i pochi greci ivi dimoranti lavoravano per del vostro glorioso stado» che chiesero e lo più come negozianti dipendenti, a volte ottennero dal consiglio dei Dieci la conces- al servizio di mercanti veneziani 49. L’im- sione di un terreno su cui erigere una chie- pressione è quella di una comunità di pic- sa di rito greco, nel 1511 43. La facilità con coli commercianti, incapace di raggiungere cui queste richieste furono esaudite si deve la massa critica necessaria per domandare anche alla presenza di una leadership, de- un luogo di culto alle autorità romane. Fonti rivante direttamente dal mondo bizantino e notarili testimoniano la profondità del cam- riconosciuta sia dalla popolazione greca sia biamento avvenuto nel giro di pochi anni: dalle autorità repubblicane, come esempli- nelle rubricelle del notaio anconitano Troilo ficato dall’esperienza di esuli come Anna Leoni del 1503 sono nominati solo 4 indi- Notaras, alle cui pressioni si deve si deve vidui di confermata origine greca, contro i la fondazione di buona parte delle strutture 16 del 1523 50. L’aumento numerico della fondanti dell’ellenismo veneziano 44. popolazione greca di Ancona, dedita princi- Nel 1445, la comunità greca di Venezia palmente ad attività mercantili e artigianali, fu anche la prima in Italia a ricevere una consente alla universitas Grecorum di chie- concessione di una cappella, all’interno dere, tramite il cardinale Alessandro Farne- della chiesa di San Biagio, e in seguito, tra- se, il permesso per prendere possesso della mite breve papale, il permesso di fondare chiesa di Sant’Anna, già Santa Maria in una confraternita devozionale, nel 1510, Porta Cipriana 51. La concessione, del 1524, cui sarebbe di lì a poco seguita quella per viene seguita l’anno seguente dall’acquisi- una chiesa 45. In generale, nei primi de- zione di un’altra chiesa, San Matteo 52. Nel cenni del ‘500 è possibile assistere ad una 1531 viene ufficializzata la formazione di proliferazione di concessioni papali per una confraternita devozionale 53, anch’essa chiese di rito greco in Italia, dovuta ad una nominata a Sant’Anna e legata a doppio filo maggior definizione delle politiche ponti- alla chiesa omonima di cui, tra le altre cose, ficie in materia, ravvisabile in particolare amministrava le proprietà. Intimamente

93 Studi pesaresi 4.2016 connessa alla prosperità del porto di Anco- un valore totale di 1000 scudi, di cui 500 na, la comunità greca della città raggiunse per la costruzione di un ospedale intitola- probabilmente le 4-500 unità nel periodo di to a Sant’Anna (da erigersi in un edificio di maggiore prosperità, tra il 1530 e il 1570 54. proprietà di tale Monica Rodiani, anch’essa E ad Ancona era legata la storia del ca- greca), e 500 direttamente alla confraternita pitano Alessio Lascari Paleologo, condot- omonima, come nucleo di un fondo con cui tiero minore e benefattore della comunità fornire ogni anno una dote di 25 scudi a due di Sant’Anna. Di origini piuttosto oscure, ragazze nubili di origine greca 60. La confra- sappiamo che suo padre era un tale Gio- ternita si occupava già di offrire un basilare vanni Lascari di Morea, già quondam nel sistema di redistribuzione del reddito all’in- 1537 55. Questo potrebbe essere sufficien- terno della comunità greca, spendendo sot- te per connetterlo al ramo dei Lascari di to forma di elemosine e assistenza ai poveri Morea, cui apparteneva anche la madre di della nation greca il denaro ricavato dalle Tommaso Diplovatazio. Sembra comunque sue proprietà, dalla raccolta di offerte e do- da escludere una parentela diretta coi famo- nazioni volontarie, e da una piccola tassa a si umanisti Costantino e Giano Lascari, no- tutti i mercanti levantini che transitavano nostante Alessio sia menzionato nell’opera per Ancona 61. Il lascito di Lascari costituì di Teodoro Spandounes proprio accanto una svolta, ampliando la capacità della allo stesso Giano, e a un Demetrio Lasca- confraternita di offrire assistenza ai membri ri, anch’esso capitano 56. Di Alessio Lascari della comunità greca. Il testamento del ca- sappiamo che possedeva una casa nel con- pitano prescriveva inoltre l’installazione di tado recanatese, in cui viveva sua moglie, una lapide dedicatoria e di sepolcro in mar- Drusiana, anch’essa forse di origine greca o mo all’interno della chiesa, con inciso il suo albanese 57. Non sono noti altri membri del- stemma e un epitaffio 62. la sua famiglia, con l’eccezione del figlio L’importanza delle donazioni concesse Giovanni, miles Lauretanus morto a Viter- alla confraternita di Sant’Anna da un pri- bo nel 1557, cinque anni prima del padre 58. vato apparentemente esterno alla comunità Come Diplovatazio, anche Lascari era in- greca di Ancona si può spiegare con l’im- serito all’interno di un contesto aristocrati- portanza della chiesa e della confraternita co e latino, quello dei militari di carriera. di Sant’Anna come fulcro della presenza Nonostante le notizie frammentarie, è pos- greca nella regione a metà del XVI secolo. sibile tracciarne le attività nell’arco di quasi Il caso di Lascari non è isolato: nel 1543, trent’anni: nel 1528 difende Manfredonia la confraternita offrì di seppellire un ca- da un assedio veneziano, nel 1535 è a Bolo- pitano greco forestiero morto in Ancona gna con 50 cavalleggeri, probabilmente gli nella cappella di San Matteo, mentre un stessi che comanderà nel 1541 al servizio Giorgio greco pesarese volle essere sepolto del papa nella guerra di Paliano. Nel 1556 è in Sant’Anna trent’anni dopo, nel 1573 63. attivo tra le Marche e l’Umbria 59. Un’analisi degli arbitrati civili riportati Ma a differenza del giurista pesarese, nelle fonti notarili di Ancona sembra dimo- il capitano aveva mantenuto i contatti con strare che il gruppo centrale della confra- la comunità greca di Ancona, cui fece una ternita di Sant’Anna, costituito da membri serie di importanti lasciti testamentari, per di spicco (spesso mercanti) come Alessan-

94 Niccolò Fattori Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI). Tre casi marchigiani dro Maurodi, Michele Politi e Nicola Cu- tano, non mancavano quelli che decidevano ressi, fosse solito offrire i propri servizi in di trasferirsi ad Ancona. qualità di arbitri nelle contese tra greci, sia Per molti di loro non abbiamo che una residenti che forestieri 64. Lo stesso Alessio combinazione di nomi, date e provenienze Lascari è menzionato come rappresentato che possa suggerire una storia di fuga dalla in un mandato di procura fatto a Nicola guerra, come per esempio nel caso dei tre Curessi da Chio, membro della confrater- membri ciprioti entrati all’improvviso nella nita di Sant’Anna molto vicino all’impor- confraternita di Sant’Anna, subito dopo la tante comunità genovese in Ancona, per conquista ottomana dell’isola nel 1570 67. la riscossione di un debito riguardante un Di altri, come nel caso della famiglia Stra- piccolo carico di pellami da lui acquista- tegopulo, abbiamo informazioni ben più to presso Nicolò di Giorgio della Sola, dettagliate. Gli Strategopuli discendevano di Zante 65. L’acquisto di pellami del Mar da una famiglia dell’aristocrazia militare Nero, e la loro vendita a mercanti italiani bizantina, attestata già nella prima metà del in cambio di tessuti di lana, era una delle XIII secolo. Alessio Strategopulo, gene- attività più diffuse ad Ancona 66, e una del- rale dell’imperatore Michele VIII, fu uno le forze trainanti dell’insediamento iniziale dei diretti responsabili della riconquista di di numerosi mercanti e artigiani di origine Costantinopoli nel 1261. Un ramo della sua greca. Il coinvolgimento del capitano re- famiglia è attestato alla corte dei Tocco di canatese Alessio Lascari in questo tipo di Ioannina, in Epiro, e dopo il 1448 a Zante 68. attività commerciali caratteristico dei suoi Nel 1531 un Giovanni Maria di Giorgio compatrioti contribuisce a testimoniare la Strategopulo, membro dell’ordine militare sua integrazione all’interno di una comu- di San Giovanni, è tra i partecipanti del falli- nità più ampia, e insieme all’importante mentare assalto degli Ospitalieri alla fortez- donazione testamentaria fatta alla confra- za costiera di Methoni. Nonostante l’insuc- ternita di Sant’Anna, può essere contrappo- cesso della spedizione, il valore dimostrato sto all’atomizzazione di individui e fami- dallo Strategopulo gli fruttò la nomina a glie caratteristica della prima diaspora, ed cavaliere e le commende di Teano e Ponte- esemplificata nell’area del medio adriatico corvo 69.Otto anni dopo, nel 1539, Giovanni dall’esperienza di Diplovatazio. Maria è attivo in Ancona, dove firma un ro- Nonostante la nuova migrazione greca gito di locazione della piccola badia di San del XVI secolo avesse un’origine pretta- Sigismondo a Todi, proprietà dell’ordine, a mente economica e commerciale, lo stato di tale Giulio di Pietro Gentile da Perugia 70. incertezza politica della regione Adriatico- Nonostante l’appartenenza ad un ordine mi- Egea – contesa tra un predominio ottomano litare monastico di chiara impronta latina, sempre più assoluto e una presenza vene- Giovanni Maria è accertato come membro ziana sempre più debole – era causa più o della confraternita di Sant’Anna a partire meno diretta di un costante flusso di esuli almeno dal 1575, e come lui i suoi fratelli e rifugiati. Se l’assoluta maggioranza pote- Nicola e Michele 71. Nel 1572, la loro so- va trovare facilmente riparo nei territori dei rella Veneranda (probabile latinizzazione domini veneti o nella stessa Venezia, e mol- del nome Paraskeve) sposa more greco tale ti altri erano accolti nel vicereame napole- Teodoro Condili di Chio, e un Giovanni Fi-

95 Studi pesaresi 4.2016 laretti di Tebe, aromatario greco presente in Venezia furono in grado di costruire vere e Ancona almeno dal 1543, è descritto come proprie comunità dotate di istituzioni socia- loro cognatus 72. Gli Strategopuli rimasero li e religiose, la cui presenza ha fortemente parte della confraternita di Sant’Anna fino influito sul loro percorso individuale, e sulla al 1578, quando l’improvviso aumento delle trasmissione della loro identità etnica. pressioni da parte del clero latino e la con- La destinazione tipica degli esuli in fuga temporanea apertura a Roma di un collegio dal collasso del mondo bizantino era la cor- per l’educazione di sacerdoti di rito greco te del signore rinascimentale, in cui pote- cattolico causarono una visibile spaccatura vano essere messi a frutto i contatti matu- all’interno della comunità 73. Simone, figlio rati prima e dopo la caduta. Spesso erano di Giovanni è attestato come studente del proprio i Signori a voler accogliere gli esuli Collegio fino al suo congedo per malattia bizantini, e l’avere a corte membri di una o nel 1583 74. più dinastie imperiali era senza dubbio un Nonostante i matrimoni endogamici non segno di prestigio. Gli stessi Diplovatazi fossero certamente la regola, né ad Ancona erano giunti a Pesaro grazie alla chiamata né nelle altre comunità della seconda dia- di Camilla Sforza, che aveva insistito per spora 75, gli Strategopuli decisero di allarga- avere accanto a sé la madre di Tommaso Di- re la propria rete familiare esclusivamente plovatazio, Maria Lascarina, che a sua volta all’interno della stessa comunità greca. En- era parente del famoso umanista Costantino dogamia, reti familiari e partecipazione alle Lascari. Solo in seguito il giovane Tomma- istituzioni comunitarie (chiesa e confrater- so ricevette, grazie alle sue indubbie capaci- nita), resero possibile la trasmissione e il tà, incarichi di rilievo nell’amministrazione mantenimento, per almeno due generazioni, della città 76. L’immersione nell’ambiente di forti elementi identitari, sia come parte cortigiano, l’atomizzazione della diaspora integrante di un circolo etnicamente coeso in numerosi centri geograficamente distan- che poggiava sulla chiesa di Sant’Anna, sia ti, e l’assenza di un comune punto di riferi- in seguito come sacerdoti e monaci di rito mento rese estremamente ardua la soprav- greco formati dal Collegio romano. vivenza di un senso di identità distinta, a livello etnico, religioso e culturale, tra gli eredi dei primi esuli. Conclusioni Con il progressivo esaurimento del- la spinta migratoria seguita alla cattura di Questo articolo ha cercato di mostrare Costantinopoli e all’espansione ottomana come le differenze tra le due fasi dell’emi- nell’Egeo, la meta dell’emigrazione di esu- grazione greca in Italia, la diaspora vera e li di origini aristocratiche smise di essere propria del tardo ’400 e la migrazione pro- l’ambiente cortigiano tipico del tardo ’400, fessionale del secolo successivo, abbiano e la trasmissione di un retaggio culturale formato l’esperienza di tre espatriati di di- per più di una generazione viene assicura- chiarata estrazione aristocratica: Diplova- ta dalla presenza di una società di espatriati tazio, Lascari e Strategopulo. In particola- trapiantata all’interno di un contesto urba- re, nel corso del sedicesimo secolo, i greci no. Nell’area medio-adriatica, questo ruolo emigrati in città portuali come Ancona e venne ricoperto dalla chiesa di Sant’Anna

96 Niccolò Fattori Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI). Tre casi marchigiani in Ancona, e dall’omonima confraternita. Drusiana, in difficoltà nel mantenere l’enor- Entrambe le istituzioni, connesse in modo me somma promessa dal marito, e la con- inestricabile, erano in grado di fornire un fraternita 77. punto fermo per tutti gli immigrati di ori- Negli ultimi decenni del ’500, stretta tra gine greca attivi nella regione. Le strutture la diminuzione dei traffici commerciali an- di Sant’Anna costituivano un riferimento conitani e le pressioni delle autorità cattoli- anche per quei greci che normalmente non che, la presenza greca ad Ancona cominciò risiedevano nella città Dorica, come il ca- lentamente a diminuire, fino ad estinguersi pitano Alessio Lascari Paleologo. Lo stesso quasi completamente a metà del secolo suc- Lascari adoperò la maggior parte delle sue cessivo 78. Ma nonostante il lento declino, la sostanze per accrescerne il sistema di redi- confraternita di Sant’Anna rimase per tutto stribuzione della ricchezza, nonostante né il XVI secolo il fulcro principale della so- lui né la sua famiglia ne avessero mai tratto pravvivenza di un’identità etnica e religiosa direttamente alcun beneficio. L’esecuzione dei membri della diaspora, fossero essi no- del testamento di Lascari causò anzi una bili in esilio o semplici artigiani. lunga controversia legale tra la sua vedova

97 Studi pesaresi 4.2016

1 F. Ferretti, Diporti Notturni, Ancona 1579, 17 P. Petta, Stradioti – Soldati Albanesi in Italia, p. 141. Lecce 1996, pp. 25-36. 2 J. Delumeau, Un ponte tra oriente e occiden- 18 H. Kantorowicz, Thomae Diplovatatii – Liber te: Ancona nel Cinquecento, in “Quaderni Storici”, 5, de Claris Iuris Consultis, “Studia Gratiana”, 10, Bo- 1970, pp. 26-47: p. 29. logna 1968, p. 5. 3 D. Abulafia, Dalmatian Ragusa and the Nor- 19 Pachymeres, De Michaele et Andronico Pale- man Kingdom of Sicily, “The Slavonic and East Euro- ologis, ed. Becker, I., p. 174. pean Review”, 54, 1976, pp. 412-428. 20 Kantorowicz, op. cit., pp. 6-7. 4 D. Abulafia, Ancona, Byzantium and the Adria- 21 Harris, Greek Emigres cit., p. 22, e Appendix tic, 1155-1173, “Papers of the British School at Rome”, II, p. 194, in cui è pubblicata una Litera indulgencie 52, 1984, pp. 195-216; H.J. Magoulias, trad., O City concessa Thome Eparchus et Georgio Diplovatagius of Byzantium, “Annals of Niketas Choniates” (Detroit civibus Constantinopolitane civitatis, 1984), pp. 202-203. 22 A. Olivieri, Memorie di Tommaso Diplova- 5 A. Failler, L’église des Ancônitains à Constan- tazio, patrizio costantinopolitano e pesarese, Pesaro tinople, “Revue des études byzantines”, 44, 1986, pp. 1771, pp. VI-VII, pubblica il passaporto concesso dal 253-255. patriarca di Aquileia. 6 Archivio di Stato di Ancona (ASAn), Archivio 23 Kantorowicz, op. cit., p. 9; Non tutta la fami- comunale di Ancona (ACAn), Pergamene I, Privile- glia abbandonò le isole Ionie, e ancora alla fine del gio dell’imperatore greco Andronico Angelo Comne- ’500 un ramo dei Diplovatazi è attestato a Zante, cfr. no Paleologo a favore della città di Ancona S. Paximadopoulos, Rapports entre la Grèce byzanti- 7 Antun Cvitanić, Il contributo dei giuristi mar- ne et la ville de Pesaro au XVe et XVIe siècle, “Studia chigiani alla formazione delle leggi statutarie di Split Oliveriana”, 2, 1954, pp. 61-68: a p. 66. (Spalato), “Atti e memorie” della Deputazione di st. 24 C. Kidwell, Marullus, Londra 1989, pp. 56-57. p. per le Marche, 82 (1977), pp. 11-34. 25 Kantorowicz, op. cit., pp. 8-10: «Qui egli ten- 8 Archivio Diocesano di Fano, Entrate e uscite ne nell’età abbastanza precoce di dodici anni la solen- della sagrestia, 1432-39, ff. 3r-5r. ne orazione d’esame nell’antico e venerabile duomo, 9 Archivio di Stato di Fano, Codici Malatestiani, tuttora conservato. Già questo solo fatto basterebbe a vol. 54, 1412-14, ff. 133r, 147r,198r; vol. 56, f. 260r. provare ciò che tutta la sua vita conferma, che il gio- 10 K. P. Matschke, The Notaras Family and its vane greco crebbe nella fede romana cattolica». Italian Connections, “Dumbarton Oaks Papers” 49, 26 G. Hofman, Papato, conciliarismo, patriarca- 1995, pp. 59-72. to (1438-39), Roma 1940, p. 36; V. Peri, La lettura 11 S. Ronchey, Il piano di salvataggio di Bisan- del Concilio di Firenze nella prospettiva unionistica zio in Morea, in L’Europa dopo la caduta di Costan- romana”, in Christian Unity – The Council of Fer- tinopoli, atti del XLIV Convegno storico internazio- rara-Florence, ed. G. Alberigo, Leuven 1991, pp. nale, Spoleto 2008, pp. 518-532. 593-612: p. 598. 12 A. Keller, Two Byzantine Scholars and 27 V. Peri, Chiesa romana e ‘rito’ greco, Brescia Their Reception in Italy, “Journal of the Warburg 1975, pp. 201-202. and Courtald Institutes” 20, 1957, pp. 363-370; 28 J. Krajcar, Cardinal Giulio Antonio Santoro J. Harris, Greek Emigres in the West, Camberley and The Christian East - Santoro’s Audiences and 1995, p. 32. Concistorial Acts, Roma, 1966, p. 17; Magnum Bul- 13 Mi rifaccio qui a quanto riferitomi a voce dal larium Romanum, a Pio Quarto usque ad Innocen- dr. Christopher Hobbs tium IX, Tomus Secundus, Lione 1673, p. 192. 14 Harris, Greek Emigres cit., pp. 21-24. 29 È quasi certo che gli Spandolini nominati nella 15 Ibid., p. 24. cronaca dell’Olivieri, p. IX, siano gli Spandounes, o 16 M. Greene, Catholic Pirates and Greek Mer- Spandugini, famiglia dello storico Teodoro, cfr. Pa- chants, Princeton 2010, pp. 15-51. ximadopoulos, op. cit., p.65; Theodore Spandounes,

98 Niccolò Fattori Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI). Tre casi marchigiani

On the Origin of the Ottoman Emperors, trad. D.M. sements de l’Est éuropéen et migrations vers l’Ouest Nicol, Cambridge 1997, p. IX. à la fin du moyen age, Parigi 1992, pp. 212-215; Sen- 30 G. Plumidis, Gli scolari greci nello studio di si, op. cit., p. 198. Padova, “Quaderni per la storia dell’università di Pa- 38 Besta, op. cit., pp. 357-360. dova”, 4, 1971, pp. 127-144. 39 In Bibl. Oliv., Archivio storico comunale di 31 D.J. Geanakoplos, The Discourse of Demetri- Pesaro, Verbali del Consiglio, ms. 49 (1580-1609), us Chalcondyles on the Inauguration of Greek Stu- ff. 225rv, è attestata la sua partecipazione ad una riu- dies at the University of Padua in 1463, “Studies in nione del 9 giugno 1598: G. G. Scorza, Pesaro fine the Renaissance”, 21, 1974, pp. 118-144. secolo XVI – Clemente VIII e Francesco Maria della 32 Bibl. Oliv., Lettere d’Illustri Pesaresi I, 425; Rovere, Venezia 1980, p. 107; un suo sonetto dedicato in E. Besta, Tomaso Diplovataccio e l’opera sua, a una candela è in Bibl. Oliv., ms. 140, f. 39r; l’elegia “Nuovo archivio veneto”, 3, 1903, pp. 261-361: pp. composta in morte è in Bibl. Oliv., ms. 137, f. 45r. 340-346. 40 Bibl. Oliv. Archivio storico comunale di Pe- 33 Besta, op. cit., pp. 343-345. saro, Verbali del Consiglio, ms. 49 (1580-1609), ff. 34 Paximadopoulos, op. cit., p. 67; L’Olivieri, 233r-234v, in Scorza, op. cit., pp. 107-110; R. Segre, op. cit., p. X, cita (senza riportare alcuna fonte) la pre- Gli ebrei a Pesaro sotto la signoria dei Della Rovere, senza a Pesaro di famiglie come i Lascari, gli Angeli in Pesaro nell’età dei Della Rovere, “Historica Pisau- e i Comneni, dando per scontata la loro origine nel- rensia” III.1, Venezia 1998, pp. 133-166: p. 141. la diaspora greca del XV secolo. È improbabile che 41 A. Turchini, Il Ducato d’Urbino, Pesaro e i si trattasse di altri esuli giunti direttamente a Pesaro Della Rovere, in Pesaro nell’età dei Della Rovere cit., dopo la caduta di Costantinopoli: i Lascari menzio- pp. 3-56: p. 11. nati appartenevano con ogni probabilità all’omonima 42 Bibl. Oliv., ms. 137, f.126r. dinastia dei conti di Ventimiglia, attestata in Italia al- 43 B. Cecchetti, La Repubblica di Venezia e meno dal ’200. Per l’accenno ai Comneni, cfr. infra. la corte di Roma nei rapporti di religione, Venezia 35 Costantino Arianiti Comneno, o Cominato, 1874, p. 461. nobile di origini albanesi, emigrato in Italia alla fine 44 S. Ronchey, Un’aristocratica bizantina in del ’400. Ebbe la lungimiranza di puntare sui Del- fuga: Anna Notaras Paleologina, in Donne a Venezia, la Rovere, offrendo una lunga serie di servigi a papa ed. S. Winter, Venezia 2004, pp. 23-44: pp. 37-40. Giulio II, che lo ricompensò donandogli il governato- 45 Cecchetti, op. cit., pp. 460-463. rato perpetuo ed ereditario di Fano, Mondaino e Mon- 46 S. L. Varnalidis, Le implicazioni del breve tefiore Conca, che tenne dal 1516 al 1524. Durante Accepimus Nuper di Papa Leone X (18.5.1521) e del la lunga carriera come politico e diplomatico, fece breve Romanus Pontifex di Papa Pio IV (16.2.1564) abbondante uso del prestigio derivatogli dall’eredità nella vita religiosa dei Greci e degli Albanesi dell’I- morale del mondo bizantino, arrivando ad autopro- talia meridionale, “Nicolaus – Rivista di teologia clamarsi duca d’Acaia e principe di Macedonia. Ar- ecumenico-patristica”, 13, 1981, pp. 359-382: pp. chivio di Stato di Fano, Registri del Comune, vol. I, 364-370; Vittorio Peri, L’unione della Chiesa orien- ff. 28r-34v; vol. V, ff. 71r, 72v, 81r, 128v; P. Petta, tale con Roma: il moderno regime canonico occiden- Despoti d’Epiro e principi di Macedonia. Esuli al- tale nel suo sviluppo storico, “Aevum”, 58, 1984, pp. banesi nell’Italia del Rinascimento, Lecce 2000, pp. 439-498. 150-180; J. Harris, Despots, Emperors and Balkan 47 D. Ambrasi, In margine all’immigrazione gre- Identity in Exile, “Sixteenth Century Journal”, 44, ca nell’Italia Meridionale nei secoli XV e XVI – La 2013, pp. 643-661: pp.651-660. Comunità Greca di Napoli e la sua Chiesa, “Aspre- 36 Il testamento, rogito del notaio Bernardino nas”, 8, 1961, pp. 156-185: p. 162. Fattori (1536-1539), è riportato in Olivieri, op. cit., 48 Greene, op. cit., p. 31. pp. XIX-XX. 49 Ad esempio, Antonio Lefcodino de Modoni 37 A. Ducellier, Les chemins de l’exil. Boulever- era negotiorum gestore magnifici viri domini Seba-

99 Studi pesaresi 4.2016 stiani Balbi de Venetiis, Archivio Notarile di Ancona 62 ANAn, 592 Francesco Brancaleoni, 1563, f. (ANAn), 160 Troilo Leoni, 1503, ff. 23v-24r. 140r; Saracini, Notitie historiche cit. p. 367: «un’ar- 50 ANAn, 160 Troilo Leoni, 1503, Rubricella, ma in campo azzurro, scolpita con un’aquila indora- fornisce i nomi di Iacobus Grecus, Antonius Lefcodi- ta, e con due teste coronate, et un sole in mezo del nus de Modono, Michaglia Grecus, Manolis Grecus; petto di dett’Aquila, con l’infrascritta iscrittione che ivi 173, Troilo Leoni, 1523-1524, Rubricella, sono dice: D.O.M / ALEXII LASCARIS / Paleologorum invece nominati Demetrius Stefani e Velona, Dimi- Sanguine ortus / Francisco Panici Lauden. /Gonzagae trio Dentri, Crisio Dendri de Corfu, Zannis Gori de Mantuae Principi / Turmae Equitum Praefectus / Bel- Velona, Georgio Vazara, Michaglia Greco, Victor lis aliquod non sine gloria / Interfuit»; molto simile è Greco de Cania, Georgius de Corono, Petrus Branas lo stemma dei Diplovatazii, conservato in Bibl. Oliv. de Corfu, Antonio Cartopolo de Arta, Nicolao Can- ms. 1430, raffigurante anch’esso un’aquila bicipite die, Fantino Greco, Felix filia Manolis Grecis, Paulo dorata, ma su campo rosso. Boliza, Maria greca et Andriliza eius filia. 63 ANAn, 358 Girolamo Giustiniani, 1548, f. 51 G. Saracini, Notitie Historiche della città di 476r; C. Albertini, Storia di Ancona dal 282 al 1824, Ancona, Roma 1675, p. 320. Ancona 1830, p. 253. 52 ANAn, 196 Lorenzo Trionfi, 1525-1527, ff. 64 ANAn, 354 Girolamo Giustiniani, 1541-1542, 1r-2r. f. 317r; ivi, 355 Girolamo Giustiniani, 1543, f. 81v; 53 Angelucci, Cenni storici della chiesa e con- ivi, 358 Girolamo Giustiniani, 1548, f. 437v; ivi, 540 fraternita di Sant’Anna dei greci uniti, Pesaro 1843, Marino Benincasa, 1560, f. 400r; ivi, 348 Girolamo p. 31. Giustiniani, 1534, f. 122r. 54 N. Fattori, The Greek Confraternity of Sant’An- 65 ANAn, 351 Girolamo Giustiniani, 1537, f. na dei Greci in Ancona - Demographic Structure and 35rv. Social Responsibilities (1524-1580), di prossima pubbli- 66 Renzo Paci, La rivalità commerciale tra An- cazione. cona e Spalato (1590-1645), “Atti e memorie” del- 55 ANAn, 351 Girolamo Giustiniani, 1537, f. 35rv. la Deputazione di st. p. per le Marche, 82, 1977, pp. 56 Teodoro Spandounes, De la origine degli im- 278-286. peratori ottomani, ed. Sathas, C. N. (Paris 1895), p. 67 ANAn, 597 Francesco Brancaleoni, 1572, ff. 141. 3r, 280r. 57 Archivio Notarile di Recanati (ANR), 1224 68 Nada Zečevic, Notes on the prosopography of Pietro Buonamici, 1557, f. 23r. the Strategopoulos Family, “Радови филозофскoг 58 ANR, 1224 Pietro Buonamici, 1557, f. 203v; факултета”, 15, 2013, pp. 128-129. ANR, 1225 Pietro Buonamici, 1558, f. 142v; A. 69 L’assalto a Methoni è riportato nel dettaglio Scriattoli, Viterbo nei suoi monumenti, Viterbo in G. Bosio, Dell’Istoria della sacra Religione et il- 1988, p. 102. lustrissima militia di San Giovanni gerosolimitano, 59 P. Giovio, Seconda Parte delle Istorie del suo Napoli 1683, pp. 103-108; Spandounes, De la origine tempo, Venezia 1560, p. 96; ed. E. Albéri, Relazio- cit., p. 193; B. Del Pozzo, Ruolo generale dei cava- ni degli ambasciatori veneti al senato, VII, Firenze lieri Gerosolimitani della venerabile lingua d’Italia, 1846, p. 329; ed. T. Bini, Lettere inedite di Mons. Torino 1714, p. 80. Giovanni Guidiccioni da Lucca, Lucca 1855, pp. 70 ANAn, 353 Girolamo Giustiniani, 1539, f. 244-245; P.M. Amiani, Memorie historiche della città 85rv. di Fano, Fano 1751, p. 176; Pietro Laurenzi et alii, 71 Ivi, 600 Francesco Brancaleoni, 1575, f. 189v. Memorie civili di Città di Castello, Città di Castello 72 Ivi, 597 Francesco Brancaleoni, 1572, f. 3rv. 1844, p. 114. 73 Bibl. Naz. Vittorio Emanuele Napoli, ms. 60 ASAn, Fondo Ospedale Umberto I, testamen- Brancacc. I.B.6., ff. 142r-143v, in V. Peri, Chiesa ro- to di Alessio Lascari Paleologo, ff. 2r-5r. mana e ‘rito’ greco, Brescia 1975, p. 221; Bibl. Apost. 61 Fattori, op. cit., pp. 17-20 Vat., Vat. Lat. 6416, ff. 91r-91v, in V. Peri, Chiesa

100 Niccolò Fattori Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI). Tre casi marchigiani

Latina e Chiesa Greca nell’Italia postridentina, in La 75 E. Orlando, Mixed Marriages between Greeks Chiesa greca in Italia dall’VIII al XVI secolo, Padova and Latins in Late Mediaeval Italy, “Thesaurismata”, 1973, pp. 271-469: pp. 427-428. 37, 2007, pp. 101-119: pp. 114-117. 74 Bibl. Apost. Vat., Vat. Lat. 5527, ff. 35r-39r, in 76 Kantorowicz, op. cit., p. 10 V. Peri, Inizi e finalità ecumeniche del Collegio greco 77 Solo alcuni tra i tanti documenti riguardanti in Roma, “Aevum”, 44, 1970, pp. 1-71: pp. 39-42; la controversia: ANAn, 592 Francesco Brancaleoni, Archivio del Pont. Collegio Greco di Sant’Atanasio, 1563, f.336rv; ivi, 594 Francesco Brancaleoni, 1565, Cronaca di tutti i scolari del Collegio Greco dalla f. 270; ivi, 597 Francesco Brancaleoni, 1572, f. 169, fondazione sin all’anno 164, f. 8v, in J. V. Wos, I pri- f. 280-280v; ANR, 1229 Pietro Buonamici, 1562, f. mi anconetani del Collegio greco di Roma, “Studia 338v; 1565, ff. 43v-51v; 1568, f.128v; 1569, f. 91. Picena”, 41, 1974, pp. 30-40: p. 38. 78 Angelucci, op. cit., p. 34.

101 L’Honore dei cavalieri La scienza dell’onore rinascimentale nel trattato del Principe Cavalliero in duello di Giovanni Giacomo Leonardi

di

Alfredo Aurigemma

1. Premessa ta nell’opera in analisi è quella giudiziaria, nella quale ad una formale sfida da parte Nella cruenta temperie bellica che se- dell’ingiuriato, data attraverso la mentita, gnò in Italia il passaggio tra medioevo ed seguiva uno scambio di cartelli volti a defi- età moderna, il ceto dei bellatores, egemone nire la natura della controversia tra le parti, nell’età di mezzo, creò una propria normati- chiamate “attore” e “convenuto” come nel va consuetudinaria che ben presto si diffuse processo civile. in tutta Europa: la scienza dell’onore. Questione centrale per tutta la duelli- Simbolo della pretesa nobiliare all’en- stica fu l’identificazione del provocatore a dogiustizia, in contrapposizione con il di- duello, poiché al provocato spettava il non ritto comune e le legislazioni dei principi trascurabile vantaggio della scelta delle moderni, questa scienza ebbe come fulcro armi. Al centro della questione vi era l’isti- l’onore, bene raro, posseduto dai soli nobili tuto della mentita, definita dal Pigna come e uomini d’arme. Per tali gentiluomini, la la “propulsazione di parola ingiuriosa con percezione della vita e soprattutto delle of- carico dell’ingiuriatore” 1. Essenzialmente fese ebbe un gusto particolare, assai distinto uno dei due litiganti accusava formalmen- da quello del volgo, ed un peculiare foro per te l’altro di avere volontariamente mentito la risoluzione delle controversie: il tribuna- nelle sue affermazioni, violando il summen- le delle armi, rappresentato dal duello giu- zionato obbligo di verità cui erano tenuti i diziario per punto d’onore. cavalieri per poter essere tali. Costruzione tutta italica di uno scontro Se l’ingiuria verbale poteva essere giuridicizzato, nel quale le armi conviveva- compensata da altra ingiuria più grave, la no con istituti tipicamente processuale-civi- mentita non poteva essere “rimentita”: alla listici (seppur adattati al contesto marziale), pronuncia delle parole “Tu menti!” si chiu- il duello giudiziario originò una vasta trat- deva, almeno in teoria, la diatriba. Al men- tatistica dalla seconda meta del XV secolo tito si parava innanzi la semplice alternativa sino al fatidico anno 1563, quando gli strali tra il perenne disonore e la sfida a duello. della Controriforma segnarono il definitivo Altro formalismo necessario della diatri- declino dell’istituto, quantomeno nella sua ba d’onore erano i cartelli di sfida, median- forma pubblica. te i quali si intimava formalmente il duello. Pare infatti opportuno chiarire che la Fino a tutto il XV secolo la loro redazione forma di duello principalmente considera- non fu considerata obbligatoria, ben poten-

102 Alfredo Aurigemma L’Honore dei cavalieri do essere sostituiti da un oggetto simboli- reticenza dei signori, per i quali un simile co inviato allo sfidato, nonché dal classico stigma sarebbe stato causa di perdita del schiaffo. feudo. Coloro che avessero voluto difende- Il testo del cartello doveva essere neces- re il proprio onore con le armi, nei secoli sariamente sottoscritto alla presenza di due a venire, furono costretti a ricorrere al più testimoni, in quanto documento rilevante celato duello alla macchia, a noi ben noto, nel giudizio d’onore. Parimenti alla pre- nel quale lo scontro ha luogo lontano da senza di due testimoni il cartello, inviato scomodi testimoni e senza autorizzazione mediante un araldo militare, sarebbe stato di alcuna autorità. ricevuto dallo sfidato, affinché non potes- L’opera oggetto del presente saggio è se addurre l’ignoranza dello stesso. Entro rimasta celata nelle stanza della Biblioteca venti giorni da tale data il provocato dove- Oliveriana di Pesaro per quasi cinque seco- va redigere ed inviare il proprio cartello di li, ed è stata da me trascritta nel 2012 e pub- replica, similmente al ricorso nel processo blicata quale tesi di laurea in giurispruden- ordinario. za. Si propone di seguito una breve analisi Non dobbiamo tuttavia dimenticare che della medesima, non senza gli imprescin- la funzione più importante dei cartelli era dibili cenni alla persona del suo autore: il quella di dare pubblicità alla sfida, renden- celeberrimo erudito pesarese Giovanni Gia- done partecipe l’intero ceto nobiliare. Per como Leonardi. questo motivo erano redatte copie di tali documenti da affiggersi i luoghi pubblici 2. Infine, istituto fondamentale della proce- 2. La figura del Leonardi dura era il campo franco, ovvero lo spazio, delimitato abitualmente da uno steccato, in Descritto dagli studiosi dei secoli suc- cui avrebbe avuto luogo lo scontro. Il cam- cessivi come un ideale continuatore della po doveva necessariamente essere conces- scuola di Aristotele e Plinio, nonché degli so da un signore feudale, investito di titolo enciclopedisti medievali, ovvero di quei imperiale o pontificio, il quale sarebbe stato singolari geni, che sapevan di tutto e di tut- altresì giudice del processo, nell’accezione to scrivevano, Giovanni Giacomo Leonardi ordalica del termine, per il quale egli abbia nacque a Pesaro agli inizi di novembre del il solo compito di osservare il regolare an- 1498 da Maddalena Borgogelli di Fano e da damento del duello e constatare chi fosse Francesco, appartenente a nobile famiglia il vincitore e chi lo sconfitto, emettendo pesarese 5. quindi la sentenza. Solitamente il tutto era In gioventù, contemporaneamente agli accompagnato da una vasta schiera di spet- studi giuridici presso le università di Bo- tatori, testimoni dell’onore (o del disonore) logna e Ferrara, in cui si addottorò il 24 dei combattenti innanzi al ceto nobiliare 3. Maggio 1522, crebbe il suo interesse per La sanzione della scomunica 4, inflitta a l’arte militare. In quegli anni prestò infat- tutti coloro che partecipassero a un duello ti servizio presso i maggiori condottieri (attore, convenuto, padrini, signore del cam- dell’epoca, quali Francesco Sforza duca po, spettatori), rese impossibile nell’Europa di Milano, Prospero Colonna, il marchese cattolica reperire un campo franco stante la del Vasto ed Antonio de Leyva. Da questi

103 Studi pesaresi 4.2016 ultimi fu incaricato della fortificazione di ordito da due rivali del duca nell’esercito Pavia, assediata dalle truppe di Francesco veneziano, Luigi Gonzaga e Cesare Frego- I re di Francia nel 1525, in cui emerse l’ec- so 7. Ne seguì una controversia d’onore con cezionale bravura del giovane in tale cam- il Gonzaga, testimoniata da un fitto scam- po dell’arte militare. bio di cartelli, alla quale però non seguì il Al termine della guerra, tornato in patria duello 8. si pose al servizio del suo principe, il duca Nell’erede e successore Guidobaldo II, Francesco Maria della Rovere, il quale gli il Leonardi trovò il medesimo, se non mag- commissionò di munire Senigallia. L’ami- giore, sostegno che ebbe nel padre. Il giova- cizia del duca e la stima degli altri princi- ne sovrano attribuì allo studioso pesarese il pi italiani spinsero il Della Rovere a no- nome e lo stemma della sua famiglia (mas- minarlo suo ambasciatore presso Venezia, sima onorificenza che si potesse ottenere ove risiedette per trent’anni in un palazzo all’epoca da un signore temporale), e con a Rialto. L’11 aprile del 1529 il Leonardi patente del 26 luglio 1546 gli assegnò la ottenne il rinnovo per il duca della carica di contea di Monte l’Abate e il rispettivo ter- Comandante generale delle truppe di terra ritorio, nei pressi di Pesaro 9. Ovviante con- della Serenissima; accompagnerà France- fermato l’incarico di ambasciatore presso i sco I nelle sue visite alle fortezze venete, Veneti. Continuò il suo incarico a Venezia riprogettandone le fortificazioni. fino alla fine del 1558, quando il peso de- Nel 1534 il nobiluomo pesarese af- gli anni gli suggerì di ritirarsi nella sua cara frontò insieme al duca la controversia re- Pesaro, al centro della quale aveva edificato lativa al ducato di Camerino, rivendicato un elegante palazzo. Alternando tale dimora dai Della Rovere nonostante l’opposizio- a quelle di Urbino e di Monte l’Abate, tra- ne di papa Paolo III. Nel 1535 accompa- scorse i suoi ultimi anni insieme alla moglie gnò Francesco Maria a Napoli al cospetto Lisabetta Superchi, gentildonna veneziana dell’imperatore Carlo V, assieme al giuri- sposata nel 1538, nonché ai fratelli Anteno- sta padovano Ottonello Pasini, per pero- re, colonnello nelle milizie del duca, e Giro- rare le ragioni del suo signore. Seppure il lamo, capitano nella stessa armata. Contro- colloquio con l’Imperatore risultò infrut- verso invece se ebbe dei figli, come riporta tuoso, l’autorità del Leonardi, non solo in il Promis nell’opera citata. Morì in Pesaro il patria ma in tutta la penisola, uscì da tale 2 gennaio 1562 e fu sepolto nella chiesa di evento consacrata. Risale a questi anni il San Francesco. progetto del nostro autore di un opera di Oltre che ambasciatore e politico, il Le- scienza militare cavalleresca, che trattasse onardi risultò illustre quale professore d’o- delle fortificazione, dell’attività di amba- nore, massimo custode delle consuetudini sciatore, dell’organizzazione di un esercito cavalleresche in materia di onore e di duel- ed in generale della cavalleria 6. lo. Nell’epoca di massimo splendore della Scomparso il duca Francesco Maria scienza cavalleresca, in cui abbondavano le nell’ottobre del 1538 per avvelenamento, il liti fra gentiluomini, le decisioni del Leo- Leonardi intraprese una vera e propria in- nardi furono tanto ricercate che un contem- dagine poliziesca, mediante la quale giun- poraneo lo definì: «Oracolo di Marte, dal se alla conclusione che l’omicidio era stato quale correvano tutti gli huomini martiali

104 Alfredo Aurigemma L’Honore dei cavalieri per far decidere le controversie dell’hono- praggiunse prima che potesse consegnarlo re» 10. Trattò oltre duecentocinquanta que- alle stampe. rele, la più celebre delle quali fu indiscuti- Il capolavoro del Leonardi è un’opera bilmente quella che oppose il re di Navarra divisa in trentadue libri denominati trattati, Enrico II d’Albret al marchese di Pescara conservati pressoché tutti presso la Biblio- Ferdinando Francesco d’Avalos, già ogget- teca Oliveriana di Pesaro, i quali ci accin- to di un mio saggio 11. giamo a elencare in ordine cronologico: Innumerevoli furono le lodi tessute al Il Cavalliero ambasciatore (ms. Oliv. Leonardi dai letterati e nobiluomini con- 216). Dedicato al Duca Guidobaldo II e di- temporanei. Significativa testimonianza viso in dieci libri, fu ultimato nel 1542; trat- della immensa considerazione di cui egli ta delle qualità fisiche e morali che devono godeva ci è stata tramandata dal contempo- essere possedute dal perfetto ambasciatore raneo ed amico Marco Guazzo: «... Pochi dell’epoca. son quei capitani nostri che non facciano Trattato delle fortificationi de’ nostri gran conto del valore e virtù sua et che non tempi (ms. Oliv. 220). Finito di scrivere nel l’abbiano in onorato grado, anzi credo niu- novembre del 1553, è un trattato di inge- no, se non chi non lo conosce... Costui nelle gneria militare; essendo diviso in due parti, nimicitie particulari et in ogni altra sua at- corrisponde verosimilmente a due libri del tione ha dato conto grandissimo del valore Principe Cavalliero. della sua persona... Quest’huomo vive mol- Libro sopra pigliare una fortezza per to riservato, facendo grandissima professio- furto. Quest’opera non trova posto tra i co- ne dell’osservanza della parola, et d’ogni dici oliveriani ma è custodita presso la Re- altra cosa pertinente all’onore; insomma gia Biblioteca di Torino. Riporta in calce la egli è tale che a lui come ad uno oracolo per data del 19 dicembre 1551, il Leonardi vi consiglio si va...» 12. espone dettagliatamente i modi in cui è pos- sibile per un principe prendere una fortezza con l’inganno, affinché possa applicarli e 3. Le opere sappia difendersene. Libro degli offitii et auttorità degli huo- Nonostante la grandissima fama di cui mini che vanno alla guerra a’ nostri tem- godette lo studioso pesarese tra gli uomini pi (ms. Oliv. 217). Diviso in 55 capitoli e del suo tempo, quasi nulla dei sui scritti è dedicato al duca Guidobaldo II, riporta in stato pubblicato o ha comunque goduto di calce la data del novembre 1559; illeggibile qualche diffusione. Ciò si deve essenzial- per buona parte, tratta in maniera minuziosa mente al progetto unitario per il quale il di ogni singola figura presente nella guerra Leonardi concepì la gran parte delle pro- dell’epoca. prie opere: la redazione di uno sterminato Libro del pigliar una Città per via de trattato, intitolato Il Principe Cavalliero, in trattati (ms. Oliv. 217). Non si sa con cer- cui sarebbe dovuto confluire tutto lo scibi- tezza la data in cui è stato ultimato, tuttavia le in materia di scienza giuridica, militare e il trattatista pesarese cita questa opera nel d’onore. Il nostro autore riuscì a terminare Libro sopra pigliare una fortezza per furto, l’agognato capolavoro, tuttavia la morte so- quindi si ritiene antecedente all’anno 1551.

105 Studi pesaresi 4.2016

Ne è pervenuto ai giorni nostri solo un tito- Il Cavalliere per il duello (ms. Oliv. lo, consistente in 51 fogli manoscritti con- 217). Rimane un esiguo numero di fogli. servati unitamente all’opera che precede. Pareri in materia di honore di Caval- Libro sopra il camminar di uno Esser- leria pertinenti al duello (ms. Oliv. 215). cito (ms. Oliv. 218). Diviso in 43 capitoli, Indirizzati a Guidobaldo da Monte l’A- consta di soli 39 fogli, dei quali non ci è bate, recano la data del 1 agosto 1560. pervenuta la data di ultimazione. Il Leonar- Quest’opera di 350 fogli è divisa in 250 di vi espone i doveri degli ufficiali in mar- capitoli, corrispondenti ad altrettanti casi cia, le insidie del terreno e altri avvertimenti in materia di onore e di cavalleria nei quali che si devono prendere durante gli sposta- si era imbattuto il Leonardi nel corso della menti delle armate. sua vita (sono tuttavia omessi i nomi delle Libro sopra il tener camino (ms. Oliv. persone coinvolte), sopra i quali diede il 218). In verità il titolo non è pervenuto suo parere. Nel trovar soluzione a queste completo: si evince dalla tematica tratta- controversie l’autore richiama l’ecumene ta. Il manoscritto, di 38 fogli divisi in 27 dei princìpi della morale e dell’equità ca- capitoli, non è datato. Completamento del valleresca. precedente, tratta delle precauzioni che Miscellanea di scienza cavalleresca deve osservare il singolo soldato durante la (ms. Oliv. 222). Il titolo non è stato scelto marcia. dal Leonardi, bensì dai posteri nel catalo- Libro sopra il retirare di uno Essercito gare una serie di bozze di scritti inediti e (ms. Oliv. 218). Nei 43 fogli divisi in 52 pareri su tale materia. capitoli, dopo l’onnipresente proemio, l’au- Libro del Principe Cavalliero in duello tore detta una serie di precetti da osservare (ms. Oliv. 219). Opera oggetto del presente durante la ritirata. saggio, divisa in dieci libri per 337 fogli, ri- Libro sopra lo alloggiar di uno Esserci- sulta priva di data. La tematica trattata è, al to (ms. Oliv. 221). La gran parte dell’opera pari delle due precedenti, la scienza dell’o- è andata perduta, dall’indice si evince che nore e in particolare il duello. constava originariamente di 117 fogli, non Trattato di armi e di artiglieria (ms. vi è data. Tema centrale è ovviamente il ri- Oliv. 218). Questo codice di 73 fogli pre- fornire e il fortificare gli eserciti in guerra. ceduti da un indice reca la data del 1540, Libro sopra l’assicurare e il fornir una seppure è verosimile che siano state appor- Città per conto di guerra (ms. Oliv. 221). tate modifiche negli anni successivi. La sua Trattato senza data, composto di 88 fogli. importanza è dovuta al fatto che è l’unico Vi si trovano indicati tutti i beni necessa- trattato di armi a noi pervenuto della prima ri a una città per resistere ad una guerra, la metà del XVI secolo. disciplina da impartire agli uomini e come Trattato di artiglieria (ms. Oliv. 221). rassicurare il popolo. Si ritiene il rifacimento dell’opera prece- Il Cavalliere in duello (ms. Oliv. 223). dente, convincimento rafforzato dall’anno- Contiene circa 330 fogli, ma mancano la tazione fatta dal Leonardi sulla copertina parte finale e la data. In quest’opera il Le- di quest’ultima: «Il libro va tutto rifatto di onardi svolge un’ampia trattazione della nuovo». Purtroppo non ne rimangono che scienza cavalleresca. dieci fogli.

106 Alfredo Aurigemma L’Honore dei cavalieri

4. Il Principe Cavalliero in duello Lo stile è grave, con numerosissime in- terpunzioni a mettere in evidenza ogni sin- Il Principe Cavalliero in duello è un golo, spesso brevissimo, periodo. L’autore compiuto trattato di scienza cavalleresca, utilizza un italiano molto più simile a quello diviso in dieci libri. Parte dello citato pro- odierno di quanto si possa pensare, interval- getto del Principe Cavalliero, opera che lato tuttavia da numerosi latinismi. Sempre avrebbe dovuto contenere tutte le nozioni di presenti in tutta l’opera i richiami all’auto- strategia e tattica militare, di politica e ov- rità e al prestigio dei Della Rovere, in parti- viamente di cavalleria, necessarie, secondo colare dei duchi Francesco Maria e Guido- il Leonardi, al perfetto principe del Rinasci- baldo II suo successore, senza lesinare lodi mento italiano. anche delle figure femminili della casata. Il manoscritto non reca alcuna data, è Frequentissime le citazioni dotte, in parti- verosimile credere che sia stato composto colare di Aristotele e Vitruvio, ma anche di intorno alla metà del XVI secolo, come la Cicerone, Tacito, Omero, Virgilio e Seno- maggior parte delle opere summenzionate. fonte, per elencare i principali. L’autorità di Raggiunta una versione definitiva intorno al questi ultimi, e di altri grandi dell’antichità, 1560, non fu mai diffuso per la concomi- è perennemente chiamata in causa a raf- tanza di due eventi: la morte del suo scrit- forzare le opinioni dell’autore, unitamente tore, avvenuta come premesso agli inizi del a quella di Gesù Cristo, degli apostoli e in 1562, e la conclusione del Concilio di Tren- generale della Santa Romana Chiesa. to nel 1563, con la conseguente proibizione Risulta a mio parere interessante notare del duello per tutta la cristianità, che sugge- che in un trattato sul duello, sebbene risa- rì agli eredi di mantenere l’opera nella sicu- lente a un’epoca in cui un fortissimo senso ra oscurità delle stanze di palazzo Leonardi. di religiosità pervadeva la maggior parte de- Il trattato, come la maggior parte degli gli europei, siano così numerosi i richiami a scritti dell’autore pesarese, è conservato un’autorità che aborriva assolutamente tale presso la Biblioteca Oliveriana. Si compone istituto. Viene lecito pensare che negli anni di dieci libri, tutti preceduti da un proemio duri della Controriforma, in cui i tribunali che introduce l’argomento, oltre a dare sfo- papali raggiunsero la massima intransigen- go a personali considerazioni (a suo dire per za, fosse in certo qual modo indispensabile diletto) dell’autore. Ogni libro è diviso in ol- fare il possibile per non urtare la profonda tre trecento brevi capitoli, ognuno dei quali suscettibilità della Congregazione dell’In- è strutturato in forma di domanda, alla quale dice in vista della prevista, ma mai avvenu- l’autore darà poi risposta nella trattazione, o ta, pubblicazione. in forma di affermazione, cui seguiranno i Si percepisce nell’opera un vivo contra- motivi di fatto e di diritto (di cavalleria, s’in- sto tra l’etica cavalleresca, fatta di profondi tende) che la giustificano. Nel caso in cui valori e principii morali, ma percepiti in una l’autore intenda riportare un caso concreto dimensione prettamente esteriore, finalizza- cui ha assistito o del quale è a conoscenza, ta al godere di fama prestigiosa presso gli il capitolo ne riassumerà i tratti salienti. Il altri uomini, e quella cristiana, per la qua- tutto racchiuso in 337 pagine, scritte recto et le il premio cui si può ambire per le buone verso di propria mano dal Leonardi. opere non è di questo mondo. Il Leonardi,

107 Studi pesaresi 4.2016 come la gran parte dei suoi contemporanei, dalla natura ed è la medesima per tutte le è al contempo un cavaliere e un cristiano, genti della terra, in spregio a ogni legge o nelle sue parole appare ancora vivo il mil- ordine di qualsivoglia signore temporale ad lenario contrasto (risalente all’età classica) essa contrario. tra la “civiltà della vergogna”, cui appar- I soli Cavallieri infatti, tra tutti gli uomi- tenevano gli eroi della mitologia greca e ni, sono tenuti a dare la vita, se necessario, romana (di cui sono eredi i cavalieri), ove per il supremo fine della giustizia. In conse- peccati e meriti rilevavano solo in quanto guenza di ciò, già nel proemio il Leonardi conosciuti e reputati tali presso la società, e palesa uno dei punti cardine della sua tratta- la “civiltà della colpa” impostasi con la reli- zione in materia duellare: è cosa indegna di gione cristiana, per la quale rileva la dimen- Cavalliero venire a duello se non per causa sione interiore delle nostre azioni e spetta grave e giusta. A detta dell’autore, egli è solo al Signore giudicare gli uomini. stato spinto a comporre il trattato in oggetto Dal titolo dell’opera, Il Principe Caval- appunto per la necessità di evitare, come era liero in duello, si evince che l’argomento invece costume assai diffuso nella sua epo- principale è la singolar tenzone, tuttavia ca, che si venisse allo scontro per causa leg- nelle sue pagine trova posto l’ecumene gera o pretestuosa. Percependo che al suo della scienza cavalleresca cinquecentesca, tempo l’istituto stava ottenendo una troppo con numerosi richiami anche alle usanze larga diffusione e che da più parti si invoca- del passato. Da espertissimo professore va una seria proibizione, espone le ragioni d’onore (meglio sarebbe scriverlo con l’H della giustezza della pratica duellare, sotto- iniziale, come avrebbe voluto l’autore, a posta però al controllo delle autorità ed am- simboleggiare che sia un bene da desidera- messa solo per la risoluzione di un novero re) il Leonardi tratta compiutamente ogni tassativo di controversie. singolo aspetto dell’etica cavalleresca, ogni Condizione imprescindibile: la mancan- accidente che possa capitare a chi fa pro- za della piena prova. fessione d’onore. Ciascun libro dei dieci di Cavaliere è ogni uomo che faccia profes- cui si compone il trattato è dedicato a un sione d’onore, vivendo quindi nella stretta particolare argomento, introdotto nel proe- osservanza delle rigide regole del codice mio e sviluppato, sin nei minimi particolari, cavalleresco, il quale deve trovarsi sempre dall’autore. pronto a valersi delle armi in caso di biso- Il proemio del Libro primo, dedicato alle gno, segnatamente per la difesa di se stesso, ragioni per cui il duello non sia in tutto da della patria, dei deboli e della religione. A aborrire, inizia con una tripartizione, trami- parere dell’autore, la nobiltà nella profes- te la quale l’autore divide gli uomini buoni: sione di Cavalleria, che legittima al duello, il buon padre di famiglia, il buon cittadino, si può possedere dalla nascita, per l’esser il Cavalliero. Il primo è caratterizzato dal- stati generati da nobile progenie, oppure si la diligenza e dal ben operare nel governo acquista per valor proprio, con l’aver pas- della sua casa; il secondo in quello della sua sato oltre dieci anni alla guerra con onore, città; il terzo, invece, è cittadino del mondo nel costante esercizio delle virtù marziali e, in quanto tale, osserverà sempre la su- (sebbene l’autore ammetta che particola- prema giustizia di Cavalleria, che ci è data ri dimostrazioni di virtù guerriera possano

108 Alfredo Aurigemma L’Honore dei cavalieri conferire la nobiltà anche qualora non fosse hanno in noi gli uomini per la nostra virtù, e trascorso il suddetto termine decennale). per questa solamente si acquista, passando L’importanza della cavalleria risale, se- per i suoi sei gradi. Innanzitutto il timor del- condo il Leonardi, al tempo della fondazio- la infamia e il desiderio dell’onore, che pos- ne di Roma, allorché Romolo, dividendo il sono essere in noi sin dall’infanzia. Questi popolo in patrizi e plebei, pose coloro che primi due gradi se non vengono soffocati combattevano a cavallo nella prima cate- dai cattivi esempi, giunti all’adolescenza, in goria, e da quel momento essi godettero di cui si ha vera cognizione della virtù, ci spin- eterno prestigio e della dignità senatoria. gono a compiere le buone operazioni, dalle Sebbene all’epoca dell’autore saper maneg- quali nasce la lode degli uomini. Alla lode, giare un destriero non fosse più requisito se perdura il comportamento virtuoso, con- essenziale per assurgere al nome di cavalie- seguono la fama, madre dell’onore, e infine re, era ritenuto comunque segno di grande la gloria che nasce da quest’ultimo, definita valore militare per la perizia richiesta. La come l’omaggio reso al virtuoso dalle genti qualifica di Cavalliere rappresenta nella del mondo tutto. concezione cinquecentesca il massimo gra- Poiché colui che ha perso l’onore è im- do della perfezione umana, sicché anche i possibilitato a vivere tra gli altri cavalieri massimi sovrani della cristianità, nelle cose (e ciò, nella concezione di ancien régime d’onore, sono tenuti per semplici cavalieri, condivisa dall’autore, era cosa ben peggio- non essendovi titolo maggiore. re della morte), esso è il solo bene umano Nella concezione del Leonardi il duello che deve, almeno per gli huomini d’hono- è un male necessario, la cui eliminazione re et honorati, essere anteposto alla vita. Il avrebbe conseguenze nefaste: a suo parere Leonardi tuttavia ritiene che ricorra il duel- anche il crollo dell’Impero romano era da lo ogni qual volta due parti si fronteggino, attribuire alla mancanza di un simile istitu- indipendentemente dal numero dei parte- to: infatti, l’impossibilità di risolvere i pro- cipanti allo scontro, ferme restando però pri dissidi al di fuori degli spesso ingiusti le regole della forma giudiziaria italica. tribunali ordinari avrebbe dato luogo a in- Di quest’ultimo, il trattatista ci fornisce la terminabili catene di vendette e al prolifera- sua bella definizione: «Il duello è proprio il re degli insolenti, dalle quali cose sarebbero combattere di due huomini honorati a che derivate la devastazione delle città e degli facciano profession d’honore, per la difesa eserciti. Il duello da permettere è unicamen- dell’honore, et intendiamo quello, che d’ac- te quello giudiziario, come delineato in pre- cordo, con la patente del campo si fa in luo- cedenza, concesso solo per casi tassativi e co libero, sicuro, et anche alla macchia» 13. nell’impossibilità di una soluzione pacifica Nel Libro terzo, a seguito di un proemio della controversia. in cui afferma che tra gli amici non deve Il Libro secondo è tutto dedicato ai sog- avere luogo il duello (cosa tutt’altro che getti cui il duello sia da concedere, e quindi, infrequente alla sua epoca), l’autore tratta indirettamente, al tema dell’onore. Questo delle ingiurie e delle mentite. Sulle prime supremo bene, divino secondo l’autore, è si dilunga ampiamente, elencandone le ti- difficilissimo da raggiungere ed assai facile pologie, i vari gradi di offesa, i casi in cui da perdere. Esso consiste nella riverenza che deve essere interpretata come tale, i soggetti

109 Studi pesaresi 4.2016 da cui deve provenire; non manca infine un fazioni opposte, indipendentemente dalla elenco delle ingiurie più diffuse all’epoca, causa, che possa evitare la morte dei molti corredate dalla spiegazione del significato. uomini al loro seguito. L’autore non trascura nella trattazione delle Il trattatista palesa subito 14 che, in gene- ingiurie nemmeno l’elemento soggettivo, rale, deve avere luogo lo scontro ogni qual che deve necessariamente ricorrere nell’in- volta tra due uomini di professione di Ca- giuriatore affinché l’ingiuriato possa richie- valleria insorga una questione che porti tan- dere soddisfazione con le armi. Assai detta- ta infamia all’uno, il quale non ricorrendovi gliata appare anche, data la sua importanza, ne deriverebbe la morte del proprio onore la trattazione dell’istituto della mentita, di e la conseguente esclusione dal novero dei cui si è fatto cenno nella premessa. cavalieri. Si deve tuttavia tenere ben presen- Di antichissima origine, si sostiene te che a richiedere il duello dev’essere solo nell’opera in oggetto essere stata introdotta colui che era stato ingiuriato ingiustamente: dai Persiani, i quali erano soliti allontana- combattere sapendo di essere in torto (cosa re dalla conversazione umana i mentitori, all’epoca molto diffusa, a detta dell’autore, ritenuti una delle maggiori minacce per soprattutto tra gli Spagnoli) costituisce per l’esistenza stessa della società. Il Leonar- il Cavalliero una colpa inemendabile. Ivi di condivide questa opinione, dichiarando si afferma chiaramente che il duello giudi- apertamente che tali soggetti, che violenta- ziario è un giudizio speciale, da ammetter- no il proprio intelletto dicendo cose diverse si solo qualora risulti impossibile provare da quelle che pensano, sono per gli uomini pienamente le accuse mosse dall’attore, maggior pericolo delle più feroci fiere che ma comunque in presenza di indizi che le abitano le selve: di queste ultime infatti è facciano apparire verosimili, tali per cui nota all’uomo l’indole aggressiva, mentre il l’onore ne risultasse comunque macchia- mentitore, vilmente nascosto, simula e dis- to 15. Il Leonardi non trascura nel presente simula mirando alla distruzione degli stati, libro neppure di chiarire come individuare degli eserciti e delle città. Il trattatista si correttamente il reo e l’attore della contro- cura di spiegare al cavaliere il modo corret- versia. to di dare una mentita, i soggetti contro cui Tratta poi dei cartelli 16 che devono pre- deve essere data (come detto in precedenza, cedere necessariamente lo scontro. La for- l’ingiuria proveniente da persone vili e bas- ma del cartello viene meglio esplicitata nel se doveva essere ributtata col bastone), in Libro quinto, ove l’autore fornisce come quali casi e in quali tempi deve essere pro- paradigma due cartelli, uno di sfida e uno ferita. di risposta, riguardanti una querela del 1537 Nel Libro quarto il Leonardi si dedica nella quale erano stati coinvolti alcuni suoi innanzitutto alle cause, necessariamente congiunti, in particolare il fratello Antenore. gravissime e d’onore, per le quali si può Si tratta poi di casi di singolar tenzone pe- venire al duello, invitando i principi a non culiari relativamente alla persona, quale una concedere i campi, se non per queste cagio- donna o un infedele. Nel primo caso l’au- ni. Unica eccezione a questa regola ammes- tore esprime una posizione assai originale sa dal nostro autore è quella della singolare per l’epoca: attribuisce inequivocabilmente tenzone tra i comandanti di due eserciti o alla Donna (sempre scritto con la maiusco-

110 Alfredo Aurigemma L’Honore dei cavalieri la nell’opera) di professione di cavalleria il prodigalità, declinando tuttavia ogni potere diritto a duellare, ritenendola anche più de- di giudicare sulla controversia. A parere del gna dell’uomo qualora scelga di camminare Leonardi, il Signore del campo è invece il per la strada della virtù, pur essendo meno necessario magistrato del duello, deve quin- atta per natura a tollerare le fatiche che essa di obbligare le parti al rispetto delle regole comporta. Per quanto concerne gli infedeli, procedurali, decidere ogni questione che in- seppur il Leonardi ammetta che tra questi sorga fra i combattenti e, soprattutto, dare la vi siano valorosi soldati, essi non possono sentenza finale. Ovviamente, conditio sine essere ammessi al duello poiché, come si qua non per poter validamente concedere evince dal nome stesso, difettano del requi- le patenti è l’esercizio della professione di sito fondamentale per essere ammessi tra i Cavalleria, sicché i vili, gli infami, gli infe- cavalieri: la fides. deli e gli eretici, ma anche coloro che non Il sesto Libro accoglie la trattazione hanno cognizione alcuna dell’arte militare, dell’istituto del campo franco: di antichis- sebbene siano principi, non hanno il privile- sima origine, l’autore ritiene che sia stato gio di una simile giurisdizione. In seguito si l’istinto stesso degli uomini a spingerli in tratta della scelta della patente di campo da luoghi sicuri, lontani da ogni sorte di impe- parte del reo e delle regole procedurali del dimento, a risolvere con le armi le proprie tribunale delle armi, con ampia descrizione divergenze. Il campo franco è quindi, al pari di una querela, paradigmatica quanto all’in- del duello, un istituto di diritto naturale da giustizia e alla violazione della procedura, quest’ultimo inscindibile. A rigor di logica, all’epoca ancora in corso. tutti i principi d’Italia e i comandanti mili- La parte finale del libro è dedicata a tutti tari dovrebbero concedere i campi ai propri quei soggetti che devono assistere il duel- sudditi e soldati, ove ne ricorrano i presup- lante nell’impresa e delle caratteristiche posti: hanno infatti maggiore interesse a che che devono necessariamente possedere: non abbiano luogo all’interno degli stati e padrini, confidenti, maestri di scherma e, degli eserciti i nefasti mali per evitare i qua- in caso si combattesse a cavallo, di equita- li ci è stato dato dalla natura il duello. zione. Sebbene siano tutti fondamentali per La prassi di rivolgersi a un signore diver- il buon esito dello scontro, importanza di so dal proprio, solitamente piccoli feudatari gran lunga maggiore è data dal Leonardi al dotati di giurisdizione imperiale, è la diret- padrino. L’ufficio del padrino è considerato ta conseguenza di due fattori: l’aumentare sacro dall’autore, al pari del corrisponden- del potere pontificio che ha reso i maggio- te nel battesimo cristiano, egli deve curare ri sovrani sempre più restii ad autorizzare come un medico le infermità dell’animo del gli abbattimenti; l’estrema frammentazione principale, deve essere paziente, assennato del panorama politico italiano, cui conse- e profondo conoscitore della scienza d’ono- gue che assai spesso i duellanti sono sud- re al fine di prestar sempre il giusto consi- diti di differenti signori. Attribuendola alla glio e di bene adempiere al suo compito di presunta ignoranza in campo umanistico, procuratore. l’autore si scaglia contro la condotta tenu- Il Libro settimo nei suoi primi paragrafi ta da molti signori del suo tempo, i quali chiarisce la posizione dell’autore circa uno concedevano le patenti di campo con larga dei temi più controversi della materia duel-

111 Studi pesaresi 4.2016 lare: il rapporto di tale istituto con la reli- cura all’esercitazione e all’educazione dei gione. Vi si afferma chiaramente la giustez- loro cani e dei loro cavalli, piuttosto che dei za della prescrizione canonistica che vieta figli; sicché i giovani vanno spesso impre- di concedere il sacramento dell’eucaristia ai parati alla guerra come al duello, dovendo duellanti. Dovendo necessariamente l’euca- imparare direttamente sul campo, a rischio ristia esser preceduta dal pentimento per le della propria vita, come valersi delle armi. cattive azioni commesse, essa risulta inam- Degna di nota è la considerazione 17 che missibile in una persona che è proprio in l’autore fa riguardo la superiorità degli Ita- procinto di compiere un grave peccato. Ciò liani in guerra, sia essa pubblica come pri- non significa che ai combattenti deve esse- vata, per cui risulterebbe evento ecceziona- re negato il conforto religioso, quantomeno le che uno straniero potesse sconfiggere un a coloro che si recano cavallerescamente italiano in duello. Egli afferma, citando Ari- nello steccato col solo fine di difendere il stotele, che coloro che abitano le zone cal- proprio onore, e non di uccidere l’avversa- de del globo sono poveri di sangue, poiché rio. Se infatti il buon Cavalliero secondo il esso tende ad evaporare per la temperatura, Leonardi deve essere religioso, a maggior risultando perciò di animo tendenzialmente ragione dovrà affrontare un tale cimento vile e di corporatura esile, ma di fine intel- con l’animo rivolto a Dio. letto. D’altro canto, i popoli stanziati nelle Vengono di seguito trattate due questio- regioni fredde hanno grande abbondanza di ni risalenti ai tempi del duello ordalico di sangue, dal quale ne derivano l’ardimento e ascendenza longobarda: il divieto di valer- la possanza fisica, tuttavia la bassa tempe- si di incantesimi o altre magie per vincere ratura non consentirebbe all’umidità di ab- lo scontro e il giuramento circa la giustez- bandonare il cervello, rendendoli impulsivi za della propria pretesa. Nel prosieguo del e spesso stolti (avrebbero, a detta dell’au- libro l’autore imprime le sue vaste cono- tore, maggior difficoltà anche nel comporre scenze in materia di combattimento, dando proposizioni complesse). Gli Italiani, come consigli al duellante sulle armi da difesa anche i Greci, grazie all’ottimo clima pe- e da offesa utilizzabili in duello (segnata- ninsulare possiedono un temperamento mo- mente solo quelle di ferro appositamente derato che fornisce un giusto connubio tra progettate per il combattere), sul modo di coraggio e considerazione, per questo moti- adoperarle e su come evitare gli inganni vo le nostre terre hanno da sempre generato che frequentemente vi si celavano. Unica non solo grandissimi condottieri e ottimi arma assolutamente necessaria nella singo- soldati, come dimostrarono i Romani che lar tenzone cavalleresca è la spada, simbolo conquistarono il mondo, ma anche i miglio- del cavaliere. Seguita con l’illustrazione di ri geni in ogni scienza umana. Seguita poi come ci si debba comportare nello steccato con l’esposizione esemplificativa di alcune e come trarre vantaggio dal temperamento querele. del nemico, denotando una profonda cono- Il Libro nono si apre con un premio in scenza dell’animo umano. cui il trattatista pesarese enuncia le scienze Il proemio del Libro ottavo contiene, che a suo parere deve possedere il perfetto similmente al Libro sesto, una critica ai cavaliere che intenda ricorrere a tribunale padri dell’epoca, colpevoli di prestar più delle armi: la teologia, affinché conosca in

112 Alfredo Aurigemma L’Honore dei cavalieri quali peccati sia per incorrere; la filosofia essergli stato affidato da Dio il governo di morale, da cui deriva la consapevolezza di molti sudditi; a tali soggetti preferibilmen- quali debbano essere le virtù tutte di cui ne- te si deve ricorrere avverso la sentenza del cessita un cavaliere per essere tale; il diritto Signore del campo, in quanto hanno mag- civile e quello canonico, per apprendere le giore libertà nell’emettere il giudizio, oltre regole procedurali dei giudizi, cui si rifà an- che maggior prestigio, sebbene venga più che il duello giudiziario; non può essere tra- volte ribadito che non si possa essere più scurata la conoscenza della storia, maestra che Cavalliero. di vita. A tali scienze di fondamentale im- Nel decimo e ultimo Libro, come da tra- portanza devono poi aggiungersi, per avere dizione nei trattati duellari, trova posto una un decisivo vantaggio sull’avversario, la fi- bella trattazione sul tema delle paci d’ono- losofia naturale, che mostra le complessioni re. «Beati quelli che fanno le paci, perchè dell’animo umano; l’astrologia, per sapere saranno chiamati figlioli di Dio», con que- come gli astri influenzino il carattere degli sta frase tratta dal vangelo (Mt 5,9) si apre il abitanti di determinate regioni della Terra; proemio del libro destinato a concludere il infine la medicina, con la quale si conserva vasto trattato duellare, dalla quale si evince la salute del proprio corpo. Il libro è dedica- il profondo sentimento di religiosità cristia- to, lo si evince dal proemio, agli imprevisti na che accompagnerà le ultime pagine. che possono accadere durante l’abbattimen- A parere del trattatista, la pace è la via to, ai prigionieri che si fanno negli steccati più retta, umanamente e cristianamente, e alla contumacia del reo. Successivamente per recuperare l’onore perduto; porta onore vengono illustrati i modi in cui può termi- molto maggiore al cavaliere il perdonare che nare lo scontro, segnatamente la prigionia il vendicare l’offesa, qualora se ne presenti- o la morte di uno dei duellanti, ovvero lo no le occasioni. Filo conduttore del discor- scadere della giornata senza che si venga so è l’obbligo, gravante su ogni cavaliere, al combattere oppure, avendo combattuto, di evitare scandali e inutili spargimenti di senza che vi siano vinti né vincitori. sangue; ricordiamo infatti che la risoluzio- La parte finale del libro è dedicata alle ne cruenta della controversia, nella visione sentenze che deve emanare il Signore del del Leonardi, rappresenta l’exstrema ratio campo al termine dello scontro, o comun- in caso di offese tanto gravi da poter essere que della giornata. Il Leonardi sviluppa al- lavate solo dal sangue dell’ingiuriante. La tresì approfonditamente il tema, per altro pace consta nella remissione dell’ingiuria assai controverso in questo peculiarissimo che deve condurre alla piena soddisfazione giudizio, dell’appello o ricorso avverso la dell’offeso, ovvero la restituzione integrale sentenza: a suo parere, in caso di patente di ciò che con l’ingiuria si è tolto: l’onore. ingiusta, l’equità di cavalleria imponeva il Nell’ultimo, più che negli altri libri di cui si ricorso a due cavalieri scelti da ciascuna compone l’opera, è fortissimo e frequente delle parti. In questo contesto, l’autore de- il richiamo alla religiosità e ai precetti del finisce la figura del Principe Cavalliero nel vangelo. panorama della cavalleria, ovvero quella Pare tuttavia lecito rinnovare la do- persona in cui convivono, oltre alla dignità manda, ovvero se, all’apice della Contro- dell’equestris militia, anche l’autorità per riforma, la grande importanza attribuita

113 Studi pesaresi 4.2016 alla pace, il continuo ribadire la necessità ne. Non si dimentichino infatti i numerosi che al duello si debba pervenire solo in via abbattimenti vittoriosamente sostenuti dal eccezionale e i rischi che corrono le parti nostro autore, sia in qualità di combattente nello steccato indipendentemente dall’aver che di padrino, e la sua, più volte ribadita il torto nella querela, riflettano più la pre- nel testo, perizia nell’uso delle armi, che occupazione del Leonardi di salvare il frut- sempre gli valsero l’ammirazione presso i to delle sue fatiche dalla congregazione contemporanei. dell’Indice che la sua personale convinzio-

1 M. Cavina, Il duello giudiziario per punto d’ono- delle Grazie di Pesaro, Il lavoro editoriale, Ancona re. Genesi, apogeo e crisi nell’elaborazione dottrinale 2014, pp.100-102 ss. italiana (secc. XIV-XVI), Torino 2003), p. 254 7 Ibid., p.104. 2 Ibid., p. 268 8 C. Promis, Biografie cit., p.156. 3 M. Cavina, Il sangue dell’onore. Storia del 9 Biblioteca Oliveriana di Pesaro, pergamena duello, Roma 2005, p. 80. 1228; v. anche R. Reposati, Della zecca di Gubbio e 4 Canones et decreta sacrosanti oecumenici et delle gesta de’ conti e duchi d’Urbino, Bologna 172- generalis concilii Tridentini sub Paulo III, Julio III, 1773, II, pp. 180-181. Pio IIII pontificibus max. celebrati…, Antuerpiae ex 10 O. Landi, Commentario d’Italia, 1548, f. 38, architypographia Plantiniana 1779, p. 319 (sessio citato in C. Promis, Biografie di ingegneri militari XXV, caput XIX, Monomachia, poenis gravissimis Italiani cit., p. 150. irrogatis, prohibetur); Paolo Sarpi, Istoria del Con- 11 A. Aurigemma, Honore et guerra nell’Italia del cilio tridentino, 8°, LXXVII: «Che l’imperatore o Rinascimento. Il parere di Giovanni Iacopo Leonardi re o ogni altro principe, che concederanno luogo per nella vertenza tra il Principe d’Albret ed il Marchese duello tra cristiani siano escomunicati e privati del del Vasto, in “Historia et jus”, 5, 2014, pp. 1-18. dominio del luogo dove il duello sarà commesso, se 12 Historia di M. Marco Guazzo di tutti i fatti de- lo riconoscono dalla Chiesa; e li combattenti e padrini gni di memoria…, Venezia 1552, p. 604, citato in Pro- siano escomunicati, confiscati li beni e perpetuamen- mis, Biografie di ingegneri militari Italiani cit., p. 154. te infami; e morendo nel duello non siano sepolti in 13 Ms. Oliv. 219, c. 55r . sacro; e quelli che lo consiglieranno o in jure o in 14 Ivi, c. 108r-v. fatto, o persuaderanno al duello, e gli spettatori, siano 15 Una dettagliata elencazione di questi ultimi scomunicati» trova posto alle cc. 115 e successive. 5 C. Promis, Biografie di Ingegneri militari Ita- 16 Per la definizione del cartello di sfida siri- liani dal secolo XIV alla metà del XVIII, in “Miscel- manda alla Premessa. La tematica è stata oggetto di lanea di Storia Italiana”, XIV, Torino 1874, pp.141 ss. un’ampia letteratura; v. per es. Duello del Fausto da 6 M. Luchetti, A Gian Giacomo Leonardi (1498- Longiano regolato a le leggi de l’honore. Con tutti 1562) conte di Montelabbate, giureconsulto e amba- li cartelli missiui, e risponsiui in querela uolontaria, sciatore insigne, in Alessandro Bettini (a cura), Un necessaria, e mista, e discorsi sopra…, appresso Vin- ritorno insperato. La Madonna della Misericordia cenzo Valgrisi nella bottega d’Erasmo, Venetia 1551. di Jacobello del Fiore nel santuario di Santa Maria 17 Ms. Oliv. 219, cc. 244v e 245r.

