Studi Pesaresi 4__2016 Rid.Pdf
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Studi pesaresi Rivista della Società pesarese di studi storici 4 2016 il lavoro editoriale © Copyright 2016 by Società pesarese di studi storici il lavoro editoriale (Progetti Editoriali srl) casella postale 297 - Ancona Italy www.illavoroeditoriale.com ISBN 9788876637896 ISSN 2280-4293 Indice del volume Saggi FRANCINE DAENENS La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona 7 LUCIANA MIOTTO Leonora Gonzaga della Rovere (1493-1550) 46 Studi GIULIA SPALLACCI I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo 73 NICOLÒ FATTORI Comunità e integrazione nelle diaspore greche (secoli XV-XVI) Tre casi marchigiani 88 ALFREDO AURIGEMMA L’Honore dei cavalieri. La scienza dell’onore rinascimentale nel trattato del Principe Cavalliero in duello di Giovanni Giacomo Leonardi 102 VIOLA VENTURINI I componimenti storico-politici di Ludovico Agostini 115 MARIA CHIARA MAZZI Ludovico Zacconi agostiniano, musicista, eclettico 123 MARCELLO LUCHETTI Un’inedita veduta seicentesca di Pesaro con il lazzaretto e la datazione della pianta prospettiva del Blaeu 138 PAOLO RIGHINI Musicisti e cantanti dalle Marche a Rimini nel Settecento 147 VALERIO MEZZOLANI Il «museo sagro» Matterozzi e l’Accademia Pesarese Un progetto culturale fra cattolicesimo e illuminismo 165 3 Studi pesaresi 4.2016 DANIELA SACCHI L’Enciclopedia contemporanea. Fano 1855-1859 175 MARCO ROCCHI Ernesto Grillo e Gennaro Calavalle Dalla loggia Victor Hugo di Urbino alla questione Fiumana 190 TAMARA DOMINICI Dalle Fiandre alle Marche Una rassegna dei pittori neerlandesi sui periodici d’arte locali 199 Tessere GIULIANO MARTUFI Roberto Pantanelli, cittadino 215 Notizie dal territorio GRAZIA CALEGARI Il ritratto di Giovan Battista Passeri nel Museo diocesano di Pesaro 229 BRUNELLA PAOLINI Il progetto Archivio Albani della Biblioteca Oliveriana Gli Albani di Urbino e le carte conservate all’Imperiale di Pesaro 232 ARIANNA ZAFFINI L’archivio della famiglia Ubaldini della Carda di Urbino 245 Abstract 253 Biografia autori 261 Norme redazionali 264 4 Saggi La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona di Francine Daenens 1. Di Camilla Marzano d’Aragona le dote sono diventate prerogativa di Ferdi- cronache ricordano il fastoso apparato nando d’Aragona. nuziale, quando nel maggio 1475 il suo Le nozze imposte alle figlie del barone matrimonio con Costanzo Sforza, contrat- “fellone”, date in pegno di fedeltà politico- to con solennità l’anno prima per procura militare, diventano strumento per affermare nella reggia aragonese di Napoli in pre- l’autorità regia – autorità imposta anche con senza di re Ferdinando, viene celebrato a l’aiuto militare degli Sforza di Pesaro – e Pesaro. Ne venne tramandata la memoria consolidare gli interessi aragonesi nel Me- anche a stampa: «fu impressa e volgata per diterraneo. Con il suo matrimonio nel 1474, tutta Italia, ch’era cosa molto dilettevole a Covella Marzano entrava nello schieramen- leggerla, o udirla leggere» 1. Nell’orazione to opposto a quello in cui militava il padre. nuziale, pronunciata da Pandolfo Colle- E portava una dote che assomava a 12.000 nuccio, il panegirico di entrambi i lignaggi ducati d’oro da Camera. rientrava in una lunga tradizione retorica. Nelle testimonianze dei contemporanei Eppure non nomina il padre, appena una prevale un giudizio fortemente negativo sul riflessione sull’incertezza dell’umana con- padre: definito perfinomente hebeti e tyran- dizione: l’elogio è tutto per la madre Ele- nus nei Commentari di Pio II Piccolomini 3, onora d’Aragona, figlia di Alfonso il Ma- e nei dispacci della diplomazia sforzesca gnanimo, sorella del re 2. «signore da farne poca stima, benché l’ha- Il padre della sposa, il filo-angioino Ma- bia grande stato» 4. Per il tradimento del co- rino Marzano, principe di Rossano, duca di gnato, che si schierò con Giovanni d’Angiò, Sessa e di Squillace, era stato rinchiuso nel- re Ferdinando ha solo parole di esecrazione: le carceri di Castelnuovo, colpevole del più neque affinitatis nostrae, neque amicitiae, grave dei delitti, il crimine di lesa maestà. neque beneficiorum, neque iurisiurandi, Collenuccio tace sulla ribellione del padre, i neque fidei, neque famae et existimationis cui vasti possedimenti feudali erano tornati rationem ullam habuisse 5. Nella lettera- al demanio regio nel 1464. Non più sogget- tura apologetica aragonese, la ribellione ta alla potestà paterna, la sposa – Covella, del principe Marzano – illustrata anche in questo il suo nome di battesimo – è posta miniature e nei pannelli bronzei del porta- sotto la potestas del re che esercita la sovra- le del Castelnuovo di Napoli – diventò un nità sui vinti. Per lei, come per le sorelle, la episodio-chiave per esaltare le virtù del so- scelta matrimoniale e la costituzione della vrano 6. 