114 I componimenti storico-politici di Ludovico Agostini

di

Viola Venturini

Ludovico Agostini non è un passivo Già nella prima sezione del Canzoniere osservatore degli eventi che scorrono, è si trovano non poche composizioni politi- pienamente cosciente del periodo storico che, che preannunciano lo scrittore della in cui vive, come dimostrano le numerose Repubblica immaginaria. lettere ai papi e a Francesco Maria II, piene Il primo componimento è la canzone di consigli e suggerimenti 1, e le rime del per l’elezione di Pio IV (canzone n. 15), Canzoniere 2, dove emergono i suoi pensie- scritta nel 1560, in cui invita il papa a ri, le preoccupazioni non solo derivanti dal fermare l’orrida «turba stolta». Nel 1565, momento storico e culturale, ma anche da quando la spedizione dei Turchi si avvia una lunga e importante riflessione dettata contro Malta e due reggimenti rovereschi dal suo spirito cristiano. assoldati dalla Spagna si imbarcano a Viene definito un «riformatore politico» Senigallia per difendere la cristianità mi- per la sua opera La repubblica immagi- nacciata, Ludovico compone con sentiti naria, scritta tra il 1585 e il 1590 3, in cui accenti una sestina a Filippo II (canzone traccia minuziosamente un profilo di Stato 20), liberatore dell’isola. Sempre attento a utopistico, improntato agli ideali morali e seguire gli eventi del mondo, nel gennaio politici della Controriforma, delineando un 1566 scrive una canzone per l’elezione di intero corpo di leggi allo scopo di reggere Pio V (canzone 24). In questi anni l’uni- una società civile. Dalle rime, dalle prose e tà dell’Europa cristiana rimane in vetta ai dall’epistolario si delinea pensieri dell’Agostini, che teme con rigo- re controriformistico sia le avanzate dei un ritratto morale dell’Agostini sin- turchi a Oriente, sia il dilagare dell’eresia golarmente nitido e fedele, poiché non a settentrione. Nell’ottobre del 1567 lo v’è pagina, si può dire, nella quale egli scoppio della seconda guerra di religione non si abbandoni alla confessione spon- in Francia tra cattolici e ugonotti 5, gli sug- tanea e alla difesa dei propri ideali, che gerisce, in una catena di tre sonetti (son. sono, con identità assoluta, gli ideali 46-48), parole di condanna e minacce di stessi della Controriforma: restaurazio- repressione («Scaccia a Cocito il perfido e ne religiosa totale, piena subordinazione trist’angue»). Forti accenti di esultanza si dell’umano al divino, trionfo del cattoli- leggono nel sonetto 83 («Il fiero mostro or cesimo, esaltazione del papato, sterminio giace pur estinto […]. Giaccia il superbo di eretici e d’infedeli 4. ne le fiamme spinto») del 1569, composto

115 Studi pesaresi 4.2016

«in morte del principe di Condé», l’ugo- nascita della Lega Santa, che prevede un notto ucciso nella battaglia di Jarnac. accordo militare di tre anni, la costituzio- Nel 1570, quando l’impero ottomano ne di una grande flotta comune e notevoli rompe la tregua con Venezia per muovere agevolazioni economiche per Venezia. La alla conquista di Cipro, il poeta trova accen- Lega Santa sconfigge il nemico orienta- ti minacciosi contro gli infedeli, usando im- le nella famosa battaglia di Lepanto 7 il 7 magini forti e bibliche similitudini: «L’infi- ottobre 1571, alla quale partecipa anche il do Trace, qual Mezentio altero / persecutor giovane Francesco Maria II. Ovviamente del fid’ovil di Cristo, / per far di noi tiranna- l’Agostini celebra questa vittoria con paro- mente acquisto, / la spada vibra minaccioso le di esultanza: si esalta la vittoria dell’A- et fiero» (son. 231). Prendendo spunto da quila asburgica e del Leone di Venezia sul questa nuova offensiva turca nel Mediter- Drago ottomano («Di Tracia il Drago or, raneo, che alla fine del luglio del 1570 in- tronche l’ali, serpe», canzone 348); si loda- veste Cipro 6, l’Agostini scrive una rima di no il principe Francesco Maria II (son. 346- forte impegno civile (canzone 256), in cui 347) e don Giovanni d’Austria (son. 352); riecheggia la famosa Canzone all’Italia del si esorta il pontefice a mantenere unita la Petrarca. Ludovico esorta l’Italia, preda del Lega e a contrattaccare presto il «Trace in- vizio e «estinta da l’otio et da le pompe», a fido» (canzone 353) e si celebra il trionfo di impugnare le armi e riscattare, sotto la gui- Roma («Trionfi Roma or c’ha propitio Mar- da del papa Pio V, l’onore perduto. te», canzone 355). Quando Pio V si spegne, Quando il terremoto colpisce Ferrara il l’Agostini scrive al suo successore Grego- 17 e 18 novembre 1570, l’Agostini vede rio XIII versi di felicitazioni per l’elezione nelle calamità naturali «l’ira del ciel, ch’o- con incitamenti a distruggere la potenza tur- gni alterezza preme» (son. 270-271) e ne ca, nell’auspicio di unire tutti i popoli sotto trae drammatici presagi che, come sottoli- un’unica fede (son. 364). nea Firpo, «anticipano le movenze di certe Ma un concreto e un più vicino evento rime profetali del Campanella», come nel- scuote Ludovico: la ribellione di Urbino, la chiusa del son. 279: «Terremoti innudi- causata dall’imposizione di nuove gabelle ti, alte ruine / s’odono e ’l sol, la fame e da parte di Guidubaldo II. Ludovico invia la mort’hanno / mostrato segni ch’oggi ’l due epistole al duca: nella prima, da fede- mondo è al fine»; oppure nel son. 292 in cui le suddito, lo rincuora e lo rassicura sulla il poeta allude a nuove minacce di guerra, fedeltà di Pesaro e dei suoi abitanti; nella attraverso una serie di personificazioni mi- seconda, in veste di consigliere, incita il tologiche rappresentanti infausti presagi di duca a punire gli urbinati, consigliando an- guerra e di sangue («Stemprato è ’l ciel de che alcune tattiche d’attacco. Scrive anche l’orgoglioso Marte»). dei versi (son. 367, 370, 374) sui tumulti Non appena i turchi attaccano Cipro, Pio scoppiati di recente in varie parti dello Sta- V offre tutto il proprio appoggio a Venezia to ecclesiastico, soprattutto a Perugia, i cui e invita la Spagna a entrare in una grande abitanti furono «confusi da rei consigli d’A- alleanza cristiana, capace di respingere l’of- chitofelli», e sulla ribellione degli urbinati fensiva musulmana. Il 25 maggio 1571, a «duri e perversi» 8. Roma, viene solennemente annunciata la Una delle battaglie più importanti che

116 Viola Venturini I componimenti storico-politici di Ludovico Agostini

Ludovico presume di affrontare è la lotta spegne e i suoi successori immediati, Grego- contro i vizi, il lusso e i fasti, che allontano rio XIV e Innocenzo IX, nei loro brevissimi l’uomo dalla salvezza celeste, come dimo- pontificati non si occupano della riforma dei strano i son. 361 e 375 e le lettere inviate tribunali; ma il 14 gennaio 1592 l’Agostini negli anni 1574 e 1575 al papa Gregorio torna a inviare al nuovo papa Clemente VIII XIII e a Francesco Maria II 9, fondamenta- una proposta di riforma della giustizia, Ordi- li testimonianze per capire il suo pensiero ni et modi per riformare i tribunali di giusti- riformista-controriformista e il suo estremo tia et per ischivar le occasioni delle liti 12, e moralismo religioso. Da questi memoriali gli indirizza i sonetti 466 e 472, invitandolo vediamo che l’Agostini a porre argini ai vizi, all’ozio, ai fasti e invo- cando la preghiera di tutti i fedeli. non vagheggiava soltanto restaurati Gli eventi che più profondamente lo toc- ordinamenti giuridici e pubblica austeri- cano sono sempre quelli riguardanti le sorti tà, ma aveva di mira un modello di uma- incerte del cristianesimo, come, ad esempio, nità franca e schietta […] sentiamo che la “Lunga guerra” d’Ungheria 13: nel giugno non parla il consigliere politico, l’uomo 1593 il bosniaco Hasan Predojević sconfig- dell’esperienza e dell’espediente, ma ge l’esercito imperiale nella battaglia di Si- l’utopista, vagheggiatore solitario di so- sak (son. 474); mentre Clemente VIII cerca luzioni radicalmente restauratrici 10. di ricostituire contro il nemico la Lega San- ta dei potentati cristiani, Ludovico indirizza A causa dei problemi familiari, del suo al papa versi esortativi (son. 485) e invettive successivo rifugiarsi a Soria, della profon- contro gli infedeli (son. 489). Dopo l’insuc- da crisi religiosa, del viaggio in Terrasanta cesso del 1594, culminato con la caduta del- e dei problemi fisici, solo al cadere nel 1589 la piazzaforte di Giavarino, l’anno seguen- compare nel Canzoniere un incitamento al te il voivoda di Moldavia, Aron Tiranul, e papa Sisto V a raddoppiare le armi e il dena- quello di Valacchia, Michele il Coraggioso, ro per sconfiggere il turco (son. 447); esorta conquistano successi contro il comandante quindi Venezia a difendere la croce (son. dell’esercito del sultano Koca Sinan Pasha, 456) e rivolge all’Italia inerme un richiamo ed ecco che il Canzoniere risuona di esul- a un riscatto morale, mentre tutta l’Europa tanza e speranze di vittoria (son. 494, 495), divampa di guerra («Tu sola Italia in mezo di appelli al re di Spagna perché scenda in ridi al pianto / e credi esente oggi passarla campo contro il turco (son. 496), di lodi al innerme? / Deh! Sorgi, ora arma et tien lon- voivoda di Transilvania Sigismondo Batho- tan la pugna», son. 455). ry (son. 500), che ha disconosciuto il suo Nell’estate del 1590 l’Agostini inizia a vassallaggio nei confronti dell’Impero ot- meditare progetti concreti di riforme giuri- tomano e ha formato un’alleanza anti-turca diche e sociali. Per lui il male non sta nelle con la Moldavia e la Valacchia. Ma nel 1596 leggi, ma nella maniera in cui vengono ap- la fortezza di Agria (Eger) cadde e Strigo- plicate: per questo il 16 luglio 1590 invia al nia (Esztergom), conquistata appena da un papa Sisto V una lettera nella quale espone i anno, viene ripresa dai turchi (son. 498) e suoi rimedi per la riforma dei tribunali eccle- Venezia, invece di intervenire, patteggia siastici 11. Pochi mesi più tardi il pontefice si (son. 503). Le sconfitte delle armate cristia-

117 Studi pesaresi 4.2016 ne non ispirano all’Agostini solo versi, ma ta / cibo soave», son. 578), nella speranza anche riflessioni sulla causa di quelle scon- che il nuovo re Giacomo I non abbracci la fitte. Testimonianza di questi pensieri sono fede anglicana. le lettere che invia in questi anni a Clemente Nel 1606, al governo della rocca di VIII consigliando una riforma delle arma- Gradara, Ludovico vede l’ultima tragedia te cristiane e indignandosi per le brutalità dell’Europa cattolica: la contesa tra Ve- commesse dai soldati luterani 14. nezia e la Santa Sede, con il conseguente Ritornando a vicende italiane, al cadere interdetto scagliato dal papa Paolo V (son. del 1597 Alfonso II d’Este si spegne senza 636, 643, canzone 661) 15 e il finale annun- discendenti diretti e si apre la disputa sulla cio della remissione pacifica dell’interdetto successione di Ferrara: Agostini si schiera contro Venezia (son. 643). per la devoluzione del ducato alla Santa Non resta, infine, che raccogliere le cro- Sede ed esorta i contendenti a unire le forze nache degli ultimi anni dell’Agostini: nel contro gli infedeli (son. 513-515). Nel set- 1608 abbiamo versi per la rottura tra Rodolfo tembre del 1598 la morte di Filippo II gli II d’Asburgo e i fratelli, mossi da «maligno suggerisce un sonetto di compianto (son. orgoglio» (son. 655, 658) 16; consigli di buon 516); il 3 gennaio del 1599 un altro sonetto governo, soprattutto in tema di annona, al prende spunto dalle inondazioni del Teve- duca d’Urbino 17 e consigli al cardinale Bor- re, per invitare il clero a penitenza al fine di ghese in vista di una spedizione in Albania 18. arrestare l’ira divina (son. 521). Nel giugno L’ultimo sonetto delle Rime, scritto con del 1603 muore l’eretica regina d’Inghilter- tremula mano, è rivolto al duca Francesco ra Elisabetta e ovviamente Agostini scrive Maria II per consolarlo per i tumulti susci- versi assai forti («Or morta giace impeni- tati dall’«ingrata plebe» di Casteldurante tente e dura, / de’ cani di Cocito ov’è sepol- (son. 669) 19.

118 Viola Venturini I componimenti storico-politici di Ludovico Agostini

Appendice (testi normalizzati secondo la grafia moderna)

n. 217 L’infido Trace, qual Mezentio altero, persecutor del fid’ovil di Cristo, per far di noi tirannamente acquisto, la spada vibra minaccioso et fiero.

Ond’il Leone, incontr’a lui severo, a la difesa se ne va provisto, per poi sbranarlo quando pur sia visto che ’l falso a terra aggia a restar il vero.

Et perché in noi l’ira di Dio s’amorzi, Pietro oggi innalza le sue mani al cielo et tutti noi a sostenerle esorta.

Ch’a ripulsar gli orientali sforzi, via più che d’arme, fia mestier di zelo et di quel ch’oggi il Paracleto apporta. ______14. ch’oggi…apporta: la precisa indicazione oggi rivela che il sonetto è scritto in occasione della solennità della Pentecoste, che nel 1570 cade il 14 maggio (Firpo, Lo stato ideale cit., p. 10).

n. 346 Gregorio torna a riveder la sposa di Cristo santa, ov’il suo amor comparte et le sue doti ritenute et sparte da man profana oggi ritrar ritrosa.

Ond’ella fatta al suo apparir festosa, si asciuga gli occhi e ogni timor diparte, mostrando a lui le da lui scritte carte, perché la torni al suo primer gioiosa.

Et seco è Pietro et Costantino in scorta, che ’l loco, il tempo, la via, l’arte e l’armi gli additano et di Pio la gloria e l’orme.

Et la giustitia, di cui par più s’armi Felsina madre ond’ei corona porta, farallo in tutto al Dio voler conforme. ______Databile al maggio 1572, in occasione dell’elezione di Gregorio XIII.

119 Studi pesaresi 4.2016

n. 351, al duca Guidubaldo Incontr’al tuo voler gl’Isapii fersi duri e perversi e a noi contrarii in fede, signore padre, ben di padre erede, cui ’n preda gli avi e i nostri padri dersi.

Se quinci Isauro i nostri campi aspersi facesse d’or a più tua egual mercede, com’or il zelo la pietà tua vede de’ figli tuoi, lo vedria d’or cadersi.

Ma che? Chi mira a guiderdon più altero, come tu saggio, il bon Fabritio prende per man suo caro et l’antipone a Mida.

Così tua gloria, anzi pur nostra spero, poiché del padre, al figlio buon si stende, ogni gloria, ogni onor che gli sta in guida. ______1573. Componimento che condanna i tumulti degli urbinati (gli Isapii).

n. 362 Quella ch’al mondo l’infinito parte dal suo finito et lo perpetua al tempo, tropp’a noi stolti, talor par per tempo, et pur è un fin del ben principio et parte.

Questa oggi a noi lagrime e doglia imparte, ad altrui in gloria più sereno tempo, deh, quanto fora meglio et saria a tempo alzar le menti a più sovrana parte.

Il duca vive, anzi per morte ha vita, et dolce sonno è quel che sembra morte, gioia e riposo de la stanca vita.

Qui sol lo spirto le faville ammorte di fé raccende et qui a mutar sua vita il senso impara a le speranze morte. ______1574. Sulla morte del duca Guidubaldo II.

120 Luciana Miotto Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550)

1 G. Montinaro, L’ epistolario di Ludovico (Pesaro, gennaio 1573) al duca Guidobaldo II, in cui Agostini. Riforma e utopia, Olschki, Firenze 2006. offre consigli per sedare la ribellione degli urbinati, Sull’Agostini v. anche G. Arbizzoni, L’attività lette- ibid., pp. 82-85. Sulla ribellione di Urbino: A. De Be- raria in età roveresca, in Pesaro nell’età dei Della nedictis, Tumulti. Moltitudini ribelli in età moderna, Rovere, “Historica Pisaurensia” III.2, Venezia 2001, il Mulino, Bologna 2013, pp. 23-99. pp. 37-74 e in part. 51-54. 9 Lettera 19 (Pesaro, 7 maggio 1574) a Gregorio 2 Biblioteca Oliveriana, Pesaro, ms. 193 bis, in- XIII: «Infiniti sono, Beatissimo Padre, non dirò gli er- titolato Rime. rori particolari de’ Christiani, che questi sono partico- 3 Esponendo in breve le strutture dello Stato larmente alla giornata puniti dalla pietosa man di Dio, ideale, il primo argomento che l’Agostini affronta è ma dirò gli abusi più empii del christianesimo tutto quello della «sanità», dove vengono trattati problemi et peculiarmente d’Italia la quale, più ambitiosa, più igienici, sanitari, alimentari, urbanistici ed economi- superba, più carnale et più ingorda che non devrebbe, ci. Poi tratta il tema della «forma» o struttura politi- aprendo gli occhi ad ogni sceleragine et chiudendo ca dello Stato, per proseguire al terzo punto, cioè la le mani alla pietà christiana, ad altro non attende che «forza», dove affronta i problemi militari. L’ultimo a pompe, che a crapule, che a licentiosa carne, che argomento è quello delle «ricchezze», cioè la strut- a ingiustitie, che a rapine et, quel che più mi preme, tura economica dello Stato. Infine, per perfezionare che a nefandissime usure et, quel che è peggio, sotto questo Stato ideale, si trovano i valori religiosi. «Non nome et toleranza della Madre Santa Chiesa. Questo, manca nell’opera la consapevolezza di un acuto ma- o Padre Santissimo, è chi mi da timore d’ogni guai», lessere sociale, il senso di vivere in un mondo ingiu- Montinaro, L’ epistolario cit., pp. 100-103. V. anche sto, dimentico dell’originaria legge di natura, guasto lettera 21 (Pesaro, 1575 circa) al duca Francesco Ma- dalle sperequazioni economiche che corrompono i ria II, nella quale l’Agostini lo esorta a combattere i ricchi nel lusso e nei vizi, i poveri nell’abbrutimento vizi: sfrenatezza, ozio, lussuria, usura, ibid., pp. 107- della miseria e nell’invidioso rancore […] la solu- 108; lettera 23 (Pesaro, 1575 circa), sempre indiriz- zione risanatrice non sta per l’Agostini – come per zata al duca, in cui offre consigli di buon governo ed Moro e Campanella – nel comunismo, bensì in una esorta a reprimere manifestazioni lascive, bestemmie limitazione radicale del diritto di disporre del proprio e gioco, ibid., pp. 110-112. avere, in una politica economica che attui di fatto una 10 L. Firpo, Lo Stato ideale della Controriforma. ridistribuzione della ricchezza, sanando le disparità Luigi Agostini, Laterza, Bari 1957. p. 122. eccessive e assicurando a tutto il corpo sociale una 11 Lettera 72 (Soria, 16 luglio 1590) a Sisto V, in onesta agiatezza»: L. Agostini, La repubblica imma- cui ipotizza rimedi per la riforma dei tribunali eccle- ginaria, a cura di L. Firpo, Torino 1957, pp. 10-11. siastici; Montinaro, L’ epistolario cit., pp. 188-189. 4 Ibid., p. 9. 12 Lettera 75 (Soria, 14 gennaio 1592), ibid., pp. 5 C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinque- 194-200. cento, Bari, Laterza, 2007. 13 Sulla guerra d’Ungheria: I. Bolovan, K.W. 6 A. Barbero, Lepanto. La battaglia dei tre impe- Treptow, A History of Romania, Center for Roma- ri, Laterza, Roma-Bari 2010. nian Studies, Iasi 1995. 7 Per un quadro generale sui testi letterari e opere 14 Lettere 78-79 (Soria, 1597 circa) a Clemente d’arte che celebrano la vittoria, v. C. Gibellini, L’im- VIII, pp. 204-207; lettera 83 (Pesaro, ottobre 1601) ai magine di Lepanto. La celebrazione della vittoria cardinali Cinzio e Pietro Aldobrandini, Montinaro, nella letteratura e nell’arte veneziana del Cinque- L’epistolario cit., pp. 213-215. cento, Marsilio, Venezia 2008. 15 Sull’interdetto contro Venezia, cfr. lettera 101 8 Montinaro, L’ epistolario cit., pp. 80-81, lette- (Gradara, 22 maggio 1606) a Francesco Maria II ra 9 (Pesaro, 1 gennaio 1573) al duca Guidobaldo II, Della Rovere, pp. 237-239; lettera 102 (Gradara, pri- in cui dichiara l’affetto e la fedeltà della città di Pe- mavera-estate 1606) al conte Giulio Cesare Mamia- saro in occasione della ribellione d’Urbino; lettera 10 ni Della Rovere, pp. 242-243; lettera 103 (Gradara,

121 Studi pesaresi 4.2016 primavera-estate 1606) al papa Paolo V, pp. 244-245; 17 Lettera 114 (Gradara, 25 ottobre 1608), a lettera 111 (Gradara, 12 gennaio 1608) al cardinale Francesco Maria II, ibid., pp. 264-265. Scipione Caffarelli Borghese, ibid., pp. 259-261. 18 Lettera 116 (Gradara, 1608) al duca Francesco 16 Lettera 113 (Gradara, 28 settembre 1608) a Maria II, ibid., pp. 268-269. Francesco Maria Della Rovere, sui dissensi interni 19 Lettera 119 (Gradara, 24 aprile 1609) al duca fra Rodolfo II d’Asburgo e i suoi fratelli, ibid., pp. Francesco Maria II, in cui esecra i tumulti di Ca- 263-264. steldurante, ibid., pp. 271-272.

122 Ludovico Zacconi agostiniano, musicista, eclettico

di

Maria Chiara Mazzi

C’è un momento, nella storia della mu- un nuovo sistema, destinato a soppiantare il sica e della cultura musicale, nel quale tutto sistema pitagorico e i modi gregoriani, or- cambia e le “certezze”, da sempre ritenute mai inadeguati alle nuove forme musicali e indistruttibili, si sgretolano sotto la spinta alla pratica strumentale. di nuove esigenze culturali e sociali. Que- La necessità di chiarezza e la semplifi- sto momento è il secondo Cinquecento, nel cazione dei principi teorici, suggerita anche quale la musica, quella sacra, quella profana dalla sempre maggiore pratica degli accordi e il nuovissimo genere strumentale, visse al sugli strumenti, porterà progressivamente pari delle altre arti, delle scienze, del pensiero alla nascita di un moderno sistema armoni- e della vita civile, una delle sue rivoluzioni co, fondamento della prassi del basso conti- più profonde. Grazie al sistema di stampa a nuo in epoca barocca. caratteri mobili messo a punto a Venezia dal I musicisti, teorici e pratici, si trovano marchigiano Ottaviano Petrucci (1466-1539) di fronte a un bivio, sempre che non siano e proseguito da altri (Andrea Antico e le di- proprio loro ad aver determinato il rinno- nastie degli Scotto, dei Gardano e dei Vincen- vamento: si dovranno ‘adeguare’ ai nuovi ti), che utilizzava anche per la musica l’idea modelli, oppure formeranno una schiera di Gutenberg, era possibile ora diffondere in (nemmeno troppo esigua, a dire il vero…) tutta Europa sia il repertorio musicale che le che continuerà a tenere le posizioni e a tes- nuove teorie che si venivano formando. sere le lodi di un mondo passato e perfetto Gli studiosi infatti, già a metà secolo, di fronte all’irruente stravolgimento degli con i loro trattati pongono le basi di un nuo- innovatori. vo sistema musicale, un sistema basato su- A questa schiera appartiene anche Lu- gli accordi chiamato armonia. La discussio- dovico Zacconi. Cantore e contrappuntista, ne teorica riceve un impulso straordinario musico e compositore, frate agostiniano vis- dal musicista ed erudito chioggiotto Giosef- suto tra Cinquecento e Seicento, inquieta ed fo Zarlino 1 che nei suoi trattati (Istitutioni eclettica figura di artista ebbe in sorte due armoniche, 1558, Dimostrationi armoni- vite parallele, una ecclesiastica e una mu- che, 1571, e Supplementi, 1588) supera il sicale. Attivo da Roma a Venezia, dall’Au- pensiero medievale fornendo una nuova stria alla Germania, derivò le sue vastissime spiegazione degli intervalli musicali. I suo- conoscenze, oltre che dalle sue inclinazioni ni armonici ricavati teoricamente e la scala di studioso, dai molti contatti che ebbe nei su di essi basata vengono infatti a costituire centri di Europa con i maggiori musicisti

123 Studi pesaresi 4.2016 della sua epoca. Considerato a tutti gli ef- tavia la sua posizione e il suo lavoro teorico fetti un sapiente di cultura enciclopedica 2 in ambito musicale offrirebbero moltissimi (lo testimoniano oltre 50 lavori preparati e spunti a chi avesse voglia di ripercorrerne ancora in gran parte rimasti manoscritti) 3, le tappe e riscoprirne i collegamenti. Siamo egli legò fama e notorietà alla pubblicazio- in ogni caso fortunati, poiché la ricerca può ne di un importantissimo trattato teorico- avvalersi di una fonte di prima mano: l’au- musicale ancora oggi fonte preziosa per tobiografia il cui manoscritto, redatto nel chi si voglia avvicinare alla comprensione 1625, è tuttora conservato presso la Biblio- di quel momento assolutamente unico della teca Oliveriana di Pesaro 7. storia della musica. Nato a Pesaro, nella villa di Trebbianti- Scrive Francesco Vatielli, al quale si co, l’11 giugno 1555 da Matteo e Margheri- deve la prima “riscoperta” dell’importanza ta, fu battezzato come Giulio Cesare, nome storica di Zacconi: che modificò in Ludovico una volta ricevu- ti gli ordini monastici. Rimasto orfano da Egli fu di quei privilegiati che fio- bambino, venne affidato agli zii Orazio e rivano ne’ bei secoli del nostro miglior Francesco Zacconi che abitavano a Roma, sviluppo artistico, nei quali la duttile ver- città nella quale, dopo avere inutilmente satilità dello spirito era pari al vigore e cercato una collocazione presso alcune fa- alla potenza. Storico di apprezzato valo- miglie nobili, si volse alla religione; ritor- re, versato nelle dottrine ecclesiastiche, nato nella città natale decise, il 25 agosto predicatore di bella fama, scienziato e 1568, di entrare nell’ordine agostiniano e, meccanico, astrologo reputato, musici- ricevuto l’abito dal pesarese Lorenzo Bru- sta insigne, buon cantore e suonatore, nori (anch’egli musicista), proseguì la sua letterato e poeta, versò il suo multiforme vita religiosa nel monastero cittadino, dove sapere in una quantità di scritti sui vari completò i quattro anni di noviziato sotto la argomenti che misesi a trattare 4. guida spirituale di un altro frate musicista, Paolo Lucchini 8, ottenendo poi l’ordinazio- Con questo articolo vogliamo dunque ne sacerdotale il 16 maggio 1575. ricordare la figura di un erudito che non ap- Come si vede, quindi, l’approccio alla pare troppo spesso nei libri di storia della musica di Zacconi avvenne già negli anni musica 5, ma che fu importante per la sua del noviziato. E proprio a quest’arte, termi- epoca. L’epoca che, tra Rinascimento e Ba- nata la sua formazione religiosa, egli avreb- rocco, segnò un cambiamento profondo nel be dedicato tanta parte delle sue energie, modo di produrre, consumare e più in gene- non dimenticando tuttavia gli interessi na- rale di intendere la musica. turalistici, storico-religiosi e scientifici. La condizione monastica intanto lo por- tava a spostarsi in diversi conventi delle La vita Marche (Matelica, S. Severino e Ancona, dove «v’andai tanto più di buona voglia in Su Ludovico Zacconi musicista non quanto era stato fatto priore il padre mae- sono stati prodotti i molti studi che caratte- stro Guglielmo Intrico Musico» 9), nei quali rizzano invece altri autori dell’epoca 6: tut- aveva modo di approfondire i suoi studi.

124 Maria Chiara Mazzi Ludovico Zacconi

Ponendomi in animo d’imparare pur Quivi, dando principio a risolver la assai, l’anno seguente fui invitato di an- messa del Palestrina dal titolo L’ome dar a star in Ancona; e tanto più volentie- armé et altri suoi canti molto difficili a ri io v’andai, poiché qui mi assicurai io cantarsi per non saperne tutte le regole, meglio nel cantare ogni dì più perfetto, cominciai a praticar alla domestica con sì perché ogni festa si canta di musica i primi che v’erano, tanto compositori sì anco perché da me stesso andavo stu- quanto sonatori, essendovi il sig. Fran- diando le cose più difficili da cantarsi. cesco Rovigo da Mantova 19 et un nipote Quivi io imparai di liuto e di viola da d’Annibal Padovano 20, amendui eccel- gamba e diedi principio anco alle prime lentissimi tanto nel sonare quanto che nel regole di contrappunto 10. comporre 21.

Suo scopo era tuttavia raggiungere Ve- Qui Zacconi poté continuare a dedicarsi nezia e partecipare al concorso per divenire anche ai suoi studi teorico-musicali e iniziò cantore in San Marco; così giunse nella città quindi la stesura della sua opera più nota, lagunare proprio nel momento in cui Gio- Prattica di Musica; ma purtroppo nel luglio seffo Zarlino 11 era maestro di cappella in del 1590 l’arciduca morì improvvisamente Basilica. Qui studiò con Claudio Merulo 12 e la cappella venne sciolta, con conseguente e Andrea Gabrieli 13, conobbe Giovanni Ga- licenziamento dei musicisti che la compo- brieli 14 ed ebbe come consiglieri Ippolito nevano. Grazie ai buoni uffici dell’arcidu- Baccusi 15 e Tiburzio Massaini 16 «amendue chessa presso il fratello Guglielmo, arcidu- della mia religione» 17. Nonostante l’impe- ca a Monaco (dove maestro era Orlando di gno e l’aiuto dello stesso Zarlino, non riu- Lasso 22), il nostro frate si ricollocò lì come scì tuttavia ad entrare nell’organico della cantore, prendendo parte anche a delega- cappella, e forse per questo motivo gli inte- zioni musicali inviate dal principe in varie ressi maggiori di Zacconi cominciarono ad città tedesche in altrettante occasioni uffi- orientarsi verso la teoria, più che verso la ciali. Dopo due anni di onorato servizio, nel pratica musicale 18. 1592, ottenne una sorta di licenza per poter- A Venezia venne però contattato da al- si recare a Venezia e seguire la stampa della cuni inviati di Carlo II d’Austria, lì giun- prima parte del suo trattato teorico, dedicata ti per cercare cantori per la Cappella di proprio al signore di Baviera: Graz: fallita ogni speranza di un incarico in laguna, e dopo varie vicissitudini anche Stetti quattro mesi e mezzo a stampar giudiziarie, decise quindi di partire. Il 10 la predetta opera la quale – stampandosi luglio 1585 fra’ Ludovico divenne musico tutta a spese mie – mi costò 246 scudi in quella corte che, se non aveva lo splen- senza le mance et il privilegio. Fu stam- dore della basilica veneziana, assicurava pata da Girolamo Polo promettendomi di comunque un posto tranquillo, ben remu- mandarla a torno e farmela spedire; ma nerato e di discreto prestigio, dove con- tornando io in Baviera, egli la tenne per vergevano musicisti e suonatori di diversa 4 anni in magazeno, senza che la lascias- provenienza. se mai veder da niuno. E quand’io tornai e vidi avermi trattato di quella maniera

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giudichi ognuno fino a qual termine di avuto quanti avessi voluto. E chi me ne rabbia io mi trovavo, e non sapendo che chiede la cagione io la dico: non fu per partito e ripiego pigliarvi ebbi di gra- altro se non perché da quel momento zia che il sign. Sebastiano Combi la pi- ch’io mi fermai in detta servitù ponen- gliasse lui poco meno che per cartaccia, domi all’impresa di far la mia Prattica pagandomela a ragione di 37 marchetti di Musica, l’animo era impiegato et ap- l’una – et eran 500! – poi ch’io donai a plicato più a detta fatica che ad altro. E questo e quello, alle botteghe non si det- circa dette lettere mi bastava d’imparar tero per manco di cinque lire. Anzi, per- tanto quanto che ne circoli di persone ché egli non haverebbe dato detta roba ad dotte e sapienti, bisognandovi mostrar di avventori suoi sotto il nome delle stam- non esser ignorante 24. pe altrui, levò il primo foglio che dicea “Venetia appresso Girolamo Polo” e fece Trascorsi i cinque anni dalla sua mag- “Venetia appresso Girolamo Carampel- gior fatica, nel 1619 lo ritroviamo priore li” ch’era quello c’havea nome su la sua a Pesaro e poi nuovamente a Venezia; nel stampa. Sì che l’esser stata così serrata e 1621 con ogni probabilità completò la re- chiusa per tutto detto tempo mi fu di gran dazione dei Canoni Musicali e nel 1622 (4 danno e nocumento, et ove dovevo farvi ottobre), pubblicò la seconda parte della guadagno, vi feci perdita in grosso 23. Prattica, dedicata a Maddalena d’Austria granduchessa di Toscana, dalla quale si sen- E tale fu il rammarico per questa vicen- tiva apprezzato. da che l’Autore avrebbe deciso di stampare A questa ‘seconda fase’ della vita di Zac- in proprio la seconda parte del trattato. Tor- coni risale anche la redazione di altri suoi nato in Italia, forse un po’ deluso dalle po- lavori dedicati alla musica, lavori che pos- che gratificazioni ottenute dalla sua attività siamo considerare come antologie della sa- di musicista, Zacconi riprese la predicazio- pienza da lui raggiunta in tanti anni di studi ne e si dedicò alla redazione di testi di altro e come punto di sintesi di concezioni musi- genere (religioso, devozionale, teologico, cali plurisecolari, elencate e descritte pun- poetico, naturalistico e meccanico). Insom- tualmente e che, «stampati e non stampati, ma, il nostro frate agostiniano sembra quasi non per mondana pompa o gloria populare iniziare una seconda vita: lo troviamo vica- ma solo per gloria di Dio e perché niuno rio nel convento degli agostiniani nell’isola mai col tempo se l’abbia ad usurpare» 25, di Creta, allora territorio veneziano (1600- sono purtroppo andati poi dispersi. 1602), poi lettore e predicatore a Verona A cominciare dalle Regole di Canto (1602) e infine in vari luoghi delle Marche: Fermo «con esposizioni, dichiarazioni et interpretazioni di molte cose mai per l’ad- Cinqu’anni io seguitai così e con pra- dietro nel suddetto canto da niuno mostra- ticar alla domestica con gl’alunni che te e tocche» nate, come ricorda l’Autore, v’erano; ed essendo giovani ch’intende- contemporaneamente alla prima parte della vano logica e retorica me la passavo con Prattica, quando, trovatosi a ragionare sui gran gusto mio, e se mi fossi dilettato di meccanismi del contrappunto e accortosi di scriver lezioni e copiar scritti, n’avrei aver raccolto un vasto materiale, non volle

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«doverle portare in sepoltura» 26. Per conti- no fino a quell’ora avendo mai trovata la nuare con le Risoluzioni e partiture di cen- bella maniera di comporre, egli con quella to e dieci canoni Musicali fatti sopra “Ave sua composizione a tutti ne volea dar il Maris Stella” di Francesco Soriani, la cui vero lume; e v’intervennero i primi musi- motivazione è dall’autore descritta in modo ci di Venezia tanto sonatori che cantori 28 . molto circostanziato ed interessante: Per finire con il lavoro per la cui disper- Dal primo dì che mi capitarono alle sione maggiore è il rammarico, lo Scrigno mani et io vidi li suddetti cento e die- musicale, a detta dell’autore «pieno di diver- ci contrappunti su Ave Maris Stella mi se dotte et artificiose musiche, tutte divise e venne voglia di dividerli e partirli, non partite per studio, et opere sue e d’altri ad uso per crivellarli e censurarli ma per farvi e commodo tanto di lui quanto che d’ogn’al- studio dentro et impararli […]. E benché tro che si diletti di veder studi molto ben sodi da principio io ne facessi per me solo e et appartati, come anco cose di bell’ingegno li mostrassi così alle volte a miei amici, e peregrine» 29. Un’antologia insomma delle mi risolsi finalmente di metterli in un cose più preziose del passato perché, come medesimo libro risoluti e posti come si aggiunge il compositore nella sua descrizio- vede, non ad altro fine se non perché ora ne del lavoro nell’Autobiografia: et in ogni tempo possano esser veduti e studiati dalle persone della professione, La prudenza umana e la saviezza del- assicurandoli che molto più s’impara a le persone vuole che quanto più le cose studiar l’opere altrui che affaticarsi a sta- da serbarsi e conservarsi sono preziose re sempre sulle proprie 27. e degne, tanto più si serbino in luoghi sicuri, fidati e forti poiché da niuno mai E proseguire con le Partiture e risoluzio- siano rapite e tolte. Onde, perché anco ni di cento contrappunti di Don Ferdinando nella musica si trovan alle volte cose che de Las Infantes fatti sopra dieci note di canto si fanno con tal arte e studio che non così fermo da lui intitolato e detto canto grego- tutti le fanno io, secondo che in quest’au- riano, che aggiungono anche altri particolari tore e quello n’ho trovato delle rare, le alle conoscenze veneziane del Nostro: ho messe da parte e, tenendomele ben care, giudicai essere bene nel titolo di Quando poc’anni sono mi capitarono porvi questa inscrizione. E siccome nel- questi canoni di Don Ferdinando de Las lo scrigno non si ripongon se non danari, Infantes, stampati in Venezia, mi venne a gioie et altre cose simili di simil prezzo e mente che detto Ferdinando, portando a valore, così delle cose di musica, avendo Venezia le sue fatiche e facendo capo al scelto et eletto alcune cose rare e non mai sig. don Gioseffo Zarlino maestro di cap- più fatte, le ho riposte dentro con anco pella di S. Marco, il Zarlino li portò al no- alcune cose mie, ch’anche quelle non de- stro Padre Ippolito Baccusi a farli cantare vono secondo me esser disprezzate 30. e da lui n’averebbe preso parere et infor- mazione. Venne questo tale a S. Stefano et Ludovico Zacconi morì nel pieno delle essendo già di lui uscita fuori fama, niu- sue funzioni di religioso: colpito da apo-

127 Studi pesaresi 4.2016 plessia sul pulpito durante una predica il 23 tornare alla semplicità del canto delle origi- marzo 1627 a Fiorenzuola di Focara (Pesa- ni affinché i fedeli prendessero parte diret- ro), fu sepolto nella chiesa pesarese di S. tamente al rito, anche i padri convocati da Agostino. Sulla sua tomba fu apposta un’e- papa Paolo III nel Concilio di Trento (1545- pigrafe che oggi è andata purtroppo perduta. 1563) ripensarono carattere e funzioni della musica liturgica per contrastare il crescente edonismo in cui erano caduti i compositori. L’opera Il testo sacro era stato infatti completamen- te oscurato dalle straordinarie complica- 1. Prattica di Musica zioni polifoniche dei compositori, e ridotto Per comprendere la posizione dello Zac- quasi a semplice ‘libretto’ per una liturgia coni teorico nella sua epoca e l’importanza sfarzosa e sempre più svuotata di significa- del trattato al quale ha legato la sua fama oc- to. Occorreva invece recuperare l’idea di un corre soffermarsi brevemente su quel partico- contrappunto depurato dagli eccessivi arti- lare momento della storia della musica 31. fici e nuovamente ispirato alla purezza del Nel corso del Cinquecento la musica canto gregoriano. (sacra, profana e strumentale) visse una del- Può essere curioso notare che i due luo- le sue rivoluzioni più profonde: la stampa ghi dove tali questioni venivano dibattute, a caratteri mobili consentiva di diffondere Roma e Venezia, furono anche le due cit- in Europa non solo le musiche ma anche le tà di ‘formazione’ di Zacconi. Se però a nuove teorie, e già a metà secolo studiosi Roma, sede papale, prevalevano polifonia e come Zarlino ponevano le basi di un siste- conservazione stilistica, a Venezia, dove si ma musicale basato sugli accordi, destinato bilanciavano esigenze confessionali e sco- a cambiare la concezione della musica dopo pi civili, la musica appariva più aperta alle secoli di sostanziale continuità. Grazie a sperimentazioni. Qui lavoravano i più im- questo nuovo sistema, chiamato “armonia”, portanti compositori dell’epoca (alcuni an- si superava di fatto il pensiero medievale, che maestri di Zacconi!) – Adrian Willaert e soppiantando i modi gregoriani ormai ina- Cipriano de Rore, Gioseffo Zarlino e Clau- deguati alle esigenze dei compositori. La dio Monteverdi, Claudio Merulo, Andrea e pratica strumentale, che ebbe la sua parte in Giovanni Gabrieli – e la scrittura musica- questa rivoluzione, salì a nuova dignità ar- le presentava caratteri originali, arricchita tistica e culturale, come dimostravano i più dagli strumenti più vari che avevano anche celebri trattati di quell’epoca: La Fontegara un’ampia autonomia. (1535) per il flauto e la Regula Rubertina Proprio questa varietà di aspetti è pre- (1543) per la viola da gamba, entrambi di sente nel trattato di Zacconi, Prattica di Silvestro Ganassi, Il Fronimo (1568) per il Musica, l’unico lavoro edito dall’autore e liuto, di Vincenzo Galilei, e Il Transilvano pietra miliare della teorica rinascimentale 32. (1593-1609) per le tastiere, di Girolamo Di- Il primo volume 33, pubblicato nel 1592, fu ruta, nel quale per la prima volta venivano considerato dallo stesso autore come opera distinti ambiti, compiti e stili tra organo e cembalo, tra musica sacra e musica profana. utile et necessaria sì al compositore In ambito sacro, se Lutero desiderava per comporre i canti suoi regolatamente,

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sì anco al cantore, per assicurarsi in tutte ni e sulla realizzazione degli abbellimen- le cose cantabili. Divisa in quattro libri, ti), corredando ogni sua affermazione con nei quali si tratta delle cantilene ordina- esempi tratti da composizioni di contem- rie, de’ tempi, de’ prolationi, de’ propor- poranei quali Zarlino, Banchieri, Cerreto e tioni, de’ tuoni, e della convenienza de’ Diruta. tutti gli strumenti musicali. S’insegna a Possiamo in particolare segnalare che, cantar tutte le compositioni antiche, si dopo l’iniziale compendio sulla teoria anti- dichiara tutta la messa del Palestrina dal ca, che dimostra la vastità delle conoscenze titolo L’ome armé, […] con altre cose in possesso dello studioso, il testo fornisce d’importanza e dilettevoli. Ultimamente, una preziosa panoramica sulla pratica mu- s’insegna il modo di fiorir una parte con sicale secondo una modalità classificatoria vaghi e moderni accenti. applicata in seguito da assai più celebri trattatisti (come Praetorius 35). Notevole è il Il secondo volume venne invece pub- fatto che la musica strumentale sia conside- blicato a distanza di 30 anni dall’altro 34, e rata come genere autonomo, quasi in previ- anche in questo caso il sottotitolo ne spiega sione di quanto sarebbe accaduto in seguito. l’utilità e il contenuto. Si precisa infatti che Sappiamo che i testi ebbero circolazione fra essa è: i musicisti dell’epoca (tra i quali Costanzo Porta 36), ma è altrettanto vero che essi sono divisa e distinta in quattro libri nei tuttora una fonte utilissima per conoscere lo quali primieramente si tratta degl’ele- stato della musica tra Rinascimento e Ba- menti musicali; cioè de’ primi principii rocco. come necessari alla tessitura o forma- tione delle compositioni armoniche, de’ 2. Canoni musicali contrappunti semplici et artificiosi da Ci soffermiamo tuttavia un po’ di più farsi in cartella et alla mente sopra can- sull’altro lavoro utilissimo per comprende- ti fermi, e poi mostra come si facciano i re la concezione musicale di Zacconi e della contrappunti doppi d’obbligo con conse- sua epoca. È il manoscritto che per brevità guenti. Si mostra in fine come si contino chiameremo Canoni musicali 37. più fughe sopra i predetti canti fermi et Val forse la pena di ricordare che un ca- ordiscano cantilene a due, tre, quattro e none è un procedimento contrappuntistico più voci. basato sull’imitazione. Come tale presenta identità di tracciati tra la prima voce a parti- Dato il carattere assolutamente tecnico re, chiamata antecedente o dux, e l’altra o le degli argomenti trattati non è il caso di av- altre voci che la seguono nel procedimento venturarci nell’analisi dei due volumi: vale imitativo, chiamate conseguenti o comites. la pena tuttavia di ricordare che Zacconi vi Per estensione, è definita canone anche una affianca l’enunciazione delle dottrine teo- composizione che segue questo principio. riche (dall’antichità classica ai giorni suoi) Esistono diversi modelli di canone, a secon- all’attenzione, per quegli anni inconsueta, da del numero delle voci o dell’intervallo verso la prassi esecutiva (consigli per gli al quale ciascun conseguente è trasposto ri- esecutori, indicazioni sulle improvvisazio- spetto all’antecedente o, ancora, a seconda

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Figura 1 – «Secondo geroglifico Musicale demostrato per via di tante pecorelle bianche e negre, che pascolano in un campo». Le pecore rappresentano le note (bianche e nere, cioè minime e semimi- nime), i solchi il pentagramma, il pastore la chiave di contralto, la fiasca il bemolle e il cappello il tempo, C, ovvero 4/4. I cinque fanciulli indicano che il canone è a 5 voci e la loro posizione segnala il momento in cui ciascuna voce deve entrare. A sottolineare la polifonia sta la scritta sopra i pasto- relli «Pascite et nos». Immagine ritoccata, l’originale è di difficile lettura.

della differenza tra i valori di tempo delle I sudetti Canoni Musicali furono rac- note dell’antecedente e quelli delle note dei colti da me, con occasione et oggetto, che conseguenti, o della disposizione del conse- in diversi tempi essendomene rappresen- guente in forma inversa (a specchio) o re- tati molti, et adimandandomene le resso- trograda rispetto all’antecedente. lutioni, nel risolverli e partirli comincian- Ebbene, questi metodi di elaborazione do a metterli da parte, alle volte si andava erano talora utilizzati contemporaneamente, altiero e glorioso d’averli saputo trovare, e spesso, per accentuare l’aspetto di “gioco che molti ci aveano provato e non ave- matematico”, le indicazioni necessarie alla ano saputo cavarne i piedi per dirla alla realizzazione del canone non erano riporta- triviale. Cosi un giorno mettendoli insie- te in partitura, ma soltanto ricavabili dalla me, vedendo di non aver avuto ventura di risoluzione di enigmi (canone enigmatico). poterli far stampare, li mandai a Milano L’interesse verso il canone era tipico del- al Sig. Pellegrini M.ro di Cappella del lo studioso rinascimentale, che vi metteva Duomo 39. Cosa ch’avendolo saputo, il dentro non solo le sue conoscenze storiche, Sig.ro M.ro di Cappella di Bergamo det- ma anche il gusto per l’esercizio mentale e to il Savioli 40 procurò con licenza mia di l’indagine astratta delle combinazioni nu- vederli, e remota ogni vanità e iattanza meriche, oltre che l’interesse artistico per i scrisse in dietro all’istesse queste proprie rapporti tra i suoni come fondamento della parole: Ho mirato quel belliss. libro del composizione musicale 38. n.ro Sig. Zacconi con grandissimo mio In questa ottica va inteso anche il lavoro gusto e certo tengo che sia peccato a non di Zacconi, che rievoca anche le circostanze trovar occasione di poterlo dar fuori alle materiali legate alla ricerca di un editore: stampe, perché saria di gran giovamento alli studiosi. Vi giuro che vedendolo ha

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svecchiato assai il mio poco e povero in- gegno et abbrucio di vergogna in volerli mandare quella mia nota come gli scrissi, col restante ch’io tralascio; ma che giova? poiché la tenne un pezzo lui, et un pez- zo il Pellegrini, non essendosi stampata, sta così fin che piacerà a Dio. Un altro io n’apparecchiavo, ma quello ancora un di anderà a monte 41.

Vicissitudini personali a parte, Zacconi vuole qui fornire un compendio dei vari tipi di canone. L’intento cioè, non è quello di preparare un manuale di composizione, ma di riassumere un sapere secolare nel mo- mento del suo declino, quando il gusto rina- scimentale per le combinazioni di note e per il contrappunto strettamente inteso stanno per essere abbandonati per lasciare il posto alla nuova civiltà musicale rappresentata dall’armonia e dalla monodia accompagna- Figura 2 – Il disegno, l’unico a colori di tutta la ta dal basso continuo. raccolta, è posto come ‘introduzione’ al capito- Il volume è suddiviso in quattro libri. lo 1, «Che cosa sia Geroglifico e […] che cosa Nel primo libro 42, secondo una meto- voglia significare». Il pergolato è una griglia di dicità che gli conosciamo, Zacconi apre il 5 linee (il pentagramma), il punto dove si arram- lavoro analizzando tutti i significati della pica la pianta la chiave (di tenore), il punto indi- parola “canone”, intesa in ambito legale, cato dalla bacchetta della fanciulla è il momento ecclesiastico e, infine, musicale: in cui deve entrare la seconda voce, i grappoli bianchi e neri indicano i valori delle note, bian- lo si diffinisce per canto e non senza che e nere, cioè minime e semiminime, collocate giusta ragione: conciosiache canon ve- sulle righe e negli spazi. nendo da cano-canis che vuol dire can- tare. Dicendo Canon non vuol dire altro che modulation cantabile […] si dirà In questo libro, dopo una parte pre- Canone Musicale non sia altro che un valentemente teorica, nella quale vengo- canto produttivo de più parti nel mede- no indicate le metodologie compositive e simo numero e ragione […] bisogna che semiografiche attraverso le quali un bravo numeralmente tutte le parti cantabili sia- studente potrà riuscire a comporre un cano- no ordinate e contessute dentro di una et ne, vengono riportati ed analizzati canoni di medesima disposition di figure, pause et autori provenienti da varie zone d’Italia 44. anco valore, se ben detto valore in alcuni Il secondo libro 45 propone canoni scrit- accidenti gli si può variare 43. ti secondo la notazione tradizionale, senza

131 Studi pesaresi 4.2016 indicazioni specifiche. Prima ci sono i ca- disegno, spiega come esso sia stato ideato e noni di più difficile realizzazione e poi i più ne propone poi la realizzazione o la trascri- semplici, perché «essendo stati così variati zione musicale 51. et intricosi, prima di loro è stato bisogno Dal punto di vista teorico il libro non è di trattare, e ne sono stato contento perché il più completo ed interessante, ma è sicu- come cose più grate e dilettevoli a sapersi, ramente quello più attraente e curioso dal n’hanno indolcita la bocca e posta in buon puto di vista grafico. È lo stesso composito- sapore» 46. re a riconoscerlo, scrivendo che «ingegno- Il terzo libro 47 è la parte più curiosa perché se veramente e lodevoli sono state le inven- propone canoni e composizioni contrappunti- zioni dei Canoni Musicali mostrati nel libro stiche diverse da risolvere attraverso la deci- precedente […]; molto più anco sono state frazione di “Geroglifici ed Enigmi”. Come si quelle del secondo […] ma che diremo noi è già accennato, il canone enigmatico è qual ora, se in questo terzo libro vedremo anche particolare tipo di canone che, anziché essere farsi canoni musicali per via di geroglifici, scritto per esteso, è dato solo come soggetto enigmi et altri più sublimi e singolari ritro- (dux), accompagnato da un motto misterioso, vati?» 52. in lettere, numeri o segni comunque non mu- Il quarto libro, infine, è il più “musicale” sicali, la cui soluzione consentirà di ricavare di tutti: « ora me ne vengo a quelli [canoni] la risposta (comes) e quindi l’esecuzione del che sono contessuti dentro le cantilene per canone. Il canone geroglifico, invece 48... Ma via dei quali i gran maestri e buoni compo- lasciamo alle parole di Zacconi la definizione sitori si rendano differenti dai treviali e dai di “ghierogliphico”: comuni» 53. Si prendono in considerazione, cioè, quei brani di composizioni più ampie è un certo sacro segno e significato, che contengono al loro interno frammenti che non con lettere si dimostra ma con di canone o canoni veri e propri. Zacconi intagliate figure d’animali, le quali ven- ci vuole dimostrare, cioè, come il canone gono a dimostrare il concetto che l’uomo non sia soltanto una forma accademica o sotto di esse intende e vuol dire. I musici, addirittura astratta, nella quale mostrare la riducendo in pratica molti loro belli pen- propria erudizione e la propria capacità di sieri, hanno fatto canoni musicali tanto contrappuntista, ma anche un procedimento simili ai suddetti ghieroglifici che giusta- artistico, come tale inserito in un contesto mente e di buona ragione, cadendo sotto compositivo come parte organica di esso. tal denominazione, senza verun riguardo Secondo un’intenzione didascalica che o pericolo di reprensione, per tali si po- non lo abbandona mai, l’autore ci mostra tranno avere e nominare 49. qui solo pezzi «di molto riguardo et osser- vazione, acciò che da loro come tali, l’in- I canoni riportati in questo libro sono 33 gegnoso Musico nel suo studio particolare, (23 enigmi e 10 disegni 50) e, a differenza d’essi se n’abbia a servire, imitarli e trovar- di quanto avviene nei libri precedenti, qui ne anco altri, quando glie ne sia data l’occa- Zacconi non apre ogni capitolo con un argo- sione» 54. Un’intenzione che egli ribadisce mento teorico seguito da un esempio musi- recuperando in questo trattato, il senso di cale, ma dopo avere proposto l’enigma o il tutta la sua attività di teorico svolta fino a

132 Maria Chiara Mazzi Ludovico Zacconi quel momento. Scrive infatti: «Potevo dire sizione musicale, apparteneva inte- di aver fatta la mia Prima Prattica di Musica ramente a quella scuola che potreb- per far un buono e perfetto cantore, e la Se- be chiamarsi conservatrice, di fronte conda un buono e perfetto contrappuntista. all’altra che era pur sorta nel finir del Ma non avevo poi detto che qui da principio secolo XVI innalzando la bandiera di con aver fatto si faticoso trattato de Canoni lotta contro il contrappunto. Ma forse Musicali, aver avuto mia di far un singola- a questo lo portava ancora la natura del rissimo compositore» 55. suo ingegno speculativo, giacché nel leggere le sue opere è ovvio osserva- re con quanta compiacente voluttà egli Conclusioni si inoltri nelle più intricate questioni e vaghi nei più astrusi labirinti dell’arte Quale è stata, dunque, l’importanza di polifonica 56. Ludovico Zacconi nel tardo Rinascimen- to, oltre al fatto di mostrare la vitalità cul- Insomma, rispetto a chi decise di incam- turale del territorio marchigiano, e in par- minarsi per nuove strade musicali o a chi, ticolare pesarese, in quel momento così per paura o per abitudine, rimase legato al centrale nella storia della cultura? Lascia- passato, fra’ Ludovico, per innata curiosità mo le ultime parole a Francesco Vatielli, mescolata a una grande ed eclettica cultura, colui che, come detto, ha avuto il merito riuscì da uomo del Rinascimento a indagare a inizio Novecento di riparlare di lui dopo l’antico senza trascurare la contemporanei- tanti secoli: tà e raccolse tecniche e materiali rendendoli imperituri, prima che il mondo li dimenti- L’autor nostro, per l’estetica che casse per incamminarsi verso inesplorate professava nella forma della compo- destinazioni.

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1 Gioseffo Zarlino (Chioggia 1517-Venezia proprio pugno. Biblioteca Oliveriana, Pesaro, ms. 563. 1590), compositore e studioso. I suoi trattati (Isti- Recentemente il manoscritto è stato trascritto e pubbli- tutioni armoniche, 1558, Dimostrationi armoniche, cato a cura di Fernando Sulpizi in collaborazione con 1571, e Supplementi, 1588) sono fondamentali nel- Cinzia Lanti, Hyperprism Edizioni, Perugia 2005. Su la storia della teoria musicale, perché definiscono la questo testo si era già soffermato, oltre un secolo fa, nuova visione ‘verticale’ della musica attraverso la uno studioso tedesco: Hermann Kretzschmar, Ludo- teorizzazione dei suoni armonici. Frate francesca- vico Zacconi. Leben auf Grund seiner Autobiographie, no, fu organista a Chioggia poi studiò a Venezia con in “Jahrbuch Peters” (XVII) 1910. Adrian Willaert. Dal 1565 alla morte fu maestro di 8 Zacconi, Vita cit., p. 60. Zacconi ricorda come cappella in San Marco, incarico grazie al quale venne avesse qui imparato a cantare madrigali e fosse venu- in contatto con i più grandi musicisti dell’epoca (Me- to in contatto con la polifonia profana. Paolo Lucchi- rulo, Gabrieli, Diruta) e con i più importanti trattatisti ni (Pesaro 1535-1598), legato al mondo di Francesco (Galilei e Artusi); The New Grove Dictionary of Mu- Maria II della Rovere duca di Urbino, fu autore di una sic and Musicians (in seguito NGDM), Oxford Press ‘grammatica musicale’ e di altri testi; il suo compen- 2001, ad vocem. dio non è originale ma interessante per quegli anni, 2 Cfr. S.L. Astengo, Musici agostiniani anteriori poiché tratta del contrappunto e delle tecniche del ca- al secolo XIX, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze none prendendo in considerazione teorie del passato 1929. L’articolo riporta l’elenco completo dei testi e del presente, citando i testi di Aaron e di Zarlino: preparati da Zacconi, indicando anche la collocazio- Dizionario Biografico degli Italiani (in seguito DBI), ne negli archivi e nelle biblioteche d’Italia di quelli vol. 66, ad vocem. giunti fino a noi. 9 Di Guglielmo Intrico come di Giovan Battista 3 Lo testimonia la varietà di testi quali I1 diporto Canova “veronese” e del pesarese Lorenzo Brunori dell’Estate e La vita e miracoli del glorioso P. S. Ni- non troviamo tracce nei repertori, ma la loro presenza cola da Tolentino, Il verdeggiante prato fiorito e Trat- testimonia quanto ricca e varia fosse in quegli anni la tato delle indulgenze, Officina medicinale e Canoni vita musicale dei frati agostiniani. Musicali, L’astrologiche ricchezze di natura, Regole 10 Zacconi, Vita cit., pp. 69-67. di canto fermo e La Cintura di S. Monica ecc. ecc. 11 Ibid., pp. 74-77. Come curiosità citiamo qui un articolo tra i pochi de- 12 Claudio Merulo (Correggio 1533-Parma 1604), dicati a Zacconi: L. Wuidar, Un musicista astrologo dopo gli studi nella città natale fu organista nel duomo nell’Italia del Seicento: Padre Lodovico Zacconi”, in di Brescia, poi vinse nel 1557 il posto di primo orga- “Intersezioni. Rivista di storia delle idee”, 2008, pp. nista in S. Marco a Venezia. Fu in seguito a Ferrara e 5-28. successivamente a Parma dove, lasciato l’incarico ve- 4 F. Vatielli, Un musicista pesarese nel seco- neziano, rimase al servizio della corte fino alla morte. lo XVI (Ludovico Zacconi), Forni Editore, Bologna Compose musica profana (madrigali) e sacra (messe 1968 (ristampa), p. 4. Cfr. anche Id.,, Di Ludovico e mottetti), ma la sua fama è rimasta legata alle for- Zacconi, notizie su la vita e le opere, Federici, Pesaro me per tastiera, che egli sistemò in maniera esemplare: 1912. NGDM, ad vocem. 5 Cfr. Astengo, Musici agostiniani…, cit. 13 Andrea Gabrieli (Venezia, 1533-1585), com- 6 Questo articolo è un riadattamento, con aggior- positore e organista, dopo avere lavorato nel duomo namento bibliografico, del mio Ludovico Zacconi, di Verona nel 1550 fu, dal 1564 alla morte, secon- agostiniano e musicista, in “Percorsi agostiniani. Ri- do organista della basilica di San Marco a Venezia. vista degli Agostiniani d’Italia”, Anno II, n. 4, luglio- Compose canzoni, toccate e ricercari, contribuendo dicembre 2009, pp. 246-263. allo sviluppo delle forme organistiche con sapienza 7 L. Zacconi, Vita con le cose avvenute al p. bacc. contrappuntistica e virtuosismo: NGDM., ad vocem. re fra Ludovico Zacconi da Pesaro dell’Ordi. Erem. di 14 Giovanni Gabrieli (Venezia, 1557-1612), ni- S. Agostino. Fatta così da lui come si vede e scritta di pote di Andrea, lavorò in Germania e, dal 1584, fu

134 Maria Chiara Mazzi Ludovico Zacconi primo organista in San Marco. Il suo stile rispecchia e infine, dal 1560 alla morte, alla corte di Baviera il colorismo pittorico del Rinascimento veneziano, come maestro di cappella. Da quella posizione compì in particolare nelle sonorità degli ottoni, strumenti numerosi viaggi in Germania, Boemia, Paesi Bassi e per i quali compose la raccolta Canzoni e Sonate. Italia. Compositore estremamente prolifico, si calcola Fu in contatto con tutti i più grandi compositori del- che il numero complessivo dei suoi lavori fra sacri la sua epoca e fu apprezzato in ogni parte d’Europa: e profani, in gran parte pubblicati, superi le duemila NGDM, ad vocem unità. NGDM, ad vocem 15 Ippolito Baccusi (Mantova 1530-Verona 1592) 23 Zacconi, Vita cit., pp. 97-98. fu maestro di cappella nel duomo della sua città. Qui 24 Ibid., p. 142. conobbe Jaches de Wert. Fu poi a Ravenna e a Verona, 25 Ibid., p. 151. dove morì nel 1609. Fu assai ammirato da Zacconi che 26 Ibid., p. 167. lo considerava uno dei quattro maggiori contrappun- 27 Ibid., p. 189. tisti del momento. Compose musiche sacre e profane, 28 Ibid., p. 190. pubblicate in gran parte a Venezia e presenti in impor- 29 Ibid., p. 191 tanti antologie dell’epoca. DBI, vol. 5, ad vocem. 30 Ibidem. 16 Tiburzio Massaini (Cremona 1550- Piacenza 31 La bibliografia sulla musica rinascimentale, le 1609), nato a Cremona nella prima metà del Cinque- scuole musicali di Venezia e di Roma e la trattatisti- cento, padre agostiniano, fu indotto dal Baccusi allo ca musicale del Cinquecento e Seicento è sterminata. studio del contrappunto. Visse a Piacenza fino a che Per uno sguardo generale cfr. Dietrich Kämper, La non venne chiamato come maestro a S. Maria del Po- musica strumentale nel Rinascimento, ERI, Torino polo in Roma (1571); nel 1580 si fermò a Lodi e poi 1970; Francesco Luisi, La musica vocale del Rinasci- fu a Salisburgo e a Praga presso Rodolfo II. Tra il mento, ERI, Torino 1977; Gustav Reese, La musica 1587 e il 1608 fu a Salò e a Salisburgo, a Piacenza, a nel Rinascimento, Le Lettere, Firenze 1990. Lodi e a Roma. Stampò a Venezia madrigali, messe, 32 La Prattica di musica è una fonte preziosa e salmi e mottetti; DBI, vol. 71, ad vocem. imprescindibile non solo per gli studiosi di storia del- 17 Zacconi, Vita cit., p. 6. la teoria musicale, ma anche per quelli di storia della 18 Ibid., pp. 76-78. prassi esecutiva e quelli di storia della didattica mu- 19 Francesco Rovigo (Mantova, 1530/31-1597), sicale. Tra i testi usciti recentemente e quasi tutti ap- compositore e organista presso il duca Guglielmo di partenenti alla musicologia anglosassone ricodiamo: Baviera, si perfezionò a Venezia nel 1570. Rientrato C. MacClintock, Readings in the History of Music a Mantova, nel 1582 si recò a Graz dove ebbe l’inca- in Performance, Indiana University Press, 1979; D. rico di organista dell’arciduca Carlo II fino alla morte Damschroder, D. Russell Williams, Music Theory del principe: NGDM, ad vocem. from Zarlino to Schenker: A Bibliography and Gui- 20 Annibale Padovano (Padova 1527-Graz 1575), de, Pendragon Press, New York1990, pp. 390-391; compositore e organista. Nel 1552 fu nominato tito- A. Smith, The Performance of 16th-Century Music: lare del primo organo in San Marco, dove fu maestro Learning from the Theorists, Oxford University Press di Merulo. Rimasto in città fino al 1565, si trasferì 2011; J. Kite-Powell, A Performer’s Guide to Se- a Graz presso la cappella dell’arciduca fino al 1570, venteenth-Century Music, Indiana University Press, data dopo la quale si ritirò a vita privata; NGDM, cit., Bloomington 2012; S. Ravens, The Supernatural Voi- ad vocem. ce: A History of High Male Singing, Boydell Press, 21 Zacconi, Vita cit., pp. 87-88. Woodbridge 2014. 22 Orlando di Lasso (Mons 1532-Monaco di 33 L. Zacconi, Prattica di musica, prima parte. Baviera 1594), di origine fiamminga, fu uno dei più Composta dal r.p.f. Ludovico Zacconi da Pesaro, del famosi compositori del Cinquecento. Lavorò con ordine di Santo Agostino, musico del serenissimo Ferrante I Gonzaga in vari luoghi di Italia e Francia; duca di Baviera. Con privilegio in Venetia, 1592. Ap- fu poi a Napoli, a Roma (dove conobbe Palestrina) presso Girolamo Polo.

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34 Id., Prattica di Musica, seconda parte. Com- Centro Internazionale di Studi per la divulgazione posta e fatta dal m. r. p. fra’ Ludovico Zacconi da della Musica Italiana, Roma 1982. Per conoscere Pesaro dell’ord. eremitano di S. Agostino. Musico già l’utilizzazione del canone nel Medioevo e nel Rina- del serenissimo Carlo arciduca d’Austria, e del se- scimento cfr. K. Schiltz, B.J. Blackburn (a cura), renissimo Guglielmo duca di Baviera. Alla sereniss. Canons and canonic techniques, 14th-16th Centuri- arcid. Maddalena d’Austria granduchessa di Tosca- es: Theory, Practice and Reception History, Peeters, na. Con licenza de’ superiori et privilegio. In Venezia, Leuven 2007. Si tratta degli atti di un importante con- 1622. Appresso Alessandro Vincenti. vegno tenutosi nel 2005, tra i cui saggi segnaliamo 35 Michael Praetorius (Creuzburg 1571-Wol- anche quello di B.J. Blackburn, Two treasure chests fenbüttel 1621), pseudonimo dell’organista, tratta- of canonic antiquities: the collections of Hermann tista e compositore tedesco Michael Schultheiss, Finck and Ludovico Zacconi, pp. 303-338, che ripor- produsse musica luterana e per danza. Il suo trattato ta l’elenco completo degli autori da cui Zacconi trae Syntagma musicum tratta nel primo e nel terzo vo- i suoi esempi musicali; inoltre L. Wuidar, Canons lume le forme e le tecniche musicali, e nel secondo énigmes et hiéroglyphes musicaux dans l’Italie du (Theatrum Instrumentorum seu Sciagraphia) gli 17è siècle”, Peter Lang, Berna 2008; infine il recen- strumenti in uso all’epoca, con xilografie tanto ac- tissimo, K. Schiltz, Music and Riddle Culture in the curate da consentirne ancora oggi la ricostruzione: Renaissance, Cambridge University Press, Cambrid- NGDM, ad vocem ge 2015. 36 Costanzo Porta (Cremona 1528-Padova 1601), 39 Vincenzo Pellegrini (Pesaro, 1562-1630), tra i maggiori rappresentanti del tardo Rinascimento, dopo gli studi nel seminario della sua città, fu compo- fu abile contrappuntista ed ebbe contatti con Willaert e sitore a Urbino e maestro in duomo a Milano (1611- Merulo. Fu maestro nelle cattedrali di Osimo, Ravenna 1631), pur continuando a produrre e a pubblicare e Padova, città dove concluse la sua vita dopo avere musica sacra e profana destinata alla corte dei Monte- rifiutato un incarico a Milano; NGDM, ad vocem. feltro. Tornato a Pesaro, terminò la sua carriera come 37 Il titolo completo del lavoro è Canoni Musica- maestro in Sant’Agostino: NGDM, ad vocem. li Proprii e di diversi autori con loro divisioni, osser- 40 Alessandro Savioli (Parma, 1544-dopo il 1623), vazioni e decclarationi divisi in quattro libri raccolti dopo gli studi a Parma e la pubblicazione di madrigali così come si vede, e posti in partiture dal R.do Padre che raggiunsero anche una discreta fama, fu maestro Bacc. Lodovico Zacconi da Pesaro dell’or. Er. Di S. di cappella in S. Alessandro a Bergamo, dove rimase Agostino Convent. Musico già del Sereniss. Carlo fino al 1600. Dal 1614 al 1616 lo troviamo conlo Arcid. D’Austria e poi del Sereniss. Gulielmo Duca stesso incarico a Salò, dove riorganizzò la cappella di Baviera per comune utilità di coloro che bramano del duomo; NGDM, ad vocem. di saperne il loro essenziale e fanno professione di 41 F. Vatielli, I canoni musicali di Ludovico simil cose. Il manoscritto è conservato alla Biblioteca Zacconi. Notizie su la vita e le opere, Bologna, Coop. Oliveriana di Pesaro (n. 558), consta di 200 carte, è in Tipografia Azzoguidi, rist. in Biblioteca Musica Bo- precarie condizioni di conservazione, e forse l’impos- noniensis, Sezione III, Forni Editore, Bologna 1968, sibilità di leggere molte pagine ne ha impedito finora pp. 35-36. la pubblicazione integrale. È tuttavia stato oggetto di 42 Il primo libro va dalla pag. 1 alla pag. 61 del tesi di laurea da parte di Filippo Cerfeda (a.a. 1989- manoscritto ed è suddiviso in 70 capitoli, ciascuno 1990, Università di Pavia, Scuola di Paleografia e Fi- con un titolo diverso nel quale l’autore espone un lologia musicale di Cremona e da parte di Francesco argomento nuovo oppure espande ed esplica quello Durso (a.a. 2009-2010, Conservatorio “G. Rossini” di precedente, secondo una metodologia che caratteriz- Pesaro, Scuola di Musicologia). za l’intero volume. 38 Per comprendere i meccanismi di costruzione 43 L. Zacconi, Canoni Musicali, libro I, cap. 1 dei canoni cfr. G. Bizzi, Specchi invisibili dei suoni. “Che cosa nella musica sia Canone”, p. 2. La costruzione dei canoni: risposta a un enigma, 44 In ordine di apparizione: Annibale Padovano,

136 Maria Chiara Mazzi Ludovico Zacconi

Costanzo Antegnati, Rovio Rodio, Ignazio Donati, Scipione Cerreto, Costanzo Porta, Cesare della Cro- Giacobbe Finetti, Nicolò Tosi, Cromazio Metallo. ce, Adriano Banchieri, Biagio Pesciolini. 45 Da pag. 63 a pag. 103, suddiviso in 47 capitoli. 51 Per dare un esempio di quanto questa pratica Qui Zacconi propone esempi musicali di Cromazio dei canoni stia a metà strada tra l’erudizione, il gioco Metallo, Scipione Cerreto, Luigi Balbi, Ignazio Do- e la musica abbiamo riportato l’immagine di qualche nati, Fra’ Francesco, Vincenzo Pellegrini, Giovanni “ghierogliphico”. Per la trascrizione e la spiegazione Pierluigi da Palestrina, Bernardo Bolognini, Lorenzo musicale del “canone del pastore” cfr. Paola Tarabu- Alexandri, Annibale Zoilo, Costanzo Porta, Giovanni si e M.C. Mazzi, Fantasia in musica, Alice, Bologna Bautin, Pietro de Villers e Pierre De la Rue. 2010, p. 189. 46 Passo di Zacconi riportato in Vatielli, I cano- 52 Ibid,, p. 104 ni musicali cit., p. 8. 53 L. Zacconi, Canoni Musicali, libro IV, cap. 1, 47 Da pag. 104 a pag. 144, suddiviso in 15 capi- p. 145. Il libro comprende le pagine dalla 145 alla toli con la presentazione di 34 canoni. 190, consta di 24 capitoli e propone composizioni di 48 Sui canoni geroglifici ricordiamo di L. Wui- Matteo Asola, Ippolito Baccusi, Portus de Moula, Pa- dar, Les Geroglifici Musicali du Padre Zacconi, in lestrina, Filippo de Monte, Girolamo Belli, Francesco “Revue Belge de Musicologie”, 2007, p. 61-87. de Layolle, Michele Romano oltre a tre brani di cui 49 L. Zacconi, Canoni Musicali, libro III, cap. non viene citato l’autore. 1 “Animo e proponimento dell’autore di quel tanto 54 Ibid,, p. 145 ch’egli qui ha da trattare”, p. 104. 55 Ibidem. 50 Di 19 autori viene riportato anche il nome: 56 Vatielli, I canoni musicali cit., p. 7.

137 Un’inedita veduta seicentesca di Pesaro con il lazzaretto e la datazione della pianta prospettica del Blaeu

di

Marcello Luchetti

La recente scoperta di una straordinaria memoria o inventario della biblioteca. e inedita veduta di Pesaro risalente alla se- La veduta di Pesaro è tracciata con gran- conda metà del Seicento, riemersa dai fondi de sicurezza e una certa precisione, sebbene di quella inesauribile miniera di tesori che è in alcune parti il disegno sia stato intenzio- la nostra Biblioteca Oliveriana, offre nuovi nalmente lasciato allo stato di abbozzo. È importanti elementi per una migliore cono- opera di un pittore, che rivela però di avere scenza dell’aspetto urbano della città nel se- esperienza anche come cartografo. colo XVII e per la datazione della più nota pianta prospettica di Pesaro pubblicata da Joan Blaeu nel Theatrum civitatum et ad- mirandorum Italiae ad aevi veteris et prae- sentis temporis faciem expressum, edito ad Amsterdam nel 1663 1. Si tratta di un disegno a penna su carta, in buono stato di conservazione, delle dimen- sioni di cm 28x78 circa (fig. 2). A parte la dicitura “Pesaro“ in alto al centro, esso non presenta altre scritte neppure sul retro né, a Figura 1 – Particolare della veduta di Pesaro con quanto ci consta, appare ricordato in alcuna lazzaretto.

Figura 2 - Anonimo, Veduta di Pesaro, Pesaro, Biblioteca Oliveriana.

138 Marcello Luchetti Un’inedita veduta seicentesca di Pesaro

La città è vista dal colle San Bartolo, to le possenti mura roveresche che circon- da un punto attualmente assai prossimo al dano Pesaro, raffigurata come città ideale, terzo tornante della moderna strada Pano- elegante e ordinata, immersa in un paesag- ramica per chi sale da Soria, nei pressi del gio rurale estremamente curato. La linea di cimitero degli Ebrei, un angolo visuale scel- costa appare molto più avanzata di quanto to anche da altri precedenti cartografi che non lo sia oggi e all’incirca corrisponde agli hanno rappresentato Pesaro da nord-ovest, odierni viali Cesare Battisti e Trento. a cominciare da Joris Hoefnagel (Anversa Il porto, con le sue banchine ancora so- 1542-Vienna 1600), pittore e cartografo stenute da palizzate, si anima di figure dise- fiammingo che fu per molti anni al servizio gnate con pochi tratti di penna, un’umanità degli Asburgo. affaccendata nel carico e scarico delle mer- L’Hoefnagel, che tra il 1577 e il 1578 ci vicino alle tartane ormeggiate, mentre viaggiò per l’Italia con l’Ortelio, fu a Ur- il mare è solcato da barche pescherecce e bino e a Pesaro, dove datò 24 Xmbre 1577 velieri. una veduta della città a penna ed acquerello Nel disegno, a destra, vediamo descrit- oggi all’Albertina di Vienna (Inv. 22416), ti l’imponente bastione del Ponte, ancora che venne poi incisa per la prima volta da oggi esistente sebbene umiliato e snaturato Frans Hogenberg ed inserita nel volume dall’ancoraggio del moderno ponte sul Fo- IV del Civitates orbis terrarum di Georg glia, poi il ponte vecchio e la porta del Pon- Braun, uscito nel 1588 a Colonia 2. (fig. 3) te con gli alberi dello scomparso giardino Lo stesso punto sul San Bartolo scelto roveresco chiamato Barchetto. dall’Hoefnagel per ritrarre la città fu pre- Più al centro è rappresentato il borgo del ferito anche in tutte le successive vedute porto, ormai molto sviluppato, con la porta cinquecentesche di Pesaro, come in quella di accesso alla città in fondo all’attuale via edita da Francesco Valesio a Venezia tra Cavour. Ben tracciata appare anche la stra- il 1580 e il 1590 nella Raccolta di le più da che collega il porto alla città, oggi via illustri et famose città di tutto il mondo, Cecchi, affiancata sulla sinistra dal Vallato, in quella di Pietro Bertelli (documentato canale artificiale originato da una deviazio- a Padova tra il 1580 e il 1616) uscita nel ne del Foglia nei pressi delle chiuse di Gine- 1599 nel Theatrum urbium italicarum edito streto, che alimentava i mulini ed entrava in sempre a Venezia e ristampato nel 1626 e città a fianco di porta Curina, l’attraversava nel 1649, o ancora nel Thesaurus philo-po- per buona parte e sfociava infine nel porto. liticus di Daniel Meissner (Francoforte sul Le mura cittadine proseguono sino al Meno 1585-1625) stampato a Francoforte lido del mare, terminando con il bastione tra il 1625 e il 1631, o infine in quella di detto “della Rocchetta”, che inglobava la Joost de Hondt II (Amsterdam 1593-1629), torre quattrocentesca eretta in epoca ma- meglio conosciuto come Jodocus Hondius latestiana a presidio dell’imboccatura del junior, tratta dalla Nova et accurata Italiae porto, ma ormai inutile dopo lo spostamen- hodiernae descriptio, edita ad Amsterdam to più a ponente di quest’ultima. nel 1626 3. La veduta infatti ci mostra il porto dopo Come le vedute precedenti, anche quella la prima deviazione del suo corso e della oliveriana di recente scoperta mette in risal- sua foce, a seguito dei lavori voluti da Fran-

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Figura 3 – Joris Hoefnagel, Veduta di Pesaro. cesco Maria II Della Rovere e realizzati su merà l’aspetto attuale solo nel 1822, dopo progetto di Niccolò Sabatini e direzione di la sua ricostruzione ad opera dell’architetto Silla Barignani tra il febbraio 1613 e l’ot- Pietro Togni 5. tobre 1614 4.. Il tratto mediano del fiume, Il nostro disegnatore delinea i tetti delle che prima della deviazione roveresca occu- case con pochi tratti, evidenziando accu- pava l’area dell’odierna via Cecchi, e così ratamente chiese e campanili a cominciare pure l’antica foce, che possiamo localiz- dalla chiesa di San Giovanni Battista, con zare all’incirca tra gli odierni viale Pola e il suo tiburio e il campanile, a quel tempo viale Fiume, furono spostati più a ponente più alto di quanto non sia oggi, alla sinistra per tentare di risolvere una volta per tutte del quale vediamo la scomparsa cupola di il problema delle fiumane, che nei periodi San Cassiano. Si scorgono poi la facciata invernali continuavano ad allagare la zona, di Sant’Agostino con il suo campanile sul oltrepassando la cinta muraria e arrivando retro, anch’esso un tempo più elevato, il addirittura fino al Corso, all’altezza della Duomo e la cupola della chiesa votiva di chiesa di San Cassiano. Sant’Ubaldo, esageratamente sovradimen- La chiesa di Santa Maria della Scala, sionata, peraltro un “topos” di tutte le ve- sede dell’omonima confraternita ed oggi dute più antiche di Pesaro. Più a destra ap- parrocchia del Porto, non è ben visibile per- pare la facciata di San Domenico con il suo ché era ancora un piccolo edificio che assu- alto campanile a guglia, ora scomparso, il

140 Marcello Luchetti Un’inedita veduta seicentesca di Pesaro campanile di Sant’Arcangelo, antica chiesa del Sole e più sopra un edificio con due alte parrocchiale che dava il nome al quartiere, croci, una di fronte e l’altra sul retro, da cui anch’essa non più esistente, e in fondo più si diparte un lungo muro di recinzione che in lontananza la chiesa di San Francesco circonda un vasto appezzamento di terreno. con il suo campanile. Quest’ultimo complesso edilizio sono la Verso il mare è evidenziato molto chia- chiesa e il convento dei Cappuccini, iniziato ramente il punto in cui le mura, al termine nel 1656 con la posa della prima pietra, il 17 dell’odierna via Castelfidardo, nel luogo in dicembre di quell’anno, da parte della regi- cui sorgeva porta Sale, si protendevano ver- na Cristina di Svezia che era di passaggio in so il lido, creando una specie di dente. città, e terminato nel 1660, con la consacra- Poco più indietro è disegnato un altro zione della chiesa il 17 ottobre, dedicata a importante edificio che è sempre riportato Santa Maria della Concezione 8. nelle prime vedute urbane, la torre Antènora Il convento e la chiesa dei Cappuccini, o torre del Gattolo, come era chiamata più abbattuti nel 1866 per fare posto all’odierno anticamente. Abbattuta a metà del Settecen- ospedale San Salvatore, sono fondamentali to, era una torre della cinta muraria romana ai fini della datazione del nostro disegno. e medievale della città, poi inglobata nel pa- lazzo appartenuto ai Malatesti e successiva- mente ai conti Leonardi. Nel Cinquecento La datazione del disegno oliveriano e la divenne la residenza del capitano Antenore veduta del lazzaretto. Leonardi 6, da cui prese il nome, fratello del più famoso Gian Giacomo conte di Monte- Gli immediati precedenti a livello cro- labbate, ambasciatore di Francesco Maria I nologico del disegno oliveriano – a parte la e poi di Guidubaldo II a Venezia dal 1528 veduta della città di Ignazio Danti affresca- al 1558 7. ta nella galleria delle Carte geografiche in Al centro della città l’unico edificio ci- Vaticano, alla quale dedicherò un prossimo vile delineato con maggiore precisione è il saggio – sono tre vedute tutte risalenti al palazzo Giordani, ricostruito a partire dagli Seicento: la prima è rappresentata da un ac- anni Settanta del Cinquecento dall’architet- querello su carta del pittore e cartografo pe- to Filippo Terzi per la nobile famiglia pesa- sarese Francesco Mingucci (fig. 4) eseguito rese, ma rimasto esternamente incompiuto. tra il 1625 e il 1626 e incluso nel Codice Purtroppo il bellissimo palazzo fu devastato Vaticano barberiniano latino n. 4434 con- con la sua trasformazione in un cinema ne- servato alla Biblioteca Vaticana, intitolato gli anni Trenta del Novecento. L’evidenza Stati, Dominii, Città, Terre e Castella dei data al palazzo Giordani ci spinge a ipotiz- Serenissimi Duchi e Prencipi Della Rovere zare che il disegno o il suo autore dovessero tratti dal naturale da Francesco Mingucci essere legati in qualche modo alla famiglia, da Pesaro, contenente le vedute dei castel- ovvero che il disegno fosse stato eseguito li e delle città del ducato di Urbino; la se- su commissione di un Giordani. conda è la già citata celeberrima acquaforte Infine più in alto, sulla destra, è ben rico- di Joan Blaeu (Alkmaar 1596-Amsterdam noscibile porta Curina con il trebbio, le scu- 1673) pubblicata a pagina 166 del suo The- derie ducali, dal 1637 trasformate nel teatro atrum civitatum et admirandorum Italiae ad

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Figura 4 – Francesco Mingucci, Veduta di Pesaro. aevi veteris et praesentis temporis faciem e senza ripensamenti, ed è prospetticamente expressum edito ad Amsterdam nel 1663 e più corretta. ristampato nel 1704 sempre ad Amsterdam Le corrispondenze tra queste due imma- da Pieter Mortier (documentato ad Amster- gini di Pesaro sono tantissime, e potrebbe- dam tra il 1661 e il 1711) 9 (fig. 5); la terza è ro indurci ad affermare che i due disegni quella affrescata nel salone principale della riproducano la città nello stesso momento roveresca villa Miralfiore a Pesaro. storico. Ma ad una più attenta osservazione Il Codice Vaticano barberiniano latino notiamo che nella veduta oliveriana vi sono n. 4434 fu dedicato dal Mingucci a Urbano almeno due importanti particolari che non VIII il 2 aprile 1626 come augurio di una troviamo in quella del Mingucci. rapida successione della Chiesa nel domi- Il primo è rappresentato da una costru- nio del ducato urbinate, dopo la sostanziale zione che il nostro disegnatore traccia nel abdicazione di Francesco Maria II avvenuta quartiere del Porto, una sorta di ampio cor- nel 1623 a seguito della morte prematura di tile circondato da un portico coperto da tet- Federico Ubaldo, avvenuta in quell’anno 10. toia, al centro del quale vi è un grande albe- Molte sono le analogie tra il disegno ro. È di tutta evidenza che tale edificio non oliveriano e la veduta del Mingucci, ma è riprodotto dal Mingucci e neppure nella quest’ultima è il frutto di una lunga riela- veduta del Blaeu. borazione sulla base di disegni presi certa- Di che cosa si tratti è presto detto: è il mente dal vero e poi utilizzati in un momen- lazzaretto della città, che sappiamo già esi- to successivo. Lo dimostra la scelta stessa stente nel 1632, come possiamo ricavare da del Mingucci di raffigurare Pesaro da una un verbale del Consiglio comunale del 14 posizione più elevata, allo scopo di eviden- gennaio di quell’anno allorché si discuteva ziare quanti più edifici e particolari fosse di realizzare nello stesso luogo ove già sor- possibile della città e dei suoi dintorni. geva il lazzaretto anche un magazzino, un La nostra veduta, invece, fu quasi sicu- “casone”, per lo stoccaggio delle merci di ramente tracciata dal vero, in modo rapido provenienza da luoghi sospetti di peste 11.

142 Marcello Luchetti Un’inedita veduta seicentesca di Pesaro

Figura 5 – Joan Blaeu, Veduta di Pesaro, sec. XVII.

Dunque la nostra veduta ci offre la prima tra il 1626 e il 1630. Per inciso, Pesaro fu e, a quanto mi consta, fino ad ora unica im- fortunatamente risparmiata dall’epidemia. magine dell’antico lazzaretto di Pesaro, di Ma vi è anche un altro edificio che non cui ancora oggi è rimasta memoria nella via compare né nella veduta del Mingucci né in omonima dietro via Cecchi, luogo appunto quella del Blaeu, e che ci permette la da- in cui esso sorgeva. tazione della veduta oliveriana con ancora Il lazzaretto pesarese dovette essere re- maggiore precisione, ed è il già ricorda- alizzato proprio attorno al 1630, verosimil- to convento dei Cappuccini, terminato nel mente allo scoppio della grande pestilenza 1660, data che rappresenta il termine post di manzoniana memoria, poiché ancora non quem di realizzazione del nostro disegno, esiste né nella veduta del Mingucci, data- per tale motivo certamente successivo al bile al 1625-26, né in quella del Blaeu che, 1660. come vedremo più avanti, possiamo datare A questo punto, però, il limite temporale

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Figura 6 – Francesco Foschi, Veduta di Pesaro. massimo entro il quale collocare l’esecuzio- al posto delle palizzate 12. ne della veduta oliveriana di Pesaro si dila- In realtà c’è un particolare molto impor- ta troppo, di novant’anni per la precisione, tante nella veduta oliveriana che ci permet- poiché la testimonianza figurativa cronolo- te di circoscrivere entro il 1669 la data di gicamente successiva ad essa è rappresen- sua esecuzione, ed è la rappresentazione del tata da un dipinto del pittore anconetano campanile della chiesa di San Domenico. Francesco Foschi (1710-1780), proveniente Il campanile di San Domenico, definiti- dalla collezione del Cardinale Gian France- vamente abbattuto nel 1911, risaliva al 1430 sco Stoppani e oggi conservato nella qua- circa, era in stile gotico fiorito ed era dotato dreria della Fondazione Cassa di Risparmio di un’alta guglia centrale e di quattro gu- di Pesaro (fig. 6). Il dipinto del Foschi, pit- glie angolari più piccole. Così lo vediamo tore paesaggista celebre per le sue vedute rappresentato nella pianta prospettica del invernali sotto la neve, mostra la città di Blaeu e così pure nella veduta del Mingucci Pesaro dopo il 1750, con tutti gli edifici re- del 1625-26. alizzati al porto a partire da quell’anno per Allo stesso modo ci appare ancora nel volontà del cardinale legato Gian Francesco disegno oliveriano, con meno particolari Stoppani su progetto dell’architetto rimi- ma pur sempre con la guglia molto enfatiz- nese Gian Francesco Buonamici (Rimini zata, guglia che sarà eliminata nel 1669 per 1692-Roma 1759), come la “teggia” per ragioni di stabilità 13. fabbricare le barche al coperto, lo squero, La conferma della eliminazione della i magazzini per i calafati, il casino del Ca- guglia sul campanile di San Domenico nel pitano del porto e dei Conservatori della 1669 la troviamo nelle tre vedute panora- sanità, la lanterna-faro eretta su progetto di miche di Pesaro eseguite nel 1677 e con- Nicola Ardizi e infine, cosa più ragguarde- servate nel manoscritto Add. 15757 della vole, le banchine realizzate in pietra d’Istria British Library di Londra 14, nelle quali non

144 Marcello Luchetti Un’inedita veduta seicentesca di Pesaro compare più. Dunque il disegno oliveriano Ma vi possiamo anche ritrovare la chie- può ragionevolmente datarsi tra il 1660 e il sa di San Giuseppe, che sappiamo terminata 1669, e del resto anche il suo stile sembra nel 1626, chiesa che rappresenta l’edificio appartenere alla seconda metà del Seicento più moderno riportato nella pianta, ed è in- e risente molto di quello del Mingucci, seb- dicato con il n. 39 15. bene probabilmente sia di altro autore, non Invece non vi figura ancora il ghetto de- ancora identificato. gli Ebrei, istituito a partire dal 1632 nella zona tra l’odierna via Sara Levi Nathan, via delle Scuole e via delle Botteghe 16, luogo La datazione della pianta prospettica che la pianta indica ancora al n. 99 come di Pesaro del Blaeu e di quella di Villa quattro cantoni, oggi incrocio tra via Sara Miralfiore Levi Nathan e via Almerico da Ventura, a quel tempo il quartiere “a luci rosse” della Passando alla pianta prospettica di Pe- città, mentre la Giudea è ancora localizzata saro del Blaeu, proprio anche grazie agli in via delle Zucchette al n. 95 della veduta, elementi fornitici dalla nuova veduta oli- a fianco della chiesa di San Francesco. veriana possiamo ora concludere che essa Neppure vi compare il lazzaretto al Por- fu disegnata lo stesso anno o al massimo to, che come abbiamo visto risale quasi nei quattro anni successivi a quella del certamente al 1630, e sarà delineato per la Mingucci, che ricordiamo è del 1625-26. prima volta nella veduta oliveriana. Infatti la data della prima pubblicazione Un’ultima considerazione merita la ve- della veduta del Bleau, il 1663, non cor- duta di Pesaro affrescata a villa Miralfiore, risponde certo a quella della realizzazione assai meno precisa delle altre e prospettica- del disegno da cui fu tratta, che possiamo mente errata ma comunque di uguale im- invece datare con certezza agli anni com- portanza storica. Anche essa risale ai primi presi tra il 1626 e il 1630. anni del Seicento, e la sua datazione può La pianta prospettica pubblicata dal essere ricompresa tra il 1618 e il 1626, figu- Blaeu, tracciata da un ignoto cartografo randovi già la chiesa votiva di Sant’Ubaldo, pesarese o comunque residente in città da terminata nel 1618, ma non ancora quella lungo tempo, attesa la sua straordinaria mi- di San Giuseppe, iniziata nel 1624 e finita nuziosità, è certamente riferibile ancora al nel 1626 17. periodo della dominazione dei Della Rove- Queste vedute sono preziose perché re, per la precisione con la quale nella le- uniche fedeli testimoni dell’aspetto ele- genda sono elencati e descritti gli immobili gante che Pesaro aveva prima della sconsi- destinati all’uso della corte roveresca. derata demolizione della sua cinta muraria, Vi troviamo infatti ricordati la Corte di terminata nel 1914 sotto l’amministrazio- Sua Altezza (n. 29), il Palazzo di Sua Al- ne del sindaco Tombesi 18, un vulnus dal tezza (n. 70), il Palazzo di Madama (n. 71), quale la città non si è più ripresa e che ne le Stalle di Sua Altezza (lett. h) non ancora ha irrimediabilmente cancellato il caratte- trasformate nel Teatro del Sole, e le Stalle re assolutamente originario di ideale città- di Madama (lett. i), l’edificio che vediamo fortezza che le avevano voluto imprimere raffigurato più in alto. i Della Rovere.

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1 Questo scritto è tratto da una conversazione in- ducato roveresco: paesaggi urbani del Vicariato di titolata Pesaro dal San Bartolo in un disegno inedito Mondavio in un atlante del Seicento in “Quaderni del Seicento e in altre illustrazioni antiche e moderne, dell’Accademia Fanestre”, Fano, 4, 2005, pp.271- tenuta dall’Autore nell’ambito della quinta edizione 296 con bibliografia precedente. Su Mingucci e la del ciclo di conferenze “Pezzi facili” organizzato sua famiglia si veda anche G. Allegretti, Mercanti, dall’Ente Olivieri di Pesaro e svoltasi all’auditorium agricoltori, pittori: i Mingucci di Pesaro negli anni di palazzo Montani di Pesaro il 16 marzo 2014. della devoluzione, in “Pesaro città e contà”, 7, 1996, 2 Su queste vedute di Pesaro si confronti in par- pp. 45-56. ticolare Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. 11 Biblioteca Oliveriana Pesaro, Archivio storico La collezione cartografica, cur. G. Mangani, Ancona comunale di Pesaro, Atti del Consiglio 1631-1659, 2008, pp.14-15, pp.192-196 con bibliografia prece- (II-c-3) m.341, cc. 20r-21v. dente, alla quale si rimanda. 12 Per una attenta descrizione di questa veduta di 3 Ibid., pp. 196-197. Pesaro del Foschi si veda N. Cecini, La bella veduta. 4 Sull’opera di Niccolò Sabbatini per i Della Immagini nei secoli di Pesaro Urbino e provincia, Rovere v. M. Luchetti, Il Palazzo Ducale di Pesa- Milano 1987, p. 108 e Fondazione Cassa di Rispar- ro, Fano 1986, 2° ed., pp. 115-116 nota n. 91 con bi- mio di Pesaro. Palazzo Montani Antaldi. Le collezio- bliografia; sul porto nuovo v. G. Montinaro, Pesaro ni d’arte. Dipinti e sculture. Ceramiche. Disegni e in- 1614. Un duca, una città e la costruzione di un porto, cisioni, cur. A.M. Ambrosini Massari, Ancona 2013, quad. XV di “Rerum maritimarum”, Pesaro 2015. pp. 133-134 con bibliografia precedente. 5 Sulla confraternita di Santa Maria della Scala v. 13 La notizia è in ms. Oliv. 390 vol. XIII c. 1 e M. Luchetti, Le confraternite a Pesaro dal XIII al XVII c. 217r. secolo, in “Studi Pesaresi. Rivista della Società pesarese 14 Le tre vedute sono contenute nel manoscritto di studi storici”, 2, 2013, Pesaro 2013 pp. 63-70. Add. 15757 della British Library di Londra intitola- 6 Su questa torre scomparsa: M. Frenquellucci, to Schizzi et abbozzi de tutte le fortezze, torre, città, La storia urbana di Pesaro nel medioevo: mille anni castelli e porti che sono in tutta la spiaggia del mare di trasformazioni in Pesaro tra Medioevo e Rinasci- Adriatico di tutto il Stato Ecclesiastico fatte cammi- mento, “Historica Pisaurensia” II, Venezia 1989, p. 156 nando sopra li medesimi luoghi nella visita che io fec- 7 Su Gian Giacomo Leonardi: M. Luchetti, A ci dell’anno 1677 per ordine di Sua Santità di Papa Gian Giacomo Leonardi (1498-1562) conte di Mon- Innocentio XI, e sono pubblicate in M.L. De Nicolò, telabbate, giureconsulto e ambasciatore insigne, in La costa difesa. Fortificazione e disegno del litorale A. Bettini (a cura), Un ritorno insperato. La Madon- adriatico pontificio, Fano 1998, pp. 143, 179-183. na della Misericordia di Jacobello del Fiore nel san- 15 Sulla chiesa di San Giuseppe e sulla sua co- tuario di Santa Maria delle Grazie di Pesaro, Ancona struzione: Luchetti, Le confraternite a Pesaro cit., 2014, pp. 99-110 pp. 160-165. 8 Sulla chiesa e il convento dei Cappuccini di Pe- 16 Sul trasferimento del ghetto ebraico nell’anti- saro v. G. Santarelli, I Cappuccini a Pesaro. Note co quartiere del Porto: R. Segre, Gli ebrei a Pesaro di storia e rassegna di oggetti d’arte, Pesaro 2006, sotto la signoria dei Della Rovere in Pesaro nell’età pp. 14-18 dei Della Rovere, “Historica Pisaurensia” III.1, Ve- 9 La ristampa del Mortier del 1704 è inserita nel nezia 1998, p. 159; Ead., Gli ebrei a Pesaro sotto la Nouveau Théâtre d’Italie, ou description exacte de Legazione apostolica in Pesaro dalla devoluzione ses villes, eglises, ecc., Amsterdam 1704: Fondazione all’Illuminismo, “Historica Pisaurensia” IV.1, Vene- Cassa di Risparmio di Pesaro. La collezione carto- zia 2005, pp. 157 ss. grafica cit., p. 198 dove sono ricordate altre successi- 17 Cecini, La bella veduta cit., p. 63; Luchetti, ve edizioni del volume. Le confraternite a Pesaro cit., p. 161. 10 Su questo codice e sull’attività del Mingucci 18 Sull’argomento G. Caresana, Pesaro. Nascita si veda M.A. Bertini, “Città, terre e castella” del della città moderna, Pesaro 2004, pp. 89 ss.

146 Musicisti e cantanti dalle Marche a Rimini nel Settecento

di

Paolo Righini

Il presente studio nasce dalla lettura del- Beata Vergine del Buon Consiglio. «Di la cronaca manoscritta di Ernesto Capobel- soggetti forastieri» fu invitato il soprano li, conservata nella Biblioteca Gambalunga Giuseppe Benedetti, «scolaro in S. Co- di Rimini 1, e dalla constatazione che nella stanzo» (comune della provincia di Pe- seconda metà del Settecento cantanti scel- saro Urbino). ti e famosi, schiere di strumentisti diversi, - Il 4 agosto 1765 «nella chiesa cattedra- celebri compositori e maestri di cappella al- le si solennizzò l’annua festa di S. An- trettanto rinomati furono chiamati da diver- tonio di Padova con buona musica, per se città delle Marche per esibirsi a Rimini la quale furono invitati dal reverendo nell’esecuzione di messe ed oratori. signor D. Giuseppe Bartoli capo festa- Nella suddetta cronaca troviamo le se- rolo li seguenti soggetti, cioè Giuseppe guenti citazioni (si riportano solamente Benedetti secondo soprano, Giuseppe quelle relative a musicisti e cantanti prove- Guspeldi contralto di Loreto, D. Paolo nienti dall’area marchigiana): Vichi tenore, Pasquale Vichi basso fra- telli fanesi». - Il 10 settembre 1763, festa di S. Nicola - L’11 maggio 1766 la Filarmonica solen- da Tolentino, nella chiesa degli agosti- nizzò per il secondo anno la festa della niani (S. Giovanni Evangelista, oggi S. Beata Vergine del Buon Consiglio nel- Agostino) «si fece la musica con li se- la chiesa di S. Matteo. «Si cantorono li guenti soggetti, premessa sempre tutta la primi, secondi vespri e messa con mu- Compagnia di città, e sono li seguenti: sica solenne, battute queste funzioni dal sig. Donini, soprano. Un tenore, e ‘l sig. signor D. Carlo Lancellotti Maestro di Delicati basso della Capella di Loreto; Capella». Per tale festa furono invitati sig. Filippo Scatena violino di Urbino; Giuseppe Benedetti e il contralto Anto- sig. Giorgio Mancini, violoncello di nio Vannuccini. Fano; sig. D. Santi, contrabasso di An- - Il 3 agosto 1766 in cattedrale si solen- cona». nizzò la festa di S. Antonio da Padova. - Domenica 19 maggio 1765 l’Accademia «La musica, battuta dal signor D. Carlo Filarmonica riminese solennizzò per la Lancellotti Maestro di Capella, fu assai prima volta con una grande festa nella gradita»: tra i musicisti che interven- chiesa delle monache di S. Matteo l’ele- nero ci fu Pasquale Bini di Pesaro, pri- zione a propria protettrice nel cielo della mo violino, nonché i cantanti Giuseppe

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Benedetti, Giuseppe Guspeldi, Antonio Maria Vergine». Tra i soggetti coinvolti, Vannuccini, D. Paolo Vichi, e Pasquale i marchigiani Pasquale Bruscolini e Fi- Vichi. lippo Scatena, nonché Benedetto Facioli - Il 4 agosto 1766 il conte Sallustio Nanni, (o Fazioli) vicentino, ma abitante a Pe- «cavallerizzo di campo, e tenente d’in- saro, primo violoncello. fanteria di sua altezza reale Ferdinando - Il 5 giugno 1770 la Filarmonica di Rimi- Infante di Spagna, duca di Parma, Pia- ni solennizzò la festa della Beata Vergi- cenza, Guastalla etc. fu condecorato del ne del Buon Consiglio nella chiesa di S. sagro militare abito di santo Stefano», Matteo. Il presidente in quest’anno era nella chiesa degli agostiniani. Alla mes- Pietro Neri e si fecero due sole funzioni, sa suonò il violinista Filippo Scatena e la messa e il vespro. Come contralto fu cantarono Giuseppe Benedetti, Giusep- invitato Antonio Vannuccini. pe Guspeldi e Antonio Vannuccini, che - Il 5 agosto 1770 si solennizzò la festa già si trovavano a Rimini per la festa del di S. Antonio da Padova in cattedrale. giorno precedente. Tra i musici forestieri furono invitati - Nel 1767 la festa di S. Antonio si cele- Sebastiano Forani, Francesco Rastelli, brò il 30 agosto invece che la prima do- violinista di Fano, e «Monsieur Enrico menica del mese. La musica fu tutta del Cornet violoncello abitante in Ancona, maestro di cappella riminese e tra i sog- fermato assieme col Rastelli». getti forestieri invitati c’erano Pasquale - Il 6 agosto 1770 nella chiesa dei gesui- Bruscolini, contralto di Pesaro, D. Paolo ti (S. Francesco Saverio o Suffragio) si Vichi, padre Prospero Marmiroli mino- solennizzò la festa del loro fondatore S. re conventuale, basso di Loreto, casual- Ignazio di Loyola, consistente in messa mente capitato, Pasquale Bini e il sopra- e secondi vespri solenni: per queste fun- no Domenico Bedini. zioni furono invitati gli stessi del giorno - Il 6 settembre 1767 «dalla Filarmonica precedente con Rastelli come capo vio- Accademia si solennizzò con pompa lino. in questo giorno, e per il terzo anno la - Nel 1770 nei giorni 8, 9 e 10 agosto si Festa della B.V. M. del Buon Consiglio solennizzò la festa della Beata Vergine loro Protettrice nella solita chiesa delle del Buon Consiglio, nonché la festa di RR.MM. di S. Matteo, con buon’appara- S. Nicola da Tolentino nella chiesa de- to, e sufficiente musica», per la quale fu- gli agostiniani. Per la musica furono in- rono invitati Domenico Bedini e, come vitati i seguenti forestieri: l’abate Carlo contralto, Sebastiano Forani. Benni, soprano della cappella di Urbino, - Nel 1768 «la Festa della Beata Vergine Pasquale Bruscolini, Petronio Grechi, del Buon Consiglio, solita farsi il se- tenore bolognese, chirurgo condotto nel- condo giorno di Pentecoste, nel corrente la città di , e Filippo Scatena. anno fu trasferita dopo l’altra di S. Ni- In quei giorni si trovava in città Fulvio cola da Tolentino, nel dì 11 settembre Guerra, figlio del tenore riminese Fran- per essere festivo di domenica, ed in ap- cesco Guerra, il quale abitava a Senigal- presso si solennizzerà li 8 del medesimo lia ed era «suonator di corno da caccia» mese, giorno consagrato alla Natività di di professione. Il padre nei giorni prece-

148 Paolo Righini Musicisti e cantanti dalle Marche a Rimini nel Settecento

denti aveva decantato l’abilità del figlio Giuseppe Armeti». Al dopo pranzo fece come assai particolare, e voleva farla la funzione del vespro il suddetto abate conoscere ai riminesi. Aveva pregato il Gadani. «All’Inno vi fu Concerto a Vio- maestro di musica Lancellotti di scriver- lino di Giuseppe Armeti». «Per la Bene- gli «un versetto a voce sola con tromba dizione del Venerabile cantò il Tantum obbligata» per farlo ascoltare nel corso ergo l’abate Carlo Benni, in quest’otta- di una delle funzioni del triduo suddetto. vario terzo soprano». Alla messa della Lancellotti compose un «Gloria Patri, terza giornata il capo violino fu Filippo cantato dal primo soprano per il tuono Scatena. Alla messa della quarta giorna- di C sol faut naturale». Ma il concerto ta «cantò il mottetto il Primo Basso D. «riuscì poco bene, ed il popolo non ebbe Sebastiano Baroni di Pesaro. Concertò quel piacere, che s’aspettava, attese le a Violino Filippo Scatena d’Urbino. Al milanterie, e sfrappate del padre». Se- dopo pranzo la prova dell’oratorio fu condo Capobelli l’insuccesso fu dovuto d’impedimento alla funzione del vespro. al «poco petto» ed alla «cattiva imbocca- Cantò in fine per la Benedizione del Ve- tura» del suonatore, e perché non «soste- nerabile il Tantum ergo Pasquale Vichi neva quel tempo tanto necessario a chi di Fano, secondo basso in quest’ottava- brama cantare, o suonare». Per questo il rio». Alla messa della quinta giornata «il padre «restò assai mortificato, né fu più Maestro di Cappella fu quello di Pesaro inteso a lodare il proprio figlio, come fa- Angelo Gadani. Capo Violino Giuseppe ceva prima si sentisse a suonare». Rastelli di Fano». «Al dopo pranzo poi - Il 4 agosto 1771 si solennizzò in catte- verso le ore 22 si diede principio in det- drale la festa di S. Antonio. In quest’oc- ta chiesa ad un sagro oratorio intitolato casione fecero parte della «Compagnia il Sagrifizio d’Isacco, musica a 5 voci dei Musici», tra gli altri, anche Carlo del suddetto D. Francesco Vici di Fano. Benni, Sebastiano Forani e Francesco Capo Violino Giuseppe Rastelli». Alla Del Chierico, violinista pesarese. messa della sesta giornata il capo violino - Per la santificazione di san Serafino da fu Filippo Scatena e Carlo Benni cantò Monte Granaro e per la beatificazione il suo mottetto. Alla messa della setti- del beato Bernardo da Corleone, i padri ma giornata Filippo Scatena fece il suo cappuccini organizzarono un ottavario concerto a violino. Alla messa dell’otta- che iniziò alle ore 22 di sabato 31 agosto va giornata «D. Francesco Vici di Fano 1771, con il trasporto in processione del fu il Maestro di Cappella. Capo Violino «quadro, o sia stendardo» che li raffigu- Giuseppe Rastelli». «Al dopo pranzo fu rava dalla cattedrale alla chiesa dei cap- cantato il solenne Te Deum concertato in puccini. Alla messa di domenica 1 set- rendimento di grazie, composizione del tembre la musica fu battuta dal maestro suddetto D. Vici». di cappella D. Francesco Vici di Fano, - Il 9 agosto 1772 si solennizzò in catte- il capo violino fu Giuseppe Armeti di drale l’annua votiva festa di S. Antonio Pesaro. Alla messa della seconda gior- da Padova. Per la musica concorsero nata «il Maestro di Cappella fu l’abate i seguenti forestieri: Antonio Donini, Angelo Gadani di Pesaro, capo violino «soprano levato di Sinigaglia», Onorio

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Lucchetti e D. Giuseppe Bedini, rispet- Savignano». Per la musica parteciparo- tivamente tenore e basso della cappella no: per il primo coro Domenico Bedini di Loreto, nonché il primo violoncello e D. Sebastiano Baroni. Per le parti di Benedetto Facioli. ripieno eseguite da oboe, o flauti, Fran- - Il 4 ottobre 1772, in occasione della so- cesco Saverio Passeri e compagno. Per lennità del Santissimo Rosario, molti l’orchestra Filippo Scatena e Benedetto devoti della terra di S. Giovanni in Ma- Facioli. rignano pensarono di solennizzarla con - Gli Accademici Filarmonici suonaro- magnificenza, perciò fu invitata la Filar- no l’11 settembre 1774 nella chiesa del monica di Rimini con altri soggetti, tra i Castellaccio di Rimini, su richiesta del quali: Carlo Benni, Pasquale Bruscolini, marchese Giambattista Bonadrata: si ce- D. Sebastiano Baroni, nonché i corni lebrò la festa del nome di Maria, per la da caccia Luigi Ricci ed il nobile con- quale furono invitati anche Filippo Sca- te Carlo Francesco Montani di Pesaro. tena, Angelo Pioni soprano e Sebastiano «Rimasero perciò tutti li suddetti devoti Forani contralto, tutti della cappella di di molto soddisfatti per le due funzioni Urbino, «in occasione della loro venuta di messa, e secondi vespri celebrate a in questa città per le feste terminate ieri gloria della gran Vergine, ed all’opposto della Madonna del Buon Consiglio, e di tutti li Filarmonici per la buona acco- S. Niccola da Tolentino». glienza, e trattamento fu loro dispensato - Il 4 agosto 1776 si solennizzò la festa con grande compitezza, e cordialità». di S. Antonio in cattedrale. Il giorno se- - La recita teatrale del 3 agosto 1773 fu guente fu eseguito un oratorio sacro a preceduta, nella mattinata, da una messa quattro voci, intitolato l’Adamo, musica solenne in onore della Beata Vergine del di Giuseppe Mysliveček detto il Boemo, Buon Consiglio nella chiesa del Suffra- che ebbe la partecipazione di due can- gio. In quest’occasione cantò il basso D. tanti di grido: il soprano Gaspare Pac- Sebastiano Baroni, e suonarono il nobile chierotti 2 e il tenore Giovanni Ansani. avvocato Francesco Saverio Passeri, Ca- Capobelli commenta che questo oratorio talani, oboe di Pesaro, Nicola Ceccarini, «non fu certamente sgradevole per quel- contrabbasso di Fano, assieme col conte lo riguarda la composizione della Musi- Carlo Francesco Montani e Luigi Ricci. ca, tutto che questa non fosse del gusto - L’8 agosto 1773 si solennizzò la festa d’oggidì». I musicisti che di seguitò ci- di S. Antonio in cattedrale. Tra gli inter- terò fecero parte della «Compagnia dei preti del primo coro cantante: il tenore Musici e Suonatori», l’ensemble corale Petronio Grechi e il basso D. Sebastia- e strumentale che prestava servizio nel- no Baroni. Secondo coro cantante: «per la cattedrale di Rimini: tra i componenti soprano uno scolaro del detto Grechi». del primo coro ci fu Crespino Cicoria, Orchestra: due oboe di Ancona e violon- basso della cappella di Urbino al posto cello Benedetto Facioli. di D. Sebastiano Baroni, «che non si - Il 7 agosto 1774 si solennizzò la festa di accordò, perché desiderava farsi sentire S. Antonio da Padova in cattedrale. La nel suddetto Oratorio, tutto che l’Autore chiesa fu addobbata dagli «Apparatori di l’abbia composto in altre chiavi, e non

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in chiave di Basso». Componenti del se- rosario nel mese di ottobre, ma questa volta condo coro: Giuseppe Latini, soprano di non a Rimini, bensì nell’entroterra rimine- Ancona, Antonio Vannuccini, D. Giam- se, a S. Giovanni in Marignano. battista Barbanti, tenore di Pesaro. Primi Il presente studio si pone l’obiettivo di violini: Giuseppe Rastelli di Fano, «un cercare di mettere in rilievo le figure di tutti finanziere di Ancona, venuto per suo questi musicisti e cantanti, tentando di rias- divertimento, come amico di Rastelli», sumere in un unico saggio i tratti biografi- Francesco Rastelli, figlio del suddetto, ci più importanti resi noti sporadicamente un certo Bittoni, figlio del maestro di negli anni attraverso vari studi e pubblica- cappella di Fabriano. Secondi violini: zioni, nonché il proposito ambizioso di por- Filippo Scatena, «un altro di S. Costan- tare alla luce notizie biografiche inedite su zo per divertimento». Oboe: Francesco alcune personalità, accedendo ove possibile Saverio Passeri. Contrabbassi: D. Fran- a documenti di prima mano, alle carte d’ar- cesco Farini di Fano e Nicola Ceccarini. chivio marchigiane, relative in particolare ad alcuni personaggi rinvenuti tra gli atti Nel giro di tredici anni, dal 1763 al dell’archivio notarile di Pesaro e dell’ar- 1776, passarono per Rimini due maestri di chivio della diocesi di Urbino. Di alcuni di cappella, ben venti cantanti, e diciassette loro, purtroppo, è andata perduta la memo- musicisti, provenienti da alcune delle più ria e sarà possibile indicare solo il nome, il importanti città delle Marche, come Anco- cognome, la città di provenienza e se musi- na, Fabriano, Fano, Loreto, Pesaro, Seni- cisti o cantanti. gallia, Urbania, e Urbino 3. Le circostanze Nel proporre le note biografiche rinve- che richiamarono a Rimini tanti musicisti e nute si seguirà il criterio dell’ordine crono- cantanti furono le solennità più importan- logico di apparizione degli artisti nella cro- ti della diocesi di Rimini a quei tempi: la naca di Capobelli. festa di S. Antonio da Padova in agosto, la festa di S. Nicola da Tolentino, sempre in Antonio Donini (floruit 1739-1772). agosto, la festa del nome di Maria in set- Antonio Donini, o anche Donnini secon- tembre. Inoltre la festa della Beata Vergine do Radiciotti 4, era probabilmente origina- del Buon Consiglio, «solita farsi il secondo rio di Scapezzano di Senigallia (An). Sopra- giorno di Pentecoste», che veniva solenniz- nista, fu allievo di Geminiano Giacomelli zata dall’Accademia Filarmonica, in quanto (1692-1740), maestro di cappella della ba- scelta dai musicisti riminesi come loro pro- silica di Loreto dal 1738 fino alla morte. tettrice nel cielo, e la festa di S. Ignazio di Donini, tra i migliori cantori della cappella Loyola, solennizzata dai gesuiti in quanto lauretana dal 1739 al 1752, fu applaudito in loro fondatore. In più, due avvenimenti ec- molti teatri. Nel carnevale del 1740 si esi- cezionali: la santificazione del padre cap- bì nel teatro Lauro Rossi di Macerata nel puccino Serafino da Monte Granaro e la be- dramma Artaserse (musica di Leonardo atificazione del padre cappuccino Bernardo Vinci). Nell’autunno del 1747 si esibì nel da Corleone, per le quali i cappuccini della teatro Tron di San Cassiano a Venezia nel città di Rimini organizzarono un solenne dramma L’Arminio (musica di Baldassarre ottavario. Infine la solennità del santissimo Galuppi detto Buranello): nel libretto viene

151 Studi pesaresi 4.2016 chiamato Giovanni Antonio. Nell’anno suc- cui Mastini lo citò in giudizio per il risar- cessivo, durante il carnevale, nel medesimo cimento dei danni 7. teatro si esibì nel dramma La clemenza di Tito (musica di Antonio Gaetano Pampani). Filippo Scatena Nel carnevale del 1749 al teatro Argentina Filippo Scatena (1736-1777) si esibì a di Roma si esibì ancora nel dramma Arta- Rimini come violinista numerose volte ne- serse, questa volta però musicato da Nicolò gli anni tra il 1763 e il 1776. Jommelli. Nell’autunno del 1751 Donini fu Primo violino della cappella del duomo a Lucca per recitare in teatro nell’opera Se- di Urbino, nel dizionario dei musicisti mar- miramide (il compositore non è indicato): chigiani di Radiciotti è menzionato come Fi- qui è indicato come Donnini. Nella fiera di lippo Lucido Antonio Felice Catena (o Sca- S. Michele del 1753 si esibì a Lipsia, nel tena). Il suo servizio alla cappella del duomo teatro alla Cavallerizza, nel dramma Anti- di Urbino è documentato dal 1752 fino ad gona (la musica fu di diversi autori). almeno il 1766, ma forse rimase anche in Un Donini Giovanni Antonio, soprano, seguito, se Capobelli nel 1773 lo qualifica fu al servizio della cappella del duomo di ancora «della cappella di Urbino». Fu tra i Urbino dal 27 dicembre 1673 al 1744 (dal musicisti che nell’agosto del 1769 interven- 1684 alla voce di tenore) 5. Nel 1741 un Do- nero al solenne triduo celebrato a S. Angelo nini Antonio abitava a Urbino, in strada di in Vado in onore di papa Clemente XIV, rice- santa Margherita, insieme alla signora An- vendo 7 scudi 8. In seguito, al servizio della tonia di Benedetto e alla di lei figlia Giulit- cappella di Urbino ci fu un omonimo suona- ta 6. A Rimini si esibì nel 1763 e il 9 agosto tore di clarino dal 1822 al 1844 9. 1772 proveniente da Senigallia. Giorgio Mancini G.F. Delicati (fl. 1746-1763) Giorgio Mancini, suonatore di violon- G. F. Delicati, originario di Perugia, era cello di Fano, si esibì a Rimini nel 1763. un cantante alla voce di basso della cappella musicale di Loreto. A Rimini si esibì nel 1763. Santi Giovanni Battista Mastini, organista Il sacerdote don Santi, suonatore di contrab- a Loreto, gli fece causa: Mastini aveva basso di Ancona, si esibì a Rimini nel 1763. assunto nell’agosto del 1746 la gestione della stagione estiva di riapertura del vec- Giuseppe Benedetti (fl. 1765-1773) chio teatro di Ascoli Piceno (nel palazzo Giuseppe Benedetti, che viene detto dell’Arengo), allora decorato e rinnovato: «scolaro in S. Costanzo», municipio della per l’occasione furono date le opere Astia- provincia di Pesaro e Urbino, era un so- natte di N. Jommelli e Tito Manlio di G. prano castrato. A Rimini si esibì diverse Manna, per le quali lo stesso Mastini scris- volte negli anni 1765 e 1766. Lo troviamo se gli intermezzi. Delicati avrebbe dovuto tra gli interpreti nel libretto dell’opera De- cantare per ben ventiquattro sere conse- metrio (musica di Mysliveček), nei panni di cutive, ma per una malattia e per il con- Olinto, grande del regno e rivale di Alceste, seguente calo della voce si produsse solo re di Siria, che fu eseguita nel teatro nuovo in quattordici rappresentazioni, ragion per di Pavia il 24 maggio 1773.

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Giuseppe Guspeldi (fl. 1751-1766) interpretò Radamisto nel dramma Zenobia Giuseppe Guspeldi (o Guspelti), sopra- (musica di Niccolò Piccinni): nella stessa nista chiamato anche Giuseppino, si esibì a opera cantò, tra gli altri, anche il contralto Rimini negli anni 1765 e 1766 come «con- Giovanni Manzuoli detto Succianoccioli; il tralto di Loreto». Nel suo primo periodo 20 gennaio 1756 recitò nell’opera seria La romano, nel teatro delle Dame interpretò i disfatta di Dario (musica di Pasquale Cafa- seguenti personaggi: l’ambasciatore Asbi- ro); il 4 novembre 1756 nel dramma Soli- te il 28 dicembre 1751 nel dramma Tale- mano (musica di Michelangelo Valentini), stri (musica di Niccolò Jommelli); Licinio nella parte di Osmino; il 20 gennaio 1757 nell’opera Attilio Regolo (musica di Nicco- nell’opera seria L’incendio di Troia (musica lò Jommelli) l’8 gennaio 1753. A proposito di Cafaro). Dal libretto del dramma Adria- di quest’ultima esecuzione un ascoltato- no in Siria (musica di B. Galuppi), stampato a re dell’epoca commentò: «Fu soffribile il Livorno nel 1758, risulta che recitò nella parte contralto Giuseppe Guspeldi, che figurava dell’imperatore Adriano. Infine Guspeldi vie- Licinio Tribuno della plebe, ed amante di ne ricordato anche per l’interpretazione di Attilia, distinguendosi ne’ recitativi, privo Adrasto, principe di Tessa, nel dramma Erifile affatto di arie, onde poter soddisfare al gu- (musica di Girolamo Abos, nel libretto non è in- sto di Roma, nella seconda opera aspetta la dicata la data di esecuzione) 11. sua sentenza» 10. Dall’estate del 1753 la sua attività pro- Paolo Vichi (fl. 1745-1776) fessionale si spostò a Napoli. Si annovera- Il sacerdote don Paolo Vichi di Fano si no molte sue interpretazioni nel teatro San esibì a Rimini come tenore negli anni 1765, Carlo di quella città: cantò come contralto 1766 e 1767. nella parte di Silango, nel dramma L’eroe Mansionario al servizio della cappella cinese (musica di B. Galuppi): nella stessa musicale del duomo di Fano dal 1745 al opera cantarono, tra gli altri, anche il famo- 1749: «Egli aveva rinunziato al suo posto so tenore Gregorio Lorenzo Babbi (1708- adducendo ragioni di salute, consigliato 1768) e il soprano Giuseppe Aprile (1731- anche dal medico, in quanto che quel ser- 1813) detto Sciroletto; il 4 novembre 1753 vizio continuato era una fatica assoluta- nel dramma Ricimero re dei Goti (musica di mente sproporzionata alle sue forze e alla B. Galuppi), nella parte di Vitige; il 18 dicem- sua complessione, anzi un peso addirittura bre 1753 nella parte di Aiace nel dramma insopportabile. Che se però i Canonici aves- Ifigenia in Aulide (musica di N. Jommel- sero reso più discreto il servizio da man- li); nell’estate del 1755 interpretò Learco sionario, e avessero concesso l’alternativa, nel dramma Antigona in Tebe (musica di B. come se la prendevano i Canonici, allora Galuppi); il 4 novembre 1755 nel dramma non sarebbe stato alieno dal continuare». Merope (musica di Giuseppe Scarlatti), nella Ma i canonici dubitarono di queste ragioni, parte di Anassandro. ritenendole dei pretesti, in quanto «non solo Dal libretto del dramma Artaserse (di Jo- resiste a cantare in tutte le musiche, anco hann Adolf Hasse) risulta tra gli interpreti a frequentemente fuori di città, ma eziandio Venezia nel 1756 (il ruolo non è specificato). Poi alle di gran lunga maggiori fatiche della di nuovo a Napoli in data 8 dicembre 1756 caccia e del gioco del pallone, com’è pub-

153 Studi pesaresi 4.2016 blico e notorio in quest’anno corrente». Nel nella celebre scuola di Giuseppe Tartini a Pa- 1776 lo ritroviamo ancora tra i mansionari dova; ivi rimase per tre o quattro anni, dopo i del duomo di Fano 12. quali fu chiamato dal suo protettore a Roma, dove stupì per il precoce virtuosismo che ebbe Pasquale Vichi (fl. 1770-1771) modo di manifestare nell’esecuzione violini- Pasquale Vichi di Fano, fratello di Pao- stica delle più difficili composizioni del mae- lo, si esibì a Rimini come basso negli anni stro. Nel 1738 probabilmente si recò a Napoli, 1765,1766 e 1771. È ricordato nel libretto dove ebbe come allievo Emanuele Barbella del dramma giocoso La sposa fedele, musi- (1718-1777). Nel 1740 venne ammesso nella cata da Pietro Guglielmi, stampato a Gub- congregazione di Santa Cecilia a Roma, di cui bio nel 1770, nella parte del marchese di proprio in quell’anno era stato eletto presiden- Vento Ponente. te il suo secondo protettore, il cardinale Troia- no Acquaviva dei duchi di Atri, tanto che Bini Antonio Vannuccini (fl. 1750-1778) fu segnato come «il Sig. Pasqualino d’Acqua- Antonio Vannuccini si esibì a Rimini viva violinista». come cantante alla voce di contralto negli All’inizio del 1750 decise di abbandona- anni 1766, 1770 e 1776. re Roma e di tornare a Pesaro dove, nel car- Nato a Fano, Vannuccini è ricordato nevale del 1753, diresse le opere Merope di come interprete nei libretti delle opere L’in- Niccolò Jommelli e Antigona di Baldassarre cognita perseguitata (musica di Pasquale Galuppi al teatro del Sole. Tartini frattanto Anfossi) e La serva astuta (musica di Ales- tentava di ottenere per il suo prediletto allie- sandro Felici), entrambi pubblicati a Fermo vo una sistemazione all’estero: il 1° marzo ed eseguiti a San Severino nel carnevale 1754 Bini fu nominato alla corte di Carlo del 1776, nonché nel dramma per musica Eugenio, duca del Württemberg, direttore Ezio (musica di Pietro Guglielmi), rappre- dei concerti e compositore di camera, pres- sentato nel teatro dei Nobili di Macerata nel so il quale si trattenne probabilmente fino 1777 13. Vannuccini si distinse anche in una al 1757. Sostò poi forse anche in altre corti soave cantata sacra il 13 aprile 1782 nell’in- straniere. «Ritornato a Pesaro [...] rimase al- signe collegiata di Fojano della Chiana, in quanto leso nel cerebro; ma tuttavia sempre provincia di Arezzo, nel corso di un’acca- sonò alla gran meraviglia» 15. Restano po- demia in onore del padre Angelico Rocca, chissime composizioni di Bini per cui è im- cappuccino del porto di Fermo, «sacro dici- possibile delineare il suo carattere musicale, tore» durante il triduo pasquale 14. ma la stima tributatagli da Tartini potrebbe essere garanzia del suo valore artistico. Pasquale Bini Pasquale Bini (1716-1770) si esibì a Ri- Pasquale Bruscolini mini come primo violino negli anni 1766 e Pasquale Bruscolini di Pesaro (1718- 1767, per solennizzare la festa di S. Antonio 1782), detto Pasqualino, si esibì a Rimini da Padova in cattedrale. come contralto diverse volte negli anni tra Violinista di Pesaro, nacque da una famiglia il 1767 e il 1772. di musicisti e nel 1731 fu posto, con la prote- Dopo una lunga carriera come soprani- zione del cardinale Fabio degli Abati Olivieri, sta all’estero (cantore di corte a Berlino nel

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1753, a Dresda dal 1753 al 1763 al servi- zio dell’Elettore di Sassonia Federico Au- gusto II, re di Polonia, la cui cappella era diretta da Johann Adolf Hasse, e in alcune occasioni anche a Varsavia), tornato in pa- tria veniva chiamato nelle città vicine per 16 grandi cerimonie e solennità . A Varsavia Figura 1 – Firma di Pasquale Bruscolini. nel 1757 tenne lezioni di canto alla giova- ne cantante viennese Maria Magdalena Pi- glior vita». Nel testamento Bruscolini chie- chler, figlia del capobanda della banda di deva che il suo corpo, vestito della cappa corte John Melchior Pichler, la quale trasse della compagnia del santissimo nome di ottimo profitto dalle sue lezioni 17. Nel 1765 Maria, alla quale era ascritto come fratel- fu attivo a Senigallia, poi a Pesaro in catte- lo, venisse tumulato nella chiesa dei servi drale fino al 1782. di Maria addolorata, «senza alcuna sorte di L’archivio pesarese ha restituito due do- pompa». cumenti molto importanti che gettano nuo- «Per ragione di legato» lasciò a Teresa va luce sugli ultimi anni di vita di Bruscoli- Mancini, figlia del defunto Carlo, 50 scudi ni. Infatti il 25 giugno 1764 la ventitreenne e ad Angela, figlia del defunto Pompeo Bar- Emilia Crescenzi, figlia del defunto Gra- doagni e consorte di Paolo Angeli, 25 scu- ziano da Fabriano, abitante a Pesaro, erede di. Nominò sua erede universale la sorella testamentaria del defunto Angelo Birza, suo Cattarina Bruscolini, con le seguenti sosti- zio, vendette a Bruscolini, definito «vir- tuzioni, ma solo per quel che riguarda la sua tuoso di S. Altezza elettorale di Sassonia», possessione posta nella corte di Candelara presente all’atto, per 2.150 scudi di moneta fondo il Buzzo: dopo la morte di Cattari- ducale di grossi venti per scudo, una pos- na le sostituì erede la nipote Angela sud- sessione da lei ereditata che si trovava nella detta, a seguire Giuseppe Bruscolini del fu corte di Candelara, costituita da terra arati- Francesco, ed in sua mancanza i di lui figli, va, filonata, cannetata, olivata ed arborata tanto maschi che femmine. Il testamento d’alberi fruttiferi ed infruttiferi con casa ad venne rogato nella casa di Pasquale, posta uso del colono, e casino dentro per il pa- nel quartiere di S. Giacomo, alla presenza drone, fornito di grotta e cantina nel fondo del sacerdote don Pietro Del Monte, e di il Buzzo, più terra arativa, filonata, olivata, Angelo Tucchi, Terenzo Lazzarini, Antonio e cannetata nel fondo la Bolchetta, e infine Antonioli, Antonio Melchiorri, Biagio Bia- nel fondo Casaroli altra terra arativa ed oli- gini del fu Domenico, e di Domenico Gai, vata» 18. un suo confratello 19. Il 28 luglio 1782 Pasquale, figlio del de- funto Terenzo Bruscolini, consegnò il suo Prospero Marmiroli (fl. 1734-1768) testamento al notaio pesarese Mariano Gili. Padre Prospero Marmiroli era un minore Il testamento venne aperto il giorno 11 ago- conventuale e si esibì a Rimini come cantan- sto 1782, giorno nel quale Bruscolini morì: te di basso proveniente da Loreto nel 1767. «sotto la corrente giornata alle ore 17 circa Fu al servizio della cappella musicale lo stesso Signor Pasquale è passato a mi- Antoniana di Padova dal 2 dicembre 1734

155 Studi pesaresi 4.2016 al 10 settembre 1737. In seguito, l’11 ago- sto 1745 fu eletto come basso della cappella di Urbino ed è documentato che vi rimase almeno fino al 1751 20. L’8 dicembre 1751 risulta a Roma al servizio della cappella pontificia, almeno fino al 1756. Una sua let- tera del 17 agosto 1753 fu scritta da Urbi- no all’erudito francescano bolognese padre Martini. Padre Marmiroli fu in corrispon- denza epistolare con padre Martini dal 1753 al 1768: di lui si conservano quindici lette- re, quasi tutte scritte da Roma; l’ultima, del 18 giugno 1768, fu scritta da Loreto.