7 Studi pesaresi 4.2016 Per il crimen maiestatis, il reato contro l’autorità del sovrano, non solo il condanna- to ad regem pertinet, ma la colpa del padre e l’infamia ricadono anche sull’erede ma- schio 7: il fratello Giovan Battista verrà rin- chiuso in carcere con il padre. Alle figlie di Eleonora verrà invece riconosciuto il diritto alla dote. Pur condividendo la riprovazione morale per la ribellione del principe di Rossano, Col- lenuccio non approva il suo arresto a tradi- mento l’8 giugno 1464: con un breve quanto tagliente accenno nella sua Istoria del regno di Napoli pubblicata postuma, che suona come un’accusa a re Ferdinando: «lo fece mettere in pregione contro la regia fede» 8. È in questo preciso contesto politico – la rivolta anti-aragonese nel Regno e l’ap- poggio sforzesco al re – che si concretiz- zava il matrimonio pesarese. Il processo di rafforzamento del potere regio passava an- che attraverso una rete di alleanze matrimo- niali che nel 1474 vede premiata gli Sforza di Pesaro, schierati in campo aragonese. 2. La storia della combattiva Camilla, come quella di altre donne della corte sfor- zesca di Pesaro, attende ancora di essere studiata in maniera approfondita. Esclu- se dalla logica di successione, sembrano escluse dalla storia della città. È Camilla d’Aragona, confinata nel ruolo di “buona Figura 1 – Medaglia di Camilla d’Aragona, Pe- madre”, dall’irreprensibile vita viduale, che saro, Biblioteca Oliveriana, inv. 8442 r e v. sembra uscire di scena dopo aver rinunciato al governo della città, gesto definito “eroi- co” dall’ammonente abate Nicola Ratti, che alla fine del Settecento scrisse le vite delle “donne illustri di casa Sforza”. Uno stereo- tipo, quello di “buona madre”, casta vedova e così via, che diventerà un luogo retorico molto fortunato, in una sorta di repertorio senza tempo di virtù femminili 9. 8 Francine Daenens La mancata dote di Camilla Sforza d’Aragona Ma anche Ginevra Tiepolo, terza moglie famiglie 15, doti alle concubine – un trasfe- di Giovanni Sforza, morta come suor Ge- rimento di ricchezze che spesso concorre a rolama nel convento di Santa Chiara nell’i- creare tensioni e conflitti. sola di Murano 10; Ginevra Bentivoglio, ve- A Pesaro, tra Quattro e Cinquecento, dova del fratello Galeazzo Sforza, passata a sono doti e vitalizi destinati a portare con sé seconde nozze con Manfredo Pallavicini 11; uno strascico di polemiche quando gravano Isabella, figlia di Giovanni – l’ultima Sforza sulle pubbliche entrate: il dazio sui mulini di Pesaro – data in matrimonio per conve- per Ginevra Tiepolo, il dazio della grascia nienze politiche ad un mercante fiorentino sul quale verrà impegnato la dote di Isabella e rifugiatasi in casa della zia Ginevra Ben- Sforza nel 1525. Oneri finanziari che pesa- tivoglio a Cremona quando il marito viene no sulla tesoreria cittadina: ma è legittima messo al bando per debiti 12. aspettativa della moglie entrarne in posses- Oppure sono donne diventate invisibili so anche quando lascia la città, e della ve- perché non hanno lo status di moglie le- dova che non vive più nella casa del marito. gittima, come Pacifica Samperoli, la “fe- In queste pagine mi propongo di rico- mina” di Alessandro Sforza, il cui ruolo struire alcuni momenti della contesa per la pubblico rivela molto dell’accettazione restituzione della dote di Camilla Sforza sociale del concubinato nel Quattrocento. d’Aragona. È la storia di un duro scontro tra Inviata nel Regno, madonna Pacifica nel madre e figlio, tra l’energica Camilla, non 1462 non avrebbe esitato a chiedere a re certo un carattere remissivo, e l’iracondo Ferdinando le venisse concesso un castello Giovanni, un conflitto che ben presto usciva in Abruzzo 13. dai confini privati e divenne un “caso” poli- Nella riflessione storiografica degli ulti- tico, quando, nel 1489, Camilla rinuncia al mi anni si è aperto un dibattito molto vivace governo della città. Un gesto senza prece- sulla costruzione delle parentele e l’articola- denti, che apriva una crisi politica dall’esito zione dei modelli familiari in epoca moder- tutt’altro che scontato, aggravata ulterior- na, ricerche molto innovative anche per il mente dall’obbligo per gli eredi del marito dialogo instaurato con la storia del diritto e a restituire la dote e i gioielli alla vedova che hanno permesso di capire meglio come del padre. l’essere figlie, mogli, madri, vedove vuol dire sempre essere donne di qualcuno 14, donne che costruiscono vincoli tra famiglie, 3. Sorelle anche tra famiglie rivali. È un orientamen- to storiografico che privilegia un’immagine Nella gestione del matrimonio delle or- bilaterale della famiglia, rendendo necessa- fane di Eleonora d’Aragona, prevalgono rio reinterpretare una monolitica monose- calcoli politici e equilibri strategici. Era, mantica prospettiva patrilineare (e relativo prima di tutto, una politica di alleanze con schema concettuale); una necessità raffor- il papato: dopo la morte della madre nel zata ulteriormente dalla rivalutazione del 1472, la figlia Maria viene data in moglie problema delle ricchezze trasmesse in dote ad Antonio Piccolomini, nipote di Pio II cui dalle donne – doti che entrano nelle fami- Ferdinando doveva la successione al trono. glie, doti di figlie e sorelle che escono dalle Un nipote cui in passato Enea Silvio Picco- 9 Studi pesaresi 4.2016 lomini nella sua corrispondenza riservava nio di Francesca Marzano, data in moglie l’epiteto di “discolo”.