Domenico Bedini Domenico Bedini (1745 ca-post 1795), originario di Fossombrone, aveva un fratel- lo sacerdote di nome Giuseppe che si esibì a Rimini come basso nel 1772. A Rimini Domenico si esibì come soprano negli anni 1767 e 1774. Egli fu uno dei più famosi soprani ca- Figura 2 – Domenico Bedini. strati italiani dell’epoca. La sua carriera sembrerebbe iniziata in modo intermitten- aver cantato a Firenze nel carnevale 1792 te: le sue prime comparse si ritrovano in e 1795, e nella cappella della Santa Casa un’opera buffa a Pesaro (1762), a Roma di Loreto 21: il 7 giugno 1788 donò alla (1764), a Urbino (1765) e, come secondo cappella lauretana lo spartito manoscritto uomo, in un’opera seria a Venezia (1768). di una Ave Maria di Giovanni Battista Ga- Negli anni 1770-1771 risulta presente, jani, nonché un Memento Domine David di come secondo uomo, in cinque teatri italia- Giovan Battista Martini, di Stanislao Mat- ni e in seguito entrò al servizio della corte tei nel 1788 un Magnificat e nel 1792 una di Monaco di Baviera, riprendendo poi la Ave Maria e le Litanie in si bem. magg. e sua carriera in Italia nel 1776 e ben presto in do min. diventando primo uomo in importanti tea- tri: Firenze, Livorno, Napoli (1779-1780), Sebastiano Forani (fl. 1761-post 1820) poi a Perugia, Padova, Torino (1781). Il cantante alla voce di contralto Seba- Dopo un periodo a Roma, Milano e molte stiano Forani si esibì a Rimini diverse volte altre città del nord, fu a Venezia nel 1786. negli anni dal 1767 al 1774. La sua attività È ricordato soprattutto nella parte di Se- di cantante è legata interamente al duomo di sto nell’opera La clemenza di Tito di W. Urbino, dove prestò servizio per sessant’an- A. Mozart, eseguita nel teatro nazionale di ni. Infatti il suo nome compare per la prima Praga il 6 settembre 1791. Si ritirò dopo volta nei registri della cappella di Urbino

156 Paolo Righini Musicisti e cantanti dalle Marche a Rimini nel Settecento nel 1761 e scompare il 2 marzo 1820. La al 1772. Si esibì anche a S. Angelo in Vado, prima lista completa in cui non figuri il suo come contralto, nel solenne triduo celebrato nome è quella del 1825: mancano notizie nell’agosto 1769 in onore di papa Clemente per l’intervallo 1820-1825, pertanto si pre- XIV, ricevendo 6,50 scudi 25. È presente nelle sume che la sua morte sia avvenuta fra que- risoluzioni della cappella del duomo di Urbi- ste date 22. no dal 27 dicembre 1776 fino al 27 dicembre 1807, ma probabilmente fu confermato tra i Benedetto Facioli (fl. 1768-1774) cantori (in un documento nel quale però non Benedetto Facioli (o Fazioli), vicentino sono citati i nomi) fino al 27 dicembre 1808. abitante a Pesaro, si esibì a Rimini come Dal 27 dicembre 1808 il suo nome non com- violoncello negli anni 1768 e dal 1772 al pare più nell’elenco dei cantori 26. 1774. Facioli intervenne a S. Angelo in Vado nel solenne triduo celebrato nell’ago- Petronio Grechi sto 1769 in onore di papa Clemente XIV 23. Il bolognese Petronio Grechi, chirurgo condotto nella città di Urbania, si esibì a Ri- Francesco Rastelli (fl. 1776- post 1828) mini come tenore negli anni 1770 e 1773: Francesco Rastelli, figlio di Giuseppe, in quest’ultimo anno si presentò a Rimini anch’egli violinista di Fano, si esibì a Rimi- con un suo scolaro soprano. Intervenne alla ni nel 1770 e nel 1776. Francesco è noto a festa di S. Michele Arcangelo del 1768 a Radiciotti (che però lo indica come Rastrel- S. Angelo in Vado e l’anno successivo nel li) come violinista e direttore d’orchestra. Si solenne triduo in onore di papa Clemente ritiene che possa essere nato a Fano e che XIV, ricevendo 3,90 scudi 27. sia deceduto dopo il 1828. Un Petronio Grechi, ma potrebbe essere un omonimo, recitò anche nell’opera buffa, Enrico Cornet (fl. 1750-1792) come buffo di mezzo carattere, nelle vesti «Monsieur Enrico Cornet violoncello del contino di Ripaverde, e nelle vesti del abitante in Ancona, fermato assieme col conte Belfiore. Al teatro Petrarca di Arezzo Rastelli» si esibì a Rimini nel 1770. (in un periodo non meglio identificato dopo Cornet, originario di Liegi, ebbe una il 1833) compare come maestro del coro e carriera prima come violoncellista residen- maestro direttore dell’opera 28. te ad Ancona tra gli anni 1750 e 1770, poi come maestro di cappella della cattedrale Francesco Maria Del Chierico (fl. di Viterbo (1774-1792). Pose in musica il 1771-1792) componimento drammatico intitolato Il Da- Francesco Maria Del Chierico, violinista vidde (1774), nonché una cantata a tre voci pesarese, si esibì a Rimini nel 1771. intitolata Giona (1785). Sposato con Maria L’attività di Del Chierico, noto a Radi- Bondi, ebbe una figlia di nome Angela 24. ciotti come direttore d’orchestra, sembra svolgersi tutta nel teatro del Sole della sua Carlo Benni (fl. 1769-1808) città natale. Infatti lo troviamo citato solo Il sacerdote Carlo Maria Benni, soprano nei libretti di sei drammi giocosi rappresen- originario di Urbino, si esibì a Rimini diver- tati dal 1789 al 1792 nel teatro del Sole, e se volte per tre anni consecutivi, dal 1770 sono i seguenti: Le vendemmie (musica di

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Giuseppe Gazzaniga) per il carnevale del pittore fanese Carlo Magini (1720-1806), lo 1789; La necessità non ha legge (musica stesso pittore che fece il ritratto ad Andrea di Vincenzo Fabbrizi) per il carnevale del Basili, maestro di cappella della Santa Casa 1790; Le trame deluse (musica di Domeni- di Loreto dal 1744 al 1777. co Cimarosa) nel 1790; Il conte di bell’u- more (musica di Marcello da Capua, mae- Giuseppe Armeti (fl. 1746-1784) stro di cappella napoletano) nella primavera Giuseppe Armeti, violinista pesarese, del 1790; I viaggiatori felici (musica di Pa- si esibì a Rimini nel solenne ottavario del squale Anfossi) nel carnevale del 1792; Il 1771. Ne abbiamo pochissime informazio- marito disperato (musica di D. Cimarosa) ni. Sappiamo che suonò nella festa di S. nel carnevale del 1792. Francesco ad Assisi nel 1746, che si esibì a Jesi nel 1759 e che infine, proveniente da Francesco Vici Sant’Elpidio a Mare, suonò nella basilica di Il sacerdote don Francesco Vici (1718- S. Nicola a Tolentino negli anni 1783-84. 1781), originario di (An), maestro di cappella di Fano, si esibì a Rimini come Angelo Gadani (fl. 1767-1792) maestro di cappella nel 1771: fece eseguire Angelo Gadani si esibì a Rimini come due sue composizioni, un oratorio sacro dal maestro di cappella nel 1771, nell’ottavario titolo Il Sagrifizio d’Isacco a 5 voci e un Te per la santificazione di Serafino da Monte Deum concertato. Granaro e per la beatificazione di Bernardo Nel catalogo dei manoscritti musica- da Corleone, alla messa e al vespro di lune- li della biblioteca nazionale Braidense di dì 2 settembre. Infine ricoprì lo stesso inca- Milano sono segnalati tre suoi manoscritti: rico anche alla messa della quinta giornata. due messe a 4 voci e l’opera Artaserse per Bolognese, allievo di D. Gabriele Vi- violino e orchestra. Alcune sue composi- gnali, maestro di cappella a S. Giovanni in zioni sono conservate anche nell’archivio Persiceto, Gadani diede lezioni di cembalo del capitolo della cattedrale di Fano. Era in e di armonia a Vincenzo Federici, nato a Pe- contatto epistolare con padre Giovanni Bat- saro nel 1764, poi maestro di composizione tista Martini, francescano che divenne noto nel conservatorio di musica di Milano 29. Il in tutta Europa come fecondo compositore, 27 dicembre 1775, mentre era maestro di insigne teorico ed eccelso didatta della mu- cappella alla cattedrale di Pesaro (ricoprì sica: nell’epistolario di padre Martini sono quell’incarico dal 1767 al 1789), concorse a conservate quattro lettere di Vici datate: 18 maestro di cappella del duomo di Urbino 30. gennaio 1776, 21 febbraio 1776, 4 marzo Nell’Archivio capitolare della cattedra- 1776, 12giugno 1778. Una di queste lettere le di Pesaro si conservano diverse sue com- era relativa al soprano Damiani Vitale. posizioni 31. Nel catalogo della biblioteca Fu nominato maestro di cappella del Braidense di Milano è presente un’antifona duomo di Fano ancora prima dell’ordina- dal titolo Tamquam sponsus di Gadani, da- zione sacerdotale, avvenuta nel 1747, e tata «da S. Giovanni li 7 Novembre 1769», mantenne l’incarico fino alla morte. Nella nonché un graduale del 1760 dal titolo In quadreria di padre Martini è conservato an- Festo Corporis Christi. che un ritratto di Vici del 1776 eseguito dal Un Angelo Gadani è presente come in-

158 Paolo Righini Musicisti e cantanti dalle Marche a Rimini nel Settecento terprete in diversi drammi giocosi che si romani a favore del convento dei padri del rappresentarono a Pesaro, nel teatro del Carmine a ragione del 5% l’anno. L’atto fu Sole, dal 1789 al 1792, ma non è sicuro se rogato nella sacrestia del convento dei car- sia il medesimo maestro di cappella o un melitani 32. Il 5 giugno 1795 i fratelli Seba- omonimo. I titoli delle opere in cui recitò stiano e Giuseppe, figli del defunto Pietro sono i seguenti: Le vendemmie (musica di Baroni, presero a censo 100 scudi dal sacer- Gazzaniga) nel 1789; Il conte di bell’umo- dote Giulio Carletti per finire di pagare la re (musica di Marcello da Capua) nel 1790; casa, posta nella città di Pesaro, che aveva- Le trame deluse (musica di Cimarosa) nel no acquistato il 24 gennaio 1780 da Girola- 1790; Il marito disperato (musica di Cima- mo del fu Carlo Gavardini 33. rosa) nel 1792; I viaggiatori felici (musica di Anfossi) sempre nel 1792. In tutte queste Giuseppe Rastelli (fl. 1771-1778) opere, già ricordate in precedenza, fu pre- Giuseppe Rastelli, violinista di Fano, si sente anche il violinista Francesco Maria esibì a Rimini negli anni 1771 e 1776. Del Chierico. Anche Giuseppe, padre del violinista Francesco (v. supra), è noto a Radiciotti Sebastiano Baroni (che lo indica col cognome Rastrelli) come Il sacerdote pesarese don Sebastiano Ba- violinista e direttore d’orchestra. Si ritiene roni (1748 ca-post 1795) si esibì a Rimini che sia nato ad Ancona nella prima metà del come cantante di basso in diverse occasioni sec. XVIII e che sia morto dopo il 1778. tra il 1771 e il 1776. Nel 1775 si esibì nel pubblico palazzo di Onorio Lucchetti Ancona, insieme ai cantanti Giuseppe Ci- Onorio Lucchetti (Macerata 1721/33 - cognani e Vincenzo Caselli, in due cantate Loreto 14 maggio 1781) si esibì a Rimini dal titolo «Il concorso delle città interessate come tenore nel 1772. nella gloria dell’eminentissimo, e reveren- Virtuoso della cappella lauretana, recitò dissimo sig. cardinale Giannottavio Bufali- nel teatro di corte di Modena nel carneva- ni. In occasione d’erigersi stabilmente con le 1773-1774 nel dramma Demofoonte; ad marmoreo contorno il di lui ritratto nella Ancona nel carnevale 1776-1777; e nella gran sala del pubblico palazzo d’Ancona» parte di Alessandro nel dramma Alessandro (musica di Pavani Giovanni Maria) e «La nelle Indie (musicato da Giovanni Paisiel- gara delle virtù per l’immortale sommo re- lo). Ebbe un figlio di nome Camillo (1755- gnante pontefice Pio Sesto cantata a tre voci 1817), cantante tenore 34. rappresentata nella Gran Sala del Pubblico Palazzo della città d’Ancona in occasione Giuseppe Bedini della Letteraria Accademia, ed erezione del Il sacerdote don Giuseppe Bedini (1744 busto di detto sommo Pontefice» (musica di ca-1807 ca) si esibì a Rimini come basso Pietro Morandi). nel 1772. Originario di Fossombrone, fu Gli atti dell’archivio pesarese aggiungo- per vent’anni basso della cappella di Lore- no alcuni nuovi elementi alla biografia del to, dal 1768 al 1788. Giuseppe è fratello di sacerdote. Il 22 giugno 1786 don Sebastia- Domenico, il famoso soprano già citato (v. no impose un censo in sorte di 200 scudi supra) 35.

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Luigi Ricci Francesco Saverio Passeri (fl. 1731 - Luigi Ricci (1740 ca - post 1780), uno 1786) dei trombetti comunali di Pesaro, si esibì Francesco Saverio Passeri Ciacca si esi- a Rimini insieme al conte Carlo Francesco bì a Rimini come oboe, o flauto, negli anni Montani negli anni 1772 e 1773 come suo- 1773, 1774 e 1776. natore del corno da caccia. «Nella sua arte Francesco Saverio, nobile avvocato pe- pieno di abilità, ma al tempo stesso di poca sarese, è figlio primogenito di Giovanni soddisfazione del consiglio, per la sua poca Battista Passeri, «oriundo di Gubbio, com- attenzione al servizio»: così viene definito morante in Pesaro» 38, nobile di Gubbio e da Capobelli nella sua cronaca. di Fossombrone, che fu per lungo tempo uditore alla legazione di Urbino, a Bologna Carlo Francesco Montani (fl. 1754- e poi a Ferrara, e della signora Margherita 1779) Giovannelli, unica nipote dell’unica figlia Carlo Francesco Montani e Luigi Ricci si di Marco Ciacca, defunto il 31 gennaio esibirono insieme a Rimini come suonatori 1733, proavo materno di Francesco. dei corni da caccia negli anni 1772 e 1773. Il pesarese Marco Ciacca del fu France- Carlo Francesco, che nel 1763 aveva sco abitava nel quartiere di S. Giacomo di residenza a Candelara, «in suburbio Castri Pesaro. Nel testamento nominò suoi eredi Candelarie» 36, castello di Pesaro, risulta usufruttuari: 1) la nipote Margherita, fi- conte, figlio del cavaliere Alfonso Monta- glia dei defunti Bartolomeo Giovannelli e ni, nobile di Pesaro, e della signora Maria di Vittoria Ciacca, figlia di Marco e della Felice Cecchi di Firenze. Come risulta da sua defunta moglie Girolama; 2) i figli di un atto notarile del 1754, tra i due coniu- Margherita: Domenico, Francesco Saverio, gi vi erano state delle liti «sopra la validità Bartolomeo, Anna Maria, e gli altri figli che del loro matrimonio», a seguito delle quali fossero nati in seguito. L’arma della fami- Alfonso si obbligò a «riprendere seco, ed glia Ciacca era «una mezza luna d’argen- in propria casa tanto la detta Signora Ma- to in campo negro» e doveva essere unita ria Felice sua moglie che il figlio auto dalla all’arma dell’erede 39. Come primogenito di medesima, e di coabitare e trattare ambedue casa Passeri, Francesco ebbe la possibilità con ogni amorevolezza e cordialità». La di godere dei proventi derivanti dall’eredità moglie non avrebbe mai dovuto «pretende- Ciacca. I fratelli di Francesco erano: Mar- re di figurare come Dama, ma doveva appa- co, secondogenito, e Ubaldo, terzogenito. garsi di convivere con detto Signor Conte Prima di Francesco c’era stato un altro fi- in qualità di moglie ma in forma privata». glio maschio, Domenico, che però non era I suddetti capitoli vengono sottoscritti per sopravvissuto. Le sorelle: Anna Maria, in Maria Felice, «che non sa scrivere», dal sposa al nobile di Urbania Carlo Leonardi, e fratello reverendo padre maestro Agostino Vittoria, «or Suor Maria Catterina Gusmana Cecchi. Il conte Alfonso diede alla moglie Monaca Professa nel Monistero di S. Lucia 82 scudi perché potesse tornare a Firenze a di Gubbio» 40. «dismetter casa, ricuperare le sue robbe in In un atto del 12 maggio 1753 Francesco qualche parte impegnate, riprendere colà il risulta avere 22 anni e, oltre a essere citato suo figlio» 37. come «ill.mo Sig. Abb.», viene individuato

160 Paolo Righini Musicisti e cantanti dalle Marche a Rimini nel Settecento anche come «chierico cellibe», nonché «in ta» 44. Inoltre dagli atti notarili risulta che, entrambe le leggi Dottore». Il padre viene già dal 1756, alcuni terreni di proprietà del- segnalato come «Abb e Protonotario Apo- la famiglia Passeri confinavano con i beni stolico» 41. di un altro membro della famiglia Montani, Giovanni Battista, che nel 1756 era udi- il conte Francesco 45. Con un atto del 1786 i tore del cardinale Stoppani, legato della pro- fratelli Francesco e Marco procedettero alla vincia di Romagna, dal principio di marzo divisione dei beni paterni: il fratello Ubaldo 1760 aveva incaricato il figlio primogenito risulta già defunto. Nel testamento il padre dell’amministrazione di tutti i suoi beni. La aveva lasciato al figlio Francesco la libra- famiglia di Giovanni Battista nel 1771 abi- ria, alla sua «totale cura, e custodia» 46. tava in una casa di proprietà nel quartiere di S. Giacomo di Pesaro. Catalani Francesco era sposato con Barbara del Catalani, suonatore di oboe di Pesaro, si fu Germano Morani dal 20 dicembre 1760: esibì a Rimini nel 1773. la moglie era vedova dell’uditore di Ascoli Procaccioli. Il matrimonio avvenne sotto la Nicola Ceccarini «benigna mediazione» del marchese Mar- Nicola Ceccarini, contrabbasso di Fano, cello Arduini e del cavaliere Annibale de- si esibì a Rimini negli anni 1773 e 1776. gli Abati Olivieri 42. Nel «Piano dello Stato presente e del Regolamento in avvenire per Angelo Pioni la Casa, e Famiglia del Sig. Uditore Gio- Angelo Maria Pioni (1740/45 ca-post vanni Battista Passeri da Pesaro» del 26 1804), originario di Cupramontana, già novembre 1761 è contenuta la seguente rac- castello di Massaccio nella diocesi di Jesi, comandazione ai figli: «la conservazione e si esibì come soprano a Rimini nel 1774, custodia della di lui libreria si legale, che di provenendo dalla cappella di Urbino 47. qualunque altro genere nello stato nel quale Il suo nome compare nei seguenti libretti si ritroverà al tempo della di lui morte per d’opera: beneficio della di lui famiglia proveduta in- - L’eroe cinese, dramma rappresentato nel tieramente co suoi danari, sapendo quanto teatro dei nobili di Fabriano nel carne- conferisca un tal comodo in propria casa per vale dell’anno 1757 (musica di Gregorio il profitto specialmente della gioventù, e per Ballabene). Personaggio interpretato: l’uso, ed esercizio de maggiori in ogni ge- Ulania, sorella di Lisinga. nere di professione senza farne imprestito, o - La conversazione, dramma giocoso di mandarli fuori di casa» 43. Polisseno Fegejo (pseudonimo di Carlo Francesco Saverio conosceva molto Goldoni) rappresentato nel teatro dei no- bene il conte Carlo Francesco Montani: lo bili signori Pascolini di Urbino nei mesi dimostra un atto notarile del 1779 nel quale di settembre e ottobre del 1760 (musica è citato un rogito del medesimo notaio di tre di Giuseppe Scolari). Personaggio inter- anni prima, relativo a un cambio di 500 scu- pretato: Madama Lindora. di romani al 5%, imposto da Francesco con- - Il signor dottore, dramma giocoso per tro il conte Carlo Francesco «per anni due, musica di Goldoni, rappresentato a Pe- e di due in due anni non facendosi disdet- rugia nel teatro dei nobili detto Il Pavone

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nel carnevale dell’anno 1761 (musica di si solennizzò in cattedrale il 4 agosto 1776. Domenico Fischietti). Personaggio in- L’archivio pesarese attesta che Barbanti terpretato: Pasquina. fu l’esecutore testamentario della cantan- - L’amante di tutte, dramma giocoso per te Francesca del fu Domenico Merloni di musica di Ageo Liteo (pseudonimo di Pesaro, la quale aveva nominato suoi ere- Antonio Galuppi, figlio di Baldassar- di universali i fratelli Antonio e Vincenzo re), rappresentato nel teatro della Fama Merloni nell’atto dell’8 gennaio 1784, che di Gubbio nei mesi di maggio e giugno fu rogato a Pesaro, in casa di Barbanti, po- 1761 (musica di B. Galuppi). Personag- sta vicino alla chiesa abbaziale di S. Lucia, gio interpretato: Lucinda. della quale Barbanti era parroco 48. - Zaira, dramma tragico per musica, rap- presentato nel teatro di Torre Argentina Bittoni nel carnevale dell’anno 1804 (musica di «Un certo Bittoni di Fabriano, figlio del Francesco Federici). Personaggio inter- maestro di cappella» si esibì a Rimini nel pretato: Corasmino. Nei panni di Zaira 1776 come violinista. troviamo la celebre soprano Teresa Ber- Radiciotti conosce diversi Bittoni, tut- tinotti-Radicati. ti maestri di cappella e tutti fratelli e figli a loro volta del maestro di cappella di Fa- Crespino Cicoria briano, nonché compositore e organista Crespino Cicoria, basso al servizio del- Bittoni Mario Gaetano (1723-1798): Ber- la cappella di Urbino, si esibì a Rimini nel nardo (1755-1829), organista, violinista e 1776. compositore, nonché maestro di cappella a Rieti (1779), a Macerata e, dopo la morte Giuseppe Latini del padre, a Fabriano. Ebbe suoi allievi i Giuseppe Latini, soprano di Ancona, si fabrianesi Domenico Concordia e Antonio esibì a Rimini nel 1776 e l’anno successivo Tagliaventi; Filippo (1757 ca - ? ), maestro partecipò alla festa per S. Nicola a Tolen- di cappella in Amelia; e Luigi (metà XVIII tino. sec.-1800), maestro di cappella a Cameri- no 49. Giambattista Barbanti (fl. 1776-1786) Il sacerdote pesarese D. Giambattista Francesco Farini Barbanti, laureato nel 1786 nel collegio- Il sacerdote don Francesco Farini, suo- università di Nolfi di Fano, si esibì a Rimini natore di contrabbasso, si esibì a Rimini nel come tenore per la festa di S. Antonio che 1776.

162 Paolo Righini Musicisti e cantanti dalle Marche a Rimini nel Settecento

1 E. Capobelli, Commentarj delle cose accadute Dizionario dei musicisti marchigiani di Giuseppe Ra- nella città di Rimino e in altri luoghi, Biblioteca Ci- diciotti e Giovanni Spadoni; con saggi bio-bibliogra- vica Gambalunga di Rimini, ms. 303-307, sec. XVIII. fici di Paola Ciarlantini e Marta Mancini, introduzio- Ove non indicato diversamente, le citazioni presenti ne di Elvidio Surian, Associazione marchigiana per la nel testo provengono tutte da questo manoscritto. ricerca e valorizzazione delle fonti musicali, Fermo 2 Gaspare Pacchierotti (1740-1821) era un so- 1993, ad vocem. prano castrato, allievo di Ferdinando Bertoni alla 5 B. Ligi, La cappella musicale del duomo d’Ur- cappella di San Marco a Venezia. Nel maggio 1776 bino, s.e., Urbino 1932, ad vocem. Ligi era un cano- Pacchierotti aveva cantato nell’Artaserse di Bertoni nico, archivista della cattedrale di Urbino. all’inaugurazione del nuovo teatro di Forlì e mentre 6 Archivio diocesano di Urbino, Stato delle Ani- stava cantando una delle più commoventi arie nella me, Parrocchia di S. Sergio, 1735-1756, 1741, c. 53. parte di Arbace, al ritornello l’orchestra tacque; in- 7 F. Grimaldi, La cappella musicale di Loreto tra terrogato sul perché, il direttore d’orchestra rispose: storia e liturgia, Loreto 2007, pp. 401 s. «Piango, o signore». 8 B. Paolini, La cappella musicale di S. Angelo 3 Per comodità, segue un breve riepilogo. Mae- in Vado, Edizioni Torre d’Orfeo, Roma 1995, pp. 45, stri di cappella: l’abate Angelo Gadani di Pesaro e D. 86. Francesco Vici, originario di Arcevia ma in attività a 9 Ligi, La cappella musicale cit., pp. 190, 192, Fano. Soprani: dalla cappella di Urbino l’abate Carlo 202, 204, 206, 208, 212, 219. Benni e Angelo Pioni, Domenico Bedini, Giuseppe 10 “Studi Musicali”, Accademia Nazionale di Benedetti da San Costanzo, Antonio Donini prove- Santa Cecilia, 9, 1980, p. 102. niente da Senigallia, Giuseppe Latini di Ancona. 11 Estratto da www.italianopera.org. Contralti: Pasquale Bruscolini di Pesaro, Sebastiano 12 R. Casimiri, La cappella musicale del duomo Forani della cappella di Urbino, Giuseppe Guspeldi di Fano, in “Note d’Archivio per la storia musicale”, di Loreto, Antonio Vannuccini di Fano. Tenori: D. II, n. 2-3, giugno-settembre 1926. Giambattista Barbanti di Pesaro, Petronio Grechi, 13 Gironacci, Salvaranii, Guida al Dizionario bolognese, chirurgo condotto nella città di Urbania, cit., ad vocem. Onorio Lucchetti della cappella di Loreto, D. Pao- 14 “Gazzetta Toscana”, 17-18, Firenze 1782. lo Vichi di Fano. Bassi: padre D. Sebastiano Baroni 15 D. Bonamini, Biografie degli uomini illustri di Pesaro, D. Giuseppe Bedini e G. F. Delicati della pesaresi, manoscritto citato da Radiciotti; Carlo cappella di Loreto, Crespino Cicoria della cappella Lozzi, Tartini e Bini, in “La Cronaca musicale”, I, di Urbino, Prospero Marmiroli, minore conventuale 6, 1896, pp. 182-185; Id., Ancora di Pasquale Bini, di Loreto, Pasquale Vichi di Fano. Violini: Giuseppe violinista pesarese, ibid., V, 8-9, 1900, pp. 121-123; Armeti di Pesaro, Pasquale Bini di Pesaro, un certo G. Radiciotti, Pro domo nostra e per il violinista B., Bittoni di Fabriano, Francesco Maria Del Chierico ibid., V, 10-11, 1900, pp. 153-157. di Pesaro, Giuseppe e Francesco Rastelli di Fano, 16 D. Marsano, Paolo Benedetto Bellinzani, ver- rispettivamente padre e figlio, Filippo Scatena della setti per organo, manoscritto dell’archivio capitolare cappella di Urbino. Violoncello: Benedetto Facioli (o del duomo di Pesaro, Forni, Bologna 1997, p. XIV. Fazioli) vicentino, ma abitante a Pesaro, e Giorgio In questo libro sono contenute le note biografiche più Mancini di Fano. Contrabbassi: Nicola Ceccarini di approfondite che si conoscessero fino ad oggi su Bru- Fano, Enrico Cornet, abitante in Ancona, D. Fran- scolini. cesco Farini di Fano, D. Santi di Ancona. Oboe, o 17 Incontro con la musica italiana e polacca, in flauto: nobile avvocato Francesco Saverio Passeri di Musica, teatro, nazione dall’Emilia all’Europa nel Pesaro. Oboe: Catalani di Pesaro. Corni da caccia: Settecento: dodicesimo incontro con la musica italia- il conte Carlo Francesco Montani e Luigi Ricci, en- na e polacca (Modena 1982 - stampa 1981, p. 134); I. trambi di Pesaro. Kulesza-Woroniecka, Cudzoziemcy w Białymstoku 4 U. Gironacci, M. Salvarani (a cura), Guida al w osiemnastym wieku (trad.: Gli stranieri a Bialystok

163 Studi pesaresi 4.2016 nel XVIII secolo), in “Studia Podlaskie”, XIX, 32 Asp, Np, Domenico Lenzini, 1786, cc. 26v- Bialystok 2011. 28v. 18 Archivio di Stato di Pesaro (d’ora in poi Asp), 33 Asp, Np, Domenico Mancini, 1795, cc. 160-162. Notarile di Pesaro (d’ora in poi Np), Giuseppe Perot- 34 Gironacci, Guida al Dizionario cit., ad vocem. ti, 1764, cc. 254v-266. 35 Ibidem. 19 Asp, Np, Mariano Gili, 1782, cc. 250-254. 36 Asp, Np, Domenico Ricciardelli, 1743/1769, 20 Ligi, La cappella musicale cit., pp. 153, 154. cc. 375-376, 11 aprile 1763. 21 L. Williams Macy, The Grove Book of Opera 37 Asp, Np, Pietro Gili, 1754, cc. 549-550, 26 Singers, Oxford University Press, 2008. giugno 1754. 22 Ligi, La cappella musicale cit., pp. 163, 175, 38 Asp, Np, Giuseppe Ludovichetti, 1756, cc. 178, 181, 183, 188. 126-132v, 28 febbraio 1756. 23 Paolini, La cappella musicale cit., pp. 47, 79, 39 Asp, Np, Pietro Viti, 1733, cc. 99-106, 31 gen- 86, 114, 119. naio 1733. 24 N. Angeli, La cappella musicale del duomo 40 Asp, Np, Giuseppe Ludovichetti, 1771, cc. di Viterbo, da www.bibliotecaviterbo.it/biblioteca-e- 177-195, 26 novembre 1771. società/1983_1-2/Angeli.pdf. 41 Asp, Np, Bernardino Costantini, 1753, cc. 25 Paolini, La cappella musicale cit., pp. 45, 78, 235-248v, 12 maggio 1753. 114, 119. 42 Asp, Np, Giuseppe Ludovichetti, 1760, cc. 26 Ligi, La cappella musicale cit., pp. 163, 164, 306-307, 20 dicembre 1760. 175, 178. 43 Asp, Np, Giuseppe Ludovichetti, 1771, cc. 27 Paolini, La cappella musicale cit., pp. 43, 78, 177-195, 26 novembre 1771. 104, 114, 119. 44 Asp, Np, Giuseppe Ludovichetti, 1779, cc. 28 A. Grandini, Cronache musicali del Teatro 107v – 108, 21 giugno 1779. Petrarca di Arezzo. Il primo cinquantennio (1833- 45 Asp, Np, Giuseppe Ludovichetti, 1756, cc. 1882), Historiae Musicae Cultores - Biblioteca, 76, 126-132v, 28 febbraio 1756. Leo S. Olschki, Firenze 1995. 46 Asp, Np, Domenico Mancini, 1785-1786, cc. 29 C. Gervasoni, G. Benalea, A. Bigatti, Nuova 271v-275, 30 maggio 1786. teoria di musica ricavata dalla odierna pratica ossia 47 Gironacci, Guida al Dizionario cit., ad vo- Metodo sicuro e facile in pratica per ben apprende- cem. re la musica, a cui si fanno precedere varie Notizie 48 Asp, Np, Giuseppe Perotti, 1784, cc. 1-6. Il storico-musicali, Parma 1812. testamento di Francesca Merloni viene rogato sempre 30 Ligi, La cappella musicale cit., p. 161. dal notaio Perotti il 30 dicembre 1783. 31 G. Moroni (a cura), La musica negli archivi 49 Gironacci, Guida al Dizionario cit., ad vo- e nelle biblioteche delle Marche, ‎Nardini, Fiesole cem; O. Marcoaldi, Guida e statistica della città e 1996, p. 154.‎ comune di Fabriano, Fabriano 1873-1877.

164 Il «museo sagro» Matterozzi e l’Accademia Pesarese Un progetto culturale fra cattolicesimo e illuminismo

di

Valerio Mezzolani

La raccolta del conte Alessandro Matte- tato 1828 9. Il documento, un inventario to- rozzi di Urbania (1713-1783) 1 rappresenta pografico, descrive un allestimento posto su una vicenda collezionistica ancora poco due piani dell’antico palazzo e strettamente conosciuta, interessante non soltanto per il correlato alla cappella privata dove veniva- valore degli oggetti accolti nel palazzo di no conservate le reliquie più preziose. La famiglia ma anche quale testimonianza fra raccolta fu allestita nel cinquecentesco pa- le più significative, nel Settecento del terri- lazzo di famiglia sito nella odierna piazza torio pesarese e urbinate, di valorizzazione San Cristoforo, acquisito dai Matterozzi in della memoria storica. seguito al matrimonio di Antonio Francesco È con l’aprirsi del secolo dei lumi in- con Porzia Allegrini alla fine del Seicento 10, fatti che si sviluppò la galassia di eruditi, restaurato dal conte Alessandro per ospitare letterati, bibliofili e antiquari dediti a rac- l’oratorio privato sin dal 1738, come testi- cogliere le testimonianze di periodi fino a moniato da una lettera datata 1773 e firma- quel momento poco indagati, in specie la ta da Giuseppe Benedetto Scapezzano. Lo tarda antichità e il medioevo, ai fini della Scapezzano, guardiano della chiesa di San formazione di una coscienza storica e stori- Giovanni Battista del Parco, parlava del tra- co artistica nazionale. Si pensi alle raccolte sferimento, «a sedici aprile 1756» 11, delle venete di Scipione Maffei 2, Carlo Lodoli 3 immagini della Via Crucis già in palazzo e Jacopo Facciolati 4, a quella fiesolana di Matterozzi allorché il conte commissionò Angelo Maria Bandini 5 o a quella veliterna ai pittori pergolesi Giovan Francesco Ferri di Stefano Borgia 6, solo per fare un breve e e Pietro Ugolini il rinnovamento della de- tutt’altro che esaustivo elenco. Raccolte ben corazione della cappella 12, poi distrutta a diverse dalle Wunderkammer cinque e se- inizio Novecento in seguito a operazioni di centesche atte a stupire il visitatore, quanto speculazione edilizia. piuttosto a ordinare e classificare lo scibile Al centro del progetto di Alessandro secondo criteri tassonomici per accrescerne Matterozzi era proprio la cappella, conce- la conoscenza 7. pita come custodia delle centinaia di re- La collezione Matterozzi, in buona parte liquie, «settecento in circa […] poi accre- dispersa nel corso dell’Ottocento, può es- sciute sino a maggior numero» 13 raccolte sere ricostruita grazie all’inventario testa- nel corso degli anni, cui faceva da corona mentario di Apollinare Matterozzi, figlio di una raccolta di oggetti di arte sacra antica. Alessandro e Maddalena Brancaleoni 8, da- Se ne possono distinguere tre nuclei: le la-

165 Studi pesaresi 4.2016

Figura 1 – Ambito romano, Lastra epigrafica sepolcrale con raffigurazione in bassorilievo di orante (ca. II sec. d. C.), marmo. Cornice lignea originale settecentesca dalla collezione Matterozzi. Urba- nia, Museo Leonardi. pidi sepolcrali paleocristiane, i vetri graffiti confluì nel Museo archeologico di Urbino dorati, le icone a fondo oro e altre imma- fondato dal cardinale Giovan Francesco gini sacre. Sulla rampa di scale diciassette Stoppani nel 1756 e ordinato da Giovan Bat- antiche lapidi sepolcrali paleocristiane in- tista Passeri 17, nacque a Urbino nel 1620. troducevano il visitatore nella dimensione Appassionato di antichità e di topografia, del cristianesimo più antico, conducendo al nobile patrizio di Urbino, dopo essere stato vestibolo della cappella e alle stanze adia- impiegato al servizio dei nunzi apostolici e centi, dove trovavano spazio diverse sacre cardinali legati in qualità di uditore, passò immagini medievali e quattrocentesche, fra alla corte del cardinal Carpegna, il quale lo cui si riconoscono l’Andata al Calvario di dichiarò segretario del Vicariato e custode Nikolaos Tzafouris, oggi al Metropolitan delle Sacre reliquie 18. La figura del Fabret- Museum of Art di New York 14, e la Madon- ti studioso e collezionista, erede di quella na col bambino e santi di Giovanni Santi tradizione di archeologia sacra che traeva andata distrutta a Berlino nel 1944 15. origine dall’ambiente romano della Contro- Per la raccolta lapidea, l’origine proba- riforma, appare contraddistinta da una non bile del nucleo è individuabile da uno scrit- comune sensibilità al tema della dispersio- to di Pietro Paolo Torelli, precettore e bio- ne, che lo portò alla raccolta dei materiali grafo di casa Matterozzi, una miscellanea di presso le sue abitazioni urbinati. memorie in cui l’erudito ricordava le «iscri- Questa sensibilità del Fabretti, partico- zioni in lapide ritrovate cogli stessi corpi», larmente votata all’arte sacra antica con in particolare quella di san Crescenzio «fan- una «scarsa attenzione agli aspetti artisti- ciullo martire» che il conte Alessandro ebbe ci» 19, appare particolarmente adatta anche «dagli eredi del celebre monsignore Raffa- a definire la personalità collezionistica di ello Fabretti notissimo antiquario» 16. Raf- Alessandro Matterozzi, nella più ampia faello Fabretti, la cui raccolta in gran parte prospettiva storica del «sentimento di un’e-

166 Valerio Mezzolani Il «museo sagro» Matterozzi e l’Accademia Pesarese tà perduta» e della «consapevolezza del pe- dosi sotto l’egida delle accademie. A Pesaro ricolo e del regresso» diffusa nella Roma era stata promossa sin dal 1704 con la Colo- del Bellori, per dirla con le parole di Andrea nia Isaurica fondata da Lavinia Gottifredi, Emiliani 20. In sostanza, se la nostalgia clas- madre di Annibale degli Abati Olivieri 25, e sicista belloriana era di carattere prevalen- poi dal 1730 con l’Accademia Pesarese fon- temente estetico, quella del Fabretti, e poi data dagli stessi Olivieri e Passeri, cui pre- del Matterozzi, fu piuttosto una nostalgia di se presto parte anche il Lazzarini, sotto cui carattere morale. Nella raccolta di Urbania si riunirono con spirito muratoriano i corpi infatti si percepisce come il criterio fosse, sparsi e i variegati interessi delle accademie prima che artistico, storico e devozionale. nate a Pesaro nei primi decenni del seco- Ciò si evince da una lettera indirizzata al lo 26. L’obiettivo dichiarato era quello di conte Matterozzi da Giovan Battista Passeri esaltare l’autonomia cittadina, mirando alla in data 19 agosto 1759, in cui l’archeologo ricostruzione morale attraverso studi sacri, definiva la raccolta un «museo sagro, nel scienze naturali, poesia, eloquenza e studio quale traspira da tutto equalmente la sua dell’antico. pietà, grandezza d’animo ed erudizione» 21. Anche il progetto di Alessandro Matte- Il Passeri – giurista, letterato, naturalista, rozzi, solitario esponente di un’aristocrazia poeta e archeologo – fu animatore dei circo- in via di decadenza alla periferia della pro- li culturali accademici pesaresi insieme ad vincia, sembra a suo modo permeato di una Annibale degli Abati Olivieri e al pittore e simile etica, per quanto meno votata alla architetto Giannandrea Lazzarini 22, nel 1724 conoscenza che alla salvezza dell’anima. Il fu commissario di Massa Trabaria 23 – terri- sottofondo in cui questi progetti prendevano torio di cui Urbania era capoluogo – e forse vita del resto è quello di una profonda crisi in tale occasione ebbe modo di conoscere economica e sociale: la visione politica di l’allora giovanissimo conte Alessandro. Annibale degli Abati Olivieri, come maggior Nella lettera, scritta in ringraziamento a proprietario terriero del patriziato pesarese – seguito di una visita al «museo sagro», l’ar- così come probabilmente quella di un Ales- cheologo notava come tutto vi fosse «scelto sandro Matterozzi – perseguì gli interessi di e collocato con magnificenza, a che difficil- conservazione del potere fondiario in pole- mente potrebbe unirsi insieme da chi rise- mica coi fermenti riformatori illuministici desse in Roma» dichiarandosi peraltro sor- proprio attraverso la rivendicazione di una preso di come il conte «senza muoversi di totale indipendenza locale e municipale 27. Patria ha saputo unire tanta rarità, il che non La ricostruzione di una storia e di una cul- succede a verun’altro». Veniva sottolineata tura locali, i progetti culturali ad uso di un l’importanza della «gran raccolta di vetri progressivo miglioramento sociale, rientra- sagri, che in Roma stessa sono rarissimi» e vano così in un generale programma politico si concludeva con un augurio alla continua- di modernizzazione d’ancien régime. zione degli studi «che onor’ grande farà a Il documento più antico riguardo alla rac- Lei, alla Casa, e alla Patria» 24. colta Matterozzi del resto riconduce proprio Individuo, casa, patria. Tre concetti in ad Annibale degli Abati Olivieri. Si tratta cui si può ritrovare lo spirito di quella Re- di una lettera datata 30 gennaio 1749, nella pubblica delle lettere che andava costituen- quale l’Olivieri, ricevendone i disegni, lo-

167 Studi pesaresi 4.2016 dava i «bellissimi suoi vetri», di cui assicu- verso il tesoro delle reliquie, prima di en- rava non aver visto «neppure in Roma […] trare nella cappella del palazzo il visitatore una raccolta così copiosa» 28. I vetri graffiti era indotto a meditare sulle antiche icone. dorati paleocristiani del conte Alessandro, a Una di queste suscitò l’attenzione di Gio- differenza delle lapidi sepolcrali che rima- van Battista Passeri il quale, in una lettera sero a palazzo Matterozzi fino al 1918 per indirizzata a Giovanni Battista Leonardi poi essere cedute dall’ultima discendente al arciprete della cattedrale durantina, forniva Capitolo della cattedrale di Urbania 29, furo- una descrizione della tavola, «in qua Salva- no in seguito acquisiti dal British Museum tor noster expressus est, stipatus militibus, di Londra, dove sono inventariati come pro- Crucem suam ad Calvarium» 35. L’opera è venienti da casa Matterozzi sin dal 1863 30. citata anche nell’inventario del 1828, come Nel 1929 venivano citati da Luigi Serra il «quadro grande a legno rappresentante il quale, parlando dei dieci vetri dorati conser- Nazzareno, che va al Calvario» 36. Proprio vati nell’allora «Museo del Palazzo Ducale grazie alla puntuale descrizione del Passe- di Pesaro», frutto della donazione di Giovan ri - che descrivendo l’icona ne ricordava il Battista Passeri, ricordava anche i vetri di «supra scripto titulo» ΕΛΚΌΜΕΝΟΣ ΕΠΊ Londra «provenienti da Casa Matterozzi di CPOY, da estendere in ΕΠΊ ΣΤΑOYROY, Urbania» 31. ossia “colui che viene portato alla croce” Tali fragili oggetti, ricercati e raccolti a e la firma in latino NICOLAUS ZAFURI Roma dallo stesso Passeri, erano uno dei PINXIT 37 - si è potuto riconoscere nell’an- premi più ambiti per i cavatori e gli studiosi. tica tavola di fine Quattrocento già in colle- Sovente, come è il caso dei vetri Matterozzi zione Matterozzi quella oggi conservata a datati fra il terzo e il quinto secolo 32, raffi- New York 38. guravano soggetti religiosi dei primi cinque Nel panorama settecentesco del risve- secoli dell’era cristiana. La più antica fon- glio dell’interesse critico sul medioevo, la te a noi nota per le tecniche di produzione vicenda del «museo sagro» di Urbania si dei vetri graffiti dorati risale al XII secolo, colloca dunque a metà strada fra la storio- il noto trattato De diversis artibus di Teo- grafia illuminata, che ebbe un capostipite in filo 33. Spesso si trattava di oggetti di uso Ludovico Antonio Muratori 39, e quello del- quotidiano successivamente infissi nella la archeologia cristiana seicentesca di carat- calce dei loculi, oppure, in specie per quelli tere eminentemente devozionale, nata nella che presentano un’iconografia cristiana, si Roma della Controriforma a partire dall’o- può pensare ad una creazione a specifico pera di personaggi come il cardinal Cesare uso funerario 34. Baronio e l’archeologo Antonio Bosio 40. Interessante sotto il profilo iconografico L’origine profonda della cultura di Ales- notare la ricorrenza di un tema in tre diversi sandro Matterozzi sembra in tal modo de- esemplari della raccolta Matterozzi: i ritratti rivare da istanze di rinnovamento religioso degli sposi. Exempla morali della vita quo- che costituiscono quasi una risposta a quelle tidiana degli antichi che forse proprio per d’ispirazione giansenista di cui fu campione questo aspetto suscitarono l’interesse del Giovanni Bottari, animatore dei circoli cul- conte e meritarono di essere inseriti nel suo turali del papato Corsini 41. Il primo gianse- «museo sagro». Nel percorso degli exempla nismo, di preminente accezione antigesuita,

168 Valerio Mezzolani Il «museo sagro» Matterozzi e l’Accademia Pesarese

Figura 2 – Giuseppe del Monte, Mosè che illustra al popolo d’Israele le tavole della Legge e Putti (ca.1760-1770), tempera su muro. Urbania, palazzo Matterozzi, volta del Paideion.

169 Studi pesaresi 4.2016 caratterizzò infatti il dibattito del secondo spondere alle esigenze di rinnovamento del quarto del Settecento e fu un fenomeno ari- mondo cristiano, di cui la nuova pratica di stocratico che interessò i circoli intellettuali devozione legata alla Passione, quella della dove si discuteva di una vita religiosa più Via Crucis a quattordici stazioni promossa severa, di lotta alle superstizioni e richiami dalla predicazione del minorita Leonardo a una morale ascetica e illuminata 42. Fra da Porto Maurizio 47, costituiva un aspetto questi interlocutori il conte Matterozzi, nel fondamentale. suo allestimento della Via Crucis nel cuore Il «museo sagro» infatti, lungi dall’es- del «museo sagro» e in generale nelle sue sere un luogo chiuso e inaccessibile, fu scelte culturali, dimostrò di parteggiare per probabilmente sin dall’epoca del suo fon- una visione conciliatrice nel clima di ten- datore concepito come aperto, almeno in sioni fra aperture ai lumi e riforme religio- determinate occasioni, e atto all’educazione se, secondo la linea dettata dal Muratori nel morale, come ricordava Enrico Rossi nelle passaggio dalla erudizione storica al mes- Memorie ecclesiastiche di Urbania: «Ri- saggio religioso e culturale con un appello cordiamo nostalgicamente quando, nella alla fede, «fanale della santa religione no- festa della SS. Trinità, si aprivano le porte stra» 43. di questo oratorio domestico. Era grande Una fede riformata dunque, che voleva solennità per tutta Urbania, specialmente però giovarsi delle tradizioni popolari, vi- per noi ragazzi che rimanevamo estatici a sione ben lontana da quella del gianseni- contemplare la sontuosità della cappella e i sta Giovan Battista Guadagnini che nelle tanti tesori ivi racchiusi!» 48. Difficoltà sopra il pio esercizio della Via Una progetto dunque, quello di Alessan- Crucis affermava seccamente la contrarie- dro Matterozzi, che si delinea come impo- tà al Vangelo di alcuni dei fatti ivi rappre- stato sul tentativo di coniugare le pratiche sentati 44. Una riflessione, quella del conte più popolari della devozione con un recupe- Matterozzi, forse influenzata anche dalla ro della coscienza storica. Un pensiero d’an- contemporanea presenza a Urbania, sin dal cien régime non dissimile da quello espres- 1759, di una comunità di esuli gesuiti espul- so, a fine secolo, dal precettore e biografo si dal Portogallo, primo paese a mettere in di casa Matterozzi, quel Pietro Paolo Torelli pratica la sistematica cancellazione dell’or- sulla cui formazione il conte Alessandro dine ispirandosi a principi illuministi 45. Il ebbe probabilmente un’influenza non indif- proselitismo gesuita infatti, che basava la ferente. Il Torelli, nato a Cupramontana nel propria opera sul concetto del libero arbi- 1741 e ivi morto nel 1809 49, in una missiva trio opposto alla visione giansenista della del 1792 indirizzata al conterraneo Luigi grazia di Dio, bene può applicarsi anche al Lanzi – nello stesso anno in cui il padre del- principio del coinvolgimento emotivo alla la moderna storiografia artistica pubblicava base dell’esercizio della Via Crucis 46. Le la prima edizione della sua fondamentale opere della raccolta Matterozzi acquistano Storia pittorica 50 – esprimeva tutta la pro- in quest’ottica la funzione di testimonianze pria veemenza politica conservatrice e an- esemplari per la loro capacità di favorire la tirivoluzionaria auspicando l’avvento di un creazione di una coscienza storica da par- cristianesimo rinnovato nella conoscenza. Il te di ampi strati della popolazione e di ri- biografo di casa Matterozzi, chiedendo lumi

170 Valerio Mezzolani Il «museo sagro» Matterozzi e l’Accademia Pesarese al Lanzi riguardo a oggetti di scavo ritrovati in terra marchigiana, scriveva che «per la nobiltà dell’oggetto» (un antico pendaglio in oro) questo avrebbe potuto «rinovare in questi tempi calamitosi alla Chiesa lo spi- rito del cristianesimo» e – definendo l’ateo D’Alembert «sedicente filosofo» e appel- landosi all’ «amorosissimo cuore di Gesù Cristo» (uno dei simboli dei Gesuiti, di cui fu parte anche il Lanzi prima dello sciogli- mento) – si augurava il ristabilimento di una «falange» di eruditi che avrebbe garantito la sconfitta della «moderna sedicente filosofia, o forse più acconciamente misosofia», fatta di discepoli «regicidi» che riuscirono nel loro «malvaggio disegno» di impedire una Figura 3 – Ambito romano, Vetro graffito dorato 51 via cristiana al secolo dei lumi . cimiteriale (III-V sec. d.C.), vetro e oro. Londra, Non soltanto come collezionista ma an- British Museum. che come mecenate Alessandro Matterozzi sembra aver perseguito la linea di una «reli- gione del cuore», anticipando ben prima del- è raffigurato Mosè che illustra al popolo la Rivoluzione Francese i modi della religio- d’Israele le tavole della legge secondo la sità ottocentesca 52. Anche qui il riferimento tecnica del quadro riportato; gli altri sei va all’Accademia Pesarese e alla dissertazio- riquadri, suddivisi da cornici rocaille, pre- ne di Giannandrea Lazzarini del 1753 53, che sentano su un aereo sfondo di nubi coppie teorizzò un’Idea del bello in linea con la tra- di putti intenti a studiare e discernere ama- dizione classicista belloriana ma declinata in bilmente tenendo in mano libri, su uno dei direzione di una pittura sostanzialmente de- quali si legge la firma dell’artista. Una stan- vota: per lui l’artista non doveva solo diletta- za interamente dedicata alla trasmissione re, bensì anche «istruire e muovere lo spetta- del sapere, nella quale Pietro Paolo Torelli tore, offrendogli occasione di conoscenza e probabilmente esercitò le sue mansioni di coinvolgimento spirituale» 54. precettore di casa Matterozzi. La particola- Non è sulle decorazioni per la cappella, rità della decorazione e la collocazione al quanto su quelle della volta del piccolo Pai- piano terra del palazzo fanno di questo 58 un deion Matterozzi 55 che vorrei focalizzare ambiente di raccordo fra il «museo sagro» e l’attenzione. Il dipinto murale, firmato dal la città, concepito come luogo di riflessio- pittore Giuseppe del Monte 56, modesto al- ne sulla legge di Dio e sulla necessità dello lievo del fanese Sebastiano Ceccarini 57, fu studio e dell’applicazione della ragione alla eseguito a tempera sulla volta della stanza luce di questa legge. probabilmente fra il settimo e l’ottavo de- Il progetto culturale di Alessandro Mat- cennio del secolo. La decorazione è sud- terozzi quale si evince da queste conside- divisa in sette riquadri; in quello centrale razioni, nel recupero di una dimensione

171 Studi pesaresi 4.2016 storica cristiana e nel tentativo di proporne lontà divina» 59. Il papato del “quasi” con- la diffusione anche attraverso l’arte, rappre- terraneo Clemente XIV Ganganelli, nato a senta una vicenda importante non solo per Sant’Arcangelo di Romagna da padre ori- la storia del mecenatismo e del collezioni- ginario di Borgo Pace (nel territorio dioce- smo, sullo sfondo del «profondo ed auten- sano di Urbania) 60, con il decreto Dominus tico dramma del XVIII secolo», che vide il ac Redemptor del 1773 per la soppressione declino della «sponda autoritaria ma rassi- della Compagnia del Gesù, segnò la defini- curante dei limiti imposti dalle gerarchie tiva frattura fra le istanze dei lumi e quelle ecclesiastiche e l’appoggio e il conforto di dell’evangelizzazione e l’inizio di un nuovo reputarsi guidati da una onnipresente vo- corso per la storia.

1 Urbania, Archivio curia vescovile (d’ora in poi dell’antica famiglia piobbichese (Roma Archivio di Acv), Lib. VI Batt., n. 2197; Urbania, Acv, Lib. III Stato, Camerale II, inv. 133/51, b. 23, fasc. 170 “No- Def. N. 375 biltà e feudi”; Pietro Paolo Torelli, Miscellanea sto- 2 S. Maffei, Museum veronense […], Verona rica della famiglia Brancaleoni, Urbino, Biblioteca 1749; Miscellanea maffeiana. Pubblicata nel II cen- centrale universitaria area umanistica, ms. 156, pp. tenario della morte di Scipione Maffei, Verona 1955; 65, 144). Paolo Ulvioni, “Riformar il mondo”. Il pensiero 9 Urbania, Acv, fascicolo 14 (Cappella Matteroz- civile di Scipione Maffei […], Edizioni dell’Orso, zi), allegato 7, c. 9r. Alessandria 2008. 10 Cfr. A. Tarducci, Piobbico e i Brancaleoni, 3 F. Haskell, Mecenati e Pittori. L’arte e la soci- Cagli 1897, p. 164; C. Leonardi, Cristina Leopardi età italiane nell’età barocca [1966], Allemandi, To- (dattiloscritto), Urbania, Acv, fondo Corrado Leonar- rino 2000, pp. 307-308; Louis Cellauro, Venice and di, fald. 84, cart. 2, pp. 7-8. the origins of the art-historical tradition of display 11 Urbania, Acv, b. 66, int. 11. of the modern museum, in “Konsthistorisk tidskrift “, 12 M. Baldelli, A. Oradei, Giovan Francesco 81, 2012, pp. 94-122. Ferri di Pergola, Poste Italiane,Bologna 1993, p. 91. 4 G. Torcellan, Una figura della Venezia sette- 13 Torelli, Miscellanea cit., p. 145. centesca. Andrea Memmo, Venezia 1963, cap. I; Ha- 14 V. Mezzolani, L’Andata al Calvario di Niko- skell, Mecenati e Pittori cit., pp. 292, 308. laos Tzafouris già nella collezione Matterozzi di Ur- 5 M. Scudieri, Il museo Bandini a Fiesole, Firen- bania: un’opera ritrovata, in “Arte marchigiana”, 2, ze 1993. 2015, pp. 31-42. 6 A. Germano, M. Nocca, La collezione Borgia. 15 B. Cleri, La collocazione originaria della Curiosità e tesori da ogni parte del mondo, Electa, pala Matterozzi di Giovanni Santi, in F. Cappelletti Napoli 2001. et al. (a cura), Le due Muse. Scritti d’arte, collezioni- 7 G. Previtali, La fortuna dei Primitivi dal Vasa- smo e letteratura in onore di Ranieri Varese, Il lavoro ri ai Neoclassici, Einaudi, Torino 1964; A. Tartuferi, editoriale, Ancona 2012, pp. 139-144. G. Tormen (a cura), La fortuna dei Primitivi. Tesori 16 Torelli, Miscellanea cit., p. 145. d’arte nelle collezioni italiane fra Sette e Ottocen- 17 M. Luni, G. Gori (a cura), 1756-1986. Il mu- to, catalogo mostra (Firenze 24 giugno-8 dicembre seo archeologico di Urbino, Quattroventi, Urbino 2014), Giunti, Firenze 2014. 1986. 8 Fu attraverso la contessa Maddalena, figlia ed 18 M. Luni, Raffaello Fabretti, “archeologo” erede della contessa di Piobbico Anna Giulia Bran- urbinate, “principe della romana antichità”, Acca- caleoni, che i Matterozzi acquisirono nome e feudo demia Raffaello, Urbino 2001; Danilo Mazzoleni (a

172 Valerio Mezzolani Il «museo sagro» Matterozzi e l’Accademia Pesarese cura), Raffaele Fabretti, archeologo ed erudito, Atti 31 L. Serra, L’arte nelle Marche, dalle origini della giornata di studi (24 maggio 2003), coll. “Sussi- cristiane alla fine del Gotico, Pesaro 1929, pp. 4-5. di allo studio delle antichità”, XVII, 2006. 32 Iozzi, Vetri cimiteriali cit., pp. 19, 24, 25. 19 M.E. Micheli, Raffaele Fabretti illustratore di 33 S. Pettenati, I vetri dorati e graffiti e i vetri un ciclo epico, in Mazzoleni (a cura), Raffaele Fa- dipinti, Museo Civico di Torino, Torino 1978, p. XV. bretti cit., p. 79. 34 Ibid., p. XVI. 20 A. Emiliani, La prospettiva storica di Giovan 35 G.B. Passeri, De veteri Euchologio eugubino Pietro Bellori, in L’Idea del bello: viaggio per Roma […], in A.F. Gori, Thesaurus veterum diptychorum nel Seicento con Giovan Pietro Bellori, catalogo mo- […], Firenze 1759, p. 5. stra (Roma 26 marzo-26 giugno 2000), I, De Luca, 36 Urbania, Acv, fascicolo 14 (Cappella Matte- Roma 2000, p. 87. rozzi), allegato 7, c. 9r. 21 Urbania, Acv, b. 66, int. 12. 37 Passeri, De veteri cit., p. 5. 22 Per una bibliografia su Giovan Battista Passe- 38 Mezzolani, L’Andata al Calvario cit., p. 33. ri: C. Soldini, Giovan Battista Passeri, in “Dizionario 39 G. Previtali, La fortuna cit., pp. 70-110. Biografico degli Italiani”, 81, 2014. 40 A. Zuccari, La politica culturale dell’Orato- 23 E. Rossi, Memorie civili di Casteldurante- rio romano nella seconda metà del Cinquecento, in Urbania, Urbania 1988, p. 139. “Storia dell’arte”, 41, 1981, pp. 77-112; A. Cistel- 24 Urbania, Acv, b. 66, int. 12. lini, San Filippo Neri, l’Oratorio e la Congregazio- 25 G. Arbizzoni, L’attività letteraria a Pesaro tra ne Oratoriana. Storia e Spiritualità, I, Morcelliana, Barocco e Illuminismo, in Pesaro dalla devoluzione Brescia 1989, pp. 671-673; B. Agosti, Collezionismo all’Illuminismo, “Historica Pisaurensia” IV.2, Marsi- e archeologia cristiana nel Seicento. Federico Borro- lio, Venezia 2009, p. 25. meo e il medioevo artistico tra Roma e Milano, Jaca 26 G. Calegari, Il Settecento a Pesaro, in W. An- Book, Milano 1996; A. Zuccari, Il cardinale Baronio gelini, G. Piccinini (a cura), La cultura delle Marche iconografo della Controriforma, in “Studi romani”, in età moderna, Motta, Milano 1996, p. 168. 57, 2009, pp. 182-197. 27 Ibid., p. 170. 41 Previtali, La fortuna cit., p. 73. 28 Urbania, Acv, b. 66, int.7 42 M. Rosa, Cattolicesimo e lumi nel Settecento 29 In seguito al legato testamentario della con- italiano, Herder, Roma 1981. tessa Anna Matterozzi del 1918 in favore del capi- 43 Ibid., pp. 16-17. tolo della cattedrale durantina, le lapidi fanno oggi 44 Ibid., p. 31. parte della collezione del Museo Leonardi di Urba- 45 M. Moretti, Clemente XIV Ganganelli. Im- nia (C. Leonardi, Guida per le chiese di Urbania e magini e memorie di un pontificato, Maggioli, Doga- Museo arcidiocesano, Urbania 2005, p. 15), insieme na - Repubblica di San Marino 2006, p. 145 alle Otto beatitudini dipinte da Giovan Francesco 46 U. Mazzone, Nascita, significato e sviluppo Ferri e Pietro Paolo Ugolini per la cappella del pa- della Via Crucis, in A. Cerboni Baiardi (a cura), Viae lazzo (M. Baldelli, A. Oradei, Giovan Francesco Crucis. Espressioni artistiche e devozione popolare Ferri cit., pp. 68-69), mentre la Via Crucis dipinta nel territorio di Pesaro e Urbino, Bononia università dagli stessi pittori è oggi collocata all’interno della press, Bologna 2006, p. 15. cattedrale (Ibid., p. 91) come la pala d’altare raf- 47 H. Thurston, The Stations of the Cross: an ac- figurante l’Immacolata concezione, Trinità e santi count of their history and devotional purpose, Londra già nella cappella Matterozzi dipinta dal perugino 1906; M. Bihl, De historia Viae Crucis, in “Archi- Carlo Spiridione Mariotti (Torelli, Miscellanea vum franciscanum historicum”, 1, 1908, pp. 50-61; cit., p. 149; Leonardi, Guida cit., p. 15). C.A. Kneller, Geschichte der Kreuzwegandacht von 30 O. Iozzi, Vetri cimiteriali con figure in oro den Anfaengen bis zur voelligen Ausbildung, Fribur- conservati nel Museo Britannico, Roma 1900, pp. 19, go 1908; E. Kramer, Kreuzweg und Kalvarienberg, 24, 25. Strasburgo 1957; A. Storme, La voie douloureuse,

173 Studi pesaresi 4.2016

Gerusalemme 1973; A. Da Zedelgem, Saggio storico l’antica stalla e dove esiste un esemplare se non uni- sulla devozione alla via crucis, in Saggio storico sul- co per lo meno rarissimo di “paideion” ossia di uno la devozione alla via crucis di Amédée (Teetaert) da studiolo destinato a scuola e luogo di studio dei figli Zedelgem. Evocazione e rappresentazione dei luoghi dei Mattarozzi Brancaleoni affidati all’aio o maestro e degli episodi della Passione di Cristo. Saggi intro- di casa […]» (C. Leonardi, dattiloscritto, Urbania, duttivi, Casale Monferrato 2004, pp. 65-137. Acv, Fondo Corrado Leonardi, fald. 229, cart. 5). 48 E. Rossi, Memorie ecclesiastiche della diocesi 56 A. Antaldi, Notizie di alcuni architetti, pittori, di Urbania, II, Urbania 1938, p. 313. scultori di Urbino, Pesaro e de’ luoghi circonvicini 49 Leonardi, Cristina Leopardi cit., p. 5. (1806), a cura di Anna Cerboni Baiardi, Il lavoro edi- 50 L. Lanzi, Storia pittorica dell’Italia, Firenze toriale, Ancona 1996, p. 70. 1792. 57 Ibidem; altre notizie e citazioni sul pittore e sul 51 Macerata, Biblioteca comunale, 771, III, Paideion si trovano in F. Tesini, Itinerario della pittura 1060. del Settecento nella provincia di Pesaro e Urbino in 52 M. Rosa, La Chiesa in Italia tra ancien régi- Ead. (a cura), I sensi e le virtù. Ricerche sulla pittu- me ed età napoleonica, in La contrastata religione. ra del Settecento a Pesaro e Provincia. Itinerario ar- Riforme e religione nell’Italia del Settecento, Edizio- tistico, Provincia di Pesaro e Urbino, Fano 2000, pp. ni Storia e letteratura, Roma 2009, pp. 232-233. 42-43; Cerboni Baiardi, Viae Crucis cit., pp. 67-71; 53 Pubblicato in A. Becci, Catalogo delle pittu- B. Cleri, Sebastiano Ceccarini, Cassa di risparmio di re che si conservano nelle chiese di Pesaro, Pesaro Fano, Cinisello Balsamo 1992, pp. 115-126. 1783. 58 Oggi adibito a sala da tè di una pasticceria. 54 A. Cerboni Baiardi, La pittura colta di Gian- 59 O. Rossi Pinelli, Il secolo della ragione e del- nandrea Lazzarini (1710-1801), in Pesaro dalla de- le rivoluzioni, in Le civiltà dell’Occidente, III, Utet, voluzione cit., p. 403. Torino 2000, p. 18. 55 «La parte ove attualmente si vede ancora 60 Moretti, Clemente XIV cit., p. 144.

174 L’Enciclopedia Contemporanea Fano 1855-1859

di

Daniela Sacchi

Progetti e obiettivi dell’Enciclopedia

Gabriel Angelo Gabrielli nacque a Fano il 7 gennaio 1822 dall’avvocato Pacifico Gabrielli e Zanobia Pizzagalli; svolse un importante ruolo sia nel campo politico che letterario, contribuendo all’avanzamento sociale, senza temere le conseguenze cui poteva andare incontro in un periodo stori- co molto delicato ma teso verso significativi cambiamenti. Fu maestro e guida di quelle idee liberali e di quel sentimento patriottico che spingevano l’uomo ad impegnarsi e lot- tare per il bene della Nazione. Lo spirito liberale e altruista del Ga- brielli portò, attorno al 1854, all’idea di un grande progetto: un’opera enciclopedica che avrebbe raccolto ogni anno, e disposto opportunamente, notizie dei più rilevanti progressi scientifici, economici e artistici accaduti in ogni parte del mondo. Queste informazioni sarebbero state acquisite da articoli di giornali, riviste, collaborazioni da parte di dotti e istituti o imprese commercia- Figura 1 – Frontespizio de La Enciclopedia li. L’opera avrebbe coinvolto le discipline Contemporanea, vol. II, 1855. storiche, scientifiche, letterarie e artistiche, commerciali, industriali e bibliografiche. rilegate in volumi, formando così un’unica L’obiettivo era rendere disponibili ad un opera. Si evitava in questo modo allo stu- prezzo accessibile a tutti, le informazioni dioso di cercare, attraverso mille giornali, pervenute nei modi sopraccennati e raccolte i progressi e le innovazioni avvenuti nei in fascicoli di poche pagine stampati perio- vari rami del sapere, trovando invece, in un dicamente. Tali dispense sarebbero state poi unico “libro”, tutto ciò che di considerevole

175 Studi pesaresi 4.2016 nel tempo attuale avvenisse e meritasse di sarebbero stati in grado di onorare la patria e essere conosciuto. contribuire allo sviluppo della società. Ogni anno sarebbero usciti, complessi- vamente, due volumi: uno ogni sei mesi. La selezione di notizie, prelevate dai giornali Origine ed evoluzione dell’opera ritenuti più idonei alla realizzazione e pro- seguimento dell’opera, sarebbe avvenuta Per la realizzazione di questo progetto, tramite un criterio equo e razionale, mi- Gabrielli iniziò a creare una fitta rete di col- rando prima di tutto all’utile della società laboratori e associati. Essi avrebbero contri- contemporanea e giovando all’incremento buito al reperimento di importanti e recenti morale e materiale del nostro paese. Il fine notizie giunte, sia dall’Italia sia dall’estero. di tutto questo era di scuotere gli animi as- Fece tutto questo attraverso pubblicazioni sopiti e sfiduciati del futuro, mostrando loro di programmi, lettere circolari presso i vari concrete e gloriose opere che avevano con- municipi, contatti con privati istituti, corri- tribuito al miglioramento e rinnovamento spondenze con amici e persone dotte. della società. Il primo volume venne pubblicato tra Gabrielli sapeva che la sua opera non sa- gennaio e giugno del 1855 presso la stam- rebbe servita all’apprendimento della scien- peria Lana di Fano. Consisteva di 23 fasci- za, della tecnica o delle arti per chi non pos- coli di 16 pagine ciascuno, che uscirono in sedeva le basi di queste discipline, in quanto seguito con periodicità regolare. Gabrielli vi «la sapienza non si dà a chi non sa» 1. Egli, si impegnò arditamente e, con i soli mezzi di però, si rendeva conto che l’opera avrebbe un privato cittadino, riuscì nella compilazio- contribuito a diffondere nel lettore la volon- ne guidato dalla fermezza delle sue idee. tà di intraprendere la strada verso quella o Inizialmente riscontrò un po’ di titubanza altra disciplina, destando il desiderio di per- e una debole partecipazione da parte degli fezionare i propri studi stimolato da inge- attesi collaboratori. Soprattutto, come è da gnosi esempi. Ricevere conforti, lumi, ave- perdonare a una nascente impresa, ci furo- re maggiore fiducia nelle proprie capacità, no difficoltà nella comunicazione e nell’or- contribuire all’avanzamento sociale: questi ganizzazione. Ben presto però, e dopo già erano i suoi benevoli obiettivi. i primi fascicoli, giunsero incoraggiamenti, Si doveva guardare, in modo partico- apprezzamenti da parte di studiosi, scien- lare, alle grandi città da cui giungevano le ziati e uomini dotti, che manifestarono così più innovative scoperte, prendendole come la loro stima e il loro rispetto. Aumentarono modello. Gabrielli non intendeva però met- notevolmente i collaboratori da ogni parte tere sotto silenzio il suo paese; non avrebbe dello Stato, furono stabiliti contratti d’ac- mai sottovalutato l’impegno e i tentativi av- quisto con i migliori giornali e periodici ita- venuti nei vari rami del sapere da parte dei liani ed esteri. connazionali. Si sarebbe invece impegnato Importante fu la creazione di una socie- ardentemente nel cercare un sempre mag- tà di compilazione, della quale facevano gior numero di relazioni e collaboratori; così parte due illustri studiosi: il conte Pompeo facendo avrebbe reso noto a tutti che anche Gherardi di Fano (1831-1877) e il prof. gli italiani, impegnandosi con studio e zelo, Giovanni Battista di Crollalanza di Fermo

176 Daniela Sacchi L’Enciclopedia Contemporanea

(1819-1923); entrambi erano noti studiosi - Al fine di soddisfare le aumentate do- di discipline umanistiche. mande dei nuovi abbonati, si decise che Pompeo Gherardi percorse nella prima l’edizione dell’enciclopedia sarebbe sta- giovinezza le principali città d’Italia allac- ta pubblicata in doppio numero di copie, ciando amicizia con uomini illustri del tem- giungendo quindi alla realizzazione di po, tra i quali Alessandro Manzoni e Nicolò una seconda edizione. Tommaseo. Nel 1857 in Urbino pubblicò - L’abbonamento era obbligatorio di anno una raccolta di sonetti in onore dei grandi in anno, da gennaio a dicembre. Nel caso urbinati; sempre in questa città compilò le in cui non si desiderasse proseguirlo, la varie raccolte di epigrafi e fu professore di disdetta doveva avvenire entro il 31 ot- Storia dell’arte presso l’Istituto delle Belle tobre dell’anno in termine; essere notifi- Arti. Nel 1869 fondò l’Accademia Raffael- cata per mezzo di lettera inviata presso lo e un giornale inteso ad illustrare le opere la direzione; altrimenti l’obbligazione dell’artista, scrisse anche pregevoli mono- veniva riconfermata per l’anno avvenire. grafie storiche e artistiche 2. - Il prezzo venne fissato a 3 scudi, pagan- Giovanni Battista di Crollalanza, entrato do una sola rata annua. La rata doveva in società con Gabrielli per la pubblicazio- essere anticipata all’atto dell’associazio- ne dell’Enciclopedia, dimorò per qualche ne che avveniva entro il 1° novembre di tempo a Fano e compose interessanti scrit- ogni anno. Era possibile pagare anche in ti storici, come l’inedita Storia militare di due rate semestrali di 1,60 scudi l’una, Francia. Egli si ritirò dall’associazione nel anticipate due mesi prima del giorno con luglio 1858 3. cui cominciava l’anno o il semestre. Il Appena compiuto il primo volume, il 1° costo per l’estero fu stabilito a 3.80 scu- luglio 1855, vennero concordate le condi- di, pagabili in una sola rata anch’essa zioni dell’associazione: anticipata. - Il secondo volume sarebbe stato redatto - Il pagamento delle rate avveniva per sotto cura e compilazione dei suddetti mezzo della diligenza. Sulla lettera do- Giovanni Battista di Crollalanza, Pom- veva essere segnato chiaramente il nome peo Gherardi e Gabriel Angelo Gabrielli. del socio mittente. A questi patti erano - La pubblicazione dell’enciclopedia ve- tenuti tutti gli acquirenti del periodico. niva portata dai tre fascicoli di 16 pagine - Nei volumi dell’Enciclopedia la parte al mese, qual era il primo volume, a sei. storica avrebbe presentato un’impor- Quindi complessivamente se ne aveva- tante opera inedita del Crollalanza: la no 72 all’anno distribuiti in due dispen- Storia militare di Francia. La direzione se ogni dieci giorni. Le prime due com- dell’Enciclopedia Contemporanea ne prendevano la parte storica, le seguenti divenne unica e assoluta proprietaria fin quella scientifica, artistica, commerciale dalla costituzione della medesima asso- e industriale, le ultime due del mese la ciazione. cronaca contemporanea e bibliografica. - Per ogni obbligazione, o diritto inerente Come da programma del Gabrielli, i vo- e risultante dagli impegni reciproci, re- lumi all’anno erano in totale due: uno lativi alla pubblicazione tra acquirenti ogni sei mesi. e compilatori, venne eletto come domi-

177 Studi pesaresi 4.2016

cilio legale degli associati la tipografia uomo «scaltro, dal pugno di ferro, con non Lana di Fano, in via Marcolini 786. troppe delicatezze»: mons. Tancredi Bellà 5. - Le corrispondenze, le stampe, i libri, gli Questi scrisse a mons. Vespasiani che il go- annunci o qualsiasi altro materiale rela- verno di Roma voleva essere informato se tivo alla pubblicazione doveva essere in- in qualche luogo della città esistessero com- viato, franco di ogni spesa, ai compilatori portamenti insoliti, rivoluzionari e d’oppo- dell’enciclopedia, i quali stabilirono la loro sizione al governo. Chiedeva, per questo, la sede presso l’abitazione di Gabriel Angelo massima cooperazione del vescovo: Gabrielli in Fano, via Uffreducci 1169 4. Questi furono gli intenti di coloro che pre- La pregherei a tenermene subito in- disposero e seguirono accuratamente l’Enci- formato, onde potervi all’istante rime- clopedia Contemporanea. Quando però si diare, ed evitare con energico ed imme- giunse alla realizzazione di tali propositi, non diato provvedimento, che detti sconcerti fu possibile seguire tutto scrupolosamente. prendano un aspetto più serio, ciò che il Si rivelò piuttosto difficile pubblicare, a sca- più delle volte avviene, quando non si re- denze fisse e in modo cronologico i fascicoli cidano sul nascere 6. che trattavano prima di storia, poi di scienza, arte, commercio e industria e infine di cro- Inoltre il delegato apostolico chiede- naca contemporanea e bibliografica. Questa va chiarimenti a proposito l’Enciclopedia scansione non fu rispettata a causa delle va- Contemporanea. Riteneva infatti tale opera rietà di notizie del giorno che pervenivano piuttosto pericolosa, in quanto la considera- alla redazione o che da essa venivano ac- va uno strumento politico che avrebbe po- quisite. In un anno potevano difatti risultare tuto promuovere idee contrarie alla Chiesa. in maggior numero gli eventi riguardanti la Tornando all’Enciclopedia Contempo- scienza, in un altro quelli riguardanti l’arte. ranea, il 7 maggio 1859 Gabrielli aveva In altre occasioni fu invece necessario inse- chiesto e ottenuto dal ministro dell’Interno, rire nuove discipline sotto le quali si ebbero Andrea Piola, di poter aggiungere tra le di- innovazioni o scoperte recenti. Si decise così spense un’appendice riguardante notizie di di dare la prevalenza alla stesura di notizie Borsa e qualche affare politico di giornata. più importanti e d’avanguardia, senza segui- Per questa concessione furono però impo- re obbligatoriamente determinate materie, ste anche precise condizioni: l’appendice e di rilegare i fascicoli a fine anno secondo doveva essere impaginata con gli altri fogli l’ordine della loro pubblicazione. nell’enciclopedia, per evitare che essa circo- lasse come foglio volante; si dovevano ripro- durre i listini di Borsa o altri avvisi pubblici Opinioni contrastanti sorte attorno già pubblicati per la stampa; le notizie politi- all’Enciclopedia Contemporanea che potevano essere estratte dalla “Gazzetta” di Roma, Bologna, Ferrara, Ancona e Foli- Il 15 novembre 1856 fu preconizzato alla gno, oppure dalla “Civiltà Cattolica” 7. cattedrale di Fano mons. Filippo Vespasia- Veniva quindi esclusa ogni notizia ap- ni; nel 1859 come delegato apostolico della presa da qualunque giornale estero o da provincia di Urbino e Pesaro fu chiamato un dispacci telegrafici personali.

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Il ministero dell’Interno, per mezzo del La soppressione dell’Enciclopedia governatore distrettuale, comunicò al ve- Contemporanea scovo, il quale era il censore diocesano del periodico, questa disposizione. Il 22 mag- Il 14 maggio 1859 la delegazione apo- gio il governatore distrettuale di Fano, il stolica di Pesaro comunicava al vescovo dott. Giulio Cesare Galligari, notificava al di Fano la dichiarazione della neutralità vescovo che Gabrielli voleva far sapere agli della Santa Sede nella guerra tra l’Austria, associati dell’Enciclopedia il permesso ri- Francia e Piemonte. Il vescovo divulgò la cevuto. Il vescovo non accettò di buon gra- notizia, ma la neutralità invece di calmare do che da Roma fosse stata concessa così gli animi accesi li mise ancor più in agita- facilmente tale autorizzazione e scrisse al zione. Sorsero, così, insurrezioni nello Sta- delegato Bellà invitandolo a vigilare sulla to pontificio che, cominciando da Bologna revisione dell’appendice in questione, per e Perugia, in breve tempo si propagarono essere sicuri che realmente le notizie poli- nella Romagna e nelle Marche. Da tempo tiche venissero desunte dalle suddette gaz- un lavorio intenso, nelle città della delega- zette. Inoltre nella lettera indirizzata al dele- zione apostolica di Urbino e Pesaro aveva gato espresse i suoi intenti: «…non intendo coinvolto un numero crescente di persone e affatto evitare la revisione, dico anzi che la Società nazionale si era ormai diffusa (di sono disposto a non approvare gli annessi particolare importanza proprio il comitato fogli […] non vedo tuttavia perché debba- di Fano, sorto attorno a Enrico De Poveda e si addossare [a me] tale odiosità trattandosi a Girolamo Civilotti) 10. di notizie politiche, mentre l’E. V. con po- La solenne dichiarazione fatta da Bo- che parole o direttamente per altro mezzo logna in favore della causa nazionale e potrebbe tutto comporre…» 8. Il vescovo contro l’umiliante neutralità del Governo quindi, non era favorevole all’indirizzo po- pontificio, che impediva ai suoi abitanti litico intrapreso dall’Enciclopedia Contem- di contribuire al comune riscatto, scosse poranea, ma non voleva essere egli stesso l’intero Stato e fu ben presto imitata dal- coinvolto pubblicamente. le altre province. A Fano fu costituita una Gabrielli riportava dai giornali permessi Giunta provvisoria governativa, alla qua- gli avvenimenti e i fatti del giorno, special- le partecipò attivamente Gabrielli. La cit- mente quelli che riguardavano la sovranità tà fece la sua dichiarazione il 17 giugno temporale del papa, «ma le narrazioni le manifestando il suo entusiasmo per l’indi- sapeva accomodare in modo da fare pro- pendenza nazionale: venne affissa la ban- paganda contro il papa» 9. Il vescovo non diera tricolore, si proclamò la dittatura di voleva la responsabilità della censura, ma Vittorio Emanuele, si fece atto di adesione bramava che se l’assumesse l’autorità po- a Bologna. litica del delegato apostolico. Quest’ultimo Nonostante l’intervento del mons. Ve- decise infine che, almeno per il momento, spasiani, non si riuscì ad impedire l’inter- non avrebbe dato il nulla osta a quel primo vento delle truppe pontificie rafforzate da numero dell’appendice, e avrebbe riferito quelle svizzere. Il vescovo era desideroso a Roma tutta la questione svoltasi attorno di pace e decisamente avverso ad azioni all’Enciclopedia. di forza. Egli si incontrò col delegato apo-

179 Studi pesaresi 4.2016 stolico Tancredi Bellà e col generale dei Osservazioni su alcuni argomenti soldati svizzeri Kalbermatten, sperando di dell’Enciclopedia Contemporanea giungere ad accordi pacifici; ma non otten- ne che vaghe risposte 11. Quando i soldati Non essendo possibile riportare scrupo- pontifici entrarono nella città, la giunta fu losamente tutte le notizie contenute nell’o- costretta a sciogliersi; i suoi membri do- pera, per la loro vastità, si lascia al lettore la vettero pagare un’ingente somma di dena- volontà o desiderio dell’approfondimento. ro, alleggerita grazie all’interposizione del Se nelle normali enciclopedie le voci ve- vescovo. nivano elencate in ordine alfabetico, in que- In seguito a questa repressione venne sta gli argomenti erano raggruppati per di- sospesa l’Enciclopedia Contemporanea. scipline. Queste generalmente rispettavano Questa decisione fu presa senza curarsi una successione prestabilita; ma poteva ac- dei diritti acquisiti dagli abbonati dell’En- cadere che, in base alle novità scientifiche, ciclopedia per le dispense di tutto l’anno subentrassero altre tematiche. Per facilitare 1859. al lettore la comprensione Gabrielli ricom- Gabrielli, dovendo prendere la via pone poi nell’indice le diverse discipline in dell’esilio, il 23 luglio scriveva da Bo- ordine alfabetico. logna agli associati annunciando che la Infine è importante notare che, durante pubblicazione sarebbe stata ripresa il 1 la selezione degli argomenti pervenuti pres- gennaio 1860. In essa sarebbero state ag- so la direzione dell’enciclopedia, gli arti- giunte, gratuitamente per coloro che ave- coli originali rimanevano distinti da quelli vano già pagato anticipatamente l’anno riprodotti ed estratti da giornali o altre pub- 1859, le dispense venute a mancare a cau- blicazioni. Questo nobile comportamento sa dei fatti sopraccennati. distingueva l’Enciclopedia Contemporanea Nel frattempo l’intervento armato aveva da molti altri periodici, i quali facevano rimandato solo per breve tempo la soluzio- passare come propri scritti elaborati altrui. ne finale del problema politico. Infatti nel Numerosi sono gli articoli di storia settembre 1860 le truppe sabaude giunsero contemporanea; essi espongono dettaglia- a Fano e la misero sotto assedio. All’alba tamente i fatti riguardanti la “questione del giorno 12 settembre l’esercito naziona- d’oriente”, ossia la pressione russa sul terri- le, entrando in città, vi innalzò il tricolore, torio turco per la conquista del predominio simbolo dell’unità. del mar Mediterraneo e l’espansione dei L’Enciclopedia Contemporanea rima- propri confini. Di alcuni personaggi viene se vittima di tutto questo. Non fu più pos- presentata anche una biografia, come per sibile infatti, continuare da dove era sta- l’imperatore di Russia Nicola I, morto nel ta interrotta così bruscamente. Gabrielli, 1855 durante la guerra di Crimea. trovandosi durante l’esilio in diverse città Un’altra interessante biografia è quella d’Italia, assunse varie cariche politiche ed di Jean Baptiste Isabey, miniaturista, pit- amministrative, tra cui quella di segreta- tore e incisore francese, allievo del David. rio presso il ministero dell’Interno a To- Egli morì nel 1855, anno di pubblicazione rino. del primo volume dell’Enciclopedia, che lo Tornò a Fano solo nel 1872 12. descrive veloce e deciso nel tratto per di-

180 Daniela Sacchi L’Enciclopedia Contemporanea segni e schizzi, capace con pochi tratti di riportare la fisionomia della persona o cosa ritratta; minuzioso nelle sue opere pittori- che, dimostra grande capacità espressiva. Apprezzato da Maria Antonietta, dopo la rivoluzione continuò l’attività al servizio di Napoleone. Numerosi sono i suoi ritrat- ti dell’imperatore e dell’imperatrice, tra i quali famoso è quello che ritrae Napoleone alla Malmaison. Egli ritrasse inoltre l’intera famiglia di casa d’Austria; avendo seguito nel 1814 Maria Luigia a Vienna, ebbe l’oc- casione di realizzare un importante dipinto, “Il Congresso di Vienna”, nel quale sono ritratti tutti i diplomatici riuniti. Per comprendere la varietà delle materie trattate nei volumi dell’enciclopedia, ricor- diamo l’articolo Cippo miliario fanese ine- dito, scritto da Alessandro Billi cittadino di Fano. Attorno alla metà dell’Ottocento egli Figura 2 – Nicola I, zar di tutte le Russie. scoprì, presso la località di Rosciano, una colonna di granito scolpita a grandi lettere e alta poco più di un uomo di mezza sta- necessario costruire ulteriori gallerie. L’a- tura; essa si intravedeva appena in quanto pertura dell’esposizione si svolse in presen- nascosta dalla terra. Dopo averla osservata za della famiglia imperiale; questo momen- attentamente, comprese che si trattava di to fu reso ancora più memorabile dalla visita un cippo indicante la distanza in miglia, da che vi fece la regina Vittoria d’Inghilterra e Roma sino al punto in cui era stato colloca- successivamente Vittorio Emanuele, re di to. Essendo il cippo dedicato agli imperatori Sardegna. Tra le tante scoperte e invenzioni Valentiniano, Valente e Graziano, si deduce esposte da ogni paese del mondo, citiamo che esso fu scolpito tra il 367 e 375 d.C. l’efficiente torchio tipografico di Ippolito (Graziano fu imperatore non prima del 367, Marinoni, italiano di origine, che operò in Valentiniano morì nel 375); esso fu ritenuto Francia presso la tipografia dell’illustre edi- di grande importanza, perché indicava con tore di giornali Émile de Girardin, che ave- precisione la distanza del luogo da Roma 13. va fondato dal 1836 “La Presse”, giornale Numerosi gli articoli riguardanti il set- popolare e spesso polemico. Marinoni con tore industriale; infatti in questo periodo si dei soci francesi realizzò un efficacissimo svolse l’Esposizione universale di Parigi, torchio da giornali in grado di imprimere 6 tenutasi presso il palazzo dell’Industria dal mila giornali all’ora, cento al minuto e cir- 15 maggio al 31 ottobre 1855. Il palazzo ca tre al secondo. La caratteristica di questo dell’Industria venne edificato per l’occasio- torchio era la capacità di adattarsi a ogni ne e, nonostante le sue vaste dimensioni, fu specie di carta, dando comunque notevoli

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Figura 3 – Veduta del palazzo dell’Industria di Parigi eseguita in occasione dell’Esposizione univer- sale del 1855. risultati, inoltre era piuttosto leggero e fa- le locomotive potevano essere avvisate in cile da smontare e rimontare. La macchina qualunque momento di pericoli o altri in- fu esposta, con grande successo, all’Esposi- convenienti che avrebbero potuto provoca- zione Universale di Parigi nel 1855. re danni ai passeggeri. Altre invenzioni, esibite all’Esposi- La bilancia di ragguaglio di Francesco zione, vengono citate nel secondo volume Lollini era in grado di unificare i pesi, re- dell’Enciclopedia; tra queste nuove mac- lativi alle varie nazioni, con grande preci- chine agricole, la macchina ideata da Car- sione matematica e senza alcun sussidio di don per creare caratteri tipografici in modo calcoli o tavole comparative. perfetto e di alta qualità (unico modello del Nella cartiera di Grottaferrata si fab- genere presente all’Esposizione), infine la bricavano carte di ogni specie, qualità e nuova macchina a vapore detta “rigenera- dimensioni «da non temere confronti e da ta”, inventata dall’ingegnere e industriale non essere seconda che a pochi altri» 15: tedesco Wilhelm Siemens (questa macchina era costituita da quindici ambienti che nel utilizzava pochissimo combustibile). tempo aumentarono. C’era una grande Nel secondo volume, come fece notare galleria in cui lavoravano macchine per la lo stesso Gabrielli nella prefazione, erano raffinazione, un vano cilindri, un magaz- da evidenziare particolarmente il nuovo si- zino degli stracci, la sala per la macchina stema telegrafico delle locomotive, la nuova a pressione, una camera per la confezione bilancia di ragguaglio del bolognese Lollini pacchi, un’officina per la lavorazione del e la nuova cartiera di Grottaferrata. ferro e un’altra per il legno, un grande uf- Molta importanza ebbe l’invenzione del ficio e infine un quartiere di sei camere per telegrafo delle locomotive ideato da Gaeta- l’abitazione del direttore. La fabbrica di- no Bonelli 14, per mezzo della quale le lo- venne col tempo sempre più produttiva e comotive che viaggiavano potevano comu- presentò un importante fonte di ricchezza nicare non solo tra di loro, ma con tutte le per Grottaferrata, contribuendo all’aumen- stazioni di linea. Grazie a tale invenzione to della popolazione.

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Figura 4 – Torchio tipografico di Marinoni, Chevalier e Bourlier esposto all’Esposizione universale di Parigi, 1855.

Numerose pagine sono dedicate al serio da lui così chiamata, in grado di rendere im- problema del colera, infatti questa malattia permeabili all’acqua qualsiasi tessuto, feltro colpì in quell’anno un vasto numero della e corda. Questo procedimento così viene de- popolazione. Il colera, presente da secoli scritto: si prendono due vasi di terra, ciascu- nell’India nord-orientale, nel XIX secolo no della capacità di venti litri, in uno si met- con l’apertura delle vie commerciali mon- tono dieci chilogrammi di solfato d’allume diali si diffuse ovunque determinando una commerciale, nell’altro si versano quattro serie di epidemie con milioni di morti. Nei chilogrammi di acido oleoso e sei litri d’al- vari articoli dedicati a tale problema, ven- cool. Dopo aver agitato bene questi liquidi gono spiegate le ancora presunte cause, si versano nel primo vaso, avendo cura nel le paure, i diversi rimedi sperimentati da contempo di mescolare con un cucchiaio scienziati e medici per curare e distruggere di legno per otto o dieci minuti. Fatto ciò si tale contagio. lascia il tutto riposare per ventiquattro ore, Spesso capita, sfogliando i volumi poi si travasano l’alcool e l’acido galleggian- dell’Enciclopedia Contemporanea, di essere ti. Il deposito che rimane viene messo in un attratti da articoli con titoli piuttosto insoliti feltro e stretto in un torchio finché non esca e curiosi. Per es. Idrofugina. In esso viene più liquido. Terminata questa operazione, si descritto un processo con il quale un certo ritira il prodotto dal torchio e lo si lascia es- signor Celeste Menotti ottenne una polvere, siccare in una camera a 30 gradi di calore,

183 Studi pesaresi 4.2016 quindi si riduce in polvere. A questo punto si prendono i tessuti che si vogliono rendere impermeabili e si immergono in una soluzio- ne di acqua e idrofugina, facendo attenzio- ne a proporzionare il tutto in base al peso e qualità dei tessuti, distinguendo quelli in lana da quelli di cotone e seta. Si lasciano inzup- pare a lungo, poi si estraggono e si strizza- no; s’immergono una seconda volta, infine si lascia ad asciugare. Questi tessuti saranno impermeabili all’acqua 16. Per quanto riguarda l’ambito industria- le, troviamo molti articoli che trattano di invenzioni e scoperte piuttosto innovative. Tra queste particolare interesse è rivol- to al mulino da grano in ferro fuso di Fra- scati, in provincia di Roma. Questo venne costruito in prossimità dei monti Albani e poco lontano dalla villa Belvedere 17 di cui fu proprietario, attorno alla metà del 1800, Camillo Aldrobrandini (1816-1902). Con cura e zelo egli si interessava dell’efficacia Figura 5 – Indice del terzo volume de La Enci- del funzionamento del mulino e apportava clopedia Contemporanea, 1856. continui miglioramenti mostrando grande fervore nel progresso industriale. Fece in- parteciparono, tra questi il pittore bologne- fatti eseguire opportune modifiche e restau- se Luigi Busi (Bologna 1837-1884) 18, Raf- ri su un precedente mulino da grano. faele Faccioli (1836-1914) 19, architetto bo- Molti articoli dell’Enciclopedia Con- lognese e restauratore di diversi edifici della temporanea sono dedicati all’agricoltura, ai sua città, e altri pittori, scultori e architetti. metodi di coltivazione o ai diversi esperi- Dal terzo volume in poi non compare menti praticati per risolvere problemi, come più, tra i compilatori, il conte Pompeo Ghe- ad esempio le malattie e gli insetti, che dan- rardi. Questa assenza fu dovuta probabil- neggiavano gravemente i raccolti. Thomas mente ai numerosi impegni che aumentaro- Smith, giardiniere di Washington, si impe- no contemporaneamente alla sua notorietà. gnò a risolvere una malattia che colpiva la Egli però non abbandonò del tutto l’opera, coltivazione delle cipolle e dei cavoli. Dopo ma continuò a parteciparvi come collabora- inutili tentativi solo uno si verificò efficace, tore inviando interessanti saggi. l’utilizzo della polvere di carbone. Altri articoli espongono dati statistici Numerosi infine gli articoli che trattano riguardanti la produzione agricola o indu- delle esposizioni industriali o artistiche te- striale nelle diverse province dello Stato, nutesi in Italia; tra cui l’Esposizione di Bel- come per esempio, i Bollettini dei mercati le Arti di Bologna del 1856. Molti artisti vi della seta che raccoglievano informazioni

184 Daniela Sacchi L’Enciclopedia Contemporanea sulla produzione industriale della seta su uno stile comprensivo e nobile; ma oltre alla tutta la penisola e le Notizie agrarie del ter- chiarezza formale, era altrettanto necessaria ritorio di Fano. la funzionalità istruttiva delle parole, per Negli articoli del quinto volume tro- permettere di compiere quella missione so- viamo numerose informazioni su opere ciale e civile che ogni poeta o scrittore deve letterarie; esse avevano il benefico fine di raggiungere. Queste qualità, secondo Ga- diffondere insegnamenti di virtù, giustizia brielli, erano comprese nelle Nuove poesie e onore; venivano difatti rifiutate «lieti di- popolari del Cavara. scussioni, arcaici sonniferi, pastorali amo- Numerosi sono, nel sesto volume, gli ri e vaporose meditazioni» 20. Prendiamo articoli che appartengono alla materia bi- come esempio un articolo che espone una bliografica. Tra questi particolarmente inte- discussione sorta attorno ad una lettera, ri- ressante è quello intitolato Rime di Giosuè tenuta del Petrarca ma secondo alcuni di in- Carducci. Il sesto volume dell’Enciclope- dubbia autenticità. L’articolo fu scritto dal dia Contemporanea fu pubblicato nel 1857, fermano Giuseppe Fracassetti 21, frequente ossia lo stesso anno in cui uscirono, per la collaboratore dell’Enciclopedia Contem- prima volta, le Rime di Giosuè Carducci poranea. Emanuele Cicogna 22 possedeva (1835-1907), dette anche Rime di San Mi- una traduzione, in lingua italiana, di una niato. Egli insegnava, attorno a quell’anno, lettera indirizzata dai Visconti di Milano a nel locale ginnasio. L’articolo, che espone Marquardo, vescovo di Augusta, datata 9 una cospicua critica su alcune delle sue po- ottobre 1356; era ritenuta da molti scritta da esie, fu estratto dal periodico toscano “Lo Francesco Petrarca; desideroso di maggio- Spettatore” e riportato, senza modifiche, ri certezze sull’autenticità della lettera, si nell’enciclopedia. Carducci con le Rime si rivolse a Giuseppe Fracassetti, grande stu- dichiarava erede di uno stile classico, anti- dioso delle opere del Petrarca. In questo ar- romantico. Le osservazioni desunte dall’ar- ticolo Fracassetti spiegò le motivazioni che ticolo sono rivolte in particolar modo alla lo portarono a negarne l’autenticità. varietà dei temi affrontati nelle poesie; un Attorno al 1857 giunse, presso la reda- certo eclettismo è inoltre rilevabile anche zione dell’Enciclopedia Contemporanea, nella lingua che va riprendendo, sia modelli una raccolta di poesie del prof. Cesare Ca- trecenteschi, sia quelli dei secoli successi- vara intitolate Nuove poesie popolari. vi. L’autore di questo articolo, Napoleone Cesare Cavara nacque a Bologna nel Giotti 25, volle dare alcuni suggerimenti di 1818, studiò lettere e filosofia e intraprese la stile al giovane Carducci, a volte con criti- carriera dell’insegnamento; diede alle stam- che piuttosto accese, ma riconobbe in Car- pe, fra l’altro, le Nuove poesie popolari 23. ducci, ancora giovane, un grande ingegno Quest’ultime furono commentate da Ga- mosso dall’amore del paese natio e dai buo- briel Angelo Gabrielli, autore dell’articolo. ni studi, e augurò quindi che egli riuscisse Gabrielli ne esaltò la produzione poetica a liberare la fantasia «strozzata da vincoli perché in essa vi era «un sapor di scienza arbitrari e dal cieco dispotismo delle scuo- e di verità istruttiva per il popolo» 24. Nelle le» 26. poesie infatti lo scopo morale era indispen- Numerosi sono gli articoli che trattano le sabile e bisognava rivolgersi al popolo con discipline artistiche. Tra questi ricordiamo

185 Studi pesaresi 4.2016 quello intitolato Il capo di Lorenzo Bartoli- Nei volumi della nuova serie fu dato ni. L’articolo descrive lo stupore e il piacere maggiore spazio alle informazioni relative che provarono i visitatori fiorentini nel ve- ai settori economici, artistici e ammini- dere quest’opera conservata presso lo studio strativi delle città che si trovavano sotto la dello scultore Pasquale Romanelli, allievo giurisdizione della Chiesa. In modo parti- del Bartolini, che ne ereditò lo studio, ma colare aumentarono le notizie sulla città di ben presto trasportata da Firenze a Milano Pesaro, Fano e dintorni. Tra questi articoli sotto commissione di Rosina Trivulzio, ma- ricordiamo quello intitolato Industrie della dre di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Lorenzo città di Pesaro, pubblicato nel secondo vo- Bartolini (1777-1850) 27 viene qui conside- lume della nuova serie. In esso viene dato rato tra i maggior scultori italiani del perio- un quadro sull’economia e una interessante do. Introdotto dal Canova presso la corte di storia sulla ceramica, produzione che rese Napoleone I, lavorò a Parigi soggiornando famosa Pesaro fin dal passato. Siccome le dal 1799 al 1808 nello studio del David. fabbriche di maiolica riscossero successi Ciò nonostante la scultura del Bartolini ri- «da poter competere con le migliori di tutti specchia una posizione di compromesso tra i paesi» 29, viene presentata un’interessante la ripetizione di forme neoclassiche-acca- panoramica storica. demiche, il recupero purista e la dichiarata Nel medesimo volume, come in altri adesione al “vero”. L’opera presa in esame dell’Enciclopedia Contemporanea, si trova raffigura il momento in cui Pirro, figlio di come materia d’argomento la Rivista biblio- Achille, scaglia dall’alto della rocca troiana grafica; essa elenca numerose opere ritenute Astianatte, mentre la povera madre Andro- degne di considerazione. È un repertorio in- meda cade a terra tramortita dal dolore. Dal- teressante e altrettanto utile in quanto oltre il la lettura di questo articolo risulta piuttosto titolo dell’opera, l’autore, il luogo, l’editore minuziosa nei particolari la descrizione del e l’anno di pubblicazione, e viene comunica- gruppo scultoreo. to al lettore anche l’intero indice. Con il sesto volume dell’Enciclopedia Nel secondo volume della nuova serie Contemporanea si chiuse la prima serie. troviamo l’inserto Cose artistiche, econo- Tra le caratteristiche che contraddistinsero miche e scientifiche dello Stato. Esso occu- la nuova serie, importanti furono le Dispo- pava una notevole parte del volume e vi si sizioni legislative dei municipi dello Stato trovavano incluse anche le disposizioni le- Romano. Ogni prescrizione, esposta in or- gislative dei municipi dello Stato Romano. dine alfabetico, segnalava anche l’articolo Avvenne invece un cambiamento tra i e il relativo decreto da cui veniva appresa. compilatori dell’enciclopedia: il Crollalan- In altri articoli del volume, i compilatori za si dimise dalla società, lasciando il Ga- dell’Enciclopedia mostrano particolare at- brielli unico direttore. Probabilmente que- tenzione per Un’ora della mia giovinezza, sto comportamento fu dovuto all’indirizzo carme scritto da Aleardo Aleardi e pubbli- propriamente politico che andò ad assumere cato a Firenze nel 1858: l’Aleardi (1812- l’Enciclopedia Contemporanea per volontà 1878) viene qui considerato «uno dei po- del Gabrielli. Non condividendone l’indi- chissimi poeti di questi giorni, degno di tal rizzo, Giovanni Battista di Crollalanza de- nome e di tale missione» 28. cise di ritirarsi nel luglio del 1858. Gli argo-

186 Daniela Sacchi L’Enciclopedia Contemporanea menti trattati erano infatti particolarmente rivolti agli aspetti politici e amministrativi dello Stato. Questo fatto chiamò l’attenzio- ne del Governo pontificio e determinò un maggior controllo sulla rivista 30. Nel terzo volume della nuova serie (e ultimo) dell’Enciclopedia, un interesse par- ticolare fu rivolto al Vesuvio. Oltre alla de- scrizione dello stato attuale e dei vari studi svoltisi in quel tempo, viene narrata anche la storia del vulcano e delle sue principali eruzioni. Diverse furono le interpretazio- ni del fenomeno vulcanico: nell’antichità l’immaginazione popolare, impotente di Figura 6 – Premio d’incoraggiamento accordato fronte a un fenomeno che non era in grado dal mons. Ministro del Commercio, 1855. di comprendere, chiamava in causa forze e poteri soprannaturali mentre nel Medioevo rese), cinquanta a chi meglio avesse diretto prevalse l’idea della volontà divina. Poi gli le acque nei terreni di collina; inoltre ciascun studi divennero più razionali e scientifici, premio era accompagnato da un diploma di attorno al Settecento. Nel medesimo artico- riconoscimento. lo, accanto al testo, si trovano incisioni che Ricordiamo infine che in ogni dispensa mostrano i cambiamenti del Vesuvio prima dello stesso volume veniva pubblicata la e dopo le sopraccennate eruzioni. Rassegna dei giornali. In essa, oltre ai dati All’interno del “capitolo” Cose dello Sta- necessari per identificare il giornale stesso, to, della nuova serie, troviamo l’articolo Pro- venivano elencati, con un breve sunto delle gramma di premiazioni agrarie della società notizie, alcuni articoli più importanti. jesina che elogia la Società di Agricoltura di Oltre ai periodici italiani, erano disponi- Jesi, istituita per promuovere e migliorare bili quelli stranieri; in quel periodo le no- l’attività agricola, fonte indispensabile per tizie su ciò che avveniva in Europa e nel il sostentamento e la prosperità del paese. mondo erano essenzialmente ricavate dalla La società diede avvio ad una serie di pro- lettura dei giornali esteri, specialmente in- mozioni che avrebbero richiamato un mag- glesi e francesi. Tra questi si annoverano gior impegno da parte dei coltivatori verso moltissimi periodici parigini 31, mentre fra i la lavorazione dei campi e soprattutto una periodici di altri paesi rilevante fu la presen- maggiore consapevolezza del loro mestiere. za del “Times”, giornale londinese. Inoltre Le premiazioni consistevano nel consegnare presso la direzione dell’Enciclopedia Con- una certa somma di denaro a coloro che svol- temporanea era possibile acquistare, per chi gevano il lavoro più meritevole. Per esempio lo desiderasse e con regolare contratto, le sarebbero stati assegnati cinquanta scudi per opere periodiche sopraccennate. Infatti alla il miglior uso delle acque nella irrigazione, fine dell’anno esse erano disponibili per la venticinque scudi a chi avesse coltivato il tri- vendita, salvo quelle ritenute ancora effica- foglio da prato o biennale (detto anche pesa- ci per la compilazione.

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1 La Enciclopedia Contemporanea formante un l’Unità, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, repertorio universale di fatti notizie importanti in Fano 2006, pp. 23-25 e passim. istoria, lettere ed arti, commercio e industria, biblio- 13 Ora questo cippo miliare si trova nel Museo grafia italiana e straniera, vol. 3, diretta e compilata Archeologico di Fano. Cfr. A. Deli, La via Flaminia e da Giovanni Battista Crollalanza e Gabriel Angelo Fanum Fortunae, in Fano romana, a cura di Francesco Gabrielli, gennaio-giugno 1856, p. XVIII. Milesi. Fano, Editrice Fortuna, 1992, pp. 34-35. 2 A. Mabellini, Cenni biografici dei fanesi illu- 14 DBI, 11, Roma 1969, ad vocem. stri, ms della Biblioteca Federiciana Fano, Sala Sche- 15 La Enciclopedia Contemporanea… cit., vol. dari, p. 15. 2, p. 132. 3 Curiosità politiche per la città di Fano. Fano, Ti- 16 Ibid., p. 390. pografia Lana, 1860, p. 20;Dizionario Biografico degli 17 La villa Aldobrandini è una delle più sugge- Italiani (in seguito DBI) 39, Roma 1991, ad vocem. stive ville di Frascati, eretta da Giacomo della Porta 4 Le informazioni sull’associazione sono ricava- dal 1568 al 1603 per il cardinale Pietro Aldobrandi- te dalla retrocopertina dei volumi appartenenti alla ni. Lo splendido parco è arricchito da grotte, statue e seconda edizione dell’Enciclopedia Contemporanea. fantastici giochi d’acqua. Cfr. Luigi Devoti, La villa 5 R. Paolucci, Mons. Vespasiani e il pronuncia- Belvedere Aldobrandini di Frascati, Velletri 1990. mento di Fano del Giugno 1859, in “Studia Picena”, 18 DBI, 15, Roma 1972, ad vocem. n. 14, 1939, Fano, Pontificio Seminario Marchigiano 19 Ibid., 44, Roma 1994, ad vocem. Pio XI, p. 81. 20 La Enciclopedia Contemporanea… cit., vol. 6 Archivio vescovile di Fano, 1859, busta 62, c. 5, p. VIII. 20 , Lettera del delegato apostolico Tancredi Bellà a 21 DBI, 49, Roma 1997, ad vocem. mons. Vespasiani. 22 Emanuele Cicogna (Venezia 1789-1868) 7 “La Civiltà cattolica”, periodico dei Gesuiti, svolse una paziente e metodica attività di ricerca tuttora diffuso, le cui pubblicazioni iniziarono nel erudita e bibliografica; acquistò manoscritti classici, 1850 a Napoli, poi trasferito a Roma: F. Dante, Storia latini e italiani, opuscoli e libri di ogni genere con della “Civiltà cattolica” (1850-1891). Il laboratorio grande tenacia. Prossimo alla morte cedette al Co- del Papa, Studium, Roma 1990; C. Ferlan, I gesuiti, mune di Venezia la sua biblioteca. Le opere da lui Il Mulino, Bologna 2015, pp. 132-133. raccolte si trovano tuttora nella biblioteca del Civico 8 Lettera del vescovo Vespasiani al delegato apo- Museo Correr di Venezia: DBI, 24, Roma 1980, ad stolico Tancredi Bellà, Archivio Vescovile di Fano, vocem. 1859, busta n. 62, c. 26. 23 Cesare Cavara scrisse anche numerosi com- 9 Paolucci, Mons. Vespasiani cit., p. 85. ponimenti d’occasione, come per esempio Il re più 10 G. Maiolo, Il decennio di preparazione e la bello, La patria, Giannina Milli, organizzandoli poi Società nazionale nelle Marche, in Aa.vv., L’appor- in una raccolta intitolata Armonie popolari (Bologna, to delle Marche al Risorgimento nazionale, Ancona 1863); v. DBI, 23, Roma 1979, ad vocem. 1961, pp. 281-299; v. anche R. Mariotti, Fano e i 16 La Enciclopedia Contemporanea… cit., vol. fanesi nel 1859 e 1860, in Per il primo cinquantena- 5, p. 72. rio della liberazione delle Marche, cur. G. Spadoni, 24 Ibidem. Roma 1910, pp. 44-56. 25 Napoleone Giotti, pseudonimo di Carlo 11 D. Astolfi, Rapporti tra le autorità ecclesia- Jouhaud (Milano 1803-Firenze 1897): «Giotti (Na- stiche di Fano e le autorità civili dall’anno 1859 al poleone), nom de plume du poète, auteur dramatique 1866, in “Nuovi Studi Fanesi”, n. 3, 1988, Biblioteca et romancier italien Charles Jouhaud, fils d’un libraire Comunale Federiciana, Fano 1988, pp.193-195. français établi d’abord à Milan, puis à Florence. N. 12 P. Giannotti, Liberali e Cattolici nella gestio- G. est né, en 1803, à Milan, mais ayant passé presque ne del potere locale (1860-1884), in M. Severini (a toute sa vie à Florence, dans la librairie de son père, il cura), Camillo Marcolini. Un progetto liberale dopo est devenu florentin…»: cosìA . de Gubernatis, Dic-

188 Daniela Sacchi L’Enciclopedia Contemporanea tionnaire international des écrivains du jour, Firenze 31 Si segnalano: “Journal des débats”, “Illustra- 1891, ad vocem; il Giotti scrive opere ispirate a fatti tion”, “Revue biographique des célébrités contem- storici, ricche di patriottismo: Arnoldo il Sassone, La poraines”, “Agriculteur praticien”, “Bibliographie de Lega lombarda, Gli Ugonotti, ecc. France”, “Bulletin de la société zoologique d’accli- 26 La Enciclopedia Contemporanea… cit., vol. matation”, “Cosmos”, “Education professionnelle et 6, p. 153. progressive”, “Journal du cultivateur ”, “Palais de 27 DBI, 6, Roma 1964, ad vocem. l’Industrie” (giornale di tutte le esposizioni), “Mu- 28 Enciclopedia Contemporanea… cit., vol. 1, sée des familles”, “Annales de chimie et physique”, n.s., p. 187. “Moniteur des architectes”, “La Revue des deux 29 Enciclopedia Contemporanea… cit., vol. 2, mondes”, “Journal des économistes”, “Moniteur des n.s., luglio-dicembre 1858, p. 88. connaissances utiles et pratiques”, “Europe artiste”, 30 Curiosità politiche per la città di Fano, cit., “Réforme agricole”, “Bibliographie”. p. 20.

189 Ernesto Grillo e Gennaro Calavalle Dalla loggia Victor Hugo di Urbino alla Questione fiumana

di

Marco Rocchi

Nel 1919 la Questione fiumana e quella beffa di Buccari) Luigi Rizzo e il generale della “Vittoria mutilata” si posero con for- Ceccherini che si unirono in un secondo za alla attenzione pubblica, con toni anche tempo a D’Annunzio; il presidente del co- aspramente polemici alimentati dai movi- mitato pro Fiume di Trieste Piero Pieri; il menti nazionalistici, dalle associazioni dei presidente della Croce Rossa Italiana Gio- reduci, dal nascente fascismo. Ma la voce vanni Ciraolo, che sfruttò il suo incarico più alta – grazie anche alla immaginifica e per consentire qualche vettovagliamento roboante oratoria e al credito che si era co- ai disperati fiumani; così come natural- struito nel corso della Grande Guerra appe- mente massoniche furono le pressioni dei na conclusa – fu quella del “poeta-soldato” gran maestri di entrambe le Obbedienze Gabriele D’Annunzio. italiane, seppure su posizioni differenti: Anche il ruolo che la Massoneria italia- meno propenso ad un’azione militare che na ha giocato in questa vicenda comincia si estendesse al territorio italiano con sco- ad essere abbastanza noto. Tra i massoni a pi sovversivi Domizio Torrigiani 2 (Gran- vario titolo coinvolti nell’impresa fiumana de Oriente d’Italia) e più incline all’idea di troviamo 1: i sette firmatari dell’appello a rovesciare il governo centrale Raoul Paler- D’Annunzio (gli ufficiali dei Granatieri di mi (Gran Loggia d’Italia); e infine massoni Sardegna Riccardo Frassetto, Vittorio Ru- Gabriele D’Annunzio 3 e Alceste De Am- sconi, Claudio Grandjacquet, Enrico Bri- bris, che insieme redassero la modernissi- chetti, Attilio Adami, Rodolfo Cianchetti, ma quanto utopica costituzione di Fiume, Lamberto Ciatti); il compiacente sindaco che va sotto il nome di Carta del Carnaro. italiano di Fiume Antonio Vio; i due am- Ma ogni loggia italiana, ciascuna nel basciatori dalla loggia Guglielmo Oberdan proprio piccolo, si sentì investita di un di Trieste, inviati per cercare di convince- compito storico. In questo contributo ver- re D’Annunzio all’intervento (Giacomo rà analizzato il ruolo di due figure apparte- Treves e Gennaro Calavalle, di cui ampia- nenti alla loggia Victor Hugo di Urbino che mente si parlerà in seguito); l’attendente una parte giocarono nella vicenda, seppure (pomposamente denominato segretario in ambiti assai diversi (e proprio per questo d’azione) di D’Annunzio durante l’inva- indicativi di un impegno globale): quello sione di Fiume, Guido Keller; l’ammira- culturale (il docente universitario Ernesto glio Cagni, inviato di Nitti a Fiume; l’eroe Grillo) e quello militare (il capitano dei ber- di guerra (autore con D’Annunzio della saglieri Gennaro Calavalle).

190 Marco Rocchi Ernesto Grillo e Gennaro Calavalle

La loggia Victor Hugo 4 Ernesto Grillo: cenni biografici

La loggia Victor Hugo all’Oriente di Urbino, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia, di Rito Scozzese Antico ed Accet- tato, fu fondata nel 1893. I suoi primi ma- estri venerabili furono l’avvocato Giuseppe Grossi, il medico e sindacalista Domenico Gasparini, il professor Giuseppe Martinotti, Figura 1 – Erne- e poi nuovamente l’avvocato Grossi. Abbat- sto Grillo, archi- tute le colonne nel 1900, la loggia fu rico- vio dell’Universi- stituita l’anno successivo; fra i rifondatori, tà di Glasgow. ritroviamo tra gli altri il musicista Augusto Alitti, e i futuri sindaci di Urbino Francesco Ernesto Grillo fu un linguista e letterato; Budassi e Luigi Falasconi. nacque a Sant’Angelo dei Lombardi il 12 Tra i nomi di maggiore prestigio che febbraio 1876 e morì a Glasgow nel 1946. risultano nel piedilista della loggia ri- Non si conosce quasi nulla dell’infanzia e troviamo 5 – oltre ai già citati Francesco degli studi di questo personaggio. Si sa però Budassi (che fu anche docente universi- che la sua carriera accademica iniziò all’U- tario, avvocato e deputato) e Domenico niversità di Urbino dove egli insegnò Ingle- Gasparini (tra i fondatori del Partito Co- se e Tedesco tra il 1903 e il 1905. munista d’Italia, alla scissione di Livorno Venne iniziato presso la loggia Victor del 1921) – Vincenzo Runcini (patriota Hugo il 7 marzo 1904; nella stessa loggia mazziniano), Angelo Battelli (fisico e de- divenne compagno d’arte il 13 giugno dello putato repubblicano), Angelo Agrestini stesso anno, e fu elevato al grado di maestro (preside della facoltà di Farmacia della il 5 aprile 1906 (pertanto quando non era locale Università), Giuseppe Martinotti già più residente a Urbino) 6. (fisico e docente universitario), Canzio Nel 1905 divenne direttore dell’Istituto Ricci (futuro rettore dell’Università di Anglo-Americano di Firenze, ruolo che ri- Urbino), Domenico Jollo (scultore), Gia- coprì fino al 1910, anno in cui divenne let- como Vanzolini (letterato, figlio del più tore di Lingua italiana all’Università di Gla- celebre Giuliano) e molti altri; tra questi, sgow. Dal 1911 al 1940 fu docente presso il il docente universitario Ernesto Grillo e il Dipartimento italiano all’Athenaeum Com- militare Gennaro Calavalle, di cui parle- mercial College, sempre a Glasgow. Nella remo più in dettaglio. stessa città, nel 1925, divenne il primo pro- Anche la loggia Victor Hugo, come tut- fessore della cattedra Stevenson di Lingua te le logge italiane, fu sciolta in seguito al e letteratura italiana, nella locale università. decreto di soppressione della massoneria da È autore di numerosi testi accademici sulla parte del regime fascista, nel 1925. letteratura italiana, nonché di un ancora ci- tatissimo saggio dal titolo Shakespeare and Italy 7.

191 Studi pesaresi 4.2016

Figura 2 – Famiglia di Serafino Calavalle e Domenica Zeppi al centro con gli otto figli; Gennaro è il primo in piedi a sinistra.

Gennaro Calavalle: cenni biografici combatté volontario al fronte col grado di capitano; per alcuni atti di valore fu deco- Gennaro Calavalle nacque a Urbino il rato con due medaglie d’argento, due di 30 gennaio 1889, ma crebbe a Fermignano. bronzo e con alcune croci al merito. Il 4 Aderì prestissimo al partito repubblicano e novembre 1918 entrò in Trieste al comando professò ideali mazziniani. Nel 1911 parte- dei suoi bersaglieri. cipò alla guerra di Libia come sottufficiale Delle vicende concernenti la sua parteci- dell’11° reggimento bersaglieri, che ven- pazione all’impresa fiumana parleremo tra ne decimato a Sciara Sciatt (23-24 ottobre poco più in dettaglio. 1911). Rientrato in Italia, si dedicò allo stu- Finita la guerra, Calavalle rimase nell’e- dio e si laureò in giurisprudenza. sercito per tutto il ventennio fascista. Nel Il 13 gennaio 1913, venne iniziato in 1934 divenne comandante dell’Accademia Massoneria nella loggia Victor Hugo. Nella Fascista dell’Opera Nazionale Balilla 8. Il stessa loggia divenne compagno d’arte il 26 27 ottobre 1936 venne insignito del titolo dicembre dello stesso anno, e fu elevato al di Commendatore dell’Ordine della Coro- grado di maestro il 3 marzo del 1916. Nel na d’Italia 9 e il 1° giugno 1940 di quello frattempo optò definitivamente per la - car di Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio riera militare, sempre nel corpo dei bersa- e Lazzaro 10. glieri. Durante la Prima guerra mondiale All’armistizio dell’8 settembre gli venne

192 Marco Rocchi Ernesto Grillo e Gennaro Calavalle affidato il comando di una caserma di pa- analizzare la composizione della popolazio- racadutisti a Roma, che egli si rifiuterà di ne (italiana per oltre il 60%), le tradizioni e consegnare ai nazisti. In questa occasione la cultura (spiccatamente italiane), per con- venne ferito con un colpo di baionetta alla cludersi poi con le statistiche commerciali testa, ma, dopo una serie di avventurose pe- tese a dimostrare che il porto di Fiume non ripezie, trovò rifugio a Fermignano. Appena è necessario ai commerci marittimi della rimessosi in forze, rientrò clandestinamente nascente Jugoslavia. in Roma e, dopo essersi messo in contatto Grillo passa poi ad analizzare le possibi- con la Massoneria inglese, collaborò con le li soluzioni proposte. La prima è quella del forze alleate contro il nazifascismo 11. Così presidente Wilson che, nel suo appello alla scrisse ai suoi amici di Fermignano in una popolazione italiana, aveva dichiarato che lettera datata 30 agosto 1944: «Lascio pen- il porto di Fiume non poteva essere asse- sare a voi con quale gioia abbia appreso la gnato all’Italia, poiché esso era necessario a liberazione di Fermignano. In alto i cuori. Ungheria, Cecoslovacchia, Ukraina, Roma- La vittoria finale è molto vicina. La Germa- nia e Jugoslavia (senza peraltro dichiarare nia di Hitler e la Repubblica di Salò stanno apertamente a quale di questi Stati dovesse crollando in modo vertiginoso senza ultima essere assegnata, anche se ovviamente se ne speranza. Era ora. Evviva l’Italia» 12. intuiva l’attribuzione alla Croazia jugosla- Gennaro morì prematuramente il 2 ago- va); Grillo contesta la necessità di un porto sto 1951 e i suoi resti riposano oggi nella come Fiume alla Croazia, che dispone già di cappella di famiglia nel cimitero di San Buccari, Porto Re, Novi, Segna, Carlopago, Bernardino a Urbino; sulla lapide il motto ma soprattutto difende l’italianità di Fiume «Patria e famiglia». negando la possibilità che essa venga asse- gnata a «Croats and Slovenes who, for four years and a-half, have been the most cruel Ernesto Grillo e l’impegno per la and stubborn defenders of the Austrian Em- questione fiumana pire» 14 e appellandosi poi agli stessi prin- cipi proclamati da Wilson: «the Fiumians L’impegno di Ernesto Grillo per la que- proclaim themselves Wilsonians, and claim stione fiumana non fu, ovviamente, parago- the right of self-determination in agreement nabile a quello di un militare quale Gennaro with his Fourteen Points» 15. Calavalle; e questo non solo perché il primo Grillo esamina poi le proposte di Lloyd era un docente universitario, ma anche per- George e di Clemenceau, tese a fare di Fiu- ché egli si trovava dal 1910 a Glasgow. me una città libera e autonoma, contestando Tuttavia, egli non fece mancare il suo il fatto che tale proposta possa eliminare il appoggio all’impresa fiumana, tenendo una nocciolo della contesa: «A small city like conferenza patrocinata dal West of Scotland Fiume left to itself will soon become the Commercial College, nel maggio del 1919, prey of the neighbouring states, not exclu- (il cui testo fu poi pubblicato e divulgato) ding the Germans. Lacking the means to de- dal titolo: Fiume: the only possible so- velop herself, she will either appeal to her lution 13. La disamina di Grillo si snoda a Motherland to annex her, or she will meet partire dalla storia di Fiume, per passare ad with disaster, causing new wars and new

193 Studi pesaresi 4.2016 bloodshed between the rival parties» 16. In- Non sappiamo se Calavalle fosse o meno fine, Grillo conclude la conferenza prospet- tra i legionari che il 12 settembre entrarono tando la sola soluzione possibile per Fiume, in Fiume, ma sappiamo per certo che vi si quella di un porto libero sotto la sovranità trovava il giorno seguente, quando, entrato italiana: «I think that the Italians would not «nel Palazzo del Commissariato assieme ad oppose the plan of making Fiume a free port altri dimostranti dopo essersi procurata una under the sovereignty of Italy, which would bandiera nazionale, si avviarono alla log- guarantee the management of municipal af- gia spiegandola, di modo che non sarebbe fairs and full liberty of trading for all the più stato possibile, anche se ciò fosse stato people who live in the hinterland, whatever reputato necessario, evitarne l’esposizione nation they may be» 17. senza provocare incidenti», ciò che gli co- Questa condizione avrebbe garantito, se- stò «un rimprovero semplice, da non inscri- condo Grillo, la sicurezza italiana; e avrebbe versi sulle carte personali» 21. soddisfatto infine i confini naturali e culturali Pochi giorni dopo, tuttavia, Calavalle era così come erano sempre stati prospettati nel ancora a Trieste ove, nella notte del 19 settem- Risorgimento. Non a caso, in exergo, Grillo bre fu l’organizzatore e principale esecutore riporta una citazione di Mazzini: «The Ita- della cattura del piroscafo “Venezia” che, di- lian war must end only with victory in the retto a Lussino e Cherso e carico di viveri per Trentino, Venezia, Trieste and Fiume» 18. oltre un milione di lire, fu dirottato su Fiume. Così si legge in un articolo d’epoca: «Gli Ar- diti si erano imbarcati a Trieste nascosti nella Gennaro Calavalle a Fiume e Zara stiva. Il colpo di mano fu organizzato dal capi- tano dei bersaglieri ciclisti Gennaro Calaval- Come già detto, Calavalle entrò in Trieste le, più volte decorato al valore» 22. L’episodio, il 4 novembre 1918 alla testa dei suoi uomini festeggiatissimo dai legionari fiumani, senza e qui, con ogni probabilità, rimase di stanza dubbio catturò l’attenzione di D’Annunzio, fino all’inizio dell’impresa fiumana. Tra il 5 che immediatamente nominò Calavalle uffi- e il 10 settembre 1919 fu inviato a Venezia ciale di collegamento e lo incaricò di istituire – insieme a Giacomo Treves –, come amba- la “Legione Volontari Dalmati”; il 4 novem- sciatore della loggia Guglielmo Oberdan di bre 1919 Calavalle assunse il comando della Trieste 19 per parlamentare con D’Annunzio Legione su ordine del poeta. e convincerlo a rompere gli indugi. Di lì a pochi giorni, il 15 novembre, Per l’occasione, il poeta invierà ai due Calavalle si imbarcò sulla r. nave “Cor- plenipotenziari massoni alcune bottiglie di tellazzo” con la sua Legione Dalmata, per spumante, accompagnate da un biglietto prendere parte insieme a D’Annunzio 23 alla che recitava: «Bevete con i compagni que- spedizione a Zara; essendo stata l’impresa sto fervido vino italiano alla salvezza di coronata da successo, l’indomani Calavalle Fiume che è oggi l’eroina della libertà nel rientrò a Fiume sulla stessa nave. mondo folle e vile. Per Fiume Italiana Ala- Durante il 1920 Calavalle frequentò la là» 20. Di lì a pochi giorni (precisamente il casa di D’Annunzio a Fiume, come riferito 12 settembre) il Vate entrerà a Fiume alla dal sergente Italo Rossignoli, attendente del testa dei suoi legionari. Vate, nelle sue memorie: «Prima [D’An-

194 Marco Rocchi Ernesto Grillo e Gennaro Calavalle nunzio] non invitava mai nessuno, poi co- esploratore “Marsala”, ancorato nelle acque minciò a far venire gli ospiti in casa, natu- di Zara: «Il comando della Legione decise ralmente tutti quelli che frequentava nella di impadronirsi dell’esploratore e, con quel- saletta dell’Ornitorinco e con l’aggiunta del lo, dopo un’uscita in massa dalla caserma, capitano Zoli, il nuovo sottosegreterio agli di portarsi a Sebenico a costituire un nuo- esteri, l’avvocato Lauro, e l’avvocato Roti- vo focolare di resistenza [...]. Nella stessa gliano di Roma, l’onorevole De Ambris, il notte dal 25 al 26 uscirono dalle caserme, capitano Calavalle ed il tenente Tonna» 24. eludendo la sorveglianza degli assedianti, Il 16 luglio 1920 Calavalle fu nominato una trentina di uomini circa, in due grup- da D’Annunzio “Capo delegazioni in Fiu- pi, comandati dal tenente mutilato Grossi me”, conservando tuttavia il comando della il primo e l’altro dal capitano Calavalle» 26. Legione Dalmata. A capo della stessa Le- È forse per questo gesto audace che D’An- gione, alla vigilia della tragica conclusione nunzio definì Calavalle “marchigiano di dell’impresa fiumana, il 20 dicembre 1920, tempra gagliarda” 27. in un ultimo disperato tentativo di resistenza Il 26, alle 15.30, Calavalle e gli altri le- a Zara, Calavalle si imbarcò sulla torpedi- gionari che avevano preso parte al colpo di niera legionaria 68 P.N.; sbarcato a Castel- mano furono costretti ad arrendersi e venne- venier, il 22 dicembre raggiunse via terra ro tradotti al carcere militare di Ancona: «Il la città dalmata. Questo un resoconto della colpo di mano, con l’aiuto dei fedeli di bor- spedizione: «Essi giunsero a Castelvenier do, riuscì perfettamente in un primo tempo, dal canale di Maltempo colla torpediniera 68 mettendo tutti gli ufficiali nell’impossibilità P.N. e poi, a piedi, percorrendo oltre trenta di reagire; ma quando i ribelli andarono per chilometri, si diressero a Zara ove giunsero lanciare i segnali convenuti ai compagni as- la sera del 22 dicembre 1920. La marcia fu sediati, si accorsero che, per l’accortezza del disturbata dall’arrivo del colonnello di S.M. comandante la nave, i cannoni erano stati resi del Comando Militare di Zara, che invitò il inservibili, togliendo loro gli otturatori, e che capitano Calavalle che comandava lo sca- le macchine non potevano esser messe in effi- glione a ritirarsi, sotto pena di far avanzare cienza. Poi, per l’arrivo di numerosa truppa e contro l’audace manipolo la Brigata Savo- per le minacce dei cacciatorpedinieri Alpino na. Non essendosi raggiunto alcun accordo e Missori che intimavano la resa o il silura- la Legione Dalmata, passando per vie di mento, i ribelli dovettero arrendersi. Alcuni campagna, raggiunse la città, evitando con furono arrestati e condotti poi ad Ancona; faticosi strattagemmi l’incontro delle truppe altri riuscirono a raggiungere la caserma» 28. regolari. [...] Con l’arrivo di questi rinforzi si Infine, passato il Natale di sangue, finì costituì così la “Legione di Zara”, al coman- l’avventura fiumana; così l’epilogo, nelle do del capitano Vittorio Caliceti, composta lapidarie parole di Arturo Marpicati: «Fiu- dei battaglioni: [...] e “Sebenico” comandato me capitola: e il 31 alle 18 hanno fine le dal capitano Gennaro Calavalle (volontarii ostilità. L’accordo (ironico e amaro senso dalmati ed altri venuti da Fiume)» 25. di questa parola) è stato firmato in Abbazia. Il 26 dicembre, mentre a Fiume si con- Anche la piccola eroica guarnigione legio- sumava il cosiddetto “Natale di sangue”, naria di Zara – comandata da Caliceti e Ca- Calavalle effettuò un colpo di mano sul r. lavalle – ha dovuto capitolare» 29.

195 Studi pesaresi 4.2016

Calavalle rimase agli arresti fino al 5 febbraio dell’anno seguente. La sua libera- zione incontrò notevoli difficoltà, come è testimoniato dall’interrogazione parlamen- tare a firma degli onorevoli Barrese, Orano, Manes e Siciliani e datata 29 gennaio 1921, «per sapere le ragioni per le quali, da oltre un mese, viene tenuto nelle carceri di Anco- na il capitano Calavalle, legionario fiuma- no, il quale faceva parte del battaglione Ri- smondo di Zara 30, mentre tutti gli altri sono stati rilasciati in libertà. Domandano se tale speciale trattamento di rigore contro il capi- tano Calavalle, in contrasto con le clausole e con lo spirito del concordato di Abbazia, non debba interpretarsi come una rappresa- glia delle autorità militari di Zara per i fatti della R. Nave Marsala» 31. Figura 3 – Lettera di Gennaro Calavalle a Ga- Terminata l’avventura fiumana, e rein- briele D’Annunzio, Roma 30 novembre 1934, tegrato nel 5° Bersaglieri, Calavalle rimase Gardone Riviera, Biblioteca del Vittoriale in contatto con D’Annunzio 32, continuando a manifestare stima e affetto per il poeta, e rammarico per l’esito delle vicende fiumane. Comandante, Così si esprime in una lettera datata 9 il legionario fiumano, ex comandante marzo 1921 (un mese dopo il suo rilascio): della Legione Dalmata in Fiume d’Italia «Comandante, [...] sono stato trasferito ed oggi, per volere di S. E. Ricci, co- al 5° reggimento bersaglieri a Porto Mau- mandante dell’Accademia Fascista, che rizio senza che sia stato preso a mio carico ospita 800 allievi pieni di entusiasmo e alcun provvedimento. Ho insistito nelle mie pronti a marciare verso l’ignoto, sempre dimissioni presentate fin dall’ottobre scorso fedele fra i fedeli e sempre devoto, si per- e voglio credere che si decideranno a com- mette inviarvi una fotografia che ricorda prendere la mia strana attuale situazione in la consegna della medaglia di Ronchi 34 aperto contrasto con le mie idee fiumane. alla sua Legione. Comandante! La Dal- [...] Sono a completa sua disposizione, fer- mazia dolorante aspetta. Il vostro fedele mo nel mio giuramento di fedeltà a Lei solo. servitore è sempre pronto al vostro motto Sono pronto per qualunque ordine suo: mi scritto sulla fotografia che gli avete do- tenga fra i suoi pochi fedeli» 33. nato dopo il Natale di sangue in Zara tra- L’ultimo contatto noto tra Calavalle e dita: “usque ad metam”. D’Annunzio è in un’altra lettera, datata 30 Vogliate gradire i saluti devoti del vo- novembre 1934, in cui il nostro – manife- stro fiumano, stando un duraturo attaccamento al Vate e Maggiore Gennaro Calavalle 35. agli ideali fiumani – scrive:

196 Marco Rocchi Ernesto Grillo e Gennaro Calavalle

1 Tutti i massoni coinvolti nell’impresa fiumana 7 E. Grillo, Shakespeare and Italy, Glasgow 1949. sono segnalati, tra l’altro, in A. Spinosa, D’Annunzio. 8 Il suo incarico di comandante si evince dall’in- Il poeta armato, Milano 2013. testazione della carta da lettere della sua missiva a 2 Il gran maestro Domizio Torrigiani si recò per- Gabriele D’Annunzio datata Roma, 30-XI-1934 sonalmente a Fiume, recando a D’Annunzio un pre- (conservata presso la Biblioteca del Vittoriale di Gar- stito di due milioni di lire. Si terrà però sempre lon- done Riviera, sezione Corrispondenza fiumana, fasc. tano dai progetti rivoluzionari; e nel dicembre 1920 Calavalle Gennaro). Nonostante la sua contiguità al si distaccò definitivamente dal progetto dannunziano, regime, una testimonianza di Italo Bischi, partigiano auspicando una soluzione pacifica per Fiume, v. E. e suo amico di una vita, lascia intendere che la sua Corbino, Domizio Torrigiani e il suo archivio, in: adesione al fascismo non sia stata totale; è quanto si Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Archivio evince dal brano di una lettera di Calavalle a Bischi, Domizio Torrigiani, Firenze 2012, pp. 3-11. riportata nel dattiloscritto: I.B. [Italo Bischi], In me- 3 L’affiliazione massonica di D’Annunzio è sta- moria di un amico scomparso, 1° agosto 1951 (la data ta ben ricostruita da Fulvio Conti: «In questa occa- è errata, visto che Gennaro Calavalle muore il 2 ago- sione ciò che preoccupò il gran maestro [Domizio sto), archivio privato; non è stato possibile rintraccia- Torrigiani] fu piuttosto il tentativo da parte di Piazza re se e dove tale articolo sia stato pubblicato. del Gesù di attrarre D’Annunzio nella propria orbi- 9 “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” n. 86, ta. Esplicite avance vennero fatte in tal senso da del 13 aprile 1937, p. 1356; vi si legge che il Cala- Eduardo Frosini, mentre il figlio di Raoul Palermi valle era in quel momento maggiore dei bersaglieri in consegnò al “comandante” il brevetto e la sciarpa servizio permanente effettivo, comandato alla Acca- del trentatreesimo grado del rito scozzese. Torrigia- demia fascista del Foro Mussolini. ni cercò subito di correre ai ripari e mise in guar- 10 “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” n. 284, dia D’Annunzio dalla “piccola cospirazione di quei del 5 dicembre 1940, p.26; vi si apprende che il Ca- poveri secessionisti”, chiedendo a Giacomo Treves lavalle era tenente colonnello in servizio permanente di proporgli a sua volta l’affiliazione a Palazzo Giu- effettivo, e capo segreteria presso il Comando gene- stiniani. Secondo alcune testimonianze, nel 1920 rale della Gioventù Italiana del Littorio. D’Annunzio risultava regolarmente affiliato alla 11 Gianni Bischi [figlio di Italo], comunicazione loggia Italia Nuova-XXX ottobre; Piazza del Gesù personale. avrebbe dunque vinto la gara per accaparrarsi l’a- 12 Lettera di Gennaro Calavalle a Italo Bischi desione del poeta-soldato». (F. Conti, Storia della (citata in I.B., In memoria cit.). massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo, 13 E. Grillo, Fiume: the only possible solution, Bologna 2003, pp. 268-269). La notizia, in aggiunta Glasgow 1919. a quella della iniziazione di D’Annunzio all’Ordine 14 Ibid., pp. 20-21. Martinista, ove assunse il nome iniziatico di Ariel, è 15 Ibidem. riportata anche in C. Gentile, L’altro D’Annunzio, 16 Ibidem. Foggia 1982, pp. 8, 94. 17 Ibid. p. 22. 4 Per le vicende della loggia Victor Hugo v. A. 18 Grillo, Fiume cit., exergo in copertina. Massacesi, La Massoneria pesarese tra l’Unità d’I- 19 La loggia Guglielmo Oberdan all’Oriente di talia e il fascismo, Ancona 2013, pp. 81-85. Trieste era stata fondata il 15 dicembre 1918 e aveva 5 Il piedilista completo della loggia è riportato in tra i suoi fondatori proprio Giacomo Treves (Biblio- M. Rocchi, Anatomia di un loggia in Massacesi, La teca del Grande Oriente d’Italia-Roma, fondo Treves, Massoneria cit., pp. 85-95. documento GT000144), che nelle votazioni svoltesi 6 Nulla si sa della sua affiliazione, o anche della il giorno successivo fu eletto Secondo Sorvegliante semplice frequentazione (verosimile, ma non com- (Ivi, documento GT000146). Calavalle non risulta in- provata) delle logge delle città in cui visse dopo Urbi- vece tra i fondatori della loggia, né vi sarà mai iscritto no, ovvero Firenze e Glasgow. a piedilista; ma è evidente che la frequentò nel pe-

197 Studi pesaresi 4.2016 riodo triestino. La loggia Guglielmo Oberdan aveva 28 Coselschi, La riscossa dei leoni cit., p.112. costituito un comitato segreto d’azione per Fiume. 29 A. Marpicati, Uomini e fatti del mio tempo, 20 Spinosa, D’Annunzio cit., pp. 62-63. Torino 1942, p. 222. 21 L’episodio è segnalato in un documento del 30 In realtà, come detto, comandava il battaglio- Commissariato generale civile per la Venezia Giu- ne Sebenico. lia, datato 15 settembre 1919 (Biblioteca del Gran- 31 Il caso del capitano Calavalle, in “Il Popolo de Oriente d’Italia-Roma, fondo Treves, documento d’Italia”, 29 gennaio 1921. GT000043). 32 Una ricca documentazione è raccolta presso la 22 Piroscafo catturato dagli Arditi in “Giornale Biblioteca del Vittoriale di Gardone Riviera (Fondo d’Italia”, 25 settembre 1919. Archivio Generale Fiumano, Sezione Legionari e le- 23 Il quale era però imbarcato sulla r. nave “Nullo”. gionarie, fasc. 3039); in un fascicolo a parte (Ivi, se- 24 F. Di Tizio (a cura), L’Attendente e il Vate. zione Corrispondenza fiumana, fasc. Calavalle Gen- Carteggio inedito Gabriele D’Annunzio - Italo Rossi- naro) sono riportate due lettere autografe del nostro gnoli (1915-1938), Chieti 2001, pp.128-129. al poeta. 25 E. Coselschi (a cura), La riscossa dei leoni. 33 Ivi, lettera di Gennaro Calavalle a Gabriele Raccolta degli scritti di Gabriele D’Annunzio sulla D’Annunzio, 9 marzo 1921. Dalmazia Italiana, Firenze 1929, pp.110-111. Cfr. 34 Il diploma commemorativo che accompagna- anche G. Moscati, Le cinque giornate di Fiume, Mi- va la medaglia è ora conservato (assieme a una scia- lano 1930, p. 12, ove si legge: «... il capitano Gennaro bola d’ordinanza e a una tessera di riconoscimento a Calavalle, alla testa della Legione dalmata, con indo- firma di D’Annunzio in cui Gennaro Caravalle [sic] mita fede e nonostante le avversità, le minacce, gli risulta “Ufficiale di collegamento presso tutti i repar- ostacoli, era giunto da Fiume ad ingrossare il simbolo ti”) dalla pronipote Anna Rita Calavalle. delle forze legionarie e si era asserragliato con esse 35 Lettera di Gennaro Calavalle a Gabriele nella caserma Rismondo». D’Annunzio, 30 novembre 1934 (Biblioteca del Vit- 26 Coselschi, La riscossa dei leoni cit., p.112. toriale, Fondo Archivio Generale Fiumano, sezione 27 Cfr. I.B., In memoria cit. Corrispondenza fiumana, fasc. Gennaro Calavalle).

198 Dalle Fiandre alle Marche Una rassegna dei pittori neerlandesi sui periodici d’arte locali

di

Tamara Dominici

«Due grandi Scuole d’arte […] giunsero sua intimità e mutevolezza, dando a ogni ad un robusto e vigoroso rigoglio, la prima oggetto un fascino particolare che riman- sotto il caldo e geniale sole d’Italia, la se- da inevitabilmente a significati simbolici conda sotto la più fredda e nuvolosa atmo- e nascosti. Si comprendono allora le paro- sfera del Belgio» 1. L’interazione fra Italia le di Federico Zeri quando sostiene che la e Fiandre fu da sempre molto intensa: fin pittura fiamminga «vive di luce. Luce, che dal Quattrocento, i reciproci influssi e gli peraltro, […] non determina la forma, ma sviluppi paralleli dei centri più importan- l’anima» 2. Il grande storico Giorgio Vasari, ti del rinnovamento ideologico e artistico pur non smentendo le posizioni da sempre d’Europa si manifestarono con chiarezza. nazionalistiche della critica italiana, era di- Per una singolare coincidenza, negli stessi sposto ad ammettere come proprio questo anni in cui a Firenze Masaccio realizzava i fare pittorico facesse «stupire il mondo» e suoi lavori, inaugurando una nuova stagio- i suoi fossero risultati straordinari di «sot- ne artistica, a nord delle Alpi, Jan van Eyck tigliezze» attraverso l’uso del «colorito a prendeva le distanze dallo stile raffinato e olio» 3. A tali atteggiamenti di blanda aper- cortese della generazione che lo aveva pre- tura, sembrava però opporsi Francisco De ceduto. Tuttavia, se entrambi ponevano al Hollanda quando, riportando lo sprezzante centro del loro universo pittorico la realtà, giudizio di Michelangelo 4, in un brano im- diversissima era l’interpretazione che ne peccabilmente costruito secondo i canoni davano. Nella letteratura artistica, è ormai della retorica classica scriveva riferendosi uno schema classico e ancor oggi utilizza- all’arte fiamminga: «tutto questo, che passa to, quello di ricavare la specificità dell’arte per buono per certi occhi, è in realtà senza fiamminga-olandese proprio mettendola in ragione, né arte, senza simetria né propor- contrapposizione con quella italiana. Giudi- zione, senza discernimento né scelta, né di- cata inferiore a essa nel disegno e guardata segno, in una parola senza sostanza e senza spesso con sufficienza per via della minu- nerbo» 5. Nonostante questo pregiudiziale ziosa e fedele imitazione della natura, la contesto, tuttavia, il “dipingere di Fiandra” pittura dei Paesi Bassi riesce comunque a riesce sia nella resa mimetica e analitica, sia mantenere una sua precisa connotazione. È nell’abile colorismo a conservare i tratti di- in particolare la tecnica artistica a permette- stintivi della suo fare artistico, incantando re ai fiamminghi di indagare la realtà feno- così il pubblico italiano. menica nelle sue pieghe più profonde, nella I numerosi dipinti fiamminghi presenti

199 Studi pesaresi 4.2016 in Italia furono recepiti, dalla critica, come corte di Urbino”, recentissimo ed eccezio- qualcosa di estraneo alla contemporanea nale evento che ha riportato al palazzo du- pittura della penisola e ancora come insidio- cale di Urbino, quattordici delle ventotto sa alternativa che era necessario esorcizzare tavole degli Uomini Illustri, al Louvre dal o con il silenzio o con la totale riduzione 1863, restituendo così allo studiolo di Fe- dei suoi reali meriti 6. Si parla perciò spesso derico da Montefeltro il suo antico splendo- di una consueta imprecisione, tutta italia- re 13. Queste esposizioni si sono realizzate na, dedicata all’arte nordica, che continua, sulla scia di altre mostre quali “Memling e se escludiamo il contributo ottocentesco di il Rinascimento fiammingo” che ha chiuso Cavalcaselle e Crowe, che nella loro Storia il 18 gennaio 2015 alle Scuderie del Quiri- della pittura fiamminga 7 parlano per primi nale, preceduta dalla mostra di un altro ce- di specifico neerlandese, a risentire di una lebre pittore, l’olandese Johannes Vermeer limitata considerazione nella nostra lettera- terminata nel gennaio 2013 14. L’obbietti- tura artistica fino al Novecento. Solo nella vo, attraverso l’analisi degli scritti dedicati seconda metà del secolo scorso si è iniziato all’arte nordica nel territorio e pubblicati a diffondere un approccio diverso verso il sulle riviste marchigiane 15, è quello di com- «dipingere di Fiandra», stimolato dall’«e- porre una breve rassegna, in cui precisare sperienza comparativa» 8 e dallo studio, i contribuiti effettivi apportati dagli studi riguardante le circolazioni artistiche, con- locali alle opere neerlandesi distribuite sul dotto da Carlo Ludovico Ragghianti e dalla territorio di interesse con la speranza di dare mostra fiorentina “Arte fiamminga e olan- un quadro complessivo seppure sommario a dese nei secoli XV e XVI” da lui diretta 9. quella che inizialmente Cavalcaselle definì A questa esposizione del 1947, seguirono la “stupid quest” dei pittori neerlandesi 16. negli anni cinquanta, le due mostre romane “Nuova rivista misena” 17 è il primo pe- sui bamboccianti e la pittura olandese nel riodico specialistico rivolto all’arte locale, Seicento 10. fondato e diretto dal 1888 al 1896 dall’il- La limitata considerazione in ambito lustre studioso e infaticabile ricercatore di critico-letterario di cui ha da sempre soffer- memorie patrie Anselmo Anselmi (1859- to l’arte fiamminga-olandese non ha trovato 1907) allo scopo di condurre una ricogni- eccezioni nemmeno nelle Marche, nono- zione attenta del patrimonio storico, artisti- stante la presenza “teutonica” nell’area sia co e letterario delle Marche. Altre riviste, stata di non poco conto 11. Qui ci si propo- come “Rassegna bibliografica dell’arte ne pertanto di fornire uno nuovo strumento italiana” 18 e “Rivista marchigiana illustra- allo studio dell’arte neerlandese, soprattutto ta” 19 sorgono in quegli anni a dimostrazio- del suo sviluppo nel territorio marchigiano ne del fermento culturale esistente tra Otto fra i secoli XV e XVIII, un campo che pro- e Novecento nel territorio. La prima, diret- prio recentemente ha goduto di rinnovata ta dallo storico dell’arte urbinate Egidio attenzione, grazie anche ad alcune mostre, Calzini (1857-1928), pur avendo avuto un quali “Da Rubens a Maratta – Meraviglie ruolo rilevante nello studio e nella ricogni- del Barocco nelle Marche. Osimo e l’Al- zione del patrimonio artistico marchigiano, ta Marca” del 2014 12 e “Lo Studiolo del accoglie scritti riguardanti tutto il territorio Duca. Il ritorno degli Uomini Illustri alla italiano, la seconda invece fondata nel 1906

200 Tamara Dominici Dalle Fiandre alle Marche dal maceratese Giovanni Spadoni (1866- 1940) aveva come preciso intento quello di far conoscere proprio la regione Marche «nella varia e pittoresca sua natura, nei suoi monumenti ed artisti, nella sua storia, nei suoi uomini illustri, nella sua agricoltura, nelle sue industrie, nei suoi dialetti, in tutte, insomma, le manifestazioni più notevoli e caratteristiche della vita passata e contem- poranea» 20. Entrambe risentirono della for- te influenza che ebbe la mostra d’arte antica tenutasi nell’ambito dell’Esposizione regio- nale a Macerata del 1905, significativa per la conoscenza di una produzione artistica della regione, caratterizzata dalle diversità delle scuole locali: in esse si riconosceva la specificità dell’arte marchigiana 21. «Il no- bile tentativo di raccogliere, come in una grande, ideale galleria di tutta la regione le Figura 1 – Anselmo Anselmi. principali manifestazioni dell’arte pittorica marchigiana dal secolo di Giotto a tutto il Cinquecento riuscì invero più di quanto si al soldo di Napoleone Bonaparte 24. Le ve- poteva sperare» 22; furono esposti dipinti e dute di porti qui descritte non sono le stesse sculture dal XIII al XVIII secolo, tra cui an- trattate in un successivo intervento, uscito che tre arazzi, due provenienti dal palazzo su “Notizie da Palazzo Albani” nel 1985, ducale di Urbino, uno dalla pinacoteca di in cui si parlava per la prima volta di due Fermo e diversi dipinti nordici della pinaco- vedute della città di Urbino, probabilmente teca di Macerata. La commissione di belle commissionate a van Wittel dal cardinale arti preposta a raccogliere e selezionare le Annibale Albani, che andavano ad aggiun- opere da esporre alla mostra comprendeva gersi alla collezione di famiglia 25. D’altra studiosi del calibro dei già nominati Egidio parte, dell’artista originario di Ameersfort, Calzini e Anselmo Anselmi 23, l’uno diret- è ben noto, grazie alla testimonianza pres- tore di “Rassegna bibliografica dell’arte soché coeva di Lione Pascoli, il soggiorno italiana”, l’altro fondatore di “Nuova rivista urbinate tra il 1717 e 1718 presso il cardi- misena”. Nessuna delle riviste finora citate nale Albani 26. Al contributo di Madiai su presta però attenzione alla pittura fiammin- “Nuova rivista misena”, segue nel 1908 ga sul territorio regionale, se si esclude il quello firmato da Carlo Astolfi su “Rivista lapidario riferimento di Federico Madiai, marchigiana illustrata”, un articolo in cui a due opere dell’artista olandese Gaspar la pittura nordica occupa maggior rilievo van Wittel (1653-1736), appartenenti alla e che vede un olandese come coprotago- collezione Albani e requisite da Giuseppe nista 27. Qui viene trattata l’attività di due Lechi comandante della legione bresciana pittori a cavallo tra XV e XVI secolo: l’an-

201 Studi pesaresi 4.2016

volta proprio in quell’articolo. Nel catalogo dell’olandese devono ovviamente includer- si anche due tele, realizzate per due diverse chiese di Sanseverino Marche, trattate, già nel 1978, da Raoul Paciaroni 29, in un con- tributo riguardante la presenza fiamminga nel comune marchigiano tra Seicento e Set- tecento, che vede inoltre attivi nell’area gli artisti stranieri, quasi del tutto sconosciuti e certamente minori, Andrea Tunsen e Pietro fiammingo. Fra le pubblicazioni prese in esame, “Rassegna marchigiana” 30 è il secondo pe- riodico specialistico rivolto all’arte locale dopo “Nuova rivista misena”, ma è il primo Figura 2 – Notizie da Palazzo Albani. a presentare un vivo interesse verso la ma- teria fiamminga. Fondata nel 1922 da Lui- gi Serra (1881-1940), stampata a Pesaro e conetano Cesare Conti e l’olandese Ernst cessata nel 1934, “Rassegna marchigiana” van Schayck (1567-1631 ca.), originario di mirava «alla divulgazione sistematica e alla Utrecht, che giunse in Italia, più precisa- fervida esaltazione delle glorie artistiche an- mente nelle Marche agli inizi del Seicento. tiche e recenti, delle bellezze naturali, delle All’artista sarà dedicato, molti anni dopo, manifestazioni musicali del Piceno» 31. La un nuovo scritto a cura di Montevecchi e rivista si compone di articoli a tema storico- Arcangeli nella collana “Quaderni di Noti- artistico, segnalazioni di mostre, conferen- zie da Palazzo Albani” in cui ci si soffer- ze, eventi e di numerose pubblicazioni del merà sulle abilità ritrattistiche del pittore. suo stesso fondatore Luigi Serra: si tratta Nonostante la sua produzione sia pressoché di ricognizioni sul territorio da lui esegui- caratterizzata da pale d’altare, conservate te, di elenchi delle testimonianze artistiche oggi in diversi luoghi dell’Emilia Roma- regionali e di alcuni primi tentativi di siste- gna e delle Marche, dunque dipinti sacri di mazione generale, tutto materiale che con- destinazione pubblica, le sue acute capacità fluirà nella monumentale opera L’arte nelle di indagine naturalistica e la sua attenzione Marche 32. L’arte marchigiana sarà sempre verso l’abbigliamento e il rango dei perso- indagata da Serra in relazione ai grandi fe- naggi sono comunque evidenti grazie alle nomeni artistici nazionali, ma con l’intento teste di donatori in primo piano 28. Sono di rilevarne la ricchezza linguistica pret- solo due le opere di committenza privata, tamente locale. Si capisce in questo senso nonostante gli autori sospettino, a ragione, anche l’interesse, all’interno di “Rassegna una più ampia produzione, il Ritratto di marchigiana”, rivolto verso le cosiddette Giovan Battista Codronchi, firmato e datato arti minori: ampio spazio è dedicato all’in- 1598, oggi presso la pinacoteca di Imola e taglio del legno, alla tarsia, alla ceramica, il Ritratto di dama, reso noto per la prima all’oreficeria. Piena dignità acquista nella

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Figura 3 – Rivista Marchigiana.

203 Studi pesaresi 4.2016 rivista una manifattura tessile quale quella Fiamminga nelle Marche verrà ritrattato degli arazzi, specificità tutta fiamminga, a oltre cinquant’anni più tardi in “Notizie cui vengono dedicati ben tre articoli nell’ar- da Palazzo Albani” da Roberto Budassi, il co di pochissimi anni. Il primo a scrivere quale riteneva che il gruppo di arazzieri alla sull’argomento è proprio Luigi Serra, che corte di Federico si dovesse raccogliere in- dopo aver dato notizia attraverso una lista torno alla bottega del fiammingo Giusto di di opere nordiche, presenti nel territorio Gand (1430 ca.-1480 ca.) 39. Come è noto, marchigiano, della penetrazione artistica erano i pittori a preparare i cartoni necessa- fiamminga da lui ritenuta «vasta e di antica ri per la realizzazione di queste manifatture data» 33 nella regione, realizza un articolo tessili e l’arazzo raffigurante l’Annuncia- interamente dedicato agli arazzi. Nello spe- zione della pinacoteca di Fermo potrebbe cifico lo scritto ne analizza tre conservati essere proprio il frutto di tale collaborazio- presso la Galleria nazionale delle Marche e ne. La scena qui rappresentata, di chiaro sa- ancor oggi poco studiati. Secondo l’autore pore fiammingo, è stata attribuita a Giusto queste manifatture, raffiguranti «animali sulla base di diverse similitudini stilistiche entro paesi con bordi e festoni» 34 farebbero con la Comunione degli Apostoli riscontrate parte di una stessa serie intitolata La mol- già da Pasquale Rotondi nel 1933 che dalle tiplicazione degli animali dopo il diluvio, pagine di “Rassegna marchigiana” riporta: realizzata a Bruxelles tra la fine del Cin- «la bellezza di questo arazzo, la perizia tec- quecento e l’inizio del secolo successivo. nica di disegno e di colore, qui espressa, ci Al Seicento risalgono anche alcuni arazzi fanno anche pensare che sono superate le fiamminghi conservati presso la pinacoteca possibilità di un artista minore e che per- di Fabriano che verranno trattati nel con- ciò quest’opera potette uscire soltanto dalle tributo di Enrico Possenti uscito nel 1932 mani di un maestro» 40. Secondo Rotondi, sempre su “Rassegna marchigiana” 35. È or- chi se non il «maestro solenne», fatto ve- mai risaputa la profonda attenzione fin dai nire appositamente dalla Fiandre a Urbino, tempi di Federico da Montefeltro per i mae- stando al racconto del biografo di Federi- stri arazzieri fiamminghi. Ricorda Vespasia- co da Montefeltro, avrebbe potuto esegui- no da Bisticci che il signore urbinate avreb- re questo disegno? Del resto come sottoli- be impiantato a Urbino un’arazzeria 36 e che neano anche le recenti indagini d’archivio avrebbe fatto eseguire dei cicli di arazzi da condotte da Ilaria Perlini, i cui risultati sono maestri fiamminghi, probabilmente raffi- stati pubblicati su “Notizie da Palazzo Al- guranti le Storie di Troia, oggi perduti 37, bani”, la presenza nordica nel territorio era nonché una Scena di caccia e un’Annun- tutt’altro che sporadica 41 e ben si accordava ciazione, il cui cartone proveniente quasi con le note tendenze esterofile della corte certamente dalle officine di Bruxelles e da- feltresca 42. tabile tra 1470 e 1480 è riconducibile allo Rilevante fu l’attività di Giusto di Gand, stile di Rogier van der Weyden, pittore mol- la cui personalità pittorica si è trovata a es- to ammirato dagli Sforza di Pesaro, come sere indissolubilmente legata alle vicende evidenzia Paride Berardi in “Pesaro città e artistiche accadute in quegli anni nella cit- contà” 38. L’argomento poco più che accen- tà ducale. Walter Bombe fu uno dei primi nato nel 1930 da Serra nell’articolo L’Arte studiosi a occuparsi del pittore fiammingo,

204 Tamara Dominici Dalle Fiandre alle Marche una figura assai problematica e tutt’altro Bombe in avanti, non si sia mai sopito e sia che definita chiaramente nei documenti, la rimasto insoluto, nonostante studiosi illustri cui unica opera certa risulta essere la Comu- abbiano più e più volte cercato di dirimere nione degli Apostoli, realizzata per la locale la questione. confraternita del Corpus Domini, la quale Il fervore culturale che si respira dalle si era precedentemente rivolta ad artisti del pagine di “Rassegna marchigiana” era però calibro di Paolo Uccello, esecutore della ormai indice di un’epoca che stava per fi- sola predella, e di 43. nire: bisognerà aspettare quasi quarant’anni Dai più identificato con Joos van Wassen- per assistere alla pubblicazione di una nuo- hove, denominato «Giusto da Guanto de- va rivista specializzata, dal respiro questa pintore» nei pagamenti e nelle registrazioni volta internazionale, tesa «alla conoscenza della confraternita, riordinati e ripubblicati dei valori storici del territorio marchigia- grazie al lavoro di Luigi Moranti 44, Giusto no, documentati attraverso le testimonianze sarebbe stato richiesto, a partire dal 1474, dell’arte» 49. Per iniziativa di Pietro Zam- al servizio di Federico da Montefeltro. A petti, fondatore e direttore dell’Istituto di sostenerlo è anche lo stesso Bombe, in un storia dell’arte e di estetica dell’Università altro articolo, uscito sempre su “Rassegna degli studi di Urbino, “Notizie da Palazzo marchigiana” 45, in cui ritiene che il signore Albani” nasce nel 1972 50 con «il dichiara- d’Urbino abbia chiamato il pittore fiammin- to intento di offrire agli studiosi spazio per go a eseguire la decorazione del suo studio- i loro saggi, ma anche terreno ai giovani lo «dove fece dipingere i filosofi e i poeti e laureati per le loro prime esperienze» 51. A tutti i dottori della chiesa così greca come Zampetti si deve inoltre nel 1977 la nascita latina, fatti con meraviglioso artificio» 46. della collana “Quaderni di Notizie da Pa- Recenti studi tecnico-scientifici, presenta- lazzo Albani”, sorta con l’obbiettivo di rac- ti al pubblico in occasione dell’importante cogliere ricerche monografiche, relazioni di mostra del 2015 “Lo Studiolo del Duca. Il giornate studio e atti di convegni in parti- ritorno degli Uomini Illustri alla corte di colare dedicati al territorio marchigiano, Urbino”, hanno poi confermato come vi sia comunque tutte attività svolte e promosse in effetti una forte omogeneità tra il disegno dall’istituto urbinate. In queste due pub- sottostante la Comunione e quello degli Uo- blicazioni gli interventi riguardanti l’arte mini Illustri, tipicamente fiammingo e per- neerlandese appaiono piuttosto numerosi fettamente in linea con quello della pala del e a spiccare per quantità sono gli studi, ri- Corpus Domini 47. Lo stesso difficilmente guardanti direttamente o indirettamente, la può dirsi per lo strato pittorico, tanto da far figura di Giusto di Gand. Il primo a ripren- presupporre più mani in tempi diversi, tra dere, con taglio decisamente innovativo per cui quella di un pittore spagnolo di nome i tempi, la spinosa questione dalle pagine di Pietro, da molti identificato con l’artista Pe- “Notizie da Palazzo Albani” sarà Cecil H. dro Berruguete, forse intervenuto a comple- Clough, che affronta il tema sulle diverse tare l’opera iniziata da Giusto e non termi- mani intervenute negli Uomini Illustri, ri- nata probabilmente a causa della morte 48. tenendo non esservi alcun dato a sostegno Tutto questo dimostra come il dibattito at- della presenza alla corte del Montefeltro torno alla figura del fiammingo, dai tempi di dell’artista castigliano Pedro Berruguete 52.

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A fare il punto della situazione su Giusto Bottacin, la quale è ritornata anche recen- sarà finalmente nel 2004 Francesca Botta- temente sull’argomento, ritenendo di poter cin 53, docente di Storia dell’arte fiammin- considerare validi i suggerimenti del critico ga e olandese presso l’ateneo urbinate dal veneto, relativi a un intervento di comple- 2000. In particolare Bottacin, appoggiando tamento della Comunione degli Apostoli da l’identificazione Joos-Giusto, pur ricono- parte del padre di Raffaello, Giovanni San- scendo la mancanza di prove definitive, ri- ti 57. Inedito è poi un altro disegno di Caval- tiene infondata l’opinione di Paul Eeckhout caselle, quello sull’Adorazione dei Pastori che vede nella Comunione degli Apostoli la di Fermo, reperito dalla studiosa sempre mano di un arazziere, Giusto di Gualtieri di nell’omonimo fondo della Biblioteca Mar- Guante 54. La questione è stata recentemen- ciana di Venezia 58. Al critico sia qui, sia nel te riproposta da chi scrive, anche alla luce Catalogo delle opere d’arte nelle Marche delle nuove indagini scientifiche svolte su- e nell’Umbria è però mancata la sicurezza gli Uomini Illustri, in un articolo finalizzato di avanzare la paternità dell’opera a Pieter alla ricostruzione storiografica e critica di Paul Rubens, sicurezza che avrà invece Ro- quanto detto sul pittore originario di Gand, berto Longhi 59. Nonostante al maestro di uscito nel 2015 su “Arte marchigiana”, la Anversa siano state dedicate diverse pagine neonata rivista dedicata all’arte locale e di- all’interno della rivista dell’ateneo urbinate, retta da Bonita Cleri, da sempre impegnata- solo il contributo di Elisa Marinucci ci parla si senza riserve negli studi dedicati al terri- del famoso dipinto, oggi custodito a Fermo torio 55. e della numerose e fin ad allora trascurate Passando ora alla collana “Quaderni di citazioni pre-longhiane presenti nelle guide Notizie da Palazzo Albani”, alla docente locali 60. Se escludiamo infine l’articolo re- di Storia dell’arte fiamminga e olandese si lativo alla copia anconetana raffigurante la devono anche gli studi riguardanti le ope- Continenza di Scipione, tratta da un perduto re di autori nordici nella letteratura artistica originale rubensiano 61, non esistono contri- urbinate del XVII e XVIII secolo. Grande buti in riviste locali sulle opere marchigiane attenzione, rivela l’autrice, è dedicata anco- di Rubens, che fu in Italia dal 1600 al 1608 ra una volta alla Comunione degli Apostoli e che è ben rappresentato nella regione, di Giusto di Gand, in particolare, signifi- come dimostrano l’Adorazione di Fermo cativa è la corretta e completa descrizione e gli arazzi, oggi presso il museo diocesa- della tavola che ne trae Innocenzo Ansaldi no di Ancona, tratti da alcuni suoi disegni. per la sua guida urbinate 56. Il pesciatino la Tutto ciò appare piuttosto strano, visti i nu- vide nella chiesa di Sant’Agata dove ancora merosi interventi a lui dedicati sulle stesse si trovava nel 1861 quando Giovan Battista pagine di “Notizie da Palazzo Albani” e Cavalcaselle e Giovanni Morelli la descris- “Quaderni di Notizie da Palazzo Albani”, sero nell’asciutto commento apparso nel però mai attinenti alle Marche 62, eccezione Catalogo delle opere d’arte nelle Marche fatta per l’articolo di Bottacin riguardante e nell’Umbria. Ben più interessanti sono l’interessamento di Rubens per il colorismo invece i due schizzi, realizzati da Cavalca- di Federico Barocci 63, interessamento che selle, con fitti commenti e diverse annota- già Serra aveva individuato quale degno di zioni, resi noti per la prima volta proprio da ulteriori studi e approfondimenti.

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Di nostro interesse, a questo punto, re- Montefeltro, per il resto abbiamo interven- stano solo lo scritto su Giovanni Scheper ti sporadici, dedicati a pittori neerlandesi (1558?-1603), pittore fiammingo, docu- minori, presenti nel territorio marchigiano mentato a Casteldurante e attivo presso la quali van Schayck, Gentile e Scheper. Poca corte del duca Francesco Maria II della Ro- attenzione da parte della critica, imputabi- vere e quello di Lucia Diamantini su Louis le evidentemente alla presenza di una già Primo detto Luigi Gentile (1606-1667 ca.) ampia bibliografia a carattere nazionale, è originario di Breynelden, della cui attività invece dedicata al Rubens di Fermo e all’o- marchigiana rimangono ad esempio a Pesa- pera di Gaspar van Wittel, che nonostante ro otto dipinti eseguiti attorno al 1658 per abbia realizzato diversi quadri per la fami- la chiesa dei cappuccini dalla stessa città 64. glia Albani e sia stato presente nella zona, Sempre intorno alla prima metà del Seicen- viene analizzato solo nel saggio di Maggi- to si riscontra la presenza di soggetti pitto- ni in “Notizie da Palazzo Albani”, la rivi- rici fiamminghi anche a Camerino, il fatto sta dimostratasi maggiormente interessata però non stupisce visti i forti rapporti arti- all’arte nordica. Certamente la costituzione stici con Roma, istaurati dal grande mece- dell’insegnamento di arte fiamminga pres- nate camerinese, il cardinale Angelo Giori. so l’ateneo urbinate non può che aver fa- È Giacomo Boccanera a sostenere in un suo vorito le ricerche del periodico universita- articolo, pubblicato negli anni ottanta, l’ori- rio in questa direzione, anche se una lancia gine fiamminga, delle due teleCena in casa va spezzata in favore della rivista storica di Simone il fariseo e Disputa di Gesù fra i “Rassegna marchigiana” che precorrendo i dottori del duomo di Camerino, individuan- tempi ha dedicato ben tre articoli ad arazzi do la prima come copia di un originale di fiamminghi, tematica poi totalmente trascu- Rubens di cui si conoscono due differenti rata e ripresa finora solo nel contributo di versioni 65. Budassi. Ne emerge un quadro tutto som- Come si comprende da questo breve re- mato ancora nazionalista in cui, nonostante soconto, che non ha pretese di essere com- la presenza di echi nordici nelle Marche, se pleto, l’arte neerlandese, in linea con quan- pur ridotta rispetto ad altri territori italiani, to accade nel resto d’Italia non gode certo di l’attenzione verso il «dipingere» di Fiandra una posizione di rilievo sui periodici locali appare comunque piuttosto distratta, certo marchigiani. Comprensibilmente ampio mai osservata nei suoi minimi particolari, spazio, e non poteva essere diversamente, è come invece la stessa tradizione pittorica lasciato al «maestro solenne» di Federico da fiamminga avrebbe imposto.

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1 P. Philippot, Pittura fiamminga e Rinascimento al lavoro di Carlo Ludovico Ragghianti e della moglie italiano, citato in C. Limentani Virdis, Introduzione Licia, la fitta rete di scambi che collegava, tra Quat- alla pittura neerlandese (1400-1675), Liviana, Pado- tro e Cinquecento, l’Italia a paesi come le Fiandre e va 1978, p. 17. la Francia. Riguardo all’esposizione si veda Studio 2 F. Zeri, Dietro l’immagine: conversazioni Italiano di Storia dell’Arte (a cura), Mostra d’arte sull’arte di leggere l’arte, Longanesi, Milano 1987, fiamminga e olandese dei secoli XV e XVI, cat. mostra p. 253. (Firenze, Palazzo Strozzi giugno-ottobre 1947) San- 3 Per quanto legato ai canoni estetici dell’Acca- soni, Firenze 1948. demia, Vasari riconosceva le qualità e l’importanza 10 La prima del 1950 “I Bamboccianti: pittori storica dei fiamminghi nella tecnica a olio. Cfr.G ior- nella vita popolare del seicento” fu curata da Giulia- gio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e no Briganti, mentre la seconda del 1954 sulla pittura architettori, 1550 e 1568, cur. R. Bettarini, P. Baroc- seicentesca olandese fu a opera di Luigi Salerno. En- chi, Sansoni, Firenze 1966-87. trambe risultarono fondamentali per diffondere la co- 4 «Desidero di sapere, giacché siamo in questo noscenza dell’arte nordica in Italia. Cfr. G. Briganti soggetto, che cos’è il dipingere di Fiandra, e a chi (a cura), I Bamboccianti: pittori nella vita popolare soddisfa, perché mi sembra più devoto che il modo del Seicento, cat. mostra (Roma, palazzo Massimo italiano». Con questa domanda la poetessa Vittoria alle Colonne giugno 1950), Roma 1950 e L. Salerno Colonna, effettivamente colpita dalla forte spiritua- (a cura), Mostra di pittura olandese del Seicento, cat. lità presente in molta pittura dei Paesi Bassi, specie mostra (Roma, palazzo delle Esposizioni 4 genna- quattrocentesca, nei Dialoghi di Francisco De Hol- io-14 febbraio 1954), Roma 1954. L’interesse verso landa introduce l’argomento che scatenerà poi l’espe- l’arte neerlandese è andato poi scemando a eccezione diente per il successivo crescendo dell’ostilità di Mi- dei pochi studiosi spesisi sull’argomento quali Cate- chelangelo nei confronti della pittura d’oltralpe. Cfr. rina Limentani Virdis, autrice anche di Introduzione A.M. Bessone Aureli, I dialoghi michelangioleschi alla pittura neerlandese, Liana Castelfranchi Vegas di Francisco d’Olanda, Palombi, Roma 1953, p. 63. e Paolo Torresan, per poi riprendere intorno agli anni 5 Ibid., p. 64. novanta attraverso mostre e convegni internazionali. 6 Cfr. P. Torresan, Il dipingere di Fiandra. La 11 Per approfondimenti sul collezionismo urbi- pittura neerlandese nella letteratura artistica italiana nate di stampo esterofilo si veda F. Bottacin, Dipin- del Quattro e Cinquecento, Mucchi, Modena 1981. ti fiamminghi e olandesi tra Pesaro e Urbino: dalle 7 J. Archer Crowe, Giovan Battista Cavalca- collezioni al museo in R. Varese, F. Veratelli (a selle, The Early Flemish painters: notices of their cura), Il collezionismo locale: adesioni e rifiuti, atti lives and works, London 1857. convegno (Ferrara 9-11 novembre 2006), Le Lettere, 8 C.L. Ragghianti, Studi sui primitivi francesi: I, Firenze 2009, pp. 587-604. in “Critica d’arte”, VIII, 1949, 27, p. 46. Per appro- 12 La mostra, voluta dal comune di Osimo e dalla fondimenti si veda anche F. Bottacin, Ragghianti e regione per promuovere e approfondire la conoscenza la figuratività fiamminga, in “Critica d’arte”, LXXII, del Seicento nelle Marche, presentava tra i diversi ca- 2010, 41/42, pp. 63-74. polavori italiani anche un arazzo rubensiano che dopo 9 La scelta della città non può non richiamare alla quattrocento anni appare oggi ancora integro e perfet- mente gli intensi rapporti fra le corti quattrocentesche tamente conservato presso il museo diocesano di An- italiane e gli artisti nordici. L’esposizione fiorentina cona. Cfr. V. Sgarbi, S. Papetti (a cura), Da Rubens fu organizzata a palazzo Strozzi dallo Studio italiano a Maratta – Meraviglie del Barocco nelle Marche. di storia dell’arte e fu in effetti un tentativo di descri- Osimo e l’Alta Marca, cat. mostra (Osimo, Palazzo vere le varie e differenti relazioni artistiche. Sostenu- Campana 29 giugno 2013-15 dicembre 2013), Silva- ta da una precisa volontà politica, la mostra era stata na Editore, Milano 2013. realizzata con il concorso di eminenti specialisti stra- 13 Dopo quattro secoli lo studiolo, il luogo che nieri e si sforzava di ricostruire, in particolare grazie Federico da Montefeltro volle quale spazio intimo e

208 Tamara Dominici Dalle Fiandre alle Marche privilegiato ove attingere alla propria interiorità e ove zione marchigiana”, la rivista fu pubblicata a Roma comunicare tale interiorità da apprendersi nell’imme- dal 1906 al 1909 e poi dal 1910 al 1922 con il nuo- diata percezione delle immagini è stato riapprezzato vo titolo di “Picenum: rivista marchigiana illustrata” nella sua interezza. La mostra, durata fino al 4 luglio rispettando sempre l’intento di far conoscere e pro- 2015, è stata curata da Maria Rosaria Valazzi, Carlo muovere le Marche. Bertelli e Alessandro Marchi ed è stata promossa dal- 20 G. Crocioni, Per la cultura marchigiana, in la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etno- “Rivista marchigiana illustrata”, I, 1906, 1/2, p. 7. In antropologici della regione Marche con la generosa realtà Crocioni qui cita quanto già riportato sul fron- adesione del Musée du Louvre e la collaborazione del tespizio dei numeri 27 e 28, rispettivamente del 16 e comune di Urbino. Cfr. A. Marchi (a cura), Lo stu- 24 dicembre 1905, di “Esposizione marchigiana” in diolo del Duca. Il ritorno degli Uomini Illustri alla cui si annuncia l’imminente pubblicazione del nuovo corte di Urbino, cat. mostra (Urbino, Galleria nazio- periodico permanente “Rivista marchigiana illustra- nale delle Marche 12 marzo-4 luglio 2015), Skira, ta”. Milano 2015. 21 Obbiettivo dichiarato dell’Esposizione era 14 Per approfondimenti si vedano Sabrina Ban- quello di mettere in luce la vivacità economica, pro- dera, W. Liedtke, A.K. Wheelock (a cura), Vermeer duttiva e culturale di un territorio mantenutosi sino il secolo d’oro dell’arte olandese, cat. mostra (Roma, a quel momento nell’ombra. Per una puntuale rico- Scuderie del Quirinale 27 settembre 2012-20 gennaio struzione delle vicende che hanno interessato questo 2013), Skira, Milano 2012; T.-H. Borchert (a cura), evento, a cui si aggiunge la presentazione delle ope- Memling. Rinascimento Fiammingo, cat. mostra re esposte nel 1905, arricchita dalla ripubblicazione (Roma, Scuderie del Quirinale 11 ottobre 2014-18 del catalogo che accompagnò l’esposizione si veda gennaio 2015), Skira, Milano 2014. C. Prete, L’arte antica marchigiana all’Esposizione 15 D. Feduzi, L’arte fiamminga nelle riviste regionale di Macerata del 1905, Silvana editoriale, marchigiane, tesi di laurea, Università degli studi di Cinisello Balsamo (MI) 2006. Urbino “Carlo Bo”, rel. prof. F. Bottacin, a.a. 2008- 22 E. Calzini, L’antica arte marchigiana all’E- 2009. Va doverosamente ricordato questo lavoro di sposizione di Macerata, in “L’Arte”, Viii, 1905, p. tesi, punto di partenza per la mia analisi, che prende 462. in esame tutti gli articoli riguardanti l’arte neerlan- 23 Per ulteriori chiarimenti sulla commissione di dese sulle riviste marchigiane, indipendentemente dal belle arti si veda Prete, L’arte antica cit., pp. 19-40. fatto che si tratti di arte sviluppatasi in area regionale 24 F. Madiai, Libri, quadri, opere d’arte tolte dal o meno. Palazzo Albani di Urbino negli anni 1797-1798, in 16 La “stupid quest” dei pittori neerlandesi è di- “Nuova rivista misena”, VIII, 1895, 7/8, pp. 122-124. venta poi per Cavalcaselle, uno dei pionieri dell’arte 25 C. Maggini, Due vedute a Urbino di Gaspar fiamminga-olandese, motivo di grande passione e van Wittel, in “Notizie da Palazzo Albani”, XIV, attenzione. Cfr. J. Archer Crowe, Reminiscences of 1985, 1, pp. 93-97. Thirty-Five Years of My Life, London 1895, pp. 65- 26 L. Pascoli, Vite de pittori, scultori e architetti 66. viventi, 1743, Biblioteca comunale Augusta di Peru- 17 In quasi un decennio “Nuova rivista misena” gia, ms. 1383. Per approfondimenti su Gaspar van ha visto la collaborazione di diversi studiosi, eruditi Wittel si veda G. Briganti, Gaspar van Wittel, Electa, e appassionati collezionisti, che attraverso indagini Milano 1996; G. Cucco (a cura), Papa Urbani e le d’archivio e descrizioni di opere semisconosciute, arti a Urbino e a Roma. 1700-1721, cat. mostra (Ur- hanno contribuito a scrivere la storia artistica marchi- bino, Palazzo del Collegio 29 giugno-30 settembre giana. 2001; Roma, chiesa del Santissimo Salvatore 25 otto- 18 “Rassegna bibliografica dell’arte italiana” bre 2001-13 gennaio 2002), Marsilio, Venezia 2001. venne pubblicata dal 1898 al 1916. 27 C. Astolfi, Nuove notizie su i pittori Cesare 19 Sorta a seguito della soppressione di “Esposi- Conti d’Ancona e il fiammingo Ernesto de Schaychis,

209 Studi pesaresi 4.2016 in “Rivista marchigiana illustrata”, VI, 1908, 6, pp. 35 E. Possenti, Alcune note sulla Collezione di 157-158. Arazzi di Fabriano, in “Rassegna marchigiana”, X, 28 L. Arcangeli, Benedetta Montevecchi, Con- 1932, 11/12, pp. 259-268. siderazioni sulla ritrattistica di Ernst van Schayck e 36 Cfr. V. da Bisticci, Vite di Uomini illustri del un dipinto inedito, in R. Varese (a cura), Studi per Secolo XV, (circa 1480-98), ed. P. D’Ancona-E- Ae- Pietro Zampetti, Il lavoro editoriale, Ancona 1993, schliemann, Milano 1951. pp. 367-369 (Quaderni di “Notizie da Palazzo Alba- 37 Sulla questione anche C.H. Clough, Eco- ni”). Sull’attività marchigiana del pittore si veda an- nomic Documents relating to the decoration, 1472- che B. Montevecchi, Ernst van Schayck, in A. Mar- 1482, of Federico da Montefeltro’s Palace at Urbino chi (a cura), Seicento eccentrico. Pittura di un secolo and Gubbio, in “Notizie da Palazzo Albani”, XV, da Barocci a Guercino tra Marche e Romagna, cat. 1986, 1, pp. 20-37 in cui vengono riportati alcuni dati mostra (Forte, San Leo 26 giugno-24 ottobre 1999) relativi ai pagamenti della serie perduta degli undici Giunti, Firenze 1999, pp. 200-201 con bibliografia arazzi raffiguranti leStorie di Troia. precedente. 38 P. Berardi, Arte e artisti a Pesaro. Regesti 29 R. Paciaroni, Pittori fiamminghi nel ’600 e di documenti di età malatestiana e di età sforzesca ’700 a Sanseverino, in “Notizie da Palazzo Albani”, [parte prima], in “Pesaro città e contà”, 12, 2000, pp. VII, 1978, 2, pp. 75-78. Sempre sull’argomento usci- 80-83. La rivista “Pesaro città e contà”, nata dall’at- rà in seguito A. Vertechy, Un pittore fiammingo a tività editoriale della Società pesarese di studi storici San Severino Marche, in “Studi maceratesi”, XXXIII, nel 1991 sotto la direzione di Girolamo Allegretti per 1997 (1999), pp. 679-684. promuovere gli studi e la ricerca su Pesaro e il suo 30 Il titolo completo della rivista è “Rassegna contado, ha cambiato nel 2012 la testata in “Studi pe- marchigiana per le arti figurative, le bellezze naturali, saresi”, continuando così nei suoi propositi e intenti. la musica” qui sempre abbreviato in “Rassegna mar- 39 Cfr. R. Budassi, Quell’arazzo è di Rogier!, in chigiana”. “Notizie da Palazzo Albani”, XI, 1982, 1/2, pp. 42- 31 L. Serra, [Introduzione], in “Rassegna mar- 46. chigiana”, I, 1922, 1, p. 1. 40 P. Rotondi, Un arazzo di Giusto di Gand nel 32 Id., L’Arte nelle Marche, Federici, Pesaro Palazzo Comunale di Fermo, in “Rassegna marchi- 1929-1934. Il primo volume Dalle origini cristiane giana”, XI, 1933, 1, pp. 28-32, in part. p. 30. alla fine del gotico viene pubblicato nel 1929, mentre il 41 Per approfondimenti si veda I. Perlini, Arti- secondo Il periodo del Rinascimento esce a Roma nel giani nordici alla corte di Federico da Montefeltro: 1934. Si tratta di lavori pionieristici che si propongono, una proposta per “Rigo de Alemagna” arazziere tra attraverso un’accurata ricerca e una precisa analisi dei Ferrara e Urbino?, in “Notizie da Palazzo Albani”, documenti, di esaminare diversi aspetti dell’arte mar- XXXIX, 2010/11, pp. 29-39. chigiana, da quelli più noti a quelli invece inediti. 42 In “Notizie da Palazzo Albani” si veda su Fe- 33 Id., L’Arte Fiamminga nelle Marche, in “Ras- derico da Montefeltro P. Zampetti, Federico da Mon- segna marchigiana”, IX, 1930, 1/2, pp. 38-40, in part. tefeltro e Vittorino da Feltre, in “Notizie da Palazzo p. 38. L’inventario presente in queste poche pagine Albani”, VIII, 1979, 1, pp. 46-51. Quest’articolo sarà vede anche una breve citazione delle opere eseguite poi ripubblicato nel 1982 con il titolo Federico da dall’intagliatore, intarsiatore del legno Antonio Moys Montefeltro nella collana “Quaderni di Notizie da Pa- d’Anversa che lavorò ad Ascoli Piceno nella seconda lazzo Albani”. A riguardo anche P. Zampetti, Chi era metà del Cinquecento. A lui è dedicato l’articolo C. Federico da Montefeltro?, in “Notizie da Palazzo Al- Mariotti, Un soffitto in legno di Moys d’Anversa, in bani”, XI, 1982, 1/2, pp. 6-12 e C. Maltese, Federico “Rassegna marchigiana”, I, 1923, 4, pp. 118-121. da Montefeltro e la civiltà urbinate del Rinascimen- 34 L. Serra, Intorno ad una serie di arazzi fiam- to, in “Notizie da Palazzo Albani”, XI, 1982, 1/2, pp. minghi, in “Rassegna marchigiana”, IX, 1930, 3, pp. 21-31 usciti in occasione del quinto centenario della 67-70, in part. p. 67. morte del duca Federico.

210 Tamara Dominici Dalle Fiandre alle Marche

43 W. Bombe, Intorno alla Comunione degli Apo- sua attività urbinate, in B. Cleri (a cura), Bartolomeo stoli di Giusto di Gand, in “Rassegna marchigiana”, Corradini (Fra’ Carnevale) nella cultura urbinate del VII, 1929, 7/8/9, pp. 209-223 XV secolo, atti conv. (Urbino, chiesa di San Cassiano, 44 L. Moranti, La Confraternita del Corpus Do- Castelcavallino 11-12 ottobre 2002) Sant’Angelo in mini di Urbino, Il lavoro editoriale, Ancona-Bologna Vado (PU) 2004, pp. 69-84 (Quaderni di “Notizie da 1990 (Quaderni di “Notizie da Palazzo Albani”, 2). Palazzo Albani”) con bibliografia precedente. Colgo 45 W. Bombe, Una ricostruzione dello Studiolo qui l’occasione per ringraziare la prof.ssa Bottacin del Duca Federico ad Urbino, in “Rassegna marchi- nell’aver provveduto alla rilettura di questo articolo, giana”, VIII, 1929, 3, pp. 73-88. Una ricostruzione fornendomi consigli e suggerimenti preziosi. dello studiolo fu proposta da Pasquale Rotondi nel 54 Riguardo l’annosa questione Giusto di Gand/ 1973, ricostruzione poi accettata anche da Luciano Joos van Wassenhove si veda nello specifico M. Cheles. Cfr. L. Cheles, La decorazione dello studiolo Llewellyn Evans «Uno maestro solenne» Joos van di Federico di Montefeltro a Urbino: Problemi rico- Wassenhove in Italy, in “Nederlands Kunsthistorisch struttivi, in “Notizie da Palazzo Albani”, X, 1981, 1, Jaarboek”, XLIV, 1993, pp. 75-110 e P. Eeckhout, pp. 15-21. Juste de Gand, in B. De Patoul, R. Van Schoute (a 46 V. da Bisticci, Vite cit., p. 209. cura), Les Primitifs Flamands et leur temps, Louvain- 47 Oltre al catalogo della mostra urbinate vedi Italia 1994, pp. 403-413. nota 12, cfr. in particolare M. Menu et alii, Exami- 55 T. Dominici, Sul ritorno “a casa” degli Uomi- nation of the Uomini Illustri: looking for the origins ni Illustri: analisi e considerazioni su Giusto di Gand of the portraits in the Studiolo of the Ducal Palace of e la sua attività urbinate, in “Arte marchigiana”, II, Urbino. Part I, in “Studying Old Master Paintings: 2015, pp. 9-30. Technology and Practice”, London, Archetype Publi- 56 F. Bottacin, “La comunione degli Apostoli” cations 2011, pp. 37-43. di Giusto di Gand nella tradizione urbinate sette- 48 Per approfondimenti su Pedro Berruguete si centesca, in G. Perini, G. Cucco (a cura), La Gui- veda M. Lucco, Pedro Berruguete in Italia: leggen- da di Urbino di Innocenzo Ansaldi e altri inediti da non storia, in P. Dal Poggetto (a cura), Urbino di periegetica marchigiana, Sant’Angelo in Vado 1470-80 circa. “Omaggio a Pedro Berruguete” e al- (PU) 2004, pp. 123-127 (Quaderni di “Notizie da tro, Quattroventi, Urbino 2003, pp. 11-22 con biblio- Palazzo Albani”, 2) e Ead., Frammenti di ponentini grafia precedente. e foresti nella letteratura artistica urbinate tra Sei 49 P. Zampetti, Presentazione, in “Notizie da Pa- e Settecento, in B. Cleri, G. Perini (a cura), Guide lazzo Albani”, I, 1972, 1/2/3, p. 9. e viaggiatori tra Marche e Liguria dal Sei all’Ot- 50 “Notizie da Palazzo Albani” è la rivista dell’I- tocento, atti conv. (Urbino, Palazzo Albani 26-27 stituto di storia dell’arte e di estetica fondata da Pie- ottobre 2004) Sant’Angelo in Vado (PU) 2006, pp. tro Zampetti, contestualmente alla nascita dell’istitu- 69-92 (Quaderni di “Notizie da Palazzo Albani”). to stesso, dalla cui sede il periodico prende il nome. 57 F. Bottacin, Giusto di Gand e Giovan Battista Inizia come rivista quadrimestrale (1972-1974), suc- Cavalcaselle: both “on the road again”, in “Notizie cessivamente esce a cadenza semestrale (1975-1992). da Palazzo Albani”, XXXIV-XXXV, 2005-2006, pp. Per diversi anni le pubblicazioni vengono sospese 257-269; Ead., “Non fece el dovere et da noi fu in- (1993-1999) per riprendere poi grazie a Giovanna Pe- teramente pagato” Giusto di Gand e la “Comunio- rini nel 2000 con uscite annuali e biennali. ne” del duca d’Urbino; “forse Santi perfezionò?”, in 51 P. Zampetti, Ancona, 20 giugno 2001, in “Arte Marchi (a cura), Lo studiolo del Duca cit., pp. 71-76. marchigiana”, I, 2014, pp. 8-9. 58 Ead., Giovan Battista Cavalcaselle e le Mar- 52 C.H. Clough, Pedro Berruguete and the Court che: Il Rubens di Fermo, in M. Migliori, G. Savio of Urbino: a case of wishful thinking, in “Notizie da (a cura), Souvenir d’Italie: il viaggio in Italia nelle Palazzo Albani”, III, 1974, 1, pp. 17-24. memorie scritte e figurative tra il XVI secolo e l’età 53 F. Bottacin, Riflessioni su Giusto di Gand e la contemporanea, atti conv. (Genova, 6-8 novembre

211 Studi pesaresi 4.2016

2007), De Ferrari, Genova 2008, pp. 383-393. non solo, di cui però si è preferito non dire, vista la 59 R. Longhi, La Notte di Rubens a Fermo, in poca pertinenza, dal momento che qui si è voluto pre- “Vita artistica”, II, 1927, 10, pp. 191-197. stare evidentemente attenzione unicamente alla pit- 60 La studiosa ha tratto l’articolo dalla propria tura fiamminga nelle Marche, raccontata attraverso i tesi di laurea apportando diverse novità sull’argo- periodici locali. mento. Cfr. E. Marinucci, Intorno alla letteratura ar- 63 F. Bottacin, Rubens a bottega da Barocci?, in tistica sul Rubens di Fermo: dalla Marche all’Euro- B. Cleri (a cura), Barocci in bottega, giornata di studi pa, in “Notizie da Palazzo Albani”, XXXVIII, 2009, (Urbino, 26 ottobre 2012), Editoriale umbra, Foligno pp. 39-52. Si aggiunge che nel 2005, in occasione 2013, pp. 249-255 (Quaderni di “Notizie da Palazzo dell’ultimo restauro effettuato sull’Adorazione dei Albani”). Pastori si è tenuta proprio a Fermo, presso il palazzo 64 C. Leonardi, Una pala e tre documenti inedi- dei Priori, la mostra Rubens da Fermo all’Europa. ti del “pittore ducale” Giovanni Scheper Fiammingo Capolavori dell’artista fiammingo a Fermo (10 lu- (1603), in Varese (a cura), Studi per Pietro Zampet- glio-18 settembre 2005). ti cit., pp. 405-415 (Quaderni di “Notizie da Palazzo 61 M. Massa, Per un dipinto di Rubens perduto, Albani”); Lucia Diamantini, Luigi Gentile: un pittore in Varese (a cura), Studi per Pietro Zampetti cit., pp. fiammingo nelle Marche del ’600, in “Notizie da Palaz- 458-466 (Quaderni di “Notizie da Palazzo Albani”). zo Albani”, XXXIV/XXXV, 2005/2006, pp. 125-139. 62 Esistono diversi articoli dedicati all’arte neer- 65 G. Boccanera, Fiamminghi nel Duomo di Ca- landese pubblicati su “Notizie da Palazzo Albani” e merino, in “Notizie da Palazzo Albani”, X, 1981, 2, sulla collana “Quaderni di Notizie da Palazzo Alba- pp. 64-66. ni”, in particolare relativi alla figura di Rubens, ma

212 Tessere

Roberto Pantanelli, cittadino

di

Giuliano Martufi

«“Lo stile è l’uomo”, si ripete senza ve- mecenatesca, per quanto intermittente, atti- dervi malizia né essere inquieti che l’uomo vità di editore, i cui risultati stupiscono an- non sia più un riferimento troppo certo», cora a distanza di anni sia per la raffinatezza scrive Jacques Lacan nella Ouverture di delle vesti grafiche dei libri messi in circo- un’edizione italiana di scritti, La cosa freu- lo, sia per il prestigio dei prodotti e delle diana. Non ho mai visto dal vivo quel ge- collaborazioni. Se si scorre il volumetto re- niale istrione, esperto di ibridi incomprensi- datto nel 2004 da Nando Cecini, intitolato bili che prendevano il desiderio per la coda, L’Editrice Flaminia tra provincia cultura cultore compiaciuto della propria oscurità ed arte e se si presta attenzione, soprattutto, (merita ancora i nostri sforzi di comprensio- all’elenco delle riviste pubblicate dal Panta- ne?); ma sempre, in fotografia, mi ha richia- nelli editore, colpisce e ci interpella il fatto mato alla mente la silhouette di Roberto che un uomo mai legato nel dopoguerra ad Pantanelli, per come ancora la ricordo – il alcuna delle forze politiche dominanti, lo- taglio e l’attaccatura dei capelli, la forma calmente o su scala nazionale, sia riuscito del viso, gli spezzati di buona qualità, le a tessere e stringere rapporti di fiducia con lenti senza montatura. circoli culturali e figure tanto eminenti, in Il maître parigino – per il quale la sola una sorta di vita parallela, visto che l’attivi- formazione che possiamo pretendere di tà di editore e pubblicista non era quella che trasmettere si chiama: “uno stile” – si esi- gli garantiva l’esistenza. biva, più che nei papillon di seta, nel cro- Per la precisione, la casa Editrice Fla- nometro surrealisticamente allacciato sul minia nasce a Roma, città che si conferma- polsino della camicia. Nella loro eleganza, va «sorda e distratta per l’editoria», con lo invece, le cravatte e le camicie di Pantanelli scopo di garantire continuità a una rivista ricordano il suo modo di scrivere: sponta- come “Il Caffè” di Giambattista Vicari. An- neo (all’apparenza) ma accurato anche se di che quelli erano tempi in cui i contributi ai tono minore; levigato (ma non lavorato al periodici letterari apparivano «lussi impos- punto da diventare insapore) più per il ritmo sibili e superflui», e tuttavia le riviste fiori- della sintassi che per il suono delle parole. vano alimentando anche contrasti e rivalità. Che con la parola stampata si sia sempre In quel momento, c’era tensione tra Vicari sentito in perfetta sintonia, lo dimostra non ed Anceschi, ossia tra due testaste che cele- solo il piacere della scrittura che ha scandito bravano il nostro Illuminismo – “Il Caffè” tutti i momenti della sua vita, ma anche la e “Il Verri” – e che si distinguevano per la

215 Studi pesaresi 4.2016 vivacità del dibattito e per i nuovi indirizzi, libro, oltre alla sistemazione dello spazio non solo italiani, della ricerca artistica e let- urbano entro la cinta, prima e dopo la co- teraria che rappresentavano. struzione delle mura roveresche, colpisce L’Editrice Flaminia, cioè Pantanelli, che lo slittamento progressivo della città, sulla con il concorso dell’ingegner Edoardo Mar- piana protesa a cuneo verso l’Adriatico, in zano, uomo dell’industria delle costruzio- direzione del San Bartolo, senza altro con- ni, e altri apporti, amministrava “Il Caffè”, tenimento che non fossero le dune di sabbia, promosse un’effimera riconciliazione con- il corso torrentizio del fiume e i lembi di pa- vocando nell’ottobre 1971 un convegno a lude tra questo e il mare. Solo a pochi anni Pesaro. Resta agli atti una cartolina datata da Lepanto, alla notizia che l’armata turca “San Marino, 5/9/71” e spedita dalla tappa era nel Golfo, «si decise che terminasse la preparatoria in vista dell’incontro, con le cortina di mattoni dalla parte del mare». A firme dei convenuti: Giambattista Vicari, due anni dalla battaglia nella quale il giova- Walter Pedullà, Aldo Rossi, Alberto Arba- ne erede di Guidibaldo II, ossia Francesco sino, Paolo Volponi, Luciano Anceschi, An- Maria II della Rovere, diede lustro al casa- drea Zanzotto, Michele Rak, Luigi Malerba. to occupando sull’ammiraglia della flotta il Ed è bello riconoscere il ruolo svolto posto affianco del comandante generale don dalla Editrice Flaminia a supporto del fer- Giovanni d’Austria, i padri cappuccini fab- vore di Gianni D’Elia e del suo circolo che, bricarono una loro casa sulla via del monte in anni giovanili, con la rivista “Lengua”, San Bartolo. Tuttavia, sub riva, a Soria, «i facevano di Pesaro uno dei centri della let- frati non potevano rimanere, per timore dei teratura e della riflessione poetica del tardo corsari che infestavano la marina». Novecento. Si parla di una rivista la cui ra- Ancora nella prima metà del Novecen- gion d’essere era allo stesso tempo profon- to «andare in Soria era come andare in un da ed elementare, enunciata fin dal primo luogo forestiero, fuori mano – scrive Panta- numero in questi termini: «Poesia e interro- nelli, in Piazza d’Armi – Il sobborgo, molto gazione della poesia». Né finisce con “Len- soleggiato, era diviso in due parti, contigue gua” l’avventura del Pantanelli editore con ma ben distinte»: Soria Bassa, lungo il fiume le riviste letterarie, poiché alla fine degli dal ponte romano al mare, e Soria Alta, leg- anni ’80, in forma di almanacco letterario germente sollevata, dal bivio del ponte verso pubblica “Cartolaria” che non aveva forse il colle. Quel che era, si desume da un nitido la stessa impronta militante, ma era a sua dipinto, “Il Porto di Pesaro” (1867) di Giu- volta ricca di collaboratori di prestigio. seppe Vaccaj che, volgendo il fianco all’im- È singolare, tuttavia, che tra le decine e boccatura del porto e le spalle al mare, dalla decine di libri ed opuscoli pubblicati all’in- riva destra rende una vista fin troppo nuda del dirizzo di via Rigoni 40, corrispondente paesaggio. Due vele abbracciano il bastione all’edificio che comprende anche la sua re- del Carmine (gli Orti Giuli); la città, dentro sidenza, Pantanelli abbia sollecitato la lettu- le mura, sfuma dietro il fabbricato dell’arse- ra di due volumi in particolare: Pesaro. Pa- nale e lo squero; sulla riva sinistra, oltre il gine di storia e topografia di Giulio Vaccaj penduncolo di terra “tra i due porti”, appena del 1909 e Piazza d’Armi scritto e pubblica- due tracce azzurre del fiume e una brughiera to da Pantanelli stesso nel 2007. Nel primo verde, fin quasi alle pendici del colle.

216 Giuliano Martufi Roberto Pantanelli, cittadino.

Le divagazioni per la città, attraverso la ombre, spiccavano le vestaglie di vari colori sua storia, la geografia e la toponomastica e gli indumenti da bagno di foggia ormai (per non dire delle vicissitudini professiona- desueta. Poi i gruppetti si mescolavano alla li), conducono Pantanelli sempre al di là del ricerca dei bossoli seminati d’intorno dagli fiume – meglio si direbbe “al di qua” – alla spari dei soldati. casa di famiglia, distrutta dal passaggio della La casa dei Pantanelli si affacciava sul guerra e ricostruita nello stesso punto, alla Foglia e, come avviene da che mondo è congiunzione tra i due piani del sobborgo, mondo, erano all’ordine del giorno le batta- fusa come non mai nei ricordi della prima glie con i bimbi dell’altra sponda tra cui si adolescenza. «Noi abitavamo appena passa- distingueva, con il suo sandolino, Cristofo- to il ponte (a quel tempo l’unico ponte sul ro Moscioni Negri che da giovane ufficiale, fiume era quello romano), al bivio fra la Fla- sulla riva gelata di ben altro fiume, il Don, minia, detta comunemente “la nazionale”, e affianco dello stretto compagno d’armi la biforcazione tra Soria Bassa e Soria Alta». Mario Rigoni Stern, avrebbe trascorso ore Di lì passavano le ordinanze che dalla disperate ed eroiche, preludio per entram- caserma Cialdini, in pompa magna o con la bi all’adesione alla lotta contro l’invasore fanfara sui carri, andavano a piazza d’armi tedesco dopo l’8 settembre, quando il “te- per le esercitazioni di tiro, oltre i canneti e nente Moscioni” divenne capo partigiano gli argini del fiume (l’eccitazione per questa per poi aggregarsi a un battaglione Gurkha sfilata ricorrente, non era forse diversa da della VIII armata britannica impegnato nel- quella che dopo la guerra agitava i ragaz- lo sfondamento della Linea gotica. zetti che vivevano sulla “nazionale” al pas- L’esplosione della guerra sorprese Ro- saggio del Giro d’Italia o delle Mille miglia, berto Pantanelli da studente universitario: del Motogiro o della Milano-Taranto). dopo il diploma all’Istituto tecnico Braman- Lungo l’argine e sul greto del fiume, cor- te, si era iscritto alla facoltà di Economia e reva un altro percorso per cui, se non c’era- commercio di Bologna dove aveva superato no le manovre, si arrivava alla spiaggia di parecchi esami ma non era riuscito a lau- piazza d’armi oltre il poligono di tiro. Ver- rearsi prima che certe vicissitudini travol- so giugno, la famiglia montava un grosso gessero la sua vita. Nel 1940 aveva trovato capanno verde, non lontano dall’imbocco impiego al Catasto di Pesaro e aveva subito della stradina del Principe che saliva verso messo in evidenza una capacità professio- il Faro. Scortati da una donna di casa e tal- nale considerata preziosa, se dall’Ufficio volta da qualche parente, i piccoli trascor- tecnico erariale di Forlì (il Catasto di Pesaro revano così le lunghe giornate di sole. Ogni ne dipendeva) il suo nome venne segnalato tanto sopportavano rassegnati le monellerie tra quelli che dovevano trasferirsi per rin- dei compagni della scuola di Soria. Ma era forzare la struttura territoriale di Bologna. una festa se, dalla stradina che da dietro il Schivò la chiamata alle armi e vide nell’a- faro porta all’Imperiale, scendevano i prin- gosto del ’43 il primo bombardamento di cipini Albani con un bellissimo cavallo, Bologna; poi, nel corso del secondo, in di- «accompagnati da uno o due servi, come cembre, rimase sepolto da un crollo e ripre- allora si diceva, e da un’istitutrice». Si alza- se i sensi all’ospedale di Imola. va una tenda bianca, dietro si stagliavano le Le vicende belliche lo coinvolsero diret-

217 Studi pesaresi 4.2016 tamente con il “bando Graziani”, che espo- tedeschi avevano minato e abbattuto la casa neva al rischio di fucilazione i giovani delle che sorgeva in una posizione insidiosa tra il classi dal 1922 al 1924 renitenti all’entrata fiume, il ponte e la strada stradale. Nei suoi nelle file della RSI e che metteva a rischio scritti anche recenti, Pantanelli ha narrano di rappresaglia le famiglie. Pantanelli obbe- lo sconcerto, la confusione e tutto quello dì, come altri coetanei di estrazione sociale che seguì, fino al ricongiungimento con i non dissimile, alcuni dei quali destinati a un suoi cari, coinvolti nelle vicende dello sfol- avvenire politico di grande rilievo, tra cui lamento e nei bombardamenti, intrappolati Arnaldo Forlani, futuro segretario del mag- per lo sfrangiarsi delle linee, negli scontri gior partito del Paese, più volte ministro e a fuoco ravvicinati tra tedeschi e inglesi del capo di Governo, o Giorgio De Sabbata, che 28 e 29 agosto, sul lato sinistro della bassa fu poi comandante partigiano, sindaco di valle del Foglia. A sessanta e più anni di di- Pesaro ed eminente senatore. Nel corso del stanza, il racconto, ancora carico di pietas e trasferimento verso le retrovie della Linea stupore, accenna ai mesi trascorsi con brac- Gustav, un bombardamento inglese finì per cianti e sminatori dopo lo sfondamento del- dissolvere nel Sangro la formazione in cui la Linea gotica, e documenta la grande vita- era stato inquadrato e, assieme a due com- lità che animava i primi segni della ripresa militoni pesaresi, rientrò in città, in pieno in scene che raccontano sommessamente il inverno del 1944. Era a tutti gli effetti un delinearsi della vocazione imprenditoriale disertore. O si dava alla macchia o era me- dei Pantanelli. Assieme al fratello Enrico si glio che sparisse da Pesaro. adoperò subito per ripristinare le strade dis- Fu spedito a Milano, ospite dello zio Fi- sestate che risalivano il fiume; per cinquan- liberto Cecchi, che viveva nei pressi di por- ta lire al giorno si costruivano deviazioni e ta Vittoria. In quei paraggi abitava Aldo Ra- ponticelli recuperando travi e tavolame, per sega, il federale del PNF, che il 18 dicembre non dire di attrezzi e macchinari dissemina- venne abbattuto da un nucleo gappista a ti dagli eserciti nel corso della lunga batta- pochi passi da casa; Pantanelli rimase coin- glia. In questo modo, posero le condizioni volto nella retata che seguì l’attentato e tra- per la fortunata vicenda industriale dei de- scorse tre giorni nei sotterranei del palazzo cenni successivi. di giustizia, prima di essere caricato su un Già la famiglia era stata una delle più treno per Dachau, in partenza dal famigera- agiate della città. A Soria «la casa dei nonni to binario 21 della stazione centrale. Restò Sarti e Pantanelli – si legge nel raccontino nella sezione del lager riservata ai politici Prove di coraggio – occupava la parte più fino al trasferimento in un campo di lavo- bella del colle, lo sperone che guarda la cit- ro dalle parti di Monaco finché, alla fine di tà, da una parte il mare e il porto, dall’altra aprile, approfittò dello scompiglio provoca- il fiume, la vallata». Il padre Emilio, tra le to da un bombardamento aereo per mettere varie attività, era stato impegnato nel set- in atto la fuga verso l’Italia. tore dell’apicoltura e nell’allevamento dei Ai primi di maggio arrivò a casa, in bachi da seta. Si era congiunta a lui, in se- via Flaminia. Nessuno l’aspettava ed era conde nozze, Isotta Cecchi, nata nell’iso- all’oscuro del destino dei suoi congiunti. la di Lussino e figlia di Roberto, capitano Si trovò davanti a un cumulo di macerie. I della compagnia di navigazione Rubattino;

218 Giuliano Martufi Roberto Pantanelli, cittadino. era uno dei dieci figli di Agostino Cecchi, alle leggi!» (III, 8). La quint’essenza del tra i quali il più famoso resta Antonio, già movimento liberale, un’utopia – nel senso console italiano ad Aden e a Zanzibar, allor- di idea-forza – per la Germania bismarckia- quando perse la vita per essersi inoltrato in na e guglielmina ma anche per l’Italia, dove zone impervie della Somalia, nel 1896. La molte incrostazioni storiche impedivano carriera diplomatica sarebbe stata imbocca- «che si radicasse nella coscienza del popo- ta da altre persone della famiglia; tra questi lo l’idea di un diritto proprio e originario, lo zio Renato Cecchi, console generale ad indipendente dallo Stato, e anzi opposto al Innsbruck, che Pantanelli intercettò quasi diritto del principe» (De Ruggero) e dove, per caso nella sua fuga da Monaco e da cui più ancora che in Germania, mancavano ottenne affetto, conforto e documenti sulla una struttura economica moderna e quella via di Pesaro. classe politica – la borghesia – interessata a Non è indispensabile insistere sulla pro- sostenere un regime politico che non osta- minenza che la famiglia Cecchi (gremita di colasse la sua ascesa. possidenti, padroni di filande e comandanti La maturazione familiare e politica di di velieri) aveva nell’ambito della borghe- Roberto Pantanelli si è compiuta in questo sia mercantile pesarese alla metà dell’Otto- orizzonte. Nel 1945 nasce (o forse prose- cento. Ma è vero che la parentela Pantanelli gue) un’impresa commerciale con più di Cecchi – complice, forse, l’amabile confi- venti dipendenti, imperniata all’inizio su un denza di Roberto con la scrittura – ha sug- magazzino di materiali edili e di sementi, e gerito confronti con saghe familiari di ma- poi sul commercio di acciai e carbon fossi- trice letteraria. Tuttavia, se il significato che li: è la “Cantieri Pantanelli” che, cogestita si ricava dalle migliori tra queste narrazioni tra 1970 e 1983 con il fratello Enrico, sarà consiste nello scrutare ostinatamente le cau- denominata “Magazzini Industriali”. Negli se e le conseguenze morali della decadenza anni ’50 la ditta di Roberto Pantanelli uni- fisica, nel nostro caso il paragone sembra sce la marca della sua attività a quella della intempestivo. La più famosa di queste nar- ditta “Dr. Aurelio Cecchi” che, con sede a razioni, tra l’altro, ossia quella del «lubec- Firenze, proseguiva la tradizione familiare chese Mann», è animata da una «apertura d’importazione di carboni fossili avviata spirituale già europeistica» che segna «una dal capostipite Agostino. Roberto non ave- differenza enorme» rispetto alla «arretratez- va rimpianti per non aver completato l’Uni- za provincialistica di altri autori di roman- versità a guerra finita: non ne aveva necessi- zi della decadenza». Nel formulare questa tà, ammesso che gliene bastasse il tempo. Il valutazione su I Buddenbrook, Ladislao solo inconveniente che ne derivò fu di non Mittner teneva certamente in conto ragiona- essersi assicurato una conoscenza adeguata menti come quello di un personaggio mino- delle lingue straniere, ma è singolare che re, Morten: «Noi, la borghesia, il terzo stato lo abbia avvertito come un handicap per lo […] vogliamo che esista solo una nobiltà di sviluppo delle aspirazioni letterarie più che merito […] rifiutiamo l’attuale ordinamento per le iniziative imprenditoriali. A queste, delle classi […] vogliamo che tutti gli uo- infatti, dal 1960 Pantanelli imprime una mini siano liberi e uguali, che nessuno sia svolta decisiva creando un’azienda che ha sottoposto all’altro ma tutti sottoposti solo previsto certe prospettive del mercato edi-

219 Studi pesaresi 4.2016 lizio; si tratta della IPI spa (“Industria pre- di Moro – scrisse allora Leonardo Sciascia fabbricati italiani”) subito all’avanguardia – favorì un risultato che, Moro presente, nel settore della prefabbricazione e di altri difficilmente si sarebbe realizzato. Fu, in- manufatti. La IPI ha costruito gli impianti fatti, approvato senza discussione il quarto FIAT a Carmagnola, Chivasso e Savigliano, governo presieduto da Andreotti che pure per non dire di altre strutture, le più varie: causava forte «inquietudine sia nel Partito bungalow, scuole, alberghi e altri prodotti in Comunista, deluso dalla presenza nel nuovo cemento, come le barriere frangirumore per governo di vecchi e non molto stimati uomi- le autostrade italiane. ni della Democrazia Cristiana, sia in quella I rapporti di Pantanelli con la FIAT e parte della Democrazia Cristiana che teme- con lo stesso Gianni Agnelli erano stati va il realizzarsi del cosiddetto compromes- favoriti da Giacomo Galtarossa, impren- so storico». L’acquietamento e la concordia ditore dell’acciaio e presidente dell’Asso- raggiunti per quella via, rendevano superata ciazione Industriali di Padova, che aveva l’azione mediatrice di Moro che si poteva sposato Enza Busignani, nata dal primo considerare, a quel punto, politicamente matrimonio di Isotta Cecchi con un giova- superfluo e, in questo senso, già morto pri- ne ufficiale caduto nel corso della Grande ma dell’esecuzione capitale. Le analisi e le guerra. Pantanelli ha condiviso con il co- prospettive avanzate da Pantanelli in quei gnato la passione per il mare e la cura della frangenti appaiono tuttora lucide e ruvide, barca, tenuta all’ormeggio nel corso degli anche dove si prevedeva che «l’ingresso dei anni nei porti di Chioggia, Caorle e Vene- comunisti nell’area di potere potrebbe non zia, basi eccellenti per muovere verso le aver luogo», quando si riconosceva che le isole dalmate come in occasione del viag- BR avevano ormai «inferto un duro colpo gio narrato in Giornale di bordo, una pla- ad una linea politica che altrimenti poteva quette semi-privata, pubblicata nel 1973 in essere senza ritorno» [23 marzo]. D’altra una veste appena più elegante rispetto alla parte, nell’articolo conclusivo della serie, media dei libri e dei volumetti della Editri- si abbracciava un’ipotesi degna ancora di ce Flaminia. attenzione e dibattito: l’adombrata possibi- Tra questi libriccini, però, ce n’è uno che lità che, per via del compromesso storico, il colpisce per il titolo e per il contenuto, più comunismo rischiasse di andare al potere in che per l’aspetto esteriore, ed è Ammazzate Italia, sconvolgendo gli equilibri strategici Moro, pubblicato nel 1988; raccoglie gli ar- e rendendo non inevitabile la terza guerra ticoli scritti da Pantanelli tra il 15 marzo e mondiale, avrebbe spinto la centrale mo- il 15 maggio di dieci anni prima, nell’arco scovita a destabilizzare, attraverso le BR, il dei due mesi che comprendono il rapimento progetto di cui Aldo Moro costituiva l’ar- e l’esecuzione del presidente della DC. Chi chitrave. In ogni caso – concludeva Panta- ha vissuto il clima di quei momenti e ne ha nelli- «Moro non era “innocente”». memoria, ritrova negli articoli di Pantanelli Queste note comparivano su “Il Quoti- la «indolente atmosfera di quei giorni» de- diano”, il foglio di otto pagine che ha costi- purata da ciò che accadde alla Camera dei tuito un’iniziativa editoriale fuori del comu- deputati come esito di ciò che era appena ne per una piccola città come Pesaro e sulle accaduto in via Fani. L’improvvisa assenza cui caratteristiche conviene rimandare sen-

220 Giuliano Martufi Roberto Pantanelli, cittadino. za indugio alle pagine che Nando Cecini gli cissitudini, continuò le pubblicazioni fino al ha dedicato ne L’Editrice Flaminia. Dal 9 1963, con cadenza dapprima mensile, pas- marzo 1974, questo foglio uscì cinque gior- sato poi a quindicinale e a tratti con periodi- ni alla settimana per quasi dieci anni, av- cità settimanale. Lo spirito polemico e l’an- valendosi della collaborazione diretta di de- ticonformismo che serpeggiavano in quelle cine di firme di prestigio nazionale. Come otto pagine, provenivano dall’indipendenza tutti gli altri giornali, “Il Quotidiano” dipen- di Pantanelli sia dai partiti governativi che deva per molti versi da quelle agenzie che da quelli che amministravano la città. Ma diffondono informazioni che spetta poi alla quando, dopo cinque anni, pensò di conse- redazione trasformare e pubblicare in for- gnare la direzione in altre mani, vide sci- ma di notizia. Cecini racconta con dovizia volare nel versante democristiano l’orien- di particolari che poche settimane dopo la tamento di questa sua prima creatura. La conclusione dell’affaire Moro, il giornale di delusione fu profonda e alla fine del 1959 Pantanelli si trovò invischiato in una bega reagì inventandosi “L’Informatore”, redatto con la famiglia del presidente della Repub- e composto mensilmente quasi in solitudine blica del momento per aver pubblicato in- finché, all’inizio del 1965, varò “Galleria”, formazioni desunte dalla “O. P.” di Mino una nuova avventura giornalistica non priva Pecorelli che, a sua volta, confezionava dati di fantasia, che senza precise scadenze so- provenienti dai fascicoli dei servizi segreti. pravvisse fino al 1970. Si trattava di brevi ragguagli su abusivismi L’elenco è frettoloso e schematico – e per e speculazioni illecite realizzati a Napo- gli approfondimenti non resta che rinviare di li dai familiari di Giovanni Leone. Questo nuovo al lavoro di Cecini – ma testimonia a accadde nel periodo in cui “L’Espresso”, il sufficienza la vera passione della vita di Pan- Partito Radicale e poi Camilla Cederna con tanelli, che sempre si trattenne dall’accettare un pamphlet molto mirato, avevano messo tessere di partito, ritenendo questo tipo di sotto tiro con attacchi insistenti e violentis- adesione in conflitto con l’indipendenza che simi il Presidente che, però solo verso Pan- un giornalista deve garantire ai suoi lettori e a tanelli reagì con una denuncia. La querela se stesso. Non di meno, oltre alla sua profes- sarebbe stata poi ritirata per la magnanimità sione di industriale e all’attività pubblicisti- di Leone che (dopo le sue dimissioni) non ca, a più riprese è stato presente sulla ribalta volle una lira di risarcimento; lo stesso av- politica locale, candidandosi come indipen- vocato Vittorio Pieretti, valente penalista dente nelle liste del Partito Liberale Italiano. di orientamento repubblicano che a Pesaro La sua attenzione verso questa formazione aveva preso in carico la vicenda, non prete- politica fu pressoché immediata. Attratto ov- se alcun compenso e l’intero caso, racconta viamente da Benedetto Croce che nel 1943, l’interessato, si concluse con «una breve di- assieme a Luigi Einaudi, aveva promosso la chiarazione, per attestare la mia buona fede, ricostruzione del partito, Pantanelli era incu- la mia estraneità personale, oltretutto, alla riosito anche dalla figura di un altro dei fon- pubblicazione incriminata». datori del PLI, Nicolò Carandini, se non altro “Il Quotidiano” fu solo l’ultima delle per il profilo somigliante a quello dei cugini testate promosse da Pantanelli. Nel 1954 Cecchi, impegnati nel nostro corpo diploma- era uscito “Lo Scambio” che, tra varie vi- tico in un difficile momento com’era quello

221 Studi pesaresi 4.2016 del passaggio dalla guerra alla pace, dalla Croce mi disse di sua figlia Elena e di quan- monarchia alla repubblica. to gli sarebbe piaciuto che lei intraprendes- Anche in un movimento che non avreb- se quella professione. Qualche anno dopo, be raggiunto mai grandi dimensioni, la di- sulle pagine de “Lo Scambio” potemmo versità di giudizio si veniva definendo sulla vantare anche la firma di Elena Croce as- scorta dalle scelte maturate dai dirigenti in sieme a quella di Claudia Vincigerra, figlia quei momenti cruciali. Così, a tanti anni di del giornalista liberale Mario che pagò la distanza, la lettura degli articoli riproposti sua ostilità al fascismo con parecchi anni di in Ammazzate Moro rivela la dissidenza galera nel carcere di Fossombrone, durante “liberale” di Pantanelli rispetto alle deci- i quali Claudia, orfana di madre, trascorse sioni assunte allora dal conte Carandini. Il parte della sua infanzia con le figlie di Be- quale a Londra, tra 1944 e 1947 in veste di nedetto Croce a casa del filosofo». rappresentante del nostro governo presso il L’amicizia con Malagodi si fece meno governo britannico, allorché tutto congiura- compatibile nella misura in cui, in piena au- va contro l’Italia, aveva sollecitato la sotto- tonomia, Pantanelli veniva auspicando una scrizione dei trattati di pace sui quali il suo revisione delle istituzioni repubblicane ver- partito si sarebbe espresso negativamente. so un rafforzamento dell’esecutivo legitti- Trent’anni dopo Pantanelli definiva anco- mato a governare per delega popolare diret- ra “umiliante” quella firma, considerando- ta. In questa fase, conobbe e strinse intensi la «la prima e determinante lesione della rapporti privati con Randolfo Pacciardi, l’e- nostra volontà di essere nazione», «divisa roico comandante antifascista della Guerra ma non distrutta» da «uno sconvolgimento civile spagnola che sosteneva una riforma generale nel quale anche i vincitori aveva- dello Stato sul modello gollista. Questo no perduto …» (“Il Quotidiano”, 17 aprile punto di vista, maturato da tempo, rendeva 1978). Pantanelli il candidato ideale nell’occasio- A partire dagli anni Cinquanta, Panta- ne della sua ultima avventura elettorale, la nelli sarebbe diventato molto amico di Gio- corsa del 1999 alla carica di sindaco di Pe- vanni Malagodi che fu segretario (1954-72) saro appoggiato da Forza Italia contro Oria- e quindi presidente (1972-77) del PLI, e no Giovanelli, imbattibile sindaco uscente di cui ricorda la saldezza dei principi e il sostenuto dai DS. carattere non facile. Tra i primi momenti Nella lista dei suoi successi alle urne trascorsi con Malagodi, Pantanelli rievoca c’erano già state, in ordine, l’elezione a un episodio singolare, forse del luglio del consigliere comunale di Pesaro dal 1964 1949: «Si era nella pausa di un convegno al 1974 e l’identico risultato ottenuto nel del Partito liberale, all’EUR. Usciti dal 1965 come consigliere provinciale della palazzo dei Congressi, con Gaetano Mar- Provincia di Pesaro-Urbino. Meno fortuna tino e Malagodi, ci eravamo seduti per un ebbero invece le candidature alla Camera ristoro all’aperto. Benedetto Croce venne dei deputati per il collegio delle Marche nel lentamente verso di noi e prese posto al no- 1968 e nel 1972, e quella al primo voto per stro tavolo. Quando mi chiese amabilmen- il parlamento europeo (1979) dove Panta- te quali fossero i miei interessi, manifestai nelli coordinò la sua campagna elettorale la mia attrazione per il giornalismo. Allora con quella di Marcello Pera, ottenendo una

222 Giuliano Martufi Roberto Pantanelli, cittadino. sorprendente messe di consensi nel collegio le tecniche individuali. «Tuttavia Stefanini, Marche-Umbria-Lazio e Toscana. Si può quell’uomo colto dotato di vedute talmente dire che Pantanelli ha avuto, anche per que- ampie che anche un avversario poteva leal- sta via, un confronto personale con gli uo- mente apprezzare, ha inciso sui destini del- mini che hanno governato la città di Pesaro la città meno di quanto non si creda», dice per tutta la seconda metà del Novecento e Pantanelli. «Malgrado la stima che ancora oltre; un rapporto prolungato e ravvicinato gli porto, se mi domando cosa ha lasciato, come può essere solo quello di chi ha occu- debbo considerare più duratura l’eredità di pato in permanenza gli scranni dell’oppo- De Sabbata prima e di Giovanelli dopo, per sizione. esempio in relazione al Piano regolatore». Del sindaco Fastiggi ricorda il tratto I rapporti di Pantanelli con i piani alti amichevole che riservava anche verso chi, della DC erano assicurata dal contatto con come Pantanelli, lo considerava un avver- Caterbo Mattioli, suo amico d’infanzia che sario politico da tenere sempre sotto tiro. a Roma curava di fatto l’ufficio stampa di Forse questo era dovuto alla matrice im- Arnaldo Forlani. In occasione dell’affaire prenditoriale che li accomunava? Ma non Leone-Pecorelli seguito alla pubblicazione furono dello stesso stampo le relazioni con di un trafiletto su “Il Quotidiano” di Pesaro, Wolframo Pierangeli. Anche con Giorgio Mattioli organizzò al ministero della Difesa De Sabbata il confronto non fu idilliaco: un delicato incontro tra Pantanelli e Forlani, «Eppure avremmo dovuto volerci bene – il quale temeva di essere sospettato di tra- dice Pantanelli – e mi dispiace di aver te- mare contro il presidente poiché i maneggi nuto nei suoi confronti taluni atteggiamenti. di cui Pecorelli si faceva strumento pareva Mi pareva che nei miei confronti peccasse muovessero dall’interno del suo partito e di di superbia e d’altra parte io l’attaccavo con lì rimbalzassero in quel di Pesaro. Caterbo asprezza. Oggi riconosco che anche come Mattioli apparteneva alla schiera di giorna- parlamentare aveva saputo assolvere in listi professionisti che collaboravano alla maniera egregia al mandato che gli elettori riuscita del “Quotidiano” di Pantanelli a cui gli avevano conferito. Ci siamo incontrati si aggiungevano scrittori, pubblicisti, critici male e invece avremmo potuto stimarci. studiosi di un certo prestigio, taluni camuf- Con Marcello Stefanini, invece, il rapporto fati dietro qualche strano nom de plume. è stato più sereno. Per alcuni aspetti, diceva Lo stesso Mattioli favorì certe «piccole di considerarmi un maestro, anche se non combinazioni d’affari» tra Pantanelli e Car- capisco in che modo io possa esserlo stato lo Caracciolo che in seguito, con la moglie per un comunista». Ma chi di Marcello ha Violante Visconti, frequentò Pesaro, dove potuto misurare da vicino, anche in politica, teneva la sua barca. Caracciolo era un edi- la lealtà, il disinteresse e la generosità, può tore puro e Mattioli conosceva le risorse pensare che questi tratti signorili realizzas- dell’imprenditore, ma anche l’interesse di sero la sua idea di liberale. Del resto, Pan- Pantanelli per la carta stampata. Per comin- tanelli stesso confessa che cercava di non ciare, Pantanelli e Caracciolo comperarono mancare a quelle iniziative che portavano in “Il Mattino di Padova”, un quotidiano sorto città grandi avversari politici, come Togliat- nella città del Santo per iniziativa di Gior- ti, per studiare i tratti del loro stile e valutare gio Mondadori nel marzo del 1978. Con

223 Studi pesaresi 4.2016 questa acquisizione, Caracciolo avviò la ca- no, libero battitore. Sapevo che quando il tena di giornali locali che sarebbero entrati foglio usciva era un rincorrersi di telefonate a far parte del gruppo editoriale Finegil e il e di richiami in tutta la città» (Sul ciglio del quotidiano che usciva a Pesaro poteva fun- Maelström, Capoverso, a. 5; n. 2, 21 giugno zionare da testa di ponte per l’articolazione 2003, p. 3). del progetto in Centro Italia. Prima che Pan- È giusto domandarsi se oggi, o domani, tanelli si sfilasse, fu messo in atto l’acquisto un blogger possa far proprie espressioni della testata storica di Livorno, “Il Telegra- analoghe. O se, invece, l’intensa emozione fo” già appartenuto alla famiglia Ciano, che che Pantanelli diceva di provare a ogni nuo- dal 1977 era diventato “Il Tirreno”. va uscita, non debba essere catalogata, come Le operazioni di stampo finanziario che candida esternazione, nell’archeologia dei hanno contraddistinto le vicende editoria- sentimenti per effetto delle nuove tecnolo- li di Caracciolo erano estranee alla pratica gie della parola e dell’enorme dilatazione abituale di un giornalista di mestiere, ma della comunicazione. In questo caso, si con- non hanno certamente spento l’attaccamen- fermerebbe l’impressione, avanzata ormai to di Pantanelli a questa professione. Tra i dai più sensibili tra gli scienziati dell’infor- massimi vanti della sua vita c’è l’iscrizione mazione, che l’estensione di quest’ultima all’albo nazionale dei Giornalisti che risa- stia producendo un progressivo degrado sul le a quasi sessant’anni fa, esattamente al piano morale. «Si è passati dalla sapienza 1956, quando ad avanzare la sua candidatu- alla saggezza, dalla saggezza alla cono- ra fu Giovanni Spadolini. Pantanelli aveva scenza, dalla conoscenza all’informazione, già collaborato a “Il Resto del Carlino” (dal dall’informazione ai dati», ma il passaggio 1942) e a “Il Messaggero” (diretto da Mario inverso nessuno sembra tentarlo. Una para- Missiroli); la sua attività da esterno sarebbe bola già prevista da Thomas Stearn Eliot nei proseguita con “La Tribuna” (Luigi Barzini cori de La Rocca (1934) e fissata attraverso jr.), “Il Tempo” (Gianni Letta) e “Il Gior- un susseguirsi di domande rimaste inascol- nale” con Indro Montanelli. Ma i prodotti tate ormai troppo a lungo: più originali, come s’è visto, Pantanelli ha saputo inventarseli dal nulla. In uno scrit- Dov’è la Vita che abbiamo perduto vi- to autobiografico di una dozzina di anni fa vendo? dice: «”Galleria” veniva si può dire stampa- Dov’è la saggezza che abbiamo perduto to in casa con una compositrice IBM e una nel conoscere? ripetitrice offset. La fantasia del cronista Dov’è la conoscenza che abbiamo perdu- politico, e la puntualità dei commenti, era- to nell’informazione? no riconosciuti. Mi sentivo giornalista pie- (I, 14-16)

224 Giuliano Martufi Roberto Pantanelli, cittadino.

Nota Einaudi 1952. Il richiamo a L. Mittner rimanda alla sua Storia della letteratura tedesca, volume III,2 Il libro che raccoglie i saggi di J. Lacan a cui si tomo I, edita da Einaudi, 1971. Le considerazioni di è fatto riferimento è La cosa freudiana e altri scritti G. De Ruggero si trovano in Storia del liberalismo (Einaudi, 1972). L’editrice Flaminia tra provincia europeo, Laterza 1925 (6a ed. 1959). La «importante e cultura è di N. Cecini, Arti grafiche della Torre, opera di verità» di L. Sciascia L’affaire Moro ven- 2004. L’opera di G. Vaccaj Pesaro. Pagine di storia ne pubblicato da Sellerio nell’autunno del 1978. La e topografia a cura di R. Martufi è stata pubblica- regressione «dalla sapienza ai dati» come processo ta dall’Editrice Flaminia nel 1984. L’opera pittori- in atto è avvertita da G.O. Longo in Tecnologia, reti ca di Giuseppe Vaccaj è documentato nel catalogo sociali e intelligenza collettiva, EUT (Edizioni Uni- della mostra allestita presso la Fondazione Cassa versità di Trieste), 2011. I versi di T. S. Eliot dal di Risparmio di Pesaro (Giuseppe Vaccaj. Dipinti dramma The Rock sono nella traduzione di Luigi e disegni dal 1856 al 1912 a cura di G. Appella, Berti pubblicata da Guanda nel 1955. I volumetti di Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro – Il lavoro R. Pantanelli chiamati in causa (tutti editi da Editri- editoriale 2000), I lunghi fucili è il titolo del libro di ce Flaminia) sono: Piazza d’Armi, 2007; Montegui- C. Moscioni Negri pubblicato da Einaudi nel 1956 e duccio, 2005; Piccola storia, 2005; Sorrisi lontani, riproposto da Il Mulino nel 2005. La traduzione de 2005; Ammazzate Moro, 1987; Giornale di bordo, I Buddenbrook di Th. Mann è quella di Anita Rho, 1973.

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Notizie dal territorio

Il ritratto di Giovan Battista Passeri nel Museo diocesano di Pesaro

di

Grazia Calegari

Questa storia comincia quando Alessan- del personaggio raffigurato, quel Passeri che dro Marchi della Soprintendenza di Urbino è stato un grande protagonista del settecento mi chiese di accompagnarlo in un giro dei pesarese, assieme ai ben noti Annibale Oli- depositi del Museo diocesano di Pesaro. vieri e Giannandrea Lazzarini. Con la guida di Renato Nardelli, responsa- Dei tre Giovan Battista (Farnese presso bile dell’Ufficio Beni culturali, ci inoltram- Viterbo 1694 - Pesaro 1790) è stato il più mo nei corridoi del palazzo dell’ex Semina- poliedrico ed enciclopedico,«colui che ci rio che contengono le opere provenienti da ha lasciato la più vasta opera manoscritta varie chiese non più officiate e dai depositi (91 volumi solo alla Biblioteca Oliveriana), della cattedrale. I nostri occhi erano colpiti oltre a migliaia di lettere sparse in bibliote- o dallo stato di conservazione, o dalla qua- che per tutta Europa», come si legge ne Il lità di numerosi quadri e sculture assoluta- mondo romano antico nella figura del pesa- mente degni di essere studiati e conosciuti. rese Giovan Battista Passeri di Francesco A un certo punto ci imbattemmo in un ri- Vittorio Lombardi in L’antichità classica tratto interessante, che raffigura un prelato nelle Marche tra seicento e settecento, atti nell’atto di leggere un volume, posato su di del convegno, Ancona 1987, pp. 275-293. un tavolo coperto da un tappeto, nel qua- Era figlio del medico Domenico Passe- le spicca un biglietto indirizzato a ‘Giovan ri, che dopo avere esercitato in varie città Battista Passeri’, tipico espediente per rive- dell’Umbria, era stato nominato primario a lare l’identità del personaggio ritratto. Pesaro nel 1717 e aveva trasferito qui la sua Allora, nel giro di qualche mese, la Cu- residenza. ria decideva di affidare il restauro del quadro Educato nelle materie umanistiche e a Letizia Bruscoli, e di rendere possibile la in quelle scientifiche, dopo avere studiato sua collocazione nel Museo diocesano, dove a Roma col Gravina ed essersi laureato in oggi si trova. A me toccava lo studio dell’o- legge, essere stato amico del Metastasio e pera , in vista della presentazione che è avve- allievo dell’architetto Juvara, Giovan Bat- nuta il 10 aprile 2015, alla presenza dell’ar- tista fu giurista, letterato, naturalista, poeta civescovo mons. Piero Coccia, nell’Aula – anche dialettale –, archeologo, studioso di didattica del Museo diocesano. Il ritratto era archivistica: definito dal Muratori «l’arche- stato rinvenuto anni fa in un locale attiguo ologo maestro del mondo». all’Archivio diocesano in via Rossini, e ci E fu anche funzionario della Legazione offre oggi l’occasione per parlare anzitutto pontificia, come Uditore a Pesaro a soli 24

229 Studi pesaresi 4.2016 anni (dal 1718), poi a Bologna e a Ferra- attività è la produzione artistico-letteraria ra (dal 1761 al 1770). I contatti del Passeri dedicata all’architettura. Come allievo di con la cultura pesarese non si interruppero Filippo Juvara a Roma, l’argomento gli durante gli spostamenti emiliani, fino al de- stava molto a cuore: un discorso intitolato finitivo ritorno dal 1771 alla morte. Della ragione dell’architettura, dedicato Così come non si interruppero mai, quan- al Lazzarini, è pubblicato in appendice alle do Annibale Olivieri si trovava a Roma, i Opere del canonico Giovanni Andrea Laz- rapporti epistolari da Pesaro con l’Olivieri e zarini, Pesaro 1806, tomo primo. Si tratta di con esponenti delle varie Accademie nazio- una dissertazione vicina a quelle dell’amico nali ed europee. Lazzarini, che in polemica con gli eccessi Fu insomma pesarese di adozione, ed dello stile rococò esortava a ritrovare la via ebbe sempre rispetto e amore verso questa della ragione e della misura. Ho avuto occa- città, dove sposò nel 1726 la nobile Mar- sione di occuparmene nel capitolo Il sette- gherita Giovanelli, di eccellenti qualità mo- cento a Pesaro, in La cultura nelle Marche rali e di ingente patrimonio, e dove educò i in età moderna, a cura di Werther Angelini suoi figli. e Gilberto Piccinini, Cariverona, Federico Nel 1738 morì la moglie, e Giovan Bat- Motta ed., Milano 1996. tista decise di prendere lo stato ecclesiasti- co divenendo, grazie al vescovo monsignor Luigi Radicati, vicario generale a Pesaro Il ritratto fino al 1754. Dopo circa dieci anni trascorsi a Bolo- Già catalogato e pubblicato dalla bra- gna, rientrò definitivamente a Pesaro nel vissima Bruna Casiere in “Frammenti”, 6, 1770 e qui morì nel 1780, dopo avere do- 2001, il ritratto è stato rinvenuto nel 1999 nato alla città il suo museo di storia natu- assieme ad altri conservati in un locale adia- rale e la raccolta di lucerne fittili antiche cente l’Archivio diocesano, che raffigurano accuratamente classificate, oggi al Museo cardinali, vescovi e canonici del 600 e 700. Oliveriano. L’attribuzione della Casiere al pittore Carlo Ebbe un grande ruolo nella scoperta del Magini (Fano 1720-1806) è totalmente con- mosaico della cattedrale, descritto dall’Oli- divisibile, così come la collocazione crono- vieri in due opere fondamentali, nelle quali logica verso il 1750 . confermava quanto già dagli inizi del 600 si «Il taglio compositivo, gli oggetti raf- era intravisto da parte di eruditi locali come figurati sul tavolo, lo stesso biglietto che il Macci e il Fabbri: l’esistenza di due pavi- svela l’identità del personaggio sono evi- menti musivi sovrapposti. Il Passeri ci de- denti impronte di una tipologia ben elabo- scrive distesamente lo scavo, ne parla come rata, che con poche variazioni farà parte del se lui stesso fosse direttore dei lavori, anche repertorio maginiano per tutta la carriera perché in quel periodo (estate del 1748) ri- del pittore; sembra infatti che l’artista di- vestiva l’incarico di vicario del vescovo di pingesse dal vero solo il viso del soggetto, Pesaro e il duomo era sua personale prepo- completando in studio, mediante un intelli- situra e officiatura. gente assemblaggio, i particolari relativi ad Una parte poco conosciuta della sua ambientazione ed abbigliamento. Ma quello

230 Grazia Calegari Il ritratto di Giovan Battista Passeri nel Museo diocesano di Pesaro che si avverte in questo ritratto del Passeri, gnificato di documenti di vita quotidiana, è la profonda capacità di restituzione della di storia dell’alimentazione. Per noi straor- moralità dell’Uditore, la cui lucidità dello dinaria è questa sua capacità di descrizio- sguardo, privo di ambizione, rimanda a quei ne e racconto, come nel ritratto del Passeri caratteri di “probità dei costumi ed indefes- ci colpisce il pallore del viso, l’eloquente sa applicazione” che l’Olivieri gli attribui- mano posata sul volume, lo strepitoso con- va» (Casiere). trasto tra il nero dell’abito talare e il bian- Carlo Magini è famoso soprattutto per le co arabescato della camicia. Stoffe, carta, numerose nature morte, in gran parte di pro- metallo del calamaio, piega agli angoli del prietà della Fondazione Cassa di Risparmio viso: sono analisi della realtà fisica e psico- di Fano, nelle quali l’accuratezza dei cibi, logica per analizzare il ritratto del Passeri e delle stoviglie, delle bevande assume il si- farne una sintesi umana e culturale.

Figura 1 – Giovan Battista Passeri.

231 Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana Gli Albani di Urbino e le carte conservate all’Imperiale di Pesaro

di

Brunella Paolini

La Biblioteca Oliveriana di Pesaro 1 è conclusione. La particolare tipologia con- nota per il patrimonio bibliografico e do- servativa dei documenti che compongono il cumentario che, assieme ai reperti del suo fondo non ne consente la consultazione, che museo archeologico, la rendono uno dei più per altro deve essere garantita per legge, e importanti istituti culturali di conservazione questo ha portato alla necessità di progettare della memoria storica in Italia. Spesso, anche un sistema innovativo e alternativo alla let- tra addetti ai lavori, il temine “conservazio- tura diretta delle carte. Si è quindi pensato ne” assume un’accezione riduttiva, se non alla realizzazione di una “copia” dell’archi- addirittura negativa. Si ha l’impressione che vio da mettere a disposizione, inizialmente, riferendosi alla conservazione si pensi esclu- dei soli utenti della Biblioteca Oliveriana; sivamente al mantenimento dei beni cultu- in seguito, e certamente con migliori risul- rali, e quindi con un significato antitetico a tati, si è preferito proporre un progetto che quello della valorizzazione che, invece, vie- consentisse a tutti la consultazione e lo stu- ne molto più condivisa e apprezzata. Di fatto dio delle preziose carte. però, la gestione dei beni culturali, non do- L’avvio del progetto Archivio Albani si vrebbe fondarsi su queste contrapposizione deve alla volontà di Antonio Brancati, di- ma dovrebbe al contrario tener presente che rettore della Biblioteca e Musei Oliveriani risultati migliori potrebbero ottenersi con un fino al 2009, e di uno dei proprietari del corretto equilibrio tra questi due equivalenti fondo ed erede della famiglia, Clemente principi. Nel Codice dei Beni culturali si leg- Castelbarco Albani. Alla base delle scelte ge che conservare vuol dire svolgere azioni che portarono all’ideazione del lavoro, ci che, anche con l’ausilio di tecnologie avan- sono principi metodologici condivisi a li- zate, assicurino la sopravvivenza, e quindi vello internazionale; si tratta di quelle che anche la possibilità di “utilizzo” e diffusione in ambito professionale vengono definite dei beni culturali. best practices in merito alla realizzazione e Con l’intento, quindi, di valorizzare e gestione di progetti di digitalizzazione. Tan- promuovere un importante fondo documen- ti sono gli aspetti considerati: le modalità e tario altrimenti inaccessibile benché perfet- la qualità delle acquisizioni delle immagi- tamente conservato, venne impostato, intor- ni digitali, la loro corretta conservazione e no al 2005, il progetto di digitalizzazione e metadatazione, l’adeguata diffusione in rete inventariazione dell’Archivio Albani che dei risultati del progetto, la conformità delle qui si presenta, ad un passo ormai dalla sua scelte con gli standard informatici e tecno-

232 Brunella Paolini Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana logici in essere. Specifici principi e norme sono stati quindi presi in considerazione per la progettazione di ogni parte del lavoro che, per altro, ha dovuto tener presente la li- mitatezza delle risorse economiche. Quindi ogni scelta è stata frutto di un attento esame delle normative sui progetti di digitalizza- zione, tenendo presente la necessità di ope- rare scelte economicamente sostenibili 2. Per la realizzazione del progetto è stato necessario stabilire accordi formali, innanzi- tutto tra Ente Olivieri e Clemente Castelbar- co Albani, e poi con altri enti la cui collabora- zione è stata, per varie ragioni, fondamentale. Il lavoro è stato sottoposto all’approvazione della Soprintendenza Archivistica delle Mar- che, essendo l’Archivio Albani riconosciuto tra i beni sottoposti alla tutela statale; poi è stato necessario stabilire una stretta collabo- razione con l’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino e soprattutto con il suo Figura 1 – Albero genealogico della famiglia Ufficio Informatico che, considerata la tipo- Albani di Urbino. logia del progetto, ha messo a disposizione le competenze e le strutture tecnologiche necessarie alla progettazione della piattafor- zione del fondo. In verità la consistenza dei ma di gestione della collezione digitale, alla finanziamenti non ha permesso di attuare il messa in disponibilità delle apparecchiature lavoro così come era stato inizialmente pen- per la pubblicazione web delle immagini e sato, ma, considerato che è stato possibile dell’inventario e per la conservazione nel visionare e riprodurre tutti i documenti e che, lungo periodo delle memorie digitali. Oltre a breve, tutto verrà reso liberamente acces- ai collaboratori istituzionali, tra cui vanno sibile sul web, possiamo comunque ritenere menzionati anche il Comune di Pesaro e la praticamente conclusa l’opera. Regione Marche che nei primi anni hanno La particolarità dell’intervento è stata destinato risorse economiche al progetto, soprattutto quella di pensare a una digitaliz- vanno ricordati i finanziatori privati (Fox Pe- zazione integrale dei documenti, a una loro troli s.p.a., Catervo Cangiotti, Daniele Livi). descrizione analitica, all’indicizzazione dei Grazie all’interessamento della Soprinten- dati recuperati in modo da consentire l’ac- denza Archivistica delle Marche, il progetto cesso alle informazioni mediante diversi ha inoltre ottenuto per due anni consecutivi canali di ricerca e alla diffusione di quanto il contributo ministeriale derivante dal gioco realizzato attraverso un sistema di pubblica- del lotto e con tale contributo è stato possibi- zione di collezioni digitali. le ultimare la digitalizzazione e l’inventaria- Il progetto è stato, ed è ancora, piuttosto

233 Studi pesaresi 4.2016 ambizioso e trova giustificazione essenzial- lontari, particolarmente vicini al progetto. mente nella dichiarata impossibilità di con- I documenti di cui stiamo trattando sono sultazione diretta degli originali. Prevedeva, la parte dell’Archivio Albani conservata nel oltre alla digitalizzazione, anche un livello palazzo di famiglia di Urbino fino al 1915, di descrizione molto dettagliata secondo cui anno in cui l’avvocato Luigi Renzetti acqui- di ciascun documento (lettera, cronaca, atto stò l’immobile. Al momento della cessione notarile o ufficiale, composizione letteraria, del palazzo i documenti furono stipati den- trattato, nota, ecc.) erano indicati la tipolo- tro otto grandi casse di zinco e trasferiti a gia documentaria, la data di redazione, il villa Imperiale di Pesaro, di proprietà degli luogo, le persone coinvolte, le dimensioni eredi di famiglia, e da allora divennero, di e consistenza, le informazioni sul contenu- fatto, inaccessibili. to, gli eventuali legami con altri documen- Questo trasferimento fu vissuto dagli ur- ti e con la struttura generale dell’archivio, binati come l’ultima di tante spoliazioni e un lo stato di conservazione. Tutti questi dati cenno di quanto scoramento provocò in città erano elementi che permettevano l’acces- si trova nel Catalogo dei manoscritti che esi- so diretto ai singoli documenti e che con- stevano in Urbino nella Biblioteca del Papa sentivano agli utenti di individuare con Clemente XI (Giovanni Francesco Albani) precisione e rapidità ciò di cui avevano con notizie sull’origine della famiglia Alba- necessità 3. Ciò a cui è stato necessario ri- ni e la descrizione del Palazzo degli Albani nunciare è proprio relativo a questo livello in Urbino, di Francesco Canuti, edito a Fano di descrizione archivistica. Per motivi me- dalla Tipografia Rossini nel 1939. Così si ramente economici, la sezione dell’archivio legge nella prefazione del volumetto: su cui si è lavorato in seguito al finanzia- mento ministeriale è stato, per fortuna, in- Scopo della presente pubblicazione tegralmente digitalizzato e inventariato ma è esclusivamente la biblioteca che a ra- i fondi assegnati hanno reso possibile solo gione deve essere attribuita all’opera di la descrizione a livello di unità archivistica. Papa Clemente XI, perché se anche ebbe Questo ha determinato, come conseguenza, modesti inizii per opera di Orazio Albani una maggiore difficoltà di individuazione, nel secolo XVII, fu specialmente curata da parte dei ricercatori, dei documenti utili, ed aumentata da quel Papa, quando an- in seguito alla mancanza di corrispondenza cora era semplice Monsignore. Il lettore diretta tra gli elementi descrittivi e i singoli infatti che scorrerà questo catalogo dei documenti e anche per l’inferiore grado di manoscritti che la componevano troverà dettaglio della descrizione. Non si esclude, che moltissimi furono stesi di pugno di però, di poter completare la descrizione dei lui. Per opera sua furono costruiti i ricchi documenti del fondo, così come era stata scaffali in noce con colonne agli stipiti e stabilita e attuata inizialmente, forse con il belle incorniciature; agli sportelli erano reperimento di altri fondi appositi o anche, applicate reti metalliche per proteggere come è già stato in passato, grazie al quali- i libri. La costruzione di detti scaffali ficato e competente lavoro di personale in fu eseguita nell’ambiente stesso dove servizio presso la Biblioteca Oliveriana o di era posta la biblioteca, in modo da ren- alcuni altri validi collaboratori, anche vo- dere impossibile asportare la biblioteca

234 Brunella Paolini Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana

senza romperne o segnarne gli scaffali. ne facevano parte inviati all’Imperiale. I li- Era intenzione di Papa Clemente che tale bri furono invece venduti alla Catholic Uni- biblioteca dovesse rimanere in perpetuo versity of America di Washington, come si sul luogo. Anche una lapide marmorea specificherà meglio più avanti. minacciava la scomunica a chi avesse All’avvio del progetto, come prima at- osato portare via i libri e terminava con tività si ritenne necessario visionare, alme- solenne avvertimento 4 no sommariamente, il fondo con lo scopo di capire quali interventi fossero possibili e Prima di presentare l’elenco dei docu- necessari. Furono quindi realizzati dei pri- menti che intende segnalare tra quelli pre- mi sopralluoghi, utili a comprendere la ti- senti nell’archivio, l’autore prosegue con pologia dei documenti e il loro stato di con- la descrizione del palazzo e dei locali che servazione. Non essendo stato individuato costituivano la biblioteca: un inventario già compilato, fu chiaro che per prima cosa era necessario comprendere Ma la cosa più pregevole e interes- quale fosse il contenuto delle casse. Le po- sante era la biblioteca ricca di codici, di che notizie riportate nel testo del citato Ca- manoscritti e di memorie concernenti la nuti, in verità non troppo dettagliate e limi- storia di Urbino, dei suoi Duchi e della tate ai documenti di storia urbinate, e altre sua devoluzione alla Chiesa. Chi varcava in un sommario elenco del contenuto delle la soglia di questo tempio sacro alla sa- casse redatto da alcuni monaci della Biblio- pienza rimaneva colpito nel vedere la ric- teca Apostolica Vaticana nel 1939, furono chezza degli scaffali tutti di noce, divisi le uniche che fu possibile reperire nella fase da colonne e ornati di mensole intagliate iniziale del lavoro. e con in cima un ricco cornicione su cui Le successive attività di digitalizzazio- erano disposti una serie di ritratti di papi, ne e inventariazione furono organizzate in cardinali, di vescovi. Nel centro vi erano modo che i documenti, trasferiti in picco- eleganti tavole di noce pure egregiamente li lotti presso la Biblioteca Oliveriana 6, vi costruite e ornate, e sedie e poltrone per rimanessero solo il tempo strettamente ne- accogliere gli studiosi e incitarli a conver- cessario per lo svolgimento del lavoro per sare con gli antichi; la pace che vi regna- poi essere ricondotti alla loro collocazione va, la luce che veniva temperata da quei originaria a villa Imperiale. Per lungo tem- piccoli vetri verdicci e scuri invitavano al po, quindi, non fu possibile avere un’idea raccoglimento, allo studio e alla contem- generale dell’archivio e delle tipologie do- plazione delle glorie passate 5. cumentarie contenute, l’inventario è andato costituendosi mano a mano che si andava Sono sufficienti questi brevi cenni per avanti con la digitalizzazione e lettura delle comprendere il valore e le potenzialità di carte. Questo ha fatto sì che l’inventaria- una simile istituzione e da ciò si deduce an- zione sia stata inizialmente provvisoria e che il profondo rammarico dimostrato dai soggetta a continue mutazioni. Dopo diver- cittadini verso tale nuova spoliazione. Col si anni di lavoro, finalmente, l’analisi e la favore degli urbinati o meno, comunque, la digitalizzazione del fondo sono completati biblioteca fu smantellata e i documenti che ed è per tanto possibile già da ora anticipa-

235 Studi pesaresi 4.2016 re parte dell’inventario, che verrà fra breve chi urbinati per le capacità amministrative e pubblicato online. militari dei suoi rappresentanti. Con Orazio Il fondo sostanzialmente relativo all’ar- Albani (1576-1653), nonno del futuro pon- chivio della famiglia Albani copre un arco tefice Clemente XI, la famiglia iniziò la sua cronologico che va dalla seconda metà del ascesa romana. Orazio fu uno degli attori più XVI secolo fino a tutto il XVIII e comprende importanti della vicenda che portò alla devo- la documentazione prodotta da tutti i più noti luzione del ducato urbinate allo Stato pontifi- componenti della famiglia nello svolgimento cio, essendo stato inviato da Francesco Maria delle loro vite private, come anche delle loro II della Rovere, ultimo duca di Urbino, quale diverse attività e cariche pubbliche. ambasciatore presso la Santa Sede. In seguito Il personaggio senz’altro più noto è Gio- alla devoluzione, grazie al favore ottenuto da vanni Francesco, che nel 1700 fu creato papa Urbano VIII, l’Albani fu nominato senatore con il nome di Clemente XI. Ma assieme di Roma. Negli anni successivi i figli di Ora- alle testimonianze del lungo pontificato di zio ricoprirono importanti incarichi pubblici Clemente, troviamo documenti che raccon- per la famiglia Barberini: Annibale fu il primo tano l’origine degli Albani, la loro ascesa alla custode della Biblioteca Apostolica Vaticana, notorietà prima urbinate e poi romana, con Malatesta fu arruolato nell’esercito pontificio l’appoggio di papa Urbano VIII Barberini, e Carlo, padre di Giovanni Francesco futu- e la testimonianza di quanto ancora fossero ro papa Clemente XI, divenne maestro del influenti durante tutto il 1700. cardinale Carlo Barberini. La fortuna roma- Non è possibile sintetizzare, in poche ri- na della famiglia ha il suo culmine, come è ghe, la storia di questa importante famiglia, noto, con l’elezione di Giovanni Francesco numerosi sono gli studi riferiti ai personaggi al soglio pontificio, a seguito della quale al- che più si distinsero, in particolare Giovanni tri componenti della famiglia intrapresero la Francesco, papa Clemente XI; di altri gli sto- carriera ecclesiastica; tra gli altri Annibale rici hanno indagato soprattutto il loro profon- (1682-1751) e Alessandro (1672-1779). Tra do amore per l’arte, i libri e il collezionismo 7. i due, si ricorda soprattutto il secondo per la Sono comunque note le principali informa- fama di intenditore e collezionista di opere zioni sulle origini e sugli eventi che portarono d’arte e documenti manoscritti e bibliografi- gli Albani a diventare una delle più influenti ci. Fu protettore del Winckelmann e una sua dinastie nell’Italia del XVII e XVIII secolo. collezione di statue, acquistata da Clemente Molto brevemente si ricorda che la famiglia XII, divenne nucleo fondante dei Musei Ca- dei Lazji, a fine ’400, a causa dell’irresistibile pitolini. Nel palazzo alle Quattro Fontane avanzata dei Turchi ottomani, trovò rifugio raccolse la ricca biblioteca di famiglia. In a Venezia dall’Albania e si mise al servizio seguito Gian Francesco (1720-1803), anche dei dogi 8. Da Venezia un ramo si trasferì a lui cardinale e nipote dei precedenti, proseguì Urbino, dove governavano i Montefeltro che la tradizione dei suoi predecessori curando avevano ricchi scambi politici, militari e cul- e seguendo con passione le vicende artisti- turali con Venezia. Immediatamente la fami- che e culturali; ancora cardinale fu Giuseppe glia, appellata ora Albani (in principio Alba- (1750-1834) che fu segretario di Stato di Pio nesi) in virtù della sua provenienza, divenne VIII e cardinal legato di Urbino e Pesaro. La un punto di riferimento importante per i du- famiglia si estinse nel 1852 con Filippo.

236 Brunella Paolini Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana

Figura 2 – Antonio David (attr.), ritratto di Clemente XI, collezione privata.

237 Studi pesaresi 4.2016

La lettura delle carte Albani permette- 1.7 Girolamo Albani rà di aggiungere elementi importanti per 1.8 Annibale Albani (1682-1751) la ricostruzione storica degli avvenimenti 1.9 Filippo Albani a cui presero parte i vari componenti della 1.10 Carlo Albani (1623-1684) famiglia, grazie all’inventario redatto nella 1.11 Giovanni Francesco Albani (1649- sua forma conclusiva dall’archivista Arian- 1721), Papa Clemente XI (1700- na Zaffini, incaricata del lavoro in seguito 1721) all’erogazione dei finanziamenti ministe- 1.12 Orazio Albani (1652-1712) riali che hanno determinato la definizione 1.13 Orazio Albani (1717-1792) di specifiche gare d’appalto, gestite dalla 1.14 Miscellanea Direzione regionale degli Archivi e dalla 1.15 Materiali di studio (sec. XVII – Soprintendenza Archivistica delle Marche sec. XVIII) (ora di Umbria e Marche). 1.16 Libri di musica (sec. XVII – sec. XVIII). Oggi, dopo aver analizzato e riprodot- to in copia digitale tutto il fondo, siamo in Si tratta dunque di un tipico archivio di condizione di offrire informazioni preci- famiglia in cui si trovano le testimonianze se circa la sua consistenza e tipologia. La delle attività pubbliche e private, degli af- pubblicazione dell’inventario è imminente fari patrimoniali ed economici, degli studi e avverrà nelle pagine del sito apposita- e degli interessi vari dei personaggi che ne mente realizzato per questo progetto, www. hanno fatto parte. Vi possiamo trovare la archivioalbani.it, gestito dall’Ente Olivieri storia degli Albani dal loro arrivo in Italia in collaborazione con l’Amministrazione sul finire del ’400 fino a tutto il XVIII se- provinciale di Pesaro e Urbino, che attual- colo, con particolare riguardo a coloro che mente comprende le riproduzioni digitali e ebbero nel tempo maggior prestigio e no- le schede descrittive delle prime tre casse torietà. dell’archivio. La prima serie personale individuata L’elenco delle serie di cui si compone è dedicata a Orazio Albani seniore; pro- l’archivio di certo presenta un quadro suf- prio da Orazio inizia la fortuna romana ficientemente chiaro della sua tipologia ed della famiglia e, secondo i documenti che evidenzia l’ambito famigliare dello stesso; l’archivio conserva, la sua personalità fu di seguito l’elenco, pressoché definitivo, sicuramente di notevole rilievo. Come è delle serie di cui si compone: noto egli fu inviato a Roma, quale residen- te e rappresentante di Francesco Maria II Archivio Albani (XVI-XVIII secolo) della Rovere, per seguire le trattative che 1.1 Casa Albani (1514-1808) portarono alla devoluzione allo Stato della 1.2 Pergamene (1477-1811) Chiesa del ducato urbinate dopo la mor- 1.3 Scritture riguardanti la città e lo Stato te del duca. Quello che invece stupisce è di Urbino la totale assenza di bibliografia relativa a 1.4 Orazio Albani (1576-1653) questo personaggio. Oltre a quanto detto, 1.5 Annibale Albani (1605-1651) le fonti bibliografiche non riportano niente 1.6 Malatesta Albani (1605 ca. – 1650) che aggiunga altri elementi alla storia, né 1634-1645 tanto meno si approfondiscono in qualche

238 Brunella Paolini Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana modo la sua formazione, i rapporti con la città di Urbino prima del mandato romano, le vicende collegate all’incarico di senatore che papa Urbano VIII volle assegnarli una volta concluso l’affare della devoluzione urbinate. Le carte Albani, quindi, sono in questo caso, ma di certo anche in tanti al- tri, di primaria importanza per la rinnovata scoperta di personalità che in varia misura contribuirono allo svolgimento della storia italiana dei secoli XVII e XVIII. Riguardo a Orazio Albani lo studio, ora appena accen- nato ma che sarà opportunamente approfon- dito nei prossimi mesi, di questi numerosi e totalmente inediti documenti, potrà portare in luce nuovi elementi di valutazione della storia urbinate e della famiglia. Tra i docu- menti dell’archivio ben 64 buste sono dedi- cate in forma esclusiva a Orazio e le carte in esse contenute testimoniano la formazione, la vita privata e gli incarichi ufficiali a lui assegnati, riguardanti diversi compiti di go- Figura 3 – Lettera patente di Agostino Barbari- verno all’epoca di Francesco Maria II della go, doge di Venezia (5 agosto 1499). Rovere e in seguito, a Roma, dalla famiglia Barberini: egli fu infatti commissario della Massa Trabaria, podestà di Fossombrone, a Roma. Infine altre carte testimoniano gli segretario di giustizia. Fu incaricato poi ultimi anni di vita e il mantenimento delle di seguire diverse cause civili e si occupò importanti relazioni intraprese mentre era anche di alcune istituzioni cittadine come all’apice della sua carriera. Altrettanto ric- è indicato dalle Ordinationi per lo stabili- che sono le testimonianze relative agli anni mento dell’Archivio d’Urbino, & per rego- della formazione, ai rapporti famigliari, in lamento dell’antico uffizio del Registro, ste- particolare alla moglie Olimpia Staccoli. A se dal sig. Orazio Albani nell’anno 1628 9. completare la serie Orazio Albani, anche Ovviamente numerosi poi sono i documenti le attestazioni delle cariche ricevute, docu- che testimoniano il ruolo svolto in occasio- menti di studio, alcuni componimenti poeti- ne delle trattative per la devoluzione dello ci e diversi quaderni musicali. stato di Urbino allo Stato della Chiesa, dal L’assegnazione dell’incarico di rappre- 1624, anno in cui a Orazio fu assegnato sentante del ducato di Urbino a Roma, da l’incarico, al 1631, anno in cui il processo, parte del duca Francesco Maria avvenne nel in seguito alla morte del duca, fu completa- gennaio del 1624, come testimonia, tra le to. Vi sono inoltre i documenti relativi alla altre, l’unità archivistica Scritture spettanti sua funzione di residente e poi di senatore alla destinazione d’Orazio Albani fatta da

239 Studi pesaresi 4.2016

Francesco Maria ultimo Duca d’Urbino ad Urbano VIII Sommo Pontefice: alli negozii da questi trattati in Roma, concernenti lo Stato d’Urbino da restituirsi pacificamen- te al Papa, e la concordia stabilita tra la Santa Sede Apostolica et il Duca medesimo nel mese di maggio dell’anno 1624, che comprende la velina di una lettera, del 21 gennaio 1624 (inv. 1-22-006) di Orazio al duca nella quale si legge: «… non potendo- vi havere maggior gusto et interesse che di Figura 4 – Albero genealogico della famiglia ubbidire, si come ricercano le obbligationi Della Rovere di Urbino mie naturali, e benefitii ricevuti. Hora che S.A. pensa di volermi in Roma riconosco ze ufficiali di papa Clemente XI e l’orga- honore si grande della mera sua benigni- nizzazione della vita ecclesiastica, con par- tà…». All’assegnazione dell’incarico seguì ticolare attenzione alla fiscalizzazione dello l’Instruzione ordinaria del Duca d’Urbino Stato della Chiesa, documentata dalle anno- ad Orazio Albani circa le funzioni da svol- tazioni sui benefici ecclesiastici, relativi a gere in Roma (1624 febbraio 24) (inv. 1-22- tutta Europa, con l’indicazione dei nomi dei 012). Da questo momento iniziò una fitta “beneficiati”, vivi o defunti, del valore delle corrispondenza tra l’Albani e il duca, e al- cariche e con le indicazioni delle candida- trettanto numerose furono le lettere inviate ture e delle nomine di vescovi e cardinali. a Orazio da diversi personaggi del ducato di Altri documenti, invece, offrono uno Urbino, nelle quali, oltre alle congratulazio- spaccato sociale dei tempi, soprattutto le ni per l’incarico ricevuto, ognuno volle rap- lettere di supplica inviate al papa o ad al- presentare le necessità proprie e dei territori tri esponenti dell’alta gerarchia ecclesia- e gruppi di cui ciascuno era rappresentante. stica, che raccontano storie di povertà, In seguito ogni evento collegato alla diffi- abbandono e difficoltà di vario genere, cile trattativa è testimoniato dai documenti come anche eventi criminali e di malaffare. dell’archivio, come anche tutto ciò che av- Completano il quadro numerosi quaderni venne in seguito, soprattutto in relazione musicali, alcuni anche di intavolature, testi alla triste vicenda pubblica e privata della scolastici e manuali appartenuti a diversi moglie del duca, Livia della Rovere e di suo rappresentanti della famiglia. fratello Giulio. Compreso in questo ultimo gruppo di L’interesse del fondo non è però relativo documenti si fa notare, su segnalazione di esclusivamente alla storia del ducato urbi- Enrico Gamba 10, il manoscritto 2-37 inti- nate; alcuni documenti sono relativi, ad es., tolato Elementi di algebra e di almucabala alle notizie degli eventi bellici accaduti du- di Maometto e trattato di algebra di Paolo rante la guerra dei Trent’anni, alla guerra di da Middelburg Vescovo di Fossombrone, Successione spagnola e alle numerose con- appartenuto all’architetto urbinate Muzio tese italiane fra i singoli stati confinanti con Oddi, autore anche di numerosi calcoli e la Chiesa. Altri riguardano le corrisponden- commenti presenti nel documento, in segui-

240 Brunella Paolini Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana to ereditato dalla famiglia Vincenzi e da lì passato nell’Archivio Albani. Ciò è docu- mentato anche dalla dicitura presente a c. 48r, nella quale si legge la data del 15 otto- bre 1670:

Pietro Vincenzi da Urbino che ha studiato e difesa tutta filosofia supplica umilmente V. P. R.ma di poter tenere e leggere i tre seguenti libri cioè: tractatus Pauli de Midelburgo forsemproniensis de Algebra, tractatus Martini del Rio Disquisitionum magicarum [libri sex], et tractatus Nicolai Copernici De revo- lutionibus orbium coelestium, ad effetto d’impormi qualunque cosa.

Il testo di Maometto contenuto nel ma- noscritto è la trascrizione di un trattato piut- tosto noto tra medioevo e rinascimento e di cui si conoscono altre copie nel mondo (Cambridge, Oxford, Biblioteca Apostolica Vaticana, Firenze, Berlino, Parigi, ecc.). Il trattato di Paolo da Middelburg, astronomo- astrologo nonché medico dei duchi di Ur- bino, dal 1494 vescovo di Fossombrone, è invece praticamente sconosciuto e mette in luce aspetti fino ad ora poco noti dell’ambi- to di ricerca svolto dall’autore 11. Altri potrebbero essere i documenti su cui soffermarsi, ma farlo ci porterebbe lontano. Vale la pena solo ricordare che, ad oggi, malgrado la limitata pubblicità data al progetto, anche perché non ancora conclu- so, diversi studiosi hanno compreso tra le Figura 5 – Copertina e prima proprie fonti le carte Albani già pubblicate e pagina della bolla di Clemente ne hanno fatto oggetto di approfondimento XI che attribuisce alla chiesa e ricerche. metropolitana di Urbino la pen- Come anticipato, le carte Albani di cui si sione perpetua di 400 scudi. sta trattando erano parte delle ricche raccol- te documentarie e bibliografiche conserva- te a palazzo Albani di Urbino fino al 1915.

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Molti rappresentanti della famiglia, a co- delle Quattro Fontane, fu tra il XIX e il XX minciare da Orazio nonno di Clemente XI, secolo smembrata per motivi economici e furono collezionisti di libri e opere d’arte. per i furti delle truppe francesi tra 1798 e Giovanni Francesco, dopo la sua elezione al 1799. Riguardo alla dispersione della Al- soglio pontificio, trasferì i testi ritenuti più bana Romana, è possibile, per esempio, rari, interessanti e preziosi a Roma, costi- valutarne la ricchezza e immaginarne an- tuendo così la Bibliotheca Albana Romana che in parte il valore consultando i catalo- in aggiunta alla Albana Urbinas esistente ghi di vendita pubblicati nel corso del XIX già dal XVII secolo. secolo. Tra gli altri si cita Il catalogo della Per quanto riguarda i documenti urbina- copiosa biblioteca già appartenuta all’Ec- ti, mentre l’archivio alla vendita del palazzo cellentissima Famiglia de’ principi Albani, fu trasferito a villa Imperiale, la biblioteca pubblicato a Roma dalla tipografia Pallotta fu acquistata interamente dalla Catholic nel 1857. Nella introduzione si legge: University of America di Washington, dove è ancora conservata e nota come Biblioteca Comprende questa un vasto e distin- Clementina. Tra i documenti dell’Archivio to complesso d’interessanti Opere d’ogni Albani è stato ritrovato anche un mazzo di facoltà principalmente Teologiche, di Di- foglietti contenti indicazioni bibliografiche: ritto Canonico e Civile, Scienze, ed Arti, potrebbe trattarsi di un catalogo delle opere Belle lettere, Storici Sagri e profani, e di contenute nella biblioteca Albani urbinate, varie encomiate edizioni del secolo XV, di composto da schedine realizzate su fogli di libri impressi dai Manuzi; molte di queste carta righettata, presumibilmente dei primi fornite con speciose dorature, ed Orna- anni del XX secolo, nelle quali oltre a suc- menti, e con stemmi gentilizj. La vendita cinte indicazioni bibliografiche è indicato il si effettuerà all’Asta pubblica dal librajo valore pecuniario dei volumi. Il confronto Petrucci Paolo, nel Palazzo Albani alle tra questo documento e il catalogo della Quattro Fontane nelle sale della libreria. Clementina di Washington potrebbe indica- re se con l’acquisto tutta la Albana Urbinas In seguito a queste vendite e razzie fu effettivamente trasferita negli Stati Uniti; parte dei testi Albani fu trasferita anche oppure potremmo sapere se alcune opere alla biblioteca dell’École de Médecine de già presenti a Urbino siano andate disperse, Montpellier e alla Biblioteca Nazionale di come altre delle raccolte Albani. Le disper- Napoli, dove ancora, in gran parte, si trova- sioni, infatti, sono un elemento dominante no. Altri, destinati alla Biblioteca Imperiale nella storia di queste collezioni. Soprattutto di Berlino, furono vittime di un naufragio la Albana Romana, costituita da Clemen- occorso durante il loro trasferimento. In- te XI con i volumi ritenuti più interessan- numerevoli manoscritti appartenuti alle bi- ti fra quelli urbinati, e dalle biblioteche di blioteche Albani sono dispersi in altri istitu- Cassiano dal Pozzo 12 e di Federico Cesi 13, ti culturali italiani, europei e statunitensi e, comprendente alcuni autografi dell’urbinate spesso sono segnalati nelle aste antiquarie. Bernardino Baldi ma anche di Johann Jo- Diversi studiosi e ricercatori si sono suc- achim Winckelmann, collocata prima nella ceduti nel tentativo di ricostruire la gran- Sala regia del Quirinale, poi nel palazzo de collezione Albani nella sua integrità 14

242 Brunella Paolini Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana e questo per la volontà di ricomporre nella lo di raccogliere in un unico contenitore sua completezza un patrimonio documen- (virtuale) tutte le informazioni possibili tario essenziale per la comprensione della sulle raccolte documentarie Albani, con storia urbinate, romana, italiana ed europea particolare attenzione ai volumi mano- dal secolo XV al XIX. scritti e tra questi a quelli riferibili alla Recentemente si è pensato di utilizzare scuola scientifica urbinate di cui fecero il sito web di pubblicazione dell’archivio parte, tra gli altri, Federico Comman- anche come strumento di ricostruzione dino (1509-1575) 16 e Guidobaldo del delle collezioni documentarie Albani. Monte (1545-1607) 17. A medio-lungo Oltre ai documenti di cui si conosce la termine si prevede di realizzare una bi- localizzazione, altri devono ancora esse- blioteca digitale che, in accordo con gli re individuati. Il progetto Disiecta mem- attuali proprietari dei documenti, possa bra. Tracce e testimoni delle biblioteche raccogliere e riprodurre integralmen- Albani 15 ha quindi come obiettivo quel- te le copie di quanto si sarà individuato.

1 Per una storia della Biblioteca e dei Musei Olive- vano in Urbino nella Biblioteca del Papa Clemente XI riani di Pesaro fondamentale è A. Brancati, La Bi- (Giovanni Francesco Albani), Fano 1939, p. 6. blioteca Oliveriana di Pesaro, Bologna 1991. Nume- 5 Ibid., p. 10 rosi articoli relativi al suo patrimonio documentario 6 Tutte le fasi del progetto, oltre ad avere ricevuto librario si possono leggere nella rivista “Studia Oli- l’approvazione preventiva della Soprintendenza Ar- veriana”, pubblicata con periodicità varia dall’Ente chivistica delle Marche (ora Soprintendenza Archivi- Olivieri a partire dal 1955. V. anche il sito www. stica di Umbria e Marche), sono state regolamentate oliveriana.pu.it. da apposite convenzioni tra l’Ente Olivieri, la stessa 2 Maggiori dettagli sulle normative, sulle moda- Soprintendenza Archivistica, la Provincia di Pesaro e lità tecniche delle diverse fasi del progetto e relativi Urbino e il proprietario del fondo. alle motivazioni che hanno portato alla definizione 7 Notizie fondamentali per la conoscenza della fa- degli applicativi da utilizzare in B. Paolini, Archivio miglia Albani in G. Moroni, Dizionario di erudizione Albani, in “Rimarcando. Bollettino”, Ministero per i storico-ecclesiastica, Venezia, 1840-1861, ad vocem; Beni e le Attività culturali, Direzione regionale per i P.E. Visconti, Città e famiglie dello Stato Pontificio. beni culturali e paesaggistici delle Marche, n. 5, 2010, Dizionario storico, Roma 1847, v. III, pp. 3-110. Per pp. 125-136 . i varî cardinali, cfr. Dictionnaire d’histoire et de géo- 3 Secondo questi principi sono stati digitalizzati graphie ecclésiastiques, Paris 1912, v. I , pp. 1369- e indicizzati i documenti delle prime tre casse del fon- 1373, e la bibliografia ivi citata; da consultare anche le do, che sono già da tempo consultabili online all’indi- voci relative ai singoli membri della famiglia citati in rizzo www.archivioalbani.it. Il sito contiene, oltre Dizionario biografico degli italiani (in seguito DBI), alla collezione digitale, alcune pagine introduttive che 1, Roma 1960, ad vocem; altre informazioni bibliogra- illustrano nel dettaglio le motivazioni e la storia del fiche in S. Prosperi Valenti Rodinò, I disegni di casa progetto. Tra gli scritti presenti, oltre all’introduzione Albani, in Alessandro Albani patrono delle arti. Archi- di Antonio Brancati, anche un breve saggio di Maria tettura pittura e collezioni nella Roma del Settecento, Moranti che sintetizza con efficacia la complessa e cur. E. Debenedetti, Roma 1993, pp. 15-70; e in Papa non ancora ben definita storia delle biblioteche Alba- Albani e le arti a Urbino e a Roma 1700-1721, cur. G. ni, indicando anche un’essenziale bibliografia. Cucco, Marsilio, Venezia 2001. 4 F. Canuti, Catalogo dei manoscritti che esiste- 8 Ciò è documentato anche dalle carte del nostro

243 Studi pesaresi 4.2016 archivio; tra gli altri documenti si può qui citare la reda, cur. S. Prete, Rosenthal, New York 1961, pp. lettera patente del 5 agosto 1499 con la quale il doge 327-353; J. Bignami Odier, La bibliothéque Vatica- di Venezia, Agostino Barbarigo, indica come coman- ne de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des dante della compagnia di Pietro di Cartagine proprio collections de manuscripts, Biblioteca Apostolica Filippo Albanese (Inv. 1-12-034) Vaticana, Città del Vaticano 1973, pp. 157-161; A. 9 Biblioteca Oliveriana, Archivio Albani, inv. 7-41. Alessandrini, Cimeli lincei a Montpellier, Acca- 10 Enrico Gamba si è occupato per primo del- demia dei Lincei, Roma 1978; J. Bignami Odier, la Scuola matematica del ducato di Urbino. Le sue Clément XI amateur de livres et de manuscripts, in pubblicazioni, le mostre, gli interventi in numerosi Miscellanea Augusto Campana, Antenore, Padova convegni nazionali e internazionali hanno contri- 1981; A. Serrai, Bernardino Baldi. La vita, le opere, buito ad approfondire e dare notorietà al cosiddet- la biblioteca, S. Bonnard, Milano 2002, pp. 37 ss. to Rinascimento matematico che proprio a Urbino 15 Il progetto Disiecta membra. Tracce e te- ebbe origine. Tra le sue pubblicazioni: Le scienze a stimomi delle biblioteche Albani, in fase di avvio, Urbino nel tardo Rinascimento (in collab. con Vico è stato ideato in stretta collaborazione con Antonio Montebelli), QuattroVenti, Urbino 1988; Raffaello e Becchi, ricercatore presso il Max-Planck-Institut für la matematica, Centro Internazionale di Studi Urbino Wissenschaftsgeschichte. I risultati della ricerca ver- e la Prospettiva, Urbino s.d.; Le stelle sopra Urbino. ranno resi noti attraverso il sito www.archivioalba- Storie di astrologi alla corte dei Montefeltro, Centro ni.it, dove già da ora sono presenti alcune informa- Internazionale di Studi Urbino e la Prospettiva, Urbi- zioni generali e i riferimenti a quanto già noto. no 2011; Guidobaldo del Monte (1545-1607). Theory 16 Federico Commandino, nato a Urbino nel and practice of the Mathematical Disciplines from 1509 e morto nel 1575 sempre a Urbino, dopo aver Urbino to Europe (cur. con Antonio Becchi e Dome- ricevuto una solida educazione umanista, si avvici- nico Bertoloni Meli), Edition Open Access, Berlin nò alla matematica. Viene ricordato come l’iniziatore 2013; ha curato inoltre, ancora in collab. con Vico della scuola matematica scientifica urbinate e fonda- Montebelli, l’edizione critica e la traduzione del trat- mentali per lo sviluppo della disciplina furono le sue tato Liber de centro gravitatis solidorum di Federico traduzione in latino e in volgare dei matematici greci Commandino, Edizioni della Normale, Pisa 2015. Tolomeo, Archimede, Apollonio, Pappo, Erone, Se- 11 Il De Algebra del Middelburg è al momento reno e, soprattutto, Euclide. Tra le sue pubblicazioni oggetto di studio e approfondimento da parte di Enri- si ricorda il Liber de centro gravitatis solidorum del co Gamba e Vico Montebelli. 1565, considerato uno dei testi di riferimento in ma- 12 DBI, 32, Roma 1986, ad vocem. teria. Fu maestro di illustri allievi: Torquato Tasso, 13 DBI, 24, Roma 1980, ad vocem. Guidobaldo Del Monte, Bernardino Baldi, umanista, 14 Alcune notizie e parte della bibliografia di architetto e primo storico della matematica, Muzio riferimento sulla storia delle biblioteche Albani, con Oddi. DBI, 27, Roma 1982, ad vocem. l’elenco dei manoscritti individuati e le loro collo- 17 Guidobaldo del Monte, nato a Pesaro nel 1545 cazioni, si possono trovare in F. Fossier, Nouvelles e morto a Mombaroccio nel 1607, originario da una recherches sur la bibliothéque du Pape Clément nobile famiglia di origini urbinati, fu allievo del Com- XI Albani, in “Journal des savants”, 1980, n. 1-2., mandino ed ebbe relazioni professionali con Tasso, pp. 161-180. Altre notizie sono reperibili in: C.H. Baldi e Galileo Galilei, di cui fu anche protettore. Si Clought, The Albani library and Pope Clement XI, occupò di astronomia e meccanica; tra le sue opere si in “Librarium”, 12, 1969, pp. 11-21; B.M. Peebles, ricordano in particolare i Mechanicorum libri (1577), The Bibliotheca Albana Urbinas as represented in considerati il più importante lavoro di statica dai tem- the library of the Catholic University of America, in pi dei classici greci. DBI, 13, Roma 1971, ad vocem; Didascaliae. Studies in honor of Anselm M. Alba- Gamba et al., Guidobaldo del Monte (1545-1607) cit.

244 L’Archivio della famiglia Ubaldini della Carda di Urbino*

di

Arianna Zaffini

Gli Ubaldini della Carda 1 Ottaviano, Francesco, e presumibilmente Federico, che diventò duca di Urbino. Su Gli Ubaldini ramo della Carda furo- questa tesi non ci sono documenti compro- no una grande famiglia discendente dagli vanti il legame di fratellanza di Federico Ubaldini del Mugello, potente casata tosca- da Montefeltro con Ottaviano e Francesco na di origine longobarda e instauratasi nel Ubaldini, ma sembrerebbe che Bernardino centro Italia dal secolo VII. Gli Ubaldini della Carda ebbe quattro figli da Aura da ottennero il titolo comitale dall’imperatore Montefeltro e che Federico fu adottato dal Ottone II nel 975 e in seguito fu confer- conte Guidantonio da Montefeltro, padre mato dall’imperatore Enrico VI, attraverso di Aura, perché rimasto senza figli maschi, la concessione di diverse terre e castelli ai dopo la morte precoce di Oddantonio. Da conti Uberto e Riccardo Ubaldini di Città qui Federico divenne un Montefeltro 3. di Castello avvenuta il 21 ottobre 1196; tra Ottaviano Ubaldini, fin da giovane età, questi luoghi vi era la Carda, territorio si- fu amico fidato e intimo consigliere di Fe- tuato tra gli attuali comuni di Apecchio e derico da Montefeltro, tanto da divenire Piobbico 2. personaggio di rilievo nell’amministrazio- L’arrivo a Urbino della famiglia è attri- ne del ducato urbinate e nella tutela di suo buibile a Tano di Azzo, signore di Città di figlio Guidubaldo, in seguito alla sua morte, Castello. Francesco di Tano fu podestà di nel 1482. Ottaviano, signore di Mercatello, Urbino nel 1324 e fu capostipite della si- fece costruire la rocca di Sassocorvaro e di- gnoria degli Ubaldini di Montevicino che venne noto per i suoi studi sull’alchimia 4. ebbero il dominio anche del territorio del- Morì a Cagli nel 1498 e con lui terminò il la Carda. Da Tano nacque anche Gerio nel ramo della Carda, mentre il feudo venne in- 1320, da Gerio nacque Tanuccio nel 1360, corporato al ducato di Urbino. e da Tanuccio nacque Ottaviano nel 1390. Nell’archivio Ubaldini di Urbino, nel Ottaviano Ubaldini della Carda, podestà di 2004, fu scoperta una minuta della lettera Urbino, sposò Rocchina da Varano, dalla di Federico da Montefeltro, inviata a Pie- cui unione nacque Bernardino. Bernardino tro Paolo Paltroni, redatta con un codice di (1389-1437) fu un grande condottiero e ca- crittografia 5; il contenuto di questa scrittu- pitano di ventura e dal matrimonio con Aura, ra, studiata e decriptata per la prima volta figlia di Guidantonio da Montefeltro, avve- dallo storico Marcello Simonetta, diede alla nuto nel 1420, nacquero Pietro, Bernardina, luce la testimonianza della partecipazione

245 Studi pesaresi 4.2016 di Federico da Montefeltro alla congiura Ubaldini Catalani si può definire il primo contro Giuliano de’ Medici 6. Il ramo fami- amministratore della famiglia Ubaldini ol- liare proseguì con il fratello di Ottaviano, tre che amministratore dei beni e del patri- Francesco, che sposò Sveva Brancaleoni, monio di illustri famiglie nobili urbinati, figlia del conte Guido Brancaleoni, signore quali i Veterani, i Pucci, i Dall’Acqua, e di Piobbico; senza avere figli, Sveva morì di istituti come il Monte di pietà di Urbino nel 1463, così Francesco sposò la sorella e lo Studio urbinate; Girolamo si occupò Elisabetta Brancaleoni, e da questa unione poi del trasferimento della Biblioteca del nacquero sei figli, tra cui Bernardino e Pri- ducato di Urbino alla Biblioteca apostolica civalle. vaticana a Roma, ceduta da Alessandro VII Nel 1446 il feudo di Pecorari (attual- nel 1657 9, e della conduzione della cartie- mente compreso nel comune di Piobbico) ra di Fermignano 10. passò per ragioni dotali dai Brancaleoni, Anche Flaminio Catalani Ubaldini, fi- che lo dominavano dal 1216, ai Monte- glio di Girolamo, seguì la professione e gli feltro. In seguito Federico da Montefel- interessi del padre. Nel XVIII sec. ricor- tro, il 6 giugno 1481 cedette donationis diamo il conte Giovanni Giuseppe Bussi titulo il castello a Francesco Ubaldini Ubaldini, che il 4 gennaio 1708 lasciò in della Carda e ai suoi successori. Insieme eredità ai suoi successori la prelatura e il al feudo vennero donati anche i predi di canonicato Bussi. Ludovico, altro figlio di Botrena e Pantano, situati nella parroc- Giuseppe e Girolima Anna Catalani, sposò chia di Sant’Andrea di Urbania 7. Da que- Lavinia Antaldi di Urbino, e nel 1735 nac- sto momento una delle attività principali que Crescentino Ubaldini, ultimo feudata- della famiglia divenne il governo della rio del castello di Pecorari. L’amministra- comunità che viveva in questo territorio, zione di questo feudo si protrarrà sino alla attraverso l’applicazione di statuti e rego- fine del feudalesimo, in seguito all’emana- lamenti e per chi non rispettava tali nor- zione del motu proprio di Pio VII del 16 me era prevista la comparizione davanti luglio 1816; successivamente il castello e al tribunale baronale di Pecorari. i relativi poderi di Pecorari furono venduti Nonostante la devoluzione del ducato dagli Ubaldini a Paolo Bartolucci, nobile di Urbino allo Stato pontificio nel 1631, di Piobbico. la giurisdizione degli Ubaldini sul castel- Crescentino sposò Chiara Redi di lo di Pecorari non venne contestata 8. Dal Arezzo dalla quale ebbe Francesco nel XVI secolo la successione della famiglia 1762. Francesco sposò Maria Bizzarri e Ubaldini proseguì con la creazione di le- nacque Giacomo nel 1793, che fu con- gami con nobili famiglie urbinati e for- sultore pontificio e sposò Luisa Alberti di sempronesi, quali i Giunchi, i Righetti, i Arezzo, nel 1825; dalla loro unione nac- Catalani, i Santucci e i Sorbolonghi. Uno quero i figli Giuseppe, Francesco, Maria e dei più rilevanti fu il matrimonio tra Giu- Lavinia. Nel 1830 Giacomo riordinò l’ar- seppe, figlio di Ludovico Ubaldini, con Gi- chivio e fu presumibilmente l’artefice del- rolima Anna Catalani di Urbino nel 1662, la riorganizzazione della ricca biblioteca. da cui derivò l’unione dei cognomi e degli Francesco fu membro dell’Accademia stemmi gentilizi. Il loro figlio Girolamo Raffaello di Urbino, componente della

246 Arianna Zaffini L’Archivio della famiglia Ubaldini della Carda di Urbino

Giunta provvisoria provinciale e direttore del Museo di belle arti di Urbino; sposò Giulia Alberti da cui nacque Ubaldino nel 1852, e dopo la morte della moglie, si unì a Bianca Marcolini Ferretti, patrizia di Fano, da cui nacque Federico nel 1863. Quest’ultimo fu commendatore e ricoprì per giustizia l’abito del Sovrano militare ordine di Malta. Giuseppe Ubaldini, figlio di Giacomo tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XIX sec. fu presidente e socio sostenitore del Teatro Sanzio di Urbino. Ubaldino Ubaldi- ni, figlio di Francesco, fu membro dell’Ac- cademia Raffaello e di altri istituti cultura- li urbinati; sposò nel 1875 Anna Sermattei della Genga e da questa unione nacquero Giulia, Marzia e Ottaviano. Marzia Ubal- dini nacque nel 1884, fu insegnante di disegno e fu l’ultima discendente diretta degli Ubaldini; si occupò dell’archivio di Figura 1 – Statuti del castello di Pecorari. famiglia come studiosa e continuò il tenta- tivo di riorganizzazione delle carte iniziato dal suo bisnonno Giacomo. Marzia si sposò con il conte Pettoni I fondi archivistici dell’archivio Ubaldini Possenti di Urbino, vedovo, e non ebbero di Urbino figli. Nel 1956 adottò le figlie di suoma- rito: Maria Antonietta e Luisa attribuendo L’archivio della famiglia Ubaldini della loro anche il suo cognome Ubaldini. Maria Carda è conservato a Urbino all’interno di Antonietta nel 1953 ebbe Gabriel, il quale palazzo cinquecentesco degli Ubaldini, an- continuò a portare il nome Ubaldini. Mar- cora oggi di proprietà della famiglia. Data zia morì nel 1972. Luisa Ubaldini non ebbe la rilevanza sul piano storico e culturale nel figli, fu insegnante e si attivò per la sistema- territorio urbinate e nell’Italia centrale, nel zione e il riconoscimento dell’importanza 1992 l’archivio Ubaldini è stato dichiarato dell’archivio di famiglia. Nell’arco dell’ul- di notevole interesse storico dalla Soprin- timo decennio morirono Maria Antonietta, tendenza archivistica per le Marche. il figlio Gabriel e Luisa Pettoni Possenti Tra il 2007 e il 2011, in più riprese, è Ubaldini. stato realizzato, da chi scrive, il progetto Attualmente i discendenti della famiglia di descrizione, riordinamento ed inventa- sono Anna Marzia e Ottaviano Bernardino, riazione, promosso interamente dalla So- figli di Gabriel Slonina Ubaldini e Barbara printendenza archivistica per le Marche. Faja. L’opera è stata avviata con un’attività preli-

247 Studi pesaresi 4.2016 minare di ricognizione di tutto il materiale di un altro catalogo che descrive la docu- archivistico conservato nell’archivio e con mentazione nel modo in cui era organizzata la separazione di alcune unità che si trova- prima del 1830. Giacomo Ubaldini Catalani vano frammiste ai manoscritti e ai volumi è quindi intervenuto con un riordinamento della biblioteca, anch’essa conservata inte- su una struttura d’archivio già preceden- gralmente all’interno del palazzo della fa- temente costituita. Altre parziali azioni di miglia. In questa fase sono stati analizzati sistemazione e descrizione, effettuate sulla anche gli inventari d’archivio precedenti. base del metodo adottato da Giacomo, fu- Si è proceduto poi con la descrizione rono operate da Ubaldino Ubaldini e dalla analitica delle unità archivistiche, la re- figlia Marzia tra la fine del secolo XIX e i gestazione delle pergamene presenti, il primi decenni del secolo XX, soprattutto riordinamento virtuale e la compilazione accorpando la documentazione per membro dell’inventario. In seguito all’intervento il di famiglia. patrimonio archivistico risulta organizzato L’archivio Ubaldini nel corso degli anni in 142 buste che conservano 678 unità tra non ha subito trasferimenti, danni o disper- fascicoli, filze, documenti sciolti, fotogra- sioni. Attualmente i fondi dell’archivio fie, pergamene, quaderni, registri, volumi, sono organizzati in maniera virtuale per se- coprendo un arco cronologico che va dal zioni, serie e sottoserie, avendo tenuto con- 1457 al 1930. Attualmente è possibile la to della sedimentazione delle carte, degli consultazione dei documenti dell’archivio ordinamenti precedenti e del soggetto che privato, a discrezione dei proprietari, attra- ha prodotto e raccolto la documentazione. verso una richiesta formale diretta alla So- Nella descrizione che segue, tra parentesi, printendenza archivistica territoriale. vengono fornite le indicazioni di consisten- Nel 2012 la struttura dell’archivio è sta- za delle carte e dell’arco cronologico che ta pubblicata nel Sistema informativo uni- esse ricoprono. ficato delle soprintendenze archivistiche- Il complesso di fondi denominato Ubal- Siusa 11. dini Catalani (1457-1930) deriva dall’u- Durante lo svolgimento dei lavori è nione delle due casate urbinati, gli Ubal- emersa l’impronta di una riorganizzazione dini della Carda e i Catalani, che unirono delle carte avvenuta intorno al primo quarto i relativi stemmi in seguito al matrimonio del secolo XIX, ad opera del conte Giacomo tra Giuseppe Ubaldini e Girolama Catalani, Ubaldini Catalani, che ne lasciò traccia nel avvenuto nel 1662. Il fondo è strutturato in Catalogo dell’Archivio di Casa Ubaldini sezioni e serie che conservano le carte rac- del 1830. Tale strumento, del quale si con- colte e prodotte dalla famiglia. servano due esemplari nell’archivio fami- Pervenuta alla famiglia Ubaldini dal liare, riporta fedelmente le segnature anti- secolo XVI, la serie Righetti-Catalani. che e l’elencazione dei contenuti e, talvolta, Eredità e amministrazione patrimoniale anche di tutti i documenti presenti all’in- (1515-1656, fasc. 15, perg. 1) comprende la terno di ogni busta. E’ riconoscibile inoltre documentazione delle due famiglie relativa un precedente intervento, non databile con alle vicende patrimoniali ed ereditarie. La precisione ma attribuibile presumibilmente presente documentazione testimonia un’at- al secolo XVII, attestabile dal ritrovamento tenta gestione degli affari affidata a Girola-

248 Arianna Zaffini L’Archivio della famiglia Ubaldini della Carda di Urbino mo Catalani e successivamente tramandata Urbino e di altri personaggi illustri. Sono al figlio Flaminio. presenti anche alcune trascrizioni di lettere Nella sezione Casa Ubaldini (1457- risalenti all’inizio del sec. XX. In questa se- 1896) sono presenti i documenti e le per- rie è conservata una lettera cifrata del duca gamene attestanti i diritti e i privilegi della Federico, come sopra citato, oggetto di stu- famiglia, la documentazione riguardante dio nell’ambito della congiura dei Pazzi a l’attività amministrativa e patrimoniale, Firenze. i censi ed altri documenti privati di natu- La serie Amministrazione patrimoniale ra contrattuale, dotale ed ereditaria. Sono della famiglia Ubaldini Catalani (1543- qui raccolte in particolare le memorie sul- 1896, fasc. 68, filza 1, reg. 7, vol. 5, qua- le origini e sulla genealogia della famiglia derno 1, perg. 1) comprende i documenti re- Ubaldini della Carda e l’attestazione del pa- lativi al patrimonio della famiglia Ubaldini triziato. Sono presenti inoltre i documenti in seguito al legame con la famiglia Catala- relativi all’amministrazione dei beni di altre ni, alcuni documenti personali di Flaminio famiglie, di istituzioni laiche e religiose di Catalani Ubaldini in seguito al matrimonio Urbino tenute da alcuni membri della fami- con Porzia Gueroli e carte riguardanti alcu- glia Ubaldini, le scritture relative ai beni di ni affari curati dallo stesso Flaminio, ammi- altri rami della casata. All’interno le carte nistratore dei beni della famiglia Ubaldini sono organizzate nelle serie che si descrivo- Catalani. no di seguito. La serie Amministrazione dei beni di al- La serie Memorie di Casa Ubaldini tre famiglie ed istituti da parte di Girolamo e privilegi attestanti la nobiltà (sec. XV e Flaminio Catalani Ubaldini (1500-1697, metà-1866, b. 1, fasc. 8, vol. 1, perg. 13) b. 1, fasc. 16, filza 1, reg. 2) contiene la do- conserva documenti, prevalentemente in cumentazione relativa alla gestione patri- copia, riguardanti l’attestazione di nobiltà moniale di alcune famiglie di Urbino, di degli Ubaldini: i privilegi, i giuramenti di istituti religiosi e laici, tenuta dagli ammini- fedeltà e le memorie relative alla storia del- stratori dei loro beni, Girolamo e suo figlio la famiglia Ubaldini della Carda, e alcuni Flaminio Catalani. documenti relativi ad altre famiglie gentili- In Amministrazione contabile (1680- zie a loro legate. 1880, bb. 3, fasc. 72, reg. 18) sono state ac- La serie Pergamene (1457-1800, perg. corpate le ricevute e le note delle spese do- 36) è costituita dai documenti più antichi, mestiche della famiglia Ubaldini, i libri in originale, riguardanti l’evoluzione patri- contabili fino al secolo XIX, i registri relati- moniale della famiglia Ubaldini della Car- vi alle entrate e alle uscite di diversi generi, da: contratti di compravendita, enfiteusi, spese ordinarie e straordinarie di casa Ubal- donazioni ed eredità. dini e registri di rendicontazione. La serie Lettere di duchi e principi La serie Patrimonio delle famiglie Ubal- (1478-1760, fasc. 3, vol. 2) è costituita dal- dini, rami di Apecchio, Città di Castello e la corrispondenza inviata da Federico da delle famiglie a loro legate (1604-1845, Montefeltro, duca di Urbino, e Ottaviano b. 1, fasc. 12, reg. 3) è costituita dalla do- Ubaldini, e dalle lettere ricevute da alcuni cumentazione patrimoniale riguardante le membri della famiglia da parte dei duchi di questioni di successione ed eredità della fa-

249 Studi pesaresi 4.2016 miglia Ubaldini, rami di Apecchio e di Cit- ordinanze e i bandi erano emanati e sotto- tà di Castello, e delle famiglie a loro legate. scritti sia dal conte, signore di Pecorari, sia Infine una parte importante è costituita dal capitano, rappresentato generalmente dal dalla serie, con ordinamento originario, di notaio. Contratti e testamenti (1466-1827, bb. 5, I conti Ubaldini esercitavano la loro fasc. 13, vol. 1) che comprende la raccolta gestione sul territorio emanando principal- dei documenti, istrumenti, testamenti della mente decreti relativi alla regolamentazione famiglia Ubaldini, prevalentemente in co- delle tasse, in tale ambito il vicario aveva pia, che vanno dal sec. IX al sec. XVIII. un ruolo centrale nell’amministrazione del In questa serie un cospicuo nucleo di do- territorio feudale di Pecorari perché prepo- cumenti riguarda specificatamente il feudo sto al controllo e al giudizio sui pagamen- di Pecorari, e la relativa gestione dei predi e ti. Nella serie Leggi e regolamenti (1574- dei censi in questo territorio. 1797, fasc. 4, reg. 1, vol. 1), troviamo infatti A questo feudo è stata poi dedicata la se- le norme contro il brigantaggio, le leggi, gli zione Feudo di Pecorari (sec. XVI-1797), editti e le circolari in materia civile e tri- costituita da documenti attestanti la vita am- butaria da osservarsi nel territorio feudale, ministrativa del feudo e la sua gestione da emanati dai feudatari, dal XVIII sec., della parte della famiglia Ubaldini. Di questo ca- Legazione di Urbino e Pesaro, e dalla sa- stello, come già ricordato, donato il 6 giugno cra congregazione del Buon Governo. Chi 1481 da Federico da Montefeltro a France- violava le regole in questo territorio doveva sco Ubaldini, non abbiamo notizie certe ri- comparire quindi davanti al vicario del tri- guardanti il suo assetto pubblico, ma nume- bunale di Pecorari 12. rosi indizi derivanti dalla documentazione Costituisce quindi un fondo a se stante il che si conserva in archivio lasciano presup- Tribunale di Pecorari (1543-1808, fasc. 2, porre che si trattasse di una comunità ben or- voll. 2, filza 1), istituto di natura baronale ganizzata. Nella serie Statuti (sec. XVI, reg. preposto allo svolgimento delle cause civi- 1), costituita da un esemplare degli statuti li e penali, in seguito alla violazione delle vigenti nel castello di Pecorari, si legge ad leggi vigenti nel suddetto feudo. Il tribunale esempio che per i danni dati occorre osserva- era presieduto dal capitano di Pecorari, che re gli statuti di Urbino. Vengono inoltre qui era generalmente rappresentato dal notaio, elencate le pene corporali, compresa la pena di fronte al quale veniva processato chi ave- di morte, stabilite per i traditori, gli assassini, va violato le disposizioni feudali vigenti. gli incendiari e i sodomiti. Le pene, per la Questo fondo è costituito dagli atti proces- maggior parte, sarebbero state annullate se il suali, dalle cause civili e criminali inoltrate condannato avesse provveduto al pagamento e dai documenti contabili relativi ai com- della sanzione stabilita. Erano punibili anche pensi percepiti dai notai e dagli avvocati per la bestemmia, la mancata osservanza delle le cause sostenute. feste, il deturpamento dei luoghi sacri e di La serie Catasto (sec. XVII inizio-1779, culto, e delle abitazioni altrui, l’adulterio. Vi reg. 3) comprende i registri del feudo sotto erano poi disposizioni, ad esempio, sull’uso l’amministrazione dei conti Ubaldini, gli delle armi, e sul periodo di caccia, le qua- elenchi e le descrizioni dei possedimenti di li venivano aggiornate periodicamente. Le loro proprietà.

250 Arianna Zaffini L’Archivio della famiglia Ubaldini della Carda di Urbino

Dall’Ottocento la documentazione inizia conte Giacomo Ubaldini risulta anche la se- ad essere organizzata per membro di fami- rie Raccolta di leggi, editti e notificazioni glia, per cui sono state create le sezioni che (1592-1860, bb. 8, voll. 6, reg. 1). contengono le carte raccolte e prodotte da Seguono poi la serie: Archivio stori- alcuni personaggi: Crescentino Ubaldini co Ubaldini (1830-1917, fasc. 1, reg. 5) (1654-1819, b. 1, fasc. 9, reg. 1), per prose- comprendente gli strumenti di corredo e guire con Giuseppe Ubaldini Bussi (1683- una causa di rivendicazione del comples- 1863, b. 1, fasc. 10, mazzo 1, perg. 2), Gia- so documentario; la serie Materiali di stu- como Ubaldini (1806-1862, bb. 2, fasc. 17, dio (1806, b. 1), che raccoglie alcuni testi perg. 1), Francesco Ubaldini (1831-1895, di studio dei componenti della famiglia, la fasc. 36, reg. 1), Giuseppe Ubaldini (1845- serie Miscellanea urbinate (1569-1841, b. 1880, fasc. 9, reg. 1) e Ubaldino Ubaldini 1, fasc. 3, reg. 1, quaderno 1, perg. 1) com- (1773-1923, bb. 2, reg. 2, vol. 1, doc. 1, prendente documenti, manoscritti e a stam- fasc. 15, quaderno 1). I nuclei documenta- pa, relativi alle memorie dei duchi e alla cit- ri dei componenti della famiglia risultano tà di Urbino, in particolare al trasferimento omogenei e si riscontrano le caratteristiche della biblioteca ducale a Roma, notizie re- dell’archivio personale 13: si tratta infatti lative al Montefeltro e alla Società dell’an- di lettere della corrispondenza privata, di fiteatro di Urbino. carte personali, di documenti riferibili alle Un accorpamento novecentesco opera- cariche pubbliche ed istituzionali ricoperte to da Marzia Ubaldini costituisce infine le da alcuni di essi e dalla documentazione serie Documentazione fotografica (1866- riguardante le spese domestiche e le note 1940, fotografie 214), eCartoline, periodici contabili. e partecipazioni (1882-1930, bb. 7, fasc. 1). Di origine ottocentesca e costituita dal

251 Studi pesaresi 4.2016

* Ringrazio la famiglia Ubaldini, e in particolare (2003), pp. 261-284; Id., Federico da Montefeltro Barbara Faja Ubaldini, per la disponibilità e acco- architetto della Congiura dei Pazzi e del Palazzo glienza dimostratami nel corso degli anni in cui si è di Urbino, in Francesco di Giorgio alla corte di svolto il lavoro sull’archivio familiare e in occasione Federico da Montefeltro, atti convegno (Urbino delle visite guidate. Ringrazio inoltre la dott.ssa Maria 11-13 settembre 2001), Olschki, Firenze 2004, pp. Palma, della Soprintendenza archivistica dell’Umbria 81-101; Id., L’enigma Montefeltro, Rizzoli, Milano e delle Marche – sede di Ancona, per la premurosa 2008. assistenza nell’opera di supervisione del progetto di 7 Auu, Ubaldini Catalani, Pergamene, b. 9, riordinamento ed inventariazione. perg. 27. 1 I contenuti relativi alla storia della famiglia 8 Per ripercorrere la storia e individuare le prin- Ubaldini della Carda sono ripresi in parte dalla sche- cipali attività dell’amministrazione del feudo di da d’archivio, compilata da chi scrive, pubblicata nel Pecorari si veda il saggio: D. Bischi, Il castello dei Sistema archivistico nazionale (San) e proveniente Pecorari di Piobbico nei sec. XIII-XVIII, in “Atti e dal Sistema informativo unificato delle soprintenden- memorie” della Deputazione di st. p. per le Marche, ze archivistiche (Siusa), disponibile all’indirizzo web s. VIII, n. 98, Ancona 1995, pp. 117-143. http://siusa.archivi.beniculturali.it. 9 All’interno dell’archivio familiare sono presenti 2 Una copia risalente al sec. XVII della conces- il catalogo dei documenti trasferiti, l’elenco dei libri sione di Enrico VI agli Ubaldini si trova in Archivio a stampa rimasti a Urbino e i documenti contenenti le Ubaldini Urbino (d’ora in poi Auu), Ubaldini Cata- istruzioni per la disposizione dei libri all’interno delle lani, Memorie di Casa Ubaldini e privilegi attestanti casse. Si veda Auu, Ubaldini Catalani, Miscellanea ur- la nobiltà, Documenti comprovanti la nobiltà della binate, b. 79. famiglia Ubaldini, b. 71, doc. 2. 10 La cartiera era stata donata dal duca di Urbino 3 Si veda a questo proposito: A. Lazzari, Memo- alla cappella del Santissimo Sacramento della catte- rie istoriche dei conti, e duchi di Urbino dalle dona- drale di Urbino, a favore e beneficio dei conduttori; zioni, investiture e della devoluzione alla Santa sede. nel 1583 erano stati emanati i capitoli e i privilegi Si aggiungono altre notizie, e documenti sul medesi- ducali al fine di osservare le regole per la raccolta e mo argomento ed una serie dei governatori, e legati, la vendita dei cenci all’interno della città di Urbino. de’ vescovi ed arcivescovi di essa città, Fermo 1795, 11 La descrizione dell’archivio è accessibile dal pp. 120-125; L. Bei, S. Cristini, La doppia anima. seguente indirizzo web http://siusa.archivi.benicultu- La vera storia di Ottaviano Ubaldini e Federico da rali.it. Montefeltro, in “Quaderni di storia locale”, vol. 2, 12 Per le funzioni che svolgeva il vicario all’in- Associazione amici della storia Apecchio, Urbania terno delle signorie di castello si veda ad esempio R. 2000. Boutruche, Signoria e feudalesimo. 2 Signoria feu- 4 Si veda L. Michelini Tocci, Storia di un mago dale e feudo, Il mulino, Bologna 1974, p. 234. e di cento castelli, Cassa di risparmio di Pesaro, Pe- 13 Per un approfondimento sulle dinamiche di saro 1986. sedimentazione e conservazione di questa tipologia 5 Auu, Ubaldini Catalani, Lettere di duchi e prin- di archivio si veda: L. Casella, R. Navarrini (a cura), cipi, b. 78, fasc. 1, doc. 2. Archivi nobiliari e domestici. Conservazione, meto- 6 Cfr. M. Simonetta, Federico da Montefeltro dologie di riordino e prospettive di ricerca storica, contro Firenze. Retroscena inediti della congiu- Forum, Udine 2000. ra dei Pazzi, “Archivio storico italiano”, CLXI

252 Abstract

Alfredo Aurigemma, L’Honore dei cavalieri to pesarese assieme ai ben noti Annibale Olivieri e Il saggio analizza la figura dell’erudito pesare- Giannandrea Lazzarini, qui raffigurato come vicario se Giovanni Giacomo Leonardi, vissuto nella prima generale in carica presso la cattedrale di Pesaro. metà del XVI secolo, e la sua opera in materia di scienza cavalleresca: il trattato del Principe caval- The Portrait of Giovan Battista Passeri in the liero in duello. Lo scritto, parte del mastodontico Museo Diocesano, Pesaro trattato in trentadue volumi del Principe Cavallie- The chance rediscovery of this painting in the ro, discute minuziosamente ogni aspetto dell’onore corridors of the Palazzo del Seminario in Via Ross- rinascimentale, nonché l’istituto più caratteristico e ini, Pesaro, provides the opportunity to focus again controverso di questa scienza, il duello, sia nella for- on the identity of Giovan Battista Passeri and the ma giudiziaria italica che nelle altre conosciute dagli attribution to Carlo Magini, as Bruna Casiere had uomini del tempo. already suggested in a previous essay. A new de- velopment, however, has been the restoration of the Knights’ Honour painting and the attendant possibility to re-consider This essay analyses the life and work of the Pesa- the image of Passeri, a leading figure in 18th-century ro scholar Giovanni Giacomo Leonardi (first half of Pesaro, together with the well-known Annibale Ol- the 16th century) and his book on chivalry entitled ivieri and Giannandrea Lazzarini. In this portrait Principe cavalliero in duello. Part of Il Principe Passeri is depicted as the vicar general of Pesaro Cavalliero, an enormous thirty-two volume work, cathedral. this treatise is a detailed discussion of all aspects of Renaissance honour, and the most characteristic and Francine Daenens, La mancata dote di Camil- controversial institution of chivalry, the duel, both in la Sforza d’Aragona its Italic legal form and in other forms known by men Il saggio esamina la lunga vicenda non solo pesa- of the same period. rese di Camilla, moglie di Costanzo Sforza, secondo signore di Pesaro di quella famiglia, poi lei stessa si- Grazia Calegari, Il ritratto di Giovan Battista gnora della città assieme al figliastro Giovanni, infine Passeri nel Museo diocesano di Pesaro allontanata dal potere. La lunga storia della mancata Il casuale ritrovamento del quadro nei corridoi dote di Camilla Sforza d’Aragona restituisce così non del palazzo del seminario in via Rossini ha consen- solo alcuni momenti di una cronologia femminile ap- tito di tornare sull’identità di Giovan Battista Passeri parentemente paradigmatica – orfana, moglie, madre, e sull’attribuzione a Carlo Magini, temi peraltro già vedova – ma anche molti particolari sul suo ruolo sostenuti da Bruna Casiere in un precedente saggio. come domina di Pesaro prima, signora del feudo di Il vero elemento di novità è costituito dal restauro Torricella poi: una storia attraversata da un lungo del dipinto e dalla possibilità di tornare a occuparci contrasto e da controversie aspre per un diritto nega- dell’immagine del Passeri, protagonista del Settecen- to, quello alla restituzione della dote.

253 Studi pesaresi 4.2016

The Lost Dowry of Camilla Sforza of Aragon ropean art published in magazines in the Marches This essay examines the long story in Pesaro for the purpose of creating a brief survey of the con- and elsewhere of Camilla Sforza: first as wife of tributions made by local studies to Netherlandish Costanzo, the second Sforza lord of Pesaro, then works found in the region. Flemish-Dutch art has when she herself ruled the city together with her always suffered from a limited interest shown in stepson Giovanni, and lastly the period after she the literary-critical field and this is also the case had been removed from power. The long story in the Marches, despite the presence of Northern of the lost dowry of Camilla Sforza of Aragon European artists in the area. Of the publications enables us to explore not only some stages of an considered, Rassegna Marchigiana (1922-1934) is apparently paradigmatic female chronology – or- the historic periodical that has the largest number phan, wife, mother and widow – but also many de- of articles on the subject. This is certainly unusual tails of her role first as domina of Pesaro, and then when compared with the contemporary publica- as signora of the feud of Torricella. A significant tions much less interested in the theme. Only from part of her life can be seen as being bound up with 1972 onwards was interest in Flemish art in the a long struggle and bitter controversies over the Marches rekindled by Notizie da Palazzo Albani. denied right to have the dowry returned. The outstanding figures in the writings analysed in- clude the enigmatic Giusto di Gand (acknowledged Tamara Dominici, Dalle Fiandre alle Marche. by most scholars to be Joos van Wassenhove), Pi- Una rassegna dei pittori neerlandesi sui perio- eter Paul Rubens and the Dutch artist Gaspar van dici d’arte locali Wittel, who painted a number of works for the Al- bani family. L’articolo analizza gli scritti dedicati all’arte nordica pubblicati sulle riviste del territorio marchi- giano, con il fine di comporre una breve rassegna, in Niccolò Fattori, Comunità e integrazione nelle cui precisare i contribuiti apportati dagli studi locali diaspore greche (secoli XV-XVI). Tre casi mar- alle opere neerlandesi distribuite sul territorio di in- chigiani teresse. La limitata considerazione in ambito critico- L’articolo analizza le differenze tra le due mag- letterario di cui ha da sempre sofferto l’arte fiam- giori ondate di migrazione greca giunte in Italia nei minga-olandese non ha trovato eccezioni nemmeno primi secoli del periodo moderno, tra la caduta di nelle Marche, nonostante la presenza nordica nell’a- Costantinopoli e l’apertura del Concilio di Trento. A rea. Tra le pubblicazioni prese in esame, “Rassegna una prima fase, definibile come una vera e propria Marchigiana” (1922-1934) è il periodico storico che diaspora dell’aristocrazia bizantina, caratterizzata presenta il numero maggiore di articoli sull’argo- da una dispersione dei migranti nei diversi fulcri del mento, che testimoniano certamente una peculiarità mondo rinascimentale italiano, si sovrappone e si se confrontati con le riviste coeve ben poco interes- affianca una più massiccia migrazione di professio- sate al tema. Sarà solo a partire dal 1972 che “Noti- nisti, mercanti e artigiani, insediati in pianta stabile zie da Palazzo Albani” riaccenderà l’interesse sulla nelle maggiori città portuali e in grado spesso di for- presenza fiamminga nell’area marchigiana. Tra gli mare comunità che ruotano attorno a edifici religiosi scritti analizzati spiccano quelli sull’enigmatica fi- di rito greco, come la chiesa di Sant’Anna dei Greci gura di Giusto di Gand (dai più riconosciuto in Joos di Ancona. Tramite la comparazione di tre casi spe- van Wassenhove), Pieter Paul Rubens e l’olandese cifici di migranti greci di estrazione aristocratica (il Gaspar van Wittel che realizzò alcuni quadri per la giurista pesarese Tommaso Diplovatazio, il capitano famiglia Albani. mercenario Alessio Lascari Paleologo e il cavaliere di Malta Giovanni Maria Strategopulo), si cerca quindi From Flanders to the Marches. A Survey of di descrivere le forme assunte da queste due distinte Netherlandish Painters in Local Art Periodicals ondate migratorie nella zona marchigiana, da Pesaro This article analyses writings on Northern Eu- a Recanati.

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Community and Integration in the Greek Dia- particularly significant image is of the lazaretto in sporas (1400-1600). Three Cases in the Marches the port of Pesaro, which the newly found Oliveriana This article explores the differences between two view shows for the first time and whose existence had major waves of Greek immigration to Italy in the early only previously been known of through written docu- centuries of the Modern Age, i.e. from the fall of Con- ments. stantinople to the beginning of the Council of Trent. An initial period can be described as the diaspora of Giuliano Martufi,Roberto Pantanelli, cittadino the Byzantine aristocracy and was characterised by a Riprendendo la serie Tessere già apparsa su “Pesa- diffusion of immigrants in the various centres of the ro città e contà”, il saggio tratteggia la figura umana Italian Renaissance world. This wave was added to l’attività politica, la passione editoriale e l’operosità and flanked by a larger movement of professionals, industriale di Roberto Pantanelli. Attraverso un’in- merchants and craftsmen, who settled permanently tervista rielaborata, che spazia dagli eventi bellici ai in the main port cities and were often able to form tempi attuali, dalle vicende personali alla gestione communities around Greek-rite religious buildings, delle imprese di famiglia, prende forma la storia della such as Sant’Anna dei Greci in Ancona. By com- città di Pesaro dalla Ricostruzione all’oggi. Il pano- paring three specific cases of Greek immigrants of rama si allarga, come nelle vedute rinascimentali: ma aristocratic extraction (the Pesarese jurist Tommaso qui il punto di fuga si compone attraverso la vita di Diplovatazio, the mercenary captain Alessio Lascari un concittadino, le sue idee, le frequentazioni, le bat- Paleologo and the Knight of Malta, Giovanni Maria taglie e i ricordi. Strategopulo), this article sets out to describe the spe- cific forms of these two distinct immigration waves Roberto Pantanelli, Citizen in an area from Pesaro to Recanati in the Marches. Starting again the “Tessere” series, previously published in “Pesaro città e contà”, this essay out- Marcello Luchetti, Un’inedita veduta seicen- lines the life, political activity, publishing passion and tesca di Pesaro con il lazzaretto e la datazione industrial career of Roberto Pantanelli. A reworked della pianta prospettica del Blaeu interview on topics ranging from war events to mod- La recente scoperta presso la Biblioteca Olive- ern life – from personal affairs to running the family riana di un’inedita veduta seicentesca di Pesaro offre enterprise – provides insight into the history of the all’autore lo spunto per affrontare il problema della city of Pesaro from the post-war Reconstruction to datazione delle varie vedute storiche della città, un the present day. The angle is widened as in Renais- aspetto fino ad ora ritenuto secondario dalla storio- sance views, but here the vanishing point is the life grafia locale. Di notevole importanza risulta laraf- of one citizen, his ideas, friends and acquaintances, figurazione del lazzaretto al porto di Pesaro, che la battles and memories. nuova veduta oliveriana ci mostra per la prima volta, e la cui esistenza era fin qui nota solo attraverso do- Maria Chiara Mazzi, Ludovico Zacconi ago- cumenti. stiniano, musicista, eclettico La storia della musica è fatta sia da celeberrimi A Recently Rediscovered 17th-century View compositori che da una miriade di puntigliosi e prepa- of Pesaro with a lazaretto and the Dating of rati professionisti che hanno consentito di connettere Blaeu’s Perspective Map le grandi intuizioni alla vita musicale quotidiana. Di The recent discovery in the Biblioteca Olive- questo tessuto è parte Ludovico Zacconi, agostiniano riana of a previously unpublished 17th-century view pesarese, che vive lo straordinario momento di svolta of Pesaro provides the starting point for tackling the tra Cinque e Seicento, quando la tradizione si sgretola problem of dating the various historic views of the sotto la spinta di nuove esigenze culturali e la musica city, an undertaking previously considered to be of vive una delle sue rivoluzioni più profonde. L’eclet- secondary importance by local historiographers. One tico Zacconi vive due vite parallele (ecclesiastica e

255 Studi pesaresi 4.2016 musicale) e sta in mezzo al guado in questo periodo zo Matterozzi a Urbania e dispersa fra l’Ottocento e di transizione. Attivo in Italia e in Europa, derivò le gli inizi del Novecento, i cui nuclei oggi rintracciabili sue conoscenze oltre che dagli studi dai contatti con si conservano presso il Museo Leonardi di Urbania, il i maggiori musicisti della sua epoca: considerato un British Museum di Londra e il Metropolitan Museum sapiente di cultura enciclopedica, la sua fama è legata of Art di New York. alla Pratica di Musica, un trattato teorico-musicale che è fonte preziosa per chi voglia avvicinarsi a quel The Matterozzi “Sacred Museum” and the momento unico della storia della musica. Accademia Pesarese. A Catholic-Inspired Enlightenment Cultural Project Ludovico Zacconi, an Eclectic Augustinian The collection of Count Alessandro Matterozzi Musician of Urbania (1713-1783) constitutes a rather singu- The history of music is made up of both cel- lar episode in the history of collecting in the Urbino ebrated composers and a host of well-trained meticu- hinterland. In the tradition of 18th-century learning, lous professionals who forge the links between the Matterozzi stood out for his sensitivity to religious great inspired ideas and everyday musical practice. themes akin to the cultural milieu of the Catholic- One member of this “fabric” is Ludovico Zacconi, a inspired Enlightenment, as evidenced by his epis- Pesarese Augustinian, who lived through the extraor- tolary relations with leading members of the Acca- dinary turning point in the late 16th and early 17th demia Pesarese. Described as a “sacred museum” by centuries, when the tradition began to crumble, due to Giovan Battista Passeri to stress its public as well the impact of new cultural requirements, and music as dynastic character, this collection of relics and underwent one of its deepest revolutions. The eclec- sacred art was in the Palazzo Matterozzi in Urbania tic Zacconi lived two parallel lives (ecclesiastical and before being dispersed in the 19th and early 20th musical) and is often found caught between the two in century. Various groups of works from it can now be this period of transition. Active in Italy and the rest of found in the Museo Leonardi, Urbania, the British Europe, he derived his knowledge from study and his Museum, London, and the Metropolitan Museum of contacts with the leading musicians of the age. Con- Art, New York. sidered a man of encyclopaedic knowledge, he owes his fame to the Pratica di Musica, a theoretical music Luciana Miotto, Leonora Gonzaga della Ro- treatise, which is a valuable source for anyone wish- vere (1493-1550) ing to study a unique period in the history of music. Il saggio affronta la “sfortuna storica” di Leono- ra Gonzaga, moglie di Guidubaldo Ii della Rovere, Valerio Mezzolani, Il «museo sagro» Matte- una duchessa poco considerata al suo tempo e ancora rozzi e l’Accademia Pesarese. Un progetto cul- meno dagli storici più recenti, cui ha forse nuociuto il turale fra cattolicesimo e illuminismo confronto con la madre, Isabella d’Este, e con un’al- La collezione del conte Alessandro Matterozzi di tra duchessa di Urbino, Elisabetta Gonzaga, moglie di Urbania (1713-1783) rappresenta una vicenda piutto- Guidobaldo di Montefeltro. La figura di Leonora, oltre sto singolare nella storia del collezionismo dell’en- che per la costruzione dell’Imperiale, che dedica al ma- troterra urbinate. Nell’ambito dell’erudizione sette- rito, viene qui rievocata nel suo ruolo di donna di Stato, centesca, il Matterozzi si distinse per una sensibilità testimoniato dai dispacci che invia alle comunità del ai temi religiosi affine all’ambiente culturale dell’Il- ducato, dalla corrispondenza con celebri personaggi, luminismo di ispirazione cattolica, come testimo- dalle lettere che scrive giornalmente al duca, di cui è niano i rapporti epistolari con i principali esponenti la prima consigliera, oltreché agli ambasciatori nelle dell’Accademia Pesarese. Già definita «museo sagro» varie corti, per informare e per essere informata. Leo- da Giovan Battista Passeri, a sottolinearne il caratte- nora viene poi indagata nei suoi rapporti con le arti, la re pubblico oltre che dinastico, viene qui trattata una religione, gli affetti familiari. Per il suo comportamen- collezione di reliquie e di arte sacra allestita in palaz- to, le attività svolte e il cumulo di ruoli assunti, va dun-

256 4.2016 Studi pesaresi que rivalutata come figura di rilievo del Rinascimento, The Biblioteca Oliveriana Albani Archive esemplare per la sua modernità. Project. The Albani of Urbino Papers in the Villa Imperiale, Pesaro Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550) Since the early decades of the 20th century, This essay tackles the historical “unpopularity” of part of the archive of the Urbinate family of the Leonora Gonzaga, the wife of Francesco Maria I Della Albani has been preserved in the Villa Imperiale. Rovere. Given little consideration in her own time In agreement with one of the heirs, Count Clem- and even less by more recent historians, the duchess ente Castelbarco Albani, the Biblioteca Oliveriana was possibly overshadowed in the comparison with in Pesaro set up a project for the complete digitali- her mother, Isabella d’Este, and another duchess of sation, inventory and publication online (www.ar- Urbino, Elisabetta Gonzaga, wife of Guidobaldo di chivioalbani.it) of the papers in the private family Montefeltro. In addition to the construction of the Villa archive. A rich source of information, they provide Imperiale in Pesaro, which she dedicated to her hus- evidence of the Albanian origin of the early family band, Leonora is described here in her role as states- members, the Lazi, who came to Italy in the 15th woman, as evidenced by the dispatches that she sent to century and tell the stories of the various person- the communities in the duchy, her correspondence with ages in the dynasty. The first concerns Orazio Al- great men, and the letters she wrote daily to the duke bani, who was charged by Francesco Maria II della (of whom she was principal adviser) and to the am- Rovere to follow the negotiations for the transfer- bassadors at various courts to inform and be informed. ence of authority over the to the The essay then goes on to explore Leonora’s relations Holy See. There are also accounts of the papacy with the arts, religion and family affections. On the of Clement XI (Giovani Francesco Albani) and de- grounds of her behaviour, activities and various roles, scriptions of other members of the household up to she is reassessed here as a significant Renaissance fig- the end of the 18th century. ure, exemplary in terms of her modernity. Paolo Righini, Musicisti e cantanti dalle Mar- Brunella Paolini, Il progetto Archivio Albani del- che nella Rimini del Settecento la Biblioteca Oliveriana. Gli Albani di Urbino e le Un manoscritto conservato nella Biblioteca carte conservate all’Imperiale di Pesaro. Gambalunga getta nuova luce sull’attività musica- Alla villa Imperiale di Pesaro si conserva, dai le che si svolge a Rimini nella seconda metà del primi decenni del XX secolo, una parte dell’archivio Settecento, quando cantanti famosi, schiere di stru- della famiglia urbinate degli Albani. La Biblioteca mentisti, celebri compositori e maestri di cappella Oliveriana di Pesaro in accordo con uno degli eredi, altrettanto rinomati sono chiamati da diverse città il conte Clemente Castelbarco Albani, ha intrapre- delle Marche per esibirsi nell’esecuzione di messe so anni fa il progetto della digitalizzazione integra- e oratori, in occasione delle solennità più impor- le, dell’inventariazione e della divulgazione in rete tanti della diocesi riminese. Musicisti e cantanti (www.archivioalbani.it) delle carte che costituiscono marchigiani provenivano per la maggior parte da l’archivio privato della famiglia. Esse testimoniano Pesaro, oltre che dalla cappella musicale della san- la provenienza albanese dei suoi primi componenti, ta Casa di Loreto e dalla cappella del Santissimo i Lazi, giunti in Italia nel XV secolo, e le vicende di Sacramento di Urbino. diversi personaggi della dinastia, cominciando da Orazio Albani, incaricato da Francesco Maria II della Musicians and Singers from the Marches in Rovere di seguire le trattative della devoluzione del 18th-Century Rimini ducato urbinate alla Santa Sede, per poi proseguire A manuscript in the Biblioteca Gambalunga has con le testimonianze del pontificato di Clemente XI shed new light on musical activities in Rimini in the (Giovani Francesco Albani) e di altri membri del ca- second half of the 18th-century, when famous sing- sato, arrivando così sino alla fine del XVIII secolo. ers, numerous instrumentalists, celebrated composers

257 Studi pesaresi 4.2016 and equally renowned maestri di cappella were sum- Daniela Sacchi, L’Enciclopedia Contempora- moned from various cities in the Marches to perform nea. Fano 1855-1859 masses and oratories at the most important solemn Analizzando il catalogo della Biblioteca Federi- festivities in the dioceses of Rimini. Most of the mu- ciana di Fano, l’attenzione dell’autrice è caduta su sicians and singers came from Pesaro, but there were un’opera originale e interessante, un’enciclopedia also some from the cappella musicale of the Holy ideata e pubblicata nella città di Fano negli anni Cin- House of Loreto and the Chapel of the Santissimo quanta del XIX secolo. Ideatore dell’opera fu Gabriel Sacramento, Urbino. Angelo Gabrielli, che con tenacia si impegnò a rac- cogliere e commentare novità, scoperte scientifiche e Marco Rocchi, Ernesto Grillo e Gennaro Ca- avvenimenti rilevanti che accadevano in Italia e nel lavalle. Dalla loggia Victor Hugo di Urbino mondo. La Enciclopedia Contemporanea formante alla Questione fiumana un repertorio universale di fatti e notizie importanti Due massoni appartenenti alla loggia Victor ebbe grande successo non solo nello Stato pontificio Hugo di Urbino ebbero un ruolo, seppure in ambi- ma anche in altri Stati italiani. Nata per informare, ti diversi, nella questione fiumana. Ernesto Grillo istruire, soprattutto per scuotere gli animi assopiti, (1876-1946), docente universitario a Urbino, poi a per questo entusiasmo innovativo si imbatté nell’op- Firenze e a Glasgow, fu attivo propagandista, attra- posizione delle autorità pontificie finché, dopo i fatti verso scritti e conferenze, a favore della annessione di del 1859, venne soppressa. Fiume all’Italia. Gennaro Calavalle, capitano dei ber- saglieri, prese parte alla spedizione di D’Annunzio; Enciclopedia Contemporanea. Fano 1855-1859 il poeta lo nominò ufficiale di collegamento, coman- On analysing the catalogue of the Biblioteca Fed- dante della “Legione Volontari Dalmati” e in seguito ericiana, Fano, the author came across an interesting “Capo delegazioni in Fiume”; durante il cosiddetto original work: an encyclopaedia written and pub- Natale di sangue, Calavalle fu artefice del colpo di lished in Fano in the 1850s. The work was conceived mano sulla nave “Marsala”, per il quale subì un paio by Gabriel Angelo Gabrielli, who tenaciously pur- di mesi di carcere. sued a commitment to collect information and com- ment on new developments, scientific discoveries and Ernesto Grillo and Gennaro Calavalle. From important events in Italy and the world. “The contem- the Victor Hugo Lodge in Urbino to the Fiume porary encyclopaedia forming a universal repertory Question of facts and important new information” was very Two freemasons belonging to the Victor Hugo popular not only in the Papal States but also else- Lodge in Urbino played roles in the Fiume ques- where Italy. Created to inform, instruct but above all tion, albeit in very different ways. Ernesto Grillo to rouse drowsy spirits, this work characterised by an (1876-1946), a university lecturer at Urbino, and innovative enthusiasm then ran into the opposition of then Florence and Glasgow, was an active propa- the papal authorities and was eventually suppressed gandist through his writings and lectures in favour after the events of 1859. of the annexation of Fiume to Italy. Gennaro Ca- lavalle, a captain of the Bersaglieri, took part in Giulia Spallacci, I commerci internazionali D’Annunzio’s expedition; the poet appointed him marittimi di Fano nel Basso Medioevo as liaison officer and commander of the Legione La ricerca nasce all’interno degli studi svolti dall’au- Volontari Dalmati and then “Head of the Del- trice per il completamento del percorso universitario: egations in Fiume”; during the so-called “Bloody l’obiettivo era lo studio delle testimonianze storiche e Christmas”, Calavalle was responsible for seizing archeologiche sul porto di Fano in epoca medievale. a ship, the Marsala, for which he served a couple All’interno dell’archivio fanese sono emersi docu- of months in prison. menti testimonianti le relazioni politico-economiche intrattenute dalla città di Fano nel Basso Medioevo

258 4.2016 Studi pesaresi con i centri della costa adriatica, i cui dati sono stati Ludovico Agostini’s Historical and Political integrati allargando le ricerche agli archivi marchi- Verse giani e croati. Nuovi documenti inediti hanno così In his Canzoniere, Ludovico Agostini (1536- permesso di ricostruire un quadro storico più ampio, 1609) also turns his attention to the historical and che integra e approfondisce le ricerche svolte negli political events of his age. Described as “political re- anni ’70 sui contratti commerciali. Fano risulta per- former” on the grounds of his work La repubblica im- fettamente inserita nel sistema commerciale dell’A- maginaria (1585-1590), in which he outlines a state driatico: un sistema economico che è stato spesso based in utopian fashion on the ideals of the Counter analizzato solo attraverso lo studio delle realtà com- Reformation, Agostini took an interest in the events in merciali più importanti operanti in tale bacino. the Duchy of Urbino and also in other developments in Italy and Europe. While his verse and correspond- International Maritime Trade at Fano in the ence are of crucial importance in understanding his Early Middle Ages thinking and religious moralism, the uncertain fate of The aim of this research project was to study Christianity and the struggle against the infidels are the historical and archaeological evidence concern- the themes that troubled his spirit most. This article ing the port of Fano in the Middle Ages. Fanese is part of a PhD thesis entitled “The Canzoniere of archives contain documents testifying to the politi- Ludovico Agostini. Introduction, Edition and Com- cal and economic relations between Fano and other mentary of an Unpublished Work”. Adriatic coastal towns in the late Middle Ages. The data was gradually supplemented by widening Arianna Zaffini, L’Archivio della famiglia the research to other archives in the Marches and Ubaldini della Carda di Urbino Croatia. Some unpublished documents provide a La famiglia Ubaldini risulta tra le casate più broader historical picture, furthering research car- importanti e antiche dell’Italia centrale. Il ramo ried out in the 1970s on trade contracts. It turns della Carda, instauratosi a Urbino dal XIV secolo, out that Fano was fully integrated into the Adri- da cui discende con molta probabilità Federico da atic trade system, which has previously often been Montefeltro, si è legato a famiglie nobili urbinati e analysed only by focusing on the more important del territorio limitrofo. Il saggio mostra i risultati trading centres in the Adriatic. di valorizzazione dell’archivio gentilizio Ubaldi- ni di Urbino, attraverso una descrizione dei fon- Viola Venturini, I componimenti storico-poli- di e delle serie che lo costituiscono, in seguito a tici di Ludovico Agostini un intervento di riordinamento e inventariazione Nel suo Canzoniere Ludovico Agostini (1536- promosso dalla Soprintendenza archivistica per le 1609) dedica spazio e attenzione agli avvenimenti Marche tra 2007 e 2011. L’archivio, tuttora con- storico-politici del suo tempo. Definito “riformato- servato dalla famiglia all’interno di palazzo Ubal- re politico” per l’opera La repubblica immaginaria dini, ricopre senza lacune un arco cronologico dal (1585-1590), dove delinea uno Stato utopicamente 1457 al 1930; è costituito da 142 buste contenenti improntato agli ideali della Controriforma, l’Agostini documenti riguardanti la genealogia degli Ubaldini si interessa agli eventi del ducato di Urbino ma anche della Carda, pergamene, istrumenti, carte di natura agli avvenimenti italiani ed europei. Se i suoi compo- patrimoniale e amministrativa, carteggi privati, le nimenti e le sue lettere sono fondamentali per capire carte del feudo Pecorari e i documenti giuridici del il suo pensiero e il suo moralismo religioso, le sorti relativo tribunale baronale. incerte del cristianesimo e la lotta contro gli infedeli sono i temi che più turbano il suo animo. Questo arti- The Family Archive of the Ubaldini della Car- colo è parte di una tesi di dottorato intitolata Il Can- da of Urbino zoniere di Ludovico Agostini. Introduzione, edizione The Ubaldini family is one of the most impor- e commento di un’opera inedita. tant and longest standing noble households in central

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Italy. The Carda branch settled in Urbino in the 14th the family in the Palazzo Ubaldini, the archive spans century (Federico da Montefeltro very probably de- a continuous period from 1457 to 1930 and consists scended from it) and forged links with noble families of 142 folders containing documents concerning the in Urbino and its surrounding area. This essay publi- genealogy of the Ubaldini della Carda, manuscripts, shes the results of studies on the aristocratic Ubaldi- instruments, papers on property and administrative ni archive, involving a description of its constituent affairs, private correspondences, the papers of the fonds and series, following reordering and inventory Pecorari feud and legal documents from the related work promoted by the Soprintendenza archivistica baronial tribunal. per le Marche from 2007 to 2011. Still preserved by

260 Biografia autori

Alfredo Aurigemma (1988), laureato in Giuri- dell’Università di Macerata e continua la sua attività sprudenza, praticante notaio e tutor di Storia del dirit- di ricerca volta ad approfondire tematiche riguardanti to presso l’Università di Bologna, ha svolto ricerche l’arte nordica e i suoi rapporti con l’Italia fra i secoli sulla scienza dell’onore rinascimentale pubblicando XIV-XVII. Particolare attenzione ha dedicato all’at- inediti manoscritti in materia custoditi presso la Bi- tività urbinate del pittore fiammingo Giusto di Gand blioteca Oliveriana di Pesaro. e alle sue relazioni con la corte di Federico da Mon- ([email protected]) tefeltro. ([email protected]) Grazia Calegari è stata allieva a Bologna di Francesco Arcangeli, con cui si è laureata e specia- Niccolò Fattori è studente di dottorato presso la lizzata in Storia dell’arte. Si dedica prevalentemente Royal Holloway University of London, dove sta pre- a studi sul Seicento, Settecento e Ottocento e con al- parando un progetto di ricerca sulla comunità greca di ternanze anche sul Novecento, oltre ad occuparsi dei Ancona nel XVI secolo, nel quadro più ampio delle restauri di opere finora poco conosciute, finanziati diaspore greche e dei movimenti storici e umani del dalla Curia, banche e privati. mondo mediterraneo. ([email protected]) ([email protected])

Francine Daenens, laurea in Lettere a Lovanio Marcello Luchetti ha pubblicato Il Palazzo Du- (Belgio) e alla “Sapienza” di Roma, ricercatrice in di- cale di Pesaro, 1986 (2 edizioni); Storia del notariato verse università italiane (recentemente al dipartimen- a Pesaro e Urbino dall’alto Medioevo al XVII secolo, to di Storia dell’Università Roma 3), si è impegnata 1993; Le imprese dei Della Rovere: immagini sim- in ricerche su donne e scrittrici del ‘500, da Lucrezia boliche tra politica e vicende familiari, in “Historica Gonzaga a Isabella Sforza, da Camilla Pallavicini alla Pisaurensia”, III.1, 1998; Le Confraternite a Pesaro letterata ferrarese Olimpia Morata, poi esule in terra dal secolo XIII al XVIII, in “Studi pesaresi”, 2, 2013; protestante. Il suo interesse per la storia di Pesaro è A Gian Giacomo Leonardi (1498-1562) conte di nato dalla lettura di un testo stampato a Venezia nel Montelabbate, giureconsulto e ambasciatore insigne, 1544 come opera dell’ultima Sforza di Pesaro, Isabel- in Un ritorno insperato. La Madonna della Miseri- la: Della vera tranquillità dell’anima. cordia di Jacobello del Fiore nel santuario di Santa ([email protected]) Maria delle Grazie di Pesaro, 2014. ([email protected]) Tamara Dominici (Rimini 1989) ha conseguito la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Ate- Giuliano Martufi (Sassocorvaro 1946) vive a neo urbinate, discutendo la tesi Erasmo da Rotterdam Venezia. Ha insegnato Storia e Filosofia nel liceo e Quentin Metsys: ipotesi per un incontro. Frequenta Giordano Bruno di Mestre-Venezia. Qui ha diretto un la Scuola di specializzazione in Beni storico artistici progetto interdisciplinare, pubblicando con l’editrice

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Cafoscarina volumi a più voci prodotti da questa atti- Roma “La Sapienza” sulla collezione Matterozzi. Sul vità. Gli ultimi, del 2013 e 2014, sono I nostri elleni tema ha pubblicato in “Arte Marchigiana”, 2, 2015, sono gli ingegneri. Sei lezioni su L. B. Alberti e Le il saggio L’Andata al Calvario di Nikolaos Tzafouris Corbusier (contributi di DalCo, Emmer, Pinotti et già nella collezione Matterozzi di Urbania: un’opera al.) e Il frantoio della storia. Sei lezioni su Agostino ritrovata. e Primo Levi (Bodei, Bettetini, Bucciantini et al). In ([email protected]) uscita, Vaghi labirinti intorno a G.W. Leibniz e Italo Calvino (Perissinotto, G. O. Longo, Giudice, Baren- Brunella Paolini è bibliotecaria presso l’Olive- ghi, et al). riana di Pesaro. Dopo la laurea in Lettere moderne ([email protected]) a Urbino, il diploma di Pianoforte presso il conser- vatorio “G. Rossini” di Pesaro e il master in Proget- Maria Chiara Mazzi, diploma in pianoforte e tazione e gestione dei servizi documentari avanzati clavicembalo, laurea in Lettere moderne e in Disci- sempre presso l’ l’Università degli studi di Urbino, pline della Musica, pubblica saggi storico-musicali ha lavorato per diverse amministrazioni e istituti per riviste specialistiche e divulgative e prepara le culturali occupandosi della gestione delle collezio- note ai concerti di teatri e associazioni concertistiche ni bibliografiche antiche, di archivi e di manoscritti italiane. Tiene conferenze di argomento storico mu- musicali. Lavorando per l’Amministrazione provin- sicale ed è attiva in progetti di educational musicale ciale di Pesaro e Urbino ha collaborato alla gestione nelle scuole; ha pubblicato volumi a carattere storico del Sistema Bibliotecario Provinciale, occupandosi musicale (tra cui, per il TCI, una guida ai luoghi di anche del Polo Bibliotecario SBN in collaborazio- Mozart). È Accademico Filarmonico di Bologna ed è ne con l’Ateneo di Urbino. Ha svolto attività di do- iscritta all’Ordine nazionale dei Giornalisti. Dal 1984 cenza nel corso di Filologia Musicale organizzato insegna Storia della Musica al conservatorio “G. Ros- dalla Fondazione Rossini e, presso l’Università di sini” di Pesaro. Urbino, come docente a contratto in Catalogazione ([email protected]) e Classificazione nell’ambito del corso di laurea Editoria, Informazione e Sistemi Documentari. Ha Luciana Miotto ha insegnato per anni Storia pubblicato una storia della Cappella musicale di dell’Architettura del Rinascimento all’Università di Sant’Angelo e in Vado e saggi di argomento biblio- Parigi; in collaborazione con il Museo del Louvre ha teconomico soprattutto inerenti progettazione e svi- organizzato un’importante mostra dal titolo “Urbino luppo della biblioteca digitale. città ideale del Rinascimento”, inaugurata nel museo ([email protected]) parigino nel 1990, portata a Urbino nel 1992 e poi in altre città francesi ed europee. Nella sua carriera, tra Paolo Righini (1960), cultore della materia, numerosi impegni e ricerche, ha realizzato studi sugli dagli inizi degli anni Novanta si dedica alla ricerca intarsi dello studiolo del duca Federico, sulla Città documentaristica della storia musicale riminese; ha ideale di Urbino, su Leon Battista Alberti e sull’at- pubblicato diverse biografie di maestri di cappella e tività dell’architetto Genga alla villa Imperiale di Pe- musicisti riminesi e una storia della cappella musi- saro, curando pubblicazioni e video sull’architettura cale dell’antica cattedrale di Rimini, dalle origini al urbinate. È scomparsa nel novembre 2015. Seicento. ([email protected]) Valerio Mezzolani (Urbino 1986), storico dell’arte, si è occupato di ricerche sul territorio du- Marco Rocchi, laureato in Scienze biologiche e rantino e metaurense con una tesi di laurea triennale in Filosofia, è docente di Statistica medica all’Univer- all’Università degli studi di Urbino sulle vendite e sità degli studi di Urbino. È autore di diverse pubbli- alienazioni artistiche a Urbania fra XIX e XX secolo cazioni dedicate a esoterismo e massoneria, in parti- e con una tesi di laurea magistrale all’Università di colare Santinelli, Newton e l’alchimia: un triangolo

262 4.2016 BiografiaStudi pesaresi autorie di luce (Argalia, Urbino 2010). Come rappresentante Viola Venturini (Jesi 1983) ha conseguito presso dell’Ateneo urbinate è membro del comitato scienti- l’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” il dot- fico di AlchimiAlchimie, manifestazione del Comu- torato in Scienze umanistiche con la tesi Il Canzo- ne di San Leo dedicata a Cagliostro e alle discipline niere di Ludovico Agostini. Introduzione, edizione e esoteriche. commento di un’opera inedita, con la quale ha vinto ([email protected]) il premio “Giovani talenti” della BCC di Gradara; è stata ammessa al corso di Civiltà italiana “Vittore Daniela Sacchi (Sassocorvaro 1977), laureata in Branca” della Fondazione Giorgio Cini. Conservazione dei Beni culturali presso l’Università ([email protected]) degli studi di Urbino ”Carlo Bo”, ha operato per di- versi anni presso le biblioteche provinciali; oggi la- Arianna Zaffini, laureata in Archivistica in- vora come impiegata nella pubblica amministrazione formatica nel corso di laurea in Conservazione dei ([email protected]) beni culturali dell’Ateneo di Urbino, diplomata alla Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica Giulia Spallacci, dottoranda di ricerca in Storia dell’Archivio di Stato di Modena, dal 2003 come a indirizzo medievale presso l’Università di Bolo- archivista libero professionista si occupa di descri- gna, ha svolto i suoi studi presso lo stesso Ateneo, zione, riordinamento e inventariazione di archivi conseguendo la laurea in Beni culturali a indirizzo storici e fotografici privati, di famiglie, di persone archeologico. Nel corso dei suoi studi ha posto l’at- e di impresa. Nell’ambito di progetti di recupero, tenzione al connubio tra ricerca storica e archeologi- censimento e valorizzazione ha collaborato con enti ca ponendoli non in contrapposizione, come alcune locali e istituti culturali, in particolare con il Centro scuole accademiche ancora sostengono, ma trovan- Maas (Metodologie e applicazioni di archivi storici) do al loro interno sinergie in grado di dare la giusta del consorzio Roma Ricerche, l’Istituto per la Storia prospettiva storica ad ambiti di ricerca differenti ma del Risorgimento italiano di Roma, la Fondazione complementari. Le attività di tirocinio, lavorative e di del Monte di Bologna e Ravenna, l’Università degli ricerca l’hanno portata a concentrarsi sulla storia lo- studi di Urbino, la Fototeca provinciale di Fermo e cale: esperienze significative sono state la partecipa- la Soprintendenza archivistica per le Marche di An- zione alle campagne di scavo nel sito archeologico di cona. E’ tra i responsabili dell’archivio fotografico Suasa, l’attività professionale presso le strutture mu- dell’associazione Macula - Centro internazionale di seali di Pesaro e Fano, fino alle ricerche sulle strutture cultura fotografica di Pesaro; collabora inoltre a pro- medievali del porto fanese che l’hanno avvicinata a getti dell’Ente Olivieri, in particolare al riordinamen- temi di politica economica medievale del territorio to e inventariazione di alcuni fondi archivistici privati marchigiano e adriatico, attualmente al centro delle conservati presso la Biblioteca Oliveriana. sue ricerche dottorali. ([email protected]) ([email protected])

263 Norme redazionali

Non esiste un sistema univoco di norme redazio- Vanno accompagnate da didascalie a parte, nume- nali, che variano al mutare della metodica editoriale rate progressivamente. e sono soggette alle mode. Tuttavia una uniformità è Presentando immagini per il proprio saggio, l’au- necessaria. Gli autori sono quindi pregati di prender tore se ne dichiara ipso facto responsabile verso gli nota delle seguenti norme prima di fare pervenire i aventi diritto: l’autorizzazione alla pubblicazione loro contributi. di immagini è dunque preventivamente, acquisita dall’autore, che se ne accolla gli obblighi.

Avvertenze generali Testo Per le citazioni nel testo si usino le virgolette ca- n I contributi non devono superare i 45.000 carat- porali (« »); i brani citati vanno giustificati con nota teri (spazi e note incluse); le immagini si compu- in fondo all›articolo. tano in ragione di 2.000 caratteri ciascuna. Le virgolette alte doppie (“ “) si usano nel testo n Assieme al testo deve pervenire il materiale ico- per sottolineare il significato particolare di una paro- nografico, munito a cura dell’autore delle auto- la, o all’interno delle virgolette caporali. rizzazioni eventualmente necessarie alla pubbli- Il capoverso dei singoli paragrafi va evidenziato cazione. con un rientro a capo. n Le note vanno a fine articolo, non a piè di pagi- Nel testo, come nelle note, i titoli di opere sono na; servono a giustificare il testo attraverso l’in- citati in corsivo; i titoli di periodici e riviste vanno in dicazione delle fonti e della bibliografia, non ad tondo tra virgolette alte doppie (es.: “Studi Piceni”). ampliare l’elaborato. I brani citati brevi vanno tra virgolette caporali (« »). n I saggi vanno forniti su supporto informatico e I brani citati lunghi vanno in corpo minore rispet- su supporto cartaceo. to al testo, senza le virgolette. Omissioni nel corpo della citazione si segnala- La responsabilità di quanto affermato nel singolo no con tre punti in parentesi quadre […]. Vanno in contributo è dell’autore che lo firma. Ma la redazione corsivo i termini provenienti da altre lingue, quando si riserva di suggerire tagli, approfondimenti o modi- non li si voglia sostituire con un equivalente italiano: fiche ai saggi proposti. holding, Lebensraum, calembour, cursus honorum, Gli articoli non sono restituiti, gli autori sono hapax legomenon, ecc. quindi invitati a conservarne una propria copia. I numeri delle note vanno in esponente senza Gli autori ricevono per correzione le prime bozze. parentesi, prima della punteggiatura e lasciando uno spazio tipografico a sinistra. Immagini 1 Le illustrazioni devono essere funzionali alla Es.: Dopo la battaglia di Pavia , Cesare Ercolani prete- 2 comprensione del testo. se di aver appiedato Francesco re di Francia .

264 4.2016 Studi pesaresi

Maiuscole Se l’autore si ripete, il suo nome è sostituito da Id. Si usino le maiuscole con parsimonia nei nomi (se autrice Ead.) comuni, evitando le maiuscole di rispetto (re, papa, vescovo, municipio, provincia, ecc.) che in realtà non Es.: A. Brilli, Il grande racconto del viaggio in Ita- onorano nessuno. lia. Itinerari di ieri per i viaggiatori di oggi, il Mulino, Nel dubbio si scelga la minuscola, che non è mai Bologna 2014; A. Quondam, Risorgimento a memoria. sbagliata. Le poesie degli italiani, Donzelli, Roma 2011, pp. 8-11; Id., Classicismo e culture di Antico regime, Bulzoni, Es.: Roma 2010. anziché L’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) si scriva L’Ente nazionale idrocarburi (Eni) N.B. La ricerca bibliografica in internet (per es. anziché Con la Bolla di Papa Leone XII… www.sbn.it) è ostacolata dal nome proprio incom- si scriva Con la bolla di papa Leone XII… pleto: è quindi sempre più opportuno che le citazioni anziché Il Ministro della Guerra bibliografiche lo rechino per esteso: si scriva Il ministro della Guerra anziché La Delegazione Apostolica di Perugia Es.: Attilio Brilli, Il grande racconto del viaggio in si scriva La delegazione apostolica di Perugia Italia. Itinerari di ieri per i viaggiatori di oggi, il Muli- no, Bologna 2014; Lo stesso per i sostantivi personali. Amedeo Quondam, Risorgimento a memoria. Le poesie “Il Duca ricevette l’Ambasciatore del Sultano” e degli italiani, Donzelli, Roma 2010. “il duca ricevette l’ambasciatore del sultano” deline- ano la stessa situazione: ma il secondo passo è più Volumi miscellanei: si indica il curatore (che può an- terso. che seguire il titolo):

Note Es.: P. Galeazzi (a cura), Magistrature e archivi giudi- Vanno a fine articolo. ziari nelle Marche, atti convegno (Jesi 22-23 febbraio L’indicazione dell’editore è utile nel caso di edi- 2007), Affinità elettive, Senigallia 2009; zioni reperibili; facoltativa, e perfin superflua, se in- dica editori scomparsi. Nelle citazioni di testi in nota, Nel caso di più autori o curatori, i nomi vanno dati in l’editore – non lo stampatore – precede luogo e anno sequenza separati da virgole; di edizione. Se di un’opera si citano successive edizioni, il nu- Es.: B. Cleri, C. Giardini, L’arte confiscata. Acquisi- mero dell’edizione si indica in esponente dopo l’anno zione postunitaria del patrimonio storico-artistico de- (es. 20063) gli enti religiosi soppressi nella provincia di Pesaro e Nelle citazioni in nota di opere a stampa e di ma- Urbino (1861-1888), il lavoro editoriale, Ancona 2011. noscritti o documenti d’archivio si adottano i seguenti criteri: Se gli autori sono più di tre, si può indicare il pri- mo nome seguito dall’abbreviazione et al. Opere a stampa Aa.Vv. (“autori vari”) è espressione di modesto Volumi monografici: nome dell’autore puntato o aiuto nelle ricerche bibliografiche: sempre più spesso in esteso (su questo v. infra) e cognome per esteso cataloghi e bibliografie elencano le opere di più auto- in maiuscoletto, eventuale indicazione tra parentesi ri sotto il cognome del primo, oppure sotto il titolo. per indicare la curatela (a cura), titolo completo in corsivo, eventuale casa editrice, luogo di edizione e Articoli in volumi di atti o miscellanei: nome anno, eventuale numero del volume, eventuale pagina dell’autore puntato o in esteso (v. supra) e cognome o pagine di riferimento. per esteso in maiuscoletto, titolo dell’articolo com-

265 Studi pesaresi 4.2016 pleto in corsivo, titolo del volume in corsivo precedu- so la prima volta, poi si ricorre a sigle indicate nella to da “in”, eventuale indicazione “atti convegno”, tra prima occorrenza. parentesi – se noti – luogo e data del convegno, luogo Può essere predisposta apposita legenda, per es. di edizione e anno, pagina di riferimento. prima delle note.

Es.: C. Colletta, Le Officine Benelli di Pesaro: un Es.: Archivio di Stato di Roma (d’ora in poi Asr), ... esempio di archeologia industriale, in M. Severini (a Biblioteca Oliveriana di Pesaro (d’ora in poi Bop), ... cura), Memoria, memorie. 150 anni di Storia nelle Mar- che, Il lavoro editoriale, Ancona 2012, pp. 210-226. Ulteriori citazioni Nel caso di ulteriori citazioni di una stessa opera, Articoli su periodici: nome dell’autore puntato o sia per le opere a stampa che per i manoscritti, è suf- in esteso (v. supra) e cognome per esteso in maiusco- ficiente indicare il solo cognome dell’autore, le prime letto, titolo completo dell’articolo in corsivo, indica- parole del titolo dell’opera in corsivo seguite – senza zione del periodico fra virgolette alte (preceduta da virgola – dall’abbreviazione “cit.” e il riferimento alla “in”), numero, anno, altre indicazioni (serie, fascico- pagina. Se non è individuabile un autore, o nel caso lo, ecc.) atte a individuare la pubblicazione, pagine. di opere curate, saranno sufficienti le prime parole del titolo: Es.: G. Patrignani (a cura), Inventari di quadrerie pe- saresi nei rogiti notarili dell’Archivio di stato di Pesaro Es.: Rapporto di stima dei beni di Bianca Mo- (secoli XVI-XIX). I. Ottocento, in “Pesaro città e contà”, sca, in Archivio di Stato di Pesaro, Notarile di 29, 2011. Pesaro (d’ora in poi Np), Alessandro Perotti, F. Zeri, Una natura morta di Federico Barocci, in “No- vol. 1875, cc. 221-301 (nella prima occorrenza); tizie da Palazzo Albani”, XII, 1983, 1, pp. 161-163. Rapporto di stima cit., c. 229v. (in occorrenze succes- sive). Manoscritti e documenti d’archivio Nel caso di opere manoscritte, ci si comporta Nelle citazioni ricorrenti dello stesso testo o sag- come per i testi a stampa sostituendo all’indicazio- gio si usi ibidem (che diventa ibid., seguito da un nu- ne dell’edizione quella dell’istituto di conservazione. mero di pagina. Es.: ibid., p. 23) Nelle citazioni ricorrenti dello stesso archivio o Es.: D. Bonamini, Abecedario degli architetti e pittori fondo archivistico si usi ivi. pesaresi, Biblioteca Oliveriana di Pesaro, ms. 1009, c. 9r. Es.: Brilli, Il grande racconto del viaggio in Italia cit., p. 48. Per i documenti d’archivio si indichino: nome Ibid., p. 105. dell’archivio, nome del fondo in corsivo, serie in Archivio di Stato di Pesaro, Delegazione apostolica, tondo, segnatura archivistica (busta, registro, volu- titolo III Annona, 1847, b. 147, mercuriali. me, ecc.), pagine o carte; se il pezzo non è cartolato Ivi, titolo X Militare, b. 65, 1846, truppa di linea. “c.n.n.” – carte non numerate – o eventuali elementi atti a individuarlo. Trascrizioni epigrafiche Le trascrizioni epigrafiche seguono norme pro- Es.: Archivio di Stato di Roma, Buon Governo, s. IV, prie (v. H. Krummrey, S. Panciera, Criteri di edi- vol. 91, cc. 18r-20v. zione e segni diacritici, in “Tituli”, 2, Roma 1980, Archivio di Stato di Pesaro, Legazione, Lettere dalle pp. 205-215). In generale, le parentesi tonde espri- comunità, Montefeltro, b. 34, Lettera del podestà, Mon- mono lo scioglimento di abbreviazioni; le paren- tecerignone 5 dicembre 1667. tesi quadre indicano restituzione di lettere o sillabe Gli istituti di conservazione si indicano per este- un tempo incise e scomparse accidentalmente. In

266 4.2016 Studi pesaresi particolare: [. . .] indica una lacuna di tre lettere, Pur nella consapevolezza che diverse ragioni pos- ad ogni punto corrisponde una lettera; [- - -] indica sono suggerire di volta in volta soluzioni diverse, in una lacuna di lunghezza non determinabile; le pa- generale si interpretino secondo criteri moderni pun- rentesi uncinate segnalano lettere o sillabe teggiatura, maiuscole e segni diacritici (apostrofo, omesse per errore dal lapicida e inserite dall’editore. accento, tilde, ecc.), come pure la sillabazione delle parole. Trascrizione di testi latini e in volgare Si sciolgano le abbreviazioni, ove possibile; “Studi pesaresi” è una rivista di Storia, non di lacune e omissioni si indichino con tre punti di so- Filologia. Se conservare tutte le peculiarità grafiche spensione fra parentesi quadre [...]; gli spazi bianchi del documento originale ne ostacola la comprensio- nell’originale siano resi con parentesi quadre vuote ne, preferiamo intervenire – con prudenza – su grafia, [ ]; eventuali integrazioni al testo siano riportate den- punteggiatura e maiuscole. tro parentesi quadre [il papa].

267 Finito di stampare nel mese di Febbraio 2016 per conto della casa editrice il lavoro editoriale